E’ un accordo formato dagli intervalli di terza minore, quinta giusta e settima minore. La settima ha bisogno
di preparazione e ciò vuol dire che la stessa nota deve essere presente nell’accordo precedente alla stessa
altezza e, preferibilmente, come suono consonante. L’unica nota che ha obbligo di risoluzione è proprio la
settima che dovrà risolvere discendendo per grado congiunto. Tale accordo risolve generalmente una
quarta sopra. Nel modo maggiore, un accordo con tale struttura intervallare (terza minore, quinta giusta e
settima minore) lo si trova sul II, sul III e sul VI grado ma, l’accordo di settima di seconda specie che è
maggiormente oggetto di attenzione e di studio, è quello costruito sul II grado del modo maggiore data la
sua importantissima relazione all’interno dei collegamenti armonici del tipo II- V - I. La settima di seconda
specie costruita sul II grado risolve, quindi, alla dominante e potrebbe essere considerata un po’ l’unione
della triade del IV con quella del II. In do maggiore, l’accordo dell’esempio, sarebbe sul secondo
grado; la legatura sta a indicare la necessità che il do, la settima, sia preparata, ovvero che l’accordo sia
preceduto da altro accordo che contenga lo stesso suono alla stessa altezza.
E’ importantissimo notare che, nel caso in cui il II provenisse dal I, bisognerebbe evitare la successione di
1) Omettere la 5° sul II grado e raddoppiare la 3° (per es. se il V che segue va al I e quindi lo si vorrà
2) Omettere la 5° e raddoppiare la fondamentale (per es. se sul V che segue vogliamo utilizzare la
3) Utilizzare due accordi sul I se questo dura due movimenti alternando, alla triade di tonica, una
triade del VI in primo rivolto in modo da poter scrivere l’accordo di settima di seconda specie
I-I-VII-I terzo rivolto (ovvero I II V I) detto anche basso legato che torna al tono
La seconda nota al basso è legata perché si tratta della settima preparata al basso. La settima
obbligatoriamente scenderà al VII e il VII, essendo la sensibile, risalirà al I ed ecco spiegato perché
tale concatenamento sia di fatto obbligato a svolgersi inevitabilmente in questa maniera.
Nell’armonizzare tale passaggio possiamo notare che, dal primo al secondo accordo, tutte le voci
salgono; ciò è da preferirsi se si vuole mantenere la posizione iniziale, infatti il concatenamento di
accordi termina col I nella stessa posizione in cui è iniziato.
Le tre voci possono anche scendere senza che vi sia alcun errore ricordando, però, che si perde la
posizione iniziale scendendo complessivamente di una posizione.
Le considerazioni appena fatte valgono per la prima e per la seconda posizione. In terza posizione,
salendo, si forma una successione di quinte parallele. Varie sono comunque le soluzioni possibili:
a) Scendere ricordando che si perde la posizione b) salire ugualmente omettendo la quinta e
raddoppiando la terza c) se il I grado dura tre movimenti o è preceduto da una nota che
consenta l’utilizzo di una triade di tonica o un accordo affine, è possibile inserire, tra la triade di
tonica e la settima di seconda specie, una triade del VI grado in primo rivolto che neutralizzi la
successione di quinte.
Le altre settime di seconda specie
Le settime di seconda specie che si trovano sugli altri gradi (III e VI del modo maggiore)
risolvono una quarta sopra. Scolasticamente sono molto usate in seno a una progressione
(vedremo in seguito) e un po’ meno quando sono armonizzate autonomamente. Il loro effetto
è comunque ottimo e scolasticamente ineccepibile. Anche nel modo minore troviamo una
settima di seconda specie, sul IV grado e, in questo caso, rimanderei la sua trattazione a un
momento successivo dato che è piuttosto inquadrabile nell’argomento degli accordi derivati e
basti dire che non risolve una quarta sopra, mentre risolve ugualmente una quarta sopra
all’interno di una progressione.
Il modo minore
A questo punto è importante descrivere i pochi punti da tenere a mente quando si lavora in
modo minore anziché maggiore.
Se il basso è dato è sufficiente ricordare di alterare sempre la sensibile nell’accordo che
sovrapponiamo al basso. Infatti le note che utilizziamo per armonizzare sono quelle ricavate
dalla scala minore armonica dove alteriamo la sensibile ma non la sesta nota della scala. Nel
basso (che è dato) viene normalmente rispettata la scala minore armonica quando questo non
si muove per gradi congiunti. Nelle successioni per gradi congiunti il basso rispetterà la scala
minore melodica sia ascendente che discendente. Quindi in un passaggio al basso V VI VII I sia il
VI che il VII saranno alterati e discendendo no. La settima sul secondo grado qui è di terza
specie anziché di seconda ma la sua trattazione rimane assolutamente invariata benché dia
una sensazione ben diversa all’ascolto. Nel caso di situazioni apparentemente miste come è il
caso di note principali al basso che scendono per grado congiunto, ad es. I VII VI dove il settimo
è abbassato ma il sesto innalzato, secondo quanto già affermato disattende la scala minore
melodica discendente, infatti, in questo caso il VI andrebbe considerato come suono alterato e
quindi come probabile modulazione ad altra tonalità mediante uso di alterazione al basso (vedi
argomento sulle modulazioni con alterazioni al basso).
Nell’esempio qui sotto riportato ecco i tre casi tipici appena descritti:
a) successione per gradi congiunti in La minore con frammento di scala minore melodica
ascendente
b) successione per gradi congiunti in La minore con frammento di scala minore melodica
discendente
c) frammento per gradi congiunti con VII abbassato e VI innalzato dove, di fatto, non si rimane
in La minore dato che il fa diesis lo si può trovare in un frammento ascendente e non in uno
discendente e tale passaggio comporta certamente modulazione.