ANALISI FUNZIONALI
Vale il principio proprio per cui noi dobbiamo creare un caseificio e quindi bisogna imparare a
conoscere il ciclo produttivo. La progettazione di un caseificio deriva da un’accurata analisi
funzionale e dell’operatività.
Si inizia con il conferimento, la preparazione del latte, si passa per la scrematura con determinati
macchinari, di fatto serve a togliere la parte cremosa del latte che poi sarà utilizzata in un altro reparto
specifico, per esempio, per il ciclo di lavorazione del burro.
Altre fasi di preparazione sono quelle della pastorizzazione in cui si batte la carica batterica, poi l’innesto di
microrganismi selezionati per favorire la coagulazione con la ripittura della cagliata, ciclo di produzione di
formaggi cotti o crudi con diversi inserimenti a seconda della cottura. Spurgo, la salatura e la maturazione o
la stagionatura con tempi estremamente variabili, e infine il confezionamento.
Processo di burrificazione: dopo la crema si avrà, la pastorizzazione, innesto con colture batteriche,
maturazione e angolatura, lavaggio, impastamento e per ultimo confezionamento.
Per la ricotta, quindi formaggio semicotto: dopo la semi-cottura si avrà il riscaldamento e l’inserimento in
stampi di ricotta.
I reparti necessari per la produzione di formaggi sono:
Pastorizzazione: trattamento consiste nell’esposizione mediante latte crudo a un’elevata temperatura per
un breve periodo di tempo (+71,7 C per 15 secondi) per abbattere la carica microbica sensibile al calore. I
più utilizzati sono con scambiatori di calore costituiti da piastre metalliche sovrapposte su cui scorre il latte,
dall’altro un fluido riscaldato alla temperatura richiesta.
Pulizia: deve essere sempre ai massimi livelli in questi locali, anche con elevata
presenza di acqua, a livello edilizio si richiedono pavimenti con delle leggere pendenze verso delle canalette
e dei pozzetti. Vanno previsti accanto a questi, almeno un lavandino per la pulizia delle mani e un numero
adeguato di punti di presa per acqua calda e fredda e inoltre deve esserci un impianto di illuminazione in
grado di assicurare agli impiegati la massima visibilità. In parte, deve esserci un illuminamento naturale,
oltre che un impianto elettrico in modo tale da aumentare la luce.
Temperatura: deve essere adeguata per assicurare agli operatori non sotto i 10°C e non superare ai 20°C.
Un’altro elemento è il ricambio d’aria che deve essere sufficiente per mantenere l’umidità e non deve
superare l’80% di umidità e nessun flusso d’aria deve mai essere diretto sulle vasche di affioramento.
L’impianto elettrico deve presentare prese in numero e tipologia (in termini di voltaggio), deve
tenere conto di tutti i macchinari per assicurare l’allacciamento delle vasche di refrigerazione e
delle attrezzature utilizzate per la movimentazione del latte e per le operazioni di pulizia.
2°REPARTO DI CASEIFICAZIONE
Nel locale di caseificazione vengono svolte tutte le operazioni necessarie per la trasformazione del
latte in formaggio.
Deve essere sufficientemente ampio per accogliere tutte le attrezzature fisse, quelle mobili e per
assicurare una mobilità agevole e una sicurezza per gli operatori.
Riscaldamento
Il latte viene raccolto nelle caldaie, che possono essere di due tipi:
→ di tipo aperto
→ di tipo chiuso
3° REPARTO DI SALATURA
Qui abbiamo una serie di funzioni, la prima è un ulteriore estrazione del siero e l’altro aspetto è dare al
formaggio più conservazione possibile.
La durata di permanenza nelle apposite vasche varia in funzione del tipo di formaggio, della
dimensione e del grado di sapidità che si intende raggiungere. Si utilizzano:
1. vasche con stoccaggio continuo;
2. impianti di salatura in continuo (per i grandi caseifici).
Negli impianti con vasche di stoccaggio continuo la salamoia viene tenuta in costante agitazione
e circolazione attraverso una elettropompa centrifuga. Le forme di formaggio sono inserite in
gabbie che vengono immerse nelle vasche di salatura da un sistema di trasporto e sollevamento
automatizzato. Dato che il locale tende ad avere un’umidità relativa elevata (è la capacità dell’aria
di tenere un certo vapore acqueo e varia in funzione della temperatura) è opportuno che le pareti
siano rivestite di resina così come il soffitto, ciò permette di mantenere un grado di pulizia elevato
contenendo lo sviluppo di muffe o di lieviti. Oltre a un’adeguata illuminazione naturale e artificiale è
opportuno condizionare il locale per il controllo della temperatura che dovrebbe essere mantenuta
tra i 10 e i 15°C. Non è necessario, inoltre, condizionare l’umidità, ma, deve esserci un ricambio
d’aria con bassa velocità ed un elevata portata in cui sia possibile temporizzarne il funzionamento.
Con la salatura tradizionale con immersione statica non è necessario che ci sia un impianto
elettrico complesso.
4° MAGAZZINO DI STAGIONATURA
Dove si pone a stagionare il formaggio a media e a lunga maturazione (in base al tipo di formaggio). Le
forme vengono poste su apposite scavature e vengono sottoposte periodicamente a operazioni di
rivoltamento e di pulizia dalle muffe superficiali. La temperatura deve essere mantenuta nell’intervallo tra i
10 e i 15°C, con la possibilità di arrivare fino a 5°C. L’umidità tra l’80 e il 90%. Per raggiungere questi
obbiettivi, è necessaria la coibentazione delle strutture anche tramite pannelli di rivestimento. Reparto da
attenzionare particolarmente, perché deve consentire regolazioni molto strette della temperatura tra i + o -1
e dell’U.R tra i + o -2%.
Per la distribuzione dell’aria si possono utilizzare sistemi di aria tradizionali, con la distribuzione dell’aria
mediante tubazioni poste a soffitto.
L’impianto deve prevedere cicli quotidiani di sostituzione parziale dell’aria del magazzino con aria esterna
trattata per regolarne temperatura e umidità relativa. Molta attenzione deve essere posta alla velocità di
flusso nell’aria.
5° CELLE DI MATURAZIONE
Le celle di maturazione per i formaggi freschi e a breve maturazione sono diverse dai magazzini di
stagionatura per le T° più basse (0-12°C), e per i valori di U.R più elevati (85-95%). Si tratta di celle
frigorifere realizzate mediante pannelli grecati, modulari e prefabbricati in poliuretano espanso ad alta
densità a formulare le pareti laterali e il soffitto. Le superfici interne ed esterne dei pannelli possono essere
in acciaio zincato, in acciaio inox o in alluminio. La cella sarà corredata di porte a tenuta di freddo ed
eventualmente dotate di oblò di ispezione e di apertura telecomandata. Il condizionamento ambientale
all’interno viene garantito da un impianto di refrigerazione.
6° REPARTO DI CONFEZIONAMENTO
In questo reparto vengono svolte due fasi operative:
1) il porzionamento;
2) il confezionamento vero e proprio.
Possono essere svolte manualmente o tramite impianti.
La temperatura deve essere compresa tra i 15 e i 20°C, l’umidità relativa dovrebbe rimanere sotto il 75%,
per evitare lo sviluppo di muffe e di lieviti. Trattandosi dell’ultimo passaggio prima di arrivare al
consumatore, si deve prestare la massima attenzione nell’assicurare elevati indici di igiene. Il prodotto
finito deve essere posto in un magazzino con caratteristiche ambientali, costruttive ed impiantistiche uguali
a quanto visto per la cella di maturazione per formaggi freschi.
7. REPARTO DI BURRIFICAZIONE
Qui arriva la crema ottenuta mediante affioramento per essere sottoposta alla pastorizzazione; dopo,
avviene una fase di maturazione con colture batteriche, al termine della quale la crema viene sottoposta a
zangolatura, fase in cui viene sottoposta a sbattitura meccanica. Questa azione favorisce la coalescenza
dei grassi che si aggregano dando così origine al burro. La zangola è costituita da una botte in acciaio INOX.
I MINICASEIFICI AZIENDALI
Sono impianti di piccole dimensioni dedicati alla trasformazione del latte di produzione aziendale per la
produzione di formaggi. Il prodotto viene spesso venduto direttamente in azienda.
Parametri di progettazione:
▪ Volume di latte da trasformare
▪ Tipo di formaggio prodotto
▪ Tipologia delle attrezzature richieste
▪ Numero di addetti alla lavorazione
▪ Organizzazione del lavoro
I REFLUI
Un caseificio produce reflui di processo, quali: siero, scotta, acque reflue, in volumi paragonabili
alla quantità di latte lavorato. Per caratteristiche compositive e volumi, non possono essere convogliati nella
rete fognaria e devono essere trattati con procedure specifiche, se configurati come rifiuto essi vanno
prelevati e smaltiti da ditte autorizzate. L’utilizzo più diffuso è quello per l’alimentazione dei suini. Qualora
venga realizzato un trattamento alternativo certo e tracciato, i reflui possono allora costituire una materia
prima per la produzione dei derivati dal latte impiegati nell’industria farmaceutica e degli integratori
alimentari. (es: e proteine del siero sono usate in ambito sportivo)
In alternativa possono essere utilizzati o come materia prima delle bioplastiche o per avviare gli impianti di
biogas per fermentazione anaerobica.