Il problema del ruolo del maestro viene formulato da Tommaso
d’Aquino. La sua posizione è stata da sempre molto rigida, infatti Tommaso dice categoricamente che l’uomo non può insegnare in quanto soltanto Dio può causare il sapere in un altro essere. Per poter raggiungere una risposta alla questione da lui sollevata, Tommaso decide di ascoltare e studiare le varie opinioni dei suoi colleghi studiosi. La prima proposta alla risoluzione del problema viene realizzata dall’aristotelico: Averroè che dice:”unico è l’intelletto possibile di tutti gli uomini”. Con questa affermazione Averroè sostiene che esiste un unico intelletto comune a tutti gli uomini, chiamato: intelletto potenziale. Questo termine indica una conoscenza ed una intelligenza che risiedono in noi e che è pari a tutti. Quindi Averroè spiega che la figura del maestro, come dice Tommaso, non può instillare il sapere nell’allievo, quanto più il compito del maestro è quello di accompagnare e guidare l'allievo in un percorso che lo porterà a rendere effettive le conoscenza finora ritenute potenziali. Tommaso d’Aquino però non condivide che l’intelletto sia unico e comune in tutte le persone e dunque continua ad ascoltare altri pareri. Rispondono i platonici la cui posizione è la seguente: i platonici sostengono che la scienza sia presente nel soggetto fin dalla tenera età ma a causa della vita terrena e materiale che tutti noi compiamo, non riusciamo a scindere la nostra conoscenza. Per questo il maestro ha il compito di sollecitare l’allievo a ricordare in quanto l’apprendimento deve essere un “ricordare le conoscenze già presenti in noi”. Seguendo Aristotele, Tommaso afferma che l’uomo ottiene la scienza da un principio interno e uno esterno (similitudine con input e output). Aristotele dunque interpreta la figura del maestro in un compito molto importante ovvero come tramite tra la sapienza divina e l’alunno che non è da considerarsi una tabula rasa ma bensì un detentore di un potere conoscitivo potenziale e non ancora effettivo. Il maestro dunque ha solamente il compito di innescare il processo che poi permetterà all’alunno di trasformare il potere conoscitivo potenziale in potere conoscitivo effettivo. Il compito del maestro quindi è quello di puntare al completamento della formazione dell’allievo suggerendogli esempi sensibili oppure l’ordine che conduce i principi alla conclusione per indurlo a concludere da ciò che già sa, delle conclusioni che arricchiscono il suo sapere. In conclusione, Tommaso concorda col fatto che il maestro debba essere una guida e la scintilla che fa accendere la curiosità dell'allievo