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ORDINAMENTO, ETICA E DEONTOLOGIA

PER L’ARCHITETTURA

Seminario Formativo, 4 ore in Aula


Grand Hotel Duca d’Este, Via Tiburtina, 330, Tivoli Terme
Rosalisa Lancia

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www.legislazionetecnica.it
Agenda

Dal DPR 137/2012 al Nuovo Codice Deontologico

La deontologia professionale
Il Codice Deontologico degli Ingegneri
Ambito di applicazione del Codice Deontologico
I doveri generali
I rapporti con l’Ordine e con il Consiglio di Disciplina
I rapporti esterni
I rapporti interni
Potestà disciplinare (rinvio)
Gli Stakeholders

I principi etici del dipendente

Il Codice di Comportamento dei Dipendenti Privati e l’autoregolamentazione


Il Modello 231e il Codice Etico dei dipendenti
l Codice di Comportamento dei Dipendenti Pubblici ex DPR 62/2013
Il Whistleblowing e la tutela del dipendente che segnala illeciti

L’illecito deontologico e l’azione disciplinare


L’illecito disciplinare e il Consiglio di Disciplina
Il procedimento disciplinare davanti al Consiglio di Disciplina
Le tutele dell’incolpato nel procedimento disciplinare

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Agenda

Dal DPR 137/2012


al Nuovo Codice Deontologico degli APPC

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LA RIFORMA DELLE PROFESSIONI HA RICHIAMATO ALL’ATTENZIONE I CONCETTI
DELL’ETICA E DELLA DEONTOLOGIA

L’EFFETTO DI QUESTO È STATA LA «RIVISITAZIONE» DEI CODICI DEONTOLOGICI


CHE SONO STATI AGGIORNATI INCLUDENDO I NUOVI OBBLIGHI DERIVANTI DALLA
RIFORMA E FACENDO ASSURGERE, LA LORO VIOLAZIONE, AD ILLECITO
DEONTOLOGICO

DI QUI UN RINNOVATO INTERESSE PER I TEMI DELL’ETICA E DELLA DEONTOLOGIA


CHE SONO DIVENTATI, TRA L’ALTRO, MATERIE DI FORMAZIONE OBBLIGATORIA

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La regola deontologica rende prevedibili e coercibili i
comportamenti dei singoli professionisti costruendo così
l’affidabilità di una categoria e, quindi, la sua credibilità.

La credibilità si fonda su una corretta condotta professionale e si


alimenta nella capacità del Professionista di essere all’altezza del
ruolo che la società gli affida.

(Codice Deontologico degli APPC, Preambolo)

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I principi etici e la deontologia professionale

DEONTOLOGIA
È l’insieme delle teorie secondo cui i fini e i mezzi sono strettamente correlati e
dipendenti gli uni dagli altri: il fine giusto sarà il risultato dell’utilizzo di mezzi giusti

ETICA
Branca della filosofia cui è demandata l’individuazione, a livello generale e astratto, dei
“mezzi giusti” con cui conseguire un risultato

PROFESSIONE

LA DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
Branca della deontologia che ha come obiettivo la disciplina del comportamento del
professionista affinché il suo operato non si scontri con gli interessi dei soggetti con cui è
in rapporto e affinché la sua attività sia coerente con i principi universalmente
riconosciuti come etici e moralmente accettati

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I principi etici e la deontologia professionale

DEONTOLOGIA PROFESSIONALE CODICE DEONTOLOGICO

Codice Deontologico Codice di Condotta

Il Codice Deontologico è il Codice di Condotta (o di comportamento) dei


professionisti appartenenti ad una specifica industria o settore.

E’ costituito dall’insieme di enunciati, principi e direttive etiche, la cui


osservanza determina comportamenti deontologicamente corretti,
ovvero rispettosi della deontologia, dello scopo e dei valori fondamentali
dell’ente di appartenenza

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I tutori della deontologia

SOGGETTI DELLA
DEONTOLOGIA

CNI Organo di
Disciplina

Ordine Professionale Territoriale

Professionista

Cliente/Committente

Consociati e mercato di
riferimento
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I tutori della deontologia

Emanazione del Codice di Disciplina

Diffusione del Codice agli Ordini Territoriali

Revisione periodica del Codice e


CNI aggiornamento

Monitoraggio nel continuo della validità ed


efficacia dei precetti codicistici per
verificarne l’efficacia e l’applicabilità

Ruolo giurisdizionale

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I tutori della deontologia

ORDINE PROFESSIONALE

DIFFUSIONE E DIVULGAZIONE MONITORAGGIO NEL CONTINUO


CONTROLLO DEI
DEL CODICE DEONTOLOGICO E DELLA VALIDITÀ ED EFFICACIA DEI
COMPORTAMENTI E DEGLI ABUSI
DELL’ETICA PROFESSIONALE PRECETTI CODICISTICI

Monitoraggio e controllo Controllo nel tempo:


Pubblicazione e Messa a costante dell’aderenza degli
disposizione del Codice iscritti al codice con l’obiettivo 1. della validità ed attualità
di prevenire le violazioni dei precetti
2. Della concreta
applicabilità della
Condivisione con gli iscritti Controllo attraverso il normativa (di etero -
dell’approccio adottato deferimento delle questioni regolamentazione)
dall’Ordine verso i precetti disciplinari all’organo di dedotta nei precetti
codicistici disciplina

Art. 37 R.D. 2537/1925


Il Consiglio dell’Ordine, oltre alle funzioni attribuitegli dal presente regolamento o da altre disposizioni (…)
• vigila sul mantenimento della disciplina fra gli iscritti affinché il loro compito venga adempiuto con probità e diligenza
• Prende i provvedimenti disciplinare (ora è il Consiglio di Disciplina)
• Cura che siano repressi l’uso abusivo del titolo di architetto e l’esercizio abusivo della professione presentando, ove
occorra, denuncia all’autorità giudiziaria
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I tutori della deontologia

CONSOCIATI E MERCATO DI RIFERIMENTO:


GLI STAKEHOLDERS

Tutti i soggetti, individui o gruppi, portatori di interessi che dovrebbero essere attenzionati
dal professionista (nello svolgimento della sua attività professionale) e dall’Ordine/Collegio
professionale (nella sua attività di divulgazione dell’etica e di vigilanza).
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo sono stakeholders:
• Competitor
• Dipendenti/Collaboratori
• Fornitori
• Enti finanziatori (istituti di credito/soci e azionisti)
• Residenti di aree limitrofe
• Gruppi locali (i.e ambiente)
• Titolari di partnership
• PPAA

“Qualsiasi gruppo o individuo che può avere influsso o è influenzato dal raggiungimento dello scopo
dell’organizzazione (…)”
Freeman, R.E., Strategic Management: a stakeholder approach, 1984 11
Il Codice Deontologico

Natura Forma Sostanza:


Finalità
giuridica i principi

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Finalità del Codice Deontologico

A. disciplina –attraverso regole generali- la condotta del professionista al


fine di guidarlo nell’esecuzione appropriata ed efficace del proprio lavoro

B. preserva la dignità e il decoro della professione, attraverso


l’individuazione a monte di regole di buona condotta che, se seguite,
fanno del professionista un buon professionista che, con il suo operato
etico, irrobustisce la dignità della categoria di appartenenza

C. veicola la fiducia nell’ente promanatore e contribuisce a mantenerne alta


la reputazione in quanto dimostra ai terzi che i destinatari del Codice si
impegnano ad adottare comportamenti eticamente corretti
nell’esecuzione della propria attività (i.e.: codice deontologico come
biglietto da visita della professione)

D. tutela il committente (i.e. cliente) perchè mitiga l’asimmetria di


competenze naturalmente sussistente tra questi e il professionista,
preservandolo da un potenziale abuso di potere (i.e. sfruttamento
economico, fornitura di servizi professionali non necessari)
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Finalità del Codice Deontologico

CN/Ordine Territoriale
emana il Codice
Deontologico

La sussistenza del Codice


Iscrizione del
conferisce credibilità alla
Professionista all’Ordine
categoria di riferimento

L’Ordine vigila sull’etica e


La vigilanza sull’osservanza
sulla deontologia
da parte dell’Ordine induce
attraverso il controllo del
il Professionista a
rispetto del Codice
rispettare il Codice
deontologico

LA NON COMPLIANCE DEL SINGOLO PROFESSIONISTA IMPATTA SULLA REPUTAZIONE


DELL’INTERA CATEGORIA

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Natura giuridica ed efficacia del Codice Deontologico

C.CASS. SSUU, SENT N. 1273/1995

Gli Ordini Professionali hanno il potere, nell’esercizio delle proprie attribuzioni di


autoregolamentazione, di emanare norme interne di deontologia vincolanti per gli iscritti.
Per quanto concerne gli architetti, l’indicato potere discende dagli artt. 5.4 L.1395/1923 e
37,43 e 45 RD n. 2573/1925

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1. Il Codice deontologico è un atto con efficacia normativa non vincolante (atto di
autoregolamentazione con valenza di soft law.)
2. Non crea obblighi giuridici ma “impegni” il cui rispetto è rimesso:
• all’appartenenza ad una professione
• al soggetto promanatore (CNAPPC/Ordine Professionale) che coincide con il destinatario
(iscritti all’Ordine) con ciò creando il circolo virtuoso dell’autoregolamentazione
• All’autorevolezza del soggetto che ha emanato il Codice e la sua forza persuasiva
• Alla deterrenza del procedimento disciplinare
3. Per lungo tempo le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno affermato la natura extra-
giuridica delle norme deontologiche, considerate mere norme interne di autogoverno e
organizzazione della categoria (ex multis Cass. 24392/2006; Cass. 5164/2004)
4. Nell’ultimo decennio, contestualmente allo sviluppo dell’autoregolamentazione e della
referenzialità degli enti rappresentativi, si è fatta strada una progressiva affermazione della natura
giuridica delle disposizioni deontologiche (C.Cass. 4 luglio 2004 n. 13078; SSUU dicembre 2007, n.
26810).

SOFT LAW
Espressione di difficile traduzione in italiano, indica una forma di regolamentazione caratterizzata da produzione di norme prive di
efficacia vincolante diretta. La ratio della soft law risiede nell'esigenza di creare una disciplina flessibile, in grado di adattarsi alla
rapida evoluzione che caratterizza certi settori della vita economica o sociale. Attualmente per soft law si intendono vari fenomeni
normativi che vanno dai codici di autoregolamentazione adottati da imprese oppure organizzazioni, ai codici deontologici, ad alcuni
atti –tipici del diritto internazionale- emanati da organizzazioni governative, internazionali, sovranazionali. 16
1. Nell’esperienza italiana il Codice Deontologico ha una forma prescrittiva, evocativa di
“norma” o “regolamento”; le modalità di redazione (suddivisione in preamboli, titoli)
e il wording utilizzato (“il professionista deve”, “il professionista” ha l’obbligo) fanno
pensare ad un “contratto” tra l’iscritto e l’Ordine di appartenenza, dove il beneficio
dell’adempimento degli impegni si estende anche di terzi, quali i consociati.

2. Nelle esperienze anglosassoni, al contrario, il codice deontologico è costruito come


un elenco di “impegni” che ogni membro si assume: questa tecnica redazionale
sottolinea un legame di tipo morale con la professione, qualificabile come impegno e
promessa.

3. La differenza risiede nel ruolo rivestito dall’Ordine professionale: mentre in Italia


l’Ordine è un ente pubblico non economico di derivazione normativa, nei paesi
anglosassoni è spesso costituito sotto forma di Associazione e/o Sindacato.

4. Nel caso italiano l’Ordine ha ex lege una connotazione pubblicistica e, pertanto, ha


poteri di direzione e coordinamento della categoria cui si rivolge che esprime in vere
e proprie “regole”; nel secondo caso, essendo le associazioni/sindacati enti di
matrice privatistica, la forza persuasiva del codice si fonda sull’“impegno” che gli
iscritti si assumono nel far parte della categoria

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The Architects Code Standards of Professional Conduct and Practice

ARB – Architect Registration Board

Standard 1 – Be honest and act with integrity


You are expected at all times to act with honesty and integrity and to avoid any actions or
situations which are inconsistent with your professional obligations. This standard underpins
the Code and will be taken to be required in any consideration of your conduct under any of
the other standards
(…)

Standard 8 – have appropriate insurance arrangements


You are expected to have adequate and appropriate insurance cover for you, your practice
and your employees. You should ensure that your insurance is adequate to meet a claim,
whenever it is made. You are expected to maintain a minimum level of cover, including run-off
cover, in accordance with the Board’s guidance.
(…)

Standard 12 – Have respect for others


You should treat everyone fairly and in line with the law. You should not discriminate because
of disability, age, gender, sexual orientation, ethnicity, or any other inappropriate
consideration.
Il Codice Deontologico degli APPC

CODICE DEONTOLOGICO DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI,


CONSERVATORI, ARCHITETTI JUNIOR E PIANIFICATORI JUNIOR ITALIANI

• in vigore nel Gennaio 2014 (aggiornato al 30.9.2015)

• 44 articoli divisi in Preambolo e nei seguenti IX titoli:

 Principi generali
 Doveri generali
 Rapporti con l’Ordine e con il Consiglio di Disciplina
 Rapporti esterni
 Rapporti interni
 Esercizio Professionale
 Potestà Disciplinare
 Sanzioni
 Disposizioni transitorie e finali

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Il Codice Deontologico degli APPC - Destinatari

AMBITO DI APPLICAZIONE

I. Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori, Architetti


Iunior, Pianificatori Iunior (il «Professionista»)
II. Professionisti iscritti all’Albo
III. Professionisti esercenti la professione a titolo individuale,
associato o societario
IV. Professionisti esercenti l’attività professionale libera e l’attività
dipendente
V. Attività esercitata all’estero (rispetto sia del Codice
Deontologico sia delle norme del paese ospitante e prevalenza
delle norme deontologiche italiane in caso di contrasto)

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Struttura del Codice Deontologico degli APPC - Destinatari

Principi generali

Doveri generali

Rapporti con l’Ordine e


con il Consiglio di Rapporti esterni Rapporti interni Esercizio professionale
disciplina

Potestà disciplinare

Sanzioni
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Doveri generali

DOVERI GENERALI (ARTT. 2- 11)

• Professionalità specifica
• Obblighi nei confronti del pubblico interesse
• Obblighi nei confronti della professione
• Lealtà e correttezza
• Indipendenza
• Riservatezza
• Competenza e diligenza
• Aggiornamento professionale
• Verità
• Legalità

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Doveri generali

Professionalità specifica (art. 2)

• È comportamento disciplinarmente rilevante l’uso di un titolo non conseguito


• Il professionista deve conformare la sua attività alla professionalità specifica
(diligenza specifica ovvero perizia)
• Il ricorso a collaboratori avviene sotto la propria direzione e responsabilità

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Doveri generali

Obblighi nei confronti del pubblico interesse (art. 3)

• Il professionista vigila con diligenza sull’impatto che le opere da lui realizzate


producono sulla società e sull’ambiente
• Il professionista rispetta, nell’attività urbanistico-edilizia, la rispondenza alle
norme di legge e di regolamento, alle prescrizioni degli strumenti urbanistici e
alle modalità esecutive fissate nei titoli abilitativi

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Doveri generali

Obblighi nei confronti della professione (art. 4)

• L’iscrizione all’albo costituisce un presupposto per l’esercizio dell’attività


professionale e per l’utilizzo del relativo titolo
• L’attività esercitata senza titolo, o in periodo di sospensione, l’uso di un titolo
professionale non conseguito e l’uso improprio di titoli costituisce illecito
disciplinare
• Il comportamento del professionista che agevoli o, in qualsiasi modo, renda
possibile a soggetti non abilitati o sospesi l’esercizio abusivo della professione,
costituisce grave illecito disciplinare
• Abbinare la propria firma a quelle di altri soggetti non autorizzati dalla legge ad
assumere identiche mansioni o responsabilità, senza indicare che le prestazioni
sono state rese sotto la propria direzione e responsabilità personale, costituisce
grave violazione della correttezza professionale
• La mancata comunicazione del proprio indirizzo PEC all’Ordine costituisce
illecito disciplinare
• Il mancato pagamento anche solo di un’annualità del contributo annuo dovuto
all’Ordine, costituisce illecito disciplinare

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Doveri generali

Lealtà e correttezza (art. 5)

• Il professionista agisce con lealtà e correttezza verso l’Ordine, verso il


committente, verso i colleghi e i terzi a qualunque titolo coinvolti
• Il professionista non si assume la paternità del lavoro compiuto da altri, a pena
di grave mancanza professionale; non fa apparire come propria un’opera
progettata in collaborazione con altri colleghi professionisti ma ne indica i
nominatiti e le specifiche mansioni svolte
• Il professionista usa il titolo accademico di professore sono se effettivamente sia
professore associato od ordinario all’interno del sistema universitario italiano

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Doveri generali

Riservatezza (art. 7)

• Il professionista ispira la sua condotta al riserbo sul contenuto della prestazione


• Il professionista non può divulgare notizie e informazioni riservate ricevute,
anche occasionalmente, sia verso i clienti, sia verso gli ex clienti, sia verso i
prospect
• Il professionista richiede il rispetto del dovere di riservatezza a chi ha
collaborato alla prestazione professionale, e crea le condizioni affinché la
riservatezza sia mantenuta anche da parte dei dipendenti e dei collaboratori a
qualsiasi titolo, anche non ArchitettiPPC (i.e.: non iscritti all’Ordine)
• Sono tenuti al dovere di riservatezza anche i componenti del Consiglio
dell’Ordine, delle Commissioni, (i Consiglieri di disciplina) in relazione ad
argomenti o circostanze inerenti la carica o il mandato ricevuto.

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Doveri generali

Competenza e Diligenza (art. 8)

• Il professionista non accetta incarichi se non ha necessaria competenza e


organizzazione adeguata; comunica questa circostanza al committente,
proponendo il supporto di un altro professionista
• Svolge l’attività con scienza, coscienza e perizia qualificata e rifiuta l’incarico
quando riconosce che non può svolgerlo con sufficiente cura e competenza

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Doveri generali

Aggiornamento Professionale (art. 9)

• Il professionista ha l’obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento


della propria competenza professionale;
• Il mancato rispetto dell’obbligo di aggiornamento e la mancata o infedele
certificazione del percorso di aggiornamento costituiscono illecito disciplinare

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L’aggiornamento professionale – Sintesi degli obblighi

SOGGETTI Dal 1.1.2014, tutti gli iscritti all’Albo, salvi i casi di esonero e i professionisti con almeno 20 anni di iscrizione e 70 di età.
NUMERO CFP Triennio 2014 - 2016 Trienni dal 2017
60 (minimo 10 annui, di cui 4 in discipline ordinistiche) 90 (minimo 20 annui, di cui 4 in discipline ordinistiche)
CREDITI NEO- L’obbligo decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di prima iscrizione all’Ordine, con facoltà dell’interessato di
ISCRITTI chiedere ed ottenere il riconoscimento di eventuali crediti formativi maturati nel periodo intercorrente fra la data di
iscrizione all’albo e l’inizio dell’obbligo formativo. I neoiscritti possono beneficiare di riduzioni sul monte complessivo dei
crediti da maturare nel triennio in misura proporzionale rispetto all’anno del triennio in cui si sono iscritti.
CFP IN ECCESSO È possibile riportare, nel limite massimo di 10 CFP, eventuali crediti maturati in eccesso da un triennio al triennio successivo.
MODALITÀ DI Corsi di aggiornamento e sviluppo professionale (frontali o tramite FAD sincrona o asincrona), seminari, convegni, giornate di
ACQUISIZIONE CFP studio, tavole rotonde, conferenze, workshop et similia, master universitario di primo e secondo livello, assegni di ricerca,
dottorato di ricerca e scuole di specializzazione, laurea specialistica conseguita da iscritti junior e seconda laurea purché in
materie affini alle aree oggetto dell’attività formativa (cfr. art. 3 Linee Guida), partecipazione attiva di iscritti all’Ordine a
gruppi di lavoro, commissioni di studio del C.N.A.P.P.C./Ordini Territoriali/Consulte/Federazioni fatta eccezione, per gli organi
eletti, di quelle conseguenti al proprio ruolo istituzionale (sedute di Consiglio, Commissione parcelle, Consiglio di Disciplina,
Conferenze degli Ordini, Delegazione regionale et similia), docenza non retribuita in eventi formativi promossi dall’Ordine,
responsabilità/promozione/coordinamento/tutoraggio di eventi formativi, volontariato di protezione civile, visite
documentate a mostre/fiere ed altri eventi assimilabili inerenti le aree tematiche di cui al punto 3 delle Linee Guida,
monografie, articoli e saggi scientifici o di natura tecnico-professionale, pubblicazione di progetti derivanti da attività
professionale e/o concorsuale su riviste a diffusione nazionale/internazionale e pubblicazioni ufficiali degli Ordini territoriali,
viaggi di studio organizzati promossi dagli Ordini e/o da Associazioni di iscritti e/o da Federazione di Ordini territoriali.
FORMAZIONE La formazione professionale si realizza anche mediante attività formative svolte all’estero. Il professionista dovrà inviare al
ALL’ESTERO CNAPPC, tramite la piattaforma telematica, previa verifica da parte dell’Ordine territoriale, apposita richiesta corredata da
ogni documentazione utile a valutare l’attività formativa (programmi, costi, docenti, attestato di frequenza). Il CNAPPC, a
seguito di valutazione e istruttoria, comunicherà all’iscritto e all’Ordine entro 60 gg il numero dei CFP attribuiti provvedendo,
altresì, al caricamento sulla piattaforma.
REGISTRAZIONE Il professionista provvede direttamente nella propria anagrafe formativa a registrare i CFP ottenuti per: corsi abilitanti relativi
CORSI ABILITANTI a sicurezza, VVFF, acustica; master, assegni e dottorati di ricerca, scuola di specializzazione, laurea specialistica, seconda
laurea, mostre, fiere e eventi assimilabili, monografie, articoli e saggi scientifici o di natura tecnico-professionale,
AUTOCERTIFICAZIO
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pubblicazione di progetti, viaggi di studio. Contestualmente, l’iscritto, assumendo piena responsabilità della registrazione,
NE
Riconoscimento crediti

Attività formativa CFP CFP massimi per CFP massimi per


singola attività singola attività
(2014 – 2016) (trienni successivi)
Corso di aggiornamento e sviluppo professionale e percorsi formativi 1 CFP = 1 H max 15 CFP max 20 CFP
con partecipazione ad almeno corsi > 15 H corsi > 20 H
convenzionati l’80% della durata del corso

Corsi di formazione a distanza sviluppati con innovative tecniche di 2 CFP = 1 H max 15 CFP max 20 CFP
su proposta della corsi > 15 H corsi > 20 H
comunicazione Commissione e a discrezione
del CNAPPC

Corsi di aggiornamento di 40 ore di cui al D.Lvo 81/2008 e al D.M. 10 CFP 10 CFP 10 CFP
1 CFP = 4 H
05.08.2011
Seminari, convegni, giornate di studio, tavole rotonde, conferenze, 1 CFP = 1 H 6 CFP/evento 6 CFP/evento

workshop e simili Da 2 a 6 CFP

Master universitario di primo e secondo livello, assegni di ricerca(se 15 CFP/anno di corso 15 CFP/anno di corso

di 1 anno), dottorato di ricerca e scuole speciali

Partecipazione attiva a gruppi di lavoro e commissioni di studio 1 CFP/seduta 5 CFP/anno 8 CFP/anno


15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
promosse dagli Ordini Territoriali, Consulte/Federazioni, CNAPPC
Docenza non retribuita e non reiterata ad eventi formativi promossi 1 CFP/docenza 5 CFP/anno 8 CFP/anno
15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
dall’Ordine
Attività di responsabilità, promozione, coordinamento e tutoraggio di 1 CFP/evento 5 CFP/anno 8 CFP/anno
15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
eventi formativi
Attività particolari quali mostre, fiere ed altri eventi assimilabili 1 CFP/giorno 5 CFP/anno 8 CFP/anno
15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
inerenti le aree tematiche di cui al punto 3 delle Linee Guida

Monografie, articoli e saggi scientifici o di natura tecnico- 1 CFP/mostra/fiera 5 CFP/anno 8 CFP/anno


15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
professionale, pubblicazione di progetti derivanti da attività
professionale e/o concorsuale su riviste a diffusione nazionale o
internazionale e pubblicazioni ufficiali degli Ordini Territoriali
Viaggi di studio organizzati/promossi dagli Ordini e/o da Associazioni 1 CFP/monografia/ 5 CFP/anno 8 CFP/anno
articolo/saggio/pubblicazione 15 CFP/triennio 24 CFP/triennio
di iscritti e/o da Federazioni di Ordini Territoriali
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Attività di volontariato di protezione civile in caso di calamità 2 CFP/giorno 10 CFP/anno 10 CFP/anno
Doveri generali

Verità (art. 11)


• Costituisce illecito disciplinare produrre falsi in documenti e/o dichiarazioni

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Doveri generali

Legalità (art. 12)


• Rispetto e pratica delle leggi; conformità alle prescrizioni normative
• Significato ampio di “Legge”: tutta la normativa di etero ed
autoregolamentazione (Ordinamento professionale e delibere dell’Ordine)
• Il significato di legalità non deve fermarsi a “non commettere reati”
(connotazione penalistica) ma deve essere inteso con accezione positiva, ovvero
comportarsi in maniera conforme alle regole, usi e consuetudini. Di qui:
1. Divieto di violazione alla normativa sulla concorrenza (accaparramento
clientela)
2. Conformità agli adempimenti previdenziali e fiscali
3. Sottoposizione a procedimento disciplinare per fatti anche non riguardanti
l’attività professionale, solo quando si riflettano sulla sua reputazione
professionale o compromettano l’immagine della categoria professionale;
4. Costituisce grave violazione deontologica ogni reato punti con norme
penali relativo a fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso,
nonché per concorso nell’associazione di tipo mafioso.

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I principi del Codice Deontologico

PRINCIPIO DI LEGALITÀ
AREE NORMATIVE RILEVANTI CUI CONFORMARSI

 NORMATIVA ANTICORRUZIONE (PA/SELEZIONE FORNITORI/ACQUISIZIONE CLIENTELA)


 NORMATIVA FISCALE E CONTABILE
 NORMATIVA SULLA TRACCIABILITÀ DEI PAGAMENTI
 NORMATIVA IN MATERIA DI CONCORRENZA
 NORMATIVA ANTIRICICLAGGIO
 NORMATIVA APPALTI PUBBLICI
 NORMATIVA RISORSE UMANE /NORMATIVA CONTRIBUTIVA E ASSICURATIVA
 NORMATIVA AMBIENTALE
 NORMATIVA SUL DIRITTI D’AUTORE E OPERE D’INGEGNO
 NORMATIVA ANTINFORTUNISTICA E TUTELA DELL’IGIENE E DELLA SALUTE SUL LAVORO
 ABUSI DI MERCATO
 NORMATIVA SOCIETARIA
 NORMATIVA SULLA CONCORRENZA
 NORMATIVA IN MATERIA DI TUTELA DEL CONSUMATORE
 PRIVACY & DATA SECURITY
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Rapporti con l’Ordine e il Consiglio di disciplina

Doveri nei confronti dell’Ordine professionale (art. 12)


• Il professionista collabora con il proprio Consiglio dell’Ordine ed è tenuto a
riferire al Consiglio dell’Ordine e al Consiglio di disciplina fatti a sua conoscenza
che richiedono iniziative disciplinari
• I professionisti eletti componenti del Consiglio dell’Ordine rappresentano tutte
le categorie appartenenti all’Ordine e adempiono il loro ufficio con diligenza,
obiettività, imparzialità e nell’interesse generale
• I componenti del Consiglio di Disciplina operano in piena indipendenza di
giudizio e autonomia organizzativa ed operativa, nel rispetto delle disposizioni
di legge e regolamentari e delle disposizioni che regolano il procedimento
disciplinare
• Il professionista che sia a qualunque titolo componente di commissioni presso
enti pubblici, ne informa tempestivamente il Consiglio dell’Ordine della
nomina o elezione e si attiene alle disposizioni che il Consiglio dell’Ordine
dovesse impartire nell’interesse o a tutela della categoria
• Il professionista dipendente che si trovi in condizioni di incompatibilità per
l’esercizio della libera professione, cui sia concesso di svolgere atti di libera
professione, è tenuto ad inviare preventivamente a mezzo racc A/R oppure PEC
al proprio Ordine copia della autorizzazione relativa alla specifica attività
professionale 35
Rapporti esterni

Il titolo IV (Rapporti esterni) disciplina i seguenti aspetti:

• Società tra professionisti (art. 13)


• Rapporti con i committenti (art. 14)
• Rapporti con istituzione e terzi (art. 15)
• Partecipazione a commissione e giurie di concorso (art. 16)
• Cariche istituzionali (art. 17)
• Partecipazione a campagne elettorali politiche ed amministrative (art. 18)

36
Rapporti esterni

Società tra professionisti (art. 13)

• I professionisti soci sono tenuti all’osservanza del Codice Deontologico


• La STP (art. 10, L. 183/2011 e DM 34/2013) è soggetta al regime disciplinare
dell’Ordine presso cui è iscritta
• Se la violazione deontologica del professionista è connessa a direttive impartite
dalla società, la responsabilità disciplinare del professionista concorre con
quella della società

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Rapporti esterni

Rapporti con i committenti (art. 14)

• Il rapporto con il committente è di natura fiduciaria, ed è informato ai principi di


lealtà e correttezza e diligenza professionale
• Il professionista rapporta gli incarichi (quantità e qualità) alla sua concreta
possibilità di eseguirli con sufficiente cura e competenza e alla sussistenza dei
mezzi (i.e: organizzazione, risorse) per adempiere
• Il professionista non può essere compartecipe di imprese, società e ditte
fornitrici dell’opera progettata o costruita senza l’esplicito consenso del
committente
• Se il professionista ha ideato o brevettato procedimenti costruttivi, materiali,
componenti ed arredi proposti per i lavori da lui progettati o diretti, deve
informarne il committente
• Il professionista non accetta né sollecita premi o compensi da parte di terzi
interessati

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Rapporti esterni

Rapporti con istituzione e terzi (art. 15)

• Il professionista si astiene dall’avvalersi, in qualunque forma, per lo svolgimento


degli incarichi professionali della collaborazione dei dipendenti delle Istituzioni,
salvo che questi non siano stati espressamente autorizzati dalla Istituzione di
riferimento a tal fine
• Il professionista non vanta credito con chi riveste incarichi oppure opera nelle
Istituzioni al fine di trarne utilità di qualsiasi natura

39
Rapporti esterni

Partecipazione a commissione e giurie di concorso (art. 16)

• Il professionista nominato a qualsiasi titolo in una commissione o giuria


pubblica o privata, comunica tempestivamente la nomina al Consiglio
dell’Ordine. Svolge il proprio ufficio in modo da non conseguire utilità (né per
sé nè per altri a sé collegati) e opera in modo da tutelare gli interessi ed il
prestigio della categoria professionale
• Durante la partecipazione a, si attiene ai principi di indipendenza e
autonocommissioni e giurie di concorsomia verso i partecipanti ai concorsi,
secondo le regole dell’astensione in caso di conflitto di interesse di cui all’art. 51
c.p.c.
• Il professionista che –a qualsiasi titolo- ha partecipato alla programmazione e
definizione di atti/fasi delle procedure di evidenza pubblica aventi ad oggetto
servizi tecnici, è tenuto ad astenersi dal concorrere alle medesime
• Il professionista che sia in rapporti di qualsiasi natura con componenti di
commissioni aggiudicatrici non deve vantare tali rapporti per trarre vantaggi di
qualsiasi natura per sé o per altri.

40
Rapporti esterni

Cariche istituzionali (art. 17)

• Il professionista svolge il proprio mandato istituzionale come Consigliere


dell’Ordine, del Consiglio di Disciplina o presso Istituzioni in maniera da non
conseguire utilità di qualsiasi natura per sé o per altri allo stesso collegati
• L’Ordine professionale è un ente pubblico non economico, attratto nella
disciplina della L. 190/2012
• Vengono in rilievo gli episodi di «maladministration», corruzione e corrutela

41
Rapporti esterni

Partecipazione a campagne elettorali politiche ed amministrative (art. 18)

• Il professionista che ricopre cariche di rappresentanza in enti previsti


dall’ordinamento di categoria, deve astenersi dall’esercizio delle funzioni per il
periodo in cui partecipa pubblicamente a campagne elettorali politiche ed
amministrative

42
Rapporti interni

Il titolo V (Rapporti interni) disciplina i seguenti aspetti:

• Rapporti con i Colleghi (Art. 19)


• Concorrenza sleale (Art. 20)
• Rapporti con collaboratori e dipendenti (art. 21)
• Rapporti con i tirocinanti (art. 22)

43
Rapporti interni

Rapporti con i Colleghi (Art. 19)


• Il rapporto di colleganza è improntato alla correttezza e alla lealtà
• Sostituzione
Il professionista che sostituisce (sostituto) un collega in un incarico già affidato (sostituito) si accerta
preliminarmente con il committente che la sostituzione è stata comunicata al sostituito, informa per iscritto il
sostituito e si accerta del contenuto del precedente incarico.
Prima di svolgere l’incarico dovrà verificare in contraddittorio con il sostituito le prestazioni già volte al fine di
definire le rispettive responsabilità e regolare i compensi.
Il sostituito si adopera affinché il subentro avvenga senza pregiudizio per la prosecuzione dell’opera.
• Sostituzione di collega deceduto
Il professionista, se chiamato a sostituire un collega deceduto per svolgere la liquidazione dello studio e/o la
temporanea gestione, è tenuto ad accettare l’incarico, salvo vi siano conflitti di interesse o giustificati
impedimenti
Il sostituto agisce con particolare diligenza, avuto riguardo agli interessi degli eredi, clienti e collaboratori del
collega deceduto.
In merito alla liquidazione della parcella per gli incarichi conferiti al deceduto ma eseguiti (anche in parte) dal
sostituto, gli eredi possono chiedere parere all’Ordine in materia di modalità e riparto del compenso.
• Sostituzione di collega sospeso
Il professionista che sostituisce il collega sospeso o temporaneamente impedito, agisce con particolare diligenza
e gestisce l’attività in modo da rispettare i «connotati» strutturali ed organizzativi (i.e. Gestione conservativa)
• Azione contro un collega
Chi intende promuovere una causa per motivi professionali contro un collega, ne informa preventivamente il
Consiglio dell’Ordine di appartenenza del Collega
44
Rapporti interni

Concorrenza sleale (Art. 20)


È l’articolo che codifica comportamenti valutabili come concorrenza sleale:

• Attribuirsi come proprio il risultato di una prestazione di altro collega


• Compimento di atti idonei ad ingenerare dubbi sull’autore della prestazione
professionale
• Diffusione di notizie e apprezzamenti sull’attività di un collega idonei a
determinarne il discredito
• Compiere atti preordinati ad arrecare pregiudizio all’attività di altro
professionista
• Uso di segni distintivi dello studio professionale che impediscono di identificare
correttamente la titolarità dello studio professionale
• Rinuncia totale o richiesta di onorario con costi sensibilmente ed
oggettivamente inferiori a quelli di loro produzione e di importo tale a indurre il
committente ad assumere una decisione di natura commerciale, falsandone le
scelte economiche, è considerato comportamento anticoncorrenziale e grave
infrazione deontologica

45
Rapporti interni

Secondo un orientamento consolidato della Corte di Cassazione (tra le


tante Cass. sent. n. 5848 dell’8.03.2013), parlare male dei
competitors, esprimendo giudizi personali può non costituire una
pubblicità denigratoria ma integra sempre l’illecito di concorrenza
sleale

Va da sé quanto sopra deve essere contemperata con il diritto di critica


e di libera manifestazione del pensiero di ogni persona e pertanto la
Cassazione chiarisce che per agire contro il competitor che abbia
diffuso giudizi diffamatori sull’altrui attività sono necessari 3 elementi:
• che i giudizi non siano stati occasionali e riferiti nel corso di limitati
colloqui;
• che, al contrario, tali giudizi siano stati riferiti nei confronti di un
pubblico indifferenziato;
• che tale comportamento abbia determinato un danno economico
grave.

46
Rapporti interni

Rapporti con collaboratori e dipendenti (art. 21)

• Nei rapporti con collaboratori (prestatori d’opera senza vincolo di subordinazione)


e dipendenti (prestatori con vincolo di subordinazione) il professionista compensa
la collaborazione in proporzione all’apporto ricevuto
• Il professionista regolamenta i rapporti con i collaboratori
• Il professionista verso i propri collaboratori:
• Non mette in atto comportamenti di concorrenza svolare
• Assicura condizioni di lavoro adeguate
• Dà la possibilità di frequentare attività di aggiornamento professionale
• Osserva gli accordi assunti al momento dell’inizio della collaborazione
• Il professionista è responsabile sotto il profilo disciplinare quando incarica i
collaboratori di prestazioni per le quali non sono abilitati

47
I principi etici dell’ArchitettoPPC dipendente

48
NATURA ED EFFICACIA DEL «CODICE DI COMPORTAMENTO»

Codice Deontologico degli ArchitettiPPC


Atto di autoregolamentazione, natura di soft law, vincolatività rimessa alla
referenzialità dell’ente promanatore e del regime sanzionatorio connesso

Codice di Comportamento dei Dipendenti di Aziende Private


Atto di autoregolamentazione dell’azienda, ha natura contrattuale, diventa una
declinazione del dovere di subordinazione, ha vincolatività di tipo pattizio e le
violazioni son0 sanzionate ai sensi della contrattazione collettiva ed aziendale

Codice Etico
Atto di autoregolamentazione derivante dall’adozione di un Modello 231

Codice di Comportamento dei dipendenti Pubblici


Atto di regolamentazione della Pubblica Amministrazione, di diretta derivazione
normativa, natura regolamentare propria e regime sanzionatorio codificato

49
Autoregolamentazione delle Aziende Private

Obbligo di prestare la propria attività


lavorativa secondo le mansioni individuate
nel proprio contratto individuale

Obbligo di diligenza commisurato alle


mansioni svolte, all’inquadramento, alla
rischiosità dell’incarico

Oltre ai precetti del Codice • Obbligo di obbedienza derivante dal


Deontologico, gli ArchitettiPPC vincolo di subordinazione ex art. 2094 c.c.
dipendenti sono tenuti al rispetto di • Obbligo di seguire policy, procedure,
altri doveri ordini di servizio, codici di condotta
aziendali
• Rispetto della gerarchia aziendale e dei
riporti

Obbligo di fedeltà, che va dal generico dovere


di lealtà al dovere di non concorrenza, le cui
tempistiche sono contrattualmente stabilite e
dipendenti dall’inquadramento, mansioni e
responsabilità
Art. 2094 – Prestatore di lavoro subordinato
È prestatore di lavoro subordinato chi si obbliga, mediante retribuzione a collaborare nell'impresa, prestando il proprio lavoro
50
intellettuale o manuale alle dipendenze e sotto la direzione dell'imprenditore.
Responsabilità disciplinare e
Codice Deontologico APPC procedimento davanti al Consiglio di
Disciplina

Responsabilità disciplinare e
procedimento secondo la normativa
aziendale e i CCNL
Codice Etico e Modelli 231
Codice di Condotta del datore di lavoro Responsabilità nel caso di assunzione di
Policy, procedure, ordini di servizio cariche societarie, quale amministratore
oppure sindaco (Directors’ and Officers’
liability)

Responsabilità disciplinare e
procedimento secondo la normativa
Codice di Condotta dipendenti PPAA pubblicistica, dell’ente di riferimento e i
CCNL

51
Autoregolamentazione L’autoregolamentazione si fonda sul vincolo di
Regolamentazione interna di subordinazione e costituisce la «legge
un’azienda che si attua attraverso
aziendale»
l’imposizione di normativa
regolamentare disciplinante le
• Codice Etico varie fasi dei cicli aziendali, le
È uno strumento di «corporate governance»
• Modellio231 interazioni tra dipendenti, le
• Codice di interazioni con la Direzione,
Condotta l’atteggiamento che l’azienda È lo strumento per eccellenza della
aziendale assume verso normative
«compliance» ovvero conformità dell’azienda
• Policy obbligatorie.
Emanata dalla Direzione o dai alla normativa e alle buone pratiche di
• Procedure
soggetti gerarchicamente riferimento
• Ordini di
sovraordinati cui è riconosciuto
servizio
un potere di indirizzo e
coordinamento La sua L’autoregolamentazione ha anche una funzione
osservanza viene assicurata
di prevenzione e mitigazione del c.d. «danno
attraverso la deterrenza delle
sanzioni disciplinari reputazione»

Il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del


capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine del
professionista da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori
o autorità di vigilanza 52
IL MODELLO 231

Il Modello 231

Ratio del Modello 231

• Tra le autoregolamentazioni aziendali finalizzate ad assicurare comportamenti eticamente corretti


si annovera il c.d. «Modello 231»
• Il modello 231, introdotto nell’ordinamento italiano nel 2001, è uno strumento cui si attribuisce
forte rilevanza in termini di prevenzione, gestione e soppressione dei rischio –per l’azienda- di
incorrere in responsabilità derivante da reati commessi dai propri dipendenti
• Il D.lgs 231/01 per la prima volta introduce la responsabilità amministrativa per società, enti e
organizzazioni, con o senza personalità giuridica, per i reati posti in essere da Amministratori,
Rappresentanti, Dirigenti e/o Dipendenti nell'interesse o a vantaggio dell'azienda
• Pur parlandosi di «responsabilità amministrativa», si tratta di una peculiare forma di responsabilità
giuridica che ha natura sostanzialmente penale, tanto che la stessa Corte di Cassazione in
numerose pronunce ha affermato che: «ad onta del "nomen iuris", la nuova responsabilità,
nominalmente amministrativa, dissimula la sua natura sostanzialmente penale (…)» ( tra le tante
sentenze si può citare la Cass. pen., sez. II, 20 dicembre 2005, n. 3615).
• È una responsabilità totalmente autonoma a carico dell’ente e va ad aggiungersi a quella penale
dell’autore del reato. Esiste, tuttavia, anche se l’autore del reato non viene identificato o non è
imputabile o il reato si è estinto.

53
Cosa è il Modello 231

• Il legislatore, ha espressamente previsto con il decreto 231/01 la possibilità per l’Ente di andare
esente dalla predetta responsabilità nella sola ipotesi esimente in cui l’Ente:
1. si sia dotato di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo (nonché di un Organismo
di Vigilanza, di cui parleremo a breve)
2. qualora il predetto modello risulti costantemente verificato, efficace ed aggiornato.
• Il Modello, pertanto, si può definire come un completo sistema di controllo ed organizzazione
interno ed è costituito da un insieme di regole, procedure e modi di operare che definiscono il
sistema organizzativo, di gestione e controllo interno all’azienda, e che mira a impedire o a
contrastare la commissione dei reati sanzionati dalla 231
• Più in dettaglio, , l’Ente o la società, nella denegata ipotesi di reati commessi dai propri dipendenti,
non ne risponde se prova:
 di aver adottato ed attuato efficacemente Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo
231 conformi ai requisiti del D.Lgs. 231/2001;
 di aver affidato ad un organismo dotato di autonomi poteri d’iniziativa e controllo (ODV) la
vigilanza e l’aggiornamento di tale Modello 231;
 che il modello è stato eluso in modo fraudolento al dipendente
• il Modello di Organizzazione, gestione e controllo, sia nella sua fase di realizzazione sia nella
successiva fase di implementazione, viene configurato quale completamento dei sistemi presenti
nell’Organizzazione e, pertanto, non si pone quale strumento aziendale a sé stante ma risulta
interattivo con il sistema di gestione qualità ed ambientale (ISO 9001, ISO 14001/ EMAS e/o di
responsabilità sociale (SA 8000 o SCR), il sistema di controllo e gestione sicurezza (D. Lgs. 81/2008
- OHSAS 18001), il sistema Privacy (D. Lgs. 196/2003) ecc.. ).
54
Soggetti cui si applica il d.lgs. 231/01
La responsabilità amministrativa ha come destinatari:
• Gli enti forniti di personalità giuridica
• Le società e le associazioni prive di personalità giuridica
Le disposizioni del decreto non si applicano allo Stato, agli enti pubblici territoriali, agli altri enti
pubblici non economici, nonché agli enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale. Il legislatore
ha quindi inteso sottoporre gli enti pubblici economici alla disciplina del d.lgs. 231/01*.

Gli enti forniti di personalità giuridica sono a titolo esemplificativo:


• Le società di capitali;
• Le fondazioni riconosciute
• Le società cooperative;
• Gli enti privati e pubblici economici
• Gli enti privati che esercitano un pubblico servizio in virtù di una concessione, convenzione o atto
amministrativo.

Enti privi di personalità giuridica sono, tra gli altri:


• Le società di persone;
• i consorzi;
• le associazioni non riconosciute prive di personalità giuridica.

La Corte di Cassazione (28699/2010)si è espressa sull'applicabilità del D.Lgs. 231/01 agli enti pubblici che svolgono attività economica:
«Sono esonerati dall'applicazione del d.lgs. n. 231/01 ... soltanto lo Stato, gli enti pubblici territoriali, gli enti che svolgono funzioni di
rilievo costituzionale e gli "altri enti pubblici non economici" (cfr. art. 1 ult. co.).
Dunque, il tenore testuale delle norma è inequivocabile nel senso che la natura pubblicistica di un ente è condizione necessaria, ma
non sufficiente, all'esonero dalla disciplina in discorso, dovendo altresì concorrere la condizione che l'ente medesimo non svolga 55
attività economica
C.d. reato presupposto
Perché vi sia la configurazione di una responsabilità amministrativa ex 231 vi deve essere la consumazione, ad opera
dei soggetti apicali, di un reato che essendo prodromico alla responsabilità dell’ente, viene –per ciò stesso-
chiamato «reato presupposto».

La tabella che segue individua le categorie dei reati presupposti, con l’avvertimento che le categorie di reato sono
quelle esclusivamente fissate dal D.lgs. 231/01 ma sono costantemente in via di espansione, anche a fronte di
modifiche legislative e di mutata sensibilità dell’industria verso fattispecie delittuose di nuova introduzione o di
rinnovata importanza.

Ad oggi, il novero dei reati presupposti si è grandemente allargato, rispetto all’originaria formulazione dell’elenco
compilato dal legislatore del 2001 e si può affermare che la stragrande maggioranza dei reati previsti
dall’ordinamento penale italiano converge nella dicitura di «reato presupposto» utile ai sensi del D.lgs. 231

56
Tipologia dei reati-presupposto

• Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di
erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico (Art. 24, d.lgs. 231/2001)
• Delitti informatici e trattamento illecito di dati (Art. 24-bis, d.lgs. 231/2001)
• Delitti di criminalità organizzata (Art. 24-ter, d.lgs. 231/2001)
• Concussione, induzione indebita a dare o promettere altra utilità e corruzione (Art. 25, d.lgs. 231/2001)
• Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento (Art. 25-
bis, d.lgs. 231/2001)
• Delitti contro l’industria e il commercio (Art. 25-bis.1, d.lgs. 231/2001)
• Reati societari Art. 25-ter, d.lgs. 231/2001)
• Reati con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico previsti dal codice penale e dalle leggi
speciali (Art. 25-quater, d.lgs. 231/2001)
• Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (Art. 583-bis c.p.) (Art. 25-quater.1, d.lgs. 231/2001)
• Delitti contro la personalità individuale (Art. 25-quinquies, d.lgs. 231/2001)
• Reati di abuso di mercato (Art. 25-sexies, d.lgs. 231/2001)
• Reati di omicidio colposo e lesioni colpose gravi o gravissime, commessi con violazione delle norme
antinfortunistiche e sulla tutela dell’igiene e della salute sul lavoro (Art. 25-septies, d.lgs. 231/2001)
• Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (Art. 25-octies, d.lgs.
231/2001)
• Delitti in materia di violazione del diritto d’autore (Art. 25-novies, d.lgs. 231/2001)
• Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (Art. 25-decies,
d.lgs. 231/2001)
• Reati ambientali (Art. 25-undecies, d.lgs. 231/2001)
• Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (Art. 25-duodecies, d.lgs. 231/2001)
• Reati transnazionali (L. n. 146/2006)
57
Reati di omicidio colposo e lesioni
colpose gravi o gravissime, commessi
D.Lgs. 231/01 con violazione delle norme
antinfortunistiche e sulla tutela
dell’igiene e della salute sul lavoro
(Art. 25-septies, d.lgs. 231/2001)

ART. 30 TESTO UNICO SICUREZZA

58
Il Modello 231 è normativamente previsto dall’art. 30 D.Lgs. n. 81/2008 (testo Unico sicurezza) quale
esimente per la responsabilità della società in materia di salute e sicurezza del lavoro.

L’art. 30, infatti, dispone che:


Il modello di organizzazione di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, deve essere adottato ed
efficacemente attuato, assicurando un sistema aziendale per l'adempimento di tutti gli obblighi giuridici
relativi:
a) al rispetto degli standard tecnico-strutturali di legge relativi a attrezzature, impianti, luoghi di lavoro,
agenti chimici, fisici e biologici;
b) alle attività di valutazione dei rischi e di predisposizione delle misure di prevenzione e protezione
conseguenti;
c) alle attività di natura organizzativa, quali emergenze, primo soccorso, gestione degli appalti, riunioni
periodiche di sicurezza, consultazioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza;
d) alle attività di sorveglianza sanitaria;
e) alle attività di informazione e formazione dei lavoratori;
f) alle attività di vigilanza con riferimento al rispetto delle procedure e delle istruzioni di lavoro in sicurezza
da parte dei lavoratori;
g) alla acquisizione di documentazioni e certificazioni obbligatorie di legge;
h) alle periodiche verifiche dell'applicazione e dell'efficacia delle procedure adottate.

59
Obbligatorietà del modello
L’adozione del Modello 231 non è obbligatoria, tuttavia –nelle varie industrie di riferimento- essere
dotati di un Modello contribuisce ad elevare lo standing aziendale, poiché fornisce garanzie circa
forme assidue di controllo e di gestione del rischio.

Benefici del Modello

Il Modello 231 correttamente predisposto ed efficacemente attuato:


• evita di sanzioni di natura pecuniaria (la cui quantificazione avviene in quote, per importi che
possono arrivare ad 1 milione e mezzo di euro)
• Evita sanzioni interdittive quali:
- interdizione dall’esercizio dell’attività;
- sospensione o revoca di autorizzazioni, licenze o concessione;
- divieto di contrattare con la P.A.;
- esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e revoca di quelli concessi;
- divieto di pubblicizzare beni o servizi.
• evita anche possibili azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori che non lo hanno
adottato.

60
La costruzione del Modello Organizzativo

La predisposizione del Modello 231 segue due indefettibili principi:


• Non esiste uno standard di modello, ma questo deve essere adeguato a ciascuna realtà
aziendale
• Il contenuto del modello varia in base ad innumerevoli elementi (primo tra tutti la
propensione al rischio) che devono essere valutati caso per caso, modello per modello

• L’ente che vuole fruire dell'esimente e garantirsi una corretta e «controllata» gestione aziendale, deve
essere dotato di un proprio ed esclusivo Modello 231.
• Il modello deve essere predisposto “su misura”. I modelli generici o «preconfezionati» costruiti a tavolino
senza alcun confronto con la concreta realtà aziendale sono inefficaci sia a prevenire i reati sia a
rappresentare l'esimente della stessa sussistenza del Modello e vengono considerati come non esistenti.
• La stesura del Modello deve essere frutto di una attenta analisi dei processi aziendali al fine di
determinare l’esposizione della società stessa ai c.d. «reati presupposto».
• In concreto l’attività di individuazione dell’esposizione ai predetti reati, definita mappatura delle aree
aziendali sensibili al rischio di commissione di reati, va condotta anche tramite attività di intervista ai
soggetti chiave dei processi esistenti nell’Organizzazione.
• L’attività di intervista analizza ogni attività sensibile al rischio di commissione dei reati presupposto di cui
al D.Lgs. n. 231/2001 verificando l’esistenza di procedure/protocolli aziendali adeguati ed efficaci per la
relativa prevenzione e, se del caso, istituendoli o rafforzandoli

61
Elementi costitutivi del Modello di Organizzazione, gestione e controllo

Il modello 231 si articola in :


• Parte generale, che identifica le caratteristiche strutturali dell’Organizzazione nonché le modalità di
creazione del modello e della sua diffusione – formazione/informazione;
• Parte speciale, relativa alla disamina delle diverse tipologie di reati presupposto contemplati nel D.Lgs.
231/2001, e recante la mappatura dei rischi di commissione dei reati;
• Codice Etico-Comportamentale, che indica le regole di condotta o di comportamento proprie
dell’Organizzazione;
• Sistema disciplinare, che riporta i principi base della contrattazione collettiva applicata, e le altre regole
sanzionatorie a carico dei soggetti che collaborano in qualità di soggetti diversi dai dipendenti;
• Nomina del c.d. Organismo di Vigilanza (OdV)
• Statuto dell’OdV;
• Regolamento dell’Odv,
• Sistema di Procure e deleghe;
• Organizzazione gerarchico-funzionale;
• Documento di analisi rischi (mappatura dei rischi)

È pertanto, da un lato composto di documentazione, e dall’altro composto da soggetti operanti il controllo


sull’efficacia del modello stesso

62
Costituzione dell’Organismo di Vigilanza (ODV)
Tra i soggetti preposti al controllo del Modello, va evidenziato il ruolo primario del c.d. Organismo di
vigilanza (ODV) definito dal d.lgs. 231/2001 come “organismo dell’ente dotato di autonomi poteri di
iniziativa e di controllo”.

È un elemento costitutivo del Modello 231, posto che non vi sarebbe effetto esimente in assenza di un
Organismo di Vigilanza.

L’ODV è, quindi, uno specifico organismo, dotato di requisiti di:


• Autonomia;
• Professionalità;
• Indipendenza;

Con il compito di:


• vigilare sull’effettività ed adeguatezza del Modello;
• valutare l’attualità del Modello;
• proporre i necessari adeguamenti e verifiche;
• ricevere le segnalazioni attinenti possibili illeciti o irregolarità aziendali.

L'organismo deve essere anche dotato della necessaria continuità d'azione, per poter operare
efficacemente, e ciò presuppone quindi una composizione mista, di membri interni ed esterni, e la necessità
di evitare in esso la presenza di soggetti dotati di poteri operativi, privilegiando invece figure con elevata
attitudine al controllo, dotate della necessaria professionalità ed esperienza.

63
Codice Etico
Tra i documenti essenziali per il funzionamento del Modello, vi è il c.d. «Codice Etico» ovvero un
Codice di condotta aziendale volto a individuare diritti, doveri e responsabilità dell’ente, che ha
l’obiettivo di promuovere o vietare alcuni comportamenti che, seppur leciti sotto il profilo normativo,
non corrispondano all’etica e ai valori cui l’impresa si ispira nell’esercizio delle proprie attività.

Il Codice Etico prevede, inoltre, meccanismi sanzionatori volti ad evitare che passino inosservate le
condotte che non rispondono ai valori aziendali e che, pertanto, ne ledono gli interessi.

Il Codice di condotta, pertanto, ha come obiettivi principali:


1. informare le persone interne all’azienda e i terzi della natura e dei contenuti dell’impegno
aziendale nel combattere reati e comportamenti illeciti, chiedendo ad essi di sottoscrive un
esplicito impegno al rispetto della legalità e delle regole del codice stesso;
2. aumentare la coscienza e la conoscenza dell’etica e delle politiche aziendali tra i dipendenti per
ottenere il loro consenso e supporto alla lotta contro la corruzione e contro le frodi e contro la
negligenza in materia di sicurezza del lavoro e tutela dell'ambiente;
3. sostenere la reputazione dell’impresa aumentandone la fiducia.

64
Codice di Comportamento dei Dipendenti Pubblici

• La L. 192/2012 (art. 1, commi 44 e 45) novellando l’art. 54 del D.lgs. 165/2001 (“Codici di comportamento
dei dipendenti pubblici”) ha assegnato al Governo la competenza di definire un Codice di comportamento
dei dipendenti delle PPAA il cui scopo è scopo assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni
di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali basici e la cura dell'interesse pubblico
• Il DPR 62/2013, in attuazione di quanto sopra, definisce il «Regolamento recante Codice di comportamento
dei dipendenti pubblici» che rappresenta il «Codice di comportamento generale», applicabile nel pubblico
impiego, e che costituisce la base minima e indefettibile di ciascun Codice di comportamento adottato a
livello di singola Amministrazione
• A questo Codice Generale, ai sensi dell’art. 54, se ne aggiunge un altro, c.d. Codice di comportamento
specifico, adottato dalle singole Amministrazioni ad integrazione e specificazione del primo e che tiene
conto delle peculiarità dell’ Amministrazione cui è riferito, avuto riguardo a dimensioni, organizzazione
interna, livelli di rischio previsti, azioni preventive e/o mitigatrici
• L’adozione del Codice di Comportamento, oltre a costituire un obbligo di legge, rappresenta, una delle
principali "azioni e misure” di attuazione delle strategie di prevenzione della corruzione e, in quanto tale, è
parte essenziale e sinergica del PTPC

• L’importanza di una cultura etica nella PA è confermata dalla previsione di una responsabilità disciplinare
oltre che di responsabilità civili, amministrative e contabili eventualmente collegate alla violazione di doveri,
obblighi, leggi o regolamenti (cfr. art. 54, co. 3 D.lgs. 165/2001). Violazioni gravi o reiterate del Codice
comportano l'applicazione della sanzione del licenziamento di cui all'art. 55 quater del D.lgs. 165/01
65
Codice di Comportamento – Violazioni

• La violazione degli obblighi contenuti nel codice di comportamento - sia generale, sia specifico -
costituisce fonte di responsabilità disciplinare accertata all’esito del relativo procedimento
disciplinare, nel rispetto dei principi di gradualità e proporzionalità delle sanzioni
• In sede di predisposizione del codice, l’amministrazione può specificare, in corrispondenza di
ciascuna infrazione, il tipo e l’entità della sanzione disciplinare applicabile, individuata tra quelle
previste dalla legge, dai regolamenti e dai contratti collettivi, oltre a quelle espulsive nei casi indicati
dai commi 2 e 3 dell’art. 16 del codice generale
• Oltre agli effetti di natura disciplinare, penale, civile, amministrativa e contabile, tali violazioni
rilevano, infine, anche in ordine alla misurazione e valutazione della performance

66
Codice di Comportamento – Principi indefettibili minimi

I codici specifici dovranno contenere:


• una declinazione delle regole del codice generale nella singola amministrazione
• la definizione di ulteriori regole elaborate sulla base delle peculiarità della specifica amministrazione,
se del caso integrando l’articolato del Codice Generale, se del caso inserendo previsioni nuove

Le regole generali, che poi dovranno essere adattate alle singole realtà, sono attinenti a:
 Regali, compensi e altre utilità
 Partecipazione ad associazione e organizzazioni
 Obbligo di astensione nel caso di conflitti di interesse
 Prevenzione della corruzione e obblighi di collaborazione dei dipendenti con il RPCT soprattutto con
riferimento alla comunicazione di dati, segnalazioni, e misure di tutela del dipendente che segnala un
illecito nell’amministrazione (whisteblowing)
 Trasparenza e tracciabilità e comportamento collaborativo degli uffici tenuti a garantire la
comunicazione, in modo regolare e completo, delle informazioni, dei dati e degli atti oggetto di
pubblicazione
 Comportamento nei rapporti privati
 Comportamento in servizio
 Rapporti con il pubblico
 Disposizioni particolari per i dirigenti
 Contratti ed altri atti negoziali 67
I principi del Codice Deontologico

CODICE COMPORTAMENTO DIPENDENTI I PUBBLICI – DISPOSIZIONI PRINCIPALI


Divieto per il dipendente di chiedere regali, compensi o altre utilità, nonché di accettare regali, compensi o altre
utilità, salvo quelli d’uso di modico valore (non superiore a 150 euro) - anche sotto forma di sconto. I regali e le altre
utilità comunque ricevuti sono immediatamente messi a disposizione dell’Amministrazione per essere devoluti a fini
istituzionali

Comunicazione del dipendente dell’adesione o appartenenza ad associazioni e organizzazioni (esclusi partici politici e
sindacati) i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento delle attività dell’ufficio

La comunicazione, all’atto dell’assegnazione all’ufficio, di rapporti diretti/indiretti di collaborazione con soggetti privati
nei 3 anni precedenti e in qualunque modo retribuiti, oltre all’obbligo di precisare se questi rapporti sussistono ancora
(o sussistano con il coniuge, il convivente, i parenti e gli affini entro il secondo grado)

Obbligo per il dipendente di astenersi dal prendere decisioni o svolgere attività inerenti le sue mansioni in situazioni di
conflitto di interessi anche non patrimoniali, derivanti dall'assecondare pressioni politiche, sindacali o dei superiori
gerarchici

Tracciabilità e trasparenza dei processi decisionali, garantita attraverso un adeguato supporto documentale

Obblighi di comportamento in servizio nei rapporti e all’interno dell’organizzazione amministrativa

Rispetto dei vincoli posti dall’amministrazione nell’utilizzo del materiale/attrezzature assegnate ai dipendenti

Per i dirigenti, obbligo di comunicare all’amministrazione le partecipazioni azionarie e altri interessi finanziari
potenzialmente in conflitto d’interesse con le funzioni che svolgono; obbligo di fornire le informazioni sulla propria
situazione patrimoniale previste dalla legge; il dovere, nei limiti delle loro possibilità, di evitare che si diffondano
68
notizie non vere sull’organizzazione, sull’attività e sugli altri dipendenti.
Whistleblowing e tutela del dipendente

• Nell’ambito del generale dovere di collaborazione, il Codice di comportamento prevede che il dipendente segnala
in via riservata al RPC le situazioni di illecito o irregolarità di cui venga a conoscenza sul luogo di lavoro e durante lo
svolgimento delle proprie mansioni.
• A fronte di questo il RPC adotta le misure previste dalla legge a tutela dell’anonimato del segnalante e garantisce
che la sua identità non sia rivelata in maniera inappropriata oppure indebita. In questi casi si applicano le norme
dell’art. 54 bis del D.lgs. 165/2001 secondo cui:
 Il dipendente che segnala condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro
non può essere sanzionato, licenziato, sottoposto a misura discriminatoria, diretta o indiretta avente effetti
sulle condizioni di lavoro per motivi collegati direttamente o indirettamente alla denuncia, fatti salvi i casi di
responsabilità per calunnia o diffamazione
 L’identità del segnalante non può essere rivelata senza il suo consenso, sempre che la contestazione
dell’addebito disciplinare sia fondata su accertamenti distinti e ulteriori rispetto alla segnalazione
 Qualora la contestazione sia fondata, in tutto o in parte sulla segnalazione, l’identità può essere rivelata ove
la sua conoscenza sia assolutamente imprescindibile per la difesa dell’incolpato
 La segnalazione è sottratta al diritto di accesso ex art. 22 e 22 L 241/1990
• la tutela approntata al dipendente è ovviamente un interesse dell’ordinamento poiché finalizzato all’emersione dei
fenomeni di corruzione e mala gestio.
• Con la L. 90/2014, anche ANAC può ricevere notizie e segnalazione di illeciti nelle forme di cui all’art. 54 bis
avanzate da dipendenti di altre amministrazioni
• L’ANAC, ai sensi dell’art. 54 bis può gestire solo le segnalazione di dipendenti pubblici e presuppone che il
segnalante sia individuato: segnalazioni provenienti da cittadine o imprese oppure segnalazioni autonome non
potranno essere gestite ai sensi di queste tutele, anche se verranno accolte e trattate con un iter diverso
69
L’illecito disciplinare e
la responsabilità deontologica

70
L’illecito disciplinare e la responsabilità deontologica

CODICE DEONTOLOGICO ILLECITO DISCIPLINARE

LA VIOLAZIONE DEI PRECETTI DEONTOLOGICI DETERMINA L’ILLECITO DISCIPLINARE

71
L’illecito disciplinare

ILLECITO DISCIPLINARE O DEONTOLOGICO

1. Costituisce illecito disciplinare o deontologico ogni violazione ai precetti del Codice Deontologico
2. La violazione può consistere in un’azione o in un’omissione
3. In alcuni casi il Codice Deontologico individua specificatamente l’illecito (i.e.: violazione
dell’obbligo di aggiornamento professionale); in altri casi il Codice Deontologico suggerisce
comportamenti e condotte la cui violazione può determinare un illecito deontologico
4. Possono costituire illecito disciplinare tutte le violazioni alla normativa rilevante (illecito civile,
penale, amministrativo) in quanto configurano una violazione del principio di legalità ex art. 11
5. L’illecito disciplinare si può configurare anche per fatti estranei all’attività professionale quando si
riflettano sulla reputazione professionale o quando compromettano l’immagine della categoria
professionale di appartenenza
6. Oggetto di valutazione è la condotta complessiva dell’incolpato e non solo la commissione o
omissione di azioni specifiche.
7. La violazione può essere colposa quando l’evento non è voluto dal professionista e si verifica per
negligenza, imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti ordini o
disciplina
8. La violazione può essere dolosa, o secondo l’intenzione, quando l’evento dannoso o pericoloso è
prevista e voluta dal Professionista, quale conseguenza della propria azione o omissione

72
L’illecito disciplinare

ESEMPI DI ILLECITI DISCIPLINARI

• Esercizio di attività senza titolo professionale o in periodo di sospensione (art. 4, 2)


• Non comunicare il proprio indirizzo PEC all’ Ordine cui si è iscritti (art. 4, 5)
• Omettere il pagamento, anche di una sola annualità del contributo di iscrizione (art. 4, 6)
• Omettere gli adempimenti previdenziali o fiscali a proprio carico (art. 11,3)
• Violare le norme sull’aggiornamento professionale (art. 9)
• Produrre falsi in documenti e/o dichiarazioni (art. 10)
• Sviare la clientela (art. 11, co.2)
• Non sottoscrivere una polizza assicurativa e non comunicarne l’esistenza e il massimale al
committente (art. 34)
• Violare la norma sulla pubblicità informativa (art. 36)
• Non Astenersi da apprezzamenti denigratori nei confronti di colleghi (art. 20)
• Non Informare l’Ordine di appartenenza prima di promuovere un’azione per motivi disciplinari
verso un collega (art. 19)

73
La violazione e il ciclo dell’illecito disciplinare

I. La violazione di un precetto del Codice Deontologico ex sé non comporta


la comminazione di una sanzione

II. Non vi è un automatismo tra la commissione/omissione deontologica e la


sanzione disciplinare

III. La comminazione della sanzione passa attraverso un ciclo, che parte dalla
condotta tenuta dal professionista, passa per una fase di accertamento
preliminare e si sviluppa lungo il procedimento disciplinare.

IV. L’accertamento dell’illecito attraverso varie fasi del ciclo risponde


all’esigenza di tutela del professionista (diritto di difesa, art. 24 Cost.)

74
La violazione e il ciclo dell’illecito disciplinare

CONDOTTA (AZIONE O OMISSIONE)


DANNO POTENZIALE A COSE E/O PERSONE
DANNO REPUTAZIONALE ALL’ENTE DI APPARTENENZA

NOTIZIA DELLA CONDOTTA


CONOSCENZA DEL COMPORTAMENTO

VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLA CONDOTTA – ESISTENZA DEL


“FUMUS”

VALUTAZIONE DELLA CONDOTTA ATTRAVERSO IL GIUDIZIO


DISCIPLINARE (FASE PRELIMINARE E FASE DIBATTIMENTALE)

COMMINAZIONE DELLA SANZIONE

75
Sanzioni

La violazione accertata delle norme disciplinari dà luogo alle seguenti sanzioni:

I. AVVERTIMENTO, consiste nel dimostrare al colpevole le mancanze commesse e


nell’esortarlo a non ricadervi

II. CENSURA, è una dichiarazione formale delle mancanze commesse e del biasimo
incorso

III. SOSPENSIONE DALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE per un tempo non maggiore di sei
mesi e di 2 anni nei casi previsti dall’art. 29 del DPR 380/2001. La sospensione
comporta la cessazione dell’attività professionale in corso

IV. CANCELLAZIONE DALL’ALBO, comporta la cessazione dell’attività professionale in


corso

76
Sanzioni

La determinazione delle sanzioni si fonda sulla valutazione complessiva di vari elementi:

• ELEMENTO SOGGETTIVO (ART. 41 CODICE DEONTOLOGICO)


Ogni violazione deontologica colposa comporta la sanzione minima del’avvertimento fino alla massima della
sospensione per dieci giorni.
Ogni violazione deontologica dolosa comporta la sanzione minima della sospensione per 10 giorni fino alla
massima della cancellazione.

• INCOMPATIBILITÀ E CONCORRENZA
Ogni infrazione relativa ad incompatibilità e concorrenza sleale, ed ogni altra infrazione in grado di arrecare danno
materiale o morale a terzi, comporta la sanzione della sospensione

• COMPORTAMENTO TENUTO DURANTE IL PROCEDIMENTO DISCIPLINARE


• RECIDIVA
Nei casi di recidiva (reiterazione dello stesso illecito) sono comminabili sanzioni corrispondenti alla categoria di
infrazione superiore.

• DANNI MATERIALI /AFFETTIVI/MORALI


Se la violazione deontologica ha come effetto un danno, questo costituisce circostanza aggravante e sono
comminabili sanzioni corrispondenti alla categorie di infrazione immediatamente superiore.

• CONNESSIONE CON PROCEDIMENTO PENALE


• DANNI REPUTAZIONALI AL PROFESSIONISTA OPPURE ALL’ENTE DI APPARTENENZA
77
Sanzioni – La pubblicità delle sanzioni

Ai sensi dell’art. 3 DPR 137/2012, le sanzioni comminate all’esito del


procedimento disciplinare devono essere annotate negli albi territoriali

Ai sensi dell’art. 61 Codice Privacy


Agli effetti dell'applicazione del presente codice i dati personali diversi da quelli sensibili o giudiziari,
che devono essere inseriti in un albo professionale in conformità alla legge o ad un regolamento,
possono essere comunicati a soggetti pubblici e privati o diffusi, ai sensi dell'articolo 19, commi 2 e 3,
anche mediante reti di comunicazione elettronica. Può essere altresì menzionata l'esistenza di
provvedimenti che dispongono la sospensione o che incidono sull'esercizio della professione

L’art. 3 DPR 137/2012 non chiarisce:


- se l’obbligo di annotazione riguardi sono le sanzioni disciplinari definitive
- le modalità/tempistica di annotazione
- per quanto tempo le sanzioni devono rimanere annotate (circostanza confliggente
con il c.d. «diritto all’oblio»)

Opinione diffusa è che debbano essere annotati solo i provvedimenti definitivi, poiché
sono quelli più incidenti sull’esercizio della professione e, pertanto, rientranti nell’art. 61
Codice Privacy

78
Il Procedimento Disciplinare

79
L’azione disciplinare – Il Consiglio di Disciplina

Art. 37 Codice Deontologico


La violazione delle norme di comportamento di cui al Codice Disciplinare è
sanzionata, a giudizio del Consiglio di Disciplina territoriale

I. Il Consiglio di disciplina svolge compiti di valutazione in via preliminare, istruzione e


decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo
II. Spetta al Consiglio di Disciplina la potestà di decidere le sanzioni adeguate e
proporzionale alla violazione delle norme deontologiche
III. L’azione giudiziaria non sospende l’azione disciplinare ove la condotta addebitata
costituisca autonoma violazione delle disposizioni del Codice Deontologico

80
L’azione disciplinare – Il Consiglio di Disciplina

I. Il Consiglio di Disciplina è istituito presso l’Ordine Territoriale;


II. Il CdD è articolato in Collegi di Disciplina, composti da tre membri;
III. I Consiglieri di disciplina vengono nominati con Decreto del Presidente del Tribunale
e durano in carica quanto il Consiglio dell’Ordine («indipendenza»);
IV. Il Consigliere di disciplina non può essere Consigliere dell’Ordine Territoriale
V. Nel CdD vi possono essere membri esterni
VI. Il CdD è sottoposto alla vigilanza del Ministero di Giustizia che in caso di gravi e
ripetuti atti di violazione di legge oppure nel caso in cui non sia in grado di
funzionare regolarmente, può disporne il commissariamento;

81
Principi del Procedimento Disciplinare davanti al Consiglio di Disciplina

PRINCIPI DELL’AZIONE DISCIPLINARE – TUTELA PROCEDIMENTALE DELL’INCOLPATO


PRINCIPIO DEL CONTRADDITTORIO
È il principio secondo cui il procedimento deve svolgersi con il coinvolgimento dell’incolpato che deve
essere tempestivamente informato e che, in ogni fase e stato del giudizio, può intervenire presentando
elementi a propria discolpa. L’incolpato può farsi assistere da un difensore/esperto. E’ una declinazione
del «diritto di difesa»

PRINCIPIO DI PROCEDIMENTALIZZAZIONE EX L. 241/1990


È il principio secondo cui il procedimento disciplinare soggiace a regole procedurali, sia formali sia
sostanziali, ben specifiche la cui violazione compromette la validità della sanzione, determinandone la
nullità o l’annullabilità.

PROPORZIONALITÀ TRA SANZIONE E INFRAZIONE


È il principio secondo cui la comminazione della sanzione deve tener conto, e mettere in relazione fra
loro, elementi concreti quali le circostanze fattuali, l’entità della violazione, il contesto storico e
professionale, le motivazione, gli elementi intenzionali (dolo/colpa), la recidiva, l’esistenza di un danno.

DIRITTO AD UN EQUO PROCEDIMENTO DISCIPLINARE PER LA COMMINAZIONE DI «OGNI» SANZIONE

PRINCIPIO DI IMPARZIALITÀ DEL GIUDICANTE


Si traduce, concretamente, nella possibilità per il professionista di ricusare il giudicante.

PRESCRIZIONE QUINQUENNALE DELL’ILLECITO DEONTOLOGICO

POSSIBILITÀ DI IMPUGNARE IL PROVVEDIMENTO SANZIONATORIO 82


ELEMENTI DI PROCEDURA E CONFORMITÀ ALLA L. 241/1990 – TUTELA PROCEDIMENTALE DELL’INCOLPATO

L’applicabilità della L. 241/1990 al procedimento disciplinare richiama l’osservanza dei seguenti


principi:
a) Ogni procedimento disciplinare deve essere concluso con un provvedimento espresso;
b) Il provvedimento sanzionatorio deve essere adeguatamente motivato
c) Il provvedimento sanzionatorio deve essere portato a conoscenza del destinatario nelle
forme stabilite dalla legge per la sua comunicazione (notifica)
d) Nella notifica del provvedimento sanzionatorio devono esser indicati il termine e l’autorità
cui è possibile ricorrere per impugnare l’atto; la sanzione disciplinare deve contenere, a
pena di illegittimità, queste indicazioni;
e) L’incolpato ha sempre diritto di accesso agli atti per meglio esercitare il proprio diritto di
difesa;
f) Non vigenza del «ne bis in idem» nel procedimento disciplinare;
g) La sanzione disciplinare, assunta in esito al procedimento disciplinare, è un atto
amministrativo (immediata esecutività).

83
Fasi essenziali del procedimento disciplinare

FASI DEL PROCEDIMENTO DAVANTI AL CONSIGLIO DI DISCIPLINA

1. FASE PRELIMINARE
2. RINVIO A GIUDIZIO - ISTRUTTORIA
3. DECISIONE
4. ESECUZIONE DELLA DECISIONE

84
Il procedimento disciplinare davanti al CdD - Schema

Segnalazione della violazione PROCEDIMENTO DISCIPLINARE I. Citazione dell’incolpato,


FASE DELLA DISCUSSIONE con indicazione degli
addebiti e degli articoli
violati, a mezzo di Ufficiale
I. Audizione Eventuali rinvii Giudiziario e nel termine
FASE PRELIMINARE dell’incolpato minimo di 15 giorni per
Condotta dal Presidente
istruttori
II. Produzione di comparire
Consiglio/Collegio Disciplina
documentazione a II. Intervento dell’incolpato o
discolpa Decisione del suo legale/esperto di
III. Assistenza di fiducia
(Collegiale)
difensore/esperto
di fiducia
) DELIBERA DI
ARCHIVIAZIONE PROVVEDIMENTO
I. Il Presidente espone i PROSCIOGLIMENTO
(udito il collegio di
fatti e relaziona sulla (non regolato dalle SANZIONATORIO
disciplina)) linee guida)
fase preliminare
II. L’incolpato, anche
assistito, espone la Notifica ex art. 140 cpc all’incolpato
CONCLUSIONE FASE PRELIMINARE Lettera di avvertimento del
in caso di censura, sospensione,
propria versione e le
(Convocazione dell’indagato Presidente del Collegio e indicazione
difese cancellazione e indicazione della
davanti al Collegio di Disciplina) della possibilità di impugnare nel
III. Redazione del possibilità di impugnare nel
termine di 30 giorni e dell’Autorità
termine di 30 giorni e dell’Autorità
verbale e allegazione competente cui presentare
competente cui presentare
atti e documenti l’impugnazione l’impugnazione
prodotti
ESECUTIVITÀ DELLA SANZIONE
DELIBERA DI RINVIO A
DECRETO DI GIUDIZIO DISCIPLINARE
ARCHIVIAZIONE PUBBLICITÀ DELLA SANZIONE DISCIPLINARE
(fissazione udienza di
Annotazione dei provvedimenti disciplinari nell’Albo
discussione)
I provvedimenti definitivi di cancellazione e sospensione
vanno comunicati agli enti cui viene trasmetto l’Albo
Procedimento davanti al CNAPPC

IMPUGNAZIONI DAVANTI AL CNAPP


A. Contro i provvedimenti del CdD, il Professionista o il Procuratore della Repubblica possono ricorre
davanti al CNAPPC. Il Procuratore della Repubblica può ricorrere anche contro il proscioglimento;
B. Il procedimento davanti al CNAPPC ha natura giurisdizionale; il provvedimento (“in nome del popolo
italiano”) è soggetto a impugnazione e controllo di legittimità della Corte di Cassazione ex art. 111
Cost.; il procedimento davanti al CNAPPC non è una rinnovazione del giudizio svolto davanti al CdD;
C. Il CNAPPC può annullare in tutto o in parte il provvedimento o può confermarlo;
D. Il ricorso (con provvedimento impugnato, i motivi e le domande, i recapiti del ricorrente, prove) è
presentato entro 30 giorni dalla notifica/lettera presso l’Ufficio del CdD che ha emesso il
provvedimento;
E. Nei 30 giorni successivi al deposito il Procuratore della Repubblica o il ricorrente possono prendere
visione del ricorso, proporre deduzioni ed esibire documenti;
F. All’esito dei 30 giorni, il CdD trasmette il ricorso, unitamente al fascicolo, al CNAPPC;
G. Il ricorrente e il Consiglio di Disciplina possono essere sentiti durante la trattazione;
H. Il CNAPP può decidere:
• Rigetto del ricorso
• Irricevibilità del ricorso (perché fuori termine o perché depositato irritualmente)
• Inammissibilità del ricorso (mancanza di legittimazione, incompetenza)
• Accoglimento del ricorso/Accoglimento parziale e diminuzione della pena fino all’avvertimento
(la pena può essere aumentata solo se il ricorso viene avanzato dal PM)
• Rimissione alla Corte Costituzionale in caso di questione di illegittimità costituzionale di una
norma
J. La decisione del CNAPPC può contenere disposizioni sulle spese di lite (soccombenza/compensazione);
K. La decisione viene pubblicata mediante il deposito dell’originale nella segreteria del CNAPPC e
trasmessa al professionista, all’Ordine/CdD, al Procuratore della Repubblica e al Ministero della
Giustizia (Direzione Generale degli Affari Civili e delle Libere Professioni) 86
Procedimento davanti alle SSUU della Corte di Cassazione

RICORSO ALLA CORTE DI CASSAZIONE

Contro le decisioni del CNAPPC è ammesso ricorso alle Sezioni


Unite della Corte di Cassazione nei casi di incompetenza ed eccesso
di potere, nonché per violazione di legge.

87
Grazie per l’Attenzione!

Rosalisa Lancia
Area Formazione e Consulenza
Legislazione Tecnica
www.legislazionetecnica.it
Areaformazione.legislazionetecnica.it

©Copyright Legislazione Tecnica 2015


La riproduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qualsiasi mezzo, nonché la memorizzazione elettronica, sono riservati per tutti i paesi 88
ORDINAMENTO, ETICA E DEONTOLOGIA
PER L’ARCHITETTO P.P.C.

Dino de Paolis
Tivoli, 18 dicembre 2015

www.legislazionetecnica.it
ASSETTO NORMATIVO STORICO – LE TARIFFE PROFESSIONALI

Epoca pre-Repubblicana R.D. 23/10/1925, N. 2537


Regolamento per le professioni di ingegnere ed architetto.
Compilazione delle Tariffe Art. 37.
professionali demandata 1. Il consiglio dell'ordine, oltre alle funzioni attribuitegli dal presente regolamento o da
agli Ordini altre disposizioni legislative o regolamentari: (…) 5) compila ogni triennio la tariffa
professionale, la quale, in mancanza di speciali accordi, s'intende accettata dalle parti e ha
valore per tutte le prestazioni degli iscritti nell'ordine; (…)

Dopo la nascita
della Repubblica Italiana (1948) L. 02/03/1949, N. 143
Testo Unico della tariffa degli onorari per le prestazioni professionali
Adozione di tariffe dell'ingegnere e dell'architetto.
professionali con Legge Articolo 1
dello Stato La presente tariffa ha carattere nazionale e serve a stabilire gli onorari professionali spettanti
agli ingegneri e agli architetti giusta il regolamento approvato con regio decreto 23 ottobre
1925, n. 2537, in applicazione della legge 24 giugno 1923, n. 1395.

D. Min. Giustizia 21/08/1958


Dopo qualche anno Adeguamento, con modificazioni, della tariffa professionale degli ingegneri ed architetti
approvata con legge 2 marzo 1949, n. 143.
Le tariffe normativamente Articolo 6
stabilite costituiscono I compensi stabiliti dalla tariffa professionale costituiscono minimi inderogabili.
minimi inderogabili
L’inderogabilità dei minimi è stata poi ribadita dalla L. 05/05/1976, n. 340, che ha introdotto
l’ulteriore principio in base al quale l’inderogabilità non si applica agli onorari a discrezione,
cioè per le prestazioni di cui all' articolo 5 della L. 143/1949.
EVOLUZIONE NORMATIVA TARIFFE PROFESSIONALI (1/2)

L. 02/03/1949, N. 143
Testo Unico della tariffa degli onorari per le prestazioni professionali
dell'ingegnere e dell'architetto.

EVOLUZIONE • D.M. 21/08/1958 (aumento vacazioni, aumento generalizzato + 40% ed


NEL SETTORE PRIVATO inserimento nuovi scaglioni oltre 500mln e fino a 5 mld per le tabelle A ed F, onorari
a percentuale e perizie estimative particolareggiate)

• D.M. 25/02/1965 (aumento vacazioni e aumento generalizzato + 15%)

• D.M. 18/11/1971 (aumento generalizzato + 15%)


Aggiornamenti approvati
• D.M. 13/04/1976 (aumento vacazioni e aumento percentuali + 15%)
con successivi decreti
ministeriali ex L. 143/1958
• D.M. 29/06/1981 (aumento prest. a percentuale + 20%)

• D.M. 11/06/1987, n. 233 (aumento prest. a percentuale + 20%)

• D.M. 03/09/1997, n. 417 (aumento prest. a percentuale + 15%)

NB: seppure non esplicitamente indicato, i decreti del 1981, 1987 e 1997 si ritengono
applicabili anche ai compensi “a quantità” (art. 2, lettera b), L. 143/1949)
EVOLUZIONE NORMATIVA TARIFFE PROFESSIONALI (2/2)
L. 02/03/1949, N. 143
Testo Unico della tariffa degli onorari per le prestazioni professionali
dell'ingegnere e dell'architetto.

EVOLUZIONE • L. 01/07/1977, n. 404 - Art. 6 - L’inderogabilità dei minimi tariffari deve intendersi
NEL SETTORE PUBBLICO applicabile esclusivamente ai rapporti intercorrenti tra privati.
• D.L. 02/03/1989, n. 65 (L. 155/1989) - Art. 4 - Per le prestazioni rese dai
professionisti allo Stato e agli altri enti pubblici relativamente alla realizzazione di
Inderogabilità dei minimi opere pubbliche o comunque di interesse pubblico, il cui onere é in tutto o in parte
tariffari SI e NO a carico dello Stato e degli altri enti pubblici, la riduzione dei minimi di tariffa non
può superare il 20 per cento;
• L’inderogabilità dei minimi è stata poi riportata prima nella «legge Merloni»
109/1994 (art. 17, comma 14-quater) e poi nel Codice di cui al D. Leg.vo 163/2006
(art. 92, comma 2).

• L. 11/02/1994, n. 109 - Art. 17, comma 14-bis - I corrispettivi delle attività di


Definizione di Tariffe progettazione sono calcolati, ai fini della determinazione dell'importo da porre a
differenziate base dell'affidamento, applicando le aliquote che il Ministro di grazia e giustizia, di
concerto con il Ministro dei lavori pubblici, determina, con proprio decreto, (…).

D. Min. Giustizia 04/04/2001


Corrispettivi delle attività di progettazione e delle altre attività, ai sensi dell’art. 17, comma 14-
bis, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 e successive modifiche.
PRIMO STEP - IL DECRETO BERSANI (D.L. 223/2006) E LE TARIFFE

D.L. 04/07/2006, N. 223 (L. 248/2006)


Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale ….
(Articolo 2)

ABROGAZIONE DEI • Dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono abrogate le disposizioni
“MINIMI INDEROGABILI” legislative e regolamentari che prevedono con riferimento alle attività libero-
professionali e intellettuali l'obbligatorietà di tariffe fisse o minime ovvero il
Abrogazione dei riferimento divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi
alle tariffe quali “minimi perseguiti.
inderogabili”.
• Il giudice provvede alla liquidazione delle spese di giudizio e dei compensi
Ammissibilità di compensi professionali, in caso di liquidazione giudiziale e di gratuito patrocinio, sulla base
“negoziati” tra le parti, della tariffa professionale.
seppure le tariffe • Le disposizioni deontologiche e pattizie e i codici di autodisciplina che contengono
rimangono il riferimento sia le prescrizioni di cui al comma 1 sono adeguate, anche con l'adozione di misure a
per le liquidazioni giudiziali
garanzia della qualità delle prestazioni professionali, entro il 1° gennaio 2007. In
che per le committenze
pubbliche. caso di mancato adeguamento, a decorrere dalla medesima data le norme in
contrasto con quanto previsto dal comma 1 sono in ogni caso nulle.
Nel settore pubblico le • Una ulteriore disposizione, poi inserita nel Codice dei contratti pubblici di cui al D.
tariffe fungono ancora da Lgs. 163/2006 prevedeva che le tariffe potessero continuare a fungere da
riferimento
riferimento per le committenze pubbliche, ove motivatamente ritenute adeguate,
per la determinazione dei compensi per attività professionali.
IL DECRETO MONTI (D.L. 138/2011)

D.L. 13/08/2011, N. 138 (L. 148/2011)


Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo.
(Articolo 3, comma 5)

Definisce i criteri direttivi LINEE GUIDA DELLA RIFORMA DEGLI ORDINAMENTI


per una complessiva riforma
degli ordinamenti
professionali • Libertà di accesso alla professione.
• Obbligo di formazione continua permanente.
Demanda ad un successivo • Effettività del tirocinio per l'accesso alla professione.
decreto l’attuazione della
riforma in base ai suddetti • Obbligo di stipulare assicurazione professionale e di renderne noti gli estremi al
principi entro il 13/08/2012 cliente.
• Istituzione di organi dedicati per le questioni disciplinari.
Stabilisce in ogni caso la
decadenza delle norme in • Libertà di effettuare pubblicità informative.
contrasto dal 13/08/2012

Queste linee guida sono state poi attuate dal D.P.R. 07/08/2012, n. 137, recante riforma degli
ordinamenti professionali, a norma dell'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011.
COMPENSI PROFESSIONALI – LE NUOVE REGOLE DOPO LA LIBERALIZZAZIONE

LE NORME SPECIFICHE SUI COMPENSI


Le norme sui compensi
contenute nel D.L. 138/2011
• Il compenso è pattuito per iscritto all'atto del conferimento dell'incarico
sono state in seguito professionale. Il professionista è tenuto a rendere noto al cliente il livello di ella
stralciate ed anticipate in un complessità dell'incarico.
provvedimento legislativo, il • In caso di liquidazione giudiziale si applicano le tariffe stabilite con decreto dal
D.L. 1/2012, che ha
Ministro della Giustizia.
provveduto alla definitiva
abrogazione delle Tariffe. • Analogo decreto è successivamente previsto anche per il settore pubblico dal
D.L. 83/2012.

I previsti decreti sono stati poi emanati con il


D. Min. Giustizia 20/07/2012, n. 140, recante i parametri per la liquidazione giudiziale
D. Min. Giustizia 31/10/2013, n. 143, recante i parametri per gli incarichi pubblici
I NUOVI DECRETI PER IL CALCOLO – IL D.M. 140/2012
Per le professioni dell’area tecnica il compenso complessivo (CP) è ottenuto tramite le formula

CP = V x G x Q x P
Definisce il costo economico Definisce la complessità Corrisponde all’incidenza È un coefficiente riduttivo
dell’opera, da scomporre della prestazione, della singola prestazione da applicare al costo delle
nelle singole categorie compreso tra un minimo effettuata nell’ambito delle singole categorie
(edilizia, strutture, impianti, (ridotta complessità) ed un varie categorie componenti componenti l’opera, a sua
ecc.) e determinato con massimo (elevata l’opera (studio di fattibilità, volta calcolato
riferimento al mercato, complessità), indicati nella progettazione, direzione tramite la formula:
tenendo conto del Tavola Z-1. esecutiva, ecc.), ed e
preventivo (o del consuntivo definito dalla Tavola Z-2 P = 0,03 + 10/V 0,4
lordo in caso di opere già Il Giudice può applicare un
eseguite). aumento fino al 60% del Le tipologie di prestazione Il coefficiente P determina
compenso liquidabile, in possono a loro volta quindi percentuali di
Le categorie considerate considerazione essere ulteriormente abbattimento fisse e
sono indicate nella Tavola della natura dell’opera, del suddivise in fasi inversamente proporzionali
Z-1. pregio della prestazione, e prestazionali. alla crescita
della sua urgenza. di valore del bene.

• Il compenso per le prestazioni di consulenza è liquidato tenendo in conto l’impegno del professionista
e l’importanza dell’operazione, sempre che non possa farsi ricorso per analogia ai parametri definiti dal
ULTERIORI DISPOSIZIONI decreto.
• I compensi non comprendono le spese da rimborsare secondo qualsiasi modalità, compresa quella
concordata in modo forfettario, gli oneri ed i contributi dovuti a qualsiasi titolo, ed i costi degli ausiliari
incaricati dal professionista, che sono assimilati alle spese del professionista stesso.
I NUOVI DECRETI PER IL CALCOLO – IL D.M. 143/2013
Il compenso complessivo (CP) è ottenuto tramite le formula

CP =  (V x G x Q x P)
Definisce il costo economico Definisce la complessità Corrisponde all’incidenza È un coefficiente riduttivo
dell’opera, da scomporre della prestazione, ed è della singola prestazione da applicare al costo delle
nelle singole categorie indicato nella Tavola Z-1. effettuata nell’ambito delle singole categorie
(edilizia, strutture, impianti, varie categorie componenti componenti l’opera, a sua
ecc.) e determinato con Contrariamente a quanto l’opera (studio di fattibilità, volta calcolato
riferimento al mercato, accade per il D.M. progettazione, direzione tramite la formula:
tenendo conto del 140/2012, in questo caso il esecutiva, ecc.), ed e
preventivo (o del consuntivo parametro non prevede un definito dalla Tavola Z-2 P = 0,03 + 10/V 0,4
lordo in caso di opere già grado di complessità
eseguite). massimo o minimo ma è Le tipologie di prestazione Il coefficiente P determina
fisso. possono a loro volta quindi percentuali di
Le categorie considerate essere ulteriormente abbattimento fisse e
sono indicate nella Tavola suddivise in fasi inversamente proporzionali
Z-1. prestazionali. alla crescita
di valore del bene.

• In caso di prestazioni complementari non considerate, si farà ricorso al criterio di analogia, oppure,
qualora risulti impossibile applicare detto criterio, il corrispettivo verrà determinato in ragione di ora,
sulla base del presumibile impegno richiesto, come segue: professionista incaricato da 50 a 75;
ULTERIORI DISPOSIZIONI Euro/ora; aiutante iscritto da 37 a 50 Euro/ora; aiutante di concetto da 30 a 37 Euro/ora.
• Oneri accessori e spese sono sempre determinati in via forfettaria, nella seguente misura massima:
opere di importo fino ad 1 mln di Euro, 25% del compenso; opere di importo superiore a 25 mln di
Euro, 10% del compenso; opere di importo compreso tra 1 e 25 mln di Euro, in misura non superiore
alla percentuale determinata per interpolazione lineare tra i primi due valori.
ESEMPIO DI CALCOLO – NUOVA EDIFICAZIONE (1/2)

COSTO
PREVENTIVATO
DELL’OPERA
SCOMPOSTO
NELLE SINGOLE
CATEGORIE

SINGOLE
PRESTAZIONI E
RELATIVE
ALIQUOTE (TAB.
Z-2) PER LE
VARIE FASI
(PREMESSE,
VARI LIVELLI DI
PROGETTAZIONE
, DIREZIONE
ESECUTIVA,
ECC.)
IN ROSSO LE
PRESTAZIONI
SVOLTE
ESEMPIO DI CALCOLO – NUOVA EDIFICAZIONE (2/2)

Per ciascuna categoria Viene definito il grado di Sommatoria dei parametri Definizione delle spese e del
d’opera, sulla base del costo complessità. Poiché di incidenza delle singole compenso totale. Poiché
preventivato complessivo, nell’esempio si tratta di una fasi prestazionali per le nell’esempio si tratta di una
viene definito il parametro committenza pubblica (con singole categorie d’opera. committenza pubblica (con
«P», ovvero il coefficiente applicazione del D.M. applicazione del D.M.
«riduttivo» o «di 143/2013) il parametro è 143/2013) il parametro è
abbattimento». fisso. fisso.

RIPETENDO L’OPERAZIONE DI CALCOLO PER CIASCUNA FASE PRESTAZIONALE


SI GIUNGE ALLA DETERMINAZIONE FINALE DEL COMPENSO
ORDINAMENTO, ETICA E DEONTOLOGIA
PER L’ARCHITETTO P.P.C.

Dino de Paolis
Tivoli, 18 dicembre 2015

www.legislazionetecnica.it
COMPENSI PROFESSIONALI – LE NUOVE REGOLE DOPO LA LIBERALIZZAZIONE
D.L. 24/01/2012, N. 1 (L. 27/2012)
Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività.
(Articolo 9)

• Il compenso è pattuito al momento del conferimento dell’incarico e previamente


COME PATTUIRE IL resa nota al cliente con un preventivo di massima.
COMPENSO • La pattuizione deve indicare per le singole prestazioni tutte le voci di costo,
Dopo aver stabilito comprensive di spese, oneri e contributi.
l’abrogazione delle tariffe, il • Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico,
D.L. 1/2012 fornisce al fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del
professionista le indicazioni conferimento fino alla conclusione dell’incarico.
su come stipulare gli accordi
con il cliente … • Il professionista deve indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati
nell’esercizio dell’attività professionale.
COME QUANTIFICARE IL
COMPENSO

• Il compenso deve in ogni caso essere adeguato all’importanza dell’opera.


… e su come quantificarlo

Articolo 2233 del Codice civile


In aggiunta, va considerato
il Codice civile In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al
decoro della professione.
COMPENSI PROFESSIONALI - LE NORME DEL CODICE DEONTOLOGICO (1/2)

Codice Deontologico degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori,


Architetti Iunior e Pianificatori Iunior italiani
(Articoli 23 e 24)

PRESCRIZIONI ULTERIORI ED ATTUATIVE CONTENUTE NEL CODICE DEONTOLOGICO


• Il professionista deve sottoporre al cliente un contratto completo di preventivo del
costo delle opere e degli oneri professionali, da sottoscrivere dalle parti. Il
professionista determina per iscritto nel contratto il compenso.
• La misura del compenso va pattuita indicando per le singole prestazioni tutte le voci
di costo, comprensive di spese oneri e contributi.
COME PATTUIRE IL • Il professionista deve informare il cliente dell’esistenza delle norme deontologiche.
COMPENSO
Il nuovo Codice
Deontologico, riprende le
norme in vigore, fornendo
al professionista ulteriori RICHIAMO DELLE NORME DI LEGGE
indicazioni da rispettare • Il professionista deve rendere noto al cliente il grado di complessità dell’incarico,
fornendo tutte le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del
conferimento fino alla conclusione dell’incarico.
• Il professionista deve indicare i dati della polizza assicurativa per i danni provocati
nell’esercizio dell’attività professionale.
• Il compenso deve in ogni caso essere adeguato all’importanza dell’opera.
COMPENSI PROFESSIONALI - LE NORME DEL CODICE DEONTOLOGICO

Codice Deontologico degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori,


Architetti Iunior e Pianificatori Iunior italiani
(Articoli 24 e 20)

• Il professionista determina per iscritto nel contratto il compenso, secondo criteri da


specificare nel contratto, nel rispetto dell’art. 2233 del Codice civile e di ogni altra
norma.
COME DETERMINARE IL • Il Professionista deve definire nel contratto, preventivamente ed esplicitamente con il
COMPENSO cliente, i criteri di calcolo per il compenso per la propria prestazione.
Il nuovo Codice • Il compenso deve in ogni caso essere adeguato all’importanza dell’opera.
Deontologico fornisce in • Il professionista, in caso di mancato pagamento, non può chiedere un compenso
merito alla quantificazione maggiore di quello già concordato, salvo che non ne abbia fatto espressa riserva.
del compenso ulteriori,
importanti indicazioni
• La rinunzia, totale o parziale, al compenso è ammissibile soltanto in casi eccezionali
e per comprovate ragioni atte a giustificarla. La rinunzia totale o la richiesta di un
CONCORRENZA SLEALE onorario con costi sensibilmente ed oggettivamente inferiori a quelli di loro
produzione e di importo tale a indurre il committente ad assumere una decisione di
Il nuovo Codice natura commerciale, falsandone le scelte economiche, è da considerarsi
Deontologico, riprende le comportamento anticoncorrenziale e grave infrazione deontologica.
norme in vigore, fornendo
al professionista ulteriori • La richiesta di compensi palesemente sottostimati rispetto all’attività svolta, o
indicazioni da rispettare l’assenza di compensi, viene considerata pratica anticoncorrenziale scorretta e
distorsiva dei normali equilibri di mercato e costituisce grave infrazione disciplinare.
COMPENSI PROFESSIONALI - LE NORME DEL CODICE DEONTOLOGICO

Codice Deontologico degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori,


Architetti Iunior e Pianificatori Iunior italiani
(Articoli 24 e 27)

• Il Professionista è tenuto a comunicare al cliente per iscritto, ogni variazione del


compenso dovuta a cause impreviste ed imprevedibili tali da modificare le originarie
pattuizioni dell’incarico.
LE VARIANTI ALL’INCARICO

Il nuovo Codice
• Il Professionista, qualora debba superare i limiti pattuiti dell’incarico conferitogli, è
Deontologico considera
unicamente l’ipotesi di tenuto ad informare preventivamente il Committente e ottenere esplicita
variante per cause autorizzazione concordando modalità e compensi.
impreviste ed imprevedibili.

Tuttavia, chiarisce che ogni


volta che sia necessario
eccedere i limiti
dell’incarico ricevuto
occorrerà tornare dal cliente
per ottenerne l’assenso (in QUESTA COMUNICAZIONE DEVE ESSERE RESA IN TUTTI I CASI, ANCHE NEI CASI IN CUI LE
pratica si tratta di un vero e VARIANTI VENGANO RICHIESTE DAL COMMITTENTE. DA QUI L’IMPORTANZA DI DEFINIRE CON
proprio nuovo contratto) GRANDE ESATTEZZA IL PERIMETRO DELL’INCARICO, NEL PREVENTIVO E NEL CONTRATTO.
CONSIGLI PRATICI

• Fornire sempre e comunque il preventivo per iscritto.


IMPORTANZA
DELL’INCARICO • Utilizzare sistemi che consentano di dimostrare di avere effettivamente fornito il
PER ISCRITTO preventivo (es. ricevuta di ritorno nella email, fax, PEC per gli incarichi più rilevanti)
• Inserire una richiesta di accettazione espressa (es. «La preghiamo di inviarci la presente
CONTENUTI CHE
NON DEVONO
controfirmata in segno di accettazione»).
MANCARE NEL • Indicare non solo cosa il preventivo prevede, ma anche cosa il preventivo «non prevede».
CONTRATTO
• Definire sempre nel contratto modalità di pagamento specifiche e corredate della relativa
scadenza, prevedere interessi risarcitori se ritenuto opportuno.

D. Min. Giustizia 20/07/2012, n. 140


• L'assenza di prova del preventivo di massima di cui all'articolo 9, comma 4, terzo periodo, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, costituisce elemento di valutazione negativa da parte dell'organo
giurisdizionale per la liquidazione del compenso.

Corte di Cassazione, sentenza 01/02/2013, n. 2471


• In tema di crediti professionali, se il cliente si oppone al decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale, si instaura un giudizio a cognizione piena,
con inversione dell’onere della prova in capo al professionista, al quale spetta dimostrare sia il conferimento dell’incarico che
l’espletamento dello stesso.
• La parcella ed il relativo parere dell’Ordine sono sufficienti all’ottenimento del decreto ingiuntivo, ma in caso di instaurazione di un
processo «pieno» non sono sufficienti a fornire la dimostrazione di quanto sopra.
CONSIGLI PRATICI

• Trattare le «varianti» richieste dal cliente alla medesima stregua dei nuovi contratti (salvo
SVOLGIMENTO E che non siano di scarsissimo conto). Il cliente non ha generalmente la minima idea di cosa
CONDUZIONE
comportino le varianti progettuali/esecutive che richiede. Deve essere il professionista a
DELL’INCARICO
determinare l’impegno necessario ed eventualmente «valorizzarlo» adeguatamente.
TUTELA IN • Se la prestazione può logicamente essere suddivisa in più parti autonome, specificarlo
FUNZIONE sempre nel preventivo indicando per ciascuna delle parti autonome il relativo compenso, e
DELLA POSSIBILE
INTERRUZIONE
se applicabili anche le modalità di pagamento.
O REVOCA • Portare sempre a conoscenza, per iscritto, il cliente, degli step intermedi rilevanti
dell’incarico, anche se non legati ad un pagamento. Es. «La informo che in data odierna è
stato effettuato un sopralluogo presso …, all’esito del quale …».
• Richiedere sempre una accettazione espressa dell’elaborato o comunque dei risultati
dell’attività. Es. «Le trasmetto in allegato …., pregando di fornire un cortese cenno di
approvazione».

D. Min. Giustizia 20/07/2012, n. 140


• Per gli incarichi non conclusi, o prosecuzioni di precedenti incarichi, si tiene conto dell'opera effettivamente svolta.

Codice Civile, articolo 2237


• In caso di revoca dell’incarico il Professionista ha diritto al rimborso delle spese fatte e al compenso per l’opera svolta, da determinarsi
con riguardo al risultato utile che ne sia derivato al cliente.
RINUNCIA ALL’INCARICO O SUA REVOCA
Codice Civile
CODICE CIVILE-IL
(Articoli 2237 e 2227)
PROFESSIONISTA
Il cliente può recedere dal contratto, rimborsando al prestatore d’opera le spese sostenute e pagando il compenso per
PUO’ RECEDERE
l’opera svolta. Il prestatore d’opera può recedere dal contratto per giusta causa. Il recesso del prestatore d’opera
SOLO PER
deve essere esercitato in modo da evitare pregiudizio al cliente.
«GIUSTA
Il committente può recedere dal contratto, ancorché sia iniziata l'esecuzione dell'opera, tenendo indenne il prestatore
CAUSA»
d'opera delle spese, del lavoro eseguito e del mancato guadagno.

Codice Deontologico degli Architetti


(Articolo 29)
LA RINUNCIA Il Professionista, fatto salvo quanto previsto dalla legge o dall’accordo stipulato, in caso di rinuncia all’incarico, deve
ALL’INCARICO dare al committente un preavviso e deve metterlo in condizione di non subire pregiudizio. Deve inoltre prendere
NEL CODICE provvedimenti idonei a non danneggiare i colleghi in caso di incarico di gruppo e i colleghi che lo sostituiranno.
DEONTOLOGICO Il Professionista, in caso di irreperibilità del Committente, deve comunicare la rinuncia all’ultimo domicilio conosciuto
dello stesso a mezzo raccomandata A/R e con l’adempimento di tale formalità, fatti salvi gli obblighi di legge e/o
patti, è esonerato da qualsiasi altra attività.

Codice Deontologico degli Architetti


(Articoli 28 e 23)
LA «GIUSTA • La condotta o le richieste del committente ne impediscono il corretto svolgimento.
CAUSA» NEL • Sopravvenute modificazioni alla natura e difficoltà della prestazione che impediscono di proseguire l’incarico con
CODICE specifica competenza.
DEONTOLOGICO • Sopravvenute circostanze o vincoli che possano influenzare la libertà di giudizio ovvero condizionare la condotta
del Professionista.
• Vi è il fondato sospetto che l’attività del professionista concorra ad operazioni illecite o illegittime.
RINUNCIA ALL’INCARICO O SUA REVOCA – LA CASSAZIONE

Recesso «ad nutum» con ampia discrezionalità per il cliente


L'art. 2237 c.c. ammette la facoltà di recedere indipendentemente
dal comportamento del professionista, ossia prescindendo dalla
presenza o meno di giusti motivi. Tale amplissima facoltà ha come Apposizione di un termine al contratto
contropartita l'obbligo di rimborsare il prestatore delle spese La possibilità di recesso «ad nutum» del cliente non ha carattere
sostenute e di corrispondergli il compenso per l'opera da lui svolta, inderogabile e quindi è possibile che sia esclusa fino al termine del
mentre nessuna indennità è prevista per il mancato guadagno (es. rapporto, essendo sufficiente a tal fine la mera apposizione di un
acconti). (Cassazione, 19265/2012) termine al contratto, senza necessità di un patto espresso e
specifico. In tal caso l'interruzione unilaterale dal contratto da parte
del committente comporta per il prestatore il diritto al compenso
contrattualmente previsto per intero. (Cassazione, 22786/2013)

Modalità di recesso da parte del professionista


In tema di contratti di prestazione d'opera intellettuale, e ai sensi
del comma 3 dell'art. 2237 c.c., il prestatore d'opera ha lo specifico Recesso in caso di compenso «condizionato»
obbligo di esercitare il diritto di recesso in modo tale da non L’obbligo del cliente che receda di pagare il compenso per l'opera
arrecare pregiudizio al cliente, pena il risarcimento dei danni a svolta (indipendentemente dall'utilità che ne sia derivata), può
quest'ultimo arrecati (es. concedendogli il tempo di provvedere essere derogato dai contraenti, i quali possono subordinare il
agli interessi sottesi al contratto) (Cassazione, 9220/2014) diritto del professionista al compenso alla realizzazione di un
determinato risultato. In tal caso il mancato verificarsi dell'evento
comporta l'esclusione del compenso, salvo che il recesso ante
tempus del cliente sia stato causa del venir meno del risultato.
(Cassazione, 14510/2012)
SUBENTRO AD ALTRO PROFESSIONISTA
Codice Deontologico degli Architetti
(Articolo 19)
IL SUBENTRO AD
Il Professionista chiamato ad assumere un incarico già affidato ad altro collega, deve:
ALTRO
• preventivamente accertarsi con il committente che la sostituzione sia stata tempestivamente comunicata per
PROFESSIONISTA
iscritto al collega;
NEL CODICE
• informare per iscritto il collega stesso;
DEONTOLOGICO
• accertarsi del contenuto del precedente incarico.
(nessuna
Il Professionista, prima di svolgere l’incarico, dovrà verificare in contraddittorio con il collega esonerato le prestazioni
prescrizione nel
già svolte al fine di definire le reciproche responsabilità e salvaguardare i compensi fino ad allora maturati. Il
Codice civile)
Professionista in tal caso sostituito, salvo documentato impedimento, deve adoperarsi affinché il subentro avvenga
senza pregiudizio per il prosieguo dell’opera.
ATTENZIONE!
• Non fare troppo affidamento sulle assicurazioni del committente, che sovente è piuttosto vago ed impreciso
in proposito, seguire le norme deontologiche con il massimo scrupolo.
• Non considerare sufficiente una comunicazione verbale o telefonica e nemmeno un eventuale incontro in
cantiere con il collega cui si subentra, ma ricorrere sempre alla comunicazione formale a mezzo
raccomandata A/R.
• Riconsegnare in ogni caso al cliente i documenti dallo stesso ricevuti (possibile trattenere copia se per
giustificati motivi) – articolo 33 del Codice deontologico.

PER IL PROFESSIONISTA «SUBENTRATO»


• Il Professionista subentrato non ha alcun titolo per dare o negare il proprio assenso all'assunzione
dell'incarico da parte del collega subentrante, anche qualora il suo incarico non sia stato ancora
formalmente revocato.
• Quanto sopra, anche nel caso non sia stato saldato o addirittura che il committente si rifiuti di
corrispondergli il compenso maturato.
COME COMPORTARSI IN CASO DI MANCATO PAGAMENTO
Codice di Procedura Civile
(Articolo 633)
POSSIBILITÀ DI Su domanda di chi è creditore di una somma liquida di danaro o di una determinata quantità di cose fungibili, o di chi
OTTENERE IL ha diritto alla consegna di una cosa mobile determinata, il giudice competente pronuncia ingiunzione di pagamento o
«DECRETO di consegna:
INGIUNTIVO» (…)
3) se il credito riguarda onorari, diritti o rimborsi spettanti ai notai a norma della loro legge professionale, oppure ad
altri esercenti una libera professione o arte, per la quale esiste una tariffa legalmente approvata .

Codice di Procedura Civile


(Articolo 636)
MODALITÀ PER Nei casi previsti nei nn. 2 e 3 dell'articolo 633, la domanda deve essere accompagnata dalla parcella delle spese e
OTTENERE IL prestazioni, munita della sottoscrizione del ricorrente e corredata dal parere della competente associazione
«DECRETO professionale. Il parere non occorre se l'ammontare delle spese e delle prestazioni è determinato in base a tariffe
INGIUNTIVO» obbligatorie.
Il giudice, se non rigetta il ricorso a norma dell'articolo 640, deve attenersi al parere nei limiti della somma
domandata, salva la correzione degli errori materiali.

Codice di Procedura Civile


(Articolo 645)
OPPOSIZIONE AL
L’opposizione a decreto ingiuntivo è il mezzo con cui l’ingiunto, che ritenga ingiusta la condanna, impugna il decreto
«DECRETO
emesso nei suoi confronti. L’opposizione genera un ordinario procedimento giudiziale, con le conseguenze già
INGIUNTIVO»
esaminate sotto il punto di vista dell’inversione dell’onere della prova a carico del professionista richiedente il
pagamento.
PRESCRIZIONE E DECADENZA

Quando non opera la prescrizione «presuntiva»


Prescrizione «presuntiva» del diritto al compenso in 3 anni La prescrizione presuntiva non opera nel caso in cui il contratto sia
I diritti del professionista al compenso ed ai rimborsi spese si stipulato in forma scritta e preveda termini ben precisi per il
presumono prescritti in 3 anni dal compimento della prestazione, pagamento.
nel senso che per liberarsi dalla obbligazione di pagamento, il
In questo caso opera senza dubbio la prescrizione ordinaria
debitore deve unicamente dimostrare il decorso del termine
decennale dei crediti derivanti da obbligazioni pecuniarie
(Cassazione, 3886/1985)
(Cassazione, 8200/2006)

Decorrenza dei termini Possibilità di attivare il «giuramento decisorio»


La prescrizione decorre automaticamente dalla conclusione della Fino al termine di10 anni tuttavia il professionista ha la possibilità di
prestazione, senza che abbia alcun rilievo l'apposizione del visto di provare il mancato adempimento, tramite il cosiddetto
conformità da parte dell'ordine «deferimento del giuramento decisorio».
(Cassazione, 7378/2009) (Cassazione, 11145/2012)

Interruzione della prescrizione


Unitarietà dell’incarico
A interrompere la prescrizione è sufficiente qualsiasi atto con il
La prescrizione decorre dal giorno in cui è stato completato
quale venga manifestata l’intenzione del creditore di ottenere
l'incarico, e non dal compimento di ogni singola prestazione in cui si
l’adempimento. La prescrizione si interrompe, in ogni caso, quando
articola.
il diritto viene riconosciuto dal debitore.
(Cassazione, 13209/2006)
(Cassazione, 2824/1971)
SPETTANZE DEL PROFESSIONISTA IN CASO DI RITARDATO PAGAMENTO (1/2)
INTERESSI DOVUTI

INTERESSI LEGALI INTERESSI CORRISPETTIVI


NATURA
• Decorrono per il solo fatto di disporre del denaro altrui • Derivano dal mancato o ritardato adempimento di una
• Hanno carattere corrispettivo (fungono da corrispettivo obbligazione
per la fruizione del denaro altrui) • Hanno carattere convenzionale e risarcitorio
(risarcimento del maggiore danno subito)

DECORRENZA

• Decorrono dal giorno della «mora», cioè dalla data della • Nei rapporti commerciali, decorrono
intimazione del pagamento o della richiesta di «automaticamente», secondo le regole speciali indicate
adempimento. dal D. Leg.vo 231/2002.
• Nei rapporti con i privati, decorrono dal giorno della
«mora», cioè dalla data della intimazione del pagamento
o della richiesta di adempimento.

QUANTIFICAZIONE

• Sono calcolati al saggio determinato annualmente con • Nei rapporti commerciali, sono quantificati dal D. Leg.vo
decreto ministeriale. 231/2002, salvo diversa pattuizione.
• Nei rapporti tra privati, sono calcolati al saggio
concordato tra le parti, ed in mancanza secondo
valutazione del Giudice. Se quantificati dalle parti, non è
Novità Legge Europea-bis (L. 161/2014) necessaria la dimostrazione del danno subito.
Anche nei rapporti con privati gli interessi maturano nella misura Cassazione, S.U., 19499/2008.
prevista dal D. Leg.vo 231/2002 a partire dalla proposizione della Sono comunque riconoscibili in via presuntiva nella differenza tra il
domanda giudiziale. rendimento medio dei BOT a 1 anno ed il tasso di interesse legale.
SPETTANZE DEL PROFESSIONISTA IN CASO DI RITARDATO PAGAMENTO (2/2)
DISCIPLINA DEL D. LEG.VO 231/2002 PER I «RAPPORTI COMMERCIALI»

• In tutti i casi in cui il cliente è una società, una pubblica amministrazione o un altro
professionista nell’esercizio della propria attività.
QUANDO SI APPLICA
• Anche ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, anche in deroga alle
disposizioni del Codice dei contratti pubblici - D. Leg.vo 163/2006.

• Un saggio di interesse di mora «legale», pari al tasso BCE + 8%.


• Decorrenza degli interessi, senza necessità di costituzione in mora, dal giorno
COSA PREVEDE successivo al termine per il pagamento, che in mancanza di pattuizione si assume
coincidere con:
o 30° giorno dalla data di ricevimento della fattura
o 30° giorno dalla data di ricevimento delle merci o di prestazione dei servizi (se la
fattura è in data antecedente o non certa)
Scadenze espresse e
documenti inviati con data o 30° giorno dalla data dell’accettazione o della verifica di conformità
certa eventualmente previste dalla legge.
Si ribadisce l’importanza di • Quando è prevista una procedura diretta ad accertare la conformità dei servizi al
definire espresse scadenze
contratto, non può durare più di 30 giorni dalla data della prestazione del servizio.
di pagamento e comunque
di trasmettere la fattura • Termini superiori possono essere pattuiti dalle parti, purché non “gravemente iniqui”
con uno strumento che per il creditore ed approvati per scritto se superiori a 60 giorni. Se il committente è
consenta di tracciarne la pubblico non sono in nessun caso ammessi termini superiori a 60 giorni.
ricezione (PEC)
IL TRATTAMENTO DEI RIMBORSI SPESE DEI PROFESSIONISTI
• In linea generale i rimborsi spese sono assimilabili ai compensi, devono quindi essere
SPESE SOSTENUTE DAL
inseriti in fattura, assoggettati ad IVA, contributo Cassa di previdenza e ritenuta
PROFESSIONISTA PER d’acconto alla stregua degli altri compensi percepiti.
CONTO DEL CLIENTE MA IN • Nel caso di cui al punto precedente le spese, sostenute direttamente dal professionista,
NOME PROPRIO saranno anche considerate componenti negativi del reddito e quindi oneri deducibili
(documento fiscale
dal reddito professionale, in base alle specifiche regole.
intestato al professionista)
• Conseguentemente, alcune spese potranno essere soggette a regimi di indeducibilità
parziale (ad es. spese sostenute per prestazioni alberghiere e di ristorazione).

• Le anticipazioni effettuate in nome e per conto del cliente, non concorrono a formare il
reddito professionale.
SPESE SOSTENUTE DAL
• Conseguentemente, andrà emessa la nota spese al cliente - separatamente o
PROFESSIONISTA IN NOME
E PER CONTO DEL CLIENTE direttamente in fattura - escludendola dalla base di calcolo IVA, contributo Cassa di
(documento fiscale previdenza e ritenuta d’acconto.
intestato al cliente) • La possibilità di sostenere tali spese «in nome e per conto» deve essere esplicitamente
concordata nel contratto, sia nel «se» che nel «quanto», in modo tale che possa
configurarsi un «mandato con rappresentanza» (art. 1704 del Codice civile).

Novità Decreto «semplificazioni fiscali» (D. Leg.vo 175/2014) Tali spese si possono in sostanza qualificare
Le spese di vitto e alloggio dei professionisti, se sostenute non come «spese sostenute per assolvere
direttamente dal committente con fattura a questi intestata, sono all’incarico», ma come «spese che formano
integralmente deducibili senza più necessità di transitare come
costi/ricavi nella contabilità del professionista.
oggetto dell’incarico stesso»
ORDINAMENTO, ETICA E DEONTOLOGIA
PER L’ARCHITETTO P.P.C.

Dino de Paolis
Tivoli, 18 dicembre 2015

www.legislazionetecnica.it
INCOMPATIBILITÀ PROFESSIONISTA DIPENDENTE PRIVATO
• Un Architetto è considerato «dipendente» quando la sua prestazione (a tempo pieno
DEFINIZIONE o a tempo parziale; di durata temporanea o continuativa) viene compensata non
con fattura (come nelle prestazioni professionali), bensì a stipendio, con i relativi
versamenti e adempimenti contributivi di assistenza e previdenza, da parte del
datore di lavoro.

• Se il datore di lavoro è un privato, manca una norma esplicita che imponga il divieto,
INCOMPATIBILITÀ CON all'Architetto - dipendente a tempo pieno o parziale - di esercitare la libera
ATTIVITÀ PROFESSIONALI professione per clienti esterni, come esiste per il dipendente pubblico.
COLLATERALI
• Tuttavia occorre considerare l’articolo 2105 del Codice civile che dispone:
«Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in
concorrenza con l'imprenditore, né divulgare notizie attinenti all'organizzazione e ai
metodi di produzione dell'impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa
pregiudizio»
• Spesso inoltre, soprattutto quando il rapporto di lavoro è a tempo pieno, nell'atto
costitutivo del rapporto del lavoro privato (i.e. contratto di lavoro), viene inclusa
clausola che esplicitamente pone il divieto di esercizio della libera professione.

La violazione di questi obblighi può comportare, nei casi più gravi, il


licenziamento «per giusta causa»
INCOMPATIBILITÀ PROFESSIONISTA DIPENDENTE PUBBLICO
• Sono vietati ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche a tempo pieno o a tempo
REGOLA GENERALE parziale con percentuale superiore al 50% (con prestazione lavorativa superiore al
50%) gli incarichi che presentano caratteristiche di «abitualità e professionalità»
oppure che siano in «conflitto di interessi».
• Sono vietati anche ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche a tempo parziale
con percentuale inferiore al 50% (con prestazione lavorativa inferiore al 50%) gli
incarichi che siano in «conflitto di interessi».

• L'incarico presenta i caratteri della professionalità e abitualità laddove si svolga con i


caratteri della sistematicità/non occasionalità e continuità, senza necessariamente
ABITUALITÀ E comportare che tale attività sia svolta in modo permanente ed esclusivo.
PROFESSIONALITÀ • È esclusa dal divieto di cui sopra, tra l’altro, l'assunzione di cariche nell'ambito di
(divieto operante per i commissioni, comitati, organismi presso amministrazioni pubbliche, sempre che
dipendenti a tempo pieno e l'impegno richiesto non sia incompatibile con il debito orario e/o con l'assolvimento
per quelli a tempo parziale degli obblighi derivanti dal rapporto di lavoro.
oltre il 50%) • Gli incarichi che, sebbene considerati singolarmente e isolatamente non diano luogo
ad una situazione di incompatibilità, considerati complessivamente nell'ambito
dell'anno solare configurano invece un impegno continuativo con le caratteristiche
della abitualità e professionalità, tenendo conto della natura degli incarichi e della
remunerazione previsti.
INCOMPATIBILITÀ PROFESSIONISTA DIPENDENTE PUBBLICO
• Incarichi in favore di soggetti nei confronti dei quali la struttura di assegnazione del
dipendente ha funzioni relative al rilascio di concessioni o autorizzazioni o nulla-osta o
atti di assenso comunque denominati, anche in forma tacita.
• Incarichi in favore di soggetti verso cui la struttura di assegnazione del dipendente svolge
funzioni di controllo, di vigilanza o sanzionatorie.
CONFLITTO DI • Incarichi in favore di soggetti fornitori di beni o servizi per l'amministrazione,
INTERESSI relativamente a quei dipendenti delle strutture che partecipano all'individuazione del
(divieto operante in fornitore.
tutti i casi, anche • Incarichi in favore di privati che detengono rapporti di natura economica o contrattuale
per gli incarichi che con l'amministrazione, in relazione alle competenze della struttura di assegnazione del
rientrano nelle dipendente.
ipotesi di deroga
• Incarichi in favore di privati che abbiano o abbiano avuto nel biennio precedente un
dall'autorizzazione
interesse economico significativo in decisioni o attività inerenti all'ufficio di appartenenza.
di cui all'art. 53,
comma 6, del D.Lgs. • In generale, tutti gli incarichi che presentano un conflitto di interesse per la natura o
n. 165/2001) l'oggetto dell'incarico o che possono pregiudicare l'esercizio imparziale delle funzioni
attribuite al dipendente.
La valutazione operata dall'amministrazione circa la situazione di conflitto di interessi va
svolta tenendo presente la qualifica, il ruolo professionale e/o la posizione professionale
del dipendente, la sua posizione nell'ambito dell'amministrazione, la competenza della
struttura di assegnazione e di quella gerarchicamente superiore, le funzioni attribuite o
svolte in un tempo passato ragionevolmente congruo. La valutazione deve riguardare
anche il conflitto di interesse potenziale.
INCOMPATIBILITÀ PROFESSIONISTA DIPENDENTE PUBBLICO
• Incarichi che interferiscono con l'attività ordinaria svolta dal dipendente pubblico in
INCARICHI relazione al tempo, alla durata, all'impegno richiesto
PRECLUSI A La valutazione va svolta considerando la qualifica, il ruolo professionale e/o la posizione
PRESCINDERE professionale del dipendente, la posizione nell'ambito dell'amministrazione, le funzioni
(per tutti i attribuite e l'orario di lavoro.
dipendenti pubblici • Incarichi che si svolgono durante l'orario di ufficio o che possono far presumere un
a prescindere dalla impegno o una disponibilità in ragione dell'incarico assunto anche durante l'orario di
consistenza servizio, salvo che il dipendente fruisca di permessi, ferie o altri istituti di astensione dal
dell’orario di lavoro, rapporto di lavoro o di impiego.
anche per gli • Incarichi che si svolgono utilizzando mezzi, beni ed attrezzature di proprietà
incarichi che dell'amministrazione e di cui il dipendente dispone per ragioni di ufficio o che si svolgono
rientrano nelle nei locali dell'ufficio, salvo che l'utilizzo non sia espressamente autorizzato dalle norme o
ipotesi di deroga richiesto dalla natura dell'incarico conferito d'ufficio dall'amministrazione.
dall'autorizzazione
• Incarichi conferiti dalla pubblica amministrazione a favore di dipendenti pubblici iscritti
di cui all'art. 53,
ad albi professionali e che esercitino attività professionale.
comma 6, del D.Lgs.
n. 165/2001) • Comunque, tutti gli incarichi per i quali, essendo necessaria l'autorizzazione, questa non
è stata rilasciata.

Nel caso di rapporto di lavoro in regime di tempo parziale con prestazione lavorativa
uguale o inferiore al 50%, è precluso lo svolgimento di incarichi o attività che non siano
stati oggetto di comunicazione al momento della trasformazione del rapporto in
tempo pieno o tempo parziale oltre il 50%, o in un momento successivo.
DIPENDENTI PUBBLICI ED ISCRIZIONE ALL’ALBO PROFESSIONALE

RAPPORTO DI LAVORO A TEMPO PIENO O TEMPO PARZIALE OLTRE IL 50?

SI’ NO

NON CONSENTITO SVOLGERE CONSENTITO SVOLGERE ATTIVITÀ


ATTIVITÀ ABITUALI ABITUALI E DI ISCRIVERSI ALL’ALBO

CONSENTITO SVOLGERE ATTIVITÀ OCCASIONALE,


SALTUARIA E NON ABITUALE

AUTORIZZAZIONE NECESSARIA
(con le esclusioni di cui all’art. 56, comma 6, AUTORIZZAZIONE NON NECESSARIA
del D. Lgs. 165/2001)

• Collaborazione a giornali/riviste (comprese le testate online)


• Sfruttamento opere dell’ingegno
ESCLUSIONI • Partecipazione a convegni e seminari
• Incarichi retribuiti solamente con rimborso spese documentati
• Attività do docenza e di ricerca scientifica
• Attività di formazione diretta a dipendenti della P.A.
PAGAMENTO DELLA QUOTA DI ISCRIZIONE ALL’ALBO
• Il lavoratore dipendente iscritto all’Albo professionale - qualora svolga la propria
Corte di Cassazione attività professionale esclusivamente nell’interesse ed in favore del proprio datore di
Sentenza 16/04/2015 n. 7776 lavoro - ha diritto a che la quota di iscrizione sia corrisposta dal datore di lavoratore
stesso, oppure sia rimborsata quando anticipata dal lavoratore.
• Quando sussista il vincolo di esclusività, e l'iscrizione all'Albo sia funzionale allo
svolgimento di un'attività professionale nell'ambito di una prestazione di lavoro
dipendente, la relativa tassa rientra tra i costi per lo svolgimento di detta attività che
dovrebbero in via normale, al di fuori dei casi in cui è permesso svolgere altre attività
lavorative, gravare sull'Ente che beneficia in via esclusiva dei risultati di detta attività.

• Nell’ambito dei lavori pubblici: i progetti sono firmati da dipendenti delle


Consiglio Nazionale Ingegneri amministrazioni abilitati all'esercizio della professione (art. 90 Codice); il RUP è un
Circolare 21/10/2015 n. 615 tecnico, abilitato all’esercizio della professione.

• Quindi gli Ingegneri dipendenti pubblici e appartenenti agli Uffici tecnici delle S.A.
possono espletare attività di progettazione con il requisito della (mera) abilitazione,
senza necessità di iscrizione all’Albo. In questo caso, (a differenza degli Avvocati)
l’iscrizione all’albo non è presupposto indispensabile per svolgere l’attività.

• Viene meno la condizione per esigere il rimborso della quota (fatta salva l’ipotesi che
l’Amministrazione abbia richiesto al dipendente l’iscrizione in base ad altre ragioni e
quindi l’iscrizione sia avvenuta nell’esclusivo interesse dell’Ente pubblico).
ATTIVITA’ PROFESSIONALI DEI DIPENDENTI PUBBLICI O PRIVATI ISCRITTI AGLI ALBI
• Sono redditi di lavoro autonomo quelli che derivano dall'esercizio di arti e
D.P.R. 917/1986 professioni. Per esercizio di arti e professioni si intende l'esercizio per professione
(Testo Unico Imposte sui redditi) abituale, ancorché non esclusiva, di attività di lavoro autonomo diverse da quelle
Art. 53, comma 1 considerate nel capo VI, compreso l'esercizio in forma associata di cui alla lettera c)
del comma 3 dell'articolo 5.

• I soggetti che intraprendono l'esercizio di un'impresa, arte o professione nel


D.P.R. 633/1972 territorio dello Stato devono farne dichiarazione entro trenta giorni ad uno degli uffici
(Decreto IVA) locali dell'Agenzia delle entrate […]. L'ufficio attribuisce al contribuente un numero di
Art. 35, comma 1 partita I.V.A. .

• Sono redditi diversi se non costituiscono redditi di capitale ovvero se non sono
D.P.R. 917/1986 conseguiti nell'esercizio di arti e professioni […] i redditi derivanti da attività di
(Testo Unico Imposte sui redditi)
lavoro autonomo non esercitate abitualmente o dalla assunzione di obblighi di fare,
Art. 67, comma 1 non fare o permettere.

IN PRATICA
(CIRCOLARI CNI 448 E 488 – NOTA MEF 4594/2015)
• Per valutare le caratteristiche di “saltuarietà” ed “episodicità” dell’attività professionale che consente di
evitare l’apertura della partita IVA, , in assenza di principi oggettivi che individuano elementi certi di
presenza o meno dell’abitualità, ogni fattispecie dovrà essere singolarmente analizzata.
• Per i dipendenti pubblici vige il disposto dell’art. 53 del D. Leg.vo 165/2001, che chiarisce: “Gli incarichi
retribuiti, di cui ai commi seguenti, sono tutti gli incarichi, anche occasionali, non compresi nei compiti e
doveri di ufficio, per i quali è previsto, sotto qualsiasi forma, un compenso”. Necessaria autorizzazione.
ATTIVITA’ PROFESSIONALI DEI DIPENDENTI PUBBLICI O PRIVATI ISCRITTI AGLI ALBI
ATTIVITA’ ATIPICHE – QUANDO E QUALE PREVIDENZA?
L. 6/1981
(InArCassa) • Sono esclusi dall'iscrizione alla Cassa gli ingegneri e gli architetti iscritti a forme di
Art. 21, comma 5 previdenza obbligatorie in dipendenza di un rapporto di lavoro subordinato o
Statuto InArCassa comunque di altra attività esercitata.
Art. 7
• Tutti gli iscritti all’Albo degli Ingegneri ovvero all’Albo degli Architetti, Pianificatori,
Reg. Prev. INARCASSA Paesaggisti e Conservatori devono applicare il contributo integrativo.
Art. 5, comma 1

L. 335/1995
• Sono tenuti all'iscrizione presso una apposita Gestione separata, presso l'INPS i
(Gestione separata INPS) soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di
Art. 2, comma 26 lavoro autonomo, nonché i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e
continuativa.

D.M. Lavoro 281/1996 • Non sono soggetti alla contribuzione di cui al presente decreto i redditi già
(Attuazione L. 335/1995) assoggettati ad altro titolo a contribuzione previdenziale obbligatoria.
Art. 6
• L'articolo 2, comma 26, della L. 335/1995 si interpreta nel senso che i soggetti che
esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro
D.L. 98/2011 (L. 111/2011) autonomo tenuti all'iscrizione presso la gestione separata INPS sono esclusivamente i
(Manovra Governo Monti) soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia subordinato all'iscrizione ad
Art. 18, comma 12 appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo
agli enti previdenziali privatizzati (i.e. INARCASSA).
QUALI REDDITI VANNO ASSOGGETTATI ALLA CONTRIBUZIONE PRESSO INARCASSA?

Corte di Cassazione Corte di Cassazione


Sez. L, Ordinanza n. 1139 del 26/01/2012 Sez. L, Sentenza n. 14684 del 29/08/2012
L'ingegnere che svolga attività di perito balistico non è In tema di previdenza di ingegneri e architetti,
tenuto all'iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza l'imponibile contributivo va determinato alla stregua
e Assistenza per gli Ingegneri e Architetti, né, dell'oggettiva riconducibilità alla professione
conseguentemente, al pagamento dei relativi contributi dell'attività concreta, ancorché non riservata per legge
previdenziali, poiché l'art. 21 della legge 3 gennaio alla professione, rilevando che le cognizioni tecniche di
1981, n. 6, pone l'obbligo di iscrizione solo per gli cui dispone il professionista influiscono sull'esercizio
ingegneri e gli architetti che esercitano la libera dell'attività. La limitazione dell'imponibile contributivo
professione con carattere di continuità e, quindi, di ai soli redditi da attività professionali tipiche non trova
effettività, in relazione ai contenuti tipici della stessa, ai fondamento nella normativa, la quale stabilisce
quali è estranea l'attività di perito balistico, per il cui unicamente che l'iscrizione alla Cassa è obbligatoria per
esercizio, non occorre né il titolo di ingegnere né tutti gli ingegneri e gli architetti che esercitano la libera
l'iscrizione al relativo albo, essendo inoltre irrilevante professione con carattere di continuità. (rif. attività di
che la competenza professionale e culturale acquisita consulente nell'elaborazione dati e di amministratore di
come ingegnere possa influire sull'attività in concreto una società automobilistica).
svolta.
IN PRATICA
• Il criterio discriminante va rinvenuto nella cognizioni tecniche di cui dispone il professionista, valutando se
queste influiscono sull'esercizio dell'attività.
• Nel dubbio, meglio comunque versare i contributi.
ATTIVITA’ PROFESSIONALI DEI DIPENDENTI PUBBLICI O PRIVATI ISCRITTI AGLI ALBI

LAVORATORE DIPENDENTE ISCRITTO ALL’ALBO CHE ESERCITA ANCHE, «A


LATERE» ATTIVITA’ COME LIBERO PROFESSIONISTA

SUSSISTE IL CARATTERE DI SALTUARIETA’ E OCCASIONALITA’


DELLE PRESTAZIONI SVOLTE?

SI’ NO

POSSIBILE NON APRIRE LA PARTITA IVA E NON DEVE APRIRE LA PARTITA IVA ED ISCRIVERSI AD
ISCRIVERSI AD ALCUNA PREVIDENZA UNA PREVIDENZA

IL REDDITO ANNUALE DERIVANTE DA TALI ATTIVITA’ SUPERA I 5.000 EURO?

SI’ NO

NECESSARIA ISCRIZIONE ALLA GESTIONE NON E’ SOTTOPOSTO AD ALCUN REGIME


SEPARATA INPS PREVIDENZIALE OBBLIGATORIO

Art. 44, comma 2, del D.L. 269/2003: “i soggetti esercenti attività di lavoro autonomo occasionale (…) sono iscritti alla gestione separata (…)
qualora il reddito annuo (…) sia superiore ad euro 5.000”.
QUALI REDDITI VANNO ASSOGGETTATI ALLA CONTRIBUZIONE PRESSO INARCASSA?

Circ. congiunta INPS/INARCASSA


10/04/2015, n. 72
IL REGIME DEGLI INCENTIVI AI TECNICI DIPENDENTI PUBBLICI – IL DDL DELEGA APPALTI

TESTO APPROVATO DAL SENATO (LUGLIO 2015)


COME MODIFICATO DALLA COMMISSIONE LAVORI PUBBLICI DELLA
CAMERA (30 SETTEMBRE 2005)
CRITERI DI DELEGA RELATIVI ALLE ATTIVITA’ DEI PUBBLICI DIPENDENTI «Basta assegnare le
risorse solo a chi dentro
• COLLAUDI la PA progetta
• Divieto di affidamento dell’incarico di collaudo a dipendenti in ruolo sottraendo lavoro ai
della P.A. o in quiescenza, per lavori di importo superiore alla soglia giovani professionisti e
comunitaria ubicati nella regione sede dell’amministrazione di
mettendosi in
appartenenza
competizione con il
• Limite all’importo dei corrispettivi.
lavoro di studi e
• INCENTIVI imprese, ma destinare
- Individuazione soglia di importo al di sotto della quale la validazione è quelle risorse alle
competenza del RUP. attività (se ben svolte) di
• Divieto, al fine di evitare conflitti di interesse, dello svolgimento programmazione e
contemporaneo dell’attività di validazione con quella di progettazione. svolgimento delle gare.»
• Destinazione 2% importo a base di gara per attività tecniche svolte dai
dipendenti pubblici relativamente alla programmazione della spesa per Raffaella Mariani
investimenti, alla predisposizione e controllo delle procedure di bando e (Relatrice DDL delega
di esecuzione dei contratti pubblici, di direzione dei lavori e ai collaudi.
alla Camera)
• Esclusione di applicazione degli incentivi alla progettazione.
IL REGIME DEGLI INCENTIVI AI TECNICI DIPENDENTI PUBBLICI – REGIME ATTUALE
D. LGS. 163/2006
Codice dei Contratti pubblici.
(art. 93, commi da 7-bis a 7-quinquies introdotti dal D.L. 90/2014 – convertito dalla L. 114/2014)

NUOVO REGIME • Le PA devono destinare ad un fondo per la progettazione e l'innovazione (a valere


DAL 19/08/2014 sugli stanziamenti previsti per la realizzazione dei singoli lavori), risorse fino ad un
(abrogati i precedenti massimo del 2% dell’importo a base di gara.
commi 5 e 6 dell’art. 92 del • La percentuale effettiva dovrà essere stabilita da un regolamento adottato da
D. Lgs. 163/2006) ciascuna PA, in rapporto all'entità e alla complessità dell'opera da realizzare.

80% 20%
• RUP • ACQUISTO DI BENI, STRUMENTI E
• PROGETTISTA TECNOLOGIE DESTINATI A MIGLIORARE
• COORDINATORE SICUREZZA IL CONTROLLO DEI COSTI E
• DIRETTORE DEI LAVORI L’EFFICIENZA DEI SERVIZI ALLA
• COLLAUDATORE CITTADINANZA
• LORO ASSISTENTI E COLLABORATORI

• Ripartizione in base a regolamento contrattazione decentrata singola PA


• Massimo 50% del trattamento economico complessivo annuo lordo
• Escluso personale con qualifica dirigenziale
• Riduzione risorse in caso di incremento dei tempi
• Escluse attività manutentive (v. slide successiva)
IL REGIME DEGLI INCENTIVI AI TECNICI DIPENDENTI PUBBLICI – REGIME ATTUALE

D. LGS. 163/2006
Codice dei Contratti pubblici.
(art. 90, comma 6)

• Le amministrazioni aggiudicatrici possono affidare [i servizi tecnici all’esterno] in caso


di carenza in organico di personale tecnico, ovvero di difficoltà di rispettare i tempi
[…] lavori di speciale complessità […] apporto di una pluralità di competenze […].
PER QUALI TIPOLOGIE DI • La Corte dei Conti interpreta il tutto in applicazione del principio di contenimento
PRESTAZIONI SPETTANO GLI della spesa (art. 70 del D. Lgs. 165/2001).
INCENTIVI?
• Di conseguenza, in presenza di lavori di ordinaria manutenzione o di importo assai
contenuto - quali ad esempio quelli in economia - che assai difficilmente possono
presentare problematiche di particolare complessità, i dipendenti non abbiano diritto
all’ incentivo.

QUESTO PRINCIPIO E’ PRESENTE NELLA NUOVA STESURA DELLE NORME


(ART. 93, COMMA 7-TER)
• Il regolamento definisce i criteri di riparto delle risorse del fondo, tenendo conto delle
responsabilità connesse alle specifiche prestazioni da svolgere, con particolare riferimento a
quelle effettivamente assunte e non rientranti nella qualifica funzionale ricoperta, della
complessità delle opere, escludendo le attività manutentive
Grazie per l’attenzione!

dott. Dino de Paolis


Direttore Editoriale
dino.depaolis@legislazionetecnica.it

www.legislazionetecnica.it

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