Col termine elemento tozzo identifichiamo un pilastro o una trave in cui la luce netta sia molto
corta, ovvero dell'ordine delle dimensioni della sezione trasversale.
E' una buona prassi evitare la presenza di elementi tozzi nella modellazione di edifici in c.a. in
quanto essi portano ad elevate concentrazioni di sforzo e a rotture di tipo fragile.
I casi che danno origine ad elementi tozzi sono vari. Ad esempio, travi tozze possono aversi
nei casi in cui sia necessario disporre pilastri molto ravvicinati per esigenze architettoniche e
quando si escluda la soluzione di chiudere a parete la dimensione interposta. Pilastri tozzi
sono invece frequentemente associati alla presenza di livelli ravvicinati, per esigenze di
modellazione delle scale o di piani sfalsati, oppure ai ribassamenti in copertura richiesti dalla
conformazione delle falde.
In tutti questi casi è necessario però valutare criticamente le possibili soluzioni di
modellazione e scegliere di volta in volta quella più opportuna, avendo come linea guida la
priorità di non introdurre nel modello elementi tozzi.
Vediamo qualche esempio.
Consideriamo il caso in cui in un impalcato di piano ci sia la necessità di sfalsare verticalmente
alcuni solai per creare ambienti con altezza minore (ad esempio box auto o locali di servizio).
Una prima soluzione di modellazione potrebbe essere quella di prevedere due livelli con un
interpiano pari allo sfalsamento richiesto e di definire ai due livelli gli elementi travi e solai.
In questa ipotesi, il telaio comune che divide le due zone d'impalcato sfalsate conterrà due
travate semi-sovrapposte (vedi la prima delle figure seguenti), che essendo molto ravvicinate
nell'altezza del telaio determinano la presenza di pilastri tozzi interposti.
La luce ridotta di questi elementi produce una forte rigidezza tagliante e flessionale ed elevati
picchi di sollecitazione che, per l'esiguità della luce, non hanno modo di diffondersi
efficacemente all'interno dell'elemento. Questo fatto può rendere inadeguate le verifiche di
resistenza usualmente eseguite per elementi in cui la misura della luce sia prevalente sulle
dimensioni della sezione trasversali e indirizza la metodologia progettuale verso schemi tipo
tirante-puntone ed all'uso di armature inclinate. Anche la realizzazione in cantiere di tale
soluzione porta problemi sia per il montaggio delle cassaforme, difficoltoso in elementi così
ravvicinati, e per il contenimento delle armature nei pilastri corti, specie se siano necessari
accorgimenti particolari. La situazione è inoltre sfavorita anche per l'applicazione del
principio di gerarchia di resistenza taglio-momento, in cui il taglio agente si ottiene in
funzione dei momenti resistenti di estremità secondo l'espressione:
T d =γ Rd ( M Rsup +M Rinf )/ L p
in cui
Mrsup, MRinf sono i momenti resistenti di estremità del pilastro,
Lp è la luce del pilastro,
γRD è un coefficiente amplificativo, pari a 1,30 per classe di duttilità A, 1.10 per B,
In particolare, nella valutazione della luce si considera la luce netta dell'elemento, ma per
tener conto della deformabilità dei nodi, si può ragionevolmente introdurre un effetto di
rilassamento sulla luce, limitando inferiormente il suo valore ad un multiplo prefissato della
dimensione trasversale del pilastro, nella direzione considerata.
Si può notare che all'aumentare del fattore di rilassamento si va a favorire la verifica a taglio
negli elementi di luce tozza e questa caratteristica può essere utilizzata per tener conto di
tecniche di rinforzo applicate in fase esecutiva, che attualmente il programma non prevede
espressamente: come la solidarizzazione strutturale fra le travate, che annulla effettivamente
la presenza degli elementi tozzi interposti, o la predisposizione in tali elementi di rinforzi
specifici, calcolati separatamente.
Considerate tutte queste problematiche, nella versione V10 è stata prevista una opportuna
messaggistica che avvisa l'utente sulla presenza di elementi tozzi e richiama la sua attenzione
sulla possibilità di trovare soluzioni di modellazione alternative che non introducano elementi
tozzi o per progettare autonomamente opportuni rinforzi a taglio nei casi in cui la scelta sia
obbligata.
In relazione all'esempio considerato, una modellazione alternativa potrebbe essere quella di
non utilizzare due travate semi-sovrapposte, ma una travata unica di altezza doppia, che
probabilmente è anche la soluzione più conveniente sotto l'aspetto esecutivo (vedi la seconda
delle figure seguenti). In questo caso, non sarebbe neanche necessario prevedere due livelli
ravvicinati, ma ne basterebbe uno solo, in quanto i solai dei locali ribassati potrebbero essere
sfalsati regolando il disassamento verticale dei suoi nodi di spigolo.
Esemplificazione del modello con travi semi-sovrapposte e pilastri tozzi e del modello
alternativo con trave unica ad altezza maggiorata.
Anche per le travi, la geometria tozza può portare problemi analoghi a quelli visti nei pilastri.
In generale, l'approccio di modellazione rimane immutato: innanzitutto si cercano soluzioni
alternative che non creino elementi tozzi, come l'inserimento di una parete nella maglia di
telaio al di sotto della trave corta o l'aumento della dimensione dei pilastri di estremo per
annullare completamente la luce interposta. Qualora questi interventi non fossero possibili, si
può provare ad aumentare in certi limiti la sezione della trave o, anche, ad eliminarla dal
modello, quando possibile. In casi estremi, se le verifiche fossero ancora non soddisfatte,
bisognerà valutare autonomamente possibili interventi di rinforzo locale ed eventualmente
considerare nel programma i benefici ottenuti sulla verifica, come indicato precedentemente.