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CAPITOLO 2
SCIENZIATI, LABORATORI E COMUNICAZIONE PUBBLICA
DELLA SCIENZA
Ad esempio, per sapere se esistono le onde gravitazionali occorre uno strumento per
rilevarle; ma come posso sapere se lo strumento è affidabile, se sta misurando ciò che
intendo misurare, nel momento in cui mi sto ancora chiedendo se questa cosa esista? Per
uscire da questo circolo vizioso, si fa affidamento a dei criteri di valutazione extra-scientifici,
non riconducibili a dati sperimentali, come la reputazione scientifica dei ricercatori che hanno
costruito tale strumento di rilevazione.
Costruzionismo
L’atteggiamento agnostico degli studi sulle tecnologie e le scienze nei confronti della
conoscenza scientifica non significa indebolirne il valore, ma sospendere il giudizio su
questioni come verità, realtà, razionalità pur senza affermare che tutte le conoscenze si
equivalgano o che la realtà sia solo una costruzione della nostra mente.
Sostenere che le conoscenze scientifiche siano costruite, anzi, le irrobustisce: vengono
inserite in una rete di relazioni da cui derivano e per cui sono preziose, poiché
contribuiscono alla sua formazione e mantenimento. Il costruzionismo “non sostiene
l’assenza della realtà materiale dalle attività scientifiche; richiede solo che la realtà o la
natura siano considerate come entità continuamente ritrascritte all’interno di attività
scientifiche o di altre attività”.
Gli strumenti orientano il lavoro degli scienziati: definiscono le loro possibilità di azione,
sollecitano la formulazione di determinati problemi e ne inibiscono altri. Gli strumenti fanno sì
che un problema scientifico si possa affrontare, che sia abbastanza definito da risultare
“maneggiabile”.
Ad esempio, alcuni ricercatori hanno iniziato a lavorare nella “data driven research” perchè
la disponibilità di grandi quantità di dati permette di dare meno importanza alle ipotesi di
ricerca, per concentrarsi sull’analisi dei dati già accumulati o di quelli che si possono
ottenere rapidamente attraverso gli strumenti a disposizione.
La crescente quantità di dati scientifici digitalizzati ha assegnato un ruolo importante ai
database, tecnologia che ha favorito ulteriori cambiamenti e sviluppato nuove problematiche
nell’ambito della ricerca scientifica. Gli scienziati hanno dovuto attrezzarsi per interagire con
enormi quantità di dati, cercando la collaborazione di nuove figure (statistici, informatici) e
dando vita a vere e proprie infrastrutture informatiche. Hanno anche riconfigurato il loro
modo di procedere, per usare i nuovi strumenti di cui dispongono e ottenere risultati
compatibili con le logiche e formati di archiviazione dei database.
La scienza non può ritirarsi, chiudersi in una “torre d’avorio” ed evitare di compromettersi
con la società in nome di una presunta superiorità. Lo studio della comunicazione pubblica
della scienza rappresenta un ambito necessario per comprendere davvero come funziona la
ricerca scientifica e come contribuisca alla costruzione dell’ordine sociale.
CAPITOLO 7
INFRASTRUTTURE E STANDARD
Le infrastrutture sono assemblaggi che permettono una serie di attività ibride, sia umane che
tecnologiche, partendo da dei processi di classificazione. Questi processi svolgono un ruolo
cruciale nella costruzione degli standard, e quindi nei processi di standardizzazione.
Per potersi installare su supporti già esistenti, per comunicare e far comunicare fra loro gli
elementi tecnici che le compongono, le infrastrutture hanno come principali elementi
costitutivi gli standard, che stabilizzano e regolano le attività intorno ad esse.
Relazioni ecologiche
Le infrastrutture sono poco visibili nella loro architettura, tranne quando ci sono problemi o
guasti nel loro funzionamento. Gli studiosi hanno proposto un metodo per risalire al livello
dell’architettura dell’infrastruttura attraverso due tipi di analisi, a partire da
● l’interdipendenza strutturale fra reti tecniche e standard: studio dei processi di
standardizzazione che accompagnano lo sviluppo dell’infrastruttura, descrivendo una
mappa delle relazioni e l’innesto su altre infrastrutture o su dispositivi
● il legame con la produzione di conoscenza e potere: analisi dell’articolazione degli
aspetti regolativi e degli standard che accompagnano la diffusione dell’infrastruttura,
la mantengono in vita e possono cambiarla. Questo metodo viene chiamato
inversione infrastrutturale e mette in luce le costrizioni che le infrastrutture producono
in termini di classificazioni, standard, linguaggi ed esclusioni strutturali di oggetti e
persone (esempio: standardizzazione della ricerca genetica, che orienta il lavoro
degli scienziati). Si pone al centro ogni aspetto dello sviluppo di un’infrastruttura e
delle piattaforme, non limitando l’analisi al processo iniziale o ai discorsi
istituzionalizzati che la riguardano.
Rottura e (in)visibilità
Non ci accorgiamo che una infrastruttura esiste finchè questa funziona: la notiamo solo
quando qualcosa va storto o si rompe. Questa esperienza di rottura può assumere varie
forme: un malfunzionamento, un guasto temporaneo o addirittura delle proporzioni
catastrofiche (esempio: Chernobyl, Costa Concordia). Queste rotture, come le pratiche di
manutenzione e riparazione, sono un’occasione per fare ricerca su come una infrastruttura
funzioni, puntando l’attenzione su ciò che succede nel momento in cui smette di farlo.
Convergenza e “infrastructuring”
Le infrastrutture non sono solo artefatti tecnologici: esistono e hanno rilevanza sociale
perché assemblano tali artefatti con attori umani, pratiche sociali, organizzazioni e
conoscenze intorno ad un’attività. Questo intreccio di infrastrutture, piattaforme, individui e
gruppi che condividono convenzioni, linguaggi e tecniche viene chiamata “convergenza”.
La stabilità di questa condizione è garantita dall’esistenza di elementi standardizzati nei
dispositivi tecnici, a cui corrisponde un insieme di pratiche variabile. All’interno di queste
pratiche dominano pratiche costanti di apprendimento della parte tecnica (non-umana) da
parte dei partecipanti, che sono in continua evoluzione e quindi speculari rispetto alla
stabilità degli standard.
Le infrastrutture sono continuamente create, implementate, articolate e usate: queste attività
collettive rispondono alla necessità continua di risolvere le tensioni fra l’architettura
infrastrutturale e gli usi che se ne fanno, tra diffusione e manutenzione, usi e riparazione -
fenomeni sia ubiqui che personali, sia fragili che robusti.
Fragilità e robustezza
Le infrastrutture sono sia robuste sia flessibili, in quanto reti di relazioni ecologiche. Questa
flessibilità può trasformarsi in fragilità e rendere le infrastrutture vulnerabili. Da questa
fragilità, un aspetto della molteplicità che caratterizza le relazioni ecologiche, deriva il
continuo bisogno di “cura” delle infrastrutture e la centralità delle pratiche di manutenzione e
riparazione delle stesse.
Standard e standardizzazione
Gli oggetti liminari sono elementi materiali o immateriali caratterizzati da robustezza e
flessibilità, che si collocano al confine tra mondi sociali diversi. Vengono naturalizzati da
diversi mondi sociali o comunità di pratica, a partire da traduzioni multiple, senza che la loro
integrità o efficacia vengano meno. Un caso esemplare di oggetto liminare è lo “standard”.
I dati si presentano come una relazione fra un oggetto e la sua rappresentazione numerica.
Hanno spesso origine e forme diverse, ma devono confluire nella stessa struttura
informativa in modo da costituire la trama di infrastrutture e piattaforme: vanno quindi
organizzati.
Lo strumento fondamentale per questa organizzazione sono le classificazioni, cioè il
raggruppamento in classi che ne interpretano le qualità e ne favoriscano l’integrazione in
database complessi. Questa classificazione si esprime in forme standard soprattutto nei
metadati, cioè classi di dati che contengono una descrizione delle loro caratteristiche
intrinseche (formato, data di creazione etc.) ed estrinseche (software e hardware previsti
etc.). Questi metadati sono forme di classificazione che si prestano ad essere
standardizzate, favorendo lo scambio e la circolazione di dati.
Standard e classificazioni
Fra standard e classificazioni c’è un rapporto diretto: gli standard sono classificazioni di dati
rese operative, cioè diventate norme o convenzioni di riferimento per consentire e
organizzare una certa attività di elaborazione e scambio di dati.
Le caratteristiche degli standard sono
● nidificazione: ogni standard è collegato o innestato su altri standard, secondo
protocolli espliciti oppure in modo implicito
● distribuzione in modo ineguale in diversi ambienti d’uso: possono adattarsi bene in
alcuni ambienti e costituire un problema in altri
● la codificazione e prescrizione di etiche e valori: questo può avere conseguenze
rilevanti per gli individui (come accade nei test universitari standardizzati)
Fra tutti gli oggetti liminari, lo standard è quello che rende più stabile la cooperazione fra i
diversi mondi sociali, consentendo ad un gruppo di persone di lavorare insieme anche senza
che vi sia consenso. Importante è la sua funzione di cooperazione e incontro nonostante la
diversità dei mondi sociali in cui viene usato: una volta stabilito, lo standard si impone per il
suo essere “superiore” ai singoli interessi di mondi sociali differenti e alle loro caratteristiche,
richieste ed esigenze.
L’autorità e forza di uno standard non viene calata dall’alto: è l’esito finale di conflitti e
negoziazioni tra i diversi gruppi sociali e i loro interessi, anche contrastanti. Pur
configurandosi come universale, lo standard viene però continuamente riappropriato nei
contesti del suo utilizzo, assumendo carattere locale (ad esempio, in ambito medico viene
adattato in diversi protocolli). Viene riletto e reinterpretato a partire dalle specificità locali:
l’universalità dello standard è sempre situata, locale e molteplice, senza perdere la propria
capacità di tenere assieme gli elementi di una ecologia infrastrutturale.