Norma Italiana
GUIDA
CEI 0-8
Data Pubblicazione Edizione
1999-09 Prima
Classificazione Fascicolo
0-8 5309
Titolo
Guida introduttiva all’analisi del ciclo di vita nell’elettrotecnologia
Title
Introductory Guidelines for Life Cycle Assessment in Electrotechnology
NORMA TECNICA
COMITATO
ELETTROTECNICO CNR CONSIGLIO NAZIONALE DELLE RICERCHE • AEI ASSOCIAZIONE ELETTROTECNICA ED ELETTRONICA ITALIANA
ITALIANO
SOMMARIO
La Guida fornisce un’analisi delle prescrizioni definite dalle norme della serie ISO 14040 con particolare
riferimento al settore dell’elettrotecnologia.
Costituisce un approfondimento degli aspetti metodologici di applicazione di LCA (Life Cicle Assess-
ment).
Nelle appendici, la guida indica le modalità ritenute più appropriate per applicare l’analisi di ciclo di vita
dei prodotti dell’elettotecnologia a quei casi reali che si dovessero presentare. In questo modo l’utente
viene messo nelle condizioni di valutare l’impatto ambientale del sistema elettrotecnologico preso in esa-
me in accordo sia con la normativa vigente, sia con quegli accorgimenti metodologici derivanti dall’espe-
rienza già maturata nel settore.
DESCRITTORI
Analisi del ciclo di vita; Prodotto elettrotecnologico; Ecobilancio; Eco-efficienza; Ecoprofilo; Energia;
Entalpia; Exergia; Processo unitario; Sistema-prodotto; Unità funzionale;
Europei
Internazionali
Legislativi
INFORMAZIONI EDITORIALI
Norma Italiana CEI 0-8 Pubblicazione Guida Carattere Doc.
CDU
1 PREMESSA 1
2 SCOPO 2
3 RIFERIMENTI NORMATIVI 3
4 GLOSSARIO 3
4.1 Generalità ...................................................................................................................................................................................... 3
4.2 Termini del glossario ............................................................................................................................................................ 3
A PP ENDI CE
A PROCESSO DI SALDATURA 23
A PP ENDI CE
B PROCESSO DI PRODUZIONE E DI TRATTAMENTO DI FINE VITA DI UN CIRCUITO
STAMPATO 25
A PP ENDI CE
C PROCESSO DI STAMPAGGIO DI UN PARTICOLARE PLASTICO DI
UN’APPARECCHIATURA ELETTRONICA 30
A PP ENDI CE
D ESEMPIO DI ANALISI DI LCA DI UNA LAVABIANCHERIA 34
A PP ENDI CE
E ESEMPIO DI LCA DI CAVI ELETTRICI DI DISTRIBUZIONE IN BASSA TENSIONE 51
A L L E G AT O
1 TABELLE PER LA CARATTERIZZAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI 64
A L L E G AT O
2 QUESTIONARIO 67
A L L E G AT O
3 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO 71
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1 PREMESSA
2 SCOPO
Questa guida fornisce un’analisi delle prescrizioni definite dalle norme della serie
ISO 14040 con particolare riferimento al settore dell’elettrotecnologia. Da una let-
tura di tali norme appare infatti la necessità di approfondire tutta una serie di
aspetti metodologici che risulterebbero altrimenti poco chiari ai fini di una loro
applicazione pratica. Non si ha qui la pretesa di sostituire le norme ma solamente
di fornire un’integrazione utile ad una migliore comprensione della metodologia
LCA. Tale guida rappresenta dunque un valido ausilio ad una migliore compren-
sione della letteratura esistente e delle norme di riferimento.
Anche mediante gli esempi riportati nelle appendici, la guida indica le modalità
ritenute più appropriate per l’applicazione della LCA a quei casi reali che si do-
vessero presentare: in questo modo, l’utente viene messo nelle condizioni di va-
lutare l’impatto ambientale del sistema elettrotecnologico preso in esame in ac-
cordo sia con la normativa vigente sia con tutti quegli accorgimenti metodologici
derivanti dall’esperienza già maturata nel settore.
Sulla base delle informazioni tratte dallo studio, l’utente può identificare opzioni
di miglioramento rispetto al sistema analizzato. Si tratta, pertanto, di un processo
iterativo che ha come obiettivo il miglioramento continuo.
In sintesi, il documento ha lo scopo specifico di fornire agli utilizzatori indicazio-
ni su:
n come identificare il campo d’indagine e i confini del sistema da studiare,
nonché gli obiettivi dell’analisi (ISO 14040 par. 5.1)
n dove reperire e come ordinare sistematicamente i dati necessari alla esecuzio-
ne dell’analisi, procedendo con indagini dirette oppure consultando banche
dati dedicate (ISO 14040 par. 5.2)
n come analizzare le informazioni ottenute e come tradurle in indicazioni di
impatto ambientale, misurato sulla base di una serie di effetti ambientali defi-
niti, quali ad esempio effetto serra, acidificazione, buco nell’ozono o altri (ISO
14040 par. 5.3)
n come tradurre le indicazioni della fase di valutazione degli impatti in azioni
di miglioramento sul prodotto e sui processi correlati (ISO 14040 par. 5.4).
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3 RIFERIMENTI NORMATIVI
4 GLOSSARIO
4.1 Generalità
Questo è un glossario dei neologismi e dei termini specialistici di uso più fre-
quente nel testo. Con riferimento alle norme ISO, vengono riportate le definizioni
di uso corrente tra gli addetti ai lavori in sede internazionale. Sono indicati tra pa-
rentesi il termine in inglese originale e, quando esistente, il riferimento al para-
grafo della norma ISO; in corsivo ne viene riportata la traduzione letterale.
4.2.1 Allocazione
(Allocation or Partitioning - ISO 14040, par. 3.1):ripartizione dei flussi in in-
gresso o uscita di un processo unitario appartenente al sistema-prodotto studiato.
Attribuzione, nel presente contesto, secondo regole e metodologie particolari, del
carico di energia, di materiali e di emissioni corrispondente ad un output del si-
stema produttivo in esame.
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4.2.2 Analisi degli impatti
(Life Cycle Impact Assessment - ISO 14040, par. 3.10): fase di una LCA desti-
nata allo studio e alla valutazione del potenziale impatto ambientale provocato
dal sistema-prodotto in esame, che ha lo scopo di evidenziare l’entità delle modi-
ficazioni generate a seguito dei consumi di risorse e dei rilasci nell’ambiente cal-
colati nell’Inventario.
4.2.5 Compostaggio
(Composting): degradazione biologica dei rifiuti umidi ad elevato contenuto or-
ganico; porta alla produzione di compost (materiale organico stabilizzato utilizza-
bile in agricoltura e floricoltura a seconda delle caratteristiche di composizione)
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4.2.9 Coprodotto
(Co-product - ISO 14041, par. 3.2): ciascuno dei due o più prodotti provenienti
dallo stesso processo unitario; nel presente contesto, sottoprodotto o scarto di un
medesimo processo industriale e suscettibile delle regole di allocazione.
4.2.10 Ecobilancio
(Eco-balance): nel presente contesto, un’analisi energetica ed ambientale appli-
cata ad un singolo anello della filiera produttiva, ovvero l’elemento più semplice
di cui è composta una LCA.
4.2.11 Eco-efficienza
(Eco-efficiency): termine che il Business Council for Sustainable Development
ha proposto per indicare quello che dovrebbe essere l’obiettivo strategico delle
imprese nel quadro dello sviluppo sostenibile. Si tratta dell’efficienza produttiva
che tiene conto anche dei costi ambientali, ovvero della capacità di offrire a più
consumatori beni e servizi ad un costo economicamente affrontabile e con un
peso ecologico significativamente minore.
4.2.12 Ecoprofilo
(Eco-profile): è un’analisi del ciclo di vita interrotta all’uscita dei flussi di mate-
riali dallo stabilimento (“from cradle to gate”).
4.2.13 Efficienza
Da un punto di vista generale, l’efficienza misura la capacità di un sistema di ge-
nerare una funzione utile rispetto alla spesa sostenuta per ottenerla. L’efficienza
energetica è data dal rapporto dell’energia nei prodotti e l’energia spesa (energia
in ingresso + energia nelle materie prime); l’efficienza exergetica è data dal rap-
porto fra l’exergia dei prodotti utili e l’exergia in ingresso.
4.2.14 Energia
È un termine astratto e in generale può essere intesa come la capacità di produr-
re lavoro. L’energia non può essere creata o distrutta ma può solo subire varia-
zioni da una forma ad un’altra. L’unità di misura SI dell’energia è il Joule.
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4.2.17 Energia di Feedstock
(Feedstock energy - ISO 14041, par. 3.5): contenuto energetico delle materie
prime in ingresso al sistema-prodotto, non utilizzate come fonte di energia,
espressa in termini di potere calorifico superiore o potere calorifico inferiore; è
l’energia contenuta nei materiali in ingresso nel processo che potenzialmente po-
trebbero essere impiegati come combustibili: il loro contributo in termini energe-
tici è esprimibile con il potere calorifico superiore o inferiore; il gas e l’olio im-
piegati nell’industria petrolchimica e il legno usato nell’industria cartaria
costituiscono alcuni chiari esempi di energia feedstock.
4.2.21 Entalpia
(Enthalpy o Heat Content): generalmente indicata con la lettera H, è definita
come H=U+PV, dove U indica l’energia interna, P la pressione e V il volume.
4.2.22 Exergia
(Exergy): è generalmente indicata con la lettera B e si definisce come la quota
di una risorsa energetica utilizzabile in un processo termodinamicamente reversi-
bile. Nella pratica costituisce il concetto che consente di valutare la qualità
dell’energia spesa, ovvero la sua capacità di causare cambiamenti.
4.2.23 Incenerimento
(Incineration): degradazione termica del rifiuto con eventuale recupero di ener-
gia; porta alla riduzione della massa del rifiuto.
4.2.24 Interpretazione
(Life Cycle Interpretation - ISO 14040, par. 3.11): fase di una LCA in cui i ri-
sultati dell’inventario e/o della analisi degli impatti sono elaborati in accordo con
l’obiettivo e lo scopo dello studio in modo tale da raggiungere conclusioni e racco-
mandazioni.
4.2.25 Inventario
(Life Cycle Inventory Analysis - ISO 14040, par. 3.12): fase della LCA che pre-
vede la raccolta e quantificazione degli ingressi e dalle uscite per un dato siste-
ma-prodotto lungo il suo ciclo di vita.
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4.2.26 Potere calorifico inferiore
(Net Calorific Value or Low Heat): è l’energia liberata quando il combustibile
viene bruciato completamente con ossigeno e tutta l’acqua presente nei prodotti
di combustione è raffreddata alla temperatura di 100°C, ma rimane allo stato gas-
soso.
4.2.31 Rifiuto
(Waste - ISO 14040, par. 3.20): è l’uscita del sistema avviato a discarica; in Italia
il riferimento legislativo in materia è il DLgs 22/97 e successive modifiche (Decre-
to Ronchi).
4.2.32 Riuso
(Reuse): riutilizzo del prodotto dopo un eventuale trattamento di pulizia.
4.2.33 SETAC
(Society of Environmental Toxicology and Chemistry): è un organismo
scientifico internazionale che si è occupato fin dall’inizio della promozione e del-
la diffusione della LCA.
4.2.34 Sistema-Prodotto
(Product-System – ISO 14040, par. 3.15): insieme di processi unitari connessi
da flussi di materia ed energia, che adempie ad una o più funzione definite.
4.2.35 tep
Tonnellata equivalente di petrolio; 1 tep = 45.000 MJ (utilizzando un valore me-
dio di potere calorifico superiore del greggio).
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5 L’ANALISI DEL CICLO DI VITA
5.1 Introduzione
L’analisi del ciclo di vita può essere considerata come l’evoluzione della tecnica
di analisi energetica, i cui primi esempi d’applicazione risalgono alla fine degli
anni sessanta, quando alcune grandi industrie hanno incominciato a rivolgere un
interesse particolare ai temi del risparmio delle risorse (energia e materiali) e del
contenimento delle emissioni nell’ambiente.
La LCA costituisce una nuova metodologia con cui affrontare l’analisi dei sistemi
industriali: dall’approccio tipico dell’ingegneria tradizionale, che privilegia lo stu-
dio separato dei singoli elementi dei processi produttivi, si passa ad una visione
globale del sistema produttivo, in cui tutti i processi di trasformazione, a partire
dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento dei prodotti a fine vita,
sono presi in considerazione in quanto partecipano alla realizzazione della fun-
zione per la quale essi sono progettati.
Questa impostazione di studio del sistema produttivo fa parte di una cultura più
ampia ed alternativa rispetto a quella che ha supportato il tradizionale modello di
sviluppo industriale, vale a dire una cultura che pensa la produzione industriale
nell’ottica del concetto di sviluppo sostenibile, fase basilare di un possibile nuo-
vo modello di organizzazione e management del sistema produttivo stesso, i cui
obiettivi fondamentali sono la conservazione delle risorse naturali e la minimizza-
zione degli effetti delle attività antropiche sull’ambiente.
La LCA, come descritto sinteticamente nel glossario, prevede dunque l’esame ener-
getico-ambientale dei processi in un sistema produttivo. Il sistema produttivo, che
dovrà essere descritto chiaramente soprattutto in termini di limiti spazio temporali
dello stesso, è collegato al sistema ambiente dagli scambi di ingressi e di uscite (es.
risorse impiegate ed emissioni rilasciate).
Tenuto conto del fatto che ogni tecnica di analisi possiede delle limitazioni, è im-
portante evidenziare quelle che sono caratteristiche della metodologia LCA. Ad
esempio:
n la definizione degli obiettivi, dell’unità funzionale e dei confini del sistema
analizzato può essere di tipo soggettivo e deve pertanto essere esauriente-
mente riportata;
n i modelli utilizzati per l’analisi di inventario o per l’analisi degli impatti posso-
no essere limitati dalle ipotesi di base e quindi possono non essere adatti per
tutte le applicazioni;
n l’accuratezza degli studi LCA può essere limitata dall’accessibilità o disponibi-
lità dei dati, dalla loro affidabilità, dalla loro rappresentatività ecc. Le modali-
tà di scelta delle banche dati costituiscono pertanto parte integrante della
metodologia di esecuzione di una LCA.
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n l’Inventario (ISO 14040, par. 5.2): è la fase in cui viene analizzato il ciclo di
vita del sistema in esame, per ricostruire in dettaglio il flusso di materiali ed
energie per tutti i processi di trasformazione, all’interno dei confini del siste-
ma stabilito. L’abbreviazione in LCI deriva dall’inglese Life Cycle Inventory.
n l’Analisi degli impatti (ISO 14040, par. 5.3): elaborazione dei dati di inven-
tario acquisiti; sono calcolati in questa fase gli effetti potenziali sull’ecosiste-
ma, attribuibili al funzionamento del sistema definito.
n Interpretazione (ISO 14040, par. 5.4): la parte conclusiva della LCA si pro-
pone di ricercare possibili alternative ai processi industriali esaminati, per
giungere alla realizzazione di pari funzionalità del sistema, con carichi am-
bientali ridotti.
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Fig. 5.1 Diagramma schematico di un sistema di ciclo di vita con gli ingressi e le emissioni
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È bene fin da subito sottolineare l’importanza dell’affidabilità dei dati. Essa può
essere valutata sulla base di una serie di parametri, tra cui ad esempio il tempo
(l’età dei dati e l’intervallo di tempo in cui è stata effettuata la raccolta), la geo-
grafia (l’area entro cui i dati sono stati raccolti), la precisione, la rappresentatività
statistica e la riproducibilità. Tale problematica appartiene alla fase di Inventario
e per questo motivo verrà meglio commentata nel paragrafo seguente.
5.4 Inventario
L’analisi di inventario consiste nella costruzione di un modello che rappresenti
nella maniera più fedele possibile i processi produttivi coinvolti nel sistema in
esame. Tale modello deve prima definire quali siano gli scambi di materia ed
energia tra il sistema e l’ambiente e, in un secondo tempo, definire nel modo più
preciso possibile le quantità delle varie grandezze in gioco.
La redazione di un inventario è quindi un’operazione di raccolta e di organizza-
zione di dati riguardanti gli scambi tra le singole operazioni appartenenti alla ca-
tena produttiva (e distruttiva) effettiva e tra il sistema industriale complessivo e il
sistema ambiente (Figura 5.2).
Fig. 5.2 Definizione dei confini del sistema in un LCI [SETAC, 1991]
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Non sono compresi, a questo livello di analisi, valutazioni o giudizi circa il signi-
ficato dei diversi input ed output, ossia circa gli effetti ambientali che questi pos-
sono provocare: obiettivo di un LCI è, infatti, quello di fornire dati oggettivi, che
solo in seguito potranno essere oggetto di elaborazioni e di commenti da cui trar-
re valutazioni e indicazioni utili a livello decisionale.
Le modalità di calcolo utilizzate per quantificare tali scambi di materia ed energia
(ad esempio, le procedure di allocazione) devono essere giustificate in modo da
rendere il risultato riproducibile.
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La maggioranza dei sistemi industriali produce però, oltre a quelli utili, diversi al-
tri prodotti che non hanno niente a che fare con la funzione cui esso è predispo-
sto: gli scarti di materiale e di energia ne sono l’esempio principale. Di conse-
guenza, una delle prime operazioni da compiere in una LCA è quella di dividere
il sistema in oggetto in sotto-sistemi ognuno dei quali produca un singolo pro-
dotto e tali che, una volta riaggregati, portino ad un sistema di caratteristiche
uguali a quelle del sistema di partenza.
Per fare questo è necessario adottare alcuni accorgimenti: affinché gli input e gli
output del sistema globale siano assegnati correttamente ai singoli sotto-sistemi, è
necessario procedere con un’operazione di “allocazione” (allocation o partitio-
ning), che consiste nell’associare dei carichi energetici ed ambientali ai vari co-
prodotti e sottoprodotti di un processo.
In questo modo si è in grado di affrontare lo studio di sistemi comunque com-
plessi in modo da poter sintetizzare il comportamento del sistema con indici
energetici ed ambientali. La via più comunemente impiegata nell’allocazione pre-
vede l’utilizzo – come termine di riferimento dei carichi - delle caratteristiche fisi-
che dei prodotti, come ad esempio: la massa, il volume, l’energia, o l’exergia (SE-
TAC, 1994); nel caso in cui detti riferimenti non siano utilizzabili è consentita
l’allocazione su base economica. La scelta del parametro più adatto richiede la
conoscenza dettagliata del funzionamento del sistema e dei vari sotto-sistemi.
(1) Si tratta del consumo specifico medio lordo convenzionale delle centrali termoelettriche tradizionali.
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Fig. 5.3 Interconnessione delle linee elettriche europee e scambi di energia elettrica in GWh.
I numeri nei riquadri rappresentano la produzione di energia elettrica nel paese indi-
cato nello stesso riquadro; i dati relativi agli acquisti (frecce entranti) o cessioni (frec-
ce uscenti) di energia elettrica sono invece quelli vicini alle frecce stesse [BOU-
STEAD, 1991]
Fig. 5.4 Diagramma di flusso semplificato della produzione e dell’uso di energia elettrica ita-
liana
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Anche per le emissioni è possibile associare alla produzione e all’uso di 1 kWh i
quantitativi dei rilasci nell’ambiente: l’uso di un’unità energetica di elettricità è
dunque associabile ad un consumo particolareggiato di risorse primarie nonché
alle emissioni generate lungo tutte le trasformazioni subite dai diversi vettori ener-
getici (al caso prima citato di impiego di 1 MJ di energia elettrica dalla rete italiana
è possibile associare l’emissione totale di circa 180 g di CO2 equivalenti, utilizzan-
do per il calcolo i potenziali di riscaldamento globale - GWP - a 100 anni).
Lo stesso ragionamento, fatto per le altre nazioni di cui si conoscono il mix ener-
getico e gli scambi di energia elettrica con le altre nazioni, permette di affrontare
in maniera corretta analisi di ciclo di vita di processi che avvengono in nazioni
diverse.
Una classificazione del tutto simile può venire anche fatta per le emissioni deri-
vanti dai tre contributi appena citati. In tal caso è chiaro che, per quanto riguarda
l’impatto ambientale dei sistemi di trasporto, le emissioni atmosferiche legate alla
fase diretta di consumo energetico risultano essere di gran lunga quelle più im-
portanti da conoscere e da valutare.
Inoltre, tenendo conto del fatto che i comuni mezzi di trasporto sono in genere
alimentati da combustibili altamente inquinanti, in questo caso più che altrove, i
fattori consumo di energia ed emissioni appaiono strettamente legati tra di loro.
Le informazioni relative ai consumi energetici e alle emissioni dei mezzi di tra-
sporto sono disponibili in diverse forme: si va dai dati statistici nazionali relativi
ad una particolare categoria di mezzi di trasporto ai dati specifici forniti dal cos-
truttore del mezzo stesso.
A seconda del livello di accuratezza a cui si intende arrivare, si adotterà una fonte
piuttosto che un’altra.
Per quanto riguarda le unità di misura da impiegare per esprimere i quantitativi
di energia legati ai trasporti, tenendo conto della capacità di carico dei mezzi im-
piegati, è possibile adottare l’unità di energia (J) per tonnellata·chilometro, oppu-
re, nel caso di mezzi trasporto che normalmente non compiono il trasporto a pie-
no carico (tipico è il caso dei mezzi su strada), direttamente l’energia per
chilometro.
Quanto alle emissioni, l’unità di massa della sostanza emessa (ad esempio mg di
CO2) viene riferita anch’essa alle unità utilizzate per l’energia.
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5.4.5 Risultati di un inventario
I risultati di un inventario possono essere presentati (ISO 14041, par. 5.2.3) in
termini di:
n combustibili primari,
n feedstock
n rifiuti,
n emissioni in aria,
n emissioni in acqua,
n materie prime.
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5.5.2 Classificazione e caratterizzazione
I dati e le informazioni inventario vengono innanzitutto organizzati seguendo
una classificazione in categorie di impatto. Queste categorie possono essere defi-
nite a seconda degli effetti sulla salute dell’uomo e sull’ambiente e in base alla
scala dell’effetto stesso.
Tali categorie si riferiscono ad effetti potenziali: a questo livello di analisi, come
già discusso, non esiste la pretesa di determinare cosa effettivamente accade in
un sito specifico in un determinato istante di tempo, ma piuttosto di collegare
quantitativamente un processo ad una categoria di impatto.
Il contributo delle diverse emissioni, e quindi l’impatto fisico, viene quantificato
in base all’attuale conoscenza scientifica. Una stessa sostanza può contribuire a
più fenomeni di impatto provocando effetti a catena sovente di difficile interpre-
tazione, mentre ognuno dei potenziali effetti ambientali è caratterizzato da una
sfera di influenza che può essere globale, regionale oppure locale.
Dal punto di vista operativo, la classificazione consiste nel raccogliere tutte le
emissioni, in aria, in acqua ed i rifiuti, derivanti direttamente ed indirettamente
dalle operazioni considerate ed imputarle alle seguenti categorie di effetti (ISO
14042, par. 6.1), caratterizzandole tramite opportuni coefficienti (v. Allegato):
1. Effetto serra
2. Assottigliamento della fascia di ozono
3. Acidificazione
4. Eutrofizzazione
5. Formazione di smog fotochimico
6. Tossicità per l’uomo e per l’ambiente
Per quanto riguarda le materie prime e l’energia intese come risorse, esiste una
classificazione basata sul concetto di non rinnovabilità della risorsa:
7. Consumo di risorse non rinnovabili (energia e materiali)
Si ritiene opportuno precisare che, ai fini di una analisi più completa, gli impatti
con effetto tipicamente locale (es. rumore, radiazioni elettromagnetiche, odore, …)
devono comunque essere affrontati nell’ambito dello studio, con le opportune me-
todologie specifiche.
5.5.3 Valutazione
La valutazione è il momento in cui i risultati della caratterizzazione vengono di-
scussi. L’obiettivo è di determinare il significato dei risultati in base alle cono-
scenze scientifiche. Tale momento della LCA può essere affrontato in diversi mo-
di. Generalmente, in funzione degli obiettivi dello studio, si procede ad una
valutazione degli effetti ambientali fornendo opportuni fattori di preferenza (wei-
ghting factors). Ad esempio volendo migliorare le prestazioni ambientali di un
prodotto seguendo le indicazioni del protocollo di Kyoto, si focalizzerà la ricerca
delle criticità ambientali prevalentemente in termini di emissioni di biossido di
carbonio.
È opportuno ricordare che esistono in letteratura diverse metodologie di valuta-
zione proposte da vari gruppi di lavoro.
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5.6 Interpretazione
Una volta analizzato il sistema in termini di prestazioni ambientali generali, oc-
corre identificare le criticità secondo quelli che sono stati gli obiettivi dello stu-
dio. L’interpretazione consiste nella identificazione, qualificazione, controllo e va-
lutazione delle conclusioni delle fasi precedenti, al fine di trovare le procedure di
scelta per migliorare il sistema studiato. Tale fase ovviamene rappresenta un pro-
cesso ciclico (iterativo) che si inquadra in un’ottica di miglioramento continuo dei
processi produttivi. L’interpretazione deve essere effettuata dunque riprendendo
gli obiettivi iniziali dello studio, controllando la completezza delle informazioni
ottenute, eseguendo se necessario analisi di sensibilità, realizzando un controllo
finale della coerenza delle informazioni e delle metodologie adottate per la rac-
colta delle stesse e deducendo quindi le conclusioni e le raccomandazioni.
6.1 Generalità
Impostare un programma di miglioramento ambientale rappresenta oggi per mol-
te aziende un passo fondamentale che va affrontato nella maniera più efficiente.
L’implementazione di un sistema di gestione ambientale (ISO 14001) rappresenta
spesso per molte realtà aziendali una valida base per valutare la problematica in
oggetto e pianificare le azioni correttive per un miglioramento continuo.
L’esecuzione di analisi di LCA può essere gestita definendo un opportuno pro-
gramma di lavoro che, in analogia con i sistemi di gestione ambientale, preveda:
n la definizione dei responsabili delle varie attività
n la definizione delle procedure per l’acquisizione dei dati
n la definizione delle procedure di gestione dei dati
n la programmazione delle attività di interpretazione e miglioramento
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6.2 Responsabilità
L’analisi del ciclo di vita impostato in maniera sistematica nella azienda prevede
la definizione di alcune figure fondamentali; in particolare:
n Il coordinatore (o esecutore) della attività di LCA: È colui che agisce da
supervisore a tutte le attività relative alla LCA. Pianifica il lavoro, definisce le
modalità con cui dovrà essere eseguita l’analisi, controlla il flusso dei dati, ge-
stisce le fasi di analisi dei dati e fornisce i risultati dell’inventario e dell’analisi
degli impatti.
n Il responsabile del prodotto: è la persona che definisce gli obiettivi dello
studio e generalmente ha la piena responsabilità del prodotto e dunque degli
interventi migliorativi da apportarvi al termine dello studio di LCA
n Gli ingegneri di processo: sono coloro che interagiscono con il coordinato-
re della attività di LCA per elaborare i dati relativi ai processi locali
n I progettisti: Forniscono al coordinatore le informazioni fondamentali per
avviare lo studio e partecipano alla interpretazione finale dei dati per identifi-
care possibili opzioni migliorative.
n Il responsabile ambientale: fornisce tutti i dati qualitativi e quantitativi (ma-
terie prime, rifiuti solidi, emissioni, reflui, …) relativi ai processi che avvengo-
no all’interno della azienda (sia in riferimento ai processi produttivi sia ai pro-
cessi “ausiliari” come ad esempio il consumo di combustibile per il
riscaldamento degli uffici).
n Il responsabile degli acquisti: è l’interfaccia con i fornitori. Spesso tale figu-
ra è fondamentale, in particolare quando la politica produttiva della azienda è
molto a favore della terziarizzazione. In questi casi è necessario coinvolgere i
fornitori (attraverso invio di questionari o meglio mediante interviste dirette)
per acquisire le informazioni necessarie relative ai processi produttivi.
n Il responsabile delle vendite: ha essenzialmente una duplice funzionalità:
da una parte acquisisce informazioni relative alla casistica di modalità di fun-
zionamento del prodotto studiato e, dall’altra parte realizza l’interfaccia con i
clienti che possono avere particolari richieste relativamente alle prestazioni
ambientali del prodotto e soprattutto fornisce e valorizza i risultati dello stu-
dio e dell’impegno della azienda.
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Particolare cura deve essere fornita nella valutazione della qualità dei dati (in
particolare modo nei casi in cui non siano stati acquisiti direttamente con stru-
mentazione calibrata).
Infine, la descrizione delle procedure di allocazione deve sempre contenere tutti
i riferimenti necessari per rendere trasparente e ripetibile il calcolo.
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APPENDICI: ANALISI DI ALCUNI PROCESSI
Generalità
Lo svolgimento di un’analisi LCA prevede un lavoro preliminare di ricostruzione
di tutti i processi: di realizzazione del prodotto/servizio, relativi alla logistica (ap-
provvigionamenti, distribuzione di prodotti, predisposizione di servizi), attinenti
all’utilizzo, relativi alla gestione a fine vita. Questo implica la definizione prelimi-
nare dei confini del sistema e la selezione dei processi da tenere sotto controllo
in termini quantitativi (energia e materiali utilizzati, rifiuti, emissioni e scarichi
prodotti).
Nel nostro caso sono stati presi in considerazione, senza nessuna pretesa di com-
pletezza, alcuni casi particolari di processi elettrotecnologici, vale a dire, scen-
dendo nel dettaglio:
n un processo di produzione di circuiti stampati e di componenti elettronici;
n un esempio di gestione di materiali termoplastici, largamente utilizzati negli
imballaggi;
n problematiche legate ai trasporti, in particolare di prodotti per uso civile, che
possono essere effettuati con mezzi diversi e a distanze rilevanti (vedi il caso
di approvvigionamenti dalle zone del “Far-East”);
n le problematiche relative ai cavi elettrici per trasporto di energia.
Nel seguito vengono presentati esempi di ricostruzione dei processi, a cui poi
nell’inventario associare i dati. Il criterio per la ricostruzione è il seguente:
n Risalire ai vari passi di lavorazione o i vari cambiamenti di scenario seguendo
i flussi di materiali e/o di prodotti intermedi e sottoprodotti. Particolare rile-
vanza deve essere data a tutti i passi di processo a cui sono collegate sostanze
ad elevato impatto ambientale: identificate da documenti emessi da organismi
internazionali, (si veda ad esempio IEC GUIDE 109).
n Definire in modo univoco gli spostamenti di materiali e quindi ricostruire le
tipologie di trasporto utilizzate.
n Identificare i consumi di energia nei vari passi e risalire alle fonti energetiche.
Tenendo presenti questi criteri, sono riportati esempi relativi a processi di
produzione diretta di componenti/parti di sistema, di smaltimento a fine vita
e di logistica. Nel primo caso si tratta di attività che interessano maggiormente
le aziende manifatturiere che devono monitorare dal punto di vista ambienta-
le il loro modo di produrre, mentre nel secondo e terzo caso l’interesse si
sposta anche sui fornitori di servizi, che hanno la possibilità di intervenire sui
processi di movimentazione e che prevedibilmente devono affrontare, nel
momento della “dismissione del servizio”, il problema dello smaltimento di
apparati.
Dopo la ricostruzione dei processi, occorre procedere alla raccolta dei dati,
cioè corredare la descrizione effettuata con informazioni quantitative. Le pos-
sibili fonti a cui attingere per questa attività sono: le aziende manifatturiere o
fornitrici di servizi, alcune banche dati europee e diversi software specializza-
ti per l’esecuzione di analisi di ciclo di vita, alcuni dei quali contengono ban-
che dati dedicate al settore elettronico/elettrotecnico particolarmente svilup-
pate. Relativamente alle banche dati europee, si rimanda per ulteriori
approfondimenti ai vari reports emessi da APME/PMWI (Association of Plasti-
cs Manufactures in Europe/European Centre for Plastics in the Environment)
e alle pubblicazioni dell’ OECD/EIA (Organization for Economic Cooperation
and Development / Energy Information Administration).
GUIDA
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Processi di produzione
Nei processi di produzione occorre generalmente analizzare alcuni aspetti fonda-
mentali:
Rifiuti solidi: quello legato agli scarti è sicuramente un problema non tra-
scurabile specialmente quando la loro destinazione non è chiara oppure
nei casi in cui esistono diverse possibilità di recupero di materiali, sia con
reimmissione diretta nel ciclo produttivo, sia con destinazione ad altri usi
previa rilavorazione.
Gli esempi che seguono intendono mostrare diversi aspetti della esecuzione della
LCA. In particolare, i primi esempi (saldatura, circuiti stampati, logistica, plastica
Appendice A, B, C,) illustrano in che termini debbano essere descritti qualitativa-
mente gli aspetti che caratterizzano i vari processi presi in esempio. L’esempio
successivo (LCA di una lavabiancheria - Appendice D) è impostato in maniera
estremamente schematica ed è comprensivo di alcune tabelle esemplificative per
l’esecuzione delle acquisizioni di dati. Infine l’ultimo esempio (LCA di cavi elettri-
ci -Appendice E) rappresenta un tipico rapporto conclusivo di un lavoro di ricer-
ca indirizzato alla individuazione degli aspetti ambientali associabili alla vita di
un prodotto.
Si ritiene opportuno precisare che gli esempi inseriti nelle appendici sono solo ri-
ferimenti ma non intendono e non possono assolutamente esaurire la realtà dei
processi attribuibili alla elettrotecnologia.
GUIDA
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APPENDICE
A PROCESSO DI SALDATURA
Le parti fondamentali in cui può essere suddivisa una saldatrice ad onda sono vi-
sibili nella Figura A.1; la loro funzione è descritta nel seguito.
GUIDA
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Tab. A.1 Funzioni delle varie parti dell’impianto
Elemento Funzione
Convogliatore trasporta i circuiti stampati dall’ingresso all’uscita attraversando le
varie unità della macchina, con velocità variabile compresa tra 0 e
5 m/min.
Flussatore solitamente a schiuma, costituito in polietilene resistente alla
corrosione di tutti i normali flussanti sia di tipo resinoso che
organici idrosolubili in commercio. L’altezza della cresta di schiuma
è regolabile fino a 16 mm.
Preriscaldatori provvedono ad una rapida e completa evaporazione del veicolo
del flussante. Sono costituiti da un sistema standard comprendente
due gruppi di preriscaldatori radianti, composti da due o più
elementi per gruppo, con regolazione separata. Sotto gli elementi
sono montati riflettori di acciaio inox per assicurare una
distribuzione uniforme del calore.
Stazione di saldatura costituita da un crogiolo (pozzetto ad onda) nel quale si trova la
lega fusa, mantenuta ad una temperatura di fusione da resistenze
con regolazione termostatica (spegnimento sopra i 276 °C) e la
pompa che forma l’onda, con regolazione automatica (attacco
pompa sopra i 238 °C).
Dal punto di vista della raccolta dei dati di inventario, le informazioni che devo-
no essere reperite sono:
n consumo di elettricità della macchina complessiva
n composizione e quantità utilizzata di flussante
n composizione e quantità utilizzata di lega saldante
n entità degli eventuali scarti di lavorazione
GUIDA
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APPENDICE
B PROCESSO DI PRODUZIONE E DI TRATTAMENTO DI FINE VITA DI UN
CIRCUITO STAMPATO
Si descrive nel seguito un esempio di come produrre i circuiti stampati, che vengo-
no utilizzati come supporto sul quale montare i componenti nelle schede elettroni-
che. L’analisi ambientale di questo tipo di oggetti è importante sia per i grandi vo-
lumi di schede elettroniche presenti in campo e di cui si dovrà affrontare il
problema dello smaltimento, sia perché nell’ambito del processo produttivo entra-
no in gioco sostanze pericolose quali ad esempio i fenoli e possono essere prodotte
emissioni e scarichi da tenere sotto controllo.
GUIDA
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Il circuito a cablaggio stampato è solitamente connesso all’apparecchiatura di cui
fa parte per mezzo di una schiera di contatti ad innesto (plug-in); la rimozione di
tutto il circuito e al sostituzione di un altro identico permettono di rendere le ripa-
razioni rapidissime, una riparazione vera e propria anzi non è più necessaria. In-
fatti in caso di anomalo funzionamento del complesso, si individua, spesso per eli-
minazione, il circuito che ne è responsabile, lo si rimuove e sostituisce
procedendo poi, soltanto se lo si ritiene opportuno, a un più particolareggiato
esame delle cause del guasto, controllando i componenti del circuito eliminato.
Appare evidente come l’adozione dei circuiti a cablaggio stampato con connessio-
ne ad innesto renda minimi i tempi morti dovuti alla manutenzione dell’apparec-
chiatura.
I circuiti stampati a due facce, cioè con deposizione di conduttore su entrambe le
superfici del supporto, comportano la realizzazione di speciali fori passanti plac-
cati con materiale conduttore che assicurino la continuità elettrica tra i due strati
ove ciò sia richiesto. Questi circuiti sono adatti per quelle applicazioni in cui si
desidera concentrare il massimo numero di connessioni possibile su un’area asse-
gnata senza elevare eccessivamente i costi.
Nel caso di circuiti a più strati conduttori, si valorizzano ancor più le dimensioni
proprie del supporto. Si è ulteriormente affinata la tecnica di incisione per otte-
nere zone conduttrici sempre più piccole moltiplicando in pratica anche lo spa-
zio lungo le stesse superfici utili. Il circuito a cablaggio stampato a più strati è co-
stituito da una serie di circuiti a due facce isolati fra di loro, riuniti in unico
blocco e collegati dove lo si desidera da fori passanti conduttori. Per assicurare la
migliore dispersione del calore generato dai componenti che vengono saldati sul
circuito a cablaggio stampato si preferisce lasciare completamente intatto uno de-
gli strati superficiali di conduttore “ritagliando” i percorsi dei vari collegamenti in
un altro strato del blocco. In alternativa per lo strato dissipatore si impiegano iso-
lanti che siano buoni conduttori del calore, ad esempio per materiali plastici ano-
dizzati. Per aumentare la conduttività e assicurare contemporaneamente saldature
perfette, gli strati elettricamente conduttori ricevono un sottile deposito d’oro o di
lega di piombo.
Attualmente per migliorare ancora i tempi di montaggio si impiega, oltre alla sal-
datura per immersione, la saldatura per termocompressione: i terminali dei com-
ponenti da unire al circuito stampato sono inseriti nei fori e quindi riscaldati fino
a temperature prossime a quella di fusione del materiale che riveste i fori, mentre
una forte pressione li fa aderire al conduttore.
In conclusione, si propone il seguente schema e blocchi che riassume le fasi
principali della realizzazione del circuito stampato e sulla base del quale possono
essere raccolti i dati relativi a:
n consumi energetici
n quantità di materiali utilizzati
n scarti prodotti
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Fig. B.1 Diagramma di flusso per la realizzazione del circuito stampato
Per tutti i processi di trattamento a fine vita il problema è conciliare due aspetti:
da un lato mettere in piedi una serie di procedure che consentono di evitare l’im-
patto ambientale derivante dal mero conferimento in discarica dei prodotti,
dall’altro fare in modo che queste procedure non producano a loro volta effetti
nocivi per l’ambiente. Per esempio, il procedimento di fusione di un circuito elet-
tronico consente di evitare il deposito in discarica di una serie di materiali perico-
losi, anzi ne permette il recupero, tuttavia può causare nuovi problemi ambientali
legati alla produzione di emissioni gassose o di scorie non inerti. La metodologia
LCA in questo senso si configura come strumento fondamentale per capire se
procedimenti di trattamento/recupero apparentemente corretti dal punto di vista
ambientale non aumentino in realtà il carico complessivo.
Nel seguito, sempre a titolo di esempio di descrizione, vengono illustrati due me-
todi per il recupero dei materiali da piastre di circuiti stampati, applicabili a tutti
gli apparati elettronici. Essi sono:
n il metodo di Knudsen, che porta all’ottenimento di rame puro al 98% ed altri
sottoprodotti.
n il metodo di Yokoyama e Iji, che porta alla produzione di polveri plastiche e
polveri di rame.
GUIDA
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Fig. B.2 Diagramma di flusso metodo di Knudsen
Fase Descrizione
Forno a tino tramite combustione e con l'aggiunta di coke e scorie si
separa il rame da metalli come ferro, alluminio, zinco,
piombo, stagno. Si ottiene un rame all’80%. Sottoprodotti:
polveri con ossidi di ferro, zinco e piombo. In questa fase si
usa aria arricchita di ossigeno per evitare l'ossidazione dei
metalli non-rame che vengono ottenuti.
Conversione Bessemer con aggiunta di ferro. Si ottiene rame al 96% e scorie e
polveri con ferro, zinco, stagno, nichel, piombo e ossidi di
zinco.
Fornace anodica con scorie di rame di alta qualità ed uso di benzine. Si
ottiene, sul catodo, rame puro al 99%, contenente però
ancora i metalli nobili.
Elettrolisi e ultima lavorazione sul per separare il rame dai metalli nobili. L’ultima lavorazione
rame serve a rendere il rame ottenuto commercialmente fruibile.
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n eutrofizzazione e creazione fotochimica dell’ozono (fotosmog): la pro-
duzione e la combustione delle benzine sono causa del primo effetto, mentre
il consumo delle stesse nella fornace anodica può portare al secondo.
Fase Descrizione
fase 1 il materiale è sottoposto a un trattamento meccanico, con applicazione di
forze di taglio e di separazione che consentono di sminuzzarlo in pezzi non
molto grandi, ma non ancora tali da consentire di parlare di “polvere”.
fase 2 polverizzazione vera e propria, cioè riduzione a grani più fini del materiale
sminuzzato, con applicazione di forze di taglio e di compressione. Si ottiene
polvere contenente principalmente rame e materiale plastico, più piccole
percentuali di altri metalli.
fase 3 separazione gravitazionale. In questa fase il rame si separa abbastanza
facilmente dal resto, visto che il suo peso specifico è decisamente più alto
ed i frammenti di questo metallo che risultano dal passo precedente sono di
dimensioni maggiori rispetto alle polveri di plastica. Questa caratteristica è
probabilmente dovuta alla differente duttilità dei due materiali. Si ottiene
una polvere avente un contenuto di rame elevato.
fase 4 si effettua un trattamento di separazione elettrostatica; si ottiene una polvere
contenente rame all'82%, utilizzabile per produrre fili o altri prodotti. Dopo
questo trattamento resta un residuo di materiale plastico polverizzato, che
può essere utilizzato nella produzione di nuova plastica.
GUIDA
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APPENDICE
C PROCESSO DI STAMPAGGIO DI UN PARTICOLARE PLASTICO DI
UN’APPARECCHIATURA ELETTRONICA
Il diagramma di flusso di base del sistema descritto nel seguito è qui riportato:
Come si deduce dalla Figura C.1, il processo si svolge in questo modo: il materia-
le termoplastico in granuli giunta in stabilimento (trasporto) viene prima deumi-
dificata (uso di energia elettrica) e poi inviata alla pressa ad iniezione che esegue
lo stampaggio (uso di elettricità). Successivamente l’oggetto stampato viene as-
semblato con alcuni particolari metallici e poi imballato, per essere spedito ai siti
di assemblaggio complessivo dell’apparato.
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Stimando che un singolo sacco pesi 100 gr, il peso totale per pallet ammonta a
2,4 kg. I restanti 47,6 kg sono attribuibili alla pedana in legno ed ai nastri di ac-
ciaio. Da dati di letteratura, si ricava che per la fabbricazione di 1 kg di sacchi di
polietilene con scarti derivanti dalla lavorazione pari a 0,052 kg necessitano
1,82 MJ elettrici.
Introducendo i trasporti, si ipotizza che la fabbricazione dei sacchi in polietilene
venga svolta circa a 100 km di distanza dalla fabbrica in cui essi vengono riempiti
con il granulato: in questo modo si può supporre l’utilizzo di autoarticolati da
24 t, alimentati con combustibile diesel, che effettuino il viaggio a pieno carico
sia all’andata che al ritorno.
Per quanto riguarda il pallet in legno, si ricostruisce il processo a partire dal le-
gno e dall’acciaio, utilizzando dati energetici (elettricità) del paese in cui è pro-
dotto l’oggetto esaminato. Il diagramma di flusso di seguito riportato evidenzia il
dettaglio delle principali fasi del processo sopra descritto.
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Tab. C.1 Riassunto dei dati utili per l’inventario per la fase studiata
INPUT
TIPOLOGIA Plastica Pallet Pacchi di polietilene
(Legno e acciaio) (LDPE)
QUANTITÀ 1 kg 0,03 kg 0,002 kg
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Tab.C.2 Riassunto dei dati utili per l’inventario per la fase studiata
INPUT OUTPUT
TIPOLOGIA Pallet Imballaggi Energia Pallet (legno e Sacchi
plastica (cartone) (Elettricità) acciaio) (LDPE)
QUANTITÀ 1 kg 0,2 kg 5 MJ 0,03 kg 0,002 kg
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APPENDICE
D ESEMPIO DI ANALISI DI LCA DI UNA LAVABIANCHERIA
D.1 Generalità
Nel seguito viene descritta la fase di inventario relativa all’analisi di ciclo di vita
di una lavabiancheria. La procedura illustrata è applicabile in generale ai gran-
di elettrodomestici e comunque a macchine di una certa complessità che devono
essere sottoposte a valutazione di impatto ambientale. Esso costituisce quindi un
esempio trasferibile a diversi altri settori della realtà elettrotecnologica. Lo studio è
privo di risultati finali; lo scopo è infatti quello di agevolare la comprensione me-
todologica della tecnica e di mettere in evidenza in quale modo possa essere defi-
nito con chiarezza l’obiettivo dell’analisi, come possano essere identificate le in-
formazioni necessarie, come sia opportuno organizzare i dati raccolti allo scopo
di facilitare l’ottenimento di risultati in tempi brevi e senza disperdere tempi e ri-
sorse.
Viene di seguito presentata una scheda tipo da utilizzare per la fase di inizializza-
zione.
A seconda delle diverse esigenze progettuali e aziendali richieste, è possibile mo-
dificare o implementare tale scheda.
GUIDA
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Fig. D.1 Esempio di scheda per la fase di Inizializzazione: applicazione per una lavabiancheria
FASE 1 INIZIALIZZAZIONE
Azienda Autore Data
LAVABENE S.p.A. Luigi Rossi 10/1/1998
Prodotto Modello Stabilimento
Lavabiancheria carica frontale LB S20 Milano
Obiettivo di progetto Confronto tra una vasca in plastica (PP caricato) e vasca in
acciaio inox, per il lavaggio di 5 kg di bucato con ciclo a
60 °C
Impieghi previsti
Caratteristiche tecniche di progetto
Dimensioni (cm) 60x55x80
Peso(kg) 76
Dati tecnici nominali
Tipologia dell’imballo Cartone esterno + profili in PS interni e foglio in PE. (libretto
per le istruzioni)
Mercato di vendita Gran Bretagna (area di Edimburgo)
Logistica del trasporto Autocarro, treno e nave (km 1550)
Gestione e manutenzione del
prodotto
Procedure standard
Controlli periodici
Vita del prodotto
Anni di esercizio 12 (previsti)
Tipologia di funzionamento macchina meccanica a 600 giri/minuto
Perdite nominali
Note Contrappeso in cemento, crociera in ghisa.
Altri dati di riferimento
D.1.2 Inventario
D.1.2.1 Ecoprofilo
L’analisi dell’inventario viene svolta eseguendo iterativamente
n per ciascun componente primario
n per ciascun sottocomponente,
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Una volta definito il prodotto, la procedura iterativa proposta consiste nella:
n identificazione dei componenti
n identificazione dei sottocomponenti
n identificazione dei coprodotti
n identificazione di tutte le trasformazioni che realizzano il componente
Fig. D.2 Schematizzazione dei processi di trasformazione, per aggregazioni successive dai
sottocomponenti fino al prodotto utile
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Fig. D.3 Esempio di schema da utilizzare per la procedura di assemblaggio del prodotto
Assemblaggio del
prodotto
Componente Materiali Peso Trasformazioni Energia Emissioni
kg MJ
Materiale
Coprodotto
Emissioni
TOTALE
Esempio:
Si vuole allocare il consumo di elettricità per l’illuminazione di uno stabilimento
all’interno del quale sono attive due linee di produzione di lavabiancheria (A e
B). Viene allocato ad un prodotto A, un consumo pari al rapporto tra il consumo
energetico totale e la somma dei pezzi prodotti A + B. Tale approccio può essere
eseguito solo se le famiglie di prodotti A e B sono simili. In alternativa si effettua
un’allocazione basata non sul numero dei di componenti prodotti ma sul loro
peso.
In ogni caso la procedura di allocazione seguita deve essere dichiarata.
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Fig. D.4 Esempio di Ecoprofilo per una parte della fase di assemblaggio di una lavabiancheria
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Fig. D.5 Fasi della vita del prodotto, dai fornitori all’uscita dall’azienda
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Oltre alla distanza percorsa (km), è importante differenziare i mezzi con cui av-
viene il trasporto:
n autocarro,
n autoarticolato
n treno
n nave
n aereo
n altro
Esempio:
Una volta raccolti i dati per la valutazione di impatto del prodotto relativo alla
fase di trasporto, è possibile utilizzare i medesimi risultati per l’analisi di un si-
stema di trasporto alternativo.
Stabilita l’unità di misura (nel nostro caso il trasporto di un kg di prodotto lava-
biancheria per km) si può confrontare lo scenario sopra proposto (Milano -
Edimburgo 1550 km di cui: autocarro 30 km, treno 900 km, nave 500 km e au-
tocarro 120 km), con un nuovo scenario del tipo:
n Autocarro 30 km
n Treno 1400 km
n Autocarro 120 km
GUIDA
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B. Consumi energetici (o autoconsumo) relativi alla fase di esercizio del
prodotto
Rappresenta sicuramente la fase più importante di tutta l’analisi.
Particolare precisione deve essere realizzata nel computo delle perdite di energia
(Joule), in special modo per quei sistemi elettromeccanici con vita media di oltre
cinque anni. In tali casi si propone di eseguire l’analisi per i seguenti scenari:
1. ipotizzando il funzionamento del sistema attribuendogli il valore massimo teo-
rico delle perdite energetiche (Joule), nel periodo di un anno e nel periodo di
vita media stimata
2. ipotizzando il funzionamento del sistema attribuendogli il valore delle perdite
energetiche (Joule) pari al 70% del massimo teorico, nel periodo di un anno e
nel periodo di vita media stimata
3. ipotizzando il funzionamento del sistema attribuendogli il valore delle perdite
energetiche (Joule) pari al 40% del massimo teorico, nel periodo di un anno e
nel periodo di vita media stimata.
Uso
Ciclo tipo Consumi per ciclo N° Cicli /anno Ciclo vita Energia
Joule anni MJ
Cotone 60 °C
Cotone 90 °C
Lana 40 °C
TOTALE
Per l’inventario di questi valori, possono essere utilizzati gli schemi già adottati in
precedenza per la fase di assemblaggio del prodotto (Fig. D.4), e quella di tra-
sporto (Fig. D.6).
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Fig. D.9 Manutenzione della lavatrice
GUIDA
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Fig. D.10 Esempio di processo per il riciclo di prodotti mediante triturazione
Anche in questo caso può essere utilizzato il medesimo schema della procedura
di assemblaggio (Fig. D.4) dove, alla voce trasformazioni verranno considerati i
processi necessari per il trattamento di materiali e componenti.
Nel caso della triturazione sarà opportuno procedere con l’attribuzione dei con-
sumi di energie e risorse, mediante normalizzazione sull’operazione di macina-
zione totale.
Fig. D.11 Esempio di schema da utilizzare per la procedura di dismissione del prodotto
Dismissione del
prodotto
Componente Materiali Peso Trasformazioni Energia Emissioni
kg MJ
Materiale
Coprodotto
TOTALE
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Fig. D.12 Esempi di scheda riassuntiva che raggruppa tutte le fasi
FASE 1 INIZIALIZZAZIONE
Azienda Autore Data
LAVABENE S.p.A. Luigi Rossi 10/1/1998
Prodotto Modello Stabilimento
Lavabiancheria carica frontale LB S20 Milano
Obiettivo di progetto Valutazione di impatto ambientale tra una vasca in
plastica (PP caricato) e vasca in acciaio inox, per il
lavaggio di 5 kg di bucato con ciclo a 60 °C.
Assemblaggio del
prodotto
Componente Materiali Peso Trasformazioni Energia Emissioni
kg MJ
Materiale
Coprodotto
TOTALE
Percorso di Milano-Edimburgo
distribuzione
Componente o Prodotto Automezzo Peso Distanza Energia Emissioni
kg km MJ
Autocarro 70 30
Treno 70 900
Nave 70 500
Autocarro 70 120
TOTALE 1550
Uso
Ciclo tipo Consumi per ciclo N° Cicli /anno Ciclo vita Energia
Joule anni MJ
Cotone 60 °C
Cotone 90 °C
Lana 40 °C
TOTALE
Dismissione del
prodotto
Componente Materiali Peso Trasformazioni Energia Emissioni
kg MJ
Materiale
Coprodotto
TOTALE
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Fig. D.13 Elenco di quadro riassuntivo per fasi
QUADRO RIASSUNTIVO
Fase Peso Energia Emissioni
kg MJ
Assemblaggio
Percorso di distribuzione
Uso
Dismissione del prodotto
TOTALE
FASE 1 INIZIALIZZAZIONE
Azienda Autore Data
Prodotto Modello Stabilimento
Obiettivo di progetto
Impieghi previsti
Caratteristiche tecniche di progetto
Dimensioni (cm)
Peso (kg)
Dati tecnici nominali
Tipologia dell’imballo
Mercato di vendita
Logistica del trasporto
Gestione e manutenzione del prodotto
Procedure standard
Controlli periodici
Vita del prodotto
Anni di esercizio
Tipologia di funzionamento
Perdite nominali
Note
Altri dati di riferimento
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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Fig. D. 15 Esempio di scheda per la fase di assemblaggio, da compilare (1)
TOTALE
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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Fig. D.16 Esempio di scheda per la fase di distribuzione, da compilare (1)
TOTALE
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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Fig. D.17 Esempio di scheda per la fase di uso, da compilare(1)
Uso
Ciclo tipo Consumi per ciclo N° Cicli /anno Ciclo vita Energia
Joule anni MJ
TOTALE
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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Fig. D.18 Esempio di scheda per la fase di dismissione del prodotto, da compilare (1)
TOTALE
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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Fig. D. 19 Esempio di quadro riassuntivo per prodotto, da compilare(1)
QUADRO RIASSUNTIVO
Fase Peso Energia Emissioni
kg MJ
Assemblaggio
Percorso di distribuzione
Uso
Dismissione del prodotto
TOTALE
(1) Questa scheda è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito modulo annesso alla presente Guida.
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APPENDICE
E ESEMPIO DI LCA DI CAVI ELETTRICI DI DISTRIBUZIONE IN BASSA
TENSIONE
E.1 Generalità
E.1.2 Scopo
L’analisi del ciclo di vita è destinata all’utente dei cavi studiati, con il duplice
obiettivo di caratterizzare la situazione esistente e di permettere la successiva va-
lutazione di possibili alternative a minore impatto ambientale.
Ulteriori scopi dello studio sono quelli di:
n determinare l’articolazione dell’intero ciclo di vita, all’interno delle tre fasi ge-
nerali (ottenimento materie prime e produzione dei componenti, uso e manu-
tenzione, smaltimento e recupero);
n quantificare, per ciascuna fase, i consumi di energia, acqua e materie prime e
la produzione di emissioni aeriformi, reflui liquidi e rifiuti solidi;
n individuare le fasi a maggior impatto ambientale.
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E.1.4 Confini del sistema
n incidenza ponderale: per ogni processo unitario e per l’intero ciclo di vita i
contributi trovati vengono espressi in termini percentuali (in peso) dei mate-
riali in ingresso, sulla base di un bilancio di massa; in funzione della possibi-
lità di ottenimento di dati diretti o indiretti si fissa una soglia al 95%;
n contributo energetico: analogamente al bilancio di massa, viene eseguito
un bilancio dell’energia necessaria per la produzione dei vari materiali ausilia-
ri; la soglia minima è del 95%;
n impatto ambientale: in questo caso è necessario ricorrere a valutazioni ba-
sate sul solo giudizio professionale, dell’entità dell’impatto ambientale risul-
tante dalla produzione di un dato materiale ausiliario; un criterio esemplifica-
tivo di soglia è un contributo aggiuntivo all’impatto complessivo, risultante
dal ciclo di vita del prodotto principale, del 5%;
n rappresentatività del dato: come ulteriore criterio si è definita una soglia
oltre la quale il dato relativo al contributo (in ingresso o in uscita) debba es-
sere un dato diretto, in modo da evitare margini di incertezza eccessivi su dati
particolarmente significativi; tale soglia è posta al 90%.
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n nello stadio di utilizzo, la posizione e l’estensione della zona da cui pro-
viene il dato influenza gli interventi di posa, manutenzione, smantella-
mento ed avvio allo smaltimento/recupero dei componenti elettrici;
n anche nello stadio di smaltimento, infine, ci si limita a ricorrere alle fonti
dirette situate in Italia, consultando invece le banche dati per le operazio-
ni non eseguite sul territorio nazionale.
n Oltre agli aspetti geografici, viene anche preso in considerazione il periodo a
cui si riferiscono i dati raccolti. I dati più recenti vengono privilegiati rispetto
a quelli più vecchi; a volte può essere più significativo fare riferimento a peri-
odi di tempo più lunghi.
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(circa 35 MJ/kg di polimero e presumibilmente anche di più se si tiene conto
delle fasi qui trascurate), nel presente contesto incide per meno del 2,5%
sull’intero bilancio energetico; ancor più trascurabile è il contributo della fase
di trasporto.
n Il secondo componente che entra nella formulazione dell’isolante e del riem-
pitivo (ed anche della guaina; vedi sotto) è il carbonato di calcio. Si riportano
in Figura E.3 i consumi energetici legati alla produzione del carbonato di cal-
cio a partire dal calcare e quelli legati al trasporto dello stesso. In entrambi i
casi si tratta di contributi molto ridotti (complessivamente meno dello 0,5%)
al bilancio energetico dello stadio di produzione.
n I dati successivi si riferiscono alle fasi di produzione di PVC, di produzione
del polimero a base di PVC usato per la realizzazione della guaina del cavo, e
di trasporto di quest’ultimo. Il primo dato è desunto da fonti bibliografiche (si
tratta del processo in assoluto maggiormente energivoro, che anche moltipli-
cato per un coefficiente di 0,0436 incide sul bilancio energetico per il 6% cir-
ca), mentre il secondo dato è stimato, per confronto con altri processi unitari.
n Le fasi di formulazione dell’isolante, di formulazione del riempitivo e di pro-
duzione del cavo sono considerate in Figura E.3. L’energia totale associata a
questa fase è di circa 11,5 MJ/kg di cavo, il che corrisponde ad un contributo
del 20% del bilancio energetico dell’intero stadio di produzione del cavo.
Riassumendo, nell’ipotesi che l’84% del rame elettrolitico sia primario e il 16% se-
condario, lo stadio di produzione del cavo richiede il consumo di circa 58 MJ/kg,
di cui:
n il 63% corrisponde alla produzione di rame elettrolitico primario;
n il 3,5% a quella di rame elettrolitico secondario;
n il 3,5% alla produzione della vergella;
n lo 0,5% alla produzione di carbonato di calcio;
n il 2,5% alla produzione degli elastomeri etilenpropilenici;
n il 7% alla produzione del polimero a base di PVC;
n il 20% alla produzione delle mescole per l’isolante ed il riempitivo ed al rive-
stimento del cavo.
Le lavorazioni del rame richiedono quindi il 70% dell’energia totale, quelle dei
polimeri, delle cariche ed il processo di rivestimento del cavo soltanto il restante
30%.Passando dall’84% al 100% o al 50% di rame primario, i consumi di energia
diventano rispettivamente di 62 e 47 MJ, ossia si ha una variazione significativa in
funzione del tipo di rame utilizzato (la possibilità di ricorrere esclusivamente a
rame secondario permetterebbe una riduzione dei consumi fino a circa 32 MJ).
I dati relativi al consumo delle principali materie prime sono riportati in Figura
E.4 Come si può osservare, in questa rappresentazione non compaiono più com-
ponenti come EPR (PE-PP), carbonato di calcio, PVC, in quanto essi sono stati
considerati come prodotti intermedi e scomposti nelle rispettive materie prime
(espresse nelle quantità rapportate ad 1 kg di cavo). In fase di elaborazione pre-
liminare dei dati non è stato fatto altrettanto per i componenti secondari, che co-
stituiscono complessivamente meno del 5% del cavo. (si tratta sia di ausiliari uti-
lizzati nella produzione del cavo (plastificanti, lubrificanti, acceleranti, coagenti di
reticolazione, stabilizzanti ecc.) sia di materie prime coinvolte in minima misura
nei processi primari (carbone, bauxite, minerale di ferro, acetilene, ossigeno, olio
per emulsione)).
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Di conseguenza si può notare che alla produzione di 1 kg di cavo contribuiscono
circa 2,4 kg di minerale di rame (80% circa) e circa 115 g di rame di recupero
(3,8%), circa 350 g di calcare (11,7%; il calcare è la materia prima del carbonato
di calcio, che costituisce la carica di tutti e tre i polimeri) e circa 30 g di cloruro di
sodio (1%: entra nella produzione del PVC).
Il consumo di petrolio espresso direttamente è di circa 54 g (1,7%), mentre quello
di gas naturale è di circa 13 g (0,4%), ma tenendo conto del fatto che i compo-
nenti secondari non sono stati convertiti in materie prime, si può prevedere che
tali quantità siano in effetti più vicine rispettivamente a 60-70 ed a 15-20 g.
Lo stadio di produzione implica infine il consumo di quasi 7 litri di acqua.
Nell’ipotesi di ricorrere principalmente a rame elettrolitico secondario il consumo
di minerale di rame e di acqua si riduce, mentre aumenta quello del rame di re-
cupero; mancano purtroppo dati dettagliati in merito.
In definitiva, quindi, il cavo deriva prevalentemente dalle seguenti materie prime:
n minerale di rame: 2408 g;
n rame di recupero: 115 g;
n calcare: 353 g;
n petrolio: 60-70 g;
n cloruro di sodio: 30 g;
n gas naturale: 15-20 g;
n acqua: 6850 g.
n Le principali emissioni in atmosfera sono CO2 (ed in misura minore CO), SOx,
NOx, idrocarburi gassosi e polveri; si rilevano anche emissioni più modeste di
metalli e acido cloridrico (produzione di rame primario) e composti organo-
clorurati (produzione di PVC).
n Il componente principale fra questi è il biossido di carbonio (circa 5kg),
derivante per il 42% + 8% circa dai processi di produzione di rame prima-
rio e secondario, e per il 39% circa dalla fase di produzione del cavo. In
proporzione, le fasi di produzione del rame secondario, della vergella e
del cavo comportano emissioni di CO2 superiori ai relativi consumi di
energia, mentre le fasi di produzione di rame primario, di polimeri e di
carbonato di calcio comportano emissioni inferiori.
n L’ossido di carbonio (dovuto alla combustione incompleta del carbonio
organico) è associato in misura proporzionalmente più significativa alle
fasi di trasporto; i contributi maggiori alla quantità complessiva (circa
2,5 g) sono dovuti alle fasi di produzione del rame primario (28%) e del
cavo (36%).
n Gli ossidi di zolfo (quantità totale: circa 73 g) sono associati alle due fasi
più importanti: produzione di rame primario (51%) e produzione del cavo
(35%); gli altri contributi sono decisamente più ridotti.
n Gli ossidi di azoto rispecchiano la situazione di cui sopra, con le due fasi
citate che contribuiscono rispettivamente per il 34% e il 44% ad emissioni
globali di circa 29 g.
n Gli idrocarburi in fase gassosa (circa 23 g) provengono soprattutto dalla
fase di produzione del cavo (circa 55%); anche le fasi di produzione del
rame primario, del rame secondario e della vergella danno contributi si-
gnificativi (rispettivamente il 15%, il 9% e l’11% circa).
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n Le polveri, infine (circa 7 g), derivano, oltre che dai processi di produzio-
ne di rame primario e secondario e del cavo (rispettivamente circa 30%,
9% e 46%), anche dalla fase di produzione di carbonato di calcio (circa
3% del totale).
n I reflui liquidi più importanti sono i solidi sospesi, composti organici vari
(espressi come idrocarburi, oli e tensioattivi, fenoli, composti organici in ge-
nere, COD e BOD5), e ioni inorganici (cloruri, solfati, sodio ed altri metalli).
n I solidi sospesi (circa 17 g) derivano quasi interamente dalla fase di pro-
duzione di carbonato di calcio.
n I processi di produzione dei polimeri sono i più onerosi in termini di rila-
scio di composti organici (circa 100 mg complessivamente).
n I composti inorganici sono in genere associati ai vari processi unitari in
misura proporzionale al loro contributo ponderale ad 1 kg di cavo; fa ec-
cezione un preponderante contributo di cloruri (1762 mg), solfati
(187 mg) e sodio (100 mg) da parte del processo di produzione di PVC.
n I rifiuti solidi sono espressi in termini di massa complessiva invece che in ter-
mini di contenuto di contaminanti specifici. Si possono quindi individuare le
seguenti categorie, più o meno omogenee (a seconda della fonte di dati, la
suddivisione varia):
n scarti minerari (circa 2 kg, dovuti soprattutto all’estrazione del minerale di
rame);
n scorie e ceneri (circa 130 g, come sopra);
n scarti riciclabili (8 g, risultanti principalmente dal processo di produzione
del cavo);
n rifiuti industriali (5 g), scarti non riciclabili (19 g), altri rifiuti (19 g), prove-
nienti dalle fasi di lavorazione del rame e dal processo di produzione del
cavo.
Dei 2230 g di rifiuti totali per kg di cavo, 1941 g, pari all’87%, risultano provenire
dal processo di produzione del rame primario.
Riassumendo, i principali oneri ambientali sono associati alla fase di produzione
del rame elettrolitico primario (emissioni in atmosfera, fenoli ed idrocarburi in
fase acquosa, rifiuti solidi) e, proporzionalmente al relativo contributo, a quella
del PVC (emissioni in atmosfera, reflui liquidi; in particolare, in entrambi i casi,
composti organici ed inorganici del cloro). A causa della relativa importanza, an-
che le fasi di produzione di rame secondario, della vergella e del cavo causano
rilasci ambientali significativi, mentre la produzione del polimero etilenpropileni-
co implica rilasci di inquinanti organici in fase acquosa, e quella del carbonato di
calcio emissioni di polveri e di solidi sospesi in fase acquosa.
Poiché, come riferito, i cavi non vengono di regola estratti una volta messi fuori
uso (vedi sotto), è ragionevole confrontare i dati relativi ai soli stadi di produzio-
ne e di uso; è stata peraltro eseguita una stima di massima dei contributi in in-
gresso ed in uscita legati allo stadio di smaltimento. Si veda a questo proposito la
Tabella E.1 che riporta l’ecobilancio globale del cavo (i dati relativi alla fase di
uso si riferiscono a tutte le formazioni di cavi interrati).
Dal punto di vista dei consumi energetici, la produzione di 1 kg di cavo richiede
all’incirca la quantità di energia dissipata nell’arco di circa 5 mesi di esercizio.
Poiché la vita media di un cavo è di 40 anni, risulta evidente che l’energia dissi-
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pata nel periodo di esercizio è nettamente superiore all’energia richiesta per la
produzione. Allo stesso modo risultano prevalenti le emissioni (soprattutto aeri-
formi) di origine energetica associate al periodo di esercizio.
Il consumo di materie prime si verifica quasi esclusivamente durante la produzio-
ne del cavo: il fabbisogno di morsetti, raccordi ecc., così come la produzione di
scarti in occasione delle operazioni di posa, manutenzione e riparazione, ripartiti
su 1 kg di cavo, sono praticamente trascurabili.
Stando a quanto riferito, i cavi interrati (di bassa tensione) che attualmente ven-
gono messi fuori esercizio non vengono recuperati, in quanto non vi è conve-
nienza economica ed a volte manca la documentazione che indichi esattamente
l’ubicazione del cavo. Occorre tener presente che si tratta di cavi installati anche
40 e più anni fa, aventi peraltro caratteristiche costruttive diverse dagli attuali cavi
che svolgono la stessa funzione (cavi isolati con gomma butilica oppure con car-
ta e rivestimento in piombo e iuta catramata). D’altra parte gli interventi di instal-
lazione eseguiti attualmente implicano in genere la realizzazione o la posa, sul
fondo dello scavo, di canaline, tubi o simili per il passaggio ed il contenimento
dei cavi, e si prevede che ciò possa facilitare - fra 40 anni - l’estrazione dei cavi
messi fuori uso.
Assumendo che il cavo venga recuperato al termine del periodo di esercizio, si
può prevedere il recupero del rame (anche se stagnato), ossia del 70% del peso
del cavo, e lo smaltimento dei polimeri di scarto: come descritto con maggior
dettaglio più avanti, non sono al momento disponibili sistemi di recupero tecno-
logicamente praticabili di questi materiali.
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n riduzione dei consumi energetici in fase di estrazione e lavorazione e in
fase di trasporto via mare, e delle corrispondenti emissioni nell’ambiente;
n contenimento geografico e processistico del ciclo di vita del rame.
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Tab. E.1 Ecobilancio globale del cavo RG7OCR
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Fig. E.1 Schema del ciclo di vita del cavo RG7OCR
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Fig. E.2 Schema di produzione del cavo RG7OCR
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ANALISI DEL CICLO DI VITA DI CAVI ELETTRICI
Fig. E.3 Energia totale consumata durante la produzione del cavo RG70CR
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ANALISI DEL CICLO DI VITA DI CAVI ELETTRICI
Fig. E.5 Emissioni in atmosfera durante la produzione del cavo RG70CR
Fasi di produzione
vedi Fig. E. 3
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ALLEGATO
1 TABELLE PER LA CARATTERIZZAZIONE DEGLI EFFETTI AMBIENTALI
Come illustrato nei paragrafi dedicati, la valutazione dell’effetto potenziale provo-
cato dalle emissioni calcolate nella fase di inventario avviene grazie ad una clas-
sificazione degli effetti ambientali ed eventualmente ad una normalizzazione de-
gli stessi secondo parametri appropriati.
Le tabelle di classificazione di seguito riportate sono quelle generalmente impie-
gate dai ricercatori nel campo LCA e sono state redatte da gruppi di studio affe-
renti alle Nazioni Unite.
(Rif: Wenzel,H., Hauschild,M., Alting,L. “Environmental Assessment of Products”,
Chapman & Hall, 1997).
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Assottigliamento della fascia di ozono stratosferico
Acidificazione
L’indicatore di categoria è l’anidride solforosa (SO2); i fattori di caratterizzazio-
ne si intendono in grammi di SO2 equivalente per grammi della relativa sostanza.
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Eutrofizzazione
L’indicatore di categoria è lo ione nitrato (No3=); i fattori di caratterizzazione si in-
tendono in grammi di NO3= equivalente per grammo della relativa sostanza.
—
N2O Protossido di azoto N2O 2,82
(1)
NOx Ossido di azoto NO 2,07
HH3 Ammoniaca HH3 3,64 —
CN- Cianuri CN- 2,38 —
(2)
Total-N Azoto N 4,43
(3)
P2O5 Anidride fosforica P 32,03
(1) Vedi nota 2 dell’acidificazione potenziale.
(2) In questa voce ricadono l’azoto indicato nei risultati di inventario come altro azoto (Other-N) oltre che l’azoto pro-
veniente dallo ione NH4+; quest’ultimo viene trasformato in N equivalente utilizzando il fattore analitico 14/17.
(3) Questa voce rappresenta tutte le emissioni di fosforo che nei risultati di inventario compaiono come P2O5 equiva-
lente e che sono trasformate in P equivalente con il fattore analitico 31/142
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ALLEGATO
2 QUESTIONARIO
B. Trasporti: trasporti utilizzati per far arrivare i materiali da impiegare nel pro-
prio processo produttivo. Oltre al tipo di mezzo utilizzato e alle sue dimensioni,
occorre indicare anche le condizioni di carico (pieno carico o carico parziale).
1. Inserire i dati nelle unità di misura più familiari dove non espressa-
mente indicato dal questionario;
2. Uniformare tutti i dati al periodo di riferimento indicato all’inizio del
questionario;
3. Nel caso esistano ricicli o riusi interni di materiale, si prega di rico-
struire il percorso, inicando le quantità in gioco, i trasporti e le operazio-
ni di trattamento coinvolte. Per quanto riguarda gli scarti il prodotto fini-
to di scarto, specificarne la natura, le quantità e la destinazione finale.
Nota Questo questionario è disponibile in files di Word ed Excel su richiesta compilando l’apposito
modulo annesso alla presente Guida.
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Società
Località
Periodo di riferimento
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Emissioni gassose Quantità Unità
Polveri
Monossido di carbonio
Biossido di carbonio
SOx
NOx
Solfuro di idrogeno
Aldeidi
Idrocarburi
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Rifiuti solidi Quantità Unità
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ALLEGATO
3 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
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Fine Documento
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