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ABILITA’ E DISABILITA’

•Le persone disabili sono prive delle capacità di svolgere


un compito nel modo considerato normale per l'essere
umano.
•Nel corso del tempo il concetto di disabilità è stato
oggetto di varie interpretazioni che hanno dato vita ad
approcci diversi alla problematica.
AGLI INIZI DEL NOVECENTO LA DISABILITÀ ERA
CONSIDERATA IN DUE MODI DIVERSI:

1) Come conseguenza di un danno di cui nessuno aveva colpa: il disabile


veniva considerato un "invalido" suscitando una reazione di pietà con
conseguenti interventi di carattere assistenziale e caritativo

2) conseguenza di un danno alla salute dell'individuo: il soggetto veniva


considerato "malato", bisognoso di un approccio medico, l'attenzione
tendeva a concentrarsi sulla malattia e sulla cura.
• A partire dagli anni Sessanta si è iniziato a considerare la
disabilità come una condizione umana a forte rischio di
discriminazione sociale; ne è derivato un approccio teso a
sottolineare come la società sia responsabile di eventuali
barriere che impediscono all'individuo di godere degli stessi
diritti di tutti i cittadini.
MENOMAZIONE, DISABILITÀ E
HANDICAP
Nel 1980 l'OMS ha divulgato l'"International Classification of
Impairments, Disabilities and Handicaps" (classificazione
internazionale delle menomazioni, disabilità e handicap),
all'interno del quale si distinguono i concetti di disabilità,
menomazione e handicap.
La menomazione è definita come "qualsiasi perdita o
anomalia a carico delle strutture psicologiche, fisiologiche
o anatomiche". Essa è caratterizzata da anomalie, difetti o
perdite a carico di arti o tessuti corporei, incluso il
sistema cognitivo. Ad esempio la sindrome di Down è
una menomazione (47 cromosomi al posto di 46).
La disabilità è definita come "qualsiasi restrizione o carenza, conseguente
a una menomazione, della capacità di svolgere un'attività nei modi o nei
limiti ritenuti normali per un essere umano". Essa può avere carattere
transitorio o permanente, progressivo o regressivo, e riguarda l'ambito delle
capacità funzionali, ossia in che misura una persona è in grado di compiere
certe funzioni. Ad esempio un bambino che a causa di un'anomalia
cromosomica (menomazione) manifesta ritardo mentale può essere disabile
nell'acquisizione delle conoscenze.
L'handicap è dato dalla "situazione di svantaggio vissuta da una
determinata persona, in conseguenza di una menomazione o di una
disabilità, che limita e impedisce la possibilità di ricoprire il ruolo
normalmente proprio", per cui un soggetto non può svolgere i compiti
relativi all'età, al sesso, all'ambiente in cui vive. Ad esempio una persona che
fatica a rapportarsi agli altri a causa di un ritardo mentale ha un handicap.
Da questa definizione si evince che in alcuni casi l'handicap può essere
conseguenza di una menomazione senza che vi sia effettivamente uno stato
di disabilità: è il caso di una deformità al volto che può comportare uno
svantaggio sociale ma non pregiudica nessuna funzione del soggetto.
I DIVERSAMENTE ABILI

L'OMS, accorgendosi che la classificazione proposta nel 1980 era


restrittiva ed evidenziava solo gli aspetti negativi delle situazioni
problematiche, nel 2001 propose una nuova classificazione
chiamata
"International Classification of Functioning" (Classificazione
internazionale del funzionamento) con l'intento di mettere in
evidenza, attraverso indicatori neutri, gli aspetti sia positivi sia
negativi delle diverse condizioni di salute.
QUESTA DEFINIZIONE CONSIDERA LA DISABILITÀ COME
FENOMENO COMPLESSO IN CUI SI INTERSECANO VARIE
DIMENSIONI:

Quella delle funzioni e delle strutture corporee che riguardano la parti


anatomiche e le loro funzioni fisiologiche
Quella delle attività, che concerne lo svolgimento di azioni o compiti da
parte dell'individuo
Quella della partecipazione che si riferisce al grado di coinvolgimento del
soggetto in una situazione di vita
Quella dei fattori contestuali in cui rientrano sia i fattori ambientali, sia i
fattori personali
La peculiarità di questa versione è che essa non riguarda soltanto
le persone affette da una condizione patologica a livello fisico o
mentale, ma chiunque si trovi in una condizione particolare di
salute e necessiti di una valutazione relativa al funzionamento del
proprio livello corporeo, personale e sociale; quindi non è rivolta
a un solo gruppo ma ha valore universale per sottolineare che
ogni essere umano deve essere considerato a prescindere dalle
proprie difficoltà.
INSERIMENTO E INTEGRAZIONE

Quando si parla di inserimento ci si riferisce a quel processo


grazie al quale l'individuo entra a far parte di un contesto nuovo;
l'integrazione è quel processo che si verifica dopo l'inserimento e
porta il soggetto ad assumere un ruolo nel contesto in cui si è
inserito.
LE VARIE TIPOLOGIE DI DISABILITÀ

Le tipologie della disabilità vengono definite in base a


quello che è l'ambito maggiormente compromesso:
• intellettivo,
• sensoriale,
• motorio,
• psichico
LE CAUSE DELLA DISABILITÀ

•Genetiche: insorgono al momento della fecondazione e riguardano alterazioni


cromosomiche o anomalie nel processo di costituzione delle cellule
•Prenatali: insorgono durante il periodo gestazionale, possono fare parte di questa
categoria le infezioni materne, le intossicazioni da farmaci, droghe, alcol
•Perinatali: insorgono alla nascita, come l'immaturità o l'anossia (mancanza di
ossigeno) neonatale o qualsiasi altra complicazione possa insorgere durante il
parto
•Postnatali: insorgono dopo la nascita, come i traumi o le infezioni cerebrali, le
reazioni alle vaccinazioni o le carenze alimentari e relazionali.
I DIVERSI TIPI DI DANNO

Intellettivo: riguarda la sfera cognitiva della persona e comporta limitazioni o


compromissioni più o meno significative della capacità critica, di analisi, della
memoria e dell'elaborazione del pensiero in generale; questo tipo di disabilità ha
ripercussioni sulla sfera affettivo-emotiva e comportamentale e può essere
accompagnata da deficit senso-motori
•Sensoriale: riguarda gli apparati sensoriali, la cui funzionalità risulta limitata o
assente
•Motorio: concerne le funzioni preposte al movimento
•Psichico: è relativo a sofferenza psichica e può manifestarsi in diversi modi, come
disturbi d'ansia, del tono dell'umore, psicotici, della personalità
•Multiplo: si ha quando il soggetto presenta gravi limitazioni in diversi ambiti
LA DISABILITA’ COGNITIVA

La disabilità cognitiva comporta una situazione di ritardo mentale la cui


caratteristica di fondo è un funzionamento intellettivo al di sotto della
media accompagnato da diverse limitazioni in vari ambiti della vita
quotidiana.
Nel caso di soggetti con un Q.I. tra 70 e 85 si parla di casi limite, questi
sono caratterizzati da un rendimento scolastico o lavorativo scarso ma non
presentano particolari difficoltà nella gestione della vita quotidiana e
nell'assunzione di comportamenti autonomi.
Nel DSM-IV vengono elencati i criteri che permettono di definire una
situazione di ritardo mentale:
•Q.I. uguale o inferiore a 70
•Il soggetto mostra difficoltà adattive in almeno due dei seguenti
ambiti: comunicazione, vita in famiglia, cura della persona, capacità
sociali, rendimento scolastico, gestione del tempo libero, lavoro, salute
e sicurezza
•L'esordio deve avvenire prima dei 18 anni
• È importante che la valutazione tenga conto dell'individuo nella sua
globalità, della sua capacità di adattamento alle diverse situazioni di vita.
• Il ritardo mentale può essere determinato da cause:
• Genetiche: anomalie cromosomiche, malattie del metabolismo, fattori
ereditari
• Prenatali: infezioni, incompatibilità del sangue materno e fetale,
assunzione di droghe e alcol, malnutrizione nel periodo gestazionale
• Perinatali: nascite premature, trauma cranico durante il parto
• Postnatali: infezioni, traumi cerebrali, veleni o tossine ambientali
I GRADI DI GRAVITÀ DEL RITARDO MENTALE

Il ritardo mentale può avere diversi gradi di gravità, misurati dal Q.I.

• RM lieve = Q.I. da 50-55 a 70. Riguarda l'85% dei soggetti che spesso non si distinguono dai soggetti
senza un ritardo mentale fino all'età scolare, gli individui che rientrano in questa categoria possono
condurre una vita piuttosto autonoma anche se necessitano in qualche occasione di supervisione
• RM moderato = Q.I. da 35-40 a 50-55. Riguarda il 10% dei soggetti che possono manifestare
carenze nella rapidità e nella coordinazione dei movimenti. Questi soggetti possono raggiungere
livelli di autonomia modesti
• RM grave = Q.I. da 20-25 a 35-40. Riguarda il 3-4% della popolazione con ritardo mentale, in questi
casi i deficit motori sono marcati e si accompagnano a danni al sistema nervoso centrale. Queste
persone necessitano di assistenza e controllo continui
• RM gravissimo = Q.I. sotto i 20-25. Riguarda l'1-2% dei soggetti. Questi necessitano di un controllo
assiduo e di un'assistenza totale in tutti gli ambiti della vita quotidiana
LA SINDROME DI DOWN

• La sindrome di Down è una disabilità molto conosciuta la cui insorgenza è dovuta a


cause genetiche, prende il nome dal medico britannico John Langdon Down che nel
1866 riconobbe per primo le principali caratteristiche della malattia.
• Egli scoprì che è causata da un'alterazione cromosomica per cui nel nucleo di ogni
cellula non vi sono 46 cromosomi ma 47, il cromosoma in più è il numero 21.
• I soggetti affetti dalla sindrome di Down si distinguono per caratteristiche fisiche e
cognitive, nonché per la facilità di contrarre malattie che possono coinvolgere più
organi.
• A livello somatico e fisico i soggetti Down sono caratterizzati da bocca e capo
piccoli, il tono muscolare è scarso e il controllo della contrazione muscolare
insufficiente, per questo presentano alcune conseguenze:
• Acquisizione di posture e condotte motorie in ritardo rispetto alla normalità
• Presenza di goffaggine e lentezza nei movimenti
• Difficoltà a masticare cibi solidi
• Muscoli fonatori ipotonici e quindi difficoltà nell'articolazione delle parole
• A livello cognitivo vi è nella maggior parte dei casi un ritardo mentale che può variare da lieve
a moderato.
• I soggetti Down possono soffrire di diverse patologie quali:
• Disturbi sensoriali che spesso coincidono con difetti visivi o uditivi
• Disturbi cardiaci e/o circolatori
• Obesità
LO SVILUPPO EVOLUTIVO DEI SOGGETTI CON
SIDROME DI DOWN
• Nella fase neonatale (entro il primo anno di vita) le caratteristiche fisiche e cognitive
rendono i soggetti Down calmi, silenziosi e poco inclini al pianto.
• Nella prima infanzia (fino ai 2 anni) sono evidenti comportamenti di inerzia e di passività
che occorre contrastare da subito, può essere opportuno incoraggiare l'attività fisica e
stimolare la circolazione con massaggi e manipolazioni.
• Nella seconda infanzia (dai 3 ai 5 anni) si manifestano problemi di articolazione delle
parole che rendono necessario l'intervento del logopedista.
• Nella terza infanzia (dai 6 ai 10 anni) i soggetti possono manifestare instabilità sia motoria,
sia affettiva per cui manifestano bruschi cambiamenti di umore.
LO SVILUPPO EVOLUTIVO DEI SOGGETTI CON
SIDROME DI DOWN
• Nel periodo adolescenziale questi aspetti si complicano e la
frustrazione per la propria condizione diventa difficile da accettare.
• Ciò che incide positivamente sullo sviluppo dei soggetti Down è la
presenza di un ambiente educativo favorevole, ricco di stimoli e
accogliente per quanto riguarda la dimensione affettiva.

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