l'eccezionale semplicità del bambino perché possa scoprire che in
noi cristiani c'è una parola diversa e che noi portiamo il peso, la responsabilità di una comunicazione nuova. Per la maggior parte di coloro che non sono più bambini, che hanno perso la povertà del cuore e che perciò, a meno che non sappiano riconquistarla, non pos- sono entrare nel regno dei cieli noi non siamo di alcun aiuto; siamo solo fumo, perciò puzza, soffocamento. Ma quello a cui, in ultima analisi, richiamo me stesso e voi è che noi siamo a noi stessi fumo che soffoca. Il modo con cui viviamo la vocazione cristiana porta a questo. E devo ricordarmi che il primo spettatore di quello che Dio ha operato in me sono io e perciò il primo oggetto di missione che ho sono io. Preghiamo il Signore perché ci mandi il suo Spirito e rinnovi in noi la sua chiamata, la renda capace di darci un volto luminoso, porta- tore di significato. Non del significato che noi scegliamo, ma del si- gnificato che Lui ci ha collocato fra le mani. Non c'è in realtà possi- bilità di altra scelta, c'è possibilità solo di rifiuto, perché la vocazione al cristianesimo è nella nostra storia e non nel nostro modo di sentire, è indicata dalla posizione che Dio ci ha fatto assumere nella vita e in cui ci veniamo a trovare. Che Egli mandi il suo Spirito, perché renda la sua vocazione in noi un volto luminoso, senza paura del distacco e della croce, capace di testimoniare la potenza sua nel mondo attra- verso l'inizio di una vera letizia. Dice S. Giacomo: « Se uno ascolta la Parola e non la mette in pra- tica è simile a un uomo che mira in uno specchio il suo aspetto