Dipartimento di Giurisprudenza
Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in
Giurisprudenza (LMG/01)
A.A. 2021/2022
Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Indice
I. Il marchio
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Capitolo I
IL MARCHIO
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Il marchio registrato viene concesso attraverso un procedimento amministrativo facente capo
all'ufficio italiano brevetti e marchi e ha una durata di 10 anni, ma è rinnovabile per eguali
periodi per un numero illimitato di volte
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Il marchio non registrato è tutelato solo sulla base dell'uso e della notorietà conseguita sul
mercato.
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Per messaggio si intendono sia i dati che i consumatori hanno desunto dall’esame e dall’uso
di questi prodotti, sia le informazioni e le suggestioni diffuse direttamente dall’imprenditore
attraverso la pubblicità.
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Capitolo II
Capitolo III
L’art. 8.3 D.lgs. 10 febbraio 2005 n.30 (Codice della Proprietà Industriale)
dispone che “se notori, possono essere registrati come marchio solo dall'avente
diritto, o con il consenso di questi, o dei soggetti di cui al comma 1: i nomi di
persona, i segni usati in campo artistico, letterario, scientifico, politico o
sportivo, le denominazioni e sigle di manifestazioni e quelle di enti e
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Capitolo IV
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Ad esempio, associare un certo nome ad un campione sportivo pur senza ricordare con
precisione il tipo di sport nel quale egli eccelle, o ad un personaggio del momento dello
spettacolo senza ricordare se è un attore teatrale o cinematografico o invece un cantante o un
ballerino.
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Cassazione civile, 13 dicembre 2021, n. 39764.
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
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Capitolo V
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Con la stessa normativa l'oggetto sociale delle società sportive è stato esteso
anche alle attività connesse o strumentali all'attività sportiva, così consentendo
a tali società di operare anche in aree diverse ed ulteriori rispetto a quelle
strettamente sportive ed agonistiche e di svolgere attività d'impresa in settori
limitrofi, quali la vendita dei diritti per le riprese televisive dei loro incontri
sportivi, la vendita di spazi pubblicitari e dei prodotti legati al merchandising.
Le società sportive professionistiche sono quindi delle imprese a tutti gli effetti
e, come tali, nell'esercizio della loro attività economica organizzata al fine della
produzione e scambio di beni e servizi (ovviamente contigui all'attività
sportiva), possono utilizzare e registrare marchi commerciali.
Se è pur vero che i marchi utilizzati dalle squadre professioniste di calcio
spesso evocano la denominazione geografica della città o della regione in cui
gioca la squadra - circostanza che sarebbe ostativa alla loro registrabilità, a
norma dell'art. 13, comma 1, del codice della proprietà industriale, ove il segno
fosse costituito in via esclusiva dal toponimo - tuttavia, come già evidenziato
dalla giurisprudenza di legittimità, "anche una denominazione geografica può
essere inserita in un marchio e dare luogo ad un marchio forte purché l'insieme
del segno, in concreto, faccia desumere l'avvenuta trasposizione del messaggio
dal piano di riferimento del luogo a quello di individualizzazione del prodotto,
sicché prevalendo le componenti di originalità e fantasia, l'uso del toponimo
non adempia ad una funzione meramente descrittiva"11.
Capitolo VI
LA TUTELA DEL MARCHIO SPORTIVO
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Cass. Sez. 1 civ. n. 7861 del 11 agosto 1998
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
l’avvertenza che gli articoli in vendita non erano ufficiali. In tale occasione, la
Corte comunitaria ha affermato la tutelabilità del marchio in questione a nulla
rilevando l’avvertenza sulla non provenienza dei prodotti dal club; nella
motivazione, infatti, si è evidenziato che se i prodotti, dopo essere stati venduti
nel luogo in cui appariva l’avvertenza, fossero stati presentati a terzi, costoro
avrebbero potuto essere indotti ad interpretare il segno come indicante
l’Arsenal quale impresa di provenienza dei prodotti.
Tale importante precedente, pertanto, incentra la protezione
del marchio sportivo esclusivamente attraverso il riferimento alla
confondibilità sull’origine e sulla provenienza del prodotto, senza tenere in
considerazione, comunque, che il marchio sportivo comunica non solo un
messaggio sulla provenienza ma anche una componente suggestiva legata
indubbiamente all’immagine mentale di cui il marchio è caricato; di
conseguenza, consentire a soggetti non collegati con il titolare del marchio di
mettere in commercio prodotti recanti segni che, pur in assenza di confusione,
richiamano il messaggio connesso al marchio, sottrae un valore sia al titolare
del marchio sia a coloro che hanno acquistato i prodotti originali, pagando il
relativo corrispettivo . Come si è visto nei paragrafi precedenti, la tutela
dei marchi che godono di rinomanza, ed i marchi delle società sportive sembra
che senz’altro debbano essere classificati tra i marchi rinomati, proprio perché
portatori di un messaggio ulteriore rispetto a quello distintivo, si estende, pur in
mancanza di un pericolo di confusione, anche all’ipotesi in cui l’uso non
autorizzato di un segno uguale o simile ad essi "senza giusto motivo consente
di trarre indebitamente vantaggio dal carattere distintivo o dalla rinomanza
del marchio o reca pregiudizio agli stessi" (art. 20, lett. c), c.p.i.).
La ratio della protezione dei marchi che godono di rinomanza, infatti, è
evidentemente quella di affiancare alla tradizionale funzione di indicazione di
origine del marchio anche una tutela contro ogni forma di parassitismo. In tal
modo, i segni distintivi dello sport che godano di rinomanza dovrebbero
vantare una indubbia tutela contro ogni iniziativa commerciale diretta a
sfruttare, in assenza di un legittimo consenso, il valore di mercato di detti
segni, allorché il comportamento del terzo utilizzatore dia luogo ad un
vantaggio di origine essenzialmente parassitario oppure comporti un
pregiudizio per il titolare del segno.
Ciò vale, ad esempio, per i marchi delle squadre di calcio impressi sulle
magliette in quanto pienamente tutelabili, in quanto celebri o comunque notori,
circostanza che li rende comunque registrabili a norma dell'art. 8, comma 3, del
c.p.i.
Infatti, se è pur vero che non possono essere registrati per carenza del requisito
di novità, a norma del combinato disposto degli artt. 7 e 12 cod. propr. ind., i
segni che siano divenuti di uso comune nel linguaggio corrente ed abbiano
quindi perso la loro capacità distintiva, tale caratteristica non può essere certo
attribuita ai segni delle società calcistiche che sono stati impressi sulle
magliette, la cui forte capacità distintiva, la cui notorietà, acquisita con l'attività
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Il marchio celebre – La tutela dei marchi nelle società sportive
Capitolo VII
LA DEFINIZIONE “MARCHIO CELEBRE” È ANCORA
GIURIDICAMENTE RILEVANTE?
Prima della riforma del 92 furono fatti diversi tentativi da parte della dottrina e
della giurisprudenza, di assicurare una tutela allargata ai marchi celebri (o
super notorio o di alata rinomanza).
Il principale problema in relazione a detti marchi era quello della concessione
di una tutela allargata per scongiurare l’annacquamento della forza evocativa
acquisita dal segno. La dottrina aveva riconosciuto l’esistenza di un interesse
meritevole di tutela in capo al titolare del marchio celebre a veder accordata
una protezione più ampia del proprio segno, onde arginare il pericolo di
confusione.
La giurisprudenza applicava la cosiddetta teoria del trend secondo cui la
celebrità è un fattore dinamico che non incide sull’ambito merceologico della
tutela come fatto storico, ma come tendenza del marchio all’acquisizione di un
forte valore simbolico. Ricevevano pertanto tutela allargata i creatori del gusto
e della moda per marchi ritenuti celebri come “Vogue”.
Questi tentativi di tutela allargata ai marchi celebri ricorrevano all’allora
vigente legge marchi, alle normi civilistiche sulla concorrenza sleale, o
addirittura all’articolo 2043 cc.
Dopo la riforma del 92’ e del 2005, con l’introduzione delle definizioni di
marchi notori e di marchi che godono di rinomanza, il concetto di marchio
celebre sembra aver perso di rilevanza giuridico.
Questo perché il marchio rinomato, che gode della tutela allargata in base
all’attuale c.p.i., non corrisponde a quella di marchio celebre ne di grande
rinomanza, ma è decisamente più ampia, come si evince con sicurezza dai
lavori preparatori della direttiva comunitaria e da quelli della nuova legge
italiana.
Per marchi che godono di rinomanza non devono intendersi, quindi, solamente
i marchi celebri, perché tale categoria non esaurisce quella dei marchi risentono
pregiudizio da un uso altrui: il marchio rinomato esige una soglia di
conoscenza da parte del pubblico ben inferiore a quello della celebrità o della
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Cfr. Cass. Pen. Sez. V 19 luglio 2018 n.33900; id. sez II 19 luglio 2017 n.36139
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BIBLIOGRAFIA
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Trib. Di Milano, sentenza 25 gennaio 2018 n.830; Tribunale di Bologna 1 marzo 2010;
Tribunale di Milano 30 maggio 2010
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Cass. Pen. Sez. V sent. N. 33900/2018 già cit. supr.
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