di
A cura di
Andrea Bracci
Marco Gabiccini
Università di Pisa
2 Quadrilatero Articolato 10
2.1 Analisi cinematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
2.1.1 Metodo analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
2.1.2 Metodo grafico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12
2.2 Analisi dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
2.2.1 Metodo analitico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
2.2.2 Metodo grafico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
2.3 Soluzione numerica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
3 Disco Asimmetrico 21
3.1 Analisi cinematica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
3.1.1 Velocità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
3.1.2 Accelerazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
3.2 Dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.2.1 Equazioni cardinali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
3.2.2 Equazioni di Lagrange . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
3.2.3 Principio dei Lavori Virtuali Dinamico . . . . . . . . . . . 26
i
INDICE ii
5 Frenatura di un Disco 35
5.1 Analisi dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
5.1.1 Soluzione numerica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
12 Oscillazioni Forzate 63
12.1 Equazioni di Lagrange . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64
12.2 Seconda cardinale rispetto a CV di ° 2 rispetto a ° 1 . . . . . . . . 65
12.3 Seconda cardinale rispetto a C(t) di °2 rispetto a ° 1 . . . . . . . 66
12.4 Piccole oscillazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67
14 Oscillazioni Forzate 2 75
14.1 Statica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
14.1.1 Caso con ω = 0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75
14.1.2 Caso con ω = cost 6= 0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 76
14.1.3 Equazione del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77
14.2 Dinamica con Equazioni di Lagrange . . . . . . . . . . . . . . . . 78
14.2.1 Termini non conservativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
14.2.2 Equazioni del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 79
15 Oscillazioni Forzate 3 80
15.1 Dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
15.2 Vibrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 81
INDICE iii
17 Oscillazioni di un Rotismo 97
17.1 Risoluzione del rotismo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
17.2 Dinamica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99
20 Lubrificazione 111
20.1 Richiami di teoria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
20.2 Pattino lineare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116
20.3 Pattino esponenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119
20.4 Pattino a gradino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
Capitolo 1
Semplice Cinematismo
Planare
C
2
g B
G2
¯
1
G1
®
A
1
CAPITOLO 1. SEMPLICE CINEMATISMO PLANARE 2
cui
π − β + γ = α.
Ne discendono quindi le seguenti relazioni.
γ = α+β−π
γ̇ = α̇ + β̇
γ̈ = α̈ + β̈
Nel seguito risulterà comodo ricorrere a queste espressioni nel calcolo delle
velocità e delle posizioni dei punti dei corpi rigidi.
v B = v A + v BA = v A + α̇k ∧ AB (1.1)
v C = v B + v CB = v B + (α̇ + β̇)k ∧ BC (1.2)
dove v A = 0 perchè il punto A è vincolato al telaio. Essendo noti sia α̇ che β̇,
risultano determinabili direttamente le velocità di ogni altro punto di entrambi
i corpi rigidi.
Attenzione: le formule precedenti sono un caso particolare della seguente
formula fondamentale della cinematica:
(t) (r)
vB = vB + vB (1.3)
(t) (r)
dove v B e v B sono rispettivamente la velocità di trascinamento e la veloc-
ità relativa di B rispetto ad un dato sistema di riferimento. Nel caso delle
relazioni (1.1) abbiamo:
(t) (r)
v B = v B + v B = v A + α̇k ∧ AB
(t) (r)
v C = v C + v C = v B + (α̇ + β̇)k ∧ BC
AC = AB + BC
CAPITOLO 1. SEMPLICE CINEMATISMO PLANARE 3
ne discende che la velocità assoluta del punto C può essere scritta nel modo
seguente:
(r) (t)
v C = ṽ C + ṽ C = β̇k ∧ BC + α̇k ∧ (AB + BC)
= α̇k ∧ AB + (α̇ + β̇)k ∧ BC
Accelerazioni
Per quanto riguarda il calcolo delle accelerazioni si procede in maniera analoga
a quanto visto per le velocità. Si utilizzano le seguenti relazioni fondamentali
(teorema di Rivals):
(t)
ãC = α̈k ∧ AC − α̇2 AC
(r)
ãC = β̈k ∧ BC − β̇ 2 BC
(c) (r)
ãC = 2α̇k ∧ ṽ C
CAPITOLO 1. SEMPLICE CINEMATISMO PLANARE 4
(r)
L’espressione di ṽ C è direttamente ricavata dall’analisi di velocità svolta in
precedenza. Ne risulta quindi
(c)
ãC = 2α̇k ∧ (β̇k ∧ BC) = −2α̇β̇BC
aC = α̈k ∧ AB − α̇2 AB
+ (α̈ + β̈)k ∧ BC
− (α̇2 + β̇ 2 )BC − 2α̇β̇BC
da cui
aC = aB + (α̈ + β̈)k ∧ BC − (α̇ + β̇)2 BC
che risulta identica alla (1.4).
vB
vG2
vC vCB
vG1
vA= 0
C
aG2
aB aG2B aCB
aC
B
aG1
aA= 0
A
X12 M12
1
m2aG2
Y12 Y12
m1aG1 2
m1g
Y01 M12 m2g
X12
X01
M01
Figura 1.5: Diagramma di corpo libero
e schema delle forze e momenti del
Figura 1.4: Diagramma di cor- corpo °.
2
po libero e schema delle forze
e momenti del corpo °.
1
seguenti
m2 aG2 x = X12
m2 aG2 y = Y12 − m2 g (1.7)
G2 : JG2 (α̈ + β̈) = M12 + X12 r2 sin(α + β − π) − Y12 r2 cos(α + β − π)
°
L’insieme delle (1.6) e (1.7) costituisce un sistema di sei equazioni nelle sei
incognite
(X01 , Y01 , M01 , X12 , Y12 , M12 )
che può pertanto essere risolto analiticamente. (Nota: si ricordi che la
geometria, le caratteristiche d’inerzia e l’andamento temporale di α(t)
e β(t) sono noti.)
Il sistema in esame può essere risolto in modo più semplice notando che le
equazioni (1.7) sono disaccoppiate dalle (1.6). Per questo motivo è possibile
risolvere separatamente le (1.7) e successivamente le (1.6).
Si ricorda che le equazioni di equilibrio a momento in (1.6) e (1.7) sono scritte
rispetto al baricentro dei corpi rigidi. Consideriamo ora il caso in cui si scelga
CAPITOLO 1. SEMPLICE CINEMATISMO PLANARE 7
m2aG2 2
R12
m2g
m1aG1 R21
R01 m1g
1.3 Extra
Le equazioni che regolano la dinamica di un sistema meccanico possono es-
sere determinate attraverso le equazioni di Lagrange. A tal fine è necessario
determinare correttamente l’energia cinetica e l’energia potenziale del sistema.
Questa parte è dedicata al calcolo di entrambi questi termini, rimandando ad
altre sezioni il calcolo della dinamica mediante le equazioni di Lagrange.
CAPITOLO 1. SEMPLICE CINEMATISMO PLANARE 9
Quadrilatero Articolato
µ3 O3
2
A
G2 µ2 B
µ1
O1
10
CAPITOLO 2. QUADRILATERO ARTICOLATO 11
v O1 = 0
(2.1)
v A = v O1 + v AO1 = θ̇1 k ∧ O1 A
Per il corpo °
2 vale quanto segue:
v B = v A + v BA = v A + θ̇2 k ∧ AB (2.2)
Accelerazioni
Per quanto riguarda le accelerazioni del corpo °
1 valgono le classiche relazioni:
aO1 = 0 (2.5)
aA = aO1 + aAO1 = θ̈1 k ∧ O1 A − θ̇12 O1 A (2.6)
C2
O3
vA
2 vB
A B
vBA
O1
e la velocità v B risulta
v B = θ̇2 k ∧ C2 B
Graficamente la velocità v B si determina velocemente attraverso il campo di
velocità di °
2 tracciato da C2 ad A. La velocità angolare θ̇3 è facilmente
determinata attraverso la seguente relazione
vB
θ̇3 = ¯¯ ¯
O3 B ¯
CAPITOLO 2. QUADRILATERO ARTICOLATO 13
O3
¹2
3
¹3
aB
A
2
µ2 B
aA
O1
• L’asta °
2 è dotata di massa e momento d’inerzia e segue, in generale, un
moto vario.
• L’asta °3 non ha massa nè momento d’inerzia ed è caricata solamente da
forze applicate ai suoi estremi.
CAPITOLO 2. QUADRILATERO ARTICOLATO 14
Y12
1
X12
Y12
Y01
2 X23
X01
X12
G2
M01 Y23
(a) (b)
Y03
X03
X23
Y23
(c)
Equilibrio di °
1
0 = X01 − X12
0 = Y01 − Y12 (2.10)
0 = M01 + X12 l1 sin(θ1 ) − Y12 l1 cos(θ1 ) − m1 gr1 cos(θ1 )
Equilibrio di °
2
Equilibrio di °
3
0 = X23 + X03
0 = Y23 + Y03 (2.12)
O3 : 0 = −X23 l3 sin(θ3 ) + Y23 l3 cos(θ3 )
°
Si noti che l’insieme delle (2.10), (2.11) e (2.12) è un sistema di nove equazioni
nelle nove incognite
¹2
G2 2
R12 maG2
R12
R32 R12
dove
P B ∧ R32 = 0
P G2 ∧ (m2 aG2 ) = 0
per costruzione.
k
• Si scomponga R12 secondo due componenti: R12 parallela a P A, e R⊥ 12
ortogonale alla precedente. Ne risulta che la (2.14) può essere scritta più
semplicemente come
³ ´
k
P A ∧ R12 + R⊥ ⊥
12 = P A ∧ R12 = JG2 θ̈2 k
¹2
R12(1) P
G2 2 R32(2)
(1)
R32 maG2
(2)
R 12
In conclusione si ottiene:
(1) (2)
R12 = R12 + R12
(1) (2)
R32 = R32 + R32
CAPITOLO 2. QUADRILATERO ARTICOLATO 18
l1=1 m
l2=1 m
r2 = 0.5 m
l3=1 m
m2 = 1 kg
π
θ1 = rad
4
JG2 = 2 kg m2
θ̇1 = 1 rad/s
θ̈1 = 1 rad/s2
θ2 = 0 rad
π
θ3 = − rad
2
Si
¯ noti
¯ che
√ in questo caso il punto C2 in figura 2.2 coincide con O3 per cui si ha
¯C2 A¯ = 2.
Dalla (2.1) abbiamo:
µ ¶
1 1
v A = l1 θ̇1 (− sin(θ1 ), cos(θ1 )) = − √ , √ , 0
2 2
vA = 1 m/s
(t) 1³ √ √ ´
aA = θ̈1 k ∧ O1 A = − 2, 2, 0 m/s2
2
(r) 1³ √ √ ´
aA = −θ̇1 O1 A = − 2, 2, 0 m/s2
2³ ´
(t) (r)
√
aA = aA + aA = − 2, 0, 0 m/s2
da cui discende:
(t)
aBA 1
θ̈2 = = rad/s2
|AB| 2
(t)
a 1 √
θ̈3 = ¯¯ BO3¯¯ = − − 2 rad/s2
O3 B 2
Da cui discende:
µ ¶
1 √ 7
R12 = − − 2, − , 0 N
4 8
JG2 θ̈2 k ∧ AB
R⊥
12 = 2 = (−0.0746892, −0.99439, 0)
|AB|
k
R12 = (−1.58952, 0.11939, 0)
k
R12 = R⊥
12 + R12 = (−1.66421, −0.875, 0)
Disco Asimmetrico
µ
G e
F O
21
CAPITOLO 3. DISCO ASIMMETRICO 22
3.1.1 Velocità
Cominciamo notando che v C = 0 per il vincolo di rotolamento senza striscia-
mento. Ne risultano quindi le seguenti relazioni
v O = θ̇k ∧ CO
(3.1)
v G = θ̇k ∧ CG = θ̇k ∧ (CO + OG) = v O + θ̇k ∧ OG
v G = v O + v GO = v O + θ̇k ∧ OG
3.1.2 Accelerazioni
Si determinano ora le accelerazioni dei punti notevoli del sistema. Si indichi
con CV il centro delle velocità di °;
1 tale punto, appartenente a °,
1 è il punto
che istante per istante coincide con il punto di contatto fra °1 e il telaio C.
Per il vincolo di rotolamento senza strisciamento abbiamo che aCV 6= 0. Per
determinare correttamente il valore di aCV scriviamo l’accelerazione aO come
segue
Si noti che, come era giusto aspettarsi, il vettore aCV è diretto da CV verso O
per ogni valore di θ̇. L’accelerazione del baricentro G risulta quindi
3.2 Dinamica
Passiamo ora a scrivere le equazioni che regolano la dinamica del sistema rica-
vandole in diversi modi. Si fa riferimento al diagramma di corpo libero del disco
rappresentato in figura 3.2.
G
O
mg F
maGx = T − F (t)
(3.6)
maGy = N − mg
Momento rispetto a CV
Le due forze di contatto N e T hanno una retta d’azione che passa per il punto
CV e pertanto, rispetto a tale polo, non esercitano momento. Si applica in
questo caso la seguente relazione
(r)
M CV = K̇ G + CV G ∧ (maG )
Momento rispetto a O
Scrivendo l’equilibrio intorno al polo O notiamo che la forza N ha un braccio
nullo, mentre la forza T , in questo caso esercita un momento. La forza esterna
F (t) in questo caso ha braccio nullo e quindi non esercita momento. Anche in
questo caso utilizziamo la relazione
(r)
M O = K̇ G + OG ∧ (maG )
Momento rispetto a G
Nel calcolo dell’equilibrio intorno al baricentro G solamente la forza di gravità
non esercita momento. L’espressione vettoriale dell’equilibrio intorno a G è la
seguente
°
G : GO ∧ F (t) + GCV ∧ (N + T ) = JG θ̈k
Commenti
I tre modi sopra esposti di scrivere la seconda equazione cardinale sono equiv-
alenti in quanto, ovviamente, l’equazione finale che si giunge a scrivere è la
stessa in tutti e tre i casi. Tuttavia, a seconda del problema in esame risulta
più comodo utilizzare un modo piuttosto che un altro.
Nel problema in esame, se l’obiettivo è solamente quello di determinare la
forza F (t) da applicare al disco affinchè questo segua una legge di moto imposta,
allora risulta molto più comodo scrivere l’equilibrio alla rotazione intorno al pun-
to CV in quanto non è necessario conoscere le reazioni vincolari che garantiscono
il moto di rotolamento senza strisciamento.
Qualora invece fosse richiesto di conoscere anche il valore delle reazioni
vincolari allora è necessario anche risolvere la prima equazione cardinale (3.7).
³ ´
1 2
∂T ∂ 2 JC (θ)θ̇ 1
= = (2mre cos(θ)) θ̇2 = mre cos(θ)θ̇2
∂θ ∂θ 2
∂U ∂ (mge sin(θ))
= = mge cos(θ)
∂θ ∂θ
Indicando con λ il versore lungo cui viene applicata la forza F (t) si ha
³ ´
∂ O(0)O(θ) ∂ (−rθλ)
(a,nc)
Qθ = F (t)λ · = F (t)λ · = F (t)λ · (−rλ)
∂θ ∂θ
= −F (t)r
(a,c) ∂O(0)G(θ)
Qθ = mg · = −mge cos(θ)
∂θ
∂U
che, come ci aspettavamo, è uguale e opposto al termine ∂θ .
(a,e)
• Fi - forza attiva esterna;
(a,i)
• F ij - forza attiva interna che la particella i esercita sulla particella j;
(r,e)
• Fi - forza reattiva (vincolare) esterna;
(r,i)
• F ij - forza reattiva interna che la particella i esercita sulla particella j.
(a)
Il termine Qθ può essere direttamente ricavato dall’analisi svolta precedente-
mente per le equazioni di Lagrange:
(a)
Qθ = −F (t)r − mge cos(θ)
µ
g
G1 G G2 2
1
f f
A 2a a B
Si consideri il sistema in figura 4.1. Si considera che nel contatto fra i due
corpi e il suolo ci sia un coefficiente di attrito f . Il disco °
1 rotola senza strisciare
sul suolo mentre il corpo ° 2 striscia senza rotolare. Si assume nota la geometria
del sistema: masse m1 e m2 = 3m1 di ° 1 e °,
2 momento d’inerzia baricentrico
JG1 di °, 1 raggio r del disco ° 1 e la lunghezza a indicata in figura 4.1. Sul
sistema agiscono solamente le forze d’attrito e la forza di gravità.
Note le condizioni iniziali θ̇(0) della velocità di rotazione di °1 si determinino
• Il tempo d’arresto
• Lo spazio d’arresto
OG1 = (−rθ, r)
OG2 = (2a − rθ, r)
30
CAPITOLO 4. SLITTA CON ATTRITO 31
2
1 G
N2
N1 mg
A T1
B T2
Figura 4.2: Diagramma delle forze agenti sul sistema °
1 + °.
2
maGx = −mrθ̈ = T1 + T2
maGy = 0 = N1 + N2 − mg (4.4)
3
A : − amg + 3aN2 = JG1 θ̈ + m1 r 2 θ̈ + m2 r 2 θ̈
°
2
dove l’ultima equazione discende da
n ³
X ´
(r)
°
A : MA = K̇ Gi + AGi ∧ aGi
i=1
assumendo N2 > 0. La prima di queste relazioni può essere sostituita nelle (4.4)
mentre la seconda deve essere verificata a posteriori sulla base dei dati numerici.
CAPITOLO 4. SLITTA CON ATTRITO 32
Il sistema (4.4), insieme alla prima delle (4.5) costituisce un sistema di tre
equazioni nelle quattro incognite
³ ´
N1 , N2 , T1 , θ̈
G1 : T1 r = JG1 θ̈
° (4.6)
Si noti che θ̈ assume un valore costante e pertanto la legge oraria θ̇(t) risulta la
seguente
6af gm1 r
θ̇(t) = θ̇(0) + θ̈t = θ̇(0) − t (4.8)
(3a + f r) (4m1 r2 + JG1 )
Metodo alternativo
Si può determinare lo spazio d’arresto mediante considerazioni energetiche. Si
scrive innanzitutto l’energia cinetica T iniziale del sistema:
1 1 ³ v ´2
0
T = T1 + T2 = (m1 + m2 ) v02 + JG1 (4.11)
2 2 r
CAPITOLO 4. SLITTA CON ATTRITO 33
Wa = f N2 xa (4.12)
4.2.1 Extra
Qualora fosse necessario calcolare la forza R12 che viene scambiata fra ° 1 e°
2
in G1 è sufficiente scrivere l’equilibrio alla traslazione di °
2 come segue
m2 aGx = X12 + f N2
0 = Y12 + N2 − m2 g
dove le uniche due incognite sono X12 e Y12 che sono facilmente ricavabili in
quanto tutte le altre grandezze sono note.
m1 = 10 kg
m2 = 3m1 = 30 kg
JG1 = 0.3 kg m2
f = 0.3
a = 0.4 m
r = 0.2 m
v0 = −10 m/s
N1 = 205.543 N
T1 = −8.85113 N
N2 = 186.857 N
T2 = 56.0571 N
θ̈ = −5.9 rad/s2
T1 T2
Figura 4.3: Schema delle forze agenti sul sistema. Le forze verticali non sono
rappresentate per semplicità.
−mrθ̈ = T1 + T2 = T1 + f N2
0 = N1 + N2 − mg
3
A : 3aN2 − amg = JG1 θ̈ + mr 2 θ̈
°
2
Infine, l’equilibrio alla rotazione di °
1 intorno al punto G1 è la seguente
G1 : T1 r = JG1 θ̈
°
L’insieme delle quattro equazioni appena scritte è risolvibile come visto prece-
denza. Naturalmente, una volta risolto il problema, è necessario verificare le
forze d’attrito.
Capitolo 5
Frenatura di un Disco
r a
2
B C
f 1
µ
3 D
O !0 A
Mm
f
Figura 5.1: Schema meccanico.
35
CAPITOLO 5. FRENATURA DI UN DISCO 36
TB
NB
O
NA
TA
°
O : Mf = −(TA + TB )r = −f (NA + NB )r = JG3 α̈ (5.1)
NB
C
TB TA
NA
°
C : −af NA − (a + r)NB + NA r = 0 (5.2)
NB
C
TB TA D
NA Mm
ω0 = 1800 rad/s
r = 0.08 m
a = 0.04 m
f = 0.4
JG3 = 0.00384 kg m2
Mm = 22 N m
l = 0.12 m
θ = 150◦
NA = 152.571 N
TA = 61.0285 N
NB = 81.3714 N
TB = 32.5486 N
Mf = −7.48617 N m
ta = 0.923 s
®1
d d
g 1
A
B
G3 ®2
P 3
2 D
4 C
G4 ! f
6.1 Dinamica
Nel sistema in esame il quadrilatero articolato costituito dai corpi °,
1 °2 e °3
deve rimanere fermo affinchè il corpo °3 freni il disco °4 attraverso la forza
39
CAPITOLO 6. FRENATURA DI UN DISCO CON UN PESO 40
N
T
R
Figura 6.2: Diagramma di corpo libero di °.
4
G4 : −T r = JG4 ω̇
° (6.1)
RB
RC
T
N m3g
0 = −T + RB cos(α1 ) + RC cos(α2 )
0 = N + RB sin(α1 ) + RC sin(α2 ) − m3 g
d d d
°3 : 0 = −N d − T − RB cos(α1 ) + dRB sin(α1 ) + RC cos(α2 ) + dRC sin(α2 )
G
2 2 2
(6.2)
CAPITOLO 6. FRENATURA DI UN DISCO CON UN PESO 41
L’insieme delle (6.1) e (6.2) insieme alla relazione d’attrito, costituisce un sis-
tema di quattro equazioni nelle quattro incognite
(N, RB , RC , ω̇)
e può quindi essere risolto analiticamente. Una volta determinato il valore di ω̇,
che risulta costante, l’equazione oraria ω(t) risulta quindi la seguente:
ω(t) = ω0 + ω̇t
!
F
B 2
G
1
A f
3
C D
k k
7.1 Dinamica
Per risolvere il problema in esame scriviamo dapprima l’equilibrio alla traslazione
orizzontale del sottosistema ° 1 + °2 facendo riferimento allo schema riportato
in figura 7.2 dove si è assunto ω0 > 0:
NB − TA − F = 0 (7.1)
42
CAPITOLO 7. FRENATURA DI UN DISCO CON MOLLE PRECARICATE43
TB
R
!0
NB F
G
M
TA NA
°
G : −(TA + TB )r = JG ω̇ (7.2)
2kl0 − NA − TB = 0 (7.3)
TA = f NA
TB = f NB
e pertanto l’insieme delle (7.1), (7.2) e (7.3) costituisce un sistema di tre equazioni
in tre incognite. La soluzione di tale sistema fornisce il seguente valore della
forza NA :
2kl0 − f F
NA =
1 + f2
Il valore limite FM della forza F affinchè si mantenga il contatto fra °
1 e°
3 in
A si ricava imponendo
2kl0 − f FM
=0
1 + f2
da cui risulta
2kl0
FM =
f
Si noti che il valore di FM è positivo e dipende dal precarico delle molle e dal
coefficiente d’attrito fra °
1 e °.
3
CAPITOLO 7. FRENATURA DI UN DISCO CON MOLLE PRECARICATE44
Nel caso in cui si abbia ω0 < 0 è necessario cambiare verso alle forze TA e
TB ottenendo le seguenti equazioni
NB + TA − F = 0
−TB + NA + R = 0
°
G : (TA + TB )r = JG ω̇
2kl0 − NA + TB = 0
che, risolte insieme alle medesime relazioni d’attrito, forniscono il seguente valore
del valore della forza NA :
2kl0 + f F
NA =
1 + f2
so può notare fin da subito che il valore di NA risulta positivo per ogni valore
positivo di F e pertanto, nel caso in cui ω0 < 0 non si ha distacco fra ° 1 e °3
nel punto A.
Il calcolo del tempo d’arresto nei due casi risulta banale una volta risolta la
dinamica attraverso i sistemi di equazioni scritti.
Capitolo 8
hx b
G1
1
A f1
hy
2
ly
G2
O f2
B C ly
3
d d
8.1 Dinamica
Notiamo innanzitutto che, affinchè non ci sia strisciamento fra ° 2 e il carrello
l’accelerazione orizzontale di °
2 deve essere uguale ad a. Consideriamo dapprima
il caso in cui a > 0. Si fa riferimento ai diagrammi di corpo libero di ° 1 e
°2 rappresentati nelle figure 8.2 e 8.3. Per il corpo ° 1 è sufficiente scrivere
45
CAPITOLO 8. CARRELLO CON PESO E ATTRITO 46
m1g
HA VA
VA
HA
m2g
HB HC
VC
VB
°
O : (hx + b)VA + ly HA − hx m1 g = −hy m1 a (8.1)
(ghx − ahy ) m1
VA = (8.2)
b + hx + f 1 l y
m2 a = HA + HB + HC
0 = −VA + VB + VC − m2 g (8.3)
°2 : 0 = −ly HA + ly (HB + HC ) + d (VC − VB )
G
(VB , VC , a)
°
O : hy m1 a = (hx + b)VA − ly HA − hx m1 g
−m2 a = −HA − HB − HC
0 = −VA + VB + VC − m2 g
°2 : 0 = ly HA − ly (HB + HC ) + d (VC − VB )
G
m1 = 1 kg
hx = 2 m
b=1 m
hy = 2 m
f1 = 0.3
f2 = 0.4
d=1 m
lx = 1 m
ly = 1 m
m2 = 2 kg
VA = 2.943 N
VB = 15.353 N
VC = 7.211 N
a = 4.954 m/s2
CAPITOLO 8. CARRELLO CON PESO E ATTRITO 48
che verifica le ipotesi fatte in quanto VA risulta positivo. Nel caso in cui a < 0
invece si hanno i seguenti risultati:
VA = 3.4623 N
VB = 7.444 N
VC = 15.638 N
a = 5.136 m/s2
Si noti che nel caso si accelerazione negativa, il valore massimo di tale acceler-
azione è maggiore che nel caso opposto. Questo risulta sensato fisicamente in
quanto se l’accelerazione è positiva il corpo °
1 tende a staccarsi da ° 2 risultando
quindi in una forza normale VA più bassa che non nell’altro caso. Ovviamente,
nel caso di accelerazione negativa il corpo ° 1 è più serrato sul corpo °
2 e quindi
le forze d’attrito sono maggiori.
Capitolo 9
Oscillazioni Libere di un
Sistema a 1 GDL
m
c
9.1 Dinamica
La dinamica del sistema in esame è banale e siamo interessati solamente all’e-
quilibrio alla traslazione orizzontale che risulta il seguente:
c k
ẍ + ẋ + x = ẍ + 2ζωn ẋ + ωn2 x = 0 (9.2)
m m
49
CAPITOLO 9. OSCILLAZIONI LIBERE DI UN SISTEMA A 1 GDL 50
x(t) = eλt
da cui discendono
ẋ(t) = λeλt
ẍ(t) = λ2 eλt
Affinchè questa equazione sia verificata per ogni t è necessario trovare i valori
di λ che risolvono l’equazione caratteristica
che è una semplice equazioni algebrica di secondo grado. Le soluzioni della (9.3)
sono le seguenti
p p p
λ1,2 = −ζωn ± ζ 2 ωn2 − ωn2 = −ζωn ± ωn2 (ζ 2 − 1) = ζωn ± ωn ζ 2 − 1
(9.4)
p
A seconda del segno del termine ζ 2 − 1 si hanno diversi tipi di soluzione.
9.2.1 Caso 1
√
Consideriamo il caso in cui ζ 2 − 1 > 0, cioè ζ > 1. Indicando con cc = 2 km il
valore dello smorzamento critico si ha, in questo caso si ha c > cc .
Le due soluzioni dell’equazione caratteristica sono quindi le seguenti
p
λ1 = −ζωn + ωn ζ 2 − 1
p
λ2 = −ζωn − ωn ζ 2 − 1
CAPITOLO 9. OSCILLAZIONI LIBERE DI UN SISTEMA A 1 GDL 51
x(0) = x0
ẋ(0) = v0
x0 = A + B
p p
v0 = −ζωn (A + B) + Aωn ζ 2 − 1 − Bωn ζ2 − 1
A = −B
p
2Aωn ζ 2 − 1 = v0
da cui
v
A= p0
2ωn ζ 2 − 1
v
B=− p0
2ωn ζ 2 − 1
9.2.2 Caso 2
Consideriamo ora il caso in cui ζ 2 − 1 < 0, cioè c < cc e ζ > 0. Le soluzioni
dell’equazione caratteristica sono dunque le seguenti
p √ p p
λ1,2 = −ζωn ± ωn ζ 2 − 1 = −ζωn ± ωn −1 1 − ζ 2 = −ζωn ± iωn 1 − ζ 2
e risultano complesse coniugate. L’espressione di x(t) in questo caso è dunque
la seguente
√ 2 √ 2
x(t) = Ae−ζωn t eiωn t 1−ζ + Be−ζωn t e−iωn t 1−ζ
³ √ 2 √ 2´
= e−ζωt Aeiωn t 1−ζ + Be−iωn t 1−ζ
¡ ¢
= e−ζωn t Aeiωs t + Be−iωs t
p
dove per maggiore chiarezza abbiamo indicato ωs = ωn 1 − ζ 2 . La soluzione
che abbiamo appena ottenuto contiene termini complessi ma, dovendo risultare
globalmente una soluzione reale pura, allora anche A e B devono essere complessi
anch’essi. Inoltre A e B devono risultare coniugati; infatti scrivendo
A = AR + iAI
B = BR + iBI
e sviluppando il termine fra parentesi nell’espressione di x(t) si ottiene
(AR + iAI ) (cos(ωs t) + i sin(ωs t)) + (BR + iBI ) (cos(ωs t) − i sin(ωs t)) =
AR cos(ωs t) + iAI cos(ωs t) + iAR sin(ωs t) − iAI sin(ωs t)+
+ BR cos(ωs t) + iBI cos(ωs t) + iBR sin(ωs t) + iBI sin(ωs t)
La quantità che moltiplica l’unità immaginaria deve risultare identicamente
nulla:
AR sin(ωs t) + AI cos(ωs t) − BR sin(ωs t) + BI cos(ωs t) = 0
da cui discende che
AR = BR
AI = −BI
cioè A e B devono essere coniugati. Per comodità di notazione si indicano
C1
AI = −BI = −
2
C2
AR = BR =
2
ne discende quindi
µ ¶
−ζωn t C2 − iC1 iωs t C2 + iC1 −iωs t
x(t) = e e + e
2 2
à ¡ ¢ ¡ ¢!
−ζωn t C2 eiωs t + e−iωs t C1 e−iωs t − e+iωs t
=e +i
2 2
= e−ζωn t (C2 cos(ωs t) + C1 sin(ωs t))
CAPITOLO 9. OSCILLAZIONI LIBERE DI UN SISTEMA A 1 GDL 53
La soluzione cosı̀ ottenuta è reale. L’espressione a cui siamo appena arrivati può
essere riscritta in una forma equivalente come segue
da cui
C1 = D sin(ϕ)
C2 = D cos(ϕ)
x(t) = E sin(ωs t + ψ)
q
E = C12 + C22
C2
ψ = arctan( )
C1
C2 = x 0
v0 = ζωn x0 + C1 ωs
da cui
v0 + ζωn x0
C1 =
ωs
Per cui la soluzione generale risulta la seguente
µ ¶
v0 + ζωn x0
x(t) = e−ζωn t x0 cos(ωs t) + sin(ωs t)
ωs
Capitolo 10
Oscillazioni di un
Cinematismo a 1 GDL
µ x
c A 2t 3
k
G B
f O2 f
O1 1 2
a a
10.1 Dinamica
Cominciamo a scrivere le equazioni di congruenza che legano la rotazione dei
rulli con lo spostamento orizzontale della sbarra. Per il vincolo di rotolamento
55
CAPITOLO 10. OSCILLAZIONI DI UN CINEMATISMO A 1 GDL 56
rθ = −x
rθ̇ = −ẋ
rθ̈ = −ẍ
VA VB
FS FM
HA HB
m3g
O1 HA r = J1 θ̈
° (10.2)
O2 HB r = J2 θ̈
° (10.3)
Le reazioni vincolari esercitate dal telaio sui due rulli non interessano per la
risoluzione del problema in esame.
Per scrivere l’equazione del moto è sufficiente considerare la prima equazione
di (10.1) e poi le (10.2) e (10.3). Si ricavano infatti le seguenti relazioni
J1 J1
HA = θ̈ = − 2 ẍ
r r
J2
HB = − 2 ẍ
r
per cui risulta
J1 J2
mẍ = −kx − cẋ − 2
ẍ − 2 ẍ
r r
1I diagrammi di corpo libero di entrambi i rulli non vengono riportati per brevità.
CAPITOLO 10. OSCILLAZIONI DI UN CINEMATISMO A 1 GDL 57
ẍ + 2ζωn ẋ + ωn2 x = 0
J1 + J2 h a + x(t)
VA (t) = − 2
ẍ(t) + mg
r 2a 2a
J1 + J2 h a + x(t)
VB (t) = ẍ(t) + mg
r2 2a 2a
In queste ultime due espressioni si nota che il termine
a + x(t)
mg
2a
CAPITOLO 10. OSCILLAZIONI DI UN CINEMATISMO A 1 GDL 58
a − x(t) J1 + J2 h
VA (t) > 0 ⇒ mg > ẍ(t)
2a r2 2a
r2 mg
⇒ ẍ(t) < (a − x(t))
t J1 + J2
a + x(t) J1 + J2 h
VB (t) > 0 ⇒ mg > − ẍ(t)
2a r2 2a
Si noti che in queste disequazioni si hanno funzioni del tempo da ambo i membri.
Capitolo 11
Oscillazioni Libere di un
Sistema a 2 GDL
g k2
k1
m2
2
¸ 1
® m1
11.1 Dinamica
Prima di scrivere le equazioni della dinamica si scrive l’espressione della velocità
assoluta v2 della massa °2
³ ´
v2 = ẋ1 + λ̇ cos(α), λ̇ sin(α)
dove ẋ1 è la velocità della massa ° 1 lungo l’asse x. Si nota banalmente che la
velocità di °1 lungo l’asse y è nulla per effetto dei vincoli.
L’energia cinetica totale del sistema risulta quindi la seguente
1 1 ³ ´
T = m1 ẋ21 + m2 λ̇2 + ẋ21 + 2 cos(α)λ̇ẋ1
2 2
In questo sistema l’energia potenziale è dovuta agli effetti gravitazionali e alle
59
CAPITOLO 11. OSCILLAZIONI LIBERE DI UN SISTEMA A 2 GDL 60
molle k1 e k2 :
1 1
U= k1 x21 + k2 λ2 + m2 gλ sin(α)
2 2
Determinando le equazioni che regolano il moto del sistema attraverso le equazioni
di Lagrange si ottiene
³ ´
k1 x1(t) + m1 ẍ1 + 2m2 cos(α)λ̈1 + ẍ1 = 0
³ ³ ´´
k2 la(t) + gm2 sin(α) + m2 2λ̈1 sin2 (α) + 2 cos(α) cos(α)λ̈1 + ẍ1 =0
M q̈ + Kq = 0 (11.1)
dove
µ ¶
m1 + 2m2 2m2 cos(α)
M=
2m2 cos(α) 2m2 cos2 (α) + 2m2 sin2 (α)
µ ¶
k1 0
K=
0 k2
q(t) = Xeiωt
0 = det Z(ω 2 )
0 = k1 (k2 − 2m2 ω 2 ) + ω 2 (2m2 (m1 + m2 )ω 2 − k2 (m1 + 2m2 )) − 2m22 ω 4 cos(2α)
A questo punto è necessario determinare gli autovettori della matrice Z(ω 2 ) per
determinare la forma dei modi propri. Il procedimento da seguire è qui riportato
• Si scrive X = (X1 , X2 )
• Si valuta Z(ω12 )
CAPITOLO 11. OSCILLAZIONI LIBERE DI UN SISTEMA A 2 GDL 61
Oscillazioni Forzate
O
e
G
1 µ
F s
C
s(t) = S0 cos(Ωt)
63
CAPITOLO 12. OSCILLAZIONI FORZATE 64
CV G = (e sin(θ(t)), r − e cos(θ(t)))
Da cui
³ ´2
2
vG = e2 sin2 (θ)θ̇2 + ṡ + (e cos(θ) − r)θ̇
1³ 2 ¡ ¡ ¢ ¢ ´
T2 = mṡ − 2m(r − e cos(θ))θ̇ṡ + JG + m e2 + r2 − 2emr cos(θ) θ̇2
2
1 1³ 2 ´
= JC (θ)θ̇2 + mṡ − 2m(r − e cos(θ))ṡθ̇
2 2
dove
¡ ¢
JC (θ) = JG + m e2 + r2 − 2emr cos(θ)
I vari termini delle equazioni di Lagrange sono riportati di seguito. Per la prima
coordinata lagrangiana si ha
d ∂T d ³ ´
= JC (θ)θ̇ − mṡ(r − e cos(θ))
dt ∂ θ̇ dt
dJC (θ) 2
= θ̇ + JC (θ)θ̈ − ms̈(r − e cos(θ)) − mṡθ̇e sin(θ)
dθ
∂T 1 dJC (θ)
= θ̇2 − meṡθ̇ sin(θ) = emrθ̇2 sin(θ) − meṡθ̇ sin(θ)
∂θ 2 dθ
∂U
= mge sin(θ)
∂θ
da cui si ottiene la seguente equazione del moto
Si noti che l’equazione (12.1), cioè l’equazione del moto in θ(t), rappresenta la
dinamica diretta, mentre invece la (12.2) consente, una volta risolta la (12.1),
di determinare la forza F (t) necessaria ad ottenere il moto imposto. La (12.2)
è dunque la soluzione della dinamica inversa ed è infatti un’equazione algebrica
in F (t).
to a °
1
M CV = −mgesin(θ)k (12.3)
v CV = ṡi
(r) (t)
aCV = aCV + aCV = rθ̇2 j + s̈i
(r)
K CV = JCV θ̇k = JC (θ̄)θ̇k
(r)
K̇ CV = JC (θ̄)θ̈k
(r)
Si noti che nella derivazione di K CV il termine JC (θ̄) è costante in quanto CV
è un punto fisso su °.2 Per le relazioni appena scritte la seconda equazione
cardinale rispetto a CV risulta la seguente
(r)
M CV = K̇ CV + CV G ∧ (maCV )
−egm sin(θ) = emr sin(θ)θ̇2 − mrs̈ + em cos(θ)s̈ + JC (θ)θ̈
to a °
1
Il momento delle forze calcolato rispetto a C(t) è identico alla (12.3), mentre è
necessario prestare attenzione al fatto che C(t) non appartiene a ° 2 e pertanto
valgono le seguenti relazioni
³ ´
v C = ṡ − rθ̇ i
³ ´
aC = s̈ − rθ̈ i
M I = K̇ C + v C ∧ mv G
MC = MI
∂JC (θ) 2 dCG
M C = JC (θ)θ̈ + θ̇ + ∧ (mṡi) + CG ∧ (ms̈i) + v C ∧ mv G
∂θ dt
−mgesin(θ) = JC (θ)θ̈ + emr sin(θ)θ̇2 + (me cos(θ) − mr)s̈
Alternativa
(r)
In alternativa si può utilizzare il termine K̇ C :
(r)
X¡ ¢
KC = CPi ∧ mi (v Pi − v C )
X³ ´
= CPi ∧ mi (θ̇k ∧ CPi + rθ̇i)
= JC (θ)θ̇k + CG ∧ mrθ̇i
da cui
(r) ∂JC (θ)
K̇ C = JC (θ)θ̈ + + CG ∧ mrθ̈i + (v G − v C ) ∧ mrθ̇i
∂θ
(r)
Esplicitando il valore dell’unica componente non nulla di K C si ha
(r)
KC = JC (θ)θ̇ − mθ̇r2 + em cos(θ)θ̇r
(r) ˙ 2 r + em cos(θ)θ̈r
K̇C = JC (θ)θ̈ − mθ̈r2 + em sin(θ)th
e risulta pertanto costante. L’equazione (12.1) può essere quindi riscritta come
segue
s̈ = s0 cos(Ωt)
ŝ(t) = s0 eiΩt
CAPITOLO 12. OSCILLAZIONI FORZATE 68
da cui segue
s(t) = Re(ŝ(t))
m(r − e)Ω2 s0
θ̂0 = −
mge − Ω2 JC (0)
Cerchiamo ora una forma più comoda per studiare le oscillazioni forzate del
sistema. Si riscrive quindi l’equazione (12.4) utilizzando i coefficienti normali
(si divide per JC (0))
mge m(r − e) m(r − e) 2
θ̈ + θ= s̈ = − Ω s0 cos(Ωt)
JC (0) JC (0) JC (0)
Definendo
mge
ωn2 =
JC (0)
m(r − e)s0
A=−
JC (0)
e utilizzando la forma complessa si ottiene
Indicando con
µ ¶
Ω
x=
ωn
si ottiene
θ0 x2
=
A 1 − x2
il cui grafico qualitativo è riportato in figura 12.2. Si noti che in corrispondenza
del valore x = 1 si ha un asintoto verticale. Questa condizione corrisponde ad
avere una frequenza della forzante uguale alla frequenza propria del sistema e
pertanto si ha un fenomeno di risonanza.
µ0
A 10
2
1
x
0
1 2 3 4
O1
r1
G1
1
µ1 M(t)
O2
r2
G2
2
µ2
70
CAPITOLO 13. OSCILLAZIONI FORZATE DEL DOPPIO PENDOLO 71
13.1 Dinamica
Per determinare le equazioni che regolano la dinamica del sistema si utilizzano
le equazioni di Lagrange. In via preliminare si riportano le relazioni cinematiche
necessarie al calcolo dell’energia cinetica:
v G1 = θ̇1 k ∧ O1 G1
v G2 = θ̇1 k ∧ O1 O2 + θ̇2 k ∧ O2 G2
d ∂T
= −l1 m2 r2 sin(θ1 − θ2 )θ̇12 + l1 m2 r2 sin(θ1 − θ2 )θ̇2 θ̇1
dt ∂ θ̇2
¡ ¢
+ l1 m2 r2 cos(θ1 − θ2 )θ̈1 + m2 r22 + JG2 θ̈2
∂T
= l1 m2 r2 sin(θ1 − θ2 )θ̇1 θ̇2
∂θ2
∂u
= gm2 r2 sin(θ2 )
∂θ2
(nc) ∂(θ2 − θ1 )
Q2 = M (t)k · k = M (t)
∂θ2
CAPITOLO 13. OSCILLAZIONI FORZATE DEL DOPPIO PENDOLO 72
m1 = 1 kg
l1 = 0.6 m
r1 = l1 /2
J G1 = 0.0208 kg m2
m2 = 0.75 kg
l2 = 0.35 m
r2 = l2 /2
J2 = 7.656 · 10−3 kg m2
M0 = 0.5 N m
Ω1 = 4.101 rad/s
Ω2 = 10.851 rad/s
µ1
0.04
0.02
!1 Ω
5 10 15 20 25 30
- 0.02
- 0.04
- 0.06
Ω1 Ω2
µ2
0.15
0.10
0.05
!2 Ω
5 10 15 20 25 30
- 0.05
- 0.10
- 0.15
Ω1 Ω2
Oscillazioni Forzate 2
x
G
s
g k f C
2
O2
r
b 1
! 3
O1 a
14.1 Statica
14.1.1 Caso con ω = 0
Nel caso di °
3 fermo, si scrivono le equazioni di equilibrio del sottosistema °
1 +
°2 facendo riferimento al diagramma riportato in figura 14.2 (dove si considera
f N32 = 0 in quanto ω = 0).
H01 = 0
−mg + N32 + V01 = 0
O1 : N32 a − mga = 0
°
75
CAPITOLO 14. OSCILLAZIONI FORZATE 2 76
mg
k fN32
2
N32
H01
V01
f N̄32 − kx̄ = 0
Scriviamo ora l’equilibrio alla rotazione intorno a O1 del sottosistema °
1 +°
2
Dato che °
1 non ha massa e °
2 ha un moto puramente traslatorio si ha
(r)
K̇G1 = 0
O1 G1 ∧ m1 aG1 = 0
(r)
K̇G2 = 0
³ s´
O2 G2 ∧ m2 aG2 = −mẍ b + r + k
2
dove
m(2a + f s)
meq =
2(a − f (b + r))
f gm
keq =k+
f (b + r) − a
af gm
Feq =
a − f (b + r)
CAPITOLO 14. OSCILLAZIONI FORZATE 2 78
x
G
' C
2
1
! 3
(nc) ∂xi
Q1 = f N32 i · = f N32
∂x
Per quanto riguarda la seconda coordinata lagrangiana si ha
(nc) ∂rθi
Q2 = M (t) − f N32 i · = M (t) − f N32 r
∂θ
Infine per l’ultima coordinata lagrangiana si ha
(nc) ¡ ¢ ∂O1 C
Q3 = N32 j + f N32 i · = aN32 − f N32 (b + r)
∂ϕ
dove C è il punto di contatto fra °2 e °.
3 Nelle espressioni sopra riportate si
ricordi che ϕ = 0, ϕ̇ = 0 e ϕ̈ = 0.
mẍ + kx = f N32
J θ̈ = −f N32 r + M (t)
s
gm(a + x(t)) − m(b + r − )ẍ = aN32 − f N32 (b + r)
2
Si noti che la prima e la terza di tali equazioni coincidono con quelle determinate
in precedenza utilizzando le equazioni cardinali della dinamica.
Imponendo θ̈ = 0, dalla seconda equazione appena scritta si ricava
M (t) = f N32
Oscillazioni Forzate 3
4 m
g
k k
1 l 3
l
! r r
O1 O2 2
15.1 Dinamica
Per determinare le equazioni che regolano la dinamica del sistema in esame si
fa ricorso alle equazioni di Lagrange. L’energia cinetica T del sistema è da ta
da
µ ¶
1 1 2
T = mv 2 + 2 J θ̇
2 2
dove v è la velocità assoluta del corpo puntiforme °.
4 L’energia potenziale totale
U è data da
µ ¶
1 2
U =2 kx + mgl sin(θ)
2
dove x rappresenta lo spostamento relativo fra °
4 e °.
3 Dalla cinematica si
ottiene
v = θ̇k ∧ O1 A + ẋi
³ ´
= ẋ − θ̇l sin(θ) i + θ̇l sin(θ)j
80
CAPITOLO 15. OSCILLAZIONI FORZATE 3 81
da cui
15.2 Vibrazioni
Si noti che la seconda delle due equazioni del moto del sistema serve solamente
a determinare il valore del momento M (t) necessario affinchè il corpo ° 1 ruoti
a velocità angolare costante. Per studiare le vibrazioni del sistema è quindi
sufficiente considerare la prima equazione del moto riscritta nella classica forma
meq = m
keq = 2k
Feq = mlω 2 cos(ωt)
CAPITOLO 15. OSCILLAZIONI FORZATE 3 82
q 5
l
4
0
0.0 0.5 1.0 1.5 2.0 2.5 ! 3.0
16.1 Esercizio 1
Si progetti una trasmissione mediante ruote cilindriche a denti diritti e fianchi
ad evolvente con le seguenti specifiche
• Rapporto di trasmissione τ ' 2
• Angolo di pressione della dentiera α = 20◦
• Modulo m = 3 mm
16.1.1 Preliminari
Nel seguito indicheremo sempre con indice 1 le grandezze relative al pignone,
mentre con indice 2 le grandezze relative alla corona. Calcoliamo innanzitutto
il numero minimo di denti zmin per ruote normali senza correzione
» ¼
2
zmin = 1.25 2 = 22 (16.1)
sin α
83
CAPITOLO 16. RUOTE DENTATE A EVOLVENTE 84
a = r1 + r2 = 99 mm
z1 + z2 = 99 > 2zmin = 44
c = a − ra1 − rf 2
x1 = 0.2m
x2 = −x1 = −0.2m
Considerazioni
La soluzione considerata risulta semplice da determinare ma può non essere sod-
disfacente nel caso in cui si abbiano limitazioni sulle dimensioni dell’ingranaggio.
Infatti con i valori scelti del numero di denti l’interasse fra le due ruote risulta
di 99 mm, e pertanto l’ingombro totale risulta
ra1 + ra2 + a = (r1 + m + x1 ) + (r2 + m + x2 ) + a = 204 mm
Per limitare le dimensioni dell’ingranaggio è necessario ricorrere a soluzioni
diverse.
z1 = 12
z2 = 24
a = r1 + r2 = 54 mm
z1 + z2 = 36 < 2zmin
e pertanto non sarà possibile scegliere correzioni complementari per le due ruote.
Questo implica che è necessario modificare l’interasse di lavoro fra le due ruote.
Scegliamo allora i seguenti valori
x1 = 0.6m
x2 = 0.36m
Questo risultato implica che il dente del pignone cosı̀ ottenuto è ribassato, cioè
il dente ha un’altezza minore. Infatti, nel caso c1 = 0.25m si ha un’altezza del
dente pari a
2.25m = 6.75 mm
Considerazioni
La soluzione appena trovata consente di ottenere una trasmissione meno ingom-
brante rispetto alle precedenti soluzioni in quanto l’ingombro vale
z1 = 13
z2 = 25
a = r1 + r2 = 57 mm
x1 = 0.6m
x2 = −0.1m
α0 = 0.409211 = 23.4461◦
a0 = 58.3829 mm
c = 0.210956m = 0.632867 mm
c1 = 0.289044m = 0.867133 mm
16.1.6 Extra
Per concludere l’esercizio si valuta la condizione di appuntimento del dente
risolvendo il seguente sistema
xmax z ³ cos α ´
= −1 −1
m 2 cos α̂
xmax z (invα̂ − invα − π/2)
=
m 2 tan α
dove z è il numero di denti della ruota che stiamo considerando. Considerando
i diversi valori di z utilizzati nelle soluzioni presentate si ottiene che giustifica
z xmax /m α̂(◦ )
22 1.30929 39.0454
44 2.08108 34.4868
15 0.983442 41.9989
30 1.62228 36.8831
12 0.820204 43.8651
24 1.39232 38.4183
13 0.876691 43.1834
25 1.43252 38.1296
N2
A2
B2
C
A1
B1 N1
_
d’azione sulla primitiva C1 mentre l’arco A2 B2 è l’arco d’azione sulla primitiva
C2 . Dato che le primitive delle due ruote rotolano l’una sull’altra ne discende
che
_ _
A1 B1 =A2 B2
Affinchè la ruota °
1 trasmetta alla ruota °
2 un moto continuo, l’arco di azione
deve essere maggiore del passo. Consideriamo ora il moto delle due ruote nella
N2
C
B1
H
L K1
fase di recesso, ossia nel segmento CN2 e si faccia riferimento alla figura 16.2
dove sono state rappresentate le circonferenze di base, primitiva e di testa della
ruota °.
1 Per la geometria dell’evolvente si ha
_
CN2 =LH
_ _
Inoltre si nota che i due archi CB1 e LH sono sottesi dallo stesso angolo e
pertanto
_ _
LH CB1
=
rb1 r1
_
LH rb1
_ = = cos(α)
CB1 r1
CAPITOLO 16. RUOTE DENTATE A EVOLVENTE 91
da cui discende
_
CN2 LH
_ = _ = cos(α)
CB1 CB1
_ CN2
CB1 =
cos(α)
_
In maniera del tutto analoga è possibile determinare l’espressione dell’arco A1 C.
Per cui, in definitiva, il calcolo dell’arco di azione si riduce al calcolo del segmento
di contatto.
O2 N1 = r2 + e2
O2 C = r2
O2 N1 = O2 C 2 + CN12 − 2(O2 C)(CN1 ) cos(π/2 + α)
dove l’ultima relazione discende dal teorema di Carnot. Dato che cos(π/2+α) =
− sin(α) si ottiene
r1 = r2 = r
e1 = e2 = m
2πr = mπz
mz
r=
2
in questo caso si ottiene
e m 2
= mz =
r 2 z
Per la condizione di continuità della trasmissione del moto fra pignone e corona
si deve avere
s
>1 (16.6)
p
da cui, rielaborando l’espressione di s
q
z 2 sin2 (α) + 4(1 + z) − z sin(α) > π cos(α)
e1 = m + x
e2 = m − x
N2
M
C
N1
v M1 = ω1 k ∧ O1 M1
v M2 = −ω2 k ∧ O2 M2
v M1 = ω1 k ∧ O1 C + ω1 k ∧ CM1
v M1 = −ω2 k ∧ O2 C − ω2 k ∧ CM2
v 12 = v M1 − v M2 = ω1 k ∧ O1 C + ω2 k ∧ O2 C + (ω1 + ω2 ) k ∧ CM
= (ω1 + ω2 ) k ∧ CM
T = f N sign (v 12 · τ )
Fase di accesso
Per quanto riguarda la ruota condotta abbiamo
da cui discende
r1 cos(α) − f (r1 cos(α) − CM )
T1 = T2
r2 cos(α) − f (r2 cos(α) + CM )
³ ´
1 − f tan(α) − s (16.7)
r1 r1
= T2 ³ ´
r2 1 − f tan(α) − s
r2
dove
CM
s=
cos(α)
Fase di recesso
In questo caso per la ruota condotta abbiamo
da cui
r1 cos(α) + f (r1 cos(α) + CM )
T1r = T2 (16.8)
r2 cos(α) + f (r2 cos(α) − CM )
³ ´
s
r1 1 + f tan(α) + r1
= T2 ³ ´ (16.9)
r2 1 + f tan(α) − s
r2
16.3.1 Rendimento
Indicando con T10 la coppia necessaria da applicare al pignone nel caso di assenza
d’attrito fra le due ruote si ha
r1
T10 = T2
r2
Il rendimento istantaneo della trasmissione è diverso nel caso di fase di accesso
(ηia ) o fase di recesso (ηir ) e risulta definito da
³ ´
s
T10 1 − f tan(α) + r1
ηia = = ³ ´
T1a 1 − f tan(α) − rs2
³ ´
s
T10 1 + f tan(α) − r 1
ηir = = ³ ´
T1r 1 + f tan(α) + s
r2
s1 = ²p
s2 = (1 − ²)p
si ottiene
1
η' ³ ´
fp 1 1
1+ 2 r1 + r2 (2²2 − 2² + 1)
¡ ¢
Si nota che il rendimento massimo si ha per 2²2 − 2² + 1 minimo in quanto
le altre quantità sono costanti al variare di ². Tale valore minimo si ottiene per
² = ²∗ = 0.5.
Qualora non si trascurasse il termine f tan(α) nell’espressione del lavoro
motore si ottiene un valore massimo del rendimento per
1
²∗ = (1 − f tan(α))
2
dal quale si deduce che il rendimento massimo si ha quando l’arco di accesso
risulta inferiore dell’arco di recesso.
Capitolo 17
Oscillazioni di un Rotismo
J2
2
k1 k2
1
JV
J1
97
CAPITOLO 17. OSCILLAZIONI DI UN ROTISMO 98
da cui
µ ¶
θ2 τ0 − 1
− 1 = τ̄ −1
θp τ0
τ̄
=−
τ0
Ne discende che
θ2 τ̄
=1−
θp τ0
τ0
θp = θ2
τ0 − τ̄
e infine
τ0 − τ̄ τ0 − τ̄ τ0
θ2 = θp = θ1
τ0 τ0 τ0 − 1
τ0 − τ̄
= θ1
τ0 − 1
Mediante i conti appena svolti abbiamo determinato le espressioni
θp = θp (θ1 ) = c1 θ1
θ2 = θ2 (θ1 ) = c2 θ1
dove
τ0
c1 =
τ0 − 1
τ0 − τ̄
c2 =
τ0 − 1
CAPITOLO 17. OSCILLAZIONI DI UN ROTISMO 99
17.2 Dinamica
Passiamo ora a scrivere l’espressione della dinamica del sistema utilizzando le
equazioni di Lagrange. Determiniamo innanzitutto l’energia cinetica T
T = T1 + T2 + T3
1 1 1 1
= J1 θ̇12 + m2 vO
2
+ J2 θ̇22 + Jv θ̇v2
2 2 2
2 2
Trascurando gli effetti gravitazionali, l’energia potenziale U in questo caso è
dovuta solamente agli effetti delle molle torsionali e pertanto risulta
1 1 2
U= k1 θ12 + k2 (θv − θp )
2 2
Il sistema ha globalmente due gradi di libertà θ1 e θv . I termini delle due
equazioni di Lagrange sono i seguenti:
d ∂T ¡ ¢
= θ̈1 J1 + m2 rp2 c21 + J2 c22
dt ∂ θ̇1
∂T
=0
∂θ1
∂U ¡ ¢
= k1 θ1 + k2 (θv − c1 θ1 ) (−c1 ) = k1 + k2 c21 θ1 − c1 k2 θv
∂θ1
per la prima coordinata. Per quanto riguarda la seconda coordinata lagrangiana
invece si ha
d ∂T
= Jv θ̈v
dt ∂ θ̇v
∂T
=0
∂θv
∂U
= k2 (θv − c1 θ1 ) = k2 θv − c1 k2 θ1
∂θv
Indicando con
Il sistema di equazioni differenziali cosı̀ ottenuto può essere riscritto nella classica
forma matriciale
M θ̈ + Kθ = 0
dove
µ ¶
J1r 0
M=
0 Jv
µ ¶
k1 −c1 k2
K=
−c1 k2 k2
det (λM + K) = (J1r Jv )λ2 + (k2 J1r + k1r Jv )λ + (k1r k2 − c21 k22 ) = 0
da cui
p
−(k2 J1r + k1r Jv ) ± (k2 + J1r + k1r Jv )2 − 4(J1r Jv )(k1r k2 − c21 k22 )
λ1,2 =
2J1r Jv
Le pulsazioni proprie ω! e ω2 risultano pertanto
p
ω1 = −λ1
p
ω2 = −λ2
Q(λ) = λM + K
e si risolva
Q(λ)x1 = 0
2 k
m
f JO
1
e µ
O
101
CAPITOLO 18. GRADO DI IRREGOLARITÀ DI UNA CAMMA 102
Ricordandosi che
dθ = θ̇dt
possiamo riscrivere la precedente espressione come segue
Z t̄ Z θ̄
Jr θ̈θ̇dt = f(θ)dθ
0 0
CAPITOLO 18. GRADO DI IRREGOLARITÀ DI UNA CAMMA 104
da cui, risolvendo
· ¸θ̇(t) Z θ̄
1
Jr θ̇2 = f(θ)dθ
2 θ̇0 0
Z θ̄
1 ¡ ¢
Jr ω(θ̄)2 − ω02 = f(θ)dθ
2 0
Per determinare i valori estremi dell’integrale a secondo membro si nota che tali
valori estremi si ottengono per1 f(θ) = 0 cioè
1 2 2
e (mωm − k) sin(2θ) − ker cos(θ) = 0
2 £ 2¡ ¢ ¤
2
cos(θ) e mωm − k sin(θ) − ker = 0
cos(θ) = 0
• Dal termine
ker
sin(θ) =
e2 (mωm2 − k)
si ottiene
µ ¶
kr
θ = arcsin 2 − k)
e (mωm
kr
2 − k)
<1
e (mωm
2
emωm > kr
2
emωm > k(e + r)
1 Si annulla la derivata prima dell’integrale.
2 L’argomento della funzione arcsin deve essere compreso in (−1, 1).
CAPITOLO 18. GRADO DI IRREGOLARITÀ DI UNA CAMMA 105
e anche
kr
2 − k)
> −1
e (mωm
2
kr > −emωm + ek
2
emωm > k(e − r)
L’ultima relazione scritta è sempre valida in quanto e < r e tutte le altre
quantità sono positive.
È facilmente verificabile che la condizione di esistenza posta sulla funzione
arcsin(·) è in contrasto con la condizione di non-distacco fra la camma e il
piattello e pertanto tale soluzione è da scartare in quanto non ha senso fisico.
Infatti, scrivendo l’equilibrio verticale della valvola si ha
N (t) − k (r + x) = mẍ
per cui
1 ¡ 2 2
¢
Jr ωmax − ωmin = L∗r (3π/2) − L∗r (π/2) = 2ker
2
¡ 2 2
¢ 4ker 4ker
ωmax − ωmin = = 2
Jr JO + me 2
°
O : JO θ̈ = Mm − N e cos(θ) − f N (r + e sin(θ))
mẍ = N − k (r + e sin(θ))
Indicando con
h ³ ´ i
Ma (θ) = f (r + e sin(θ)) me −θ̇2 sin(θ) + θ̈ cos(θ) + k(r + e sin(θ))
θ̇ ' ωm = cost
θ̈ = 0
A
JV °
r l
µ
O
Bm
19.1 Dinamica
Per il meccanismo in esame si definisce
r
λ=
l
La posizione x del pistone risulta pertanto la seguente
µ q ¶
1 2 2
x = r cos(θ) − 1 − λ sin (θ)
λ
108
CAPITOLO 19. GRADO DI IRREGOLARITÀ DEL MANOVELLISMO DI SPINTA109
Con questo risultato è possibile scrivere l’energia cinetica totale del sistema T
come segue
1 1
T = Jv θ̇2 + mẋ2
2 2
µ ¶2
1 2 1 1
= mr sin(θ) + λ sin(2θ) θ̇2 + Jv θ̇2
2 2 2
1
= (Jv + Jp (θ)) θ̇2
2
dove si è posto
µ ¶2
1
Jp (θ) = mr2 sin(θ) + λ sin(2θ)
2
Utilizzando le equazioni di Lagrange, la dinamica del sistema si scrive come
segue
d ∂T ∂T
0= −
dt ∂ θ̇ ∂θ
0 = mr (λ cos(θ) + 1)2 θ̈ sin2 (θ)+
2
e nel caso in esame risulta, come era lecito aspettarsi data la mancanza di
termini non-conservativi
Z 2π
f(θ) = 0
0
k 1
Jv > ∗ 2 − mr2 (4 + λ2 )
δ ωm 8
Capitolo 20
Lubrificazione
y
V2
2
U2
h2
¹
V1
1
U1
h1 x
0 a
111
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 112
si ottiene
½ ¾
∂h ∂h
6 (U1 − U2 ) + (W1 − W2 ) + 12(V2∗ − V1∗ )
∂x ∂z
Nel caso in cui valgano le seguenti relazioni
W1 = W2 = 0
∂h1
V1 = U1
∂x
∂h2
V2 = U2
∂x
cioè nel caso in cui la velocità del meato sia tangente al meato stesso, la
precedente espressione si riscrive come
∂h ∂h1
6(U1 − U2 ) + 12(V2 − V1 ) − 12(U2 − U1 ) =
∂x µ ¶ ∂x
∂h ∂h2 ∂h1 ∂h1
6(U1 − U2 ) + 12 U2 − U1 − 12(U2 − U1 ) =
∂x ∂x ∂x ∂x
µ ¶
∂h ∂(h2 − h1 )
6(U1 − U2 ) + 12U2 =
∂x ∂x
∂h
6(U1 + U2 )
∂x
In definitiva l’equazione di Reynolds (20.1) può essere riscritta come segue
µ ¶ µ ¶
∂ h3 ∂p ∂ h3 ∂p ∂h
+ = 6(U1 + U2 ) (20.3)
∂x µ ∂x ∂z µ ∂z ∂x
Assumendo un fluido di tipo newtoniano si ha che la tensione tangenziale τ
fra due strati adiacenti di fluido, in moto laminare vale
∂u
τ =µ
∂y
Ai fini dell’equilibrio lungo x di un elemento infinitesimo di fluido deve valere
∂p ∂τ
=
∂x ∂y
da cui discende
∂p ∂2u
=µ 2
∂x ∂y
Integrando ambo i membri dell’ultima espressione e ponendo le seguenti con-
dizioni
y = 0 → u = −U
y=h→u=0
si ottiene
1 ∂p y
u(x, y) = y(y − h(x)) + U ( − 1) (20.4)
2µ ∂x h
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 114
∂p
h3 = −6µU h + C1
∂x
dove C1 è una costante d’integrazione. Ne discende quindi che
∂p 6µU C1
=− 2 + 3
∂x h h
Integrando questa espressione fra 0 e x e ponendo p(0) = p(a)pa , dove pa è la
pressione esterna, si ottiene
Z x Z x
6µU 1
p(x) − pa = − 2
dξ + C 1 3
dξ
0 h(ξ) 0 h(ξ)
da cui
Z a Z a
6µU 1
p(a) − pa = − 2
dξ + C 1 3
dξ = 0
0 h(ξ) 0 h(ξ)
Ra 1
0 h(ξ)2
dξ
C1 = 6µU R a 1 = 6µU h∗
0 h(ξ)3 dξ
dove si è posto
Ra 1
∗ 0 h(ξ)2 dξ
h = Ra 1
0 h(ξ)3
dξ
Ne discende quindi che h∗ è il valore di altezza del meato per cui si annulla la
∂p
quantità ∂x e quindi dove la sovrapressione p(x) − pa è massima. Si noti che in
corrispondenza del valore h∗ il profilo di velocità nel meato è lineare in quanto
nell’espressione (20.4) rimane diverso da zero solamente il termine U ( hy − 1).
Il fatto che in corrispondenza di h∗ si abbia un massimo della sovrapressione
viene ora giustificato. Indicando con x∗ l’ascissa alla quale il meato assume
altezza pari a h∗ si ha:
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 115
da cui discende de
∂p
>0
∂x
da cui discende de
∂p
<0
∂x
∂p
Per cui il punto in cui ∂x = 0 è un punto di massimo.
La capacità portante P1 per unità di spessore del meato può essere facilmente
determinata una volta noto l’andamento della pressione all’interno del meato
stesso. A tal fine è sufficiente risolvere il seguente integrale
Z a
P1 = (p(x) − pa ) dx (20.6)
0
Tale forza verticale risulta applicata su una retta che, in generale, non passa
per la mezzeria del meato. Per determinare la retta di applicazione di P1 è
necessario risolvere la seguente equazione rispetto ad e (eccentricità):
³a ´ Z a
P1 −e = (p(x) − pa ) xdx
2 0
che conduce a
Ra
a 0
(p(x) − pa ) xdx
e= − (20.7)
2 P1
L’azione tangenziale T1 applicata dal fluido alla parete mobile viene ricavata
attraverso la seguente espressione
Z a Z aà µ ¶ !
∂u
T1 = τ |y=0 = µ dx
0 0 ∂y y=0
Z aµ µ ¶¶
∂ 1 ∂p y
= µ y(y − h(x)) + U ( − 1) dx
0 ∂y 2µ ∂x h
Z aµ ¶
1 ∂p µU
= (2y − h)y=0 + dx
0 2 ∂x h
Z aµ ¶
h ∂p µU
= − + dx
0 2 ∂x h
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 116
∂p
Sostituendo l’espressione di ∂x si ottiene in definitiva
Z a
4h − 3h∗
T1 = Uµ dx (20.8)
0 h2
Si noti che l’espressione dell’azione tangenziale T2 trasmessa dal meato al
corpo fisso risulta in generale diversa dal valore di T1 . Infatti si ha
Z a Z aµ ¶
1 ∂p µU
T2 = τ |y=h dx = (2y − h)y=h + dx
0 0 2 ∂x h
Z aµ ¶
h ∂p µU
= + dx
2 ∂x h
Z0 a
3h∗ − 2h
= Uµ dx
0 h2
Infine si definisce il coefficiente d’attrito f del meato attraverso il seguente
rapporto
T1
f= (20.9)
P1
h
3.0 h0
2.5
2.0
2
1.5
h1
1.0 h0
0.5
0.0
x
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 a
1
U
2.0
1.5
1.0
0.5
Per il calcolo della forza tangenziale T1 trasmessa dal fluido al membro in moto
si ricorre alla seguente espressione
Z a
T1 = τy=0 dx
0
∂u(x, y)
τ =µ
∂y
Per cui, nel caso in esame si ha
µ Ua
T1 = 0.772589
h0
Ne discende che il coefficiente d’attrito f definito in (20.9) nel caso in esame
vale
h0
f = 4.86262
a
Infine si calcola l’eccentricità e del pattino che è definita come segue
³a ´ Z a
P1 −e = (p(x) − pa ) xdx
2 0
da cui
Ra Ra
a 0
(p(x) − pa ) xdx a (p(x) − pa ) xdx
e= − = − R0 a
2 P1 2 0
(p(x) − pa ) dx
e = 0.0686879a
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 119
h
3.0 h0
2.5
2.0
2
1.5
h1
1.0 h0
0.5
0.0
x
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 a
U 1
impone che
h(0) = h0
h(a) = h1
h1 = h0 eλ
µ ¶
h1
λ = log
h0
Si ripercorrono ora gli stessi passi seguiti per il calcolo del pattino lineare. Il
valore h∗ per cui si ha il picco di sovrapressione è dato da1
3e−λ h0 sinh(λ)
h∗ = − = 1.28571h0
−1 + e−3λ
L’andamento della sovrapressione nel meato è quindi dato da
µ
3xλ
¶
2e2λ −1+e− a sinh(λ)
−e − 2xλ
a + 1
−1+e3λ
6aU µ
p(x) − pa = −
h20 2λ
x −x
1 Ricordare e −e
che sinh(x) = 2
CAPITOLO 20. LUBRIFICAZIONE 120
Si noti che tale valore risulta leggermente più alto rispetto al caso del pattino
lineare. Inoltre il valore x∗ a cui si raggiunge il picco di sovrapressione è dato
da
³ −λ ´
a log 3e 1−esinh(λ)
−3λ
x∗ = = 0.36257a
λ
che risulta più centrato rispetto al caso del pattino lineare. L’andamento della
sovrapressione e del campo di velocità del fluido all’interno del meato è rap-
presentato in figura La capacità di carico P1 di questo tipo di pattino è data
2.0
1.5
1.0
0.5
da
a2 U µ(−3λ + sinh(λ) + sinh(2λ)) a2 U µ
P1 = = 0.162215
(1 + eλ + e2λ ) h20 λ2 h20
Confrontando tale valore con quello relativo al pattino lineare si vede che in
questo caso la capacità di carico è maggiore di circa il 2%.
La forza tangenziale T1 trasmessa dal fluido al membro in moto risulta
¡ ¢
ae−λ −1 + eλ U µ(7 cosh(λ) − 1) aU µ
T1 = = 0.798635
2h0 λ(2 cosh(λ) + 1) h0
h
3.0
h0
2.5
2.0
1.5 2
h1
1.0 h0
0.5
x
a
0.0
x
0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 a
U 1
2.0
1.5
1.0
0.5
caso risulta
a2 U µ a2 U µ
P1 = 2 = 0.166667 2
6h0 h0
mentre la forza tangenziale trasmessa T1 vale
11aU µ aU µ
T1 = = 0.916667
12h0 h0
per cui il coefficiente d’attrito f risulta
T1 h0
f= = 5.5
P1 a
che risulta notevolmente più alto rispetto ai due casi precedenti.
Per concludere l’analisi sul pattino a gradino si calcola il valore dell’eccen-
tricità e che nel caso particolare risulta
e=0
Qualora il pattino a scalino non fosse simmetrico, ovvero, in generale, x̄ = ²a si
avrebbe
1
e = (a − 2a²)
6