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La diagnosi clinica di ME viene posta sulla base dello stato clinico del paziente che presenta
una completa ed irreversibile distruzione dell’encefalo nella sua globalità. Affinchè la
diagnosi sia valida devono essere rispettate tutte le condizioni sottoelencate:
- Coma profondo per causa nota e documentata;
- Non ha presentato arresto cardiaco nelle ultime 24 h;
- Non ha concentrazione di farmaci sedativi in grado di causare coma profondo;
- Non ha concentrazione di farmaci miorilassanti in grado di causare paralisi;
- Accettabile stabilità emodinamica;
- Temperatura centrale > 35 °C
Secondo la normativa italiana la ME è determinata dalla distruzione contestuale:
- Della corteccia cerebrale (riconosciuta da silenzio elettrico corticale all’EEG)
- Del tronco encefalo (riconosciuta da areflessia bilaterale dei nervi cranici e la
positività al test di apnea).
La diagnosi si basa su tutti i criteri sottocitati:
- Non ha riflessi alla stimolazione algica sull’emivolto superiore;
- Non ha riflessi generati da nervi cranici;
- Non ha attività respiratoria spontanea;
- Non ha attività elettrica cerebrale.
Una volta verificata l’esistenza dei criteri per la diagnosi clinica di ME si procederà:
- Allertare il Coordinatore Locale dei Trapianti;
- Dare comunicazione alla direzione sanitaria;
- Istituzione Collegio Medico;
- Allertare centro riferimento regionale per i trapianti.
Accertamento di Morte
Il test di apnea consiste nel valutare la risposta all’apnea, in condizioni ci accumulo di CO2 e
di idrogenioni, tale da costituire uno stimolo certo all’attività respiratoria. Per l’esecuzione di
questo test il soggetto da esaminare va accuratamente preparato, onde evitare l’insorgenza
di complicanze legate allo sviluppo di ipossia e di acidosi che possono portare all’arresto
cardiocircolatorio. La legge prescrive che sia raggiunto un valore di PaCO2 >= 60 mmHg
con un pH < 7,4. In una situazione di basso metabolismo come quella che avviene nel
soggetto in ME, la CO2 sale di circa 2-3 mmHg in 1 minuto, pertanto per passare da CO2 di
40 a 60 occorrerebbero circa 10 minuti di apnea, ma la deconnessione dal ventilatore
comporterebbe ancora prima ipossia ben prima dell’ipercapnia con turbe emodinamiche. Per
consentire di mantenere un livello di ossigenazione migliore possono essere usate due
strategie:
- Tracheal gas insufflation: viene erogato O2 tramite un piccolo sondino posizionato
distalmente in trachea; l’elevata velocità di flusso facilita la distribuzione distale ed
una migliore ossigenazione;
- CPAP con mini PEEP: si applica una PEEP=< 5 mmHg senza disconnettere il
ventilatore. La PEEP permette di non far collabire il polmone e permette una buona
ossigenazione ed è utile vedere tramite il monitor l’assenza di attività respiratoria.
EEG
Qualora vi siano delle situazioni che in base alla legge siano definite particolari, le quali non
consentono l’esecuzione corretta delle procedure previste, la legge dispone che debbano
essere eseguite indagini strumentali atti ad evidenziare l’esistenza o assenza del flusso
ematico cerebrale. Le situazioni particolari previste dalla normativa riguardano:
- Bambini di età inferiore ad 1 anno;
- La presenza di fattori concomitanti di entità tale da interferire con il quadro clinico
complesso come impiego di farmaci depressori del SNC; ipotermia profonda (perhè
si possa diagnosticare la ME la T>35°C; alterazioni endocrino-metaboliche
(l’ipoglicemia profonda, encefalopatia uremica, epatica ed alcune encefalopatie
tireotossiche possono ridurre l’attività elettrica cerebrale;
- Situazioni che non permettono esecuzione EEG o dei riflessi del tronco (come lesioni
gravissime scatola cranica).
In questi casi sono indicate come indagini diagnostiche:
- Angiografia cerebrale
- Angio TC
- Scintigrafia cerebrale
- Doppler transcranico.
Affinchè si possa parlare di morte cerebrale non vi deve essere flusso distalmente al sifone
carotideo, cioè assenza di flusso a livello del circolo del Willis. L’indagine migliore per
evidenziare il flusso è l’angiografia dei tronchi sopraaortici ottenuta mediante iniezione di
elevata quantità di MDC sotto pressione nell’arco dell’aorta a livello dell’aorta ascendente.