Alle fazioni religiose corrisponde una divisione tra ceti: le fratture nella società inglese vanno oltre
l’ambito religioso:
- Re e corte: Anglicani;
- Alta nobiltà: Cattolici, legami con Chiesa di Roma e monarchia spagnola, 1605 fallito attentato
al Re;
- Forti gruppi aristocratici e popolari: Puritani, principi democratici e antimonarchici.
Giacomo I non gestisce al meglio le tensioni: non ascoltando le istanze antimonarchiche,
alimentando il dissenso. I suoi rapporti con Parlamento e nobiltà sono contraddittori, e in politica
estera adotta una linea inconcludente, non sostenendo i protestanti durante la guerra dei
Trent’anni.
Nei primi decenni del Seicento la popolazione inglese raddoppia: incremento demografico,
inurbamento e politiche espansionistiche oltreoceano alimentano un potente sviluppo economico.
L’aristocrazia e i ceti medi si rafforzano, ma i poveri aumentano esponenzialmente: alla crescita
impetuosa segue una grave crisi economica e sociale (1620-1650).
Quando a Giacomo I succede Carlo I, sposato con la cattolica figlia del re di Francia, le tensioni
raggiungono il culmine: il sovrano infatti si inimica gli anglicani per le sue posizioni filocattoliche, e
le Camere per il suo governo autoritario, reagendo con superbia alle richieste del Parlamento.
Nel 1628 vi è la Petizione dei diritti, documento che riafferma le prerogative del Parlamento in
materia fiscale e giudiziaria. Carlo I ignora questo atto e, nel 1640, scioglie il Parlamento.