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LA GUERRA CIVILE INGLESE

I PROBLEMI DELLA GRAN BRETAGNA


Giacomo I Stuart, re di Scozia, eredita la corona inglese da Elisabetta I, unificando i regni di Scozia,
Inghilterra e Galles nel regno di Gran Bretagna.
Il sovrano eredita un paese denso di tensioni religiose, acuitesi durante il suo regno. I principali
schieramenti religiosi che dividono il paese sono:
- Chiesa anglicana di Stato;
- Cattolici dissidenti, in contrasto con la prima;
- Cattolici non comunicanti, che frequentano la Chiesa ufficiale ma non si riconoscono nel
gruppo anglicano;
- Scismatici, facenti parte della comunità anglicana ma fedeli al cattolicesimo;
- Puritani, con idee molto vicine al calvinismo.

Alle fazioni religiose corrisponde una divisione tra ceti: le fratture nella società inglese vanno oltre
l’ambito religioso:
- Re e corte: Anglicani;
- Alta nobiltà: Cattolici, legami con Chiesa di Roma e monarchia spagnola, 1605 fallito attentato
al Re;
- Forti gruppi aristocratici e popolari: Puritani, principi democratici e antimonarchici.
Giacomo I non gestisce al meglio le tensioni: non ascoltando le istanze antimonarchiche,
alimentando il dissenso. I suoi rapporti con Parlamento e nobiltà sono contraddittori, e in politica
estera adotta una linea inconcludente, non sostenendo i protestanti durante la guerra dei
Trent’anni.

Nei primi decenni del Seicento la popolazione inglese raddoppia: incremento demografico,
inurbamento e politiche espansionistiche oltreoceano alimentano un potente sviluppo economico.
L’aristocrazia e i ceti medi si rafforzano, ma i poveri aumentano esponenzialmente: alla crescita
impetuosa segue una grave crisi economica e sociale (1620-1650).

Quando a Giacomo I succede Carlo I, sposato con la cattolica figlia del re di Francia, le tensioni
raggiungono il culmine: il sovrano infatti si inimica gli anglicani per le sue posizioni filocattoliche, e
le Camere per il suo governo autoritario, reagendo con superbia alle richieste del Parlamento.
Nel 1628 vi è la Petizione dei diritti, documento che riafferma le prerogative del Parlamento in
materia fiscale e giudiziaria. Carlo I ignora questo atto e, nel 1640, scioglie il Parlamento.

Le tassazioni arbitrarie imposte e la corruzione imperiante estendono il malcontento nei confronti


della monarchia. L’imposizione alla Scozia, presbiteriana, del rito anglicano conduce poi alla
minaccia di invasione militare dell’Inghilterra: inizia la guerra civile (1640).
Nell’affrontarla il sovrano riconvoca il Parlamento, il quale però si costituisce come sede di
opposizione politica e religiosa alla corona. Il parlamento, in attività dall’aprile al maggio del 1640,
e per questo chiamato “Corto Parlamento”, verrà subito sciolto da Carlo I.
Dal 1640 al 1653 si stabilisce il “Lungo Parlamento”, che rifiuta ogni eventuale scioglimento: il
provvedimento più importante è la cancellazione delle leggi arbitrarie del re (affermazione
Common Law).
Il Parlamento è comunque diviso a sua volta tra i moderati, che vogliono mantenere la Chiesa
anglicana, e i presbiteriani, espressioni delle classi emergenti, che vogliono una divisione tra Stato
e Chiesa. Nel 1641 una rivolta dei cattolici irlandesi contro gli inglesi costringe il Parlamento a
rivolgersi al re, che ne approfitta per farne arrestare gli esponenti a lui più ostili: il popolo di
Londra, però, si arma per difenderli, costringendo Carlo I a lasciare la città (prima rivoluzione
inglese, 1642).

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