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Testo di Basilio di Cesarea

Da BASILIO DI CESAREA, Le Regole. Regulae fusius tractatae. Regulae brevius tractatae, a


cura di L. CREMASCHI, Qiqajon, Magnano (VC) 1993, 98-107.

Domanda 7. Poiché le tue parole ci hanno convinto che è pericoloso vivere insieme a quelli
che disprezzano i comandamenti del Signore, vorremmo allora apprendere se chi si è allontanato
da costoro debba vivere solo o debba invece unirsi a dei fratelli che provano lo stesso desiderio e si
solo proposti lo stesso fine di vivere cristianamente.

Risposta: 1. Io trovo che per molti aspetti è più utile vivere insieme. Innanzitutto perché
nessuno di noi basta a se stesso neppure per le necessità del corpo, ma abbiamo bisogno gli uni
degli altri per provvedere a quanto ci occorre. Il piede, ad esempio, possiede una determinata facoltà
e manca invece di altre e trova che, senza l´aiuto delle altre membra, non può muoversi, né essere
autosufficiente, né procurarsi ciò che gli manca. Così avviene pure nella vita solitaria: ci diventa
inutile anche ciò che possediamo e quello che ci manca non possiamo procurarcelo, poiché Dio
creatore ha disposto che noi avessimo bisogno gli uni degli altri, come sta scritto. Ma, oltre a
questo, anche a motivo dell´amore di Cristo non è lecito che ciascuno badi unicamente al proprio
interesse. Sta scritto: L´amore non cerca la cose proprie. La vita solitaria, invece ha unico scopo:
che ciascuno provveda alle proprie necessità. Questo è in evidente contrasto con la legge dell´amore
che l´Apostolo adempiva cercando non l´utile suo, ma quello dei molti, perché fossero salvati.

In secondo luogo, in una vita separata dagli altri non avverrà facilmente che ciascuno
riconosca il proprio peccato, poiché non avrà chi lo rimproveri e lo corregga con dolcezza e
misericordia. Un rimprovero, infatti, anche se viene da un nemico, produce spesso nell´anima ben
disposta al desiderio di essere curata, e d´altra parte solo chi ama sinceramente riesce a curare il
peccato con sapienza. Dice la Scrittura: Chi ama ha cura di correggere. E questo non lo si può
trovare nella solitudine, se prima uno non si è unito a vivere con altri; gli accadrà così quello che
dice la Scrittura? Guai a chi è solo, perché se cade non c´è chi lo rialzi. Anche i comandamenti
vengono facilmente osservati in numero maggiore da più persone insieme e non da una sola, perché
il fatto stesso di adempiere un comandamento impedisce di adempierne un altro. Visitare i malati,
ad esempio, impedisce di accogliere gli ospiti; dare e distribuire il necessario, soprattutto quando il
servizio dura a lungo, impedisce di applicar sial lavoro; si trascura così il comandamento più grande
ed essenziale per la salvezza e chi ha fame non viene nutrito, chi è nudo non viene vestito.

Chi dunque preferirebbe una vita oziosa e senza frutto a quella che porta frutto e viene
vissuta secondo il comandamento del Signore?

2. E se noi tutti, che siamo stati attirati a una sola speranza, quella della vocazione, che
formiamo un solo corpo che ha come capo il Cristo e siamo ciascuno membra gli uni degli altri,
non prendiamo parte concordemente all´edificazione di un unico corpo nello Spirito santo, ma
ciascuno di noi sceglie la solitudine, senza servire l´interesse generale a utilità comune, come è
gradito a Dio, ma appagando la propria passione di autocompiacimento, come potremo, separati e
divisi, custodire la mutua connessione delle membra e il servizio reciproco o la sottomissione al
nostro capo, cioè a Cristo? Non sarà possibile rallegrarsi con chi riceve gloria, né soffrire con chi
soffre, se si vive separati dagli altri, poiché ciascuno non può certo conoscere ciò che accade al
prossimo. Inoltre, nessuno da solo può bastare a ricevere tutti i doni dello Spirito, poiché lo Spirito
santo li distribuisce nella misura della fede di ciascuno; ma nella vita comune il carisma proprio di
ciascuno diventa comune a quelli che vivono con lui. A uno infatti viene data una parola di
sapienza, a un altro una parola di scienza, a un altro la fede, a un altro la profezia, a un altro il dono
delle guarigioni, e così via. E questi doni ciascuno li riceve più per gli altri che per se stesso.
Cosicché nella vita comune è necessario che la forza dello Spirito santo data all´uomo venga
trasmessa a tutti. Chi vive per conto suo, dunque, può avere forse un carisma, ma lo rende inutile
conservandolo inattivo, perché lo ha sotterrato dentro di sé. Qual pericolo vi sia in questo
comportamento, lo sapete tutti voi che avete letto gli evangeli. Chi invece vive insieme a più
persone gode del proprio carisma, lo moltiplica facendone parte agli altri e gode del frutto dei doni
altrui come del proprio.

3. Vivere insieme comporta anche molti vantaggi, ma non è facile enumerarli tutti. È più
utile della solitudine, infatti, per conservare i beni che ci vengono da Dio, e poi l´essere risvegliato
da quanti vegliano, per chi fosse eventualmente colto da quel sonno di morte riguardo al quale
abbiamo imparato da David a supplicare che non ci sorprenda, quando dice: Illumina i miei occhi,
perché non mi addormenti nella morte, offre maggior sicurezza per essere custodito dalle insidie
esterne del Nemico. E chi ha commesso un peccato potrà allontanarsene più facilmente perché si
vergogna della condanna che riceve concordemente da più persone, cosicché gli si può applicare
questa parola: Per quel tale è sufficiente il castigo che gli è venuto dai più.

Chi invece fa il bene sarà pienamente rassicurato dal giudizio e dalla conferma di molti data
alle sue opere. Se, infatti, ogni questione dovrà essere risolta sulla parola di due o tre testimoni, è
certo che colui che compie l´opera buona sarà confermato molto più saldamente dalla testimonianza
di più persone.

Oltre agli svantaggi di cui già si è detto, qualche altro pericolo è connesso con la vita
solitaria. Il primo e il più grande è quello del compiacimento di sé. Poiché, se uno non ha chi possa
esaminare la sua opera, crederà di essere giunto alla perfezione nell´adempiere il comandamento e
poi, conservando sempre inattive le proprie facoltà, non si rende conto dei suoi difetti e non
constata alcun progresso nelle sue opere, poiché ha eliminato la possibilità stessa di praticare i
comandamenti.

4. In che cosa infatti darà prova di umiltà, se non ha nessuno di cui mostrarsi più umile? In
che cosa darà prova di misericordia se è separato dalla comunione con altri? E come potrà
esercitarsi nella pazienza, se non c´è nessuno che si oppone alla sua volontà? Se uno poi dicesse che
basta apprendere la Scrittura per correggere i costumi farebbe esattamente come uno che impara il
mestiere del falegname e non fabbrica mai niente, come uno cui viene insegnato il mestiere del
fabbro e non vuole mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti. A costui l´Apostolo potrebbe dire:
Non coloro che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che mettono in pratica la
legge saranno giustificati. Ecco che il Signore nel suo immenso amore per gli uomini non si è
accontentato di un insegnamento fatto soltanto di parole, ma volendo donarci in modo preciso e
chiaro l´esempio dell´umiltà nella perfezione dell´amore, si cinse i fianchi e lavò i piedi dei
discepoli. Chi dunque laverai? Di chi ti prenderai cura? Di chi ti farai ultimo, tu che vivi solo con te
stesso? Come si potrà realizzare, nella vita solitaria, la bellezza e la gioia dell´abitare insieme fra i
fratelli, gioia che lo Spirito santo paragona al profumo che emana dalla testa del sommo sacerdote?
L´abitare insieme tra fratelli è dunque una stadio ove lottare, una via sicura di progresso, un
continuo esercizio e un´ininterrotta meditazione dei comandamenti del Signore. E il fine di questa
vita comune è la gloria di Dio, secondo il comandamento del Signore nostro Gesù Cristo, che ha
detto: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e
diano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Questa vita conserva quei caratteri propri della vite dei
santi di cui si parla negli Atti e dei quali sta scritto: Tutti i credenti stavano insieme e avevano tutto
in comune, e ancora: La moltitudine dei credenti era un cuore solo e un´anima sola e nessuno
diceva sua proprietà ciò che possedeva, ma ogni cosa era fra loro comune.

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