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Pratica Fiscale e Professionale N 47 48 12 Dicembre 2022
Pratica Fiscale e Professionale N 47 48 12 Dicembre 2022
FISCALE
E PROFESSIONALE
2022
47-48
12 DICEMBRE
Tariffa R.O.C.: Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
FISCO
15 Imponibili IVA i corsi di nuoto
ANNO XIX, Settimanale, n. 47-48, 12 dicembre 2022 - Direzione e redazione Via dei Missaglia 97, Edificio B3, 20142 Milano.
23 Bonus imprese energivore
26 IVA: attività esercitata da ente pubblico
34 Cessione credito IVA da residenti in Paesi extra-UE
38 Bonus barriere architettoniche
43 Rimborso IVA fatturata indebitamente
SOCIETÀ
51 Responsabilità degli organi sociali per la gestione della crisi
LAVORO
55 Sconto contributivo settore edile anche per il 2022
61 Sgravio totale per i dipendenti delle aziende in crisi
PNRR
66 Ridisegno della “Governance economica e fiscale” UE
71 “Fondazione Con il Sud”: Bando “Terre Colte”
LE RUBRICHE
5 Novità 10 Le scadenze 73 I quesiti
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Agenzia delle Entrate, IVA al 5% gas metano per usi civili e industriali
risposta a interpello
22 novembre 2022, Con riferimento all’IVA per la somministrazione di gas metano per usi civili ed industriali, la
n. 566 circostanza che gli aggiudicatari degli appalti non siano soggetti rientranti nell’elenco dei
soggetti abilitati da ARERA alla vendita di gas naturale a clienti finali non pregiudica la
possibilità di fruire dell’aliquota IVA ridotta del 5%, stante il carattere oggettivo della norma
agevolativa e la conseguente irrilevanza, ai fini della sua applicazione, di particolare requisiti
soggettivi del prestatore del servizio di somministrazione di gas metano usato per combu-
stione per gli usi civili e industriali.
Corte dei Conti, Questionario Enti locali: linee guida Corte Conti
delibera
4 novembre 2022 Sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale n. 274 del 23 novembre 2022 due delibere
della Corte dei Conti, emanate entrambe il 4 novembre 2022, recanti le linee guida e
(G.U. 23 novembre
2022, n. 274) relativo questionario per le relazioni annuali: del sindaco dei comuni con popolazione supe-
riore ai 15.000 abitanti, del sindaco delle città metropolitane e del presidente delle province
sul funzionamento del sistema integrato dei controlli interni nell’anno 2021; dei presidenti
delle regioni e delle province autonome sul sistema dei controlli interni e sui controlli
effettuati nell’anno 2021.
16dicembre " Liquidazione periodica IVA per soggetti con obbligo mensile
" Ritenute sui redditi di lavoro autonomo, di dipendente e su provvigioni
venerdı̀
" Versamento del contributo alla gestione separata INPS
" Versamento imposta di produzione e consumo
" Versamento imposta sostitutiva sul risultato maturato (risparmio gestito) in caso di revoca
del mandato di gestione avvenuta nel secondo mese precedente
" Versamento imposta sostitutiva su plusvalenze per cessioni a titolo oneroso di partecipazioni
(risparmio amministrato)
" Versamento ritenuta sui capitali corrisposti da imprese di assicurazione
" Versamento imposta sostitutiva sulla rivalutazione del TFR
" Versamento saldo IMU
" Versamento imposta sulle transazioni finanziarie
" Versamento acconto annuale soggetti che applicano il caital gain risparmio amministrato
" Ravvedimento entro 30 giorni (scadenza del 16 novembre 2022)
" Versamento del 50% delle scadenze sospese per covid (in 24 rate mensili)
" Riversamento del credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo
27dicembre " Presentazione degli elenchi riepilogativi cessioni intracomunitarie per operatori con obbligo
martedı̀ mensile
" Versamento imposta di produzione e consumo
" Versamento acconto IVA
1gennaio " Inizio decorrenza memorizzazione e trasmissione corrispettivi per dati tessera sanitaria
domenica
ADEMPIMENTO " Termine per la registrazione nel registro corrispettivi delle operazioni effettuate nel
mese solare precedente per le quali è stato rilasciato lo scontrino fiscale o la ricevuta
fiscale.
ADEMPIMENTO " Emissione delle fatture differite relative a beni consegnati o spediti nel mese pre-
cedente ed annotazione delle fatture emesse.
ADEMPIMENTO " I soggetti che non hanno effettuato il versamento del secondo acconto delle imposte
risultanti da Mod. Redditi 2022 ed IRAP 2022 entro il termine ultimo del 30 novembre
2022 possono ravvedere l’omesso o insufficiente versamento entro 15 giorni dal
termine con sanzione pari a 0,1% (15%/10/15) per ogni giorno di ritardo oltre agli
interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.
ADEMPIMENTO " Trasmissione fattura elettronica operazioni transfrontaliere passive ricevute nel me-
se precedente.
16 dicembre
venerdı̀ Versamento - IVA mensile
ADEMPIMENTO " I titolari di partita IVA versano entro la data odierna l’IVA dovuta per il mese di
novembre (per il mese di ottobre nel caso in cui la contabilità sia affidata a terzi).
Il versamento determinato quale differenza tra imposta a debito ed imposta a credito
del periodo di riferimento, scomputando l’eventuale ammontare del credito del pe-
riodo precedente deve essere effettuato esclusivamente mediante modalità telema-
tiche, anche servendosi di intermediari.
ADEMPIMENTO " Versamento della seconda rata a saldo dell’imposta municipale propria 2022.
ADEMPIMENTO " Termine versamento imposta sulle transazioni finanziarie (c.d. Tobin tax) relativa alle
operazioni poste in essere nel mese precedente e compilazione prospetto analitico.
ADEMPIMENTO " I contribuenti possono effettuare l’adempimento omesso o insufficiente del mese
precedente versando il tributo unitamente alla sanzione ridotta pari all’1,5% (1/10 del
15%) dell’imposta non versata e gli interessi moratori calcolati al tasso legale con
maturazione giorno per giorno esclusivamente mediante modalità telematiche.
ADEMPIMENTO " Scadenze da marzo a maggio prorogate al 16 settembre 2020 dal Decreto Rilancio per
emergenza epidemiologica. Il versamento può essere effettuato in unica soluzione
entro il 16 settembre o in 4 rate mensili di pari importo oppure per il 50% in un’unica
soluzione entro il 16 settembre 2020 o, in alternativa, in massimo quattro rate mensili
di pari importo a partire dal 16 settembre 2020 e per il restante 50% in una o più rate
mensili di pari importo (massimo 24) con scadenza dal 16 gennaio 2021.
20 dicembre
martedı̀ Comunicazione - Tax crediti pagamenti elettronici
ADEMPIMENTO " Comunicazione credito di imposta pari al 30% (elevato al 100% nel periodo dal 1º
luglio 2021 al 30 giugno 2022, per alcune casistiche) delle commissioni addebitate
per le transazioni effettuate mediante carte di credito, di debito o prepagate emesse
da operatori finanziari e per commissioni addebitate sulle transazioni effettuate me-
diante altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili relativamente la periodo di
riferimento di novembre 2022.
21 dicembre
mercoledı̀ Comunicazione - Cessione dei crediti d’imposta
ADEMPIMENTO " Termine invio ‘‘Modello per la comunicazione della cessione dei crediti d’imposta’’
relativi ai codici 7720, 7721, 7722, 7723, 7724, 7725, 7726 e 7728.
27 dicembre
martedı̀ Operazioni intra - Elenchi mensili e dati statistici
ADEMPIMENTO " I soggetti passivi IVA, tenuti alla presentazione mensile, che hanno effettuato ope-
razioni intracomunitarie, inviano all’Ufficio doganale competente per territorio l’elen-
co riepilogativo delle cessioni intracomunitarie effettuate nel periodo precedente.
Invio dei dati statistici per elenchi acquisti e cessioni per soggetti obbligati.
ADEMPIMENTO " I titolari dei depositi fiscali dai quali avviene l’immissione in consumo e, in solido, il
soggetto garante di tale pagamento ovvero i soggetti nei confronti dei quali si veri-
ficano i presupposti per l’esigibilità dell’imposta per i prodotti immessi in consumo
devono versare l’imposta di produzione e consumo sui prodotti cui si applica il
regime fiscale delle accise immessi in consumo nel territorio dello Stato nei primi
15 giorni di dicembre.
ADEMPIMENTO " I soggetti titolari di partita IVA che hanno iniziato l’attività precedentemente al 1º
gennaio 2022 devono versare l’eventuale acconto dovuto.
30 dicembre
venerdı̀ Contratti di locazione-Registrazione e versamento registro
ADEMPIMENTO " I soggetti che hanno stipulato contratti di locazione di immobili devono effettuare la
registrazione entro 30 giorni (60 giorni per i contratti stipulati in uno Stato estero)
dalla data del contratto stesso. L’imposta deve essere determinata ed assolta dal
contribuente mediante versamento con F24 ELIDE.
ADEMPIMENTO " I soggetti che non hanno effettuato il versamento degli acconti delle imposte risul-
tanti dal Mod. Redditi 2022 ed IRAP 2022 entro il termine ultimo del 30 novembre
possono regolarizzare gli omessi o insufficienti versamenti, effettuando il pagamen-
to delle imposte dovute, unitamente agli interessi calcolati al tasso legale con ma-
turazione giorno per giorno e della sanzione ridotta pari all’1,5% (1/10 del minimo).
ADEMPIMENTO " Ultimo giorno utile per effettuare il versamento degli importi relativi alle dichiarazioni dei
redditi del de cuius da parte degli eredi dei soggetti deceduti dopo il 28 febbraio 2022.
ADEMPIMENTO " Termine per effettuare la trasmissione all’Agenzia delle entrate delle certificazioni
per le quali l’invio può essere effettuato entro il termine di presentazione dei quadri
riepilogativi (ST, SV, SX, SY) del Mod. 770 entro 60 giorni con riduzione delle sanzioni
ad un terzo.
gennaio
1º domenica Tessera sanitaria-Trasmissione corrispettivi
ADEMPIMENTO " A decorrere dal 1º gennaio 2023, i soggetti tenuti all’invio dei dati tessera sanitaria
adempiono all’obbligo mediante la memorizzazione elettronica e la trasmissione
telematica dei dati relativi a tutti i corrispettivi giornalieri.
gennaio
2 lunedı̀ Ravvedimento sprint - Tardivo versamento saldo IMU
ADEMPIMENTO " Ravvedimento versamento del saldo per il 2022, dell’imposta municipale propria
con sanzione ridotta pari a 0,1% (15%/10/15) per ogni giorno di ritardo oltre agli
interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.
ADEMPIMENTO " I contribuenti possono effettuare l’adempimento omesso o insufficiente entro 15 giorni
dal termine ordinario del 16 dicembre 2022 versando il tributo unitamente alla sanzione
ridotta pari a 0,1% (15%/10/15) per ogni giorno di ritardo dell’imposta non versata e gli
interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.
ADEMPIMENTO " I soggetti, con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare che siano possessori
di titoli, quote o certificati (diversi dalle partecipazioni qualificate) che in caso di
cessione sono soggetti ad imposta sostitutiva sul capital gain per partecipazioni
non qualificate, affidati in custodia o in amministrazione presso banche, società di
intermediazione mobiliare, altri intermediari professionali, devono presentare l’eser-
cizio o la revoca dell’opzione per l’applicazione dell’imposta sostitutiva sul capital
gain secondo il metodo del patrimonio amministrato con effetto per l’anno 2023.
ADEMPIMENTO " I soggetti con periodo d’imposta coincidente con l’anno solare, che hanno conferito
a soggetti abilitati l’incarico di gestire somme di denaro o beni diversi da quelli relativi
alle imprese, devono presentare l’esercizio o la revoca dell’opzione per l’applicazione
ADEMPIMENTO " Presentazione in via telematica, tramite Entratel o Internet, delle dichiarazioni dei
redditi ed IRAP Redditi 2022, oltre ai modelli per i dati rilevanti ai fini dell’applica-
zione degli studi di settore e dei parametri, da parte di società di capitali ed enti,
commerciali e non commerciali, con periodo d’imposta 1º febbraio 2021 - 31 gen-
naio 2022.
ADEMPIMENTO " Versamento della rata bimestrale posticipata dell’imposta liquidata in via provvisoria
all’Agenzia delle entrate, da parte dei soggetti autorizzati a corrispondere in modo
virtuale l’imposta di bollo.
ADEMPIMENTO " Versamento del secondo acconto di imposta ai fini IRES ed IRAP dovuti dalle società
di capitali, le persone giuridiche, le associazioni non riconosciute, i consorzi e le
società ed enti di ogni tipo non residenti, aventi esercizio sociale o periodo di ge-
stione 1º febbraio 2022 - 31 gennaio 2023.
ADEMPIMENTO " Presentazione delle dichiarazioni dei redditi del de cuius da parte degli eredi dei
contribuenti, deceduto dopo il mese di febbraio 2022, che rispondono in solido delle
obbligazioni tributarie il cui presupposto si è verificato anteriormente alla morte del
dante causa.
ADEMPIMENTO " Banche, società Poste Italiane S.p.A., gli intermediari finanziari, le imprese di inve-
stimento, gli organismi di investimento collettivo del risparmio, le società di gestione
del risparmio, nonché ogni altro operatore finanziario comunicano telematicamente
all’Anagrafe tributaria dei dati, riferiti al mese solare precedente, relativi ai soggetti
con i quali sono stati intrattenuti rapporti di natura finanziaria.
ADEMPIMENTO " Invio telematico dichiarazione mensile degli acquisti intracomunitari di beni registrati
con riferimento al secondo mese precedente, da soggetti non stabiliti nel territorio
dello Stato effettuati da enti non soggetti passivi IVA e dagli agricoltori e procedere al
versamento dell’imposta in relazione agli acquisti dichiarati.
ADEMPIMENTO " Versamento di IRES, IRAP ed imposta sostitutiva risultanti dalla dichiarazione Red-
diti ed IRAP 2022 (Società di capitali, enti equiparati ed enti non commerciali) da
parte dei soggetti con periodo d’imposta 1º luglio 2021 - 30 giugno 2022. I versa-
menti delle imposte risultanti dalle predette dichiarazioni possono essere effettuati
anche entro il 1º febbraio 2023 con l’applicazione dello 0,40% a titolo di interesse
corrispettivo.
ADEMPIMENTO " Termine per effettuare l’invio telematico della dichiarazione della costituzione del
Gruppo IVA con effetto a decorrere dal secondo anno successivo.
ADEMPIMENTO " Versamento sedicesima rata definizione agevolata dei processi verbali di constata-
zione (PVC).
ADEMPIMENTO " Gli operatori registrati al regime IOSS presentano la relativa dichiarazione e versano
l’IVA dovuta per il periodo 1º novembre 2022 - 30 novembre 2022.
ADEMPIMENTO " I soggetti passivi IMU devono presentare la dichiarazione IMU per le variazioni
intervenute nel corso del 2021 entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello in
cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai
fini della determinazione dell’imposta.
Per il periodo d’imposta 2021, in seguito alla revisione del modello da presentare ap-
provato con Decreto 29 luglio 2022, il termine è stato prorogato al 31 dicembre 2022.
ADEMPIMENTO " I contribuenti obbligati al versamento dell’imposta municipale propria (IMU) relativa
al 2021 possono ravvedere l’omesso o insufficiente versamento con applicazione
della sanzione ridotta ad un ottavo del minimo (3,75%), oltre agli interessi legali
calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.
ADEMPIMENTO " Gli enti non commerciali presentano la dichiarazione IMU relativa al 2021.
Per il periodo d’imposta 2021 il termine è stato prorogato al 31 dicembre 2022.
FISCO
NOVITÀ " L’Agenzia delle entrate, alla luce delle indicazioni della giurisprudenza comunitaria, ha
chiarito che i corsi di nuoto impartiti dall’associazione istante, prevalentemente a bam-
bini, non possono essere riconducibili nell’ambito dell’esenzione dall’IVA, in quanto:
– fermo restando l’eventuale sussistenza del requisito soggettivo di scuola di nuoto
riconosciuta dalla Federazione di competenza;
– risulta carente del presupposto oggettivo che concerne la definizione e la qualifi-
cazione della nozione di ‘‘insegnamento scolastico o universitario’’.
ESENZIONE IVA PER La normativa IVA subordina l’applicazione dell’esenzione prevista per le prestazioni di
LE PRESTAZIONI DI insegnamento al verificarsi di due presupposti, di cui uno di carattere oggettivo e
INSEGNAMENTO " l’altro soggettivo, stabilendo che le prestazioni in esame devono essere:
– di natura educativa dell’infanzia e della gioventù o didattica, ivi compresa l’attività di
formazione, aggiornamento, riqualificazione e riconversione professionale;
– rese da istituti o scuole riconosciuti da Pubbliche amministrazioni.
PRESUPPOSTI – Dal punto di vista soggettivo, l’esenzione deve ritenersi operante anche se il rico-
DELL'ESENZIONE noscimento di istituti o scuole è effettuato, per ragioni di specifica competenza, da
IVA " un’amministrazione dello Stato che non sia quella scolastica e il riconoscimento
deve riguardare il corso educativo o didattico, che l’organismo intende realizzare.
– Dal punto di vista oggettivo, la nozione di ‘‘insegnamento scolastico o universitario’’:
a) non si limita ai soli insegnamenti che si concludono con esami volti all’ottenimento di
una qualifica o che consentono di acquisire una formazione per l’esercizio di un’atti-
vità professionale, ma comprende altre attività in cui l’istruzione viene fornita nelle
scuole o nelle università per sviluppare le conoscenze e le attitudini degli allievi o
degli studenti, purché tali attività non abbiano carattere puramente ricreativo;
b) si riferisce, in generale, a un sistema integrato di trasmissione di conoscenze e di
competenze avente ad oggetto un insieme ampio e diversificato di materie, non-
ché all’approfondimento e allo sviluppo di tali conoscenze e di tali competenze da
parte degli allievi e degli studenti, di pari passo con la loro specializzazione in seno
ai diversi livelli costitutivi del sistema stesso.
Normativa italiana
A livello nazionale, l’art. 10, comma 1, n. 20), del D.P.R. n. 633/1972 prevede l’esenzione
dall’IVA delle prestazioni educative dell’infanzia e della gioventù e quelle didattiche di ogni
genere, anche per la formazione, l’aggiornamento, la riqualificazione e riconversione pro-
fessionale, rese da istituti o scuole riconosciuti da Pubbliche amministrazioni e da enti del
Terzo settore di natura non commerciale.
Tale disposizione, in coerenza con l’art. 132 della Direttiva 206/112/CE, subordina l’appli-
cazione dell’esenzione dall’IVA al verificarsi di due presupposti, di cui uno di carattere
oggettivo e l’altro soggettivo, stabilendo che le prestazioni in esame devono essere:
Presupposto oggettivo
Riguardo al presupposto oggettivo, assumono rilevanza le indicazioni rese dalla Corte di
Giustizia UE con:
– la sentenza di cui alla causa C-449/17 del 14 marzo 2019, avente per oggetto le lezioni di
guida automobilistica impartite da una scuola guida;
– la sentenza di cui alla causa C-373/19 del 21 ottobre 2021, proprio in materia di corsi di
nuoto impartiti, principalmente a bambini, da una scuola di nuoto e vertenti sull’appren-
dimento delle basi e delle tecniche del nuoto.
I giudici comunitari sono intervenuti in merito alla nozione di ‘‘insegnamento scolastico o
universitario’’ contenuta nell’art. 132, par. 1, lett. i), della Direttiva 2006/112/CE, stabilendo
che:
– i termini con i quali sono stati designate le esenzioni devono essere interpretati re-
strittivamente, dato che le stesse costituiscono deroghe al principio generale di cui
all’art. 2 della Direttiva 2006/112/CE, secondo cui l’IVA è riscossa per ogni operazione
effettuata a titolo oneroso da un soggetto passivo. Tuttavia, questa regola interpretativa
non significa che i termini utilizzati per specificare le esenzioni devono essere interpretati
in modo da privare le esenzioni stesse dei loro effetti;
– la nozione di ‘‘insegnamento scolastico o universitario’’:
a) non si limita ai soli insegnamenti che si concludono con esami volti all’ottenimento di
una qualifica o che consentono di acquisire una formazione per l’esercizio di un’atti-
vità professionale, ma comprende altre attività in cui l’istruzione viene fornita nelle
scuole o nelle università per sviluppare le conoscenze e le attitudini degli allievi o degli
studenti, purché tali attività non abbiano carattere puramente ricreativo;
b) si riferisce, in generale, a un sistema integrato di trasmissione di conoscenze e di
competenze avente ad oggetto un insieme ampio e diversificato di materie,
nonché all’approfondimento e allo sviluppo di tali conoscenze e di tali competenze
da parte degli allievi e degli studenti, di pari passo con la loro specializzazione in seno
ai diversi livelli costitutivi del sistema stesso.
IMPONIBILITÀ DEI Con riferimento alle lezioni di nuoto, sotto il profilo oggettivo, in accordo alle indicazioni della
CORSI DI NUOTO " Corte di Giustizia, è necessario accertare se l’insegnamento del nuoto possa essere o
meno riconducibile nell’ambito della nozione di ‘‘insegnamento scolastico o universitario’’,
contenuta nel richiamato art. 132 della Direttiva 2006/112/CE e, di conseguenza, possa
ritenersi applicabile l’esenzione di cui all’art. 10 del D.P.R. n. 633/1972.
Attenzione
Al riguardo, la Corte, nella citata sentenza di cui alla causa C-373/19, vertente proprio su tale
specifico argomento, ha affermato che:
– l’insegnamento del nuoto, impartito da una scuola di nuoto nei confronti principalmente
di bambini e diretto all’apprendimento delle basi e delle tecniche della disciplina del
nuoto, presenta un’indubbia importanza e persegue un obiettivo di interesse pub-
blico. Esso costituisce, comunque, un insegnamento specialistico ed impartito ad
hoc, che non equivale, di per se stesso, alla trasmissione di conoscenze e di compe-
tenze aventi ad oggetto un insieme ampio e diversificato di materie, nonché al loro
approfondimento e al loro sviluppo, caratterizzanti l’insegnamento scolastico o universi-
tario;
– la locuzione ‘‘insegnamento scolastico o universitario’’ di cui al richiamato art. 132 della
suddetta Direttiva 2006/112/CE, ai fini del regime IVA, deve riferirsi ad un sistema
integrato di conoscenze e competenze avente ad oggetto un insieme ampio e diversi-
ficato di materie, nonché all’approfondimento e allo sviluppo di tali conoscenze e di tali
competenze da parte degli allievi e degli studenti e, conseguentemente, la nozione di
‘‘insegnamento scolastico o universitario’’ deve essere interpretata nel senso che essa
non comprende l’insegnamento del nuoto impartito da una scuola di nuoto;
– i predetti corsi non possono essere considerati quali servizi di formazione o riqualifica-
zione professionale, nell’accezione sopra evidenziata, avendo piuttosto uno scopo me-
ramente ricreativo o sportivo.
FISCO
ADEMPIMENTO " – Il c.d. Decreto Energia introduce un contributo straordinario, sotto forma di credito
d’imposta, a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’energia
elettrica acquistata ed impiegata nell’attività economica durante il secondo trime-
stre 2022, in favore delle ‘‘imprese a forte consumo di energia elettrica’’ (c.d.
imprese energivore) di cui al D.M., ‘‘della cui adozione è stata data comunicazione
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 300 del 27 dicembre 2017’’.
– Le imprese energivore possono beneficiare del contributo in esame a condizione
che i ‘‘costi per kWh della componente energia elettrica, calcolati sulla base della
media del primo trimestre 2022 ed al netto delle imposte e degli eventuali sussidi’’
abbiano subito ‘‘un incremento del costo per kWh superiore al 30% relativo al
medesimo periodo dell’anno 2019, anche tenuto conto di eventuali contratti di
fornitura di durata stipulati dall’impresa’’.
NOVITÀ " – Con la risposta n. 512, pubblicata lo scorso 14 ottobre, l’Agenzia delle entrate ha
fornito ulteriori chiarimenti sul credito di imposta per le imprese energivore. Il tema
trattato nella risposta è quello della corretta individuazione del parametro iniziale di
riferimento in presenza di una impresa energivora attiva dal 1º luglio 2019 per
effetto di un conferimento d’azienda.
– L’istanza di interpello era stata presentata da una società, iscritta nell’apposito
elenco delle imprese ‘‘energivore’’ per l’anno 2022, inattiva fino al 30 giugno
2019, che aveva acquisito un’azienda tramite conferimento con effetti a partire
dal 1º luglio 2019.
RIFERIMENTI " – Agenzia delle entrate, risposta a interpello 14 ottobre 2022, n. 512
– D.L. 1º marzo 2022, n. 17, art. 4
SOGGETTI Sono interessate alla misura agevolativa le imprese definite a forte consumo di
INTERESSATI " energia elettrica (c.d. imprese energivore), come individuate dal Decreto del Ministe-
ro dello Sviluppo economico del 21 dicembre 2017, pubblicato per comunicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27 dicembre 2017.
ADEMPIMENTO " Il c.d. Decreto Energia introduce un contributo straordinario, sotto forma di credito d’impo-
sta, a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’energia elettrica acquistata
ed impiegata nell’attività economica durante il secondo trimestre 2022, in favore delle
‘‘imprese a forte consumo di energia elettrica’’ (c.d. imprese energivore) di cui al D.M.,
‘‘della cui adozione è stata data comunicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica
italiana n. 300 del 27 dicembre 2017’’.
Le imprese energivore possono beneficiare del contributo in esame a condizione che i
‘‘costi per kWh della componente energia elettrica, calcolati sulla base della media del
primo trimestre 2022 ed al netto delle imposte e degli eventuali sussidi’’ abbiano subito
‘‘un incremento del costo per kWh superiore al 30% relativo al medesimo periodo dell’anno
2019, anche tenuto conto di eventuali contratti di fornitura di durata stipulati dall’impresa’’.
Tale contributo straordinario, sotto forma di credito d’imposta, inizialmente stabilito nella
misura del 20% della spesa sostenuta per l’acquisito della componente energia utilizzata, è
stato rideterminato in misura pari al 25% della stessa, in virtù dell’intervento normativo
previsto nell’ambito del c.d. Decreto Ucraina.
Si ricorda che il cd. decreto Aiuti-ter ha elevato, per le imprese “energivore”, il bonus al
40% delle spese sostenute per la componente energetica acquistata e utilizzata nei mesi di
ottobre e novembre 2022. Il cd. decreto Aiuti-quater ha poi esteso il credito di imposta
alle spese sostenute nel mese di dicembre 2022.
Con le circolari n. 13/E del 13 maggio 2022 e n. 20/E dell’11 luglio 2022, l’Agenzia delle
entrate ha fornito i primi chiarimenti in relazione al credito d’imposta in commento.
NOVITÀ " Con la risposta n. 512, pubblicata lo scorso 14 ottobre, l’Agenzia delle entrate ha fornito
ulteriori chiarimenti sul credito di imposta per le imprese energivore. Il tema trattato nella
risposta è quello della corretta individuazione del parametro iniziale di riferimento in pre-
senza di una impresa energivora attiva dal 1º luglio 2019 per effetto di un conferimento
d’azienda.
Infatti, l’istanza di interpello era stata presentata da una società, iscritta nell’apposito elenco
delle imprese ‘‘energivore’’ per l’anno 2022, inattiva fino al 30 giugno 2019, che aveva
acquisito un’azienda tramite conferimento con effetti a partire dal 1º luglio 2019.
Il contribuente, una volta rappresentato il proprio caso concreto, chiedeva:
1) se poteva accedere al credito di imposta in argomento;
2) in caso di risposta affermativa al primo quesito, se, in merito al tema della comparazione
dei costi effettivamente sostenuti nell’esercizio 2019 rispetto ai costi effettivamente
sostenuti nell’esercizio 2022, dovesse rispettare il principio della ‘‘continuità dell’a-
zienda’’ oppure, in alternativa, far riferimento a quanto indicato dall’Agenzia delle entrate
per le imprese non ancora costituite alla data del 1º ottobre 2019.
In merito al primo quesito, sulla possibilità di accedere al contributo vista la circostanza che
il contribuente risulta svolgere la propria attività solo a partire dal 1º luglio 2019 per effetto
del conferimento d’azienda, l’Agenzia, con la risposta in commento, ha chiarito che, consi-
derato che la società risulta iscritta nell’elenco delle imprese ‘‘energivore’’ per il periodo
oggetto di agevolazione (secondo trimestre 2022), la stessa può accedere al credito di
imposta. Tuttavia, l’Agenzia ricorda che, come precisato nella circolare n. 13/E/2022, qua-
lora l’impresa ‘‘non risulti definitivamente iscritta nell’elenco relativo all’anno 2022, sebbene
presente nello stesso al momento della fruizione del credito d’imposta, la stessa dovrà
restituire le somme utilizzate, maggiorandole degli interessi nel frattempo maturati’’.
In merito al secondo quesito, l’Agenzia ha specificato che, ai fini dell’individuazione del
parametro iniziale di riferimento, la società istante è un soggetto giuridico diverso rispetto
alla conferente e, in quanto tale, non può utilizzare i dati di consumo relativi al POD del-
l’impianto di quest’ultima per il periodo antecedente l’operazione societaria di conferimen-
to.
Pertanto, a parere dell’Agenzia, i costi della componente energia elettrica relativi all’impian-
to della conferente, sostenuti nel periodo primo trimestre 2019 (considerato ‘‘iniziale para-
metro di riferimento’’) non possono essere utilizzati dall’istante ai fini del raffronto con i
costi sostenuti nel primo trimestre 2022.
Quindi, l’istante, già costituita alla data del 1º gennaio 2019 ma rimasta inattiva dal punto di
vista produttivo fino al 30 giugno 2019 e dunque priva del parametro di riferimento del
primo trimestre 2019 (costo medio per kWh della componente energia elettrica), da raf-
frontare con i costi medi della materia energia sostenuti nel primo trimestre 2022, dovrà
applicare il criterio previsto per le imprese non ancora costituite alla data del 1º gennaio
2019, per le quali il parametro di riferimento è fissato in un importo complessivo pari a
69,26 euro/MWh.
SOGGETTI Sono interessate alla misura agevolativa le imprese definite a forte consumo di energia
INTERESSATI " elettrica (c.d. imprese energivore), come individuate dal Decreto del Ministero dello Svi-
luppo economico del 21 dicembre 2017, pubblicato per comunicato nella Gazzetta Ufficiale
n. 300 del 27 dicembre 2017.
FISCO
ADEMPIMENTO " – Relativamente alla qualificazione delle funzioni istituzionali svolte da Stati, Regioni,
Province, Comuni ed altri enti di diritto pubblico, la Direttiva 2006/112/CE dispone
che tali enti non sono considerati soggetti passivi per le attività o operazioni che
esercitano in quanto pubbliche Autorità, anche quando, in relazione a tali attività o
operazioni, percepiscono diritti, canoni, contributi o retribuzioni, ossia svolgono
attività di natura economica.
– In quanto deroga alla norma generale di assoggettamento ad IVA di qualsiasi atti-
vità di natura economica, tale disposizione va tuttavia sempre interpretata restritti-
vamente.
NOVITÀ " L’attività di cessione di materiali litoidi e vegetali, in compensazione degli interventi di
disalveo di due fluviali, posta in essere da un Comune in una situazione di emergenza
in attuazione di un’ordinanza della Protezione Civile non costituisce un’attività com-
merciale.
RIFERIMENTI " – Agenzia delle entrate, risposta a interpello 14 aprile 2022, n. 194
– Direttiva 2006/112/CE, artt. 9 e 13
– D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, artt. 2, 4 e 11
PROCEDURE " – Operazioni a titolo oneroso: la qualificazione di operazione a titolo oneroso in ma-
teria di IVA presuppone necessariamente la sussistenza di un nesso diretto fra la
cessione di beni o la prestazione di servizi realizzata e un corrispettivo effettiva-
mente percepito dal soggetto passivo fornitore.
– Permuta: in caso di permuta, ciascuna delle cessioni di beni o delle prestazioni di
servizi coinvolte è autonomamente assoggettata a IVA. Per queste operazioni, la
base imponibile è data dal valore normale dei beni e dei servizi permutati.
ADEMPIMENTO " Relativamente alla qualificazione delle funzioni istituzionali svolte da Stati, Regioni, Provin-
ce, Comuni ed altri enti di diritto pubblico, l’art. 13, paragrafo 1, comma 1, della Direttiva
2006/112/CE dispone che tali enti non sono considerati soggetti passivi per le attività o
operazioni che esercitano in quanto pubbliche Autorità, anche quando, in relazione a tali
attività od operazioni, percepiscono diritti, canoni, contributi o retribuzioni, ossia svolgono
attività di natura economica.
In quanto deroga alla norma generale di assoggettamento ad IVA di qualsiasi attività di
natura economica, tale disposizione va tuttavia sempre interpretata restrittivamente.
Se è vero, infatti, che la Direttiva IVA prevede talune deroghe che possono compromettere
in certa misura l’applicazione del principio di neutralità fiscale, come quella prevista per gli
enti di diritto pubblico, ciò non toglie che dette deroghe devono essere interpretate in modo
tale da violare tale principio il meno possibile.
Relativamente poi alla determinazione delle attività esercitate in quanto pubbliche Autorità,
da una consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia europea si desume che dette
attività sono quelle svolte dagli enti pubblici nell’ambito del regime giuridico loro proprio,
mentre non rientrano in questa categoria le attività da essi effettuate alle stesse condizioni
giuridiche degli operatori economici privati.
Gli enti di diritto pubblico non sono quindi automaticamente esentati dall’imposta per tutte
le attività che essi svolgono, ma solo per quelle che rientrano nella loro missione specifica
di pubblica Autorità (Corte di Giustizia europea 11/7/1985, causa C-107/84).
Pertanto, ai fini del non assoggettamento a IVA è necessario che siano congiuntamente
soddisfatte le due seguenti condizioni:
– esercizio di attività da parte di un ente pubblico;
– svolgimento delle stesse in veste di pubblica Autorità.
Per gli stessi motivi, nel caso in cui un ente locale deleghi ad un terzo, in posizione di
autonomia, le proprie funzioni, non trova applicazione la disposizione della Direttiva unio-
nale, poiché le funzioni di una pubblica Autorità non sono esercitate direttamente, ma
vengono affidate ad un terzo che opera in posizione di autonomia.
di una concorrenza effettiva o potenziale né quella di una distorsione di concorrenza di una
certa importanza.
Con riguardo a detta attività di valutazione, le distorsioni di concorrenza di una certa
importanza che sarebbero provocate dal non assoggettamento degli enti di diritto pubblico
operanti in quanto Autorità pubbliche devono essere valutate con riferimento all’attività in
questione, in quanto tale, senza che tale valutazione abbia per oggetto un mercato locale in
particolare (Corte di Giustizia europea 16 settembre 2008, causa C-288/07).
Quanto, poi, al termine ‘‘provocherebbe’’, utilizzato dalla descritta disposizione unionale,
quest’ultimo dev’essere interpretato nel senso che esso prende in considerazione non
soltanto la concorrenza attuale, ma anche quella potenziale, purché la possibilità per
un operatore privato di entrare sul mercato rilevante sia effettiva e non meramente ipote-
tica.
Anche in merito al significato dell’espressione ‘‘di una certa importanza’’, deve essere
utilizzato un approccio non restrittivo, nel senso che, ai fini della non applicazione dell’im-
posta le distorsioni di concorrenza attuali o potenziali devono essere più che trascurabili
(Corte di Giustizia europea 16 settembre 2008, causa C-288/07).
Infine, gli organismi di diritto pubblico devono essere considerati come soggetti passivi per
le attività o le operazioni che esercitano in quanto pubbliche Autorità non solo quando il loro
non assoggettamento, nelle ipotesi esaminate, provocherebbe distorsioni di concorrenza di
una certa importanza a danno di loro concorrenti privati, ma anche quando esso provoche-
rebbe siffatte distorsioni a loro stesso danno (Corte di Giustizia Europea 4/6/2009, causa C-
102/08).
La Direttiva unionale in materia di IVA non specifica infatti i soggetti che essa si prefigge di
tutelare da dette distorsioni di concorrenza di una certa importanza conseguenti al non
assoggettamento ad imposta degli organismi di diritto pubblico.
SCHEMA DI SINTESI Allegato I - Elenco delle attività considerate in ogni caso commerciali
Servizi di telecomunicazioni
Erogazione di acqua, gas, energia elettrica e termica
Trasporto di beni
Prestazioni di servizi portuali e aeroportuali
Trasporto di persone
Cessioni di beni nuovi prodotti per la vendita
Operazioni degli organismi agricoli d’intervento relative ai prodotti agricoli ed effettuate in applica-
zione dei regolamenti sull’organizzazione comune dei mercati di tali prodotti
Gestione di fiere ed esposizioni a carattere commerciale
Depositi
Attività degli uffici di pubblicità commerciale
Attività delle agenzie di viaggio
Gestione di spacci, cooperative, mense aziendali e simili
Attività degli enti radiotelevisivi per quanto non siano esenti ai sensi dell’art. 132, paragrafo 1, lett.
q), della Direttiva 2006/112/CE
Attenzione
Normativa nazionale
Relativamente alla trasposizione della norma unionale negli ordinamenti nazionali, spetta ad
ogni singolo Stato membro scegliere la forma e i mezzi idonei al conseguimento del
risultato voluto dal legislatore unionale (cfr. Corte di Giustizia Europea 6 febbraio 1997,
causa C-247/95).
Essi non hanno tuttavia l’obbligo di recepire letteralmente questi criteri nel proprio
diritto nazionale né di precisare limiti quantitativi di non assoggettamento (Corte di Giustizia
Europea 15 maggio 1990, causa C- 4/89).
La normativa IVA nazionale, in particolare, stabilisce all’art. 4, comma 2, del D.P.R. n. 633/
1972, che devono essere considerate in ogni caso effettuate nell’esercizio d’impresa le
cessioni di beni e le prestazioni di servizi svolte dagli enti pubblici che hanno per oggetto
esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali o agricole.
Il comma 4 del citato art. 4 del Decreto IVA afferma, invece, che, qualora detti enti non
abbiano per oggetto esclusivo o principale l’esercizio delle predette attività, rilevano ai fini
dell’acquisizione della soggettività passiva d’imposta esclusivamente le operazioni effet-
tuate nell’esercizio di attività commerciali o agricole.
Anche nel sistema IVA nazionale (cfr. art. 4, comma 5, D.P.R. n. 633/1972), inoltre, è
elencata una serie di attività considerate per presunzione giuridica in ogni caso commerciali.
Agli effetti delle disposizioni di questo articolo sono in particolare considerate in ogni caso
commerciali, ancorché esercitate da enti pubblici, le seguenti attività:
a) cessioni di beni nuovi prodotti per la vendita, escluse le pubblicazioni delle associazioni
politiche, sindacali e di categoria, religiose, assistenziali, culturali, sportive dilettantisti-
che, di promozione sociale e di formazione extra-scolastica della persona cedute preva-
lentemente ai propri associati;
b) erogazione di acqua e servizi di fognatura e depurazione, gas, energia elettrica e vapore;
c) gestione di fiere ed esposizioni a carattere commerciale;
d) gestione di spacci aziendali, gestione di mense e somministrazione di pasti;
e) trasporto e deposito di merci;
f) trasporto di persone;
g) organizzazione di viaggi e soggiorni turistici; prestazioni alberghiere o di alloggio;
h) servizi portuali e aeroportuali;
i) pubblicità commerciale;
l) telecomunicazioni e radiodiffusioni circolari.
La stessa disposizione non considera invece attività commerciali le operazioni effettuate
dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni e dagli altri enti di diritto pubblico
nell’ambito di attività di pubblica Autorità.
Il comma 5 dell’art. 4 del Decreto IVA elenca quindi una serie di attività considerate per
presunzione giuridica in ogni caso commerciali nonché talune operazioni che non sono
mai considerate attività commerciali, tra le quali figurano le operazioni effettuate dallo Stato,
dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni e dagli altri enti di diritto pubblico nell’ambito di
attività di pubblica Autorità.
Pertanto, ad esempio, l’attività di gestione del parcheggio di proprietà di un ente pubblico,
affidata a terzi tramite concessione amministrativa e finalizzata alla tutela di interessi pre-
minentemente pubblici, non è stata considerata soggetta ad IVA, dal momento che costi-
tuisce un’attività di natura essenzialmente pubblicistico-istituzionale, che implica l’uso di
poteri propri della pubblica Autorità e, come tale, è sottoposta ad un regime di diritto
pubblico (risoluzione n. 210/E/2001).
– prestazioni di servizi effettuate a titolo oneroso nel territorio di uno Stato membro da
un soggetto passivo che agisce in quanto tale.
Sono quindi imponibili a imposta le cessioni di beni e le prestazioni di servizi realizzate
all’interno del Paese da un soggetto passivo IVA nell’ambito della propria attività ed effet-
tuate a titolo oneroso, ossia in presenza tra le parti di un negozio giuridico implicante la
stipulazione di un prezzo o di un controvalore.
Più esattamente, una cessione di beni o una prestazione di servizi si considera effet-
tuata a titolo oneroso, ai sensi della Direttiva 2006/112/CE, soltanto se esiste tra, da una
parte, il fornitore o il prestatore e, dall’altra, l’acquirente o il beneficiario un rapporto giuridico
nel corso del quale vengono scambiate prestazioni reciproche e la retribuzione percepita dal
fornitore o dal prestatore costituisce l’effettivo controvalore del bene o del servizio forniti
all’acquirente o al beneficiario, ossia quando le due operazioni si condizionano reciproca-
mente, vale a dire l’una è effettuata solo a condizione che lo sia anche l’altra e viceversa
(Corte di Giustizia della UE 11 marzo 2020, causa C94/19).
Diversamente, qualora cioè l’attività realizzata consista nel fornire esclusivamente pre-
stazioni senza corrispettivo diretto, non vi è base imponibile e tali prestazioni non sono
quindi soggette all’IVA.
Il carattere incerto della stessa esistenza di un compenso spezza infatti il nesso diretto tra il
servizio fornito al destinatario e il compenso eventualmente ricevuto (cfr. Corte di Giustizia
delle Comunità Europee 27 settembre 2001, causa C-16/00).
La qualificazione di operazione a titolo oneroso in materia di IVA presuppone infatti neces-
sariamente la sussistenza di un nesso diretto fra la cessione di beni o la prestazione di
servizi realizzata e un corrispettivo effettivamente percepito dal soggetto passivo fornitore.
Per poter considerare sussistente detto nesso, occorre che sia il servizio da fornire che il
corrispettivo del diritto di beneficiare di tale servizio siano determinati, secondo criteri ben
definiti, al momento della conclusione del contratto tra il fornitore e i propri clienti, per cui il
corrispettivo versato dal cliente non può essere gratuito e aleatorio (Corte di Giustizia delle
Comunità Europee 3 marzo 1994, causa C-16/93) né difficilmente calcolabile e incerto
(Corte di Giustizia della UE 10 novembre 2016, causa C-432/15).
La qualificazione di una cessione di beni o di una prestazione di servizi come operazione a
titolo oneroso, infine, non è invece condizionata dalla circostanza che un’operazione eco-
nomica venga effettuata ad un prezzo superiore o inferiore al prezzo di costo, e dunque a un
prezzo superiore o inferiore al prezzo normale di mercato (Corte di Giustizia della UE 15
aprile 2021, causa C-846/19).
Ciò in quanto una circostanza di questo tipo non è tale da compromettere il nesso diretto
esistente tra le operazioni effettuate o da effettuare e il corrispettivo ricevuto o da ricevere,
il cui importo è stabilito in anticipo e secondo criteri chiaramente individuati.
Attenzione
La permuta è il contratto che ha per oggetto il reciproco trasferimento della proprietà di
cose o di altri diritti e cioè lo scambio di cosa con cosa ovvero di diritto con diritto (art. 1552
c.c.).
Ai fini dell’IVA ‘‘le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate in corrispettivo di altre
cessioni di beni e prestazioni di servizi, o per estinguere precedenti obbligazioni, sono
soggette all’imposta separatamente da quelle in corrispondenza delle quali sono state
effettuate’’ (art. 11, comma 1, del Decreto IVA).
Nella permuta, quindi, ciascuna delle cessioni di beni o delle prestazioni di servizi coinvolte
è autonomamente assoggettata ad IVA e, conseguentemente, a ognuna si applica l’aliquota
(propria) dei singoli beni e servizi permutati, con separato esercizio del diritto alla detrazione.
La permuta, infatti, ‘‘non deve essere considerata come un’unica operazione, ma come più
operazioni tra loro indipendenti, autonome ai fini della tassazione e alle quali va applicata la
relativa disciplina IVA, sia in merito alla sussistenza dei presupposti di assoggettamento al
tributo, sia in merito alla determinazione della base imponibile ed all’aliquota applicabile’’
(Cassazione n. 28724/2017).
Base imponibile
Per queste operazioni, la base imponibile è data dal valore normale dei beni e dei servizi
permutati, a norma dell’art. 13, comma 2, lett. d), D.P.R. n. 633/1972.
Split payment
Ai rapporti tra fornitori e PA e società riconducibili nell’ambito di operazioni permutative non
si applica il meccanismo della scissione dei pagamenti o split payment, salvo le ipotesi di
conguaglio (circolare n. 27/E/2017).
Ciò in quanto l’applicazione della scissione dei pagamenti andrebbe a comportare obbliga-
toriamente un’attribuzione di denaro, sia pure a titolo di IVA, funzione non propria del
negozio permutativo.
Pertanto, lo split payment non si applica alle operazioni permutative, ma solo all’even-
tuale conguaglio in denaro dovuto dal contraente soggetto a tale meccanismo speciale.
FISCO
NOVITÀ " L’Agenzia delle entrate ha chiarito che i soggetti passivi extra-UE non possono ce-
dere il credito IVA chiesto a rimborso in Italia ai sensi dell’art. 38-ter del D.P.R. n. 633/
1972, in quanto l’attuale normativa ammette la cessione solo per il credito risultante
dalla dichiarazione annuale o dal Modello TR.
PRESUPPOSTI Il rimborso dell’IVA assolta nel territorio dello Stato può essere chiesto al ricorrere
DEL RIMBORSO " delle seguenti condizioni:
– assenza di operazioni attive territorialmente rilevanti in Italia nel periodo del rimborso,
ad eccezione delle operazioni per le quali il debitore d’imposta è il cessionario/com-
mittente italiano, delle prestazioni di trasporto e delle relative operazioni accessorie
non imponibili e delle operazioni effettuate in applicazione dei regimi speciali;
– inerenza all’attività del soggetto passivo extra-UE degli acquisti o delle importazioni
di beni e/o di servizi con riferimento ai quali si chiede il rimborso dell’IVA;
– detraibilità in Italia dell’IVA chiesta a rimborso;
– reciprocità di trattamento degli operatori italiani nello Stato estero di appartenenza
del soggetto passivo, laddove, attualmente, la condizione di reciprocità sussiste
unicamente con la Norvegia, Israele e la Svizzera.
CESSIONE Prima della modifica operata dal Decreto ‘‘crescita’’, era previsto che, in caso di
DEL CREDITO IVA cessione del credito risultante dalla dichiarazione annuale, deve intendersi che l’Uffi-
ANNUALE " cio possa ripetere anche dal cessionario le somme rimborsate, salvo che questi non
presti apposita garanzia fino a quando l’accertamento sia diventato definitivo.
L’Amministrazione finanziaria, con un orientamento costante, aveva precisato che pos-
sono costituire oggetto di cessione esclusivamente i crediti risultanti dalla dichiarazione
IVA annuale chiesti al rimborso con la procedura normale ovvero con quella accelerata.
CESSIONE Dal 1º gennaio 2020, è stata estesa la possibilità, per i soggetti passivi, di cedere i
DEL CREDITO IVA crediti IVA emergenti dalle liquidazioni trimestrali, sempreché sussistano i requisiti
INFRANNUALE " previsti per la richiesta di rimborso di cui all’art. 38-bis del D.P.R. n. 633/1972.
Dubbi interpretativi
In merito a questa operazione, all’Agenzia delle entrate è stato chiesto se:
– le norme che disciplinano la cessione del credito IVA da parte di soggetti residenti
possano trovare applicazione anche nei confronti di soggetti non residenti stabiliti in Stati
non appartenenti alla UE;
– trovino applicazione le procedure già individuate per la cessione dei crediti IVA da
parte di soggetti residenti.
PRESUPPOSTI DEL I rimborsi IVA transfrontalieri sono diversamente disciplinati a seconda che il richiedente sia
RIMBORSO " un soggetto passivo UE o un soggetto passivo extra-UE.
In particolare, per i primi la disciplina di riferimento è rinvenibile nell’art. 38-bis2 del D.P.R. n.
633/1972, che prevede l’utilizzo di un ‘‘portale europeo’’ e, soprattutto, consente all’ope-
ratore comunitario di chiedere il rimborso tramite la propria Amministrazione fiscale; per i
secondi la disciplina è contenuta nel successivo art. 38-ter del medesimo D.P.R. n. 633/
1972, secondo cui la disposizione del comma 1 dell’art. 38-bis2 si applica, a condizione di
reciprocità, anche ai soggetti esercenti un’attività d’impresa, arte o professione, stabiliti in
Stati non appartenenti alla UE, limitatamente all’imposta relativa agli acquisti e importazioni
di beni mobili e servizi inerenti alla loro attività.
Attenzione
In altre parole, i soggetti non residenti nella UE possono richiedere il rimborso dell’IVA
assolta in Italia sugli acquisti e importazioni di beni mobili e servizi inerenti alla loro attività,
CESSIONE DEL CREDITO Riguardo alla possibilità, per un soggetto passivo, di cedere il proprio credito IVA, la stessa,
IVA ANNUALE " sempre negata in passato, è stata implicitamente riconosciuta dal legislatore attraverso la
previsione recata dall’art. 5, comma 4-ter, del D.L. n. 70/1988, secondo cui, in caso di
cessione del credito risultante dalla dichiarazione annuale, deve intendersi che l’Ufficio
possa ripetere anche dal cessionario le somme rimborsate, salvo che questi non presti
un’apposita garanzia fino a quando l’accertamento sia definitivo.
Attenzione
Alla luce di tale previsione, ai fini fiscali, poteva essere oggetto di cessione solo il credito
IVA risultante dalla dichiarazione annuale, sempreché sia stato chiesto a rimborso (C.M.
28 ottobre 1988, n. 223/E; circolare dell’Agenzia delle entrate 13 febbraio 2006, n. 6,
risposta 12.4; risoluzione dell’Agenzia delle entrate 4 aprile 2006, n. 49).
La cessione deve essere effettuata mediante atto pubblico o scrittura privata autenti-
cata in cui devono chiaramente individuarsi le parti contraenti e l’oggetto del contratto;
inoltre, ai sensi dell’art. 69 del R.D. n. 2440/1923, l’avvenuta cessione del credito deve
essere notificata all’ente pagatore (Agenzia delle entrate competente per territorio, non-
ché all’Agente della riscossione).
In definitiva, prima delle modifiche recate dall’art. 12-sexies del D.L. n. 34/2019 era stata
sempre negata la possibilità di cedere un credito IVA chiesto a rimborso diverso da quello
risultante dalla dichiarazione annuale.
Come, infatti, chiarito dalla prassi amministrativa sopra richiamata, stante la lettera della
norma, per ‘‘credito risultante dalla dichiarazione annuale’’, deve intendersi quello indicato
nella dichiarazione IVA annuale e, pertanto, solo tali crediti - e non anche quelli infrannuali
chiesti a rimborso - sono suscettibili di cessione.
CESSIONE DEL CREDITO L’art. 12-sexies, comma 1, del D.L. n. 34/2019, inserito in sede di conversione dall’art. 1,
IVA INFRANNUALE " comma 1, della Legge n. 58/2019, ha modificato l’art. 5, comma 4-ter, del D.L. n. 70/1988,
estendendo la possibilità, per i soggetti passivi IVA, di cedere i crediti IVA emergenti
dalle liquidazioni trimestrali, sempreché sussistano i requisiti previsti per la richiesta di
rimborso di cui all’art. 38-bis del D.P.R. n. 633/1972.
In base alla nuova previsione, in vigore dal 1º gennaio 2020, agli effetti dell’art. 38-bis del
D.P.R. n. 633/1972, in caso di cessione del credito risultante dalla dichiarazione annuale o
del quale è stato chiesto il rimborso in sede di liquidazione trimestrale, deve intendersi che
l’Ufficio possa ripetere anche dal cessionario le somme rimborsate, salvo che questi non
presti la garanzia prevista fino a quando l’accertamento sia diventato definitivo.
RINUNCIA ALLA Con la risoluzione n. 39 del 28 marzo 2017, l’Agenzia delle entrate ha chiarito gli effetti che
CESSIONE DEL si verificano quando il cessionario, dopo avere acquisito la titolarità di un credito IVA a
CREDITO " garanzia di un finanziamento erogato al cedente, rinunci alla cessione del credito IVA a
fronte dell’adempimento integrale dell’obbligo di rimborso del finanziamento.
A seguito della comunicazione all’Amministrazione finanziaria della rinuncia del cessionario
alla cessione del credito, ovvero della comunicazione della sua risoluzione automatica, il
rimborso del credito IVA deve essere erogato al cedente e non al cessionario.
Attenzione
Ai sensi dell’art. 69 del R.D. n. 2440/1923, al pari della cessione del credito, la rinuncia alla
cessione del credito deve risultare da atto pubblico e scrittura privata autenticata e
deve essere comunicata all’Amministrazione finanziaria e al concessionario mediante
notifica.
FISCO
NOVITÀ " Ai fini della detrazione del 75% per la realizzazione di interventi direttamente finaliz-
zati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche, introdotta dalla Leg-
ge di bilancio 2022, poiché la norma si riferisce alle spese documentate sostenute dal
1º gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, senza altre condizioni volte a circoscrivere
l’applicazione della detrazione alla data di avvio degli interventi, ai fini dell’imputazione
delle spese stesse occorre fare riferimento, per le persone fisiche, al criterio di cassa
e, quindi, alla data dell’effettivo pagamento, indipendentemente dalla data di avvio
degli interventi cui i pagamenti si riferiscono.
RIFERIMENTI " – Agenzia delle entrate, risposta a interpello 4 novembre 2022, n.547
– Agenzia delle entrate, risposta a interpello 23 maggio 2022, n. 293
– Agenzia delle entrate, risposta a interpello 23 maggio 2022, n. 292
– Agenzia delle entrate, risposta a interpello 23 maggio 2022, n. 291
– Legge 30 dicembre 2021, n. 234, art. 1, comma 42, lett. a)
– D.L. 19 maggio 2020, n. 34, art. 119-ter
– D.L. 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla Legge 3 agosto 2013,
n. 90, art. 16, comma 1
– D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, art. 16-bis
INSTALLAZIONE – Considerato che la piattaforma elevatrice, ancorché al servizio solo dell’abitazione del
soggetto istante, è installata, a seguito dell’autorizzazione deliberata dall’assemblea
PIATTAFORMA del condominio, in un edificio composto da dodici unità immobiliari, il limite massimo
ELEVATRICE " complessivo di spesa, riferito all’intero edificio, ammesso alla detrazione è pari a
440mila euro ottenuto moltiplicando 40mila per 8 (320mila) e 30mila per 4 (120mila).
– Nel caso in esame è pertanto possibile fruire della detrazione (di cui all’art. 119-ter del
Decreto Rilancio) per le spese imputate al soggetto istante dall’assemblea condomi-
niale ed effettivamente sostenute nell’anno 2022, mentre, per le spese sostenute
nel 2021, potrà, invece, fruire della detrazione, pari al 50% delle spese medesime.
SPESA AGGIUNTIVA – La detrazione per il superamento delle barriere architettoniche è da ritenersi aggiunti-
va, tra l’altro, al Superbonus e, a differenza di quanto previsto per tale ultima detra-
RISPETTO AL zione, non è subordinata alla effettuazione degli interventi ‘‘trainanti’’ (di cui al comma
SUPERBONUS " 1 dell’art. 119 del Decreto Rilancio). Ciò implica che, nel caso di specie, con riferimen-
to alle spese che saranno sostenute nel 2022, riguardanti l’intervento di abbattimento
delle barriere architettoniche già avviato nel 2021, l’istante, potrà, alternativamente,
continuare a fruire del Superbonus nel limite di spesa di 96mila, comprensivo anche
delle spese sostenute nel 2021 per il medesimo intervento, oppure fruire della de-
trazione relativa al superamento delle barriere architettoniche prevista nella misura del
75% delle spese sostenute e comunque nel limite di 50mila euro.
SUPERBONUS E – Le detrazioni spettanti per gli interventi edilizi e, in particolare, per l’eliminazione
delle barriere architettoniche, anche ai fini del Superbonus, spettano per le spese
BARRIERE strettamente connesse alla realizzazione delle opere agevolabili e non comprendo-
ARCHITETTONICHE " no anche i costi sostenuti per l’acquisto dell’unità immobiliare oggetto dei lavori.
NOVITÀ " L’Agenzia delle entrate, con le risposte n. 291, n. 292 e n. 293 del 23 maggio 2022,
chiarisce alcuni dubbi sulla detrazione del 75% per la realizzazione di interventi direttamente
finalizzati al superamento e all’eliminazione di barriere architettoniche prevista dal Decreto
Rilancio.
In particolare, è chiarito che ai fini della detrazione del 75%, poiché la norma si riferisce alle
spese documentate sostenute dal 1º gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, occorre fare
riferimento, per le persone fisiche, al criterio di cassa.
SCHEMA DI SINTESI
La detrazione in esame spetta anche per gli interventi di automazione degli impianti degli
edifici e delle singole unità immobiliari funzionali ad abbattere le barriere architettoniche
nonché in caso di sostituzione dell’impianto, per le spese relative allo smaltimento e alla
bonifica dei materiali e dell’impianto sostituito.
INSTALLAZIONE Con la risposta n. 291/2022, l’Agenzia delle entrate ricorda che la detrazione spetta per le spese
PIATTAFORMA sostenute per gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad
ELEVATRICE " oggetto ascensori e montacarichi, alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la
comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire
la mobilità interna ed esterna all’abitazione per le persone portatrici di handicap in
situazioni di gravità (ai sensi dell’art. 3, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104).
Si tratta di opere che possono essere realizzate sia sulle parti comuni che sulle singole
unità immobiliari e si riferiscono a diverse categorie di lavori quali, ad esempio, la sosti-
tuzione di finiture (pavimenti, porte, infissi esterni, terminali degli impianti), il rifacimento o
l’adeguamento di impianti tecnologici (servizi igienici, impianti elettrici, citofonici, impianti di
ascensori), il rifacimento di scale ed ascensori, l’inserimento di rampe interne ed esterne
agli edifici e di servoscala o di piattaforme elevatrici che presentino le caratteristiche tecni-
che previste dal Decreto ministeriale 14 giugno 1989, n. 236.
La detrazione spetta anche se l’intervento, finalizzato all’eliminazione delle barriere
architettoniche, è effettuato in assenza di disabili nell’unità immobiliare o nell’edificio
oggetto di lavori.
Per l’installazione di un montascale la detrazione, invece, spetta interamente al condo-
mino disabile che ha sostenuto integralmente le spese, trattandosi di un mezzo d’ausilio
utilizzabile dal solo condomino disabile. Anche la realizzazione di un elevatore esterno
all’abitazione rientra tra questa tipologia di spesa agevolabile.
SPESA AGGIUNTIVA Con la risposta n. 292/2022, l’Agenzia delle entrate chiarisce che la detrazione di cui all’art.
RISPETTO AL 119-ter del Decreto Rilancio è da ritenersi aggiuntiva, tra l’altro, al Superbonus di cui
SUPERBONUS " all’art. 119, comma 2, del Decreto Rilancio e, a differenza di quanto previsto per tale ultima
detrazione, non è subordinata alla effettuazione degli interventi ‘‘trainanti’’ di cui al
comma 1, dell’art. 119 del medesimo Decreto Rilancio.
Ciò implica che, nel caso di specie, con riferimento alle spese che saranno sostenute nel
2022, riguardanti l’intervento di abbattimento delle barriere architettoniche già avviato nel
2021, il soggetto istante, potrà, alternativamente:
– continuare a fruire del Superbonus nel limite di spesa euro 96.000, comprensivo
anche delle spese sostenute nel 2021 per il medesimo intervento;
– fruire della detrazione di cui all’art. 119-ter del medesimo Decreto Rilancio prevista nella
misura del 75% delle spese sostenute e comunque nel limite di euro 50.000.
Il soggetto istante anche con riferimento alle spese che sosterrà nel 2022 per gli ulteriori
interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche che intende effettuare in tale
anno, potrà fruire alternativamente:
– della detrazione prevista (art. 119-ter del Decreto Rilancio) nel limite di spesa di euro
50.000 a nulla rilevando che tali interventi, in quanto effettuati congiuntamente ad
interventi ‘‘trainanti’’ di efficienza energetica di cui all’art. 119, comma 1 del citato
Decreto Rilancio, possano essere astrattamente ricondotti tra quelli ‘‘trainati’’ per i
quali spetta il Superbonus. Resta fermo che nel predetto limite di spesa di euro 50.000
(di cui all’art. 119-ter del medesimo Decreto Rilancio) vanno computate anche le spese
sostenute nel 2022 di completamento degli interventi di abbattimento delle barriere
architettoniche iniziati nel 2021, qualora anche per tali spese si intendesse fruire della
detrazione del 75%;
– del Superbonus di cui all’art. 119 del citato Decreto Rilancio, nel limite di spesa
previsto di euro 96.000, comprensivo anche delle spese sostenute per la realizzazione
della piattaforma elevatrice. Ciò a condizione, tuttavia, che tali interventi ‘‘trainati’’
siano effettuati congiuntamente agli interventi ‘‘trainanti’’ di efficienza energetica.
Le agevolazioni diverse
L’Agenzia delle entrate chiarisce che resta fermo, che poiché per le spese sostenute per gli
interventi prospettati di abbattimento delle barriere architettoniche è astrattamente possi-
bile fruire di agevolazioni diverse, in considerazione della possibile sovrapposizione degli
ambiti oggettivi previsti dalle normative richiamate, il soggetto istante potrà avvalersi, per le
medesime spese, di una sola delle predette detrazioni, rispettando gli adempimenti speci-
ficamente previsti in relazione alla stessa non oggetto della presente istanza di interpello.
SUPERAMENTO ED Con la risposta n. 293/2022 l’Istante, condominio minimo a prevalente destinazione abita-
ELIMINAZIONE DI tiva, composto da cinque unità immobiliari, intende effettuare sulle parti comuni dell’e-
BARRIERE " dificio e sulle singole abitazioni sui seguenti interventi:
– riduzione del rischio sismico (di cui all’art. 119, comma 4, D.L. n. 34/2020);
– isolamento termico dell’edificio (di cui all’art. 119, comma 1, del D.L. n. 34/2020);
– restauro e risanamento delle facciate dell’edificio (ai sensi dell’art. 1 Legge n. 160/2019);
– sostituzione degli impianti autonomi di climatizzazione invernale e degli infissi (ai
sensi dell’art. 14 del D.L. n. 63/2013);
– lavori di ristrutturazione (ai sensi dell’art. 16-bis del T.U.I.R.) e non rientranti in quelli
precedenti.
Inoltre poiché oltre agli interventi sopra descritti i condomini hanno intenzione di eseguire
opere per l’abbattimento delle barriere architettoniche, installando un ascensore, chiedono
se tale intervento (effettuato ai sensi dell’art. 119-ter del D.L. n. 34/2020), che prevede una
detrazione del 75% delle spese sostenute nel 2022, goda di un ulteriore e autonomo limite
di spesa rispetto a quello previsto per gli interventi di cui all’art. 16-bis del T.U.I.R.
I tecnici delle Entrate evidenziano che il soggetto istante potrà fruire, per le spese soste-
nute nel 2022, della detrazione (di cui all’art. 119-ter del Decreto Rilancio) calcolata sul limite
di spesa, autonomo rispetto a quanto previsto per gli interventi di cui all’art. 16-bis del
T.U.I.R., di 200mila euro (5 x 40.000), nel presupposto che l’edificio sia composto da
cinque unità immobiliari.
Come anticipato, conclude l’Agenzia delle entrate, in considerazione della possibile sovrap-
posizione degli ambiti oggettivi previsti dalle normative richiamate, l’istante potrà avvalersi,
per le spese di installazione dell’ascensore, di una sola agevolazione, rispettando gli
adempimenti specificamente previsti in relazione alla stessa.
SUPERBONUS L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la risposta a interpello n. 547 del 4 novembre 2022, in
E BARRIERE tema di Superbonus e interventi “trainati” di eliminazione delle barriere architettoniche e
ARCHITETTONICHE " spese strettamente collegate.
Il quesito è di un condominio che ha intenzione di installare un ascensore quale intervento
“trainato” di rimozione di barriere architettoniche connesso a opere di efficientamento
energetico “trainanti”, ai fini del Superbonus, effettuate sulle parti comuni dell’edificio.
Per realizzare la struttura è necessario acquistare la cantina di proprietà di uno dei condo-
mini che ospiterà il vano motore e la fossa di termine corsa inferiore.
L’istante chiede se le spese sostenute dai condomini per l’acquisto del locale possano
usufruire della maxi detrazione del 110% in quanto connesse all’installazione dell’ascenso-
re.
L’Agenzia delle Entrate, dopo aver ricostruito il quadro normativo e di prassi, evidenzia che
lo sconto d’imposta spetta soltanto per le spese sostenute per la “realizzazione di specifici
interventi” e per quelle strettamente collegate alla loro realizzazione, e tra queste non sono
comprese anche i costi per l’acquisto dell’unità immobiliare oggetto dei lavori. Le Entrate
ritengono che l’acquisto della cantina non possa rientrare tra i costi detraibili.
FISCO
ADEMPIMENTO " Nel caso in cui gli eventi di cui all’art. 26, comma 2, del D.P.R. n. 633/1972 si
verifichino in dipendenza di sopravvenuto accordo tra le parti o nell’ipotesi di inesat-
tezza della fatturazione, la variazione in diminuzione può essere operata entro il
termine di un anno dalla data di effettuazione dell’operazione. Per l’emissione di
una nota di credito IVA, è prevista la completa libertà di forma, non essendo fissata
alcuna regola per la sua compilazione.
NOVITÀ " In assenza di rischi per l’Erario, è possibile presentare la richiesta di rimborso dell’IVA
fatturata indebitamente, di cui all’art. 30-ter del D.P.R. n. 633/1972, anche laddove il
fornitore non abbia emesso la nota di variazione in diminuzione per mera negligenza.
RIFERIMENTI " – Agenzia delle entrate, risposta a interpello 4 novembre 2021, n. 762
– Direttiva CE 28 novembre 2006, n. 112, art. 90
– D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 633, artt. 26, commi 2 ss., e 30-ter
ADEMPIMENTO " Per l’emissione di una nota di credito IVA, è prevista la completa libertà di forma, non
essendo fissata alcuna regola per la sua compilazione.
Nella compilazione della stessa, occorre tuttavia che, attraverso il documento emesso,
venga assicurata l’identità tra l’oggetto della fattura e della registrazione originaria e l’og-
getto della registrazione della variazione, in modo che esista corrispondenza tra i due
documenti contabili.
In alternativa alla nota di credito, la variazione in diminuzione può essere realizzata attra-
verso una rettifica con segno negativo nella fattura emessa nei confronti dello stesso
soggetto al momento di una nuova cessione di beni o prestazione di servizi (risoluzione
n. 85/E/2009), mediante una nota fuori campo IVA da parte del committente/cessionario,
per la quale tuttavia sarà necessaria l’accettazione del fornitore, che equipara nei fatti tale
documento alla nota di credito emessa dal cedente/prestatore, laddove il documento rechi
l’addebito dell’imposta, oppure tramite una c.d. fattura semplificata (cfr. art. 21-bis, D.P.R.
n. 633/1972).
In ogni caso, il documento emesso per la rettifica deve essere annotato nei registri IVA, sia
da parte del fornitore che dell’acquirente.
In cosa consiste L’art. 90, paragrafo 1, della Direttiva 2006/112/CE prevede che in caso di annullamento,
recesso, risoluzione, non pagamento totale o parziale o riduzione di prezzo dopo il momento
in cui viene effettuata l’operazione la base imponibile deve essere ridotta.
Nelle ipotesi riportate, pertanto, il legislatore comunitario obbliga, in linea di principio, i
soggetti IVA a procedere alla riduzione della base imponibile e, quindi, dell’importo dell’im-
posta dovuta dal soggetto passivo, in ossequio al principio di neutralità dell’IVA.
L’art. 90, paragrafo 2, della Direttiva IVA consente tuttavia agli Stati membri di derogare alla
disposizione descritta in caso di mancato pagamento, totale o parziale, del prezzo dell’o-
perazione che si manifesta senza che si siano verificate le suddette situazioni che pongono
le parti coinvolte nell’operazione nuovamente nella condizione iniziale.
Ciò in quanto in una situazione di questo tipo il non pagamento del corrispettivo può essere
difficile da accertare o essere solamente provvisorio, dal momento che l’acquirente resta
debitore del prezzo convenuto e il venditore, per quanto non più proprietario del bene, dispone
sempre, in linea di principio, del suo credito, che può far valere in sede giurisdizionale.
Tuttavia, la possibilità di deroga da parte degli Stati membri alla disposizione di cui all’art. 90,
paragrafo 1, della Direttiva 2006/112/CE non può estendersi al di là dell’incertezza in merito
al non pagamento di una fattura o al carattere definitivo di quest’ultimo e, in particolare, alla
questione se una riduzione della base imponibile possa non essere effettuata in caso di non
pagamento.
Conseguentemente, l’esercizio di tale facoltà di deroga dev’essere giustificato, affin-
ché i provvedimenti adottati dagli Stati membri ai fini della sua attuazione non compromet-
tano l’obiettivo dell’armonizzazione fiscale perseguito dalla sesta Direttiva (Corte di Giustizia
delle Comunità europee 3 luglio 1997, causa C-330/95).
La normativa nazionale
Il legislatore nazionale si è avvalso della facoltà di deroga alla rettifica della base imponibile
IVA prevista dalla Direttiva 2006/112/CE, non prevedendo la possibilità per il fornitore di
rettificare l’imposta in dipendenza dell’insolvenza della controparte, salvo che si rientri in
talune specifiche ipotesi.
L’esercizio delle variazioni in diminuzione è infatti limitato ai casi espressamente previsti
dalla normativa (cfr. art. 26, commi 2 e ss., del D.P.R. n. 633/1972).
In queste ultime ipotesi, il fornitore ha la mera facoltà (non l’obbligo) di effettuare le oppor-
tune rettifiche (c.d. variazioni in diminuzione), mediante emissione di una ‘‘nota di credito’’ a
favore del cessionario/committente.
Si tratta cioè di una opzione, che il fornitore può decidere di esercitare o meno, ma che,
una volta posta in essere, costringe anche il cessionario/committente ad eseguire la corri-
spondente rettifica, fermo restando il diritto da parte di quest’ultimo ad ottenere dal ce-
dente/prestatore la restituzione dell’imposta pagata e non dovuta, secondo la disciplina
della ripetizione dell’indebito; è invece da considerarsi obbligatoria la rettifica in diminuzione
relativa ad operazioni non imponibili, in ragione della corretta applicazione della disciplina
relativa al plafond IVA.
L’effettuazione della rettifica richiede, naturalmente, che l’operazione originaria si riferisca
ad un negozio giuridico esistente e destinato a produrre effetti tra le parti nonché che in
relazione alla stessa sia stata emessa fattura.
Va infine evidenziato che, sebbene l’applicazione dell’art. 26, commi 2 e ss., del D.P.R. n.
633/1972 presupponga una variazione del rapporto giuridico tra i due soggetti originari
dell’operazione imponibile (fornitore ed acquirente), è possibile (cfr. Corte di Giustizia delle
Comunità europee 24 ottobre 1996 causa C-317/94) operare una variazione in diminuzione
per il riconoscimento di sconti anche laddove non intercorra un rapporto giuridico diretto tra
l’alienante e l’acquirente finale.
Ciò nondimeno, la rettifica in diminuzione potrà essere operata soltanto allorché lo sconto
concesso all’acquirente finale sia ricollegabile in modo univoco all’operazione originaria
effettuata dal produttore nei confronti del dettagliante, come nel caso in cui venga adottato
un sistema di tracciamento dei prodotti venduti che consente il collegamento tra il prodotto
assoggettato a sconto e la fattura di vendita originariamente emessa nei confronti del
rivenditore (risoluzione n. 147/E/2008).
Attenzione
Il D.P.R. n. 633/1972 prevede sia delle ipotesi in cui è possibile rettificare l’imponibile e/o
l’imposta senza vincoli temporali sia dei casi in cui la variazione in diminuzione può essere
operata soltanto entro il termine di un anno dalla data di effettuazione dell’operazione, fermo
restando che, una volta verificatosi il presupposto per operare la variazione, l’esercizio del diritto
alla detrazione dell’IVA resta subordinato alle condizioni imposte dall’art. 19 del Decreto IVA.
Agenzia delle entrate,
La nota di variazione in diminuzione deve essere emessa, e conseguentemente la maggiore impo-
circolare
sta a suo tempo versata può essere detratta, al più tardi, entro la data di presentazione della
17 gennaio 2018, n. 1
dichiarazione IVA relativa all’anno in cui si è verificato il presupposto per operare la variazione in
diminuzione.
Attenzione
Nell’impossibilità oggettiva di emettere tempestivamente le note di variazione in diminu-
zione, queste ultime da considerarsi strumento generale per porre rimedio agli errori com-
piuti in sede di fatturazione, è possibile utilizzare il rimborso di cui all’art. 30-ter del D.P.R. n.
633/1972.
Secondo l’Agenzia delle entrate, infatti, detto art. 30-ter del Decreto IVA costituisce una
norma residuale ed eccezionale, per cui esso non può essere utilizzato ordinariamente per
ovviare alla scadenza del termine di decadenza per l’esercizio del diritto alla detrazione,
qualora tale termine sia decorso per ‘‘colpevole’’ inerzia del soggetto passivo (risposta a
interpello n. 592/E/2020).
Si potrà invece ricorrere a tale articolo laddove sussistano condizioni oggettive che non
consentono di esperire il rimedio di ordine generale, quest’ultimo rappresentato dall’emis-
sione di una nota di variazione in diminuzione, ossi allorquando il contribuente, per motivi a
lui non imputabili, non sia legittimato ad emettere una nota di variazione in diminuzione ex
art. 26, comma 2, del D.P.R. n. 633/1972 (risposta a interpello n. 593/E/2020).
Attenzione
sarebbero ovviamente favorite laddove ogni imposta fatturata potesse essere portata in
detrazione.
In una ipotesi di questo tipo, al fine di garantire l’applicazione del principio della neutralità
dell’IVA, gli Stati membri devono quindi prevedere negli ordinamenti interni la possibilità di
rettificare ogni imposta indebitamente fatturata purché chi ha emesso la fattura sia in grado
di dimostrare la propria buona fede.
Fermo restando il divieto di detrazione per il committente/cessionario, il requisito della
buona fede non è tuttavia necessario quando colui che ha emesso la fattura ha in tempo
utile eliminato completamente i rischi per l’Erario, ad esempio versando l’imposta indicata
in fattura laddove quest’ultima sia stata utilizzata dal destinatario.
Attenzione
Nel sistema IVA nazionale, la normativa in materia di recupero dell’IVA indebitamente
versata è riportata all’art. 30-ter del D.P.R. n. 633/1972, introdotto dall’art. 8 della Legge
n. 167/2017 (‘‘Legge europea 2017’’).
Tale articolo, in particolare, disciplina le ipotesi e le condizioni in base alle quali il fornitore
può ottenere dall’Erario la restituzione dell’imposta versata in misura eccedente rispetto a
quella dovuta.
In particolare, il comma 1 di tale articolo dispone che i soggetti IVA sono tenuti a presentare
la domanda di restituzione dell’imposta non dovuta, a pena di decadenza, entro il termine
di due anni dalla data del versamento di detta imposta ovvero, se successivo, dal giorno in
cui si è verificato il presupposto per la restituzione.
Laddove invece sia intervenuto un accertamento definitivo da parte dell’Amministrazione
finanziaria, che abbia individuato un debito di imposta inferiore rispetto a quella versata, la
domanda di restituzione può essere presentata dal cedente o prestatore entro il termine di
due anni dall’avvenuta restituzione, in via civilistica, al cessionario o committente dell’im-
porto pagato a titolo di rivalsa.
Pertanto, la circostanza che la stessa imposta sia stata accertata in via definitiva dall’Am-
ministrazione finanziaria costituisce una condizione per la presentazione della domanda di
restituzione dell’imposta non dovuta.
Allo stesso tempo, per motivi di cautela fiscale e per evitare un indebito arricchimento del
cedente/prestatore, il rimborso dell’IVA indebitamente versata è strettamente collegato alla
restituzione al cessionario/committente di quanto erroneamente addebitato ed incassato a
titolo di rivalsa (risposta a interpello n. 66/E/2018).
In questa ipotesi, infatti, la restituzione della maggiore imposta può essere richiesta dal forni-
tore all’Erario nel termine di due anni decorrenti non dal ‘‘versamento’’ dell’imposta ma dalla
restituzione dell’IVA che tale soggetto ha a sua volta effettuato nei confronti dell’acquirente.
Tale soluzione consente di rispettare il principio di neutralità, dal momento che permette al
cessionario/committente di evitare di recuperare l’imposta attraverso un’azione giudiziaria
nei confronti del cedente o prestatore.
Attenzione
Il legislatore nazionale ha disciplinato anche il rapporto tra acquirente soggetto passivo ed
Erario, attraverso la disposizione di cui all’art. 6, comma 6, D.Lgs. n. 471/1997, come
modificato dall’art. 1, comma 935, Legge n. 205/2017, consentendo, in sostanza, al com-
mittente/cessionario la detrazione dell’IVA a lui indebitamente applicata dal fornitore.
Più esattamente, l’art. 6, comma 6, D.Lgs. n. 471/1997 prevede che in caso di applicazione
dell’imposta in misura superiore a quella effettiva, erroneamente assolta dal fornitore,
fermo restando il diritto del cessionario o committente alla detrazione ai sensi degli artt.
19 del D.P.R. n. 633/1972 e seguenti, quest’ultimo è punito con la sanzione amministrativa
compresa fra 250 euro e 10.000 euro, in luogo dell’ordinaria sanzione del 90% dell’impo-
sta indebitamente detratta.
Di Angelo Busani
Y27OMBN
wolterskluwer.com
SOCIETÀ
ADEMPIMENTO " Il 15 luglio 2022 è entrato in vigore il Codice della crisi e dell’insolvenza, con le
modifiche introdotte dal D.Lgs. 17 giugno 2022, n. 83 con cui vengono specificati
gli obiettivi informativi che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile deve
garantire per una rilevazione tempestiva della crisi.
NOVITÀ " Assonime illustra le disposizioni recate dal Codice della crisi e dell’insolvenza che
riguardano in particolar modo i doveri e le responsabilità degli organi sociali per la
prevenzione e la gestione della crisi, soffermandosi anche sui doveri dell’organo di
controllo in diversi ambiti, tra cui anche il ruolo dell’organo di controllo nell’ambito del
recente istituto della composizione negoziata della crisi.
DECORRENZA " Il 15 luglio 2022 è entrato in vigore il Codice della crisi e dell’insolvenza. Il nuovo testo
tiene conto delle modifiche introdotte dal D.Lgs. 17 giugno 2022, n. 83.
ADEMPIMENTO " Il 15 luglio 2022 è entrato in vigore il Codice della crisi e dell’insolvenza, l’attuale testo
normativo ha assorbito le modifiche introdotte dal D.Lgs. 17 giugno 2022, n. 83, in attua-
zione della Direttiva UE 1023/2019 sulla ristrutturazione preventiva e insolvenza.
In cosa consiste Il D.Lgs. n. 83/2022 integra il CCII specificando gli obiettivi informativi, di seguito riportati,
che l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile deve garantire per una rilevazione
tempestiva della crisi.
Obiettivi informativi:
– rilevare eventuali squilibri di carattere patrimoniale o economico-finanziario, rappor-
tati alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta;
– verificare la sostenibilità dei debiti e le prospettive di continuità aziendale almeno
per i 12 mesi successivi;
– rilevare una serie di situazioni debitorie significative;
– ottenere le informazioni per il test di verifica della ragionevole perseguibilità del
risanamento in sede di composizione negoziata.
Sembra opportuno ricordare che costituiscono situazioni debitorie significative:
– l’esistenza di debiti per retribuzioni scaduti da almeno 30 giorni e pari a oltre la metà
dell’ammontare complessivo mensile delle retribuzioni;
– l’esistenza di debiti verso fornitori scaduti da almeno 90 giorni di ammontare superiore a
quello dei debiti non scaduti;
– l’esistenza di esposizioni nei confronti di banche e intermediari finanziari che siano
scadute da più di 60 giorni o che abbiano superato da almeno 60 giorni il limite degli
affidamenti ottenuti purché rappresentino complessivamente almeno il 5% del totale
delle esposizioni;
– l’esistenza di crediti nei confronti di soggetti pubblici qualificati ai sensi dell’art. 25-novies
del Codice della crisi.
Queste situazioni debitorie significative vanno considerate quali elementi informativi spe-
cifici che si devono poter ottenere dagli assetti istituiti e, quindi, poter essere valutate al
fine di verificare la sussistenza di una eventuale condizione di crisi, all’interno della più
generale situazione della società.
NOVITÀ " Assonime, con la circolare pubblicata il 21 novembre 2022, n. 27, commenta le disposizioni
del Codice della crisi e dell’insolvenza (CCII) che riguardano i doveri e le responsabilità degli
organi sociali atti alla prevenzione e alla gestione della crisi, cosı̀ come introdotte dal D.Lgs.
17 giugno 2022, n. 83, in attuazione della Direttiva UE 1023/2019.
PROCEDURE " L’Associazione, tra le varie cose, spiega che la configurazione di un assetto organizza-
tivo si basa sulla procedimentalizzazione delle varie fasi dell’attività d’impresa, che si
realizza attraverso la creazione di un organigramma, la formalizzazione delle procedure e la
predisposizione di un sistema di rilevazione contabile. Nella circolare in commento, è stato
illustrato che costituisce parte integrante dell’assetto organizzativo anche il sistema di
controllo interno e gestione dei rischi, il quale è volto a identificare, misurare, gestire e
monitorare i principali rischi.
SCHEMA DI SINTESI
SCHEMA DI SINTESI
Questo forward looking approach espone, nella sostanza, le dinamiche future di gestione,
attraverso la comparazione tra flussi di cassa futuri e debiti, e sulla cui base si può valutare la
sostenibilità futura dell’attività: l’arco temporale di 12 mesi rende ‘‘irrilevanti meri scostamenti
finanziari temporanei che l’impresa sia in grado di riassorbire entro l’esercizio annuale’’.
Preme sottolineare che l’incapienza dei flussi di cassa deve essere considerato uno stato di
difficoltà reversibile che può essere risanato.
Assonime affronta, pure, il tema del rapporto tra la nozione di crisi e quella di continuità
aziendale che in termini temporali (12 mesi) si sono avvicinate; tuttavia, mentre la nozione
di crisi sembra delineata dal legislatore con riferimento essenzialmente a dati di natura
quantitativa, la continuità aziendale considera anche elementi qualitativi, quali quelli di
natura gestionale.
La nozione di continuità aziendale, come scritto nel documento in commento, è intesa, in
ambito contabile, come la capacità dell’azienda di continuare a costituire un complesso
economico funzionante destinato alla produzione di reddito per un prevedibile arco
temporale futuro, relativo a un periodo di almeno dodici mesi dalla data di riferimento del
bilancio. In base al principio di revisione ISA Italia n. 570, la valutazione della capacità
dell’impresa di continuare a operare come un’entità in funzionamento comporta una valu-
tazione, a un certo momento, sull’esito futuro di eventi o circostanze per loro natura incerti
che si basa su indicatori di natura finanziaria, gestionale o di altra natura. Secondo Assoni-
me, quindi, viene introdotto un nuovo concetto: la probabilità di crisi (c.d. precrisi) che si
caratterizza per la sussistenza di uno squilibrio (patrimoniale o economico-finanziario), ma
non tale da determinare la mancata copertura delle obbligazioni dei successivi 12 mesi con i
corrispondenti flussi di cassa.
Attenzione
Questo nuovo concetto trova il suo fondamento nella necessità di porre una maggiore
attenzione al profilo di prevenzione della crisi che impone un monitoraggio dell’andamento
sociale (realizzato attraverso l’assetto organizzativo, amministrativo e contabile) e un dovere
di pianificazione degli interventi, anche in una fase antecedente a quella della crisi.
LAVORO
ADEMPIMENTO " L’agevolazione contributiva denominata ‘‘riduzione edili’’ consiste in un beneficio
premiale riservato ai datori di lavoro del settore edile che occupano personale operaio
a tempo pieno.
NOVITÀ " Il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con decreto emanato di concerto con il
MEF, ha confermato la riduzione contributiva nella medesima misura dell’11,50%
anche per l’anno in corso.
Conseguentemente L’INPS ha di recente provveduto a fornire le necessarie istruzioni per:
– la fruizione del beneficio mensile per i residui periodi dell’anno in corso;
– il recupero del credito maturato nei periodi contributivi precedenti.
SOGGETTI Risultano interessati dall’agevolazione contributiva i datori di lavoro del settore edile
inquadrati, ai fini previdenziali, con i codici statistici contributivi da 11301 a 11305 (settore
INTERESSATI " industria) nonché da 41301 a 41305 (settore artigianato). Beneficiano altresı̀ le aziende
con attività classificate ai fini ‘‘Ateco2007’’ con i codici da n. 412000 a n. 429909.
MISURA " Lo sgravio contributivo è previsto nella misura dell’11,50% e risulta applicabile sui
contributi dovuti per le assicurazioni sociali INPS con esclusione delle aliquote de-
stinate ad alimentare:
– il fondo pensioni lavoratori dipendenti;
– il fondo interprofessionale per la formazione continua (0,30%).
REQUISITI " Il diritto a godere della riduzione in oggetto è subordinato al possesso dei requisiti
generali in materia di benefici normativi e contributivi quali:
– la regolarità contributiva;
– il rispetto del CCNL di riferimento e della contrattazione di secondo livello (se
prevista);
– l’assenza di provvedimenti definitivi irrogati per la violazione di normative in materia
di lavoro.
DECORRENZA " La premialità contributiva è fruibile in relazione al periodo gennaio 2022 - dicembre 2022,
recuperabile nei flussi Uniemens relativi ai periodi da ottobre 2022 a gennaio 2023, previa
presentazione dell’istanza (da trasmettere al più tardi entro il 15 febbraio 2023).
ADEMPIMENTO " I datori di lavoro del settore edile, che esercitano attività sul territorio nazionale, beneficia-
no di una riduzione della percentuale contributiva applicabile alla retribuzione erogata al
proprio personale operaio assunto a tempo pieno.
L’agevolazione fu a suo tempo congegnata per controbilanciare l’obbligo (introdotto con la
medesima norma) di commisurare la contribuzione dovuta per il personale operaio sulle ore
settimanali contrattualmente previste (40 ore settimanali), indipendentemente da quelle
effettivamente prestate.
Tuttavia, a seguito della successiva introduzione di svariate forme di lavoro atipico e flessi-
bile, concepite per soddisfare le mutate esigenze del mercato del lavoro, il beneficio in
questione ha assunto essenzialmente il carattere della ‘‘premialità’’ riconosciuta ai datori di
lavoro edili che fanno ricorso a contratti di lavoro a tempo pieno.
Attenzione
Si rammenta che la riduzione contributiva per il settore edile trova applicazione esclu-
sivamente sui contributi di assicurazione sociale dovuti all’INPS e non più (già a decor-
rere dall’anno 2019) anche sui premi assicurativi dovuti all’INAIL (circolare INAIL 11 gennaio
2019, n.1).
NOVITÀ " L’agevolazione, resa strutturale a partire dall’anno 2008, prevede tuttavia che la conferma
(nonché la quantificazione) della misura sia rivisitata annualmente con decreto intermini-
steriale previa preliminare verifica dei risultati conseguiti nell’anno precedente (necessaria
per accertare che non siano stati registrati squilibri del gettito contributivo).
L’INPS, con la circolare 28 ottobre 2022, n. 123, recependo il contenuto del decreto del
Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (emanato di concerto con il MEF in data 5
settembre 2022) che ha confermato la misura agevolativa anche per l’anno in corso, ha
provveduto a fornire le necessarie indicazioni operative per consentirne la fruizione per i
restanti periodi contributivi dell’anno nonché per il recupero del credito pregresso.
SOGGETTI La riduzione contributiva risulta applicabile ai datori di lavoro del settore edile (industria e
INTERESSATI " artigianato) puntualmente individuati dai seguenti codici statistici contributivi INPS e/o alle
aziende con attività esercitata classificata con i seguenti codici Ateco2007:
SCHEMA DI SINTESI Aziende artigiane Aziende industriali Descrizione attività
41301 11301 Costruzione immobili per abitazione ed altri usi
41302 11302 Costruzione, manutenzione e riparazione strade
41303 11303 Costruzione di opere specializzate
41304 11304 Attività di finitura dell’edilizia
41305 11305 Attività ausiliarie delle costruzioni
MISURA " Il beneficio risulta confermato anche per l’anno 2022 nella misura dell’11,50% a valersi sui
contributi dovuti per le assicurazioni sociali diverse da quella pensionistica ed appli-
cabile esclusivamente in relazione a quelli dovuti per il personale operaio occupato a
tempo pieno (quaranta ore settimanali).
Non risulta pertanto agevolabile la contribuzione relativa ai contratti di lavoro in essere con:
– impiegati, quadri e dirigenti;
– personale operaio assunto con contratto a tempo parziale.
Nella verifica dell’orario pieno effettuato dal lavoratore, ai fini del riconoscimento del bene-
ficio, vanno considerate in ogni caso utili al raggiungimento del requisito le ore di assenza
per causali giustificate quali:
– malattia;
– infortunio e malattia professionale;
– congedi di maternità, paternità e congedi parentali;
– congedo matrimoniale;
– cassa integrazione;
– donazione sangue;
– ferie (anche in relazione a ferie collettive non fruite dal lavoratore che non le ha matu-
rate);
– sciopero;
– servizio civile;
– distacchi per cariche sindacali ed elettive;
– permessi elettorali;
– permessi non retribuiti (nel limite di 40 ore annuali);
– permessi retribuiti per riduzione orario di lavoro ed ex festività;
– altri eventi indennizzati.
Attenzione
La base di calcolo per l’individuazione del beneficio contributivo va considerata al netto degli
esoneri contributivi introdotti per l’armonizzazione delle forme di contribuzione (introdotte
dall’art. 120, commi 1 e 2 della Legge n. 388/2000 nonché dall’art. 1, commi 361 e 362 della
Legge n. 266/2005) e non trova applicazione in relazione al contributo dello 0,30%
destinato al finanziamento dei fondi interprofessionali per la formazione continua.
La percentuale effettiva di riduzione da riconoscere risulterà determinata in funzione
delle:
– aliquote di contribuzione (industria o artigianato);
– eventuali fattispecie agevolative cumulabili ed individualmente applicabili.
ESEMPIO Ipotizzando una retribuzione imponibile di un operaio qualificato del settore edile-industria pari a euro
2.400, il beneficio contributivo mensile per il datore di lavoro è valutabile nella seguente misura:
Contributi INPS a carico azienda (fino a 15 dipendenti) 33,68%
Quota contributiva soggetta a riduzione:
Aliquota totale a carico datore di lavoro - quota Fondo pensioni - aliquota finanz.fondi inter. (33,68% -
23,81% - 0,30%) = 9,57%
Riduzione edili 11,50% di 9,57% = 1,10%
Agevolazione = 2.400 * 1,10% = euro 26,40
SCHEMA DI SINTESI
Attenzione
La misura effettiva della riduzione dovrà tener conto dell’eventuale fruizione delle misure
compensative previste in caso di conferimento del TFR alla previdenza complementare.
REQUISITI " L’attribuzione dell’agevolazione è subordinata al rispetto dei requisiti base per il riconosci-
mento dei benefici normativi e contributivi previsti in materia di lavoro e legislazione sociale
quali:
– regolarità contributiva (attestata dal possesso del c.d. DURC interno);
– adozione e rispetto dei CCNL comparativamente più rappresentativi nell’ambito nazio-
nale;
– osservanza della contrattazione di secondo livello (regionale, territoriale od azienda-
le) qualora esistente ed applicabile;
– assenza, relativamente al quinquennio precedente la data di applicazione dell’agevola-
zione richiesta, di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali definitivi per la
violazione di norme in materia di:
a) sicurezza sul lavoro (D.Lgs. n. 81/2008);
b) riposi giornalieri e settimanali (D.Lgs. n. 66/2003);
c) impiego di lavoratori stranieri privi di permesso di soggiorno (D.Lgs. n. 286/1998, art.
22, comma 12);
d) prevenzione infortuni e igiene del lavoro in sotterraneo (D.P.R. n. 320/1956);
e) utilizzo lavoro irregolare (D.L. n. 12/2002).
PROCEDURE " Per potersi avvalere della riduzione contributiva per l’anno 2022, il datore di lavoro (o
consulente delegato) dovrà procedere:
– alla trasmissione dell’istanza per l’applicazione della riduzione contributiva;
– al conguaglio dei contributi dovuti per il periodo;
– all’esposizione dei relativi dati nel flusso Mod. Uniemens.
Presentazione istanza
L’istanza per l’applicazione del beneficio contributivo in questione va presentata in modalità
telematica mediante compilazione del modulo ‘‘Rid-Edil’’ accessibile dal cassetto previ-
denziale del contribuente.
Compila
Compila
Attenzione
Qualora il recupero del beneficio sia riferito a lavoratori non più in forza, sarà necessario in
ogni caso compilare i dati utili (anagrafici e contrattuali) degli operai cessati per i quali si
richiede il recupero dell’agevolazione nella sezione individuale del flusso Uniemens (senza
che siano evidentemente compilati i campi relativi al calendario giornaliero ed ai periodi
retribuiti) e valorizzare l’elemento <TipoLavStat> con il codice ‘‘NFOR’’.
I datori di lavoro che abbiano nel frattempo dismesso la propria attività (o quantomeno
cessato o sospeso la propria matricola) potranno avvalersi del beneficio provvedendo alla:
– trasmissione dell’istanza tramite la funzionalità ‘‘contatti’’ del cassetto previdenziale (il
modello di dichiarazione è allegato alla circolare INPS);
– presentazione del modello ‘‘Uniemens/Vig’’.
DECORRENZA " Il parziale esonero contributivo, applicabile in relazione ai periodi di paga dal 1º gennaio
2022 al 31 dicembre 2022 risulta effettivamente utilizzabile a partire dal mese di compe-
tenza ottobre 2022 (istanza da inviare entro il 30 novembre 2022).
Il recupero dell’agevolazione relativa ai mesi precedenti potrà essere effettuato entro e non
oltre i termini di presentazione del flusso Uniemens relativo al mese di gennaio 2023 (da
trasmettere entro il 28 febbraio 2023) purché l’istanza ‘‘Rid-Edil’’ sia trasmessa entro il 15
febbraio 2023.
ESEMPIO Riprendendo l’esempio di calcolo su riportato, in caso di contestuale applicazione delle agevolazioni
‘‘Riduzione edili’’ e ‘‘Decontribuzione Sud’’, il beneficio cumulativamente fruibile dal datore di lavoro
risulterà:
Decontribuzione Sud
(Aliquota totale a carico datore di lavoro - percentuale riduzione edili) * 30%.
(33,68% - 1,10%) * 30% = 9,77%
Riduzione Edili = 2.400 * 1,10% = euro 26,40
Decontribuzione Sud = 2.400 * 9,77% = euro 234,48
Totale sgravio contributivo (26,40 + 234,48 = 260,88)
Lo sgravio totale
per i dipendenti delle aziende in crisi
di Federico Gavioli - Dottore commercialista, revisore legale e giornalista pubblicista
LAVORO
NOVITÀ " – L’INPS fornisce le modalità di richiesta e godimento dell’esonero per l’assunzione
di lavoratori subordinati provenienti da imprese la cui crisi aziendale sia stata gestita
con il coinvolgimento dei componenti della struttura per la crisi d’impresa, di lavo-
ratori licenziati per riduzione di personale nei sei mesi precedenti, ovvero di lavo-
ratori impiegati in rami di azienda oggetto di trasferimento da parte delle imprese
stesse. Si tratta di uno sgravio totale applicabile per 36 mesi dalla data di assun-
zione o trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro.
– Sono destinatari della misura tutti i datori di lavoro privati, a prescindere dalla
circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore.
AMBITO – L’incentivo spetta per le nuove assunzioni e per le trasformazioni a tempo indeter-
DI APPLICAZIONE " minato nonché per i trasferimenti, effettuati dal 1º gennaio 2022 al 31 dicembre
2022, di soggetti che, a prescindere dalla loro età anagrafica, provengano da azien-
de la cui crisi aziendale sia stata gestita con il coinvolgimento dei componenti della
struttura per la crisi d’impresa.
– Ai fini del legittimo riconoscimento dell’esonero, è necessario che il lavoratore sia
riconducibile ad una delle seguenti tre casistiche:
a) lavoratore dipendente con contratto di lavoro subordinato dell’impresa che versa in
una situazione di crisi aziendale;
b) lavoratore licenziato per riduzione di personale nei sei mesi precedenti dall’impresa
che versa in una situazione di crisi aziendale;
c) lavoratore impiegato in rami di azienda oggetto di trasferimento da parte dell’im-
presa che versa in una situazione di crisi aziendale.
TIPOLOGIA – L’incentivo, introdotto dalla Legge di bilancio 2022, si applica alle assunzioni e
DI INCENTIVO " trasformazioni a tempo indeterminato e per i trasferimenti di lavoratori effettuati
dal 1º gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, è pari, ferma restando l’aliquota di
computo delle prestazioni pensionistiche, all’esonero dal versamento del 100%
dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nel limite mas-
simo di importo pari a 6.000 euro annui (500 euro mensili, 16,12 euro al giorno).
– La misura spetta per un periodo massimo di 36 mesi dalla data dell’evento incen-
tivato.
NOVITÀ " L’INPS, con la circolare n. 99 del 7 settembre 2022, fornisce le indicazioni operative per la
fruizione dell’esonero contributivo introdotto dalla Legge di bilancio 2022.
AMBITO DI L’esonero in oggetto mutua la propria disciplina generale da quella prevista per l’esonero
APPLICAZIONE " per l’occupazione giovanile (di cui all’art. 1, comma 10, della Legge di bilancio 2021).
Conseguentemente, sono destinatari della misura tutti i datori di lavoro privati, a pre-
scindere dalla circostanza che assumano o meno la natura di imprenditore.
L’esonero contributivo in argomento non si applica nei confronti della pubblica Amministra-
zione, individuabile assumendo a riferimento la nozione e l’elencazione recate dalla norma-
tiva sulle Pubbliche amministrazioni (art. 1, comma 2, del D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165).
L’incentivo in esame spetta per le nuove assunzioni e per le trasformazioni a tempo inde-
terminato nonché per i trasferimenti, effettuati dal 1º gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, di
soggetti che, a prescindere dalla loro età anagrafica, provengano da aziende la cui crisi
aziendale sia stata gestita con il coinvolgimento dei componenti della struttura per la crisi
d’impresa (di cui all’art. 1, comma 852, della Legge n. 296/2006).
In particolare, ai fini del legittimo riconoscimento dell’esonero, è necessario che il lavoratore
sia riconducibile ad una delle seguenti tre casistiche:
– lavoratore dipendente con contratto di lavoro subordinato dell’impresa che versa in
una situazione di crisi aziendale;
– lavoratore licenziato per riduzione di personale nei sei mesi precedenti dall’impresa
che versa in una situazione di crisi aziendale;
– lavoratore impiegato in rami di azienda oggetto di trasferimento da parte dell’impresa
che versa in una situazione di crisi aziendale.
La verifica della sussistenza del suddetto requisito in capo al lavoratore, ossia la provenien-
za da un’impresa la cui crisi aziendale sia stata gestita con il coinvolgimento dei com-
ponenti della struttura per la crisi d’impresa (di cui all’art. 1, comma 852, della Legge n.
296/2006), verrà effettuata, avuto riguardo al codice fiscale del lavoratore, sulla base delle
informazioni periodicamente rilasciate dal Ministero dello Sviluppo economico (MI-
SE), mediante apposita richiesta da parte dell’INPS.
Restano esclusi dal beneficio i rapporti di apprendistato di qualsiasi tipologia e i contratti
di lavoro domestico, in relazione ai quali il quadro normativo in vigore già prevede l’ap-
plicazione di aliquote previdenziali in misura ridotta rispetto a quella ordinaria.
TIPOLOGIA DI L’incentivo introdotto (art. 1, comma 119, della Legge di bilancio 2022), valevole per le sole
INCENTIVO " assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato e per i trasferimenti di lavoratori effet-
tuati dal 1º gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, è pari, ferma restando l’aliquota di computo
delle prestazioni pensionistiche, all’esonero dal versamento del 100% dei complessivi
contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, nel limite massimo di importo pari a
6.000 euro annui.
SCHEMA DI SINTESI
SCHEMA DI SINTESI Si ricorda, in particolare, che non sono oggetto di sgravio le seguenti contribuzioni:
– i premi e i contributi dovuti all’INAIL;
– il contributo, ove dovuto, al ‘‘Fondo per l’erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei
trattamenti di fine rapporto di cui all’art. 2120 del Codice civile’’;
– il contributo, ove dovuto, ai Fondi (di cui agli artt. 26, 27, 28 e 29 del D.Lgs. 14 settembre 2015, n.
148), per effetto dell’esclusione dall’applicazione degli sgravi contributivi (prevista dall’art. 33,
comma 4, del medesimo Decreto legislativo), nonché al Fondo di solidarietà territoriale interset-
toriale della Provincia autonoma di Trento e al Fondo di solidarietà bilaterale della Provincia auto-
noma di Bolzano-Alto Adige (i cui all’art. 40 del D.Lgs. n. 148/2015), nonché il contributo al Fondo
di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale (previsto dal Decreto
interministeriale n. 95269 del 7 aprile 2016, adottato ai sensi dell’art. 40, comma 9, del D.Lgs. n.
148/2015);
– il contributo (previsto dall’art. 25, comma 4, della Legge 21 dicembre 1978, n. 845), in misura pari
allo 0,30% della retribuzione imponibile, destinato o, comunque, destinabile, al finanziamento dei
Fondi interprofessionali per la formazione continua (istituiti ai sensi dell’art. 118 della Legge 23
dicembre 2000, n. 388).
Vanno, inoltre, escluse dall’applicazione dell’esonero le contribuzioni che non hanno natura
previdenziale e quelle concepite allo scopo di apportare elementi di solidarietà alle ge-
stioni previdenziali di riferimento.
unità produttiva ubicata in una Regione del Mezzogiorno (come è, invece, espressamente
stabilito dall’art. 1, comma 11, della Legge di bilancio 2021), per l’esonero per l’occupa-
zione giovanile.
Il periodo di fruizione dell’incentivo può essere sospeso esclusivamente nei casi di as-
senza obbligatoria dal lavoro per maternità, consentendo, in tale ipotesi, il differimento
temporale del periodo di godimento del beneficio.
CONDIZIONI PER Il diritto alla legittima fruizione dell’esonero contributivo è subordinato, in primo luogo, al
BENEFICIARE rispetto delle condizioni generali (previste dall’art. 1, comma 1175, della Legge n. 296/
DELL'INCENTIVO " 2006), ossia:
– regolarità degli obblighi di contribuzione previdenziale, ai sensi della normativa in
materia di documento unico di regolarità contributiva (DURC);
– assenza di violazioni delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e
rispetto degli altri obblighi di legge;
– rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, terri-
toriali o aziendali, sottoscritti dalle Organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei
lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
In secondo luogo, per quanto riguarda il rispetto dei principi generali in materia di incentivi
all’assunzione, è necessario circoscrivere la portata applicativa di taluni di essi, alla luce
della specifica finalità dell’esonero in trattazione, consistente nel promuovere la stabile
rioccupazione di lavoratori provenienti da aziende in crisi, sia in forza di nuove assunzioni
che mediante operazioni di trasferimento di rami di azienda.
Ulteriori requisiti
La circolare dell’INPS evidenzia che devono ritenersi sempre valevoli, ai fini della legittima
fruizione dell’esonero in oggetto, i seguenti principi generali:
– l’incentivo non spetta qualora l’assunzione violi il diritto di precedenza, stabilito dalla
legge o dal contratto collettivo, alla riassunzione di un altro lavoratore licenziato da un
rapporto a tempo indeterminato o cessato da un rapporto a termine che abbia manife-
stato per iscritto - entro 6 mesi dalla cessazione del rapporto (3 mesi per i rapporti
stagionali) - la propria volontà di essere riassunto;
– l’incentivo non spetta se presso il datore di lavoro che assume o l’utilizzatore con
contratto di somministrazione sono in atto sospensioni dal lavoro connesse a una
crisi o riorganizzazione aziendale, salvi i casi in cui l’assunzione, la trasformazione o la
somministrazione siano finalizzate all’assunzione di lavoratori inquadrati a un livello di-
verso da quello posseduto dai lavoratori sospesi o da impiegare in unità produttive
diverse da quelle interessate dalla sospensione;
– con riferimento al contratto di somministrazione, i benefici economici legati all’assunzio-
ne sono trasferiti in capo all’utilizzatore;
– l’inoltro tardivo delle comunicazioni telematiche obbligatorie inerenti all’instaurazio-
ne e la modifica di un rapporto di lavoro o di somministrazione producono la perdita di
quella parte dell’incentivo relativa al periodo compreso tra la decorrenza del rapporto
agevolato e la data della tardiva comunicazione (art. 31, comma 3).
L’esonero previsto dalla Legge di bilancio 2022 può essere riconosciuto:
– anche se l’assunzione costituisce attuazione di un obbligo preesistente, stabilito da
norme di legge o della contrattazione collettiva;
– anche con riferimento a quei lavoratori che siano stati licenziati nei sei mesi precedenti
da parte di un datore di lavoro che, al momento del licenziamento, presentava assetti
proprietari sostanzialmente coincidenti con quelli del datore di lavoro che assume o
utilizza in somministrazione, ovvero risulta con quest’ultimo in rapporto di collegamento
o controllo.
L’attività dell’INPS
L’istituto, una volta ricevuta la richiesta, mediante i propri sistemi informativi centrali, svol-
gerà le seguenti attività:
1) verificherà l’esistenza del rapporto di lavoro o del trasferimento mediante la consul-
tazione della banca dati delle comunicazioni obbligatorie;
2) calcolerà l’importo dell’incentivo spettante in base all’aliquota contributiva datoriale
indicata;
3) verificherà la sussistenza della copertura finanziaria per l’esonero richiesto;
4) verificherà per il tramite del MISE se i lavoratori siano in possesso dei requisiti
legittimanti (previsti dall’art. 1, comma 119, della Legge di bilancio 2022), ossia proven-
gano da aziende la cui crisi aziendale sia stata gestita con il coinvolgimento dei compo-
nenti della struttura per la crisi d’impresa (di cui all’art. 1, comma 852, della Legge n. 296/
2006);
5) in caso di sufficiente capienza di risorse per tutto il periodo agevolabile e di riscontro
favorevole da parte del MISE, informerà, mediante comunicazione in calce al medesi-
mo modulo di istanza on line, che il datore di lavoro è stato autorizzato a fruire dell’e-
sonero e individuerà l’importo massimo dell’agevolazione spettante.
Per favorire il rispetto del tetto di spesa fissato dalle vigenti norme, all’atto dell’elaborazione
dell’istanza telematica, inoltre, verrà autorizzato un importo aggiuntivo rispetto a quello
spettante pari al 5%, allo scopo di tenere conto di possibili variazioni della retribuzione
lorda nel corso del periodo di incentivo.
L’incremento del 5% sarà effettuato nei limiti del massimale di esonero autorizzabile pari a
6.000 euro annui e solo laddove vi sia sufficiente capienza di risorse per tutto il periodo
oggetto di agevolazione.
La Commissione europea ha adottato il 9 novembre 2022 una comunicazione in cui definisce gli orientamenti per
una riforma del quadro di Governance economica dell’UE.
Quadro per una nuova – Il 9 novembre 2022 è una data storica, perché a Bruxelles ha preso il via un percorso
Governance legislativo che, secondo le previsioni della Commissione europea, dovrebbe concludersi
economica
nel 2024; storica cosı̀ come lo fu, quella del giugno del 1985, in cui il Consiglio europeo di
Milano avviò un processo legislativo (progetto di ‘‘Atto Europeo’’) che, concretizzatosi
nel 1986, preparò il passaggio: dal mercato comune al mercato unico, all’integrazione
politica e ad una unione economica, segnando importanti tappe - come scolpite sulla
pietra e con locuzioni in lingua inglese che sono entrate a far parte del linguaggio
comune e non solo per gli addetti ai lavori - verso quella ‘‘Europa Unita’’ (EU), vagheg-
giata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale da uomini illuminati e orientati al futuro
della costruzione europea fatta: dal ‘‘Trattato di Maastricht’’, dall’‘‘Unione Economica
Monetaria’’ (UEM), dalla moneta unica ‘‘euro’’ (E), dalla ‘‘Banca Centrale Europea’’
(BCE), dalle regole fiscali riformate o ‘‘Governance economica’’ dell’UE (Patto di stabilità
e crescita/PSC, ora sospeso causa COVID fino alla fine del 2023), ecc.
– In particolare, molto è cambiato da quando il Trattato di Maastricht ha sancito la neces-
sità di finanze pubbliche sane e politiche di bilancio (fiscal policies) coordinate; i Paesi
dell’UE devono ora fare fronte a livelli di debito e disavanzo notevolmente più elevati
rispetto al 1986 e con variazioni significative: è per rispondere a queste necessità che
l’esecutivo comunitario ha presentato, con una comunicazione, un piano per una nuo-
va Governance economica (Economic governance framework) - o quadro di governan-
ce economica giuridico e operativo - più semplice ed efficace, ovvero linee-guida di una
possibile riforma del PSC per dargli credibilità e attuabilità.
– Le norme di bilancio (fiscal rules) del PSC saranno mirate alla riduzione del debito
sovrano nei casi in cui sia elevato, sulla base di piani messi a punto dagli Stati membri,
approvati dal Consiglio UE, ma nel rispetto di chiare condizioni fissate dall’UE.
– Una volta concordato il piano, il monitoraggio di Bruxelles si baserà su una semplice
regola della spesa primaria netta, mentre la conformità sarà assicurata da misure di
esecuzione più rigorose.
Il Trattato di – Il 9 novembre 2022 la Commissione europea ha adottato una comunicazione (COM
Maastricht del 1992 (2022) 583 final del 9 dicembre 2022) in cui si definiscono gli orientamenti per la riforma
del quadro del PSC entrato in vigore il primo gennaio 1993 a seguito dell’approvazione da
parte del Consiglio europeo del Trattato di Maastricht (storica città olandese del Sud,
confinante con il Belgio) svoltosi il 9 ottobre 1992. Quadro che ha contribuito a creare le
condizioni per la stabilità economica, la crescita economica sostenibile e l’aumento
dell’occupazione, all’interno del quale vi rientrano: il quadro di politica di bilancio (fiscal
policy framework) dell’UE, il Patto di stabilità e crescita, PSC (Stability and Growth
Pact), il Semestre europeo (European Semester) e i requisiti per i quadri di bilancio
nazionali (requirements for national fiscal frameworks), la procedura per gli squilibri
macroeconomici (PSM) (macroeconomics imbalances procedure), e il quadro per i
Programmi di assistenza finanziaria macroeconomica (Framewwork for macroeco-
nomic financial assistence programmes).
– Tuttavia, se da un lato il quadro si è evoluto nel tempo per ovviare ad alcune carenze,
dall’altro si è fatto via via più complesso e, con il passare del tempo, non tutti gli
strumenti e le procedure si sono dimostrati all’altezza della situazione, tant’è che molti
Paesi membri, tra cui l’Italia, ne hanno da tempo richiesto la sua modifica per renderlo
più aderente alle conseguenze provocate dai noti eventi geopolitici di notevole impor-
tanza e tuttora in atto.
I criteri di – Perché l’UEM (processo volto ad armonizzare le politiche economiche e monetarie degli
convergenza di Stati membri, con il fine ultimo di porre in essere una moneta unica) fosse foriera di
Maastricht
crescita e posti di lavoro, e per evitare divisioni tra Paesi membri, era necessario che le
economie dei singoli Stati raggiungessero un grado elevato di convergenza prima del-
l’introduzione della moneta unica: l’euro.
– Per questa ragione il Trattato sull’Unione Europea stabilı̀ i seguenti ‘‘Criteri di conver-
genza di Maastricht’’, che gli Stati membri avrebbero dovuto soddisfare per poter
adottare l’euro (nonché garantire la convergenza delle leggi e delle norme nazionali
concernenti le banche centrali e le questioni monetarie):
Stabilità dei prezzi Tasso di inflazione dei prez- Non oltre l’1,5% al di sopra del tasso
zi al consumo armonizzato dei tre Stati membri dell’UE che han-
no conseguito i migliori risultati
Buona salute della finanza Disavanzo pubblico in % del Valore di riferimento: non oltre il 3%
pubblica PIL
Sostenibilità della finanza Debito pubblico in % del Valore di riferimento: non oltre il
pubblica PIL 60%
Stabilità della convergenza Tasso di interesse a lungo Non oltre il 2% al di sopra del tasso
termine dei tre Stati membri dell’UE che han-
no conseguito i migliori risultati in
termini di stabilità dei prezzi
– Lo scopo dei criteri di convergenza di Maastricht era quello di assicurare che l’economia
di ciascuno Stato membro dell’UE fosse sufficientemente preparata per l’adozione della
moneta unica a partire dal 1º gennaio 1999; anno di inizio del periodo di transizione che è
durato tre anni e che si concluse il 1º gennaio 2002 con l’introduzione delle banconote e
delle monete in euro e con il ritiro delle banconote e delle monete nazionali: fu la più
grande operazione di cambio di moneta della storia!
La Fondazione Con il Sud promuove la seconda edizione del bando ‘‘Terre Colte’’ per valorizzare le terre abbando-
nate o incolte di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia, mettendo a disposizione delle organizza-
zioni del terzo settore 2 milioni di euro. L’iniziativa scade il 14 dicembre 2022.
Fondazione Con il Sud – La Fondazione Con il Sud propone, nell’ambito di intervento ‘‘Progetti Speciali e innova-
tivi’’, la seconda edizione dell’iniziativa ‘‘Terre Colte’’ finalizzata a mettere a coltura
terreni agricoli abbandonati o non adeguatamente utilizzati, con l’obiettivo di favorire
processi di infrastrutturazione sociale del paesaggio rurale attraverso la rivitalizzazione
della tradizione agricola del Mezzogiorno e lo sviluppo di percorsi di inclusione sociale.
– La Fondazione mette a disposizione delle organizzazioni del Terzo settore un importo
massimo complessivo di 2 milioni di euro, che saranno utilizzati in funzione della
qualità delle proposte ricevute.
Soggetti beneficiari Possono beneficiare dell’iniziativa in commento le organizzazioni senza scopo di lucro
nella forma di:
– associazione (riconosciuta o non riconosciuta);
– cooperativa sociale o consorzio sociale;
– ente ecclesiastico;
– fondazione;
– impresa sociale (nelle diverse forme previste dalla Legge n. 112/2017).
I partenariati proponenti dovranno prevedere come minimo la partecipazione di altri due
soggetti, di cui almeno uno del Terzo settore.
I soggetti della partnership non afferenti al mondo del Terzo settore potranno appartenere a
quello delle istituzioni, dell’università, della ricerca e al mondo economico. La partecipazio-
ne, in qualità di componenti della partnership, di soggetti profit ed eventualmente dei
soggetti giuridici proprietari dei fondi oggetto di intervento dovrà essere ispirata non alla
ricerca del profitto, ma all’apporto di competenze e risorse finalizzate alla crescita e allo
sviluppo del territorio e della società locale.
Progetti ammissibili Con l’iniziativa in commento, le organizzazioni del terzo settore sono invitate a presentare
proposte progettuali finalizzate a recuperare e mettere a coltura terreni agricoli incolti,
abbandonati o non adeguatamente utilizzati, sviluppando produzioni agricole sostenibili
dal punto di vista sociale, economico e ambientale, capaci di creare prodotti di qualità e
rivitalizzare le tradizioni legate all’agricoltura e all’allevamento.
La partecipazione al bando presuppone la concessione, da parte di uno o più proprietari, di
uno o più fondi ad un ente del Terzo settore del partenariato proponente. Le concessioni
dovranno obbligatoriamente prevedere:
– una durata minima del contratto di 10 anni;
– un canone d’affitto non oneroso o puramente simbolico per un periodo iniziale non
inferiore a 5 anni;
parti comuni andrà calcolato in funzione del numero delle unità immobiliari di cui si compo-
ne l’immobile, compresa l’autorimessa.
Federico Gavioli
(Dottore commercialista, revisore legale e pubblicista)
IRES
La normativa vigente prevede una riduzione dell’aliquota dell’imposta sul reddito
Riduzione
dell’aliquota delle società, pari alla metà di quella ordinariamente prevista (attualmente 24%),
applicabile sul reddito conseguito da determinati soggetti individuati dalla norma
stessa in relazione ad attività caratterizzate da una marcata utilità sociale; si
chiede di sapere se l’agevolazione vale anche per le Aziende Sanitarie Locali.
(P.R. Reggio Emilia)
L’art. 6 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 601 prevede una riduzione dell’aliquota dell’impo-
sta sul reddito delle società, pari alla metà di quella ordinariamente prevista, attualmente
24%. La disposizione è stata oggetto di recenti interventi da parte del legislatore. In parti-
colare, l’art. 1, comma 51, della Legge 30 dicembre 2018, n. 145, ne prevede l’abrogazione
con effetto, ai sensi del successivo comma 521, ‘‘a decorrere dal periodo d’imposta di
prima applicazione del regime agevolativo di cui al comma 52-bis’’, il quale a sua volta
stabilisce che ‘‘Con successivi provvedimenti legislativi sono individuate misure di favore,
compatibili con il diritto dell’Unione Europea, nei confronti dei soggetti che svolgono con
modalità non commerciali attività che realizzano finalità sociali nel rispetto dei principi di
solidarietà e sussidiarietà. È assicurato il necessario coordinamento con le disposizioni del
Codice del Terzo settore, di cui al Decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117’’.
Ad oggi, dunque, la predetta norma agevolativa risulta ancora in vigore.
Le categorie interessate sono:
– gli ‘‘enti ospedalieri’’;
– le fondazioni di origine bancaria (D.Lgs. n. 153/1999);
– gli enti religiosi civilmente riconosciuti.
L’equiparazione delle Aziende Sanitarie Locali ai soppressi ‘‘enti ospedalieri’’ va esclusa,
come chiarito con la circolare n. 78/E del 3 ottobre 2002 dell’Agenzia delle entrate, in
ragione del fatto che alle stesse sono state assegnate, oltre alle originarie attività tipiche
dei predetti ‘‘enti ospedalieri’’ (ricovero e cura dei malati), altre attività del tutto nuove,
anche di carattere non propriamente sanitario, che esorbitano dall’assistenza ospedaliera,
tra le quali: la promozione dell’educazione alimentare, l’istituzione di corsi di aggiornamento
in materia sanitaria o di sicurezza sul lavoro. Tale prassi è stata avallata dalle pronunce della
Corte di cassazione secondo cui le Aziende Sanitarie Locali non possono essere conside-
rate alla stregua dei soppressi ‘‘enti ospedalieri’’.
Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, infatti, ‘‘L’agevolazione
(...) sancita, per gli ‘enti ospedalieri’, dall’art. 6, comma 1, lett. a), del D.P.R. n. 601/1973,
espressamente inserita tra quelle di carattere soggettivo, è inapplicabile, pure in via di inter-
pretazione estensiva, alle Aziende Sanitarie Locali costituitesi per effetto del D.Lgs. n. 502/
1992, non potendo esse, alla stregua del quadro normativo succedutosi nel tempo, equipararsi
ai primi, perché assegnatarie, oltre che dell’assistenza ospedaliera, di attività e funzioni nuove e
diverse da quelle già di questi ultimi, i quali, peraltro, hanno mantenuto una loro autonomia, o
perché costituiti in ‘‘aziende ospedaliere’’ oppure quali ‘‘presidi ospedalieri’’ nell’ambito delle
predette ASL’’ (cfr. Cass., 4 settembre 2013, n. 20249, 29 gennaio 2016, n. 1687).
Federico Gavioli
(Dottore commercialista, revisore legale e pubblicista)
Sanzioni
ganizzazioni internazionali e
Stati.
control e programmi
alle imprese di adottare le pre-
cauzioni per prevenire i rischi
connessi alle transazioni con
di conformità
l’estero.
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