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Il viaggio dell’onironauta

Cestello di Marta Pastorino


Scuola Holden

Registrazione con Tepée Laura Triscritti


Intervista di Marta Pastorino
14/03/2015

Il tema del sogno, del sognare, così come del risveglio, sono temi tutti correlati a me
molto cari. Parto come sognatrice, e all’evidenza di alcune manifestazioni e di alcuni
fenomeni ho aggiunto la curiosità di capire perché accadevano e che cosa volevano dire.
Ho sempre avuto una produzione piuttosto corposa, intensa, a volte anche
“fastidiosamente” intensa, e quindi è stato per me abbastanza naturale occuparmene.

Cosa intendi per produzione intensa, per esempio rispetto a una notte?
Rispetto a una notte noi possiamo sognare anche per cinque ore di seguito. Siamo
abituati a pensare che ci sia un solo sogno per notte ma non è così.

Ti chiedo di non dare per scontata nessuna informazione, perché stai parlando con
persone che non ne sanno niente.
Certo, anche perché a differenza di quanto si crede il sogno è un argomento altamente
tabù, fondamentalmente perché si pensa che sognare sia un’attività non produttiva.

Produttiva in che senso?


Efficace ai fini della produzione, soprattutto da un punto di vista commerciale. Sognare,
perdersi nell’immaginazione equivale a uno stato illusorio che non ha relazione con la
realtà e invece non è vero: le dinamiche del sogno sono proprio quelle che
caratterizzano la costruzione della percezione della realtà e in quanto tali sono
dinamiche fondamentali per la consapevolezza di cosa sia realtà per ognuno.
Socialmente e culturalmente siamo abituati a metterlo da parte perché il sognare è
sempre relegato a un senso di inutilità, che non ha correlazione con alcun significato,
fondamentalmente una perdita di tempo.
La prima cosa che andrebbe fatta è valorizzare la perdita di tempo nel senso di
allungamento del tempo, disposizione del tempo, caduta nel tempo.

Questo ha a che fare anche con la creazione, con la scrittura. La perdita di tempo è
fondamentale.
Sì, quello che intendevo dire prima per produzione intensa è che ci sono persone che
pensano di non sognare, pensano di non poterlo fare, di non ricordare i sogni e quindi si
trovano in difficoltà, altre che hanno un canale molto aperto e quindi sono più disposte a
ricordare, a memorizzare e all’interno di questo anche a vivere delle percezioni molto
realistiche, vivide. Quindi fare sogni lucidi, sogni lucidi spontanei, viaggi astrali,
proiezioni.

Fermiamoci un istante: sogno lucido, viaggio astrale. Ci puoi dare la definizione?


Di questo che dico, ovviamente non sono l’unica sul pianeta, ci sono diversi testi che ne
parlano per cui io vi rispondo per quella che è la mia esperienza personale e la mia
volontà di promuovere il sogno nell’esistenza umana, o meglio promuovere il
riconoscimento del sogno, perché già c’è, già appartiene a tutti. Se qualcuno qui avesse
dei dubbi, sappia che sogna, anche se non se lo ricorda, lo fa.

Sogno lucido: quando la persona sogna e mentre sogna è consapevole di sognare, per cui
ha la netta percezione di essere all’interno del suo sogno mentre sta dormendo. La
qualità di questa percezione può cambiare e qui ci possono essere vari gradi di intensità,
questo è proporzionale alla consapevolezza della persona, e questa riguarda molto anche
la veglia.
C’è una proporzione tra quello che la persona agisce nella realtà del diurno e quello che
agisce o può esperire nella realtà del notturno.
Il sogno lucido è vivido a tutti gli effetti e ti consente di poter interagire con il sogno e
poter trasformare degli aspetti del sogno. Praticamente sei come un attore in scena, in un
film che stai contemporaneamente guardando seduto in sala, guardi il film, sei anche
dentro il film e scopri di esserne il regista e di poter modificare gli eventi di quel film.

Ci sono delle condizioni per cui ti capita?


Quando si fa un sogno lucido non ci si può sbagliare. Se si ha il dubbio, è probabile che
non sia un sogno lucido, magari è un pre-lucido, un sogno particolarmente vivido, un
falso risveglio (quando il sogno è un po’ a matrioska, cioè ti svegli e ti sembra di essere in
un altro sogno e quindi hai più livelli, oppure hai la sensazione di essere in un sogno
molto reale, nel senso che non ci sono elefanti rosa ma ti sembra di essere in una
situazione molto normale, con una certa linearità, però non è lucido perché non sei
consapevole di essere nel sogno.) Questo può anche voler dire che ci si sta avvicinando
alla lucidità.

Hai anche la percezione di essere nel letto, che ci sono le lenzuola, insomma delle
percezioni fisiche?
Può non esserci la percezione di essere nel letto, c’è la percezione di essere nel sogno e
di stare dormendo ma non necessariamente la percezione della mia stanza e di me che
dormo. Però so che sto dormendo e che sono io che sto producendo quel sogno, per cui
la condizione del sogno lucido mi permette di non vivere in maniera passiva il sogno ma
di poter prendere distanza da certe figure, certe situazioni; oppure di decidere di
trasformarle, oppure di decidere di andare a esplorare cose specifiche all’interno del
sogno magari di chiedere a una persona nel sogno determinate cose che m’interessa
sapere, oppure di andarne a trovare una specifica.

Può succedere che fallisca il sogno lucido? Cioè tu sei consapevole, fai una richiesta, ma
non viene accolta, oppure nel momento in cui tu intervieni necessariamente le cose
accadono?
Il termine fallimento è un termine molto grosso all’interno di quello che è il rapporto con
l’onirico. Io non parlerei tanto di fallimento quanto di emersione di altri dati. Invece di
apparire mia nonna mi appare il mio fidanzato, o viceversa: penso al mio fidanzato e mia
appare mia nonna. Ricordo una persona che aveva frequentato un mio seminario e mi
aveva raccontato di un sogno in cui era consapevole di sognare e l’aveva buttata sul
sesso, e di colpo la madre aveva bussato alla porta.
Si può dire che sia una regia suscettibile di improvvisazioni e di intrusioni, e questo è
anche il gioco. Se uno lavora molto su di sé e impara a interagire con questo, impara a
sentire cose importanti di se stesso e quindi il sogno lucido può diventare una vera e
propria palestra per l’Io, per poter incontrare ispirazione, per poter imparare. È una
forma di apprendimento enorme perché nel sogno lucido tutto il nostro corpo è
coinvolto a livello percettivo sensoriale, per cui noi facciamo un’esperienza di realtà
totale. Se io volo nel sogno lucido, ho imparato a volare. Poi è chiaro che non andrò sul
tetto e non aprirò la finestra una volta sveglia, sono condizioni differenti, ma a livello di
esperienza percepita è la stessa identica cosa, il corpo memorizza cellularmente, impara
e sa.

Allievo: e quando capita il contrario? Per esempio, hai percezioni sensoriali, sei
convinto che sia la vita vera, poi ti svegli e dici, ma sono a letto! Quando stai sognando e
sei convinto di star vivendo la realtà… di solito è bruttissimo…

Però è un bellissimo suggerimento che la tua parte profonda ti dà: ti invita a guardare
meglio la realtà. Potresti per esempio provare ad attuare questo sogno e guardare come ti
invita a vedere la realtà e a svegliarti qua. L’attenzione che noi abbiamo nel sogno è
proporzionale all’attenzione che noi abbiamo nella vita, siamo convinti di essere svegli
ma in realtà noi abbiamo tante ore nella giornata che perdiamo in disattenzione totale e
non ce ne rendiamo conto. Sono tante le situazioni in cui inseriamo il pilota automatico.
Abbiamo molti momenti in cui deleghiamo delle funzioni a una parte di noi che si
accontenta di una serie di direttive massime per muoverci negli spazi... non siamo
sempre presenti. In un sogno lucido sei presente al cento per cento. Hai una capacità
totale di assorbimento di ciò che stai vivendo lì. Non è però la costruzione di un mondo
alternativo. Per me questo è un concetto molto importante, di solito il sognatore/la
sognatrice corrispondono a figure che si astraggono dalla realtà, invece si va esattamente
verso l’opposto: la realtà diventa più grande. Espandendo la realtà, si espande la
possibilità della scoperta di sé e degli aspetti della realtà che normalmente non si
guardano. È una questione di attenzione.

In questo ultimo periodo in cui mi sono concentrata sulla trascrizione dei sogni, mi è
capitato di avere la percezione che poi la giornata sia molto più difficile da affrontare.
Tu adesso parlavi di allargamento della realtà, a me è capitato di trovarmi al mattino
dopo essermi svegliata, aver vissuto la notte di sogni così intensamente da dirmi, ok e
adesso come affronto il giorno? Come vado a lavorare? Ho bisogno dell’oblio, non
dell’attività frenetica della giornata… Qual è il passaggio per sentire che la realtà si
espande?

Allora, sicuramente anche io ho vissuto esperienze oniriche che mi hanno portato ad


avere difficoltà con la realtà ordinaria quando devi esserci in un certo modo perché l’area
dell’onirico e dell’espansione della realtà appartiene al lato destro del nostro cervello, ed
è una sfera che perde certe connessioni del linguaggio stesso, e quando ti devi riferire a
un tempo lineare e condizionato a un ritmo ecc… può essere che uno viva qualche
difficoltà temporanea.
Però in generale non è tanto nel sognare il problema, ma nella costruzione collettiva del
quotidiano: chi l’ha detto che dev’essere inteso così il tempo? Chi l'ha detto che debba
essere così l’orario di una giornata? Che debba essere così la disposizione della nostra
vita all'interno di cio' che noi chiamiamo tempo ordinario? Lineare? Il tempo del sogno è
circolare. A noi serve la mente razionale e potreste stupirvi di questo, ma un buon
onironauta è una persona anche molto pragmatica, non è una persona che si lancia in
cose senza senso. Non stiamo parlando di perdita della ragione, stiamo parlando di un
ampliamento di quelli che sono schemi stereotipati, fissi, che generalmente inducono
nella veglia a vivere delle cose secondo uno schema prestabilito che non abbiamo creato,
ma che abbiamo acquisito all’interno del sistema sociale e dalle credenze familiari. Per
ciò non si tratta di dire “andate al diavolo tutti” ma si tratta di capire se mi sto ascoltando,
se sto capendo dove va la mia vera natura, dove va il mio piacere, dove va il mio stare.
Prendo magari distanza da alcune cose che posso scegliere, posso abbandonare cose che
non m’interessano, se non altro posso non prendere tutto per buono, non dare tutto per
scontato. Ascoltare il tempo del sogno vuol dire entrare in un tempo di verità, ed è per
ognuno così, il sogno non mente mai. Questo ce l’hanno spiegato anche le neuroscienze,
che lo stanno indagando a fondo e da tempo, anche se ci sono una serie di temi che non
riescono a contemplare, a definire e va bene così.
Non so come spiegarlo. La questione è questa: sappiamo veramente chi siamo e come
siamo? Noi viviamo una realtà in cui ci costruiamo un’immaginario che ci fa sentire sicuri
nel mondo. Le neuroscienze stanno osservando l’essere umano in tutti i suoi schemi di
protezione. L’Io corrisponde a un insieme di costruzioni per proteggersi nel mondo,
devo apparire in un certo modo per gli altri, devo accontentare mamma e papà, devo
accontentare la mia storia familiare, sociale, nazionale, ecc… ecc… e sposo anche delle
idee in nome di questo, poi vado a dormire e magari comincio a sognare di essere
un'altra persona, comincio a prendere le sembianze di un animale, di un vegetale, vivo
situazioni che non potrei mai vivere nella realtà che magari mi scuotono però stanno
attingendo a un bagaglio di una personalità molto più amplificata, come se l’identità
rigida della personalità si aprisse a qualche cosa che corrisponde a una natura più
profonda, più siamo allenati ad ascoltarla, più ci corrisponde. Riusciamo allora non a
cambiare la personalità ma ad amplificarne le possibilità. Sono per la multi-personalità in
generale ma non nel senso patologico, no, sono per potersi divertire a sperimentare più
mondi e quindi più modi. Quante volte pensiamo, non posso fare questo, non so fare
quest’altro. Non so comportarmi in un determinato modo. Sono idee che poi vengono
concretizzate e possono diventare reali.
Nei sogni posso sperimentare cose che non penso di fare nell’ordinario però mi
corrispondono come verità di ciò che può essere un desiderio, o un suggerimento
profondo che sta venendo da me. Quando parliamo di sogno parliamo di un’area che la
psicologia definisce inconscio. Cosa vuol dire? Non visto. Come se ci fosse un bacino, che
non dobbiamo necessariamente immaginare come orrido e oscuro dove vivono tutti i
mostri degli incubi, ma semplicemente qualcosa di non visto, non considerato, perché
viene messo in luce altro. A volte è da lì che emergono verità molto profonde. Da qui
parte tutta la ricerca di Jung, degli archetipi, dei miti e dell'inconscio colltettivo.
In fondo l'Io è più collettivo di quanto non si pensi e ha un intenso desiderio di fondersi
nell'altro da se. L'Io si trasforma e cambia nome o lo perde proprio il nome a un certo
punto, cambia sostanza, comincia diventando necessariamente più elastico nelle sue
identificazioni. Si comincia a credere meno a quello che ci si racconta nella testa.

Allievo: sempre in quest’ottica di espansione, quanto di un sogno può essere portato


nella vita ordinaria?

Questa è una bella domanda e la risposta è dipende. Dipende dal sogno che fai, perché se
sogni il volo non lo puoi riportare letteralmente, ma puoi essere attenta all’emozione che
questo sogno ti porta e a cosa sta corrispondendo quel volo, può essere di liberazione,
ma anche di reazione a qualcosa, può essere il cuore leggero o la perdita di aderenza alla
terra.
Quando dico che il sogno non mente, non mente il fatto che se sei in relazione al tuo
sognare, e sei attenta a quello che provi sai anche di che cosa si tratta, quindi sai se è
qualcosa che devi portare nella realtà o no, può essere che ti capiti di sognare una
persona e di sentire una volta sveglia che è una buona cosa andare a parlare con lei.
Il sogno però è quasi sempre solo nostro o comunque in relazione a noi, al nostro
percepito. Ci sono tanti livelli di sogno e allora può essere che sogniamo cose che non
sono poi più solo nostre. Comunemente si arriva a stare in una sfera che sempre ci
riguarda e anche quando riesco ad arrivare a toccare il piano più collettivo o la
correlazione con l’energia di qualcun altro, comunque ho sempre un aggancio che
riguarda la mia individualità. Se sogno di litigare con una persona, non vado il giorno
dopo da lei dicendo: “mi hai detto questo…”, perché forse ho bisogno io di parlarle, e
quindi il sogno può essere utile per liberare un’emozione trattenuta da un certo punto di
vista per poi provare ad andare oltre nella vita. Oppure capita di sognare persone molto
lontane, o scomparse. Praticare il sogno come riattuazione teatrale per esempio e tornare
a dialogare con questo può essere un modo per liberare delle cose; ciò che non sono
riuscita a risolvere in passato, posso risolverlo attraverso il sogno stesso o rielaborandolo.

Stamattina abbiamo parlato del portare questa consapevolezza nell’arte, nella scrittura.
Un passaggio che molti artisti hanno fatto è di ricevere dal sogno la risoluzione della
loro ricerca artistica. Quindi imparare a conoscersi attraverso il sogno ma anche a
esprimersi.

Un po’ anche il fatto di cambiare attenzione. L’arte in generale, richiede concentrazione e


attenzione, però non razionali, chirurgiche (in alcuni momenti sì) però un’attenzione
allargata, una concentrazione rilassata, la si ha quando si fa una cosa che ci piace molto,
allora dovrebbe esserci la possibilità di caderci dentro, per fare questo bisogna darsi la
possibilità di osservare le cose cercando di non costruire costantemente l’inventario del
mondo continuando a rinominare le cose che già so. Guardare la realtà e continuare a
fare un elenco di nomi. Guardarla con occhi differenti vuol dire cercare di discostarsi
dalla costante proiezione che portiamo sulle cose. Questo allarga le maglie della visione,
del tempo stretto, e fa sì che emergano aspetti differenti. Posso guardare una stanza e
descrivere cose che non pensavo di vedere e ci sono, ci sono tutte.

Allievo: ci sono indicatori nei sogni per capire che sono sogni?
Nel sogno lucido che percezione si ha delle cose che si ha attorno?

La prima domanda: si tratta dei test di realtà. Si può costruire un intero eserciziario. Gli
studiosi del sogno lucido hanno parlato di quello che dici tu. Ci sono cose che si fa più
fatica a ricostruire all’interno del sogno perché richiedono da parte del nostro cervello
un’elaborazione di dati molto veloce. I dati di realtà nel sogno possono essere quello di
guardarsi le mani, di muoverle, verificare se ci sono tutte cinque le dita oppure leggere
un testo, e se chiedi di rileggerlo velocemente una seconda volta si perderanno le
immagini e comunque il cervello cercherà di ricostruire subito qualche cosa e ci saranno
cambiamenti. Cercare di cambiare la luce, perché cambiare il setting di una stanza
richiede un’impostazione veloce di tutti i dati, come se, paragonandolo a un programma,
dovesse caricare in breve tempo troppe cose; e questo è un metodo per verificare se sei
in un sogno o no. Dopo di ché, quello che tu fai è stabilizzare la realtà del sogno,
concentrandoti e vivendolo come una realtà. Cambiano i piani di percezione, per cui può
durare più o meno a lungo e può essere più o meno disturbato perché dipende dalla
capacità di concentrazione del sognatore, richiede un certo tipo di distacco emotivo, cioè
non farsi troppo coinvolgere da quello che accade, altrimenti siamo subito presi da
forme che creiamo per andare a elaborare cose che ci premono. Non è sbagliato di per
sé. Si può lavorare sulla stabilità anche allenandosi durante la veglia. Se io faccio il test di
realtà durante la veglia, io posso divertirmi al supermercato e prendermi un tempo e
dire: ora guardo la realtà e mi chiedo, ma questo è un sogno? Magari guardare oggetti,
creare una sorta di teatro in cui si è presenti e attenti che faccia sì che nella memoria
scattino delle cose. Questo tipo di allenamento si potrà ricreare nel sogno. In un sogno
che inizialmente si presenta ordinario poi avviene così, rivivendo quella ripetizione di
colpo ti ricordi e associ a questo la consapevolezza di essere nel sogno. Quando sei nel
songo lucido la percezione è estremamente vivida, tu sei attento e presente su tutto, sei
lucido infatti. Quando succede di riconoscerlo, a volte uno è così felice che si sveglia
subito… Tutti possono fare sogni lucidi e non hanno contro indicazioni.

Ci si può allenare dandosi degli obiettivi, dei desideri. Si può andare a dormire dicendosi:
io stanotte ricordo questo, sarò cosciente nel sogno, oppure già proiettarsi nella
dimensione della realizzazione del sogno lucido e dire stanotte faccio il sogno lucido, e
insistere su questo.

Quasi tutti avranno visto Inception, la scena in cui i protagonisti sono nel sogno
condiviso. E lui dice a lei: questa è la tua prima lezione, stai calma.
La scena che si sgretola, accade perché lei perde concentrazione e si fa prendere
dall’emozione. Questo è molto simile a ciò che succede in un sogno lucido. Se riusciamo
a mantenere un intento e a veicolare la nostra attenzione, riusciamo a portare a termine
la nostra volontà di poter stabilizzare quel sogno. Che cosa comporta poi lo scopriamo.
Se ha che fare con la perdita del sogno stesso anche questo è una indicazione utile. A
volte riceviamo nettamente l’indicazione che dobbiamo svegliarci nella realtà su qualche
cosa.

Allieva: il sogno seriale

I sogni ricorrenti e quelli con scenari seriali sono sogni ideali da portare nella
teatralizzazione. Attraverso la messinscena si possono approfondire aspetti differenti in
questi sogni. C’è differenza tra sogno ricorrente e seriale.
La serie, proprio come quella di tipo televisivo, possiede dei principi educativi per cui
sviluppa un tema, con uno scenario e una situazione, all'interno del quale si susseguono
costanti tentativi di soluzione e/o di osservazione di qualcosa, quindi aspetti la prossima
puntata e dici vediamo cosa succede. Se uno si allena a esserne consapevole, la cosa
interessante è vedere che cosa succede nei particolari che meno si notano. Bisognerebbe
ritornare sulla scena e vedere le cose piccole che si introducono nel sogno, elementi che
cercano di spingere verso aperture di senso differenti. Si può parlare con qualche
personaggio presente nella scena e muovere i ruoli.
Il sogno ricorrente invece è quasi sempre lo stesso e può variare pochissimo, è correlato
a una forte emozione, un blocco per cui la persona si sveglia di soprassalto e fa i conti
con qualcosa che non riesce a essere visto in altro modo e quindi rimane fisso e
ripetitivo. Una delle prime cose che si può fare è cercare di smuovere quel sogno
cambiando punto di vista all'interno della scena.
Allieva: Posso fare un esempio, un tizio che prova a uccidermi ogni volta con mezzi
differenti è considerato serie o ricorrente?
Se qualcosa cambia c’è comunque una serie. In questi oggetti potrebbero esserci cose
importanti, però forse vivi la ricorrenza di trovarti in una certa situazione. A me è
successo per un periodo lungo della mia vita, in cui era ricorrente il killer. Nel momento
in cui questo sogno partiva, partiva anche una forte paura. La personalità che uccideva
era difficile da ostacolare e io finivo sempre per essere testimone di un omicidio, non
potevo aprire bocca, a un certo punto ho deciso di affrontare questo tema e capire cosa
c’era dietro quel personaggio, così ho cominciato a inseguirlo io nel sogno, a fare gli
appostamenti, finché un giorno l’ho preso e visto in faccia ed è stata una bella sorpresa. A
quel punto si è svelato qualche cosa e abbiamo fatto un patto. E' stato proprio lui a dirmi
-adesso non hai più bisogno di sognarmi-. Non l’ho mai più risognato.
Non posso interpretare il significato profondo che ha per te questo sogno, sicuramente
c’è quando incontriamo situazioni così forti. Nel sogno possiamo fare cose che nella
realtà non faremmo mai, come per esempio incontrare killer o noi stessi uccidere…,
questo immaginario spesso nasce da energie primarie, fondamentali per la nostra
costruzione interiore. Il nostro immaginario muove i teatri che possiamo accogliere e
sostenere anche per raggiungere una verità apparentemente scomoda. Sta emergendo
qualcosa che vuole essere visto, magari è molto forte il tipo di censura o è lungo il tempo
per cui non è stato visto, o forse c’è qualcuno che non lo vuole vedere, non si ha il
permesso di vederlo, ma all’interno del sogno tu puoi abbracciare questo tizio, lì lo puoi
fare, se ci riesci si scioglie qualcosa che poi ti restituisce tesori preziosi. Per cui sei
fortunata, considerati fortunata.

Allievo: nelle ultime settimane mi svegliavo in un bagno di sudore tutte le notti perché
rischiavo di morire ogni notte. Una notte con una bottiglietta d’acqua, da cui, a metà,
mentre bevevo, come uno scherzo, ha iniziato a scendere dell’acido, poi, vomitandola,
era acqua nera, poi erano vetri rotti in gola che cercavo di tirare fuori senza riuscirci…

Soffri di acidità di stomaco?

Forse il vino la sera?

Tutto può essere sai; nelle comunità sciamaniche, gli sciamani facevano cose allucinanti
per lavorare sul sogno e per andare a prendere le anime. Si mangiavano chili di carne
avariata e si mandavano in congestione. Ci sono regole e allo stesso tempo non ci sono.
C’è una relazione. Ti dico questo perché tu hai fatto dei gesti in questo momento
parlando di questi sogni… stai rappresentando il tuo canale digestivo, se questo succede
a un livello metaforico o fisiologico non lo posso sapere però c’è una ricorrenza, se noi ci
alimentiamo in un certo modo, immaginiamo in un certo modo e anche penso possiamo
scrivere in un certo modo.

Noi siamo capaci di adattarci a qualsiasi realtà imposta mentre facciamo invece molta
fatica ad accettare di allargare il nostro immaginario… siamo più capaci di abituarci ad
ambienti molto stretti, mentre quando si tratta di immaginare non ci concediamo di
immaginare grande. Perché non immaginare di saltare da una vetta all’altra delle Alpi, o
giocare con elefanti rosa sull’Himalaya. Perché limitarsi? Quando c’è qualcosa che
censura in questo modo l'immaginario forse è perché non ci stiamo concedendo anche
in altri piani della nostra vita uno spazio di esistenza. Non è tanto questione di
concedersi alla fantasia, quanto di allargare le maglie della realtà per renderla più elastica,
di fatto si tratta di concedersi un tempo di immaginazione per attivare un cambiamento
della nostra percezione della realtà; anche la realtà quotidiana può essere spettacolare.
Se usciamo dai nostri contesti abitudinari ci sono cose che accadono che sono
ovviamente pazzesche. Si dice spesso che quando noi andiamo a dormire è un po’ come
morire. Questa è la base degli insegnamenti dello yoga del sogno tibetano, della cultura
del bardo e del passaggio tra la vita e la morte. Il bardo è il luogo dell’intermezzo.
Qualcosa di noi a livello primordiale cerca di proteggersi dalla perdita della realtà, del
rapporto con il corpo, della vita in generale perché proietta su questo un pensiero
negativo. Questione culturale molto forte, tocchiamo un altro tabù molto forte, perché di
morte di solito non si può parlare, non vogliamo parlarne.
La morte non è solo intesa come fenomeno fisico legato alla nostra incarnazione ma è
molto sentita dall'Ego. Il fatto di concedersi come individualità cose differenti da quello
che gli altri si aspettano da noi a volte corrisponde a una morte sociale a cui segue un
lutto interno. Nel sogno la morte appare per evidenziare dei passaggi iniziatici di grande
trasformazione del proprio essere. Allora in veglia non sbaglierai se ti confronterai con
qualcosa da “perdere”, a patto che tu lo veda e lo riconsca s'intende.

Allievo: il sogno lucido ha qualche attinenza con i deja vu? Ho provato nel sogno la
sensazione di stare dentro e fuori e la cosa più simile alla realtà è il deja vu, ne ho
provati tantissimi e a volte combaciano forse con i periodi in cui posso dormire poco
quasi come se fossero una sostituzione del sogno…
Seconda domanda: il sogno premonitore. Sognare cose che poi avverranno. Come ci si
rapporta con questo?

Tutti i sogni sono premonitori finché non lo scopri, se non si realizzano non lo scopri, e
quindi non li distingui dagli altri sogni. A me capita spesso di sognare persone che non
sento da un po’ e poi mi scrivono una mail, e ci contattiamo. Secondo me questo
appartiene più alla normalità di quanto non si pensi, perché siamo in grado da una parte
di organizzare la nostra percezione intorno a poche cose essenziali e al contempo di
ricevere molti dati dall'ambiente in cui viviamo (secondo gli studi delle neuroscienze noi
inglobiamo un sacco di informazioni di cui teniamo solo una piccola parte che ci serve
ad andare da qui a lì). Questo apre una ricerca e uno studio sull’ascolto e la restituzione
nella sfera del sogno di un’informazione più ampia che non riguarda solo il nostro
conosciuto e che probabilmente può attingere alle informazioni di altri, a elaborare un
processo, e quindi può prevedere partendo da un insiene di dati… può essere che
sogniamo in una modalità di tempo differente e poi torniamo nella modalità precedente
e abbiamo dei contraccolpi che sono legati alla nostra divisione tra la sfera destra e
sinistra del nostro cervello, per cui può essere che la differenza sia solo nella capacità più
o meno amplificata di ognuno di accedere a quel bagaglio di informazioni. Ci sono
persone con talenti diversi nell’ambito del sogno. Alcune persone hanno sogni
premonitori molto intensi e spesso se sognano cose gravi, vivono grand sensi di colpa
perché pensano di aver creato quella situazione, in realtà, no. Non l’hanno creata e non
avevano gli strumenti per poterla cambiare perché fino a prova contraria rimane un
sogno come gli altri. Quindi questo è un ambito difficile da concretizzare o spiegare in
termini razionali.

Credo che sia importante sottolineare che è più diffuso di quanto non si pensi
Quante volte ci succede che pensiamo a una persona e squilla il telefono? A me succede
spesso. Noi abbiamo una rete intorno di ascolti possibili anche sottili. Esiste. Saperlo o
non saperlo, frequentarlo o no possiamo ancora ritenerlo un libero arbitrio. Però per
molti è normale, come è normale andare in un bosco e sentire che l’albero è qualcosa di
più di un tronco. Siamo pervasi a livello percettivo da tantissime sensazioni ma siamo
così concentrati a svolgere o riconoscerci in determinate azioni che non diamo peso a
queste possibili indicazioni, poi sogniamo e arriva la mail dal sogno che ci avvisa: hai
percepito questo?! Il deja vu sembra più un cortocircuito a livello mnemonico, c’è una
sorta di gioco sul tempo tra il vissuto e il sognato, si ha una sensazione di ribaltamento
del tempo. C’è un bel film che si intitola ​ Deja vu​, dove si infatti parla della teoria del
ripiegamento del tempo.

Allieva: ci sono esercizi che si possono fare per aiutarsi a ricordare i sogni?
[…]
Il sogno può aiutare a entrare in contatto con canali più profondi, come l’aldilà, se
esiste?

Allora, hai detto diverse cose interessanti.


La prima. Gli esercizi: se una persona non ricorda i sogni o li ricorda in maniera
frammentata e quindi non ha la sensazione di poter avere una linearità nel ricordo non
deve demordere. La prima cosa che serve è desiderio. Desidero ricordare i sogni.
Seconda cosa che serve è voglia di giocare e di metterci un certo impegno. Una certa
dose di entusiasmo aiuta, anche teatralizzando un po’. Poi, serve fare cose simili
all’iniezione di un’idea. Nei seminari lavoro da una parte sulla qualità del sognare e
dall'altra do spazio al contenuto, perché la qualità del sognare ha molto a che fare con il
come posso indurre a me stesso delle esperienze differenti rispetto al sogno e il lavoro
sul contenuto dei sogni può influenzare una maggiore attenzione e qualità nel sognare.
Posso lavorare per portarmi in uno stato di attenzione differente e quando parliamo di
stati alterati di coscienza non dobbiamo necessariamente fare uso di sostanze
stupefacenti come l'​ ayahuasca​ . Questo discorso meriterebbe un serio approfondimento,
non per demonizzare le droghe ne' per promuoverle ma per comprendere più aspetti
della natura umana e della sua relazione col pianeta. In ogni caso per cambiare la propria
attenzione spesso è sufficiente prendersi dieci minuti tranquilli e sereni con noi stessi e
respirare. Già questo ci porta in uno stato alterato di coscienza. Quando stiamo guidando
e giriamo in un incrocio e ci arrabbiamo con quello che ci taglia la strada, lì facciamo un
salto e stiamo alterando il nostro stato di coscienza. Ci sono vari gradi. Per poter
innestare dentro di noi un’idea che possa viaggiare profondamente dobbiamo darle il
tempo di scendere dentro di noi, come un subacqueo che va giù, molto dolce e rilassato.
Si può dire “riprogrammarsi”, un termine molto freddo… Nello yoga Nidra (Yoga del
sonno) si chiama seme della risoluzione, un po’ più poetico, ​ sanpalka​ . Porto dentro di me
l’idea che voglio realizzare e le lascio il tempo di depositarsi dentro di me attraverso una
disposizione. Quindi se sono un praticante e medito, facilito questo, posso fare lo yoga
del sogno, oppure posso semplicemente dedicare un tempo a questo. Posso costruire un
rituale che non deve necessariamente sposare una liturgia, una religione, può essere
molto personale. I miei tre gesti legati al sogno. Quando ho la mia frase, una piccola frase,
non dev’essere un trattato, può anche essere un’immagine che guardo intensamente, che
contemplo, e quindi prendo molto tempo per guardare l’immagine e assimilarla finché
riesco a visualizzarla e a portarla interiormente. Allora quando vado a dormire ripeto
l’intento. Tendenzialmente se ripeto la mia frase a voce alta è più efficace e serve dire
esattamente quello che si desidera fare. Queste sono tecniche che funzionano, però
richiedono determinazione nel senso che occorre sperimentarle un po’, devo dire a me
stesso che ci credo. Se lo dico a voce alta, le mie orecchie sentono, il mio corpo crede. Se
lo dico mentalmente anche questo è molto forte, però devo imparare a veicolare bene la
mente a non distrarmi a non farmi subito influenzare da immagini di altro tipo. Dipende
da come uno si sente meglio senza paura di sembrare buffi o strani, noi siamo esseri
magici, diceva Castaneda attraverso gli insegnamenti di Don Juan, perché noi costruiamo
costantemente la realtà, continuiamo a ripetere ​ mantra​ , a creare la ripetizione che ci
conferisce il potere di dire: questo è reale questo non è reale. Pensa a tutte le volte in cui
il mantra è “non sono capace di..” pensa se invece diventa: sono capace, posso. Senza
dover per forza sposare i principi della PNL si può ottenere un cambiamento efficace e
positivo seguendo alcune regole di buon senso, per cominciare è necessario disporsi ad
aprire i propri parametri.
Ce ne sono tante di tecniche , a riguardo trovate un sacco di testi. Uno degli ultimi che ho
letto e che mi è piaciuto è il libro di Charlie Morly, il libro si chiama ​
Sogni di risveglio, lui
è un portavoce della tradizione dello Yoga Tibetano del sogno molto seguito, tiene
seminari in tutto il mondo. Riconosciuto da un lignaggio di tradizione millenaria e
inscritto in un movimento religioso molto definito, è riuscito a essere una figura di
mediazione che mette insieme aspetti dello yoga del sogno con tecniche occidentali e ha
scritto un libro interessante. A proposito di tecniche efficaci, lui le spiega molto bene.
Può diventare anche molto creativo il modo di concedersi un tempo nella veglia per
osservare la realtà e disporsi in un altro modo.

L’altra domanda, sull’aldilà, torniamo allo yoga tibetano. Da questo punto di vista,
l’allenamento a sognare e all’andare a dormire vuol dire frequentare la ​ frontiera​
. Andare
a dormire non è soltanto lo spegnimento dell’interruttore “on–off” di giorno e notte. Noi
abitiamo comunque uno stato profondo che è sempre presente, sempre costante, che sia
giorno o notte. Siamo noi che ci allontaniamo da questo non aprendoci alla
consapevolezza, fa si che ci sentiamo separati, in una condizione e non in una altra,
bianco e nero, io – tu. Viviamo una condizione molto soggettiva d’identificazione delle
cose, degli oggetti nelle differenze, non riusciamo a sentire quella che cellularmente
sarebbe la parte della membrana. Non riusciamo a sentire la parte che ci parla in modo
più collettivo e profondo e quindi attiva memorie molto più antiche, più ampie. Le
persone che sono morte noi ce le portiamo sempre dietro ma non spaventatevi per
quello che dico, non è che lo facciamo con il senso di vivere con gli zombie, perché poi
l’immaginario è questo, così certi discorsi diventano tabù.. nell’immaginario è qualcosa
che fa molta paura. Allora non si è capito cos’è il culto dei non nati, che appartiene
all’essere umano da un punto di vista animico molto profondo. Non è tanto un aldilà, è
considerare questo di qua in maniera più ampia. Non è la realtà separata, siamo noi che
siamo separati dalla realtà. La realtà non è due. È più ampia e noi abbiamo degli
strumenti per arrivare ad avere una consapevolezza che possa sposare anche la nostra
ragione almeno fino a un certo punto. La barca più potente finale di questo disegno che
sto spiegando è proprio l’arte. L’arte è un ponte meraviglioso. Non è il fine. A volte si
scontra con il suo limite. Ma ci può portare a sbirciare qualcosa di uno sguardo oltre che
vale la pena di cercare. Io penso.

Ci tengo a chiarire questo aspetto: a seconda di quello che stiamo cercando, delle
risposte che vorremmo avere, delle cose che sono parti fondamentali per andare più a
fondo dentro di noi, e quindi anche nella costruzione con il piano spirituale, il piano
dell’invisibile e con un senso di aspirazione e evoluzione personale, chiamatelo come
volete può avere molti nomi, senza doverlo appiccicare a un etichetta religiosa o a un
contesto specifico, parliamo dell’umano umano che ha tutte le gamme di possibilità, in
questo senso il sogno può rispondere a cose molto profonde e quando noi sogniamo
archetipi potenti stiamo parlando con una parte profonda di noi che immagazzina una
conoscenza e una relazione con questo evolversi costante e allora è come se avessimo
appuntamenti interiori e alcuni sogni sono preziosissimi. La rappresentazione del sogno
di per se è totalmente artistica.
Pasolini fece dire all'allievo di Giotto: ma perché dobbiamo costruire un’opera d’arte se
possiamo sognarla così perfettamente?
Come se all’interno del sogno fosse già realizzata la sua visione e fosse esperita
l’esperienza diretta. Perchè fare e costruire l'opera dopo? Forse è una bellissima barca
quello che l'artista vuole creare perché qualcuno possa traghettare con lui nella visione
dell'altro mondo, che appunto è qui, è qui. Realizzazione molto profonda di cosa può
essere il rapporto con l’immaginario e l’immagine è proprio la creazione e la costruzione
di una rappresentazione. Quindi l'immagine abita là e al contempo diventa veicolo per
andare nell’aldilà che non è separato da qua, è che andarci richiede una nostra
trasformazione. L’arte, per lo meno certa arte, ci può portare a fare l’esperienza del
guardare oltre. L'opera è un pretesto non per raccontare la cosa, per attravarsarla e
scoprirsi dall'altra parte trasformati. Posso parlare allora di sogno, visione, e anche di
idea, sono tanti aspetti non c'è un modo solo di creare. Per capirlo bisogna farlo e poi
forse dovrai o vorrai abbandonarlo, c'è anche questo rischio...
Vi racconto un sogno che per me è stato molto potente. Che tocca le corde del sacro
nello specifico. Non era un sogno lucido, legato alla consapevolezza di essere nel sogno
ma era un sogno molto chiaro, quello che nello yoga tibetano viene definito sogno di
chiarezza, molto limpido, realistico, ero presente.
Eravamo in una classe di meditazione, molto intensa, tutti i praticanti in questa sala di
meditazione erano nudi, ognuno di noi aveva un uovo sul quale sedeva, era un uovo di
alabastro, un’immagine bella e forte. Io ero seduta in meditazione e di fronte a noi
vedevo un altro praticante seduto a gambe incrociate, solo che a differenza di noi, lui
aveva la schiena completamente sferzata di sangue, nel sogno realizzo che lui era Gesù
Cristo, lo guardo e una voce nel sogno mi dice -finché non ti libererai da questo senso di
colpa non potrai realizzare l'illuminazione-. È stato rivelatorio questo sogno per me.
Raccontato così con la parola può essere un’immagine piuttosto che un'altra, vissuta con
l’emozione e la consapevolezza cellulare che all’interno di un sogno si può avere, è stata
una grande realizzazione. Ho attraversato una rappresentazione. Ho compreso allora che
per poter realizzare un cammino interiore dovevo stare molto attenta alle immagini a cui
mi affezionavo e che decidevo di seguire e che non potevo dare per scontato il
messaggio delle immagini sacre e come potevano influire su di me, qualunque esse
fossero. E quindi senza voler prendere posizioni rispetto all’immaginario cristiano, dico
che lì quella figura, quell’archetipo, quel mito mi ha parlato e mi ha insegnato delle cose
in un certo modo. E per quel che mi riguarda dovevo e volevo trasformare il mio modo
di guardare o interpretare ciò che guardavo.
In sogno ne ho incontrati diversi di miti e luoghi sacri, e sono stati tutti molto utili. Ho
scritto un libro in sogno, un piccolo racconto zen, mi si è stampato nella memoria. Il
miglior libro che ho letto in sogno è stato questo, un giorno entro nella mia stanza e c’era
questo libro messo su un altare e sopra c’era scritto: il tao. Lo apro, e non c’era neanche
una mezza parola, erano solo nuvole e cielo in continuo movimento. Un’installazione già
fatta. Un’opera d’arte completa. È stato forte per me fare l’esperienza di questo sogno
perché in quel momento io ho vissuto un grande stupore guardando in questo libro e ho
realizzato che non avrei mai potuto esprimere un concetto sul tao, ciò nonostante
ricevevo delle informazioni molto precise sul costante mutamento delle energie. Tutto
era solo mutamento, imprendibile e costante. Ero in contemplazione.

Allievo: se il sognare ci mette di fronte al nostro inconscio, quindi a verità nascoste, il


sogno lucido non rischia di interrompere questo processo o di ottenere l’effetto
opposto?

Da una parte è vero, ma fino a un certo punto. Come dicevo prima, non mente. La
personalità più profonda è quella che abita di più quella dimensione. A volte persone mi
dicono: ma a diventare consapevoli del sogno, poi controllo il sogno? Tolgo al sogno una
serie di cose? In realtà essere consapevoli non significa controllare, certo ci può essere
una regia stretta e si può definire uno scenario, si può dire io voglio andare a parlare con
una persona perché ho bisogno di chiarire delle cose o può essere che questo succeda
senza che io l’abbia desiderato, però diciamo che io posso veicolare il mio desiderio e la
mia intenzione esattamente come farei nella realtà se prendessi coscienza di un
desiderio in questi termini, quello che accade nel sogno è che insieme a me si muove
anche la mia parte più profonda e quindi il mio modo di relazionarmi mi riserva
comunque delle sorprese e facilmente subentrano all’interno di queste situazioni delle
risposte inaspettate, non è tutto preciso e rigoroso.

La stessa risposta si può traslare su un quesito parallelo che si fa parecchio qua a scuola
e su cui io mi sono interrogata tanto: il fatto che io mi occupo della mia persona e
quindi guarisco rispetto ai miei malesseri, questo non vuol dire che io perda la fonte
della mia scrittura, della mia arte. L’emersione della consapevolezza fa sì che tu possa
andare ad ampliare le possibilità di vene che l’artista può trovare, di pozzi cui attingere
che non sono sempre per forza il tuo vissuto doloroso, traumatico, infantile, ecc ecc. Io
credo che uno possa occuparsi di se stesso e continuare a essere artista nel corso degli
anni.
Magari parti da un malessere, da cui nascono domande, interrogativi, però poi il fatto
di affrontarla, comprendere emotivamente, razionalmente, istintivamente le sue radici
non ti toglie la possibilità di rendere quella materia catartica artisticamente, ma anzi,
puoi aumentare e ampliare le tue possibilità artistiche.

Quello che dici è molto interessante, è una cosa che mi tocca e che mi ha fatto arrabbiare
tanto nel campo dell’arte. Alla fine uno si stufa di vedere così avvalorato dal sistema
l’esposizione del dolore dell’ego di turno che si manifesta. E' la metafora di Narciso. Nel
guardare l’immagine di me vi è un duplice aspetto. Nel sogno noi viviamo costantemente
il paradosso. È chiaro che sto andando verso di me e sto cercando me in me, però
mantieni lo sguardo di narciso e al contempo vai oltre, c’è l’acqua, ci sono le profondità e
laggiù c’è Ade che ti guarda e quando cominci a sentire che sei riguardato incontri delle
cose molto interessanti. Questo ha molto a che fare con l’arte e con il passaggio da ciò
che può essere la dimensione individuale a quella universale. Qualcosa di molto banale
nella mia vita si può espandere fino a toccare le corde di un universo in cui non sto
costantemente lì a raccontarmi quello che non mi hanno dato da piccola ecc ecc.. In
senso educativo la fase del narcisismo è fondamentale, viva i selfie, ma poi andiamo
oltre. Se sosteniamo quello sguardo e non rimaniamo sulla superficie compulsiva della
paura di perdere la proria identità possiamo andare oltre. Andando in profondità
nell’immagine può essere che ci venga anche il desiderio di lasciarla per un'altra e poi
un'altra e forse poi ancora nessuna o tutte.

Che è anche un po’ la questione del mimetismo, del fatto di essere mimetici, degli altri
e di se stessi, di questo io, e però sapere che è un personaggio che interpretiamo

Anche lui appartiene all’inventario, il personaggio che interpretiamo, l’ego, l’identità che
costruiamo anche nel modo più sano. L’ego non va demonizzato ma va usato. Non ci si fa
usare dall’ego, non si diventa passivi, sostenitori di una forma rigida ma la si rende
elastica, però è chiaro che mi serve per presentarmi in un certo contesto nella mia vita. Il
termine consapevolezza torna sempre. La via dell’onirico intesa come costruzione di
senso in un percorso interiore di conoscenza allarga le possibilità, non controlla quello
che già è piccolo, allarga le sue possibilità di crescita e quindi anche di sorpresa.

Allievo: la relazione tra l’emotività e l’inconscio, quello che ti dà il sogno, si può sposare
con la tua parte razionale?
Mi viene in mente l’ossimoro dell’intelligenza emotiva, per cui sembrerebbe che quando
tu hai a che fare con la parte razionale non puoi lasciar spazio alle emozioni. Viceversa,
se sei un emotivo non sei capace di pensare di fare qualcosa… non è vero questo
appartiene a un retaggio dove il pensiero occidentale ha largamente enfatizzato una
struttura razionalista, positivista, power… attiva, efficace, prodotto-centrica,
maschilo-centrica, senza voler fare l’inno femminista che non è nella mia intenzione, io
sono per la complementarietà, però c'è un modello che tenta di sminuire un altro che
andiamo a trovare per almeno sei-otto ore ogni ventiquattrore della nostra vita, poichè
non è valorizzato non gli diamo attenzione.
La sfera emotiva è fondamentale, il corpo emozionale è quello che sogna. Il corpo astrale
è quello emotivo. Un sognatore può strutturare un percorso ragionevole, non è privo di
razionalità.
Immaginiamo di avere da una parte il ragioniere, dall’altra il creativo che però parla a
bassa voce. Poi c’è l’archivista che è il cervelletto e conserva tutto, diceva Charlie Morley.
Ha sempre vinto il ragioniere, ha l’idea, trova efficacemente il percorso da fare, riesce a
esprimerlo in maniera dritta, arriva e lo concretizza. L’altro invece ha visto già tutte le
altre possibilità di espressione, le ha completamente associate e amplificate però ha un
processore più lento, non ha voce non si esprime in maniera così diretta per cui non
arriva alla concretizzazione in questo senso. Poi il ragioniere se ne va e l’altro rimane a
lavorare da solo in ufficio e comincia a produrre progetti tutta la notte, va a vedere tutto
quello che può scaturire dall’immaginazione più libera. Il ragioniere torna al mattino,
rivede tutto quello che è successo e comincia a dire: ma sai che c’è? Interessante questo
lavoro, e allora nasce una collaborazione.
Io dò spazio alla sfera emotiva, quando io dò spazio alla profondità di me, il linguaggio mi
aiuta fino a un certo punto, io posso andare a toccare corde molto profonde, posso
creare un immaginario ispirato, accedere a qualcosa di molto elevato e anche forse tra le
trame di ciò che rappresento posso passarlo, ma l’esperienza diretta di una realizzazione
interiore non ha niente a che vedere con il linguaggio. L’esperienza diretta è qualcosa che
si vive a livello cellulare, non si può esprimere. La cosa interessante è portarsi sulla soglia
di questo, la mente ci può essere alleata, ma è come la barca che attraversa il fiume, se
voglio continuare devo mollare la barca, darmi la possibilità di andare fuori dal suo
controllo. La perdita del controllo con il controllore elastico che mi aspetta sul bordo
della fonte in cui mi immergo.
Nella scrittura è proprio questo: il passaggio dal controllo al non controllo. Serve
educare al controllo della materia, soprattutto quando si tratta di opere lunghe, un
film, un romanzo, non puoi non controllarla, però non puoi avere solo uno o l’altro. Tu
devi navigare dentro la struttura abbandonandoti.

Io credo che questo sia fondamentale per la nostra esistenza, investe tutto. Ma è vero
anche il contrario. Ci sono persone che hanno idee incredibili, grandi energie creative e
poi non sono capaci di concretizzarle, non riescono a trovare quel compromesso per cui
alcune cose le devo lasciare perché non le posso portare e sono frustrate dal senso di
riduzione.
L’arte sta molto nel saper costruire la struttura, per cui all’interno di queste maglie forse
qualcun altro se ha la capacità di stare in quello sguardo può cogliere quello che c’era
dall’altra parte.

Allievo: con l’avanzamento della tecnologia che stiamo creando noi esseri umani, dei
nuovi metodi per entrare nel sogno lucido, come le dream band (una piccola fascia che
si mette davanti agli occhi che manda segnali luminosi a determinate ore in modo tale
da farti scattare il sogno lucido) ad esempio, quanto questo fa perdere la spiritualità del
sogno?

Questo oggetto che sembra un giocattolo può essere considerato malefico a seconda
degli usi, è stato inventato da LaBerge, uno dei ricercatori del sogno lucido che più è
riuscito a sperimentare e a testimoniare determinati passaggi scientificamente rispetto
alla consapevolezza durante il sogno. E' riuscito a stabilire per esempio un rapporto
durante la fase rem del sogno con chi sognava in modo che la persona riuscisse a
mandare dei segnali all’esterno, perché la scienza si chiedeva: quando dormiamo siamo
consapevoli dell’esterno? E loro hanno dimostrato che chi sogna è cosciente di dormire
quindi può dare un segnale anche all’esterno.
La spiritualità non possiamo perderla. È, punto e basta. Quello che possiamo fare è
perderci noi in questo percorso, decidere di essere vicini o lontani, dargli un nome che
non possiede per aderirvi ideologicamente o emotivamente, oppure opporci e
comunque coltiveremmo solo un'idea di cosa sia spiritualità. Il piano spirituale c’è e c'è
per tutti. Possiamo discutere per anni su cosa sia spirituale e rimarremmo solo sul piano
dell'interpretazione senza mai farne esperienza. Se noi desideriamo essere in cammino e
ci muoviamo per scoprire tutti gli aspetti di noi e dell'essere umano in senso collettivo, a
un certo punto, lo spirituale si apre naturalmente o meglio ci apriamo noi ad esso.
Se un essere umano comincia a camminare nel bosco a piedi nudi, con calma, è naturale
che a un certo punto cominci a sentire qualcosa di armonico dentro di sé, non è una
cosa così lontana, basta anche poco. Quello che un oggetto esterno può fare, che sia
tecnologico o arcaico (l’equivalente sarebbe la piuma nello sciamano, si chiamano oggetti
di potere nello sciamanesimo) se io delego a un oggetto il potere di farmi fare una certa
esperienza sto delegando a qualcosa fuori di me quello che io potrei risolvere
internamente. È giusto o sbagliato? Dipende, perché io posso utilizzare una cosa con
consapevolezza e quindi è la piuma di Dumbo, però a un certo punto so che
quell’oggetto mi sta insegnando qualcosa che è dentro di me. Come qualsiasi
rappresentazione, la porto fuori di me per poterla vedere, quindi utilizzandola
conoscere. Se mi ci attacco e dico: esiste solo il Dio Piuma e adesso veneriamo tutti il Dio
Piuma, lì ho perso di vista me stesso. Questo vale per la tecnologia, la medicina, per l'arte
e per qualsiasi tipo di religione o per i nostri stessi sogni. La spiritualità pervade ogni
piano di realtà e soprattutto quella manifesta, concreta, tangibile, da dove cominciare se
no? E perche? Siamo chiamati ad attraversare la vita intensamente, noi stessi siamo
un'opera magnifica e spesso non ci trattiamo bene.
Non voglio dire quindi che l’immaginario delle immagini sacre non sia importante, ma va
considerato uno strumento per l’interiorità. Se sono connesso con me stesso, tutto
diventa un’occasione, poi a un certo punto senti di poter abbandonare gli strumenti e
vedere se stai in volo. È una questione di direzione interna, sembra banale ma può
cambiare completamente il senso di un’esperienza in tanti cammini. Connettendosi nella
dimensione del sogno interiormente, con questo ascolto, non ti menti.

Allieva: io stavo pensando a quello che dicevi sul cervello, sulla parte sinistra e su
quella destra, sulle parti razionali e istintive di noi. C’è una distinzione tra queste due
parti anche nel sogno?
Poi, come mai ci sono persone che parlano nel sogno e altre no?

Ci sono persone che parlano nel sonno e non necessariamente sognano mentre parlano
perché può venire anche da altro, può non essere il sottotitolo. Questo fatto è legato ad
una condizione neuro-fisiologica per cui ci possono essere dei processi che
normalmente vengono inibiti che sono invece attivi e per una sorta di scompenso la
persona può dar voce a pensieri o a un immaginario molto profondo senza filtro e senza
averne memoria.

Allieva: Come se nella realtà non si volesse dire quella cosa?

No, non è sempre così letterale. A volte può avere un significato profondo ma a volte è
talmente sconnesso dalla consapevolezza della persona che è difficile creare una
relazione. Dipende. Bisognerebbe capire il contesto, la situazione, la persona.
Se dobbiamo parlare di interpretazione è difficile, perché se io sogno una valigia, lei
sogna una valigia, tu sogni una valigia, non è la stessa valigia, non è lo stesso viaggio, forse
non è un viaggio. Ci sono delle macro aree in cui possiamo individuare gli elementi di un
sogno in maniera archetipica, però in ogni individuo ci sono aspetti diversi da
considerare.

L’altra domanda, sul cervello. Quando sogniamo, è l’area dell’emisfero destro che è più
attiva, perché quella dell’emisfero sinistro diciamo che si prende tutta la giornata. A un
certo punto va a dormire e l’altra subentra. Queste due energie, nell’ambito delle
discipline olistiche sono definite anche maschile e femminile, ying e yiang, sono anche il
sistema simpatico e parasimpatico, aree dentro di noi che hanno funzioni diverse ma
sono costantemente in sinergia, complementari: all’interno del sonno rem noi viviamo il
così detto “sogno paradosso” perché sul piano delle frequenze cerebrali siamo svegli e
attivi come se fossimo nella veglia ma abbiamo invece inibito completamente la nostra
attenzione verso l’esterno, la nostra percezione si rivolge all’interno; questo stato nella
pratica della meditazione corrisponde a Pratihara, che è la dimensione ritenuta dei sensi.
Il praticante rivolge la sua attenzione verso l'interno e inibisce la reattività agli stimoli
esterni, una delle prime cose che vedrà sarà proprio il gioco della sua mente, per poi
andare oltre. Al contempo sa di essere in quel luogo ed è sveglio, se arrivasse una tigre
reagirebbe. Stadi più profondi della meditazione non contemplano più l'idea della tigre.
Abbiamo quindi questi due aspetti, uno agito da quello che possiamo definire l’emisfero
destro e uno da quello sinistro che stanno comunque convivendo nello stesso momento.
Noi abbiamo la facoltà di spostare la nostra attenzione. Questo ci permette di vivere il
sogno e anche di memorizzarlo se riusciamo a stare nella frontiera. Le energie si
incrociano costantemente, la difficoltà sta poi nel linguaggio e nel tentativo di descrivere
cosa avviene ma quando questo è esperienza diretta della persona è tutto molto chiaro.

Allieva: a me è successo che io ho parlato nel sonno e un mio amico addormentato mi


ha risposto, la sorella che era sveglia ci ha fatto da testimone, noi non ce lo ricordiamo
assolutamente.

Succede tante volte, anche in veglia succede di parlarsi senza ascoltarsi. E succedono
cose molto buffe. Io per esempio rido spesso nella notte.

Per concludere, tornerei da dove siamo partiti. Una parola che abbiamo lasciato al
primo bivio, è stato il viaggio astrale. Poi, altra parte che avrei desiderato affrontare era
legata alle visioni, anche da svegli. Infine, proprio perché i nostri ospiti spesso
raccontano questo, mi interessava chiederti da dove sei partita tu, la tua storia con il
sogno, cosa fai, cosa proponi come pratiche. Potremmo partire da qui.

Io spunto in questa radura dell’umano con la capacità di essere spesso in frontiera. Fin da
piccola ho sempre avuto molto fervida la dimensione notturna, della frontiera, quando
salgono le ombre. Diventavano molto concrete le immagini che incontravo, a volte anche
in maniera spaventosa e forte. Questo aspetto ha segnato sin dall’inizio il mio rapporto
con l’onirico come qualcosa di molto quotidiano con cui facevo i conti sempre. Questa
crescita nel tempo mi ha portato in varie fasi ad affrontare il sogno in modo diverso, ma
ero sempre in attenzione. Un’attenzione che a volte è stata una fuga, un po’ come cercare
un altro mondo che mi rassicurava, però è stato anche il mondo che mi ha insegnato in
modo molto chiaro come stare qua, come essere nella mia realtà quotidiana, e mi sono
sempre fidata di questo, il rapporto non è mai finito. Quindi sogni ordinari, sogni molto
forti o sogni chiari. Per me era molto difficile distinguere il sogno dalla realtà.
C’è una famosa storia di Chuan Zu che dice: ho sognato di essere una farfalla, mi ero
dimenticato di Chuan Zu, poi mi sono svegliato e penso alla farfalla, ma sono io Chuan Zu
che penso alla farfalla o è la farfalla che sta sognando Chuan Zu adesso?
Trovo questa piccola storiella significativa. Quando a un certo punto nella mia vita ho
incontrato una pratica per me molto importante come strumento di crescita che è l’Hara
Yoga, ho cominciato anche a entrare in profondità nella mia conoscenza, nel mio cercare
dentro di me e questo ha amplificato le mie risposte nel sogno per cui ho fatto sogni
iniziatici a me stessa, e sono entrata in un altro mondo, quindi ho studiato Castaneda e il
Nagual, lo sciamanesimo, lo Yoga Tibetano, Yoga Nidra. Sono tanti i contesti, ma non mi
sento di appartenere a nessun lignaggio specifico, mi sento abbastanza solitaria nella
ricerca, come se stessi cercando di tessere tutto in una chiave che possa essere condivisa
o per restituire una sintesi che vada aldilà di occidente e oriente. È un viaggio di ricerca
continua. Castaneda parla di varchi del sognare. Man mano che vai avanti nella ricerca,
man mano che cresce la consapevolezza, riconosci cosa incontri, puoi avere crisi e farti
domande importanti ma non hai dubbi sul ricercare. L’esperienza dell’uscita fuori dal
corpo per esempio, del così detto viaggio astrale, del corpo energetico, è vera. È reale e
molto concreta per chi la vive e tantissime persone la vivono senza avere strumenti per
comprenderne il fenomeno perchè culturalmente non è considerabile più di tanto. E'
un'esperienza relegata al campo delle allucinazioni sensoriali anche se è uno dei temi più
dibattuti dalle scienze. Ne possono parlare i monaci tibetani, la New Age con i suoi
siparietti naif o gli sciamani perché nonostante le infinite vessazioni subite ancora
esistono e si sono modernizzati, abbiamo perso molti insegnamenti e chiuso molte porte
che però possiamo riaprire. La cultura occidentale tende a diffidare di questi modelli,
ritiene interessante il campo delle neuro-scienze per un fattore linguistico ma dubita di
ciò che si sta sperimentando e provando perché non ammette la possibilità di perdere il
controllo di una realtà precostituita. La cultura dello Yoga non è iniziata con le scuole di
Yoga è iniziata con gente che andava nella natura e praticava per sfidare i suoi stessi
parametri percettivi millenni fa. In Europa la cultura celtica disegnava sui suoi oggetti
rituali una divinità di nome Kernounnos (signore delle foreste) seduto a gambe incrociate
come Siddartha. Quindi dove sta la verità a oriente o occidente? Chi vince, emisfero
sinistro o destro? Il nostro Pianeta nutre entrambi ruotando in un universo infinito e
misterioso.

L'arte in questo ampio viaggio di ricerca è un percorso parallelo e complementare, mi


caratterizza come vocazione e desiderio come continua ricerca di stimoli per fare e
creare immagini interiori inizialmente e poi come strumento per conoscere elaborare e
anche da restituire ad altri come offerta di un immaginario o come aiuto, come
educazione o come semplice piacere personale se non necessità espressiva punto. Per la
mia parte animica sono stati fondamentali anni di ricerca in ambito tribale mentre per la
parte sognatrice è stato inevitabile un passaggio surrealista ma anche post, pop e
contemporaneo, l'incontro con la psicomagia e gli anni di studio del teatro e dell'atto
poetico e psicomagico mi hanno permesso di curare aspetti di me e vedere ampliate le
mie possibilità espressive, ma anche qui non sposo un unico modello o una tecnica
specifica, ho un mio mondo personale ma anche collaboro con altri artisti e sempre di
più è il processo stesso del fare arte che mi interessa e la sua libertà disciplinata che si
misura con diversi medium e in diversi contesti, dal quadro all'installazione o alla
performance con e senza contesto sociale. Per me intimità e collettività sono
strettamente connesse come polarità di un unico organismo.
L'arte consapevole del sogno è un percorso di pratiche che ho elaborato negli anni e che
propongo nei miei seminari, in cui l'arte e lo yoga sono gli strumenti principali e
complementari per una giocosa disciplina volta alla scoperta di se e del proprio
immaginario nell’onirico. Le proposte sono varie e articolate ma in sintesi posso dire che
si lavora dinamicamente sul corpo per la sua stabilità e disposizione a scoprire ma anche
sostenere il proprio corpo emotivo e le sue strutture percettive, con attività sensoriali,
visualizzazioni guidate e approccio alla meditazione in senso ricettivo. Si passa attraverso
una dimensione rituale non liturguca ma necessaria a questo disporsi con atti di
attenzione e bellezza che veicolano ad una consapevolezza amplificata e condivisa in cui
allentare la tenacia delle proprie identificazioni. E si giunge però anche alla possibilità
individuale di espressione creativa o artistica, grafica e teatrale, per elaborare e aprire
senza costringerlo in una rigida intepretazione il contenuto dei propri sogni. (Se volete
però maggiori approfondimenti vi rimando al mio blog:
www.questoeunsogno.blogspot.com).

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