Sei sulla pagina 1di 9

GRANO (FRUMENTO) TENERO (Triticum aestivum)

GRANO (FRUMENTO) DURO (Triticum durum)

Avvicendamento: l’avvicendamento risulta essere una pratica


fondamentale, poiché la coltura ripetuta se se stessa, detta ringrano o
ristoppio, è da evitare in quanto le rese in granella granella sarebbero
inferiori per una maggiore incidenza di malattie fungine.
Lavorazione del terreno: diverse sono le modalità di lavorazioni del
terreno, ma in questo caso, volendo ottimizzare le produzioni, si preferisce
eseguire le tecniche di lavorazione tradizionale.
• Lavorazione principale: aratura o ripuntatura a 25-30 cm di
profondità, è la tecnica più indicata se il terreno è stato compattato
oppure se sono presenti residui colturali. L’aratura permette di
mescolare il terreno e di interrare i residui colturali.
• Lavorazioni complementari: affinamento del terreno o ripasso, questa
lavorazione viene eseguita a 10-15 cm per affinare il terreno in
eseguito all’aratura e creare il letto di semina (zona in cui verrà posto
il seme). Il grado di affinamento del letto di semina deve consentire
una buona circolazione di aria e un intimo contatto tra terreno e
seme, questo per far avvenire un’ottima germinazione.
Epoca di semina
Per i climi italiani è quella autunnale: in Italia settentrionale dovrebbe
iniziare a metà ottobre, in Italia centrale a inizio novembre e in meridione
a fine novembre. L’importante è che nell’arrivo dei freddi la pianta non sia
troppo sviluppata, ma abbia raggiunto almeno le 3-4 foglioline; in questo
stadio la resistenza al freddo è massima.
Scelta del seme e della varietà
Non si devono trascurare questi due aspetti fondamentali per una buona
riuscita della coltura. La buona semente deve avere un’elevata purezza,
elevata germinabilità, deve essere indenne da malattie fungine e senza
semi di erbe infestanti. La scelta della varietà deve essere fatta in funzione
del clima, del terreno e della tecnica colturale. Sono da tenere presenti
alcune semplici regole nella scelta della varietà:
• per le aree siccitose e calde sono più adatte le varietà precoci;
• per le aree umide sono più adatte quelle resistenti alle grittogame
(ruggini, oidio, septoriosi);
• per le aree con inverni freddi, quelle maggiormente resistenti alle
basse temperature;

• per i terreni meno fertili e per tecniche di produzione a basso input


sono più adatte quelle meno esigenti dal punto di vista nutrizionale;
• per i terreni fertili o con impiego di elevate concimazioni azotate
quelle resistenti all’allettamento, ovvero di bassa taglia.
Alcune delle varietà di frumento duro: simeto, duilio, creso, iride, claudio,
saragolla, anco marzio, ecc.
Modalità e densità di semina
La semina viene eseguita con seminatrici a righe o di precisione in file
distanti 14-20 cm e con una deposizione del seme a una profondità di
omogenea di 5-6 cm. Per quanto riguarda la densità di semina nei terreni
fertili, le dosi più frequenti sono 160-180 kg/ha, mentre per i terreni poco
fertili le dosi consigliabili variano tra i 220-280 kg/ha.
Concimazione
La concimazione, in particolare quella azotata, è un elemento essenziale
della tecnica colturale per raggiungere gli obiettivi di produzione e di
qualità. Importante è distinguere le tue categorie di concimazione: quella
di fondo e quella di copertura.
• Concimazione di fondo (concimazione fosfo-potassica): la
concimazione di fondo o di pre-semina viene effettuata dopo il
ripasso con lo spandiconcime o alla semina se la seminatrice è
munita di esso. Le dosi consigliate sono di circa 200-250 kg/ha di
fosfato biammonico (18-46).
• Concimazione di copertura (concimazione azotata): il frumento,
come gli altri cereali, risponde bene alla concimazione azotata;
l’azoto è una delle leve più importanti per raggiungere elevate rese
sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo. L’azoto infatti
favorisce l’accestimento, in levata aumenta la superficie fogliare e la
sua funzionalità fotosintetizzante e in fioritura aumenta la fertilità
delle spighette con maggiori percentuali di allegagione. Sono tuttavia
da evitare eccessi di azoto, perché favoriscono l’allettamento della
coltura, minore resistenza alle malattie fungine e maggior consumo
idrico.
È preferibile svolgere delle concimazioni frazionate per evitare il
dilavamento dell’apporto nutritivo, infatti è consigliato distribuire prima
dai 200-250 kg/ha di urea al 46% e poi 150-200 kg/ha di nitrato ammonico
al 26% di N.
Controllo delle infestanti
La lotta delle infestanti deve essere attuata prima di tutto con la buona
pratica agronomica che prevede l’avvicendamento colturale e buona

preparazione del letto di semina. Le infestanti più diffuse nei cereali


autunno-vernini sono:
• Monocotiledoni: graminacee: avene selvatiche, falaride, coda di
volpe ecc.
• Dicotiledoni: composite: camomilla, fiordaliso, stoppione,
crisantemo ecc.
Diserbo chimico
Il diserbo chimico generalmente viene eseguito in post-emergenza; risulta
la pratica più diffusa poiché permette di controllare sia le infestanti
appartenenti alle monocotiledoni che alle dicotiledoni, la possibilità di
applicazione in ampio periodo (da dicembre ad aprile) e un’elevata gamma
di principi attivi. In post-emergenza vale sempre la regola che è preferibile
intervenire con infestanti ai primi stadi al fine di limitare i danni a scapito
della coltura.
Riguardo al controllo delle principali avversità, le più diffuse malattie
fungine che attaccano il frumento sono l’oidio, le ruggini, il mal del piede,
la fusariosi della spiga e septoriosi.
• L’oidio è una malattia diffusa ovunque e particolarmente nelle
regioni a clima umido. La pianta viene attaccata nelle fase
fenologiche che vanno dalla levata alla spigatura; il fungo colpisce
foglie, culmo e spiga.
• Ruggine nera: è la più pericolosa delle ruggini che colpiscono il
frumento, è una malattia che si manifesta sulle foglie, sulle glume e
sui culmi sotto forma di pustole.
• Ruggine bruna: è la ruggine più comune del frumento, si manifesta
dalla spigatura alla fioritura. Colpisce le foglie e si manifesta con
pustole tonde sparse in modo irregolare sulla lamina fogliare.
• Ruggine gialla: è diffusa soprattutto nelle aree montane, si manifesta
sulle foglie e sulle glume con delle striature giallognole.
• Il mal del piede: si manifesta con marciumi sugli internodi alla base
del culmo e interessa anche le radici che manifestano maculature
scure. La parte aerea ingiallisce e porta a uno sviluppo stentato.
• Fusariosi: sono in grado di attaccare precocemente le giovani
piantine, determinando anche la morte o uno stentato sviluppo di
quelle che sopravvivono.
• Septoriosi: la sintomatologia si manifesta sulle foglie con macchie
tonde di colore chiaro, le macchie possono determinare il completo
disseccamento della foglia stessa.

Per il controllo di queste crittogame si deve adottare una buona pratica


agronomica che prevede l’impiego di seme conciato, varietà resistenti,
concimazione azotata equilibrata, semine non troppo fitte e una corretta
rotazione; contro le malattie fungine sono inoltre possibili trattamenti
chimici. Di fondamentale importanza è salvaguardare da queste malattie
soprattutto l’ultima foglia apicale (foglia a bandiera) e la spiga durante le
fasi di riempimento della cariosside. La foglia apicale, infatti è quella che
consente alla pianta di svolgere la fotosintesi fino alla fase di maturazione,
consentendo di ottenere una maggiore resa ed una granella di migliore
qualità
La raccolta
In Italia, la raccolta del frumento inizia a giugno fino agli inizi di luglio.
Viene eseguita con la mietitrebbia quando l’umidità della granella è
inferiore al 14%.

ORZO (Hordeum vulgare)

• Semina. In Italia la maggior parte dell’orzo è coltivato in semine


autunnali. L’epoca ottimale supera di poco quella del frumento. Le
dosi di semina più frequenti sono 180-200 kg/ha per ottenere
400/500 piante/m2, che daranno origine in seguito a un buon
accestimento, a una densità ottimale di 600 spighe/m2. La semina
primaverile può attuarsi per la coltivazione di orzo per la birra,
consentendo di ottenere partite di granella con migliori
caratteristiche. Come il frumento, è consigliabile utilizzare seme
certificato e conciato.
• Concimazione. Anche se specie rustica e adattabile, l’orzo si
avvantaggia di razionali concimazioni. Per eseguire un corretto piano
di concimazione bisogna tenere in considerazione la produzione che
si intende ottenere. Per quanto riguarda l’azoto, l’orzo ha fabbisogni
di questo elemento inferiori al frumento, stimabili in 2 kg di azoto
ogni 100 kg di granella producibile. Con le varietà a taglia bassa,
dosi di concimazione usuali sono di 80-100 kg di azoto per ettaro.
Per gli orzi da birra, che si vogliono a basso contenuto di sostanze
azotate, la concimazione va fatta con un particolare accorgimento:
evitare di fare l’ultima azotatura alla levata, e dare tutto l’azoto

all’accestimento. In questo modo si tende a evitare che la coltura


trovi azoto da assorbire durante la fase di granigione; azoto che
andrebbe ad arricchire troppo le cariossidi. Per quel che riguarda il
fosforo e il potassio, i quantitativi medi sono 60 fino a 80 kg/ha.
• Diserbo. Generalmente le buone pratiche agronomiche
(avvicendamento colturale, buona lavorazione del letto di semina,
uso di semente conciato), unite alla capacità dell’orzo di competere
meglio con le infestanti, rendono la pratica del diserbo meno diffusa
del frumento. Nel caso la presenza di infestanti fosse elevata, la
modalità e i principi attivi sono i stessi utilizzati per il frumento,
tenendo però conto che alcune molecole diserbanti utilizzate per il
frumento sono fitotossiche per l’orzo. Le principali avversità sono:
Mal del piede, Oidio, Carbone, Ruggini.
• Raccolta. La raccolta dell’orzo avviene con le stesse modalità di
quella del frumento, ma inizia circa dieci giorni prima. La raccolta
deve essere tempestiva al fine di evitare perdite dovute alla
particolare fragilità della spiga. Le rese unitarie sono molto variabili
in funzione della zona di coltivazione, della tecnica colturale e
dell’andamento stagionale.
• Nelle zone più fertili la produzione unitaria a ettaro può arrivare
anche a 7 tonnellate, mentre nei areali meno fertili le rese per ettaro
si attestano sulle 3-4 tonnellate.
• Il peso di 1.000 cariossidi è di 40-50 grammi per i distici, di 35-45
grammi per i polistici.
• Il peso ettolitrico è di 65-70 kg/hl nei distici, di 60-65 kg/hl nei
polistici.
• Per quel che riguarda la produzione di paglia, il rapporto paglia/
granella è circa uguale a 1 o leggermente inferiore.

Mais

Modalità della concimazione


La letamazione e la concimazione minerale con concimi fosfo-potassici vanno
fatte in modo da interrarli bene, prima dell'aratura, o quanto meno prima
dell'erpicatura.
La concimazione azotata, che in passato veniva fatta in parte alla semina e in
gran parte in copertura, oggi più praticamente può essere fatta tutta al

momento della semina con concimi azotati non direttamente dilavabili (urea
principalmente).
La concimazione azotata in copertura sarebbe razionale farla con co cimi a
pronto effetto (nitrato ammonico o anche urea) al momento della levata:
tuttavia è di esecuzione difficile in quanto va eseguita con accorgimenti parti-
colari («sotto chioma») per evitare che i granuli di concime, cadendo entro
l'imbuto formato dalle foglie del mais, vi determinino ustioni. Inoltre è di ese-
cuzione precaria poiché la rapidissima crescita in altezza del mais durante la
levata potrebbe rendere impossibile l'entrata delle macchine spandiconcime nei
campi. Per non correre il rischio di lasciare la coltura senza azoto si pref risce
anticipare tutta la concimazione alla semina.

Coltivazione
dell’orzo, dalla
semina alla raccolt
Un dossier sulla tecnica colturale dell\'orzo, con la tabella per la
concimazion
di Patrizio Spadanuda
L’orzo è una pianta conosciuta dall’uomo n da epoche remotissime: era già
coltivato in Medio Oriente nel VII millennio a.C. e da qui si è diffuso in tutto il
mondo. Le numerose forme di orzo coltivate appartengono alla specie
Hordeum vulgare e vengono distinte in base al numero di le di granelli della
spiga
L’in orescenza dell’orzo è una spiga il cui rachide è costituito da 20-30
articoli su ognuno dei quali, in posizione alterna, sono portate tre spighette
uni ore, una mediana e due laterali. Se solo la spighetta centrale di ogni
nodo del rachide è fertile e le due laterali sono sterili, la spiga porta due soli
ranghi e ha una forma fortemente appiattita: sono questi gli orzi distici. Se
invece le tre spighette presenti su ogni nodo del rachide sono tutte fertili, si
hanno gli orzi polistici (o esastici) a sei le
Come il frumento, anche l’orzo è strettamente autogamo. Carattere distintivo
importante per il riconoscimento in erba è che le foglie hanno auricole glabre
e sviluppatissime, tanto da abbracciare lo stelo no a sovrapporsi l’una
all’altra
fl
fi
.


fi
fi
.

fi
fi

a


Le glume, presenti in tre paia su ogni nodo del rachide, sono piccole e
lesiniformi. Le glumelle sono molto sviluppate e aderiscono strettamente alla
cariosside che quindi è vestita; forme nude esistono, ma sono poco diffuse e
trovano impiego come surrogato del caffé. Le glumelle inferiori terminano
quasi sempre con una resta lunghissima e robusta. Le spighe d’orzo a
maturità in certe cultivar hanno portamento pendulo, in certe eretto
L’orzo è una specie rustica, con modeste esigenze. Tollera meglio del
frumento le alte temperature e, anche per merito del suo ciclo più breve (di
circa 15 giorni), la carenza di acqua

Tecnica colturale dell’orz


La tecnica colturale dell’orzo è molto simile a quella del frumento, anche
perché le nuove varietà d’orzo hanno raggiunto un potenziale di produzione
non molto inferiore. Una corretta tecnica colturale prevede una serie di
accorgimenti quali
• Avvicendamento. L’orzo è una specie appartenete alla categoria delle
sfruttanti, in un programma di rotazione deve seguire a una
miglioratrice o rinnovo. È sconsigliato il ristoppio
• Semina. In Italia la maggior parte dell’orzo è coltivato in semine
autunnali. L’epoca ottimale supera di poco quella del frumento. Le dosi
di semina più frequenti sono 180-200 kg/ha per ottenere 400/500
piante/m2, che daranno origine in seguito a un buon accestimento, a
una densità ottimale di 600 spighe/m2. La semina primaverile può
attuarsi per la coltivazione di orzo per la birra, consentendo di ottenere
partite di granella con migliori caratteristiche. Come il frumento, è
consigliabile utilizzare seme certi cato e conciato
• Concimazione. Anche se specie rustica e adattabile, l’orzo si
avvantaggia di razionali concimazioni. Per eseguire un corretto piano di
concimazione bisogna tenere in considerazione la produzione che si
intende ottenere. Di seguito verranno calcolati i quantitativi di elementi
nutritivi che saranno assorbiti dalla coltura. I fabbisogni dei tre macro
elementi in funzione della produzione sono espressi nella tabella
:

fi
.

Per quanto riguarda l’azoto, l’orzo ha fabbisogni di questo elemento inferiori


al frumento, stimabili in 2 kg di azoto ogni 100 kg di granella producibile. Con
le varietà a taglia bassa, dosi di concimazione usuali sono di 80-100 kg di
azoto per ettaro. Per gli orzi da birra, che si vogliono a basso contenuto di
sostanze azotate, la concimazione va fatta con un particolare accorgimento:
evitare di fare l’ultima azotatura alla levata, e dare tutto l’azoto
all’accestimento. In questo modo si tende a evitare che la coltura trovi azoto
da assorbire durante la fase di granigione; azoto che andrebbe ad arricchire
troppo le cariossidi. Per quel che riguarda il fosforo e il potassio, i quantitativi
medi sono 60 no a 80 kg/ha
• Diserbo. Generalmente le buone pratiche agronomiche
(avvicendamento colturale, buona lavorazione del letto di semina, uso
di semente conciato), unite alla capacità dell’orzo di competere meglio
con le infestanti, rendono la pratica del diserbo meno diffusa del
frumento. Nel caso la presenza di infestanti fosse elevata, la modalità e
i principi attivi sono i stessi utilizzati per il frumento, tenendo però conto
che alcune molecole diserbanti utilizzate per il frumento sono
totossiche per l’orzo. Le principali avversità sono: Mal del piede, Oidio,
Carbone, Ruggini
• Raccolta. La raccolta dell’orzo avviene con le stesse modalità di quella
del frumento, ma inizia circa dieci giorni prima. La raccolta deve essere
tempestiva al ne di evitare perdite dovute alla particolare fragilità della
fi
fi
fi
.

spiga. Le rese unitarie sono molto variabili in funzione della zona di


coltivazione, della tecnica colturale e dell’andamento stagionale. Nelle
zone più fertili la produzione unitaria a ettaro può arrivare anche a 7
tonnellate, mentre nei areali meno fertili le rese per ettaro si attestano
sulle 3-4 tonnellate. Il peso di 1.000 cariossidi è di 40-50 grammi per i
distici, di 35-45 grammi per i polistici. Il peso ettolitrico è di 65-70 kg/hl
nei distici, di 60-65 kg/hl nei polistici. Per quel che riguarda la
produzione di paglia, il rapporto paglia/granella è circa uguale a 1 o
leggermente inferiore
• Utilizzazione. L’orzo può essere impiegato come pianta da erbaio per la
produzione di foraggio; in questo caso viene raccolta l’intera pianta a
maturazione lattea-cerosa, trinciato e insilato. La granella d’orzo ha tre
possibili impieghi
◦ Zootecnico: Insieme al mais è il cereale più utilizzato per la
produzione di mangimi per mono gastrici e ruminanti. L’orzo a
destinazione zootecnica deve avere un buon contenuto proteico,
un’elevata presenza di amminoacidi essenziali e un alto peso
ettolitrico
◦ Produzione di malto: Le caratteristiche tecnologiche dell’orzo
destinato alla produzione della birra sono la buona germinabilità,
l’elevato peso medio delle cariossidi, l’elevata attività enzimatica,
il basso tenore di pigmenti (antociani) e il basso contenuto di
proteine che possono causare fenomeni di intorbidamento. Per
questa destinazione ben si prestano le varietà distiche
◦ Alimentazione umana: Come surrogato del caffè o per la
produzione di minestre
.

Potrebbero piacerti anche