6
CON BIGLIETTO DI ANDATA.
Raccontare l’emigrazione verso Stati Uniti eArgentina
Laura Restuccia
Rifrazioni letterarie
Come ti piango
terra mia lontana:
spalanco gli occhi
e non ti vedo mai;
stringo le braccia
e non sei con me:
chiamo, ti chiamo,
e mi risponde solo
l’affanno amaro
di questo cuore rotto.
III. Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce” 111
1
Presentazione, a cura dell’editore e dei curatori, in Piero Bevilacqua, Andreina De
Clementi, Emilo Franzina (a cura di) Storia dell’emigrazione italiana, 2 voll., t. I, Par-
tenze, Donzelli, Roma, 2009, pp. XIII-XV, p. XIII.
2
La bibliografia sull’emigrazione italiana - in campo storico, economico e sociale - è
molto ampia. Si farà rimando, in questa sede, di volta in volta, soltanto a pochi
riferimenti bibliografici trascelti nel vasto panorama. Per una informazione di base
sull’emigrazione italiana, cfr., fra gli altri, Umberto Cassinis, Gli uomini si muovo-
no. Breve storia dell’emigrazione italiana, Torino, Loescher, 1975; Renzo De Felice (a
cura di), Cenni storici sull’emigrazione italiana, Milano, FrancoAngeli, 1979; Paola
Bacchetta-Raimondo Cagiano De Azevedo, Le comunità italiane all’estero, Torino,
Giappichelli, 1990; Paola Corti, Paesi d’emigranti. Mestieri, itinerari, identità colletti-
ve, Milano, FrancoAngeli, 1990; Italiani nel mondo. Storia e attualità, Roma, Bariletti
Editori, 1993; Patrizia Audenzio-Paola Corti, L’emigrazione italiana, Milano, Fenice,
1994; Paola Corti, L’emigrazione, Roma, Editori Riuniti, 1999; Matteo Sanfilippo (a
cura di), Emigrazione e storia d’Italia, “Quaderni del Giornale di Storia Contempora-
nea”, 2003; Paradigmi delle migrazioni italiane, Torino, Edizioni Fondazione Giovanni
Con biglietto di andata
Agnelli, 2005; Donne e uomini migranti. Storie e geografie tra breve e lunga distanza,
Roma, Donzelli, 2008; Michele Colucci-Matteo Sanfilippo, Guida allo studio dell’emi-
grazione italiana, Viterbo, Edizioni Sette Città, 2010.
3
Per le fonti sul tema generale dell’emigrazione italiana, cfr. anche Ernesto Ragionie-
ri, Italiani all’estero ed emigrazione di lavoratori italiani. Un tema di storia del movimento
operaio, in “Belfagor”, 1962, 2, pp. 639-669; Vittorio Briani (a cura di), Emigrazio-
ne e lavoro italiano all’estero. Elementi per un repertorio bibliografico, Roma, Ministero
degli Affari Esteri, 1967; Augusto Ascolanani-Anna Maria Birindelli, Introduzione
bibliografica ai problemi delle migrazioni, Roma, Comitato Italiano per lo studio dei
problemi della popolazione, 1971; Renzo De Felice, Alcuni temi per la storia dell’emi-
grazione italiana, in “Affari sociali Internazionali”, 1973, 3, pp. 3-10; Repertorio delle
ricerche sull’emigrazione in Europa, Roma, Formez, 1976; Renzo De Felice, Gli stu-
di sull’emigrazione cinque anni dopo, in “Affari sociali Internazionali”, 6, 1978, pp.
7-14; Emilio Franzina, Sui profughi d’Italia: emigranti e immigrati nella storiografia più
recente, in “Movimento Operaio e Socialista”, 4, 1978, pp. 75-103; Silvano M. To-
masi, Emigration Studies in Italy 1957-78, in “International Migration Review”, 2,
1979, pp. 333-346; Graziano Tassello, Rassegna bibliografica sull’emigrazione e sulle
comunità italiane all’estero (1975-1988), Roma, Palombi editore, 1988; Rassegna biblio-
grafica sull’emigrazione e sulle comunità italiane all’estero dal 1975 ad oggi, in “Studi
Emigrazione”, numero monografico, 96, XXVI, dicembre 1989; Giovanni Pizzorus-
so-Matteo Sanfilippo, Rassegna storiografica sui fenomeni migratori a lungo raggio, in
Italia dal Basso Medioevo al secondo dopoguerra, in “S.I.De.S. Bollettino di Demografia
Storica”, numero monografico, 13, 1990, pp. 5-181; Rassegna bibliografica delle pubbli-
cazioni periodiche sull’emigrazione italiana e sulle comunità italiane all’estero dal 1975 ad
oggi, in “Studi Emigrazione”, numero bibliografico, 104, XXVIII, dicembre 1991; Giovanni
Pizzorusso-Matteo Sanfilippo, Inventario delle fonti vaticane per la storia dell’emigrazione
e dei gruppi etnici nel Nord America: il Canada (1878-1922). Introduzione, in “Studi Emi-
grazione”, 116, XXXI, dicembre 1994; Fonti ecclesiastiche per la storia dell’emigrazione e
dei gruppi etnici nel Nord America: gli Stati Uniti (1893-1922), in “Studi Emigrazione”,
120, XXXII, dicembre 1995; Fonti ecclesiastiche romane per lo studio dell’emigrazione
italiana in Nord America (1642-1922), in “Studi Emigrazione”, numero bibliografico,
124, XXXIII, dicembre 1996.
4
Cfr. Manuela Tirabassi, Storia e analisi delle migrazioni: paradigmi e metodi, in “Altrei-
talie”, gennaio-giugno 2006, pp. 9-13, part. p. 12.
10
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
5
Cfr., a titolo di esempio, Luigi Salvatorelli, Storia d’Italia, dai tempi preistorici ai no-
stri Giorni, Torino, Einaudi, 1955-1969; Nino Valeri (a cura di) Storia d’Italia, Torino,
UTET, 1965, 5 voll.; Giuseppe Galasso (a cura di), Storia d’Italia, Torino, UTET, 1979,
24 voll.
6
Ne è un esempio il manuale di Andrea Giardina, Giovanni Sabbatucci e Vittorio
Vidotto, Nuovi Profili Storici, edito da Laterza nel 1993 in cui, su complessive 1500
pagine, nel secondo volume, Dal 1650 al 1900, è proposto - quale unico accenno al
fenomeno - un breve brano tratto da L’Italia in cammino di Gioacchino Volpe scritto nel
1927. Non meno interessante appare il caso del manuale di Aurelio Lepre, La storia
del Novecento, vol. 3, edito da Zanichelli: nell’edizione del 1999 un capitolo intitolato
L’andamento demografico trattava il tema dell’emigrazione; il capitolo però scompare
insieme ad ogni traccia di accenno al fenomeno, nell’edizione del 2004.
7
Cfr. Daniele Fiorentino, Gli Stati Uniti e il Risorgimeno d’Italia, 1848-1901, Roma,
Gangemi, 2013.
11
Con biglietto di andata
8
Cfr. Carlo Botta, Storia della guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America [1809],
ristampa anastatica a cura di A. Emina, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2010.
9
Cfr. Giuseppe Compagnoni, Storia dell’America, 29 voll., Milano, Società Tipografica
dei Classici italiani, e Napoli, Stamperia dell’Iride,1820-1850.
10
Cfr. Carlo Cattaneo, Noberto Bobbio, Stati uniti d’Italia. Scritti sul federalismo demo-
cratico, prefazione di Nadia Urbinati, Roma, Donzelli, 2010.
11
Cfr. Giovanni Ferro, Eleuterio Felice Foresti: un astro dimenticato del Risorgimento ita-
liano, Roma, s.e. [ma C. Colombo], 1991.
12
Emilio Franzina, L’emigrazione italiana: un fenomeno dimenticato dell’identità nazio-
nale, in “Storia e futuro”, http://storiaefuturo.eu/lemigrazione-italiana-fenome-
no-dimenticato-dellidentita-nazionale/, Articolo n. 25, Febbraio 2011, (consultato
il 5/01/2020).
12
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
13
Gian Antonio Stella, L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi, Milano, Rizzoli, 2002,
edizione aggiornata 2007, pp. 7-16.
13
Con biglietto di andata
pre stati accompagnati. Gli altri no. Quelli che non ce l’hanno fatta
e sopravvivono oggi tra mille difficoltà nelle periferie di San Paolo,
Buenos Aires, New York o Melbourne fatichiamo a ricordarli. Abbia-
mo perso 27 milioni di padri e di fratelli eppure quasi non ne trovi
traccia nei libri di scuola. Erano partiti, fine. Erano la testimonianza
di una storica sconfitta, fine. Erano una piaga da nascondere, fine.
Soprattutto nell’Italia della retorica risorgimentale, savoiarda e fas-
cista14.
14
Ivi, p. 10.
15
La marina mercantile italiana trasse molto profitto dal trasporto di emigranti che
consentì ai porti italiani di inserirsi nel mercato internazionale dei trasporti maritti-
mi dove, fino ad allora – a causa del ritardo con cui era avvenuto il passaggio dalla
vela al vapore, delle insufficienze strutturali degli arsenali e dei bacini di carenag-
gio – avevano occupato una posizione del tutto marginale. (Cfr. Vittorio Briani, Il
lavoro italiano all’estero negli ultimi cento anni: componenti demografiche ed economiche
del movimento migratorio, Roma, Italiani nel mondo, 1970).
16
La storia dell’emigrazione in Australia, però, è del tutto particolare. Nel corso del-
la Seconda guerra mondiale, infatti, circa diciottomila italiani vennero deportati
nei campi di concentramento australiani. A conflitto concluso, i sopravvissuti tra i
cosiddetti «enemy aliens» vennero trattenuti nei campi e nelle fattorie, venendo de-
stinati allo svolgimento dei lavori più umili e faticosi. Grazie al duro lavoro svolto
dagli italiani, l’economia australiana migliorò notevolmente nel giro di poco tempo,
al punto che, la classe media, non potendo non riconoscere l’enorme apporto forni-
to da migranti italiani alla ripartenza dell’economia del Paese, arrivò persino a con-
cedere a questi ultimi, tutele, seppur minime, per il loro lavoro (cfr. Leslie C. Green,
Essays on the Modern Law of War, New York, Ardsley, 1985). Gli italiani, dal canto
loro, pur di non rimanere senza lavoro, accettavano spesso paghe misere, alloggi
fatiscenti in condizioni igieniche precarie. Ciò indusse gli australiani a riconoscere
14
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
negli italiani emigrati un modello notevole umiltà e sacrificio, del tutto inusuale
per le usanze del loro Paese. Ne derivò quindi, una vera e propria naturalizzazione
di quegli stessi immigrati che, all’epoca del conflitto mondiale, erano stati catturati
in veste di nemici. Il processo di integrazione fu piuttosto rapido e relativamente
semplice, sebbene sia emerso che gli italiani, nel privato del loro focolaio domestico,
tenessero vive le proprie tradizioni, così da non perdere mai la loro identità (Cfr.
Gianfausto Rosoli, Un secolo di emigrazione italiana 1876-1976, Roma, Centro Studi
Emigrazione, 1978).
17
Cfr. Emilio Franzina, Traversate. Le grandi emigrazioni transoceaniche e i racconti italia-
ni del viaggio per mare, Foligno, Editoriale Umbra, 2003, p. 41.
18
Antonio Golini, Flavia Amato, Uno sguardo a un secolo e mezzo di emigrazione italiana,
in Bevilacqua, De Clementi, Franzina, op. cit., vol. I, pp. 45-60, p. 57.
19
Benché il primo censimento degli italiani all’estero risalga al 1871.
15
Con biglietto di andata
20
Cfr. Donna Gabaccia, Emigranti. Le diaspore degli italiani dal Medioevo a oggi, Torino,
Einaudi, 2003, p. 72.
21
Cfr. ivi, pp. 74-75.
22
Della fase precedente esistono solo stime, che aiutano a comprendere l’evoluzione
di un fenomeno non riconducibile alla sola età contemporanea, mentre un’evasiva
legge sull’emigrazione vide la luce solo nel 1888.
16
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
23
Si pensi ad esempio alla normativa Crispi (L. n. 5866, pubblicata sulla GU del re-
gno d’Italia il 20 gennaio 1889) che promulgava l’assoluta libertà di lasciare il paese.
24
Le parole furono pronunciate in occasione di un discorso al Parlamento nel 1868;
cfr. Quintino Sella, Discorsi parlamentari, Roma, Tipografia della Camera dei Depu-
tati, 1887.
25
cfr. Augusta Molinari, Porti, Trasporti e compagnie, in Bevilacqua, De Clementi,
Franzina, vol. I, op. cit., pp. 237-250, p. 250.
17
Con biglietto di andata
26
Si pensi, fra gli altri, ai naufragi delle navi: Ortigia (1880, 249 morti); Sudamerica
(1880, 80 morti); Utopia (1891, 576 morti); Bourgogne (1898, 549 morti); Sirio (1906,
292 morti).
27
Durante questo periodo tuttavia, si assiste a quella che potremmo definire come
una nuova ‘specie’ di emigrazione, quella cioè che vide partire dall’Italia intellet-
tuali e politici contrari al regime. Nello stesso periodo e fino a tutti gli anni Trenta,
meta di emigrazione “autorizzata” dal regime, fu quella verso i possedimenti co-
loniali.
18
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
28
Cfr. Francesco De Nicola, Gli scrittori italiani e l’emigrazione, Formia, Ghenomena,
2008, p. 23.
29
Ancora una volta, lungo questo periodo, sarà soprattutto la Francia il paese eu-
ropeo prediletto dagli emigranti italiani che vi si dirigono non solo in qualità di
lavoratori in senso stretto ma anche in veste di oppositori al regime dittatoriale. In
particolare negli anni Trenta, essi si dirigeranno pure in Germania, la nazione con
cui l’Italia dopo il Patto d’acciaio strinse alleanza, per lavorare nei settori agricolo,
industriale ed edilizio (Cfr. Golini, Amato, op. cit., p. 52).
19
Con biglietto di andata
30
Cfr. De Nicola, op. cit., p. 24.
31
Cfr. Matteo Sanfilippo, Il fenomeno migratorio italiano: storia e storiografia, in Adelina
Miranda e Amalia Signorelli (a cura di), Pensare e ripensare le migrazioni, Palermo,
Sellerio, 2011, pp. 245-272, p. 257.
32
Cfr. De Nicola, op. cit., pp. 25-26.
20
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
33
Cfr. Ercole Sori, L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bolo-
gna. Il Mulino, 1979, p. 22 e sgg.
34
Cfr. Lucio Villari, Il capitalismo e la grande depressione. La crisi agraria e la nuova econo-
mia (1873-1900), in “Studi Storici”, XX, 1, gennaio-marzo 1979, pp. 27-36.
35
Manuela Tirabassi, L’emigrazione italiana negli Stati Uniti, in Davide Rigallo, Dona-
tella Sasso (a cura di), Parole di Babele: percorsi didattici sulla letteratura dell’emigrazio-
ne, Torino, Loescher, 2002, pp. 41-43.
36
Cfr. Augusta Molinari, Le navi di Lazzaro. Aspetti sanitari dell’emigrazione transoceani-
ca: il viaggio per mare, Milano, Angeli, 1988.
21
Con biglietto di andata
37
Ludovico Incisa di Camerana, Il grande esodo. Storia delle migrazioni italiane nel mon-
do, Milano, Corbaccio, 2003, p. 108.
38
Cfr. Pasquale Guaragnella, Franca Pinto Minerva (a cura di), Terre di esodi e di appro-
di. Emigrazione ieri e oggi, Bari, Irre Puglia, p. 23
39
Le prime mete di emigrazione dei nostri concittadini furono proprio europee:
Francia, Svizzera, Germania, Austria-Ungheria, in minor misura, Regno Unito e
dopo la seconda Guerra mondiale anche il Belgio.
22
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
40
Cfr. Francesco Brancato, L’emigrazione siciliana negli ultimi cento anni, Cosenza, Pel-
legrini editore, 1995, p. 205.
41
Cfr. Ibidem.
42
Cfr. Rudolph J. Vecoli, Negli Stati Uniti, in Bevilacqua, De Clementi, Franzina, op.
cit., vol. II, Arrivi, pp. 55-88, pp. 58-62.
43
Erika Lazzarino, Diaspora, in Bruno Riccio (a cura di), Antropologia e migrazioni,
Roma, CISU, 2014, p. 81.
23
Con biglietto di andata
44
Saverio Basile, Vedove Bianche, in “Il nuovo corriere della Sila”, http://www.ilnuo-
vocorrieredellasila.it/?p=682, 9/02/2012, (consultato il 4/01/2020).
45
Sori, L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, cit., p. 195.
46
Ivi, p. 192.
24
Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar…
47
Cfr. Paola Corti, Storia delle migrazioni internazionali, Laterza, Roma, 2003, p. IX.
48
Molti saggi sono reperibili online all’indirizzo: http://www.altreitalie.it/Pubbli-
cazioni/Rivista/Rivista.kl.
49
La rivista «accoglie studi di carattere letterario, linguistico e culturale sulle comu-
nità migranti d’oltreoceano – friulane in particolare –, approfondendo i legami sim-
bolici, linguistici e storici che uniscono realtà diverse e analizzando connessioni con
altre lingue minoritarie e le loro poetiche migranti». Gli articoli sono consultabili sul
sito: http://riviste.forumeditrice.it/oltreoceano.
25
Con biglietto di andata
50
Cfr. Silvana Serafin, Letteratura migrante. Alcune considerazioni per la definizione di un
genere letterario, in “Altre modernità”, n. sp. Migrazioni, diaspora, esilio nelle letterature
e culture ispanoamericane, giungo 2014, pp. 1-17. p. 4.
51
Cfr. Ivi, p. 11.
26
II
1
Cfr. Fernando Manzotti, La polemica sull’emigrazione nell’Italia unita fino alla prima guerra
mondiale, in “Nuova Rivista storica”, XLVI, 1962, I-II, pp. 225-281; ivi, XLVI, 1962, V-VI,
pp. 443-518; ivi, XLVII, 1963, I-II, pp. 23-101 [poi, Milano, Soc. Ed. Dante Alighieri, 1962];
Id., L’Italia di fronte al problema emigratorio nel primo Novecento, Firenze, Le Monnier, 1969;
Angelo Filippuzzi, Il dibattito sull’emigrazione (1861-1914), Firenze, Le Monnier, 1976.
2
Cfr. Giorgio Bertone, Immagini letterarie dell’emigrazione tra Otto e Novecento, in Un
altro Veneto. Saggi e studi di storia dell’emigrazione nei secoli XIX e XX, a cura di Emilio
Franzina, Abano Terme, Francisci Editore, 1983, pp. 405-446.
3
«La costruzione dello stato italiano è frutto di una doppia interdizione, che è ser-
vita ad annebbiare le dirette attestazioni delle forme di una cittadinanza di se-
conda classe, così che la voce silenziata di individui e ceti trascinati nella amara
storia del dispatrio è stata coperta dal linguaggio enfatico del potere, riflesso in
un discorso letterario attento a marginalizzare la rappresentazione dei fenomeni
in atto» (Fulvio Pezzarosa, Altri modi di leggere il mondo in Leggere il testo e il mondo.
Vent’anni di scritture della migrazione in Italia, Fulvio Pezzarossa e Ilaria Rossini (a
cura di), Bologna, Clueb, 2011, pp. XI-XII); cfr. anche Sebastiano Martelli, Letteratura
delle migrazioni, in Paola Corti e Matteo Sanfilippo (a cura di), Storia d’Italia. Annali
24: Migrazioni, Torino, Einaudi, 2009, pp. 725-742.
4
Cfr. Emilio Franzina, Gli Italiani al Nuovo Mondo: emigrazione italiana in America, 1492-
1942, Milano, Mondadori, 1995; Ilaria Serra, Immagini di un immaginario. L’emigrazione
Con biglietto di andata
del resto, non v’era chi non fosse fisicamente, affettivamente, emoti-
vamente o intellettualmente coinvolto da quel fenomeno. L’America
incarnava, nel momento della giovanissima Italia liberale, la moder-
nità compiuta e realizzata che faceva da contraltare ad un’Europa
ancorata alla storia, alle tradizioni e ai valori culturali. E la lettera-
tura, seppur in modo disorganico ed estremamente variegato, non è
rimasta sorda al problema. Pur trattandosi di interventi occasionali,
ma non per questo numericamente inconsistenti, i testi della Lettera-
tura italiana che hanno contribuito a raccontare questo spaccato della
nostra Storia hanno certamente in comune, se si guarda al fenomeno
in chiave macroscopica, la dimensione quasi sempre localistica del
punto di vista. Vissuto in modo problematico dalle forze politiche e
culturali del post Risorgimento, l’esodo degli italiani oltreoceano si
fa trauma per chi parte e per chi resta5. Un trauma che nel corso del
XX secolo si è trasformato in un complesso tabù socio-culturale. Del
resto, la letteratura di fine Ottocento/inizio Novecento, d’ispirazione
risorgimentale-patriottica, aveva teso ad esaltare l’Unità come pro-
cesso di riscatto della Nazione e di promessa di uno sviluppo futuro,
cercando in tutti i modi di serbare un certo pudore sulla condizione di
insuccesso e di difficoltà socioeconomica alla base dell’emigrazione.
E non si dimentichi, poi, come più tardi – a partire dalla seconda metà
degli anni Venti –, la politica fascista abbia cercato di scoraggiare, ma
anche di continuare ad occultare, questo fenomeno di enormi propor-
zioni ostacolando la elaborazione di quel trauma culturale. Perché un
evento traumatico assuma lo status, appunto, di un trauma, bisogna
che sia interpretato come tale. Se i processi di elaborazione del pas-
sato entro cui si definiscono i criteri di plausibilità e di rilevanza, me-
diante i quali l’immenso patrimonio delle tracce del passato poten-
italiana negli Stati Uniti fra due secoli (1890-1924), Verona, Cierre Edizioni, 1998; Mauri-
zio Dovigi, Mollo tutto e vado in America. Guida pratica al sogno americano, Milano, Mur-
sia, 2001; Emigrazione italiana 1870-1970, Atti dei colloqui di Roma (19-20 settembre
1989; 29-31 ottobre 1990; 28-30 ottobre 1991; 28-30 ottobre 1993), Roma, Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali, Direzione Generale per gli Archivi, 2002.
5
«L’emigrazione è solo abbandono, sofferenza e, alla fine, follia e morte. Dell’Ame-
rica non si percepisce nulla, salvo il dolore di chi resta. L’America è un sortilegio,
una magia maligna che avvolge chi parte, spregiando gli affetti, i doveri, la terra»
Gianni Paoletti, Vite ritrovate. Emigrazione e letteratura italiana di Otto e Novecento,
Foligno, Editoriale Umbra, 2011, p. 48.
30
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
6
Cfr. Jürgen Habermas, Storia e critica dell’opinione pubblica (1962), tr. it. di Augusto
Illuminati, Ferruccio Masini, Wanda Perretta, Roma-Bari, Laterza, 1971.
7
«La frammentazione geografica e socio culturale dell'Italia si riflette sulla natura dei flussi in
uscita, caratterizzati da peculiarità locali, e determina, per certi versi, l'inevitabile parzialità
della visione e rappresentazione del fenomeno da parte degli intellettuali italiani» (Teresa
Fiore, Andata e ritorni. Storie di emigrazione nella letteratura tra Ottocento e Novecento
(Capuana, Messina, Pirandello, Sciascia e Camilleri), in “Neos. Rivista di storia dell’e-
migrazione siciliana”, II, 1, dicembre 2008, pp. 265-275, p. 266).
8
Cfr. Paoletti, Vite ritrovate, cit. Un fitta e puntuale panoramica è offerta da Emilio
Franzina, Dall’Arcadia in America. Attività letteraria ed emigrazione transoceanica in Ita-
lia (1850-1940), Torino, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli, 1996.
31
Con biglietto di andata
9
Monaco, Giorgio Franz Editore, 1850.
10
Milano, Brigola, 1876.
11
Roma, Sommaruga, 1883.
12
Milano, Treves, 1869; cfr. a proposito di questa miscunosciuta triste parentesi della
nostra storia, Mario Enrico Ferrari I mercanti di fanciulli nelle campagne e la tratta dei
minori, una realtà sociale dell’Italia fra ‘800 e ‘900, in “Movimento Operaio e Socialista,
n.s. 1, VI, 1983, pp. 87-108.
13
Firenze Barbera, 1871.
32
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
rappresentati, nel testo, dal piccolo Cirillo. Nello stesso anno vede la
luce Portafoglio di un operaio di Cesare Cantù14 in cui l’autore mette in
scena il personaggio di Savino Savini emigrato dal Sud della penisola
al Nord in cerca di lavoro che decide, poi, di imbarcarsi alla volta
dell’Argentina prima di venire dissuaso dal timore di incontrare la
morte per mare.
A guardare all’emigrazione come problema economico e sociale
in larga scala è, per primo, il liberale garibaldino Antonio Marazzi,
diplomatico a Malta, Tunisi e Buenos Aires, scrittore ed antropologo,
che, nel 1880 di ritorno dalla sua permanenza in Argentina, pubblica
Emigrati, studio e racconto15, un roman-feuilleton in tre volumi che ebbe
un immediato successo di pubblico e che, raccontando l’emigrazione
come una scommessa non sempre fortunata, resta una preziosa anali-
si sociologica sulle vicende umane di tanti nostri connazionali.
Particolarmente attento al fenomeno della emigrazione è anche,
come è noto, Edmondo De Amicis che dopo aver offerto nel 1881
un omaggio ai connazionali costretti a espatriare con i versi di Gli
emigranti16, continuerà a dar prova della sua sensibilità rispetto, in
special modo, alla “fuga” verso il Nuovo Mondo, anche con la sua
produzione narrativa17. Fin dai versi de Gli emigranti, l’attenzione del-
lo scrittore è rivolta, in particolare, verso la traversata transatlantica
benché non manchino gli accenti di denuncia rivolti innanzitutto alla
classe dirigente borghese che egli vuole invitare a prendere coscienza
del fenomeno. De Amicis conosce le cause della partenza («Varcano
i mari per cercar del pane.»), sa della truffa affaristica che si alimen-
ta a spese dei poveri emigranti («Traditi da un mercante menzogne-
ro…»), fiuta i sentimenti che si dibattono nel cuore di coloro che son
costretti a partire («Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora / il suol che
li rifiuta amano ancora…; E ognuno forse sprigionando un grido /
se lo potesse tornerebbe al lido…»), è consapevole dei disagi a cui
vanno incontro quei miseri viaggiatori («Vanno, oggetto di scherno
14
Milano, G. Agnelli, 1871.
15
Milano, F.lli Dumolard, 1880-1881, 3 voll. (t. I: Dall’Europa in America: studio e rac-
conto; t. II: In America: studio e racconto; t. III: Dall’America in Europa: studio e racconto).
16
La lirica è stata raccolta in Poesie, Milano, Treves, 1880.
17
Cfr. Cuore, Milano, Treves, s.d. [1886]; In America, Roma, Enrico Voghera, 1897;
Sull’Oceano, Milano, Treves, 1889.
33
Con biglietto di andata
18
L’episodio era già stato anticipato dall’autore il 1 ottobre dello stesso 1886 su
“Nuova Antologia”, s. III, vol. V, f. XIX.
34
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Quando arrivai, verso sera, l’imbarco degli emigranti era già comin-
ciato da un’ora […]: una processione interminabile di gente usciva a
gruppi dall’edificio dirimpetto, dove un delegato della Questura esa-
minava i passaporti. La maggior parte, avendo passato una o due not-
ti all’aria aperta, accucciati come cani per le strade di Genova, erano
stanchi e pieni di sonno. Operai, contadini, donne con bambini alla
mammella, ragazzetti che avevano ancora attaccata al petto la pias-
trina di latta dell’asilo infantile passavano, portando quasi tutti una
seggiola pieghevole sotto il braccio, sacche e valigie d’ogni forma alla
mano o sul capo, bracciate di materassi e di coperte, e il biglietto col
numero della cuccetta stretto fra le labbra» (pp. 5, 7).
35
Con biglietto di andata
19
Franzina, Dall’Arcadia in America, cit., p. 91.
20
Milano, Brigola, 1875.
21
La citazione è tratta da Tutti i romanzi, II, a cura di Enrico Ghidetti, Firenze, Sanso-
ni, 1983, p. 248.
22
Milano, Treves, 1881. È particolarmente interessante osservare la strategia narrati-
va del capitolo XI dei Malavoglia con cui Verga fa stipulare un patto tra ’Ntoni e la
madre, la Longa, per definire i tempi della partenza di ’Ntoni. Egli potrà andare via,
solo dopo la morte della madre. Per liberare il figlio dalla sua insofferenza la Longa
si infetta di colera per morire improvvisamente e per permettere al figlio di andare
a realizzare il suo progetto di vita lontano da Trezza.
36
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
23
Cfr. Francesco Torraca (Saggi e rassegne, Livorno, F. Vigo, 1885) che pure riconobbe
la straordinaria modernità del testo e Nicola Scarano (I romanzi di Giovanni Verga,
Vela Latina, Napoli, 1915), fra gli altri, non intuirono la progettualità insita nella
pulsione migratoria.
24
Firenze, Libreria editrice Felice Paggi, 1883.
25
Cfr. Carlo Collodi, Pinocchio. La storia di un burattino. La prima oscura edizione
illustrata da Simone Stuto, a cura di Salvatore Ferlita, Palermo, Il Palindromo, 2019.
37
Con biglietto di andata
26
Raccolta in Giustizia.Versi, Catania, Giannotta, 1883.
27
Milano, G. Galli, 1884.
28
Milano, Cogliati, 1898.
29
In “Nuova Antologia”, s. 3, 16, v. 40, 16 agosto 1893, pp. 619-640.
38
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
30
Milano, Treves, 1899.
31
Cfr. Ugo Ojetti, L’America e l’Avvenire, Milano, Treves, 1905, p. 22.
32
Cfr. Pier Paolo D’Attorre, Sogno americano e mito sovietico nell’Italia contemporanea, in
Id. (a cura di), Nemici per la pelle: sogno americano e mito sovietico nell’Italia contempo-
ranea, Milano, Angeli, 1991, p. 20; Giuseppe Massara, Viaggiatori italiani in America
(1860-1970), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1976, pp. 88-100.
33
Dalla Sicilia non ci si può semplicemente allontanare, se ne deve “uscire” valican-
do confini sociali e culturali, spezzando un «cerchio di arretratezza, di convenzioni,
di remore, di abitudini, di leggi» (Andrea Camilleri, Biografia del figlio cambiato, Mi-
lano, Rizzoli, 2000, p. 141).
34
Cfr. Herbert Spencer, Social Statics, or The Conditions essential to Happiness specified,
and First of them Developed, London, John Chapman, 1851.
39
Con biglietto di andata
35
In “Il Marzocco”, 20 e 27 giugno 1900.
36
In “Natura e Arte”, 1 e 15 marzo 1901.
37
Raccolta in Bianche e nere, Torino, Renzo Streglio e C. Editori, 1904.
38
In “Nuova Antologia”, aprile-maggio 1904.
39
In “Corriere della Sera”, 27 maggio 1911.
40
In “Nuova Antologia”, 1 e 16 gennaio 1902.
41
Cfr. Hanna Serkowska, “… per mare si soffre o non si soffre?”: alcune osservazioni a
margine dell’emigrazione nelle novelle pirandelliane, in … centomila Pirandello: saggi cri-
tici, Atti del convegno tenuto a Varsavia nel 2013, a cura di Joanna Szymanowska e
Izabella Napiórkowska, Vicchio, LoGisma Editore, 2014, pp. 139-148.
42
Raccolta in Bianche e nere, Torino, Renzo Streglio e C. Editori, 1904.
43
In “La letteratura”, febbraio 1905; poi in Erma bifronte, Milano, Treves, 1906 e in
Novelle per un anno, Firenze, Bemporad, 1923.
44
In “Corriere della Sera”, 26 aprile 1914.
45
Raccolta in E domani, lunedì, Milano, Treves, 1917.
46
«anticipando di circa un trentennio le indicazioni gramsciane sulla letteratura
dell’emigrazione, Pirandello capovolge percorsi narrativi e poetici in uso fino ad al-
lora, circorscrivendo le lacerazioni conseguenti all’emigrazione solo al mondo me-
ridionale delle origini» (Sebastiano Martelli, America, emigrazione e «follia» nell’opera
di Pirandello, in Mario Mignone (a cura di), Pirandello in America, Atti del simposio
internazionale Università Statale di New York, Stony Brook, 30 ottobre-1 novembre
1986, Roma, Bulzoni, 1988, pp. 211-235, p. 231).
47
Cfr. Claudia Dall’Osso, Voglia d’America. Il mito americano in Italia tra Otto e Nove-
cento, Roma, Donzelli, 2007.
40
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
48
«L’americanismo ci sommerge. Credo che un nuovo faro di civiltà si sia acceso
laggiù» (Luigi Pirandello, intervista rilasciata a Corrado Alvaro, in “L’Italia lettera-
ria”, 14 aprile 1929, cito da Antonio Gramsci, Americanismo e fordismo, Quaderno 22,
Torino, Einaudi, 1978, p. 109).
49
Cito da Novelle per un anno, a cura di Mario Costanzo, Prefazione di Giovanni Mac-
chia, Milano, Mondadori, 1985, 2 voll.,t. II, p. 723.
50
Ivi, p. 802.
51
«in alcune delle nostre province del mezzogiorno specialmente, dove grande è la
miseria e dove grandi sono le ingiustizie che opprimono ancora le classi più dise-
redate dalla fortuna, è una legge triste e fatale: o emigranti o briganti» (Francesco
41
Con biglietto di andata
di figli emigrati, che, afflitta dal dolore dell’abbondono che non riesce
ad accettare e ad elaborare, viene etichettata dalla piccola comunità
all’interno della quale vive, come folle:
È matta da quattordici anni, sa? Da che le son partiti quei due figlioli
per l’America. Non vuole ammettere che essi si siano scordati di
lei, com’è la verità, e s’ostina a scrivere, a scrivere… Ora, tanto per
accontentarla, io fingo… così, di farle lettera; quelli che partono, poi,
fingono di prendersela per recapitarla. E lei, poveraccia, s’illude52.
Saverio Nitti, L’emigrazione italiana e i suoi avversari, Torino, Roux, 1888; cito da Id.,
Scritti sulla questione meridionale; Edizione nazionale delle Opere, vol. I, Bari, Later-
za, 1968, p. 364).
52
In Novelle per un anno, II, 1, a cura di Mario Costanzo, cit., p. 42.
53
“La Rassegna Settimanale Universale”, 14 maggio, 1897. Per la polemica Pasco-
li-Pirandello cfr. Graziella Corsinovi, Pascoli e Pirandello. Storia di una polemica e di
un ossimoro critico, in “Italianistica. Rivista di letteratura italiana”, vol. 12, 2/3, mag-
gio-dicembre 1983, pp. 277-291.
42
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
54
La prima rappresentazione ebbe luogo il 23 novembre 1923 al Teatro Nazionale
di Roma.
55
Cfr. Pirandello messaggero d’Italianità, in “Corriere d’America”, 21 dicembre 1923.
56
«In occasione del primo viaggio di Pirandello in America, “Il Progresso Italo-A-
mericano” di New York il 18 dicembre 1923 pubblica, insieme ad un “roboante ap-
pello” agli italo-americani – perché accorrano numerosi al molo 97 per accogliere
Pirandello che sbarcherà dal “maestoso transatlantico” Duilio – ed un saggio di
Tilgher in due puntate che fa da introduzione-presentazione critica di Pirandello
agli americani, anche il testo completo de L’altro figlio» (Martelli, America, emigrazio-
ne e «follia», cit., p. 234).
43
Con biglietto di andata
57
Daniela Sani Fink, Pirandello a New York nei documenti di stampa americana, in “Qua-
derni di teatro: rivista trimestrale del Teatro regionale toscano”, III, 10, 1980, pp.
123-141, p. 134.
58
In una lettera inviata a Marta Abba Pirandello scrive: «Ho lavorato anche qui,
sai? Ho lavorato al romanzo e ho scritto ben cinque novelle che darò al “Corriere”
subito appena arrivato» (Luigi Pirandello, Lettere a Marta Abba, Milano, Mondadori,
1995, p. 1215).
59
In “Corriere della Sera”, 6 novembre 1935.
60
Ivi, 1 gennaio 1936.
61
Ivi, 21 gennaio 1936.
62
In “La lettura”, agosto 1936.
63
Cfr. Gaspare Giudice, Luigi Pirandello, Torino, UTET, 1963, pp. 375-380.
64
«questo è il paese delle eterne trattative, che non conducono mai a una conclusione.
La conclusione arriva tutt’a un tratto, non si sa come né perché, inattesamente, da
dove meno Te l’aspetti; s’intende quando arriva! le trattative non servono ad altro
che a stancarti e disgustarti» (Pirandello, Lettere a Marta Abba, cit., p. 1216).
65
«Intanto a qualche cosa il mio viaggio ha certamente servito. Vedo che c’è qui per me il più
vivo interesse; tutti i miei passi sono seguiti dalla stampa; tutti mi vogliono vedere, direttori
44
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
di teatro, registi, attori, attrici, e non Ti parlo dei giornalisti e dei fotografi» (Ivi, p. 1217).
66
Cfr. Carlo Bernari, Colloquio con Pirandello, in “L’Italia letteraria”, 27 ottobre 1935,
ora, in Interviste a Pirandello. «Parole da dire, uomo, agli altri uomini», a cura di Ivan
Pupo, Prefazione di Nino Borsellino, Catanzaro, Rubbettino, 2002, p. 566.
67
Cfr. Pirandello, Lettere a Marta Abba, cit., pp. 1219, 1222, 1223, 1224, e 1225.
68
Cfr. Michela Nacci, L’antiamericanismo in Italia negli anni Trenta, Torino, Bollati Bo-
ringhieri, 1989.
69
Cfr. Valentino Baldi, Pirandello and the City. I «racconti americani» nelle Novelle per un
anno, in “Strumenti critici”, XXVII, 3, settembre-dicembre 2012, pp. 477-490.
70
Le impressioni d’America di Luigi Pirandello, in “Corriere della Sera”, 8 marzo 1924,
ora in Interviste a Pirandello, cit., p. 221.
45
Con biglietto di andata
71
Milano, Treves, 1901. Il romanzo è stato recepito come la cronistoria del degrado
umano e intellettuale della aristocrazia siciliana postrisorgimentale, così come ave-
va suggerito Benedetto Croce (cfr. La letteratura della Nuova Italia (1913-1915), 4 voll.,
t. III, Bari, Laterza, 1973, p. 97).
72
Palermo, Sandron, 1912. È noto che il romanzo, già consegnato alle stampe nel
1906, per l’evidente rifiuto dell’autore di allinearsi con la rappresentazione dell’e-
migrazione sostenuta dal Governo fu censurato nel 1909 e vedrà la pubblicazione
definitiva solo tre anni dopo.
73
Cfr. La letteratura della Nuova Italia (1913-1915), cit., t. III, p. 97.
46
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
74
Napoli, Tip. Gennaro Enrico e figli, 1903.
75
In “Nuova Antologia”, 709-712, luglio-agosto 1901.
47
Con biglietto di andata
76
Cfr. Sebastiano Martelli, Dal vecchio mondo al sogno americano. Realtà e immaginario
dell’emigrazione nella letteratura italiana, in Bevilacqua, De Clementi, Franzina (a cura
di), op. cit., vol. I, Partenze, pp. 434-487, pp. 445-446.
77
Cfr. Italy, raccolto in Primi Poemetti, Bologna, Zanichelli, 1904; Pietole, in Nuovi Poe-
metti, Bologna, Zanichelli, 1909; ma si ricordino anche i vibranti toni usati dal Poeta
ne La grande proletaria si è mossa, il discorso che Pascoli tenne al Teatro comunale
di Barga il 21 novembre 1911 pubblicato su “La Tribuna”, 27 novembre 1911; poi,
Bologna, Zanichelli, 1911.
78
Milano, Treves, 1910.
79
Cfr. Benedetto Croce, Giovanni Pascoli. Studio critico, “La Critica. Rivista di Lettera-
tura, Storia e Filosofia”, n. 5, del 1907.
48
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Prima ella mandava altrove i suoi lavoratori che in patria erano trop-
pi e dovevano lavorare per troppo poco […] Erano diventati un po’
come i negri, in America, questi connazionali di colui che la scoprì; e
come i negri ogni tanto erano messi fuori della legge e della umanità,
si linciavano […] Ma la grande Proletaria ha trovato luogo per loro:
una vasta regione bagnata dal nostro mare, verso la quale guardano,
come sentinelle avanzate, piccole isole nostre; verso la quale si pro-
tende impaziente la nostra isola grande; una vasta regione che già
per opera dei nostri progenitori fu abbondevole d’acque e di messi,
e verdeggiante d’alberi e giardini; e ora, da un pezzo, per l’inerzia di
80
Gianfranco Contini, Il linguaggio di Pascoli [1955], in Varianti e altra linguistica: una
raccolta di saggi (1938-1968), Torino Einaudi, 1970, pp. 219-245.
81
Giovanni Getto, Carducci e Pascoli, Napoli, ESI, 1956.
82
Giorgio Bàrberi Squarotti, Pascoli, la bicicletta e il libro, Roma, Edilazio, 2012.
83
Composta nel 1906 e poi pubblicata nel 1909 all’interno di Nuovi poemetti, Bologna,
Zanichelli.
84
Vademecum dell’emigrante mantovano, Mantova, Tip. degli Operai, 1906.
85
L’eroe italico, poi raccolto in opuscolo con il titolo Garibaldi avanti la nuova generazio-
ne. Discorso pronunziato il II Giungo MCMI, e corredato da un breve Proemio, Mes-
sina, Muglia, 1901; poi in Pensieri e discorsi di Giovanni Pascoli 1895-1906, Bologna,
Zanichelli, 1914 pp. 191-220.
49
Con biglietto di andata
86
Franzina, Dall’Arcadia in America, cit., p. 140.
87
Cfr. Giorgio Bertone, La partenza, il viaggio, la patria. Appunti su letteratura e emigra-
zione tra Otto e Novecento, “Movimento operaio e socialista”, IV, 1-2, pp. 91-107, pp.
103-104.
88
Buenos Aires [1909], raccolta in Quaderno, vol. Inediti, a cura di Enrico Falqui, Firen-
ze, Vallecchi, 1942.
89
Firenze, Salani, 1910.
50
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
90
Franzina, Dall’Arcadia in America, cit., p. 171.
91
Bari, Humanitas, 1913.
92
Milano, Treves, 1910.
93
Milano, Treves, 1913.
94
Cfr. Nonna Lidda, Le Scarpette e La Merica, in Ead., Piccoli gorghi, Milano, Remo
Sandron, s.d. [1910]; Il dovere, in Ead., Le briciole del destino, Milano, Treves, 1918;
Cenerella, Firenze, Bemporad, 1918; La Merica, Il guinzaglio, Milano, Treves, 1921.
51
Con biglietto di andata
95
Firenze, Bemporad, 1922.
52
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
96
Firenze, Libreria della voce, 1919.
97
Bologna, Cappelli, 1923.
98
Milano, Lerici, 1928.
99
È opportuno ricordare che Perri, dichiaratemtne antifascista, era già stato vittima
della censura nel 1925 in occasione della pubblicazione di I Conquistatori (Roma,
Libreria Politica Moderna). Il testo messo subito fuori commercio fu bruciato in
piazza a Roma. L’anno dopo Perri venne allontanato dal pubblico impiego e tenuto
fuori da ogni attività giornalistica.
100
In L’amata alla finestra, Torino, Buratti, 1929.
53
Con biglietto di andata
Come mai noi italiani che abbiamo portato su tutta la terra il nostro
lavoro e non soltanto il lavoro manuale […] siamo i soli a non avere
romanzi in cui i nostri costumi e la nostra coscienza siano rivelati in
contrasto con la coscienza e i costumi di quelli stranieri fra i quali
siamo capitati a vivere, a lottare, a soffrire, e talvolta anche vincere?
[…] Se non v’è romanzo o dramma senza un progredente contrasto
d’anime, quale contrasto più profondo e concreto di questo tra due
razze, e la più antica delle due, la più ricca cioè d’usi e riti immemo-
rabili, spatriata e ridotta a vivere senza altro soccorso che quello della
propria energia e resistenza? […] D’Italiani, in basso e in alto, mano-
vali o banchieri, minatori o medici, camerieri o ingegneri, muratori o
mercanti, se ne trovano in ogni angolo del mondo. La letteratissima
letteratura nostra li ignora, anzi li ha sempre ignorati 102.
101
Le raccolte sono state pubblicate per i tipi della Mondadori rispettivamente nel
1924, 1928, 1930.
102
Ugo Ojetti, Lettera a Piero Parini sugli scrittori sedentari, in “Pègaso”, II, 9, settembre
1930, pp. 340-342, p. 340.
54
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Alla vigilia degli anni Trenta il fascismo diviene sempre più dila-
gante, imponendo un sistema politico e culturale decisamente rigido.
All’esodo per necessità economiche si aggiunge quello di un’altra ca-
tegoria di individui, decisamente più colti dei primi, che sentono il
bisogno di evadere alla ricerca di qualcosa di nuovo. Si tratta cioè, da
una parte, della fuga di molti giovani intellettuali italiani che, soffe-
renti e incapaci di sopravvivere in questo clima asfissiante, scelgono
di lasciare il proprio Paese e di recarsi altrove, per fuggire dal regime
oppressivo, alla ricerca di nuovi stimoli e per ritrovare, innanzitutto,
la propria dignità umana e la libertà intellettuale; dall’altra di quel-
la di altri intellettuali che pur dietro l’alibi di ricerca della libertà di
espressione finiscono, al contrario, per inverarsi strumenti funzionali
al regime nel proposito di esaltazione dell’italianità presso i conna-
zionali emigrati messa già in piedi dal fascismo prima ancora di assu-
mere il potere politico. Nel novembre del 1922, poi, appena salito al
governo, Mussolini tracciava le linee della sua politica verso gli italia-
ni emigrati all’estero, volta a: «stimolare il senso di italianità in tutte
le masse emigrate ed a rafforzare i loro legami con la madre patria»
al fine di operare sulle «minoranze più ricettive di giovani emigrati ai
fini di una penetrazione culturale e spirituale dell’ideologia nei paesi
ospitanti»104.
103
Antonio Gramsci, Carattere non nazionale-popolare della letteratura italiana, in Lettera-
tura e vita nazionale, III ed., Roma, Editori Riuniti, 1996, p. 164.
104
Emilio Gentile, La politica estera del partito fascista. Ideologia e organizzazione dei fasci
italiani all’estero 1920-1930, in “Storia contemporanea”, XXXVI, n. 6, dicembre 1995,
pp. 897-956, pp. 930, 934 .
55
Con biglietto di andata
105
Dominique Fernandez, Il mito dell’America negli ntellettuali italiani (1930-1950), Cal-
tanissetta-Roma, S. Sciascia ed., 1969, p. 33.
106
Nicola Carducci, Gli intellettuali e l’ideologia americana nell’Italia letteraria degli anni
trenta, Manduria, Lacaita, 1973, p. 89.
107
Gaime Pintor, Il sangue d’Europa, Torino, Einaudi, 1950, p. 159.
56
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
108
Per le notizie biografiche su Mario Soldati, cfr. Walter Mauro, Invito alla lettura di
Soldati, Milano, Mursia, 1981.
109
Salvatore Silvano Nigro, Viaggio nella “stanza chiusa” della scrittura di America primo
amore, in Mario Soldati, America primo amore, a cura di Salvatore Silvano Nigro, Pa-
lermo, Sellerio, 2003, pp. 297-327, p. 305.
110
Cfr. Mauro, op. cit., p. 25.
57
Con biglietto di andata
America! America! Forse anche lei che c’era nata era, come me, affas-
cinata e corrotta dall’America. Ancora una volta la guardai. La vidi
accanto a me, disperata, folle, sola. E allora capii. Carezze umane non
avrebbero potuto consolarla. Né baci asciugare i suoi occhi isterici,
che avevano pianto non per una cosa, per una creatura, per un sen-
timento: ma per un’idea. America! Ella amava il grattacielo dalla sua
banca a Fifth Avenue, lo schermo di Paramount, la ribalta del Roxy, la
vetta dell’Empire e perfino la buia e macabra prospettiva di una vita
di Brooklyn più di quanto amasse me o qualunque altro ragazzo. New
York aveva delusa la sua speranza. Non importa. New York restava
sempre New York. Broadway, Broadway. E anzi. La delusione aveva
cresciuto l’incanto. Così io (p. 82).
111
Giuseppe De Robertis, Altro Novecento, Firenze, Le Monnier, 1962, p. 363.
58
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
[...] ho amato l’America fino dal primo giorno per la libertà che vi si
gode e che si identifica essenzialmente con due fenomeni: la straordi-
naria eguaglianza di diritti per ciascun cittadino, di topografico, fisi-
co, animalesco spazio vitale (p. 37).
112
Milano, Mondadori, 1977.
113
Milano, Mondadori, 1979.
59
Con biglietto di andata
Amelia, come a voler identificare quella terra con la donna che lo ave-
va fatto innamorare. Un amore irrimediabilmente finito, il cui ricordo
non potrà mai essere cancellato. Passato e presente si incontrano nella
mente del viaggiatore e il confronto è inevitabile, anche con la sua ge-
nerazione. Lo sguardo di Soldati appare ora più critico e consapevole:
114
Bruno Falcetto, Mutare visuali, in Mario Soldati, America e altri amori: diari e scritti
di viaggio, a cura e con saggio introduttivo di Bruno Falcetto, Milano, Mondadori,
2011, pp. 15-16.
60
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
115
Si ricordino tra gli altri i nomi di Giuseppe Prezzolini, Gaetano Salvemini, Arturo
Toscanini.
116
Per le notizie biografiche su Giuseppe Antonio Borgese, cfr., tra gli altri: Sarah
D’Alberti, G. A. Borgese, Palermo, ed. Flaccovio, 1971; Enrico Ghidetti, Dizionario
Biografico degli italiani - vol. 12, 1971 in enciclopediatreccani.it; Gandolfo Librizzi,
Biografia di G. A. Borgese, Polizzi Generosa, Fondazione Borgese, 2012; Id., La Fonda-
zione “G. A. Borgese”: storia di un progetto culturale, Palermo, [s. e.], 2012.
117
Per i rapporti tra Giuseppe Antonio Borgese e la politica italiana fascista cfr., fra
gli altri, Nicolas Bonnet, Le ultime cause perse di Giuseppe Antonio Borgese, in “Labo-
ratoire italien. Politique et société”, 12, n. mon. La vie intellectuelle entre fascisme et
république 1940-1948, 2012, pp. 125-138; Mirko Menna, Giuseppe Antonio Borgese, un
antifascista in America, attraverso il carteggio inedito con Giorgio La Piana (1932-1952),
Bern, Peter Lang, 2014; Ilaria de Seta, Sandro Gentili (a cura di), Borgese e la diaspora
intellettuale europea negli Stati Uniti, Firenze, Cesati, 2016.
118
Cfr. Giuseppe Antonio Borgese, Lettere a Mussolini: Boston, 18 agosto 1933 e Nor-
thampton Mass., 18 ottobre 1934 [1935], in “Il Ponte”, 6, 3, 1950, pp. 252-263, p. 253.
119
Cfr. Marco Massimiliano Lenzi, G. A. Borgese politico (1931-1934): genesi delle lettere
a Mussolini, in Emilio Cecchi, Di giorno in giorno: note di letteratura italiana contempo-
ranea, Milano, Garzanti 1954, pp. 617-627, p. 620.
61
Con biglietto di andata
120
Cfr. Fernando Mezzetti, Borgese e il fascismo, Palermo, Sellerio, 2000, p. 18.
121
A proposito dell’auto-esilio di Borgese, cfr. Ilaria de Seta, Auto-esilio americano e
World Republic nei diari inediti di Giuseppe Antonio Borgese, in Novella di Nunzio,
Francesco Ragno (a cura di), «Già troppe volte esuli». Letteratura di frontiera e di esilio,
t. II, Perugia, Università degli Studi di Perugia, 2004, pp. 23-38.
122
In una lettera indirizzata a Marino Moretti, Borgese annuncia all’amico la «[…]
finalmente ufficiale, reintegrazione (nonostante la cittadinanza straniera) nella cat-
tedra di Milano» (Marino Moretti, Lettere a Marino Moretti, in “Nuova Antologia”,
XCVII, vol. 484, n. 1934, febbraio 1962, p. 10).
123
Milano, Mondadori, 1949; una prima edizione a bassa tiratura pubblicata nel 1936
per i tipi della casa editrice Guanda, venne censurata dalle autorità fasciste.
124
Milano, Mondadori, 1962. Per le notizie biografiche sull’autore relative a questi
anni cfr. Gandolfo Librizzi, Una nuova vita, in Biografia di G. A. Borgese, cit., p. 51;
Parisi, op. cit., p. 71; Ilaria de Seta, American Citizen. G. A. Borgese tra Berkeley e Chcago
(1931-52), Roma, Donzelli, 2017.
62
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
125
Cfr. Librizzi, Una nuova vita, cit., p. 51.
126
Fondato nel 1946, anno in cui si scioglie la “Mazzini Society”, rimarrà attivo fino
al 1951.
127
Cfr. Moretti, op. cit., n. 2.
128
Marinella Mascia Galateria, L’America di Borgese, in Paolo Mario Sipala (a cura di),
Borgese, Rosso di San Secondo, Savarese, Atti dei Convegni di studio, Catania, Ragusa,
Caltanissetta (1980-82), Roma, Bulzoni, 1983, pp. 21-38, p. 22.
129
Il materiale per la realizzazione dell’opera è stato scelto tra una cinquantina di
lettere e articoli scritti tra il 1931 e il 1934. Quest’opera, per certi versi meno cono-
sciuta rispetto ad altre più note dell’autore, riesce a stupire la critica tanto che lo
stesso Parisi la definirà come «l’ultimo e il più bello dei suoi libri di viaggio» (Parisi,
op. cit., p. 71). La censura fascista, impedisce, in un primo momento, e ancora una
volta, la pubblicazione del volume. Grazie alla preziosa documentazione raccolta
da Ambra Meda si è oggi in grado di ricostruire la complessa vicenda editoriale:
l’idea iniziale proposta da Borgese all’editore Mondadori era quella di raccogliere
il materiale sull’America in due volumi, in modo tale che il lettore non si trovasse
semplicemente di fronte ad una selezione di articoli di tipo giornalistico, ma potes-
se fruire dell’opera in maniera unitaria come leggendo un diario di viaggio (Cfr.
Ambra Meda, Introduzione a Borgese, Atlante Americano, cit., pp. 13-40, p. 24; Ead.,
Per ripensare a Borgese. Le vicissitudini editoriali di Atlante Americano, in “Critica lette-
raria”, XXXVI, 138, 2008, pp. 15-36, p. 20).
130
Borgese, Atlante Americano, cit., p. 116.
63
Con biglietto di andata
Chi ha udito i discorsi dei candidati e dei loro paladini sa con che tono
di serietà, d’onore, sia solitamente invocata questa trinità di astratti:
Chance, Opportunity, Prosperity. E l’America, secondo il patriottismo
americano, ben più concretamente che «la terra delle possibilità illim-
itate» quale fu definita dai Tedeschi, è quel luogo e quell’aria sulla
faccia dov’è consentito il massimo numero di chances e di opportu-
nities al massimo numero di esseri umani. Per raggiungere che cosa?
La prosperità senza dubbio. E, senza dubbio, non v’è prosperità senza
ricchezza, senza obbedienza (p. 257).
131
Meda, Introduzione a Borgese, Atlante Americano, cit., p. 16.
132
Cfr. Giuseppe Massara, Viaggiatori italiani in America (1860-1970), Roma, Edizioni
di Storia e Letteratura, 2012, p. 146.
133
Si ricordi qui, per onestà intellettuale, che Mussolini aveva visto nel programma
economico di Roosevelt un esperimento corporativista di ispirazione fascista (Cfr.
Benito Mussolini, Che cosa vuole l’America?, in “Il Popolo d’Italia”, 17 agosto 1934).
64
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
134
Silvia Bertolotti, Dea Prosperity. Giuseppe Antonio Borgese e la crisi del 1929, in “Altre
Storie”, XIV, 39, settembre/dicembre 2012, pp. 11-14, p. 14.
135
Cfr. Bertolotti, op. cit., p. 14.
136
Questa sua decisione è avvertita da molti intellettuali rimasti in patria come una
sorta di tradimento ideologico. Fra gli altri, Benedetto Croce, nel 1944 – dopo cioè
ben sei anni dall’acquisizione da parte di Borgese della cittadinanza statunitense
– rispondendo ad un articolo pubblicato sulle colonne de “La Voce Repubblicana”
che continuava l’annosa e ben nota tenzone tra l’allievo ed il maestro durata più di
65
Con biglietto di andata
66
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
137
Cfr. ivi, pp. 207-209.
138
Cfr. Bertolotti, op. cit., p. 12.
139
Cfr. Borgese, Atlante Americano, cit., p. 201.
67
Con biglietto di andata
140
Cfr. Richard Hofstadter, Società e intellettuali in America (Anti-intellectualism in Ame-
rican Life, 1963), Torino, Einaudi, 1968, p. 409.
68
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
141
«Io penso, guardando quel chiarore, ch’esso è già tramontato sulle casa d’Italia,
su cui già spunta il giorno; e mi rincresce di saperlo. Vorrei che il pensiero di Lei
potesse dormire questa notte con me. Good night, Italy (Borgese, Atlante Americano,
cit., p. 87).
142
«[…] questi propilei della Sicilia, spalla d’Italia, rosata, nuda, come la spalla di
Venere, calda di sole ancora morente, come la gloria. La citazione d’obbligo dice:
“E lasso ivi morir” (Id., Da Dante a Thomas Mann, a cura di Giulio Vallese, Milano,
Mondadori, 1958, p. 344.
143
“La Rivoluzione liberale”, n. 28, 28 settembre 1922.
69
Con biglietto di andata
144
Italian House Fund, Archivio Casa Italiana, N,ew York, Columbia University, 1930.
145
Cfr. Gaetano Salvemini, Italian fascist activities in the United States, ed. by di Philip
V. Cannistraro, New York, Center for Migration Studies, 1977, pp. 167-170.
70
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
146
Cfr. Daria Frezza Bicocchi, Propaganda fascista e comunità italiane in USA: la casa
italiana della Columbia University, “Studi Storici”, 11, n. 4, October-December 1970,
pp. 661-697.
147
Cfr. Elena Bacchin (a cura di), Prezzolini in America e il fascismo. Un memoriale,
“Contemporanea” vol. 11, n. 2, aprile 2008, pp. 243-256, p. 249.
148
Cfr. Arturo Colombo, Intervista postuma a Prezzolini, in “Nuova antologia”, 117,
vol. 550, luglio-settembre 1982, pp. 305-314, p. 313.
149
Emilio Gentile, Prezzolini e l’America negli anni del fascismo, in Cosimo Ceccuti (a
cura di), Prezzolini e il suo tempo, Firenze, Le Lettere, 2003, p. 234.
150
America in pantofole: un Impero senza imperialisti; ragguagli intorno alla trasformazione
degli Stati uniti dopo le guerre mondiali, Firenze, Vallecchi, 1950.
151
Dal mio terrazzo: 1946-1959, Firenze, Vallecchi, 1960.
71
Con biglietto di andata
Diario152. Uno sguardo attento alla vita dei nostri emigranti è offer-
to ne I trapiantati153. Il testo nato con la volontà di offrire un’analisi
storica dell’emigrazione italiana, insiste sulle dolorose condizioni che
hanno afflitto successive generazioni di italiani, trapiantati, appunto,
negli Stati Uniti per i quali egli auspicava un’assimilazione culturale
alla società statunitense.
A far esperienza diretta degli Stati Uniti, in quegli anni è anche
Emilio Cecchi. Critico letterario e d’arte di raffinata e profonda cultu-
ra, Emilio Cecchi non nascose mai la sua vicinanza ideologica al fa-
scismo né la propria amicizia personale con il Duce pur essendo tra i
firmatari del Manifesto degli intellettuali italiani antifascisti154 promosso
da Giorgio Amendola in risposta all’assassinio di Matteotti del 1924
che segnava la fine dello Stato liberale. Traghettatore in Italia della
letteratura statunitense che però considerava come una mera costola
della più nobile tradizione letteraria dell’Inghilterra, il suo interesse
per la letteratura d’Oltreoceano, per quanto tiepidamente apprezzata,
era certamente antico se si considera che già nel 1910 aveva dedicato
a Poe un articolo pubblicato su “Cronache letterarie” il 12 giugno di
quell’anno e poi un altro su la “Tribuna” il 9 febbraio 1913. Ma fu an-
che uno dei primi ad interessarsi di Melville, come attestato da un suo
intervento pubblicato sul “Corriere della Sera” il 27 novembre 1931,
e di Faulkner155. Del 1935, è poi la prima edizione del suo Scrittori in-
glesi e americani156 su cui tornerà a lavorare nel 1947 e ancora nel 1954;
nel presentare gli scrittori statunitensi, il critico riservava loro, sem-
pre, notazioni aspre e pungenti. Per Cecchi, insomma, così come per
il collega Mario Praz157, lo studio della letteratura statunitense funge
da strumento per affermare, su basi rigorosamente metodologiche,
la superiorità della civiltà europea158. La sua avversione per il mito a
152
Diario: 1900-1941, Milano, Rusconi, 1978.
153
I trapiantati. Saggio relativo agli italiani emigrati in America, abbandonati dall’Italia ed
emarginati dagli americani, Milano, Longanesi, 1960.
154
“Il Mondo” 1 maggio 1925.
155
“Pan”, II, 1934, n. 2, pp. 64-70.
156
Lanciano, Carabba, 1935; Milano, Mondadori, 1947; Milano, A. Mondadori, 1954.
157
Cfr. Mario Praz, Cronache letterarie anglosassoni, Roma, Edizioni di Storia e Lette-
ratura, 1950.
158
Cfr. Agostino Lombardo, La critica italiana sulla letteratura americana, in Id., La ri-
cerca del vero: saggi sulla tradizione letteraria americana, Roma, Edizioni di Storia e
72
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
73
Con biglietto di andata
162
Firenze, Sansoni, 1939.
163
Nuovo Continente: Messico, America amara, Messico rivisitato, Firenze, Sansoni, 1958.
164
Francesca Bianca Crucitti Ullrich (a cura di), Carteggio Cecchi-Praz, prefazione di
Giovanni Macchia, Milano, Adelphi, 1985, p. 125.
165
Cfr. Martino Marazzi, Per una rilettura di America amara, in “Forum italicum”, 1
September 1994, pp. 281-293.
166
Cfr. Mauro Maccario, L’American dreem di Montale, in “Forum italicum”, 1 Sep-
tember 1994, pp. 296-297.
74
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
167
Torino, Einaudi, 1939.
168
“Corriere della Sera”, 13 luglio 1950.
75
Con biglietto di andata
169
Pietro Gobetti e “la Rivoluzione liberale”, in “Il Ponte”, V, vol. 8-9, 1949, pp. 1009-
1021.
170
Per i riferimenti biografici cfr. Gigliola De Donato, Sergio D’Amaro, Un torinese del
Sud: Carlo levi. Una biografia, Milano, Baldini & Castoldi, 2001.
171
Roma, Einaudi, 1945.
76
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Levi racconta come in ogni casa di Aliano ci sia la foto del presi-
dente americano Roosevelt: «non ho mai visto in nessuna casa altre
immagini: né il Re, né il Duce, né tanto meno Garibaldi, o qualche
altro grand’uomo nostrano» (p. 107). Il che la dice lunga sul rapporto
dei contadini alianesi con la giovane Italia unita, ancor più in quegli
anni di privazioni. Se Roma li ignorava, New York rappresentava la
promessa; ma il sogno ha due facce: una per coloro che restano, che
sperano, che ricevono le rimesse e gli utensili dal Nuovo Mondo172,
172
«Dopo il ’29, l’anno della disgrazia, ben pochi sono tornati da New York, e ben
pochi ci sono andati. I paesi di Lucania, mezzi di qua e mezzi di là dal mare, sono
rimasti spezzati in due. Le famiglie si sono separate, le donne sono rimaste sole: per
quelli di qui, l’America si è allontanata, e con lei ogni possibile salvezza. Soltanto la
posta porta continuamente qualcosa che viene di laggiù, che i compaesani fortunati
mandano a regalare ai loro parenti. Don Cosimino aveva un gran da fare con questi
pacchi: arrivavano forbici, coltelli, rasoi, strumenti agricoli, falcetti, martelli, tena-
glie, tutte le piccole macchine della vita comune. La vita di Gagliano [Aliano], per
quello che riguarda i ferri dei mestieri, è tutta americana, come lo è per le misure:
si parla, tra i contadini, di pollici e di libbre piuttosto che di centimetri o di chilo-
grammi. Le donne, che filano la lana su vecchi fusi, tagliano il filo con splendidi
forbicioni di Pittsburgh. I rasoi del barbiere sono i più perfezionati che io abbia mai
visto in Italia, e l’acciaio azzurro delle scuri che i contadini portano sempre con sé,
è acciaio americano. Essi non sentono alcuna prevenzione contro questi strumenti
moderni, né alcuna contraddizione fra di essi e i loro antichissimi costumi. Prendo-
no volentieri quello che arriva da New York, come prenderebbero volentieri quello
77
Con biglietto di andata
e una per coloro che partono che faticano, che vivono comunque a
margine di quella società che li sfrutta e non li integra, i cui figli nati
americani non tornano, mentre loro rientrano con l’idea di riabbrac-
ciare i parenti e i compaesani e di ripartire, oppure perché irretiti dal-
la propaganda dei politici italiani che prometteva lavoro e ricchezza
per tutti in patria. Così finiscono per investire quei piccoli risparmi
che erano riusciti a metter da parte e nel giro di poco tempo la loro
vita torna ad essere più misera di quanto non fosse prima di decidere
di andar via.
Se nel romanzo l’America è, ancora una volta, presentata da un
punto di vista essenzialmente localistico, Carlo Levi avrà modo di lì a
poco di far conoscenza diretta della cultura americana. Nella prima-
vera del 1947 Levi parte per New York in compagnia dell’ex Presiden-
te del Consiglio dei Ministri italiano Ferruccio Parri, per partecipare
alla Friendship with Italy Week, come rappresentante dell’Italia con lo
scopo di ottenere finanziamenti per la ripresa economica e sociale. In
quell’occasione Levi partecipa ad una campagna promozionale per
l’edizione newyorkese di Cristo si è fermato a Eboli173 accolta da un
enorme successo di pubblico e di critica. L’ottima ricezione dell’o-
pera apre per lui fruttuose collaborazioni con importanti periodici
statunitensi, tra i quali “Life”, “New York Times” e “The Reporter”. Il
7 luglio 1947 su “Life” Levi pubblica il suo primo articolo ‘statuniten-
se’: Italy’s myth of America174. Il saggio, che recupera alcuni motivi por-
tanti del Cristo si è fermato ad Eboli, presenta Oltreoceano l’Italia degli
ultimi, quella dei contadini che aveva conosciuto da vicino e che, per
molti aspetti, aveva imparato ad amare, ma introduce subito anche il
tema dell’emigrazione dal Sud Italia verso gli Stati Uniti, riassumen-
done la storia dalle origini al secondo dopoguerra. Nelle menti dei
contadini lucani il mito dell’America è un elemento di speranza, è il
sogno dell’Eldorado175. Insistendo sui simboli ‘magico-religiosi’ già
che arrivasse da Roma. Ma da Roma non arriva nulla. Non era mai arrivato nulla, se
non l’U. E. [Ufficiale Esattoriale], e i discorsi della radio» (p. 142)».
173
Christ stopped at Eboli, New York, Farrar, Straus and Co, 1947.
174
Il testo è stato poi raccolto, con variazioni, ne Le mille patrie: uomini, fatti, paesi d’I-
talia, a cura di Gigliola De Donato, Roma, Donzelli, 2000, alle pp. 5-20.
175
Cfr. Amilcare Iannucci, Made in Italy: l’immagine dell’Italia e della cultura italiana
all’estero dal secondo Dopoguerra a oggi, in Luciano Formisano (a cura di) Storia della
78
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
letteratura italiana. La letteratura italiana fuori d’Italia, Roma, Salermo editrice, 2002,
pp. 985-994.
176
Cfr. Martino Marazzi, Little America. Gli Stati Uniti e gli scrittori italiani del Novecen-
to, Milano, Marcos y Marcos, 1997.
177
Cfr. Cristo si è fermato ad Eboli, cit., p. 111.
178
Torino, Einaudi, 1946; Of Fear and Freedom, New York, Farrar, Straus and Co, 1950.
179
Torino, Einaudi, 1950; The Watch, New York, Farrar, Straus and Young, 1951.
180
Passaggio a Detroit, “La Stampa”, 24 maggio, 1960, p. 3.
181
Il museo Guggenheim, “La Stampa”, 15 giugno, 1960, p. 3.
79
Con biglietto di andata
182
Cfr. Le parole sono pietre: tre giornate in Sicilia, Torino, Einaudi, 1955.
183
Cfr. Antonio Lucio Giannone, Le parole sono pietre, in Franco Vitelli (a cura di), Il
Germoglio sotto la scorza. Carlo Levi vent’anni dopo, Cava dei Tirreni, Avagliano, 1998,
pp. 75-89, part. pp. 79-80.
184
Cfr. Valerio Ferme, Tradurre è tradire: la traduzione come sovversione culturale sotto il
Fascismo, Ravenna, Angelo Longo, 2002, p. 86.
185
Cfr. Cesare Pavese, Lettere 1926-1950, 2 voll., t. I., Torino, Einaudi, 1968.
80
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
186
Cesare Pavese, Ieri e oggi (1947), in Italo Calvino (a cura di), La Letteratura americana
e altri saggi, Torino, Einaudi 1962, pp. 193-194.
187
I mari del Sud (1930), poi raccolta in Lavorare stanca, Torino, Einaudi, 1968, pp. 9-11.
81
Con biglietto di andata
Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna [...] ma le facce, le voci
e le mani che dovevano toccarmi e riconoscermi non c’erano più […]
Quel che restava come una piazza l’indomani della fiera, una vigna
dopo la vendemmia, il tornar solo in trattoria quando qualcuno ti ha
piantato [...] venivo da troppo lontano – non ero più di quella casa,
non ero più come Cinto, il mondo mi aveva cambiato (p. 57).
188
Torino, Einaudi, 1950.
189
Paoletti, op. cit., p. 121.
82
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
190
Martelli, Dal vecchio mondo al sogno americano, cit., p. 469.
191
Cfr. Mario Domenichelli, “L’America come la luna”. La fine del mito americano negli
intellettuali comunisti italiani (1938-1954), in “Letterature straniere”, n. 6, 2004, pp.
43-56, p. 50.
192
Cesare Pavese, Un negro ci parla, recensione radiofonica a Black boy di Richard
Wright, trasmessa nel maggio 1947, pubblicata con il titolo Sono finiti i tempi in cui
scoprivamo l’America, La letteratura americana e altri saggi, cit., pp. 183-186, p. 185.
193
Cfr. Id., Cultura democratica e cultura americana, interventi pubblicati su “Rinascita”
febbraio 1950, ora in La letteratura americana, cit., pp. 285-287.
83
Con biglietto di andata
194
Elio Vittorini, Realismo lirico di Melville in “Pegaso”, n. 1, 1933, pp. 126-128; poi in
Diario in pubblico, Milano, Bompiani, 1957, p. 46
195
Id., Faulkner tra l’oscurità e la coscienza, in “Letteratura”, n. 3, 1937, raccolta, poi, in
Diario in pubblico, cit., p. 82.
196
In Id. (a cura di), Americana, 1942, cit., pp. 104-105.
197
Nicola Carducci, Gli intellettuali e l’ideologia americana nell’Italia letteraria degli anni
trenta, Manduria, Lacaita, 1973, p. 231.
84
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Non è un caso né un arbitrio che tu la cominci con gli astratti furori, giacché
la sua conclusione è, non detta, la Conversazione in Sicilia. In questo senso
è una gran cosa: che tu via hai portato la tensione e gli strilli di scoperta
198
Per una più approfondita analisi sul pensiero di Vittorini sull’America cfr. ibidem.
199
New York, P.F. Collier & Son Corporation,1936.
200
Milano, Bompiani, 1940.
201
Per questo episodio, come per il romanzo, poi sequestrato, dell’autore italo-a-
mericano Pietro Di Donato, Christ in concrete (Cristo tra i muratori, 1939) – si rinvia
a Guido Bonsaver, Conversazione in Sicilia e la censura fascista, in Edoardo Esposito
(a cura di), Il dèmone dell’anticipazione. Cultura, letteratura, editoria in Elio Vittorini,
Milano, il Saggiatore, 2009, pp. 13-29, in particolare, v. nota 3.
202
Milano, Bompiani, 1941; e con il titolo Nome e lagrime, Firenze, Parenti, 1941.
85
Con biglietto di andata
della tua propria storia poetica, e siccome questa tua storia non è stata una
caccia alle nuvole ma un attrito con la letterat. mondiale (quella letterat.
mondiale che è implicita, in universalità, in quella americana – ho capito
bene?), risulta che tutto il secolo e mezzo di americ. vi è ridotto all’evidenza
essenziale di un mito da noi tutti vissuto e che tu ci racconti203.
Caro Bompiani,
Rispondo con ritardo alla Vostra lettere anche perché ho nel frattempo
veduto Elio Vittorini, col quale m’intrattenni lungamente circa l’ant-
ologia americana. Egli me ne consegnò anzi le bozze quasi complete
che ho esaminate con molto interesse. Frattanto anche A. Frateili parlò
della cosa con il mio Capo di Gabinetto.
L’opera è assai pregevole per il criterio critico della scelta e dell’in-
formazione e per tutta la presentazione. Resto però del mio parere, e
cioè che l’uscita – in questo momento – dell’antologia americana non
sia opportuna… Non è il momento di fare delle cortesie all’America,
nemmeno letterarie. Inoltre, l’antologia non farebbe che rinfocolare
la ventata di eccessivo entusiasmo per l’ultima letteratura americana:
moda che sono risoluto a non incoraggiare.
Proseguite nella Vostra collezione con gli altri interessanti volumi che
avete annunziati e riserbate dunque l’uscita dell’antologia americana
a un secondo più favorevole tempo. Vittorini può riferirVi come io sia
anche per altra via disposto a venirVi incontro»204.
203
A Elio Vittorini, Milano (Torino, 27 maggio, 1942), in Pavese, Lettere 1926-1950, cit.,
t. 2, pp. 421-422, p. 421.
204
Cfr. Bonsaver, op. cit., pp. 26-27.
86
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
205
Su un’analisi approfondita del pensiero di Cecchi, cfr. Nicola Carducci, Gli intellet-
tuali, cit. e Vito Amoruso, Cecchi, Vittorini, Pavese e la letteratura americana, in “Studi
Americani”, n. 6, 1960, pp. 9-72
206
Elio Vittorini, Premessa, in Silvio Pozzani, Esperienza dell’emigrazione italiana, in “Il
Politechico”, 33-34, settembre-dicembre 1946, p. 90.
87
Con biglietto di andata
207
“Il Politecnco”, giugno 1946, p. 9; poi Id., Clutura e libertà. Saggi, note, lettere da «Il
Politecnico» e altre lettere, a cura di Raffaele Crovi, Torino, Aragno, 2001, pp. 143-144.
208
Salvatore Ferlita, Il sogno americano coltivato da Vittorini, “La Repubblica”, 27 giu-
gno 2009.
209
Conversations in Sicily, Introduction of Ernest Hemingway, New York, New Di-
rections, 1949.
210
Trad. by Elizabeth Nissen, in “American Quarterly”, vol. I, n. 1, Spring 1949, pp.
3-8.
211
1943, raccolto in Il pastore sepolto, Roma, Tumminelli, 1945.
212
Cfr. Gino Giardini, Francesco Jovine, Milano, Marzorati, 1967; Massimo Grillandi,
Francesco Jovine, Milano, Mursia, 1971; Medardo Albanese, Lettura di Francesco Jovi-
ne, Napoli, De Simone, 1973.
88
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
213
Milano, Garzanti, 1953.
214
Pubblicato in tiratura limitata (Paris, N.E.I. [ma à compte d’auteur]) nel 1933; Prima
edizione italiana, su “Il Risveglio” 1945; poi con testo ampliato Roma, Faro, 1947; e
ancora modificato per l’edizione Milano, Mondadori, 1949 ed infine nella versione
definitiva: Milano, Mondadori, 1953.
215
Zürich, Dr. Oprecht & Helbing AG, 1933.
216
Milano, Mondadori, 1956.
89
Con biglietto di andata
217
Poi a cura di Giuseppe Papponetti, Cuneo, Nerosubianco, 2009.
218
Cfr. Ferdinando Alfonsi Alberto Moravia in America. Un quarantennio di critica (1929-
1969), Catanzaro, Carello Editore 1984.
219
Cfr. Alberto Moravia, Viaggi, articoli 1930-1990, a cura e con introduzione di Enzo
Siciliano, Milano, Bompiani, 1994.
90
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
220
Ivi, pp. 1280-1281.
221
«C’è alienazione ogni volta che l’uomo è adoperato come mezzo per raggiungere
un fine che non è l’uomo stesso, bensì qualche feticcio che può essere via via il dena-
ro, il successo, il potere, l’efficienza, la produttività e via dicendo». (Moravia, I miei
problemi, in L’uomo come fine e altri saggi, Milano, Bompiani, 1964, p. 377).
222
Cfr. Alberto Limentani, Alberto Moravia tra esistenza e realtà, Venezia, Neri Pozza,
1962.
223
Cfr. Moravia, I miei problemi, cit.
224
Milano, Bompiani, 1954.
225
Cfr. ivi, p. 175.
226
1948, Cfr. Opere/2 Romanzi e racconti 1941-1949, a cura di Simone Casini, Milano,
Bompiani, 2002.
227
Milano, Bompiani, 1957.
228
Ivi, p. 238.
91
Con biglietto di andata
Il parroco del Carmine ha tolto le campane dalla sua chiesa; dagli angoli
del campanile spuntano ora minacciose le trombe degli altoparlanti. Recen-
temente è stato in America, tra gli emigranti regalpetresi di Nuova York ha
fatto buon raccolto, tutti hanno dato dollari per la chiesa del Carmine. Al
parroco è piaciuto, delle chiese d’America, il suono del carillon: e ha com-
prato tutta l’attrezzatura per la sua chiesa. Ora il Salve regina, l’avviso per
la messa, per i vespri, per le quarantore, per le due ore di notte, si sfogliano
nell’aria come grandi crisantemi bianchi. I parrocchiani del Carmine, in gran
parte contadini, dicono che è stato il carillon a chiamare la neve. Oh le belle
campane – rimpiangono (p. 66).
229
“Nuovi Argomenti”, 12, gennaio-febbraio 1955; poi Bari, Laterza, 1956.
230
In Gli zii di Sicilia, Torino, Einaudi, 1958.
231
«Filippo fischiò dalla strada alle tre del pomeriggio. Mi affacciai alla finiestra.
Gridò: “arrivano”. Di corsa infilai le scale […]» (p. 9)
232
Cfr. Claude Ambroise, Cultura e segno, in Michelangelo Picone, Paola De Marchi e
Tatiana Crivelli (a cura di), Sciascia, scrittore europeo, Atti del Convegno internazionale
di Ascona, 29 marzo-2 aprile 1993, Basel-Boston-Berlin, Birkhäuser, 1994, pp. 9-32, p. 21.
92
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Mia zia contro il paese imprecava, diceva che aveva sperato fosse diverso,
più nuovo e pulito, invece era peggio di prima. La delusione di mia zia
aveva due facce; noi parenti non eravamo morti di fame come dall’Amer-
ica ci immaginava; il paese non era migliorato come sperava (p. 52).
Da ogni parte della Sicilia molti partivano verso gli Stati Uniti, a farsi
americani. […] I paesi dolorosamente si spopolavano: l’America, la
Merica, smembrava parentele, recideva affetti, mutava sentimenti.
Come ingoiate dall’America, che i rimasti immaginavano immensa,
affannosa e smemorante, intere famiglie sparivano235.
233
Rosario Atria, Dimensione privata e affresco civile ne La zia d’America di Leonardo
Sciascia, in Kathrin Ackermann e Susanne Winter (a cura di), Spazio domestico e spazio
quotidiano nella letteratura e nel cinema dall’Ottocento ad oggi, Firenze, Franco Cesati
editore, 2014, pp. 103-113.
234
Raccolto in Il mare colore del vino, Torino, Einaudi, 1973, pp. 19-26.
235
Leonardo Sciascia, Prefazione, in Jerre Mangione, Mont’Allegro, una comunità sici-
liana in America, prefazione di Leonardo Sciascia, introduzione di Herbert J. Gans,
Milano, Franco Angeli, 1981, p. VII.
93
Con biglietto di andata
Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta si unisce al coro anche Sa-
verio Strati236 scrittore calabro neorealista che si impegna a raccontare
la dura vita dei contadini di Aspromonte. L’emigrazione, sempre pre-
sente nelle sue opere, non è quasi mai indirizzata al Nuovo mondo
ma resta una dura ed ineluttabile realtà alla quale devono soggiacere
quasi tutti i cittadini di quel micro-mondo. In Mani vuote237, scritto
tra il settembre del ’58 e il settembre del ’59, Strati presenta la storia,
tragica e epica al contempo, di Emilio che conosciamo a partire dagli
anni dell’infanzia negata da una realtà fatta di duro lavoro, di miseria
e di sopraffazione238. Il mondo dei contadini e dei pastori calabresi
non è idilliaco, non è la campagna salvifica pascoliana ma piuttosto
una realtà fatta di brigantaggio e malavita. Emilio, vuole fuggire da
questa terra dura e crudele239. Per lui, come per molti altri della sua
generazione, il riscatto ha il nome dell’America, di quella terra lon-
tana che promette lavoro e stabilità. Ancora nella raccolta di racconti
Gente in viaggio240, il tema centrale è l’emigrazione di cui Saverio Strati
approfondisce la disumana realtà di chi subisce umiliazioni e la vio-
lenza della lontananza e della solitudine. E l’emigrazione sarà ancora
il pivot attorno al quale ruotano le trame di Il codardo241, di Noi lazza-
roni242 e di Terra di emigranti243 in cui i protagonisti calabresi sono stati
costretti, dalla miseria e dalla mancanza di lavoro, ad abbandonare la
casa e il paese natale per recarsi all’estero.
E, ancora, Giose Rimanelli, molisano, scrittore, poeta, saggista,
giornalista, musicista e pittore, che decide nel 1943, ad appena diciot-
to anni, di allontanarsi dalla misera realtà del suo paese di origine
in provincia di Isernia e di salire su un camion di tedeschi in ritirata
236
Per notizie sull’autore cfr. Antonio Motta, Invito alla lettura di Saverio Strati, in
“Zibaldone”, 2, 1986, pp. 59-70.
237
Milano, Mondadori, 1960.
238
Cfr. Sebastiano Martelli, “A mani vuote”: Saverio Strati e l’emigrazione meridionale,
in Jean-Jacques Marchand (a cura di), La letteratura dell’emigrazione. Gli scrittori di
lingua italiana nel mondo, Torino, Fondazione Giovanni Agnelli, 1991, pp. 265-282.
239
Cfr. Persio Nesti, Saverio Strati e l’emigrazione meridionale, “Il Ponte”, 2, XXIII, 1967,
p. 242.
240
Milano, Mondadori, 1966.
241
Milano, Bietti, 1970.
242
Milano, Mondadori, 1972.
243
Firenze, Salani, 1979.
94
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
244
Per notizie sull’autore si veda Luigi Fontanella, Giose Rimanelli e il viaggio infinito,
in Id., La parola transfuga: scrittori italiani in America, Fiesole, Cadmo, 2003, pp. 101-
174.
245
Milano, Mondadori, 1953.
246
Milano, Mondadori, 1954.
95
Con biglietto di andata
247
Milano-Verona, Mondadori, 1958.
248
Genova, Immordino, 1968.
96
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
249
Firenze, Vallecchi, 1959.
250
Giose Rimanelli, America as Metaphor, in Francis Femminella and Sherly Lynn
Postman (ed. by), Molise Studies in America, New York, Peter Lang, 1988, pp. 177-
197.
97
Con biglietto di andata
251
Montréal, Guernica, 1993.
252
Isernia, Iannone, 2000.
98
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
253
Milano, Garzanti, 1962.
254
Foggia, Bastogi, 1981.
255
Cfr. Sebastiano Martelli, Il tempo di Peter, in Francesco De Nicola (a cura di), L’o-
pera letteraria di Salvatore Mignano, Atti del convegno di studi (Gaeta, 17-18 maggio
1991), Genova, De Ferrari, 1993, pp. 53-68.
256
Firenze, Sansoni, 1991.
257
Roma, Gremese, 1977.
99
Con biglietto di andata
goriziano che si imbarca nel 1909 alla volta dell’Argentina per cerca-
re se stesso e per sfuggire al servizio militare nell’esercito asburgico,
protagonista di Un altro mare di Claudio Magris258. Enrico finirà per
condurre una vita solitaria in Patagonia; la sua solitudine sarà smor-
zata solo dalle lettere che scambierà con parenti e amici e dopo tredici
anni deciderà di rientrare in patria. Ma si pensi anche a Novecento: un
monologo259 di Alessandro Baricco, dove se l’America non c’è, c’è la
traversata e il ricordo di quei cinici genitori che, imbarcati nel 1927,
abbandonano il neonato nato per mare.
Per giungere, con un consapevole salto temporale, ad anni più
recenti, persino in storie i cui protagonisti godono di uno status so-
ciale privilegiato, l’emigrazione è vista come sofferenza incurabile.
È quanto suggerisce Andrea Camilleri in Being here…260. La storia
ruota intorno ad un anziano signore che si presenta nell’ufficio del
commissario Montalbano per lamentarsi di non riuscire ad ottenere
un appuntamento dal sindaco di Vigàta. Per quanto l’uomo parli un
italiano grammaticalmente perfetto, il commissario si accorge che è
straniero: cogliendo la perplessità di Montalbano, l’uomo spiega di
essere cittadino americano, ma nato a Vigàta e, aggiunge, vi è anche
morto! La natura paradossale della sua affermazione fa scattare un
andamento narrativo pirandelliano, chiaramente ispirato a Il fu Mat-
tia Pascal. L’uomo, Carlo Zuccotti, è un siciliano nato da genitori del
Nord, ma cresciuto in Sicilia, dove il padre lavorava come ferroviere:
trasferitosi in Toscana con i genitori, ha poi studiato letteratura a Fi-
renze. Durante il secondo conflitto mondiale viene fatto prigioniero
in Africa e deportato in Texas. Alla fine della guerra, resta negli Stati
Uniti, assume il nome in Charles Zuck, avvia una fortunata carriera
accademica e forma una famiglia. Adesso, dopo la morte della mo-
glie e del figlio, ha deciso di ritornare a Vigàta. Tuttavia, tutti i suoi
amici di un tempo sono ormai scomparsi, ed egli stesso risulta uffi-
cialmente defunto. A causa di un errore, la stele commemorativa dei
caduti in combattimento (nel corso delle due guerre mondiali, così
258
Milano, Garzanti, 1991.
259
Milano, Feltrinelli, 1994.
260
Contenuto in Andrea Camilleri, Un mese con Montalbano, Milano, Mondadori,
1998, pp. 161-167.
100
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
261
Palermo, Sellerio, 2007.
101
Con biglietto di andata
e a dispetto del suo terrore per l’acqua, finisce per vivere su un lembo
di terra circondato dal mare, che si ostina a non guardare, e arriva
a sposare un’ammaliante sirena, la Maruzza del titolo, la quale gli
darà una figlia sirena anche lei, e altri tre figli che, in diversi modi,
scelgono l’acqua o la terra per vivere. All’inevitabilità dell’andata si
sostituisce un ritorno per certi versi necessario – la vita a New York
si era fatta pericolosa per Gnazio – ma anche scelto, per il desiderio
di farsi seppellire accanto ad un ulivo saraceno. Il re-inserimento è
carico di stranezze e al tempo stesso foriero di gioie: la condizione
di liminalità dell’emigrato non costituisce ostacolo al rientro, ma di-
venta un’occasione di esplorazione delle novità proposte dalla vita
(l’incontro con la sfera magica delle sirene), di accettazione della di-
versità (figli che parlano altre lingue, amano le stelle, studiano), di
godimento (la famiglia nell’accogliere e adattarsi si scava un angolo
di serenità, comunque scevro di falsi idealismi), e infine di creativi-
tà, emblematizzata dalla fantasiosa casa che Gnazio costruisce e che
attira l’interesse di Walter Gropius attraverso la documentazione di
un fotografo americano di passaggio nella zona. La condizione ibri-
da di Gnazio lo rende permeabile alla differenza. Il suo ritorno, nel
farsi materia narrativa, s’intreccia al mito di Ulisse per poi prendere
nuove forme con la figura del figlio Cola, mezzo uomo e mezzo pesce
(come Colapesce, il protagonista dell’antica leggenda siciliana), che
inabissandosi nel mare segue le orme letterarie dell’ellenista Rosario
La Ciura del racconto di Tomasi di Lampedusa (La sirena), così come
dell’avvocato Motta di Mario Soldati (La verità sul caso Motta). Nella
chiusa del testo, Camilleri introduce un altro ritorno: quello di un
giovane soldato statunitense, Steven, che giunge in terra siciliana nel
1943 per morirvi, magicamente, ascoltando un canto seducente den-
tro alla conchiglia che era stata delle sirene della famiglia Manisco. Il
legame che Camilleri salda tra emigrazione siciliana negli Stati Uniti
e lo sbarco degli americani in Sicilia attraverso un percorso narrativo
tra fiaba e bozzetto realista rivela quella traiettoria transnazionale già
esplorata in Being here…, che ancora una volta lascia esplodere la na-
tura delimitata dell’isola, tracciando una mappa stratificata di andata
e di ritorni.
Negli ultimi decenni sono soprattutto le voci femminili ad unirsi
al coro. Nel 1994 è Maria Luisa Magagnoli ad entrare nel merito con
102
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
Un caffè molto dolce262; un testo nel quale, sulla base di spunti auto-
biografici, l’autrice ripercorre le vicende dell’anarchico Severino Di
Giovanni che fuggito in Argentina dalle persecuzioni fasciste sarà poi
processato e fucilato nel 1931.
Quasi interamente dedicate all’emigrazione in Argentina, e con
particolare riguardo all’esperienza femminile, sono gran parte delle
opere di Laura Pariani e fin dal suo esordio letterario con Di corno e di
oro263, una raccolta di racconti nei quali viene già presentata la materia
su cui si svilupperanno successive sue opere: dal desiderio di partire,
alla delusione del sogno di una vita facile a cui si contrappone il duro
lavoro, alla solitudine, allo sradicamento, al recupero delle tradizioni
e all’importanza della memoria.
In Quando Dio ballava il tango264, l’autrice consegna al lettore un
significativo spaccato dell’emigrazione al femminile. L’opera racco-
glie sedici storie, che raccontano ciascuna un frammento di vita di
altrettante donne. Uno dei personaggi, Catterina Cerruti, riassume
la condizione coloro che, partite da sole, hanno dovuto sostenere l’e-
sperienza traumatica del viaggio in mare, l’impatto con la nuova vita
all’estero e, soprattutto, fare i conti con il problema della trasmissione
della memoria familiare alle nuove generazioni per mantenere vivo
e tramandare il ricordo di un’altra vita, ormai remota. Catterina emi-
gra in Argentina, appena quindicenne, nel 1887, per raggiungere e
sposare il cognato, Luis, rimasto vedovo. Il primo grande ostacolo è
la traversata:
[…] due mesi di onde che battevano il ventre della nave, di notti in-
sonni tra l’odore di vomito, chiedendosi perché non si arriva mai,
dove era andata a finire la terra […] ci fu il Carletto Patàn che si morì
nel barco insieme ad altri sette […]: li dovettero buttare ai pesci, ché il
capitano aveva paura di epidemie, e sulla nave circolava la voce che
sarebbero morti tutti prima di arrivare a Buenos Aires. La qual cosa,
in un certo senso, era vera: ché quel viaggio tolse a tutti un pezzo di
vita (pp. 67-68).
262
Torino, Bollati Boringhieri, 1996.
263
Palermo, Sellerio, 1993.
264
Milano, Rizzoli, 2002.
103
Con biglietto di andata
[…] c’erano quartieri apposta per noi italiani […], con conventillos
cadenti tra mucchi di immondizia. […] D’estate si soffocava, bisog-
nava lasciare la porta aperta la notte e i bambini piangevano che i
mosquitos se li mangiavano. L’inverno, un freddo barbino; quando
pioveva, sgocciolava dentro e tutto sapeva di muffa. [...] Nel terreno
dietro casa stava una latrina per un’ottantina di persone, un lungo
piletòn [lavatoio] di cemento in mezzo alle erbacce, per lavare roba e
bambini; in fondo, il corral [recinto] con gli asini, le pecore e le galline.
Per non parlare dei topi. Pieno di ratas ovunque. No, lì nessuno sareb-
be vissuto a lungo…» (p. 68).
104
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
105
Con biglietto di andata
strano uno dei volti più oscuri del fenomeno migratorio: l’esito ne-
gativo del processo di integrazione, che ha segnato le vite di molte
immigrate di prima generazione. Queste donne si trovarono a vivere
nel nuovo Paese prive di quella rete sociale e familiare di cui erano
parte integrante, con un ruolo preciso. Spesso non avevano istruzione
e facevano più fatica ad apprendere la nuova lingua; anche l’impatto
con un ambiente urbano, abituate a spazi rurali o dei borghi a misura
d’uomo, costituiva un trauma. Poteva capitare allora, come narrato
dalla scrittrice, che la nostalgia per la terra abbandonata, il senso di
estraneità e il disagio derivante da una collocazione sociale segna-
ta dai confini dell’emarginazione e della solitudine, assumessero un
carattere patologico, sfociando nella follia e nel suicidio. Le ragioni
di un gesto così estremo sono interpretate intensamente da Mafalda:
«[…] si sentiva insicura, spogliata di una identità che fin da piccola
aveva creduto inalienabilmente sua», la certezza che mai si sarebbe
sentita argentina, perché «Una persona può cambiare vita, casa, amo-
re, però anche se ti spogliano di tutto rimane qualcosa che sta in te da
quando impari a ricordare, cioè molto prima di aver l’età della ragio-
ne: il midollo di un altro modo di vivere» (p. 163), la disperazione, lo
smarrimento, il rimpianto per l’Italia e per il «passato da cui era stata
esiliata», il dolore per i gravi lutti che la colpiscono, il desiderio di ri-
congiungersi ai ‘suoi’ morti e lasciare, finalmente, l’odiata Argentina,
spingono la giovane a togliersi la vita, perché «certi legami, quando si
spezzano, ti diventano spasmo nelle viscere» (p. 168).
Il viaggio immaginario tra l’emigrazione al femminile compiuto
da Laura Pariani prosegue ne Il paese dei sogni perduti. Anni e storie
argentine265, una raccolta di testimonianze che ripercorre per quasi
un secolo la storia della nostra emigrazione in Argentina; in Dio non
ama i bambini266, storia romanzata, ma ispirata ad avvenimenti reali,
ambientata, tra il 1904 e il 1912, in una Buenos Aires fagocitante e
spaventosa, tra le strade della quale si aggira un assassino che spegne
le giovani vite dei bambini figli di immigrati italiani. Nel barrio di
San Cristóbal, dall’interno di un tetro conventillo, si dipanano le storie
di immigrai italiani che si intrecciano con efferati quanto misterio-
265
Milano, Effigie, 2004.
266
Torino, Einaudi, 2007.
106
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
267
Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003.
107
Con biglietto di andata
Ah, sì, vuole rivederli, contare le rughe attorno alle loro bocche, pas-
sare la mano sui capelli che saranno più radi. Vuole guardare in faccia
le loro mogli e prendere in braccio i figli che hanno avuto (p. 14).
268
Nuoro, Il Maestrale, 2004.
269
Milano, Giunti, 2009.
270
Milano, Mondadori, 2019.
108
L’esodo verso le Americhe raccontato dalla letteratura italiana
271
«[…] le ragioni di tale cambiamento contemporaneo sono da ricercare nel di-
verso ruolo internazionale svolto dall’Italia dal secondo dopoguerra e da quello
sviluppo economico che le ha consentito di inserirsi nel novero dei paesi più indu-
strializzati, modificando drasticamente la propria immagine e rafforzando l’auto-
stima dei suoi cittadini […] Probabilmente il dato di maggior impatto è il passaggio
dell’Italia da paese di esodo a nazione di destinazione, fatto che se da un lato fa
sorgere ben note reazioni xenofobe, dall’altro induce una riflessione per analogia
che fa riaffiorare il passato» (Ilaria Magnani, Migrazioni italiane e letteratura in Emilia
Perassi, Susanna Regazzoni, Margherita Cannavacciuolo (a cura di) Scritture Mi-
granti, Venezia, Edizioni Cà Foscari, 2014, p.157)
109
III
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a
stelle e strisce”
Nella seconda metà del XIX secolo, gli Stati Uniti, grazie al loro
rapido e intenso sviluppo economico, offrivano buone opportunità
a tutti gli immigrati, diventando così una delle mete preferite del-
la nostra emigrazione. Quando gli italiani iniziarono ad attraversare
l’Oceano la maggior parte di loro si fermò a New York, che nel 1910
contava 500.000 italiani tra gli immigrati e figli di immigrati nati sul
suolo statunitense.
Una volta arrivati nel Nuovo Mondo, però, gli emigranti smisero
di sognare: la Mérica non era un luogo così ospitale né quell’Eldorado
che avrebbe messo fine ai loro problemi. Prima fonte di disagio per co-
loro che oltrepassavano l’Oceano era il viaggio. La traversata, spesso in
condizioni di sovraffollamento che favorivano la formazione e la diffu-
sione di epidemie, era difficile da sostenere. Teodorico Rosati, ispettore
sanitario sulle navi degli emigranti, in un suo resoconto, trascrisse:
1
www.uonna.it (consultato il 24/01/2020).
Con biglietto di andata
2
Sul piedistallo della Statua della Libertà è inciso il sonetto, appositamente verga-
to nel 1883 dalla poetessa Emma Lazarus, The new Colossus: Not like the brazen
giant of Greek fame/With conquering limbs astride from land to land;/Here at
our sea-washed, sunset gates shall stand/A mighty woman with a torch, whose
flame/Is the imprisoned lightning, and her name/Mother of Exiles. From her bea-
con-hand/Glows world-wide welcome; her mild eyes command /The air-bridged
harbor that twin cities frame,/”Keep, ancient lands, your storied pomp!” cries she/
With silent lips. “Give me your tired, your poor,/Your huddled masses yearning to
breathe free,/The wretched refuse of your teeming shore,/Send these, the home-
less, tempest-tossed to me,/I lift my lamp beside the golden door!
3
Il “Centro di prima accoglienza”, divenuto durante la Prima guerra mondiale cam-
po di detenzione, fu in funzione sull’isola dal 1894 al 1954; oggi è sede dell’Immi-
gration Museum. L’isola costituì il primo approdo per oltre 15 milioni di immigrati.
4
Per questo aspetto, cfr. Aurora Matteucci, Il controllo del territorio, in Fausto Giunta
e Enrico Marzaduri (a cura di), La nuova normativa sulla sicurezza pubblica, Milano,
112
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
Giuffrè editore, 2010, P. II, cap. XI, pp. 641-657, part. il paragrafo La speranza respinta,
p. 641.
5
Cfr. Dorothea Fischer-Hornung, Heike Raphael-Hernandez, Holding Their Own.
Perspectives on Multi-Ethnic Literatures of the United States, Tübingen, Stauffen-
burg-Verl., 2000.
113
Con biglietto di andata
6
Cfr. Ivi, p. 305.
7
Dalla relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli
immigrati italiani, ottobre 1912.
114
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
8
Cfr. Ercole Sori, L’emigrazione italiana in Europa tra Ottocento e Novecento. Note e rifles-
sioni, in “Studi Emigrazione”, 142, 2001, pp. 259-295, p. 260.
115
Con biglietto di andata
9
Cfr. Giuseppe Fumagalli, La stampa periodica italiana all’estero, Milano, Capriolo e
Massimino, 1909.
116
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
10
Cfr. Pietro Russo, La stampa periodica italo-americana, in Salvatore La Gumina,
Frank Cavaioli, Salvatore Primeggia, Joseph Vaccarelli (eds.), The Italian American
Experience: An Encyclopedia, Garland, Library of the Humanities, vol. 1535, 1999,
pp. 493-556.
11
Cfr. Jennifer Guglielmo, Are Italians White? How Race is made in America, New York,
Routledge, 2003.
12
La Letteratura italiana era molto apprezzata negli Stati Uniti. Basti pensare che già
tra il 1865 e il 1867 il poeta Henry Wadsworth Longfellow, traduceva la Divina Com-
media (Boston, Ticknor and Fields). E fu proprio la nostra Letteratura, a costituire,
aggiungendosi probabilmente agli stereotipi sugli italiani, un’ancora di riscatto per
i nostri primissimi emigranti che, partiti senza alcun sentimento di appartenenza
ad una Nazione ancora soltanto formalmente unita, si riscoprivano “italiani” sul
territorio straniero. Molti di loro, lo si è accennato, erano analfabeti; altri conosceva-
no la letteratura soltanto per aver assistito ad alcuni certami poetici in volgare; non
importava: una volta lontani da casa, tutti potevano rivendicare, orgogliosamente,
di appartenere alla patria di Dante e di Petrarca.
117
Con biglietto di andata
13
I numeri del periodico, la cui denominazione completa è “Il Carroccio. The Italian
review, Rivista di coltura, propaganda e difesa italiana in America” sono consulta-
bili in rete sul sito www.archive.org.
14
Cfr. Matteo Pretelli, Il fascismo e l’immagine dell’Italia all’estero, in “Contemporanea.
Rivista di storia dell’800 e del ‘900”, 2, aprile 2008, pp. 221-242. Per notizie puntuali
sulla stampa del periodo fascista negli Stati Uniti, cfr. Valerio Castronovo e Nicola
Tramaglia (a cura di), La stampa italiana nell’era fascista, Bari, Laterza, 1976.
118
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
15
“Il Carroccio”, vol. XVIII, n. 2, August, 1923.
16
“Il Carroccio”, vol. XXIV, n. 8, August, 1926.
17
Oltre ai notissimi fogli di critica accademica quali la “Yale Italian Studies” (1979-
1981); la “Modern Language Notes” (1962-); la “Italian Culture” (1979-1988); gli “An-
nali di Italianistica” (1983-); “Italica”, (1924-); moltissimi furono e sono ancora oggi
i fogli impegnati nella promozione della letteratura italiana e italo-americana. Per
evidenti ragioni di spazio rinvio qui, per una prima informazione sull’argomento a:
Christofer Kleinnhenz, Le riviste di italianistica nel Nord America, in “Review des études
italiennes”, XXXIV, 1988, 4, pp. 116-129; Anthony Julian Tamburri, Italian and Italian/
American Journals in the United States: Overview, in Luigi Fontalella and Luca Somigli
(eds.),The Literary Journal as a Culturel Witness 1943-1993: Fifty Years of Italian and Italian
American Reviews, New York, Stony Brook, 1996, pp. 161-182; Albert N. Mancini, Le
riviste d’italianistica statunitensi, in Marco Santoro (a cura di), Le riviste di italianistica nel
mondo, Atti del convegno internazionale, Napoli, 23-25 novembre 2000, Roma-Pisa,
Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2002, pp. 264-274.
18
Benché il canone statunitense considerasse come “stilisticamente alto”, “moral-
mente riconoscibile” e come “esempio da seguire” qualunque opera prodotta da
europei occidentali, è forse utile ribadire che la diffusione della letteratura etnica
italo-americana cominciò a muovere i primi passi negli Stati Uniti grazie al ruolo
119
Con biglietto di andata
si eccettuano alcuni gradi nomi –, solo a partire dagli anni Ottanta del
Novecento, la letteratura italo-americana ha iniziato ad essere oggetto
di attenzione. Fino ad allora, solo poche riviste di opposizione al re-
gime quali “Omnibus” (1937-1939) di Leo Longanesi, e “Oggi” (1937-
1942) di Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti, pubblicavano notizie,
benché frammentarie, sugli autori italo-americani.
Un ruolo di traghettatore della cultura italo-americana nel nostro
Paese fu assunto, negli anni Trenta da Giuseppe Prezzolini che, corri-
spondente dagli Stati Uniti per alcuni periodici, forniva con puntuali-
tà informazioni sulle novità editoriali. Consimile opera di promozio-
ne e diffusione fu svolta da alcuni editori coraggiosi quali Bompiani
che pubblica, come è noto, l’antologia Americana di Elio Vittorini19
così come la traduzione di alcuni romanzi tra i quali Cristo fra i mu-
ratori di Pietro Di Donato20. Negli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta
del Novecento, la cultura americana entra in Italia grazie ad alcuni
inviati dei grandi quotidiani e settimanali quali Gian Gaspare Napo-
litano21, Luigi Barzini22, Luigi Barzini jr.23, Guido Piovene24, per non ci-
svolto dai periodici nati per iniziativa di nostri connazionali. I pregiudizi razziali
accompagnarono, infatti, per lungo tempo i nostri emigrati considerati dalla società
statunitense come non appartenenti ai WASP (White Anglo-Saxon Protestant) ma
ai WOP (WithOut Paper).
19
Americana, Milano Bompiani, 1940. La prima edizione fu censurata dal regime fa-
scista che impose all’editore di non pubblicare le note vergate dallo stesso Vittorini
e di inserire una introduzione di Emilio Cecchi (cit.) gradito al regime. Le traduzioni
dei testi presentati sono il frutto del lavoro di alcuni dei nostri maggiori letterati del
tempo quali, oltre allo stesso Vittorini, Pavese, Montale e Moravia. Il messaggio che
questi intellettuali volevano lanciare, con questa impresa, conteneva in sé un alto
valore politico: il mito di un mondo nuovo simbolo di nuova vitalità e di libertà.
20
Titolo originale Christ in Concrete (Indianapolis-New York, Bobbs-Merril, 1939);
traduzione italiana di Eva Khun Amendola e Bruno Maffi, Milano, Bompiani, 1941.
Una prima versione del testo in forma di short story, era stata pubblicata nel 1937 su
“Esquire Magazine”.
21
Corrispondente de “Il Corriere della Sera”, “L’Illustrazione italiana”, “L’Europeo”,
“Epoca” si occupò costantemente dei problemi degli emigrati e dal 1957 al 1960
tenne su “Il Giornale” la rubrica “Parliamo dell’America”.
22
Inviato de “Il Corriere della Sera”.
23
Figlio di Luigi Barzini, scrisse per “Epoca”. Fu direttore de “Il Corriere d’America”
dal 1923 al 1931. Nel 1964 pubblicò negli Stati Uniti il suo famoso The Italians: A Full
Leght Portrait Featuring Their Manners and Morals (New York, Atheneum)
24
Corrispondente de “Il Corriere della Sera” tra il 1950 e il 1951, inviò al quotidiano
più di cento articoli che raccolse, nel 1953, nel volume De America (Milano, Garzanti).
120
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
tare che pochi nomi, che però non concedono alcuno spazio alle opere
degli italoamericani. Una posizione consimile assume Emilio Cecchi
che, vicino al regime fascista, nei suoi articoli sulla terza pagina de “Il
Corriere della Sera”, ometteva del tutto gli scrittori di origine italiana
così come essi sono assenti nel suo America amara25, mentre in Scrit-
tori inglesi e americani26 si era impegnato vergare giudizi decisamente
severi nei confronti di autori quali John Fante o Arturo Giovannitti.
È solo a partire dagli anni Ottanta del Novecento che la critica
italiana comincia a guardare alla produzione letteraria italo-americana
per merito di alcuni studiosi fra i quali è da ricordare Francesco Durante
che ha il merito di aver tratto fuori dell’oblio, grazie ad una paziente ed
attenta ricerca, numerosi testi inediti di autori minori raccolti nei due
volumi dell’antologia Italoamericana27. Attraverso due corposi volumi
che fanno risalire l’inizio della produzione scritta in concomitanza con
i primissimi movimenti migratori e, cioè alla fine del Settecento, l’au-
tore intende fornire «la storia mentale e materiale di un fenomeno lun-
go oltre due secoli»28. La maggior parte dei testi antologizzati nel suo
lavoro sono inediti al momento della loro pubblicazione: ciò significa
che, se da un lato c’è ancora molto da dire e da far conoscere, dall’altro
lato questi studi sono in crescita, grazie anche al lavoro svolto da au-
tori e i critici italoamericani e italiani quali, fra gli altri Fred Gardaphé,
Anthony Julian Tamburri, Robert Viscusi, Kenneth Scambray, Emilio
Franzina, Martino Marazzi, Luigi Fontanella che, a partire dagli anni
Ottanta, sulla scia dei cultural studies, hanno cominciato a studiare il
fenomeno. Come afferma Anthony Julian Tamburri:
25
Firenze, Sansoni, 1940.
26
La prima edizione fu pubblicata nel 1935 per i tipi dell’editore Carraba di Lanciano.
L’edizione definitiva dell’opera, riveduta e aggiornata è del 1962 (Milano, il Saggiatore).
27
I due volumi, 1776-1880 e 1880-1943 sono apparsi per i tipi della Mondadori rispet-
tivamente nel 2001 e nel 2005.
28
Ivi, vol. I, p. 4.
29
Anthony Julian Tamburri, A semiotic of Ethnicity. In (Re)cognition of the Italian/Ameri-
can Writer, State New York, University of New York Press, 1998, p. 3.
121
Con biglietto di andata
30
Francesco Durante, Figli di due mondi: Fante, Di Donato & C. Narratori italoamericani
degli anni ’30 e ‘40, Cava de’ Tirreni, Avagliano editore, 2002, p. 9.
31
Ivi, p. 10
32
Ivi, p. 11.
122
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
33
Ibidem.
34
Termine, la cui traduzione letterale è “vespa”, con il quale, nelle società occi-
dentali, si fa riferimento a uno dei gruppi sociali privilegiati, o influenti, non
appartenenti a nessuna minoranza etnica, come quella afroamericana, ebrea o
latinoamericana.
35
Termine di origine campana che ben presto fu usato con accezione dispregiativa
per indicare gli emigrati italiani. È ampiamente diffusa l’idea che sia un acronimo di
“WithOut Paper” o “WithOut Passaport”. Tuttavia, recenti studi hanno focalizzato
l’attenzione sul termine napoletano “Guappo” che indica una persona che ostenta
un comportamento dispotico, impertinente e arrogante.
123
Con biglietto di andata
36
Il racconto è oggi raccolto nell’Antologia curata da Francesco Durante (cit.). Secon-
do quanto affermato dallo stesso curatore è probabile che si tratti di una cronaca
romanzata giacché, ove non si fosse trattato di ricorrere a riferimenti a fatti real-
mente accaduti, il testo non sarebbe stato pubblicato, con buona probabilità, privo
di firma.
37
La novella è stata composta tra il 1882 e il 1885; riscoperta di recente da Marti-
no Marazzi nella Public Library di San Francisco è stata pubblicata per i tipi della
FrancoAngeli nel 2007. Non si conosce con certezza la prima data di pubblicazione
dell’opera: il Marazzi la offre in edizione trilingue (italiano, inglese e francese), ma
le tre versioni appaiono, in realtà, non del tutto sovrapponibili. Stando agli studi
condotti dallo stesso curatore, sembra che la prima pubblicazione della novella, non
datata, vide la luce a San Francisco, in lingua italiana a conto d’autore. La versione
in francese è apparsa nel 1885 (New York-Boston, William R. Jenkins-Carl Shoe-
nhof), mentre quella in lingua inglese è del 1886 (Boston, Ticknor and Company).
38
Nato a Trani nel 1845 e morto nel 1912, emigrò negli Stati Uniti nel 1867. Redattore
in lingua italiana per numerosi periodici newyorkesi, fu anche traduttore di alcuni
dei più celebri nomi della nostra letteratura fra i quali Edmondo De Amicis e Ade-
laide Ristori.
39
Cfr. Frank Lentricchia, Luigi Ventura and the Origins of Italian-American Fiction, in
“Italian Americana”, vol. 1, n. 2, Spring 1975, pp. 188-195.
124
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
40
Cfr. Esther Romeyn, Street scenes. Staging the Self in Immigrant New York, 1880-1924,
Minneapolis-London, University of Minnesota Press, 2008, pp. 18-24.
41
Fra i suoi misteri si ricordino, I drammi dell’emigrazione (Seguito ai Misteri di Mulber-
ry). Romanzo contemporaneo, New York, Frugone & Balletto, n. d. [ma 1893]; I misteri
della polizia di New York. Il delitto di Water Street, New York, Frugone & Balletto, 1895;
I misteri di Bleecker Street, New York, Frugone & Balletto, 1899; Il delitto di Coney
Island, ovvero la vendetta della zingara, in “La Follia di New York”, 28 April 1907-26
July 1908; I misteri di Harlem, ovvero la bella di Elizabeth Street, in “La Follia di New
York”, 16 January 1910-17 September 1911; I sotterranei di New York, New York, So-
cietà Libraria Italiana, 1915; La trovatella di Mulberry Street, ovvero La stella dai cinque
punti, New York, Società Libraria Italiana, 1919.
125
Con biglietto di andata
bipartito fra bene e male, all’interno delle trame prende vita – attra-
verso una serie di personaggi che riappaiono spesso da un ‘miste-
ro’ all’altro – un gioco delle parti, imbastito sulla base di strutture
analoghe, tra detectives e poliziotti da un lato, e malavitosi di ogni
tipo dall’altro. Soprattutto nei racconti pubblicati negli anni Novanta
dell’Ottocento una serie di personaggi migrano attraverso i diversi
‘misteri’42 che, destinati ad un ampio pubblico, rivendicano l’onestà
italiana incarnata, fra gli altri, dal personaggio di Joe Petrosino che
opera all’interno di un mondo in cui gli Italiani sono circondati da
un’aura di pregiudizio43. Le strategie adottate dall’autore, per altro, si
sposavano perfettamente con la posizione politica palesata, in quegli
anni, da “La Follia di New York”44 – sulle cui pagine è stato pubblica-
to gran parte del suo lavoro –, quella, cioè, di contrastare gli argomen-
ti razziali del dibattito pubblico che portarono alle politiche di restri-
zione dell’immigrazione45. Nelle sue trame, i fatti di cronaca italiana e
internazionale, che dipingono il difficile travaglio dell’immigrazione
italiana negli Stati Uniti, si mescolano con altri urgenti problemi so-
ciali e politici di quegli anni: le agitazioni operaie, i processi anarchici,
la guerra ispano-americana del 1898, la Grande guerra.
Nella volontà di opporsi tenacemente agli stereotipi attribuiti agli
italiani, Ciambelli presenta il suo Petrosino come un eroe senza mac-
chia e senza paura che scova e punisce quei delinquenti che infanga-
no il buon nome dei connazionali emigrati negli Stati Uniti per cercar
fortuna46. «Petrosino non è soltanto l’incorruttibile bastione della le-
galità, ma anche l’uomo buono e il tenerissimo padre di famiglia che
sa capire il travaglio dei propri connazionali, di quella povera gente
42
Cfr. Martino Marazzi, Voices of Italian America. A History of Early Italian American
Literature with a Critical Anthology, trans. by Ann Goldstein, New York, Fordham
University Press, 2012 [first ed. 2004], p. 28.
43
Cfr. Dwight C. Smith jr., The Mafia Mystique, New York, Basic Books, 1975, p. 49.
44
Il periodico di indirizzo politico, letterario e satirico, è stato fondato nel 1893 da
Riccardo Cordifero e Marziale Sicca.
45
Cfr. Francesco Durante. Bernardino Ciambelli. A Story, Sketches and a Play, in France-
sco Durante, Robert Viscusi, Anthony Julien Tamburri, (a cura di), Italoamericana: 2.
Storia e letteratura degli Italiani negli Stati Uniti 1840-1943, Milano, Mondadori, 2005,
pp. 167-174, part. p. 170.
46
Cfr. Marina Cacioppo, “If the Sidewalks of These Streets Could Talk”. Reinventing Ita-
lia-American Ethnicity. The Representation and Construction of Ethnic in Italia-American
Literature, Torino, Otto Editore, 2005, pp. 25-31.
126
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
esposta, in un teatro tanto più grande del suo limitato orizzonte tra-
dizionale, a tutti i rischi di una ardua integrazione»47.
Sullo stesso e impegnato filone si muovono anche i numerosi la-
vori teatrali scritti e messi in scena, spesso con la sua stessa parteci-
pazione in veste di attore, da Bernardino Ciambelli. Di questi testi,
rimasti inediti, poco si sa se non per le numerose recensioni e per
gli altrettanto numerosi annunci rinvenibili sulle colonne dei giornali
statunitensi dell’epoca che lasciano trasparire l’insistenza dell’autore
sugli scottanti temi trattati anche nella produzione narrativa48.
Sodale e seguace di Ciambelli è Italo Stanco. Decisamente più colto
del primo, Italo Stanco (pseudonimo di Ettore Moffa) è un molisano
nato a Riccia e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1909 all’età di ventitré
anni. Anch’egli giornalista si dedicò, oltre che alla scrittura narrativa,
alle traduzioni dal francese, dallo spagnolo e dall’inglese, di alcuni
testi seriali ma anche di versi dialettali italiani che offrì in traduzione
italiana49 e fu, anche prima del suo trasferimento negli Stati Uniti, un
abile versificatore (Bandiere della miseria) e un critico attento (La Penna
italiana: breve saggio critico; La Penna italiana. Paralipomeni). Seguendo
le tracce del suo predecessore, i suoi misteri50 palesano spesso un tono
folkloristico mentre, nella volontà di lasciar trapelare un presunto
“impegno” intellettuale, l’autore si lascia andare a giudizi assolutori
sulla criminalità italiana, e persino a tinteggiare le sue trame con ope-
razioni di spionaggio o con attentati terroristici. Anche in questo caso,
l’investigatore-eroe delle sue detective stories, James Forley (Giacomo
Forlì) della polizia di New York, è tratto dalla realtà e, ancora una vol-
ta, si tratta di un uomo retto che, immedesimandosi nei problemi che
affliggono le Little Italies, cerca, se non di giustificare, quanto meno
di provare a capire le cause alla base dei crimini sui quali si trova ad
investigare.
47
Francesco Durante, Petrosino o l’Omero di Mulberry Street, in Bernardino Ciambelli,
Il martire del dovere, ovvero Giuseppe Petrosino, dramma in quattro atti, a cura di Fran-
cesco Durante, Napoli, Tullio Pironti editore, 2009, pp. 5-25, p. 21.
48
Cfr. ivi, p. 6.
49
Cfr., a titolo di esempio, Giovanni De Rosalia, Amuri chi chianci… versi siciliani,
New York, Tipografia editrice L. Scarlino, 1923.
50
Il diavolo biondo, New York, Nicoletti Bros, 1916; I Relitti d’oro, in “La Follia di New
York”, 26 September 1915-9 December 1917; Le piovre di New York [1925-1926], in “La
Follia di New York”, 1 October 1944-1 November 1949.
127
Con biglietto di andata
51
The Fire in the Flesh, New York, Vanguard Press, 1931; Miss Rollins in Love, New
York, Vanguard Press, 1932; The Grand Gennaro, New York, Vanguard Press, 1935.
52
The Madonna’s Crime, Philadelphia, Balch Institute for Ethnic Studies, s.d.
53
New York, E. P. Dutton, 1924.
128
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
54
New York, E. P. Dutton, 1928.
55
New York, E. P. Dutton, 1928.
129
Con biglietto di andata
56
«It had spread tentacles everywhere, taking tribute from every shopkeeper, ped-
dler, dock worker, smuggler, thief, and gutter bird in Naples and the surrunding
towns» (p. 22).
57
«The Camorra venom had been infused through the departement of justice and
interior pratically to the very top» (p. 73).
58
Giornalista, esperto di cronaca nera e inventore per la stampa newyorkese di pa-
role crociate, fu autore, a sua volta, di tre detective stories apparse sul “Harper’s
Magazine” (1921, 1922, 1923) nonché co-autore dei testi di Thomas Lowell.
59
London, Selwyn & Blount, 1928.
130
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
60
New York, Doubleday, 1930.
61
a cura di Martino Marazzi, Cava de’ Tirreni, Avagliano Editore, 2013.
62
Dall’introduzione di Martino Marazzi, ivi, p. 6.
63
«Lo ripeto, ai miracoli di Sherlock Holmes io non ci credo […] Diamine! Ma quel
altro detective d’oggigiorno potrebbe non dirò possedere, ma aspirare a possedere
la cultura enciclopedica di quel personaggio prodigioso […] uscito dalla fantasia
del grande scrittore inglese, Conan Doyle? Quale sorpresa se costui era un grande
poliziotto? Ma anche in queste circostanze, dico e sostengo che Sherlock Holmes
per essere vero e verosimile, doveva poter contare anche e principalmente sopra
una buona legione di informatori» (2013, pp. 42-43).
131
Con biglietto di andata
Cfr. Theresa Carilli, Women as Lovers, Two Plays, Toronto, Guernica, 1996.
64
Nato a Panni, nel 1875, morì a Lawrence nel Massachusetts nel 1954. Insegnò Italiano
65
nelle scuole, fu collaboratore di alcune testate giornalistiche. Nel corso della sua carrie-
ra di educatore diede vita ad alcuni periodici (fra cui “Il Convito” fondato nel 1926) e
scrisse alcuni bozzetti drammatici ad uso dei suoi allievi. Profondo conoscitore della
Letteratura, non solo italiana e statunitense, fu anche traduttore di Shelley (1914).
132
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
66
A questo proposito sono altresì da ricordare i nomi di Angelo Patri e Leonard Covello.
67
Un buon profilo dell’autore è tracciato da Martino Marazzi: L’isola di Arturo: Intro-
duzione a Giovannitti, in Id., A occhi aperti. Letteratura dell’emigrazione e mito americano,
Milano, FrancoAngeli, 2011, pp. 153-168.
68
Trasferitosi negli Stati Uniti nel 1908, fu giornalista, drammaturgo e narratore.
69
Cfr. La Guerra Italo-Austriaca (1915-1919), New York, Società Libraria Italiana,1919.
70
Cfr. Tutto il dolore, tutto l’amore, San Francisco, L’Italia Press Company, 1926 [poi,
Milano, Sonzogno, 1937], ambientato fra gli immigrati liguri e siciliani di San Fran-
cisco.
71
Cfr. L’amante delle Tre Croci, seguito a Per le vie del mondo, San Francisco, L’Italia Press
Company, 1926 (poi con il titolo Per le vie del mondo, Milano Sonzogno, 1933), appar-
133
Con biglietto di andata
so prima in appendice; romanzo fiume, tra rosa e giallo, sulla vicenda di lavoratori
italiani accusati ingiustamente di aver commesso un delitto. Lo stile del romanzo è
tendenzialmente paratattico, con frequenti dialoghi non privi di fenomeni di con-
tatto linguistico con l’inglese.
72
Giornalista, direttore di numerose testate e ispettore del lavoro.
73
Nato nel 1887 e attivo fino al 1943 (non si hanno notizie certe della data della sua
morte che dovrebbe essere intervenuta intorno alla metà degli anni Cinquanta),
palermitano, giornalista, da principio anarchico, fu intelletto eclettico: narratore,
drammaturgo, caricaturista, romanziere. A partire dagli anni Venti, ritrattò il suo
anarchismo e prestò volentieri la sua penna anche a testate commerciali. Sulla fi-
gura del Caminita, cfr. Stefano Luconi, Not Only “A Tavola”: Radio Broadcasting and
Pattens of Ethnic Consumption Among Italian Americans in the Interwars Years, in Edvi-
ge Giunta and Samuel J. Patti (eds.), A Tavola. Food, Tradition and Community Among
Italian Americans, Staten Island, American Italian Historical Association, 1998, pp.
58-67; Id., La “diplomazia parallela”. Il regime fascista e la mobilitazione politica degli ita-
lo-americani, Milano, FrancoAngeli, 2000; Martino Marazzi, Lacrime e libertà. Profilo
di Ludovico Michele Caminita, in Id., A occhi aperti, cit., pp. 178-193.
74
Arrivato negli Stati Uniti nel 1904, fu autore di temuti fondi pubblicati sul “Mar-
tello” e di drammi antifascisti.
75
New York, Tipografia dell’Araldo italiano, 1904.
76
Ivi, p. 99.
77
New York, Stabilimento Tipografico Italia, 1924.
134
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
78
Dattiloscritto inedito, Special Collections, New York, Public Library. L’opera incom-
piuta, presenta 34 capitoli che coprono l’arco temporale che va dal 1895 fino al 1915.
79
Cfr. Martino Marazzi, I misteri di Little Italy, cit., pp. 32-33.
80
Cfr. ivi, p. 224.
81
Cfr. William Boelhower, Immigrant Autobiography in the United States: Four Versions of
the Italian-American Self, Venezia, Essedue Edizioni, 1982; G. Thomas Couser, American
Autobiography: The Prospetic Mode, Amherst, University of Massachussetts Press, 1989.
82
Nato sulle rive dell’Adriatico da una famiglia della buona borghesia, arriva negli
Stati Uniti nel 1902 seguendo al sua passione per il mare. Le vicende che accom-
pagnarono la sua avventura fino all’ottenimento della cattedra di Sociologia sono
raccontate nel suo Soul of an Immigrant, New York, Macmillan Company, 1921.
83
New York, Guernica editions, 1924.
135
Con biglietto di andata
84
Cfr. Luigi Fontanella, Autobiografia e letteratura: il caso di Pascal D’Angelo, in Id., La
parola transfuga. Scrittori italiani in America, Fiesole, Cadmo, 2003, pp. 43-80.
85
Cfr. Fred L. Gardaphé, Italian Signs, American Streets: The Evolution of Italian Ameri-
can narrative, Durham NC, Duke UP, 1995, pp. 37-47.
86
Fontanella, Autobiografia e letteratura, cit., p. 47.
136
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
And there in the middle of the confusion that attended the perfor-
mance […] alla at once I felt myself being driven toward a goal. For
there was revealed to me beauty, which I had been instinctively fol-
lowing, in spite of my grotesque jokes and farces (p. 149).
Son of Italy aggiunge una nota nuova alla solita elaborazione memo-
riale che accompagna le esperienze migratorie: l’Italia ha mandato in
America non un semplice bracciante ma un figlio di quella grande tra-
dizione culturale che, per secoli, ha permesso al nostro paese di essere
definito la “culla della cultura”. L’opera si compone di quindici capi-
toli, i primi cinque ambientati in Italia e gli altri in America. Alla prosa
autobiografica si aggiungono otto poesie che suggellano altrettanti mo-
menti particolarmente significativi della storia, fungendo da testamen-
to e ricordo sempre vivido di un’esistenza in cerca di riscatto87.
87
Cfr. Robert Viscusi, Son of Italy: Immigrant Ambitions and American Literature, “ME-
LUS”, vol. 28, 3, Italian American Literature, Autumn 2003, pp. 41-54.
137
Con biglietto di andata
Our people have to emigrate. […] We feel tied up there. Every bit of
cultivable soil is owned by those fortunate few who lord over us. Be-
fore spring comes into our valley all the obtainable land is rented out
or given to the peasants for a season under usurious conditions […].
The man who worked the land and bought even seeds and manure
would only get one-fifth of the harvest, while the owner who merely
allowed him to use the land would receive four-fifths (p. 48).
88
Salerno, il Grappolo, 2001.
89
Fontanella, La parola transfuga, cit. p. 61-62.
138
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
And what is it that saves the man and keeps him from being ground
under the hard power of necessity? The New World! [...] Previously,
there was no escape; […] But now there was escape from the rich land-
owners, from the terrors of drought, from the spectre of starvation, in
the boundless Americas out of which at times people returded with
fabulous tales and thousands of liras – riches unhears of before among
peasants (pp. 48-49).
90
Cfr. Boelhower, Immigrant Autobiography in the United States, cit., p. 103.
139
Con biglietto di andata
140
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
91
Una prima versione del testo, in forma di short story, era stata pubblicata nel 1937
sull’“Esquire Magazine”; il testo fu, poi, ampliato e pubblicato in forma di roman-
zo: Indianapolis-New York, Bobbs-Merril, 1939. I riferimenti al testo sono tratti
dall’edizione New York, Signet Classic editor, 1993.
92
Cfr. Margaret Reid, Built into the System: Where Protest Lies in Pietro di Donato’s
“Christ in Concrete”, in Nan Goodman and Michael P. Kramer (eds.), The Turn
Around Religion in America, Literature, Culture, and the Work of Sacvan Bercovitch, Far-
nham-Burlington, Ashgate Publishing Company, 2011, pp. 3-18.
141
Con biglietto di andata
93
Cfr. Kenneth Scambray, The North American Italian Renaissance: Italian Writing in
America and Canada, Toronto, Guernica editors, 2000, p. 41.
94
Cfr. ivi, p. 42.
95
Cfr. The Road to Los Angeles, Santa Barbara, Black Sparrow Press, 1985 (scritto nel
1935); Wait until Spring, Baldini, New York, Stackpole Sons, 1938; Ask the Dust, New
York, Stackpole Sons, 1939; Dreams of Bunker Hill, Santa Barbara, Black Sparrow
Press, 1982.
142
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
96
I racconti sono stati poi raccolti in volume con il titolo Dago Red, New York, Viking,
1940.
97
Boston, Little Brown and Company, 1952. Nel 1956 dal romanzo fu tratto il film
omonimo diretto da Richard Quine con la sceneggiatura dello stesso autore.
98
Sulla vita e sull’opera di John Fante, si rinvia tra gli altri, a Stephen Cooper, David
Fine (eds.), John Fante: A Critical Gathering, Crambury N.J., Fairleigh Dickinson Uni-
versity Press, 1999.
143
Con biglietto di andata
[…] His name was Arturo, but he hated it and wanted to be called
John. His last name was Bandini, and he wanted it to be Jones. His
mother and father were Italians, but he wanted to be an American
(p. 15).
99
Cfr. Rose Basile Green, The Italian American Novel: A Document of the Interaction of
two Cultures, Crambury N.J., Fairleigh Dickinson University Press, 1974, pp. 158-
161.
100
Cfr. Alessia Forgione, John Fante e Arturo Bandini: i confini dell’autobiografismo nella
letteratura d’emigrazione italo-americana, in “Archivio Storico dell’Emigrazione Italia-
na”, 10 dicembre 2012, (www.asei.eu)
144
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
101
Cfr. Ibidem.
102
Denver (Colorado), Random House, 1943. L’opera, a lungo sconosciuta in Italia,
è stata pubblicata dall’editore Avagliano, a cura e con introduzione di Francesco
Durante e tradotta da Giovanni Maccari, nel 2000.
103
Margherita Ganeri, L’america italiana, Epos e storytelling in Helen Barolini, Arezzo,
Editrice Zona, 2010, p. 19.
145
Con biglietto di andata
104
Arianna Fognani, Dall’America all’Italia: Il viaggio di ritorno dei discendenti degli emi-
granti italiani, in “Bollettino ITALS”, VI, 23, febbraio 2008, http://venus.unive.it/
italslab.
105
Astoria è il titolo del romanzo autobiografico di Robert Viscusi (Montreal, Guerni-
ca, 1996) che ripercorre il risveglio di una coscienza alla ricerca delle proprie radici.
106
Cfr. Fred L. Gardaphé, Identical Difference: Notes on Italian and Italian American Iden-
tities, in Paolo Janni and George F. McLean (eds.), The Essence of Italian Culture and
the Challenge of a Global Age, P. II, Ch. 5, Cultural Heritage and Contemporary Changes,
Series IV, West Europe, vol. 5, pp. 93-112.
146
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
107
Cfr. Boston, Houghton Mifflin, 1943.
108
Gerlando Jerre Mangione (1909-1998), nato negli Stati Uniti da genitori siciliani
emigrati alla fine dell’Ottocento, crebbe nella Little Sicily di Rochester; è autore di
numerosi saggi storico-sociali sulla comunità italo-americana.
147
Con biglietto di andata
148
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
109
Maurizio Ambrosini, Sociologia delle migrazioni, Bologna, il Mulino, 2011, p. 150.
110
Il Memoir nasce dall’incontro fra la narrazione degli eventi e una riflessione critica
sugli eventi stessi, anche in riferimento al ruolo interpretato dalla memoria. Per una
panoramica su questo genere letterario cfr. Caterina Romeo, Narrative tra due sponde.
Memoir di italiane d’America, Roma, Carocci, 2005.
149
Con biglietto di andata
111
New York, Seaview book, 1979. Il romanzo venne premiato dall’American Com-
mitee on Italian Migration “Women in Literature” Award nel 1982 e dall’Americans of
Italian Heritage “Literature and the Arts Award” nel 1984. Successivamente, nel 2008,
la sua versione italiana (trad. di Susan Barolini e Giovanni Maccari, introduzione
di Laura Lilli, Cava de’ Tirreni, Avagliano, 2001) vinse l’“Italian Literary Prize” e il
“Premio Letterario Giuseppe Acerbi”.
112
Cfr. Joseph Lopreato, Italian Americans, New York, Random House, 1970.
113
Anthony Juilian Tamburri, A Semiotic of Ethnicity in (Re)cognition of the Italian/Ame-
rican Writer, New York, State University of New York Press, 1998, p. 47.
150
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
Marguerite learned that it was not nice to look too Italian and to
speak bad English the way Uncle Nunzio did. Italians were not se-
rious people, her father would say […] Italians were buffoons, an-
archists and gangsters, womanizers. “What are we, Dad, aren’t we
Italian?” she would ask. “We’re Americans,” he’d say firmly, making
her wonder about all the people in the shadows who came before
him. […] (p. 150).
151
Con biglietto di andata
“Now let me ask you, Tina,” her grandfather said […] “What are your
plans for the future?”
“Gramp,” she said patiently, “I’m getting a Ph.D. in Italian. I want to
be a scholar.”
“But why Italian?” he said in real consternation, his face frowning in
bewilderment. “What will that fit for you?”
“I can teach or write” […]
“I don’t understand this infatuation with Italy!” her grandfather was
saying, rattling his newspaper and looking agitated. “Where will that
get you? Italy has no future. What has Italy ever done for the world?”
“Civilization, Gramp.” She thought with sad resignation of this old
argument […] (p. 397).
152
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
denza alla madre, prima di quel momento non era riuscita a compren-
dere fino in fondo l’importanza di quel legame identitario che le era
stato negato – e che tuttavia era rimasto latente –, che riconosce ora
alla base del suo carattere e come inestimabile ricchezza culturale. A
questo punto, nell’accettazione della doppiezza delle proprie radici,
il ciclo si chiude e il problema che la aveva tormentata, diversamente
a quanto era accaduto per Marguerite e prima ancora per Umbertina,
può dirsi consapevolmente superato.
Nel 1985, Helen Barolini consegna alle stampe il suo The Dream
Book: An Anthology of Writings by Italian American Women114, una rac-
colta di brani di cinquantasei scrittrici italo-americane che si sono
cimentate in tutti i generi letterari comprese le testimonianze, dimo-
strando così che le donne italiane sono anche in grado di produrre una
tradizione letteraria e aprendo la via ad un campo di indagine fino a
quel momento quasi misconosciuto115. I contributi sono suddivisi in
sezioni, organizzate per generi, a cui l’autrice antepone una lunga in-
troduzione nella quale presenta il contesto storico, sociale e culturale
alla base di quegli scritti, restituendone una intelligente lettura. Non
sempre i testi presentati sono stati composti direttamente dalle don-
ne che li hanno firmati. Spesso analfabete; in alcuni casi si tratta di
testimonianze raccolte e trascritte da altri, come nel caso del racconto
della vita di Rosa Cassettari, trascritto da un assistente sociale. Grazie
a quest’opera la Barolini si prefigge l’obiettivo di farsi portavoce e
di rompere il silenzio su quel mondo sommerso116. Nell’introduzione
Helen Barolini insiste sull’importanza della memoria quale punto no-
dale per la restituzione di uno spaccato sociologico: «By an early age
I, too, had a good start of what is a major motif in Italian American
writing: the sense of being out of line with one’s surrounding, not of
one’s family and not of the world beyond the family, an outsider in
114
New York, Schocken Books, 1985. Per questa raccolta l’autrice è stat insignita, nel
1986, del premio dell’American Book Award of The Before Columbus Foundation e l’an-
no successivo del Susan Koppleman Award of American Culture Association for the best
anthology in the femminist studies of America Culture.
115
Cfr. Mary Jo Bona, Introduction: Italianità in 2003: The State of Italian American Lite-
rature, in “MELUS”, Vol. 28, n. 3, Fall 2003, pp. 3-12.
116
Cfr. Patrizia Ardizzone, La ricerca dell’identità linguistica e culturale nella letteratura
femminile italo-americana: http://www.isspe.it/Ago2003/ardizzone_p_.htm
153
Con biglietto di andata
every sense» (p. 21). Ma è, poi, nel più recente Crossing the Alps117 che
la scrittrice – nel riconoscimento della sua doppia condizione identi-
taria riflessa nella protagonista, France Molletone – torna a riprende-
re il tema della ricerca delle radici. Il romanzo ambientato in Italia nel
secondo dopoguerra vede la giovane donna, così come aveva fatto
Tina, partire dall’America per andare alla ricerca delle proprie origini
italiane.
Un’impostazione simile a quella presentata dal romanzo Umberti-
na, la si riscontra qualche anno dopo in Paper fish118 di Tina De Rosa.
Dal sapore fortemente realistico, il memoir restituisce un affresco del
famigerato ghetto italo-americano di Chicago, West Side, già all’epo-
ca considerato il quartiere di Al Capone, in cui l’autrice era cresciuta.
L’opera, pubblicata per la prima volta nel 1980, cadde subito nell’o-
blio. Recentemente il romanzo è stato riscoperto dalla casa editrice
americana Feminist Press119 e dalla italiana Nutrimenti. La traduzio-
ne italiana del romanzo ha preceduto di qualche settimana la mor-
te dell’autrice, avvenuta il 3 febbraio 2007. Nella prefazione al testo,
Caterina Romeo sottolinea che la ristampa statunitense e la versione
in lingua italiana vogliono essere un «tributo all’opera di De Rosa»120,
quasi una necrologia che immortali per sempre il ricordo dell’autrice.
La pubblicazione in lingua italiana è accompagnata dalla postfazio-
ne di Edvige Giunta, intitolata Un canto dal ghetto, che puntualizza
il contributo della De Rosa non solo alla tradizione italo-americana
femminista, ma più in generale alla cultura letteraria di tutti quegli
scrittori che si sono ispirati all’emigrazione italiana.
Il pesce, rievocato nel titolo, rinvia al simbolo del Cristo per sot-
tolineare la sacralità, per l’autrice, della storia della sua famiglia. La
De Rosa aveva in un primo momento scelto di intitolare il testo Fab-
bricanti di santi121 con un chiaro riferimento ai membri della sua fami-
117
New York, Bordighera Press, 2010.
118
Chicago, The Wine Press, 1980.
119
New York, 2003.
120
Caterina Romeo, Un ritorno a casa, in Tina De Rosa, Pesci di carta, traduzione e note
di Laura Giacalone, Prefazione di Caterina Romeo, Postfazione di Edvige Giunta,
Roma, Nutrimenti edizione, 2007, p. 9. I riferimenti al testo sono tratti da questa
edizione.
121
Il sintagma viene usato dalla De Rosa a pag. 105 del suo romanzo per indicare i
lineamenti belli e soavi della sorella Doriana.
154
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
122
Cfr. Fred L. Gardaphé, An Interview with Tina De Rosa, “Fra noi”, maggio 1985, p.
23.
123
Edvige Giunta, Un canto dal ghetto, postfazione a Tina De Rosa, Pesci di carta, cit.,
p. 203.
124
Cfr. Bona, Broken Images, cit., p. 100.
155
Con biglietto di andata
125
Cfr. Ibidem.
126
Cfr. Ibidem.
127
Cfr. ibidem.
128
Cfr. ivi, p. 98.
156
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
129
Cfr. Fred L. Gardaphé, Italian Signs, American Street: The Evolution of Italian Ameri-
can Narrative, Durham, Duke University Press, 1996, p. 137.
157
Con biglietto di andata
130
Cfr. Bona, Broken Images, cit., p. 98
131
Cfr. ivi, p. 102.
132
Cfr. ibidem.
158
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
dalla sorella. L’ultima immagine del romanzo mostra una sola imma-
gine sullo specchio, quella di Carmolina, che dimostra l’accettazione
di quest’ultima della morte della nonna, ma anche del suo ruolo di
giovane donna italo-americana133.
La conclusione del romanzo segue la demolizione del ghetto ita-
lo-americano: la Little Italy di Chicago deve essere sgomberata poi-
ché «la città ha detto che il ghetto deve andarsene» (p. 187). Nel te-
sto questo episodio, sommato a quello della vestizione davanti allo
specchio, segna il processo di crescita di Carmolina che giunge infine
all’elaborazione della sua doppia appartenenza etnica. Paper fish, così
come definito da Edvige Giunta nella sua postfazione, può davvero,
allora, essere definito come “un canto dal ghetto” perché rappresenta
il tentativo di restituire non solo un riconoscimento culturale dell’in-
tera comunità italo-americana di Chicago, ma è anche un modo per
rivendicare, alla letteratura etnica, una posizione all’interno della
tradizione letteraria mainstream. Tina De Rosa cerca di esprimere nel
miglior modo che conosce, e cioè attraverso la scrittura letteraria, le
meraviglie del mondo in cui è cresciuta, un mondo immerso nelle
tradizioni e nei costumi italiani.
A partire dalla fine degli anni Sessanta, conclusa la fase ‘etnica’
della produzione italo-americana, un altro filone particolarmente
fortunato è quello che ha insistito sul fenomeno della criminalità or-
ganizzata; un fenomeno, certamente non del tutto inventato, che ha
contribuito a generalizzare un’etichetta poco felice ai nostri emigrati.
Cosa nostra, Our Thing americana, nasce come un’associazione di
mafiosi siciliani emigrati negli Stati Uniti alla fine del XIX secolo che
prese vita nella Lower East Side, di New York, nel resto dell’East Co-
ast ed in numerose metropoli statunitensi tra la fine del 1800 e l’inizio
del 1900, seguendo l’ondata migratoria italiana – soprattutto quella
proveniente dalla Sicilia – verso le Americhe134. Le famiglie che più
delle altre si “distinsero” nel crimine organizzato, soprattutto all’ini-
zio, furono cinque tutte insediate a New York: Gambino, Lucchese,
133
Cfr. ivi, p 103.
134
Cfr. Salvatore Lupo, Cose nostre: mafia siciliana e mafia americana, in Verso l’Ame-
rica, in Bevilacqua, De Clementi, Franzina, op. cit., t. II, pp. 245-270; Herbert Asbur-
ry, Le gang di New York. Una storia informale della malavita, prefazione di Gabriele
Romagnoli, Milano, Garzanti, 2006.
159
Con biglietto di andata
135
Cfr. Corrado Augias, I segreti di New York. Storie, luoghi e personaggi di una metropoli,
Milano, Mondadori, 2001.
136
Cfr. Giuseppe Carlo Marino, Storia della Mafia, Roma, Newton & Compton,
2012; Gaetano Falzone, Storia della Mafia, Soverato, Rubbettino, 2019.
160
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
161
Con biglietto di andata
137
Cfr. Salvatore Lupo, La mafia. Centosessant’anni di storia, Roma, Donzelli, 2018.
138
Cfr. Mauro De Mauro, Lucky Luciano, prefazione di Beppe Benvenuto, Milano,
Mursia, 2010.
162
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
139
New York, Atheneum, 1965
140
New York, G. P. Putnam’s Son, 1969.
163
Con biglietto di andata
letteraria che da quel momento sembrava aver trovato la via della no-
torietà. Così, anche i successivi romanzi insistono sullo stesso filone:
The Sicilian141, in cui Salvatore Giuliano rivive come un Robin Hood
moderno, che ruba ai ricchi per donare ai poveri, opponendosi alla
mafia, ma finendo per essere screditato dai nemici e trucidato bar-
baramente con il massacro di Portella delle Ginestre; The Last Don142,
una delle ultime opere di Mario Puzo, pubblicata nel 1996, in cui il
potente capomafia Domenico Clericuzio decide, dopo aver portato a
termine una guerra all’ultimo sangue contro i Santadio, suoi rivali in
affari, di ritirarsi dalla scena del crimine e di delegare i suoi interessi
a nuovi giovani “talenti”, non prima però di aver ottenuto che i suoi
figli venissero sistemati alla guida di importanti aziende. I giochi di
interesse e le vendette trasversali, però, non si placheranno. Sempre
sullo stesso tema insiste anche la sua ultima prova narrativa, Omer-
tà143. Anche qui, l’anziano capomafia Don Raymond Aprile, ormai
stanco, ha deciso di ritirarsi a vita privata. Volendo proteggere i suoi
tre figli, impegnati in professioni oneste e rispettabili, e mantenere
allo stesso tempo il controllo delle sue attività finanziarie, Don Ray-
mond chiama dalla Sicilia il nipote adottivo Salvatore Viola formatosi
in Inghilterra in raffinate tecniche bancarie. Tuttavia, Don Tommaso
Portella, il boss della cosca rivale, coglie al volo il ritiro dalle scene del
rivale mafioso per scatenare una guerra senza quartiere che coinvol-
gerà fortemente gli Aprile e il giovane Viola, spingendoli a scontrarsi
con una nuova generazione di mafiosi per i quali onore e libertà suo-
nano come valori dimenticati, mentre il tradimento si trasforma in
una pratica comune per rafforzare il potere.
Accanto a Mario Gianluigi Puzo è de segnalare, altresì, Gay Talese
che nel suo Honor thy Father144, ispirato alla vita del boss mafioso Joe
Bonanno, ne descrive l’ascesa e il declino. L’autore, all’epoca dei fatti
collaboratore del “New York Times” riesce a conquistarsi la fiducia
del figlio del boss, fonte primaria per i suoi articoli. Il romanzo è dun-
que la rielaborazione di fatti realmente accaduti. Siamo nel 1964 e il
famigerato capomafia castellammarese viene rapito, a Park Avenue, e
141
New York, Random House, 1984.
142
New York, Random House, 1996.
143
New York, Random House, 2000.
144
New York, World Publishing Company, 1971.
164
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
poi dichiarato morto. Un anno e mezzo più tardi, però, riappare mi-
steriosamente sulla scena scatenando una sanguinosa vendetta che lo
porterà ad essere riconosciuto come capo indiscusso. La sua fine sarà,
però, molto meno gloriosa: sarà infatti condannato a quattro anni di
carcere per una banale truffa di carte di credito.
Il tema è ancora al centro di alcuni romanzi di Nicholas Pileggi. Il
suo Wiseguy, del 1986, è incentrato sulla figura di Henry Hill che an-
cora adolescente inizia, quasi per caso, la carriera criminale, in seno
alla famiglia mafiosa italo-americana di Paul Vario – gestore di un
deposito di taxi ed eminente membro della famiglia Lucchese. Le sue
qualità di servitore capace, fedele ed omertoso, gli valgono la stima
del datore di lavoro che ne approfitta per “imporgli” lavoretti sporchi.
In pochi anni diviene esperto in rapine, contrabbando, scommesse e
riciclaggio. Quando però decide di invischiarsi nel traffico di stupe-
facenti, per il quale viene arrestato, Paul Vario – da sempre contrario
al commercio di droga – gli nega la sua protezione. Henry, allora,
decide di vendicarsi divenendo collaboratore del FBI. Il successivo
Casino: Love and Honour in Las Vegas145, un romanzo, ancora una volta
basato su fatti realmente accaduti, racconta, attraverso gli occhi di
uno dei più importanti proprietari di sale da gioco dell’epoca, Frank
Rosenthal, trent’anni anni di mafia, corruzione e gioco d’azzardo a
Las Vegas e le sue sporche amicizie nel mondo del crimine, tra le qua-
li, non ultima, quella con Anthony Spilotro. Al racconto, si intreccia
nel testo la storia d’amore con la bella Geraldine McGee, prostituta
invaghita del proprio “protettore”, Leonard Marmor. Dopo un perio-
do di facili guadagni, il casinò e, con esso, la fortuna di Frank iniziano
a decadere. Frank scoprirà di essere stato tradito dalla moglie e dal
suo migliore amico che hanno intrecciato una relazione insieme ad un
complotto ai suoi danni.
Il filone mafioso riscuoterà un tale successo di pubblico da indurre
anche autori non di origine italiana a percorrerlo. Si ricordino qui tra
gli altri, a titolo di esempio, Edward Wellen che nel 1970 pubblica il
suo Hijack146 un romanzo che mescola mafia e fantascienza. Dal peni-
tenziario di Atlanta, attraverso una radio miniaturizzata installata in
145
New York, Simon & Schuster, 1995. Il testo è stato trasposto, nello stesso anno
della sua pubblicazione, da Martin Scorsese in Casino.
146
In “Venture. Science Fiction”, May 1970.
165
Con biglietto di andata
147
New York, Rondom House, 2004.
148
New York, Rondom House, 2006.
149
New York, Knopf Doubleday Goup, 2006.
166
Gli emigranti raccontano: Stati Uniti o il “sogno a stelle e strisce”
167
IV
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria
di riserva”
1
Cfr. Fernando Devoto, In Argentina, in Piero Bevilacqua, Andreina De Clementi,
Emilio Franzina (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana, 2 voll., Roma, Donzelli,
2002, t. II, Arrivi, pp. 25-54; e Id., Storia degli italiani in Argentina, Roma, Donzelli,
2007.
2
Ancora oggi, i lavoratori marittimi del porto di Buenos Aires usano il dialetto xenei-
se, mentre al porto di Mar del Plata si usa tutt’oggi il dialetto siciliano.
Con biglietto di andata
3
Adriana Cristina Crolla, Las migraciones ítalo-rioplatenses. Memoria cultural, literatura y
territorialidades, Santa Fe, Universidad Nacional del Litoral, 2013, p. 29.
4
Devoto, In Argentina, cit., p. 31.
170
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
Non c’è un Italia che emigra, ma un paese Italia con i suoi particolaris-
mi, la sua molteplicità linguistica e culturale. Un paese al quale erano
mancati gli strumenti per poter acquisire quella coscienza necessaria
per l’identificazione nazionale e che in America continua a consider-
arsi veneto, ligure o piemontese prima che italiano6.
Uno spazio ideale e futuro che si contrappone allo spazio reale e pre-
sente […] il mito di “fare l’America”, di elevarsi socialmente ed eco-
nomicamente si costruisce proprio a partire dalle contrapposizioni fra
5
Ibidem.
6
Camilla Cattarulla, Di proprio pugno. Autobiografie di emigranti italiani in Argentina e
Brasile, Parma, Diabasis, 2003, p. 88.
171
Con biglietto di andata
7
Ivi, p. 54.
8
Cfr Susana Novick, Migración y políticas en Argentina: Tres leyes para un país extenso,
in Las migraciones en América Latina. Políticas, culturas y estrategias, Buenos Aires,
Editorial Catálogos-Clacso, 2008, pp. 1-16.
9
Cfr. Devoto, Storia degli italiani in Argentina, cit., p. 270.
172
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
10
Cfr. Federica Bertagna, La patria di riserva. L’emigrazione fascista in Argentina, Roma,
Donzelli, 2006.
173
Con biglietto di andata
11
Cfr. Patrizia Audenino, Maddalena Tirabassi, Migrazioni italiane. Storia e storie
dall’Ancien régime a oggi, Milano, Mondadori, 2008, pp. 129-130.
174
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
12
Devoto, Storia degli italiani in Argentina, cit., p. 9.
175
Con biglietto di andata
13
Cfr. Andrea Ferrari, La presenza italiana in Argentina, aspetti socio-economici in Id.,
Aspetti socio-culturali dell’emigrazione italiana in Argentina: il caso di Santa Fe, tesi di
laurea in Economia e Direzione delle imprese, Università degli studi di Torino, a.a.
2007-2008, p. 56.
14
Cfr. Devoto, Italiani in Argentina ieri e oggi, in “Altreitalie”, n. 23, luglio-dicembre
2003, pp. 4-17.
176
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
Napoli che tutti conoscevano. Erano tanos gli agricoltori italiani senza
terra e senza cultura che a Rosario e a Buenos Aires trovavano lavoro
come muratori; così come tanos erano coloro che fondarono il Movi-
mento Anarchico Argentino e i primi sindacati, influendo a dare agli
italiani anche una caratterizzazione politica. Tra gli anarchici si registra
la presenza di Errico Malatesta, fuggito dall’Italia nel 1885, che proprio
a Buenos Aires inizia la pubblicazione de “La questione sociale”, un
giornale bilingue che diffondeva tra gli immigrati gli ideali anarchici e
socialisti; quella di Pietro Gori, anarchico messinese, tra i fondatori del-
la federazione operaia regionale argentina, o quella di un altro italiano
ancora dimenticato: quel Severino Di Giovanni fucilato dai militari nel
gennaio 1931 dopo un processo sommario.
Le prime ondate videro in prevalenza l’emigrazione di molti
agricoltori che ebbero un ruolo dominante nell’occupazione e nella
coltivazione delle immense terre spopolate e nel successivo svilup-
po dell’economia esportatrice argentina basata sui prodotti agricoli
quali mais, grano, lino, segale e orzo. Oltre agli agricoltori, numerosi
furono anche gli artigiani e gli operai specializzati che trovarono po-
sto nelle numerose industrie, in particolare nel settore alimentare, dei
materiali per le costruzioni e nella metallurgia, nelle tipografie, nelle
fabbriche per la lavorazione del gesso, nella produzione delle sode e
delle gazzose e nell’industria tessile. Le ondate successive, a partire
dalla prima metà del Novecento, poi, videro interessato un numero
sempre più alto di professionisti e di specialisti in diversi ambiti che
contribuirono a sviluppare campi ancora vergini all’interno del Pae-
se: da quello intellettuale e scientifico a quello architettonico e arti-
stico. L’Argentina era, infatti, un paese carente di tradizioni tecniche
e intellettuali, per cui cercava all’estero questo tipo di risorse umane
che trovava negli italiani, figli di un popolo con una storia culturale
e artistica di antica discendenza famosa ben oltre i confini nazionali.
Alcuni italiani riuscirono ad occupare posizioni importanti in istitu-
zioni di nuova creazione o ricevettero incarichi per realizzare ricerche
e per progettare e costruire opere pubbliche. Tra di essi è da ricordare
il palermitano Giuseppe Ingegneros che fu presidente della Sociedad
Médica Argentina e tra gli animatori del movimento per la “Reforma
Universitaria” iniziata nel 1918. Risulta chiaro, quindi, come l’emi-
grazione italiana in Argentina non ebbe riscontri positivi solo per i
nostri connazionali che riuscirono a fare di questa terra la loro patria,
177
Con biglietto di andata
15
Vanni Blengino, Fra analogia e stereotipi: ‘rileggere’ l’emigrazione italiana in Argentina. Il
patrimonio musicale europeo e le migrazioni, Venezia, Università Ca’ Foscari, 2004, p. 72.
16
Cfr. Ruggiero Romano, Il lungo cammino dell’emigrazione italiana, in “Altreitalie”, n.
7, gennaio-giugno 1992, pp. 6-18, p. 6.
17
Ilaria Magnani, Por caminos migrantes hacia la conciencia de una identidad abierta, “Al-
tre Modernità”, 2, ottobre 2009, pp. 141-153, p. 145.
18
Silvana Serafin, La literatura migrante en la formación de la conciencia nacional argenti-
na, in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, vol. 6, June
2011, pp. 169-188, p.185.
178
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
19
«”Nosotros” (1907-1943), “Martín Fierro” (1924-1927) e “Sur” (1931-1981) segnaro-
no rispettivamente la concretizzazione di un canone classico della letteratura italia-
na, l’irruzione in ambito argentino di modello d’avanguardia italiani ed europei e
l’evoluzione articolata e l’affermazione di nuovi modelli culturali italiani che hanno
goduto di vasto prestigio in Argentina» (Alejandro Patat, Un destino sudamericano.
La letteratura italiana in Argentina (1910-1970), Perugia, Guerra, 2005, p. 7).
179
Con biglietto di andata
20
Ivi, p. 32.
21
Ivi, p. 36.
22
Ivi, p. 37.
23
Si vedano, a questo proposito i Nueve Ensayos dantescos di Jorge Luis Borges (in-
troduccion de Marcos Ricardo Barnatan, presentacion por Joaquin Arce, Madrid,
Espasa-Calpe, 1982.
24
Patat, op, cit., p. 53.
180
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
25
Ivi., p. 78.
26
Ivi, p. 111.
27
Ivi, p. 112.
181
Con biglietto di andata
[…] personalità come Eduardo Mallea, Jorge Luis Borges, José Orte-
ga y Gasset, D.W. Lawrence, Virginia Woolf, Aldous Huxley, Thomas
Mann, sono, fin dal 1935, interlocutori fissi del dialogo politico-letter-
ario, basato sulla difesa della cultura e della persona, quali elementi
imprescindibili per il raggiungimento della libertà. Non sorprende,
pertanto, che si lasci spazio anche all’espressività femminile che es-
ploderà con vigore a partire dagli anni settanta30.
28
Ivi, p. 113.
29
Ibidem.
30
Silvana Serafin, Syria Poletti: la scrittura della marginalità, in “Oltreoceano”, 2, 2008,
pp.145-155, p. 151.
31
Federica Rocco, La donna argentina e la scrittura, in “Oltreoceano”, 2, 2008, pp. 137-
144, p.139.
182
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
32
Dante Ruscica, Giornali italiani in Argentina, in “Comunicando”, III, 1, 2002, pp.
71-74, p. 71.
183
Con biglietto di andata
33
Susanna Regazzoni, Italia argentina una historia compartida: Syria Poletti inmigrante
italiana, escritora argentina, in “Dimensões”, vol. 26, 2011, pp. 60-75, p. 61.
34
Cfr. Franca Sinopoli, Migrazione/letteratura: due proposte d’indagine critica, in France-
sco Argento, Paola Cazzola (a cura di), Culture della migrazione. Scrittori, poeti e artisti
migranti, Atti del convegno nazionale (Ferrara, 10, 11 e 12 aprile 2003), Ferrara, Cies,
2004, pp. 15-26.
35
Cfr. Silvana Serafin, Letteratura migrante. Alcune considerazioni per la definizione di
genere letterario, “Altre modernità”, n. spec. Migrazioni, diaspora, esilio nelle letterature
e culture ispanoamericane, a cura di Ana María Gonzáles Luna e Laura Scarabelli,
2014, pp. 1-17, p. 3.
184
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
36
Cfr. Ivi, p. 6.
37
Cfr. Ivi, p. 11.
38
Cfr. Ivi, p.12.
185
Con biglietto di andata
39
Camilla Cattarulla, Migrazioni al Río de la Plata e critica letteraria in Italia, in “Altre
Modernità”, n. 2, ottobre 2009, pp. 100-122, p. 101.
40
Vincenzo Russo, Il monolinguismo dell’altro: subalternità, voce e migrazione, in “Altre
Modernità”, 2 , ottobre 2009, pp. 79-89, p. 79.
41
Il dramma è stato pubblicato a puntate, tra il novembre del 1879 e il gennaio del
1880 sul quotidiano “La Patria Argentina”.
186
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
42
Susanna Regazzoni, Riflessioni sulla presenza italiana nella letteratura argentina, in
“Oltreoceano”, I, 2007, pp. 103-116, p.105.
43
Prima di designare un registro linguistico, il Cocoliche era, all’inizio, il nome pro-
prio di un personaggio. Sul Cocoliche, si veda Antonella Cancellier, Italiano e spagnolo
a contatto nel Rio de la Piata, I fenomeni del «cocoliche» e del «lunfardo» in Antonella
Cancellier, Renata Londero (coord. por), Atti del XIX Convegno [Associazione degli
ispanisti italiani], Roma, 16-18 settembre 1999, 2 voll, pp. 69-84.
44
Regazzoni, Riflessioni sulla presenza italiana, cit., p. 106.
45
Cfr. Mirta Arlt, El inmigrante italiano en la comedia blanca de lo años Vente y Trenta,
in Osvaldo Pellettieri (coord. por), La Inmigración italiana y teatro argentino, Buenos
Aires, Editorial Galema, 1999, pp. 111-120.
187
Con biglietto di andata
buita allo straniero italiano viene dunque a poco a poco superata fino
ad assumere valenze positive. Il personaggio dell’immigrato, comun-
que, continuerà a rappresentare, almeno fino al 1930, la fastidiosa no-
vità del sostrato sociale. In seguito, però, esso diviene parte integran-
te della società perdendo ogni connotazione di diversità.
46
Rosa Maria Grillo, Storie di donne tra Italia e Río de la Plata, in “Oltreoceano”, 2, 2008,
pp. 95-106, p. 95.
47
Emilia Perassi, Scrittrici italiane ed emigrazione argentina, in “Oltreoceano”, 6, 2012,
pp. 97- 107, p 101.
188
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
48
Maria Rosa Lojo, Pasos nuevos en espacios habituales, in Elsa Drucanoff (coord. por),
La Narración gana la partida. (Historia Crítica de la Literatura Argentina, 11), Buenos
Aires, Emecé Editores, 2000, pp. 19-48, p. 21.
189
Con biglietto di andata
49
Cfr. Alicia Bernasconi y Carina Frid, De Europa a las Américas: dirigentes y liderazgos
(1880-1960), Buenos Aires, Biblos, 2006.
50
Cfr. Graciela Ciselli, Trabajo femenino en la industria petrolera de Chubut (1919-1962),
in “Andes”, 13, 2002.
190
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
191
Con biglietto di andata
51
Maddalena Tirabassi in un’analisi comparativa fra italiane emigrate e italiane in pa-
tria durante il corso delle emigrazioni di massa riconosce che «l’invisibilità è il primo
tratto comune tra le italiane e le emigrate […] perché la storia tenesse in adeguata con-
siderazione i ruoli svolti dalle donne è stato necessario eliminare la divisione artificia-
le fra lavoro e casa» (Italiane ed emigrate, in “Altreitalie”, 9, 1, 1993, pp. 139-151, p. 141).
52
Marcela Tapia Ladino, Género y migración: trayectorias investigativas en Iberoamérica,
in “Revista Encrucijada Americana”, 4, 2, 2010-2011, pp. 115-147, p. 124.
53
«Para nosostras, en efecto, ir más allá del umbral, significa...[que] en su transire, en
el acto de sobrepasar el umbral doméstico, el sujeto femenino se hace intérprete de
la realidad social e histórica emancipándose de su propia condición de subalternidad
y empazando a proyectar visiones alternativas del mundo, liberado de los modelos
dominantes y de los lenguajes del poder. Nace, de esta manera, una nueva conciencia
que rescata la dignidad extraviada y otorga importancia a la función femenina en la
costrucción de la sociedad» (Silvana Serafin Introduccion, in Silvana Serafin, Emilia
Perassi, Susanna Regazzoni, Luisa Campuzano (coord. por) Más allá del umbral: auto-
ras hispanoamericanas y el oficio de la escritura , Sevilla, Renacimiento, 2010, p. 10).
192
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
54
Brigidina Gentile, I Viaggi di Penelope. L’Odissea delle Donne, immaginata, vissuta e
interpretata dalle scrittrici latino-americane contemporanee, in Domenico Antonio Cu-
sato, Loretta Frattale, Gabriele Morelli, Pietro Taravacci, Belén Tejerina (a cura di),
Letteratura della Memoria, Atti del XXI Convegno AISPI (Salamanca, 12-14 settembre
2002), Messina, Andrea Lippolis Editore, 2004, pp. 287-298, p. 289.
55
Ivi, p. 293.
56
Federica Rocco, Migrazione ed emancipazione femminile in Puertas adentro (1998) di
Lilia Lardone, “Oltreoceano”, n. 7, 2013, pp. 157-165, pp. 159-160.
57
Silvana Serafin, Scrittura come nuovo inizio. Riflessioni sul romanzo d’iniziazione al
femminile nel Cono Sur, Venezia, Mazzanti Editori, 2006, p. 10.
193
Con biglietto di andata
58
Per i dati biografici di Syria Poletti cfr. Silvana Serafin, Syria Poletti: biografia di una
passione, in Ead. (a cura di), Immigrazione friulana in Argentina: Syria Poletti racconta,
Roma, Bulzoni, 2004, part. pp. 11-24.
59
Eugenia Scarzanella, Extranjeras en el país de Evita: la inmigración femenina italiana a
Argentina (1946-1955), in “Anuario americanista europeo”. vol. 3, 2005, pp. 145-171,
p. 146.
60
Cito da Silvana Serafin, Syria Poletti: biografia di una passione, cit., p.13.
194
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
Únicamente los chicos […] pueden salvar el futuro. Pero no solo con
una mejor tecnología, sino con más imaginación [...] Yo diría que
escribir para los chicos es mi manera natural de relatar: es dar vía libre
a la imaginación. Pero es también el mejor vehículo para expresar mi
mundo interior y para introducir los símbolos, los mitos, los valores
que me importan66.
Syria Poletti è una delle prime autrici a dare spazio al tema dell’e-
migrazione e una delle prime voci femminili a considerare, implici-
tamente o esplicitamente, il problema delle relazioni di potere e di
genere, contribuendo a sovvertire l’immagine di obbedienza e sotto-
missione affiancata a lungo alle donne. Dalla sua tripla condizione di
immigrata, donna, e scrittrice impone una nuova visione dell’identità
femminile nella la volontà di opporsi al silenzio e ai parametri pa-
triarcali.
61
Buenos Aires, Editorial Losada, 1962.
62
Buenos Aires, Editorial Losada, 1964.
63
Buenos Aires, Calatayud, 1969.
64
Buenos Aires, Editorial Losada, 1971.
65
Buenos Aires, Artes Gaglianone, 1981.
66
Chiara Gallo, Syria Poletti: l’infanzia nella letteratura e letteratura per l’infanzia, in
Serafin (a cura di), Immigrazione friulana in Argentina, cit., pp. 47-62, p. 52.
195
Con biglietto di andata
Cuando llegué a Buenos Aires traía mi vocación, nada más. Pensé que
si quería publicar en castillano, debía hacerlo lo mejor posible. Era el
tributo mínimo que debía pagar como extranjera. Había observado,
con pena, que los que escriben en dos idiomas similares simultánea-
mente, acaban confundiendo matices o imponiéndose cierta rigidez.
Entonces, opté por desterrar el italiano; renuncié a traducciones; dejé
de leer y hablar en mi idioma natal. Cuando un instrumento se nos
vuelve imprescindible, todos los sacrificios que hacemos para con-
quistarlo, nos parecen escasos68.
Cambiar de idioma fue como […] cambiar de alma. Creo que fue lo
más difícil; lo más doloroso y, quizá, lo más hermoso. Al radicarme
en Argentina y al pretender escribir para los argentinos, quise asumir
toda la realidad del País y me preparé para escribir como el mejor de
los escritores. Y quise ahondar en la historia y en la cultura de Améri-
ca para tener el derecho a opinar, es decir, a crear69.
67
Cito da Susanna Regazzoni, Escribir y vivir es lo mismo: Esperienza esistenziale/motivo
letterario in Syria Poletti, in Serafin (a cura di), Immigrazione friulana in Argentina, cit.,
pp. 63-74, p. 73.
68
Ivi, p. 68.
69
Cito da Serafin, Syria Poletti: biografia di una passione, cit., p. 16.
196
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
70
Fernanda Elisa Bravo Herrera, Syria Poletti y el oficio de escribir exilios, in Rosa Maria
Grillo (a cura di), Penelope e le altre, Salerno, Oèdipus, 2012, pp. 283-304, p. 294.
71
Syria Poletti, Reportajes a los cuatro vientos, in Ead., …y llegarán buenos aires, Buenos
Aires, Editorial Vinciguerra, 1989, pp. 67-74, p. 69.
197
Con biglietto di andata
198
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
Tal vez todo empezó en mi aldea, carcomida por los siglos, devastada
por las invasiones, el día en que mis padres se marcharon a América.
Entonces la Argentina se me figuró como un monstruo devorador de
padres, madres y hermanos (p. 9).
[...] esta América [...] Una tierra que no se hallaba por el lado de la
Rusia ni por el lado de Trípoli. Era otra cosa: era la que se comía a los
hijos. Porque de los demás países la gente regresaba...de América la
gente no volvía. O si volvía era para hacer otros. Eran americanos.
Tan americanos que las pobres madres no sabían cómo tratar a sus
hijos de tan manipulados y distintos que eran... porque en América el
monstruo les había comido el corazón (p. 14).
199
Con biglietto di andata
200
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
72
Buenos Aires, Ediciones Corregidor, 1984.
73
«[…] sensación de no partenecer a nadie ya, ni aquí, ni al otro lado, que transfor-
ma nuestra libre permanencia en el extrnjero en exilio» (La Crisálida, p. 438).
74
Margherita Cannavacciuolo, Migración y heterotopía en la escritura de Nisa Forti, in
“Altre Modernità”, 6, 2014, pp. 39-51, p. 41.
201
Con biglietto di andata
75
Buenos Aires, Editorial Vinciguerra, 1995.
76
Buenos Aires, Sudamericana joven, 1997.
202
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
77
Edición de l’autor, 1996.
78
Buenos Aires, Alfaguara, 1998.
79
Cfr. Federica Rocco, Il tempo delle immigrate italiane in Argentina: “El mar que nos tra-
jo” di Griselda Gambaro e “Puertas adentro” di Lilia Lardone, in Silvana Serafin e Marina
Brollo (a cura di), Donne, politica e istituzioni: il tempo delle donne, Udine, Forum, 2013,
pp. 107-117; Ead., Immigrazione ed emancipazione femminile in “Puertas adentro” di Lilia
Lardone, in Silvana Serafin (a cura di), Donne al caleidoscopio. La riscrittura dell’identità
femminile nei testi dell’emigrazione tra Italia, le Americhe e l’Australia, Udine, Forum,
2013, pp. 157-165.
203
Con biglietto di andata
La menor de las hijas de Isabela, la que tenía el rostro mate y los cabel-
los enrulados como el abuelo, escuchó sentada a la mesa ocupando un
lugar entre su hermano y su primo, el hijo de Natalia. En esas ciarla
de sus mayores nunca intervino. Guardó la memoria de Natalia, de
Giovanni, y con lo que le contó su madre, Isabela, de odiada y tierna
mansuedumbre, muchos años más tarde escribió esta historia apenas
inventada, que termina como cesan las voces después de haber habla-
do (p. 138)
80
Bogota, Norma, 2001.
81
Cfr. Margherita Cannavacciuolo, El viaje imposible”: “El mar que nos trajo” de Griselda
Gambaro, in “Oltreoceano”, vol. 6, 2012, pp. 21-29, p. 22.
204
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
82
Buenos Aires, Compañia General Fabril Editora, 1961. Un timido accenno a Paola,
comune calabrese dei suoi genitori è leggibile nel più tardo Antes del fin (Buenos
Aires, Seix Barral, 1998).
83
Bogota, Norma, 1991. Il romanzo valse all’autore, nel 1993, il premio Rómolo Gal-
legos.
205
Con biglietto di andata
84
New York, Random, 1930; Cfr. Gustavo Pellón, Ideology and Structure in Giardinel-
li’s “Santo Oficio de la Memoria”, in “Studies in 20th Century Literature”, vol. 19, 1,
Winter 1995, pp. 81-99.
85
Buenos Aires, Emecé, 1992.
206
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
86
Cfr. Ilaria Magnani, L’onere di ricordare, in Rubén Tizziani, Il mare dell’oblio, Saler-
no-Milano, Oèdipus, 2012, pp. 7-22.
207
Con biglietto di andata
87
Cfr. Fernanda Elisa Bravo Herrera, Recuperación de la memoria en la escritura de
Rubén Tizziani y de Roberto Raschella, in “Zibaldone. Estudios italianos”, III, 1, enero
2015, pp. 221-228.
88
Buenos Aires, Paradiso Ediciones, 1994.
89
Buenos Aires, Losada, 1997.
208
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
90
Cfr. Ilaria Magnani, Conflitto sociale e ibridazione linguistica nei dialoghi della memoria
di Roberto Raschella, in Antonella Cancellier, Maria Caterina Ruta, Laura Silvestri
(coord. por), Scrittura e conflitto, Atti XXI Congresso ASPI, Catania-Ragusa 16-18
maggio, 2004, vol. 1, Imprenta del Boletín Oficial del Estado – Sección electrónica,
2006, pp. 306- 316.
91
Buenos Aires, Ediciones La Yunta, 2015.
209
Con biglietto di andata
92
Cfr. Augustina Roca, Antonio Dal Masetto: Historia de vida, in “La Nación”, 12 de
julio 1998.
93
Cfr., a questo proposito, l’intervista realizzata da Alessio Brandolini all’autore in
occasione dell’uscita di Bosque: Le interviste: Antonio Dal Masetto, pubblicata sul por-
tale www.gialloweb.it, 29 gennaio 2005.
94
La Habana, ed. Cuba, 1964.
95
La raccolta ottenne, nello stesso anno 1964, la menzione del Premio “Casa de las
Americas”.
210
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
96
Trascrizione di un brano dell’intervista all’autore realizzata da Art-tv Argentina.
97
Buenos Aires, Penguin Random House Grupo Editorial Argentina, 2011.
98
Buenos Aires, Editorial Planeta, 1990.
99
Buenos Aires, Editorial Planeta, 1994.
100
Buenos Aires, Editorial El Ateneo, 2011; Altro testo in cui il tema è trattato è El
Padre y otras historias, Editorial Sudamericana, Buenos Aires, 2002; in part. si veda
il racconto El padre, nel quale l’autore descrive gli anni dell’infanzia tra l’Italia e
211
Con biglietto di andata
[…] las tre novelas, si bien son ficción, tienen un costado anclado en la
realidad. No las hubiese podido escribir sin vivir esas circumstancias.
La primera nace de hablar mucho con mi madre; la segunda, por el
viaje de regreso que hice yo al pueblo – esforzandome todo el tiempo
por mirar con los ojos de Agata –; la última surge de un viaje que hi-
cimos juntos con mi hija […] y trata del aprendizaje de un padre que
no logró conectarse con su pasado pero que a través de la mirada y la
presencia de su hija lo puede recuperar101.
Nel primo dei due romanzi che compongono il dittico, Dal Maset-
to racconta la vita della madre a partire dagli anni che precedettero la
partenza verso l’Argentina e che la videro fronteggiare le difficoltà di
un’umile famiglia piemontese alle prese con la guerra e con tutto ciò
che ne conseguì fino, appunto, alla partenza verso il nuovo Paese: un
paese assente, però, nella narrazione se non fosse per qualche accen-
no sull’arrivo in nave al porto di Buenos Aires. L’intento dell’autore,
infatti, «no era tanto contar la historia de cómo vivían los emigrantes
en la Argentina porque eso ya se había contado, sino cómo eran antes
de venir, por qué habían venido, cúal había sido su vida allá»102.
Agata narra, in prima persona, le vicissitudini dell’infanzia e
dell’adolescenza, della scelta di sposarsi con Mario e di metter su
famiglia, della casa costruita e lasciata loro dai genitori, del lavoro
nei campi e in fabbrica, delle relazioni familiari, le lotte politiche, il
regime fascista, la sopravvivenza in un Paese che non garantiva più
una speranza per il futuro e la conseguente e dolorosa decisione di
lasciare, Intra, il suo micromondo, per l’Argentina: una terra in cui
l’attendeva un destino sconosciuto.
Decisamente più stringente per il punto di vista che ci interessa
è il secondo volé del dittico, e cioè, La Tierra Incomparable. Qui, nella
finzione narrativa, l’autore fa compiere alla protagonista Agata quel
viaggio di ritorno che in realtà la madre, di cui personaggio è l’alter
ego, aveva sempre sognato e mai potuto realizzare. I due romanzi
l’Argentina, gli anni da adulto a Buenos Aires e il viaggio in Italia che decise di com-
piere ben quarant’anni dopo il suo trasferimento nel Paese sudamericano.
101
Juan Rapacioli, Antonio Dal Masetto: La escritura es un oficio como cualquier otro, en-
trevista, in “Télam, Agencia nacional de noticias”, 5 de diciembre 2011.
102
Rodolfo Privitera, Antonio Dal Masetto o el viejo arte de narrar in “Inti: revista de
literatura hispánica”, vol. 1, n. 48, 1998, pp. 65-70
212
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
103
Cfr. Stefania Cubeddu, Partir para volver: Oscuramente fuerte es la vida y La tierra
incomparable de Antonio Dal Masetto, in Bob de Jonge, Walter Zidarič (coord. par)
L’Italie et l’Amérique latine: migration, échanges, influences, interférences, Actes du Col-
loque international organisé per le CRINI (26-28 novembre 2009), Nantes, Éditions
du CRINI, 2010, pp. 1-19.
104
Milano, Mondadori, 1958.
105
Cfr., a questo proposito, anche Fernanda Elisa Bravo Herrera, Memoria, emigración
y entrecruzamiento de la palabra de Quasimodo en “Oscuramente fuerte es la vida” y en
“La tierra incomparable” de Antonio Dal Masetto, in Maria del Carmen Tacconi De
Gómez (coord.), Ficción y discurso 2008, Tucumán, UNT –Facultad de Filosofía y Le-
tras-Istituto de Investigaciones Lingüística y Literarias Hispanoamericanas, 2009,
pp. 65-78.
213
Con biglietto di andata
Con questo regreso che la madre dell’autore non riuscì mai a realiz-
zare, l’autore intende saldare un conto con il passato della sua fami-
glia; e il lettore è invitato ad accompagnare la protagonista in questo
percorso memoriale in cui proprio il paesaggio è l’elemento con cui
confrontarsi per cercare di ricomporre, definitivamente, la scissione
dell’identità.
Agata parte dunque per Trani (anagramma di Intra) dove spera
di ritrovare se stessa nel riconoscimento di luoghi che hanno segnato
la sua vita. In un fluire costante tra la dimensione del presente e il
recupero del passato, il ritorno si configura come un’illusione: quel
desiderio di ritrovare ciò che si è lasciato così come lo si ricorda nella
propria memoria, di ritrovare, cioè, luoghi, affetti, profumi, nella spe-
ranza di saldare il conto con la propria identità che si rivelerà come
un desiderio irrealizzabile. Con l’aiuto della nipotina, Agata, qualche
giorno prima della partenza dall’Argentina, si impone, facendo ricor-
so alla più nitida memoria, di disegnare una mappa di Trani da porta-
re con sé in viaggio affinché, una volta giunta lì, possa più facilmente
riconoscere i luoghi e provare la sensazione di essere realmente tor-
nata a casa. Comincia così a descrivere e a dettare alla nipote tutto
ciò che dettagliatamente riesce ancora a visualizzare nella sua mente
con un alternarsi di «ahí» e «acá» che indicano la determinazione e la
precisione del ricordo.
Già durante il viaggio in aereo – il primo della sua vita – «le lle-
garon imágenes de una mujer que era ella recorriendo las calles del
pueblo, pedaleando en su bicicleta, entrando y saliendo de la fáb-
rica. ¿Qué subsistía en común entre la que partió y esta que volvía?
Tal vez nada, ya. Tal vez sólo el lazo establecido por la memoria en-
gañosa. La memoria que había ido modificándose y agigantándose y
traicionándose» (p. 56). La dimensione utopica ed illusoria dell’idea-
lizzazione del paesaggio ‘perduto’ viene già preannunciata da alcuni
sentimenti devianti che Agata prova e che sono descritti dall’autore
fin a partire dalle prime pagine del romanzo; si tratta di sentimenti
in cui si mescolano la gioia e l’impazienza per il ritorno ma che sono
tuttavia accompagnati da uno strano presentimento che la perseguita
come un’avvisaglia:
214
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
Le parecía que, si cerraba los ojos, las imágenes que ella conservaba
eran más reales que las que ahora se le ofrecían, tan sólidas y despoja-
das y, de una extraña manera, distantes (p. 74).
215
Con biglietto di andata
216
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
farle dire che tutto questo non è stato vano. E allora eccola sfruttare
qualsiasi momento o situazione per ricercare la Agata di un tempo;
la Agata che nacque e visse in questo paese del Piemonte a ridosso
del Monte Rosso, circondato dai suoi laghi e dai suoi boschi, te-
atri di mille avventure; la Agata così attaccata alla famiglia e alla
sua casa, focolare di sentimenti, e a quelle vicende esperienziali che
le hanno permesso di diventare la donna forte e determinata che è
oggi. Nel suo nuovo e transitorio presente italiano, vuole riscoprire,
risentire e ricordare ciò che è stata un tempo. Con questo intento,
allora, si abbandona a lunghe passeggiate, attraverso i luoghi del
suo passato nel disperato tentativo di riconnettere tra loro questi
due io giustapposti:
[...] Después de los días pasados recorriendo las calles y los alre-
dedores de Trani, subsistía entre ella y las cosas una barrera que le
impedía acercarse, que la rechazaba, colocándola al borde, afuera,
condenándola a una forma de soledad (p. 224).
Cerró los ojos. Los abrió, los cerró y los volvió a abrir varias veces,
como lo había hecho con la casa, ahora para fijar estas imágenes de su
última noche en Trani. Pensó que así las recordaría: tiernas, trágicas
y difusas. Nada más que un temblor sobre la línea incierta de la me-
moria. Apenas un temblor. Pero eso sería después. Mucho después.
Después de Venecia, de Roma. Después de abordar el avión y volar
otra vez sobre el océano. Cuando estuviese de nuevo en la Argentina,
106
Cfr. Loretta Baldassar, Tornare al paese: territorio e identità nel percorso migratorio, in
“AltreItalie”, 23, 2001, pp. 1-11.
107
Cfr. Vladimir Jankélévitch, L’irreversible et la nostalgie, Paris, Flammarion, 1974.
217
Con biglietto di andata
junto a los suyos, y los días volviesen a sucederse a los días en la cal-
ma de aquel pueblo de llanura. Y ella tratara de recuperar desde allá
la patria que por segunda vez había perdido acá (p. 272-273).
218
Gli emigranti raccontano: l’Argentina o la “patria di riserva”
non possono essere compresi – che lo si voglia o no, che se ne sia più
o meno consapevoli – senza fare riferimento all’incontro tra le cultu-
re. È proprio in questo dialogo con l’alterità culturale che il sapere
occidentale deve configurare se stesso e sviluppare i suoi concetti e
le sue categorie.
219
Visita il nostro catalogo: