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PAESE :Italia DIFFUSIONE :(15000)

PAGINE :21;23 AUTORE :Rita Giannini


SUPERFICIE :69 %

11 dicembre 2022

POESIA

Tonino Guerra
e il dialetto assurto
a linguaggiolirico
// pagina III GIANNINI

Graziea Guerra
nonc'èpiù
distinzionetra
poesiadialettale
e in lingua
Diventato poeta per necessità
nel campo di concentramento
rese il dialetto una lingua universale

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RITAGIANNINI

erala guerra, era-


vamo sfollatifuori
Santarcangelo.
Mio padre mi
mandaa portare
damangiareal gattoche avevamoabban-
donato nella casadi via Verdi. Cosìsono
statocatturatoe deportatoin Germania.E
in prigioniaho cominciatoascriverepoe-
sie in dialetto per tenerecompagnia ai
contadiniromagnolicheeranoconmenel
campodi concentramentodiTroisdorf».
Laparentesidella prigionia in Germa-
nia affida al giovane ToninoGuerra un
compito:farsi Omeroperi suoicompagni
di sventuracheconlui condividonola lin-
gua deipadri. Dalì, nascelanecessitàdel-
la poesiae del dialetto che resteràper
sempresuopane,suo nutrimento dell'a-
nima.
«L'unica lingua chetutti capivanobene
era il dialetto. E io ormai ero affondato in
questalingua cheera ancheuna difesa,
perchéquandouno stamorendofa piace-
re trovarsiavvoltolatonelleparolecheha
sentitonell'infanzia».
Non potendoscriverli, imparavai suoi
versi a memoria; fortunatamenteun pri-
gioniero della stessa baracca,ilmedico ra-
vennate Gioacchino Strocchi, ammirato
daquelgenionarrativo,avendoa disposi-

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zione in infermeria cartae matita,riuscì ad


annotarli, conservarli e dopo la guerra
consegnarlicon grande sorpresa all'auto-
re che stupitolo ringrazierà per tutta la vi-
ta. A conflitto finito, ripresa l'università,
Guerra portò quei versi trascritti a Carlo
Bo, al tempo suo professore, e questilo in-
coraggiò subito a pubblicarli. Guerra lo fa-
rà a sue spese, e Bo curerà testoe prefazio-
ne. Titolo della raccolta " Iscarabócc" (Fra-
telli Lega, Faenza, 1947). Il santarcangio-
lese, convinto di poter intraprendere una
nuova strada poetica, innovando conte-
nuti, forma e anche lingua, magari utiliz-
zando una lingua minore, ricevette da Bo
una decisiva conferma che venne bissata
da un altro grande, Pier Paolo Pasolini.
Di Tonino Guerra ( 1920-2012), Anto-
nio all'anagrafe, poeta, sceneggiatore,
pittore, artista multiforme, santarcangio-
lese fin nel midollo con nel cuorela Russia
( portata in dote dalla seconda moglie, la
russa Lora) è noto nel mondo per il contri-
buto poetico dato al grande cinema del
Novecento, firmato dai più grandi e pre-
miati registi da Fellini ad Antonioni, da
Tarkovskij ad Angelopoulos, tra i tantissi-
mi degli oltre 120 film da lui sceneggiati.
Forse invece in numero minore conosco-
no il suo fondamentale ruolo nella storia
della letteratura italiana del secondo No-
vecento. La sua opera ha infatti rappre-
sentato una svolta decisivanella poesia e

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lui è statoampiamentericonosciutocome
il capostipitedella poesia neodialettale in
Italia. I riferimenti di Guerra si rintraccia-
no nelpanorama artisticopiù ampio della
poesia italiana come annotano gli studiosi
e i letteratidel tempo, in primis Bo e Paso-
lini, che nelleloro citazioni nominano Pa-
scoli, Montale, Ungaretti, Saba. E non im-
porta che lui usi il dialetto. Anzi, questo è
un elemento che arricchisce e definisce la
speciale peculiarità e lo spessore della sua
poesia. Che è così importante perché è u-
na poesiache prende le distanze da quella
precedente in vernacolo e segna uno spar-
tiacque. Tonino Guerra è l'antesignano e il
precursore della nuova poesia e dei neo-
dialettali novecenteschi in generale in Ita-
lia. Il primo a sottolinearlo è Pasolini e poi
tutti i grandi critici e letteratisuoi contem-
poranei. Bisognaquiricordare che l'opera
prima di Pasolini è la raccolta poetica in
dialetto friulano " Poesie a Casarsa" stam-
pata a Bologna nel 1942, frutto della ricer-
ca di uno strumento espressivo puro da u-
tilizzare per la poesia. È infatti convinto

che il dialetto, usato fino ad allora esclusi-


vamente per la comunicazione orale, sia
una lingua « che si fa mezzo d'espressione
in certo modo più raffinato della lingua
attraverso cui esprimerecontenuti pura-
mente lirici » . Pasolini era consapevole
che si sarebbe perduto l'uso delle lingue
dialettali e con esse la civiltà contadina e

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artigiana. Da qui la sua ostinazione a stu-


diare i dialetti, attraverso una ricerca e un
impegnomilitante che assumeva laforma
di uno studio pari a quello delle lingue
straniere, carico di rispetto e attenzione.
Proprio grazie a questo impegno Paso-
lini scopre e apprezza lapoesia di Guerra,
studiandolo e segnalandolo fino a inse-
rirlo nella sua antologia, pubblicata da
Guanda nel 1952, " Poesia dialettale del
Novecento". Nessuno fino ad allora ave-
va definito il dialetto « lingua della poe-
sia » e non più solo lingua di realtà, una
lingua scelta dagli autori che vi ricorrono
per esprimere musicalità e mondi a cui
l'espressione in lingua non riuscirebbe ad
aprirsi. Al tempo non era certo un dato ac-
quisito. La ricerca pasoliniana proseguì e
i risultati trovarono molteplici espressio-
ni. Ciò che è bello ricordare è che nel ' 50
Pasolini, dopo aver letto la seconda rac-
colta del romagnolo " La s- ciuptèda",
scrisse a Gianfranco Contini, allora il più
importante tra i filologi e storici della let-
teratura: «Vorrei aver fatto per i borghi
della bassa friulana quello che Guerra ha
fatto per la Contrada. So che a lei non
sfugge niente ma vorrei scongiurare an-
che l'unica possibilità su mille che la
schioppettata di Guerra non giungesse
alle Sue orecchie » .
Contini lo seguirà e nel 1972 curerà la
prefazione della raccolta "I bu" (Bompia-

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ni), summa delle precedenti, che lo con-


sacrerà tra i grandi della letteratura e lo
stesso Contini sancirà che grazie a Guerra
non c'è più distinzione tra poesia dialetta-
le e in lingua, non esistono più categoriz-
zazioni, èpoesia e basta.

Ecco come Guerra


in pochi versi
ha sintetizzato
la sua drammatica
esperienza nel lager

Lafarfàla
Cuntént própi cuntént
a sò stè una màsa ad vólti tla vóita
ma piò di tótt quand

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ch'i m'à liberé


in Germania
ch'a m sò mèss a guardò
una farfàla

sènza la vòia ad magnèla.

[] La farfalla
Contento proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte
quando mi hanno liberato
in Germania
che mi sono messo a guardare
una farfalla
a
erancheunadifesa,
«Questalingua
avvoltolato
qfatr
perchéuandounostamorendopiacereovarsi
nelleparolechehasentitonell'infanzia»

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Tonino Guerra in Germania imparava i suoi versi a memoria; fortunatamente


un prigioniero della stessa baracca, il medico ravennate Gioacchino Strocchi,
riuscì ad annotarli e conservarli. In alto un'immaginegiovanile del poeta

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