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Appena sorge qualche nuova

religione, i suoi adepti si dividono subito in vari gruppi, e ciascun

gruppo costituisce ben presto una setta. L’aspetto più strano di

questa particolarità è che gli esseri appartenenti a una setta non

danno mai a se stessi il nome di “settari”, perché sembra loro

offensivo: son chiamati “settari” solo gli altri, quelli che non

appartengono alla loro setta.


Ma

dal tempo della civiltà tikliamuishiana e più particolarmente ai

nostri giorni, “sapienti” sono quasisempre gli esseri che

“ripetono” indefessamente la maggior quantità possibile di vuote

informazioni d’ogni sorta, simili alle tiritere delle vecchiette su

ciò che secondo loro si diceva nel buon tempo antico.


Laggiù

quanto più uno immagazzina nozioni che non ha mai verificate, e

ancor meno vissute e sentite, tanto più viene considerato dagli

altri un “sapiente”.
E

siccome in generale non c’è e non ci può essere su alcun pianeta

del Nostro Grande Universo una quantità sufficiente di beni

necessari ad assicurare a ciascuno un guale benessere esteriore a

prescindere da quelli che vengono chiamati i “meriti oggettivi”,

ne consegue che laggiù il benessere di uno si edifica sempre sulla

disgrazia di molti.
L’individualità

integrale di ogni uomo deve essere necessariamente costituita di

quattro personalità ben determinate e distinte.


La

prima personalità indipendente non è altro che l’insieme del

funzionamento automatico, tipico dell’uomo come degli animali.


La

totalità di questo funzionamento automatico viene chiamato per

ignoranza da quasi tutta la gente “conscio”, o nel migliore dei

casi, “pensiero”.
La

seconda personalità è costituita dalla somma dei risultati dei dati

che si depositano e si fissano nella presenza dell’uomo.


La

terza parte è costituita sia dal funzionamento di base del suo

organismo, sia dal gioco delle manifestazioni riflesso-motorie

reciprocamente interagenti al suo interno.


La

quarta personalità non è altro che la manifestazione dell’insieme

dei risultati del funzionamento ormai automatizzato delle tre

personalità precedenti. È ciò che gli esseri chiamano “io”.


La

sfortuna degli uomini contemporanei deriva essenzialmente dal fatto

che, grazie agli assurdi metodi usati ovunque per educare le giovani

generazioni, la quarta personalità, che dovrebbe essere presente in

ogni uomo appena raggiunta l’età responsabile, è del tutto assente,

sicchè tutti, o quasi, possiedono solo le prime tre parti già

descritte che, per giunta, si sono formate a casaccio e da sole.

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