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ANALISI del DISCORSO – RECENSIONE

CASO
- DUNE (2021) – Recensione di Marcello Paolillo
LINK: https://www.tomshw.it/culturapop/dune-recensione-film/

La recensione scritta da Marcello Paolillo, esprime un proprio giudizio sulla pellicola di


fantascienza diretta da Denise Villeneuve “Dune”, opera tratta dall’omonimo romanzo di Frank
Herbert.

Domanda di ricerca: Che accoglienza ha avuto il film?

- DUNE (2021) – Recensione di Dario Bettati


LINK: https://metropolitanmagazine.it/dune-2021-la-recensione/
Questa seconda recensione, sullo stesso film, verrà messa a confronto con la prima per realizzare
una analisi più accurata; rispondendo alla nostra domanda di ricerca.

Analizzare gli effetti discorsi della comunicazione.


Che accoglienza ha avuto un film?
 Analizzo le recensioni, non solo quelle dei critici ma anche quelle degli utenti comuni.

La possibilità di studiare gli effetti della comunicazione sotto forma discorsiva era nota da tempo, a
cominciare dallo studio delle conversazioni, dove l’effetto di un atto comunicativo emerge nella sua
recezione (uptake) da parte dell’interlocutore, ma il Web 2.0 ha moltiplicato queste possibilità in
modo prima inimmaginabile.

NO analizzare articolo per poi inventare gli effetti dell’articolo; si deve analizzare in base ai
commenti, le risposte che riceve (effetti discorsivi).

In questi casi devo tenere d’occhio 2 discorsi: l’articolo e il discorso di coloro che reagiscono (i
commenti).

CONTESTUALIZZAZIONE
La comunicazione avviene all'interno di una determinata circostanza o situazione.
I linguisti chiamano questo elemento della comunicazione contesto.
Il contesto aiuta a codificare il messaggio.

Il contesto è un insieme di informazioni, di convenzioni linguistiche ed extralinguistiche che


devono essere comuni sia all’emittente sia al ricevente.

Possiamo intendere per contesto una situazione molto vasta e complessa, come ad esempio il modo
di vita e di organizzazione di una società umana; in questo caso avremmo un: Contesto culturale.

Si parla di contesto culturale poiché, nel caso di questa recensione, una persona estranea al mondo
del cinema o al film del quale stimo parlando risulterebbe confusa sull’argomento in quanto non
conosce l’argomento.
Mancherebbe cioè quella informazione che solo l’appartenere ad un certo contesto culturale
potrebbe garantirgli.

Communal Common Ground; condivisione dell’appartenenza ad una certa comunità culturale.

Il contesto include anche, in modo decisivo, le attività, le pratiche, i ruoli, le istituzioni, i mercati,
insomma le sfere dell’attività umana, in cui il discorso s’inserisce e che danno forma al discorso. 

La nozione di “tipo di attività” è uno strumento che serve a capire il contesto del discorso.
Il campo d’interazione: è il pezzo di realtà sociale in cui il discorso si colloca e su cui interviene
(una scuola, un’azienda, un mercato, la politica di uno stato, la politica internazionale, ecc.)
È un luogo dove ci sono una serie di persone che svolgono un determinato ruolo sociale in un
insieme complessivo, raggiungendo obiettivi comuni.

Web, nel campo d’interazione si parla di web poiché è il “luogo” dove si può traovare la recensione
e le persone possono interagire con essa.

Il genere del discorso: è uno schema, una ricetta per il discorso e l’interazione adatta ad una certa
classe di scopi (per esempio: prendere una decisione condivisa su un problema d’interesse comune).
Spesso il genere è uno schema già parzialmente adattato ad un campo d’interazione, una ricetta
«contestualizzata», «localizzata», culturalmente condivisa, che specifica media, mezzi linguistici e
risorse semiotiche cui si ricorre.
Un genere, però, può nascere in un campo d’interazione e trasferirsi ad un altro.

Il genere di questo discorso, secondo i tre generi aristotelici, è di tipo Deliberativo.


Il genere del discorso compie un’azione che consiste nel consigliare/sconsigliare qualcosa, in questo
caso il film Dune.

I generi del discorso sono tutt’uno con il loro contesto, in quanto i discorsi nascono dal contesto.
Il genere del discorso si mostra ogni volta che c’è un’attività condivisa.

L’uso del linguaggio si effettua sotto forma di singole enunciazioni concrete (orali o scritte) dei
partecipanti di un determinato campo d’attività umana.
Queste ENUNCIAZIONI (che permettono di costruire il CG, espandendolo) sono composte da tre
momenti che si legano ad esse;

- contenuto tematico
Il contenuto tematico è orientato all’informazione, alla curiosità, alla cultura e alla presentazione di
eventi relativi ad un determinato comparto merceologico o a uno specifico settore (la cucina, la
nautica, il bricolage, ecc.)

In questo caso il contenuto tematico = Cinema

- stile
Medio stile linguistico, costituito da brevi periodi e una sintassi lineare.

- struttura compositiva
Soggetto + (Valutazione 1) + Trama + (Valutazione 2) + Personaggi e interpreti + Valutazione
Finale
(La linguista computazionale Maite Taboada)

INTERTESTO
Nel contesto si parla anche di interdiscorsività (e intertestualità), riferimenti ad altri discorsi, perciò
possiamo anche considerare i riferimenti che vengono fatti all’opera primaria e alle opere
cinematografiche che precedono questa pellicola.

SEMANTICA: strategie di rappresentazione

SEMANTICA: parte della linguistica che studia il significato delle parole, degli insiemi di parole di
frasi e dei testi.

Con dimensione semantica si intende la facoltà dei discorsi di costruire rappresentazioni del mondo
attraverso la lingua e gli altri strumenti semiotici che esso attiva.

(Frames; scene mentali che costruiamo nella nostra testa a partire dalla comprensione del testo.)

«La dimensione semantica si basa in modo cruciale su un controllo delle strategie metaforiche che
una lingua mette a disposizione dei suoi madrelingua per concettualizzare il mondo in una certa
luce»

METAFORE:
- il cast stellare di attori.
- Villeneuve che muove i fili con estrema intelligenza.
- Una resa scenica mozzafiato
Spazio Generico: Descrizione del cast di attori che ha recitato nel film, i quali possiedono grande
fama.
Spazio Fonte: La brillantezza e la spettacolarità delle stelle descrive il cast di attori
Spazio Bersaglio: fama e bravura degli attori.
Spazio Integrato: Gli attori che recitano nel film Dune, sono così popolari, affascinanti e
professionali che vengono paragonati a dei corpi celesti come le stelle.

MULTIMODALE
Il termine multimodale significa che viene utilizzato più di un modo per comunicare.
L’analisi del discorso tiene conto delle modalità semiotiche coinvolte nell’evento comunicativo,
come le immagini (non si limita a considerare l’uso del linguaggio e alla costruzione del senso).

(è presente anche il trailer del film, un prodotto audiovisivo quindi multimodale; contiene le
immagini e i suoni come modalità semiotiche).
Il multimodale è un mezzo comunicativo, che può essere visto come una strategia di interazione.
Abbiamo una dimensione della comunicazione che in qualche modo è a metà tra la dimensione
semantica e la dimensione pragamatica (compiere azione nel mondo), per mostrare un
atteggiamento verso il mondo; la semantica valutativa.

Analisi PREDICATI VALUTATIVI


- APPREZZATIVI
- ASSIOLOGICI
fanno riferimento alla giustizia o bontà morale o legale di un’azione o comportamento, ad azioni
che meritano la lode o il biasimo.
I predicati assiologici riguardano sempre azioni umane.

- STRUMENTALI
Villeneuve regala da subito una resa scenica mozzafiato (come del resto ci ha quasi
sempre abituato nel corso della sua lunga carriera da cineasta), legata giocoforza a
una fotografia davvero riuscita e una colonna sonora sontuosa, curata da un Hans
Zimmer in stato di grazia. Nonostante una certa lentezza di fondo, la storia che ci
accompagna per tutto il film risulterà in tutto e per tutto fedele a quella del romanzo
di Frank Herbert, in grado di non perdersi per strada la mole di informazioni che
poteva tranquillamente perdersi per strada durante il “trapasso” da libro a film.
L’opera di conversione per il grande schermo è stata infatti pianificata nei minimi
dettagli, nonostante – com’è noto – Dune ripercorra solo metà della storia del libro
originale.
Sebbene quindi la consapevolezza di assistere alla “Parte Uno” di un progetto più
grande si trascini inesorabile fino ai titoli di coda, la capacità di tramutare in pellicola
uno dei romanzi di fantascienza di grandi sempre merita un plauso indiscusso, molto
più di quanto era riuscito a fare Lynch negli anni ’80 col suo lungometraggio, tanto
ambizioso quanto bizzarro e poco fedele all’opera originale. Il Dune di Villeneuve nasce
infatti dall’idea di rendere giustizia all’universo creato da Herbert, riuscendoci in larga,
larghissima, parte.

Dove il film sembra mostrare il fianco alle critiche, è quando lo si cerca di


identificare come opera a sé stante: raccontare un universo narrativo
caratterizzato da decine di personaggi, casate e pianeti, condensate in un unico
film, rende Dune pura fantascienza, tanto complessa quanto ricca di significati
filosofici. Talvolta, la sensazione che la pellicola non riesca a reggere il peso è
evidente, tanto che Villeneuve preferisce lasciarsi andare in lunghi dialoghi spesso
fini a loro stessi, invece che spingere il piede sull’acceleratore per quanto riguarda
gli eventi (cosa che invece accade in saghe spaziali meno pretenziose ma
altrettanto complesse, come ad esempio quella di Star Wars).

Pollice alto anche per quanto riguarda il cast stellare di attori che hanno preso
parte al progetto: Timothée Chalamet si dimostra un attore in costante crescita,
pronto a sobbarcarsi sulle spalle un ruolo da protagonista realmente impegnativo
e di spessore (e che darà il meglio, se gli sarà permesso, anche nei prossimi film
dedicati alla saga), cui si affiancano le notevoli interpretazioni di Josh Brolin (nei
panni di Gurney Halleck), Zendaya (nel ruolo di Chani), Stellan Skarsgård
(irriconoscibile nei panni del barone Harkonnen), Dave Bautista (il Drax dell’MCU,
ora nei panni dell’imponente Glossu ‘Beast’ Rabban), Jason Momoa (Duncan
Idaho) e, ultimo ma non meno importante, Javier Bardem (Stilgar). Le star sono
dirette con rara maestria da un Villeneuve che muove i fili con estrema
intelligenza, facendo sì che ogni ruolo funzioni al meglio delle sue possibilità.

Dune si prende quindi i suoi tempi, non corre dritto al sodo perché in realtà ciò
avrebbe rappresentato un difetto più di qualunque altro, col rischio di “inciampare” e
rovinare così un’opera con bel altre ambizioni. Villeneuve ha infatti preferito dirigere
un film che gettasse le basi per ciò che verrà (sempre che Warner Bros. dia l’ok per la
messa in produzione di uno o più sequel, inclusa la serie spin-off), sacrificando quel
ritmo incalzante che avrebbe trasformato il film in un blockbuster nel senso più
commerciale del termine.
Se da un lato, quindi, il primo atto delle avventure di Paul Atreides è una pellicola che
rischierà di appesantire lo spettatore casuale, dall’altra è difficile non etichettarla
come un sapiente tentativo di proporre dell’ottimo cinema, in un momento storico in cui
spesso l’intrattenimento fine a se stesso è sinonimo di grandi incassi al botteghino. E
se il film sembra voler talvolta azzardare arditi parallelismi con la realtà di alcuni paesi
dell’estremo oriente del nostro presente (spesso sfruttati da altre nazioni
dell’Occidente per le loro risorse presenti nel territorio), è pur vero che il progetto di
Villeneuve sintetizza quasi alla perfezione un’opera immortale entrata ormai nella
leggenda. E anche solo per questo, c’è da essere grati a questa Parte Uno.

La struttura dei predicati: APPREZZATIVI


Prendiamo due esempi ispirati dal testo precedente:
• Levante è affascinante
• La voce di Levante è soave

A prima vista sembrano predicati mono-argomentali:
• Affascinante (x), x= Levante
• Soave (x), x = la voce di Levante
Ma se ci pensiamo bene non può essere così, se qualcuno è affascinante c’è qualcuno che può essere
affascinato, se una voce è soave c’è qualcuno che si delizia ad ascoltarla (beneficiario) e, poi, c’è
qualcuno che ha queste opinioni (opinion holder), e poi c’è sempre una situazione implicata
d’interesse: ascoltare la voce, ammirare una star sul palco, mangiare una torta, ecc.

Secondo Gosselin, quindi, la struttura argomentale degli apprezzativi è ben più complessa:
Una situazione che coinvolge l’oggetto X1 è (in-) desiderabile per un beneficiario X2 secondo
l’opinione di X3.

Possiamo chiamare questa struttura frame valutativo

La struttura dei predicati: ASSIOLOGICI


“E’ giusto guardare in faccia gli errori, purché non sia per eliminare qualcuno.”

Siamo qui in presenza di una struttura un po’ diversa da quella degli apprezzativi:
- Un’azione X1 è lodevole/ biasimevole per un agente X2 secondo l’opinione di X3.
- Vediamo che anche qui X3 è importante: il testo sembra mettere in scena tra l’infermiera e
lo scrittore uno scontro tra due diverse visioni della giustizia.
Una giustizia retributiva ed una giustizia riparativa.
- Un personaggio nuovo è l’agente X2 : se qualcosa è giusto o lodevole esso lo è per un
agente che ne porta la responsabilità.
- Il beneficiario, invece, che era X2 per gli apprezzativi, sembra scomparire.
Possibile che non vi sia beneficiario della giustizia? In effetti, per loro natura, gli assiologici
indicano un bene generalizzabile se un atto è giusto ne traggono beneficio tutti.
Una stessa decisione non può essere giusta nei confronti di una persona e ingiusta nei
confronti di un’altra: o è giusta o è ingiusta.
- Va osservato, poi, che in alcune concezioni filosofiche, come, per esempio quella dell’etica
di Aristotele è naturale amare la virtù, perché essa coincide con la felicità. In fondo, per chi
giudica bene, assiologici e apprezzativi coincidono.

X3: qualcuno che ha un’opinione (secondo me)


X2: il responsabile

APPREZZATIVO:

Sontuosa
X1 X3

Marcello Paolillo (autore recensione)


Colonna Sonora X2

Beneficiario
-------------------------------------------------------------------------------------------------------
ASSIOLOGICO:

Villeneuve (regista film)

X1
Rendere giustizia

X2 x3

Universo creato Marcello Paolillo (autore recensione)


da F. H.

PRAGMATICA: strategie di interazione

L’analisi del discorso serve a ricostruire una strategia discorsiva


-L’obiettivo dello scrittore consiste nell’esprimere il proprio pensiero sul film DUNE.
-Il ruolo che l’autore della recensione propone al lettore, è quella di far sviluppare a sua volta un
pensiero per comparare i giudizi sull’opera cinematografica OPPURE consigliare/sconsigliare la
visione del film.

- La dimensione pragmatica designa la capacità del senso dei discorsi di modificare attivamente
la realtà ed è strettamente collegata alla concezione del comunicare come interagire.
Il linguaggio infatti non modifica direttamente la realtà fisica, ma quella sociale, che può poi portare
a cambiamenti fisici  Cambiare il mondo con il discorso.

SEMANTICA: Rappresentazione del mondo.


PRAGMATICA: Questo discorso è un’azione nel mondo (mondo mentale), che lo cambia.

INTENTO = L’intento lo posso analizzare a livello del singolo enunciato o dell’intero testo.
L’intento che vogliamo cogliere è quello che si vuole mettere di fronte al destinatario perché lo
accolga.

L’intento è al centro dell’analisi pragmatica del discorso.


Importante: L’INTENTO è diverso dallo scopo.

L’idea dell’intento di un enunciato gioca un ruolo centrale in un’importante teoria pragmatica, di


origine filosofica, che ha avuto un’influenza enorme sulla linguistica e sull’analisi del discorso.
Si tratta della Speech Act Theory, ossia la teoria degli atti di discorso; più spesso, ma meno
correttamente, tradotta in italiano come «teoria degli atti linguistici».

La teoria degli atti linguistici si basa sul presupposto che con un enunciato non si possa solo
descrivere il contenuto o sostenerne la veridicità, ma che la maggior parte degli enunciati servano a
compiere delle vere e proprie azioni in ambito comunicativo, per esercitare un particolare influsso
sul mondo circostante.

Il suo fondatore è John L. Austin, filosofo britannico afferente alla scuola detta della «filosofia del
linguaggio ordinario», secondo la quale il compito primario o, almeno, preliminare del filosofo è
comprendere come noi usiamo le parole tutti i giorni per parlare delle cose e per vivere in società.
L’intento di un enunciato che noi vogliamo cogliere è l’intento che voglio mettere davanti al
destinatario, che lo accolga.
Austin, e dopo di lui gli altri esponenti della teoria degli atti di discorso sono interessati, in
particolare, a un certo tipo d’intento, o meglio livello, dell’intento, che chiamano illocuzione o forza
illocutoria o intento illocutorio.

ILLOCUZIONE (Recensione): CONSIGLIARE l’opera cinematografica.

Gli intenti ulteriori, che un enunciato può esprimere, fanno parte di un ambito che Austin chiama
perlocuzione.
La perlocuzione è l’ambito degli effetti del dire, sia quelli voluti (obbiettivi perlocutori), che quelli
non voluti (seguiti perlocutori).

Quando dico che l’intento illocutorio si realizza nel discorso non dico una cosa da poco.
Questo è un atto sociale che ha diverse conseguenze sul campo d’interazione, influisce sui miei
diritti e i miei doveri; sono tutte cose che accadono nella «società», nel campo d’interazione.

Ci sono alcuni predicati che rappresentano in modo molto esplicito l’intento, proprietà, enunciati
che Austin chiama PERFORMATIVITÀ.

Questa idea che gli enunciati non si limitino a «rappresentare» azioni ma, in effetti, le compiano, si
chiama performatività.
È la scoperta fondamentale di J.L. Austin.

Si tratta di un'asserzione che non descrive un certo stato delle cose, non espone un qualche fatto,
bensì permette al parlante di compiere una vera e propria azione.

Tramite un atto performativo si compie quello che si dice di fare e conseguentemente si produce
immediatamente un fatto reale. «Il nome deriva, ovviamente, da perform [eseguire], il verbo usuale
con il sostantivo 'azione'» (Austin).

Esempi di atti performativi: 


«Battezzo questa nave Queen Elizabeth»; 
«Scommetto mezzo scellino che domani pioverà»; 
«Io prendo te come mia sposa».

Esistono diversi tipi di atti performativi:


1. Atti performativi che contengono verbi performativi.
Secondo John Langshaw Austin i verbi performativi sono verbi che si permettono di agire, come
per esempio "battezzare", "perdonare", "avvertire" o "vietare".
2. Atti performativi formati da semplici sostantivi, ad es.: "Grazie"
3. Atti performativi con predicati passivi, ad es.: "Vietato sporgersi"
4. Atti performativi in forma complessa, ad es.: "Le faccio i miei complimenti".
5. Atti performativi in contesti religiosi o di fantasia, ad es.: “Alzati, prendi il tuo letto e vattene a
casa tua” (Gesù al paralitico).

Un atto linguistico che in una lingua è performativo, può non esserlo in un'altra.

2 RECENSIONE

Dune è un film del 2021 diretto da Denis Villeneuve, che dopo quasi 40 anni dalla trasposizione di
David Lynch (1984) riporta al cinema l’adattamento dell’opera omonima di Frank Herbert. Il film è
il primo capitolo di una serie (ci sarà sicuramente almeno un secondo capitolo) e vede tra i
protagonisti attori del calibro di Timothée Chalamet e Zendaya, estremamente amati soprattutto dal
pubblico più giovane, nonché attori navigati come Oscar Isaac, Josh Brolin, Jason Momoa, Javier
Bardem e Rebecca Ferguson.

La trama
In un futuro remoto il Duca Leto Atreides, a capo di una delle famiglie più importanti dell’Impero
galattico (l’Imperium) accetta dall’imperatore il pericoloso pianeta di Arrakis come feudo, il quale è
l’unica fonte della sostanza più preziosa dell’universo, la Spezia, una droga che allunga la vita,
fornisce capacità mentali sovrumane e rende possibili i viaggi nello spazio. 
Leto è conscio del fatto che il “dono” in realtà sia parte di una complessa trappola da parte dello
stesso Imperatore, preoccupato dell’ascesa della dinastia Arteides, tuttavia decide di accettare,
sperando di trovare negli abitanti del pianeta dei potenti alleati e portando con sé sua moglie Jessica
e suo figlio Paul. Purtroppo le paure si riveleranno fondate e gli Arteides subiranno un massiccio
attacco che porterà alla morte di Leto e alla fuga nel deserto di sua moglie e suo figlio, il quale
dovrà portare sulle sue spalle non solo l’eredità del padre ma anche quella di un’antica profezia.

Dune: Commento personale


Il film è un fulgido esempio di cosa possa fare un regista del calibro di Villeneuve con soldi e
tecnologia. Visivamente il film è potentissimo e ben fatto, con effetti speciali davvero difficilmente
criticabili, ma non solo, come spesso NON accade negli adattamenti di saghe letterarie di tale
calibro, stavolta la narrazione di questo primo capitolo rende giustizia ai libri. La prima parte del
film, eccezion fatta per gli effetti speciali, è molto simile a quello di Lynch ma, fortunatamente,
rispetto a quello del grande maestro, troppo frettoloso, Villeneuve si prende il tempo necessario a
dare aria e fluidità alla storia.
Tuttavia, il film, nonostante coinvolga moltissimo, lascia una strana sensazione “in bocca”: è un
film che non ti aspetti e non si capisce bene da subito se in negativo o in positivo. Lascia interdetti,
vorresti di più nonostante 155 minuti non siano pochi. Ma cosa? Qualcosa di poco definito,
qualcosa di puramente emotivo. Le uniche due note negative: le scene di lotta (da un “vecchio”
amante dei combattimenti nei film fatti in un certo modo) poco “appariscenti” (ma del resto
realistiche) e la scarsa presenza degli iconici “vermoni”, infatti si, per carità, ci sono, ma… non
come forse tutti noi avremmo voluto. Se li terranno per il secondo capitolo? Vedremo

Serviva un nuovo Dune?
La società cambia e con essa i codici comunicativi, nonché quelli estetici. Quella di Dune è una
saga troppo bella per “essere dimenticata” e i prodotti del passato, per quanto di qualità, sono troppo
distanti dagli standard odierni per essere apprezzati soprattutto da un pubblico giovane. Si rischiava
la scomparsa di un cult dal mainstream, pertanto trovo molto valida questa operazione della Warner,
soprattutto per la qualità del risultato finale (almeno di questo primo capitolo) nonostante sia un
film che vada assolutamente “assimilato” prima di essere giudicato, perché in fondo ricordiamoci
che Dune è si fantascienza, ma prima di tutto una critica sottile sulla politica e sul prezzo del potere.

Conclusioni

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