La mostra Paesaggio con gure nasce da un progetto espositivo organizzato in occasione della Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI, e da uniniziativa dellAssociazione Phans in collaborazione con lAssessorato alla Cultura e al Turismo della Citt di Orta San Giulio. Grazie alla collaborazione con Domenico Maria Papa, curatore delliniziativa, ci dato di ammirare i dipinti, le immagini, le installazioni di Jernej Forbici, Marika Vicari, Antonello Tagliaerro, Salvatore Zacchino, Chiara Paderi, nomi emergenti dellarte contemporanea. La mostra indaga il tema del paesaggio, orendo motivo di riessione sui luoghi delluomo e sui contesti naturali, ponendo una particolare attenzione allimportanza dello sguardo. Ne emergono suggestivi ritratti, che ben si legano allambientazione antropica ma profondamente (e fascinosamente) naturale del nostro paese di lago. Questo Assessorato lieto di mettere a disposizione lantico Palazzotto - simbolo della storia e dellarte del borgo - orendo ai residenti e ai turisti una mostra di elevato tenore artistico e di grande interesse culturale che onora la Citt di Orta San Giulio e tutto il territorio del Cusio.
Laura Travaini Assessore alla Cultura e al Turismo della Citt di Orta San Giulio Paesaggio con figure L
artista dellantichit non amava dipingere paesaggi. A
interessarlo erano piuttosto la storia e il mito. Nella pittura vascolare, ad esempio, le figure ritratte si stagliano su una superficie per lo pi omogenea, distribuite in uno spazio astratto, dove i pochi riferimenti naturali sono destinati alla comprensione della storia e non esigono una approfondita contemplazione. Al paesaggio richiesto di offrire tracce alla memoria, affinch losservatore possa pi agevolmente orientarsi non tanto in uno spazio, quanto nel tempo della narrazione. Una rupe stilizzata ci aiuta, perci, a riconoscere Edipo nellincontro con la sfinge; un albero permette di ritrovare Ercole nel giardino delle Esperidi; un profilo di mura fa da scenografia alla morte di Patroclo. Non potrebbe essere altrimenti: il paesaggio non ha connotazioni proprie perch lo spazio che in esso descritto non ha caratteri indipendenti dallazione che vi ha luogo. Quello dellantichit uno spazio essenzialmente odologico, costruito, cio, per parti, sul percorso e sullesperienza del cammino. I luoghi si sommano gli uni agli altri in una collazione di ambienti che non possiedono continuit se non per il vissuto che permettono. Lo spazio non ha essenza separata da chi lattraversa e presenta perci qualit formali ogni volta diverse. Mostra caratteristiche partecipi del destino, della personalit, Domenico Maria Papa ~ ~ dei sentimenti di chi lo vive, sia pure per un breve periodo. Di conseguenza, il paesaggio non mai estraneo alla vita delle figure che lo percorrono: piacevole oppure aspro, tragico, orrido ed eroico, mai indifferente alle vicende dalle quali trae significato. La funzione ancillare della pittura di paesaggio, nellarte dellantichit, a volte, oltrepassa i limiti assegnati alla rappresentazione, per assumere una valenza decorativa, in stretto dialogo con larchitettura. il caso delle case di Pompei o dellabitazione di via Graziosa sullEsquilino, con gli affreschi che narrano gli episodi dellOdissea. Si tratta di una pittura gi compiutamente di paesaggio: i soggetti sono, infatti, le Ulixis errationes per topia. Come suggerito da Vitruvio, si tratta di immagini di geografie mediterranee desunte dalle note descrizioni omeriche e impiegate per lornamento delle abitazioni patrizie. questa una pittura di paesaggio che necessita di figure e di storie, per trarne i colori della propria tavolozza. Nellepisodio dei Lestrigoni che distruggono la flotta di Ulisse, ad esempio, il paesaggio si fa cupo, nellasprezza dei rilievi e nel livore delle acque, per rispondere alla drammaticit degli eventi. Il panorama descritto attraverso profili taglienti e acque cupe, sulle quali si stagliano le figure dei giganti nellatto di sollevare i massi micidiali. Il paesaggio physis, natura non distante da quella del viaggiatore ritratto: per questo, forse, non sembra meritare una trattazione specifica. Lapproccio al paesaggio muta, al tramonto dellantichit, con lintroduzione di uno spazio metafisico che non pi physis, ma la sua pi alta sublimazione. Nella luce metafisica delloro, la pittura bizantina introduce a una dimensione ultramondana: lo spazio non ha pi ~ o ~ dimensione umana e il paesaggio non pi naturalistico. Si sa, bisogna attendere il Rinascimento per avere una trattazione maggiormente attenta alle forme naturali dellambiente fisico al centro del quale torna luomo e le sue avventure terrene. Si mette a punto, cos, una metodologia di rappresentazione innovativa, fondata su un solido impianto geometrico. A partire dalla lettura dei trattati di ottica dellantichit classica, la prospettiva lineare adottata dagli artisti-geometri permette, infatti, di mettere in scena, sulla superficie piatta del quadro, uno spazio tridimensionale, come quello osservato da una finestra spalancata. In ogni sua parte, lo spazio prospettico presenta unomogeneit astratta che non possiede altra qualit se non quella dellinfinita estensione. Linfinito stesso un concetto inedito per le scienze del tempo: di difficile comprensione, eppure rappresentabile nel punto di congiunzione delle linee di fuga che ad esso giungono parallele. Anche la dimensione metafisica, oltre il visibile, si secolarizza. Essa non pi il sentimento ineffabile della presenza divina, ma manifestazione allocchio dellartista che impara a guardare con gli occhi nuovi dello scienziato e che scorge nelle leggi universali scritte nel linguaggio della matematica, il volto nascosto della natura. Lo spazio non pi perci quello odologico degli antichi, n quello luminescente e mistico del Medioevo: lo spazio della modernit cartesiana che, per essere descritto, deve essere posto al di l dellesperienza, deve essere categoria astratta e preesistente alle cose che in esso sono contenute. Allosservatore imposto, cos, di fare un passo indietro. Gli si chiede di non coinvolgersi. Di guardare da lontano. Leon Battista Alberti, nel trattato sulla pittura, suggeriva di ~ / ~ pensare al quadro come a una sezione della piramide della visione, a un piano che taglia il fascio delle rette visive. Da un lato sta il mondo, dallaltro sta, fermo in un punto, locchio dellosservatore, dal quale partono infiniti raggi. Questi, con una efficace metafora, sono saette che si proiettano tuttintorno fino a raggiungere gli oggetti pi distanti. Il piano del dipinto, idealmente, si pone tra osservatore e mondo. La metafora usata da Leon Battista Alberti quella del velum, un incrocio tra trama e ordito, un tessuto non solo ideale che individua il piano della rappresentazione e che istituisce le coordinate utili alla corretta riproduzione della tridimensionalit. Guardare al paesaggio attraverso un telo: da strumento del disegno a superficie della pittura, da metafora a oggetto dellopera, il velum si fa, nel Rinascimento, il supporto privilegiato per una nuova pittura che allaffresco e alla tempera predilige materie pi versatili, quali la canapa, il lino, il cotone, sulle quali stendere i pi duttili colori a olio. La rappresentazione attraverso la tela, introduce una definitiva separazione e impone unalterit insanabile tra osservatore e paesaggio. Questo non ha pi a che fare con unesperienza, ma si fa essenzialmente prodotto mentale. Alcuni artisti affinano abilit specialistiche nel trattare scorci e vedute ai quali assegnano il ruolo di soggetto primario e quasi esclusivo in una produzione che diviene in breve un genere di successo. I paesaggi, tra XVIII e XIX secolo, sono diffusamente utilizzati per adornare case e ville, rispondendo a un gusto estetico che vive della nostalgia di unepoca e di una natura edenica, smarrite con laffermarsi del moderno. I paesaggi si popolano di rovine, eco di unantichit nobile e perduta, oppure sono dinvenzione, ~ ro ~ presentando descrizioni di luoghi inesistenti ad evocare lignoto o un esotico primitivo dove il rapporto tra cultura e natura non ancora conflittuale. Proprio il rimando a un altrove, sia esso di unet passata o di regioni remote, quanto pi si apprezza in un dipinto di paesaggio, spesso sistemato sulla parete di una ordinaria casa borghese cittadina. Di rado, tuttavia, capita che tali paesaggi presentino ambienti naturali senza alcuna traccia della presenza delluomo. Un viandante, un contadino, un pastore in riposo, sia pure in una posizione marginale e senza alcuna funzione narrativa, consentono di ancorare il paesaggio a un contesto umano. Il termine stesso di paesaggio, con etimo vicino a quello di paese, ovvero di luogo abitato, allude a una condizione s naturale, ma mai esclusiva della presenza umana. Paesaggio con figure il titolo generico che viene dato a unampia variet di opere nelle quali, come deve essere di un genere, lo schema compositivo generale prevede unambientazione naturale senza tralasciare una piccola figura su un lato, quasi a voler commisurare su una scala umana e familiare qualsiasi ambientazione, anche la pi selvaggia. La pittura di paesaggio un genere molto frequentato, quando lincremento della mobilit in tutta Europa, per ragioni commerciali e culturali, stimola la curiosit verso regioni meno note. Lartista, viaggiatore e interprete di visioni e atmosfere, nella pratica del cammino, rende vicine nuove regioni, come dimostrano i pittori viaggiatori del Gran Tour, da John Robert Cozens, a Jacob Philipp Hackert, fino a William Turner. La presenza umana, nel paesaggio romantico, si fa sempre pi marginale, fino quasi a sparire. Lascia il campo della ~ rr ~ rappresentazione alla magnificenza della natura. Questa ben oltre la capacit delluomo di comprendere, tanto da portarlo fino alla vertigine del sublime. Allora, proprio quando la potenza degli elementi sembra prendere il sopravvento, la minuscola figura nascosta dietro una roccia, in cima a un monte, allombra di un grande platano secolare, sembra trattenersi per ricordare che nessun luogo tanto lontano da sfuggire definitivamente allo sguardo di qualcuno che osserva e che la pi grandiosa manifestazione della natura uno spettacolo vano se non c uno spettatore a contemplare.
Nellarte contemporanea, la pittura di paesaggio poco
frequentata. Per lo pi, sembra dover rispondere a un gusto di pi facile soddisfazione senza meritare una ricerca approfondita. Eppure, proprio la necessit fondante di uno sguardo, la questione dello spazio, la responsabilit dellartista nella costruzione di una visione, lambiente delluomo, sono temi ancora inesauriti. Nella mostra Paesaggio con figure cinque artisti di diversa provenienza si incontrano proponendo una personale interpretazione del tema del paesaggio e della sua rappresentazione in pittura, senza alcuna nostalgia, ma con approccio attuale. A differenza di quanto accadeva in passato, qui la parte dellosservatore, il ruolo della figura che entra nel quadro a restituire la misura dello spazio rappresentato, non metaforicamente affidata ai personaggi ritratti, ma presa in carico direttamente dallartista, che si affida al suo vissuto, alla memoria, allesperienza, alle convinzioni assunte. Jernej Forbici dipinge territori ampi, sospesi in una prospettiva alta, ~ r: ~ quasi aerea, e utilizza rielaborazioni che, per i colori e i tagli delle inquadrature, rimandano alle immagini e alle regioni dellinfanzia. Chiara Paderi conduce unattenta ricerca sul rapporto tra luogo e identit. Si fotografata riflessa in uno specchio, di fronte al paesaggio del lago, colto da diversi scorci, per evidenziare limpossibilit di una compiuta fusione tra osservatore e contesto. Antonello Tagliafierro mette in scena unesplosione di piccole vedute aeree, come se ne potrebbero ottenere da un satellite, ma trattate ad olio e inquadrate in vecchi passpartout fotografici. Il gioco spiazzante tra contenuto dellimmagine e tecnica utilizzata spinge a una percezione diversa dello spazio geografico. Marika Vicari, nel suo lavoro degli ultimi anni, riprende le forme di boschi e di aree naturali ben conosciute trattandole in modo minimale, attraverso un uso pittorico della grafite, usata per campire ampie superfici di legno. Salvatore Zacchino dipinge a tempera su tavola, recuperando le tecniche della tradizione. Antiche sono anche le figure che al paesaggio meticolosamente definito si sovrappongono, lasciando emergere il profilo di danzatori mitologici. ~ r+ ~ Lindecisa consonanza Lucio Saviani sempre mondo e giammai il vuoto, senza cosa alcuna R. M. Rilke, Elegie duinesi L
etimologia del termine paesaggio ci riporta alle radici
premoderne e pre-rappresentative del fenomeno, radici che affondano nel terreno di una cultura in cui la distinzione fra naturale e culturale, tra cose e segni, non netta e decisa. Paesaggio deriva da paese (latino parlato pagnse, aggettivo di pgus, villaggio). Pagus, a sua volta un termine cresciuto sulla radice indoeuropea pak, che vuol dire piantare, coltivare (in origine pagus un cippo di confine fissato in terra, da pngere conficcare). Il paesaggio dunque territorio di conquista semantica della tabula rasa (a guardar bene, anche la pagina, piccolo pagus da coltivare, un territorio limitato e chiuso da confini) dello stato di natura da parte di chi vi inter-viene, ossia il paysan, ma anche il peasent, fondatore del paese, iscrittore pagano della religione dei padri. Paesaggio terra trasformata insieme alla presenza umana: lelemento dellantropizzazione , alla lettera, fondamentale per de-finire il paesaggio. La modernit come processo di purificazione dellibridismo naturale/culturale proprio del pre-moderno: la ~ r/ ~ strategia del pensiero moderno che separa programmaticamente il soggetto dalloggetto, i fenomeni naturali dai processi di organizzazione tecnologica della societ e della natura. Ma su questo - e su alcune linee dellestetica contemporanea che, proprio riflettendo sul paesaggio, tale ibridismo premoderno sembrano voler recuperare - torneremo in conclusione. Fusione di spirito e materia, natura naturans e natura naturata, relazione di elementi oggettivi e creazioni umane, luogo di scambio tra naturale e artificiale, sintesi di natura e cultura, di materiali, tecniche, e naturale conformazione dei luoghi, rivelazione di forme in consonanze con il fare materiale e immateriale delluomo, il paesaggio dissimula uno spettro rappresentativo, evocativo, percettivo nella cui ampiezza reagiscono mito e storia, identit dei luoghi e loro possibile sparizione. Pensiamo alle descrizioni paesaggistiche nascoste nelle miniature medievali, alla polifonia di Giotto che armonizza citt, stanze e paesaggio, alla metafisica di De Chirico e di Simone Martini. Lestensione del paesaggio esclude dunque unidentificazione con lo spazio geometrico astratto, illimitato e omogeneo. Essa si costituisce piuttosto come limitatezza, in cui chiusura e apertura, finitezza e infinit si tengono insieme, transitando luna nellaltra. Di nuovo, lantica radice del pagus: un cippo di confine fissato in terra, un limitare. Si pu osservare un palazzo guardandone prospettive e complessit architettoniche, cos come ci sono vedute panoramiche e scorci di paesaggio; ma laspetto esteriore di un edificio determinato anche dagli interni e dai comportamenti di chi li abita, cos come il paesaggio si caratterizza in quanto ambiente dove confluiscono flora, fauna, clima, edifici, presenze ~ r8 ~ umane, voci e silenzi. Panorama e paesaggio: due termini per due descrizioni, moderna e premoderna, del territorio naturale. Panorama, veduta totale, nomina il potere della visione e della rappresentazione, la separazione del vicino e del lontano, la figura e lo sfondo; paesaggio nomina la continuit tra culturale e naturale. Lambiguit, tutta moderna, dellaccezione del paesaggio come immagine culturale, innanzitutto pittorica, alla base del fatto che il concetto di paesaggio, nella cultura italiana, stato usato in riferimento ad una immagine pittorica prima ancora di essere riferito ad un ambiente naturale, mentre nella tradizione nordica landshaps era riferito sia a quanto lagrimensore aveva da misurare sia a ci che il pittore doveva dipingere.
La vostra anima un paesaggio scelto
P. Verlaine, Claire de lune Ci che lartista vuol esprimere, parlando di natura svizzera e di cielo italiano, si basa sulloscuro sentimento di un carattere locale della natura. Lazzurro del cielo, la conformazione delle nuvole, il profumo che si sente a distanza, la succosit delle erbe, la lucentezza delle fronde, il profilo dei monti: ecco gli elementi che determinano limpressione totale di un certo luogo. Coglierli e restituirli nellintuizione il compito della pittura di paesaggio (A. von Humboldt, Cosmos, 188o). Facendo in modo che in tutte le proprie opere regni una bella variet ed eterogeneit, la natura ha propagato questattrattiva ~ ru ~ su tutta la superficie terrestre. Ai paesaggi essa ha impresso una variet di condizione e forma tale che due luoghi di forma del tutto eguale sarebbero un fenomeno tanto eccezionale quanto la perfetta coincidenza del profilo e dei tratti di due visi umani. Non altrettanto universale quanto lo la mera percezione di questa variet tra gli uomini la sensazione delle impressioni esercitate dallanima dai diversi luoghi nel paesaggio (C. C. L. Hirschfeld, Teoria dellarte del giardino, 1o). Il paradigma percettivo da cui prendono le mosse alcune riflessioni dellestetica contemporanea non prevede un soggetto opposto ad un oggetto, quanto un fatto di percezione primario anteriore ad ogni separazione tra soggetto e oggetto, ad ogni presa di distanza che determini un soggetto percipiente e un oggetto percepito. Questo fatto percettivo originario pensato come un sentire la presenza di qualcosa, un qualcosa non ancora inteso come oggetto. Tale oggetto percettivo primario detto atmosfera, un qualcosa da cui mai si pu prendere le distanze e che non svanisce n si contrae in una cosa: non uno stato del soggetto n una qualit delloggetto, non un qualcosa di relazionale, quanto la relazione stessa. Latmosfera uno spazio (di nuovo, non geometrico astratto, illimitato e omogeneo) con una sua tonalit emotiva, il presentarsi di una disposizione danimo percepita ma non ancora soggettiva. Lelemento specifico, ci che distingue unatmosfera da unaltra, in un certo senso la sua essenza, dato dal carattere di unatmosfera, il modo in cui essa ci impressiona (atmosfera malinconica, serena, autunnale, crepuscolare, primaverile, tempestosa). Proprio come per ~ :o ~ il carattere che esprimono i lineamenti di un volto o per il carattere che un attore mette in scena. Lattore, il mimtes, non imita semplicemente un altro, ma colui che porta in sken, ossia nello spazio di ci che appare, fa apparire un qualcosa che nella realt potrebbe anche non esistere. Il significato di fisionomia, infatti, eccede laspetto comunicativo. Cos come si dice che nella fisionomia di una persona si avverte il suo carattere, per analogia si parla del carattere di un paesaggio. Messa in scena, carattere, atmosfera: attraverso il ricorso a questi termini alcuni recenti indirizzi dellestetica contemporanea (uno su tutti, la ricerca di Gernot Bhme) individuano come condizione necessaria alla valorizzazione del proprium dellestetica una lotta allegemonia della metafisica tradizionale, ossia una presa di distanza dallontologia della sostanza. Su un altro ma solidale versante, come esito paesaggistico del moderno distanziamento di soggetto e oggetto, sono osservati quei luoghi abbandonati dalluomo (vasti come aree industriali dimesse e piene di sterpi o minimi come i rovi di una rotonda spartitraffico) che Gilles Clement chiama terzo paesaggio.
~ :r ~ Fuori programma Giulio Ciavoliello Pensiamo sempre agli oggetti e alla tecnologia come ad altro da noi. La tecnologia funzionale. Anche quella pi sofisticata deve agire secondo compiti assegnati. Un cuore artificiale pompa sangue come un cuore normale, forse meglio ma si limita a questo. I computer, sempre pi potenti, pi precisi, pi veloci, permettono di classificare e di trasformare gli elementi che vi abbiamo inserito per scopi applicativi. Il Web permette agevolmente di trasferire da un terminale ad un altro degli elementi in una rete sempre pi ampia. La manipolazione genetica arriva ad incrociare mondo animale e mondo vegetale e permette di intervenire nella determinazione dei caratteri. Come occidentali e antropocentrici, cio come presunti incontrastati dominatori della Terra, guardiamo dallalto verso il basso ad altre specie e ad altre realt. Regoliamo le esistenze di animali diversi da noi. Condizioniamo la vita dei mondi vegetale e minerale fino a distruggerne delle parti. Quante montagne abbiamo eroso per farne materiale da costruzione? In un societ religiosa eravamo limitati, delegando molto al sovrannaturale. In una societ laica leuforia della perfezione, di un sistema regolato nei minimi dettagli, impedisce di intravedere limiti che rimangono comunque reali. Un senso di onnipotenza ha rimosso la consapevolezza del limite, che sopravvive come timore, come angoscia della perdita di ~ :+ ~ controllo. Si teme la variabile imprevista dellinterruzione, della disfunzione. Forse, perci, temiamo troppo lignoto con le sue conseguenze, al di l di ogni ragionevole cautela. Siamo capaci di aprirci veramente al nuovo in unaccezione diversa dal perfezionamento dellesistente? Perch cos nuovo, nel senso pieno del termine, se non linatteso? Una mentalit diffusa ci conduce a riporre troppa fiducia nelle capacit di orientamento, indagine, previsione, pianificazione. Sono i fondamenti buoni della scienza e della vita moderna. Ma dov pi il mistero? Solo nelle cosiddette scienze occulte, in mano agli impostori?
Semplificando, possiamo guardare alla storia come a due
evoluzioni, una lenta e unaltra accelerata, in cui luna piega o ritiene di piegare laltra. Da un certo punto di vista sono due sistemi di sviluppo che non si sono mai incontrati veramente. Da una parte vi la biologia. Quella umana si strutturata in millenni di lento processo di adattamento allambiente, determinando un particolare soma, un determinato comportamento, una precisa configurazione genetica. Da unaltra parte vi la tecnologia, sempre pi complessa, che giunta ad un tale grado di sofisticazione per cui ad essa deleghiamo alcune funzioni una volta appartenenti solo alla mente umana. Con la manipolazione e la decifrazione del codice genetico siamo al design della vita, praticato ad un livello basico, microscopico e preambientale. Allora, perch non mettersi in gioco davvero? Perch non fare interagire i due mondi? Perch non realizzare un essere prodotto da un ~ :, ~ intreccio fra sedimenti millenari, fisica, genetica e digitale, un incrocio in senso lato fra atomo e bit? Tale creatura, mix di patrimoni vari, avrebbe una sua evoluzione, si troverebbe ad elaborare forme autonome di interazione con lambiente, ad adottare soluzioni impreviste. Quante e quali sarebbero le scoperte, gli incontri, i casi di serendipidit?
Mi viene in mente la fine di Blade Runner, in particolare il primo
montaggio del film messo in distribuzione dai produttori. Il finale che mi ha colpito credo sia stato cancellato dal directors cut, messo in circolazione pi di recente. Per Scott, come per molti spettatori, forse era troppo consolatorio. Ma a me piaceva lidea che il cacciatore di androidi e unandroide non programmata per una morte a tempo andassero via insieme non conoscendo gli sviluppi del loro amore. Nonostante la passione e la volont in quel finale i protagonisti pongono a se stessi una domanda: come andr, quanto dura? Sono domande che rivelano il desiderio di sicurezza, listinto di conservazione, e nello stesso tempo fanno pensare al bello dellincontro, al gusto della scoperta, nella conoscenza in generale, nella scienza come nella vita di relazione. ~ : ~ Quanto c dei paesaggi dellinfanzia nella tua pittura? La mia ricerca artistica completamente dedicata al paesaggio. Tratta sempre un luogo preciso che per potrebbe rappresentare altri luoghi in qualsiasi posto nel mondo con le stesse problematiche ecologiche e politiche. Con la mia pittura, parlo di Halda, una discarica industriale storica, vicinissima a casa, dove son cresciuto, che oggi, pian piano, si sta modifcando, facendo riacquistare al luogo i suoi processi naturali. Qual il tuo rapporto con i paesaggi che vivi? Dipingere grandi tele per me rappresentare il mio rapporto con la natura. Dipingere tele di dimensioni grandissime mi aiuta a capire e a far capire a chi ci sta davanti, quanto piccolo luomo e quanto grandi sono le sue illusioni. Noi ne siamo solo una piccolissima parte. Larte aiuta ancora nella comprensione del paesaggio? Il ruolo dellartista, oggi, si carica di ulteriori responsabilit: non solo sensibilizza il pubblico intorno a problemi specifci ma mantiene vitale la capacita di leggere e apprezzare, in generale, la verit e lequilibrio che la natura e la storia hanno consegnano alle nostre generazioni. Jernej Forbici ~ :/ ~ JERNEJ FORBICI nato a Maribor nel 1o8o. Vive e lavora tra Kidrievo, Ptuj (Slo) e Vicenza. Ha studiato al College for Visual Arts in Ljubljana e nel ioo- si laureato in Pittura allAccademia di Belle Arti di Venezia. I suoi lavori si trovano in importanti collezioni pubbliche e private, in Europa, Stati Uniti e Giappone. Nella pagina di fianco, Jernej Forbici, New Documents - Once Victorius..., sette elementi io x io cm, acrilico e olio su tela, io1o. Jernej Forbici, No growth, :- x ioo cm, acrilico e olio su tela, iooo. Nelle pagine seguenti, Jernej Forbici, In my place - Where to..., dittico i-o x 1oo cm, acrilico e olio su tela, iooo. ~ :8 ~ ~ :u ~ Chiara Paderi Qual il paesaggio che ami contemplare? il paesaggio che vedo, quando mi allontano dai centri abitati, osservandolo dal treno, dalla nave, dal fnestrino di un aereo. Mi colpisce il mutare dellacquisito. Perch il paesaggio importante nella tua ricerca? Il luogo esercita unimportante infuenza su di me e sul mio sentire, spesso ha una valenza tale da dominarmi e defnire chi sono. Nel paesaggio c pi natura o pi storia? Sicuramente c pi storia, purtroppo la natura non riesce pi a contenerci. Il paesaggio riette sempre lo sguardo di chi lo contempla? Anche il paesaggio sembra un modo per rifettere su te stessa, anzi per rifetterti in esso. Fotografare la mia immagine rifessa in un ambiente d luogo ad un continuo rimando di immagini e di interpretazioni di esse; Questo processo, togliendomi lunica soggettiva, mi trasforma anche in osservatore e mi dona la possibilit di guardarmi dallesterno. Quanto pu larte nella comprensione della natura? Larte mostra una propria visione della natura ma probabilmente non ne svela totalmente lessenza. CHIARA PADERI nata a Busto Arsizio nel 1oo. Diplomata presso lAccademia di Belle Arti di Brera, ha condotto parte dei suoi studi presso lUniversit di Belle Arti di Granada. Collabora alla realizzazione di progetti video, grafci ed editoriali presso studi e case di produzione milanesi. Chiara Paderi, Orta, fotografia su forex, undici elementi io x io cm e ao x oo cm, io1o. ~ :: ~ ~ :a ~ ~ :- ~ C un paesaggio al quale sei particolarmente legato? Sicuramente quello che si manifesta dal Real sito di San Leucio, luogo a me da sempre caro, verso la pianura di Caserta con il Palazzo Reale e parte del parco ben visibile e allorizzonte la maestosa presenza del Vesuvio. Uno spettacolo che gratifca locchio. Che cosa ti ha spinto a lavorare sulle geograe e sul paesaggio? La molla che ha fatto scattare in me linteresse verso il paesaggio determinata dallesigenza di accostami alla natura e dare un mio contributo alla necessaria sensibilizzazione per la comprensione della grave trasformazione che il paesaggio sta subendo, da naturale a paesaggio sterile ed imbruttito. Qual la pittura di paesaggio che ti interessa? La pittura di paesaggio che pi mi afascina quella legata alla grande stagione vedutista fno al paesaggio interpretato dagli impressionisti e dagli artisti della scuola di Resina. Pu ancora larte descrivere la natura? La natura molto complessa ed imprevedibile, per credo che larte un valido veicolo didattico per interpretarla ed amarla. Antonello Tagliaferro ANTONELLO TAGLIAFIERRO nato nel 1o-i a Caserta, dove vive e lavora. Ha studiato allAccademia di Belle Arti a Napoli iniziando nei primi anni set- tanta, con una pittura ispirata alle immagini dei mass media. Dalla met degli anni ottanta la sua ricerca si fa sempre pi eclettica portandolo a svolgere un lavoro in equilibrio tra pittura e scultura, disegno e incisione. In questa e nella pagina seguente, Antonello Tagliafierro, Ogni mondo paese, olio su cartone, sessantotto elementi, 1a,- x 1,- cm 1oo8. ~ :o ~ Marika Vicari Il paesaggio che ricordi con maggior piacere. Ci sono molti luoghi a me cari, attraversati, conosciuti e infne rappresentati, luoghi a cui rimango legata attraverso un semplice disegno o una fotografa. Sono le montagne vicentine - paesaggi della mia infanzia, cui sono seguiti la foresta e la natura spagnola incondizionata e selvaggia, i verdi boschi sloveni, luoghi in cui ho messo il mio sguardo in cammino. Qual la pittura di paesaggio alla quale guardi di pi? nellOttocento ed in particolare nellImpressionismo, che trovo le radici della mia ricerca, quando immergendosi nella natura ci si apre e si interroga non solo il paesaggio ma anche la citt. In una delle sue lettere Van Gogh scriveva: Vedo che la natura mi parla, mi dice qualcosa come se stenografassi. Il paesaggio riette sempre lo sguardo di chi lo contempla? Sicuramente s. Locchio fornisce un punto di vista, un ramnato strumento di qualifcazione del paesaggio attraverso il quale possiamo contemplare e interrogare ci che vediamo. Lo sguardo nel paesaggio vede, sceglie, avvicina ed allontana, confronta lio con ci che gli sta davanti. MARIKA VICARI nata a Vicenza nel 1oo. Vive e lavora a Creazzo (VI). Si laureata nel ioo- presso lo IUAV di Venezia e in Pittura presso lAccademia di Belle Arti di Venezia. Ha studiato e lavorato con artisti, curatori e fotograf internazionali tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Lewis Baltz, Mona Hatoum, Antoni Muntadas and Armin Linke, Angela Vettese. In questa e nella pagina seguente, Marika Vicari, Storie dalberi, foglie e passi..., grafite su tavola, otto elementi, io x io cm e 8o x io cm, io1o. ~ a1 ~ Qual il paesaggio che torna pi di frequente nella tua pittura? Il bosco, nella sua spontaneit e variet dei suoi elementi vitali, rivelati o celati, in rapporto alla mia capacit visiva. Le gure del tuo paesaggio alludono al mito. Quanto rimane ancora dellantico nella pittura di paesaggio? Le fgure che abitano il mio paesaggio sono la sintesi del loro essere, nel proprio gesto esistenziale. Esse appartengono alla memoria, quindi alla storia, alla mia storia, alla storia della cultura mediterranea-europea, sia essa popolare che colta. Questo elemento antico mi permette un rapporto equilibrato con la natura e un rapporto di ascolto con gli altri. Che rapporto c tra paesaggio e osservatore? Il paesaggio prende per mano chi lo osserva e lo educa a vedere dentro di s, attraverso la natura. Nel mio caso le fgure del paesaggio sono rese trasparenti; sono anime umane (inconscio collettivo?), che hanno bisogno di essere sanate, purifcate dagli elementi vitali della natura, attraverso un gioco di passaggio sentimentale. Mi sforzo di indicare una cura per lanima contemporanea. Salvatore Zacchino SALVATORE ZACCHINO nato nel 1oo1 a Campolattaro (BN). laureato allAccademia di Belle Arti di Napoli. Ha partecipato a prestigiosi premi ed esposizioni nazionali. Del suo lavoro si sono interessati, tra gli altri, Massimo Bignardi, Leo Strozzieri, Gianluca Marziani, Maurizio Calvesi, Angelo Calabrese. In questa e nella pagina seguente, Salvatore Zacchino, Concerto di Pan per non udenti, iooa, tempera su tavola, 11a x 18 cm ~ a- ~ via Cordero di Pamparato i1, 1o1a: Torino www.phanes.it