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Il 1921 segnò per il fascismo un punto di svolta. Nonostante, diversi successi elettorali, Mussolini
era preoccupato da diversi fattori.
Uno dei quali era che la borghesia italiana stava iniziando ad avanzare dei dubbi riguardo le violenze
fasciste. Vi furono diversi episodi in Italia, nei quali gli italiani andarono contro queste violenze
fasciste. Tra gli eventi che più ricordiamo, vi fu quello di Sarzana, nel quale un plotone di carabinieri
represse, per la prima volta una delle violenze degli squadristi fascisti.
Fu proprio questa una delle motivazioni che portarono Mussolini a “trasformare” i Fasci di
Combattimento. La prima iniziativa presa da Mussolini fu quella di cambiare il nome del movimento
politico, in “Partito Nazionale Fascista”. Inoltre, ideologicamente il PNF cambiò le proprie posizioni,
infatti, mentre era nato inizialmente come un movimento filosocialista, adesso si esprimeva
attraverso posizioni monarchiche e autoritarie.
Al Governo dell’Italia c’erano ancora i liberali, che uscirono politicamente deboli dalle ultime
elezioni. Il leader storico dei liberali, Giovanni Giolitti, si dimise da Capo del Governo, e dopo una
piccola parentesi con a capo Bonomi, la guida del Paese venne affidata al liberale Luigi Facta. A quel
punto Mussolini perpetrò una serie di “iniziative di piazza” prima nella città di Napoli a seguito di un
Congresso Fascista, e poi ci fu la più grande manifestazione di piazza, la Marcia su Roma.
Il Capo del Governo Luigi Facta propose al Re Vittorio Emanuele III, lo “Stato d’Assedio”, ma il Re,
non solo non lo firmò, ma diede un incarico di Governo a Benito Mussolini, per la prima volta il
Governo non era stato eletto dal popolo. Tutta questa situazione è stata causata da 3 ragioni in
particolare:
1° RAGIONE: Difficile situazione politica dell’epoca, la politica era stata messa fortemente alla prova,
e molto spesso era inadeguata.
2° RAGIONE: Molti politici avevano sottovalutato la situazione creata in seguito alla Marcia su Roma,
un incredibile precedente quello di prendere il potere senza elezioni. Molti politici pensavano che
sarebbe stata una situazione temporanea tra i quali Giovanni Giolitti.
3° RAGIONE: Fondamentale fu il ruolo del Re, che per paura di una guerra civile, assecondò la
potenza politica e mediatica del Partito di Mussolini affidandogli il ruolo più importante del Paese.
Nel novembre del 1922 Mussolini formò un nuovo Governo, non avendo i numeri fu un Governo di
Coalizione con all’interno personaggi sia liberali che popolari, non vi aderirono i partiti di ideologia
socialista e marxista e il partito popolare di Don Luigi Sturzo. Se dal punto di vista istituzionale
Mussolini si fece promotore di un atteggiamento moderato, non sciolse mai ufficialmente le
“squadracce fasciste”. Le stesse continuavano a portare avanti le politiche popolari di Mussolini,
assassinando ad esempio Don Giovanni Minzoni, sacerdote antifascista di Ravenna. Lo squadrismo
del Partito Fascista non era più un’arma del partito, ma uno strumento politico che rappresentava
le alte cariche dello Stato. L’Italia stava diventando uno Stato autoritario.
Nel 1923 venne approvata in Parlamento la “Legge Acerbo”, una legge elettorale che introduceva
un sistema maggioritario che favoriva enormemente il Partito Fascista.
Il 6 aprile del 1924 si ottennero le elezioni politiche, ultime in Italia fino al 1948, con esito abbastanza
scontato, infatti, il Partito Fascista ottenne la maggioranza assoluta in Parlamento. Queste elezioni
si svolsero in un clima di violenza e intimidazioni. Questi brogli e scorrettezze furono denunciate, in
Parlamento, da Giacomo Matteotti, pochi giorni dopo venne rapito e ucciso. Mesi dopo il corpo di
Matteotti venne trovato senza vita.
Il Governo di Mussolini venne messo per la prima volta alla prova, ma alla fine superò questo
momento di difficolta e di critica. In occasione, dell’uccisione dell’omicidio di Matteotti, i partiti di
opposizioni abbandonarono il Parlamento in segno di protesta, questo avvenimento, prese il nome
di “Secessione dell’Aventino”.