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d'histoire
Hatzantonis Emmanuel. I geniali rimaneggiamenti dell'episodio omerico di Circe in Apollonio Rodio e Plutarco. In: Revue belge
de philologie et d'histoire, tome 54, fasc. 1, 1976. Antiquite — Oudheid. pp. 5-24;
doi : https://doi.org/10.3406/rbph.1976.3074
https://www.persee.fr/doc/rbph_0035-0818_1976_num_54_1_3074
B. Paetz ('), nel suo recente e ampio studio délie varie rielaborazioni del
mito di Circe da Omero a Calderón, ne esamina alcune di valore letterario
secondario se non addirittura insignificante (2), mentre non si soffierma su
due fra le più insigni, quelle di Apollonio Rodio e di Plutarco (3). Benché
non sia da escludere ehe la prima sia stata scartata in quanto nelle
Argonautiche la materia narrata è anteriore all'argomento ddVOdissea, il
fatto ehe ancor una volta nel ricostruire la fortuna di questo motivo
letterario il trattamento apolloniano non vi figuri adombra la poca stima in cui
continua ad essere tenuta Topera malgrado vi siano stati diversi interventi
critici intesi ad una intelligenza e valutazione più profonda e più equilibrata
del poema (4). Nel caso del dialogo plutarchesco Grillo non vi sarebbe nem-
(1) B. Paetz, Kirke und Odysseus. Überlieferung und Deutung von Homer bis Calderón,
Berlin, 1970.
(2) Dedica, ad esempio, mezza pagina a Igino, ehe parla di Circe in più di una délie sue
Fabulae (CXXV, CXXVII, CLVI, e CXCIX), ma senza la minima inventività. Dal testo at-
tuale, ehe pare abbia subito manipolazioni considerevoli, si deduce ehe l'autore non ha fatto
altro ehe prosificare e compendiare i luoghi pertinenti a Circe dell' Odissea, della Telegonia,
dell' Enéide, e delle Metamorfosi. Si veda la recente ricerca di C. Desmedt, Fabulae Igini, in
Revue belge de philologie et d'histoire, XLVI11 (1970), pp. 26-35.
(3) Qualche accenno alle Argonautiche non manca, ma uno, scarno e breve, si riferisce
semplicemente alla discendenza solare di Circe (p. 11), mentre gli altri sono meri rinvii.
Plutarco, invece, è menzionato solo una volta (p. 17), relativamente all'antidoto μώλυ dato
da Ermete ad Odisseo. Ai trattamenti dei due scrittori e al loro valore mitopoetico il Paetz
non fa il menomo accenno.
(4) Fra i primi e più notevoli, è doveroso ricordare quelli di H. Frankel, il noto e
benemerito studioso ehe da un cinquantennio rivolge ad Apollonio il suo sorvegliatissimo e
giudiziosissimo lavoro critico-esegetico. Ci preme, inoltre, menzionare i contributi di P.
6 E. HATZANTONIS
Händel, dalle cui proposte hanno spesso preso Ie mosse molte recenti rivalutazioni. Fra
queste, segnaliamo come degne della più generosa attenzione, A. Hurst, Apollonios de
Rhodes: manière et cohérence (Bibliotheca Heluetica Romana VIII), Rome, 1967, G.
La wall, Apollonius' Argonautica .· Jason as Anti-Hero, in Yale Classical Studies, XIX
(1966), pp. 119-169, e D. Ν. Levin, Apollonius' Argonautica Re-Examined (parte I : The
Neglected First and Second Books), Lugduni Batavorum, 1971, a cui rimandiamo anche per
ulteriori indicazioni bibliografiche.
(5) «The influence of Homer, penetrating into every department of Greek literature, is
inevitably more direct and more obvious in the field of epic, and it is everywhere and
undeniably evident in the Argonautica», dimostra suasivamente J. F. Carspecken, in
Apollonius Rhodius and the Homeric Epic, in Yale Classical Studies, XIII (1952), pp. 33-
143, con un esame serrato di tre aspetti comuni ad entrambi i poeti : «one highly self-
conscious epic device, the catalogue ; one particular and limited element of poetic technique,
the extended simile ; and one more general, intellectually informing concept, that of the
hero» (pp. 37-38). Fra la folta selva di scritti su tale argomento, ci preme ricordare almeno
K. Meuli, Odyssee und Argonautica, Berlin, 1921, P. Händel, Beobachtungen zur epischen
Technik des Apollonios Rhodios (Zetemata VII), München, 1954 (partie, il prezioso «Ex-
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 7
curs», pp. 1 19-131). Qualche utile spunto si riscontra anche nella recente tesi di laurea (non
pubblicata) di J. W. Shumaker, Homeric Transformations in the Argonautica of Apollonius
of Rhodes, Diss., Univ. of Pennsylvania, 1969.
(6) La Ieggenda argonautica era già ben nota ai tempi omerici. Ce lo attesta eminente-
mente il riferimento dell' Odissea, XII, 70-72 alla πασιμέλουσα Argo. Vi sono anche altri ac-
cenni sia nell' Iliade (VII, 467-469 ; XXI, 40-41) ehe nell' Odissea (X, 135-137 ; XI, 254-
259). L'articolo di A. Boselli, II mito degli Argonauti nella poesia greca prima di Apollonio
Rodio, in Rivista di storia antica, VIII (1904), pp. 512-518 ; IX, pp. 130-144, 278-295 e
393-412, risulta ancora utile corne rassegna degli scrittori ehe ne trattarono, ma si rac-
comanda quello recente di G. C. Garcia, El Argonauta Jasôn y Medea .· Analisis de un mito
y su tradicion literaria, in Habis, II (1971), pp. 84-107. Sulla conoscenza e l'uso del
materiale argonautico da parte di Omero, già affermata da Strabone (partie, in Geogr., I, ii,
10 e 40), si veda R. Roux, Le problème des Argonautes, Paris, 1949 (partie, il cap. «La
tradition argonautique», pp. 13-81).
(7) «Un arrazzo dipinto di scene meravigliose», la défini va G. Perrotta, Storia della
letteratura greca, Milano, 1947s, vol. II, p. 16. E cosi la giudica anche R. W. Burton, ehe
in Pindar's Pythian Odes, Oxford, 1962, le dedica due capitoli (X e XI, pp. 135-173), con-
statando ehe «the story is told in a series of vivid scenes, with 'time-cuts' and omissions of
link passages» (p. 153), e trovandola «in length and scope ... unique among Pindar's
works» (p. 173).
ö E. HATZANTONIS
Sono questi i versi ehe, per le ragioni ehe abbiamo addotte altrove (l0), non
solo conferiscono a Circe la dimora in Occidente, ma le attribuiscono
inoltre, come eonseguenza del suo eonvivere con Odisseo, una prole ehe via
via diventerà sempre più numerosa.
La deferenza verso questi due eccelsi poeti non consentiva facilmente ehe
una tradizione prendesse il sopravvento sull' altra in modo da venire
esclusivamente e incontestabilmente accettata. Era da aspettarsi pero ehe
fra gli scrittori alessandrini, portati, com'è ben noto, alia concordanza dei
loro auctores, ci fossero coloro ehe si aeeingessero ad appianare quelle ehe
per loro erano indesiderabili e forse inammissibili contraddizioni. Alcuni si
sbizzarrirono proponendo o escogitando cervellotiche soluzioni. Una tes-
timonianza significativa si riscontra nella Biblioteca Historica di Diodoro
Siculo. II mitografo, dopo aver dato gli antecedenti genealogici di Circe,
riferisce ehe essa ben presto supero nell' arte magica e nella preparazione
dei filtri la stessa madre, Ecate, e ehe, data in matrimonio al re dei Sarmati,
dopo non molto avveleno il marito succedendogli al trono. Ma da regina
perpetro molti misfatti e atti crudeli contro i sudditi,
Al seguito della donna gli Argonauti vedono animali insoliti, mostri dalle
membra eterogenee, corne se la natura primitiva avesse preso alla rinfusa
varie parti del corpo umano e animale e le avesse messe assieme capric-
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 1 1
ciosamente. Alla vista di queste orripilanti bestie e Κίρκης εις τε φυήν εις τ'
όμματα παπταίνοντες, si rendono conto di essere in presenza della sorella di
Eeta. Circe li invita a seguirla, ma Giasone li dissuade. Soltanto lui e Medea
Ie vanno dietro.
Entrati nella sua magione, Circe li invita a sedersi su splendidi sedili, ma
essi senza far motto si dirigono verso il focolare presso il quale si ac-
comodano, tenendo gli occhi costantemente abbassati. Medea tiene la testa
fra le mani, mentre Giasone ha la sua grande spada piantata nel suolo.
Circe non tarda ad indovinare di avere davanti a se dei supplieanti, colpevo-
li di qualche orrendo misfatto. Da strumento di Zeus ehe perdona ai crimi-
nali pentiti, essa si prépara a compiere le cerimonie per la purificazione ehe
viene minutamente descritta. Terminato il cerimoniale, Circe fa sedere i
supplieanti su tersi sedili, mentre lei stessa πέλας ΐζεν ένωπαδίς. Sentendosi
assillata ancor una volta dal sogno avuto la notte prima e dal sospetto ehe la
giovane le fosse parente (il sospetto le era nato quando, fissando Medea, ne
notô lo splendore degli occhi — caratteristica questa di tutti i discendenti di
Elios), li interroga sulle ragioni del loro viaggio e della loro visita. Medea
allora le manifesta tutto, meno l'assassinio del fratello. Circe, comunque, lo
indovina e con parole ehe indicano la sua sincera indignazione riprende
severamente la nipote. Anzi ordina a Giasone e Medea di abbandonare im-
mediatamente il suo palazzo, pur assicurandoli ehe essa non tentera di
nuoeere loro perché supplieanti, ma ancor di più per le ragioni di parentela.
Angosciata e impaurita, Medea viene soccorsa da Giasone, ehe
Ε con la partenza dei due dalla dimora di Circe, termina l'episodio in cui
appare ed opera di persona Circe.
Dalla nostra saltuaria sinopsi dei versi apolloniani in cui agisce da
protagonista Circe risulta alquanto evidente ehe le reminiscenze omeriche
non vi mancano. Anzi, dato lo ζήλος con cui il poeta segue il suo modello,
riallacciando contenutisticamente e formalmente la sua epopea a quella
omericaC1), ci meraviglieremmo se la Circe délie Argonautiche fosse
(II) Benché non attinente al nostro argomento, ci piace accennare al bell' articoletto di
L. E. Rossi, La fine alessandrina dell' Odissea e lo ζήλος di Apollonio Rodio, in Rivista di
12 E. HATZANTONIS
ßlologia e di istruzione classica, XCVI (1968), pp. 151-163, ehe rivela «una nuova
singolare simmetria costruttiva nella composizione delle Argonautiche» e valuta il debito
omerico di Apollonio anche nella comice strutturale del poema.
(12) Fra questi mérita particolare attenzione, malgrado la sua brevità, il raffronto dei
versi relativi a Circe nell' Odissea e nelle Argonautiche di P. Händel, Beobachtungen..., cit.,
pp. 119-121.
(13) Fra i tanti altri riferimenti in Od., X e XII, vi è anche uno esplicito alla sua im-
mortalità, quando viene chiamata αθάνατη Κίρκη (Od., XII, 312).
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 13
(14) C. Segal nel suo acuto studio «Circean Temptations : Homer, Vergil, Ovid», TAPA,
XCIX (1968), pp. 419-442, nota ehe «their friendliness enhances the seductive danger of
their mistress and dramatizes the easy allurement of her service. It is, in fact, just this
unnatural tameness which is so unnerving...» (p. 433).
14 E. HATZANTONIS
Si è sospinti cosi a dar ragione a quelli ehe opinano ehe non siamo più alla
presenza di animali, ma di fiere antidiluviane ehe hanno membra eterogenee
e ehe fanno pensare ai mostri della fantascienza. Quale sia stata la ragione
ehe ha spinto Apollonio a tale ibridismo, modificando e esagerando il
précédente omerico, non si puo affermare con argomenti inoppugnabili. Da
poeta del suo tempo e di Alessandria, Apollonio forse ha voluto stupire il
lettore intensificando gli effetti del potere metamorfico di Circe (I5). Non è
neanche da escludere ehe egli abbia voluto far sfoggio della sua dottrina
sul!' origine primitiva degli esseri animali (16). Molto più sottili e persuasive
sono le osservazioni di Hurst, ehe, vedendo una correlazione o inter-
dipendenza fra questi mostri e il fratricidio di Apsirto, annota ehe «Ie
caractère monstrueux des créatures qui rodent dans le domaine de Circé
s'explique ... par leur origine ... Apsyrtos sera finalement enfoui dans la
terre alors que c'est de la terre que jaillissent les monstres décrits chez
Circé» (17).
Il secondo aspetto saliente della figurazione omerica di Circe è quello di
donna amante. Da donna perfida e maga malefica, con una significativa
gradazione da noi rilevata altrove (18), diventa donna premurosa e amante
zelante. II mutamento si inizia quando attesta l'inefficacia del suo filtro e
délie sue arti ammaliatrici in presenza di Odisseo ammaestrato da Ermete e
in possesso del μώλυ, l'antidoto ai suoi farmaci. Dapprima essa si sbigot-
tisce. Quasi è riluttante a credere a quel ehe vede con i propri occhi, e le sue
prime parole manifestano stupore e perplessità. Ma poi le torna in mente la
lontana e quasi obliata profezia e la situazione le si fa chiara, corne eviden-
ziano le sue parole d'apostrofe all'unico uomo ehe résiste ai suoi farmaci :
η σΰ γ' 'Οδυσσεύς εσσι πολύτροπος, δν τέ μοι αίεί
φάσκεν ελεύσεσθαι χρυσόρραπις άργεϊφόντης
εκ Τροίης ανιόντα 0ofj συν νηί μελαίνρ {Od., Χ, 330-332).
(15) Nota giustamente II Segal, art. cit., p. 429, ehe la Circe di Apollonio, «though still
an essentially positive figure, is more closely in touch than Homer's with the ominous,
horrific side of magic».
(16) H. Dh la Ville de Mirmont, Apollonius de Rhodes et Virgile, Paris, 1894,
pp. 17-18.
(17) A. Hurst, op. cit., p. 116.
(18) E. Hatzantonis, La resa omerica della femminilità di Circe, in L'Antiquité
Classique, XLIII (1974), pp. 38-56.
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 15
E a sigillo del nuovo stato di cose essa lo invita ad avere relazioni amiche-
voli con lei e ad andare a letto insieme :
Ε quando, dopo un anno di vita agiata presso Circe, Odisseo informa Circe
della sua decisione di partire, essa, da donna innamorata ben memore dei
moti d'animo e del piacere sensuale sentiti accanto all' unico uomo
destinatole dal fato, si prodiga con solerzia e delicatezza ad istruirlo sul da
fare e a provverderlo con tutto l'occorrente affinchè il viaggio di ritorno ad
Itaca gli risulti meno pericoloso ed arduo.
Nelle Argonautiche manca completamente questo aspetto importante. E
non poteva essere altrimenti, non tanto perché la spedizione degli Argonauti
precede la guerra troiana e il nostos degli Achei, secondo anche l'esplicita
attestazione dei poemi omerici (19), quanto perché Apollonio, zeloso lettore
e profondo conoscitore dell' Odissea, sapeva ehe Circe non sarebbe stata
l'amante ehe di Odisseo, l'unico mortale ehe per voler del fato l'avrebbe
sottomessa. Ma se viene privata di questa componente cosi rilevante, per
compenso le si conferisce una nuova qualità o autorità, di cui nella relazione
(19) Od., XII, 55-72, brano ehe per R. Roux «nous a pour ainsi dire dévoilé le secret de
son aspiration argonautique» (op cit., p. 22).
16 E. HATZANTONIS
(22) Abbondano i sogni sia nell' Iliade ehe nell' Odissea, e talora essi anticipano al dor-
miente la volontà degli dei (ad es., //., XXIV, 677-689 ; Od., VI, 20-47). G. Paduano, nel
suo recentissimo Studi su Apollonio Rodio, Roma, 1972, annota ehe «il cupo e splendido
sogno di sangue di Circe ... è Tunica maniera in cui puo venire alla luce l'atto censurato per
eccellenza, il fratricidio» (p. 232, n. 58).
(23) A. Hurst, op. cit., pp. 116-120. Cfr anche H. Fränkel, Noten, cit., p. 520.
(24) Fra i tanti studi suH'argomento ci limitiamo a segnalare F. Buffiere, Les mythes
d'Homère et la pensée grecque, Paris, 1956.
18 E. HATZANTONIS
(25) Γρύλλος è il titolo più spesso riscontrato, probabilmente a cause délia lunghezza del-
l'altro, Περί τοϋ τά αλόγα λόγω χρήσΟαι, e dell'importanza che il protagonista omonimo ha
nel dialogo. Per le citazioni, seguiamo l'edizione teubneriana Plutarchi Chaeronensis Moralia
a c. di G. N. Bernardakis, Leipzig, 1895, vol. VI.
(26) C. Gérard, il cui De la morale de Plutarque, Paris, 1874, rimane ancora utilissimo
malgrado gli anni che sono intercorsi, afferma stranamente che «Circe, blessée des procédés
du trop fidèle époux de Pénélope, lui a refusé net de rendre à ses matelots leur forme
première», benché nel testo non si riscontri nemmeno una parola che possa suggerire una
taie ipotesi.
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 19
Similmente apodittico è anche il modo con cui redarguisce gli uomini per la
loro poca temperanza, particolarmente per la loro smoderata sensualité e per
le loro depravate pratiche sessuali, mentre ciö non si avvera fra gli animali
perché
μικράν έχει και ασθενή τιμήν ή ηδονή ... το δ' όλον ή φύσις
(990D).
Inoltre, Grillo sottolinea debitamente ehe lui parla per esperienza diretta di
entrambi i generi di vita. Da uomo, anche lui era convinto délie parole dei
sofisti ehe all' infuori degli uomini tutte le altre creature sarebbero prive di
intelletto e ragione, ma subito dopo la sua tramutazione gli si rivelo 1'errore.
E quando Odisseo, un po' sarcasticamente gli chiede se nella sua nuova
forma egli sia dunque informato ehe anche la pecora e l'asino sono esseri
razionali, Grillo pacatamente risponde ehe nessun animale è sprovvisto di
ragione ma ehe la possiedono in vari gradi, com'è il caso anche fra gli
uomini, ribadendo :
δ'
εννόησον δτι τάς ένίων άβελτερίας και βλακείας έλέγχουσιν ετέρων
πανουργίαι και δριμύτητες, όταν άλώπεκι και λύκω και μελίττη παρα-
βάλης δνον και πρόβατον · ώσπερ ει σαυτώ τον Πολύφημον ή τω πάππω
σου τω Αύτολύκω τον Κορίνθιον εκείνον "Ομηρον (99 2D).
Ε il savio porco aggiunge di non credere ehe vi sia tanta differenza fra un
essere bruto e un altro in materia di ragione, intelligenza e memoria quanta
20 E. HATZANTONIS
fra uomo e uomo. Infine, a Odisseo ehe ammonisce Grillo quanto sia peri-
coloso concedere l'uso della ragione a chi non ha conoscenza degli dei,
Grillo chiede maliziosamente :
(27) L'improvvisa fine del dialogo sembra militare a favore di coloro ehe opinano ehe sia
rimasto incompleto o ci sia giunto mutilo. Cfr quanto su ciô scrivono i curatori dei Moralia
dell'edizione Loeb, Cambridge, 1957, nella nota conclusiva (pp. 532-533).
(28) Si veda in proposito il cap. IX della parte IV («La roue des réincarnations. Le
mythe de Circe») di F. Buffiere, op. cit., pp. 500-520. Cfr anche le brevi ma suggestive
osservazioni di W. B. Stanford, The Ulysses Theme, A Study in the Adaptability of a
Traditional Hero, Oxford, 19632, p. 46 e passim.
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 21
(29) I tentativi di inserire il dialogo nella tradizione menippea non hanno riscontrato
l'unanimità fra gli studiosi del Cheronese. Si vedano le sennate osservazioni a questo
proposito di R. H. Barrow, Plutarch and his Times, Bloomington, 1967, pp. 116-117.
(30) Πότερα των ζώων φρονιμώτερα, τα χερσαία η τα ένυδρα, éd. cit., vol. VI, pp. 11-81.
(31) II titolo e l'intenzione satirica del poemetto fanno pensare all' opera di Apuleio.
Difatti il M. si rifa alle Metamorfosi apuleiane, come anche alle Naturalis Historia di Plinio
22 E. HATZANTONIS
(specie al libro II), e alla Divina Commedia di Dante. Ma l'idea di far parlare il suino in ter-
mini dotti o sofistici rimonta al Grillo di Plutarco, da cui dériva inoltre il soggetto del-
l'ultimo capitolo. Forse a cio si deve l'asserzione di uno studioso di Machiavelli del calibro
di P. Villari che «il titolo è preso da Apuleio e da Luciano, il soggetto dal dialogo di
Plutarco» CV. Machiavelli e i suoi tempi, Milano, 19 143, vol. III, p. 174), ripetuta anche da G.
Tofianin : «Di Apuleio e di Luciano non conserva qui se non il titolo ; la materia dériva dal
dialogo di Plutarco» (// Cinquecento, Milano, 1954s, p. 409).
(32) Citiamo dall' edizione Tutte le opère di Niccolô Machiavelli, a c. di F. Flora e C.
Cordiè, Milano, 1950, vol. II, pp. 751-781.
(33) Per la Circe ci valiamo dell'ed. Opère di G. B. Gelli, a c. di I. Sanesi, Torino, 1952.
I GENIALI RIMANEGGIAMENTI 23
ben undici animali diversi, scelti appositamente per illustrare una relazione
fra la loro condizione presente e l'indole e professione ehe avevano da
uomini. Inoltre, benché l'inquadratura generale e ambientale si rifaccia al
mondo fantastico greco, la trattazione gelliana ritrae la società dell'autore
stesso con i costumi, le virtù e i vizi di tutte le classi, dalla più povera alla
più altolocata. Più pronunciato è anche il tono satirico del Gelli ehe va dalla
leggera ironia — ad esempio quando la talpa dimostra quanto sia fallace il
credere alla félicita délia vita agreste esaltata dai tanti poeti bucolici — al
sarcasmo mordace — ad esempio, contro i medici ehe «guariscono ognuno
in cattedra, ma non già nel letto». Infine nella trattazione gelliana si riscon-
trano elementi ehe erano completamente assenti nel dialogo di Plutarco. In
Grillo non abbiamo nemmeno una vaga idea dell' ambiente (34), mentre il
Gelli fin dal principio dell' opera ci offre in iscorcio il panorama paesistico.
Ma il contributo maggiore e l'originalità più notevole consistono nella con-
clusione gelliana. Nei primi nove dialoghi mette all'aperto tutti i mali, i vizi,
e le perversità dell' uomo, ma nel decimo fa l'apoteosi dell'uomo e l'elefante
— ehe prima délia metamorfosi era il filosofo ateniese Aglafemo — accetta
la proposta di ridiventare uomo e si affretta a fuggire gli «scellerati liti» e a
ritornare a vivere libero e «secondo l'uso délia ragione». L'uomo trionfa
perché solo lui fra tutti gli esseri viventi possiede la Ragione e la Volontà.
Se l'uomo opera e vive seguendo il solo Senso, allora egli è per nécessita
inferiore e meno felice degli animali. Ma se esercita la Ragione e la Volontà,
allora egli, malgrado le sue prontamente ammesse inferiorità fisiche agli
animali, non solamente è superiore ad essi, ma è l'unico essere a
raggiungere la vera félicita e a farsi quasi Dio. Questa è appunto la mirabile
grandezza e eccellenza dell' uomo ehe dal grado infimo per «volontà libéra»
e per «intelletto» puö passare al grado divino. Conclusione questa ehe dif-
ferisce, si, da quella di Plutarco e ehe concorda pienamente col concetto
umanistico-rinascimentale délia dignità dell'uomo, filosoficamente enun-
ciato da Pico délia Mirandola più di mezzo secolo prima. Epilogo inoltre
ehe coronava i dialoghi felicemente e ehe contribuiva al singolare favore ehe
134) La constatazione, abbastanza ovvia nel Grillo, è valida anche per le altre opère del
Cheronese, come conferma F. Fuhrmann, la cui esplorazione di Les images de Plutarque,
Paris, 1964, lo porta a concludere ehe «Plutarque ignorait le 'sentiment de la nature',
contrairement à de nombreux écrivains grecs» (p. 60).
24 E. HATZANTONIS
(35) La fortuna dei dialoghi gelliani ei è confermata anche dalla rapidità con cui vennero
tradotti. Ad esempio, la Circe ebbe traduzioni in francese, spagnolo, e inglese in meno di
dieci anni. La versione inglese (Circes of John Baptista Gello, Florentyne. Translated out of
Italian into English by Henry Iden) fu pubblicata a Londra nel 1557. Un rapido esame delle
versioni di opere italiane elencate da M. A. Scott nel suo Elisabelhan Translations from
Italian, Boston, 1916, rivela ehe cio era insolito, ed infatti le versioni del Cortegiano di
Castiglione, del Galateo del Della Casa e di altri dialoghi famosi del Rinascimento furono
molto più tardive. La versione francese di Denis Sauvage Seigneur du Parc (La Circé de M.
Giovan- Baptista Gello, Academic Florentin) apparve a Lione nel 1550 ed in meno di venti
anni ebbe sei edizioni. In mancanza di uno studio esaustivo sulla fortuna del Gelli, riman-
diamo ai pochi accenni reperibili in N. Tarantino, La Circe e i Capricci del Bottaio del
Gelli, in Studi di letteratura italiana, XIII (1923), pp. 1-56 (part. pp. 55-56), e al con-
tributo di E. N. Girardi, Giambattista Gelli, nella serie Letteratura italiana - I Minort,
Milano, vol. H, pp. 1111-1 132. Recentemente, A. Montù ha esaminato alcuni aspetti della
fortuna del Gelli in Francia in due articoli : «II contributo del Gelli alla diffusione del mito
di Circe in Francia», Studi francesi, XXXIX (1969), pp. 472-477 e«I traduttori francesi
del Gelli : Denis Sauvage e Claude de Kerquifinen», Revue des langues vivantes, XXXVIII
(1972), pp. 131-153.