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tra passato e futuro

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ARCHEOLOGIA VIVA sto numero avrete la possibili- pubblicare verranno scelte in
Vivere il passato
Capire il presente tà di vedere pubblicate le vo- base a insindacabile giudizio
SPAZIO APERTO
stre foto sulla rivista. Gli scatti della redazione AV. Si posso-
direttore PIERO PRUNETI devono riguardare siti archeo- no inviare fino a un massimo
redazione Giuditta Pruneti
logici in Italia o all’estero. In- di tre foto. Gli autori delle fo-
comunicazione Giulia Pruneti
tourismA Luigi Forciniti viare le foto in alta risoluzione to pubblicate riceveranno in
al seguente recapito: premio a casa un libro a con-
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27/02/04 n. 46), art. 1, comma 1 DCB-C1-FI

Direttore responsabile: Piero Pruneti

2
SOMMARIO
BIMESTRALE - POSTE ITALIANE SPA - SPED. A. P. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N. 46), ART. 1, COMMA 1 DCB-C1-FI - DISTRIBUZIONE MEPE-MILANO
ANNO XLI - N. 215 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2022 - P.I. 25.8.2022 - € 5,50 - ISSN 0392-9426 - CM X2215W

Danza e bellezza dal MANN a Canova


Lazio Etruschi sul lago di Bolsena Roma
le tombe sulla via Latina Siria alla corte
di Ebla Sicilia arte preistorica Daniele
Manacorda parola di archeologo

1822 - 2022
CHAMPOLLION Anno XLI - N. 215 nuova serie - Settembre/Ottobre 2022 CON I LETTORI
E I GEROGLIFICI
di Alessandro Roccati

archeologiaviva.it
tourisma.it
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firenzearcheofilm.it
L a ricorrenza a cui la nostra rivista de-
dica il bell’articolo di Alessandro
Roccati non è da poco. L’avvio, due secoli
fa, di un metodo corretto per il decifra-

4
mento dei geroglifici egiziani che dobbia-

2 SPAZIO APERTO 3 CON I LETTORI NOTIZIE


mo alla scientifica caparbietà di Jean-
François Champollion ha segnato una
svolta radicale nella conoscenza del Paese

6 GEROGLIFICI: COSÌ RIPRESERO A PARLARE


di Alessandro Roccati
LA RISCOPERTA DELL’EGITTO
del Nilo, fino ad allora rimasto muto come
le sabbie del deserto che lo assediano. Fra
Settecento e Ottocento l’Egitto affascina-

16 26
DANZA E BELLEZZA BISENZIO. IL LAGO E LA CITTÀ
va comunque viaggiatori, studiosi, caccia-
di Simona Rafanelli a cura di Andrea Babbi tori di tesori. Ma tutti quei monumenti
DAL MANN A CANOVA FRA LAZIO ANTICO ED ETRURIA che si andavano riscoprendo portavano ad

40
alimentare un rapporto metastorico, una
TOMBE DELLA VIA LATINA
di Santino Alessandro Cugno
“mania” diffusa, un mercato dei reperti…
MONDO ROMANO mentre di tutta quella civiltà durata tre

50
millenni si continuava a sapere pochissi-
EBLA. VITA IN UNA CITTÀ SIRIANA mo. Eppure era stata una civiltà che si era
di Maria Giovanna Biga
VICINO ORIENTE ANTICO
tramandata tramite una delle prime for-
me di scrittura, raccontando le proprie vi-

60 LO SGUARDO DEGLI ANTICHI


di Francesca Ghedini
A PROPOSITO DI... 64 SICILIA. RIPARO CASSATARO
di Giacomo Biondi
OBIETTIVO SU...
cende sui papiri, sulle pareti delle tombe e
dei templi, con quei segni che nel tempo a-
vevano tolto il sonno a schiere di filologi.

70 ECCO A VOI IL MITICO ROSTRO Champollion non ci ha fornito una sorta


di Francesco Tiboni di dizionario della scrittura geroglifica,
ARCHEOLOGIA NAVALE ma ha messo in campo quel sistema corret-

72
to per la sua lettura che oggi consente a
INCONTRO CON DANIELE MANACORDA
intervista di Giulia Pruneti tutti, con un po’ di studio preliminare, di
LA VOCE DELLA STORIA capire quei segni. Nel suo articolo il pro-

76 78 80
fessor Roccati ha tenuto a mettere in rilie-
I POLICLINICI DELL’ARCHEOLOGIA vo il ruolo che Torino, con i preziosi reperti
di Giuliano Volpe
DALLE RIVISTE IN LIBRERIA VULPIS IN FUNDO del neonato Museo Egizio e con il sostegno
dell’Accademia delle Scienze, ha avuto
nella contrastata vicenda del Decifratore:
un patrimonio di documenti e di memoria
Comitato scientifico: Emmanuel Anati Centro Camuno Studi Preistorici, Enrico Atzeni Università di Cagliari, fondativo della moderna Egittologia che
Piero Bartoloni Università di Sassari, Stefano Benini Corte di Cassazione, Maurizio Biordi Museo degli Sguardi fa onore al piccolo Regno di Sardegna e
- Rimini, Anthony Bonanno Università di Malta, Edoardo Borzatti v. Löwenstern Università di Firenze, Gian all’Italia che ne è uscita. Colgo l’occasione
Pietro Brogiolo Università di Padova, Pierfrancesco Callieri Università di Bologna, Luciano Canfora Università
di Bari, Franco Cardini Università di Firenze, Raffaele de Marinis Università Statale di Milano, Davide Domenici per ricordare alcuni grandi egittologi ita-
Università di Bologna, Maria Ausilia Fadda Sopr. Arch. di Sassari e Nuoro, Gino Fornaciari Università di Pisa, liani di fama internazionale, già colleghi
Luigi Fozzati Istituto Italiano Archeologia Subacquea, Louis Godart Accademico dei Lincei, Giovanni Gorini del nostro Roccati, quali Sergio Donado-
Università di Padova, Antonio Guerreschi Università di Ferrara, Christian Leblanc C.N.R.S. - Parigi, Valerio
Massimo Manfredi archeologo e scrittore, Giorgio Manzi Sapienza Università di Roma, Fabio Martini Università ni, Silvio Curto, Edda Bresciani, che sulla
di Firenze, Giuseppe Orefici Centro Ricerche Precolombiane, Umberto Pappalardo Università di Napoli, Carlo scia di questa nobile tradizione hanno la-
Peretto Università di Ferrara, Patrizia Piacentini Università statale di Milano, Gianfranco Purpura Università di vorato per la conoscenza dell’antico Egitto
Palermo, Lorenzo Quilici Università di Bologna, Alessandro Roccati professore emerito di Egittologia, Mauro
Rubini Servizio Antropologia SABAP Lazio, Dario Seglie CeSMAP - Pinerolo, Edoardo Tortorici Università di
condividendo su Archeologia Viva la loro
Catania, Guido Vannini Università di Firenze, Daniele Vitali Université de Bourgogne Franche-Comté, Giuliano attività di ricerca. Piero Pruneti
Volpe Università di Bari, Roger Wilson British Columbia University.

3
POTERE FEMMINILE “Sheela-na-Gig” irlandese, cazione che però ispirava an-
DIVINO E DEMONIACO repellente scultura di donna che desiderio sessuale, assol-
NOTIZIE
brutta, vecchia e pelata ma vendo tuttavia l’adulterio: il
Volendo interpreta- con la vulva bene in vista, in nome significa “mangiatrice
re l’immagine femminile dal genere posta agli angoli di di sporco”, tramutando even-
poster della mostra, ci sareb- chiese medievali, per sottoli- tuali peccati in utile concime
be di che allarmarsi. I pun- neare vita, vecchiaia, morte, per la terra.
Ultime notizie su: genti occhi di vetro blu nel avvertendo contro il peccato
archeologiaviva.it/news bronzeo corpo contorto della della lussuria (interpretazio- Passione e desiderio, magia
famosa “Lilith”, scolpita ne cristiana), ma anche favo- e malvagità. Troneggiano
dall’artista statunitense Kiki rendo il dono del concepi- Inanna, Ishtar e Astarte, in sta-
Smith nel 1994 per il Metro- mento (versione pagana). tuette irachene del 1700 a.C.,
politan Museum, sono una Ambivalenza anche in Tla- dee mesopotamiche impulsi-
sfida sconvolgente al patriar- zolteotl, scultura messicana ve, passionali e vendicative
cato. Questa demoniaca “an- del 900 d.C., dea della purifi- personalità femminili di
ti-Eva” – che non uscì dalla
nelle due pagine
COS’È LA DONNA? costola di Adamo – è solo una 1 2
Una sala della mostra rappresentazione delle molte
“Feminine power”
al British Museum
identità assunte dalla donna
e alcune opere nel corso dei secoli. La mostra
rappresentative “Feminine power: the divine to
del modo di intendere
la donna nelle varie the demonic” (fino al 25 set-
epoche e culture: tembre al British Museum)
1. bassorilievo (1750
a.C.) di Ishtar dal corpo
presenta una selezione delle
alato in origine rosso credenze espresse in sculture,
ocra e sopracciglia nere, pitture, abbigliamenti, in cui
segno di grande bellezza
in Babilonia: la “regina la donna è divinità malefica o
della notte” poggia nuda benefica, dea, maga, santa,
su un leone e tiene
nelle mani un’asta
strega, ma sempre una forza
e un anello, simboli della natura in quanto deten-
di giustizia e regalità; trice della procreazione.
2. “Circe che offre la
coppa a Ulisse” (1891),
olio su tela di J.W. Creazione e natura. Si parte
Waterhouse: il quadro
trasuda di potenza
da una figura greca del 2800
maliarda ed erotica, a.C., che pur senza lineamen-
in aperta sfida alla ti ostenta il sesso, al pari della
supremazia maschile;
3. scultura
(1100/1200 d.C.)
con rappresentazione
dell’irlandese Sheela-na-
Gig nella caratteristica
posa inginocchiata
e mani sulla vulva,
per respingere il male
o avvertimento contro
la lussuria, in epoca
pagana simbolo di vita,
morte e riproduzione;
4. “Lilith” di Kiki Smith
(1994) in bronzo
e vetro colorato, opera
realizzata su calco
di una vera donna:
secondo l’artista
deve dare l’idea
di creatura devastante
e temibile che rifiuta
di essere soggiogata.
(Foto British Museum)

4
grande temperamento. Astar- do delle “Chihuateteo” (don- femminile, tuttavia salutata
APPUNTAMENTO MOSTRE
te fu esportata dai Fenici nel ne divine), ma questo non anche come Grande Madre,
Mediterraneo e forse influen- impediva loro di vendicarsi epitomo di saggezza e salvezza. ■ “Sardegna isola megaliti-
ca”. Napoli - MANN.
zò il culto di Afrodite, da cui per la maternità negata e Chiude 11 settembre.
Venere: la magnifica statua quindi abbiamo la donna che Donne si diventa. “Feminine Info: 081.4422149
marmorea della Venere Capi- si trasforma in mostro a causa power: the divine to the demo- ■ “I marmi Torlonia”. Milano
- Gallerie d’Italia.
tolina del 100 d.C. impersona della sofferenza e uccide i nic” si chiude con l’elevazione Chiude 18 settembre.
la bellezza muliebre, espo- bambini altrui. Classici mo- della donna a Madre Celeste: Info: 800.167619
nendo quelle doti che soggio- stri la gorgone Medusa o la dalla statua di Isis che proteg- ■ “Canova gloria trevigiana”.
gano ogni maschio. Può ap- bengalese Taraka, ma è la gre- ge Osiris del 590 a.C. alla cine- Treviso - Museo Bailo.
Chiude 25 settembre.
parire pudica, a confronto ca Ecate che con Selene e Arte- se Guanyin, deliziosa porcel- Info: 0422.658951
della provocante frontale nu- mide si propone come l’apo- lana del XVIII sec. d.C. con ■ “Tutte le virtù degli amule-
dità di Ishtar, ma l’ambiguità teosi delle metamorfosi fem- bimbo in grembo, non si pote- ti”. Perugia - MANU.
Chiude 30 settembre.
maliziosa dell’atteggiamento minili: all’inizio non fu con- va che arrivare alla Madre di
Info: 075.5727141
la rende più affascinante. In finata solo nell’Erebo, ma do- Cristo con tutti gli accessori ■ “1932. L’elefante e il colle
perduto”. Roma - Mercati di
3 4
Traiano. Chiude 2 ottobre.
Info: 06.0608
■ “Vasi antichi”. Verona - Mu-
seo al Teatro romano.
Chiude 2 ottobre.
Info: 045.8000360
■ “Spina 100. Dal mito alla
scoperta”. Comacchio (Fe) -
Palazzo Bellini.
Chiude 16 ottobre.
Info: 0533.315882
■ “AGATA. Dall’icona cristia-
na al mito contemporaneo”.
Catania - Palazzo dell’Uni-
versità. Chiude 31 ottobre.
Info: 095.7472279
■ “A tempo di danza. In ar-
monia, grazia e bellezza”. Ve-
tulonia (Gr) - Museo Archeo-
logico. Chiude 6 novembre.
Info: 0564.972741
■ “Arte e sensualità nelle case
di Pompei”. Pompei (Na) -
Palestra Grande.
Chiude 15 gennaio 2023.
Info: 081.8575111
■ “Domiziano imperatore”.
ogni caso Venere non era solo minava su cielo, terra e mare. della devozione. La Vergine Roma - Villa Caffarelli.
Chiude 23 gennaio.
dea del piacere fisico: i Roma- A lei furono attribuiti incan- con Bambino in avorio e oro
Info: 06.39967800
ni le attribuirono pure fun- tesimi e magie e infatti è nella del 1300 è un piccolo capola- ■ “I pittori di Pompei”. Bolo-
zioni civiche quale dea di vit- letteratura greca che comin- voro francese accanto a orto- gna - Museo Archeologico
torie e armonie politiche, vedi cia ad apparire il concetto di dosse icone russe, corone, me- (dal 23.9). Chiude 19 marzo.
Info: 051.2757211
la connessione con i diversi “maga” o “strega”. Poi la don- daglie e rosari. Insomma, l’e- ■ “Goti a Frascaro”. Acqui
imperatori che ne vantavano na viene rivalutata, conferen- sposizione del British è affer- Terme (Al) - Museo Archeolo-
la discendenza. Successiva- dole forza e autorità, dall’E- mazione del potere della don- gico. Chiude 27 maggio.
mente le fu conferito di nuo- gitto di Sekmet all’India di na come fonte di ispirazione Info: 0144.57555
■ “Palafitte e piroghe del lago
vo il ruolo di seduttrice, con- Parvati: nella credenza Hindu ed energia vitale nei moltepli- di Fimon”. Vicenza - Museo
diviso con la biblica Eva. la femminilità è sempre asso- ci aspetti che può assumere il Naturalistico Archeologico.
ciata al potere per l’energia co- Divino e il Demoniaco. Per- Chiude 31 maggio.
Info: 0444.222815
Giustizia e protezione. Pres- smica di agire e creare, magari ché dopo tutto, «donne non si
Per un aggiornamento in tem-
so gli Aztechi le donne morte arrivando a estremi aggressivi nasce, si diventa». po reale delle mostre in corso
di parto erano onorate come in Kali, formidabile e perico- Margherita Calderoni in Italia consultare:
www.archeologiaviva.it
guerrieri sconfitti, diventan- losa espressione del potere Info: www.britishmuseum.org

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FASE FINALE. Geroglifici sulle colonne e sullo splendido soffitto del tempio di Esna (55 km a sud di Luxor) dedicato al dio Khnum,
fatto costruire nel II sec. a.C. dai faraoni Tolomeo VI e Tolomeo VIII, ma decorato durante l’impero romano. Si tratta quindi di una
scrittura geroglifica di una fase finale della civiltà egizia, come riconobbe già Champollion. (Foto Wirestock/Shutterstock)
LA RISCOPERTA DELL’EGITTO

GEROGLIFICI EGIZI
COSÌ RIPRESERO A PARLARE
Era il 1822 quando l’antica civiltà della terra del Nilo riprese
a parlarci con i messaggi in scrittura geroglifica rimasti muti
per quasi duemila anni: uno dei migliori egittologi italiani ripercorre
l’affascinante avventura del deciframento per il quale furono decisivi
la geniale intuizione di Champollion e la scoperta di Rosetta
TESTI ALESSANDRO ROCCATI
D
p. a fronte UECENTO ANNI FA, DO- Secolari tentativi
SCOPERTA QUI
A Rashid, sul delta del
po secoli di vani tentativi, di una difficile riscoperta
Nilo, scorcio del forte, si riuscì di nuovo a inter-

D
noto anche come Fort pretare correttamente il urante il Rinascimento la riscoperta
Julien, dove nel 1799
fu rinvenuta la Stele messaggio affidato ai gero- nell’Urbe di obelischi iscritti, finiti a
di Rosetta (Rashid) glifici dell’antico Egitto. terra al tempo delle invasioni barba-
impiegata come pietra Oggi sappiamo che essi erano serviti a scrive- riche, suggerì ai dotti che dai simboli figurati
da costruzione.
(Foto Hossametsh20/ re la lingua parlata in quel Paese per oltre si potesse trarre una scrittura universale, che i
Commons) tremila anni, un periodo ben più lungo di parlanti di qualsiasi idioma potessero com-
quello coperto dall’alfabeto che usiamo, e prendere; si inventarono nuovi disegni e si fe-
STELE DI ROSETTA che la loro denominazione è in realtà la tra- cero elucubrazioni sempre più fantasiose. Per
La celebre pietra duzione approssimativa in greco della loro capire le circostanze che portarono a ritrovare
rinvenuta nel 1799 designazione originaria, propriamente ‘pa- il vero senso dei geroglifici, bisogna attendere
reimpiegata nelle
murature del Fort rola di dio’. Quando gli dei dell’Egitto furo- la seconda metà del Settecento, quando l’aba-
Julien a Rashid presso no sostituiti dal Dio dèi cristiani, dopo che te francese Jean-Jacques Barthélemy (1716-
Alessandria. Qui sfocia
uno dei due più
l’Egitto da tempo era divenuto una (ricca) 1795) riuscì a decifrare la scrittura fenicia, da
grandi rami del Nilo, provincia dell’impero romano, gli egiziani cui discendono i nostri alfabeti. La recuperata
protetto dalla cominciarono a scrivere la loro lingua con comprensione di antiche scritture, delle quali
fortezza del XV secolo.
In tre lingue diverse l’alfabeto greco e si perse completamente la si era persa la conoscenza, rinnovò la curiosi-
vi è riportato il testo conoscenza della “scrittura” geroglifica nella tà nei confronti di altri documenti ancora av-
di un editto emesso sua complessità. Anche a causa della sua na- volti da un fitto mistero. E tuttavia le fonti bi-
nel 196 a.C. dal faraone
Tolomeo V Epifane tura figurata, se ne mantennero solo vaghe bliche e greche avevano conservato un vivo
nel primo anniversario idee su possibili spiegazioni allegoriche, ali- ricordo dell’antica civiltà egizia, che ancora
della sua mentate dalla filosofia greca, e dimentican- affascinava soprattutto con la vista delle
incoronazione.
(Foto 3DF mediaStudio/ do l’impianto fonetico che ne sta realmente grandi piramidi, lungo il percorso dei pelle-
Commons) alla base. grini che si recavano in Terrasanta. ➝ a p. 10

8
150° ANNIVERSARIO
Francobollo emesso
in Francia nel 1972,
in occasione del 150°
anniversario
del deciframento
dei geroglifici egiziani.
Accanto al ritratto
di Champollion è
riportata, in geroglifici
e in trascrizione copta,
la frase da lui decifrata
‘Il tuo edificio
è duraturo come
il cielo’ (in francese
nell’originale).
(Foto L. Papaulakis /
Shutterstock)

QUALCHE NOTA SUL DECIFRATORE


Passo decisivo per la comprensione dei geroglifici. Jean significato e contenuto di numerosi testi, che andava conti-
François Champollion nacque a Figeac il 23 dicembre 1790, nuamente saggiando.
ultimo di sette figli di una famiglia modesta. Il fratello maggiore Un obelisco per Place de la Concorde. Nel 1828-1829
Jacques Joseph si prese cura della sua formazione e lo tenne Champollion poté infine compiere in Egitto un viaggio di do-
con sé a Grenoble, dov’era bibliotecario, accompagnandolo cumentazione promosso dal granduca di Toscana e dal re di
nell’appassionante avventura per cercare di comprendere i Francia (la famosa spedizione franco-toscana condotta insie-
geroglifici. Seguendo i progressi di altri stu- me con Ippolito Rosellini). Quando vide la cop-
diosi che da tempo si erano accinti a questa pia di obelischi davanti al tempio di Luxor, me-
impresa, e dotato di vaste conoscenze lingui- more degli obelischi visti a Roma, Champollion
stiche, Jean François tentò senza esito pa- pretese che essa fosse donata alla Francia, ma
recchie soluzioni. Nel settembre 1822, a Pari- a causa del peso fu prelevato solo l’obelisco
gi dove era stato a trovare il fratello, compì minore e più vicino al Nilo, per esser eretto in
alla fine il passo decisivo: applicando i pochi Place de la Concorde. Tuttavia il Decifratore,
valori fonetici che si erano estratti da segni che nel frattempo era stato insignito della pri-
geroglifici usati per scrivere i nomi di sovrani ma cattedra di egittologia al Collège de France
dell’Egitto, si avvide che con essi poteva ri- a Parigi, e già aveva curato un nuovo reparto di
conoscere anche parole presenti nella stessa antichità egizie nel Museo del Louvre, non poté
lingua copta. Iniziò quindi il percorso che gli vedere l’obelisco a Parigi a causa della morte
permise di stabilire valori fonetici dei segni in prematura il 4 marzo 1832. Gli obelischi di
numero sempre crescente, pur senza pervenire mai a ricostru- Roma invece erano stati trasferiti dall’Egitto quando questo
ire la struttura del sistema di scrittura, frutto di studi successi- era ancora una provincia dell’impero, e alcuni di essi incisi
vi. Il suo intuito gli permise tuttavia di percepire con precisione espressamente dopo il loro arrivo nell’Urbe.
EGITTOLOGO. Jean François Champollion nel famoso ritratto (1831) del pittore francese Léon Cogniet. (Parigi, Louvre)
qui a sinistra L’EGITTO A PARIGI. L’obelisco trasferito da Luxor a Place de la Concorde per iniziativa di Champollion,
presa durante la missione franco-toscana in Egitto del 1828-1829 guidata dallo stesso Decifratore con Ippolito Rosellini.
Sul basamento è rappresentato il sistema per l’innalzamento dell’obelisco. (Foto Olrat/Shutterstock)

9
TEMPLI DI FILE
Ad Assuan sull’attuale
isola di Agilkia veduta
notturna del complesso
templare dedicato
a Iside, una delle
principali divinità
dell’Egitto antico
venerata dal tempo dei
faraoni all’età romana.
Su una parete
del Mammisi (tempio
della nascita divina)
furono riportate le
versioni geroglifica
e demotica dell’editto
promulgato a Menfi
nel 196 a.C. e presente
Con la spedizione napoleonica era in greco, lingua ben nota. I greci infatti a-
sulla Stele di Rosetta. il tanto sospirato ritrovamento vevano dominato l’Egitto dopo la conquista
(Kazzazm/Shutterstock) da parte di Alessandro il Macedone nel 332

F
u dunque nel Settecento che si posero a.C. e il loro dominio durò fino alla sconfitta
le basi per arrivare al vero deciframento di Antonio e Cleopatra nella battaglia di Azio
dei geroglifici. Diversi studiosi, spesso (31 a.C.). La “pietra” fu tosto sottratta ai fran-
all’insaputa l’uno dell’altro, cominciarono a cesi come preda di guerra per esser esposta
mettere ordine per circoscrivere i geroglifici nel Museo Britannico a Londra, ma le iscri-
PSICOSTASIA autenticamente egizi, nell’attesa di una so- zioni furono subito rese disponibili agli stu-
Particolare di papiro spirata iscrizione bilingue, che finalmente fu diosi interessati di tutta l’Europa.
nel Museo Egizio trovata nel 1799 da un soldato della spedi- L’iscrizione mediana della “stele”, quasi
di Torino con scena
della pesatura zione napoleonica in Egitto. Nel forte di Ro- completa, era in una scrittura non figurata,
dell’anima (psicostasia). setta (Rashid, presso Alessandria), dove i mi- che fu identificata con la scrittura dell’Egitto
Questo testo, definito litari erano acquartierati, si rinvenne, riusata chiamata dai greci “demotico” (ossia ‘ordi-
da Champollion
Rituale funerario, come materiale da costruzione, la famosa naria’). La parte superiore, più rovinata, con-
ricevette nel 1842 “pietra” o “(frammento di) stele”. Il testo tri- teneva invece i misteriosi geroglifici. Si tratta-
da Richard Lepsius
la designazione
lingue e in tre diverse grafie che vi era inciso va precisamente di un editto, promulgato a
di Libro dei morti, (geroglifico, demotico e greco antico) accese Menfi nel 196 a.C., che il testo greco diceva e-
mentre la traduzione subito la speranza di risolvere l’enigma. Si spressamente doversi pubblicare in tutti i
esatta del titolo
originale è Libro poteva infatti presumere che il contenuto fos- templi maggiori anche nelle altre due lingue/
per uscire al giorno. se lo stesso in tutte le versioni, e una di queste scritture del Paese.

10
L’intuizione risolutiva te la conoscenza del repertorio di segni foneti- ANTICA FONDAZIONE
Geroglifici e teoria
di Jean François Champollion ci della scrittura geroglifica, rintracciandone di divinità verso la luna
quindi gli equivalenti nella scrittura demotica. piena raffigurata

E
rroneamente, i primi tentativi che cerca- C’erano voluti più di vent’anni di studi pre- come occhio di Horo
(il cielo) su un soffitto
vano di capire il testo demotico per liminari e tentativi fallaci per giungere alla di- del tempio di Hathor
confronto con l’alfabeto fenicio, furono mostrazione che il deciframento era avviato – a Dandara, uno dei
destinati al fallimento. Mentre, contro ogni a- non senza contestazioni – sulla pista giusta. complessi templari
meglio conservati
spettativa, il testo geroglifico fornì agli sforzi L’annuncio fu dato il 27 settembre 1822 du- in Egitto. Benché le
degli studiosi – tra i quali era in prima fila il fi- rante una seduta dell’Académie des Inscrip- strutture che si vedono
sico inglese Thomas Young (1773-1829) –, tions et Belles-Lettres a Parigi, di cui era segre- siano del periodo
tolemaico-romano (I sec.
sulla base del confronto dei nomi regali, i pri- tario il filologo Bon-Joseph Dacier. Tuttavia si a.C.), la fondazione
mi sicuri valori fonetici applicabili ad alcuni dovettero persuadere i maggiori orientalisti risalirebbe addirittura
al regno di Pepi I
segni. Fu però il giovane Champollion (1790- del tempo e ancora dopo anni non si teneva
(2321-2287 a.C., VI din.).
1832) a compiere il passo decisivo, consisten- ufficialmente conto del progresso compiuto, (Foto Hemro/Shutterstock)
te nell’applicare i valori fonetici acquisiti, giu- mentre personalità dello spessore di Balzac e
sti o presunti, all’identificazione tra i geroglifi- Mérimée si ostinavano a considerare Cham- DEDICATO AD AMON
Geroglifici sulle
ci di parole ricorrenti anche nella lingua copta pollion un ciarlatano. Incessanti scoperte fino imponenti colonne
(quella parlata più tardi dagli egizi, e notata a oggi, e l’acquisizione di documentazione or- del tempio di Karnak.
con un alfabeto derivato da quello greco). Ciò dinata, ma soprattutto il rigoroso metodo filo- Regni di Sethi I
(1290-1279) e Ramesse
gli diede conferma della bontà del metodo se- logico degli studi in Germania durante l’Otto- II (1279-1213).
guito e gli consentì di ampliare continuamen- cento, hanno dissipato ogni ombra di dubbio. (Foto Veranika848/Shutt.)
qui a lato e al centro L’avventura del recupero cerdotale’, con cui i greci designavano una
L’EGITTO A TORINO
Uno scorcio del vecchio delle antiche lingue egizie scrittura derivata dai geroglifici e usata per
allestimento del Museo i libri e la contabilità. Tra le scritture gero-

C
Egizio, simile a quello aduta ormai definitivamente la bar- glifica, ieratica e demotica, affini tra loro,
che poté osservare
Champollion durante riera costituita dalla convinzione che Champollion intravide subito la possibi-
la sua visita nel 1824. i geroglifici indicassero soltanto si- lità di conversione (parziale), ossia di po-
Vediamo anche gnificati simbolici o allegorici, si apriva ora ter trasferire lo stesso testo da una scrittu-
una sala del Museo
Egizio dove in un
rinnovato allestimento
sono esposte statue
della collezione
Drovetti che agli inizi
dell’Ottocento
ha dato origine
al primo “museo
egiziano” (foto Nyo09/
Shutterstock).

p. a fronte nel riquadro


COLTO E INFLUENTE
Il conte Carlo Vidua
in un ritratto esposto
nel Comune di Casale
Monferrato (Al). l’avventurosa via del recupero delle lingue e-
Ci rimane la gizie più antiche, dove fin da subito il Museo
documentazione
del suo viaggio
Egizio di Torino ebbe una parte di primo pia-
in Egitto nel 1820. no. Lì, nel 1824, si era appena costituita la
prima grande collezione di antichità faraoni-
DROVETTI A GURNA
Il console generale che provenienti direttamente dall’Egitto e
Bernardino Drovetti Champollion vi trovò abbondanza di mate-
rappresentato riali per progredire.
in una stampa d’epoca
con il suo seguito Nella collezione torinese egli aveva atte-
mentre misura un stazioni di tutte le scritture dell’Egitto, dai ge-
frammento di statua roglifici al copto. Oltre a documenti demoti-
colossale nel tempio
funerario di Ramesse II ci vide anche papiri più antichi coperti di
a Gurna (Luxor). scrittura “ieratica”, termine che significa ‘sa-

ALLE ORIGINI DEL MUSEO EGIZIO DI TORINO


Rivalutazione delle antichità egizie. Il deciframento ebbe anche
come immediata conseguenza un risvolto economico. Il mercato delle
antichità egizie, che erano state considerate monotone e ripetitive (ad
esempio da Antonio Canova), fece un balzo e Champollion divenne
subito l’arbitro per valutare pregio e autenticità dei pezzi offerti in ven-
dita. Da alcuni anni un monopolio per il commercio di reperti egizi era
stato detenuto da Bernardino Drovetti (1776-1852), un abilissimo di-
plomatico piemontese che, dopo l’annessione del Piemonte alla Fran-
cia a opera di Napoleone, si era distinto come console generale di
Francia ad Alessandria e ascoltatissimo consigliere del nuovo khedive
(viceré) dell’Egitto Mehmet Ali nell’impresa di affrancare il Paese dal
giogo ottomano.
Bernardino Drovetti e il Museo Egizio di Torino. Profondo conosci-
tore del Paese del Nilo, Drovetti dopo la sua destituzione seguita alla
caduta di Napoleone – ma più tardi sarà reintegrato nell’ufficio – si die-
de alla ricerca di antichità sepolte, in aperta ostilità con altri concorren-
ti (come il padovano Giovan Battista Belzoni), riuscendo a radunare

12
ra all’altra. Quello che egli definiva Rituale mi duplicati, grazie alla collocazione in
funerario sarà pubblicato nel 1842 dall’egit- tombe, permettendo raffronti e verifiche su
tologo tedesco Richard Lepsius (1810- un alto numero di vocaboli. Le prime ricer-
1884) come Libro dei morti: l’importanza di che di Champollion, per perfezionare il de-
questo testo per il deciframento, oltre ciframento, si incentrarono sui nomi di di-
all’integrità e all’estensione dei manoscrit- vinità (il “pantheon”) e di faraoni, per la ri-
ti, è dovuta alla conservazione di moltissi- costruzione storica.

LE SCRITTURE DEGLI EGIZIANI


Geroglifici: l’inventario dell’universo. La scrittura geroglifica nasce
come “inventario dell’universo”, riproducendo la natura, che è ritenuta
propriamente “scrittura degli dei”. Essa si propone, per la prima volta, di
far durare “parole” (logogrammi) e suoni (costituititi da sillabe: sillabo-
grammi). Le prime testimonianze risalgono agli ultimi secoli del IV mil-
lennio a.C.
Ieratico e demotico: necessità pratiche. Dal III millennio a.C. si svi-
luppa collateralmente una forma semplificata dei segni, destituita del
potere (magico) dei segni figurati e quindi animati, per uso contabile e
privato. Questa scrittura, detta dai greci “ieratico”, ovvero ‘sacerdota-
le’, per la sua ampia diffusione nei templi, darà origine ai libri, dapprima
costituiti da rotoli di papiro. Essa sarà la base per notare una nuova lin-
gua egiziana, il “neoegizio”, subentrata a quella più antica verso la fine
del II millennio a.C. Di qui nascerà nel I millennio a.C. il “demotico”, ov-
vero ‘ordinario’, designazione di scrittura e di lingua, perdurante anche
sotto il dominio greco (fine IV-I sec. a.C.) e oltre.
Fase finale della lingua egiziana. Il sistema di scrittura, durante i di-
versi millenni, conobbe vari adattamenti e modificazioni, tra cui imita-
zioni della scrittura alfabetica (che sono servite per il deciframento) e
sviluppi di carattere simbolico o allegorico (che hanno a lungo ostaco-
lato il deciframento). Durante l’impero romano, in seguito alla conver-
sione degli egiziani al cristianesimo, questi scrissero la loro lingua me-
diante un alfabeto simile a quello greco (il “copto”, deformazione di
aiguptos), anche per tradurre testi sacri, canonici e apocrifi.

ALLE ORIGINI DEL MUSEO EGIZIO DI TORINO


diverse collezioni, la prima e maggiore delle quali costituisce il sconte francese Alexis de Tocqueville (1805-1859), esponente
nucleo del Museo Egizio di Torino. A promuovere la trattativa di primo piano del pensiero liberale. Il suo soggiorno in Egitto,
dell’oneroso acquisto da parte della monarchia nel 1820, è documentato da una messe di ap-
sabauda (prima che avvenisse il deciframento) punti, con schizzi e annotazioni, che sono stati
fu un infaticabile viaggiatore di origine monfer- raccolti in volume dall’Accademia delle Scien-
rina, il conte Carlo Vidua (1785-1830), anch’e- ze. Egli era mosso non da interessi materiali,
gli aiutato dal Drovetti a predisporre una visita bensì da una vivace curiosità intellettuale. Fuo-
accurata della valle del Nilo fino alla seconda ri dell’Accademia, ma molto vicino a essa, l’in-
cateratta (in Nubia, oggi sommersa dal lago contro tra la collezione di Drovetti e Champol-
Nasser). Più tardi, ma certo contro voglia, Dro- lion, che la sottopose a esame immediato, era
vetti dovette appoggiare la spedizione franco- stato non del tutto inconsciamente pilotato
toscana di Champollion e Rosellini (1828- dall’azione dello stesso Vidua. Questi aveva
1829), mentre gli era stato sottratto il primato deliberatamente compiuto una diversione del
nel business delle antichità faraoniche. suo viaggio in Oriente verso l’Egitto per perora-
Preziosa collaborazione del conte Vidua. re l’acquisto della collezione drovettiana da
Ricchissimo aristocratico piemontese, Carlo Vidua viaggiò in parte del re di Sardegna, quando ancora non si sapeva se si
tutto il mondo ed è stato definito un precursore italiano del vi- sarebbe riusciti a leggere i geroglifici.

13
FASCINO DELL’EGITTO Sostegno dell’Accademia ghe e accurate iscrizioni all’interno, ciò che
Napoleone Bonaparte Champollion aveva con disappunto comple-
durante la campagna delle Scienze di Torino
d’Egitto (1798-1801) tamente ignorato. Il loro studio, grazie alle

L’
ritratto nella necropoli aiuto fondamentale della lingua copta numerose varianti nella scrittura ampiamen-
di Menfi davanti
a un sarcofago
non sarebbe stato sufficiente per ap- te fonetica di questi testi, permise l’analisi
con mummia in una profondire i valori fonetici dei gerogli- corretta della struttura consonantica di nu-
stampa di Universe fici. Dopo la morte di Champollion (1832) merosi geroglifici. Il deciframento dei gero-
and Humanity, 1910.
La spedizione fu significativi progressi furono conseguiti nella glifici egizi fu molto di più dell’apertura di u-
accompagnata da molti lettura esatta dei geroglifici grazie a ulteriori na tomba sigillata: migliaia di testimonianze
ricercatori e studiosi scoperte di materiali omogenei tra i quali son rimaste mute presero all’improvviso a parlare
che in Europa
produssero la riscoperta da porre i Testi delle Piramidi: nel 1881 si sco- e a rispondere alle domande degli studiosi.
del Paese del Nilo. prì che diverse piramidi erano piene di lun- Tra i primi sostenitori convinti del succes-
so di Champollion furono alcuni eminenti
soci dell’Accademia delle Scienze, quando e-
gli era venuto a Torino nel 1824. Lo studio e
l’ordinamento del Museo Egizio appena co-
stituito era posto sotto la tutela della stessa
Accademia delle Scienze, la quale accolse
Champollion nella capitale sabauda, mentre
gli abati Amedeo Peyron (1785-1870) e Co-
stanzo Gazzera (1778-1859) si possono con-
siderare i primi egittologi italiani, per essersi
espressi con il loro interesse e la loro autore-
volezza a sostegno dei progressi che Cham-
pollion stava sviluppando. L’11 ottobre 2022
presso l’Accademia è prevista una celebrazio-
ne dell’anniversario del deciframento.

Alessandro Roccati
professore emerito di egittologia

TORINO. La sala dei Mappamondi nella sede dell’Accademia delle Scienze,


dove si riuniscono i soci e nel 1824 fu accolto Champollion.

14
DAL MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI A CANOVA

DANZA
e BELLEZZA
INCONTRO RAVVICINATO
DI CAPOLAVORI
TESTO SIMONA RAFANELLI SCHEDA LUIGI RAFANELLI
FOTO STEFANO “COCCO” CANTINI LUIGI SPINA
N
ACQUE LA MERAVIGLIA…».
Così il compianto Philippe
Dalla statuaria in bronzo

« Daverio (1949-2020), nella


sua introduzione al catalogo
della mostra “Diario mitico”
(2017), sottolineava il mo-
della Villa dei Papiri
al neoclassicismo di Antonio
Canova passando per le opere
mento fondamentale nel formarsi della straordi-
naria collezione del Museo archeologico di Na- della Collezione Farnese
poli, quello in cui alla celeberrima raccolta Far- del MANN: un percorso ideale
nese, traslata a partire dagli anni Trenta del Set-
tecento da Carlo III di Borbone da Parma e Roma attraverso due millenni
alla prestigiosa sede partenopea, si annettono,
alla metà dello stesso XVIII secolo, gli eclatanti
di storia dell’arte riassunto
ritrovamenti scaturiti dalle ceneri dell’eruzione nell’annuale appuntamento
vesuviana del 79 d.C. Così, alle imponenti opere
marmoree restituite dagli scavi cinquecenteschi
espositivo del Museo
della Capitale, che «si fanno apparizioni di un di Vetulonia
passato tornato presente» (Luigi Spina), offren-
do allo sguardo stupefatto dell’osservatore una
sorta di «campionario del gusto della romanità
imperiale», vengono ad affiancarsi, due secoli
dopo, gli “atleti” e le “danzatrici” in bronzo che
spiccavano nel sontuoso arredo statuario che a
Ercolano adornava la Villa dei Papiri.
Elette rispettivamente a simbolo delle due di-
verse componenti alla base della formazione del
Museo di Napoli, dall’unione delle quali trasse o-
rigine la “meraviglia” di cui parlava Daverio, la
bronzea danzatrice da Ercolano e la marmorea
Venere Farnese, copia romana della bellissima A-
frodite di Doidàlsas, divengono protagoniste di
un racconto senza tempo di Armonia, Grazia e
Bellezza, capace di attraversare i secoli per giun-
gere alle soglie del periodo romantico e informa-
re il corpo e lo spirito dei capolavori di un mae-
stro, Antonio Canova, che, definito “l’ultimo de-
gli antichi e il primo dei moderni”, seppe abbeve-
rarsi alle fonti della più pura classicità per ripla-
smare, nella modernità, opere antiche. Mosso dal
desiderio «di far rinascere l’Antico in una delle
sue manifestazioni più affascinanti, in cui prota-
gonista è la Grazia», Antonio Canova (1757-
DANZATRICE DEL MANN. In primo piano, sulla
1822), veneto di nascita e napoletano d’adozione, diagonale che la congiunge all’eterea ballerina in
elegge la ballerina a soggetto principe della sua gesso di Antonio Canova (sulla destra),
una delle danzatrici rinvenute nella Villa dei Papiri
arte. Scaturita da un’autentica passione dell’arti- di Ercolano si staglia, quale fulcro della sala
sta per il teatro e la danza, la figura della balleri- dedicata alla Danza nella mostra in corso
a Vetulonia, la versione materica in bronzo della
na, pura espressione di serenità e grazia, s’impo- figura femminile ritratta al centro delle icone
ne insieme all’autentica passione per l’Antico di ballerine antiche che sfilano sul fondo, ritmando
all’immaginario del Maestro e forma oggi la tra- fra passato e presente la quinta scenografica
di un palcoscenico.
ma dell’esposizione in corso a Vetulonia. (Foto S. “Cocco” Cantini)
IL GESTO Quei capolavori dalla Villa soggetti che – nella planimetria della Villa
DELLA BALLERINA
La fanciulla bronzea dei Papiri di Ercolano tramandataci dall’ingegnere militare Karl
dalla Villa dei Papiri, Weber (aiutante di scavo durante le indagini

«P
uscita dalla bottega di rezioso ornamento del nuovo abi- borboniche del 1750-1761), assimilabile a-
un artista romano del I
sec. d.C., è immortalata tare in stile greco», le sculture in gli spazi di un gymnasium, e nelle erme di fi-
nel gesto iconico della bronzo e marmo che quasi in nu- losofi, retori e poeti, nonché nelle statue di
ballerina, rappresentato mero di cento adornavano gli spazi del peri- atleti, dèi e altri personaggi del mito greco –
dal braccio levato
al di sopra della testa stilio rettangolare e di quello quadrato, richiamano quegli spazi dell’otium adibiti al-
a reggere una ghirlanda dell’atrio e del tablino della grandiosa e raf- la cura del corpo e al diletto dello spirito qua-
di fiori, reclamando
la sua identità perduta
finata residenza ercolanense, forse apparte- li appunto il ginnasio e il teatro. Mentre un e-
e con essa l’originaria nuta ai potenti Calpurni Pisoni (Lucio Cal- splicito richiamo alla corte macedone po-
definizione purnio Pisone Cesonino, morto nel 43 a.C., trebbe essere dato dai busti dei dinasti elleni-
winckelmanniana di
danzatrice. Nella muta era stato suocero di Giulio Cesare - ndr), do- stici, cui forse intendeva assimilarsi il pro-
fissità dello sguardo vevano «evocare singoli settori e aspetti della prietario della Villa, cercando di trasporre la
dagli occhi blu di quella civiltà greca, comunicando modelli e valori «rappresentazione della regalità macedone…
che appare la più bella
fra le cinque danzatrici culturali» (Paul Zanker). Espliciti, d’altra nell’ambito privato della residenza di un ari-
in bronzo del Museo ➝ parte, sono i riferimenti architettonici e i stocratico romano» (Valeria Moesch).

18
Le danzatrici del Museo di Napoli dentità della fanciulla bronzea di Ercolano, e ➝ archeologico nazionale
di Napoli, si concentra
alle origini della bellezza con essa dell’intero gruppo delle cinque figu- e si conclude quella
re già definite “danzatrici” da Johann Joa- parabola di eternità

O
riginariamente collocate lungo i bor- chim Winckelmann (1717-1768), quindi va- e bellezza che, sola,
rispecchia l’eterna
di dell’euripo al centro del peristilio riamente interpretate fino ai nostri giorni circolarità del cosmo
quadrato, ma restituite dall’angolo quali semplici peplophóroi (vestite di peplo) o chiusa nel tempo
sud-ovest del peristilio rettangolare della Villa hydrophórai (portatrici di acqua) fino alla let- di un giro di danza.
(Foto Luigi Spina)
dei Papiri, cinque statue in bronzo femminili a tura in chiave mitologica quali Danaidi pro-
grandezza naturale formano, con l’altrettanto posta da Zanker, confermando e restituendo LA DANZA E IL VELO
Frammento di affresco
celebre coppia di giovani atleti noti come “run- loro la primigenia lettura winckelmanniana con figura di Danzatrice
ner”, il vertice della produzione artistica dell’e- di danzatrici, ritratte negli affreschi vesuviani (I sec. d.C.), da Ercolano
poca (I sec. d.C.) rappresentata dalle sessanta- come nelle tempere di Canova nel gesto ri- al Museo archeologico
nazionale di Napoli:
cinque opere bronzee recuperate negli scavi, corrente delle dita chiuse a trattenere una co- colta nell’atto di sollevare
rivelando a un tempo la grande eterogeneità rona, una ghirlanda o l’estremità di un serto il velo, la figura ripete
dei modelli di riferimento – segnatamente le fiorito, in alternativa a un lembo del velo o suggestivamente il gesto
della danzatrice in bronzo
grandi opere greche dell’età classica (V sec. della veste, con le quali danzare o da far vol- della Villa dei Papiri.
a.C.) – forse selezionati dalla committenza e teggiare sulla testa. (Foto Archivio MANN)
dagli stessi artisti sulla base dei contenuti da
esse veicolati. Anche se “prigioniere” della pa-
tina verde scuro inflitta dai restauri d’età bor-
bonica – responsabili di aver privato le super-
fici bronzee dell’originario splendore dorato –
le cinque «donne in movimento» giungono a
rappresentare «un viaggio visuale senza tempo
alla scoperta dell’origine della bellezza» (Stefa-
no De Caro). Una bellezza che scaturisce dal
contrasto fra la «chiusa rigidezza» dell’involu-
cro del corpo rappresentato dal peplo, sottoli-
neata dalla severa espressione del volto con-
centrato nella muta fissità dello sguardo, e la
frattura di questa stessa rigidità inferta dai rapi-
di movimenti delle braccia e delle mani, inten-
te, nella brevità di un istante, a sollevare l’una
un lembo della veste e l’altra a levarsi al di so-
pra della testa a spezzare nell’incurvatura del
braccio la tesa linearità delle pieghe dell’abito,
dando vita al gesto iconico della ballerina.
La severa e ordinata architettura del peplo
dorico, scandito in molteplici cannellature
profonde, cui fan da contrappunto le «pieghe
ad archi meccanici e poco profondi» che dise-
gnano la parte superiore del peplo (apoptyg-
ma), definisce l’assetto peculiare di questo
«panneggio architettonico, che» – al pari del
suo modello classico che mi piace individuare
nella Peplophoros di Heraklion (470 a.C.) – «si
dispone e si sviluppa secondo leggi sue parti-
colari in modo da organizzarsi in masse so-
lenni e armoniose obbedendo a leggi struttu-
rali nuove ed estremamente coerenti» (Ranuc-
cio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni). D’al-
tro canto, è il gesto «parlante» della mano de-
stra chiusa «a occhiello», con il pollice e l’in-
dice avvicinati – come osserva l’architetto Lui-
gi Rafanelli – a chiarire definitivamente l’i-
19
in basso a destra Canova e quella ballerina sui fianchi realizzata da Canova per Josephi-
VENERE ITALICA
Nell’allestimento che viene da lontano ne de Beauharnais, prima moglie di Napole-
della mostra one, e acclamata quale simbolo di Bellezza e

S
vetuloniese, e Edmund Burke (nel suo testo sul Su- Perfezione sin dalla sua prima comparsa in
la Venere Italica
dell’Accademia blime, 1757) attribuiva alla Grazia pubblico al Salon di Parigi del 1813. E ancor
di Belle Arti di Carrara «facilità, armonia, delicatezza di atteg- più che al marmo, «assoluto, perfetto, gravi-
realizzata da Canova giamento e movimento», un perenne ed e- do di eternità», è alla materia fragile e incon-
agli inizi del XIX
secolo per compensare terno canto alla Grazia sono le molteplici sistente del gesso «bianco, luminoso, senza
il trasferimento rappresentazioni della figura femminile forma», avvertito come metafora di tutta l’in-
in Francia della Venere
de’ Medici rastrellata
danzante – contemplata sul palcoscenico stabilità dell’esistenza umana, che Canova a-
dai Francesi della mostra vetuloniese – e le tante rappre- ma sovente affidare l’espressione di quella
durante l’occupazione sentazioni pittoriche vesuviane, elette da fragile e commovente bellezza che, «palpi-
napoleonica.
(Foto S. “Cocco” Cantini) Canova a «oggetto di riflessioni sia in mar- tando nel gesso come nella viva carne» (Lui-
mi, sia in disegni, poi trascritte a tempera gi Spina), costituisce la cifra più genuina del
su carta a fondo nero come tante pitture an- genio dell’artista.
tiche» (Giuseppe Pavanello).
MANI SUI FIANCHI La grazia che caratterizza le fanciulle
La leggiadra “danzatrice
con le mani sui fianchi”,
danzanti dipinte – che «coverte di un velo La Venere Italica di Canova
soggetto prediletto trasparente, offrono all’occhio un miracolo emula della bellezza greca
da Canova in virtù di avvenentezza nelle pieghe del velo stes-
di un’autentica

L
passione dell’artista
so» (J.J. Winckelmann in Canova e l’Antico) a pelle del gesso, «sentita e percepita
per il teatro e per la – è la medesima che sprigiona la prima e come il momento più puro e instabile»,
danza, opera in gesso somma traduzione plastica del filone co- senza il quale «il corpo marmoreo non
dell’Accademia
di Belle Arti di Carrara. siddetto “delicato e grazioso” dell’arte ca- prenderà mai vita» (Luigi Spina), giunge a ri-
(Foto Luigi Spina) noviana, la danzatrice con le mani portate vestire anche la “regina” della «galleria delle

20
donne canoviane di sottile sensualità» (Ca- TERSICORE
La musa della danza
nova fra Innocenza e Peccato), commissionata di Canova tratta
a Canova sull’apertura del diciannovesimo dall’originale esposto al
secolo (1803-1804) dal re d’Etruria Ludovi- museo della Fondazione
Magnani Rocca. Si tratta
co I di Borbone, quale sorta di risarcimento di una copia in marmo
della “perdita” della Venere de’ Medici, sot- di Carrara realizzata
dall’Azienda Robotor.
tratta al Museo degli Uffizi con le spoliazio- Riassume tutti i valori
ni napoleoniche nel Granducato di Toscana. dell’originale canoviano
«Prova di straordinario virtuosismo nella re- ma vive di vita propria,
fungendo, in quanto
sa finissima del panneggio, dei riccioli che replica, da “moltiplicatore
sfiorano la nuca e della morbidezza della di memoria”.
carne…», la Venere Italica, emula – ma non (Foto S. “Cocco” Cantini)
copia! – della Bellezza dei Greci, appare «so-
spesa fra candore e sensualità, rappresentata DANZA E CANTO
mentre esce dall’acqua nell’atto di coprirsi il La Danzatrice del MANN
col gesto del braccio
seno con una mano…» (Ugo Foscolo, Cano- sollevato “a corona”
va fra Innocenza e Peccato). Abbellita dallo posta a colloquio con
scultore «…di tutte quelle grazie che spirano le foto quadro di Luigi
Spina e la riproduzione
un non so che di terreno, ma che muovono al vero della Musa greca
più facilmente il cuore», la Venere Italica, della danza e del canto
corale, la divina
modellata nel suo «erotismo pudico» che se- Tersicore di Canova, fra
gna la distanza dalla Venere de’ Medici cele- le figure danzanti dalle
brata da Foscolo come «bellissima dea», per ville “d’ozio” di Pompei
ed Ercolano, aprono
converso apparve al medesimo poeta qual la mostra di Vetulonia.
«bellissima donna». ➝ a p. 24 (Foto S. “Cocco” Cantini)

21
sotto a sinistra DANZA IN VOLO. Frammento di affresco con figura femminile danzante (I sec. d.C.), da Pompei al Museo di Napoli.
Un perenne inno alla Grazia sono le rappresentazioni di figure in volo danzanti sulle superfici degli affreschi che adornavano
le ville “d’ozio” di Ercolano e Pompei. (Foto Archivio MANN)

VENERE ACCOVACCIATA. Come in uno specchio … Così, nell’intimo dialogo intrecciato fra la statua e le fotografie di Luigi Spina,
appare nello spazio della mostra riservato alla Bellezza la splendida opera della Collezione Farnese del MANN, realizzata da un artista
romano del I sec. d.C. su modello del greco Doidàlsas che aveva rappresentato la dea in una posa originalissima mentre riceve

A VETULONIA UNA MOSTRA DI CAPOLAVORI

A tempo di danza. Fino al 6 novembre al Museo civico archeo- del volto e la lunga veste leggermente rialzata con l’altra mano
logico “Isidoro Falchi” - MuVet di Vetulonia (Castiglione della – restituite dalla Villa dei Papiri di Ercolano e dalla Venere acco-
Pescaia - Gr) è visitabile “A tempo di DANZA. In Armonia, Gra- vacciata della Collezione Farnese – splendida traduzione mar-
zia e BELLEZZA”. Il tema è quello della Danza, segnatamente morea di età romana dell’originale in bronzo del greco Doidàl-
della declinazione al femminile di questa straordinaria arte sas (fra IV e III sec. a.C.), cui fanno da magico contrappunto, fra
performativa, capace di attraversare – nella particolare evolu- antico e moderno, due capolavori canoviani in gesso imperso-
zione armonica del rapporto fra le movenze del corpo e i con- nati dalla leggiadra danzatrice con il dorso delle mani poggiato
cetti di Armonia, Grazia e Bellezza – uno spazio infinito che, sui fianchi e dalla Venere Italica, sublimazione dell’eros pudico,
fissato nell’eternità dell’attimo, annulla la distanza che solo la custoditi all’Accademia delle Belle Arti di Carrara. Un percorso
storia ha saputo porre fra le più alte espressioni dell’arte plasti- intrecciato fra Danza e Bellezza che è arricchito da una selezio-
ca romana in bronzo fiorita nella culla vesuviana e i capolavori ne di affreschi dalla medesima area vesuviana e da una scelta
che Antonio Canova ha potuto concepire nel delicato equili- di gemme dalla stessa Collezione Farnese. Dalle origini della
brio fra Nuova Classicità e Romanticismo. bellezza antica il viaggio continua fino alla bellezza moderna,
Meraviglie del MANN e neoclassicismo. Il focus della mostra incarnata proprio dalle opere di Canova, del quale ricorre il bi-
vetuloniese è costituito da due eccellenze della plastica sculto- centenario dalla morte. E ad aprire il racconto è proprio la ripro-
rea in bronzo e in marmo dal Museo archeologico nazionale di duzione in marmo di Carrara della musa della danza Tersicore,
Napoli, rappresentate da una delle cinque danzatrici – ritratta riproduzione dell’originale canoviano al museo della Fondazio-
nel gesto iconico della ballerina, il braccio sollevato al di sopra ne Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo (Pr).

22
l’acqua del bagno sacro: una Afrodite della seduzione, vestita della sola armilla e del profumo contenuto
nel prezioso vasetto stretto nella destra. (Foto S. “Cocco” Cantini)

STRUGGENTE BELLEZZA. Un altro scorcio della mostra in corso al Museo di Vetulonia: “godimento” e “piacere” pervadono la sala
riservata alla danza, evocati sin dall’etimologia del nome della musa Tersicore fino al nome greco della danza, choros,
nel quale si fondono la charis, la grazia, e la chará, la gioia, delle quali somma interprete diviene la ballerina dello stesso Canova,
simbolo di delicata e struggente bellezza. (Foto S. “Cocco” Cantini)

A VETULONIA UNA MOSTRA DI CAPOLAVORI


L’assoluto della bellezza. “A tempo di danza” è tessuta in- lata di figure danzanti, che ripropongono celebri sculture e
torno a poche opere uniche. Protagonisti sono i reperti. L’in- pitture antiche: apre il corteo la “ragazza di Laconia” dello
volucro è una scatola nera (pavimento-pareti-soffitto) pun- scultore greco Callimaco (V sec. a.C.), la stessa che introdu-
teggiata da episodi luminosi, studiati dal prestigioso brand ceva la recente mostra ateniese “Kallòs” dedicata alla bellez-
Exenia, che focalizzano le poche ma straordinarie opere za. Al centro della scena, completa l’allestimento, quale trait
esposte. Il percorso si articola nella sala “delle Vele,” dove va d’union al contemporaneo, la proiezione della performance di
in scena l’assoluto della bellezza coniugato con la danza, e danza dell’artista Caterina Di Rienzo filmata dal regista Loren-
nello spazio centrale della sala “G”, dove è rappresentata la zo Antonioni. Nella sala “G” l’attenzione è catturata dalla muta
bellezza assoluta. Nella sala “delle Vele” è ricostruita la meta- conversazione fra la marmorea Venere Farnese e la retrostan-
fora di un teatro con platea e palcoscenico, dove ha luogo la te Venere Italica in gesso di Canova, in un’atmosfera rarefatta
performance di una danzatrice: ad accoglierci è la copia in in cui aleggia l’aura della bellezza assoluta. Una bellezza esal-
marmo della Tersicore di Canova (scolpita dal robot antropo- tata da cinque gemme dalla medesima Collezione Farnese
morfo dell’Azienda Robotor), inquadrata alle pareti dagli af- ornate da soggetti coerenti con i temi della Danza e della Bel-
freschi tratti dalle domus di Pompei ed Ercolano. Al centro lezza. Una vera “mostra nella mostra” sono undici foto-qua-
della “platea” campeggia la più bella delle cinque danzatrici in dro di Luigi Spina, che conferiscono agli ambienti sembianze
bronzo dalla Villa ei Papiri e, sul lato destro a fronte del palco, di pinacoteca, a un tempo antica e contemporanea.
si leva l’eterea statua in gesso della danzatrice con le mani sui Luigi Rafanelli - architetto
fianchi di Canova. La scenografia del palcoscenico è una sfi- Info: 0564.927241 www.museoisidorofalchi.it

23
CATALOGO. S. Rafanelli (a cura Sensuale Venere accovacciata movimento circolare ricercato dall’arti-
di), A tempo di DANZA. In armo-
della Collezione Farnese sta greco, mentre è lo scultore roma-
nia, grazia e BELLEZZA. Dalle me-
raviglie del Museo Archeologico Na- no a eternare nelle forme del mar-

U
zionale di Napoli alle opere di Cano- na peculiare Venere mo la «bellezza eterna, algida,
va, “figlie del cuore”, catalogo della della seduzione è la incorruttibile» di cui si cinge
mostra (Vetulonia, Museo civico
archeologico “Isidoro Falchi”, 1 Venere accovaccia- Venere, la dea che incarna e su-
luglio - 6 novembre 2022), ARA ta della Collezione Farne- blima il concetto stesso della
edizioni, 2022. se, cui un artista romano greca kallòs.
del I sec. d.C., ispirandosi Per lei appaiono scritti i ver-
al bronzo ellenistico for- si del più celebre fra i cosiddet-
DANZA E MUSICA
Gemma con flautista
giato dal greco Doidàlsas ti Inni omerici: «…le Grazie la
(I sec. d.C.) dalla (fra IV e III sec. a.C.), volle detersero, e la unsero con l’un-
Collezione Farnese al dar vita nel marmo, trasfor- guento / soprannaturale che
MANN. L’eco dei suoni
emessi dallo strumento mandola in uno dei «corpi cosparge gli dei che vivono in
musicale, che detta del mito» che affollano la sa- eterno, / divino, dolce, che era
il lento e ritmico la Farnesina del Museo arche- stato profumato per lei. / E dopo
incedere della figura,
piega in morbide girali ologico nazionale di Napoli ove aver bene indossato tutte le sue
i lembi del velo. «anche l’aria è intrisa di storia» belle vesti, / adornatasi d’oro, A-
(Foto Archivio MANN) (Luigi Spina). Un vasetto di profu- frodite che ama il sorriso / si affrettò
sotto a destra mo, un alàbastron stretto nella mano verso Troia, lasciando il giardino fra-
LEDA E IL CIGNO destra portata al volto, cui fa da pendent l’ar- grante, / e compì rapidamente il suo viaggio,
Gemma con Leda e il milla che stringe e adorna l’omero del mede- in alto, fra le nubi» (Inno ad Afrodite, V, 61-67).
cigno (I sec. d.C.), dalla
Collezione Farnese simo braccio, tratteggia, nella sfera peculiare Simona Rafanelli
al Museo di Napoli. Il della bellezza segnata dall’hedoné, il piacere direttore Museo Civico Archeologico
cosmo stupito contempla
«che persuade e seduce», i lineamenti di que- “Isidoro Falchi” di Vetulonia
il miracolo della nascita
di Elena, alter ego terrena sta dea «dalle morbide forme carnose» colta
della divina Afrodite, nell’attimo in cui, terminato il bagno, al rit- Bibliografia: B. Avanzi, D. Isaia (a cura di), Canova tra inno-
dal grembo di Leda cenza e peccato, catalogo della mostra (MART di Rovereto,
fecondato da Zeus sotto
mo di una solenne cerimonia rituale, «tutte
17.12.2021-18.04.2022), Sagep Editori, 2021; R. Bianchi
le spoglie di un cigno. con questo cosparse le belle sue membra, si Bandinelli, E. Paribeni, L’arte nell’antichità classica, Grecia,
(Foto Archivio MANN) pettinò la chioma, le fulgide trecce compose, UTET, Torino 1976; S. De Caro, Le danzatrici della Villa dei
lucide, belle, tutte fragranti, sul capo immor- Papiri, in Catalogo 2020-2021, 5 Continents Editions, 2020;
MENADE DANZANTE V. Moesch (a cura di), La Villa dei Papiri, Mondadori Electa,
Una seguace di Dioniso tale» (Iliade, XIV, toeletta di Hera che si ap-
2009; G. Pavanello (a cura di), Canova e l’Antico, catalogo
con tirso (I sec. d.C.) presta a sedurre Zeus). Sono l’atteggiamento
rappresentata della Mostra (MANN, 28 marzo - 30 giugno 2019), Monda-
nell’estasi della danza di tutte le parti del corpo, raccolto in se stes- dori Electa, 2019; S. Rafanelli, P. Spaziani, Aromi divini degli
in un’altra gemma so, il ritmo incrociato tra le singole membra Etruschi, in L. Cenciaioli (a cura di), L’Eros degli Etruschi, Atti
della Collezione Farnese del convegno (Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria
e le rispondenze con il volto, girato e reclina- 2016), Perugia 2017; L. Spina, Penombra, in Canova quattro
al Museo archeologico
nazionale di Napoli. to, appena turbato da un’espressione sospesa tempi, 5 Continents Editions, 2021; P. Zanker, Arte Romana,
(Foto Archivio MANN) di pudica sorpresa, a imprimere alla dea quel ed. italiana a cura di M. La Monica, Editori Laterza, 2012.

244
FRA LAZIO ANTICO ED ETRURIA

BISENZIO
IL LAGO E LA CITTÀ
TESTO E COORDINAMENTO ANDREA BABBI SCHEDE AUTORI VARI
ILLUSTRAZIONI G. ANTONIELLA A.S.S.O. A. BABBI B. BABBI T. D’ESTE P.M. GUARINO H. LANCIONI
F. MICHELANGELI C. MINNITI M. PAZZANESE PIXAIR N. RUBERTI
Le riproduzioni fotografiche dei reperti, realizzate da A. e B. Babbi, compaiono per gentile concessione del Museo Nazionale etrusco
di Villa Giulia e della Direzione Regionale Musei Lazio - Museo Archeologico Nazionale della Rocca Albornoz - Viterbo

Un verde promontorio sospeso sul lago di Bolsena


custode di una memoria che dall’età del Bronzo arriva
alla piena età etrusca: dopo le straordinarie scoperte del passato
oggi presenti in tanti musei europei sono riprese le indagini
nell’ambito di un progetto internazionale e transdisciplinare
che mira a ricostruire la vita e il paesaggio
di uno dei più fiorenti insediamenti dell’Etruria meridionale
L
UNGO LA COSTA SUD-OCCIDENTA- che da ovest a sud-est trascolorano in dorati
le del lago di Bolsena*, il lago vulca- campi di cereali.
nico più ampio d’Europa, si distin- La regione di Bisenzio, oggi nel territorio del
gue il profilo verde cupo di un gran- suggestivo borgo di Capodimonte (Vt), nell’an-
de promontorio. Il nome “Bisenzo” tichità costituiva un fondamentale punto di rac-
attribuito a questo monte dalla car- cordo tra il dinamico mondo della costa tirreni-
tografia e dalle cronache storiche ricorre come ca, i ricchi giacimenti metalliferi della Toscana
“Bisenzio” nei documenti contemporanei. Nel centro-meridionale e i verdi pascoli del monte
tempo il profilo dell’altura è cambiato solo in Amiata da un lato, e le vivaci realtà delle valli
parte. Alle falesie orientali che si immergono del Paglia* e del Tevere così come dell’Agro Fali-
scoscese nelle acque color smeraldo, fanno da sco-Capenate* dall’altro. Da parte sua il lago
contraltare il meno ripido versante nord/nord- garantiva rapidi contatti tra le sponde oltre a u-
occidentale e i dolci declivi punteggiati d’ulivi na inesauribile riserva d’acqua e cibo.
pp. precedenti e in questa Una situazione ecologica del V sec. a.C. «L’isola più grande è oggi
INSEDIAMENTO
SUL LAGO favorevole all’insediamento chiamata Bisentina, dalla città di Bisentino,
Il promontorio le cui rovine sono visibili su un colle vici-

L
di Monte Bisenzio a funzione di Monte Bisenzio come no». Con queste parole Pio II, in visita a Ca-
sulla costa sud-
occidentale del lago presidio a controllo dei traffici lungo podimonte nel 1462, affida alla storia l’im-
di Bolsena visto la sponda occidentale del lago è con- magine di un Monte custode di memorie ur-
dall’acqua e dal fermata dalle caratteristiche antiche della bane. Sebbene i ruderi citati possano essere
territorio retrostante,
immerso in un corrispondente nicchia ecologica del terri- attribuiti al castello medievale che per lun-
paesaggio molto torio. Durante il II millennio a.C. il manto go tempo coronò l’altura, colpiscono i con-
conservato e fortemente
evocativo della
vegetale delle colline circostanti era verosi- cetti di urbanità e influenza associati alla
dimensione antica. milmente più esteso e fitto di oggi e il livello comunità di Bisenzio. È possibile che la per-
Il celebre carrello del lago più basso. Dunque il promontorio cezione di un antico e fulgido passato abbia
bronzeo su quattro
ruote, con scene era posto al centro di un’ampia fascia perila- preso forma tra i locali nel corso del Rinasci-
figurate nella parte custre pianeggiante che catalizzava la movi- mento. Una “cronica” della non lontana cit-
intermedia e cestello mentazione di beni e persone. Questa con- tà di Castro permette di datare alla fine del
di bronzo presso
la sommità, databile dizione di optimum ecologicum e strategico Cinquecento la scoperta di «molte sepolture
alla seconda metà assicurò alla comunità residente una inin- con cadaveri dentro di gran statura» nei
dell’VIII sec. a.C.
ed esposto al Museo
terrotta fioritura tra il II millennio e gli inizi campi circostanti il Monte. ➝ a p. 32
Nazionale etrusco
di Villa Giulia, proviene
dalla tomba 2 della
vicina necropoli
etrusca di Olmo Bello.

p. a fronte in alto
STRATI DEL SUOLO
Nel sito di Bisenzio,
trivella a mano
Eijkelkamp utilizzata
per l’analisi delle
coperture pedologiche.

BISENZIO E L’ETRURIA MERIDIONALE

Fioritura dell’insediamento. La frequentazione di Monte coli di pietre funerari rivelano ad esempio una condivisione
Bisenzio risale alla fine del III millennio a.C. Sulla base della di tradizioni con altre comunità dell’Italia centrale favorita
lunga durata e della fortuna del sito, si può supporre che già anche dal comune interesse per i ricchi giacimenti metallife-
allora questi svolgesse un ruolo di raccordo nella rete di siti ri toscani (a mero titolo d’esempio Vetulonia, Marsiliana
collinari e perilacustri limitrofi. Inoltre è possibile attribuire a d’Albegna, Grotte di Castro, Bisenzio, Orvieto, Spoleto, Ter-
Bisenzio un ruolo di primo piano nella gemmazione, nel tar- ni, Campovalano di Campli, Bazzano, Fossa).
do II millennio a.C., di siti sulla sommità della caldera di La- Testimonianze di coesione sociale e forza economica.
tera (vasta depressione di origine vulcanica pochi chilometri La folgorante fioritura di Bisenzio prosegue ininterrotta,
a ovest del lago di Bolsena - ndr) a controllo dei collegamen- seppure più sommessa, tra VII e VI sec. a.C. L’importanza, la
ti tra la Val di Lago* e la valle del Fiora*. La cultura materiale coesione e la complessità sociale della comunità visentina
della prima età del Ferro rivela il dinamismo della comunità. sono testimoniate dalla realizzazione di un vallo difensivo
Questa pur concorrendo alla creazione di produzioni locali, lungo il limite sud-occidentale dell’abitato, da una rete di vie
partecipa a reti di contatti di più ampio respiro. Tumuli e cir- sepolcrali e dalla proliferazione di tombe a camera e recinti

28
INDAGINI GEOLOGICHE A MONTE BISENZIO
L’evoluzione del paesaggio. Ricostruire il paesaggio coevo a zione di perforazioni lungo l’an-
un insediamento antico è un po’ come cercare di mettere insie- tico litorale sommerso del lago e
me gli elementi di un grande puzzle. In questa ricostruzione le nell’area emersa a ovest di Mon-
indagini geologiche svolgono un ruolo essenziale. A partire da te Bisenzio ha permesso di
circa 100 mila anni fa (Pleistocene superiore), il paesaggio di campionare i sedimenti presenti sul fondale e nella piana allu-
Monte Bisenzio è stato interessato da importanti modificazioni vionale, mettendo a disposizione un prezioso archivio di dati
connesse principalmente alle oscillazioni del livello del lago di paleoambientali, su cui i geologi stanno effettuando analisi se-
Bolsena, che hanno condizionato non solo l’estensione delle dimentologiche e microfaunistiche per definire le modifiche
aree emerse, ma anche i processi evolutivi dei corsi d’acqua ambientali indotte dalle oscillazioni del livello del lago.
che sfociano nel lago. Paolo M. Guarino Mauro Lucarini
Prezioso archivio di dati paleoambientali. Sono stati realiz- Le indagini sono realizzate da: Paolo M. Guarino, Mauro Lucarini,
zati un rilevamento geomorfologico del terreno, finalizzato a ri- Luca M. Puzzilli e Mauro Roma (ISPRA -Dipartimento per il Servizio
conoscere le formazioni geologiche e le forme del paesaggio, Geologico d’Italia), Giorgio Vizzini (ISPRA - Centro Nazionale per la
carotaggi con trivella a mano e analisi di modelli 3D del territorio rete nazionale dei laboratori) e Sergio Bravi (DISTAR - Dipartimento
ottenuti dalla cartografia storica. Successivamente, la realizza- di Scienze della Terra, Ambiente e Risorse - Federico II Napoli).

L’ETRURIA
MERIDIONALE

BISENZIO E L’ETRURIA MERIDIONALE


funerari litici, riflesso dell’importanza dei legami familiari e di taglie di Cuma (524 e 474 a.C.), l’attenzione dei più impor-
un accentuarsi delle dinamiche antagonistiche interne al tanti centri urbani dell’Etruria meridionale si rivolse con
corpo sociale. Evidenti affinità nella cultura materiale hanno determinazione sui fertili territori e i dinamici mercati interni.
permesso di attribuire la fioritura di alcuni centri circostanti L’intraprendente e antica comunità aristocratica di Bisenzio
(come Civita di Grotte di Castro) alla comunità di Bisenzio difficilmente poté armonizzarsi con gli interessi appena cita-
che, in tal modo, si sarebbe assicurata un miglior controllo ti e, al principio del V sec. a.C., si avviò verso un repentino e
del territorio in una fase di assestamento delle sfere di in- definitivo oblio. I frammenti di vasi a vernice nera rinvenuti
fluenza delle comunità urbane limitrofe come Orvieto, Vulci lungo il declivio occidentale del Monte indicano l’esistenza
e Tarquinia. di nuclei residenziali ellenistici cui forse vanno attribuite al-
Perdita di un ruolo strategico. Il declino di Bisenzio ebbe cune sepolture presso la poco distante caldera del Lagac-
inizio al crepuscolo del VI sec. a.C. A seguito del marcato e cione. Infine, fonti epigrafiche rinvenute nel territorio testi-
definitivo ridimensionamento dell’influenza etrusca sul Tir- moniano l’esistenza di un municipium in epoca cesariana (I
reno scaturito dalle sconfitte subite dagli Etruschi nelle bat- sec. a.C.). Andrea Babbi

* ➝ p. 37 29
ABITATO
PROTOSTORICO STORIA DELLE RICERCHE A BISENZIO
Dolio di forma
cilindro-ovoide (XII-X Sensazionali scoperte sullo scorcio dell’Otto- Quelle straordinarie urne a capanna. Come ri-
sec. a.C.) rinvenuto nel
1978 nello scavo delle cento. «Sono state trovate due urne a capanna velavano le parole di Gamurrini, fra la ricca messe
[…] la quale scoperta potrà porgere maggior lume dei reperti che tornavano in luce a Bisenzio l’inte-
in quella intricata questione, e per il tempo, e per resse s’incentrava soprattutto sulle urne a ca-
l’uso, e forse per il popolo, che si dilatò nel Lazio»: panna che, ben note da tempo nel Lazio, in quegli
così Gian Francesco Gamurrini, “r. Commissario anni cominciavano a essere scoperte anche in
dei musei e degli scavi dell’Etruria e dell’Umbria” Etruria: il loro impiego al posto dei canonici cine-
in un rapporto inviato il 10 novembre 1885 a Giu- rari “biconici” era considerato possibile indizio di
seppe Fiorelli, direttore generale delle Antichità e diversità etniche nell’ambito dell’acceso dibattito
Belle Arti, sugli scavi archeologici in corso a Bi- sulle origini degli Etruschi e dei popoli italici.
senzio. L’attenzione scaturiva da una segnalazio- Rivalità fra grandi musei per reperti da Bisen-
ne di Giovanni Cozza, “r. Ispettore agli scavi e ai zio. Intorno all’acquisto dei corredi visentini con
monumenti di Porano” circa «importantissime urne a capanna si accese una vivace competizio-
scoperte archeologiche» a Bisenzio. Di lì l’incarico ne tra musei italiani – Museo archeologico di Fi-
al Gamurrini di vigilare e l’invio a Bisenzio di Ange- renze diretto da Luigi Adriano Milani, Museo prei-
lo Pasqui, segretario del Commissariato, per illu- storico di Roma diretto da Luigi Pigorini – ed
strare le scoperte ed eseguire nuove esplorazioni. esteri, competizione che causò una lievitazione

strutture protostoriche
dell’abitato su Monte
Bisenzio. La forma,
tipica dei contesti
abitativi capannicoli
protostorici,
era funzionale
all’immagazzinamento
di granaglie e altre
derrate.

ETÀ DEL FERRO


Reperti da contesti
tombali della necropoli
di San Bernardino
(IX-VIII sec. a.C.).
Sono visibili urne
cinerarie a forma
di capanna, di olla,
di vaso biconico
e altri elementi
del corredo tombale.
Disegno tratto da
Notizie degli Scavi 1886.

DRONI E SONAR PER LA CARTOGRAFIA


Rilievi della fascia costiera. La Fachhochschule Mainz ha allestito sul
territorio 76 capisaldi georeferenziati necessari per le successive ricer-
che. Il progetto ha quindi previsto la conduzione di rilievi ad alta risoluzio-
ne della fascia costiera emersa e subacquea che, successivamente,
sono stati sovrapposti e collimati. La parte subacquea compresa tra le
batimetriche di 0.5m e 33m è stata rilevata con ecoscandaglio interfero-
metrico ad alta frequenza al fine di ottenere un accurato modello bati-to-
pografico (DEM) e morfologico del fondale; parallelamente, l’analisi della
componente di Backscatter dei sonogrammi ha consentito di realizzare
una mosaicatura del fondale e di individuare oggetti compatti (antropici,
affioramenti e sub-affioramenti rocciosi, ecc.). La fotogrammetria da
drone è stata utilizzata per rilevare (Ortofoto e DTM) la fascia costiera
FASCIA COSTIERA. Rilievo combinato dell’area costiera emersa e quella subacquea visibile. Quest’ultima ha richiesto specifiche
antistante Monte Bisenzio: A. rilievo fotogrammetrico postelaborazioni per correggere l’effetto della rifrazione dell’acqua.
emerso; B. r. fotogrammetrico subacqueo
con correzione della rifrazione; C. r. subacqueo Panagiotis Agrafiotis Andrea Babbi Alessandro Bozzani
profondo con ecoscandaglio interferometrico. Mimmo Pazzanese Dimitrios Skarlatos
30
sotto al centro
ETÀ DEL BRONZO
STORIA DELLE RICERCHE A BISENZIO Il territorio di Monte
dei prezzi rendendo le trattative più laboriose. cropoli delle Bucacce incrementarono ulterior- Bisenzio tra XXIII e X
sec. a.C. con i principali
Milani acquisì a più riprese otto esemplari di urne mente le collezioni del Museo archeologico di assi di comunicazione.
a capanna per la sala dedicata a Bisenzio della Firenze; notevoli in particolare armi di bronzo da A causa della maggiore
sezione topografica del Museo archeologico di parata e un’olla con decorazione dipinta di stile estensione del manto
vegetale e del livello
Firenze. A costituire una delle maggiori attrattive geometrico esibente in un fregio una scena di più basso del lago,
era un’urna a capanna racchiusa con tutto il suo danza corale di carattere rituale. A documentare Monte Bisenzio
corredo entro l’originaria custodia di tufo espo- l’intero ciclo della cultura materiale e artistica di si trovava al centro di
una fascia perilacustre
sta a diretto contatto dei visitatori. Due corredi Bisenzio sono stati i corredi della necropoli su cui convergevano
con urne a capanna furono abusivamente ven- dell’Olmo Bello (vedi scheda a p. 32) esplorata importanti
duti al Museo archeologico nazionale di Cope- tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Acquisiti collegamenti.
naghen e a quello di Saint-Germain-en-Laye dal Museo etrusco di Villa Giulia, una significati-
presso Parigi. I materiali di tredici tombe visenti- va parte di essi, già esposta dal 1955 nel riallesti-
qui sotto
ne, di cui una esibente una bella urna a capanna mento del museo curato da Franco Minissi, è LE NECROPOLI
in perfetto stato di conservazione, furono poco stata trasferita in anni recenti a Viterbo nel Mu- I nuclei sepolcrali che
dopo acquistati dal Museo preistorico di Roma. seo etrusco della Rocca Albornoz specifica- punteggiano l’area
circostante Monte
Sorprese dagli scavi novecenteschi. Nel se- mente dedicato ai centri del Viterbese. Bisenzio fra
condo decennio del XX secolo gli scavi nella ne- Filippo Delpino l’età del Ferro
e il periodo etrusco.

MOSAICATURA DELLE IMMAGINI ACUSTICHE


Interpretazione tridimensionale dei fondali. L’imaging sonar è
una tecnica che consente di acquisire immagini acustiche ad alta
risoluzione di ambienti subacquei in base ai principi del metodo side
scan sonar. Le ombre acustiche che vengono prodotte con questa
tecnica, sono fondamentali per l’interpretazione tridimensionale dei
target colpiti dagli impulsi acustici ad alta frequenza. Al fine di far ri-
saltare eventuali strutture o oggetti che emergono dal fondale del
lago, il sensore è stato installato su un treppiede in acciaio immerso
in acqua perpendicolarmente alla superficie del fondale. In totale
sono stati realizzati 17 stazionamenti in ognuno dei quali sono state
effettuate scansioni a 360° con impulsi sonar a diversi range di di-
stanza. Le immagini acustiche così acquisite sono state processa-
te, mosaicate e georiferite al fine di rendere omogenea la copertura
IMAGING SONAR. Installazione Imaging sonar su treppiede dell’area rilevata. Nell’elaborazione e restituzione finale risultano
e stazione di misura. Sono stati realizzati 17 stazionamenti
complessivi con scansioni a 360° e impulsi sonar molto evidenti gli allineamenti, le strutture e in generale gli oggetti
a diversi range di distanza. che emergono dal fondale. Davide Martinucci Roberta Zambrini
31
* ➝ p. 37
OLMO BELLO Ricchezza e varietà e documentano una realtà inattesa. A sud e a
- TOMBA 2
Disegno ricostruttivo delle strutture tombali ovest del Monte si susseguono numerosi nu-
della tomba 2 clei sepolcrali talvolta caratterizzati da una

È
della necropoli solo alla fine dell’Ottocento che ha ini- lunga continuità d’uso fra IX e V sec. a.C. A
visentina di Olmo Bello,
a fossa con pseudovolta zio una lunga stagione di ricerche più nord-ovest invece, lungo le forre tra le colline,
(seconda metà propriamente scientifiche, sebbene i- è un proliferare di tombe a camera sapiente-
VIII sec. a.C.). nizialmente caratterizzate da un approccio mente intagliate nel tufo, a volte rifinite da
Grazie alla
documentazione edita antiquario, dunque motivato da intenti di motivi lineari dipinti in rosso. La ricchezza
e d’archivio, nonché raccolta e collezionismo. Tali indagini, foca- dei corredi, la varietà delle strutture funerarie
ai numerosi rilievi
fotografici dei
lizzate eminentemente sul mondo dei morti, tra cui almeno due tumuli/circoli di pietre,
reperti è stato ➝ sono proseguite fino agli scorsi anni Novanta l’esistenza di strade sepolcrali in un caso con

LA NECROPOLI “OLMO BELLO”


Ricerche iniziate quasi un secolo fa. La necropoli “Olmo ti si distribuiscono soprattutto tra VIII e inizi del V sec. a.C., è
Bello”, una delle più ricche di Bisenzio, fu scavata tra 1927 e certo un inizio della necropoli già nel IX sec. a.C. L’area se-
1931. Dopo una prima campagna diretta dall’antiquario Fau- polcrale si articolava in cinque nuclei a una distanza recipro-
sto Benedetti, l’allora soprintendente Roberto Paribeni ca di circa 150 metri, tre dei quali frequentati eminentemente
(1876-1956), conscio della capitale importanza dei corredi nell’età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.). A questa fase cronologica
rinvenuti, affidò all’architetto e archeologo Enrico Stefani la vanno riferite le classiche tombe a pozzo e anche un discreto
direzione delle ricerche e all’ispettore onorario Augusto Gar- numero di cremazioni in custodia di tufo caratterizzate da
gana la loro supervisione. Paribeni pubblicò sedici corredi una ricchezza dei corredi che connota i defunti, spesso fem-
già nel 1928, tuttavia è solo dal 2015 che la necropoli è ogget- minili, come individui socialmente preminenti. A una fase
to di uno studio sistematico e complessivo. avanzata del periodo si datano alcuni contesti tombali di in-
Un’estesa area sepolcrale. Nonostante l’elevato numero di dividui particolarmente importanti. È il caso di inumazioni in
sepolture violate imponga grande cautela, sono possibili al- fossa dalle dimensioni imponenti in cui il sarcofago ligneo era
cune interessanti osservazioni. Anche se i contesti recupera- stato coperto e protetto da grandi massi sbozzati disposti a

32
bassi muretti perimetrali forse abbelliti da sta- a.C.). Altri manufatti attestano invece la parte- ➝ possibile realizzare
la ricostruzione digitale
tue zoomorfe in pietra e la presenza di struttu- cipazione diretta o indiretta a circuiti di scam- del contesto tombale.
re (per esempio un deposito votivo) verosimil- bio di respiro mediterraneo (ad esempio il fa- I reperti la cui esatta
mente funzionali al corretto svolgimento dei moso carrello bronzeo avvicinabile ai repertori collocazione
nello spazio tombale
rituali funebri riflettono una complessa artico- sardi, ciprioti e cretesi; alcuni vasi sempre in non è completamente
lazione sociale e un’accentuata dinamicità del bronzo con vasca baccellata di ascendenza vi- certa sono resi
corpo civico. Infine, la cultura materiale testi- cino orientale; vasi in argilla di forma affine al in trasparenza.
monia alcuni tratti affini a quelli di aree geo- cratere con motivi dipinti egeizzanti e quelli
grafiche limitrofe, come possono essere la mi- con decorazione dipinta in rosso e nero su fon-
niaturizzazione* e le urne a capanna della pri- do bianco riecheggiante repertori cretesi, ci-
ma età del Ferro di ambito laziale (IX-VIII sec. prioti e vicino orientali). ➝ a p. 38

LA NECROPOLI “OLMO BELLO”


pseudovolta. Un esempio è offerto dalla tomba 2, femminile da strada situata tra le tombe. L’osservazione che sepolture
e col famoso carrello bronzeo con scene figurate, probabil- a fossa di VII sec. a.C. fossero state realizzate all’esterno e
mente completa di copertura a tumulo, come indicano l’am- nel rispetto del fossato suddetto e altre coeve fossero orien-
pia area di rispetto e l’orientamento delle sepolture circo- tate con la via sepolcrale, induce ad attribuire la realizzazione
stanti. di fossato e strade a questo periodo. Infine è in quest’epoca
L’abitato giunge a lambire la necropoli. Lungo il margine che giunge a maturazione la tradizione testimoniata dalla
nord della necropoli alcune tombe dell’età del Ferro furono tomba 2 (citata sopra). All’Olmo Bello sono infatti documen-
parzialmente tagliate da un fossato. Questa struttura, per cui tati almeno due tumuli/circoli di pietre con tombe a fossa del
si è ipotizzata una funzione difensiva, era pertanto successi- VII sec. a.C. La frequentazione della necropoli proseguì nel
va alle tombe e conseguente a un ampliamento dell’abitato corso del VI sec. a.C. quando alcuni gruppi di inumazioni, or-
giunto a lambire i confini della città dei morti. Il fossato pre- mai dotate di sarcofago in pietra, furono delimitati da recinti
sentava un’interruzione che consentiva, grazie a un asse via- litici verosimilmente con l’intento di enfatizzare la relazione di
rio, l’ingresso all’abitato. A esso faceva pendant una secon- parentela tra i defunti. Andrea Babbi

RICCO MONILE. Collana dalla tomba 2


di Olmo Bello (seconda metà VIII sec.
a.C.). Il monile, rinvenuto nel 1927,
faceva parte del corredo personale
conservato dentro il sarcofago ligneo.
All’esterno i famigliari avevano deposto
un ricco e articolato corredo che,
come un testo, narrava i vari aspetti
della persona sociale della defunta.

RAFFINATEZZA. Fibula dalla tomba 2


di Olmo Bello (seconda metà VIII sec.
a.C.). Il rivestimento dell’arco bronzeo
fu realizzato in ambra, l’esotica e dorata
resina fossile del Baltico, e in sottile
lamina aurea sapientemente avvolta
su leggerissimi dischi lignei.

* ➝ p. 37 33
1. NOME ETRUSCO
Piattello su piede con 3
iscrizione di possesso
CRUTIES in etrusco
(ultimo quarto VI - inizi
V sec. a.C. ) dalla tomba
46 della necropoli di
Olmo Bello. L’iscrizione
recita ‘di Crutio’ e
tramanda un elemento
onomastico maschile
pertinente al possessore
del piattello. Tale
indicazione potrebbe
riferirsi tanto al
defunto quanto alla
persona che poteva aver
offerto in dono il vaso
al defunto stesso.

2. “SALIERA”
Vaso miniaturistico
detto “saliera” per la 1
forma particolare (IX
sec. a.C.) dal gruppo di
materiali descritto nei
documenti d’archivio
come “tomba B” di
Olmo Bello. Si tratta
probabilmente della
versione miniaturizzata
di un oggetto utilizzato
per contenere e offrire
delle sostanze.

3. URNA A CAPANNA
Urna cineraria (IX sec.
a.C.) dal gruppo di
materiali descritto nei
documenti d’archivio 2
come “tomba B”
di Olmo Bello.
Tra fine II e inizi ➝

CAPTARE L’ACQUA. Un operatore della A.S.S.O. in esplorazione all’interno


di un antico cunicolo di captazione dell’acqua. Nella regione circostante
UN A.S.S.O. NELLA MANICA…
Monte Bisenzio si ha memoria di cunicoli artificiali verosimilmente Aree sommerse e sotterranee a Bisen-
funzionali all’approvvigionamento idrico dell’insediamento
e delle ville rustiche di epoca romana. zio. A.S.S.O. – organizzazione no profit ben
nota ai lettori di Archeologia Viva, specializ-
zata nella ricerca e studio di beni culturali e
naturalistici sommersi e sotterranei – colla-
bora al Progetto Bisenzio. Un team di tecni-
ci e archeologi subacquei ha effettuato ri-
cognizioni al fine di verificare l’effettiva
valenza archeologica di alcuni siti specifici
tramite sondaggi stratigrafici finalizzati
all’eventuale conferma della presenza di
aree insediative attualmente sommerse e di
antichi punti di ancoraggio lungo l’antica li-
nea di costa. L’attività è stata condotta gra-
zie anche all’impiego delle molteplici dota-
zioni di A.S.S.O. e di due imbarcazioni per i
sub. Rilevamenti sono stati condotti anche
presso aree sotterranee, tra cui l’emissario
del Lagaccione e alcuni antichi cunicoli di
captazione delle acque. Mario Mazzoli

34
➝ del I millennio a.C.,
4 in particolar modo
nel Latium vetus
e nell’Etruria centrale e
meridionale, si diffonde
l’usanza di deporre
le ossa cremate di uno
o più individui di rango
sociale elevato in urne
la cui forma riproduce
quella delle strutture
abitative dell’epoca.

4. INFLUSSI
MEDITERRANEI
Olla con decorazione
geometrica dipinta
(seconda metà VIII sec.
a.C.) dalla tomba 24 di
Olmo Bello. Se la forma
è tipica del repertorio
locale, la decorazione
bicroma (rosso e nero)
su ingubbiatura bianca
rivela influssi di una
tradizione decorativa
del Mediterraneo
orientale.

5. CIOTOLA
BACCELLATA
Ciotola bronzea
baccellata frammentaria
(fine VIII-VII sec. a.C.)
dalla tomba 60 di Olmo
Bello. Il vaso,
la cui forma rinvia
al repertorio vicino-
orientale, poteva essere
usato per contenere
pietanze solide
5 e semisolide nonché
bevande.

PIANTE SPONTANEE E COLTIVATE


Ricerche paleobotaniche per l’antica Bisenzio. L’ambiente sommer-
so del lago di Bolsena custodisce i resti vegetali del passato: alghe, pol-
line, foglie, fibre, legni, semi e frutti che raccontano la storia di antichi
paesaggi e delle passate interazioni tra uomo e ambiente. La ricerca pa-
leobotanica è in grado di rispondere a molti interrogativi sollevati dagli
archeologi: quali erano le risorse vegetali a disposizione dell’uomo, qua-
li piante venivano raccolte/coltivate nell’economia di sussistenza, quan- IL LAVORO DEL PALINOLOGO
Nel diagramma pollinico
do sono iniziate le prime attività di disboscamento, silvicoltura, pastori- vengono riportate le diverse
zia e agricoltura, quali nuovi prodotti alimentari, spezie e piante sono specie di piante presenti
stati introdotti, che ruolo avevano i vegetali nelle attività rituali, come ve- nel passato.

niva utilizzato il legno, che relazione intercorreva tra l’uomo e gli incendi,
che influenza hanno avuto i cambiamenti climatici sullo sviluppo della
vegetazione e delle antiche civiltà. Questi “misteri” vengono svelati attra-
verso lo studio del polline prodotto dalle piante che un tempo crescevano
nei pressi del lago e dall’analisi dei resti vegetali rinvenuti nel contesto
archeologico. In questo lavoro da detective, microscopici carboni di le-
gno intrappolati nei sedimenti testimoniano uso del fuoco ed episodi di
incendio. Gli studi paleobotanici conferiscono un’ampia prospettiva alle
ricostruzioni ambientali prodotte dalla ricerca multidisciplinare sull’anti-
ca “Bisenzio”. Alessandra Celant Donatella Magri Fabrizio Michelangeli

* ➝ p. 37 35
ARCHEOZOOLOGIA E ANIMALI DI BISENZIO ANTICA
Obiettivi di una disciplina. L’Archeozoologia studia i resti degli animali che si
rinvengono nei siti archeologici e che forniscono informazioni sull’alimenta-
zione, le attività di caccia e allevamento, le tecniche di macellazione, la lavo-
razione dei prodotti derivati (latte, lana), l’uso degli animali nell’agricoltura e
nel trasporto, per la difesa e la compagnia, l’uso delle ossa per fabbricare og-
getti e le offerte di carne effettuate nelle attività di culto e funerarie in epoca
antica. L’Archeozoologia permette anche di ricostruire l’ambiente naturale
antico, poiché determina le specie animali presenti nel passato.
Sfruttamento degli animali selvatici e domestici. A Bisenzio l’Archeozoo-
logia delinea le modalità di sfruttamento degli animali tramite lo studio dei re-
sti raccolti alla fine degli scorsi anni ‘70 sul fondale del lago e sulla sommità
del Monte, dei resti recuperati con le nuove indagini in corso e di quelli dalle
tombe a incinerazione della necropoli di Olmo Bello (VIII sec. a.C.). I primi ri-
sultati attestano la presenza di cavallo, bue, maiale e cervo tra i resti recupe-
FAUNA ANTICA. Resti di animali raccolti
rati presso il fondale del lago. Gli ossuari di alcune tombe di Olmo Bello hanno a fine anni ’70 sul fondale del lago di Bolsena
invece restituito frammenti di ossa combusti di maiale e bue. Claudia Minniti e ora in corso di studio.

IL RACCONTO DELLE OSSA


Progetto bioarcheologico sulle genti di Bisenzio. Parafrasando il titolo di una celebre ope-
ra di Paul Gauguin, la Bioarcheologia umana è la scienza che risponde, declinandoli al passa-
to remoto della storia dell’uomo, ai quesiti: Da dove venivano? Chi erano? Dove andavano?
Nata in seno alle discipline che studiano l’antico, la Bioarcheologia restituisce identità biolo-
gica, culturale e sociale ai resti scheletrici umani rinvenuti nei contesti archeologici. Scheletri
e denti sono veri e propri archivi da decifrare. Lo studio della macro e microstruttura dei tes-
suti ossei e dentali, della loro composizione chimico-fisica consente di fare luce sulla storia
di individui vissuti millenni fa e – all’interno di ricostruzioni più ampie – di comprendere stra-
tegie adattative, fenomeni di migrazioni, stato di salute e tipo di alimentazione, comporta-
menti sociali, scelte rituali dei gruppi umani del passato. Questo progetto si muove sul bina-
rio tracciato dalle più recenti tecniche di indagine antropologica e chimico-fisica – tra le
quali, l’analisi degli isotopi* dello stronzio* in ossa e denti per lo studio della mobilità – con lo
QUANTO VIVEVANO? Analisi scopo di restituire un’immagine del patrimonio biologico e culturale degli individui che vis-
di una mandibola: lo studio della
dentizione consente di stimare sero nell’antica “Bisenzio”, contribuendo a una delle pagine ancora da scrivere sulla storia
l’età di morte di un individuo. del popolamento umano e dell’interazione bio-culturale nell’Italia centrale. Melania Gigante

STORIA GENETICA DEI VISENTINI ANTICHI


Nel registro molecolare di ciascun individuo. L’Archeogeno- un determinato arco temporale e geografico. Tale approccio ha
mica è una disciplina che, avvalendosi delle più moderne tecni- la potenzialità di essere applicato sia su scala macrogeografica
che di analisi del DNA, associa dati genetici a studi storici e ar- che in popolazioni circoscritte, al fine di ricostruire le origini e la
cheologici. Poiché il DNA viene trasmesso da una generazione storia genetica dei diversi popoli che dai tempi antichi fino a
all’altra attraverso i meccanismi dell’ereditarietà genetica, esso oggi hanno abitato lo stesso territorio. Hovirag Lancioni
costituisce un prezioso registro molecolare di ciascun indivi-
DNA ANTICO. Reperti ossei utilizzati per l’analisi del DNA antico.
duo. Il lavoro dei genetisti consiste nel recuperare anche da resti La rocca petrosa, una parte dell’osso temporale alla base
scheletrici antropici, quali frammenti d’osso o denti, le molecole del cranio, rappresenta il frammento osseo più duro
di DNA, che spesso risultano altamente degradate e contami- e resistente che conserva al meglio il DNA.
nate. Dall’interpretazione delle variazioni di sequenza è possi-
bile individuare tracce di migrazioni che nel tempo hanno pla-
smato il pool genomico delle popolazioni antiche e moderne.
Quindi la valutazione sincronica e diacronica della variabilità
del DNA, originata e fissata attraverso le generazioni, permette
di tracciare processi evolutivi e demografici, inquadrandoli in

36
BIODISTRETTO LAGO DI BOLSENA
Un sistema socioecologico fragile. Bisenzio peramento di modelli depauperativi del territo- COLTIVAZIONI
si trova nel territorio di Capodimonte (Vt), uno rio e della società. È in questa chiave che si in- Scenografico
scorcio di paesaggio
dei diciotto comuni dell’Alto Lazio che fanno da terpreta la forte tendenza in seno al Biodistretto con campi fioriti
corona al bacino vulcanico più grande d’Euro- verso l’agricoltura biologica, le buone pratiche di lupini
pa e che aderiscono al Biodistretto Lago di Bol- agroecologiche, le agrotecniche rigenerative, il (Lupinus albus).
Sullo sfondo
sena: una cornucopia d’acqua e fertilità che ne turismo consapevole. il lago di Bolsena.
ha segnato l’attrattiva sin dalla preistoria. Tute- Gabriele Antoniella Marco Lauteri
lato dalla normativa europea come Zona Spe-
ciale di Conservazione della Rete Natura 2000,
il lago è un sistema socioecologico fragile, sia
per il progredire delle sue acque verso la soglia
di eutrofizzazione che per la perniciosa tenden-
za agli usi impropri del suolo: modelli obsoleti di
monocoltura e agricoltura intensiva, geotermia
“pilota” con irrisolti rischi idrologici e sismici,
agrivoltaico e megaeolico, prossimità di aree
definite “idonee” per il deposito unico per le
scorie radioattive, consumo di suolo e turismo
di massa.
Verso un futuro neoruralista e agroecologi-
co. Consapevole di valori e criticità, la comuni-
tà locale ha scelto di tutelare i propri beni comu-
ni. Associazionismo e agricoltori, per primi,
hanno individuato nel Biodistretto uno stru-
mento partecipativo imperniato sullo sviluppo
di nuovi modelli rurali. Un fermento neorurale,
dunque, che guarda al postagricolo come su-

*NON TUTTI SANNO CHE...


Agro Falisco-Capenate. Distretto territoriale delimitato da te ridotte di oggetti che a grandezza naturale sono più grandi.
valle del Tevere, monte Cimino, lago di Vico, lago di Braccia- Paglia (fiume). Principale affluente di destra del Tevere. Na-
no e dal territorio della città etrusca di Veio. Tale regione era sce alle pendici meridionali del monte Amiata, attraversa le
popolata dai Falisci e dai Capenati che facevano capo ai due province di Siena, Viterbo e Terni, sfocia nel Tevere a sud-est
insediamenti principali di Falerii (attuale Civita Castellana) e di Orvieto.
Capena. Stronzio. Elemento metallico bivalente alcalino-terroso (Sr),
Bolsena (lago di). In latino Lacus Volsiniensis. Lago dell’Italia presente in natura sottoforma di 4 isotopi: 84Sr, 86Sr, 87Sr,
centrale, nella parte settentrionale della provincia di Viterbo 88Sr. Elemento con proprietà chimiche e un raggio atomico
(Alta Tuscia). Formatosi circa 300 mila anni fa per il collasso simile al calcio (Ca), al quale si sostituisce nel tessuto minera-
della caldera di alcuni vulcani dei monti Volsini. Si trova a 305 lizzato di ossa e denti. Attraverso la catena alimentare, i valori
metri di altitudine ed è profondo 151 metri. Sono presenti due 87Sr /86Sr si trasferiscono dall’ambiente all’uomo in ossa e
isole: la Bisentina (antistante il promontorio di Monte Bisen- denti. In particolare, i valori 87Sr /86Sr nei denti – specificata-
zio) e la piccola Martana. L’emissario è costituito dal fiume mente nello smalto dentale, uno dei tessuti mineralizzati duri
Marta (antico Lathe). del nostro organismo – restituiscono la firma isotopica del luo-
Fiora. Fiume lungo 80 km che nasce dal versante grossetano go in cui l’individuo si è nutrito durante la sua infanzia (periodo
del monte Amiata e sfocia nel Tirreno a sud-ovest di Montalto di formazione dei denti). Confrontando i valori 87Sr /86Sr indi-
di Castro (Vt). viduali con quelli dell’ambiente di sepoltura, è possibile stabili-
Isotopo. Atomo avente numero di massa diverso rispetto a re se un individuo è morto e/o stato sepolto in un luogo diverso
un altro dello stesso elemento, ma uguale numero atomico. da quello di nascita e giungere a ipotesi di mobilità.
La differenza nel numero di massa è dovuta al numero di neu- Val di Lago. Vallata pianeggiante appena a nord del lago di
troni presenti nel nucleo atomico. Bolsena, tra i territori di Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo
Miniaturizzazione. Riproduzione a dimensioni notevolmen- e Bolsena.

37
MERCE PREZIOSA Un importante centro frammento con guerriero armato di scudo e
Aryballos etrusco-
corinzio con dell’Etruria meridionale lancia: un elemento iconografico che enfatiz-
decorazione dipinta za le virtù militari e che documenta, come in

S
a squame (fine VII- olo a partire dagli anni Settanta del se- altre comunità urbane di età arcaica in Etru-
inizi VI sec. a.C.)
dalla tomba 77 di Olmo colo scorso si è rivolta maggiore atten- ria meridionale e nel Lazio settentrionale, la
Bello. Questo piccolo zione all’abitato. Lo scavo di Maria A. crescente importanza della componente bel-
vaso realizzato in area Fugazzola Delpino e Filippo Delpino sulla lica di stampo oplitico.
etrusca riproduceva
fedelmente la forma sommità di Monte Bisenzio ha portato in luce La pressoché totale assenza a Bisenzio di va-
dei minuti contenitori tracce di strutture residenziali di fine II mil- si a figure rosse, tecnica decorativa in voga du-
lennio a.C. Negli stessi anni le rico- rante il V sec. a.C., parrebbe indiziare un re-
gnizioni di superficie di Klaus Rad- pentino declino della comunità in quel perio-
datz e Jürgen Driehaus (Università do. Un simile destino potrebbe essere scaturi-
di Göttingen) hanno documentato to dalla crescente pressione esercitata da realtà
la presenza nei campi sottostanti di
frammenti ceramici databili tra IX e i-
nizi del V sec. a.C. I risultati di que-
ste ricognizioni hanno indotto ad
annoverare Bisenzio tra i più im-
portanti centri protostorici dell’E-
truria meridionale. Infine, il rin-
venimento sul fondale antistante
l’altura di una canoa monossile
datata alla seconda metà del II mil-
lennio a.C., di vasi degli inizi del
millennio seguente e di alcune ossa RICCHI
umane ha indotto a ipotizzare l’origi- BANCHETTI
Un magnifico
naria presenza di nuclei abitativi e fu- kantharos in
nebri nelle aree oggi sommerse. bucchero con elegante
La vitalità della comunità nel corso del decorazione a ventaglietti
(fine VII-metà VI sec. a.C.)
VII e VI sec. a.C. è confermata tanto dalla dalla tomba 77 di Olmo Bello.
ricchezza dei corredi funebri, quanto dal rin- Questo vaso a doppia ansa non poteva
venimento di fondazioni di edifici origina- mancare durante i ricchi banchetti
degli aristocratici che vi ricorrevano
riamente abbelliti da lastre in terracotta con per sorseggiare inebrianti bevande.
scene figurate. Di queste è pervenuto un
prodotti dalle botteghe
di Corinto e usati
per trasportare costosi
unguenti come
i profumi.

PRELIEVI
DAI FONDALI
Prelievi per il
campionamento
stratigrafico dei
sedimenti dei fondali
del lago antistanti
Monte Bisenzio.
I sondaggi sono stati
effettuati a percussione
per caduta su fondali
di circa trenta metri.
In questo modo
i campioni hanno
subito una limitata
compressione e non
sono andati incontro
ad alcuna deformazione
da rotazione.

38
urbane dell’Etruria meridionale più influenti, NUOVE RICERCHE - PROGETTO BISENZIO
come Vulci, Tarquinia e Orvieto. Dal 2015 il sito di Bisenzio è oggetto di nuove ricerche a opera di un’équipe
Andrea Babbi transdisciplinare e internazionale. Il progetto, inizialmente finanziato dal-
la Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG) e attualmente dalla Fritz Thys-
Chi sono gli autori: P. Agrafiotis, NTUA Athens; G. Antoniel- sen Stiftung, è oggi il frutto della cooperazione tra Istituto di Scienze per il
la, UNITUS Viterbo/ BDLB Gradoli; A. Babbi, CNR-ISPC Patrimonio Culturale (ISPC) del CNR e Leibniz Forschungsinstitut für Ar-
Roma / RGZM Mainz; A. Bozzani, PIXAIR Bolzano; A. Ce- chäologie del Römisch-Germanisches Zentralmuseum di Mainz e contem-
lant, UNIROMA1 - Dip. BA; F. Delpino, già CNR-ISCIMA; pla il coinvolgimento di musei, università, istituti di ricerca e società italia-
M. Gigante, Unipadova - Dip. BC; P.M. Guarino, ISPRA ni, tedeschi e austriaci. Le ricerche sono rese possibili dalla concessione mi-
GEO; H. Lancioni, Unipg - DCBB; M. Lauteri, CNR-IRET nisteriale rilasciata dall’Istituto Centrale per l’Archeologia - Direzione Ge-
Porano / BDLB Gradoli; M. Lucarini, ISPRA GEO; D. Ma-
gri, Uniroma1 - Dip. BA; D. Martinucci, Anfibia srl; M.
nerale Archeologia Belle Arti e Paesaggio - Servizio II (04 Jan 2022 Decreto
Mazzoli, A.S.S.O. Roma; F. Michelangeli, Uniroma1 - Dip. 1) a seguito del parere positivo espresso della Soprintendenza Archeologia
BA; C. Minniti, Unisalento - Dip. BBCC; M. Pazzanese, li- Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale.
bero professionista; D. Skarlatos, CUT Limassol; R. Zam- L’obiettivo è indagare il sito e il distretto immediatamente circostante con
brini, Anfibia srl. un approccio globale, diacronico e sistematico al fine di sondare alcuni
quesiti scientifici particolarmente rilevanti come: caratteristiche del paleo-
paesaggio nonché modi, ritmi e cause del suo cambiamento; evoluzione
dell’area insediativa e sua estensione; esistenza e tipologia di un impianto
viario, di strutture difensive, di aree produttive e di stoccaggio, nonché por-
tuali; frequenza delle vie, dei tumuli/circoli di pietre funerari e delle aree ri-
tuali; esistenza di centri cultuali sul territorio; natura, consistenza e crono-
logia dei bacini archeologici subacquei. Nella prima fase del progetto
(2015-2017) sono state prese in considerazione le evidenze scaturite da al-
cune delle indagini svolte nel passato e sono state svolte ricognizioni di su-
perficie e prospezioni geofisiche. Le ricerche della seconda fase (2020-
2023), rinviata per un anno a causa della pandemia, oltre a contemplare ul-
teriori reperti da precedenti indagini, hanno permesso il campionamento
di importanti sequenze di sedimenti da aree emerse e dal fondale lacustre,
la redazione di una cartografia dettagliata del fondale antistante Bisenzio e
la realizzazione di limitati interventi di ricognizione e mirati scavi stratigra-
fici subacquei. Ulteriori attività sono già pianificate come dei limitati inter-
venti di scavo per confermare o confutare l’interpretazione delle anomalie
elettromagnetiche e nuovi rilievi del territorio grazie alle più moderne tec-
nologie. Un sentito ringraziamento va alla Fritz Thyssen Stiftung e alla DFG
che hanno generosamente reso possibile la realizzazione del progetto, alla
municipalità di Capodimonte (Vt) che ha messo a disposizione le proprie
infrastrutture, alla Toyota Motor Italia, alla Geo Bio Team Group di Paler-
mo, alla Anfibia srl, alla A.S.S.O. Roma, e ai Servizi Nautici Zenith di Capo-
dimonte, che stanno offrendo un supporto logistico fondamentale per la
buona riuscita delle ricerche. Andrea Babbi

Per saperne di più

NEI FONDALI
Andrea Babbi in
ricognizione nel lago
di Bolsena presso
Monte Bisenzio. Grazie
a interventi ricognitivi
e mirati sondaggi di
scavo è stato possibile
georeferenziare
e documentare tanto
sequenze di stratigrafie
archeologiche quanto
reperti erratici
sommersi.

39
LUNGO L’ANTICA VIA. Prospetto sulla via Latina della tomba monumentale dei Valeri,
databile alla seconda metà del II sec. d.C. in base ai bolli di fabbricazione dei laterizi
rinvenuti negli scavi ottocenteschi. (Foto S. Fioravanti/Commons)
MONDO ROMANO

TOMBE
DELLA VIA LATINA
MERAVIGLIE DI UN PARCO
ARCHEOLOGICO
TESTI SANTINO ALESSANDRO CUGNO FOTO ROBERTA GELLI - ARCHIVIO PAAA-MIC

Tra le moderne via Appia e via Tuscolana nel mezzo della periferia
dell’Urbe si incastona un tratto del terzo miglio dell’antica via Latina
con tombe monumentali di età romana
che invitano alla sosta e alla contemplazione
N
p. a fronte nel riquadro EL MEZZO DELLA PERIFE- serie di edifici di culto cristiani lungo il trac-
EFFETTO NOTTE ria di Roma, tra le moderne ciato. Oggi il Parco delle Tombe della via Lati-
Scorcio notturno
del Parco delle Tombe via Appia e via Tuscolana, na, parte integrante del Parco archeologico
della via Latina si incastona ancora ben dell’Appia Antica, racchiude al suo interno una
visto dall’ingresso conservato un tratto del ter- limitata porzione del suburbio di Roma, pari a
dell’area archeologica.
zo miglio dell’antica via La- tre ettari di estensione. L’area venne acquisita
tina, una strada dalle origini remote: la rotta al demanio dallo Stato italiano nel 1879 e suc-
naturale, già seguita in età preistorica, venne cessivamente risistemata a giardino pubblico
TERZO MIGLIO utilizzata dagli Etruschi per colonizzare la con la piantumazione di cento alberi di pino
Nel Parco archeologico Campania nell’VIII-VI sec. a.C. Tracciata defi- nell’anno 1900, per iniziativa di Guido Baccel-
delle Tombe della via
Latina al terzo miglio
nitivamente dai Romani intorno al IV-III sec. li, all’epoca ministro della Pubblica Istruzione.
con in primo piano a.C., la via Latina congiunse Roma a Capua
un tratto del basolato
originale della strada
attraversando i monti Lepini, Ausoni, Aurun- Scavi ottocenteschi
che portava da Roma ci e le valli dei fiumi Sacco e Liri e mantenne per antichità da rivendere
a Capua. Lungo la sua importanza per tutta l’antichità. Anche

L
il tracciato viario durante il Medioevo essa fu preferita come a riscoperta della via Latina e di una
si affacciano le tombe
monumentali di età viabilità per Napoli per la migliore conserva- successione ininterrotta di varie tipolo-
romana imperiale. zione rispetto all’Appia e la presenza di una gie di strutture funerarie e abitative che

42
fiancheggiano i due lati dell’asse viario baso-
lato, databili dall’età romana repubblicana NEL PARCO DELLA VIA LATINA
all’Alto Medioevo (fra II-I sec. a.C. e VIII-IX
Nella immediata periferia di Roma. Passato l’incrocio con via Appia
sec. d.C.), si deve a Lorenzo Fortunati (1819- Nuova, imboccando via dell’Arco di Travertino, si trova il Parco archeo-
1886), un maestro elementare con la passio- logico delle Tombe della via Latina. Il Parco segue per quasi mezzo chilo-
ne per l’archeologia, che ottenne a proprie metro l’antico percorso della strada, in uno dei pochi tratti che hanno
spese la concessione di scavo nella Tenuta conservato il basolato e l’aspetto originario. La scoperta di questo luogo
del Corvo o Arco di Travertino, un fondo ap- si deve a Lorenzo Fortunati, un privato che tra il 1857 e il 1858 eseguì a
partenente alle famiglie Barberini-Lante del- proprie spese i lavori di scavo, anche a fini di commercio dei materiali
la Rovere e Belardi. Gli scavi di Fortunati fu- recuperati. Il completamento dell’indagine fu invece realizzato da Pio IX
rono eseguiti negli anni 1857-58, con una (1846-1878), mentre dell’esproprio dei terreni ai Barberini si occupò lo
squadra di cinquantaquattro operai, per mo- Stato italiano nel 1879, subito dopo l’unità d’Italia. Successivamente i
tivi di ricerca scientifica, ma anche allo sco- restauri delle tombe monumentali proseguirono sotto la direzione di Ro-
po preciso di trovare oggetti da dividere in dolfo Lanciani (1845-1929), e finalmente l’area fu destinata a parco per
parti uguali fra proprietario del terreno e iniziativa del ministro Baccelli agli inizi del Novecento. Purtroppo a
scopritore, che successivamente li avrebbe ri- tutt’oggi non è stato possibile ampliare questa straordinaria area arche-
venduti allo Stato Pontificio o a collezionisti ologica né, in passato, proteggere le rovine da furti e distruzioni: basti
privati. come esempio l’occultamento nel 1964 di parte della villa di Demetriade

per far posto a due campi di calcio e il furto nel 1984 di alcune colonne e
preziosi capitelli di V sec. d.C., appartenenti alla basilica di S. Stefano
protomartire, in parte recuperati nel 1997 dal Comando Carabinieri Tute-
la Patrimonio Culturale. Nell’estate 2023 il Parco delle Tombe della via
Latina ospiterà VIA LATINA ARCHEOFILM, un festival internazionale del
cinema di archeologia organizzato in collaborazione con Archeologia
Viva (vedi: www.firenzearcheofilm.it).
Info: www.parcoarcheologicoappiaantica.it

* ➝ p. 45
43
NELLA VILLA Una grande villa di età la costruzione del complesso residenziale
DI DEMETRIADE
Strutture termali imperiale al III miglio nella tarda età domizianea (fine I sec. d.C.),
affioranti (III sec. d.C.) mentre la famiglia di rango senatorio di ori-

G
della grande villa al li scavi di Lorenzo Fortunati lungo la gine africana dei Servilii Silani sarebbe succe-
terzo miglio della via
Latina. Le strutture via Latina presero avvio nel 1857 e duta intorno alla metà del II sec. d.C.; in età
della prestigiosa condussero alla scoperta dei resti di commodiana (180-193) la residenza fu pro-
residenza suburbana, una grande residenza suburbana appunto babilmente incamerata all’interno del dema-
detta di Demetriade
dal nome dell’ultima all’altezza del III miglio. Un’iscrizione men- nio imperiale, per divenire infine proprietà
discendente degli Anicii zionante Sextus Anicius Paulinus, console nel degli Anicii nella prima metà del IV sec. d.C.
che ne furono
proprietari nella fase
325 d.C., dimostrerebbe l’acquisizione della
finale, sono interrate villa da parte della potente famiglia degli A- La basilica di S. Stefano
e in parte furono nicii* in età costantiniana; il rinvenimento di protomartire sulla via Latina
occultate negli scorsi
anni Sessanta fistulae aquariae (condutture idriche) in

S
per la costruzione piombo con iscrizioni ha permesso di rico- econdo quanto riportato dal Liber Pon-
di due campi struire, in via ipotetica, la successione dei tificalis* (I, p. 238) e da un discusso te-
di calcio.
precedenti proprietari. Risulterebbe che sia sto epigrafico, ritrovato frammentario
stata la gens dei Valerii Paullini ad aver avviato da Fortunati e integrato da Raffaele Garrucci

44
(gesuita, numismatico e archeologo specia-
lizzato in storia cristiana), papa Leone I
(440-461) fece erigere una basilica cristiana
all’interno della villa sulla via Latina di cui
abbiamo appena detto, riutilizzando le pree-
sistenti strutture, a custodia delle reliquie di
santo Stefano protomartire, per volontà di
Demetrias Amnia ultima discendente degli A-
nicii, convertita al cristianesimo e dedita alla
vita ascetica. I lavori di scavo, studio e restau-
ro della basilica di S. Stefano furono prose-
guiti nella primavera del 1858 dalla Com-
missione di Archeologia Sacra, diretta dal se-
gretario Felice Profili, a causa delle contro-
versie riguardanti l’eccessiva disinvoltura con
cui Fortunati vendeva gli innumerevoli reper-
ti emersi durante le sue indagini.
SANTO STEFANO
L’edificio presenta una pianta basilicale a tre I resti parzialmente
navate divise da colonne, senza transetto, ricostruiti della basilica
con abside sul lato occidentale, ingresso su di S. Stefano
protomartire in una
quello orientale, una costruzione comune- foto del 1911. La chiesa
mente denominata “edicola” nella navata fu fatta costruire dalla
centrale e un battistero; i muri sono in opus li- devota Demetriade
(Demetrias Amnia)
statum* e riutilizzano strutture murarie pree- trasformando la grande
sistenti in tufelli e mattoni. villa degli Anicii.

*NON TUTTI SANNO CHE...


Anicii. La gens Anicia fu attiva sulla scena politica romana sin dalla fine
del IV sec. a.C., ma particolarmente fiorente tra IV e VI sec. d.C. Il primo
membro illustre di questa gens fu Lucio Anicio Gallo, console nel 160
a.C. La gens Anicia annovera tra i suoi membri anche tre pontefici.
Arcosolio. Sepoltura costituita da un’arca sepolcrale incassata nella
parete e sormontata da una nicchia ad arco.
Liber Pontificalis. Libro dei Papi, una memoria ufficiale dei vescovi di
Roma iniziando da san Pietro, redatta a partire dal V secolo. La prima
edizione a stampa fu pubblicata a Magonza nel 1602.
Opus listatum (o vittatum). Tecnica edilizia romana in cui il paramento
della muratura è costituito da filari di laterizi alternati a filari di altri mate-
riali.
Pirro Ligorio. Napoli 1513 - Ferrara 1583. Architetto, pittore e antiqua-
rio. Oltre che come insigne studioso è noto come abile falsario di iscri-
zioni latine.
Pozzolana. Materiale di origine vulcanica, emesso nella fase esplosiva
e per questo costituito da piccolissimi granuli vetrosi. Impastato con
calce è ottimo per formare leganti idraulici.
Protesilao e Laodamia. La leggenda racconta che Protesilao, principe
della Tessaglia, fu il primo a morire tra tutti i partecipanti alla guerra di
Troia; ma la moglie Laodamia, dalla quale Protesilao era partito proprio il
giorno delle nozze, divenne così disperata da commuovere Plutone e
Proserpina. Questi permisero a Protesilao di risalire dagli Inferi per pas-
sare un’ultima notte con lei; tuttavia il giorno seguente Laodamia, per
non abbandonare il marito, si uccise.

45
TOMBA BARBERINI Il sepolcro cd. Barberini
Prospetto con ingresso
della tomba cd. intestato a un Quintus Cornelius
Barberini sulla via

N
Latina. Il nome è quello el Parco delle Tombe della via Latina
degli ultimi proprietari
della tenuta in cui si trova anche il sepolcro cd. Barberi-
si trova il sepolcro ni, un mausoleo a pianta rettangola-
monumentale. re del tipo a tempietto o a torre con paramen-
Vediamo anche
uno scorcio della to esterno in laterizio policromo e interno in
camera sepolcrale opera vittata*, costituito da due piani sopra-
sotterranea con
pavimento in mosaico
terra e da uno ipogeo sovrapposti e non co-
a motivi geometrici. municanti tra di loro, tipico soprattutto del-
la seconda metà del II sec. d.C. Deve il nome
agli ultimi proprietari della tenuta. Un dise-
gno realizzato nel XVI secolo da Pirro Ligo-
rio*, contenuto in un manoscritto conservato
alla Bodleian Library di Oxford, riporta sulla
facciata l’epigrafe dedicatoria, ora perduta, re-
lativa a un certo Quintus Cornelius, forse capo-
stipite della famiglia proprietaria del com-
plesso sepolcrale. In antico un alto muro cir-
condava il monumento funebre e ne delimi-
tava l’area di rispetto, creando uno stretto cor-

ridoio scoperto con pavimento a mosaico,


che conduceva alla porta d’ingresso al piano
terra, da cui si saliva al livello superiore, aper-
to sul lato opposto alla via Latina. Una scala
esterna, coperta a doppio spiovente, costitui-
va l’unico accesso alla camera sepolcrale sot-
terranea, circondata da un corridoio intona-
cato sulle pareti e scandita, nel pavimento
con mosaico a motivi geometrici, da fosse se-
polcrali sigillate con lastre. Altre sepolture e-
rano situate negli arcosoli* ricavati lungo le
pareti, alternati a nicchie contenenti olle cine-
rarie. All’interno della camera sepolcrale era
collocato in origine un pregevole sarcofago
marmoreo, riccamente ornato con scene del
mito di Protesilao e Laodamia*, poi trasferito
a Palazzo Barberini (oggi ai Musei Vaticani).

Raffinati rilievi a stucco


nel sepolcro cd. dei Valeri

U
n’altra tomba monumentale è costi-
tuita dal sepolcro cd. dei Valeri, un e-
dificio sopra terra – frutto di una ri-
costruzione arbitraria ottocentesca dell’ar-
chitetto Francesco Fontana (1819-1883) im-
postata sui lacerti murari di epoca romana –
e con due camere funerarie sotterranee, sepa-
rate da un piccolo atrio provvisto di lucerna-
rio, cui si accede tramite due scale parallele e
simmetriche; l’attribuzione ai Valeri non ha
alcun riferimento storico e rappresenta una
TOMBA DEI VALERI
mera convenzione. Il sepolcro è riconducibi- le pareti laterali, con i fori delle grappe di fer- Prospetto della tomba
le alla seconda metà del II sec. d.C. grazie al ro che le sostenevano. Il soffitto custodisce u- monumentale dei Valeri
rinvenimento, a opera del già citato scoprito- na raffinata decorazione a rilievo in stucco sulla via Latina e
particolare del soffitto
re Fortunati, di bolli laterizi con impressa la monocromo: sulle lunette e sulla volta a bot- della camera sepolcrale
datazione consolare del 159 d.C. sui mattoni te si susseguono trentacinque medaglioni e con raffinatissime
della volta. riquadri raffiguranti soggetti dionisiaci, per- decorazioni in stucco
monocromo della
La camera sepolcrale principale era rivesti- sonaggi femminili, animali marini; un meda- seconda metà del II sec.
ta di lastre di marmo, delle quali rimangono glione al centro della volta, con una figura d.C. In particolare
vediamo il tondo
alcuni frammenti nel pavimento e le impron- femminile velata sul dorso di un grifo, rap- centrale raffigurante
te in negativo sulla malta di allettamento nel- presenta l’apoteosi della defunta. l’apoteosi della defunta.

* ➝ p. 45
47
p. a fronte Il sepolcro cd. dei Pancrazi bienti ipogei: la prima sul lato orientale in-
EPIGRAFE
DEI TITOLARI in origine di un amico di Plinio troduce a una lunga galleria sotterranea con
All’interno della prima loculi parietali, scavata nella pozzolana* e

I
camera funeraria della l 28 aprile del 1858, lungo il lato sinistro terminante in una cameretta con arcosoli al
tomba dei Pancrazi
il monumentale della via Latina, proprio di fronte al sepol- suo interno. La seconda scala in cotto, subito
sarcofago strigilato cro cd. dei Valeri, Lorenzo Fortunati scoprì a sinistra dell’ingresso, conduce alle due sale
con l’epigrafe una nuova tomba, attribuita al collegium dei del piano inferiore, dotate di un ricco appara-
di C. Servienius
Demetrius e Vivia Pancrazi della seconda metà del III sec. d.C. to decorativo appartenente a fasi diverse.
Severa, membri della sulla base di due iscrizioni rinvenute all’inter- La prima sala ipogea, coperta da volta a
stessa associazione
dei Pancratii.
no della prima sala ipogea che menzionava- botte irregolare con lucernario rettangolare,
no. In realtà la datazione del complesso fune- fungeva forse in origine da vestibolo e doveva
p. a fronte in basso
INAMOVIBILE rario è molto controversa, in quanto utilizza- ospitare sarcofagi, insieme verosimilmente a
Il grande sarcofago in to per un lungo periodo di tempo: è plausibi- urne cinerarie, al di sopra di un bancone in
marmo di provenienza le che questo sepolcro, prima di diventare ap- laterizio sostenuto da quattro archetti che
orientale al centro
della seconda camera pannaggio dell’associazione dei Pancratii in circonda la sala: sul bancone di fondo di fron-
ipogea, la principale, una fase notevolmente posteriore alla sua edi- te all’ingresso è murato, ancora in situ, un
della tomba
dei Pancrazi.
ficazione, sia appartenuto al primo proprieta- “sarcofago” strigilato (decorazione a scanala-
rio della villa suburbana adiacente, che era un ture ondulate che ricordano la forma dello
TOMBA membro della gens dei Valerii Paullini e in par- strigile - ndr) bisomo (per due deposizioni) in
DEI PANCRAZI
Lo splendido soffitto ticolare C. Valerius Paullinus, nel 107 consul realtà costituito da diverse lastre di marmo
della camera sepolcrale suffectus (eletto nel corso dell’anno e in carica (manca la lastra di fondo), i cui titolari sono
principale della tomba
dei Pancrazi con solo per pochi mesi - ndr), amico e corrispon- C. Servienius Demetrius e Vivia Severa, membri
affreschi e stucchi. dente di Plinio il Giovane. della stessa associazione dei Pancratii.
Probabilmente questo Dall’ingresso si accede a un unico ambien- La seconda sala ipogea presenta una volta
complesso funerario,
prima di diventare te, in seguito suddiviso da un tramezzo, con- a crociera con archi ribassati e pavimento
appannaggio traddistinto da pavimento a mosaico bianco- musivo in bianco e nero, eccezionale per fi-
del collegium dei nero decorato con delfini e pesci vari; non è nezza e ricchezza dell’apparato decorativo,
Pancratii, appartenne
a C. Valerius Paullinus, possibile definire con precisione l’originaria con affreschi su fondo bianco e stucchi bian-
primo proprietario sistemazione del piano terra, parzialmente o chi su fondo bianco/policromo raffiguranti
della grande
villa suburbana
totalmente scoperto, e di un eventuale piano scene mitologiche, paesaggi naturali e archi-
adiacente. superiore. Due scale immettono negli am- tettonici, personaggi femminili e animali. Al

48
suo interno Fortunati rinvenne, accatastati al-
la rinfusa, altri sarcofagi istoriati databili a e-
tà severiana (193-211 d.C.); al centro di que-
sta sala, inoltre, campeggia inamovibile un
grande sarcofago bisomo in marmo di prove-
nienza orientale, senza immagini e iscrizioni,
con tetto a doppio spiovente e acroteri, data-
bile al I sec. d.C. forse appartenente al primo
titolare del sepolcro.
Santino Alessandro Cugno
funzionario archeologo - Parco archeologico
dell’Appia Antica - MiC

Bibliografia: S.A. Cugno, “Pirro Ligorio e le tombe della


Via Latina”, in I. Sgarbozza (a cura di), La lezione di Raffael-
lo. Le antichità romane, Roma 2020; M. Erpetti, Lorenzo For-
tunati “intraprendente scopritore” di antichità a Roma e nel
Lazio nel XIX secolo, L’Erma di Bretschneider, Roma 2020;
L. Fortunati, Brevi cenni intorno allo scoprimento della basili-
ca del primo martire della chiesa S. Stefano ed altri monumen-
ti sacri e profani lungo la via Latina a 3 miglia da Roma, vol. 1,
Tipografia Tiberina, Roma 1858; L. Fortunati, Relazione ge-
nerale degli scavi e scoperte fatte lungo la via Latina: redatta
dalle stesso intraprendente e scopritore Lorenzo Fortunati
dall’ottobre 1857 all’ottobre 1858, Tipografia Tiberina, Ro-
ma 1859; E. Interdonato, “La cd. tomba dei Valerii nel Par-
co delle tombe della Via Latina. Studio architettonico e i-
conografico”, in Archeologia Classica LXIX, 2018; F. Mon-
tella, “Latina Via. III miglio”, in A. La Regina (a cura di),
Lexicon topographicum urbis Romae: Suburbium, vol. III, Ro-
ma 2005; R. Rea, “Il parco archeologico della via Latina”,
in Forma Urbis IV, novembre 1999; R. Rea, R. Loreti, G.
Bartolozzi Casti, L. Barelli, G. Carbonara, “Scoperte e re-
stauri nella basilica di Santo Stefano sulla Via Latina”, in
Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia 81,
2008-2009; S. Tortorella, “Il Sepolcro cosiddetto dei Pan-
crazi (o meglio dei Valerii Paullini) sulla Via Latina”, in Si-
cilia Antiqua XIX, II, 2022.

49
EBLA
VITA IN UNA CITTÀ SIRIANA
VICINO ORIENTE ANTICO

La guerra ancora in corso in Siria da oltre un decennio ha causato


la sospensione delle ricerche nella vasta area archeologica
della città antica ma dallo studio delle migliaia di tavolette
rinvenute nelle sale degli archivi reali emergono particolari inediti
sulla vita in una grande corte siriana del III millennio a.C.
TESTI MARIA GIOVANNA BIGA
N
pp. precedenti EGLI SCORSI ANNI SET- iniziati gli scavi il nome della città non si co-
DENTRO LA CITTÀ
Scorcio degli scavi tanta una missione arche- nosceva. Nessuno poteva immaginare che lì
di Ebla visti ologica dell’Università La sotto ci fosse la grande Ebla, nominata nel
dal tell dell’acropoli. Sapienza diretta da Paolo XXIV sec. a.C. da due dei più famosi sovrani
In primo piano
le strutture del palazzo Matthiae ha scoperto che della Mesopotamia, Sargon e Naram-Sin di
reale dove si trovano sotto il tell (collina artifi- Accad, che dicevano l’uno di aver raggiunto,
anche le sale riservate ciale che ricopre un insediamento antico) di l’altro di aver conquistato primo tra i mortali.
agli archivi con migliaia
di documenti redatti nome Mardikh, nel nord della Siria, circa 60 Poi, nel 1968 un torso di statua con iscrizio-
su tavolette d’argilla km a sud-ovest di Aleppo, c’era l’antica Ebla. ne in scrittura cuneiforme, letta dall’assiriolo-
in caratteri cuneiformi.
Sullo sfondo il
Quel tell è di dimensioni notevoli (56 etta- go Giovanni Pettinato (1934-2011), consenti-
terrapieno difensivo ri), circondato dai resti di possenti fortifica- va di identificare Tell Mardikh con Ebla, co-
che circonda tutta zioni a terrapieno. Quando nel 1964 erano me già aveva proposto lo storico della mis-
l’area urbana con
la porta di Damasco,
uno degli accessi.
(Foto S. Migliaro/ ARREDO REALE
Shatterstock) Toro androcefalo
accosciato in legno,
oro e steatite. Proviene
dal palazzo reale di
Ebla, di cui costituiva
un elemento di arredo
(XXIV sec. a.C.).
(Foto da: AV n. 50)

REGINA EBLAITA
Statuetta di regina
in trono realizzata
in materiali compositi
(legno, oro, diaspro,
calcare, steatite),
rinvenuta nel quartiere
settentrionale
del palazzo reale
di Ebla (XXIV sec. a.C.).
Potrebbe rappresentare
la regina Dusigu,
madre dell’ultimo re
(in tal caso si data
al XXIV sec. a.C.).
Foto da: P. Matthiae,
Ebla. La città del trono,
Einaudi.

NEL REGNO DI EBLA


Documentato mezzo secolo di storia. I testi degli archivi proprio. Vi è un sincronismo sicuro tra l’ultimo sovrano di Ebla
consentono di ricostruire la storia di Ebla e di altri regni vicini Ishar-damu e il sovrano egiziano Pepi I della VI dinastia (intor-
nella Siria del nord per un periodo di circa quarantacinque no al 2330 circa). Un altro sincronismo è dato dalla contem-
anni alla fine del XXIV sec. a.C. (2350-2300 a.C. circa). Si co- poraneità del sovrano Hidar di Mari con Ishar-damu di Ebla.
noscono i nomi di ventisei sovrani la cui origine può risalire Mentre con la Mesopotamia molti dati fanno supporre che
agli inizi del III millennio a.C. Ma i meglio documentati sono i l’ultimo sovrano di Ebla sia vissuto poco prima dell’ascesa al
regni degli ultimi tre sovrani della dinastia, Igrish-Halab, Ir- potere del grande Sargon I di Accad (2330 circa), che da Kish
kab-damu e Ishar-damu. Gli ultimi due sono padre e figlio: il (il regno semitico che ha molti rapporti con Ebla) conquistò
regno di Irkab-damu probabilmente è durato undici anni, tutto il sud della Mesopotamia arrivando poi fino alla Siria.
mentre Ishar-damu regnò per circa trentasei anni, fino alla di- Sovrani affiancati da un primo ministro. Sono ben note le
struzione della città e degli archivi (intorno o poco dopo il figure di Arrugum, primo ministro di Irkab-damu, e soprattut-
2300 a.C.). to i successivi Ibrium e poi suo figlio Ibbi-zikir i quali affianca-
Sovrani menzionati solo come “re”. Il lavoro di ricostruzio- rono l’ultimo sovrano Ishar-damu. Si è ricostruito che Irkab-
ne della storia eblaita è stato molto lungo perché si è dovuto, damu rimase vedovo circa a metà del suo regno e che il primo
in primo luogo e con un paziente studio, inserire i testi in una posto tra le donne di corte venne occupato da Dusigu, della
cronologia relativa, difficile perché i sovrani di Ebla sono men- famiglia del primo ministro Ibrium. Dusigu riuscì a far desi-
zionati solo con il titolo di re (en in eblaita) e non con il nome gnare suo figlio, l’ultimogenito del re, come erede al trono a

52
sione, Mario Liverani. L’identificazione della rico, il primo trattato tra due stati… Ma, do- VICINO E MEDIO
ORIENTE ANTICO
città di Ebla venne poi confermata dalla sco- po le prime pubblicazioni, i testi eblaiti si ri- AL TEMPO DI EBLA
perta, a partire dal 1973, di un imponente velarono per lo più laconici documenti am- (Carta geografica a cura
complesso palatino del III millennio a.C. e, ministrativi con elenchi di tessuti di vario ti- di Ahmad Karbotly)
negli anni 1974-1976, di una serie di archivi po, soprattutto di lana, distribuiti a perso-
di tavolette in argilla con testi in scrittura cu- naggi della corte e a re stranieri e alle loro
neiforme, espressione di una lingua semitica corti, nonché elenchi di oggetti in metallo
mai attestata prima, che quindi fu chiamata anch’essi offerti a vari personaggi. Inoltre,
“eblaita”. Grandi furono le aspettative da sorsero difficoltà per individuare i nomi dei
questi documenti: vi erano tra essi i più anti- sovrani di Ebla, menzionati nei testi con il
chi vocabolari sumerico-semitico, alcune let- solo titolo di “re”, e quindi per attribuire lo-
tere diplomatiche di grandissimo valore sto- ro i vari documenti scritti.

NEL REGNO DI EBLA


discapito di altri figli che il re aveva avuto dalla regina e da al- sui commerci lungo l’Eufrate arrivando a minacciare il territo-
tre sue donne. Alla morte di Irkab-damu, essendo il figlio di rio di Ebla e a costringerla a pagare un pesante tributo in oro,
Dusigu ancora piccolo, probabilmente un bimbo di tre o quat- argento e olio di oliva.
tro anni, è la madre a diventare reggente con il titolo di “gran- Un incendio devastante. L’orizzonte politico-diplomatico di
de madre del re” e a tenere il regno coadiuvata dal primo mini- Ebla è vastissimo e niente fa presagire la fine. Ma Ebla finisce
stro Ibrium. Per tredici o quattordici anni è quest’ultimo ad distrutta da un incendio che divampa su tutto il sito, brucian-
andare in guerra per difendere la rete commerciale eblaita do il palazzo sull’acropoli e anche il cosiddetto “tempio della
dalle mire di potenti regni come quello di Armi, a ovest di Ebla roccia” nella città bassa. È oggetto di discussione se si sia
e centro di commercio di legname da costruzione, e Mari trattato di un nemico come Armi, che abbia deciso di elimina-
sempre in espansione verso la Siria del nord e il Mediterraneo. re per sempre la rivale nel commercio di legname verso la Me-
Nei sedici anni in cui il ministro Ibbi-zikir è al vertice dell’am- sopotamia, oppure di Mari che abbia voluto vendicare la
ministrazione, Ebla aumenta ancora le sue relazioni politico- sconfitta appena subita, oppure di un incendio naturale o al-
diplomatiche e intensifica i contatti con l’Egitto del faraone tre cause interne, o un attacco di Sargon I di Accad. Certo
Pepi I e con Biblo, il porto sulla costa siro-palestinese al quale questo evento segnò la fine della dinastia regnante e gli archi-
arrivano i prodotti egiziani e quelli della Siria interna. Ed è vi cessano di raccontarci la storia della città. Solo dopo qual-
sempre Ibbi-zikir a intraprendere una grande campagna mili- che decina di anni la vita a Ebla riprenderà e un’altra dinastia
tare contro Mari, l’eterna rivale, che aveva sempre dominato costruirà un nuovo palazzo in altra parte del sito.

53
APPENA SCOPERTA Circa quattromila tavolette evento importante per la corte di Ebla o dei
Durante lo scavo,
una delle migliaia di che hanno iniziato a parlare regni suoi alleati. Si è potuto quindi ricostrui-
tavolette recuperate ad re la storia della città e dei suoi rapporti con

L
Ebla. I segni cuneiformi e quattromila tavolette che verosimil- molti regni di Siria e Mesopotamia. Anzi, dal
hanno lasciato
l’impronta sul terreno. mente componevano l’archivio princi- momento che purtroppo Tell Mardikh ha ces-
La tavoletta poggiava pale del palazzo di Ebla ci erano perve- sato di essere esplorato nel 2010 – data dell’ul-
sul pavimento di una nute frammentarie. Allora è iniziato un gran- tima campagna di scavi prima della terribile
stanza. Alcune tavolette
sono state ritrovate de lavoro di sistemazione dei testi con il loro guerra siriana tuttora in corso – sono proprio
anche in ambienti vari inserimento in una cronologia relativa, per i testi che di recente hanno riservato grandi
del palazzo e non solo
negli archivi.
poter poi unire i frammenti pertinenti alla sorprese, grazie anche agli sforzi congiunti di
stessa tavoletta. Così a poco a poco si è con- alcuni studiosi.
statato che anche quei laconici elenchi di cui
TABUR-DAMU
Statuetta di regina si è appena detto consentivano di scrivere la Potenza di una formidabile
in materiali compositi storia delle relazioni del regno di Ebla con i rete commerciale
(legno, argento, contemporanei regni di Siria e Mesopotamia,
diaspro, steatite),

D
rinvenuta nel quartiere perché gli scribi avevano, sia pure molto sin- opo quarantotto anni di studio delle
settentrionale teticamente, annotato l’occasione per la con- tavolette si può affermare che Ebla
del palazzo reale segna dei beni e questa costituiva sempre un fu un grande regno della Siria del
di Ebla (XXIV sec. a.C.)
raffigurante forse la
regina Tabur-damu,
cugina di Ishar-damu,
probabilmente scelta
dalla madre del re.
Alla morte di
quest’ultima diventa
la prima delle donne ➝

SPOSE PROMESSE PER RAGION DI STATO

Matrimoni interdinastici a Ebla. Fino al secolo scorso era della città, si legano con la dinastia eblaita: sui regni di Burman,
consuetudine in gran parte delle monarchie del mondo usare lo Lumnan, Nirar, Biblo, Emar, Kharran siedono regine che sono
strumento del matrimonio per creare e rafforzare legami diplo- principesse eblaite. Emar è ben localizzata in Tell Meskene
matici o ingrandire regni. Ora i testi di Ebla documentano i più sull’Eufrate siriano e Kharran è nel sud della Turchia attuale, men-
antichi matrimoni interdinastici, che in seguito diverranno una zionata nella Bibbia come tappa del viaggio di Abramo. Infine,
norma per tutte le dinastie reali del Vicino Oriente antico. negli ultimi anni della vita della città, Ebla invia la principessa Ta-
Regni potenti con principesse eblaite. Nei circa quarantacin- grish-damu come sposa del figlio del re di Nagar, il grande regno
que anni di storia ricoperti dall’archivio principale di Ebla sono della vallata del Khabur, mentre la principessa Keshdut, figlia del
stati parecchi i matrimoni interdinastici. Alcuni piccoli regni della re e della regina, va sposa al figlio del sovrano di Kish, il potente
Siria del nord, che ruotavano nell’orbita politico-commerciale regno della Mesopotamia centrale. A conferma della efficacia dei

54
nord, diventato nel XXIV sec. a.C. una poten- olio di oliva, si rafforzò alleandosi con una ➝ della corte, come si
compete a una regina.
za regionale grazie a una formidabile rete di serie di piccoli regni confinanti nella Siria Ma prima, finché rimase
commerci, a rapporti politici e diplomatici, del nord e con due regni più lontani ma in vita la suocera
a guerre. Pur non essendo vicina a fonti di molto potenti, Nagar (attuale Tell Brak nel- Dusigu, fu sempre
al secondo posto.
materie prime o a miniere di metalli Ebla – la valle del Khabur, affluente dell’Eufrate, Foto tratta da:
come Aleppo ai giorni nostri – riuscì a essere nord-est siriano) e Kish, il grande regno se- P. Matthiae, Ebla.
al centro di reti commerciali che da oriente, mitico del nord mesopotamico. Per rende- La città del trono,
Einaudi.
anche dal lontano Afghanistan, raggiungeva- re più solide queste alleanze Ebla invia sue
no per tappe il Mediterraneo e l’Egitto e di principesse come spose dei re e figli dei re
altre reti che viceversa dall’Egitto, dalla costa di questi stati (vedi scheda). Invece, con gli DENTRO GLI ARCHIVI
siro-palestinese, dall’Anatolia arrivavano in altri grandi due regni a capo di reti com- Il momento della
scoperta (1975)
Mesopotamia e in Babilonia, e andavano ol- merciali molto importanti – Mari, che con- nel palazzo reale
tre verso est. voglia anch’essa i beni dell’ovest verso la di Ebla di un settore
(sala L.2769) degli
Il regno di Ebla, dopo essere stato nell’or- Babilonia, e Armi, centro del commercio archivi con migliaia
bita di Mari (Tell Hariri sul Medio Eufrate si- di legname da localizzarsi nel sud-est di tavolette relative
riano), un regno più potente già forte di una dell’Anatolia – non sono attestati matri- alla vita economica,
commerciale, giuridica
estesa rete di relazioni, e avere pagato per an- moni interdinastici e le relazioni, pur es- e letteraria della città.
ni a Mari un pesante tributo in argento, oro e sendo costanti, a volte risultano bellicose. (Foto da AV n. 38)

SPOSE PROMESSE PER RAGION DI STATO


matrimoni interdinastici, questi regni saranno sempre fedeli a Ebla della sposa tramite versamento di olio, compiuto a volte dal fra-
e parteciperanno alle campagne di guerra eblaite, fornendo vetto- tello dello sposo. Non sembra che la sposa fosse velata come
vaglie e uomini. Sono documentati parecchi viaggi a Ebla dei so- succedeva talvolta in Mesopotamia. Finora non si è trovato che
vrani divenuti generi del re. La regina di Emar è sovente nella sua una principessa straniera giungesse come sposa per un re di
città di origine e partecipa agli eventi principali della corte. Ebla. Anzi l’ultimo re di Ebla, Ishar-damu, sposò una cugina,
Ma i re di Ebla non si sposavano con straniere. I testi ammini- Tabur-damu, figlia di un fratello di suo padre; e tutto fa presup-
strativi degli archivi eblaiti registrano i vari tessuti e i gioielli for- porre che la fanciulla sia stata prescelta per il figlio dalla madre
niti dalla corte alle principesse come dote. Quanto alla cerimo- del re, la potente (reggente e invadente forse!) Dusigu. Infatti è a
nia del matrimonio non si riesce a conoscerne lo svolgimento, lei che viene portato il risultato favorevole del presagio da lei
ma l’atto fondamentale del matrimonio era l’unzione del capo stesso richiesto: Tabur-damu può diventare regina di Ebla!

55
in questa pagina Una scoperta recente: di un coperchio di vaso con cartiglio di Pepi I
SALA DEGLI ARCHIVI
Ricostruzione i contatti fra Ebla ed Egitto (VI dinastia) di chiara provenienza egiziana,
della famosa sala si era ritenuto che l’Egitto fino al II millennio

G
L.2769 degli archivi li studi più recenti sulle tavolette a.C. non avesse avuto rapporti con la Siria in-
reali di Ebla.
Come suggeriscono dell’archivio principale (L.2769) del terna e che né l’Egitto né Biblo, il grande porto
la foto e il disegno palazzo di Ebla permettono di con- che sarà fenicio al quale attraccavano le navi e-
ricostruttivo, cludere che la città era una tappa nel com- giziane, fossero menzionati nei testi eblaiti.
i documenti realizzati
sulle tavolette di argilla mercio di pregiato legname da costruzione, Ora invece è dimostrato che da Biblo e da Du-
erano catalogati soprattutto abeti della Cilicia e cedri del Li- gurasu, città del delta del Nilo alla quale giun-
e conservati su
apposite scaffalature
bano, e che aveva contatti diretti con l’Egitto gevano i mercanti eblaiti, arrivavano i pregiati
(XXIV sec. a.C.). dei grandi sovrani dell’Antico Regno (III mil- tessuti di lino che Ebla forniva ai membri del-
L’ambiente è stato lennio a.C.). Nonostante la presenza di molti la sua corte e inviava ai re suoi alleati. E arriva-
ricostruito nel museo
di Idlib che era stato vasi di alabastro, di una lucerna in diorite di va a Ebla anche il pregiatissimo avorio di ele-
appositamente creato Chefren (faraone della IV dinastia egiziana) e fante e l’avorio di ippopotamo, oltre a una se-
per conservare
le tavolette e gli oggetti
di Ebla.

ACROBATI NELLE CORTI


Per divertire il re e i suoi ospiti. Tra le figure che compaiono guito a qualche cerimonia, ed è stato possibile, dopo che un
alla corte di Ebla per lo spasso della corte e degli ospiti sono laboratorio francese ha avuto la possibilità di studiare recen-
gli acrobati, saltimbanchi che eseguivano le loro performan- temente (i risultati sono stati pubblicati nel gennaio 2022) il
ce anche sui pregiati equidi-kunga (ora estinti e di cui si è DNA di questi animali, capire che gli equidi-kunga erano frut-
potuto conoscere il DNA). L’asino era il mezzo di trasporto to di un ibrido creato dall’uomo. Più resistenti dei cavalli e più
più utilizzato nel Vicino Oriente durante il III e nella prima metà veloci degli asini.
del II millennio a.C., prima che intorno al 1600 a.C. venisse La tomba di un acrobata. Sugli equidi-kunga si esibivano gli
introdotto l’uso del cavallo per tirare i carri. Ma dai testi di Ebla acrobati, come a Cnosso avveniva sui tori. Acrobati si esibi-
è emerso che vi erano anche altri equidi, più costosi degli asi- vano anche alla corte ittita di Hattuša, a quella siriana di Mari
ni, che venivano commerciati da Ebla e acquistati dallo stato del II millennio a.C., e alla corte iranica. A Nagar (Tell Brak) è
di Hamazi a est del Tigri e poi dal più vicino centro di Nagar stata ritrovata una tomba (contemporanea dei testi di Ebla) di
(Tell Brak) nella valle del Khabur, affluente dell’Eufrate. un uomo giovane, muscoloso, che è stato interpretato come
Equidi-kunga risultato di un’ibridazione. Negli scavi del acrobata, dato che aveva alcune anomalie delle ossa che de-
sito di Umm el-Marra (47 km a sud-est di Aleppo) sono stati notavano lo sforzo sostenuto da alcune parti del corpo, so-
ritrovati equidi sepolti ritualmente, con la testa tagliata in se- prattutto braccia e gambe.

56
rie di pietre dure tra cui la turchese, le cui mi- rarchia di corte, dal momento che stanno ACCORDO FRA STATI
Una delle tavolette
niere nel Sinai erano sfruttate già dai tempi sempre a stretto contatto con la famiglia rea- più belle e complete
preistorici. Anche addestratori di scimmiette le, così come il barbiere del re. I figli e le figlie recuperate dalla sala
venivano a Ebla dall’Egitto e da Biblo. che nascono nel palazzo hanno a disposizio- L.2769 dell’archivio
reale con il testo
Ebla era anche una tappa del commercio ne delle nutrici che, come la celebre Euriclea di un trattato
del lapislazzuli, che per tappe successive arri- nutrice di Ulisse, restano a corte per tutta la internazionale
vava dal lontano Badachshan, in Afghanistan, vita. Gidana’im, figlio di Gisadu, nutrice fra Ebla e Abarsal
(città-stato siriana)
alla città di Mari. Poi da qui una delegazione dell’ultimo re, ha un ruolo come mercante che regolamenta
guidata da un coppiere portava il lapislazzuli del palazzo. Alcuni sigilli provenienti dalla i rapporti fra le
due entità politiche.
a Ebla che a sua volta inviava questa pietra città di Urkesh (Tell Mozan, nel nord-est del- (Foto da AV n. 50)
preziosa in Egitto, il maggiore estimatore del la Siria attuale) e contemporanei ai testi di E-
lapislazzuli in tutte le epoche della sua lunga bla, illustrano bene l’importante ruolo della
storia. Anche lo stagno, da fondere per fare il nutrice che aiuta la regina ad allevare principi
bronzo, veniva inviato da Mari a Ebla che a e principesse.
sua volta lo commerciava con l’Egitto.

Vivace spaccato di vita


alla corte di Ebla

I
pur laconici testi amministrativi delle ta-
volette di Ebla permettono ora di avere u-
no spaccato molto vivace della sfarzosa vi-
ta di corte. Nel complesso palatino viveva il
re con la regina e un gran numero di donne di
corte. Alcune di queste dame sono concubine
del re e gli danno figli, altre sono sorelle, zie,
figlie. Ben ricostruibile è la vita della madre,
di nome Dusigu, dell’ultimo re di Ebla, Ishar-
damu, contemporaneo del faraone Pepi I (il
cui regno è stato tra il 2360/50 e il 2330/20
a.C.): per molti anni Dusigu è potentissima e
agisce come reggente.
Il re, le sue donne, i figli e figlie dispongo-
no di un gran numero di camerieri e camerie-
re che si occupano dei loro bisogni, degli un-
guenti per il corpo... Questi inservienti han-
no un ruolo abbastanza importante nella ge-
METALLI STRATEGICI
Particolare di tavoletta
dell’archivio di Ebla con
testo relativo
a consegne di oggetti
di metallo (XXIV sec.
a.C.). Tra i testi
amministrativi degli
archivi quelli relativi
ai metalli sono molto
importanti anche
perché consentono
di ricostruire quanto
stagno e quanto rame
si doveva fondere per
ottenere il bronzo.
Inoltre menzionano
molti oggetti decorati
in oro e argento.
L’argento veniva usato
dalla corte per pagare
beni vari e aveva
funzione di moneta.

57
sotto a destra Un flusso continuo nostri, è incredibile la quantità di notizie che
LAPISLAZZULI
Blocchetti della di ospiti importanti giungono al re di Ebla da personaggi di vario
preziosa pietra tipo, tra cui mercanti, che lo informano di

I
rinvenuti a Ebla. pasti a corte vengono preparati da un nascite, malattie, morti alle altre corti, di vit-
Il lapislazzuli arrivava
dall’Afghanistan, gruppo stabile di dodici o tredici cuochi torie o sconfitte di altri regni, dello scavo di
transitava da Mari (gli chef sono sempre uomini!) mentre pozzi per l’acqua, di alleanze... Il re di Ebla è
e arrivava a Ebla, un coppiere si occupa del vino e un altro ser- informatissimo su ciò che succede negli altri
che a sua volta lo
commerciava con ve birra. Il personale della cucina è compo- regni vicini o lontani.
l’Egitto, massimo sto da donne che macinano la farina, cuocio- Arrivano grandi delegazioni dai regni alle-
fruitore del lapislazzuli
nell’antichità faraonica.
no i pani, le verdure. Si preparano sovente ati e portano doni vari, vino, vino nuovo,
Nel palazzo di Ebla grandi banchetti, perché a Ebla c’è un conti- frutti tra cui datteri, animali esotici vivi per lo
sono stati ritrovati nuo arrivo di ospiti importanti, ambasciato- zoo del re, animali cacciati per la tavola del re
circa 43 kg di
lapislazzuli grezzo ri da altre corti con messaggi per il re che ri- oltre ai beni che già abbiamo visto provenire
a dimostrazione del compensa con doni di pregiati tessuti eblai- dall’Egitto. Arrivano i re alleati a rinnovare
volume dei commerci ti, insieme a qualche gioiello. Anche se i l’alleanza con un giuramento che si teneva
di questa pietra.
mezzi di comunicazione non erano certo i nel tempio del dio principale della città, l’e-

nigmatico Kura, quasi sicuramente un dio


della tempesta, con un seguito più o meno
numeroso di anziani, guardie del corpo, fun-
zionari. Tutti erano ricevuti nella corte delle
udienze dove il re di Ebla era seduto sul suo
trono, sul podio che si è conservato. Dal po-
dio si raggiungeva facilmente una porta che
dava su una scala dai gradini finemente deco-
rati di madreperla e che portava al piano su-
periore del palazzo dove erano gli apparta-
menti privati del sovrano e della sua famiglia.

UNA GRANDE CITTÀ


Topografia generale
di Ebla come appare SCIMMIETTE ALLA CORTE DI EBLA
in una foto aerea degli
scorsi anni Novanta. Partecipavano alle feste. Nei testi di Ebla vi Nel Vicino Oriente e nell’Egeo. In Egitto sono
Si notino il possente sono molti logogrammi (segni grafici per una pa- ben documentate scimmie che partecipano agli
terrapieno che
rola - ndr) sumerici che devono ancora essere svaghi del faraone e sono sovente condotte al
circonda tutta l’area
urbana antica tradotti. Solo l’anno scorso si è compreso il lo- guinzaglio da nani. La tradizione di avere scim-
e l’altura dell’acropoli gogramma che indica la scimmia. Dunque, an- miette è documentata anche presso le corti
con gli edifici che a Ebla c’erano delle scimmiette inviate con i dell’Egeo, a Cnosso e a Thera (Santorini) in parti-
del potere. L’intera
area all’interno loro addestratori dall’Egitto e da Biblo (il grande colare, dove scimmiette vengono raffigurate
del terrapieno centro che sarà fenicio nel I millennio a.C. e che mentre suonano strumenti musicali. Anche le
misura 56 ettari. fungeva da intermediario tra l’Egitto e i siti della scimmiette raffigurate negli affreschi di Cnosso
Siria interna) per divertire la corte. Alle figure che e Santorini sono di chiara provenienza dall’Egit-
allietavano i banchetti e le feste del sovrano to, in particolare dalla Nubia, come hanno stu-
eblaita si aggiungono ora coloro che portano diato recentemente i paleozoologi. Del resto, nei
delle scimmiette, addestrate a suonare e ballare. millenni successivi, quando i sovrani neo-assiri

58
BANCHETTO
Bacino lustrale con
scena tipica di
banchetto rituale e
greggi passanti,
proveniente dal tempio
D dell’acropoli di Ebla
dedicato alla dea Ishtar
(circa 1800 a.C.).
(Foto da AV n. 50)

EBLA E L’EGITTO
Convivialità spettacolare mava l’euforbia, sostanza euforizzante ma Frammento di lucerna
e sontuosa alla corte del re che in dosi eccessive poteva essere tossica. in diorite di Chefren
Chissà se dopo questo consumo i danzato- (2520-2494 a.C.,
IV dinastia egiziana).

I
sovrani ospiti e il loro seguito si ferma- ri, le danzatrici, i saltimbanchi e tutti gli al- È uno dei reperti
vano ad Ebla per parecchi giorni, duran- tri diventavano più sfrenati… Nei loro reso- che attestano i contatti
di Ebla con l’Egitto
te i quali in loro onore venivano offerti conti dei festini alla corte iranica dello faraonico dell’Antico
banchetti sontuosi. Questi banchetti erano Chah Isma’il gli ambasciatori portoghesi Regno. Foto da: P.
allietati da cantori, maschi e femmine, che Fernäo Gomes de Lemos (1515) e Baltasar Matthiae, Ebla. La città
del trono, Einaudi.
in gruppi variabili da dieci a venti si esibi- Pessoa (1523) ci raccontano che erano am-
vano accompagnati da suonatori di flauti e messi solo fino a una certa ora, dopodiché
altri strumenti quali arpe, tamburi, corni… venivano accompagnati nelle proprie tende SCIMMIE A CORTE
Scimmietta
Sempre al ritmo della musica si muovevano mentre il livello della festa saliva e a loro rappresentata dai
danzatori e danzatrici, e non mancavano non era dato partecipare ma solo immagi- Tiepolo nella villa
giocolieri e saltimbanchi che eseguivano nare… Chissà che lo stesso non succedesse Valmarana ai Nani di
Vicenza (XVIII sec.).
prodezze anche sul dorso dei rinomati e- alla corte di Ebla! L’animale,
quidi-kunga (vedi scheda a p. 56). Poi en- evidentemente presente
Maria Giovanna Biga nelle sale del palazzo
travano in scena elementi divertenti e esoti- come una curiosità
ci come nani e scimmiette, queste portate Sapienza Università di Roma
esotica, è tenuto
epigrafista della Missione Archeologica Italiana al guinzaglio legato
dai loro addestratori. Sappiamo che ai ban- in Siria dal 1976 al 2010 a una scala.
chetti partecipavano anche le donne; si be- socio corrispondente dell’Accademia (Foto Carolina
veva vino e birra in abbondanza. Si consu- delle Scienze di Torino Valmarana)

SCIMMIETTE ALLA CORTE DI EBLA


del I millennio a.C. combatteranno in Siria-Pale- re Carpaccio (tra XV e XVI sec.), la rappresenta-
stina riceveranno come tributo da questi paesi zione della corte d’Inghilterra con il re in trono
anche animali esotici, tra cui scimmie prove- che riceve gli ambasciatori mostra una scim-
nienti dall’Egitto. mietta seduta su un gradino e vestita come un
Un animale “vittima” della sua simpatia. Nani paggetto. E quando Paolo Veronese (XVI sec.)
e scimmie sono ben rappresentati nei quadri che raffigura Dario di Persia prosternato al cospetto
raffigurano le corti medievali, rinascimentali e di Alessandro inserisce nella scena una scim-
dei secoli successivi. Ad esempio, a Vicenza, mietta, chiaramente perché scimmiette e nani
nella villa Valmarana ai Nani, i due Tiepolo padre erano ben presenti nelle corti europee e nella Ve-
e figlio (XVIII sec.) hanno raffigurato una scim- nezia del Cinquecento. Tuttora in svariati paesi
mietta legata a guinzaglio alla balaustra di una del mondo scimmiette ammaestrate divertono il
scala. A Venezia, Gallerie dell’Accademia, nelle pubblico, dalla piazza di Marrakesh in Marocco
restaurate storie di Sant’Orsola dipinte da Vitto- all’India e al Giappone.
LO SGUARDO DEGLI ANTICHI
A PROPOSITO DI...
RITORNO ALLE ORIGINI
L’arte antica era comunicazione: in una società poco
alfabetizzata l’opera figurativa aveva una valenza sociale
altissima essendo in grado di raggiungere ogni tipologia
di spettatore dall’aristocratico al burocrate dal colto
letterato al giovane gaudente dalla matrona alla liberta

U
Testo Francesca Ghedini na domanda circola una forte componente legata Il miracolo dell’arte classi-
insistente nelle aule alla materialità, che in taluni ca. È questa una prima, im-
universitarie: perché casi condiziona, in altri so- portante, prospettiva su cui
occuparsi ancora di storia vrasta la creatività. Da ciò muoversi per avvicinarsi alla
dell’arte antica nel 2022? consegue che gli antichi ave- sensibilità antica nel con-
Non è forse già stato detto vano un diverso concetto sia fronto del mondo delle im-
tutto? E poi, che utilità ha nel- dell’unicità dell’opera sia magini. Mentre un’altra pos-
la formazione dei giovani? dell’autorialità, e quindi il sibile indagine riguarda la ri-
Quale apporto può fornire al- nostro approccio al manufat- costruzione di quel percorso
1. NARRARE la conoscenza della società to è da rivedere sulla base del- di progressive conquiste che
PER IMMAGINI
Anfora protoattica antica? E, ancora, che cos’era la “loro” concezione, che si ha prodotto quello che anco-
del Pittore di Passas l’arte per gli antichi? Aveva lo desume attraverso un’attenta ra oggi viene definito il “mi-
(700 a.C.) con
raffigurazione di sfilata
stesso significato che ha per lettura dei testi classici, non racolo” dell’arte classica, che
di carri e, sul collo, noi? La risposta è no: ars, tra- necessariamente e non solo, ha saputo influenzare per se-
di un personaggio duzione del greco téchne, ha legati alla critica d’arte. coli il mondo delle forme.
che reca sulle spalle
una pesante rete, forse
un cacciatore di ritorno
dalla sua battuta
o guerriero ammantato.
(N.Y., Metropolitan
Museum of Art)

2. ULISSE
E IL CICLOPE
Anfora protoattica
del Pittore di Polifemo
con raffigurazione sul
collo dell’accecamento
del Ciclope da parte
di Ulisse coadiuvato
da due compagni
(670/660 a.C.).
(Eleusi, Museo
Archeologico)

3. SUICIDIO DI AIACE
Anfora di Exechias
(540 a.C.): Aiace
è colto mentre
sta infiggendo nel
terreno la spada su cui
di lì a poco si getterà.
La capacità del pittore
di coinvolgere
lo spettatore in
un’atmosfera densa
di pathos raggiunge
i massimi livelli.
(Boulogne-sur-Mer, 1 2
Château-Musée)

60
Dalle schematiche raffigura-
zioni dell’età tardo geometri-
ca, poco più che silhouettes
quasi incorporee, si è passati
alla conquista della plasticità
dei corpi, e poi del movimen-
to e del contesto in cui l’im-
magine (sia essa plastica o di-
segnativa) era inserita. E, an-
cora, dopo aver realizzato le
poderose figure di eroi e atleti
e quelle eteree di donne e fan-
ciulle castamente vestite con
pesanti pepli o leggeri chito- frutto di un continuo studio mostra dunque l’importanza INTERNO DOMESTICO
Epinetron con scene
ni, si è affrontato il problema che dall’analisi della natura della ricerca, una ricerca che di gineceo (425 a.C.):
della nudità femminile; e so- ha astratto regole e propor- ha conosciuto momenti di la colonna, la porta
lo dopo aver realizzato opere zioni. Lo stesso processo di conquista e poi di stasi, avan- semiaperta e la kline
definiscono
eterne come la solenne Cni- progressive conquiste ha ri- zamenti e ritorni sui propri lo spazio della casa.
dia di Prassitele o le più mali- guardato l’indagine intro- passi, strade cieche e audaci (Atene, Museo Archeol.)
ziose Afroditi ellenistiche, ci spettiva: dagli algidi volti innovazioni. Ma tutto ciò ri-
si è volti alla raffigurazione dell’arte arcaica, mossi solo guarda la produzione consi- PUNIZIONE DI DIRCE
Pompei, Casa di Giulio
dei bambini, con quelle da quel misterioso, enigmati- derata dal punto di vista del Polibio: affresco
membra grassocce, quelle co sorriso, alla raffigurazione suo creatore: che cosa emerge (inizi I sec. d.C.) con
la punizione inflitta
movenze un po’ goffe e quei dell’ira, del dolore, della me- se invece ci poniamo dal pun- a Dirce dai figli
volti morbidi e pieni. ditazione e infine della gioia, to di vista del fruitore? Vale a di Antiope, Anfione
ultimo dei sentimenti che gli dire, che cosa significavano e Zeto, in difesa della
madre, perseguitata
Una questione di… “pro- artisti greci hanno saputo rea- quelle opere per coloro a cui dalla regina.
spettive”. Ogni passo è stato lizzare. Studiare l’arte classica erano destinate? (Pompei, Parco Archeol.)

61
LEGGENDE DELLE Obiettivo: comunicare per nell’età adulta, nel corso di la ricostruzione di quell’oriz-
ORIGINI DI ROMA
Affresco dal immagini. L’arte antica, in- simposi e banchetti, allietati zonte culturale che ci per-
Colombario fatti, è anche, e soprattutto, dagli aedi con i loro dolci mette di comprendere il sen-
dell’Esquilino arte di comunicazione: in canti, oppure durante le lun- so dell’universo figurativo
(fine I sec. a.C.).
Sulla sinistra gruppi una società poco alfabetizza- ghe ore che le operose fan- antico avviene attraverso la
di donne, forse Vestali; ta, l’opera figurativa aveva ciulle passavano al fuso o al lettura incrociata di testi e
l’affresco prosegue una valenza sociale altissima, telaio, cercando di alleviare immagini; si tratta di una sfi-
con la costruzione di
una città e si conclude essendo in grado di raggiun- il faticoso e ripetitivo lavoro da spesso frustrante perché
con la stretta di mano gere ogni tipologia di spetta- che le impegnava quotidia- la nostra documentazione
fra due comandanti
che sancisce la fine
tore, dall’aristocratico al bu- namente. non è che la punta emergente
dello scontro rocrate, dal colto letterato al Un ruolo importante nel di un mondo per gran parte
raffigurato nella parte giovane gaudente, dalla ma- creare questo immaginario perduto.
mancante.
(Roma, Museo Nazionale trona alla liberta. Ma perché condiviso lo ebbe anche il tea- Ecco quindi una prima
Romano) il messaggio fosse compreso tro, dove mimi e pantomimi possibile risposta alla do-
era necessario che gli utenti continuavano a ispirarsi alle manda da cui abbiamo preso
condividessero un sostrato antiche leggende. Era dun- le mosse: ci occupiamo anco-
culturale comune che con- que automatico per gli anti- ra di storia dell’arte antica
sentisse loro di riconoscere i chi riconoscere i protagoni- perché studiare il mondo

VENERE E ADONE
Sarcofago (190 d.C.)
con il mito di Venere
e Adone. Il racconto
si sviluppa da destra
(Adone aggredito
dal cinghiale, Venere
accorre per soccorrere
il ferito) verso sinistra
(la dea abbraccia
il cacciatore morente).
(Mantova,
Palazzo Ducale)

p. a fronte personaggi e le storie ripro- sti dei racconti raffigurati su delle immagini significa an-
FAVOLA D’AMORE
Particolare di sarcofago dotte dagli artisti. Per l’uomo ogni tipo di supporto: dai va- che comprendere che se l’o-
con Selene ed antico tale condivisione av- si in ceramica dipinta o a ri- pera d’arte dà piacere anche al
Endimione (230 d.C.). veniva naturalmente, essen- lievo alle stoffe, ai mosaici, ai solo sguardo, tale piacere
La dea si dirige
da sinistra verso destra do egli permeato di quei rac- sarcofagi, agli affreschi, che non esaurisce il suo significa-
dove giace il giovane conti che aveva sentito fin costituivano l’arredo dei luo- to, perché il piacere sarà più
pastore dormiente:
i volti appena sbozzati
dall’infanzia, quando le ghi pubblici e privati. completo se accompagnato
confermano il desiderio mamme o le balie narravano dalla comprensione, che na-
dei defunti di le storie d’amore di dèi e dee Narrare per immagini: una sce dalla capacità di immede-
identificarsi con
i protagonisti mitici. e le mirabolanti avventure di sfida difficile. Per noi il per- simarsi nella mentalità e nel-
(Parigi, Louvre) eroi ed eroine, e poi di nuovo corso è assai più accidentato: la cultura di coloro che di

62
quelle immagini erano com-
mittenti e fruitori. È solo così
che l’universo figurativo anti-
co, che è a noi giunto per
frammenti, può aiutarci a ri-
costruire quel perduto e va-
gheggiato intero, che era la
società in cui vivevano uomi-
ni e donne che con quelle im-
magini quotidianamente si
rapportavano.
Francesca Ghedini
professore emerito di Archeologia
classica all’Università di Padova

Le foto dell’articolo sono tratte da:


F. Ghedini, Lo sguardo degli antichi,
Carocci editore.

UN MONDO DI FIGURE
Francesca Ghedini, Lo sguardo degli antichi. Il racconto nell’arte classica, Carocci editore, pp. 408, euro 43

«I neraunaquella
società poco alfabetizzata qual
antica, l’immagine aveva
no in scena i personaggi dell’epos e del
mito e le loro leggendarie imprese; le tom-
una forza comunicativa pari, se non supe- be erano riccamente decorate, ora con i ri-
riore, a quella della parola, scritta o recita- tratti dei committenti, ora con immagini
ta. L’immagine, infatti, per la sua caratteri- ispirate al loro ruolo sociale o alla grande
stica di staticità e di fruibilità comunicativa tradizione mitica. E nella maggior parte dei
si fissa bene nella mente e nella memoria casi – evidenzia a più riprese l’autrice – tut-
dell’osservatore, sia che appartenga alla ti erano perfettamente in grado di com-
categoria delle raffigurazioni iconiche, che prenderne il messaggio. A differenza della
riproducono cioè un singolo personaggio, parola, che è libera da vincoli e capace di
anche privo di contesto, sia che rientri narrare eventi che si svolgono in tempi e
nell’ambito di quelle che mettono in scena spazi diversi, l’immagine è statica e per
una situazione o un evento (immagini nar- rendere riconoscibile un soggetto o co-
rative)». L’uomo antico in tutte le sue attivi- struire un racconto deve ricorrere a un si-
tà quotidiane era circondato da immagini: i stema di codici comunicativi che si basano
templi, le strade, le piazze, i teatri erano sulla piena condivisione di un patrimonio
ornati da statue e rilievi che raffiguravano culturale comune. Lo scopo di questo
gli dèi e gli uomini che avevano fatto grande la città; nelle nuovo libro di Francesca Ghedini è ricostruire tali codici e ri-
case affreschi, mosaici, stoffe, suppellettili di lusso metteva- trovare… lo sguardo degli antichi.

63
ARTE PREISTORICA IN SICILIA
OBIETTIVO SU...
IL RIPARO CASSATARO
Alle spalle dell’Etna nel territorio di Centuripe al confine della
provincia di Enna con quella di Catania un anfratto formato
da un ammasso caotico di rocce conserva sulle pareti
preziose testimonianze di “artisti” del Neolitico

E
Testo Giacomo Biondi ra la fine degli anni Ses- a un messaggio del passato. Ocra rossa e un rametto
santa del secolo scorso Parlò della pupa nel suo paese, per dipingere in parete. A
e Antonino Caruso, Biancavilla (Ct), alle estreme una ventina d’anni dalla sco-
proprietario di un agrumeto propaggini del vulcano subi- perta, il riesame del sito –
qualche centinaio di metri to oltre fiume, e ogni tanto nell’ambito di ricerche con-
dalla sponda destra del fiume qualche compaesano veniva a dotte dall’ex Centro di Studi
Simeto*, nel territorio di vedere. La cosa rimase in am- per l’Archeologia greca del
Centuripe (En) sovrastato bito locale fino a quando un CNR di Catania – permise
dalla mole dell’Etna, di tanto ispettore del Ministero delle l’acquisizione di nuovi dati e
DI FRONTE
AL VULCANO in tanto si fermava incuriosito Finanze appassionato di ar- confermò la datazione delle
La valle del Simeto davanti a un’enigmatica pupa, cheologia, Giuseppe Cassata- figure tracciate in rosso al Ne-
vista dal territorio una figura umana tracciata in ro, venuto a sapere delle pittu- olitico (VI - metà IV millen-
di Centuripe (En)
sullo sfondo dell’Etna rosso sulla parete esterna di re, visitò il sito e qualche anno nio a.C.). Un rilievo grafico
che con le colate un anfratto roccioso presente dopo nel 1976 – sentito il pa- consentì di apprezzare anche
laviche forma nei suoi terreni, che sembrava rere di Paolo Graziosi* – co- le immagini che erano sem-
il versante opposto.
Il fiume costituiva incedere verso altre enigmati- municò ufficialmente la sco- brate «poco leggibili» e rese
una grande via naturale che immagini. Quella più vi- perta di «pitture parietali in più chiaro l’insieme. Due
di comunicazione
e per questo il Riparo
vida, all’estremità destra, da- ocra rossa, ormai poco leggi- nuove figure (nn. 9 e 10)
Cassataro, lungo va l’impressione di attirare il bili, di probabile età neoliti- emersero grazie alle foto
il suo corso, era passante per condurlo nella ca» in un trafiletto (a più fir- all’infrarosso, mentre altre
facilmente accessibile
alle comunità penombra del riparo. Antoni- me) sul notiziario della «Rivi- due (nn. 11 e 12), meno visi-
neolitiche del luogo. no capì che si trovava di fronte sta di Scienze Preistoriche». bili delle altre, sono state no-

64
tate solo di recente. Nel 2008 sa, dal momento che due di nella pittura rupestre schema- in basso
ARTE RUPESTRE
indagini archeometriche* queste le ricoprono in parte. Il tica, soprattutto dell’area ibe- Nella campagna
condotte dal gruppo LANDIS bovide, però, sembra voluta- rica. La fascia orizzontale alla di Centuripe (En)
(INFN-LNS) accertarono che mente risparmiato da più am- sommità delle gambe potreb- le pitture del Riparo
Cassataro (VI - metà
il pigmento rosso usato per pie sovrapposizioni che lo be essere una sorta di gonnel- IV millennio a.C.):
gran parte delle figure è un’o- avrebbero obliterato. Esso è lino reso ribaltandolo ai lati. scoperte nel 1976, sono
cra (ematite), reperibile nei formalmente accostabile a Interpretazione, questa, me- le uniche in ocra finora
documentate nella
dintorni del riparo. Speri- esempi del Mesolitico (X-VIII glio comprensibile confron- Sicilia centro-orientale.
mentalmente questo minera- millennio a.C.). Tra le figure tando la nostra figura con
nel disegno
le è stato utilizzato da chi scri- in ocra rossa, databili al Neoli- quelle naturalistiche dei di- QUADRO COMPLETO
ve (vedi p. 69) per riprodurre tico, solo la pupa (n. 1), quella pinti di Çatal Hüyük, in Ana- Rilievo delle pitture
alcune delle immagini impie- vista per prima, è subito perce- tolia. Anche la figura n. 8 po- del Riparo Cassataro
(VI - metà IV millennio
gando un rametto dalla punta pibile come essere umano. La trebbe essere un secondo an- a.C.). Fra l’altro sono
sfibrata. Si può presumere in- sua resa, che ricorda la lettera tropomorfo “a Φ” reso in ma- messe in evidenza
fatti che uno strumento simile greca Φ, trova vari confronti niera ancora più schematica. una figura umana in
concitato movimento,
sia stato usato a suo tempo per non visibile a occhio
tracciare le pitture del Riparo PITTURE nudo, con tamburo
DEL CASSATARO stretto sotto il braccio
Cassataro, in alcune delle qua- (n. 10), e una
li si distinguono le impronte preesistente figura di
di una fibra dura. Il risultato fi- bovide di colore grigio
(n. 9) stilisticamente
nale è apparso compatibile accostabile a
con le immagini antiche. manifestazioni
figurative del Mesolitico
(X-VIII millennio a.C.).
Pittori preistorici attivi in
tempi diversi. Le immagini
scaturite dalle foto all’infra-
rosso rappresentano un bovi-
de di colore nerastro, la cui sa-
goma è appena visibile a oc-
chio nudo (n. 9), e una figura
umana in movimento conci-
tato, probabilmente con tam-
buro sotto il braccio destro (n.
10). Tali immagini sono pree-
sistenti alle figure in ocra ros-

65
RIPARO CON VISTA Meglio cautelarsi: rappre- zione. Confrontando le figu- un semicerchio all’interno.
La suggestiva
ubicazione delle pitture
sentazioni mutile… Le ri- re 4, 5, 6 con l’antropomorfo Nell’antropomorfo 1, però,
rupestri (indicate manenti immagini in ocra n. 1, risulta evidente che sono sono stati tracciati anche due
dalla freccia) su una rossa non trovano confronti tutte composte da un unico tratti a forma di Y capovolta,
parete del Riparo
Cassataro formatosi precisi in altri complessi figu- elemento base: una forma ge- raffiguranti testa, tronco e ar-
da un ammasso caotico rati rupestri, per cui una chia- ometrica chiusa, tendente al ti inferiori divaricati. Anche
di rocce. In secondo ve di lettura va cercata all’in- quadrangolare, con un pro- le figure 4, 5 e 6 si possono
piano, l’alveo del fiume
Simeto, a ridosso terno della stessa composi- lungamento sul lato sinistro e considerare, quindi, degli
del tavolato lavico
alle estreme propaggini
occidentali dell’Etna.

in basso
GROTTA
DEL GENOVESE
La prima
manifestazione
di arte rupestre
scoperta in Sicilia:
figure umane
schematizzate e,
a sinistra, idoletti
dipinti nella celebre
grotta dell’isola
di Levanzo, databili
al Neolitico finale-
Eneolitico (metà V-IV
millennio a.C.).

L’ARTE RUPESTRE IN SICILIA


Artisti paleolitici a Levanzo. L’esistenza di raffigurazioni prei- va chiesto se fosse a conoscenza di «disegni di animali e
storiche su pareti di roccia in suolo siciliano fu attestata per la pupazzi all’interno di qualche grotta». Da allora, le scoperte –
prima volta circa settant’anni dopo la scoperta dei primi esem- avvenute casualmente o in seguito a ricerche mirate, soprat-
pi di arte rupestre preistorica in Europa, ad Altamira, in Spa- tutto a opera di Giovanni Mannino, già dipendente della stessa
gna. Nel 1949, una pittrice fiorentina in vacanza alle Egadi sulla Soprintendenza palermitana – si sono susseguite numerose in
piccola isola di Levanzo, Francesca Minellono, individuò nella Sicilia, quasi tutte nella parte occidentale dell’isola.
Grotta del Genovese decine di figure schematiche dipinte in Solo all’Addaura raffigurazioni umane. I complessi di inci-
nero. L’anno successivo, nel corso della campagna di rileva- sioni rupestri paleolitiche di Levanzo e monte Pellegrino sono
mento delle pitture a opera dell’archeologo Paolo Graziosi, di elevatissimo livello formale, in uno stile naturalistico che li
anche lui fiorentino – che in seguito verrà coinvolto anche per il accomuna alle migliori espressioni pittoriche franco-cantabri-
Riparo Cassataro –, furono scoperte nei recessi più interni del- che. Nella penisola italiana non hanno confronti se non in un
la stessa grotta raffigurazioni di animali in stile naturalistico da- sito della Calabria (Grotta del Romito) e in Puglia (Grotta Pa-
tabili alla fine del Paleolitico (entro 10.000 anni a.C.).
Capolavori sul monte Pellegrino. Le note incisioni dell’Ad-
daura – visibili, pare, solo dopo il 1945, allorché le vibrazioni
provocate dal brillamento di residui bellici dentro la grotta fe-
cero staccare le concrezioni terrose che le coprivano – furono
scoperte da un certo Giovanni Cusumano. Quest’ultimo bat-
teva da anni monte Pellegrino, alle porte di Palermo, ferma-
mente convinto (forse da un sogno rivelatore, come spesso
accadeva) che vi si celasse una truvatura, un tesoro. In effetti in
una delle sue battute un tesoro l’aveva trovato, a cui però non
attribuiva valore: “i pupi dell’Addaura”. Nel 1952 li mostrò in-
dolente a un allibito assistente della Soprintendenza di Paler-
mo, Giuosuè Meli, che, incontrato per caso sul monte, gli ave-

66
antropomorfi, ma privi dei Forme di idoli sacri o pro- del tutto ignaro delle conven- in basso al centro
GROTTA
tratti anatomici schematica- piziazione della caccia. An- zioni figurative e delle esigen- DELL’ADDAURA
mente rappresentati dalla Y che l’elemento n. 2, concet- ze che indussero a tracciare la Particolare delle
capovolta. La tendenza a rap- tualmente, può ricondurre al- maggior parte di esse. La sche- incisioni rupestri
(circa 10.000 anni a.C.)
presentare la figura umana lo stesso schema base di quel- maticità delle figure del Ripa- scoperte nell’antro
priva di una o più parti del li appena descritti. La vicina ro Cassataro, soprattutto del del monte Pellegrino
corpo, del resto, è ben docu- immagine reticolata (n. 3) è reticolo, rende ancora più dif- presso Palermo.
Secondo alcuni studiosi
mentata nell’arte rupestre genericamente confrontabile ficile decrittare il significato le due figure al centro
postpaleolitica. Non abbia- con altri reticoli ricorrenti dell’antico messaggio pittori- sono “incaprettate”
e stanno morendo
mo documenti per risalire al nell’arte preistorica e inter- co e non permette di esclude- per soffocamento,
processo mentale o alle cre- pretati soprattutto in chiave re altre ipotesi di lettura, oltre oppure si tratterebbe
denze che hanno portato, di “idoliforme”. È possibile, per- a quella riferibile alla sfera di acrobati circondati
da danzatori o da
volta in volta, a simili omis- tanto, che in questo caso il del sacro. Se si considerano, personaggi (in alto)
sioni. Sappiamo, però, che primitivo artefice intendesse ad esempio, anche il bovide e che li hanno lanciati
nei papiri magici egizi gli es- rappresentare una figura an- la figura con tamburo come verso altri individui
(in basso) destinati
seri viventi venivano rappre- tropomorfa più elaborata facenti parte della stessa “sce- a prenderli al volo.
sentati mutili, o trafitti da delle altre: se si dà valore ge- na”, si potrebbe ipotizzare, in
sotto
dardi, per paura che si ani- rarchico alla posizione cen- via alternativa, che il reticolo PASSAGGIO ALLEATO
massero. Pertanto, in via del trale e alle maggiori dimen- rappresenti non un antropo- Scoperta del crash site
di un aereo Mustang
tutto ipotetica si può suppor- sioni del reticolo, questa sa- morfo, ma una vera e propria (parte di un’ala)
re che anche le figure anato- rebbe stata l’immagine più trappola verso la quale l’ani- durante esplorazioni
micamente incomplete del importante. male viene sospinto. Ci trove- archeologiche di
superficie nel territorio
Riparo siano state tracciate Le raffigurazioni rupestri remmo, in questo caso, in di Centuripe (En).
con l’intento di impedire lo- sono di solito rapportate alla presenza di una rappresenta- L’invasione alleata
ro di assumere vita propria e sfera del sacro. Di fatto, però, zione propiziatoria della cac- della Sicilia nell’estate
del 1943 ha lasciato
di sfuggire, così, al controllo il moderno osservatore, in as- cia, anche se nessuna figura eloquenti tracce
di chi le aveva create. senza di documenti scritti, è impugna armi. ➝ a p. 69 dei combattimenti.

L’ARTE RUPESTRE IN SICILIA


glicci). Ma la scena con figure umane dell’Addaura, in una fase come le incisioni di Levanzo, dell’Addaura e le pitture di area
in cui veniva esclusivamente raffigurata la fauna del periodo, è franco-cantabrica, sono formalmente perfette, mentre in se-
un unicum nel panorama europeo. Le figure al centro, appa- guito si sclerotizzano allontanandosi sempre più da una resa
rentemente “incaprettate”, hanno fatto pensare a un macabro naturalistica. In base a tale linea di sviluppo vengono datate,
rituale o a una brutale esecuzione, ma le interpretazioni posso- tra il Neolitico e l’Eneolitico, le ultime espressioni figurative ru-
no essere tante. pestri su suolo siciliano. I complessi più ricchi di figure sono
L’arte preistorica verso forme più astratte. In età postpale- quelli dipinti di Levanzo, a cui si è accennato, e della Grotta dei
olitica, le immagini rupestri tendono verso una forma sempre Cavalli (San Vito Lo Capo - Tp), scoperta nel 1984. Immagini
più schematica fino ad assumere, nell’Eneolitico (età del isolate o in piccoli gruppi sono state inoltre individuate in altre
Rame), forme astratte difficilmente ricollegabili a quelle da cui grotte e ripari sparsi nella parte occidentale della Sicilia. Il Ri-
derivano. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, paro Cassataro scoperto nella parte orientale assume per
cioè, le espressioni figurative delle fasi finali del Paleolitico, questo un ulteriore valore.
TARDA PREISTORIA
Particolare delle figure
in ocra del Riparo ESPLORAZIONI E NUOVE SCOPERTE
Cassataro. Quella
Nella Sicilia centro-orientale. Il medio corso del tra Eneolitico e Bronzo antico. Come nel caso del
di sinistra (n. 1)
è stilizzata secondo fiume Simeto, lungo il quale si trovano le pitture Riparo Cassataro, le figure si trovano in corrispon-
uno schema “a Φ” tipico del Riparo Cassataro, divide la fascia pedemonta- denza di una formazione rocciosa suggestiva-
dell’arte schematica na dell’Etna, ricchissima di testimonianze preisto- mente modificata dalla natura, che in questo caso
della tarda preistoria.
La fascia orizzontale riche, da un’area più interna, dove, fino a qualche ha “ricamato” la roccia con numerose strutture al-
con appendice laterale anno fa, erano invece emerse solo sparute tracce veolari (da cui il nome della località, che significa
alla sommità delle di insediamenti preistorici. Il fenomeno, in realtà, ‘pietra bucata’), e a non eccessiva distanza da un
gambe potrebbe
essere un indumento. era dovuto a una lacuna della ricerca, ora in parte corso fluviale. Nella nicchia sono incisi un gruppo
colmata da prospezioni condotte dall’Istituto per i di motivi stelliformi ad asterisco e una figura uma-
sopra a destra Beni archeologici e monumentali del CNR (sono na schematica aĭ. I primi ricordano gli stelliformi
EVITARE RISCHI…
Particolare della figura emerse testimonianze che vanno dal Mesolitico del ricco repertorio neo-eneolitico della Grotta di
in ocra meglio conservata alla Battaglia di Sicilia del 1943). Per quanto riguar- Porto Badisco, nel Salento, dove sono considera-
(n. 4, vedi p. 65). Ripete da la preistoria, è stato possibile tracciare per som- ti di origine antropomorfa (per alcuni di essi, però,
lo stesso schema della
n. 1, ma senza i tratti a Y me linee le dinamiche di popolamento del paesag- non si esclude un significato astrale). La seconda
capovolta che avrebbero gio agrario tra il Neolitico e il Bronzo antico e trova confronto, per lo schema a triangolo dal ver-
raffigurato testa, tronco documentare ulteriori espressioni figurative oltre a tice volto in basso, con quella incisa nella Grotta
e gambe. Fu volutamente
rappresentata “mutila”
quelle del Riparo Cassataro, che ora non sono più Cala Mancina (Trapani) e con la prima figura sche-
per evitare che isolate nel contesto della Sicilia centro-orientale. matica in ocra rossa scoperta in Italia, quella di
si animasse? Scelta mirata di superfici rupestri. In località Arnalo dei Bufali, presso Sezze Romano (Lt). Que-
qui a lato Pietraperciata (nel territorio di Centuripe - En), ste ultime due figure, però, non presentano le due
STILIZZAZIONE all’interno di una nicchia in una parete rocciosa linee divergenti verso il basso della figura di Pie-
Figura umana (forse che si staglia in bella vista sulla valle del Dittàino* traperciata. Tali linee, invece, compaiono in altre
IV-III millennio a.C.)
incisa all’interno (affluente di destra del Simeto), sono state sco- figure a ĭ con la parte superiore tendente al cer-
di una nicchia rocciosa perte incisioni rupestri verosimilmente coeve a un chio, e non al triangolo, dell’arte rupestre schema-
a Pietraperciata. Come insediamento ubicato nelle vicinanze e databile tica spagnola.
per il Riparo Cassataro,
le figure furono tracciate
in corrispondenza
di una formazione
rocciosa ben visibile dal
territorio circostante e
facilmente raggiungibile
per via fluviale.
a destra
“ASTERISCHI”
Incisioni rupestri
preistoriche (forse IV-III
mill. a.C.) scoperte di
recente a Pietraperciata.

68
Rocce che seppero parlare sere stati sistemati da una gi- no sembrare artificiali, ed è RIPRODUZIONE
Estrazione e uso,
agli artisti del Neolitico. gantesca mano, come nel ca- punteggiata da numerosi inca- in via sperimentale,
Le pitture del Riparo Cassa- so di una vicina conforma- vi perfettamente emisferici, ve- di ocra rossa reperibile
taro si trovano alla base di zione naturale con l’aspetto re e proprie coppelle sempre di nelle vicinanze
del Riparo Cassataro.
una rupe formata da enormi di un “dolmen”. Inoltre, la formazione naturale. Non è L’“artista” preistorico
massi di arenaria quarzosa roccia presenta in più punti escluso che tali elementi già usò probabilmente un
confusamente addossati a delle chiazze rosse naturali presenti sulla roccia possano rametto dalla punta
sfibrata. Le possibilità
formare numerosi anfratti. (fiammate di ossido di fer- essere stati considerati espres- espressive, nonostante
A volte i massi sembrano es- ro), che in alcuni casi posso- sione del divino contribuendo la tecnica rudimentale,
risultano sorprendenti.
alla scelta del luogo in cui trac-
LA DONNA E... L’ARTISTA ciare le pitture. Nella scelta, co- sopra a sinistra
munque, concorsero senz’al- INDAGINE
NON INVASIVA
tro l’alta visibilità della rupe, Diffrattometro portatile
ben individuabile nel paesag- XRD del laboratorio
LANDIS (INFN-LNS)
gio, e la facilità con cui essa si posizionato nel Riparo
poteva raggiungere dalla gran- Cassataro per l’analisi
de via naturale del fiume Sime- mineralogica
del pigmento rosso
to che scorre lì vicino. di una figura senza
prelievo di campioni.
Giacomo Biondi nel disegno
archeologo ricercatore ISPC È ANDATA COSÌ?
(Istituto di Scienze per il Patrimonio Scene di quotidiana
Culturale) - CNR Catania preistoria…

*NON TUTTI SANNO CHE...


Dittàino. Dall’arabo Wadi al-tin, ‘fiume d’argilla’. Per i greci riali di interesse archeologico, artistico e architettonico volte
Chrysas. Fiume della Sicilia orientale lungo 105 km. Nasce ad appurarne datazione, composizione, autenticità. Nel
sui monti di Enna e conclude il suo corso come affluente di caso del Riparo Cassataro, analisi chimiche e mineralogiche
destra del Simeto in contrada Melisimi a Catania. del pigmento rosso realizzate con strumentazioni portatili e
Graziosi Paolo (1907-1988). Uno dei massimi studiosi di senza il prelievo di campioni.
arte rupestre europea e africana. Fu docente di Paletnologia Simeto. Symaithos per i coloni greci. Wadi Musa per gli ara-
e Antropologia presso l’Università di Firenze dal 1936 al bi. Fiume della Sicilia orientale lungo 113 km. Nasce circa 10
1977. Fondatore della prestigiosa «Rivista di Scienze Prei- km a nord-ovest di Bronte e lambisce tutta la parte occiden-
storiche» e membro del comitato promotore per la fondazio- tale dell’Etna: notevoli le forre scavate dal fiume nei basalti
ne dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. formatisi a seguito delle colate laviche. Sfocia nel golfo di
Indagini archeometriche. Varie tecniche di analisi di mate- Catania.

69
SPERONE O PUNGIGLIONE?
ARCHEOLOGIA NAVALE ECCO A VOI IL MITICO ROSTRO
Rappresentò il punto di svolta nella concezione delle navi
da guerra antiche ma lo scopo tattico non sarebbe stato quello
di sfondare la fiancata del naviglio nemico quanto portare
alla resa dell’avversario per manifesta impossibilità di manovra
Testo Francesco Tiboni

N
p. a fronte egli ultimi anni, so- tente flotta romana di stanza alle indagini condotte dalla
ROSTRI DELLE EGADI
Recupero del rostro 22
prattutto grazie all’im- a Miseno – che già tra i mari- Soprintendenza siciliana del
dal sito della battaglia ponente lavoro di ri- nai della sua epoca l’inven- Mare sui fondali dell’isola di
delle Egadi individuato cerca che il compianto Sebastia- zione del rostro era conside- Levanzo nell’arcipelago delle
presso l’isola di Levanzo
grazie alle ricerche no Tusa (1952-2019) ha inizia- rata una delle tappe più im- Egadi – indagini che hanno
condotte da Sebastiano to intorno alle isole Egadi (vedi: portanti nell’evoluzione dei portato all’individuazione e
Tusa (foto RPM Nautical AV n. 177), gli esperti di archeo- sistemi offensivi nelle batta- al recupero (finora) di ben
Foundation). Vediamo
anche alcuni dei 24 logia navale hanno potuto ana- glie navali. Un’invenzione di ventiquattro rostri –, nono-
rostri finora recuperati lizzare in maniera più precisa e tale rilievo da essere attribui- stante l’ampio repertorio ico-
esposti al Museo - Ex approfondita quello che – a det- ta al mitico re etrusco Piseo, nografico di cui disponevano
Stabilimento Florio
a Favignana. ta della maggior parte degli stu- figlio dello stesso Tirreno, gli storici dell’arte antica e gli
diosi di architettura navale anti- insieme con la tromba da studiosi di archeologia nava-
TROVATO PER PRIMO ca – rappresenta il vero punto di battaglia, strumento il cui le, i ritrovamenti di questi ap-
Il rostro di Atlit (II sec.
a.C.) rinvenuto nel 1980 svolta nella costruzione delle suono sembra facesse rabbri- parati erano numericamente
sui fondali della località unità da guerra: il rostro. vidire i marinai che si trovas- limitati, tanto che per molti
anni si era potuto analizzare
la loro struttura e ipotizzarne
la funzione attraverso i soli
esemplari della nave punica
di Marsala, di Atlit recupera-
to agli inizi degli anni Ottan-
ta nelle acque israeliane e di
Acqualadroni a Messina.

Colpita e affondata o me-


glio lasciata alla deriva.
Studiando nel tempo questi
reperti e analizzando gli ulti-
mi importanti ritrovamenti,
sembra prendere ormai for-
ma l’ipotesi definitiva sul lo-
ro impiego in battaglia, che,
pur confermando la possibi-
lità di un utilizzo come arma
di offesa nei momenti di ar-
costiera israeliana Un’invenzione davvero mi- sero a ingaggiare battaglia rembaggio, predilige l’idea
da cui prende il nome e cidiale. Se facciamo un passo contro i temutissimi pirati secondo la quale i rostri non
ora esposto al National
Maritime Museum di indietro nella storia, ancora etruschi. siano nati come e veri e pro-
Haifa (Israele). È stato una volta apprendiamo da pri pungiglioni da conficcare
il primo rostro navale Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) I rostri delle Egadi: la prova nelle fiancate delle navi ne-
ritrovato nella storia
dell’archeologia. – uno che se ne intendeva es- che mancava. Dal punto di miche, quanto piuttosto co-
(Foto O. Rozen/Commons) sendo ammiraglio della po- vista archeologico, però, fino me strumenti per troncare i

70
remi dei nemici, magari con Grande fortuna del ro-
un attacco sul fianco della na- stro… fino al Risorgimen-
ve a tutta velocità, e per ta- to. Non è un caso che, nel
gliarne il guscio con le lame pieno delle guerre puniche,
che ne segnano il profilo, proprio i romani antenati di
provocando falle e infiltra- Plinio, che tanto avevano te-
zioni tanto gravi da rendere muto l’uso di quell’arma da
inoffensiva l’unità nemica. parte dei cartaginesi, riusci-
Infatti, essendo impiantati rono a trovare la contromi-
direttamente sulla prua all’al- sura primaria al rostro, vale
tezza della chiglia, appare lo- a dire il corvo, una sorta di
gico che i rostri non potessero passerella uncinata che, get-
essere facilmente abbando- tata a distanza sul ponte del-
nati nel fianco della nave av- la nave avversaria, consenti-
versaria in caso di sperona- va alla fanteria di Roma di
mento: addirittura, in questo assaltare i natanti punici e
modo, si sarebbe pregiudica- conquistarli come in uno
ta la stabilità della stessa nave scontro sul terreno. Certo,
attaccante. Del resto, in tutti la fortuna del rostro non
gli scontri navali dell’antichi- terminò alle Egadi, se anco-
tà pare che lo scopo principa- ra a Lissa, nel 1866, alcune
le non fosse giungere all’af- delle unità navali corazzate
fondamento del naviglio av- impegnate nell’epico scon-
versario – pratica che sarà in- tro tra la marina italiana e
vece tipica delle guerre mo- quella austroungarica erano
derne – quanto alla sua resa rostrate...
per manifesta incapacità di Francesco Tiboni
manovra. archeologo navale
pulonia in Toscana, accompagnati tutto riflettere sul fatto che quello che
LA VOCE DELLA STORIA
dall’allestimento del Museo della Cit- chiamiamo Medioevo ha una durata
tadella a Piombino (Li) e del nuovo pressoché millenaria e quindi il volto
Parco archeologico dell’acropoli po- di Roma ebbe a modificarsi profon-
puloniese (2007). Oltre che di arche- damente nei secoli compresi tra le
ologia dei paesaggi urbani (Paesaggi prime catastrofiche vicende che la
di Roma medievale, 2021), si è occupa- colpirono nel V secolo e la lenta ripre-
to di storia economica del mondo an- sa della città rinascimentale a partire
Foto Danilo Pavone, CNR-IBAM

tico, di cultura materiale (Le fornaci dal XV secolo. Ritengo – uscirà a bre-
romane di Giancola, con Silvia Pallec- ve un mio volume dedicato a questo
chi, 2012), di storia dell’archeologia, tema – che Roma medievale abbia co-
approfondendo temi connessi alle re- nosciuto una profonda cesura tra fine
lazioni tra sistemi di fonti (Dizionario XI e primi decenni del XII secolo, al
di archeologia, con Riccardo Franco- tempo di quella che nei libri di scuola
vich, 2000). È autore di numerosi in- conosciamo come “lotta per le inve-
terventi sul ruolo dell’archeologia stiture”. È in quella fase di grande cri-

L’
archeologia come missione, nella società contemporanea (Il me- si della città che Roma antica defini-
come impegno civile con uno stiere dell’archeologo, 2020; I libri degli tivamente “muore” – se possiamo
sguardo vigile e responsabile altri, 2021) e sulle politiche del patri- esprimerci così – dopo un’agonia du-
verso una comunità sempre più inte- monio culturale (L’Italia agli italiani, rata molti secoli e una nuova Roma
ressata a una disciplina per troppo 2014; Posgarù, 2022). È membro del “rinasce” sopra le sue rovine: è la Ro-
tempo relegata al linguaggio dei soli Consiglio superiore Beni culturali e ma in cui tuttora viviamo.
addetti. Certo, i meto-

INCONTRO CON
di, le teorie, la ricerca, Centro e periferia della
il rigore scientifico. I Roma medievale si di-
piedi restano ben pian-
tati in quelle fonda- DANIELE MANACORDA stinguevano anche per il
tipo di popolazione? –
menta, ma testa e ani- Nelle città premoderne
ma guardano, devono
«Roma medievale per secoli fu di fatto la distinzione fra quar-
guardare – ribadisce una cava a cielo aperto: crebbe con le tieri ricchi e poveri non
Daniele Manacorda – pietre, i mattoni, le colonne e le statue fu mai netta, anzi. At-
oltre. Perché la soprav- della città antica – Il coinvolgimento torno alle residenze di
vivenza del patrimo- prestigio delle famiglie
nio dipende da quanto della gente comune è l’unica garanzia di spicco si addensava-
lo sentiamo nostro, da per la sopravvivenza del patrimonio no le dimore molto
come guardiamo alla archeologico – L’archeologia è un’attività modeste della popola-
realtà di oggi attraver- zione più misera che
so la lente del passato, culturale collettiva ovvero un impegno cercava protezione e la-
da quanto l’archeolo- civile – Cosa fa l’archeologo? voro all’ombra dei po-
gia è capace di farsi Semplice: interviene su ciò che è stato tenti. La formazione di
“pubblica”. Tra gli altri quartieri esclusivi per
temi cari a Manacorda,
per guardare a ciò che sarà» le fasce alte e l’espulsio-
la storia del paesaggio Intervista di Giulia Pruneti ne in periferia degli
urbano di Roma (cui è abitanti meno abbienti
dedicato il suo ultimo volume), l’e- paesaggistici, dei consigli di ammini- e più indifesi è fenomeno contempo-
voluzione economica e culturale del strazione del Parco archeologico del raneo. Ciò vale anche su scala edili-
mondo antico, la valorizzazione del Colosseo e della Soprintendenza spe- zia. Nei palazzi nobiliari la famiglia
patrimonio culturale e dei rapporti ciale ABAP di Roma, e della Commis- risiedeva e riceveva al primo piano, il
tra archeologia e società. L’archeolo- sione scientifica delle Scuderie del piano detto appunto nobile; la servi-
go Manacorda ha insegnato nelle Quirinale. tù abitava i piani alti e le soffitte. Oggi
università di Siena e Roma Tre. Ha di- i benestanti preferiscono gli attici. Il
retto il primo progetto di archeologia Partiamo da uno dei tuoi ultimi volu- problema in questo caso è anche tec-
urbana a Roma (Crypta Balbi, Archeo- mi: Paesaggi di Roma medievale. Ec- nologico: nella città premoderna non
logia e storia di un paesaggio urbano, co, come dobbiamo immaginarci l’Urbe esistevano ascensori e salire le scale
2001) e gli scavi sull’acropoli di Po- in quell’epoca? – Dobbiamo innanzi- richiedeva tempo e fatica.

72
Contò avere “alle spalle” i secoli lumino- magine un po’ retorica del nostro della quantità di popolazione che
si dell’Impero? Di cosa rimase maggior- mestiere, quasi che l’archeologo sia esprime un interesse verso i resti del
mente traccia? – Contò enormemente, il disvelatore di chissà quali misteri: passato e quindi verso l’archeologia
sul piano sia materiale che ideale. Ro- per questo occorre impegnarsi per che ce li fa conoscere. Prima queste
ma medievale si è fatta ed è cresciuta spiegare meglio in che cosa consista porzioni di cittadinanza erano sicura-
con le pietre, i mattoni, le colonne e le il nostro lavoro, non per banalizzar- mente più ristrette e i temi dell’arche-
statue della Roma antica, riusate sia ne i contenuti, ma per renderli acces- ologia e, più in generale, del patrimo-
come elementi edilizi sia per la stessa sibili con un linguaggio piano e nio culturale erano quindi limitati a
produzione della calce necessaria alle comprensibile. Se c’è un mistero che un settore di popolazione più elitario.
nuove costruzioni. Di fatto per secoli gli archeologi vorrebbero svelare è L’allargamento del numero dei citta-
la città fu una cava a cielo aperto. Al quello dell’infinita varietà dei com- dini che s’interessano al patrimonio
tempo stesso le rovine emergenti della portamenti umani nel tempo e nello culturale può generare problemi, tut-
Roma antica, a volte mastodontiche, spazio. Il volume cui si faceva riferi- tavia positivi, di linguaggio e in gene-
furono motivo identitario per una po- mento (Il mestiere dell’archeologo, rale di comunicazione. Ma ci tengo a
polazione che non aveva perso la me- Edipuglia 2020) raccoglie gli scritti dire che questo coinvolgimento è l’u-
moria dei tempi in cui Roma era pa- divulgativi (una bella parola, che de- nica garanzia disponibile circa la ca-
drona del mondo. La trasformazione scrive un’attitudine alla condivisio- pacità del sistema di assicurare anche
di quella memoria in mito fu una delle ne del sapere) che ho provato a dedi- nel futuro la sopravvivenza di un pa-
componenti, e non la minore, di quel- care per oltre trent’anni al fine di av- trimonio, che viene continuamente
la “rinascita” cui accennavo prima. Ma vicinare i non addetti al modo di la- rinnovato dalla ricerca e dalla perce-
l’immersione di Roma antica nel mito vorare e di pensare degli archeologi zione che ne hanno settori ormai sem-
implicava – come dicevo – la sua stessa contemporanei. pre più ampi di cittadini consapevoli.
“morte”.

Il mestiere dell’archeologo dà il titolo a


un’altra tua pubblicazione recente. Che
cosa hai da dirci in proposito. Lo consi-
glieresti questo mestiere? – Certamente.
Con l’avvertenza che fare l’archeologo
non significa guardare al passato per
distrarsi momentaneamente dall’oggi.
Fare archeologia significa cercare il
senso del nostro presente nelle tracce
materiali dei tanti passati che si sono
succeduti nei luoghi in cui ancora vi-
viamo. Conoscere il passato significa
cercare di interpretare quel che è acca-
duto, e quindi – nei nostri limiti – di
capirlo: è una condizione necessaria
Foto Shutterstock

per agire consapevolmente e concorre-


re alla progettazione del futuro. Per
questo diciamo che il mestiere dell’ar-
cheologo interviene su ciò che è stato
per guardare a ciò che sarà. È un me-
stiere complesso ma anche molto affa- E l’archeologia che tu insieme ad altri Siamo quello che facciamo. Quanto è
scinante, per la sua capacità di richie- ti batti da anni per rendere sempre più importante risalire a mestieri e man-
dere il massimo impegno sia intellet- pubblica… sta davvero diventando di e sioni presso le società che ci hanno pre-
tuale che manuale. È un’opportunità per tutti? – Non si può rispondere con ceduto per capire chi siamo oggi? – La
assai rara nel mondo contemporaneo, un sì o con un no. Anche perché l’ar- ricostruzione dei mestieri o, se vo-
che mescola insieme scienze e artigia- cheologia stessa è andata mutando gliamo, delle conoscenze e delle pra-
nato, conoscenze erudite e capacità di profondamente e quindi un parago- tiche che le società del passato mette-
astrazione filosofica, vita all’aria aper- ne con il passato più o meno recente vano in atto per la scelta, la trasfor-
ta e al chiuso di biblioteche e archivi diventa complicato. Direi che il feno- mazione, l’uso, lo scarto delle mate-
secolari. Ciononostante, nell’opinio- meno cui assistiamo può essere in rie prime e dei prodotti che ne deriva-
ne pubblica spesso sopravvive un’im- parte descritto come un ampliamento vano, è uno degli aspetti centrali ➝
73
➝ degli studi che chiamiamo di cul- ligente, che metteva l’osservatore di in cui le metodologie archeologiche
tura materiale. Quanto più le nostre fronte al dilemma di come dare un’in- erano considerate poco più che inuti-
società progrediscono sul sentiero terpretazione sensata a oggetti, perlo- li orpelli o vacue astrazioni. Oggi è
delle tecnologie – che hanno rag- più frammentari, che avevano perso pacifico che l’archeologia abbia biso-
giunto sofisticazioni di cui non riu- da secoli o millenni la loro funzione gno di un suo castello armonico di
sciamo quasi più a cogliere i limiti e i (si andava da una scheda madre di metodi, saldi e condivisi eppure an-
confini – tanto più appare fonda- computer a una moneta da 50 cente- che in continua evoluzione, che le
mentale conoscere il livello di cono- simi di euro, a una statuetta di nano consentano di proporsi come uno
scenze delle società del passato. E in di Biancaneve, abitante di tante villet- strumento che definirei “ecumeni-
particolare il rapporto al loro interno te dei paesaggi contemporanei…). co”, cioè a disposizione di tutti. Co-
fra saperi empirici e pratiche dettate Insomma, l’archeologo del 4000 si me dicevo, l’archeologo agisce nel
invece da un approccio alla comples- sarebbe trovato inevitabilmente nella presente interpretando il passato per
sità del reale condizionato dalla su- stessa difficoltà che gli archeologi di meglio intendere il futuro. Non è uno
perstizione, che ancora si annida per- ieri incontravano di fronte a certe slogan, tutt’altro. L’archeologia ope-
vasivamente nelle società contempo- strane piramidine in terracotta, non ra, per così dire, in orizzontale, facen-
ranee. ancora riconosciute come comunissi- do ricorso alle conoscenze più diverse
mi pesi da telaio (una macchina tratte sia dalle discipline umanistiche
Che cosa resterà di noi? Ti sei mai po- scomparsa da secoli dal nostro oriz- che dalle scienze dell’uomo e della
sto la domanda di chi… dovrà scavare zonte), o che tuttora incontrano di natura per superare inutili steccati; e
noi? – E come no! È una domanda fronte a oggetti senza nome, come i opera in verticale, agisce nel profon-
cruciale. Il bello è che la risposta non cosiddetti “graffioni” presenti nei do della società, per cercare di farsi
può che variare nel tempo in base al corredi di alcune tombe etrusche. capire da tutti. Perché solo in tal mo-
concetto che avremo della ricerca ar- do una conoscenza, che può essere
cheologica e della sua pratica attua- L’archeologia è dunque innanzitutto anche molto specialistica, si traduce
zione. Anni fa una bellissima mostra un metodo? – Sì e no. Nel senso che è in un’attività culturale collettiva, cioè
in Svizzera, a Losanna, s’interrogò su un insieme di metodi e procedure ap- – in fin dei conti – in impegno civile.
quale sarebbe stata l’archeologia del plicati alla comprensione di fenome-
4000. Era una iniziativa molto intel- ni storici. Certo, sono passati i tempi A cura di Giulia Pruneti
NORVEGIA ANTICA gini che vede in campo il Con- no rintracciato un insedia-
SCOPERTE NEL GHIACCIO siglio della contea e il Museo mento con i resti di ventuno
DALLE RIVISTE di Storia e Cultura di Oslo. abitazioni datate tra 750 e
Sui monti della Di recente, a guadagnarsi le 1150: il periodo di massimo
Norvegia si riscrive la storia di prime pagine è stato il transito attraverso il passo di
antiche vie di transito, di bat- rinvenimento di uno sci di Lendbreen. Si pensa che tali
tute di caccia e villaggi vichin- milletrecento anni fa, trovato edifici siano serviti come rifu-
ghi di cui si era persa memo- tra i ghiacci di Digervarden, gi per chi si avventurava lun-
ria. Negli ultimi dieci anni so- con tanto di rilegature in be- go questa dorsale o come basi
A cura di Giulia Pruneti no stati setacciati oltre sessan- tulla intrecciata e cinturino in per cacciatori di renne. «Se
taquattro ghiacciai nella con- pelle. «Come il “gemello” che scavare oggi in tali contesti
tea di Innlandet, nella zona abbiamo scoperto nel 2014» ambientali è così arduo, im-
centrale del Paese: Il risultato commenta soddisfatto Hol- maginiamoci cosa significava
sta in oltre tremilacinquecen- ger. In effetti la notizia è che si vivere qui nel Medioevo»,
to manufatti, tra arnesi di cac- tratta del secondo sci tornato conclude Holger.
cia, resti di tessuti e materiali in luce in questa zona. Quan- Da: «Current World Archaeology»
faunistici, alcuni datati fino a do fu scoperto il primo, per n. 3/2022
seimila anni fa. Certo, non è molte settimane gli archeolo-
un’archeologia per tutti. La- gi tentarono di trovare anche
vorare in queste zone signifi- l’altro. Ma il ghiaccio ha i suoi
ca cimentarsi in escursioni su tempi... «Era lì, a soli cinque
SEGRETI
NEL GHIACCIO terreni difficili portandosi metri dal primo, più in pro-
Archeologi norvegesi tutto l’occorrente, dagli stru- fondità e questo gli ha per-
al lavoro sui monti
della contea di
menti di lavoro a quelli per la messo di conservarsi meglio».
Innlandet mentre sopravvivenza. Ma l’archeo- Tra gli altri oggetti restituiti
riportano in luce uno sci logo norvegese Lars Holger dal ghiaccio, una tunica del
di milletrecento anni fa,
compagno di un Pilø non ha dubbi: «Fare que- 300 d.C. (locale età del Ferro)
esemplare gemello sto mestiere è una fortuna». e molte frecce, dal Neolitico
scoperto in precedenza Per tutto ciò che gli scenari of- fino al periodo medievale.
a soli cinque metri
di distanza: strumenti frono alla vista e «per quella Nel 2011 lo stesso team aveva
indispensabili usati buona vecchia sensazione di individuato lo storico passo
da antichi viaggiatori
o cacciatori di renne
esser parte di un gruppo di ri- montano di Lendbreen utiliz-
per spostarsi verso cerca». Un entusiasmo pre- zato da Vichinghi e viaggiato-
lo storico passo miato da ritrovamenti ecce- ri tra 300 e 1500. Dieci anni
montano di Lendbreen.
(Foto da «Current World zionali nell’ambito dell’am- più tardi, a ovest di questo
Archaeology») bizioso programma di inda- cammino, gli archeologi han-

RELITTO IN MINIERA
SORPRESE IN SERBIA
Nel marzo del 2020
è cambiato ciò che si sapeva
dell’antica navigazione flu-
viale sul Danubio nel tratto
in cui il fiume attraversa la
Serbia (parte della provincia
romana di Moesia). Alcune
informazioni, provenienti
dalla miniera di carbone a
cielo aperto nelle vicinanze
del sito archeologico di Vimi-
nacium (presso Kostolac),
raggiunsero un team di arche-
ologi. Da una sezione di ster-
ro s’intravedeva una struttura
in legno che si scoprirà essere
76
parte di una nave. Se oggi il ga tre. Era dotata di un solo ati, piccole monete rotonde o DANIMARCA
MEDIEVALE
punto più vicino del fiume è a ponte e di almeno sei paia di medaglioni battuti solo su Alcuni degli oggetti
tre chilometri, gli strati del remi oltre agli accessori per una faccia a cui si applicava d’oro ricavati da monete
terreno raccontano un’altra una vela triangolare. Due im- un occhiello per portarli ap- romane e risalenti
al VI sec. d.C.
storia: ciottoli e sabbia ci par- barcazioni minori si ritiene pesi al collo come gioielli o
lano di alvei e antiche sponde. siano invece state ricavate da
Gli scavi hanno portato alla tronchi d’albero e forse co-
luce imbarcazioni di vario ti- struite dai popoli slavi per at-
po e banchine di attracco. I re- traversare il fiume.
perti erano a circa sette metri Da: «Antike Welt» n. 1/2022
di profondità e purtroppo so-
no stati danneggiati dai mac-
chinari per l’estrazione del
DANIMARCA: ORO
SOTTO AL PAVIMENTO
carbone. Inoltre, trovandosi
nella parete verticale della ca- La fortuna di un
va, il recupero non è stato principiante ha portato a un
semplice. In un primo mo- ritrovamento eccezionale in
Danimarca. Protagonista un
cacciatore di tesori alle prime amuleti (450-550 d.C.). Su Il “tesoretto” si trovava
“armi”, tale Ole Ginnerup uno è ben riconoscibile il al di sotto di una tipica
casa vichinga
Schytz, che col suo metal de- profilo di una testa maschile, in Danimarca ed
tector (l’attività è consentita in stile imperatore romano; è stato scoperto
in questo Paese) si è imbattu- sotto si scorge la sagoma di grazie a un ricercatore
con metal detector.
to in un tesoro risalente al VI un cavallo mentre frontal- (Foto da «Archäologie
sec. d.C. Il luogo della scoper- mente ritroviamo un uccello, in Deutschland»)
ta è a pochi passi da quella probabilmente un corvo, con al centro
che nel X sec. d.C. diventò la cui l’uomo sta comunicando. SORPRESA IN
residenza reale di Jelling, a Una parola incisa, “houaR”, MINIERA
Lo scavo della
Vindelev, nei pressi di Vejle, e che in alfabeto runico signifi- più grande delle
per un pelo l’improvvisato ca “alto”, potrebbe far riferi- imbarcazioni di età
esploratore non ha buttato mento al governante o al ca- romana rinvenute nella
miniera di carbone
via il primo pezzetto di me- po, forse proprio colui che a cielo aperto
tallo rilevato: «A prima vista seppellì il tesoro a Vindelev. nelle vicinanze
di Viminacium,
l’oggetto mi era sembrato il Per gli scienziati scandinavi il l’antica capitale romana
tappo di una comune scatola ritrovamento così massiccio della Mesia
di latta». Qualche giorno do- di oggetti in oro, tutti risalen- (oggi Serbia)
lungo le sponde
po sono iniziati gli scavi. A ti alla metà del VI sec. d.C., sa- del Danubio.
mento, le banchine rinvenute oggi, quelle ricerche hanno rebbe dovuto agli effetti di un (Foto da «Antike Welt»)
portavano a datare le imbar- portato alla luce 22 oggetti vulcano: la sua eruzione, in
cazioni tra il tardo VI e l’ini- d’oro per un peso totale di Islanda nel 536, avrebbe por-
zio del VII sec. d.C., ovvero al 945 grammi. Il tesoro consi- tato, con la sua nuvola di ce-
periodo in cui Viminacium da ste in monete romane trasfor- nere, a una catastrofe climati-
capitale della Moesia soccom- mate in gioielli, anelli, parti ca e di conseguenza a carestie
be agli Slavi e agli Avari. La della guaina di una spada, al- e morti. La datazione provvi-
datazione definitiva ha rive- cuni medaglioni. L’intero gia- soria del tesoro di Vindelev
lato una storia molto più lun- cimento dovrebbe essere sta- corrisponderebbe proprio a
ga della navigazione sul Da- to sotterrato intorno al 530 questo momento storico. Il www.antikewelt.de
nubio, quasi bimillenaria, sotto al pavimento di una ca- governatore di Vindelev offrì
iniziata nel I sec. a.C. e culmi- sa in un tipico villaggio vi- forse quel tesoro agli dèi nella
nata nel XVII sec. d.C. Uno chingo. I restauratori hanno speranza di far risplendere il
dei ritrovamenti riguarda una pulito e riportato all’origina- sole? Oppure semplicemente www.archaeology.co.uk
grossa nave a fondo piatto, rio splendore alcuni gioielli lo seppellì per nasconderlo a
concepita per acque fluviali, che possono essere ammirati eventuali nemici?
lunga una ventina di metri all’interno del Museo di Vejle. Da: «Archäologie in Deutschland»
(ne restano una decina) e lar- Tra questi, i cosiddetti bratte- n. 1/2022 www.aid-magazin.de

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Autori Vari e storici dell’antico Ateneo, Pietro Bembo (1470-1547)
IN LIBRERIA Arti e Architettura che rilegge il percorso padova- sceglie la città per la stesura
L’Università nella città no in chiave europea, tra spazi delle Prose della volgar lingua,
Padova University Press e forme della libertas e il suo testo fondativo dell’italiano.
pp. 235, euro 27
ruolo negli sviluppi dei saperi Dopo l’Unità d’Italia, l’Univer-
Il volume, a cura di Jacopo umanistici e scientifici. Nel sità riprese la sua vocazione
Bonetto, Marta Nezzo, Gio- 1222, esattamente dunque ot- diffusiva all’interno del conte-
vanna Valenzano e Stefano tocento anni fa, per la prima sto urbano utilizzando come
SALA ETRUSCA Zaggia, fa parte della nuova volta è ricordata l’attività di sedi edifici assai prestigiosi.
Artista attivo collana di alta divulgazione professori e studenti a Padova. Nella prima metà del Nove-
nel quarto decennio
dell’Ottocento: motivo Patavina Libertas. Una storia All’inizio non esisteva un’or- cento, l’Ateneo si trasformò in
decorativo della europea dell’Università di Pado- ganizzazione rigida e le lezio- un laboratorio d’arte tra i più
Sala Etrusca in Palazzo va (1222-2022), fondata su ni avvenivano in spazi messi a celebrati del Paese, mentre nel
Maldura dell’Università
di Padova. solide ricerche d’archivio por- disposizione da enti religiosi secondo dopoguerra, in una
(Da: Arti e Architettura) tate avanti da giovani storiche o dagli stessi maestri, nel cuo- fase di forte espansione del nu-
re della città medievale. A me- mero degli studenti, acquisì
tà del XVI secolo iniziò la co- numerosi edifici storici in città
struzione del Bo, nell’area ne- e nel territorio. Oggi il sapere
vralgica della Patavinium ro- universitario accetta la sfida
mana, inglobando strutture della modernità senza dimen-
preesistenti per offrire una se- ticare gli otto secoli di magiste-
de monumentale in grado di ro e ricerca dipinti e scolpiti
rappresentare il ruolo attribui- nel tessuto artistico e architet-
to allo Studium dallo Stato ve- tonico di Padova.
neziano. I capolavori della sta-
gione cinquecentesca – dal Te- Simone Beta
atro anatomico all’Orto bota- La donna che sconfigge
nico – riflettono nelle forme il la guerra
Lisistrata racconta
pensiero di intellettuali, uma- la sua storia
nisti e scienziati. È questo il Carocci editore
periodo in cui Padova diviene pp. 244, euro 19
un polo di attrazione per filo-
sofi e letterati provenienti da «Mi chiamo Lisistrata. Sono
varie parti d’Italia e d’Europa greca, il mio nome significa “la
che si incontrano nelle acca- donna che scioglie gli eserci-
demie, come pure in alcuni ti”. Odio la guerra e, quindi,
importanti palazzi privati, se- amo la pace. Se fossi nata ne-
di di prestigiose collezioni. gli anni Settanta del secolo

BASILICATA ARCHEOLOGICA
Sabrina Mutino (a cura di), Archeologia preventiva in Basilicata. Nuove scoperte a Palazzo San Gervasio,
Banzi e Genzano di Lucania, Osanna edizioni, pp. 424, euro 55
a pubblicazione s’inserisce nella collana di studi Polie-
L ion della Scuola di specializzazione in Beni archeologi-
ci dell’Università della Basilicata, e raccoglie sedici contri-
Gervasio. Ne sono scaturite nuove scoperte, come la pre-
senza di due ponti sulla fiumara tra Venosa e Palazzo, due
cascate, un mulino e le tracce di un acquedotto romano,
buti incentrati su trentasei contesti archeologici, dalla che sembra ricollegarsi a quello famoso fatto costruire da
Preistoria all’età moderna, oggetto di interventi diretti dalla Erode Attico nel II sec. d.C., di cui si conosceva il tratto
Soprintendenza tra 2008 e 2020. Il vasto comprensorio in- che da Montemilone giunge a Canosa. Le nuove acquisi-
dagato ripercorre in gran parte la cosiddetta “ipotesi meri- zioni dimostrano come l’infrastrutturazione romana qui ab-
dionale” del tracciato della Via Appia in quest’area. Le bia creato le premesse per il successivo sviluppo insedia-
scoperte riguardano, tuttavia, anche un villaggio preistori- tivo, perdurato fino alla piena età medievale e moderna, e
co, intercettato durante i lavori per la realizzazione di un conservatosi pressoché inalterato fino ai nostri giorni, an-
metanodotto a Genzano di Lucania, interventi programma- dando a costituire un paesaggio culturale straordinaria-
ti per il restauro dei castelli di Monteserico e Palazzo San mente suggestivo.

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scorso, adesso vi direi “fate sua prima rappresentazione essere stata in un primo tem-
l’amore non fate la guerra!”, ad Atene nel 411 a.C., la Lisi- po ignorata, poi venne censu-
ma siccome sono nata alla fi- strata di Aristofane scompare rata e stravolta. A raccontare
ne del V sec. a.C., quando Ate- dal mondo letterario fino alla la storia di questo capolavoro
niesi e Spartani si stavano fa- sua prima edizione moderna del teatro comico è la stessa
cendo la guerrra da un sacco (Firenze 1516). Ma il geniale Lisistrata, che traccia con au-
di tempo, ho dovuto dire a spunto comico alla base della toironica consapevolezza la
tutte le donne della Grecia di trama – lo “sciopero del ses- progressiva riscoperta che
fare esattamente il contrario: so” che le donne di tutta la l’ha fatta diventare la comme-
non fate l’amore con gli uo- Grecia mettono in atto per dia più famosa di Aristofane,
mini, se volete che non faccia- convincere i mariti guerra- attraverso gli autori che ne
no più la guerra!». Così il pro- fondai a fare la pace – era hanno dato la loro personale
logo dell’autore, che affida troppo destabilizzante per un versione nella letteratura, nel
(Da: La donna che
proprio a Lisistrata l’intera pubblico tradizionalista: ec- cinema, nella musica e nelle sconfigge la guerra)
narrazione. Di fatto dopo la co perché la commedia, dopo arti figurative.

STORIA DI UN CASTELLO MEDITERRANEO


Rodo Santoro, Il Castello di Tripoli. Storia e architettura, Tabula Fati Editore, pp. 136, euro 13

I l Castello di Tripoli è uno dei monu-


menti storico-architettonici più impor-
tanti sulla costa del Nordafrica. Durante
che per il progresso dell’immenso terri-
torio geografico da qui amministrato? Il
suo “Divano” ospitava serenamente la
castello custodiscono ancora i tesori
accumulati nei secoli grazie alla pirate-
ria marittima e protetti da feroci animali
gli anni Novanta del secolo scorso vita familiare di chi governava oppure mostruosi, oppure sono un grandioso
Rodo Santoro (architetto e saggista na- era luogo di efferati delitti perpetrati deposito di relitti archeologici prodotto
tivo di Kos quando l’isola era ancora all’interno delle stesse famiglie domi- da un sisma che fece crollare un edificio
parte del Dodecaneso italiano) ha potu- nanti? Infine, i sotterranei inesplorati del pubblico nella tarda romanità?
to studiarlo a lungo grazie a una missio-
ne archeologica specifica che gli è stata
affidata da un consorzio culturale inter-
nazionale. Cosa è stato questo castello
nel corso dei secoli? Luogo di molli deli-
zie “orientali” o tetro carcere per i pri-
gionieri fatti negli abbordaggi navali dai
corsari tripolini e destinati a essere ven-
duti come schiavi? Le sue mille stanze e
anditi oscuri erano luogo di segreti intri-
ghi politici o centro di attività economi-

CARTER E TUTANKHAMON
▲ ▲

4 novembre 1922. Sono cento anni da una delle vicende


PROSSIMO NUMERO
PROSSIM più clamorose dell’archeologia: la ricordiamo
con uno speciale di Patrizia Piacentini e Lorenzo Guardiano
BISANZIO E IL MEDITERRANEO
La vicenda dell’impero che sopravvisse mille anni
alla caduta di Roma

PUGLIA: SCOPERTE A TORRE GUACETO


Vita di un insediamento fortificato sulla costa dell’Adriatico
meridionale: sensazionali scoperte per una comunità

della tarda età del Bronzo. Articolo di Rino Scarano

NECROPOLI ETRUSCA A CASENOVOLE


IL PROSSIMO NUMERO DI NOVEMBRE/DICEMBRE Individuata per caso nel territorio di confine fra le potenti città
È IN EDICOLA A PARTIRE DALLA FINE DI OTTOBRE di Roselle, Chiusi e Volterra. A cura di Chiara Valdambrini
I POLICLINICI DELL’ARCHEOLOGIA
VULPIS IN FUNDO... Serve una collaborazione sistematica tra docenti ricercatori
tecnici dirigenti funzionari proprio come accade nelle corsie
di un ospedale… perché la teoria da sola non basta

Testo Giuliano Volpe

C
hi si farebbe operare qualcosa di simile negli scavi Novità all’orizzonte per i per-
da un chirurgo, laurea- didattici universitari. corsi formativi universitari.
to, ma che non abbia L’autore di questa rubrica ha
mai messo piede in una sala Serve una svolta per un’in- cercato più volte di porre la que-
operatoria? È un dato acquisi- novazione epocale. Da anni stione anche a livello istituzio-
to che chi studia medicina fre- chi scrive propone di istituire i nale, negli anni di presidenza
quenti le corsie... Nell’ambito “policlinici del patrimonio del Consiglio superiore “beni
del servizio sanitario naziona- culturale”. Non è il solo, né il culturali e paesaggistici” del Mi-
le i docenti universitari svol- primo. Andrea Carandini ne BACT (ora MiC). Un gruppo di
gono normalmente attività as- parla da tanto tempo. Struttu- lavoro interministeriale istitui-
sistenziale insieme ai medici re interministeriali nelle quali to dai ministri Cristina Messa e
ospedalieri. Stiamo parlando realizzare, sulla base di pro- Dario Franceschini sta ora lavo-
insomma dei “policlinici” o getti specifici, una collabora- rando a questo progetto di uni-
COLLABORAZIONE “aziende universitarie ospeda- zione sistematica tra docenti, tà miste del patrimonio cultura-
SISTEMATICA
Studenti sullo scavo liere” che dir si voglia. Perché ricercatori, tecnici, dirigenti, le e, più in generale, all’attua-
al Foro Romano. allora non si può adottare un funzionari, con la condivisio- zione del protocollo del 2020,
Giuliano Volpe rilancia modello simile nel campo dei ne di laboratori, biblioteche, che prevede anche la revisione
l’idea di strutture
interministeriali beni culturali, in primis l’ar- strumentazioni e l’integrazio- dei percorsi formativi universi-
nelle quali realizzare, cheologia, considerando che il ne di competenze, sensibilità tari. In Francia da decenni sono
sulla base di progetti
specifici, una
mestiere dell’archeologo, in- e professionalità. Sarebbe attive le “Unité mixte de recher-
collaborazione sieme alla formazione teorica, un’innovazione epocale che che”, istituite dal Centre natio-
sistematica tra docenti, metodologica, storica, include garantirebbe risultati positivi nal de la recherche scientifique
ricercatori, tecnici,
dirigenti, funzionari, aspetti applicativi estrema- tanto nella formazione e ri- con le università e con l’apporto
con la condivisione di mente peculiari, impossibili cerca, quanto nella tutela, co- del Ministero della Cultura e di
laboratori, biblioteche, da acquisire senza il lavoro sul municazione, valorizzazione altri organismi.
strumentazioni
e l’integrazione di campo? Si potrebbe obiettare: e gestione del patrimonio,
competenze, sensibilità ci sono già gli scavi, i laboratori con un grande vantaggio per Qualità e quantità. Partendo
e professionalità: universitari. E non mancano le gli studenti che svolgerebbero dal PNRR. Il progetto italiano
una collaborazione
istituzionalizzata, sulla collaborazioni con le soprin- la propria attività formativa si spinge oltre la mera attività di
base di precisi accordi, tendenze. Certo! Ma chiedete a collaborando concretamente ricerca riguardando sia la for-
ruoli definiti, funzioni
specifiche, obiettivi
un professionista impegnato in nelle attività degli istituti del mazione dei professionisti sia
comuni, che preveda un intervento di archeologia MiC. Sarebbe questo un mo- globalmente la conoscenza, la
anche la condivisione di preventiva o a un funzionario do anche per accentuare la tutela, la valorizzazione, la ge-
spazi e luoghi di lavoro.
(Foto Arpingstone/ che si trovi a gestire un’emer- funzione di ricerca di musei, stione del patrimonio. Ecco un
Commons) genza se hanno conosciuto parchi, soprintendenze, bi- progetto perfettamente in linea
blioteche, archivi. E al tempo con il PNRR, se vogliamo usare
stesso un modo per rilanciare le notevoli risorse disponibili
le scuole di specializzazione per innovare profondamente
dando maggiore forza ai dot- processi, modalità operative,
torati di ricerca, anche alla lu- rapporti tra istituzioni e, soprat-
ce di quanto previsto dal Pia- tutto, il ruolo del patrimonio
no Nazionale di Rinascita e culturale nella società di oggi e
Resilienza (PNRR), che ha domani. Speriamo che sia la
stanziato ben seicento borse volta buona! Giuliano Volpe
di studio nel campo del patri- ordinario di Archeologia
monio culturale. all’Università di Bari

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