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Università degli Studi di Trieste

Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche,


Chirurgiche e della Salute

Corso di Laurea in Infermieristica


2° anno di corso
Anno accademico 2020 – 2021

Contenzione: utilizzo, rischi, conseguenze

e conoscenze infermieristiche

Studente: Matteo Barghini

Sommario

Pagina

1. Introduzione

1.1 Il Caso

1.2 Background

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2. Metodi

2.1 Gli studi

2.2 Metodi di ricerca

2.3 Design, eticità e conflitto d’interesse

3. Risultati

3.1 Efficacia clinica della contenzione fisica

3.2 Conoscenze e utilizzo della contenzione in ambito infermieristico

4. Discussione

5. Bibliografia

1- Introduzione
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1.1 Il Caso

Sono giunto alla presa in considerazione e riflessione del quesito riguardante la pratica ospedaliera

della contenzione fisica durante il corso del tirocinio svolto a maggio 2021 nel reparto di

Cardiochirurgia degenze presso l’ospedale di Cattinara.

Ricoverato ad oggi in 112° giornata post-operatoria, il signor M.B. risulta contenuto attraverso

polsiere legate alle bandine a causa del fatto che, a detta di medici ed infermieri, egli tenti di sfilarsi

il sondino PEG per la nutrizione enterale, a seguito di tentativi in precedenza andati a buon fine.

La persona è un uomo di 88 anni che ha eseguito un intervento di sostituzione di valvola aortica e

bypass coronarico e a causa dell’elevata intensità assistenziale data da PEG, tracheostomia,

sindrome severa di immobilizzazione, isolato per clostridium difficile, confusione e una scarsissima

responsività agli stimoli, rimane ricoverato nel reparto di cardiochirurgia e contenuto per un numero

molto elevato di ore del giorno che variano a seconda del metodo di lavoro dell’infermiere che

prende in carico la persona.

Durante questo mese di osservazione mi sono più volte chiesto se questa prescrizione fosse

veramente necessaria alla sicurezza del paziente e, soprattutto, se esistessero delle alternative

efficaci al contenimento prolungato.

Inoltre, mi sono anche chiesto quale sia la percezione emotiva ed etica degli infermieri di fronte alla

presa in considerazione e all’attuazione della procedura di contenzione fisica ad un paziente. Nel

reparto di cardiochirurgia, seppur è percepita con negatività e riluttanza, secondo gli infermieri per

il sopraccitato caso, la contenzione fisica tramite polsiere è fondamentale e inevitabile per la

sicurezza del paziente.

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1.2 Background

Secondo Gallinagh et al. (2002, p. 300), “La contenzione fisica viene utilizzata per limitare la

libertà di movimento o il normale accesso al proprio corpo tramite qualsiasi metodo manuale o

dispositivo fisico o meccanico, materiale che i pazienti non possono rimuovere facilmente”.

Esistono molti tipi di contenzione fisica, dai lacci ai polsi o alle caviglie entrambe le sponde del

letto sollevate. Aiuta a controllare i comportamenti imprevisti dei pazienti e a garantire la loro

sicurezza (Suliman et al. 2017).

2- Metodi

2.1 Gli studi

Gli studi che ho selezionato sono i seguenti:

- Una revisione sistematica a metodi misti per esaminare l’uso della contenzione fisica in

adulti in condizioni critiche e strategie per ridurne al minimo l’utilizzo, in Canada e negli

Stati Uniti. Con l’obbiettivo di verificare la reale efficacia/non efficacia della contenzione e

gli eventuali danni collaterali legati alla procedura.

- Due studi legati alle conoscenze e utilizzi della contenzione fisica nella pratica

infermieristica condotte dall’università della Malesia a Kuala Lumpur e l’università di

Wuhan in Cina.

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2.2 Metodi di ricerca

Ho selezionato gli studi attraverso il database e motore di ricerca Pubmed tra gli studi svolti negli

ultimi 5 anni con l’utilizzo delle parole chiave “restraint”, “physical restraint”, “chemical restraint”,

“physical restraint nursing”.

2.3 Design, eticità e conflitto d’interesse

Gli studi selezionati appartengono alla categoria di revisione sistematica della letteratura e meta-

analisi e due studi trasversali multicentrici. I due studi trasversali sono stati approvati dai comitati

etici degli ospedali di riferimento. Nessun conflitto d’interesse è stato dichiarato dagli autori di tutti

e tre gli studi. Inoltre, nella revisione sistematica emerge un interessante approfondimento

riguardante i rischi di bias, classificando gli studi in analisi in varie fasce di rischio.

3- Risultati

3.1 Efficacia clinica della contenzione fisica

La contenzione fisica è molto prevalente nei malati critici. Secondo alcuni rapporti la prevalenza

della contenzione fisica è maggiore del 70% nei pazienti critici ventilati meccanicamente. In terapia

intensiva, la contenzione viene usata spesso a causa delle preoccupazioni del medico per la

sicurezza del paziente, in particolare riguardante la rimozione accidentale di dispositivi come

sondini naso gastrici o cateteri venosi centrali.


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Uno studio multicentrico condotto negli Stati Uniti ha rilevato che il 44% dei pazienti ricoverati era

in uno stato di contenzione fisica nel momento in cui il dispositivo è stato rimosso. In particolare,

per quanto riguarda pazienti sottoposti a ventilazione meccanica, uno studio caso-controllo recente

ha fatto emergere che questa tipologia di utenti hanno una probabilità di subire un’estubazione non

programmata cinque volte maggiore.

A questo si aggiungono i danni collaterali che il paziente può subire, sia fisici che psicologici: tra i

fisici includiamo lesioni tissutali, immobilità, lesioni da pressione, e infezioni nosocomiali. Tra i

psicologici ricordiamo agitazione, disorientamento, delirium, ricordi deliranti e disturbo da stress

post-traumatico. Spesso, infine, la contenzione fisica non viene rapidamente risolta, con un grave

impatto sulla sicurezza del paziente.

Inoltre, è emerso che mentre le case di cura e le unità psichiatriche hanno subito un’importante

diminuzione dell’uso della contenzione fisica negli ultimi decenni, ancora tra i malati critici esiste

un rilevante utilizzo della pratica. Dalla revisione emerge che in una coorte di ospedali statunitensi

in due anni circa 27.000 pazienti sono stati immobilizzati ogni giorno, dei quali il 56% si è

verificato nelle unità di terapia intensiva, nonostante questo luogo di cura rappresenti solamente il

16% dei giorni complessivi del ricovero.

Dato interessante da sottolineare è che esistono delle importanti differenze tra paesi: in uno studio

di confronto binazionale, la prevalenza della contenzione fisica in un campione di tre unità di

terapia intensiva tra Stati Uniti e Norvegia era del 39% per i primi contro lo 0% dei secondi,

sebbene i pazienti norvegesi venissero maggiormente sedati rispetto agli statunitensi. (Rose et al.,

2016)

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3.2 Conoscenze e utilizzo della contenzione in ambito infermieristico

Anche se la contenzione fisica rientra nell’ambito di una prescrizione medica, è fondamentale

all’interno di una realtà di reparto che l’infermiere abbia le capacità e conoscenze adeguate a

valutare caso per caso l’utilizzo di tale procedura.

Lo studio proposto da Wang et al. (2019) ha condotto un’indagine trasversale in cui ai partecipanti è

stato chiesto di compilare un questionario che esamina le loro conoscenze, attitudini e pratiche

relative all’uso della contenzione fisica. I dati emersi descrivono un livello relativamente alto dei

partecipanti, sebbene tra gli infermieri sussistono ancora delle idee sbagliate riguardo questa pratica

e interessante notare come l’atteggiamento degli infermieri nei confronti dell’uso della contenzione

sia sostanzialmente neutro, che però diventa più positivo in una fascia di infermieri più anziana.

Ciononostante, seppur i partecipanti abbiano ottenuto un punteggio corretto pari al 95% su elementi

riguardanti i principi infermieristici relativi all’uso della contenzione dimostrando una conoscenza

approfondita sulla gestione del paziente contenuto, il tasso di risposte corrette alle voci riguardanti

l’utilizzo della contenzione è stato del 55%. Infatti, circa l’87% dei partecipanti ha dichiarato che in

condizioni di emergenza sceglieranno la contenzione fisica come scelta primaria e raramente delle

alternative. Un altro punto interessante riguardava le emozioni e la percezione etica: più della metà

degli infermieri non si mostra imbarazzato quando membri della famiglia entrano nella stanza di

degenza con il famigliare immobilizzato (75%) e non si sentivano mai in colpa quando trattenevano

un paziente (63%). Infine, ricollegandosi al precedente sotto capitolo, interessante sottolineare che

circa il 91% dei partecipanti ritiene che la contenzione fisica sia un mezzo necessario per ridurre la

probabilità di un’estubazione non pianificata. (Wang et al., 2019)

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Per quanto riguarda invece il secondo studio, è stato somministrato un questionario per valutare la

conoscenza, l’atteggiamento, l’intenzione e la pratica di tutti gli infermieri in 12 reparti di un

ospedale universitario a Kuala Lumpur. Anche per questo studio, il livello di conoscenze

riguardanti la contenzione risulta moderato, però emergono alcuni malintesi su questa procedura: in

primis i partecipanti hanno dimostrato una mancanza di consapevolezza per quanto riguarda le

alternative; molti infermieri hanno affermato che la contenzione fisica non richiede la prescrizione

del medico; è stata rilevata una bassa consapevolezza dei partecipanti sulle conseguenze della

contenzione come lesioni tissutali, rischi di soffocamento o traumi di natura psicologica;

interessante un particolare item che riguardava se fossero d’accordo sull’affermazione “Ritengo che

i membri della famiglia abbiano il diritto di rifiutare l’uso della contenzione fisica” e la risposta è

stata per più della metà in disaccordo. (Eskandari et al., 2017)

4- Discussione

Da questo piccolo lavoro di ricerca è emerso in maniera netta l’importanza di formazione e

informazione riguardante il tema e la pratica della contenzione fisica. Se da una parte sono emersi i

rischi clinici legati all’utilizzo della contenzione che possono ledere su più piani il paziente,

dall’altra notiamo un atteggiamento neutro e attivamente rivolto ad applicare la contenzione fisica

come pratica utile e a volte fondamentale da parte degli infermieri. L’infermiere, inoltre, è il più

diretto operatore a contatto con la realtà assistenziale e sicurezza della persona e deve avere gli

strumenti critici in grado di discernere i casi in cui la contenzione diventa un atto non terapeutico,

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ma dannoso. È necessario trasmettere una cultura e una pratica attraverso linee guida aggiornate di

alternative alla contenzione come migliorare l’ambiente di reparto, rimuovere i dispositivi dalla

vista della persona, utilizzare musica leggera per alleviare l’ansia del paziente, fornire compagnia e

supervisione, valutare in modo tempestivo e soddisfacente le richieste della persona e valutare gli

effetti dei sedativi e analgesici. (Suen et al. 2006).

È da sottolineare, però, quanto questi contesti infermieristici analizzati possano essere diversi da

quello europeo e italiano. Le questioni in ambito etico, nelle quali rientra la contenzione fisica, non

solo sono legate ad un approccio clinico e medico, ma soprattutto ad una visione culturale,

contestuale e di formazione del luogo in cui vengono, appunto, formati gli infermieri. Quello che è

emerso, però, è che non esistono o quanto meno non vengono usati protocolli e linee guida aziendali

all’interno dell’ospedale di Cattinara che possano regolamentare la pratica della contenzione fisica,

rendendola un mezzo di rarissimo utilizzo e che promuova l’utilizzo di pratiche alternative.

5- Bibliografia

Gallinagh, R., Slevin, E. & McCormack, B. (2002) Side rails as physical restraints in the care of

older people: a management issue. Journal of Nursing Management, 10 (5), 299–306.

Eskandari, F., Abdullah, K. L., Zainal, N. Z., & Wong, L. P. (2017). Use of physical restraint:

Nurses’ knowledge, attitude, intention and practice and influencing factors. Journal of

Clinical Nursing, 26(23–24), 4479–4488. https://doi.org/10.1111/jocn.13778

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Rose, L., Dale, C., Smith, O. M., Burry, L., Enright, G., Fergusson, D., Sinha, S., Wiesenfeld, L.,

Sinuff, T., & Mehta, S. (2016). A mixed-methods systematic review protocol to examine the

use of physical restraint with critically ill adults and strategies for minimizing their use.

Systematic Reviews, 5(1), 194. https://doi.org/10.1186/s13643-016-0372-8

Wang, L., Zhu, X.-P., Zeng, X.-T., & Xiong, P. (2019). Nurses’ knowledge, attitudes and practices

related to physical restraint: A cross-sectional study. International Nursing Review, 66(1),

122–129. https://doi.org/10.1111/inr.12470

Suen, L.K., et al. (2006) Use of physical restraints in rehabilitation settings: staff knowledge,
attitudes and predictors. Journal of Advanced Nursing, 55 (1), 20–28.

Suliman, M., Aloush, S. & Al-Awamreh, K. (2017) Knowledge, attitude and practice of intensive

care unit nurses about physical restraint. Nursing in Critical Care, 22 (5), 264–269.

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