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PADOVA
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MARAVE&ME DELLARTE
OVVERO
EDIZIONE SECONDA
VOLUME II.
MDCCCXXXVII
iPAone (CAiLnAiRn
D! PAOLO CAMAM
VERONESE
Eneld.
lib. 9.
^/z/ce 772<27MC6!.y, Accàc7Z^ rcJ777Z2CMJc! fHùr/ze.
\
28
vi briHano gìi Amori; a' quaii un moreHo arreca
un biccbiere dell'acqua tramutata in vino, mentre
dai servi viene dalie urne versato ne'piccioìi vasi.
E per non mancare l'autore d'ogni reaie gran-
dezza, formò nei mezzo un coro di musici, che
suonano vioioni, dauti, iiuti e lire, e cantano a ii-
bro. Dietro aiia mensa trapassa grande poggiuoio,
per ii quale transitano scaichi che aiiestiscono le
vivande; e daiie scaie vicine a!tri ne riportano ai
commensali: e daile parti coliocovvi due corsi di
colonne, e nobiìi paiagi più lontani, che con arte
gentile si vanno diiungando, di donde moiti mira-
no ii sontuoso banchetto.
Matth. 11 secondo fu quello di san Sebastiano oprato
l'anno i5yo, ed è il convito di Simone, a cui sta
dappresso nobiie matrona, ove intervengono molti
convitati, servi co'cibi, e vi appajono prospettive
con statue, naturalissimi cani, ed altre curiosità, e
Giuda levato dalla sedia mira con occhio torvo la
Maddalena a'piedi del Salvatore, che sparsovi so-
pra ii prezioso iiquore gli rasciuga co'crini.
11 terzo è in santi Giovanni e Paolo da lui
dipinto l'anno i5y5, ed è quello narrato da san
Luc. Luca neiia casa di Levi usurajo, che vi fu posto in
cap. 5.
luogo dei Cenacoto di Cristo fattovi da Tiziano che
si abbruciò: onde fra Andrea de'Buoni desideroso
di vedere rinnovata la pittura offerì a Paoio per
questo effetto certa quantità di danaro che avan-
zato di elemosine e di confessioni aveva : prezzo
che per avventura non si accctterebbe da un gaian-
tuomo ne'presenti tempi per imprimere una così
gran tela. Ma non potendo il povero Frate spen-
39
der dì più, sforzato Paoìo da'preghi, lo volìe in R-
ne compiacere assumendo così gran carica, spin-
to più dal desio deììa gloria che dall'utile.
L'apparecchio è hnto sotto a spaziosa loggia, in
tre grand'archi compartita, fuor de'quali si mirano
beììe strutture di paiagi che rendono diletteyoìe
veduta. Nei mezzo posa il Salvatore, al dirimpetto
Levi vestito di pur})urea veste, e seco siedono mol-
ti Pubbiicatn, ed altri mescoìati con gii Apostoli,
ne'qua!: compose rarissime teste in singolari effetti,
e vi ritrasse frate Andrea in un canto colla saiviet-
VeJi
ta sopra la spaila, deiia cui efhgie si trarrebbe di come ben
vantaggio ciò che fu speso neil'opera ; e tra ie cose
d'ammirazione é la iìgura dell'oste appoggiato ad
un piedestaiio, che oitre ii divisar singolarmente la
qualità del personaggio, è di così fresche carni che
par vivo, e gii è vicino un servo etiope con abito
moresco e cesta in mano che mostra di ridere,
che muove a riso chi io mira.
L'opera tutta in hne è maneggìata con grande
maestria quauto in questo genere si può fare, non
voiendo Paolo rimettervi di coscienza, nè dar ma-
teria a fi^ate Andrea di doiersi di aver mai impiega-
to ii suo danaro.
11 quarto è postonelrefettorio de'Padri Serviti, Mnrco
ed ivi espresse di nuovo il pranzo di Simon ieproso ^
con Cristo, ed in atto diverso vi sta la Maddaiena
pentita a^suoipiedi innondandogiieli con lelagrime,
e tergendogiieii coi capelii simiìi ail'oro. Pregiatis-
simi pianti, preziose perle, che liquefatte nel lam-
bicco del cuore al fuoco d'un ardente affetto, aveste
virtù di iavar le macchie d'un inveteratoerrore!
5o
La mensa è sÌLnata neì seno cìi maestoso teatro nei
cui circuito girano moite colonne, e volano nel
mezzo due Angioletti con breve in mano scritto:
(rzzMdfzznzz/z coe/oyM/zerzzno ^occrz^oro /zoo/zzfezz-
fmwz zzjo/z^e. E qui simiimente fece Gitida aizato
dalia mensa in atto di rtprendere la pia azione deiia
matrona penitente, e numero di personaggi sedenti
al banchetto, ne'quaii sono ritratti moiti dei Padri,
che contribuirono aicun dono al pittore.
Daiie partì sono dirizzate due riccbe bottigiie-
rie, di donde levano i servi vasi e piatti d'oro e
d'argento; ed in questo, per parere dei professori,
Paoio si avanzò neiio stiie dagii descritti, ed in par-
tico'are ia Rgura dei Saivatore sembra per appun-
to divina.
Famosi
eonviii
Cedino pure a si nobili apparecchi ie reali
de^ìi mense di Assuero, di Cieopatra, d'Aiessandro, e
atitichi.
degìi Augusti ceiebri per ia quaìità de'convitati, per
la copia degii aurei vasi da dotti arteiici scolpiti,
per le vivande preziose, che non giungeranno aiia
grandezza di questi da Paolo dipinti, mirabiii per
gii ornamenti, per ii numero di servi, per ii per-
sonaggi divini, quaii non si possono con caratteri
deiineare, essendo dato soio al di lui penneiio il sa-
per taii cose degnamente spiegare.
Eurono numerose i'opere inoitre ch'egli ap-
presso dipinse, fra queste una gran teia per la chie-
sa di san Siivestro, ove fece i'adorazione de'Magi,
iìgurandovi maravigiiosamente la Vergine sedente
sotto rustica capanna di moiti iegni costrutta neÌia
guisa di grande ediiicio. Spuntano da un arco ca-
vaiieri, e servi, che guidano cameiii carichi di ba-
51
FELICISSIME DEBELLAVIT.
MCCCLXVIII.
RlDOLFI. T. II. 6
83
VRTA
D! CARLO E GABRLELE
FrGLIUOLl DI PAOLO
E Dì BENEDETTO
SUO FRATELLO
ViTA
M BATTISTA ZELOTTI
VERONESE
T
JLÌ Zeìotti è tenuto quaì valoroso ed ecceììente pit-
tore, più pel giudizio fatto da quegìi intendenti che
han veduto le opere, che per aver sortito dal mon-
do quel grido che si conviene alia sua virtù, perchè
non seppe prohttare di quei voìgato proverbio, che
l\iomo divien fabro delia propria fortuna; non ba-
stando ai pittore l'esser valoroso, se ancora nelle
grandi cittadi a vista de'popoli non espone le ope-
re, sì che venga conosciuto, e dove concorrendo
i'applauso comune si fonda la fortuna dell'artì-
sta. E tuttochè i critici vibrino voìentieri le saette
ove più la virtù risplende, nondimeno l'uomo va-
loroso supera tutte le difficoità, e dell'invidia trion-
fa in fìne; nè giammai avviene che alcuno cerchi
d'abbassare le cose di poco pregio, ma soio queiie
che arrecar possono molestia, onde venga alcuno a
scemare di riputazione e di lode.
Battista dunque si cagionò in gran parte il pro-
prio danno avendo per lo più dipinto nei viiiaggi,
e rese, per così dire, seivaggie le più beiie sue fati-
che, ove non capitando che di rado gl'intendenti
(che possono aggrandirie con le ragioni e con ie
lodi), rimane appresso di molti adombrato ii nome
suo; aggiungendosegli ancora questa infelicità^ che
'/,
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essendo stato condiscepolo di Paolo Caliari, e con
simigiiante maniera avendo dipinto, le opere di lui
vengono talora credute di quella mano, non essen-
do noto Tautore.
Or di questi riferiremo quelle operazioni che
vedute abbiamo, acciò siano palesi al mondo come
edetti d'un valoroso ingegno, poichè Battista fu un
de'migliori pittori del secolo andato, ed in partico-
lare nelle cose a fresco, avendo con molta vaghez-
za e felicità con tale forma dipinto, usando un così
pastoso colorito, che pare per appunto ad olio.
Egli apprese i primi erudimenti della pittura
in Verona dal Badile, ed altri vogliono che studias-
se per qualche tempo anche da Tiziano ; ma egli
segui però la maniera del Badile. Giovinetto, dipin-
se a Serego nel Vicentino, nelle case de'Borselii, al-
cune invenzioni situate tra'colonnati^e nella fac-
ciata vicina de'conti Porti una grande istoria, e le
armi di quella famiglia, omai cancellate dalla tra-
montana. Lavorò ancora in compagnia di Paolo, a
Tiene, a Fanzolo ed altrove^, molte cose a fresco,
come si disse. Poi, col favore de'signori Vicentini
a^quali aveva dipinto, gli furono allogate le due
facciate del Monte di Pietà sopra la piazza di Vi- Battista
a Vicenza.
cenza, nelle quali espresse le seguenti istorie.
Nell'angolo verso il paìazzo del Capitano vede-
si Mosè, che, percotendo il sasso con la verga, fa
scaturire in copia le acque, alle quali beve lo asse-
tato popolo, e lo stesso Mosé abbracciato con Jetro,
sacerdote di Madian, suo cognato.
Di sopra, tra le fmestre, stanno due Profeti; e
nella parte inferiore Rnse un arazzo pendente, con
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entrovi suonatorì c gentili Jame ridotte a diporto
in un giardino, che suonano liuti e clavicembaii.
Con taii incanti molte novelìe sirene cercano ah!a-
scinare gìi animi. Fu saggio il prode Uiisse che si
chiuse le orecchie, nè lasciò penetrare al cuore il
mortifero veieno dei iusinghiero lor canto. Di lon-
tano veggonsi venire servi, recando panieri di frut-
ta ed aitri rinfrescamenti.
Opere Nelia rivolta del cantone seguì a dipingere tre
ecccJlenLi.
istorie tra ie hnestre maggiori: Mosè che opera pro-
digi alia presenza di Faraone; TAngelo che uccide
i primogeniti d'Egitto, ed aderrando il veio d'una
donna, che fugge, mostra di fìerire coiia spada un
tenero bambino che tiene fra le braccia. L'avveni-
mento è fìnto di notte; e ie hgure tocche di pochi
lumi, e rinforzate di fìerissime ombre. Nel terzo è
ii prestito che fecero gli Egizii de'vasi d'oro e d'ar-
gento agii Ebrei nei dipartirsi daii'Egitto; e sopra,
tra ie minori, coiiocò per ciascun vano, appoggiate
a cartelie, due donne, deiie quali chi mostra ii se-
110 e chi ie spaiie.
Nelia parte inferiore, tra'fbri de'mezzati, pen-
dono, da legaccie accomodate ad anelli, aicuni beiii
ignudi in varie positure disposti, che non potreb-
bersi per avventura meglio disegnare e colorire.
Nelia seconda parte dipinse aitre istorie tratte
dalia sacra Scrittura, tra le quali ia sommersione di
Faraone, che sono quasi consumate dai tempo. Ma
in queste non arrivò alia beliezza deiie suddescrit-
te, neiie quaii giunse a tai segno, che ne ottenne
iode universaie, e che , vedute da Paolo quando
andò a Vicenza a portar ii Cenacoio aiia Madonna
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dei Montc, ne furono moito commendaLe, benciìè
biasimasse Battista, cbe mai non sapesse staccarsi
da'muri, e gli dicesse cbe più senno avrebbe cHmo-
strato se si fosse fermato in aicuna graude città;
ove, conosciuto ii suo vaìore, gìi sarcbbono concor-
se numerose occasioni, senza affaticar sempre in
queiia guisa. Ma essendo quegii inciinato a vagare,
e a dipingere a fresco, gli fu forza seguire ii natura-
ie taìento.
Dipinse poi ad oìio, a'piè del duomo, i due aita-
ri de'sìgnori conti Giuseppe e Paolo Porti: in uno
dei qtiaii Crìsto neiia naviceiia cogii Apostoli, cbe
per io corso deiia notte avevano pescato in vano;
a'quaii ordinato cbe di quovo gettino ie reti in ma-
re, fanno copiosa preda di pescì, percbè dove Dio
assiste, ivi abbondano i beni e ie feiicità . Vi é sui
iito una donna in vagbe spogiie, cbe accenna quei-
i'azione ad una sua bambina. In san Rocco è san-
ta Eiena cbe ritrova ia Croce, e risuscita una morta
in virtù del prezioso contatto. Nei Corpz/J Dommii
fece la Cena dei Signore, ed un quadro di Pietà; e
nei cimitero di santa Corona rappresentò la venu-
ta deìio Spirito Santo sopra degii Apostoii. Dalìe
quaii operazioni si comprende, cbe se Battista si
fosse più appiicato al dipingere ad oiio, sarebbe
giunto a segni maggiori, come neile cose a fresco.
Neiia piazza dell'Isola colorì di nuovo a iresco
un sofbtto neiia casa de'Cbiericati. Fuor deiia por-
ta dei Castelio alcuni ignudi in frontespizio de'por-
ticati; ed a Leonedo, nel paiazzo de'Godi, dipin-
se neiia saia due fatti d' armi seguiti tra Dario ed
Aiessandro; ed Ercoie in mezzo alia Vìrtù ed aìia
RlDOLH. T. II. 7
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Fatica, simboleggiando cbe Fuomo generoso devc
incontra! e ogni laboriosa impresa per la gioria ; la
Fama posta tra prigioni, e militari spoglie. In aitre
stanze dipinse le Muse co'Poeti, e varie invenzioni
ne'soffìtti ; la Virtù che discaccia il Vizio, le Stagio-
ni, ecl un fregio ripieno di corpi ignudi.
Opere Andato Battista a Venezia per riveder gli ami-
neiia
libreria ci, Tiziano lo prescelse per le opere della Libreria,
di e gli fece assegnare tre tondi a olio per quella vól-
san Marco.
ta. Nel primo vedevasi un componimento di più A-
gure. Nel secondo è i'Abito Buono e la Virtù. Nei
terzo lo Studio cogii stromenti matematici a canto.
Ma ii primo, essendosi guasto, fu ridipinto dai si-
gnor Aiessandro Varotari, ii quale, alludendo ai
concetto di Battista, ha rappresentato Atiante col
giobo celeste in ispalla ; appresso il hume Nilo con
bambini intorno ; e i'Astroìogia, che fu dai medesi-
mo Atlante riportata in Egitto.
In canal grande, nelia casa de'CappeiIi, lavorò
a fresco alcune hgure (mentre Paolo altre ne dipinse
nella parte inferiore); e vifece un'istoria, che sembra
di Cibele sopra un carro, ia quaie ora poco si vede.
Murano. In Murano, in casa del signor Camilio Trevisa-
no, nelia vòita d'un mezzato terreno, fece ApoIIo
tra le Muse, ed aicuni Amori che voiano per io cie-
lo con ghiriande in mano ; e nel fregio, intorno ai
muri, le Stagioni. Per ia Primavera fece un giovine
vicino ad una siepe di rose ; per l' Estate una don-
na ignuda che dorme tra fasci di biade ; un viliano
con grappoii d'uva per l'Autunno^ e per il Verno
una vecchia che si scalda ai iuoco, con donne che
sostengono festoni ; ed aicuni ignudi.
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Operò ancora in Venezìa,nel cortile di casa Co- Vcnw.ia.
DìJACOPO ROBUST!
DETTO
ÌL TiNTORETTO
CITTADINO VENEZIAAO
TANTO VIRO
BENE ADPRECARE TVM FELIX ABITO.
D! MAMETTA TIMTORETTA
FIGLIUOLA DI JACOPO
MARTÌN DE VOS.
Giovinetto venne questi a Venezia, tratto dalla
fama de'suoi valorosi pittori ; e vedute le opere del
celebre Tintoretto, e insinuatosi nella casa di lui, vi
studiò lungamente, e si fece pratico nel comporre le
invenzioni; e alcune volte gli servi, come si disse,
nel dipingere paesi.
Diquesto ingegnosoOltramontanonon abbiamo
pitture particolari ; ma dalie molte cose sue date
alla stampa si può venire in cognizione del suo va-
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ìore ; e furono: le Giornate delia creazionedei mon-
do e deii'uomo, ed aitre cose delia Genesi, intagiiatc
in rame da Giovanni Sadeler; i tre iiÌDri degii Ere-
miti, ed uno deiie Eremite, incisi da Radaeie Sade-
ler; ia Vita di Cristo, ii ed altre invenzioni.
Qnesti, veduta i'Itaiia, se ne passò in Germania,
ove lece molte opere, e vi terminò vecchio ia vita.
GtOVANI\I ROTHAMER
Capitò questi pure in gioventò a Venezia, e si
pose a disegnare ie pitture celebri, e quelie in par-
ticoiare dei vaiente Tintoretto nelia scuoia di san
Rocco ; onde apprese ia buona maniera, e si fece in
seguito pratico inventore.
Nei principio dei suo operare dipingeva piccoii
rametti aTottegai, de'quali andavano molti in volta
per iieve prezzo; ma crescendo Giovanni in con-
cetto, ebbe poi a dipingere molte cose a grandi per-
sonaggi, traendone moita utilità.
Per Rodoifo II. imperadore rappresentò ad una
Germania.
mensa gii Dei, con ricco apparato di vivaude, di
vasi, e d'altri deliziosi ornamenti; e per queiia belia
fatica n'ebbe scudi 5oo, e perciò venne in credito
maggiore (poichè ia virtù accompagnata da quaiche
comodo riceve grazia presso iì moncio sciocco) : onde
gii concorrevano moite occasioni, ed aicuni signori
gli facevano fare iigure in rame, mandandoie poscia
a Paoio Brilio a Roma, acciò vi facesse ii paese. In
Verona. questa guisa ho veduto in Verona, neiio studio dei
signori Muselii, un baiio vaghissimo di Ninfe, che
fu commutato dai duca F'erdinando di Mantova con
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un Hbrctto di disegni del Parmigiano. Essi possedo-
no anco di cpiesta mano, in piccioìa forma, le nozze
di Cana di Galiìea, ove siede in capo al!a mensa il
Salvatore cbe faveila alla Madre, e molti convitati;
tra'quali miransi faccie gentili di dame, con musìci
e suonatori, ed altri pià lontanicbe lietamente man-
giano ad altra mensa.
Hanno inoltre un'invenzione della Vergine, la
quale, passando in Egitto, siede in una boscaglia,
ed allatta il pargoletto Gesù, cui un Angelo porge
un canestrino di fiori; ed alcun'altra beìla pittura.
Giovanni fece anco opere in tela. Per l'altare
della nazione alemanna in san Bartolommeo di Ve-
nezia dipinse nostra Signora Annunziata, con una
gloria d'Angeli sopra ; lodata piLtura. Per la cbiesa
degli Incurabili operò la pala di santa Febronia, alla
quale due graziosissimi Angioletti portanola palma
e la corona del martirio, e da lungi essa viene frec-
ciata, e gettata in mare.
Tra le bellissime pitture del signor Giovanni
Reinst trovasi una piccola Madonna cbe adora il
Bambino, con molti Angeli assistenti; mirabile cosa
dell'autore: e monsignor Piovano di santa Foscaha
pure un'efRgie della Vergine col Fanciullino.
Fioriva nello stesso tempo in detta città Jacopo
Palma il giovine, di cui Giovanni divenuto amico,
seguì alcune volte la maniera di lui, valendosi anco
talora d'alcuna sua invenzione. Ma avendo per qual-
cbe tempodìmorato inVenezia, e fattevi opere mol-
te, se ne passò poi ad Augusta, ove lungamente di-
pinse, e lasciò, morendo, un egregio nome tra i pit-
tori oltramontani.
CESARE DALLE m^FE
VENEZIANO
:
JB-n Argentina, nobile città deHa Germania, vivevasi
Teodorico Varioter, dellArdine deTatrizii, che ot-
tenne i primi onori di quelìa patria, e nei maneggi
più gravi si fece conoscere per ottimo cittadino, ze-
lantissimo delia reiigione e del pubbiico servigio;
onde coiie molte egregie azioni accrebbe ii grido
dei nome suo, e spiendore aiia famiglia.Ma avvenne
che Fanno 1620, disseminandosi i'eresia di Lutero
per ia Germania, ne rimase medesimamente infet-
tataArgentina, ia quaie godevasi ii titoiodi Cattolica
Repubblica. Quindi crescendo le sedizioni degli au-
torevoli deiia nuova setta (poichè dove si tratta di
lìbertà di coscienza vi concorrono in copia i popoli),
Teodorico, nel cuipetto mantenevasiimpresso ii di-
vino culto, favorendo la parte dei Cattoiici, fu perse-
guitato dagli eretici a segno, che fu indi costretto a
partire; e pervenuto in Italia, si eiesse per abita-
zione ia città di Veroua. Di iui fu hgiiuoio Tommaso,
padre d'un aitro Teodorico che cangiò poscia ii nome
in Teodoro, e il cognome di Varioter in Varotari.
Di questi l'anno i55g nacqueDario, dei quale pren-
diamo ai presente a faveiiare.
Crebbe ii fanciuiio con ottime instituzioni, edu-
cato dai padre suo ; e applicatosi aile più nobiii di-
2yo
scipìinc, profìttò nclle matematiche in modoy che
divenne architetLo eccellente.
Viveva a'medesimi tempi in Verona Paolo Ca-
ìiari, col quaìe praticando Dario, apprese ancor gio-
vinetto i principii del disegno? e profìttossi in breve
neiìa pittura.
Andatosene Paolo a Venezia, pervenuto Dario
in aduita età, trasportò la sua casa a Padova; c di
là passando spesso a Venezia, fattosi amico di Baz-
zacco (che poscia ebbe una prelatura, e dipinse al-
cune cose nelia sala dei Consiglio dei Dieci, da noi
tocche nelia Vita di Paoìo, e di cui abbiamo ancora
veduto alcuni gran disegni dilapis nero, connumero
di ben intese e diligenti hgure, a simiglianza del Giu-
dizio di MicheIangeIo),piacendo aquesto le maniere
di Dario e Ia quaiità de'suoi costumi, gii diede una
sua fìgiiuola in mogiie, con pensiero di trattenerio a
Venezia, conoscendolo per uomo valoroso e univer-
sale ; onde avrebbe potuto con facilità incontrare in
molte degne occasioni. Ma avendo Dario più volte
tentato di fermarvisi, e provato Paria di quella città
essergli nociva, fu costretto per mìglior partito a ri-
tornarsene alla vicina città di Padova, come luogo
più adeguato alla sua salute.
Ivi dunque, dati a conoscere gli effetti del suo
particolare ingegno, si aprì la strada a conseguire
Pamore dei cittadini, e n^ebbe appresso i più degni
affari della professione.
Padova. Nei primi tempi suoi dipinse nella sala del Po-
destà, ove avevano operato il Campagnola ed altri
pittori padovani, il quadro delia Lega sacra tra il
pontehce Pio V-, ii Be Gattolico, cd il doge Luigi
2y i
Mocenigo, per ìa Repubblica veneta; e ritrasse quei
Principi dal naturale. Piacque molto l'opera, e ne
ebbe onori, e s'accreditò moito in quella città.
Nella chiesa di sant' Agata espresse nel palco
aicune azioni delìa vita di Cristo, con bei fregi in-
torno. In sant'Egidio coìorì due tavole, in una deHe
quaìi entra ìa Vergine ; una per !a chiesa delle Gra-
zie, e un'altra per il Rosario, ritraendo in essa dal
naturale alcuni confratelìi che ricevono quella divo-
zione; e una in sant'Agostino con più hgure di Santi.
Poscia nel Carminelavorò afresco alcune Sibille
e Profeti; e nel medesimo tempo purgandosi Dario,
ed essendo necessitato a compir l'opera per cagione
di certa festività, si fece portare la medicina sopra
ìe armature; e presala in mano, guatandoìa e hutan-
dola più volte, infastiditodali'odore, come queiio che
n'era stomacato per ie moite che prese ne aveva, in-
tinto in quelia ii pennelio, terminò certo panno
d'una di quelie hgure, servendogii in vece deli'om-
bra che portava seco quei colore.
Chiamato dai Padri di Pragia, fecevi moite lode- Pragia.
voli fatiche. A petizione dei Signori Capi di Lista
fbrmò ii modello dei palagio loro, situato sopra uno
dei monti Euganei detto Az dove egii
dipinse ancora molte cose a fresco, nelle quaii gli
servì l'Aiiense aiior giovinetto, e Girolamo Campa-
gna lavorò aicune sculture; occupandosi que'vaio-
rosi artisti in varie operazioni con virtuosa gara.
Condotto anco dai signori Pisani nei Poiesine, Polesine.
divisò nelle saie del loro paiagio alcune imprese di
Ercole coiia Virtù di mezzo, con buon disegno e di-
lettevole coiorito. Di là trasieritosi a Treviiie, hnse
3y3
m casa Prioìa, in una deììe stanze nuove, i G!ganU
abbattuti dal foìgore di Giove, con fiere attitudini e
dotte forme ; e Lodovico Pozzosarato, detto da Tre-
vigi, gìi servì negìi ornamenti.
Ma di quando in quando passando a Venezia,
prese Passunto, con FAliense, deii'opera del sofdtto
deTanti Apostoli; e toccarono a Dario tutti i parti-
menti deìie architetture intorno, compartendovi
quattro istorie degli Atti degli Apostoìi, nei mezzo
di grandi archi, che le recano nobiie ornamento.
In uno appajono Giovanni e Andrea, apostoii
mandati dal Coliegio apostoiico neiia Samaria, che
battezzano moltissimi credenti, sopra i quali vola io
Spirito Santo.
Nei secondo, santo Stefano vien iapidato, men-
tre egii, con moito affetto mirando nei Cieio ie tre
divine Persone, fa orazione peTuoi persecutori.
Nei terzo, san Pietro fa cadere daii'aria, col segno
delia croce, Simon mago; e moltilo stanno miran-
do con atto di maravigiia. Ed in vero egii esprcsse
moito bene quest'azione, e ia condusse con manie-
rosissimo stiie.
Nei quarto vedesi san Paoio caduto da cavaiio
aiia chiamata di Cristo, sostenuto da'servi, ed il de-
striere posto in libertà, che furioso sen fugge. Sonovi
inoitre molte hgure poste sopra ii pergoiato che gira
intorno, e istorie a chiaro-scuro; aicune deiie quaii,
coiiocate nel mezzo, furono colorite daiMonteMez-
zano e dali'Aiiense, come poi diremo. Quest'opera
è degna di molta lode per l'espressione deiie cose
tutte moito bene intese, e situate coi rigore dei pun-
to nei iuoghi ioro.
2yo
Dìpìnse sìmiìmente in san Giovanni deì Tem-
pio, detto la paìa del Battesimo di Cri-
sto, con Angeli che gli tengono le vestimenta; e
voìle ancora Dario lasciar memoria di sè nel Coìle-
gio dei Pittori colìa dgnra di san Luca che scrive
1 Evangelo; e fece aìtre beHissime operazioni per
!e case dei Veneziani.
Ripigliò poscia il lavorare a fresco; onde, in gra- Montec-
chia.
zia dei sigg. Mocenichi, detti perFe, trasferitosi
al Dolo, dipinse loro alcune stanze dei fatti di quel-
ia famiglia, ov'entrano varii personaggi; ed altre
hgure diversamente vestite, ornamenti e molte cu-
riosità; diportandosi egregiamente hene in quelle
opere, nelie quali il nostro pittore molto approssi-
mossi al Veronese.
Fu anche parto ed industria deil'autore l'inven-
zione dei partimenti de'giardini, de'fonti e dei per-
golati che adornano quel iuogo delizioso; neila quai
pratica Dario fu moito ecceliente.
Dipinse anco in Padova, sulla facciata dei Dotti,
in Rovina, tutte le specie d'uccelli; e nella parte
lateraie finse altresì tutti gli animali terreni in un
paese, con naturale dimostrazione, onde pajono vivi.
Furono eretti ancora con sue ordinazioni molti
palagi, essendo egli intendente deii'architettura, co-
me toccammo da principio; ed uno su quelio del
medico Acquapendente, sopra ad una piccioia col-
iina accanto la Brenta, presso la Battagiia; ed a iui
concorrevano i maestri di queste professioni, ai qua-
ii Dario faceva disegni e modelii per le occorrenze
loro, impiegando con molto alìetto i'opera sua nei-
l'aìtrui servigio.
RmoLFi. T.II. 18
274
Fu ancora Dario di vivace ed elevaLo ingegno;
e furono suoi detLÌ: che i'uomo degnamente nato
faceva ingiuria aìia sua condizione, mentre si ap-
pìicava a trattar cose umili, e che non tendevano
aì fìne deiia gioria ; che erasi dato aiia pittura per
ie jatture deiia sua famiglia, potendo quelia renderc
l'uomo iiiustre ; e che ii pittore meritava iode non
soio, operando ecceilentemente, ma premio ancora,
potendo con gii esempii da iui rappresentati accen-
dere gli animi aiia virtù.
Contendeva seco una hata un letteratuccio, esal-
tando quegii ia sua professione sopra la pittura; a
cui hnaimente Darìo, dopo ie moite ragioni addot-
te, disse: Quetatevi, chè io ho veduto moiti Prin-
cipi e gran signori disegnare e dipingere, ma non
mai fare ii pedante come voi, ed impiegarsi in si-
miii esercizii.
Inhne egiifu uomo di molta pietà, edoccupavasi
taiora in atti di reiigione e di carità, e dolevasi di non
poter esercitare secondo la sua intenzione i numeri
tutti del suo aifetto in servigio di Dio e del prossimo.
Passò egii dunque un^integerrima vita, fu di co-
stumi amahilissimo, grato neile conversazioni; onde
era amato daifuniversaie, ed in lui risplendeva in
somma un cumulo di onorate condizioni.
Visse per io piu del tempo infermo ; quindi è
ch'egli conohhe tutti i più famosi medici di Pado-
va, ai quaii faceva opere continue in dono, henchè i
medicamenti ch'ei prendeva Io rendessero sempre
più debole ed indisposto.
Finalmente, a contemplazione dell'Acquapen-
dente, medico di chiarissimo grido, trasferitosi ad
3*y 5
VITA
Dì LODOYMO POZZOSARATO
DETTO
DA TREVIGI
VìTA
tH GlOVANm CONTAMKO
CAVALIERE
VZTA
DI LEONARDO CORONA
DA MURANO
V!TA
D! DOMEWICO mcc:o
DETTO
IL BRUSASORCI
E D^ALTRI PITTORI VERONESI
PtETRO CORTONI
ODE
DI MONSIGNOR. ABATE GRIMANI
AB. GRIMANI
Di V. S. 111.^ e Rev."'"
VtTA
Di BATTISTA DEL MORO
E
DI ORLANDO FIACCO
ORLANDO FìACCO.
Da alcuni viene tenuto che ii Fiacco fosse di-
scepoio di Battista; e da altri, ch'egìi imparasse i'arte
dal Badile, essendo queiie maniere tocche con un
simiie stiie. Aggiunse Oriando, per compimento di
una tavoia deii'India posta in san Zeno di Verona,
Ìa hgura del Santo medesimo ; e nel quadro posto
neiia prima saia dei Consigiio di queiia città, prin-
515
cipìato Jairindia stesso? fece pure una Hgura di san
Zeno ed alcuni ritratti; ed in queste opere si legge
ii nome di ambedue.
11 Cristo mostrato da Pilato al popolo nel Capi-
tolo di san Nazaro, è pittura del Fiacco; e cosi pure
ii CrociRsso nella cbiesa medesima, con santa Ma-
ria Maddalena a'piedi.
Fu questi ancora valoroso nei ritratti, e molti ne
fece di gentiìuomini veronesi, tra'quali furono molto
commendati quelii de'conti Girolamo, Lodovico e
Paolo Canossi. Ritrasse ancbe il cardinale Carada,
quello di Lorena, i due vescovi Lipomani, Astor Ba-
glioni, insigne capitano della Repubblica veneta, la
signora Ginevra sua consorte, eci altri signori; An-
drea Palladio, celebre arcbitetto vicentino; ed il fa-
moso Tiziano, cbe si vede in Venezia presso ii si-
gnor Giuseppe Caliari.
Ma tuttocbè Orlando fosse in eiìetto uomo di va-
lore, e degno cbe di lui restasse onorata memoria
al mondo,provò poca fortuna nella patria;onde
non ebbe ad invidiare lo stato de'suoi compatriotti,
che, sebbene ornati di singolare virtù, terminarono
la maggior parte la vita con pari infeiicità; e mancò
di vivere nelia migliore sua età.
V!TA
1H FEHCE mcc:o
IL BRUSA80RCI
PAOLO FARIKATO
M. DC. IV.
PÀVLVS FARINÀTVS DE VBERTiS FECIT /ETÀTlS SVyE
LXXIX.
52?
I disegni da lui iatti in carte tinte, tocchi di
acquerelii, e lumi di biacca, furono, per così dire,
infiniti, sì che sarebbe impossibiìe ii raccontarne
le invenzioni ; e molti ancora se ne veggono in
istampa, de'quaìi n'è stato raccolto gran numero
dai diiettanti, e trasportati in varie parti, essendo
ii Farinatoin questo particolare molto piaciuto per
una certa herezza e maestria da iui posseduta. E
mi ricordo che i'anno 1628 mi trattenni un mezzo
giorno d'estate a trascorrerne una parte rimasta
in casa del signore Cristoforo suo figliuoìo, con-
servando tuttavia neìia memoria aicuni vasti pen-
sieri ; ed in particoiare ia cavalcata di papa Cie-
mente VII. con Cario V. imperadore per la città
di Boiogna, ia coronazione d'Ester, ed aitre sacre
invenzioni, che in vero mi fecero non poca mara-
vigiia, considerando che da un uomo soio fossero
uscite cotante invenzioni.
Vidi ancora neilo studio de'signori Museili, tra
i moiti dìsegni da ioro posseduti di questo autore,
uno particolarmente in carta tinta, in cui è figu-
rata Europa sedente, coronata, ed abbracciata da
una fanciulia, con eimo in mano, intesa per ia
Lombardia, che ie addita un'aquiia, dinotando i'ar-
ma Vaiiera, che fuga uno stuoio di Yizih Evvi a
iato di Europa i'Adige ignudo, con ghirianda di
giunchi, che versa acqua da un'urna; i'Autunno
coronato d'uve ; Mercurio, e ia Fama che suona ia
tromba ; ed in aria, più iontani, miransi Apoiio, le
Muse ed altre Virtù con istromenti musicali ; e nei
mezzo appare un semicircolo che forma ii Zo-
diaco co'segni austraii, neì cui mezzo è ia Dovi-
528
zia, che sparge dal corno suo spiche e varii frutti ^
e nelìa sommità vola lo Spirito divino ; ed ha que-
sta iscrizione:
IN OCTAVIANVM VALERIVM VERONA: PR^ETOREM
M. D. LXXIII.
EN SVBLIMIS DEORVM NVNCIVS? FVLVQ., IOVIS ALES
SVBLIMEM SAPIENTIAM NVNCIAT? QVA
VITIA VERTVNTVR IN FVGAM, ET
EX MAGNIS ADRI7E LITORIBVS
FERTILE CORNV PROFERTVR.
MAXIMAl TIBI VERONA FEHCITATIS HIEROGLIFICVM
V!TA
Di
DISCEFOLO DI TIZIANO
VÌTA
D!PARRAStO MICHELE
E D'ALTRI DISCEPOH
DEL VERONESE
V!TA
DI
V!T A
Dt
BENFATTO
V!TA
M MARCO VECELHO
DETTO
D! TIZIANO
VITA
DI
AÌNDREA v:€ENT:rsO
VITA
Dt
ANTOMIO FOLER
V!TA
Dt
MAFFEO YERONA
\.
552
ne sono lodatissìmi : uno il trionfo dì Cesare, con
re ed ornate regine, cavalieri, sacerdoti con vitti-
me, soldati con insegne romane, e molto popoìo
dietro quef trionfb, che invaghisce Tocchio di cia-
scuno che'I mira; ii secondo contiene ìa corona-
zione ed aìcune azioni del doge Vendramino.
Ii cartone delia vòita nei primo ingresso delia
chiesa di san Marco, ove moiti presciti sono cac-
ciati dagli Angeli con ispade infuocate airinferno,
- ò invenzione di Maifeo. Parimente nella facciata di
queila chiesa le quattro mezze-lune, ove Cristo vie-
ne staccato di croce, quaior iibera i santi Padri dai
Limbo, la sua Risurrezione, e come sale ai Cielo,
furono pensieri pur di Maileo, e lavorati in mosaico
da Scipione Gaetano, ecceiiente artehce in queiia
pratica.
Dietro la paìa di san Marco, famosa per ii pre-
gio dell'oro e delie gemme preziose, divise in cam-
pi d'oro ii Saivatore cogii Apostoli dalie parti; e
neiia cappella di sant'Isidoro, l'andata del mede-
simo Signore al Calvario, e la di lui crocifìssione.
Nel luogo ove si conservano i paramenti evvi anco
unquadro con Angeli, che serve ail'esposizione del
Santissimo Sacramentp.
Due miracoii delia Madonna, pure di iui, fu-
rono coliocati neiia chiesa di san Domenico: i'uno
d'un cavaliere di Brettagna, detto Aiano di Valco-
loara, che essendo avvezzo a recitare il Rosario,
ed essendo cinto da numeroso stuolo d'eretici in
una battaglia, gli apparve la Vergine con moìti An-
geli in sua difesa, facendo colie pietre orribiie stra-
ge de' suoi nemici, onde egii rimase vittorioso ; i'ai-
555
tro è sìmHmente d^ nn cavaìiere ìiberato dai demo-
nii in virtù di un Rosario postogii addosso mentre
udiva ia predica di san Domenico. E sopra le cor-
nici ha divisato alcuni misterii deì Rosario.
Nei santi Filippo e Jacopo, nelia cappella man-
ca delfaltar maggiore, evvi di lui, in lunga tela,
ia Vergine nel viaggio d^Egitto, con Angeli assi-
stenti al di iei ministerio. In santa Maria detta la
Celeste, sopra d^un aitare, ia regina sanFElena
con due santi Vescovi; e nella Scuola dei Tintori,
la nascita di Cristo e Fadorazionedei Magi, nelia
parte del palco.
Nei funeraii del Granduca Ferdinando I. di To-
scana Majdeo ebhe carico dai Fiorentini di formar
i^apparato funebre, il quaie divise con belie archi-
tetture, carteiie, scheletri, motti, imprese, iscrizio-
ni, ed altri ornamenti: dal che trasse molta lode,
essendo egli copioso di tali invenzioni.
Ai Confratelli delia Carità iavorò in oro ii gon-
faione solito a portarsi nelie processioni solenni,
in cui appare nostra Signora col Fanciullo in brac-
cio sedente sotto ad una tribuna, con Angeli che
ie sostengono il manto, ed altri suonano e canta-
no, e ritratti a^piedi alcuni dei medesimi ConÌTa-
teili ; il quale gonfalone condusse con laboriosissi-
ma diligenza, adomandolo di fregi e di ricchi or-
namenti. Un altro ne fece alia Scuola dei Merca-
tanti ; uno alla Compagnia dei Ciechi della Nascita
della Madonna; e molti ancora a Reiigioni diverse,
ed alle Congregazioni di Venezia.
Alla Confraternita di santo Stefano colori simil-
mente un gran gonfaìone da campo, col santo pro-
RtDOLFI. T. II. 23
554
&omnrtire sovra un piedistaììo, con ìa paìma e i!
ìibro in mano? e ConfrateìH intorno.
Udtne. Pei Duomo di Udine dipinse gìi sponsali deìia
Vergine con san Giuseppe, ed ii transito dei santo
veccbio, ai cui ietto stanno intorno ia Madonna e
nostro Signore ; in aria san Micheie ed aicuni An-
geii, con varii preparamenti sopra un tavoiino. In
san Francesco bgurò ii santo medesimo co*suoi
miracoii intorno ; e neiie Zitelie dipinse Maria
Vergine pargoletta, che passa ai tempio; ed in
due quadri san Domenico e santa Caterina.
Ma neiie opere a fresco parve che Madeo avesse
quaiche maggior attitudine ; onde in casa Bernarda
Stra, a Stra fece in una gran saia diverse istorie colo-
rite con arte e vaghezza. E tra le opere da iui
fatte in simil guisa vengono sommamente iodate
Orgnano. queiie di Orgnano in casa dei signor Vincenzo
Cappeiio procuratore di san Marco, ove in un gran
camerone divise ia storia di Sofonisba, ie Sabine
rapite dai Romani, Curzio che si avventa nelia vo-
ragine, e Cesare trionfante; e tra i molti prigioni
stanno aicune matrone piangenti, tocche con fran-
chissimo coiorito, e moite hgure di Virtù sopra ie
hnestre. E perchè Madeo era avvezzo a darsi bei
tempo, ed ai trattenimenti amorosi, raccmtasi che
mentre dipingeva neil'opera detta (nonostante Pap-
piicazione iaboriosa che porta seco il dipingere a
fresco) appena posati i pennelii, se ne passava ogni
sera a Venezia; e tuttochè stanco daiie vegiie deiia
notte, ritornava di bei mattino ai lavoro, cavaican-
do con moito incomodo per moìte migiia. Quindi
i*anno seguente 1618 diffondendosi per ia città una
555
tal sorta di male che molti ne perirono, Madeo
dovette correre !a medesima sorte: poichè aggiun-
tovi ìa poca cura ch^egli aveva di sè stesso, disor-
dinando ìa natura, più facdmente incontrò nel ma-
ie, lasciandovi ia vita d^anni ^2, nel fervore del
suo operare, ed allorchè dava i maggiori saggi della
sua virtù. Fu con moito onore in santa Maria Giu-
benico, col concorso dei pittori, seppellito.
Di Madeo rimase Agostino suo fìgiiuolo viven-
te, moito studioso ed universale nelia pittura, che
ha operato molte cose con piacimento deiia Città.
356
V!TA
Di
PtETRO MALOMBRA
CiTTADINO VENEZIANO
V!TA
DI
DEL
VÌTA
m
JACOPO PALMA
IL GIOVANE
--
ANTONÌO YASSILACCH!
DETTO L' ALIEKSE
TOMMASO DOLOBELLA
ED ALTRI DISCEPOLI DELL^ALIENSE.
DI
V!TA
AMTOKIO YICEMTINO
DETTO TOGNONE
VÌTA
DI
ALESSAWDRO MAGANZA
FIGLIO DI GIO. BATTI8TA
Co/z^/, yhcc,
^/ CZZZ /zzme pZ73g-e<3 f<377ZZC73
Cc/3^o 3733^0^/33770 A<% v/3C73<(33^
O/zc?' eJ/zz pzzr ne/f e^g*7<zr 0077/33^73
jFbr772e cc/cj^/, e <3 ^o^o/cT/r ^/ vc7z/e,
iifc73/rc c/ze 77/ ^330 ^7307373^0
d?e73C?e // jo/ 7^7 7/OC7Z 337 C/CC730 0CC<3^0 7
Af<3 /7oyc377 c/ze 77/3/70 co/ </33CJ^7z 7'3óp/e73r/e,
^333737/3 77 33re3 77337733 ^33/7/7//C33737/o 73^C733/c.
474
ìndizìo dcHa c:isLÌana perfezione, poichè non ten-
dono al proprio interesse, ma aìFonore di Dio, ed
a qnei dne di pietà e di umanità che dovrehbe
essere insito in ogni uomo degno, e professore di
virtù. Godè ancora hno agli uitimi anni delia vita
il priviiegio di una prospera saiute; ma, come da
principio si disse, ebbe mo!ti hgiiuoii, coi manca-
re dei quaii vide ampiiata ia propria casa di molti
nipoti: onde ta!ora si condoieva che, pervenuto
aHa vecchiezza, dovesse portare il peso di così nu-
merosa famiglia.
Ma sopravvenendo ia pestilenza dell'an. i65o,
fu spettatore deii'eccidio de'suoi, vedendo i hgìi
ed i nipoti un dopo l'a!tro privi di vita dal pesti-
fero maie ; tollerando egli con molta costanza una
così misera calamità, e dolendosi soio che per lui
non vi fosse forma di morte per ievario da quelìe
afRizioni. Ed esortato dag!i amici a partirsi da!la
città ed a fuggire lo imminente pericolo, risposc
che la morte altro non poteva levargli che due o
tre anni di vita. Inhne, dopo avere accompagnato
con lagrime i mesti funerali de'suoi congiunti,
più trahtto dal dolore che dal male, rese l'anima
al Creatore in età d^anni e fu pianto ugua!-
mente da tutti i buoni, non vi essendo cosa più
desiderabile, che ii vedere accumulate in uno la
virtù, Tingenuità, e rinnocenza delia vita, come si
vide in quest'uomo singolare, di cui abbiamo solo
accennato parte deile virtuose sue condizioni.
4?5
VÌTA
DI
MARCAATOMO BASSETTt
VERONESE
---
DI
PIETRO D AMINÌ
DA GASTELFRANCO
CIORGIO DAMINI
VtTA
Dt
MA TT EO INGOH
DETTO RAVENNATO
ni
FRANCESCO ZUCNì
BRESCIANO
-—-
DI
y' .
V!TA
DI
DOMEI^ìCO TmTORETTO
YBNEZtANO
FIGLÌUOLO DI JÀGOPO.
G
kj7e Domenico avesse conoscnito ìo stato neì qua-
ìe iì Cielo avevalo costituito, facendolo nascere di
padre così eccellente, coi cui esempio, seguendo
l^orme incominciate, poteva aspirare a cose gran-
di, avrebbe senza cìubbio lasciate più egregie me-
morie deìia sua mano. Ma sdegnando egii di con-
tinuare Fintrapreso sentiero, traviò da quelia ma-
niera: ii cbe lia potuto certibcare il mondo, cbe
più difùciimente nascono i Tintoretti, che gii Apei-
li; poicbè le cose operate da Ìui neila giovaniie
età diedero a ciascuno materia di ammirazione;
come si vede nel quadro dei moltiplicar miraco-
iosamente il pane ed ii pesce (posto in san Gre-
gorio di Venezia, ov è mirabiie in particolare ii
gruppo di Cristo cogii Apostoii, ed un povero ed
una veccbia moito naturali), e neila visita dei Magi
in santa Maria Maggiore ; coi qual modo fece anco,
nella Scuola dei Mercatanti, i Apparizione delFAn-
geio ai pastori, i'Adorazione dei Magi aì nato Saì-
vatore, ove si mirano graziose ùgure da presso e
da lontano; e vi fece Maria Vergine in un gesto
5(33
SANTO PERANDA
FILIPPO ZANÌMBERH
DISCEPOLO DEL PERANDA
TtBERIO TTMELH
CAVALIERE
V!TA
Dì
CLAUDtO RIDOLH
VEROJ\ESE
Co^zz///z, /?or^<3//ze/z^z,
Pow//<3, yreg-/o, ^e//ozz<3 ^
Do^z r<3re, ecceJ/e/z^z,
7/ZZZ^Z^<3^Z 0/30C/,
F IN E
INDICE
DEI PITTORI E DEI RITRATTI
A
AmaìteoPomponio..1. "3 73.
— Girolamo . . . . . . . . I. ^3 74.
Averaria Giovanni Battista.L *3 93.
B
Basaiti Marco .......... L 59.
Bassani. Da Ponte.
Bassetti Marcantonio........ II. 477.
Beccaruzzi Fraucesco..1. 309.
Beniniano Vettor.. I. "303.
Belìino Jacopo ......... I. 70.
— Gentiìe.. . L 75.
— Giovanni . ... . I. 84.
— Bellin.LI03.
584
Benetello Luigì.I. 119.
BenfattoLuigi. 11.337.
BissoloFraucesco.I. "!05.
Bissone Giovanni Battista.II. 499.
BiaceoBernardino.I. 175.
Bonifacio. 1.369.
Bonvicino Aìessandro, detto ii Moretto . . I. 341.
BordoneParis. 1.297.
Brusasorci. Riccio Domenico.
BuonconsigiiGiovanni.I. 60.
BusoAureiio.II. 169.
G
CaiiariPaoio.IL 3.
— Benedetto.IL 82.
— Garlo.II. A7
— Gabriele.IL
CampagnoIaDomenico.1.118.
GanozioLorenzo.I. 117.
CarianoGiovanni.I. 190.
GarpaccìoVittore.I. 61.
CasteiIoBattista.I. 193.
CatenaVincenzo.I. 106.
CimaGiovanniBattista.I. 100.
Civerchio Vincenzo.II. 163.
Contarino Giovanni.II. 280.
CoronaLeonardo. 11.288.
CortoniPietro.II. 307.
CriveliiCarlo.I. 52.
D
DalbArzere Stefano.I. 118.
585
DaHeNinfeCesare . . ..H. 268.
DaminiPietro.11.480.
— Giorgio.ÌI. 485.
Da Ponte Jacopo^, detto il Bassaao . . . ìl. 126.
— Francesco. .zc?.11.153.
— Leandro . .<tJ. 11.369.
— Battista . .fJ..11.378.
-—- Girolamo. . . . . . II. zyf
DelMoroBattista.11.31!.
DeVosMartin. 11.265.
DianaBenedetto.I. 58.
DolobelìaTommaso. 11.453.
DominiciFrancesco. 1.309.
Donato.I. 52.
E
Emanueìe . . . . 1.292.
F
Fabriano(da)Gentile.L 56.
FarinatoPaoìo. II. 32L
Fasolo Giovanni Antonio.II. 461.
FerramoìaFioravante ..I. 341.
FìaccoOrlando.11.314.
Figolino Giovanni Battista.I. 119.
FloreFrancesco.I. 49.
— Jacobello.L zyf
FlorianiFrancesco . . . . . . . . 1.176.
FlorigorioBastianeìlo.I. 172.
FolerAntonio. 11.349.
FoppaVincenzo.. . I. 341.
FranceschiPaolo.. 11.262.
586
FumìceìiiLodovtco.1.307.
G
GambaraLattanzìo . . . . . . . . 1.357.
Gambarato Girolamo.II. 429.
Giorgione.L 121.
GrassoGiovanniBattista.L 175.
Guariento.I. 48.
!
IngoìiMatteo ..I!. 486.
L
LambertoCristoforo. 1.292.
Lanciiao.I. 117.
LicinioBernardino.L 174.
Lodi(de')Calisto.ì. 353.
Lorenzino.1.291.
LottoLorenzo.I. 185.
Lugaro . . . . . . . . . . . . I. 176.
M
Maganza Giovanni Battista.Iì. 455.
— Alessandro. 11.464.
— GiovanniBattista.II. 475.
Girolamo.II. 476.
MalombraPietro. 11.356.
MansuetiGiovanni.I. 68.
MantegnaAndrea.I. 109.
MarconiRocco. 1.307.
MazzaDamiano.I. 289.
MontagnaJacopo. . . . . . . . . L 117,
587
N
NervesaGasparo.i. 176
PadovanoGirotamo.I. i'!7.
Paìma Jacopo ii vecchio.I. 177.
-— Jacopoilgiovane. 11.379.
ParmeseCristoforo.. i. 102.
ParrasioMichele.Ii. 332.
Penacchi Pietro Maria.i. 304.
PerandaSanto.II. 511.
PiazzaFraCosmo. 11.364.
PisanelloVittore.I. 56.
Polidoro. 1.293.
Pordenone (da) Regiiio Ciovanni Antonio . I. 143.
Porta Giuseppe, detto Salviani . . . . I. 311.
Pozzosarato Lodovico, detto da Trevigi . . II. 277.
PrevitaleAndrea.I. 184.
R
Rcgilio. Pordenone.
Riccio Domenico, detto il Brusasorci . . II. 299.
588
Rìccio Felice, deHo ii Brusasorci . . . . H. 316.
RidoliiGiaudio. 11.549.
— Carlo.H. 555.
Robusti Jacopo, detto il Tintoretto . . . II. 171.
RomaninoGiroiamo.I. 350.
RosaCristoforo. 1.355.
— Pietro.I.
— Stefauo.I. cpc
RothamerGiovanui. 11.266.
s
Salviati. Porta Giuseppe.
SandrinoTommaso . . . . . . . . 11.492.
Santa Croce Giroìamo.I. 104.
SavoldoGiroìamo. 1.354.
SchiavoneAndrea . I. 318.
SebastianiLazaro.L 68.
Seccante Sebastiano.I. 176.
SquarcioneFrancesco . . . . . . . I. 109.
Suarz. 1.292.
T
TerziFrancesco . . . I. 192.
TineliiTiberio.. . 11.532.
Tintoretto. FeJc Robusti Jacopo.
— Marietta. 11.259.
— Domenico.II. 501.
TizianoVecelIio. . . . 1.195.
°—- Girolamo.1.291.
Trevigi(da)Girolamo.I. 305.
u
UrbinoCarlo.II. 164.
589
'V
VarotariDario.. . . . ìl. 269.
Vassilacchi Antouio .II. 431.
YecellioFraHcesco . . . . . . . . I. 284.
-— Orazio.I. 286.
— Marco . . . .. 11.342.
-— FetA Tiziano.
Verdizzoti Giovanui Mario ...... II. 330.
VeronaMaffeo.11.354.
VicentinoAndrea . . . . . . . . 11.345.
— Antonio. 11.458.
YivarinoLuigi . . . . . . . . . I. 52.
—- Antonio . . . . . . . . I. 53.
—— Giovanni . . . . . . - - I.
— Bartolommeo. .I. 54,
z
ZagoSante. . 1.294.
XanimbertiFiiippo . ..11.527.
ZeìottiBattista . . . . . . . . . H. 94.
ZoppoPaoio . . . . . . . . . . 1.342.
ZugniFrancesco. . . . . . . . . 11.495.
590
JDassani. Da Ponte.
BeìHnoGentile.I. 75,
— Giovanni.I. 84.
BenfattoLuigi. 11.337.
Bonifacio.. . . . I. 369.
Bonvicino Aiessandro^ detto ii Moretto . . I. 34"!.
BordoneParis. 1.297.
Brusasorci. Riccio Domenico.
CaìiariPaolo.li. 3.
CarpaccìoVittore.I, 61.
ContarinoGiovanni. 11.280.
CoronaLeonardo.II. 288.
Da Ponte Jacopo. detto ii Bassani . . . II. 126.
— Francesco. .zdf.IL 153.
— Leandro . .xJ.II. 369.
FarinatoPaoio.11.321.
GambaraLattanzio. 1.357.
Giorgione.I. 121.
Guariento.. . . . I. 48.
LottoLorenzo.I. 185.
Maganza Giovanni Battista.II. 455.
Alessandro. 11.464.
MaiombraPietro..II. 356.
MautegnaAndrea.I. 109.
Moretto. Bonvicino Aiessaudro.
PaimaJacopoiivecchio. I. 17Ì.
— Jacopoiigiovine. 11.379,
594
PerandaSanto. . . ..11.544,
Pordenoue (da), detto Licinio^ RegiHo Gio-
vanniAntonio. . I. 443.
Porta Giuseppe^ detto Salviani . . . . I. 34 4.
Riccio Domenico. detto ii Brusasorci . . II. 299.
Ridold Garìo^ di fronte alF Opera.
Robusti Jacopo^ detto il Tintoretto . . . II. 4 74.
Saiviati. Porta Giuseppe.
SchiavoneAndrea . . . . . . . . 1.348.
iineliiTiberio.. . 11.532.
Tintoretto. Robusti Jacopo.
— Marietta . . . . . . . . II. 259.
TizianoVeceliio ... . . I. 495.
YarotariDario . . . . . . . . . 11.269.
Vassiiaccbi Antonio.II. 434.
ZeiottiBattista . . . . . . . . . II. 94.
PREZZO
DI quESTO YOLUME SBCONDO