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MARAVE&ME DELLARTE
OVVERO

LE ViTE DEGM ÌLMJSTM PÌTTORÌ


YENETÌ E BELLO STATO
DESCRITTE DAL

EDIZIONE SECONDA

CORRETTA ED ARRICCHITA D^ ANNOTAZIONI

VOLUME II.

MDCCCXXXVII
iPAone (CAiLnAiRn
D! PAOLO CAMAM
VERONESE

± ^on bastano ìe faconclie degli oratori o le


iperboii dei poeti per ispiegare appieno ie beliexze
delia pittnra, ia quaie non essendo cbe un com-
pendio maravigiioso degii effetti cielia natura ( co-
me dssanciosi rocchio rìman deiuso tra le finzio-
ni), si conioncie ogni stiie, eci insterilisce ogni ve-
na per ben faveiiarne. Anzi pin cresce io stupore
se consicìeriamo, cbe nel suo principio l'uomo ai-
tro maestro non ebbe che la gran tavoia del mon-
do, neiia c^uaie ii sovrano artehce Idciio le cose
tutte dipinse, ardisce cii emulare con brevi linee e
muti coiori le osservazioni ciivine, recando anch'
egii con i'arte i! voio agii augeiii, ii guizzo ai pe-
sci, il vegetare aiie piante, ii moto agli animaii.
Nè qui fa punto ii penneiio cii pittore inciustre,
fuorchè tra le tappezzerie ciei dipinti giarciini fa
spuntare le rose, gii amaranti e ie viole; e sulle ci-
me dei monti i iauri, i cipressi e gii uiivi.
Quindi coiorisce i'aiba ridente, ecl ii Sole, che
disciogiiendo le vermigiie nubi iieto risorge con ii
crin ci'oro ad iiiuminare ii cieio.
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Forma eg!i nn mare LurbaLo, che disfida con
ie onde aìtere a contesa le steiie, e ùa !e vie dei
iiquefatto argento ci fa vagheggiare taiora le Vene-
ri, le Gaìatee, ie Grazie e gii Amori. Ricama ie
spogiie degii animaii, inionde il iucido neli'oro, io
splendore neiie gemme, e con mirabii modo figu-
ra ogni peiiegrina impressione che neli' aria si
mira.
Eccoio di più emuio d'ogni umana invenzione,
mentre in breve superficie d'asse o di teia dirizza
coiossi, innaiza paiagi, erge tempii ed obelischi,
e con verisimiii apparenze spiega dei passati tem-
pi ie stragi, gi'incendii e ie vicissitudini delie mon-
dane cose : ed oltre ii divisare la varietà dei corpi,
esprime negii umani voiti la gioja, io sdegno, ia le-
tizia, ii doiore e ie passioni tutte dell'animo, fa-
cendo l'uffìcio or di eioquente scrittore, or di pin-
gente oratorc ; che inhne ia pittnra è queilo spec-
chio in cui si mirano epiiogate le opere tutte del
Creatore, e ciò che stringe in seno ia vastità deiia
terra, ed ii giro del cieio circonda.
Ma perchè non si può di materia sì degna che
sempre scarsamente ragionare, ie ha piò adequata
iode ii meditaria tacendo e con ie opere degli ec-
ceiienti autori, ed in particoìare con quelie di Pao-
io, dimostrare ie di lei beilezze, accordando tutte
ie opinioni degi'intendenti ch'egii abbia ottenuto
ii primiero intento deil'arte coi diiettare con mo^
do non praticato da aitro pittore giammai, am-
mirandosi neiie pitture sue peliegrine maestose
Deità^, gravi personaggi, matrone ripiene di grazie
e di vezzi, re vestiti diricchi addobbi, diversità
di pannì; c spoglie varie mtlitar!, adorne architet-
ture, Hete piante, vaghi animaìi e numero di co-
tante curiosità, che ben possono appagar rocchio
dì chi ie mira con soavissimo trattenimento, on-
de si rende chiarissimo neiia serie dei più insigui
pittori delia moderna età.
Nè già presumiamo tra questi foschi caratteri
farrispienderemaggiormente cotanto valore, ma
soio con ìa penna epiiogar di queiio gii onori.
Trasse Paolo i natali in Verona, ciLtà iiiustre Verotm
patria
di Lombardia, ceiebre per i' antichità, per l'ameni- di Paoio.

tà del sito, per gii archi e teatri egregi emuli dei-


ie moii pìù altere di Roma, per ia quaie scorren-
do l'Adige superbo, irriga, a guisa del famoso Te-
bro, con rapido corso il verde ìembo dei suoi diiet-
tevoii coiii; e chiara non meno per le discipiine di
Marte che per queiie deiia dotta Minerva vanta
per compendio deiie sue grandezze Paver pro-
dotto quest'egregio pittore.
Or neli' anno i55o nacque Paoio per accresce-
re decoro aiia patria, e beiiezza al mondo. Fu ii
di lui padre Gabrieilo Caiiari cittadino veronese e
scultore, che gl'inscgnò da fanciuiio i principii
deii'arte sua avvezzandoio a far modeiii di creta;
ma vedutolo più inciinato ai dipingere che aiio
scoipire lo pose sotto ia disciplina di Antonio Ba- Discepoio
dei Badiic
diie suo zio, ii quaie con grido di chiaro pittore in
Verona dipingeva, daila cui mano si vede nelia
Chiesa di san Nazaro una tavola a man sinistra
espressavi laVergine sopra le nubi colBambino in
grembo; e sotto alcuni santi vescovi ed un fanciui-
lo che gii tiene un iibro con aitre dgure; ed il Laz-
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zaro risuscitato in san Bernandino: da che si com-
prende donde trasse i'origine questa gentiie ma-
niera, la quaie fu accresciuta in beiiezza e nobiità
da Paoiino, che con tai nome aiiora per vezzo si
chiamava.
Dimorato per quaiche tempo neiia casa del zio
avvantaggiò gii anni col sapere, producendo stu-
Doni
naturaìi pori nei disegno, ed indi nei coiorire. Era i'inge-
diPaoio. gno suo dotato di queiie parti che si ricercano neì
buon pittore, difaciie apprensione, toileranteìe
fatiche, riteneva neila mente ie cose imparate; era
cii genio nobiie, nè iormava cosa neii'idea che non
spirasse grazia e diietto a segno, che nel verde apri-
ie degii anni partorì coi fiori giocondissimi frutti.
Si diede poi a far opere da sè con ietizia dei
padre, poichè aitro non bramano i degni genitori
dai hgliuoli, che ii vederli incamminati neiia via
deii'onore. Fece dunque in san Fermo di Verona
piccoia tavoia con nostra Donna a sedere, e due
Santi. In san Bernardino dirimpetto al Lazzaro
dci maestro suo, nostro Signore che risana ia suo-
cera di san Pietro; e neila via Strova due hgure di
beila macchia ; da' quali principii si presagirono
le future sue grandezze.
Paoloa Condotto in questo mentre a Mantova dal car-
Mantova.
dinaie Ercoie Gonzaga conDomenicoRiccio, detto
il Brusasorci, Battista dai Moro e Paoio Farinato,
giovani pittori veronesi, per dipingere le tavole dei
Duomo, fece Paolo neiia sua ii santo Antonio ab-
bate percosso con bastone da un Demonio, e da
un altro deluso sotto forma di femmina, prevalen-
do in vaiore ai concorrenti.
7

Rìmunerato daiCardinale ritornò a Verona,


trattenendovisi per breve tempo in far copia dei
quadro di Raifaeilo dei conti Canossa, cbe nelle
case medesime si conserva, ed in aicuna privata fa-
tica: ma vivendo poco contento, non incontrando
che in disavventure ( verihcandosi in eifetto ii det-
to di Cristo, che niun profeta è ben vednto nelìa
patria ), pensavaMi migiiorar fortuna sotto più fa-
vorevoie cieio; (ie piante trasportate in peliegrino
terreno avvanzano spesso grazia e beliezza); nè
passò molto che aiihntenzione seguì l'eifetto andan-
dosene a Thiene nel vicentino, ove nelie case dei
conti Porto dipinse a fresco neiia saia in partimen-
ti, divisi da figure a chiaro scuro, uomini e don-
ne che giuocano ad una tavoìa; un convitto di ca-
valieri e di dame; una caccia ed un balio; e nelia
cornice carteliine, bambocci e festoni.
Sopra la porta d'un camerone stanno appog-
giati ad un frontispizio Paiiade e Mercurio; e nei-
ìe pareti appajono quattroistorie: di Muzio Scevoia
che si abbrucia ia mano in emenda di aver ucciso
ii Secretario in vece dei re Porsena: di Sofonisba
dinanzi a Massinissa, che la fece da poi sua sposa
per sottraria dal trionfb: di Marc^Antonio alia
mensa, e Cleopatra con reale apparecchio e cor-
teggio di servi: e di Serse sedente a cui tributa-
no i doni i popoii delia Grecia ; ed un fregio intor-
no di fanciuili e festoni. Nelie porte hnse cacciato-
ri; e daiie parti d'un cammino Venere e Vuica-
no, nelie cpiaii fatiche v'ebbe parte Battista Zeiotti
suo discepoio, che percssere di maniera simiie indii-
ferentemente lavorava nelie o{)ere di Paoio, a segno
a
che ìe cose ìoro parevano d'una medesima mano,
ed alcuni dicono che gli servisse ancora Antonio
Fasoìo vicentino, che alior giovinetto studiava dei-
le opere sue.
Passato a Fanzolo, villaggio del Trivigiano, nel-
le case dei signori Emo operò ancora a fresco con
Battista, sopra la porta della loggia, Cerere posta nel
mezzodeglistrumentiruraii; e dalle parti Giove sot-
to lorma di Diana con Calisto, e la medesima per-
cossa da Giunone.
In una delle camere vedesi in tre partimentila
favola di Adone. In un camerino quella di Io in
quattrospazii compartita; ed in altra la Pittura,
la Scultura, e le Arti liherali; nel sofhtto della sa-
la le Muse, e schiavi legati a piedistaili di colonne,
dipintivi per ornamento.
Terminate le dette opere ed altre sparse per
quei villaggi, Battista se ne andò a Vicenza per di-
A pingervi il Monte di Pietà. Paolo se ne passò a Ve-
Vctiezìa.
nezia, non potendo la virtù sua ricevere aumento
di considerazione esposta nelle solitudini, sì che fa-
ceva di mestieri che in più cospicuo luogo facesse
pompa di sue hellezze, per ii che fu chi disse:

Past. M. CAe nozì w^zz? e Je ^zzr cfjfa,


Att. I. TVo/z czzg-Aoyg*/zz^zz ? e ve ^zzg*/zogg*z*zz^zz
Scen. 5.
TzzjAo^zzz^zz dzz zz/z jo/o?

Ivi dunque, stabiiita l'abitazione, ebbe materia


di far conoscere il suo valore, e benchè si vedesse
in queila città le singolari pitture di Tiziano, quei-
ie delPalma vecchio, e nel fiorire allora del Tinto-
retto, non gli mancarono degni trattenimenti.
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Qtiindi gH fn locaLo il sofdHo della sagrestia dal Opere Ji
san Seba-
padre Bernardo Torlioni priore di san Sebastiano stiano.
suo amorevoìe compatriota, ove fece ìa coronazio-
ne delìa Vergine con gìi Evangeiisti intorno. Ma
i fanciuìli posti in quei tondi, che tengono iibri e
due carteile, in una delle quali è scritto: Coro7?au?z
?7z czz^zz^c ^zzo zzcczjpc^ e neil'aitrav^cczpc&'g-zzz^zz-
ycm czt corozzzzzzz acfer/zcm, furono di mano d' un
suo scoiare.
Piaciuta i'opera gìi allogò poi ia parte del cie-
io deila cbiesa, poco dianzi rinnovata, diviso con
beii' ordine cia due ovati, e da un quadro nel mez-
zo con altri minori spazii.
Nel primo ovato fecevi Ester tutta vezzo e ieg-
giadria, condotta daiìe serve ai re Assuero, aiia qua-
le sta a canto lo zio Mardocheo avvertendoìa di te-
ner celata ia di lei nascita.
Nei mezzo viene queiia dal medesimo Assuero
coro^iata in iuogo deiia regina Vasti per essergii
stata inobbediente; e poscia la beiia Ester ottenne
con sue dolci preghiere ia liberazione del popolo
suo, ed onori per lo zio ; perchè dove impera pel-
legrina beilezza ogni cosa obbedisce, onde fu chi
cantò:
^r^zòzzv zzz/zMmcrz'y zzzczzy o/z^zzg-zzzz^zzr <2??zafzfM7H, s. Re med.

Ezz/zz^ zzc^zzorczi zzzz&'^zzc ^zzz/jzz^ zz<yzzz*j.

E neii'aitro ovato, che cinge ii quadro, Mardo-


cheo sopra generoso cavaiio viene condotto da Ama-
no per ia citttà acclamato per amico dei re, in tai
guisa onorato per la congiura da iui scoperta degii
Eunuchi.
IO

La fortuna spesso sconvogUe !e sorti. Amano


poco dianzi riverito come signore deila Persia, or
divenuto stafdere di uno schiavo, è fatto esempio
di quegìi invidi cortigiani, che neli'auge deile ioro
grandezze provano ii precipizio. La fortuna qua-
lora risplende è di vetro. Nei rimanenti spazii di-
vise baiaustri e fanciuiii sopra festoni, hgure a chia-
ro-scuro e di terretta giaiia.
Paololo- Scoperte le pitture peria novità deiia struttura
dato.
non pure, ma per ie opere singoiari di Paoio ( non
essendosi vedute per lo innanzi simiii beilezze nei
cieii dei tempii), vi concorse numeroso popolo ad
ammirarle, dando immortaii lodi ali'autore, ii che
fu cagione che quei Padri, senza mettervi tempo
di mezzo, voiiero che egli proseguisse a dipingere
la voita delia cappeiia maggiore, nella quaie fece a
fresco nostra Donna in atto di salire al cieio da
moiti Angioii circondata: nelia sommità delia tribu-
na hgurò Iddio Padre, e nel giro sopra pergoiati An-
gioii che festeggiano con varii strumenti; ii Dotto-
ri deiia Chiesa negli angoii, e in due mezze iune
gii Evangeiisti.
Nei coro espresse due istorie, i' una di san Se-
bastiano dinanzi a Diocieziano, confessancio essere
cavaiiere di Cristo, ma questa essendosi guasta fu
poi ricoperta da un quadro a ogiio delio stesso, con
ia medesima invenzione. Neii'aitra è ii santo Gava-
liere percosso da sateiiiti co' bastoni. Sopra ai sediii
fece a chiaro-scuro in due nicchie ii santi apostoli Pie-
tro e Paoio, ed aitri Profeti e hgure intorno a chia-
ro-scuro, Sibiiie ed Angioii coioriti, che suonano e
cantano, due Ministri che avventano pietre, e san
11

Sebastiano in aitra parte, dividendo il tutto con co-


ionne ritorte e fregiate di lavori e di gentili or-
namenti. Sopra ai vóiti delle cappelie divise gii
Apostoli, edue Profeti ai iati deil'organo^ l'An-
nunziata neii' arco deiia cappelia maggiore, e Sibil-
ie sopra alie due minori vicine; nè aveva Paolo,
quando queiie opere dipinse, cbe anni venticinque.
Incontrato pertanto nel genio delia città ebbe a
far opere molte a ogiio, ed a requisìzione dei signo-
ri ripigiiò di nuovo le cose a fresco, onde trasferito- Atla
si aiia Soranza, vicino a Castelfranco, dipinse nel- Soranza.

l'aspetto delia ioggia di quel paiagio coionne, pae-


si, ie stagioni, e fanciuiii con frutti diversi in mano.
In mezze iune Marte e Venere, Giove e Giuno-
ne, Mercurio e Paiiade con aitre Deità; e nelia voi-
ta fanciuili in partimenti, e nei capi sopra balau-
stri pose ciue a sedere, un di questi con giubbone
e berretta ali'antica, in cui dicono cbe Paolo si ri-
traesse in atto di ieggere, e vi fece due naturalissi-
mi cani.
Nel mezzo dei soffitto delia saia Anse un cieio
di Dei e fìgure nei girar deiia volta; e nei muri isto-
rie e sacribzii recinti da donne a chiaro-scuro, ed
aitre soprapposte.
ln una delic camere appare in guisa di tribuna,
naturaiissima vite con augeiiini, e negii arcbetti so-
no teste fìnte di bronzo. Nelie pareti vi é Alessan-
dro cbe tagiia coi ferro il nodo Gordiano, e le don-
ne di Dario dinanzi ai medesimo Alessandro, cbe
ordina cbe sieno come regine servite.
Nelia seconda si veggono, come neii' aitra, Vir-
tù colorite sopra le porte, e bgure a cbiaro-scuro
12

in partìmentì, e sono deììe opere pregìate di Pao!o,


E qui ancor vogliono che vi operasse il Zelotti, co^
me si disse, suo condiscepolo.
Circa iì tempo medesimo a requisizione dei si-
gnor Daniel Barbaro, eletto d'Aquiieja, e del signor
Marco-Antonio suo fratelio invaghiti della nuova e
A dilettevole maniera, si condusse Paoio a Masiera,
viiiaggio vicino ad Asoìo nei Trivigiano, ove nei pa-
lagio ioro eretto coi modelii di Andrea Paìiadio, ce-
lebre architetto, dipinse noveiie meravigiie.
Neiia sala fatta a crociera hgurò le Muse con io-
rostrumenti, architetture,lieti paesi, trofei militari.
In alcune porte hnte ritrasse paggi e stafheri, e nei
vólti festoni e rami di frondi. Da un lato deiia saia
compose altre nobili architetture, e sopravi un cor-
ridore con Dame, ed aitre con libri e strumenti
musicali in mano, che mirano un cielo ove sono rap-
presentati i pianetti con le insegne loro.
Oltre di ciò divise in due camere colonne con
imposte di satiri Rnti di bronzo; sopra le porte hgu-
re colorite che rappresentano la Nobiltà, ii Domi-
nio, POnore, ia Magnificenza, ed aìtre simiii che
aliudono aila dignità di queila famiglia: e nei soffìt-
ti appajono Giunone, Cerere, Flora, "Vertunno, e
Bacco ignudo morbidissimo, che preme un grappo-
lo d'uva, per dinotarci la copia dei fiori, dei grani
e de' frutti, di che abbonda quel delizioso paese;
alle quali cose rese taie grazia e nobiità, che sem-
brano per appunto cose del cielo; e vi fece alcune
divozioni nnte in quadri.
Nelia parte della peschiera situata a canto al
monte colorì alcune istoriette, e iaPace nei mezzo
i5
del vólLo. Vi sono ancora fìgure di stucco che per
ricreazione far soìeva il detto signorMarc'Antonìo:
onde quei signori per lo buon servigio ottenuto da
Paolo i'ebbero sempre in protezìone, e procuraro-
no i'aggradimento deiio stato suo. Non può ia virtù,
benchò nobiie per sua natura, rendersi riguardevo-
le agii occhi dei mortali, che fissan i'occhio ove più
l' oro riiuce, se ii Grande con l' autorità non le ser-
vedi sohievo, nei cui parere ognuno faciimente con-
corre. Le gemme avanzano di condizione nelie
mani de' signori, e le opinioni ioro sono sempre se-
guitC dagii inferiori.
Dipinse indi a non molto pure a fresco in Ve-
nezia sopra il campo di san Maurizio nella casa del
Beiiavite quattro istorie coiorite, e due achìaro-
scuro de' fatti dei Romani, ciove entra Marzio Co-
riolano che a' preghi di Vetturia sua madre racque-
ta lo sdegno contro ia patria, onde fu poi dai Voisci
privo di vita.
Neiia cima sono fanciuili posti a sedere sopra
a festoni, e sotto alie Rnestre fece cartelie colorite
e camei, e tra queile aitre a chiaro-scuro con sati-
re intorno, e sotto quelle dei mezzati, corazxe e
beiiici strumenti pure a chiaro-scuro. Apiedi sopra
ai modiglioni sono due singoiari iigure Rnte di bron-
zo, che rappresentano la Prudenza e Minerva con
rami d' uiivo e gambi di spiche in mano, per dino-
tare che degii avanzi d' ogiio e di grano ii padro-
ne aveva murata Ìa casa.
Rinnovandosi in questo mentre aicune delie
vecchie pitture del palagio ducale, parte locate ad
Orazio hgiiuoio di Tiziano, altre ai Tintoretto, co-
^4
sì a Paoìo avanxatosi in grido per le opere di san
Sebastiano, ( e predicato il di iui valore da detti si-
gnoriBarbaro per le opere singoiari fatte ioro aMa-
^iera,) gii fn locata una deiie istorie maggiori per
la saia deiMaggior Consigiio, nelia quale con moi-
PiHure
dctpatagto
to decoro rappresentò Federico I. Imperatore che
ducaie. riconosceva per pastore deiia chiesaOttaviano, con
moiti personaggi ai corteggio vestiti in beiie guise;
e vi ritrasse al naturale ii signor Luigi Mocenigo,
che fu Doge; Agostino Barbarigo, che morì nelia
battagìia navale; MarcantonioGrimano; Antonio
Cappelio ; Girolamo Contarino e Lorenzo Giusti-
niano, procuratori di san Marco; Francesco Lore-
dano abbate; Nicoiò Zeno ed aitri, ed era io scritto:

^//czrzzzzz/z'zzzzz ///. /^ozz^. TIAzjc. rz^c crczz^zzzzz, c^


0cfzzczzz7zzz77z czfz'o /izc^zzm /zzz/zcr. /"cdcr. Tz-
CZ7ZZZ77Z CCOCZZCZ^. y//c.T?. z/z*C^O CyZZd* ZZZZ<ZzC7ZJ 7Z07Z

/zzzY. /Zzz^yzzc /cz/cziczzv zt/ zzcg'rc ^crczzv Ocz^zz-


CZZZ7ZZZ77Z, zyzzz zzz/^c z/Y /^ozz^. Jcc/zzrzzczY, ZZC ('C-
7ZC7'ZZfZZV Có7.

Sopra a due hnestroni dipinse il Tempo, la


Fede, ia Paxienza e i'Unione con fasci di verghe
in mano, aliudendo la conservazione di queiia re-
pubbiica e Pamore nudrito tra cittadini, e per es-
sersi sempre in quella conservata la cattoiica reii-
gione: ma queste neibincendio del palagio si abbru-
ciaronol^anno r5y6.
Neiia camera dei signori Capi dei Consigiio dei
Dieci formò nei mezzo deii' intavoiato un Angioio
che discaccia ii vizio, con donne a'piedi poste in fu-
ga, clie altri ne rappresentano; i'Innocenxa e simi-
ii, che porgono preghi accompagnate dal Tempo,
protette da quel grande magistrato. Intorno sono
simboli, che hgurano la di iui autorità; ma due di
quelli furono di ahra mano, e vi si conserva anco-
ra sopra ii tribunale un Cristo morto sostenuto da-
gliAngioii di mano diAntonellodaMessina, degno
di memoria per i'autore.
Nel cielo deli'anticamera fece san Marco con
corona d' oro in mano, un Angioletto lo sostìene,
ed altro tiene con beilo atteggiamento il iibro de-
gii evangeiii appoggiato ai leone ; e neila parte in-
feriore stanno ie Virtù teologaii mirando in alto, e
nei recinto, in lunghi spazii, sono triond de'Romani
di terretta verde, e hgure a chiaro-scuro.
Ma questi furono per così dire piccioli segni PiLLore
deJìa li-
della virtù di Paolo, dimostrandone eHetti maggiori
s. Marco.
per le occasioni che di poi gii sortirono; poichè in
virtù deli' elezione fatta da Tiziano dei più eccelien-
ti giovani pittori, ( avutane la cura da' Procuratori
di san Marco ), che furono Giuseppe Salviati, Bat-
tista Franco, lo Schiavone, iiZeiotti, ii Fratina,
fu Paolo tra primi annoverato, a cui furono asse-
gnati tre tondi per ia vólta della Libreria di san
Marco verso ii campaniie, ne' quaii dispiegò i se-
guenti componimenti.
Nel primo iinse alcune belie matrone per la
musica, che suonano iiuti e vioie, ed una canta a
iibro, e con esse loro è Amore, perchè aicuni vol-
lero ch'egii fosse inventor delia musica, e perchè
ii suono ed il canto sono eccitamenti ad amare,
onde Menandro:
i6
Si fìnge ancora nato dall'ozio e dall'umana !a *
scivia, onde ii Petrarca:
Cant. I. Ez /zzzc<yzze ozzo e Jz /zz^czczzz zz/nzz/zzz,
nc) trionfo
dAmore. /Voz/z*ùo zFz pczz^zcz* JoZcz c ^ozzoz,
-Z?zz#0 AzgZZOZ', C Dzo Jzz g'CZZfC ozzzzzz.

Quindi è clie di cibi deìicati si nutre, di odorl,


e di lascivia si fomenta : gli amanti gli formano de-
licati guanciali di rose, e lo vexzeggiano co'venta-
gli di molli piume ; ed alle musiche delle più helle
e sfaccendate fanciulle prende soavissimi riposi, e
e lo disse Ovidio:

i. De Re- ^Z^O, ZZ^Z CMZZ^ eZ'ZA ZZO^^ZZ zzzcz/zczz^z/z^ ZZZ'fCy


med. iùzc ZZZOZZZfM yizg^zzz^ Ofzzz /ZZ'ZZZZZZ zzzcù.
ifzzc, zz^ zzzzze^ yizczzzz2it: Azzcc, ^zzzzc yèccz'c, ^zzczzùo:
ifzzcc -szz/zfyzzcz/zzrZz czzzz^zz, cz^zzjyzzc zzzzzZz.
Oùzz ^Z /o/Zzz^ pCZ'ZCZ'C czzpz'zùzzù ZZZ'CZZ^,
Gozzfczzzp^zzcyzzc /ZZCCZZ^ C^ JZZZC Zzzcc yizcc^.

Nei secondo fece due belle hgure per la Geo-


metria e l' Aritmetica.
Nel terzo è l' Onore che nasce dagìi studii
delle varie discipline, collocato sopra un piedestal-
lo a cui stanno innanzi FiIosoR, Istorici e Poeti
che gli odrono ghirlande di hori, di edere e d' allo-
ri, che sono gìi acquisti fatti dopo le lunghe vigilie
e fatiche, non raccogliendosi da'sparsi semi loro
che amari frutti ed insipide loglie ; sopra che disse
lo Stigliano:
AfzzZ jcppz zfcfZc Afzz^c zzzfczzzfcz' p/'ZZZ
Pcz'c/zc y/zzZC ^z'zzzz f^CZ'gZZZZ zzz/ccozzz/c,
N"c yv'ZZ^O zzÙz*o c/zc ZZZZZZZZ'O z/ /zzzzz'0 z/z'zz.
*7
720/3 O0//3W2 Jo ^233^07* 722202 f 0723^6,
&22F222722 /222r por 33^7*33 0/3r23 O /3*022fe 722 2 23,
CAe ^0237'2, 0 p7*e77320 e 2Z C333^e7*f3 2F3 y2*0723Ze.

E perchè avevano i Procuratori decretato un


$egno di particolar onore a quelio dei detti pittori,
che si fosse meglio dìportato, ne diedero anco la cu-
ra a Tiziano e aì Sansovino di farne il giudizio;
ma perchè non vollero esser tenuti parziaìi, giudi-
carono bene lo intenderlo da' medesìmi concorren-
ti, che richiesti del loro parere sopra le opere dei
compagni ( eccettuandosi ie loro ) convennero che
Paoio ne avesse riportato il pregio, che tanto rife-
rit'ono ai medesimi Procuratori, i quaii ( oltre ia ri-
cognizione ad ognuno conferita), lo riconohbero
con dono d'una catena d'oro in segno deli'onore
conseguito, che tuttavia si conserva dal signor Giu-
seppe Caiiari nipote, come preziosa reiiquia delPa-
vo suo giorioso. E certo che gii onori che proven-
gono daiia virtù piu pregiar si devono che le ric-
chezze che daiia soia fortuna dipendono, e lo af-
ferma io Stagirita:

-7/72/367*323, 0/36J g7o7'2236 0*3223^33 62rp6cM72d2Z6 ^2222f.

Si lasciano ie grandezze, e si spengono in pro-


fondo obiio i nomi di coloro che senza fregio di
virtù si muojono, e riman solo la memoria degii
uomiui ecceilenti.
Fece per la chiesa de'Crociferi, neila cappeìla
destra a canto i^ aitare, Nostro Signore adorato dai
Pastori, ove la Vergine lo raccogiie entro povere
bende.
RlDOLFI. T. 11.
18

Opera Andato poscia a Verona a riveder i parenti, di-


celebre
di pinse ai Padri di san Nazaro in capo deì ioro refet-
Vcrona. torio un recinto di vaga architettura, e due colon-
ne per ogni parte intrecciate di vitaìbe, che sosten-
gono maestoso frontispizio, e tra quelìi pose picca-
gìie di festoni appesi a' teschi d' animali. Sopra ai
cantonali deiiNstoria hnse due satire, nella difor-
mità loro beiiissime, e nei mezzo i! pranzo di Simon
Leproso con ia Maddaiena in atto di ungere i piedi
ai Saivatore, in faccìa a cui sta ii medesimo Simo-
ne stupido deli' azione deiia donna generosa ; oitre
ia mensa è lo infelionito Giuda ripieuo di iivore,
che accenna ai circostanti ia perdita deil'unguento
prezioso, che P innamorata Peccatrice mostra di
spargere sopra i piedi dei Signore.
Non si può descrivere con quale gravità se ne
stia queiia matrona. Eila sostiene un piede di Ge-
sù annodato dai crini d'oro, dei quali aitri scioiti
fregiano con ie aurate iiia i'alabastro dei seno suo,
posando i'aitra mano, che di candore vince ie nevi
intatte sparse di rose, sopra ii vaso del pregiato li-
quore, ed ogni suo gesto in fìne pare accompagna-
to daiie Grazie in queii'umiie azione. Sonovi ser-
vi con aurei vasi, ed aitri che somministrano vi-
vande ai banchetto; mimi vestiti a livrea con ber-
tuccie a mano, che vengono a tener in festa i con-
vitati, nè vi è che desidcrare di pornpa e d'appa-
recchio: quaie pittura fu daiio scrittore deiie pre-
senti vite ritratta deiia medesima grandezza, e man-
data in Fiandra a gran personaggio. Prosegui Pao-
io nei ritorno ie opere di san Sebastiano, poichè
quei Padri non voilcro che aitri che iui vi dipin-
i9
gesse; e rifacendosi gii ornamenti di queila chiesa
pose mano aila tavoia deii'altar maggiore, neiia qua-
ie fece Wostra Donna col Bambino al seno ed An-
gioli ; a' piedi san Sebastiano legato ad una colon-
na, san Pietro e san Francesco, in cui ritrasse il
detto padre Bcrnardo.
Singotare
Ma neiì'opera deila Puridcazione da lui dipin- faUca.
ta suii'organo i'anno i56orinforzò il coiorito, e
dimostrò ecceiienza maggiore. Qui sta la Vergine
col Pargoletto tra le virginali braccia, cbe con ma-
terna tenerezza io presenta ai veccbio Simeone,
sopra cui piegandosi ii venerando pontebce adora
queiia Divinità, cbe già gran tempo bramato aveva
di vedere ; e beando le iuci in si gioconda vista de-
sia di cbiuderie in perpetuo riposo. Circondano l'ai-
tare Sacerdoti, Leviti co' libri in mano, servi con
torce accese ed incensieri, ed una donna vestita di
lieto coiore sta in un canto con due coiombe per
i' oiierta.
Nella parte interna è la Piscina con molti in-
fermi, cbe attendono ia mozione delie acque dai-
ì'angioio; a iato a'coionnati d'un porticale, cbe gi-
rando intorno formano ampio cortiie tirato con ri- Pun)o di
prospeUiva
gorosa prospettiva, e ie dgure primiere coiiocate osservaio.
nelia iinea principaie dei piano, mancando a poco
a poco la veduta delie più lontane, con accurato
artibzio del punto osservato nei pavimento della
cbiesa.
E sebbene i buoni pittori per fuggire talora
quelie vedute nojose di prospettive banno accostu-
mato tener ii punto eievato per accomodarvi le d-
gure, in aicuni casi però banno anche osservato ii
30

rtgore, come fece Paoìo in qttesLo iuogo, per Jar


ad intendere, come egìi ben sapeva, !a norma di
queste benedette regoìe, sopra di cbe aìcuni belli
ingegni si travagliano, poco badando aile cose più
importanti, dovendosi usare le ^rchitetture per so-
!o ornamento, col dar scmpre ii !uogo primiero aì-
le figure, come parte più essenziaìe del componi-
mento in modo, cbe non superino ne!!a quantità e
Osser-
nelìa forza l'istoria, quali osservazioni si devono
ridurre dai saggio artefice ad una ragionevole pra-
netlear-
chitetture tica con la quaie l'occhio resti appagato, conoscen-
dosi i'ingegno de!pittorenei!o spiegamento dei-
i'istoria, non nei vaìersi con ìicenzioso modo di
quelio che più s'intende. Ma condonisi questa di-
gressione per soddisfare a co!oro, che bramano in-
tendere la ragione di tutte !e cose.
Neicapo in fìne dei porticaie èNostroSignore,
che comanda ai Languido, cbe prenda ii suo letto
e si mctta in cammino, e se non s'ode ii rendi-
mento dcl!e grazie è coipa delia pittura, che non
gli concede io esprimcre ie voci mentre si accin-
ge al partire. Nè in questo luogo toccherebbe d'i-
perboie i! dire che !e Grazie somministrassero a
Paoio in quei degno ministero ie murici, i candori
dell'aiba e i zaffiri del cielo, e le idee più bei!e
de!ie umane forme, non potendosi produrre effetti
cosi eccelienti da mano mortale, se non v'ha parte
ii cieio.
A'fianchi deìi'organo sono hgure a chiaro-scu-
ro;nel pulpito la nascita del Signore, ed aitre isto-
riette, e sotto da!le parti del sepolcro di Lorenzo
Donato stanno due graziosi fanciulli a chiaro-scuro,
con faci spente in mano e teschi dt morte, e nei-
l'andito nei passare in sagrestia è piccioio qua-
dretto di san Girolamo.
Eccitati da sì rari esempii iPadri deila Compa-
gnia dei Gesù, ad imitazione di queiii di san Seba-
stiano, pensarono per render più ragguardevoie e
frequentata ia chiesalorod'abbeiiire ancli'egiino
la parte dei sofdtto, onde appoggiarono aiia perso-
na di Paoio ii far delie pitture.
Ora nel primo quadro spezzato nei cantonali
sopra i'ingresso della porta fece i'ambasciata dei-
i'Angelo alia Vergine, annunziandoie ia nascita
dei Messia, al cui improvviso apparire si rivogiie
piena di timore ai Nunzio divino. 11 descrivere i'ap-
parato di quelia nobii stanza abbeliita d'archi so-
stenuti da colonne rìtorte cinte da serpeggianti vi-
taìbe, le prcziose cortine che cingono ii pudico
lettOi le vesti varie del celeste messaggero, che in-
crespate dal sofho d'aura soave formano nelleestre-
mità dei lembi graziosi raggiri, la vaghezza delie
ali dei coiori più beili deli'iride dipinte, il sem-
biante divino, l'atto gentile, il modesto vestire ed
in hne il fuìgore dei raggi deho Spirito celeste non
è officio che si possa compire daha penna di mor-
taie scrittore. Sono troppo disuguali le forme dei-
l' umana favelia per esprimere personaggi e azioni
di paradiso.
Neli'altro quadro verso l'altar maggiore stan-
no i Pastori intorno al presepe, uno dei quaii siede
sopra ad un bue, ciie col mugghiare par riverisca
in sua faveila il nato Signore, ed uno guida altro
giumento.
33
Come E neìi'ovato posto nel mezzo ja Yergine ascen-
bene
spiega de al cieìo soiievata dagìi Angioìi adornidi varii ve-
i'azione.
stiti briìlanti per ia diversità dei colori, alcuni le
servono d'appoggio, aìtri con inccnsieri van pro-
fumandole vie deii^aria, e chi dibattendo ie aii do-
rate corteggia ia ceieste Regina. Intorno ai sepoi-
cro, ove riposarono ie sante membra, stanno gii A-
postoli bssando gii occbi ai cieio, e tenendo libri e
torce accese; ed alcuni con le mani aggroppate so-
spirano la perdita di Maria. Gira intorno ai sepoi-
cro nobiie pergoiato con scaia nel mezzo, ia quaie
tuttocbè non rigorosa nel punto per il collocarvi
deile bgure, riesce di piacevoie veduta, e fa meravi-
glioso effetto.
In minori spazii daiie parti sono compartite
istoriette di coior verde e rosso, di Mosè, di Giona,
con aitre dei veccbio e nuovo testamento; ma ii
quadro deii^Annunziata maravigiioso tra queiiTr-
dine rimane occupato dai coro deiie monacbe, cbe
in vece dei detti Padri vi furono poste dai Senato;
e nei Tabernacoio è ia bgura dei Redentore.
Crebbe in gran maniera non soio ii nome di
Paoio per le cose operate, ma ie fortune ancora;
onde pose sopra bancbi sei miìie scudi, che nei gi-
ro di pochi anni avanzati co^ penneiii aveva, quaii
feiicemente si aumentarono; poicbè gli acquisti
fatti con ia virtù banno sicure ie radici, nè vi è tar-
lo di coscienza cbe ie divori. In questo mentre
Paolo Paoio se ne passò a Roma coi signor Giroiamo Gri-
ailoma.
mani procuratore di san Marco, di cui era famiiia-
re, destinato oratore ai Pontebce ; non tanto per
vedere secondo ii comune costume ie grandezze
^5
della corte, ma come pittore le magnitìcenxe degìi
edifizj, le pitture di Raffaeììo, le scuiture di Mi-
chelangelo, e le celebri statue in particolare, pre-
ziose reliquie deìia romana grandezza, sopra le
quaii pose aicuna osservazione, ammirando queì-
i'ecceiiente forma, che fusempreseguita ed apprez-
zata dagii intendenti, e la venustà deiie immagini
degii eroi, da cbe trasse noveiie impressioni, come
poi dimostrò neiie opere che appresso descrivere-
mo; poichè ie cose rare da lui vedute ed osservate
più si afhnavano ed acquistavano gradi di maggìor
perfezione neiringegno suo.
Tornato a Venezia glifutoccata la maggiorparte Opera
nelìa Sa]a
delìe pitture dei Consigiio de^Dieci, aitre al Zeiotti; rlel Consi-
e queMue vani, ove entraMercurio e la Pace e Net- glio de'
Dieci,
tuno coi tridente sopracaval marino, furono di ma-
no di unmonsignore detto Bazzacco molto amico di
Paoio, che avevai'incombenza dell'opera tutta.
Or neii'ovato maggiore fece ii Giove fuiminan-
te, ia Ribeliione, ii Faisario, il Vizio infame e ii
Tradimento, quali errorivengonodaii'autorità di
quei gravissimo Magistrato con moito rigore casti-
gati, che rovinosamente insieme annodati cadono
spaventati dai fulmine di Giove; e tra queili è un
Angiolo con decreti di quei Consigiio, che sferza
l'aria, con crespa capigiiatura ed aii che pajono di
naturaii piume, riportando i'autore felicemente
nei Giove la statua del Laocoonte famosa di Bei-
vedere di Roma, ed in aitra iigura ia testa detta
comunemente deil' Aiessanciro, o come aicuni dico-
no, d'una delie Amazzoni, ed a!tri getti che neiio
studio suo teneva.
^4
Sopra ìl tribunale fìnse nobiìe matrona con
ceppi e catene rotte in mano, per accennare l'au-
torità delio stesso magistrato nel conferire le gra-
zic ed il gastigo, mirante un cielo di Deità dino-
tando ii patrocinio celeste verso dei Principi giusti.
In aitro vano fece Venezia cbe riceve daiie
mani di Giunone, giojeiii, corone ed ii corno duca-
ìe in segno dei supremo onore: ornamento usato
anticamente da'Trojani(da'quaii ebbero origine
ipopoii Veneti) come si vede nelia dgura di Gani-
mede appeso nei mezzo deiio statuario deiia Re-
pubblica, e come vien detto da Virgiiio per bocca
di Romoio a'Trojani in questi versi:

Eneld.
lib. 9.
^/z/ce 772<27MC6!.y, Accàc7Z^ rcJ777Z2CMJc! fHùr/ze.

Quai dgura fa graziosa pompa dell'alabastro


del colio e dei seno suo.
In aitro minor ovato, situato nei cantonaie, fece
una beila giovane con ricco ornamento nci crini,
con ie mani ai petto cbe mira con moita modestia
aii'ingiù, ed un veccbio con invoigie di bende in
capo e barbarescbe spogìie, cbe appoggia ii mento
sopra ii destro braccio, cadendogii in giro ia canu-
ta barba tra le dita, cbe inferiscono ie diverse con-
dizioni dei popoli cbe ricorrono neiie oppressioni
loro a quei tribunaie, e queste due bgure in par-
ticoiare, bencbè le aitre tutte sieno predicate per
maravigliose, sono tenute dai proiessori deiìe più
DeHodel
singoiari cb'egii si facesse; e soieva dire Jacopo
Patnia. Palma, cbe in questo caso Paolo giunse al maggior
35
segno delia squisìtezza, e che in quelle fece unmi-
sEo dei più eruciito che si pratichi neii'antico, e
deiia più nobiie sua maniera; onde avviene che ai-
cuna voita ii pitEore mosso da un impuiso di spiri-
to, arriva ali'auge pià suhiime deila perfezione,
ove di rado perviene. Divise ancora intorno ali'ova-
to maggiore quattro hgure a chiaro-scuro attenenti
al dominio, ed altri beiii ignudi.
L'anno poi i565 percompimento deiia cap-
peiia maggiore di san Sebastiano dipinse i due gran
quadri lateraii, ove ristrinse i stupori e le mara-
vigiie deii'Arte.
LAmo contiene ii santi Marciiiano e Marco
condannati aiia morte se fra certo tempo non la-
sciavano ia Fede di Cristo, quaii neiio scendere le
scaie dei paiagio dei Prefetto Cromazio, condotti
daAninistri aiìe carceri, vengono incontrati dalpa-
dre ioro. Tranquiiio sostenuto da'servi che in gesti
doìenti ii prega a fuggir ia morte, e riservarsi in
vita per soiiievo di sua cadente vecchiezza, e furio-
sa gii segue la madre co'crini scioiti a guisa di
Baccante per ritenerli.
Apie'deiie scaie stanno ginocchioni ie mogii, di-
mostrando ad essi i ioro figii bambini, acciocchè
mossi neìie visceredafiiiaii aifettimutino i ior santi
pensieri, ed una fanciulia supplichevoieioro si affac-
cia in atto pueriie, ma assistendoii a'hanchi ii cava-
liere generosoSebastiano gi'invigorisce almartirio,
e serve d'ostacoio a queiie vioienze che han potere
negii umani petti, additando ioro un Angiolo beiiis-
simo nei cieio coi libro deiia vita in mano. Stavvi
un mendico sopra scagiioni moito naturaie, ed aitri
^6
aggrappati a coìonne; e di lontano sono ornate ma-
trone che mirano la costanza dei Santi, e grazio-
se vedute d'architettura.
ARetti Celebri la greca eloquenza la tavola di Timan-
tnaravi-
gìiosamen-
te, nelia quale l'industre pittore, dato ch'ebbe a
tedispie. vedere in Calcante aruspice, in Ajace, in AchiIIe,
gati.
e in Menelao gii affetti tutti della pietà e del dolo-
re, ricoperse con tenebroso velo il volto deì padre
Agamennone, celando in questa guisa qucii'affanno
che trovò inespiicabile dai suopennelio; che in que-
sto caso fu da Paolo superato, chè dispiegò non so-
ìo nel volto deila madre, deiie mogli e degli amici
dei Santi gii affetti deiia pietà e deiia commisera-
zione, ma giunse ad esprimere nel sembiante dei
dolente padre i caratteri d' un impareggiabiie do-
lore.
Nell' altro espresse san Sebastiano iegato ad
un ordigno di legno per ricevere il martirio, con
sacerdoti che lo persuadono a idolatrare, caugian-
do il tormento in diletto, ed a godere lo stato deila
Aorita sua giovinezza, con nobiii personaggi, cava-
lieri ed aitri vestiti in sontuose maniere^, che mira-
no la di lui intrepidezza, e vi ritrasse a canto di
una colorma ii padre Andrea suddetto; fecevi an-
cora ministri con bastoni in mano, servi che ten-
gono cani ed aitri ornamenti. L'azione è rappre-
sentata sotto un porticale retto da colonne corintie
che rende molto decoro aii' invenzione.
Vi dipinse inoltre due tavole per le cappelle
minori, i'una del Salvatore al Giordano, i'altra
del Grocihsso con la Vergine madre tramortita in
seno aile sorelle, e la Maddalena con le braccia
37
aperte, che mirando ii suo $igno:e pendente stilia
daiie fonti degii occhi liquide perle; e sopra un
traved'una cappelia è situato piccioio quadretto
con Nostra Donna, ed una santa Yergineiia porge
una colomha al bambino, e vi è ritratto il padre
Michieie Spaventi veneziano.
Fece itì fine un ciono ai Padri medesimi d'un
gonfaionetto da processione entrovi san Sebastiano,
mediante i quaii fu conosciuto nei principii il suo
vaiore iu Venezia.
Ma queiio che maggiormente aggrandìiinome
di Paolo furono c[uattro gran tele dei convitti da
iui in vari tempi dipinte in qtieiia Città, nelie qua-
ii con itivenzioni ciiverse rappresentò sontuosi ap-
parccchi ad uso di reaii banchetti.
11 primo ch'egii fece fu quelio del refettorio di
san Giorgio maggiore, di braccia venti in circadi
larghezza, delie Nozze di Cana di Gaiilea, ove en-
trano cento venti e più figure.
La mensa ha due rivoite nei capi imbanditi di Gìov.
cap. s.
nappi d'argento e d'oro, e divisata di manicaretti,
pasticci, frutta e di quaisivogiia desiderabiie curio-
sità. Sicde Cristo nei mezzo, ia Madre a iato pre-
gancioio a provveciere clei vino mancante. Seguono
per ogni parte gii Apostoii, e numero cl'invitati
di ricche vesti adorni; e tra queiii moiti di quei
Padri ritratti; nei quali pcr essersi Paoio obbhgato
al naturaie, non corrispondono al rimanente deiic
idee formate di fantasia.
In uno dei capi siede lo sposo adorno di zimar-
ra con veste di porpora e d'oro, e ia sposa bella e
iieta a canto, nei cui voito passeggiano le Grazie e

\
28
vi briHano gìi Amori; a' quaii un moreHo arreca
un biccbiere dell'acqua tramutata in vino, mentre
dai servi viene dalie urne versato ne'piccioìi vasi.
E per non mancare l'autore d'ogni reaie gran-
dezza, formò nei mezzo un coro di musici, che
suonano vioioni, dauti, iiuti e lire, e cantano a ii-
bro. Dietro aiia mensa trapassa grande poggiuoio,
per ii quale transitano scaichi che aiiestiscono le
vivande; e daiie scaie vicine a!tri ne riportano ai
commensali: e daile parti coliocovvi due corsi di
colonne, e nobiìi paiagi più lontani, che con arte
gentile si vanno diiungando, di donde moiti mira-
no ii sontuoso banchetto.
Matth. 11 secondo fu quello di san Sebastiano oprato
l'anno i5yo, ed è il convito di Simone, a cui sta
dappresso nobiie matrona, ove intervengono molti
convitati, servi co'cibi, e vi appajono prospettive
con statue, naturalissimi cani, ed altre curiosità, e
Giuda levato dalla sedia mira con occhio torvo la
Maddalena a'piedi del Salvatore, che sparsovi so-
pra ii prezioso iiquore gli rasciuga co'crini.
11 terzo è in santi Giovanni e Paolo da lui
dipinto l'anno i5y5, ed è quello narrato da san
Luc. Luca neiia casa di Levi usurajo, che vi fu posto in
cap. 5.
luogo dei Cenacoto di Cristo fattovi da Tiziano che
si abbruciò: onde fra Andrea de'Buoni desideroso
di vedere rinnovata la pittura offerì a Paoio per
questo effetto certa quantità di danaro che avan-
zato di elemosine e di confessioni aveva : prezzo
che per avventura non si accctterebbe da un gaian-
tuomo ne'presenti tempi per imprimere una così
gran tela. Ma non potendo il povero Frate spen-
39
der dì più, sforzato Paoìo da'preghi, lo volìe in R-
ne compiacere assumendo così gran carica, spin-
to più dal desio deììa gloria che dall'utile.
L'apparecchio è hnto sotto a spaziosa loggia, in
tre grand'archi compartita, fuor de'quali si mirano
beììe strutture di paiagi che rendono diletteyoìe
veduta. Nei mezzo posa il Salvatore, al dirimpetto
Levi vestito di pur})urea veste, e seco siedono mol-
ti Pubbiicatn, ed altri mescoìati con gii Apostoli,
ne'qua!: compose rarissime teste in singolari effetti,
e vi ritrasse frate Andrea in un canto colla saiviet-
VeJi
ta sopra la spaila, deiia cui efhgie si trarrebbe di come ben
vantaggio ciò che fu speso neil'opera ; e tra ie cose
d'ammirazione é la iìgura dell'oste appoggiato ad
un piedestaiio, che oitre ii divisar singolarmente la
qualità del personaggio, è di così fresche carni che
par vivo, e gii è vicino un servo etiope con abito
moresco e cesta in mano che mostra di ridere,
che muove a riso chi io mira.
L'opera tutta in hne è maneggìata con grande
maestria quauto in questo genere si può fare, non
voiendo Paolo rimettervi di coscienza, nè dar ma-
teria a fi^ate Andrea di doiersi di aver mai impiega-
to ii suo danaro.
11 quarto è postonelrefettorio de'Padri Serviti, Mnrco
ed ivi espresse di nuovo il pranzo di Simon ieproso ^
con Cristo, ed in atto diverso vi sta la Maddaiena
pentita a^suoipiedi innondandogiieli con lelagrime,
e tergendogiieii coi capelii simiìi ail'oro. Pregiatis-
simi pianti, preziose perle, che liquefatte nel lam-
bicco del cuore al fuoco d'un ardente affetto, aveste
virtù di iavar le macchie d'un inveteratoerrore!
5o
La mensa è sÌLnata neì seno cìi maestoso teatro nei
cui circuito girano moite colonne, e volano nel
mezzo due Angioletti con breve in mano scritto:
(rzzMdfzznzz/z coe/oyM/zerzzno ^occrz^oro /zoo/zzfezz-
fmwz zzjo/z^e. E qui simiimente fece Gitida aizato
dalia mensa in atto di rtprendere la pia azione deiia
matrona penitente, e numero di personaggi sedenti
al banchetto, ne'quaii sono ritratti moiti dei Padri,
che contribuirono aicun dono al pittore.
Daiie partì sono dirizzate due riccbe bottigiie-
rie, di donde levano i servi vasi e piatti d'oro e
d'argento; ed in questo, per parere dei professori,
Paoio si avanzò neiio stiie dagii descritti, ed in par-
tico'are ia Rgura dei Saivatore sembra per appun-
to divina.
Famosi
eonviii
Cedino pure a si nobili apparecchi ie reali
de^ìi mense di Assuero, di Cieopatra, d'Aiessandro, e
atitichi.
degìi Augusti ceiebri per ia quaìità de'convitati, per
la copia degii aurei vasi da dotti arteiici scolpiti,
per le vivande preziose, che non giungeranno aiia
grandezza di questi da Paolo dipinti, mirabiii per
gii ornamenti, per ii numero di servi, per ii per-
sonaggi divini, quaii non si possono con caratteri
deiineare, essendo dato soio al di lui penneiio il sa-
per taii cose degnamente spiegare.
Eurono numerose i'opere inoitre ch'egli ap-
presso dipinse, fra queste una gran teia per la chie-
sa di san Siivestro, ove fece i'adorazione de'Magi,
iìgurandovi maravigiiosamente la Vergine sedente
sotto rustica capanna di moiti iegni costrutta neÌia
guisa di grande ediiicio. Spuntano da un arco ca-
vaiieri, e servi, che guidano cameiii carichi di ba-
51

gaglie, intanto clie i Re loroprostrati adorano il na-


to Gesù; e Maria, dal cui purissimo voito escono
tali spìendori, che ben può quel rustico albergo ga-
reggiar di pompa co'paiagi de'maggiori monarcbi.
Per lo soffitto del Magistrato delie Biade fece la
Hgura di Cerere, cbe arreca a Venezia fasci di bia-
de, per segno della copia dei grani de'quali abbon-
da lo stato veneziano e del pubbiico provvedimen-
to: con Ercoie a canto appoggiato alia ciava, per
ia virtù eroica. Nei paico dei Magistrato deiie Legne
dipinse Venezia, Nettuno innanzi con Tritoni,
cbe ia tributano di marini doni. E neil'Ofbcio dei
sopradazii, fece la stessa dinanzi aiia Vergine.
Operò medesimamente in queila Rorita età moi-
te cose per aitrove, essendosi reso cbiaro dovun-
que il nome suo, onde procuravano i popoii ester-
ni di abbeiiire a gara ancb'eglino le patrie loro
<con le pitture di così vaiorosa mano.
Ia Mon-
Fece dunque perio Duomo di Montagnana ia tagnana.
gran tavoia deììa cappeiia maggiore, diCristo tras-
bgurato nel Tabor tra mezzo a Mosè ed Eìia cin-
to da iuminosi spiendori, voiendo in queiia guisa
dar un saggio ai suoi più cari delia celeste beatitu-
ciine, cbe non si merca cbe coi patire, ragionan-
dosi tra quei diietti de'tormcnti e di morte. Stan-
no sopra dei montc i Discepoli, aicuno scbermen-
dosi con mano da'iumi, aitro rìparandosi coi man-
telio. E per la cbiesa dedicata aiia Vergine di Len-
dinara dipiuse ì'ascesa ai cieìo dei Salvatore.
A'Padri deiia Maddaiena di Trevigi, suoi amo- Tievigi.
revoli, aitre ne mandò con Cristo e ia Maddaiena
neii'orto, neiia quale vogiiono cbe ritraesse sua mo-
53
glie; a canto questa è ia soreila Marta, ed un fi-
tratto; e dilontano statmo Angioii aiia custodia dei
sepolcro.
Or mentre queiia si trattiene col suo Signore,
rappresentandogii gii affetti dei suo cuore, con-
tempiiamoio in aitro aitare in croce, ia IWadre
isvenuta, ia stessa Maddaiena piangenLe; e in un
goufaionetto da processione la medesimaSanta pe-
nitente. Ed in vero furono fortunati queiPadri, poi-
chè sortirono ventura di adornar ie chiese ioro con
le opere di tanto pittore.
Per ia chiesa di sant'Agostino fece la tavola di
san Gioachino ed Anna, e ii Santi Jacopo e Gior-
gio a j)iedi. E per ii Refettorio deìie monache di
san Tommaso ie Nozze di Cana di Galiiea, ed in
un quadro Pestinto Saivatore, di che fece dono ai-
i'Abbadessa.
PiLture In vilia di Gravigna nei trivigiano trovasi una
nelTri-
vigiano. sua tavola coi ritratto del Piovano. In aitra di Ca-
soia in casa Cappeiio è santa Catterina daìia ruo-
ta; e nei sofhtto d'una stanza ia favola di Danae.
Nel viiiaggio di sant'Andrea dipinse a fresco
Nostra Signora in un capiteiio. A Roverè del trivi-
giano fece la tavoìa di sant'Antonio orante, e san
Francesco che riceve ie stimmate, coi ritratto dei
padroue di casa Ongarina. E per la Compagnia
delia Croce di Cividale la Rgura di santa Lucia.
ZnPadova. Ma rivogiiamo ii passo verso Padova, e veggia-
mo neii'augustotempio deipadriBenedettini la gran
teia coi martirio di santa Giustina, che intrepida-
mente riceve la ferita nei seno dal carnefice; azio-
ne di magnanima e reai donzeiia, che in si tenera
55
età, in sì aita fortuna offerisce sè stessa in sacriR-
xio a Dio. Voìano intanto del cie!o Angioletti che
le recano paìme ed auree corone ; e sopra vi assiste
i! Salvatore cinto da angeìiche gerarchie, la Vergi-
ne e san Giovanni oranti.
Ma quella pittura poco si gode, essendo mal ser-
vita dilume, edoccupata davastissimo ornamento,
onde rimane non poco pregiudicata di sua bellezza,
mercè che gli operari moderni ad altro non abbada-
no che ad ammassar cataste di legno e monti di
pietre, in vece di ornamenti; nè la pittura ha di
mestieri che d'un breve recinto che la circondi.
Nelle camere deìì'Abate conservasi di quella il
modello in alcune parti variato. E sopra la porta
della Sagrestia l'assunzione di Nostra Donna.
Eravi ne'Frati de'Zoccoli l'andata di Cristo
al Cielo nell'aìtare di Andrea Capo di Vacca, ma
quella tela fu da rapace mano dal mezzo in giù ta-
gliata, nè vi restava che ii Salvatore clie incam-
minato per levie dell'aria non lo raggiunse colfer-
ro, e vi furono redipinti gli Apostoli da Pietro Da-
mino da Castelfranco, e vollero quei Padri che
vi si registrasse questa iscrizione :
^)zzoJyizr^o c/zz^orzz^Jznzzzc fzz^zz/zzc ozrz-
zTzzz .PzzzzZz Dcrozzczzyz^ zzzDzzz/z^zz??? yìzcrzz^, zbz-
rzzzz^zzv Czzezzo&z/ Dzz^rz&zzv, c^ yhZzcz pozzzzz-
czPo Pc^rz Dzzzzzzzzz CzzJ^ro-yrzzzzczzzzz yzzppJc-
^ZZTTZ c^f.
^zzzzo Dozzzzzzz 7MDCXAD Dzc XXDD7 ^zzr^z'z*.

In san Giovanni di Maìta, detto dalìe barche, è


la tavola del battesimo di Cristo. E nelia Madda-
RlDOLEI. T. II. 5
54
iena aìtra piccoìa tavoictta contenente ia Vergine
coiBambino, ed un Angioiino che si nasconde sot-
to il manto, san Ginseppe e san Giovannino? pre-
giatissima pittura.
Erano ancora in queììa città in casa Contarina
otto quadri di sacre istorie di Hgure intorno al na-
turaie, in uno entrava nostra Signora con più San-
ti, in aitri Cristo tra Dottori; ii Centurione dinan-
zi ai Saivatore accompagnato da servi che gii te-
nevano ii destriere ei'elmo dorato; un'invenzionc
di sant'Elena cbe dormendo sognavasi veder ia
Croce tentìta da due Angioletti, nudrendo neiia
mente quelia santa Regina, benchè si dasse in pre-
da ai riposo? così santo pensiero ; quindi è che le
cose che concepiamo neiia mente ci vcngono spes-
so recate da fantasmi alio intelletto nei sonno; e
le quattro Stagioni in hgura. Ai Prato deiia Vaiie
in casaGrimani si veggono aitre due istorie,iiCen-
turione e Mosè bambino ritrovato nei hume, gen-
tile componimcnto.
iti Vicenxa. E proseguendo ii cammino a Vicenza ammi-
riamo neii' aitare de' Cogoìi in santa Corona i Magi
pervenuti in Beteiemme adoranti il Messia, e v: è
un intreccio di rozzi iegni sopra rovinato edihcio,
tra' quali trapassano spiriteiii voianti ; nei cui seno
siede ia Vergine, ia cui beliezza e venustà è senza
dubbioinesplicabiie; e iamaestà di quei Regi av-
vantaggia ognimagnificenza terrena; come sono sin-
goiari due pagi che servono ai Re maggiore; ed è
curiosa cosa veder un muio spuntar da un lato, che
tra le bardature di che ha bendati gìi occhi, tiene
ìe armi de'padroni.
55
A' Padri poscia delia Madonna del Monte, così
detta dai coiie che signoreggia ia città cinto d^ogni
intorno da diiettevoii monti, ove Vertuno e Bacco
compartono in copia frutti ed uve pregiatissime, di-
pinse per lo refettorio ioro il pranzo di san Gregorio
magno fatto a'poveri, ove Cristo, divenuto ospite suo,
siede seco aiia mensa, per dimostrare quanto gii fos-
sen ia pietà usata daiSanto pontedce. Stanvi molti
peiiegrini a canto efdgiati in nobili sembianti, non
sapendo Paoio cbe sempre nobiimente rappresen-
tar ie hgure sue. Ai dirimpetto siedono due Cardi-
nali co^manti porpurei, Puno de'quali mira fuor di
grande occhiaie, esprimendovi i'autore certo costu-
me del personaggio, iodata parte in vero. A lato
adunacoionna accomodò ingegnosamenteiiPriore,
cbe spicca mirabiimente per lo nero deiie vesti; e
sopra a due corsi di scale daiie parti sono serventi
cbe dispensano ad aitri povereiii gii avanzi delìa
mensa pontidcia.
Ma la beìiezza di si rari oggetti non ci ritardi Verona.
ii vederle opere di Verona. Nelia cbiesa di san Gior-
gio fece Paoio neiì^aìtar maggiore ii santo Cavaiiere
ginoccbioni, dispogiiato da^ministri, persuaso da^sa-
cerdoti adoffrire incensi aiPidoio di Apoìio, nei cui
voito dimostra i^animo invitto cbe non teme ie mi-
naccie dei tiranno, invigorito in mirando nei cieio
ia Vergine, posta tra ie Virtù teoiogaii.
Sotto Porgano è san Barnaba apostoio coiioca-
to nei seno deiia tribuna, cbe risana un infermo ieg-
gendovi sopra PEvangeÌio, e vi assistono uomini c
donne con torce in mano cbe fanno orazione ; aitri
conducono iniermi aiSanto acciò li risani.
56
Senonchè l^autore raramente si diportasse nei-
ia primiera tavoìa, in questa nondimeno parea^pro-
iessori ciie si avvantaggìasse in certo ciie di manie-
ra: nè c[ueli^azione puòrappresentarsi conmaggior
pietà e divozione^ dimostrando Paolo in sì degne
pitture Paffetto suo verso la patria, che fatto aveva
si poca stima di iui. E neiia sagrestia deTadri del-
la Vittoria vi è piccoio quadretto dei Saivatore toito
di Croce, steso nel grembo deiia Madre, con ie Ma-
rie piangenti. In san Paolo è un^ aitra tavola con
Wostra Donna sopra ad un piedestallo, ilBattista ed
il Parrocchiano ritratto dal vivo.
Opere
Ma qui aggiungiamo ancora le opere che si con-
particolari servano in queiia città appresso particoiari di que-
diVerona.
stamano. Neiie case de^signori marchesi daiiaTorre
io vidi un quadro di Mosè bambino, ritrovato nel-
ia cesta di giunchi neì hume daiia hglia di Farao-
ne; ed una favola in aitra piccioia teìa. In quelie
de^ signori conti Giustq una Venere ignuda che si
mira neilo specchio; ed ii ritratto d^ una Matrona
con una fanciuiiina a canto dai signori Beviiacqua.
Neiie camere dell'Abate di san Nazzaro eravi ii pre-
sepe di Cristo, di cui fecero dono quei Padri ai car-
ciinai Lodovico. Ora è in Roma appresso ii signor
principe Lodovico. 11 signor dottor Curtoni ha ii
Saivatore sostenuto da due Angioii. La favola di A-
teone ove entrano molte ninfe igunde; ed un Euro-
pa ; un disegno a chiaro-scuro deila Virtù che fugge
da un brutto serpe signìhcato per il Vixio.
Nelio studio de^signori Cristoforo e Francesco
Mustelli, quali conservano l^ adetto del già loro de-
gno padre verso la pittura, sono i seguenti quadri
5y
di questa mano: una Madonna coì fanciuHo neì
grembo in doìce sonno sopito; gìi sponsaii di santa
Catterina con Gesù bambino, che pende daìle
braccia deiia madre, e pronubi sono Giuseppe ed
ii Battista ; graziosa Dama ritratta daì vivo ; ii
Saivatore ai Giordano con Angioìi vaghissimi che
tengono le vestimenta; Cristo posto aiia mensa con
i due discepoii Luca e Cieofa in atto di benedire
ii pane, che spira da ogni parte grazie di paradiso;
vi sono servi che portano vivande al convito, e
vezzosa fanciuiia scherza con un cagnuoio ; nè io
vicii cosa ia più condita di grazia e di venustà.
Un'aìtra efhgie diMariaVergine con san Giovanni
che si trastulla col Bambino Gesù, e san Giuseppe
riposato aihombra di liete piante; due peiiegrine
invenzioni di Giacobbe ai fonte con Racheie ; e
deii' Acìuitera accusata dagii Scribi a Cristo, che,
tinta di rossore neì voìto per io commesso errore,
tien gii occhi chini a terra, mentre instano gii ac-
cusatori che sia punita. Hanno di più una Ve-
nere ai par del vivo, alìa quale ogni più rigido
cuore consacrerebbe i' aifetto come a simuiacro
delia beiiezza, ed Amore sta ai suoi piedi co'soiiti
arnesi.
Oltre ie pitture narrate, possedono que'Signori
ancora alcuni disegni sopra carte tinte, iiiuminati
di biacca, chi iungo sarebbe ii narrar ie invenzio-
ni tutte : ma soio faremo menzione di certi peìie-
grini pensieri, ch'egli di propria mano annotò nei
rovescio di aicuni di queiii, inviandogii per avven-
tura a chi giiene aveva fatta istanza, quali registre-
remo con l'ordine medesimo.
58
Fittura quarta. InHnite sono Ic jforme e le atti-
Ludini con ìe quali è stata dipinta la Vergine, che
fu da Alberto Durero ad un medesimo modo qua-
si sempre rappresentata, facendola col Figiiuoiino
in braccio e sempre nudo. I Greci tutti ìo face-
vano involto nella fasce, per non aver eglino pra-
ìnTenzionì. tica di lormare i corpi. Ogni hgura puerile nondi-
meno si può dipingere nuda, come vestita. 11 Buo-
narotti fece il Bambino addormentato, e la Madre
clie leggeva un libro: nè io la vidi giammai vicina
al letticiuolo vestendo il Salvatore. Io farei il Bam-
bino in cuìla con Angioli intorno che tenessero pa-
nieri di frutti e di hori in mano, e che suonassero
varii strumenti, e chi di loro cantasse al dormiente
Bambino e che la Vergine io vezzeggiasse accom-
pagnata da sanFAnna.
Pittura quinta. Io feci già per la mia stanza un
quadro di nostra Donna che stava a sedere col li-
bro innanzi, e con gii occhi levati al cielo e ia ma-
no ai petto, ed aveva da un iato ia madre sua che
dormiva; e per io quadro divisai molti Angioli, qual
di loro teneva una fenice, altro corona di spine
e chi di stelle, ii Sole e ia Luna, compartendo il
terreno di frutti, di hori, d' ulivi e di paime, per
inferire come al Creatore stanno presenti ie stagio-
ni e le cose tutte, e come egli viene servito dagli
Angioli suoiministri, partecipando Mariadegliosse-
qui e deVlivini misteri.
Pittura sesta. Se giammai io avrò tempo, vogho
rappresentare sontuosa mensa sotto a nobil ioggia,
ovc entri la Vergine, il Salvatore e Giuseppe, fa-
cendoli servire col più ricco corteggio d' Angioli
59
che si possaimmaginare, cheìorosomministrino in
piatti d'argento e d'oro regaiate vivande, e copia
di pomposi frutti. Altri siano impiicati in recar in
tersi cristaìii ed in dorate coppe preziose vivande,
per dimostrare ii ministero prestato da' beati Spi-
riti ai ioro Dio, come megiio nei iìne dei iibro sa-
rà dichiarato per inteiligenza de'pittori e per di-
ìetto degii amatori delìa virtù, della quaie inven-
zione io ne vidi un rarissìmo disegno.
In Brescia vedesi ia tavoia di sant' Afra nella in Breso^a.
chiesa eretta al di lei nome, che sopra ad un cata-
faico riceve ii martirio; a pie'deiia quaie sono cor-
pi di Santimartirizzati, ed Angioìetti che voiano dai
Cieio con paime e ghiriande : neiia qual opera di-
mostrossi Paoìo non men vaioroso deì Tintoretto
e dei Bassano, che in queìia chiesa avevano altre
tavoie dipinte.
Neile case de^Lanzi in Bergamo si conserva ia Bergamo.
Hgura di Cristo ^Fo???o, di cni viene riferito da
soggetto degno di fede un notabiie avvenimento ,
che cercando ii castaldo di queììa casa scoiparsi
eia certa imputazione, nè gii prestando fede ii pa-
drone, disse, che ne pregava queìbimmagine a dar-
ne segno sopra ia vita di un unico suo hgliuoio, che
indi a pochi giorni si mori, riferendosi ciò a mira-
coio, che Iddio voiìe dimostrare per mezzo di queb
ia hgura da Paoio dipinta.
In Genova hnalmente, per tiar iine aìia narra- Gcnova.
zione delle cose esterne, è una tavoìa del Crocihs-
so, la Vergine e san Giovanni. Dicono cssere neiia
casa de'signori Grimaldi ìa Visita de'Magi, gli
sponsaii di santa Catterina martire: quaii soggetti
40
più volte unicamentcrappresentò Fautore; i'estin-
to Saivatore in quelia dei signor Francesco Lomelli-
no: ed aitre due tele si possedono dal signor Felice
Paliavicino, ia fuga di Nostra Donna neil'Egitto, e
Cristo tra i Dottori.
Or ragioniamo di aicune cose a ti'esco, che per
compiacere ai Signori, oltre ie narrate, Paoio di-
pinse, onde pare impossibii cosa che nei breve
tempo di sua vita egli facesse. Ma ciò avvenne per
ia faciiità dei suo dipingere, non ponendo in falio
ii penneilo, e perchè rendeva le hgure sue a'secon-
di colpi sempre hnite.
Vcnezia. Sopra ii granGanale neiie case deiCappeìii co-
lorì hgure di Cerere, di Pomona, di Pailade e d'ai-
tre Deità. Queiie di sopra furono dipinte dall'ami-
co suo Zeìotti.
InMurano. InMurano nei paiagio dei signor Camiiìo Trivi-
sano, che dicono fosse eretto coi modeìii di monsi-
gnor Daniel Barbaro, che scrisse sopra Vitruvio
(dove nei passati tempi si trattenevano in veglie
gentiiuomini e dame), fece neiia vòita d'una stan-
za terrena ii cielo degiiDei, con fanciuiiini voianti;
alcuni di ioro arrecano a Giove regio diadema, io
scettro e giojelii, come a dator deiie grandezze; ai-
tro ad Apoiiine ii pletro, sopra di cui cade corona
d'aiioro; a Marte guarnita corazza, ed un fanciui-
io gii sostiene ii brando; ed havvi appresso Cinzia
con ia face in mano ed ii cane vicino; a Venere,
che tiene Amore in braccio ed altro pargoietto ai
piedi, ghirlanda di rosc; a Saturno squadre e i'ar-
chipendoio; a Mercurio ii cappeiio, libri e musi-
caii strumenti, ed i coturni ; aitri bambini por-
4i
tano mitre, liuti, chitarre, in beììi atteggiamenti
voìando: ed d quadro è recinto da nobiìe orna-
mento Anto di stucco, con satire e teste aurate so-
pra ai modigiioni, così ben fatte, cbe pajono di ri-
ìievo.
In quattro vani nel fregio, cntra la Musica, io
Studio, fAstroiogia e ia Fortuna cbe arriccbisse di
gemme un dormigiione, e due bgure a chiaro-scuro
stanno a' hanchi deì cammino, cbe non si credono
dipinte cbe coi toccarle.
Cbi pensa annoverare ìa quantità dei hori che
ìa ridente primavera comparte nei deiiziosi giardi-
ni, o ia numerosa serie dei frutti cbe con iarga ma-
no didonde il fruttifero Autunno, potrà ben anco
descrivere le qualità singolari di si dotte e pellegri-
ne bgure.
Fingbino pure a sua vogiia i poeti Giove mae-
stoso; Saturno grave e di pensieri onusto; Marte
audace, nei cui volto campeggi ii furore ; Mercurio
agiie nelpasseggiare i sentierideibaria; Apollo con
delicato volto, sopra il cui capo ondeggi nembo di
crespi e biondi capeìli, e cbe gli penda al hanco
sbarra di coìor celeste aggroppata ad un nodo
d'oro, sostenendo il canoro legnoj; e Venere in
bne così vezzosa cbe spiri dovunque grazia ed amo-
re, cbe fian difettose tutte le lorme del dire in com-
parazione di quelle cbe seppe fbrmar il penneho di
Paolo, ai cui tratti e colori si dan vinte !e penne ed
arrossiti grinchiostri.
Wcll'appartamento di sopra colori, nella vblta
di un salotto, Venere portata per aria dagliAmori.
Sopra una delle porte cbe servono all'entrata fece
42
Gìano e Saturno; Giove e Giunone daìle parti;
BaccoedApoHosopral'aitra: e dai iati Nettuno
sul dorso di cavaiio marino; e CibeÌe sedente su
ìeoni; e nei capi fece alcuni Amori, due dei quaii
versano un vaso d'acqua dei Aume Lete sopra due
iaci che ha virtù di spegnere ia damma amorosa,
ed aitri due tentano rapirsi eii mano un ramo di
palma, per riferire la gara d'esser i'un l'aitro su-
periore neil' amare. E neile pareti divise piccagiie
di frondi e di frutti, paesi, istoriette di color gialio.
E sopra aiia porta delia ioggia vicina fece aitre d-
gure a chiaro-scuro, eimi, corazze ed istoriette di
Aiessandro dnte di bronzo, neiie quaii cose dimo-
strò Paoio quai taiento possedeva in quaiunque mo-
do di dipingere.
A contempiazione dei signor Francesco Erizzo
indi dipinse pure a fresco nei porLÌcale del suo pa-
iagio di san Canziano, or di casa Morosini (fabbri-
bricato coi modeiii di Andrea Paliadio) strutture
antiche e paesi ; e vi iasciò ancora di sua mano, di
stucco, la statua di Marte (i'aitre furono dai Vitto-
ria scoipite), neiia quaie osservasi la maniera dei
suo dipingere.
Neii' aspetto verso ii canaie formò Nettuno
trionfante sopra conchiglia tirata da cavaili mari-
ni, con Tritoni intorno che portano fanali, ban-
diere, cd armi diverse, e suonano buccine ritorte:
e per io cieio voiano fanciuilini con mazzi di frec-
cie, turcassi, turbanti, zagagiie e corone in mano;
e ia Fama suona tromba d'oro. Tra ie iinestre fecc
a chiaro-scuro Minerva e ia Pace, ed a'piedì ie
Stagioni; per ia Primavera Diana coì cane; per
43
TEstatc Gerere coì cornucopia ripieno di frutti e
di biade ; Bacco per f Autunno, che preme un grap-
poio d'uva in bocca°d'una tigre; ed un vecchio
ìnvoito in una schiavina per ii Verno. Per orna-
mento deile hnestre fecevi torsi di corpi; e sopra
la porta due schiavi ed aitre bizzarrie dipinte con
taie tenerezza che non si possono più soavemen-
tc coiorire^ a segno che pajono dalia natura ivi
prodotte.
Apetizione delsignor Giroiamo Grimanoprocu-
ratore di san Marco dipinse ancora a fresco alcune
favoie nelia facciata del deiizioso suo paìagio di
Oriago aìcune dotte bgure nei frontespizio: ed in
viiia di Magnadoie neìie case de'signori Giunti, ora
de'signori Foscarini, fece nella sala tra partimenti
d'architetture istorie romane.
Qui brevemente noteremo aitre pitture deiìe
chiese di Veneziay poicliè ie opere che avevano a
farsi in queiia città erano sempre compartite con
Paoìo, essendo universaìmente piacciuta ia di lui
maniera.
Tre tavoìe sono in san Francesco delìa Vigna.
L'nna neiia cappeìia de'Giustiniani con ia Vergine
sedente in aito^ san Giuseppe con essa iei ed ii
piccioio Battista che tiene l'agneliino; a'piedi san-
t'Antonio abbate e santaCatterinaygraziosahgura
e moito stimata; ìa scconda nelia cappelia de'Ba-
doari di Cristo risorgente: ia prima divLiìgata per
ie stampc dcl Caraccio, questa dci Chiliano.
La terza é posta nelia sagrestia con ia Verginc
medesima nei mezzo di due Angioli iictissimi che
toccano iiuti, e di sotto stanno ginocchioni i Santi
44
Giovanni Battista, e Giroìamo vestito da cardinaìe,
che legge un libro temito da un fanciuilo ritratto al
naturaìe di casa Cocina padrona deii'altare, istitui-
to da Giovanni e Giroiamo Cocina i'anno i562,
quaie pittura fu redipinta da Paoio sui muro, es-
sendosene andata un'altra a male ncil'incendio
seguito deii'Arsenaie ii ma questa per i'umi-
do deiia calce si va pregiudicando, non resistendo
meno i marmi aiie ingiurie del tempo : ma egii av-
verrà iorse che più si conservi in queste carte de-
scritta.
Otto tavole inoitre sono sparse per altre chiese
di Venezia, una del Crocihsso negi'Incurabiii; la
seconda in san Giuiiano coi morto Saivatore sopra
una nube, sostenuto dagii Angioii, ed a'piedi havvi
li Santi Jacopo, Marco e Giroiamo, eretta dai ca-
vaiier Vignola ; e neiia cappeiia dei Sacramento vi
è la cena di Cristo. La terza è in san Jacopo dai-
i'Orio neiia cappelia di san Lorenzo con tre Santi,
e nel basamento ii martirio dei santo Diacono.
Sopra la banca dei Sacramento ritrasse ie Virtù
teologali in un tondo, ed i Dottori deìia chiesa ne-
gli angoli, che gii riuscì una deiie più iiete e vaghe
sue pitture.
In san Paoio fece ia quarta degii sponsaii di
Nostra Donna con san Giuseppe. Due in san Pan-
taleone; in queiia deli'altar maggiore è iiSanto
vestito con manto ducaìe, che guarisce un fanciuilo
tenuto dai Piovano; i'aitra neli'aitare de'Lana-
pioii con san Bernardino, a cui vien portato per
mano degli Angioii ilnome di Gesù. La settima neiie
Monache di sant'Andrea, ove sotto rustica capanna
45
ìi santo Cardtnaie sta ieggendo e percuotendosi con
dura seice il petto; e Analmente era l ottava nei
Servi con ia Regina de'Cieii sopra ad un pergolato,
san Giovanni ed un Vescovo abbasso, e questa fu.
da sacriiega mano rubata, e poscia rinovata dalb ec-
ceiiente penneiio del signor Alessandro Varotari.
In santa Sofia espresse la cena dei Giovedì San-
to, ed é tirata la mensa in prospettiva, con Cristo
Nostro Signore in capo, in atto di communicar gli
Apostoli, che ad uno ad uno si prostrano a'suoi
piedi.
In san Giminiano, seguendo il medesimo stiie,
fece ne'porteiii dell'organo due Santi Vescovi, san
Giovanni e san Menna cavaliere.
Ma fia tempo di favellare deiie pitture del Pa- Pitture
iagio Ducaie, narrando quanto sia possibile le cose paiagio
per Pordine de'tempi. Dovendosi rifar le due Saie <i"caie.
deiio Scutinio e del Consigho, che si abbrucciarono
l'anno i5y6, fu statuito dai Senato che si rinovas-
sero neiia più nobil forma, e che si adornassero di
novelie pitture, deputando sopra quelle innovazioni
ii signori Jacopo Soranzo cavaiiere e procuratore,
Francesco Bernardo, Jacopo Marcelio, e Jacopo
Contarino, quaii, ciopomature considerazioni sopra
le istorie che avevano a farsi per decoro e maestà
deiia Bepubbiica, (uditoiiparere di don Giroiamo Q^oiamo
Barcii monaco camaidoiense versato neiie istorie), ìstonco.
. 3^*
convennero con particoiar decreto nelle persone
del Tintoretto, e ciiPaoio, a'quaii furono poscia
aggiunti il Paima, ii Bassano, eci aitri poi per ia
moltiplicità deiie opere che avevano a farsi.
Fatta la divisione deiie pitture, ogn'uno degii
cìetti procuravano con molta sollecitudine ia par-
te ioro, soio Paoio con ammirazionc di tutti giam-
mai lasciavasi vedere ai Magistrato, quando incon-
trato dai Contarino, uno de'Signori, fu acremente
ripreso, cldessendo annoverato tra primieri Pitto-
ri, non comparisce come gìi aìtri per la parte sua,
come se poco curasse Ponore fattogli ed ii pubblico
Paolo servizio. A cui Paolo rispose, cbe riputava a somma
mantiene sua avventura Paver a servire al suo Principe ogni
itdecoro.
voita cbe ne fosse ricbiesto, ma cbe non aveva di me-
sticri di cercar noveiii impiegbi de'quaii si trovava
assai ben provveduto: nè ciò ascrivesse a manca-
mento di queii'aiìetto cbe come buon cittadino por-
tava alla patria. Ma persuaso doicemente dai Conta-
rino comparve ii seguente mattino alMagistrato, e
gli fu aiiogato i'ovato maggiore sopra ii tribunaic
nelia maggior saia con duc dei quadri daiie parti.Or
qui Paoio con si degna occasione, cbe doveva perpe-
tuare il nome suo, partori un edetto prezioso dei suo
valore. Sopra ie nubi figurò Venezia tra due torri,
aiia simigiianza deli'antica Roma, coronata daiia
Vittoria di reale diadema, come regina imperando
aii'Adriatico mare, ed aiìe più nobiii città di b om-
bardia, e ia Fama occbiuta cbe suona tromba d'oro
Dignità
di paiesando ie di iei giorie. Havvi seco i' Onore, ia
Venozia.
Libertà coi pileo sopra ad un' asta, ia Pace, Giu-
none con io scettro ed ii diadema imperiaie in ma-
no signibcando ia di lei maestà, Cerere ignuda co-
ronata di spicbe coi cornucopia in seno ripieno
di biade, e ia Feiicità, godendo eiia di cotanti co-
modi ed onori. Dietro a quelia s'innaiza prospetto
superbo sostenuto da coionne ritorte, e neiia som-
mÌLà delia cornice sLanno due figure dnte di bron-
zo Mercurio ed Ercole, per i'eloquenza e per !a
fortezza, e sotto passa un poggiuolo ove posano po-
poii diversiy inferendo le moite nazioni soggette,
con nobili matrone cbe ban fanciuliine vagbissime
in seno ammiranti quelie Deità. Divise parimente
neipianocavaiieri,soidati e prigioni militari ar-
nesi, con moitre bizzarrie cbe rendono ii componi-
mento numeroso e decorato. Nè qui mancberebbe
materia di iodare ldngegno soprannaturaie diPao-
io, avendo con tanta pompa e vagbezza quai si sia
parte di queli' opera abbeiiita : ma basti il dire
ch' egii nacque per dar a vedere come sian fatti
gìi abitatori ciei Cieio e le magnibcenze terrene.
In uno dei quadri fece i' espugnazione delie delìe
Smirne, essendo dell' impresa Generale per ia Re-
Marc'Ant.
pubblica Pietro Mocenigo unito col Legato dei Pon- SabcH.
Dec. ag.
teiìce, nei quai assaito impauriti i Turchi si fuggiro- lib. 3.
no nei ripostigii delie caseloro, e da'Veneziani furo-
no fatte riccbe prede d'uomini, di spogiie, d'oro, d'ar-
gento e di vasi preziosi, e sotto cpìeiio si iegge :

p/zjMAo/zgjr, Jzrepfzozze^yz/e V^z/zZzczz^

Neli' aitro fece ia ciifesa cii Scutari, seguita per Difesa di


ii valore cìi Antonio Loreciano in tai maniera acca- AL Ant.
Sabel.
duta. Accampatisi con numeroso esercito Soiimano Deca 3.
lib. 10.
e Aiibego direttori cielie armi Ottomane sotto a
Scutari, col soiito tumuìto dei Giannizzeri ed Ar-
cieri assaiirono ie mura, ma i cittadini uniti coi
soldati veneziani rinvigoriti dai Loredano, cbe fa-
cendo i^ uffìcio di coraggioso capitano inanimava-
gìi alìa battagiia, coì ricordar ìoro ia divozione ciei-
ia Repubblica, F amore delìa patria, i^ onore deiia
fede, ia conservazione deiie moglb dei bgiiuoii?ela
speranza della vittoria, facevano, coi sassi e con fuo-
cbi serrati in vasi di creta, fierissima stragge dei
Turcbi, uccidendone tremilie di loro, onde il ne-
mico fu necessitato ritirarsi, come fu bene espresso
dal penneìio deii'Autore, e sotto è registrato :

Z<eF7zco o?u7zz dm coAezneTzferyzzo o;


T*zzreM oppzzg^7zzz^, etcerrzzuR pz^op<2Zzo72e ren-
zzefzzr.

Restaci ii far menzione di aicune singoiari pit-


ture, aile quaii ii Veronese arrecò i^uitimo delia
grazia e deiia perfezione, sì cbe pajono di queiie
immaginate bellezze cbe si formano talor neiia
mente: onde il mondo fece giudizio, cbe Tarte non
sapesse produrre eccessi maggiori.
Marai'i- Nelie monacbe di santa Catterina, neiFaitare
giiosa
tavoia.
maggiore dipinse queiia santa Regina aiiorcbè re-
sa riguardevole per ii battesimo, rapita in un^ esta-
si divina celebrò le nozze coi Re deii^empireo cbe
gli pone in dìto aurato cercbio per segno deli'eter-
no maritaggio. Quivi in vece di cortigiani assistono
gli Angioli adorni di preziose vesti fregiate di lavo-
ri e di ricami dalie Aracne del cieio, ed aicuni di lo-
ro, per render più iieti gi'imenei sovrani, fbrmano
co^iiuti e iire soavissime sinfonie. Non vi è parte in
queiropera, veramente mirabiie, cbe non sia condi-
ta di preziose forme, di vagbezza c di giocondissi-
mo coiorito, onde i^occbio da sì diiettevoii oggetti
49
raptto? gocle un saggto della beatitudine ceìeste; gra-
xie particolari che furono concedute al pennello di
Paoìo.
Qui raccontiamo ancora come egìi dipinse per Osserva-
zioni nei
alcune Monache un quadro mezzano dei Paradiso, componi-
menti.
in cui, osservando i buoni termini cielfarte, fece le
figure più iontane men fìnite e mortiiìcate ne' colo-
ri; avvantaggiandosi nelia forza e nella vagbezza
nelie vicine; ma non riuscendo agii occhi di quel-
ie vaghe in vista, non campeggiandovi a suo taien-
to i' azzurro, il verde ed ii vermiglio, nè discernen-
dovisi ad uno ad uno i capeiii e le palpebre degli
occhi, maicontente se ne vivevano: quando capitò
Sempii-
ai monastero certo Fiammingo co'piccoii suoi qua- cità di
dretti miniati d'oro e di vaghi coiori, cheinvaghi-
rono in guisa gii occhi di queiie Suore, che biasima-
vano la sorte loro di non aver incontrato in simil
pittore neii'opera del Paradiso; e strappandosegli
di mano, con atti donneschi mirandogli, vedi, aicu-
na diceva, soreiia come son ben fatti quegii occhi,
e come son vaghe queiie bionde chiome? Aitra io-
dava ie iabbra coraliine, e chi la hnezza de'coiori,
aggiungendovi ognuna a gara milie benedizioni;
onde avvedutosi l'oitramontano cie! poco ioro inten-
dimento, si offerì ad esse, con i'aggiunta deiie spese,
dicommutare i'opera diPaoio in una di suamano,
promettendoioro coiori tratti dalie miniere delcielo^
iequaii riputando vantaggiosoilpartito, cambiarono
ia gemma in cristalio, noscia riportando aitrove il
quadro io scaitro pittore ii vendè (tuttochè l'autore
ancor vivesse) scudi quattrocento.
Con simile taiento dipinse aìtre cinque tavoic.
RlDOLFI. T. II.
In Ognìssanti neìi^ aitar maggiore queiia deiia gioria
de' Beati, ov'è ia Vergine nelia sommità coronata
da Dio Pacire e dai Figiiuolo; sopra deiie nubi in
più cerciii sono i Martiri, iConfessori, ieVergini, e
Bell'ordine. così di lontano aitri ne appajono in gruppi velati
datrasparenti spiendori, senza rendere aicuna con-
fusione. Neiia stcssa chiesa fece nel di fuori de^por-
teiii delìTrgano Cristo adorato dai Magi, e con es-
si loro Cavalieri con sparvieri in mano, e servi con
ricchi doni, e neiia parte interna i Dottori, che con
le penne ioro difesero ia miiitante Chiesa, e sopra
degii Angioiì cantanti !e glorie: di questi, e sotto la
cassadeii'organo, hgurò Iddio Padre circondato da
moiti Cheruhinetti. Lavorò ia seconda per il signor
Girolamo Grimano procuratore di san Marco per
ia cappeiia maggiore delia chiesa di san Giuseppe
la nascita dei Messia co^ pastori intorno al pre-
sepe, e due Angioietti scendono dal cieio con hreve
in mano iscritto: Z)eo. Altra
ne fece qualche tempo prima deiia Trashgurazio-
ne nel Tahor, che si vede in istampa.
In san Luca vi è la terza col Sauto sedente so-
pra dei Bue in positura di scriver i'Evangeiio, che
mira la Vergine che gii appare dai Cieio: coiei si
vede ancor ritratta in piccioia tabeiia neiia mede-
sima stanza con gii ordigni del dipingere. Fortu-
nato pittore^ che fosti degno di feiicitar ie tuci in
quel divino semhiante, onde apprendesti ii modo
di compor ie idee divine? La quarta, cidè in vero
una deiie più sceite deiì'autore, è neiia sagrestia di
san Zaccaria, con Nostra Signora in aitonei mezzo
di adorne architctturc, con ii Santi Catterina e Fran-
5i
cesco a'piedi, ed ilpiccioìo Giovanni che porge ai
seradco Santo pnrpurea Croce. Vi è san Girolamo
in aìtra parte vestito da cardinaìe, a cuinon si può
aggiungere decoro o naturalezza maggiore, valen-
dosi in quello Fautore d'un'efiìgie naturale. La
quinta in santa Maria maggiore dell' assunta delia
Vergine con peilegrina invenzione, ed ordine di
pergolati intorno al sepolcro, ove stanno accomo-
dati gli Apostoli. Appesi ai muri sono quadri del-
i'Adultera, dei Centurione e dei figiiuoli di Zebe-
deo condotti daiia madre a Cristo, ed aitro col
Signore neii'orto in agonia sostenuto da un Angioio
vaghissimo appoggiato ad una colonna.
Ma scostiamci per poco da Venezia. Fece il Opere
di Murano.
Veronese neila chiesa di san Jacopo di Murano
di nuovo nell'aitar maggiore il Saivatore, la mogìie
di Zebedeo con i due frateili Jacopo e Ciovanni,
per i quali chiede ìa destra e ia sinistra nei regno
de' Cieli, a cui Cristo rispose, che pria conviene
bere il caiice de'travagli. In aitro è la Vergine che
saluta la cognata Elisabetta salito un pergoiato.
Wel terzo ii Redentore vittorioso risuscita dal monu-
mento cinto da schiera d'Angioii festeggianti, aven-
do debeliato Satanasso, e ritoìta ìa preda de'Santi
Padri aii'lnferno: e neìi'organo fece gii sponsaii
di santa Catterina martire, ed i Santi Jacopo ed
Agostino.
In san Pietro martire iavorò per la Compagnia
dei Rosario ii quadro sopra banchi a canto i'altare,
con ia Vergine in aria, ii Pontehce, Cardinaii e
Principi da una parte, daii'aitra Matrone con le
ioro fanciuiiine a'quaii san Domenico dispensa ver-
52
mtgtie rose coÌLe Jai compagno Jaìla vicina siepe.
Preziose rose, che raccolLe con divoLo afìetto da
pio fedeìe, avetc virtn di risanar Panima infetta
dagìi errori, dei vostri soavi odori si formano quei
profumi, che drizzati al cieìo da un cuore divoto
vaìgono a pìacare lo sdegno divino.
Ed in picciola chiesetta vicina agìi Angiolì vi
è san Giroiamo in meditazione, e sopra la porta
sant'Agata visitata dasan Pietro nella prigione, ed
un Angioio lo precorre con una torcia.
TorceHo. Poco distante in Torcello^ città sepoita fra ie
sue rovine, nelia chiesa di sant'Antonio è la tavo-
ia nelia cappeiia maggiore coi santo Ahhate toito
in mezzo da due Vescovi, ed un paggetto gii tiene
unlihro. Neli'organo colorì l'Annunziata, e l'ado-
razione de Magi, ed aitre istoriette della Vergine
a chiaro-scuro neila cassa ; e daiie parti dispiegò
in nove quadri azioni di santa Cristina in questa
forma :
Nei primo è queiìa santa Verginelia persuasa
dal padre a idolatrare;poi fatto pezzi degl'idoli
d'oro e d'argento li dispensa a'povereili; appresso
vien da'Ministri per ordine del padre hattuta con
le verghe, indi posta in prigione è visitata dali'An-
giolo. Condotta dappoi innanzi al padre, perseve-
rando nella fede di Cristo, viene stracciata ignuda
con uncini di ferro, e posta sopra una ruota acce-
sovi sotto ii fuoco. Di nuovo rinchìusa in prigione
è medicata dagii Angioli, ed appresso gettata in un
lago, vien hattezzata, e dapescatoriraccolta in una
harca.
ìn Mazorho, isoietta contigua, neila chiesa di
55
santa Catterina vi è la tavola di san Nicoìò, e con
esso lui altri Santi, e ritratti di Monache. E più
ìungi, distcndendo il cammino sino a Zara, in san
Domenico è la tela del Rosario: ed a Lecce, città Lecce.

della Puglia, godono quei popoii due dgure di san


Filippo e Jacopo di questa egregia mano.
Ma da tempo di girare ie vele a Venezia avcn-
do noi solcato un tratto di mare, e brevemente di-
ciamo delle ultime cose da Paolo dipinte, con ie
quaii suggellò gloriosamente ii dne della vita sua.
Aveva egli per lo innanzi dipinto in san Nicolò Venezia.

de'Frari quattro istorie contenenti ii battesimo di


Cristo, con Angioli vagbissimi; la Cena cìdegli fece
co'Discepoli; il medesimo Crocibsso nel Calvario
con la Maddalena e Longino a'piedi pentito dei
commesso errore ; ii Salvatore risorto dai monu-
mento, cinto da'beati spiriti, con soldati destati al
lampeggiar degli splendori^ quando di nuovo fece
nel mezzo del sofdtto i Magi adoranti il Messia,
adorni di vagbe vesti, e con apparato di nobili ar-
cbitetture, e vi è un servo cbe riticne un cavallo
maestoso neli'aspetto, pronto neii'attitudine, e così
vivace nel movimento, cbe par se n'esca dalla teia.
Dai capi fece in un dei vani san Kicolò, cbe as-
sunto al vescovato di Mirea è riverito dal Ciero ; e
neil'altro san Francesco nei monte dell'Avernia
riman ferito nel certame d' amore dal Serabno, e
gli Evangelisti negli angoli.
Fu circa lo stesso tempo decretato dal Senato
cbe si dasse fine alle pitturc della sala del Coile-
gio, quali furono divisc tra ii Tintoretto e Paolo, a
cui toccò tra queste il quadro sopra ii tribunalc, in
54
cui dipinse il Doge Sebastian Yeniero, uno Jei
più farnosi eroi che trattasse i' armi veneziane,
quaie formò con ia sola immaginazione ornato di
manto aurato genudesso dinanzi ai Salvatore, in
rendimento di grazie per ia vittoria ottenuta dei
Turchi, essendo deilYrmata Generaie, cui schiera
d'Angioii portano palme ed ulivi in segno di trionfo
per ia pace apportata aiia patria ; liavvi in com-
pagnia la Fede coi calice in mano, Venezia e san-
ta Giustina con la paima, nel cui feiice giorno, che
elia saiì gloriosa ai cieio per ii martirio, trionfaro-
no le armi veneziane del Re ottomano; e vi ritras-
se ancora AgosLino Barbarigo provvedÌLore, cbe
nei confhtto gioriosamenLe combattendo terminò
la vita, e per ia di iui prudenza si mantennero uni-
ti i Coiiegati.
Wel primo vano sopra iitribunale iìgurò Vene-
zia in trono, la Giustizia che le porge ia spada, e
la Pace ii ramo d' uiivo, poichè con somma equità
ha retto sempre i'impero suo, e con queste lettere
appresso :

Nei mezzo in un cieio fece la Fede in contem-


piazione, e sotto la fbrma d'un sacrihzio, per dino-
tare la reiigione incorrotta di queiiaRepubbiica nu-
drita nel divin cuito, e di sopra è scritto :
N%72(ya!<37M

ed a' piedi si iegge :


T2272&277ie/2^22/72.

Nel terzo vano appajono Nettuno coi triden-


te, e Marte posato sopra beliici sLromenti, con
bambinetti volanti per ii cieio che sen porLano el-
55
mi e conchigHe marine, inilcrendo ii poderoso do-
minio de!ia terra c deì mare, con iscrizione:

Ne'ciue corsi daiie parti divise otto moraii vir-


tn, la Fcdeìtà, l'Eìoquenza, ia Concordia, ia Vigi-
ianza, ia Segretezza ed aitre adequate ai governo
degìi Stati.
E tra queìle in aicuni ovati, di color verde, sono
dipinte azioni di Siiia, di Decio, d'Alessandro, di
Seieuco ^ ed intorno ai muri, per fregio, aìtre ne
iìnse di rosso in partimenti, di Davidde, di Soione,
d' Archimede, di Ciaudio, di Lconida con molti
bambini frapposti.
Nei cieio deiFanticamera colorì a fresco di
nuovo Venezia con moìti personaggi innanzi che
tengono varie insegne ecciesiastiche, ed un fanciui-
lo tiene una mitra; e dai lati sono due cornucopie,
per inferire i'abbondanza deiie rendite deiio Stato.
M. Anton.
Verso ii iìne delia vita sua fece Paolo nelia sa- Sabet. lib.
6. Decad. 2.
la dei Maggior Consiglio ii ritorno di Andrea Con-
tarino doge di Venezia vittorioso de' Genovesi a
Chioggia, i quaii dopo iungo assedio ricìotti aii' ui-
timo deiie miserie, si resero aiia pietà del Priiicipe
ch'era cieii'armata Gcneraie, iì quaie condotti se-
co tremiile di loro con aitri prigioni (che incii fu-
rono iiberati) trionfò neiia piazza di san Marco;
e qui si vedc incontrato da'Senatori che ossequiosi
se gl'inchinano come conservatore deiia patria e
debeiiatore cie' nemici. Vi ò il Primicerio cii san
Marco, li chierici ciel Seminario con la Croce e
mazze ci' argento innanzi, così naturaìi come se ad
uno ad uno tratti gii avesse dal vivo. Sono sparsi
56
ancora per la piazza soìdati ed alfieri, e Marco
Dolce capitan di giustizia ritratto dal vivo, che an-
cor dipinto arreca terrore a^scellerati. Vicino alla
Bell'inLrec-
cio.
pietra del bando fece un misto di Greci, di Schia-
voni e di Zingari, e tra questi un galeotto formato
con somma naturaiezza. Sonovi inoltre armi trat-
te per terra, e due vivacissimi cani: quali cose Pao-
lo far soleva per lo più con la sola immagina-
zione.
Wè qui si può con breve discorso lodar appieno
sì pellegrina pittura, ma argomentiamo da ciò la
sua perfezione, poiché vi inscrisse ii proprio nome
(essendo egli in questaparte sempre modesto) per
dar ad intendere ch^ elia fu delle opere sue più ra-
re, e nella cima sono registrate in marmo queste
lettere:

ANDREAS CONTARENO DUX

QUI CLODIANAE CLASSIS IMPERATOR


SERVATA PATRIA ATROCISSIMOS HOSTES

FELICISSIME DEBELLAVIT.

MCCCLXVIII.

VIXIT POSTEA ANNOS XIV.

PitLure Ma ragioniamo ancora delle opere che il Vero-


fatte
a'Principi.
nese fece a petizione de^Principi c Signori^ da che
comprenderassi il gusto universale che ebbe cia-
scuno dclle pitture sue, le quali saranno registrate
come ci verranno a mano^ non potendosi servar
Pordine de' ternpi, sì perchè con poco diderente
modo per molto tempo dipinse.
Per Ridolfo I. imperatore fece tre invenzio^ìi cli Vienna.

Venere e di Marte; di Cefaio, clie ingannato daì-


i'Aura uccideva la moglie; e dell'accennata Dea
che acconciavasi il crine adornandolo di fiori, ed
Amore le teneva lo specchio.
A Carlo duca di Savoja mandò una gran tela Toriao.

entrovi la regina Saba dinanzi a Salomone, seguita


da personaggi e servi che portavano ricchi doni. Ed
altra di Davidde che troncava il capo al superbo
Golia, che ambe si videro nella galieria di Torino.
Per ii duca Gugiielmo di Mantova oprò in mez- ManLova.

zano quadro Mosè bambino levato dal hume, di lui


impietositasi ia fìgiiuoia di Faraone, accompagnata
da sue damigeiie adorne di così vaghe spogiie, che
non si videro giammai rispiendere seriche tele di
più vivaci coiori, che iu stimato rarissimo fra le pit-
ture delia gaileria di Mantova. E ad Artemino, iuo- Ariemino.

go di deliziedelGranduca diToscana, quattro isto-


rie deiia Scittura.
Sono possedute quattro gran tele dai signor Du- MoJeoa.

ca di Modena. In una singolare tra queste entra ii


Saivatore adorato da Magi^nelhaltra le nozze di
Cana di Gaiilea, con matrone aiia mcnsa ritratte
dal naturaie ; Cristo incamminato al monte Caiva-
rio seguito da moitasbirraglia e ministri, la Vergi-
ne Nostra Donna con ie Marie e nelia quarta è ia
medesima Vergine posta a sedere, a canto alia qua-
le sta la Fede coi calice e ia Croce in mano, con
aicuni ritratti innanzi.
Moite furono ie pitture raccolte ciopo ia morte Roma.

delP autore cta personaggi. Monsignor Gessi, che fu


dappoi carciinale, mentre era Nunzio a Venezia,
58
mandò aìia sautità deì Pontedce Paolo Y io sposa-
lizio di santa Catterina martire con numeroso cor-
teggio d'Angioli veramente celesti.
11 signor principe Borghese ha un quadro mez-
zano con sant'Antonio che predica ai pesci sul Hdo,
quali spuntano fuor delhacqua per udirlo come se
avesseL'o PÌLitendÌLnento.
Pressoil signor principe Ludovisio si conservano
in due tele la Puridcazione di Nostra DotiLia, e satt
GiovaLmi che predica alle turbe. Ed il signor marche-
se Giusthhano ha una hgura di Cristo tnorto sorret-
to dadueAngioli. 11 signor contc di MonteRei, già
vice-Re di Napoli, possedeva cìue favole d'Ovidio.
11 signor visconte Basilio Feilding inglese, po-
chi atmi sono atnbasciatore a Venezia, fece acqui-
sto di molti quadri di questa mano, contetienti tali
invenzioni:
Londra. Un cotnponimento della Yergine con la martire
Catterina; quanto il naturale. In altri mczzatai qua-
dri, Evache nudriva Abele e Caino pargo'etti nel-
le solitudini, co'cibi degli alberi, e con le acque dei
corretìti ruscelli; Abramo in atto di sacrihcare if h-
gliuolo Isacco: Nostro SigLiore adorato da Magi; il
medesimo battezzato, indi battuto alla colotma, h-
gurando il fatto di ttotte tetnpo, e ricevendo Fisto-
ria il lutne da utta haccola accesa; il Salvatore ristt-
scitato; e san Giovantii predicante alleturbe;un
piccolo soggetto di Nostra Dotma con due mona-
che; un altro coi Signorc invitato da Marta e da
Maddalena in sua casa, accompagnato dagli Apo-
stoli^ Ester regina innatìzi ad Assuero col seguito
di molte Datne.
$9
Di soggetti favoiosi eravi una Venere con Ado-
ne al naturale, che pendeva sopra il viso di quella
Dea, con cani a mano; ed in due piccole tele, Nes-
so Centauro saettato da Ercoie per la rapita mo-
giie ; e con diversa invenzione, Venere in delizie
coi beii'Adone, quaii cose per lo più si videro fra
la raccolta deiiepitture diBartoiammeo daiiaNave.
Monsignor de Housset, già ambasciatore fran- PHrtgi.
cese a Venezia, fece ancb'egli acquisto del marti-
rio di santa Giustina; delia conversione deliaMad-
daiena c di Cristo risuscitato, in un ottangolo cbe
fece Paoio in concorrenza dei Bassano, d'una na-
scita di Cristo e d'un deposto di Croce del Tinto-
retto, e d'un noveiio pensiero d'Adone con Pamo-
rosa Dea, e Amore cbe ritiene un can ievriere.
A contempiazione dei signor Jacopo Contarino venczia.
dipinse un quadro di braccia quattro in circa con
Europa sedente sopra il mentito Toro cbe le ba-
cia amorosamente ii piede, lambendoio con la lin-
gua. Alcune delie sue donzellelc servono d'appog-
gio, aitre P ornan di iiori, ed Amoretti le volan
sopra spargendo fiori. Ed espresse raramente quel-
l'azione come per appunto vien descritta daOvi-
dio, i cui versi tradotti cosi suonano in nostra iin-
gua:
Po^czTZ f TZZ'Jz^TZ e rcgm ^2002220^77,
Vo7Z J77/70727/o d!' M72 Dzo prgTTZeT* zZ z7o7-JO,
tSop/zc cz ^202/0, eJ og*/z 777777/e 222/7777^0
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7727/2 poT' zzzezzo 7/ 777777* Az 720077 p7*07/77
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6o

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JE 0077 Z' 77^7*0 J7/Z Jo/'^O J7 7*7/70^77.


Ì7Z^/Z7ZfO ^7/ 77777*07 07*7777 O 'Z 77oZ<zZ OoZo

Afo^^Z 00777777Z &/Zf 77777*77 777 Z/07 7Y7Jg//*7.

In questa gttisa Paolo dispiegò in più siti ìa bel-


la Europa che piangendo in fine varca ii mare, non
sapendo d'esser tutelata da un Nume. La beìiezza
è un raggio che accieca chiunque vi hssa lo sguar-
do, alla quale si tributano grazie e favori, onde ve-
dremo in breve rasciugate le c!i iei lagrime, fatta
Signora della più nobil parte dei mondo. Lo stato
signorile adombra ogni errore, ed è solo additato ii
vizio quaiora è mendico.
In più vasta tela, in casa Pisana, rappresentù ia
costanza di Aiessandro con le donne del vinto Da-
rio, alior che la fortuna apertogii il caiie alia Mo-
narchia delia Persia, gli cinse le tempie d' immor-
taie aiioro, avendo con poca perdita dei suoi posto
in fuga così numeroso esercito. Qui vedesi ia ma-
dre, le mogii e Ìe ùgiiuole di Dario genudesse ai
suoi piedi raccomandarsi alla di lui clemenza, che
generoso volle che quai Regine iossero ossequiatc
e servite. Havvi a lato Efestone, suo favorito capi-
tano, ed aitri Cavalieri ciic ammirano cotanta ma-
gnanimità, male imitata da'Capitani deglieserciti,
a' quaii servono per trofei delie vittorie ìe stragi e
!e rapine. Pendono ancora dalie finestre e da' pcr-
golati molti che osservano la generosa azione.
6i
11 sìgnor Procurator da Pesaro ha in picciola ta-
voletta Nostro Signore deposto di Croce, steso nel
grembo della Madre, con le pietose Sorelle; Nico-
demo e Giosellb cbe in maniere dolenti gli presta-
no gli ultimi officii, ma più d' ogni altra Madda-
lena, trabtta dal dolore, gl' inonda di lagrime i
piedi, aftìggendovi i dolenti baci.
11 signor cavaliere Gussoni ha l' istoria di Susan-
na, enella galleria del signorDomenicoRuzzini se-
natore vedesi Nostro Signore mostrato da Pilato al
popolo, in cui si affaticò il Pittore nel dimostrare la
qualità d' un corpo delicatissimo posto in afdizione,
scorgendovisi, per cosi dire, sino il palpitar delle
membra, ed il rossore del volto cagionato dalla ver-
gogna, come avviene di persona nobile, cbe senza
colpa patisce. In altra tela è lo avvenimento di Mo-
sè bambino, diversamente dispiegato degli accen-
nati, ove la bgliuola di Faraone ordina alle serve
cbe sia custodito, ed egli mostra di sorridere: in-
tanto una veccbia stende un drappo perentro rac-
corlo: qualc pittura per esser divoìgata non ba mes-
tieri di novella lode.
Nelle case de'signori Cornari di san Cassiano
sono due divozioni, e duemorali componimenti; un
quadro dell'Adultera in casa Soranzo; l'Adorazione
de'Magi, e'1 Centurione pregante il Saivatore per
la salute del Servo nelle case del signor Vicenzo
Grimani di santo Ermagora; ed altra invenzione
della visita de'Magi con numero di picciole bgure
è in casa Mocenica di san Samuelc; il ritratto di
Onfre Giustiniano, fu governator di Galea nella bat-
taglia navalc, creatoCavaliere dalSenato mentre re-
62
cò !a feìice novelìa de!!a vittoria ottermta contro
i Tnrchi; c in quelìe deTignori Giustiniani di san
Mosè e del signor Giovanni Battista Sanuto si tro-
vano due favoìe di Yenere, che partorito Anterote
PorErio.
io dimostra ad Amore, tenuto da Mercurio e ser-
vita daiìe Grazie; hngendo i Poeti Anterote inferire
queila corrispondenza, che nutre Amore, senza di
che egìi tosto si muore; di Megera hgliuoia di Creon-
te tebano, che gii dimostra ii hgiiuolino Osca sai-
vato dai suo furore, avendo nel ritorno daliGnferno
ucciso dopo il morto Lico creontiade, Crcomaco,
IlBoccac- e Diconte altri suoi hgliuoH, ed un pensiero deiia
cioneita
Geneaiogia
Virtu in forma di vecchia coronata d'ahoro, e del-
degìiDei ia Lascivia, nei cui mezzo é posto piccioio fanciulio
iib. 10.
di queiia famiglia, invitandoio ogn'una a sè. L*uo-
mo nato fra gii agi e le deiizie difhciimente resiste
a' motivi del senso, deviando spesso dal sentiero
delia virtù.
Ed ii signor Francesco Alicheie di sant' Ange!o
ha la Purihcazione deiÌa Verginc, ii cui bei voito
spira grazia e divozione; ed è sparsa ì'istoriadi
belie architetture e di ritratti di sua famigiia.
Trovasi presso ii signor Marco Ottobono, gran
CancelHer Veneto, un quadro del matrimonio di
Maria Vergine con san Giuseppe, celebrato dal som-
mo Sacerdote nei Tempio.
Ii signor Nicoiò Crasso ha i'efhgie d'uno di sua
casa; edii signor Bernardo Giuntidue ritratti in una
soia teia. In casa Bonaida a santo Eustachio erano
Detiosan.
Stae. quattro istorie di Giuditta, di Susanna, di Racheie
e di Ester.
Monsignor Meichiori, piovano di santa Fosca,
65
gode i'espressione d'un miracolo delia Madonna, ac- Tratto dai
cadutoneiiadgliuola d'unRe diFrancia, imperatore, miracoti
deHa
ia quaie invidiata per la sua beiiezza daìia matrigna, Madortna,

fu da queiia mandata fuor deiia città ad uccidere


da servi, che impietositi da' pregbi ch' eila porgeva
aiia Vergine, troncatele solo le mani le riportaro-
no aila crudeie pcr segno deii'ordine eseguito. Ma
tratto dal rumore un Rgliuoio d'un Duca uscito ai-
la caccia, veduto il miserabile spettacoio, fece con-
durre l'infelice giovinetta alia città, e fattaia medi-
care, invaghitosi deiie di lei beliezze la prese po-
scia per isposa.
Avvenne intanto che queglipassando alIaCor-
te imperiaìe, per occasione di certe feste bandite
dali'Imperatore a persuasione deiia moglie, (per
mitigar ii dolore delia perduta hglia), ivi si trat-
tenne per qualche spazio di tempo, dando saggio in
più maniere del suo valore ebbe ivi avviso dal pa-
dre, che la sposa sua aveagìi partorito due bambi-
ni. Ciòscopertoi'Imperatrice daimesso, venutain
cognìzione queli'essere lahgiiastra, alla quale furon
tronche ie mani, intercette ancora ie risposte dei
Principe che caìdamente la raccomandava co'nati
hgli ai Padre, mutò di quelle il sentimento, pregan-
dolo, se punto i'amava, che losse la moglie, come
adultera, co' pargoletti uccisa.
Fu eseguitoi'ordinedai Duca, mandatala aiia
foresta co' nipoti acciò losse divorata dalie here, la
quale vagando per quelle soìitudini, fu raccolta da
un Eremita, e con esso iui sen visse per qualche
tempo, raccomandandosi spesso alia protezione di
Nostra Signora che indi a non moìto ie apparve,
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e restituendoìe ìe mani,iiberoiìa daqueil'oppres-
sione.
Ritornato ii Principe aiia patria, cd udito quan-
to era accaduto contra l'ordinc suo deila diietta
sposa, postosi tosto in cammino ritrovataia nel de-
serto ia condusse con moita festa a!ia Corte, ed in-
teso da iei di chi fosse figiiuoia, (che sino ailora
aveva tenuto celato,) tosto ne diede avviso ali' Impe-
ratore, il quaie fece arderel'empia mogiie chedi
tanto male era stata cagione.
Qui si vedeMaria Vergine, che apparve aìia Gio-
vinetta nel bosco, posta sopra viie letticiuoio coi ge-
melli al Ranco, e due Angioli tengono ie di lei ma-
ni in un drappo rappresentata con molta pietà in
quell' infeiice stato.
Ammiransi nelia galleria del signor Giovanni
Reinst in Venezia, (di cui aìtrove abbiamofaveiia-
to) due ritratti di sposi di casa Soranza; la parabo-
la del Samaritano, tipo della cristiana pietà, (sen-
za la quale ogn'opera è vana), che sceso dai pole-
dro nel mezzo d'una boscagiia gli medica le feri-
te, iniondendogiil'ogiio ed il vino, azione molto
bene dispiegata per ia laìiguidezza esprcssa nel fe-
rito, e per io adetto deì Samaritano: ii Salvatore ri-
sortoin piccolo quadro invoito in un pannolino a cui
fan corona moiti spiritelli volanti, con un breve so-
stenuto da alcuni di loro con i'aii iscritto:
M/ZMnz yzmzMV, che si possono dire tante gem-
me d'inestimabii vaiore; e 'i sacrihcio d'Abraamo.
Amsterda*
Mandò questi ancora alie sue case in Amster-
nìo. damo di tanto Autore un quadro con santa Catcri-
na che si sposa a Cristo, con Angioli Uetissimi che
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iesteggìano le reaìi nozze coì suono de'ìiuti, e vi si
mirano casamenLÌ iontani, che fu delie opere più
pregiate di Paolo.
Li signori conLÌ Vidman possedono tre isLorie Venezia.

dei Paraiitico, di Lazzaro risuscitaLo e disan Paolo


convertito, ove entrano numerose fìgure, ed un gra-
zioso coinponimento deiìaVergine colBambino, in
grembo a cui ii piccoio Battista bacia ii tenero pie-
de, san Giuseppe da un iato che si appoggia sul de-
stro braccio, e ia martire Caterina cbe sta miran-
do ii suo Sposo e Signore; che sono mirabiii figure.
11 siguor PaolodelSera ha il martirio delia det-
ta Santa che porge preghi al Cieio mentre l'Angio-
io con la spacia dissoive ia macchina; ed ii signor
CrisLoioro Orsetti ia hgura di santo Stefano oran-
te, ecl ha di più una invenzione di MarLe che si
trastulla con Venere, ed Amore gli tiene la briglia
dei cavallo ; in vero pregiata pittura.
Li signori Giovanni e Jacopo Van-Veerle han- Anversa.
no nelle case loro un ritratto d'un mercatante con
veste di dossi, che posa sopra un tavolino un pajo
d'occhiali; un gladiatore vestito di bianco con spa-
done in mano, con lettere: TVec v^pc, /zcc mc^M : al-
tro ritratto di donna con libretto in mano, ed uno
rarissimo di un schiavone.
Si conservano inoltre in Venezia presso ii si- VeneKÌa.

gnori Nani della Giuciecca aicune spalliere dipinte


daPaolo a requisione del signor Marc'Antonio Bar-
baro Procurator di san Marco, ii quale per tratte-
nimento riportava le forme ne'panni da cartoni da
quelio designati, e connettenclogiiposcia insieme ve-
nivano da Paoio adombrati co'colori ad ogiio.
5
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In seLte partimenLi, dunqtie, divis!, d'arcìn e di
coìonne cor!n!e fece l'istoria d'EsLer, giovineLta
ebrea, cbe dalia scbiavitn pervenne al sogìio reaie
delia Persia. Non vi è iaccio cbe più sLringa, cbe
la bellezza;questa gira a sua voglia i Regi, nè man-
cano degii esempii nelie sacre eneHeprofane carte.
Fu quelJa fìgliuola di Abigaii frateHo di Mardocbeo
dellastirpe di Gemini, condotto in Ba!)ilonia da Na-
bucodonosor nelJa cattività di Jeconia re di Giu-
dea, cbe viveasi aliora in Susa, città principaie deiia
Persia, nodrita come figliuola dalio zio.
Ester Ora neli' anno terzo del suo impero Assuero
cap. i. fece a'suoi maggiori capitani ed a'ioro servi son-
tuosi convitti a fìne di far pompa delle sue gran-
dezze^apprestandolemense dinanzi al regio giar-
dino sotto riccbe tende di varii coìori, sostenute da
funi di bisso e di porpora, inserte in anelli d'ar-
gento afbssi a colonnc di marmo. Erano gli strati
fregiati d'oro collocati sopra a pavimento di sme-
raidi e di marmi parii distinto, ed era il convitto
divisato di lauti cibi, bevendosi in tazze dorate i
nettari preziosi.
Nel primo partimento appaiono duci e capi-
tani alìa mensa vestiti in belie guise ali'uso persia-
no, e tra queJJi è ritratto il medesimo Procuratore.
Sonovi servi cbe arrecano vivande e gli danno a
bere, ed in un canto è il mastro di casa con basto-
ne in mano, ed in aJtra parte una matrona col cu-
scino sotto al fianco, in atto di comando, e di ionta-
no si mirano i regi giardini.
Nel secondo il re Assuero siede al convitto sot-
to ricca tenda tra'principali duci, Carsena, Setar,
6?
Admata, Tars!, Mares, Marsana e Mamucan, a'qua-
li soìi era conceduto il vedere ia faccia del re, e se-
dergli appresso. Da ioro inteso il parere di ciò
che far avevasi delia regina Vasti, che da ìui invi-
tata negò venire al solenne convitto, convenne nel
parere di Mamucan di repudiarìa, per opprimcre la
libertà delie mogii, eieggendo novelia regina. Di-
nanzi al re sta il trinciante, ed altri servi gii sóm-
ministrano inpiatti d'argento varii cibi, unsoldato
con l'alabarda è nel iimitare deh'arco.
Wel terzo eseguitosi da ministri i'ordine regio, Cap. a.
raccolte ie più belie citeiie dell'impero, date in cu-
stodia ad Egeo Eunuco custode delie donne dei
re, a cui aspettava ia cura di ciò che occorreva
per servigio loro, Ester s'avvia aì re adorna di
ogni beiiezza, arricchita di veii, di gemme, e co'sguar-
di va saettando i cuori, e se ne sta appoggiata a
due vezzose serve vestite a iivrea. Un paggetto le
sostiene Testremità deiia veste, altro le mette in-
nanzi un guancìaietto^ ed è seguita da due vecchie
matrone ; e di lontano sopra pergolati molti osser-
vano la di iei beltade.
Nei quarto Mardocheo, servilmente vestito, dà
parte al re deila congiura di Bagata e Tares, eu-
nuchi, onde ebbero poscia ii dovuto castigo, di che
se ne fece menzione negli annaii. Assistono moiti
Satrapi al regio hanco, ed un servo è nei di fuori
delia stanza con sparviere in mano, a cui dà a man-
giare un cuore d'animale.
Nel quinto apparisce di nuovo Assuero tra duci Cap.

sotto ii cieio di verde cortina, con purpurea veste e


zimarra d'oro e barbaresco ornamento in capo
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di bende ornate di gemme, dinanxi a cui riverente
lo Scriba ìegge negli annaii ia congiura scoperta da
Mardocbeo. Ii re fatto introdurre Amano figliuo-
lo di Amadati della stirpe di Agag, cbe aveva co-
stituito sopra a Principi dei suo impero (venuto
tempestivo aiia corte per cbiedere ai re la morte
di Mardocbeo contra di lui sdegnato, non riceven-
do i pretesi ossequii) da cui inteso in quale modo
potevasi onorare un amico del re , ( credendo
Amano godere di novello onore) gii ordina, cbe
vestito Mardocbeo del regio manto, col diadema
in capo, lo conduca sopra ornato cavaiio per ia cit-
tà, acciamandoio per amico dei re. Pensi ogn'uno
quai rimanesse l'invido, non vi essendo pena cbe
sopravvanzi queiia di vederi'inimico soiievato al-
]egrandezze;è in queli'istoria un nano cbe tie-
ne un cane, ed aitro sta coricato a' piedi dei re,
frapponendo spesso Paolo ne' suoi componimenti
simiii animaii.
Nei sesto avvertita Ester dalio zio delia persecu-
zione di Amano, introdottasi al re ai maggior se-
gno abbeiiita, ed assicurata dalia regia verga ( non
essendo permesso ad aicuno l'entrata)furandoie
di lui grazie co'vezzi e con gii sguardi^, invitatoio
a pranzar seco con Amano, si veggono alla men-
sa il re, Amano e la regìna, la quale scopertolo
ad Assuero per nemico e traditore, cbe maggior-
mente adiratosi con Amano, indi vedutolo corcato
sopra ii letto di lei, ordina cbe sia appeso al pati-
bolo preparato da queilo per Mardocbeo. In questa
guisa ebbe fine la grandezza del privato del re.
Gosì ad un tratto si cangiarono lc sue felicità in
6g
una morte infame. Non vi è fortuna più. prossima Cap. 7.

al mutarsi che queila del favorito. Le grazie dei


Grandì fabbricano i sepolcri ai cortigiani.
Nel settimo Assuero ievato daiia mensa s'in-
cammina aiie stanze, ed Ester per altra via scende
le scaie con ie serve, e vicino è un nano con dne
papagalli, un soidato con i'aiabarda, e lungi appa-
jono i regi palagi. Neiia medesima casa si conser-
vano ancora aicune coperte da carriaggi con ca-
pricci deii'autore, ed armi coiorite.
Ripigiiando brevemente ii fiio deiie cose pub-
bliche, nel tinelio dei fondaco de'Tedeschi formò
Paolo in concorrenza d'aitri pittori quattro curiosi
pensieri. In uno è figurato ii Mondo in gran paiia,
coi Zodiaco intorno; neila cimasta Saturno conia
faice; più sotto ia Reìigione in veste azzurra, ed
un fanciulio tiene ii pastorale, ed aitro putto con
squadre e compassi; a pie' dei Mondo giace una
vecchia rugosa sopra viie ietticiuoio fìgurata per
i' Eresia.
Nel secondo è la Germania ritratta in nobiie
dama con la corona e lo scettro, aila quale Giove
conferisce l'imperiaie diadema, regie corone e co-
pia di gemme tenute da due vezzosi bambini. Nei
terzo Paiiade e Marte per la miiitare disciplina, e-
sercitata da queiia beliicosa nazione. Giunone ed il
Sole nel quarto per ia copia deiie miniere d'oro
e d'aitri metaiii de'quali abbonda queiia regione.
Negii uitimi anni delia vita sua lavorò Paolo Opere
ultime di-
a' Lanaiuoii neiia chiesa di san Pantaleone una pinte da
Paoio.
gran tela in voito con san Bernardino, mentre era
ai secoloy che fatto ospedaliere in Siena, in tempo di
yo
pestiìenza, ordina ìe cose appartenenti al luogo,
distribuisce elemosine, e risana gi'infetti: grazie
cbe vengono solo concedute a coloro che servono
piamente ii Cieio. AI patriarca Trivisano dipin-
se nelia chiesa di Castello la tavola de'santi apo-
stoìi Pietro, Paolo e Giovanni; l'Annunziata nella
Con&aternità de' Mercanti; e l'assunta della Ver-
gine per lo solhtto dei refettorio dei Padri di san
Jacopo della Giudecca.
Moltepìt- Ragioniamo hnalmente delle pitture che rima-
turein sero al morire di Paolo nella di iui casa, or posse-
casadel
sig.Caliari. dute dal signor Giuseppe Caliari nipote ed unico
erede di quella famiglia. Un quadro singolarmente
condotto col morto Salvatore nei seno dell'Eterno
Padre, inferendogli I' amore che avealo ridotto a
morir per l'uomo. A'hanchi vi stanno due Angioli
piangenti, e gli volano intorno Cherubinetti ador-
ni d'ali miniate di più colori; mirabile pittura per
l'erudizione del corpo del Salvatore, dottamente
sentimentato.
In due minori tele è dipinto ii mistero dell'In-
carnazione, nè si può descrivere a pieno la beilez-
za deila Vergine, la vaghezza deli'Angiolo, e i'ap-
parato di quella nobile stanza; nell'altrasanta Ca-
terina martire sposata da Cristo, nel cui bei volto
si scuoprono le candide sue aHezioni.
In altro quadro di piedi otto di lunghezza vi è
il giudizio di Salomone con le due donne conten-
denti sopra del vivo bambino, e nella vera ma-
dre si esprime quei dolore, ch'è verisimile provas-
se in sentire che le carni sue dovessero dividersi,
mentre il carnehce in abito bizzarro, con braccia
7*
jgnude sta in atto di eseguire Torduie regio. In
aìtroé l'adorazione de'Magiciicuriosainvenzione:
la dgura di santa Maria Maddalena dno a'ginocchi
meditante ii Crocihsso, clie posa la destra mano
sopra tesciiio di morto, tipo dei dne umano: Giu*
ditta in mezza figura, che reciso ii capo ad Olofer-
ne lo ripone nella sacca deìla vecchia serva: Susan-
na ai bagno con i due vecchi di lei invaghiti che
la guatano tra le frondi: ed altra fìgura di Madda-
lena in piedi che mira il Cielo : le nozze di santa
Caterina martire, e sant' Anna che svolge una fa-
scia: il presepe del Saivatore; e quando fa orazione
neli'orto, in picciola forma, con raro hnimento
condotto: ii medesimo alla colonna; ed un grazio-
so pensiero ov'entra un gentiluomo veneziano di
casa Mocenica, che ritornato dalla caccia si è po-
sto a suonare il violone tramezzo ad alcune Deità
ed Amori, trapassando dai diletti de'boschi alle
Yirtù.
Conserva di più due lunghe tele che Paolo di- La Repab-
blica man-
pinse per ordine del Senato, che dovevano servir dapoderosa
per tesser arazzi per lo Coìlegio; in una appari- armata in
terra San-
sce l'atto memorando di Religione fatto dalla Re- ta.

pubblica, aiiora cbe ii pio BugHone muovendo le


armi per ritorre il Sepoicro cleli'umanatoDio daile
mani degli infedeli (per lo cui fine s'erano colie-
gati moiti principi e capitani deli' Europa alie
esortazioni di Pietro d'Amiens eremita, che se ne
sta dinanzi al doge Vital Michele) spedì per quella
impresa ducento legni sotto la direzione di Enrico
Contarino vescovo castellano, e di Michele figliuolo
del Principe, soccorrendo di abbondevoii vettova-
M. Ant. glie i'esercito cristiano, e già si veggono nel mare
Sabe!. De-
cai.lib.5. le aliestite galee, con dorati fanaìi e ventiianti ban-
diere che si avviano ai partire.
M. Ant. NcH'altra ètigurato i'attodi giustizia eserci-
SabeJ.Deca
2.1ib.8. tato daì principe Antonio Veniero nelia persona
del proprio figiitioio, condannandoioa perpetua car-
cere: di iontano vien condotto aiie prigioni.
Ha inoitre de'soggettifavoiosi:una Venere poco
men dei naturaie in braccio ad un Satiro, cbe mi-
randoia si ride ; e qui con molto ingegno accoppiò
ii pittore ia deformità deli'uomo seivaggio con la
beiiezza di queiia Dea, onde più beiia apparisce,
Conie èben
ìa quaie ciipinse con ogni debcatezza; sorride an-
colorita. cb'eiia veggendoAmore dormire tra gii smeraidi
deìie erbe e le gemme de'fiori, mentre non ve-
duta dal guardingo Cupido liberamente col rustico
Siieno si trastulla. Neiia qual bgura avverrassi cbe
una dipinta beiiezza non ba men potere di far pre-
da de'cuori cbe le veraci. Ed Europa cbe si assetta
sui dosso deii'insidìoso Toro, con molte donzeiie
intorno.
Trovasi ancora due invenzioni del Paradiso,
con numero di Beati sopra ie nubi in più cerchi
coiiocati, dovendo Paoio far ia pittura per ii Mag-
gior Consiglio unito coi Bassano, essendo a iui de-
stinatala parte deiia Trinità e degii Angioii, come
più proporzionata aì di iui operare: ii cbe non eb-
be eifetto; interrotto dalia morte, cbiamatoio Iddio
a dipingere le beate stanze dei Cieio.
L'aitra è deiia battagiia navaie seguita contro
lib. t6. a Selim re de'Turchi, ove entrano numerosi iegni
con dorate poppe, armi, stendardi ed inbniti com-
/^
baLtentì, con molti de'nemici uccisi, ove fra que-
gii orrori Paoio belia ancora fece apparir ia morte.
TNelia sommità è la Vergine orante dinanzi al tro-
no deiie Lre divine Persone; Venezia inginoccbiata
nei mezzo de' santi Marco e Giustina suppiicanti,
per ie quali intercessioni riportossi da' Principi
cristiani ìa vittoria: e due modelii deilMstoria di
papa Aiessandro Iil. cbe diversamente furono di-
piute ie opere da' bgiiuoli come diremo.
Ef&'àe di
Ha egti aucora ii ritratto di Pio V. pontefice, e Pio V. e
quelio di Paoio fatto da lui medesimo dalio speccbio, di Paolo.

aicuni cagnuoii to!ti dai naturaie, ed aitre gentiii


cose, e moiti disegni a cbìaro-scuro in carte tinte,
cbe non sono men da pregiarsi cbe ie opere colo-
rite, avendo Paoio con impareggiabile pratica e
feiicità non meno disegnato, quaii vengono dal det-
to signor Cabari con moita accuratezza conserva-
ti, insieme con ia catena d'oro donata da'Procura-
tori di san Marco a Paoio, come dicemmo, per le
opere deiia Libreria.
Passiamo bnalmente a faveiiare degii studii suoi,
narrando fedeimente ciò cbe udito abbiamo riferi-
re da' discepoii, e da queiii cbe ebbero pratica se-
co. Paoio dunque, come nei principio accennammo,
fu dotato da! Cielo di singoiar temperamento in co-
tai arte, appiicatosi da fanciuiio agii studi ed aiie
Studia
faticbe. Nei principio deiia sua istituzione ritrasse sopra ìe
le opere dei Badiie suo maestro, e ie carte dei Du- carte deì
Durero.
rero a segno, cbe conservò nei far de'panni aicu-
ni termini di queiie piegature, praticandoie però
con più faciie ed espedito modo. Fatto aduito, si
Dal Par-
diiettò de'disegnidel Parmegiano, ritraendone mol- migiano.
74
ti. Apparò da'buoni rilievi (comehanno sempre iìat-
to g!i ecceHenti pittori), ia gag!iardia de' contorni,
ia fierezza de'muscoii, ie osservazioni deiie ombrc,
i battimenti gagliardi che si iormano ai iume deìia
lucerna, che non si praticano che languidamente
nel naturaie; e conservandosi ancora daii'erede
moite teste, braccia e bgure dt gesso tratte dali' an-
tico, deile quaìi Paoio spasse fìate si vaise (come già
narrammo) neile opere dei Consiglio di Dieci ed
aitrove. Fu però creduto da aicuui, ch'essendo egii
copioso neiie opere sue di tanti capriccii ed orna-
menti, egii avesse in sua casa un cumuio di mo-
deiii acconci di varie spogiie e capigiiature anno-
ai!a
Nai.ura. date in varii modi, di che sogiiono moiti pittori far
raccoita: poiché soio ajutato da una feiice retentiva,
iòrmava ie cose vedute con ia soia immaginazione;
alie quaii aggiungeva con l' ingegno sempre gra-
zia e nobiità.
Ebbe ancora per intento d'imitar ia natura, fi-
ne che si propone ogni pittore: ma infeiice coiui
che non sa dipartirsi da quelia pura imitazione per
i difefti de'quaii eiiaè ripiena. Essendo peròPaoio
di genio nobiie, nè appagandosi di ordinarie forme,
più beiia ia dipinse, e gii fu giovevoie sopra modo
i'aver praticata ia maniera veneziana che ha dato
lume ad ogni pittore, migiiorando ii modo dei co-
iorire dopo ch'ei venne a Venezia, conoscendo
che ii far di Tiziano e dei Tintoretto era ii piò lo-
dato, come queiio che più si appressava ai natura-
Concor- ie. Occorrendogli spesse hate a dipingere in com-
rontedet
Tinto- petenza del medesimo Tintoretto ebbe materia di
retto. esercitare i'inteiietto, tentando a gara questi due
sublimi ingegni di sopravanzarsi l'un l'altro con
la Yirt-ù, sicchè molte voite ìasciarono ambiguo ii
Mondo nei giudizio deiie opere loro. Che se il Tin-
toretto fece conoscere in tante suefatiche iosibrzo
maggiore deli'arte con i'esprimere le fìgure sue
con erudite forme, pronti atteggiamenti, e con gran
maniera ed energia di colorire, componendo così
spiritosi pensieri che sono insuperabiii, ii Yerone-
se aitresì per le maestose invenzioni, per la venu-
stà de'soggetti, per la piacevoiezza de'voiti, per la
varietà de' sembianti, pcr ie vaghezze e per gl' in-
Paolo rd
fìniti aiiettamenti che frammise neiie opere sue, aile i) Tinio-
retio Nu-
qualidiede una così eiegente simmetria, che co- nti deiia
munemente grazia si appeiia, si tiene che egii ab- pittura.

beiiisse ia pitturad'ogni pompa ed ornamento; sic-


chè posti fra sì dubbie e peiiegrine contese non
si può se non dire, che l'uno fosse ii Castore, i'al-
tro il Poiiuce ciei cieio deiia pittura, e che a guisa
di noveili Atianti sostenessero cosi nobii peso, am-
bi giovancio con i dipinti esempii, cliiettando con ie
varie invenzioni e con gii artihcii più accurati del-
l' arte.
Aggiungiamo agii onori di Paolo, che non vi fu
pubbiica o privata sua fatica cli considerazione (co-
me dei Tintoretto avvenne) che non fosse ritratta
dagii stuciiosi in disegno ed in coiori, per appren-
dere queiia nobiità e vaghezza che tira gii occhi
di ciascuno aiia contempiazione, poichè ia beiiezza
degiioggettièqueli'incanto che aifascinaicuori.
Accrebbero ancora moito ii di iui nome ie nu-
merose invenzioni ciate aiie stampe dai Carraccio,
come la tavoia di santa Giustiua di Padova; quei-
76
la Jegli sponsali d! santa Caterina neila sua cìiiesa
di Venexia; iaPurificazionediNostra Donnadeil'Or-
gano di san Sebastiano, ridotta in iogìio reaie dai
Viiiamena ; ii Crocefisso della cbiesa stessa, e la ta-
voìa narrata dei santo Antonio in san Francesco
deiìa Vigna dai medesimo Carraccio intagl:ata;e
queila di Cristo risuscitato dai Cbiiiano; e de' due det-
ti Cenacoii, co n aìtre invenzioni trasportate ne' ra-
mi da'Fiammingbi intagliatori cbe divuigano del
continuo ia fama sua.
Le pitture sparse neiie gailerie più famose del-
l'Europa testificano eziandio ii gusto universale cbe
hanno avuto i maggiori principi e signori di que-
sto cbiaropittore, avendo egiino con eccessive spese
fatto di queiie numerosa raccolta, non parendo per
appunto adorno qualsivoglia paiagio, ove non entri
aicuna cosa di questa mano. Le tapezzarie e gii
addobbi deiie stanze contesti di seta ed'oro si stima-
no dai voigo per ia quaiità deiia materia; ie pittu-
re eccelienti per io contrario si pregiano dagii in-
tendenti come parti deii'ingegno^ quindi è, cbe più
s'ammira un vaso di creta da egregia mano scoipi-
to, cbe se d'oro senza artibcio od arte composto:
cbe però quei dottissimo poeta descrivendo le figu-
re scolpite neiie porte ciei paiagio d'Armida, così
disse:
Tasso, Le pozTe 7/// d' e^/g'/o.^o /z/'ge/z^o
Caotoi5.
Aad cardmz ^^r/de/z/z d/ Z//e/d' oro,
Fer/K/zr /ze Zej^//re /7 g//ardo ////c//Zo,
o///M Z// /7zo^er/% e d//ZZ/zooro.
Ora passiamo a faveliare deiie quaiità dell'ani-
mo suo? percbè spesso avviene cbe ia virtù rima-
77
ne adombrata da non buom costumi. Nasce Tuo-
mo in questo mondo per dominare^ onde il poeta
Sulmonese così cantò:
<$*ZZZZC^ZZZ^ ZZZZZZZZZZ/, ZZZCZZ^M<yZZg czzpzzczzz^ zzZ^zzc McLani.
JDceczzz; zzzZAzzc, c^ ^zzozZ z^ozzzzzzzzz'z zzz czzcZerzz po^e/. tib.

Ma non essendo dato ad ogn'uno il trattar lo


scettro, ci resta nondìmeno ii modo di vantaggiar-
si neil'onore mediante ia Virtù e gli abitimorali,
come fece Paolo, che si rese cospicuo per le molte
sue degne condizioni. Ebbe generosi pensieri, qua- Qualità
di Pao!o.
li diede anco a vedere neile opere sue, perchè ogni
causa produceedetti a sè somigiianti. Fu egli moito
ingenuo ne'suoi trattati; non fece ofhcio giammai per Dinge
nuità.
ottenere alcuno impiego; nè avviìì io stato suo coi
bassi trattamenti, osservò sempre ia promessa e
procurò in ogni sua azione la lode. Usò vestiti di Di decoro.
pregio, e calzari di veliuto che ancor si conserva-
nodali'erede. Resselasuafamigiia con molta pru- Di pru-
denza.
denza, tenendo i hgliuoii ritirati dalie frequenze
e daiie pratiche nocive, istruendoii con ogni pietà
nel ciivino cuito e neile morali discipline; il degno
Pittore fu sempre accurato e circospetto. Visse
lontano daUussi; fu parco neiie spese, onde ebbe Avvanza
moìte
materia di acquistar moiti poderi, e cumuiar ric- ricchezze.
chezze e suppeilettiii degne di quaisivoglia cava-
iiere, lasciando i figliuoli accommodati de'beni di
fortuna in modo, che senza disagio e fatica viver
degnamente poterono.
Consegui ia grazia ed il iavore de'grandi, i'a-
more de' professori, e gii ossequii di tutti coloro
che lo conobbero; e raccontommi l' AiienscPittore
78
cheincontratosi in Tiziano neiia piazza (Ìi sanMar-
co, a cni Paolo avendo prestato ii dovuto ossequio,
fu da queiio aifettuosamente abbracciato, soggiun-
gendo, cbe si raliegrava nel vederio essendo in lui
raccolto ii decoro e ia nobiità deiia pittura.
Riiinta Invitato a'servigi di Fiiippo secondo re di Spa-
loinvito gna,perdipingere aicune stanze deil'Escuriale, ri-
dei re
diSpagna. cusò i'andarvi, occupato neiie opere dei paiagio du-
cale e dai moiti aifari impedito, e rincrescendogii
per avventura ii lasciar il proprio nido, poichè con
ragionc fu cietto: Donznv o^^zozzz; essendo carissimo
ad ogn'uno ii vivere neiia propria abìtazìone, an-
danciovi in suo luogo Fedezaco Zuccaro da sant'An-
gioio in Vado. Questi, mentre ritrovossi in Venezia,
visitava spessol'amico Paoio, procurò aicuna me-
moria deiie sue mani, e da vecchi pittori ho più ha-
te udito a dire che ii Zuccaro ritraesse in disegno
i due quadri delia cappeiia di san Sebastiano; ed in
una sua poesia introducendo ia Pittura a far men-
zione de'doni ottenuti da'pittori, così di iui ra-
giona :
Celebrato Afzz cAe Jzcò Jz PzzoZo F"ero/ze^e,
daiZuc- Afzzgvzzzzzz/zzo, co/Ve^e ezJ ecceZZe/zZe,
cari.
Z/ze z/zez/e j^z/ze zz zzzz//e òe//e zz/zpre^e/
f/e//e pzzz zfcc/ze ^e/zzz/ze z/' (/zv'ezz^e
Qzzc^Zo 7zzz po^e zzzzzz co//zzzzzz zz/ co//o,
F z/z czzzzz/zz/e pezfe zzzz g/vzzz pe/zzZe/zfe.

DeM.idi Si riferiscono di Paoio ancora alcuni memora-


Paoio.
biii detti; che non poteasi far buon giudizio deila
pittura che da coìoro cli'erano bene istrutti nei-
l'arte; che taie facoltà era dono dei cielo, e che io
affadcarsi ìn queìia, senza il talento naturale, era
un seminar neiie onde; che Ìa più degna parte del
pittore era i'nigenuìtà e ia modestia, e che le ima-
gini de'Santi e degìi Angioli dovevano esser dipin-
te da ecceilenti pittori, avendo a indurre l'ammi-
razione e raffctto. Riveriva Tiziano come padre
deli'arte, ed apprezzava moito iivivace ingegno
dei Tintoretto, spiacendogli solo ch'egli apportas-
se danno a'professori coi dipingere ad ogni manie-
ra, ch'era per appunto nn distruggere ii concetto
deiia professione e le proprie sostanze.
Seppe Archita compor coìombe di iegno, e con Atb. Ma-
gno Deda-
arte dargli ii volo; fu ciii diede ia faveiia ad un te- ie.
schio di morto; chi osò passeggiare i sentieri dei-
Bertoldo
l'aria, e chi rinserrò ne'forati bronzi i fulmini di del Reno.
Giove per disserrarii a sua vogiia con prodigiosa
maraviglia: ma Paoio in fine fcce cose anco mag-
giori. Egii fecondò la gioja, rese pomposa la beiiez- Grazie di
Paolo.
za, fece piò fcstevoie ii riso, ed ispirò sensi di vita
nelle imagini da lui dipinte.
Ma siamo pervenuti in fine a celebrare i fune-
raìi ai nostro divino pittore. Le Grazie, ie Veneri
e gli Amori, dal cui penneilo furono così degna-
mente dipinte ie beiiezze e dispiegati gii onori, ve-
stino in segno di duoio lugubri gramaglie, e ia Pit-
tura di nero ammanto ricoperta sospiri inconsoia-
biimente ia perdita sua or che Paoio si muore. Ar-
rechino le Ninfe mirti e cipressi per ornarne il
feretro; ie Muse formino lugubri suoni e cantino
ie nenie con meste eiegie. Piangesi con ragione ii
fìne di ciascun mortale, disfacendosi un composito
prezioso deile mani di Dio, di cui disse Ovidio:
8o
A5zZ77^ 0^^: ^7C6 ^77777? 7^707770 ^07777770 /ècÙ
Met.Hb. t.
JZZo (7/7^032 7*07*77777 -^77777^7 7770/707*7^ 07*7J0.

ma più copia di lacrime si versi nella morte di Pao-


lo, essendo la perdita maggiore, quanto eìla è di
cosa più degna.
Già correva Panno i588 quando Iddio determi-
nò levario dai mondo neli'età sua ancor viriie, per
dar a divedere che non si concedono che per breve
tempo così fatti doni a'mortaii;mentre interve-
neneio ad una solenne processione, peri'Indulgen-
za conceduta dal Vicario di Cristo Sisto V., riscal-
datosi per io viaggio, assalito da acuta febbre si
Muore. mori d'anni 58, ia seconda festa di Pasqua di Re-
surrezione: fortunato anco nel morire, voiando ai
cielo onusto delie divine grazie.
Sospirò il mondo perdita sì grave, e raliegrossi
ii cielo cbe raccoise in seno anima sì pura. Fu po-
scia il corpo con funebre pompa dai frateiio e dai
figiiuoii fatto seppeiiire in san Sebastiano nel mez-
zo deiie opere sue, essendogii sol degno sepoicro
Sua sepol-
tura. quel teatro di gioria cbe formato co'penneiii si
aveva; edacanto aii'organo gii eressero i'efbgie
maestosamente da Cammilio Bozzetti scolpita che
indi a quaicbe tempo fu da Gabrieiie uitimo bgliuo-
lo fatta rinnovare da Matteo Carneri con questa in-
scrizione :
PAULO CALIARIO
VERONENSI PICTORI
NATURAE AEVIULO
ARTIS MIRACULO
SUPERSTITE FATIS FAMA VICTURO.
E sopra la pietra che ricuopre ìe ossa sue po-
sero questa breve memoria:
FAULO CALIARIO VERON. PlCTORI CELEBERRIMO
FILII ET BENEDIC. FRATER PIENTISS.
ET SIBI POSTERISQUE.
DECESSIT XII. KALEND. MAII.
MDLXXXVIII.

non potendosi in quell'angusto sasso raccliiudere i


meriti immortali di iui^ degni d'esser registrati per
mano deìi'Eternità fra le immagini risplendenti del-
le Andromede, deiie Cassiopee e de'Persei nel cieio.

RlDOLFI. T. II. 6
83

VRTA
D! CARLO E GABRLELE
FrGLIUOLl DI PAOLO

E Dì BENEDETTO
SUO FRATELLO

^^uanto iì Cielo fosse favorevoie di virtù e di gra-


zie alla persona di Paoìo, onde ne ottiene continui
appìausi dal mondo, ne formammo con la penna
un rozzo abbozzo, da cui nondimeno ognuno può
conoscere l' eccellenza sua. Così per le orme di
tanto genitore incamminatisi Carlo e Gabriele, ag-
giunsero fama ed onore alla famiglia loro; ed ebbe
anco Paolo questa felicità di vederli, prima del
suo morire, adulti, ornati di virtù, e molto bene
educati.
Carlo dunque, bencbè invida morte il togliesse
nel bore degli anni, giunse nondimeno a produrre
effetti eccellenti dell'ingegno: onde non è sempre
vera l'opinione del Savio, cbe all'anima nostra, av-
vinta fra'Iegami di questa spoglia mortale, sia me-
stieri di lunga coltura per erudirsi; poicbè si è ve-
duto alcuna volta cbe la natura, operando i suoi mi-
racoli, solleva l'inteìletto, ancbe negli anni acerbi,
ad oprar cose maravigliose.
Datosi Carlo da fanciullo allo studio, ritrasse
molte cose dal padre e dal Bassano (il cui modo di
85
dipingere piaceva a Pao!o);e ritrovandosi taìora ad
un suo viììaggio nel Trivigiano, dilettavasi di ri-
trarre i pastori, le pecore, Perbette, i Aori, e ogni
villesco stromento; buon numero de'quali disegni,
conservati daì signor Caliari nipote, dimostrano la
beìiezza delì ingegno di quel giovinetto.
Or tra le opere prime ci/ egli iece in pubbiico,
fu un'azione di san Nicolò, posta sopra i vòiti del-
ia sua chiesa in Venezia, che libera daiie mani del
carnehce tre giovani condannati ingiustamente aiia
morte da Eustachio prefetto di Mirrea.
Nell'anno diciassettesimo circa di sua età fece
due invenzioni: di Adone estinto, e Venere piangen-
te^ con Cupido che sdegnato spezzava i'arco per la
perdita di sì bei garzone. V'erano altri Amoretti che
raccogiievano la squarciata sbarra, Ja faretra e gii
strali. Neii'altro Angeiica e Medoro incidevano nei
tronchi delie piante i nomi loro, ad onta dei for-
sennato Orlando; poichè Amore non sa trattar ai-
tre armi che saette d'oro, e con quelle impiagare
ì cuori. Le quali invenzioni furono vedute con gio-
ja dal padre, rafhgurando in esse un'idea di sè me-
desìmo. Da un Cavaiiere oitramontano furono tras-
portate in Germania, e il Medoro si vede in istam-
pa di Rafaelio Sadeier.
Mancato Paoio i'anno i588, Carlo e Gabriele,
incamminati nella maniera del padre, diedero com-
pimento a moite opere da lui non fìnite, ioro pre-
stando quaiche ajuto lo zio, in particolare nelie ar-
chitetture. E diedero anco fìne ai quadro della zzzzzn-
rzzz nella Cappeiia del Sacramento nelia chiesa dei
santi Apostoli.
84
Aveva Paolo dìpinto, in una Cappelletta accan-
to la chiesa vecchia de'Padri Cappuccini, una pic-
ciola tavola deì Battesimo di Cristo, e dato princi-
pio, per ordine del Senato, ad una maggiore per la
chiesa nuova de'Padri medesimi, con simile inven-
zione; e questa ancora fu terminata dai Rgliuoh, e
vi scrissero:
Ca/mrii F^ero7Z67Zjfyybce/7/7z^.

Dipinsero poi una gran tela pel Refettorio dei


Padri di san Jacopo della Giudecca, ov'entra No-
stro Signore alla mensa di Levi banchiere, e molti
degii Scrihi e Farisei, i quah ìo riprendono perchè
conversi coi puhMicani. Queh'istoria è compartita
di colonne ed archi, con istatue in nicchie, e beììe
architetture di lontano; e !o zio terminò tutti gli or-
namenti che cingono le pitture del sofhtto di Paolo.
Nelìa sala del Maggior Consiglio rappresenta-
rono due istorie di Alessandro III. pontehce, allon-
tanandosi dai modelli accennati del padre. Nella
prima il detto Pontehce vien riconosciuto dal doge
Ziano e dal Senato, che vivevasi nascosto tra'Padri
della Carità, hngendo Pazione dinanzi a quella chie-
sa, situata accanto le ripe del gran canale, con mol-
to popolo e pescatori entro le barche, che hanno
nei canestri pesci naturalissimi.
Nella seconda il Pontehce col Doge spediscono
due Ambasciatori all'imperadore Federico I. con
ducali commissioni per trattar seco la pace; e vi ap-
pajono Senatori, soldati, e molti spettatori.
Da un capo della sala deli'Antipregadi dipinse-
ro alcuni Ambasciatori persiani sedenti a lato al
85
doge Cicogna, mentre i servi ìoro dispiegano drap-
pi d'argento iavorati a fogliami, mandati in dono
alla Repubbiica dal loro Re, con Secretarii del Se-
nato, e varii personaggi sparsi, diversamente vesti-
ti; e nell'aìtro sono bgurati aitri Ambasciatori.
In san Nicolò de'Frari hanno dipinto il Saiva-
tore condotto a Caifasso. Per la cbiesa di san Vito,
una tavola con più Santi, e un'altra per san Nico-
iò del Lido, ov'entra ia Vergine, san Benedetto, e
aitri Beati. Sovra la porta dei Refettorio de'Padri
di san Sebastiano fecero similmente Nostra Donna
in gloria, cbe ba dalle parti li santi Sebastiano e
Girolamo, e a' piedi appajono in una boscagiia ii
beato Pietro da Pisa fondatore di queiia Reiigione,
con aitri Beati deii'Orciine.
In santa Giustina di Padova si veggono due ta- PaJova.

vole; cioè san Paoio caduto da cavalìo, e soidati po-


sti in fuga; ed ii martirio di san Matteo apostoio.
In Venezia, nelia casa detta de'si-
gnori Cornari, coiorirono un vago fregio, in cui ia
regina Caterina Cornaro viene incontrata dai doge
Agostino Barbarigo e dal Senato, seguita da nobiii
matrone vestitc di bianco, e servite da vezzosi fan-
ciuili.
E nelia cbiesa del Soccorso fecero ancora que- Venezìa.

sti vaiorosi fratelii ìa Vergine sopra ie nubi, sotto


ia quaie sono inginoccbiate aicune iascive donne
cbe depongono ie gemme e gli ornamenti; altre più
iontane stanno a sedere sotto ai porticaii, intente
a varii lavori per fuggir l'ozio, cagione dei disordi-
nati affetti onde si nutre Arnore. E per ia Confra-
ternita de'Mercanti fecero ia Nascita di Maria Ver-
86
gine, ov'è sanf Anna nel ietto, con molte serve clie
ìe apprestano sovvenimenti. Altre attendono a ìa-
var la bambina, e v'è Anto un apparato di nobile
stanza.
Di mano di Carlo, nella sagrestia de'Padri della
Carità, vedesi sant'Agostino sedente fra'Padri del-
l'Ordine ; ed in san Giobbe la tavoìa di san Diego
nella Cappella di Agostino Testa.
Montagna- Nella chiesa di san Francesco di Montagnana
na.
è sua fatica la Rgura di sant'Agata; e nelia parroc-
Co!ogna. cbiale di Coìogna la Vergine coronata, co'santi Fe-
lice e Fortunato protettori, neìi'altar maggiore.
Per la Compagnia deìla Croce di Cividaie ha
espresso ii Salvatore condotto al monte Caivario;
e per quelia de'Battuti il medesimo Signore morto,
in seno delI'Eterno Padre, con due Angeli che lo
sorreggono.
Trevig!. A Trevigi, in san Bartolommeo, é parto del
suo pennello la pittura di sant' Eustachio. In san-
to Agostino un'altra, ov'entrano quattro sante ver-
ginelle; e due molto più eccellenti in sanTonisto,
del martirio di santa Giuliana e di santa Caterina,
e vi sono mìnistri ignudi bene intesi e coloriti; e
nelle Monache d'Ognissanti la Nascita del Salvato-
re adorato da'pastori fu poscia opera d'ambi essi
fratelli.
Vicenza.
In san Bartolommeo di Vicenza sono anco di
Brescia. Carlo i portelli del tabernacolo ; ed in Brescia nel-
la chiesa di sant'Afra, nel luogo de'cantori dirim-
petto all'organo, è dello stesso la Nascita di Cri-
sto, da molti per la sua bellezza tenuta di mano di
Paolo.
87
Fìnalmente coìorì, per ìa Confraternita de'Ya-
rottari di Yenezia un lungo quadro di Lazzaro le-
vato dai monumento ; dgura che in sè dimostra la
mestizia nel volto e il pallore nelie membra, con-
dotta con buon disegno, e servi ignudi cbe soiìeva-
no la pietra, ed il Saivatore con atto imperante or-
dina cbe gli discioigano le fascie; e vi appose il suo
nome. E fu delbopere vicino ii fìne della vita, e del-
le sue meglio condotte.
Dipinse ancora col fratelio un giro di cuoi do-
rati pei tinello del fondaco de^Tedescbi, con favo-
le di Medea cbe ringiovanisce il veccbio Esone ; ii
giudizio di Paride sopra ia beliezza deiie tre Dee ;
Atteone convertito in cervo da Diana ; Mercurio e
ia Musica; ie Sabine rapite, concorse ad una so-
lennità de^Romani; Yirginio che uccide ia hgliuo-
la; ed altre invenzioni.
11 detto signor Giuseppe Caiiari conserva unbm-
magine di Nostro Signore jEcce jRfomo di mezza
hgura; un^altra divozione con la Yergine, sanPAn-
na, san Giuseppe e d piccioio Battista ; ii morto
Salvatore appoggiato allaMadre; e una bgura di
Nostra Donna col Fanciuliino al seno, cbe tiene
una coiomba, e scherza con san Giovanni; e una
invenzione d^Ester introdottasi ad Assuero, corteg-
giata da serve, e colorita con molta vaghezza.
De^soggetti favolosi ha una Yenere ignuda quan-
to ii naturaie, con due Amori cbe tengono alcuni
drappi; Europa con molte donzelie intorno; e in
altre tele Marte abbracciato con Yenere, cbe ri-
fiette in uno specchio tenuto da Amore. La mede-
sima sedente in fiorito prato, cbe si vagheggia in
88
terso cristaHo, con due Amori che la coronano, e
neHa terza piange l'estinto Adone.
In due quadri di circa dieci piedi havvi il Cieco
nato illuminato daì Redentore, ed ii languido aiia
piscina, che prende ii suo letto per ordine del Sal-
vatore onde dipartirsi;e vi sono molte altre Hgure,
ia Vergine, e l'Angiolo Gabrieie in due tele com-
partiti, in cui vi pose mano anche il fratelio.
Monsignor Melchiori tiene di Carlo tre istoriet-
te: di Abigaii che presenta a Davide ii pane, il vi-
no, ed altri doni ; di Zaccheo che Cristo fa discen-
dere dali'aibero; e delia Sibilia che addita ad Ot-
taviano imperadore ia Vergine in un raggio di gioria.
Ii signor Francesco Bergoncio ha un Crocehsso
con ia Vergine in agonia appiè deiia croce, e ie Ma-
rie doienti; azione in singolar guisa dispiegata.
Vivevano questi due iratelii uniti con nodo soa-
vissimo d' amore, non distinguendosi tra ioro su-
periorità, dipingendo indifierentemente neìie ope-
re che faceano, e con un medesimo Hne attenden-
do con ia virtu airaccrescimento delia fama e del-
le fortune loro;quando morte interruppe tanta fe-
licità troncando ia vita di Cario, ii quaie datosi con
soverchia appiicazione agii studii, essendo di natu-
ra deiicata, gìi si guastò ad un tratto ia complessio-
ne: poichè spesso avviene che gli studiosi, non ri-
cevendo ii dovuto ajuto dagii spiriti che concorrono
ove più si appiica ia mente, rimane indeboiito lo
stomaco, onde cadono in varie infermità. E così av-
venne a Carlo, che per taie effetto diede neli' etisia,
morendo d'anni ventisei, ii i5g6. E s'egli iosse
lungamente vissuto, avrebbe senza dubbio emuiato
^9
la gloria del padre, avendo in quegli anni giova-
nili così ben dipinto; ma fu ad un tratto rapito al
mondo e alla pittura.
Or diciamo di Benedetto. Questi servì alcuna
volta nelle architetture al fratello e a nipoti, come
si disse, ma più valse nelle cose a fresco che ad
olio; ih che fu molto pratico, onde era del conti-
nuo occupato in simili operazioni. In villa di Stra,
sopra la Brenta, dipinse nel palagio dc'signori Mo-
cenighi istorie della famiglia loro, e in altre case
alia Mira e nel Padovano.
Lavorò ancora a fresco, nella sala del Vescovo Trevi
di Treviso, molte parabole. 11 ferito nel viaggio di
Gerico sovvenuto dal Samaritano, il pastore che si
ha posto in collo la pecorella smarrita, il Re che fa
porre in carcere il commensale non avendo la ve-
ste nuziale, il hgliuol prodigo raccolto dal padre,
Lazzaro mendico a'pié delle scale del ricco Epu-
lone, e il Padrone che rimette il debito al villico; e
tra'colonnati divise le Virtù teologali, e in capo ad
essi le cardinali, che tengono le armi dei Cornaro.
INel cielo del corridore vicino compose un in-
treccio di frondi, di frutta e d'augelli; e nelle pa-
reti fece strutture antiche ; un paggetto che sostie-
ne una cortina, con altre fantasie; e verso Ia piaz-
za alcune Virtù a chiaro-scuro.
Nelia divisione delle opere del palazzo ducaìe,
essendosi introdotti novelli pittori oltre i nominati,
fu allogata anco a Benedetto una delle istorie mag-
giori per la sala dello Scrutinio, nella quale dispie-
gò la strage fatta degli Infedeli dal doge Domenico
Michele sotto al Zaffo, avendo condotta numerosa
9^
armata nella Soria per soccorso de' Cristiani, ri-
portandone segnaìata vittoria, che restò guasta daiìe

Ma le più iodate fatiche di Benedetto furono


quelle a chiaro-scuro nel cortiìe de'Mocenighi a
san Samuele, nede quaìi imitò il colore di quelle
pietre che, stando esposte ìungamente alìe pioggie,
partecipano dei gialliccio misto di verde. Ivi dun-
que in cinque partimenti maggiori divise parecchie
istorie de'Romani: Ostilio ucciso in battagiia dai
Sabini, a cui stanno intorno moltisoldati; Orazio,
vincitore de'Curiazii, che uccide la sorelia impor-
tunamente frappostasi ai suo trionfo;Muzio Scevo-
la che si abbrucia intrepidamente la mano dinanzi
a Porsenna ; gii ostaggi mandati da'Romani al me-
desimo Re, che gli riceve sotto maestosa tenda^ te-
nuta da quattro cavalieri; e Virginio che priva di
vita la hgliuola alla presenza deì Decemviro.
Sotto a questi in cinque minori spazii fece va-
rie favole d'Ovidio. Nei primo, Ippomene giunto
al prehsso termine del corso, vincitore poco fortu-
nato deiia belia Atalanta; nel secondo, Caiisto sco-
perta gravida al bagno da Diana ; nel terzo, Paride
eletto giudice tra Pailade, Giunone e Venere, quai
di loro teneva il pregio deiia beliezza; nei quarto,
Europa sopra l'insidioso toro; e nei quinto, Medea
che fa ringiovanire ii vecchio Esone. Nelia parte
verso ii canale fece altre istorie delie Sabine frap-
poste tra i padri e i mariti combattenti; di Corio-
iano; di Tuzia vergine Vestale; di Popilio, che co-
stringe Antioco re di Siria alia paco coi Romani ^
con altre istorie, fregi, fanciuiii ed animaii.
9i
Vengono ancora lodate l'opere colorite a fresco
ch'egii fece nello aspetto di casa Barhara alla Giu-
decca, ora de'signori Nani. A'piedi sono rappre-
sentate cinque imprese di Ercole, che uccide Anteo
Rglio della Terra stringendoselo al seno; che hac-
ca ie corna ad Acheloo convertito in toro ; condu-
ce Cerbero dailTnferno; sbrana il leone Nemeo; e
dà morte a Caco ìadrone.
Sovra la porta Rnse ii Tempo e Diana; dalie
parti Venere, Marte, Giunone, Apolio, Cerere,Net-
tuno e Cibeie ; e una istoria per ogni parte.
Nel cortiie dipinse a chiaro-scuro Ostilio ucci-
so dai Sabini; le donne de'medesimi, che si met-
tono fra ie armi ioro e de'Romani per acquistarli;
la mogiie e le Rgliuole di Dario alia presenza di
Alessandro; e Veturia che ottiene ii perdono per
ia patria da Marzio Coriolano suo Rgliuolo. E v'era-
no anco varie istorie in altra parte, or consumate
dalia tramontana.
In una loggia coiorì in quattro partimenti ia Sor-
te, i'Arte, la Simmetria e la Virtù, con Rgure tra
mezzo, di terretta gialla, che tengono stromenti e
insegne di varie professioni.
Or Benedetto dalle moite cose operate trasse
utiii considerabiii, venendo dei continuo occupato
da'signori; e fu moito studioso in particoiare dei-
l'architettura, come si vede nei cortile di casaMo-
rosini a santo Stefano, ove fece un grande prospet-
to, di più ordini composto, con Rgure Rnte in aicu-
ni fori, e corpi di statue sopra piedestaili.
E nelia sala deila casa istessa compose un giro
di coionne in fbrma di galleria, con istatue framezzo
93
fìnte d'oro e a chiaro-scuro; e fuor d'un arco, sotto
ad un pergolato, stanno alcune matrone ridotte a
diporto con suonatori.
Ii detto signor Caiiari ha di mano delio zio un
quadro di Nostro Signore al Giordano con molte
fìgure, e 'i Redentore che visita ia Madre dopo la
risurrezione, coi seguito de'santi Padri.
E perchè Benedetto ebhe sempre per hne io in-
grandimento della sua casa, visse del continuo uni-
to ai fratelio, e lontano da ogni ambizione, com-
piacendosi che Paoio riportasse la prima iode, ono-
randoio e come maggiore, e per la virtù di Iui; il
che di rado accader suole tra frateili che trattano
una medesima professione, perchè l'ambizione per
Io più prevale neli'inferiore;e dopo la morte di
Paolo conservò l'affetto nei nipoti, lasciandogli ere-
di d'ogni suo avere. Fu di convenevole inteiligen-
za nelie buone lettere, compose versi volgari e sa-
tire, pungendoi costumi di quell'età, e terminò la
vita in età d'anni sessanta, il i5g8.
Sopravvisse Gabrieie al fratello e allo zio; e da-
to hne ad alcune opere, si occupò per qualche tem-
po nella mercatura, non restando tuttavia di dipin-
gere aicuna cosa. Quindi fece una pittura del Bat-
tesimo di Cristo per la chiesa della Maddalena, non
ha guari levata per servar l'istituzione di chi eres-
se l'altare, che ogni dieci anni fosse rinnovata. For-
tunati i pittori, se molti capitassero a simiii ordina-
zioni, essendo ogni luogo ripieno, onde poco rima-
ne da dipingere.
Fece anco uno studioso quadro dell'Adultera,
un ^Jcce j?7onzo in piedi e moiti ritratti, e alcuni a
93
pastelii rarissimi, che si conservano dai signor Giu-
seppe suo Agiiuolo. Ma vedendosi accomodato di
fortune, non volie di vantaggio commettere alla di-
screzione deìla sorte gli acquisti fatti con la virtù;
e vivendo riposatamente, passava con molta ono-
revolezza ìa vita, visitando i pittori, e godendo in
pace de' comodi di sua casa. Finaimente i' anno
della pestilenza, il i65i, affaticandosi in servigio
pubbiico, cóito dal contagioso male, rese l'anima
a Dio in età d'anni sessantatrè.
Cosi, pel corso d'anni cento in circa, dalia na-
scita di Paolo fìno al mancar di Gabrieie, tenne la
pittura onorato seggio in queiia famigiia ; e volie
anco che Paolo ii quaie giovinetto mori, e Giusep-
pe vivente, suoi hgliuoli, attendessero al disegno,
acciò in loro si conservasse ia memoria deii'arte
che così iilustre aveva resa la sua famigiia.
Si pregino gii uomini de'titoli superbi, delle
preziose suppeilettili, delle immagini degli avi, dei
tesori cumulati da'ioro maggiori, che sono in Ane
mendicati onori, e grandezze che dail'altrui meri-
to e dalla fortuna dipendono.
94

ViTA
M BATTISTA ZELOTTI
VERONESE

T
JLÌ Zeìotti è tenuto quaì valoroso ed ecceììente pit-
tore, più pel giudizio fatto da quegìi intendenti che
han veduto le opere, che per aver sortito dal mon-
do quel grido che si conviene alia sua virtù, perchè
non seppe prohttare di quei voìgato proverbio, che
l\iomo divien fabro delia propria fortuna; non ba-
stando ai pittore l'esser valoroso, se ancora nelle
grandi cittadi a vista de'popoli non espone le ope-
re, sì che venga conosciuto, e dove concorrendo
i'applauso comune si fonda la fortuna dell'artì-
sta. E tuttochè i critici vibrino voìentieri le saette
ove più la virtù risplende, nondimeno l'uomo va-
loroso supera tutte le difficoità, e dell'invidia trion-
fa in fìne; nè giammai avviene che alcuno cerchi
d'abbassare le cose di poco pregio, ma soio queiie
che arrecar possono molestia, onde venga alcuno a
scemare di riputazione e di lode.
Battista dunque si cagionò in gran parte il pro-
prio danno avendo per lo più dipinto nei viiiaggi,
e rese, per così dire, seivaggie le più beiie sue fati-
che, ove non capitando che di rado gl'intendenti
(che possono aggrandirie con le ragioni e con ie
lodi), rimane appresso di molti adombrato ii nome
suo; aggiungendosegli ancora questa infelicità^ che
'/,
95
essendo stato condiscepolo di Paolo Caliari, e con
simigiiante maniera avendo dipinto, le opere di lui
vengono talora credute di quella mano, non essen-
do noto Tautore.
Or di questi riferiremo quelle operazioni che
vedute abbiamo, acciò siano palesi al mondo come
edetti d'un valoroso ingegno, poichè Battista fu un
de'migliori pittori del secolo andato, ed in partico-
lare nelle cose a fresco, avendo con molta vaghez-
za e felicità con tale forma dipinto, usando un così
pastoso colorito, che pare per appunto ad olio.
Egli apprese i primi erudimenti della pittura
in Verona dal Badile, ed altri vogliono che studias-
se per qualche tempo anche da Tiziano ; ma egli
segui però la maniera del Badile. Giovinetto, dipin-
se a Serego nel Vicentino, nelle case de'Borselii, al-
cune invenzioni situate tra'colonnati^e nella fac-
ciata vicina de'conti Porti una grande istoria, e le
armi di quella famiglia, omai cancellate dalla tra-
montana. Lavorò ancora in compagnia di Paolo, a
Tiene, a Fanzolo ed altrove^, molte cose a fresco,
come si disse. Poi, col favore de'signori Vicentini
a^quali aveva dipinto, gli furono allogate le due
facciate del Monte di Pietà sopra la piazza di Vi- Battista
a Vicenza.
cenza, nelle quali espresse le seguenti istorie.
Nell'angolo verso il paìazzo del Capitano vede-
si Mosè, che, percotendo il sasso con la verga, fa
scaturire in copia le acque, alle quali beve lo asse-
tato popolo, e lo stesso Mosé abbracciato con Jetro,
sacerdote di Madian, suo cognato.
Di sopra, tra le fmestre, stanno due Profeti; e
nella parte inferiore Rnse un arazzo pendente, con
96
entrovi suonatorì c gentili Jame ridotte a diporto
in un giardino, che suonano liuti e clavicembaii.
Con taii incanti molte novelìe sirene cercano ah!a-
scinare gìi animi. Fu saggio il prode Uiisse che si
chiuse le orecchie, nè lasciò penetrare al cuore il
mortifero veieno dei iusinghiero lor canto. Di lon-
tano veggonsi venire servi, recando panieri di frut-
ta ed aitri rinfrescamenti.
Opere Nelia rivolta del cantone seguì a dipingere tre
ecccJlenLi.
istorie tra ie hnestre maggiori: Mosè che opera pro-
digi alia presenza di Faraone; TAngelo che uccide
i primogeniti d'Egitto, ed aderrando il veio d'una
donna, che fugge, mostra di fìerire coiia spada un
tenero bambino che tiene fra le braccia. L'avveni-
mento è fìnto di notte; e ie hgure tocche di pochi
lumi, e rinforzate di fìerissime ombre. Nel terzo è
ii prestito che fecero gli Egizii de'vasi d'oro e d'ar-
gento agii Ebrei nei dipartirsi daii'Egitto; e sopra,
tra ie minori, coiiocò per ciascun vano, appoggiate
a cartelie, due donne, deiie quali chi mostra ii se-
110 e chi ie spaiie.
Nelia parte inferiore, tra'fbri de'mezzati, pen-
dono, da legaccie accomodate ad anelli, aicuni beiii
ignudi in varie positure disposti, che non potreb-
bersi per avventura meglio disegnare e colorire.
Nelia seconda parte dipinse aitre istorie tratte
dalia sacra Scrittura, tra le quali ia sommersione di
Faraone, che sono quasi consumate dai tempo. Ma
in queste non arrivò alia beliezza deiie suddescrit-
te, neiie quaii giunse a tai segno, che ne ottenne
iode universaie, e che , vedute da Paolo quando
andò a Vicenza a portar ii Cenacoio aiia Madonna
97
dei Montc, ne furono moito commendaLe, benciìè
biasimasse Battista, cbe mai non sapesse staccarsi
da'muri, e gli dicesse cbe più senno avrebbe cHmo-
strato se si fosse fermato in aicuna graude città;
ove, conosciuto ii suo vaìore, gìi sarcbbono concor-
se numerose occasioni, senza affaticar sempre in
queiia guisa. Ma essendo quegii inciinato a vagare,
e a dipingere a fresco, gli fu forza seguire ii natura-
ie taìento.
Dipinse poi ad oìio, a'piè del duomo, i due aita-
ri de'sìgnori conti Giuseppe e Paolo Porti: in uno
dei qtiaii Crìsto neiia naviceiia cogii Apostoli, cbe
per io corso deiia notte avevano pescato in vano;
a'quaii ordinato cbe di quovo gettino ie reti in ma-
re, fanno copiosa preda di pescì, percbè dove Dio
assiste, ivi abbondano i beni e ie feiicità . Vi é sui
iito una donna in vagbe spogiie, cbe accenna quei-
i'azione ad una sua bambina. In san Rocco è san-
ta Eiena cbe ritrova ia Croce, e risuscita una morta
in virtù del prezioso contatto. Nei Corpz/J Dommii
fece la Cena dei Signore, ed un quadro di Pietà; e
nei cimitero di santa Corona rappresentò la venu-
ta deìio Spirito Santo sopra degii Apostoii. Dalìe
quaii operazioni si comprende, cbe se Battista si
fosse più appiicato al dipingere ad oiio, sarebbe
giunto a segni maggiori, come neile cose a fresco.
Neiia piazza dell'Isola colorì di nuovo a iresco
un sofbtto neiia casa de'Cbiericati. Fuor deiia por-
ta dei Castelio alcuni ignudi in frontespizio de'por-
ticati; ed a Leonedo, nel paiazzo de'Godi, dipin-
se neiia saia due fatti d' armi seguiti tra Dario ed
Aiessandro; ed Ercoie in mezzo alia Vìrtù ed aìia
RlDOLH. T. II. 7
98
Fatica, simboleggiando cbe Fuomo generoso devc
incontra! e ogni laboriosa impresa per la gioria ; la
Fama posta tra prigioni, e militari spoglie. In aitre
stanze dipinse le Muse co'Poeti, e varie invenzioni
ne'soffìtti ; la Virtù che discaccia il Vizio, le Stagio-
ni, ecl un fregio ripieno di corpi ignudi.
Opere Andato Battista a Venezia per riveder gli ami-
neiia
libreria ci, Tiziano lo prescelse per le opere della Libreria,
di e gli fece assegnare tre tondi a olio per quella vól-
san Marco.
ta. Nel primo vedevasi un componimento di più A-
gure. Nel secondo è i'Abito Buono e la Virtù. Nei
terzo lo Studio cogii stromenti matematici a canto.
Ma ii primo, essendosi guasto, fu ridipinto dai si-
gnor Aiessandro Varotari, ii quale, alludendo ai
concetto di Battista, ha rappresentato Atiante col
giobo celeste in ispalla ; appresso il hume Nilo con
bambini intorno ; e i'Astroìogia, che fu dai medesi-
mo Atlante riportata in Egitto.
In canal grande, nelia casa de'CappeiIi, lavorò
a fresco alcune hgure (mentre Paolo altre ne dipinse
nella parte inferiore); e vifece un'istoria, che sembra
di Cibele sopra un carro, ia quaie ora poco si vede.
Murano. In Murano, in casa del signor Camilio Trevisa-
no, nelia vòita d'un mezzato terreno, fece ApoIIo
tra le Muse, ed aicuni Amori che voiano per io cie-
lo con ghiriande in mano ; e nel fregio, intorno ai
muri, le Stagioni. Per ia Primavera fece un giovine
vicino ad una siepe di rose ; per l' Estate una don-
na ignuda che dorme tra fasci di biade ; un viliano
con grappoii d'uva per l'Autunno^ e per il Verno
una vecchia che si scalda ai iuoco, con donne che
sostengono festoni ; ed aicuni ignudi.
99
Operò ancora in Venezìa,nel cortile di casa Co- Vcnw.ia.

cina a sanPEustachio, or Miìana, due grandi isto-


rie: un fregio nelia sommità ripieno di corpi ignu-
di molto bene intesi; nel foro d'una fìnestra mirasi
una belia matrona con un cagnuoio ed un fanciuì-
lo, che a prima vista sembrano vivi. In altri vani
hnse le Muse, corpi a chiaro-scuro, ed aitri orna-
menti. E certo, che se queiia fatica fosse esposta aiia
vista del mondo, gii studiosi ne trarrebbono moito
prohtto, ed ii pittore la meritata lode. Pelquaie
non fu piccola disavventura che questa, con altre
sue fatiche, rimanesse sepolta; mancandogii così
anco in vita queli aura d^onore, che i anima nutre
in quaiche parte almeno, benché poco soilievo ap-
porti ai bisogni umani.
Nel medesimo tempo gli furono aiiogati due
ovati ed un quadro bislungo, per Pintavolato delia
saia dei Consiglio dei Dieci. In uno fece Venezia Sne opere
net
sopra il Leone, con lo scettro in mano ; nei secon- Consiglio
dei Dieci.
do Giano e Giunone, dinotandol^unolaperpetuità
di quell'Impero, 1 aitra ie ricchezze e gii onori pos-
seduti. E Venezia ancora nel terzo, e con essa Mar-
te e Nettuno, come Dei tutelari. Ed in queste opere
approssimossi ai Veronese in guisa, che da molti
sono credute sue pitture.
Ma veniamo di nuovo aile cose a fresco, neile
quali dimostrò maggior valorc, essendogli stato in
questa parte molto cortese ii Cielo ; e faveliiamo
delle pitture ch^egli fece al Catajo (luogo già fab- Pitture
del Catajo.
bricato dal signor Pio Enea degli Obizzi), toccan-
done brevemente ie istorie che pur sono degne di
racconto, e perchè in queiie si ravvisano moite
IOO

guerre accadute in Itaiia ecì aitri curiosi avvenimen"


ti, e perchò si comprenda ia fecondità deii'ingegno
neiio spiegamento di tante e sì numerose invenzio-
ni adorne di peiiegrine ÌDeliezze.
li paiazzo ò situato sopra un piacevoi coìie dei
monti Euganei, distante un tiro di freccia da un
ramodei dume BacchìgHone, ii quaie, scorrendo per
tòrte vie con iubrico piè d'argento, invita a spe-
gnere neiie acque sue cristailine, negii estivi ardo-
ri, ia sete^ e serve a un tempo di comodopassaggio
a'viandanti. Da questo sito si discopre una vasta
campagna, ove ì'occliio gode diiettevoie veduta di
pianure; ed in aitra parte ie delizie de'vicini coiìi.
L'edificio ò con insoiita architettura fabhricato; ha
due torricini a'fìanchi, che gli arrecano non men
beìio che bizzarro ornamento; e nel prospetto sono-
vi istorie dipinte da varii autori.
A queiìi ò appoggiata una spaziosa loggia soste-
nuta da stanze terrene e da iunghi porticati dipinti
a grottesche, cinti da spaiiiere di morteiie, e da vasi
di cedri e d'aranci. Poco lungi campeggia dilettevo-
le giardino, ove, quasi in serico drappo, spuntano
porporine rose, candidi gelsomini, garofani ardenti,
e la serie de'più vaghi hori, e vi si vagheggia una
perpetua e ridente primavera.
Ma traìasciando ie considerazioni di queii'arti-
ficiosa struttura, ie immagini tutelari degii Dei, e
ie iscrizioni sopra le porte, entriamo nelia saia a
veder ie maravigiie espressevi da Battista, ii quaie,
condotto dai suddetto signor Pio Enea circa l'an-
no i5yo, vi dipinse ad oiio, primieramente nei sof-
htto deiia sala in tre partimenti, queste invenzioni.
10 1

Inqueiìo dì mezzo fece ia Democrazia, cidè


quelia spezie di governo in cui entra la nobiità e ia
piebe, figurandovi ia città di Roma con cotte indos-
so, nella quale ritrasse la signora Leonora Marti-
nengo, moglie del detto signor Pio Enea, cbe tiene
neiia destra mano ia Vittoria, e i'asta nell'aitra.
Stannovi appresso ia Discordia e l'Invidia in forma
di vecchia, con mazza in mano e vaso di vetro, en-
trovi un cuore con medaglie d'oro, e 'i motto: ^zz-
rf jzzcrzzybnzej'. Quindi Orazio disse (Ode 16.1. 5.):
Crc^cezzfczzz ^c^zzzitzzr cz/rzz pcczzzzzzzm
T^fbybz^zzzzz^zzc yizrncy.

Tiene la Discordia il coltelio in seno, e 'i pu-


gnale in mano, intorno al quale si aggira un bre-
ve scritto:
i)zJCorz%zzz nzzzzrzmzzc Jz/zz^zzzzitzzr.

E di lei Silio disse :


Dz^cordzzz Jczzzczzy
Fzz^z^zzcz^ coc/oi, ^zz^cro^zzc zzc/ ^e//zz cocgz^.

Le quali due passioni furono le principali ca-


gioni della rovina del Romano Impero. Dinanzi a
Roma sta ii Console armato, con corona d'aHoro
in capo, ed i Littori coi fasci, simboio deìi'assoluta
potestà; aitri tengono ie aquiie imperiaii, trofei dei
vinti nemici, e servi con aurei vasi ripieni di mo-
nete. Tale si vide Roma nel tempo deiia sua liber-
tà, quando ancora non era sotto ii dominio tiranni-
co dei Cesari.
In uno degli ovati, dalle parti, è Minerva arma-
ta, colia facelia in cima d'un'asta, appoggiata allo
103
scudo, in cui sono Jipinti due cavaììi coi moLto:
71? T?e//o72(? 77222726^. NeiÌ'aitro FEloquenza con
corona d'oiivo in capo, ed altra d'oro in mano, che
siede sopra ii leone, ed ha sotto a'piedi molti libri
c monete con ìo scritto: TVo/z zzzzzzzz^ e/o^zzzo, ^zzzzzzz
zzrzzzzy; poichè Roma col mezzo delie armi e deiie
iettere giunse a dominare il mondo. E sotto quelia
pittura, nei fregio delia cornice, si iegge :
S. P. Q. R.
Abbz/zbzz^ P/ebz^zze pzzz'e^ uze^zzr Aozzoz'ey.
Qzzzz/zy^zze ezr^erzzzy be//z*v zzz^errzYzz Pozzzzz
Jh/o/e ^zzzz Jez/z^ zzzjezz^ezzz cozzczzy^zz rzzzzzzz?72.

NeiPaitro quadro, posto nel primo ingresso, Bat-


tista hgurò il tipo dell'Aristocrazia, prendendo ad
esempio ii Dominio veneziano, e dipinse ii doge
Luigi Mocenigo, aliora vivente, sotto un baldacchi-
no di broccato, coronato daiia Prudenza e dall'Oc-
casione, mediante ie quaii si aggrandi queiio Stato.
La Prudenza tiene una cartella col motto : Ezzitzzzzz
cjcco^o; i'Occasione ne tiene un' altra, in cui si
legge: Z)zzcc Deo. Dietro al Doge sono ritratti dai
vivo Pietro Foscari, Vincenzo Morosino cavaiiere,
Paoio Tiepoio, Francesco Bernardo, Giovanni Do-
nato, e Tommaso Contarino procurator di san Mar-
co, con altri Senatori, e Marc'Antonio de'France-
schi secretario del Senato. Dipinse anche gli orna-
menti usati quando il Doge usciva in pubblico ne'
giorni solenni ; cioè lo stocco tenuto dal Morosino,
la sedia, Pombrella e gli stendardi, ii cui impero
conservasi feiicemente sotto ii glorioso principato
deì screnissimo Francesco Moiino.
i o5
In uno degìi ovati posti a'Aanchi fece ia Con-
cordia col cornucopia e con una tazza in mano: ha
sotto i piedi un fascio di freccie, e la cicogna accan-
to, per dinotare la vigilanza e ì'unione di quella Re-
pubblica, coll iscrizione: jRey crejCMMf. NeìFaltro
è la Pace con ramo d'olivo, e con un breve avvoìto
intorno col detto: Uò/ cg^o, zò/ E appiè del
quadro sono registrati questi versi:

z/e geaie jPairey, nfMZ&yne z/ecorz


7tfo//^My po^n/M777, p/e&e77i<yMe g^M&er/iMiti^
^tc rcitciity rcjcti /jcr MCCii/M 7Mii/iM ^c^ioiity.

Nei terzo poscia rappresentò per la Monarchia


un Imperadore assiso in trono, e a'suoi piedi co-
rone reali. Questi vien coronato d'alloro dalla Fe-
Hcità e dalla buona Fortuna, che tiene in mano ii
caduceo ed il corno della dovizia. Dinanzi a quello
stanno Imperadori e Re incatenati, con vessilli del
Crocehsso e della Croce, e schiavi tratti sopra a'
scagìioni; e da una parte alcuni Consiglieri, e il si-
gnor Pio Enea con mantelio dorato.
Legano medesimamente il quadro due ovati, in
uno de'qualiè l'Ardire, nell'altro la Clemenza.
Quello è mezzo ad impadronirsi degli Stati, questa
a conservarli. L'Ardire è Rgurato in Marte, e nella
destra mano ha lo scettro, nella sinistra la Vittoria
coli'iscrizione: ATar/Z iV/c/orè La Clemenza posa i
piedi sopra un cadavere, e tiene un giogo spezzato,
per indicare che ii Monarca deve usare particolar-
mente la pietà c la mansuetudine; col motto: Oròc
p^xc^/o. E sotto queiio è parimente registrato :
7/7^0 v???'v o/'5<37?? co?t??it i??Ò77z?^^07'0 Dr/zzcopv
Dcg'zÒ??^? o/? ??f?7??Z7?Z C/??'?*,SY? LàzV^Orzh oj M7???77?
D/ecz'j*?? ?^c g*C7?Yc grcgcy cogvz???'???' o(??7c/

In quesLe sì beìle ed ingegnose invenzioni non


niancò ii piLtore di far conoscere anche ì'arte, così
nelìo spiegamento, come nei divider quelle bgure
con accurate descrizioni d'ombre e di lumi; a se-
gno che non mancano d'ogni studio e beliezza. Ma
iasciandone aì prudente spettatore ia considerazio-
ne, seguitiamo ii racconto deiie istorie dipinte sui
muri, e prima diciamo deiie dgure sopra ìe porte
collocate.
Sopra ia prima, che serve d'entrata, è rafhgu-
rata ia Città di Lucca con manto aurato e corona
di iauro, ia quaie si appoggia ad un modeiio di cit-
tà e ad una pantera: sui fregio delia porta ieggesi:
C??C5Y?7'?^ y??77z. Neii'aitra è la Fama con tromba
d'oro, intorno alia quaie si aggira un breve che di-
ce: /M?A? yhc^? F??7?z?? c^, essendo ofhcio di iei
ii divuigare ìe azioni degii uomini iìiustri. Sopra ia
terza è i'Onore armato di corazza, con manto reaie;
ha sotto i piedi corone, gemme ed ori, e stringe un
tronco di iancia inset-ito di sei corone, cioè d'oro,
di iauro, di quercia, di gramigna, ia corona muraie
e ia castrense, simboii deiie sei azioni principaiidei-
ia miiizia. E neìio scudo è hgurato il tempio che edi-
hcò Marco Marceiio aii'Onore, coi motto: D?rf??^?'y
Do7?or, non pervenendosi a quciio senza ia virtù.
Nelia quarta è ia Vittoria con veste cangiante,
coronata di iauro, coiia paima e ii melograno in ma-
no, cd appoggiata aìl'eìmo, coii'aquda a'piedi, e
molti militari arnesi, e riscrizìone: ^Por c^rfo^ co-
j-MV, essendo moite ie maniere del vincere.
ìn capo aiìa saia dipinse Battista i'aibero gcn-
tiiizio di quelia casa, e appiè dei tronco ia città di
Lucca, colla pantera ed ii caduceo, d'onde gii Obiz-
zi ebbero origine; e la città di Padova, con aspetto
di grave matrona e iibri a'piedi, e con vaso d'acqua
riversato, aiiudendo ai Aume Brenta clie per quelia
trascorre.
Ma veniamo aiie storie, traiasciando ii gran nu-
mero deile armi di moiti signori uniti in parentado
con quciia famigiia, i trofei e i moiti ornamenti.
Nei primo quadro ritrasse, con diadema e giubba
aurata, sopra bianco destriero, Arrigo li. imperado-
re, il quaie, passando per i'itaiia, iasciò suo Luogo-
tenente generale neile riviere di Genova, contro i
corsari e i Saracini, Obizzo I. prode guerriero; e que-
sti è dipinto con sopravveste bianca iregiata di sbar-
re azzurre, in atto di ricevere ii bastone dei coman-
do, mentre un vaiietto gli tiene ii destriere. L'Im-
peradore è accompagnato da moiti Cavalieri, con
due stendardi, ì'uno impresso delie aquiie imperia-
ii coiìa ieggenda : LfcyzrmMS* Ncczzn óAeeM.y
^zzcorzoo ZzTzpo/YZ^or; i'altro delie armi du-
cali, in cui si iegge : AZzz^^crZzzrjczz.
Nei seguentevedesi Obizzo II. Luogotenente del
Marcbese di Monferrato, entro io steccato, cbe uc-
cide Cisimo Valacco Luogotenente dei Saladino. Da
una parte sono Cavalieri colio stendardo del Mar-
cbese, col motto: Conrzz&z^* TIZbrcAzo AZ. PorrzzrO
e dalì'altra parte soldati valacchi, con zimarre bar-
io6
baresche;un de quali tiene un altro stendardo col-
Fiscrizione: WzzZzzzfzzzzzy Zl^zzg'zzzzy ^yzzze/zTzpezYZfoz';
ed in una targa è dipinto un braccio che stringe
un fìerro insanguinato, col detto: Dezzzzj^zzj' zzò zz/^o.
In altro scudo, tenuto da un Cavaliere cristiano, ap-
parisce una croce rossa con queste lettere F. E. R.
T., che signihcano:ForfzfM&) oybj /ÌAoJMTTZ ^ozzzzzG
e nella rotella del barbaro Cavaliere vedesi un mo-
struoso teschio con due corna, e in giro questo scrit-
to : Zzsewzzz.y TzzZzzccAzzy 6*zz/zzdzzzz Trozzzzporzz^or.
E in quella delFObizzo è scritto intorno albarme:
CozzczzZczzòz^ Zcozzczzz cf Jrzzcozzczzz, poichè la Fede
prevale ad ogni nemico del nome cristiano.
Wel terzo v'è un'armata navale mossa col titolo
di crociata contro i Saracini, della quale fu condot-
tiero Boemondo Buglione re di Gerusalemme sotto
il pontehce Clemente III., venendosi al fatto d'ar-
me nel mare di Licia contro seicento navi di Sala-
dino; al qual fatto intervenne Wino degli Obizzi ca-
pitano di quattro galee de'Lucchesi, il quale prese
due navi nemiche. Welle coperte delle poppe d'al-
cuni legni appajono le armi del Re di Francia, di
Riccardo re d'inghilterra, di Baldovino conte di
Fiandra, della Repubblica di Lucca, e d'altri Prin-
cipi collegati.
Wel quarto, Wicolò degli Obizzi, fatto Generale
da Gregorio IX., unito col Legato del Pontehce, so-
pra la spiaggia del porto d'Ancona, ordina che s'im-
barchino i soldati per andare in soccorso di Terra-
santa, dove quegli poi morì combattendo; e di lon-
tano vedesi la detta città situata sopra d'un colle,
e sulla spiaggia molte navi colle armi papali.
i oy
IXel quinto, Luigi, fìgliuolo di Nicolò, coperto di
iucide armi, accompagna fuori di Sutri ii pontefìce
Innocenzo IV., cli'era stato assediato dalie armi di
Federico II. imperatore, seguendoio iunga schieradi
Cardinaii e Cavalieri, e lo conduce salvo a Civita-
vecchia. Lì vicino è un soldato con purpureo sten-
dardo impresso delle insegne imperiali, col motto:
7/i /^zzyzerzz^or^ ed in altra han-
diera ieggesi: Com. /Fzr^ozzzòzzrjOTz^ e così termi-
nano le istorie di queila sala, le quali Battista co-
lorì con tanta felicità e maestria, che l'occhio mai
non si stanca di mirare sì helii, graziosi e iorbitis-
simi componimenti.
Da questa si passa neila prima Camera del Pa- Csmera
del Papa.
pa, così detta dalle armi pontifìcie dipinte sopra ia
porta, toite in mezzo daliaReiigione effigiata insem-
hiante di vecchia donna (essendo essa antichissima
nel mondo) coperta di manto azzurro tempestato di
steile, e avente un iibro a'piedi; e dalia Fede col
calice e ia croce nel mezzo, e ia palma in mano,
simhoio delie ottenute vittorie e del trionfo de'mar-
tiri. Ha cpietla la veste spruzzata di vermiglie stiiie,
essendo stata fondata col sangue dei Salvatore ; e
sui fregio delia porta ieggesi : /?z ^zfzzzzz,
intendendosi per ii nuovo Adamo il figiiuoio delia
Vergine. Sopra aitra porta é ia Virtù ignuda, non
avendo essa mestieri di iascive spoglie per adornar-
si, essendo ricca di naturaii fregi: stringe un ramo
di spino fiorito con intorno il motto: /^zr^zz^z om/zùz
pzzrezzZy ha due cigni a iato per dinotare la sua pu-
rità, e siede sopra un sasso, ov'è scritto: 7Vzz//zz rnezj
.yzzze zyzzzzorz^zzr g^/orzzz roòzzy.
io8
La prima istoria, a mano manca di questa stan-
za, rappresenta la militare iìazionc, cui interviene ii
sopraddetto Luigi, il quale fattosi capo delia fazione
Guelfa per io Pontefìce in Fiorenza, ne caccia i Ghi-
bellini; e in queiie bandiere si veggono la armi d'In-
nocenzo IV., di Dante Aiigbieri, de' Guicciardtni, e
varie maniere di vestiti. Evvi un aldere tedesco ca-
duto a terra, coiio stendardo imperiaie, sui quaie si
legge: 77. Anecny Tìo??za72orn?7Z
7???po7^Zo?\
Weiia seconda ii saggio pittore bgurò lo sposaii-
zio seguito fra i'accennato Luigi benemerito di San-
ta Chiesa, e Caterina de'Fieschi nipote del Papa, alia
presenza diCardinaii, Cavaiieri e Dameadorne di
ricchi addobbi ; rimunerando così il Pontehce la vir-
tù di quelio che io avea liberato dall'assedio di Sutri.
Weiia terza ii medesimo Luigi, con sopravveste
aurata, inginocchiato dinanzi ailo stesso PonteRce
cbe allora risiedeva in Avignone, creato Generale di
Santa Chiesa in Itaiia, riceve il gonfaione impresso
delie chiavi e deli'ombrelia papale; e Obizzo il fra-
telio, anch'egii in giubba d'argento, viene eletto Ca-
pitano delia guardia pontihcia, ricevendo un simiie
stendardo con l'arma fiesca dai sommo Pontefice.
Welia quarta Anfione fìgliuolo di Wicolò, e Tom-
maso di Luigi, vestiti aiia consoiare, primi signori
di Lucca, vengono incontrati dai cittadini iucchesi,
che lor presentano ie chiavi deila città, e lo sten-
dardo impresso delia pantera con queste iettere: S.
P. Q. L.
La quinta rappresenta, neiia piazza di Lucca,
una statua equestre dorata, eretta in onore dei detto
109
Tommaso perchò difese col fratello quella città con-
tro i Malaspìna e i Ghibeliini fuorusciti, con molti
cbe stanno a mirarla; e sul piedestallo si legge:
^7fo Azf7*200 T/'O/? 27^*7777 ^07*2*
A. T. p. T. F.
E sopra !a base del piedestalìo sono dipinti a!-
cuni che giuocano ai dadi.
Nella festa appare papa Urbano IV. in mezzo ai
Cardinali; dinanzi a lui stanno inginocchiati il car-
dinale Egidio e AnAone suddetto; quegli destinato
Legato, questi Capitano delle armi pontihcie in In-
ghilterra ; negando quel regno, come anche l^ Iber-
nia, i! solito tributo al!a Chiesa.
Neìlhdtima istoria ò Agurata la battagha seguita
a Tagliacozzo tra Carlo d^Angiò, primo re di Na-
poli, e Corradino di Svevia, alla quale trovossi Bo-
nifacio Agliuoìo di Tommaso, già signore di Lucca,
venuto in ajuto del Re di Napoli, e in cui mori com-
battendo. Ed in quella mischia appajono !e insegne
del re Cario, di Corradino, del Duca d^Austria, del
Pontefìce e de'Fiorentini, con gran numero di ca-
valicri adorni di bizzarri ornamenti.
Neìla vicina stanza, detta di Ferrara, seguìBat-
tista a trattare colla so!ita febcità altre sei azioni di
quella famiglia; ma prima osserviamo le Agure del-
ì^intavoìato. Apparisce in esso un vecchio colle
ali, formato con dotti sentimenti, che porta seco
una belia fanciulla ignuda, ìa quale viene sferzata
da una donzeHa con coda di serpe. 11 vecchio rafh-
gura i! Tempo^ la fancitdla ignuda !a Verità da lui
svelata^ e Faltra la Menzogna, che cerca d/oppri-
mere, come sua nemica, la Verità.
IIo
Sovra la porta sono le armi di Ferrara, con due
graziose Hgure dalle parti: Funa è FUmanità vesti-
ta di verde, con un agneìlino in grembo, e il folgo-
re di Giove estinto a'pìedì, per dinotare la benigna
sua natura; l'altra rappresenta Marte con l'asta, e
ha nel cimiero il montone, e nello scudo ìo scorpio-
ne, con breve cbe dice: ormày.
II Cavaliere accanto alla porta, che stringe lo
stendardo sul quale sono dipinte le armi di Clemen-
te IV-, ed un^aquila che tiene un drago fra gli arti-
gli, rappresenta Lodovico, hgliuoìo del mentovato
Tommaso, condottiere de'cavalii, con impresso iì
nome del detto Pontehce.
Nel prossimo sito Guglielmo Malaspina degli
Obizzi, podestà di Padova, con veste di broccato e
berrettone all'antica, assiste ad alcune fabbriche da
ìui erette in quella città, accompagnato dalla Corte
e da molti cittadini, cogli artehci impiegati in quei
lavori.
Nell'altro è dipinto Obizzo di quella stirpe, ve-
stito di porpora con bavero d'ermellino, autorevole
nella città di Lucca, il quale fu trucidato da'congiu-
rati; e di questi si veggono le case rovinate per or-
dine pubbiico, e fuggirsi alcuno de'medesimi, e una
delle loro mogli con un bambino al seno.
Mirasi nel seguente spazio Filippo re di Fran-
cia a cavailo, cinto da una sbarra di cavalieri che
tengono iì regio stendardo, fregiato delle armi rea-
li, sui quale é registrato: -PAz/zppzzy Dez
jrzz^zzz Trzzzzcorzz?7Z Tlezr. 11 Conte di Fiandra por-
ge al Re le chiavi delia città di Gante, sola a lui
rimasta ; e dirimpetto vi è Nicolò degli Obizzi che
111

ìe riceve, e rimane Luogotenente di quella pro-


vincia.
Neli'angolo prossimo è Gerardo, consigliermag-
giore di Roberto re di Napoli, con sopravveste di
porpora e bavero d'ermeiiino, e con iscritture in
mano, mandato a Ferrara dai Re (che vi teneva le
armi, fatto arbitro tra il Pontehce e il marchese Az-
zo) come soggetto di autorità, e che vi fondò la sua
famiglia.
A questo segue la battaglia navale seguita fra i
Cavalieri di Rodi e gPInfedeli, alia quale trovossi
Roberto degli Obizzi, Commendatore di Marsiglia
e capitano d'una gaiea, che ne vinse una de'nemici,
e vi morì combattendo.
E neii'ultimo luogo si scorge ia città di Lucca
assalita da Castruccio col favore di Uguccione si-
gnore di Pisa, scacciandone Lucio degli Obizzi che
reggeva la città, e gettando a terra gii stendardi del-
la Chiesa e di Roberto re di Napoii; e vi appajono ie
insegne imperiaii e quelle di Castruccio coiia cro-
ce rossa inquartata, con queste parole: Eg// é
e/ze jO/o cMo/e, e ^<3rd ^zzeZ cAe F)io corr<z.
Dali'aitro capo deiia saia, verso ponente, si pas-
sa nelia terza stanza, nelia quaie Battista coiori ai-
tre sei storie; ma parliamo prima deile hgure deile
porte. La prima è la Prudenza col compasso, e il
serpe avvolto, appoggiata aiie arme de'Paliavicini;
e sopra quelia si iegge:
iiea? y^//?^er omn/òz^ z(%e7?2,j%3f<3 c/<3??2 mceTzze/z^.

L'altra è ia Pace vestita di coior verde, coi cor-


nucopia e arnesi miiitari a'piedi; e neilo scudo si
113
veggono dne porte coil^iscrizione:
// ^orf^e^ e di sopra: ^3? /?oce rorMm 0)022/072^222.
La terza è i'Occasione ignuda, che posa ii piede so-
pra una ruota,nel cui giro si legge: L^oro jor^o
Tiene il rasojo in una mano, per dinotare come el-
la spesso recida le speranze umane; neil^altra ha un
vaso, in cui sono rinchiusi gli eventi delie cose, con
questo avvertimento: Q22220 ^272^ 220^00.
Le istorie di questa stanza sono divise da coion-
ne corintie. Nella prima sono sei Cavaiieri, con gi-
reili vioiati, che portano la bara funebre di Lucio
degli Obizzi, seguata colie armi dei re Roberto ac-
cennato. Quegli, infermatosi sotto Trapani di To-
scana, dove era venuto in soccorso del detto Re, vi
mori; e questi lo accompagna alla sepoltura in atto
di mestizia, seguito da molti cavaiiericoi cappucci
in capo in segno di duolo, e da altri a cavallo collo
stendardo regio, e con quello de^ Fiorentini coile
iettere R. P. F. Neiia cima delia rocca sventoiano
le insegne di Lodovico IV. di Baviera imperadore.
Nelia seconda apparisce il castelio di Monte
Catino di Toscana, tenuto da Castruccio e daUguc-
cione, ed assediato daTiorentini, essendo direttore
deiie armi Aiemanno degli Obizzi, il quale se io
vede a cavallo a parlamento cogli assediati, mentrc
aicuni soldati giuocano a dadi sopra ii tamburo.
Nella terza il medesimo Alemanno podestà di
Parma, in giubba aurata, accompagnato da cittadi-
ni togati, reca ad Obizzo Estense marchese di Fer-
rara le chiavi di quelia città vendutagli da Azzo da
Correggio, che usurpata i^aveva ai fratello Guido;
e un Cavaliere tiene io stendardo del Marchese coi-
Faquila bianca in campo azzurro, nel cui carico ri-
mase parimente Alemanno per ii Marchese.
La quarta rafhgura una fìera battaglia tra Mo-
Jena e Reggio, neiia quaie il detto Marchese e Ale-
manno pociestà di Parma ruppero ii Gonzaga, ii
Carrarese, il Visconte e lo Scaligero contro di ioro
congiurati; e si veggono le insegne di questi dissipa-
te, e i soidati posti in fuga.
11 Cavaiiere che si vede nel prossimo vano fu
Giovanni degli Obizzi, più volte Generale de^Fio-
rentini, che fece due giornate co^Tedeschi.
Neli'ultima storia è Tommaso hgìiuolo di Filip-
po, chiaro capitano, prostrato a^piedi di Giovanni
re di Boemia, da cui otten!ìe moiti priviiegi e la li-
berazione deli oppressa città, venendo a questo ef-
fetto in Italia il medesimo Re; e vi sono due sten-
dardi impressi delie aquile e delie insegne dellhm-
peradore Carlo III. e deiio stesso Re.
Da questa stanza si passa a quelia di san Mar-
co;e sopra la porta sono due hgure: Nettuno coro-
nato di alghe, coi tridente e con drappo ceruleo,
che in belia positura posa iì piede sopra un deliino;
e Paiiade che in atto di gravità tiene lTsta e ìo scu-
do impresso colia testa di Medusa. Nettuno dinota
lNmpero del mare, e Minerva ia prudenza di quel
Senato. In mezzo a loro appare tra le armi il leone;
per cimiero evvi ii corno ducale, e neila sommità
l'ombreiia; e suila lapida, ove ambi siedono, iegge-
si: Joce Sopra unTltra por-
ta è lTnvidia, vecchia e maciiente, non essendo
cosa al mondo più antica di lei: ha un serpe in boc-
ca, e un altro le rode il cuore; ed ha un ramo spi-
RlDOLFI. T. II. 8
noso in mano, con breve intorno: ye??z/?cr
o/7Z03?ÙZ.
La prima pittura Ji questa stanxa rapprescnta
un orribiie confbtto tra cavalieri, accaduto nel pia-
no di Toscana, in cui Giovanni Aucutho, capitano
per Flmperadore e per il Visconti, nei cadere da
cavaHo porge ìo stocco al sunnominato Tommaso
capitano del Pontedce; e in queiia miscbia sono ab-
battute le bandiere imperiaii e queìie dei Visconte.
Nell' altra vi è un simìic combattimento tra
Ocìoardo III. re d'Ingbiiterra e Davide re di Scozia,
percosso sul capo con mazza ferrata dai Re nemico;
cìistinguendosi que'due grandi Principi per le co-
rone poste sopra degli elmi. A que! fatto intervenne
similmente Tommaso, ii quale mal soddisfatto del
Pontebce (cbe in suo luogo aveva elettocapitanolo
Aucbuto) se ne passò in Ingbìiterra; per l'opera ed
ii consigiio dei quaie ottenne quel Re ia vittoria.
Weiie bandiere appajono ie armi deii'Ingiese col-
l'iscrizione: O^ozzr&z^ e 'l motto
ifancese: ^ony .yoff mo/ y peuce. E in queiie
deiìo Scozzese: Zhzyid! VcofMC, coi motto: /zz-

Nella seguente il medesimo Tommaso, vestito


di manto azzurro, viene creato Cavaiiere deiia Gar-
rettiera dai suddetto Re, cbe siede tra i Re di Norve-
gia e di Dania, con intorno aitri Cavaiieri deii'Ordine
ornati di zimarre fregiate d'oro. Neif apparato delia
stanza sonocompartitc ie armi regie e dimolti Prin-
cipi,co'nomi loro, cbe furono insigniti di queii'onore.
Neiia vicina vedesi Tommaso ritornato in Avi-
gnone, dove coiia sua virtù impetrò per ia patria la
n5
protezione Jei pontefice Gregorìo XI., dal qnale fu.
creato Generaie di Santa Chiesa; e ne riceve privi-
legi^, e lo stendardo impresso delle chiavi e dell'om-
brella.
Nella quinta lo stesso Cavaliere viene creato
Direttore delle armi da Antonio della Scala signore
di Verona (vestito con manto di hroccato e berret-
ta chermesina con cerchio d'oro intorno), pel quale
Tommaso amministrò il carico, tuttochè con infeli-
ce fine, restando lo Scaligero privo delio Stato. Ev-
vi anche un alfiere con abito bizzarro, che tiene io
stendardo deho Scaligero.
Nella prossima istoria Giovanni, hgliuolo di
Aiemanno, é creato similmente Capitano delle ar-
mi da Francesco da Carrara il vecchio, signore di
Padova (colPassistenza del Vescovo), da cui ricevc
ìe insegne e lo stendardo, in cui è scritto: F'zvzzzcz-
^czzzor Czzrrzzz ezz^z^ JVcfótczY DommMy.
Nella settima l'accurato pittore dipinse il mar-
chese Alberto da Este, posto in sontuoso letto, che,
ridotto a mortc, istituisce governatore del Marche-
se Nicolò suo figliuolo, e suo consiglier maggiore,
ii detto Tommaso, che gli siede appresso in veste di
velloto nero, coli'ordine deila Garrettiera al collo.
Nel cielo finalmente della quarta stanza, det-
ta F*z'rczz^c, il nostro ingegnoso pittore coiori ad Camera
di Firenze.
oìio la Virtù coronata da'raggi solari, con cotta ver-
de fregiata d'oro, in atto di calcare il Vizio ignu-
do, e cinto di funi. AI destro lato è la Punizione
che lopercuote co'fiagelli^ ed intorno all'asta s'ag-
gira un breve con queste parole:
Czzy^zzf^zzo, zzM&AyMC zfo/oj, Jzzùzgz^zze yh^crz.
116
Dali'altro é ii Merito, coiìo scettro e con varic
corone in mano.
Sovra ìa porta fece due fìgure: l'una di Fiora
con ghirianda in capo e veste ricamata di dori, per
signidcare Firenze; i'aitra, per dinotar i'Arno,
d'un vecchione ignudo coronato di giunchi, dise-
gnato con deri contorni, ed appoggiato ad un'urna,
con ramo d'olivo in mano; e in mezzo d'entrambi
il motto : FW/cf g*e7?fo.
Intorno a'muri Rnalmente sono in otto quadri
le seguenti dgure. L'una rappresenta Nicoiò, figliuo-
lo d'un aitro Alemanno, con veste d'oro e manto vio-
iaceo, autorevoie neiia città di Lucca. Questi, essen-
do proscritto da'cittadini, se ne passò a Venceslao
imperadore, e ne ricevè la iibertà per la patria.
L'effigie dei Cavaiiere vicino è queiia diLodo-
vico figliuoio di Alemanno capitano de'Fiorentini,
che tiene io stendardo coi gigiio rosso, insegna di
queiia Repubblica.
L'aitro è Giovanni, hgiiuoio d'un aitro Nino
pur capitano de'Fiorentini, cacciato dai Lucchesi
da un suo casteiio ov' erasi ritirato dopo varie fa-
zioni coiLucchesi; che, accompagnato da'suoi soi-
dati, si rivolge addietro per riveder ie diroccate mu-
ra di queiio.— Segue Azzo da Este, fatto prigione
da Antonio degii Obizzi capitano dei marchese Ni-
colò, accompagnato da molti soldati. Un cavaliere
tiene ia bandiera del Marchese coil'aquiia bianca
in campo azzurro, ed un soidato a piedi porta ie in-
segne dei vinto nemico.
11 personaggio chc si appoggia allo stendardo
estense raffigura iNicolò fratello d'Anfione, generaie
11?
del Marchese di Ferrat-a contro i ribeìli, cbe vinse
due volte in campo Ottobono di Parma.
Appresso appare un principio di maestoso tem-
pio, in cui il marcbese INicoìò, nel peHegrinaggio
di Terra-santa condotto seco iidetto Nicolò,lo crea,
con altri, Cavaliere; e il Marcbese volle ricevere da
nn di loro lo stesso onore.
Jacopo degli Obizzi, vescovo d'Adria, nel Con-
cilio di Costanza viene assunto all Arcivescovato di
Pisa, assistendo a quello Pimperadore Sigismondo
e i Cardinali, e gli viene conferita la croce e la
mitra.
Finalmente nelPultimo quadro dipinse il ma-
trimonio seguito tra Antonio di Roberto, bgliuolo
di Tommaso, con Negra de'Negri nobile padovana,
celebrato per mano del Vescovo Panno ma-
trimonio pel quale quella lamiglia venne a possede-
re molti poderi nel Padovano, pervenuti in quella
dama unica erede di quella casa, i quali sono tut-
tora posseduti con felice successione dai signori
marcbesi Roberto e Pio Enea, degni Cavalieri.
In uno de'torricini sono compartite alcune cit-
tà e paesi, ed altre cose negli appartamenti minori,
cbe tutti per brevità tralascieremo, avendo lavellato
deìle opere principali.
Ora mi si perdoni l'avere inserto in questo luo-
go si lungo blo d'istoria per dimostrare l'industria
ed accuratezza di Battista nel saper divisare sì nu-
merose invenzioni, vestiti cosi diversi di Principi,
ornamenti di Cavalieri, siti di città, battaglie ter-
restri e marittime, che vaìgono ad appagare l'oc-
cbio d'ogni curioso ed intendente; tralasciandosi
n8
molti particoiari compresi negìi elogi ivi notati,
dai quali abbiamo tratto quella parte sola che ap-
partiene alla pittura come sta essa per appunto,
non avendo noi avuto per intento di tessere Tisto-
ria di quella famiglia, trattata diffusamente da eru-
dita penna, ma solo di trascorrere quelle azioni co-
sì felicemente dispiegate dal pennelio delfautore:
perchè sebbene egli fosse istrutto de^soggetti che
doveva dipingere, Taverli in così degna maniera
intesi ed espressi, non è che non gli arrechi gran
lode, e lo renda degno di sublimi onori. E tuttochè
il Catajo sia luogo delizioso e riguardevoie, le opere
di Battista nondimeno lo rendono maggiormente
nominato, concorrendovi deì continuo gran nume-
ro di iorestieri e di studiosi della pittura per am-
mirare così squisite fatiche, ie quaii da moiti, non
ben pratichi delle maniere, sono stimate per opere
di Paolo; poichè, come già dicemmo, Battista dipin-
se con poca differenza da lui.
Qui si potrebbono ancora considerare molte
particoiarità a gioria deIPautore;ma,perfuggire
il tedio, le rimettìamo a quegìi intendenti che, per
avventura eccitati da^nostri scritti, capiteranno a
vedere sì belle e pellegrine fatiche.
Apprendano da ciò gli uomini di grandi Ibrtu-
ne a far raccolta deile opere de^ pittori illustri, ador-
nandone le case loro; chè goderanno vederle visi-
tate da begìi ingegni, e conseguentemente resteran-
no eternati i nomi loro daile penne degli scrittori,
con piacere della posterità.
E tenuta pure opera sua in Padova, nelìa con-
trada di santa Lucia, la facciata d'una piccola casa,
1^9
sulla quale sono fìgurate la Fecìe e Minerva che
pongono in capo una corona reaìe ad un uomo
ìgnudo accompagnato daìla Carità, che simbo!eggia
l'uomo degno rendersi meritevole di dominare; e
dal Cieìo gli cadono molte insegne di onore. E nel-
la cima il padrone vi scrisse: ^for^c/z volen-
do inferire, ad un uomo che dovea morire, tanta
casa essere bastevole.
Ci resta a far menzione del!e opere fatte da Bat-
tista ne! palazzo dei signori INicolò e Francesco Fo-
scari, fabbricato coi modelli d'Andrea Palìadio sul
margine della Brenta al Moranzano in sito amenis- Moranza-
no.
simo, per dove passano del continuo molte barche
e passaggieri, e dove vi sono due scale che portano
ad una ìoggia sostenuta da otto colonne doriche, dai-
!a quale si passa in una spaziosa sala fatta a crociera.
Nel principio della vòlta dipinse in un ovato
Astrea ritornata al cielo e prostrata dinanzi a Giove,
al quale accenna con mano in terra molti mortali
che si divertono in solìazzevoli trattenimenti, e sono
tollerati dalla divina clemenza. ìn altro tondo, nei
mezzo, appajono alcune Virtù; e nei seguente ovato
sta Mida in trono, col manto reaìe e !o scettro; ed
ha presso ì'invidia, come appunto ia dipinse Ovidio:

Jp<2//or ore ^ccic^, moc/oj f/z cor/?ore /ofo;


roc^zz cczc^; rzz^zgz/zc zic/z^cj^
jPcc^orzz yc/Jc czrc/zO A'fzgY/o c^^ c^/iz^c ccnc/zo;
oòojf.
A!la quale comparisce innanzi !a Discordia vesti-
ta di varii colori con facella accesa, seguita da mo!-
ti ; dimostrando con ta!e capriccio lo stato delie
130
cose umane, poichè i! mondo fu sempre ripieno di
discordie e di rivoìuzioni.
Formano la crociera due ovati, in uno de'quaìi
entrano due femmine che offeriscono incensi a Gia-
no, adorato qual Dio dagìi antichi, come istitutore
de'tempii e de'sacrifìcii ; neli'altro sono dipinti Gio-
ve sull'aquila, e Mercurio, clie scendono in terra
per vedere lo stato dei mondo.
Sovra la porta d'entrata gli stessi Dei siedono
alia mensa di Bauci e Filemone; a'quaii Bauci ser-
ve di coppiere con rustico vaso, praticandosi spesso
sotto ad umiie tetto ia cortesia bandita dalie case
de'grandi.
In aitre due mezze-lune sono: in una i medesi-
mi Dei che osservano un empio assassino togiiere
ia vita ad un misero viandante; neli'aitra costitui-
scono gii ospiti suddetti custodi dei proprio tem-
pio, mentre fanno ritorno al cieio annojati deiie
molte empietà vedute; poichè i'umana herezza ar-
riva a tale, che ii Cieio istesso si rencie cieco, riser-
bandosene il dovuto castigo.
11 rimanente di queìla sala è compartito da pe-
ducci, sopra i quaii posano teste d'imperadori finte
d'oro; e dalle parti stanno appoggiati uomini ignudi
dipinti con grande maestria e freschissimo colorito,
si che pajono piuttosto nati che dipinti; con fanciul-
li attraverso a'festoni, e cartelline finte di bassori-
iievo, tocche con molta grazia.
Sopra ciascuna delie porte sta una bgura seden-
te. L'Astrologia in contemplazione, con la sfera in
grembo; l'Aritmetica, clie accenna di scrivernu-
meri sopra una tabeila; la Poesia coronata d'alioro,
121

cìie mostra suonar ìa Hra; BeHona per farte milt-


tare^ con cotta alì'antica, ecì asta in mano.
Ne' cantoni deiìa crociera di terretta giaìla so-
no fìnte ie Stagioni; ed in altri spazii pose picca-
gìie di trofei misti d'eìmi, corazze, corone, spade,
spiedi, tamburi, archi, tnrcassi, scimitarre, ruote,
ed aìtri arnesi da guerra, inserti in legaccie appese
a mascheroni; siccbè ogni parte di queila nobiie saia
si rende vaga ed adorna.
Nei sofbtto delia stanza a mano diritta vedesi
l'Aurora vestita di cangiante, sopra un carro dora-
to, con gbirlanda di rose in capo, spargere pel cie-
io un canestrino di fìori; cosi vezzosa, cbe desta nei
riguardanti ia gioja: cbé per avventura non la di-
pinsero sì beiia giammai le penne dc'poeti, facen-
doia fbriera del Soie, nunzia del sorgente mattino,
di miiie boretti adorna còiti ne' giardini del cieio,
innafbare di cristallini umori le tenere erbette. Yie-
ne ii carro di iei tirato con lungbi nastri dalle Au-
re voianti, adorne di vagbe spogiie, cbe formano
nell'aria gentili svoiazzi.
Sui muri si mirano beiie arcbitetture con risai-
ti; neì mezzo istorie coiorite ; e sopra i frontespizii
aicune Virtù: e in giro sono compartiti vasi d'oro,
bandiere, turbanti, turcassi, eimi, aiabarde, ed aitri
sì fatti istromenti.
La vicina stanza pare trasformata in un cieio,
sotto al quaie s'innaiza una grande tribuna di bron-
zo, forata nei mezzo, dove Bacco preme un grap-
polo d'uva in una tazza tenuta da Amore, con Yene-
re vicina, giaccbè il vino è fomento di iibidine ; e
intorno a! cieio voia un Amorino, spargendo bori.
I 22
Le istorie dipinte sulic pareti sono un sacrificio
che si fa a Bacco, spargendosi dai sacerdote sopra
ie fiamme il sangue d'un capro, come animale con-
secrato a quel nume; ed una foda d'uomini e di
donne che si diportano in musiche^ tra'quaii insi-
nuandosi Cupido, va destando amoroso incendio
nedoro petti; e ciò perchè spesso dai musicali di-
porti si passa ai diietti di Yenere, e la virtù facii-
mente si cangia in vizio.
Neiia terza stanza vedesi un aitro cieio svelato,
nel cui mezzo è Giove in atto di fuiminare i Gi-
ganti?circondato da gran numero di Dei; come
Venere, Diana, Pomona, che mostrano i delìcati
loro seni; Ciheie e Giunone riccamente vestite; Sa-
turno hgurato in un vecchio grave e pensoso; Pria-
po col ferro adunco; e Bacco rappresentato da un
bei giovine, con grappolo dGìva in mano. Dai iati
veggonsi gli ornamenti deìie porte diroccati, e i
Giganti, la cui grandezza è riue voite maggiore dei -
Pordinario, ahbattuti dal fuìmine di Giove, preci-
pitare in più maniere da'monti.Di essi chi mo--
stra il petto, chi la schiena ; alcuno si appigiia agii
sterpi dei monte, un aitro rovinosamente cade a
rovescio: dipinti con tanta fierezza, che non si po-
trebhe in essi desiderare maggior perfezione.
Neìia quarta stanza è Prometeo, che, rapito il
fuoco ai cieio, se ne vola a portare in terra ia copia
di tutti i maii: quincii è che si veggono moìti infer-
mi giacenti sui terreno. Le iavoie dipinte ali'intor-
no sono: Fetonte fuiminato da Giovc; Caco che
ruha gii armenti ad Ercole; e Giunone (che rap-
presenta la Ricchezza) con Amore, poichè questi
125
non si mantiene c!)e ove abbondano iì ìusso ed i
comodi.
Finaìmente negF intavolati di due camerini di-
pinse ii Tempo e la Fama, forse per inferire che iì
grido di quelie nobiii sue fatiche iosse per durare
a pari corso dei tempo. Ed anche queste pitture
darebbono materia a lungo discorso, essendo ripie-
ne di singoiari beiiczze ;poichè Battista fu in simi-
ii lavori uomo rarissimo, e degno da equipararsi
con qual si sia celebre pittore deTempi antichi e
moderni.
Non si trovano che poche opere sue presso i
particoiari ; e tra queste abbiamo veduto due favoie
d'Ovidio fra le cose di Bartoiommeo daìia Nave. ii
signor Marcantonio Romiti giureconsuito integer-
rimo, al cui doice canto risuonano di soavissimi
accenti le adriatiche sponde, ha di questa mano
una piccola istorietta a chiaro-scuro, di Erode alia
mensa co'suoi Baroni e con Erodiade, ia quale,
danzando, ottiene in premio ii capo del Precursore
di Gristo. Così ii vizio prevaie aila virtù, e Pempie-
tà opprime l'innocenza.
Ma conciudiamo ii ragionamento^ non avendo
da registrar cosa delhautore che possa avvantag-
giare ìe narrate; sì che, ripigiiando ii primiero di-
scorso, diciamo che gii fu di moito pregiudizio
l'avere poco meno che per tutto ii tempo di sua
vita dipinto ne'viiiaggi, ove rimasero perdute le sue
più beiie fatiche; onde avviene ch'egii é poco co-
nosciuto ciai mondo. Che se avesse seguito ii consi-
giio deil'amico Paoio col ridursi nella frequenza
de'popoii, come già dicemmo, con meno disagio e
12/%.

fatica avrebbe passati i suoi giorni, e si sarebbe


aHontanato da'patimenti cbe si provano nelì'ope-
rare a fresco, per l'umido dell'acqua e deìla caice,
le quali inducono varie infermità che bene spesso
abbreviano ia vita.
Aggiungiamo ancora, che Battista avea poca
stima di sè stesso, nudrendo neli'animo troppo
modesti pensieri per tanta virtù. Egli fu d'impa-
reggiabile felicità nei dipingere, ed abbondò di pel-
legrini pensieri e di numerosi capricci ; fu vago co-
loritore, risoluto e franco disegnatore. Nondimeno,
benchè adorno di tante qualità, poco seppe prov-
vedere al suo decoro, accomodandosi facilmente
agli stenti ed alle fatiche, dalle quaii hnalmente
non trasse che scarsi ed infelici avanzi: ond'è che
gode assai meno degli altri di quelì'applauso tanto
ambito dagli elevati ingegni, e ch'è ii solo premio
(tuttochè vano) riserbato a'virtuosi dalia gratitudi-
ne degii uomiui dopo la morte.
Ma tali sono le vicissitudini delle cose ; e chi
nasce per dominare, e chi per vivere soggetto, e chi
per godere, lontano dalle noje, hno ali'ultimo delia
vita i comodi e gli agi, senza provar mai disastro
alcuno, mentre resta sempre infelice, benchè orna-
to di singolari virtù, chi nasce sotto non benigno
pianeta. Gosì coloro che in simili studii travagiiano,
d'altro in hne non fanno acquisto che di quella
gloria che serve di soio fregio al nome, e della qua-
ie disse quell'insigne Cantore:

zWzz je Eofùzo e 'Z Greco


??zo J0/70 /o moz Zo, ó zzzz cozz^o.
I 25
E Mafìeo Veniero argutamente cantò:

CAe g/ocn /nyiznzn? e cAe f co??/or^z?


JLn g*Zorzn c c/cn nz cw, c ??zor^<2 cz ??zor^z.

La quale non serve d'alcun soììievo all'uomo,


mentre non giunge a godere di quel riposo clie non
provò giammai il misero Battista, il quaie in età
d'anni 60 terminò poveramente i suoi giorni sotto
il grave peso delle fatiche.
VtTA
Dif JACOPO DA PONTE
DA BASSANO.

J-l on sono che veramente degni di iode coioro ciie,


oltre le numerose maniere ritrovate dagli eccellen-
ti pittori, han saputo inventar nuovi modi di ben
dipingere; essendo facile ad ognuno, benchè di me-
diocre ingegno, il seguir ie orme dagii aitrui piedi
calcate, mentre io inventar noveile iorme fu sem-
pre da grandi e peliegrini inteiletti. Chiarissimi in
questa parte furono Gio. Beilino, Raffaeiio, Leonar-
do da Vinci, Giorgione, Tiziano, il Tintoretto, ii
Veronese, ed aitri; ciascuno de'quali imitò rara-
mente, ma con diverso stiie, la natura, chi di ioro
recando grazia a'sembìanti, morbidezza aiie carni,
rilievo a' corpi, stringatura al disegno, e decoro ai-
ie invenzioni; onde con taii diversità si fecero co-
noscere per ecceilenti non soio, ma instituirono le
scuoie loro.
Appo questi devesi con ragioue coiiocare Jacopo
da Bassano, che allontanatosi daile usate maniere,
con nuovo modo, iondato neiia fbrza e neiia natura-
lezza, seppe formar ia propria sua, ia quaie è sem-
pre piaciuta ai professori non solo, ma aii' univer-
saie, per una taie proprietà ch'egii arrecò alie cose
tutte che prese a dipingere, ed in particoiare agii
animali; sì che ai bue non manca ciie ii muggire,
13y
alla pccora ìi beiare, ai cavailo ii nitrire, al Ìeone
il ruggito, ai gaiio ii canto; e così di mano in mano
egii diede ad ogni animaie la propria qualìtà^ sì
che viene da tutti commendato.
Nacque egii i'anno i5io, e fu dgiiuoio di Fran-
cesco da Ponte pittore, cbe invaghito del sito di Bas-
sano lasciò la patria sua di Vicenza, e ivi fermò 1 abi-
tazione; e seguendo la maniera de'Beiìini, molte
cose dipinse. Di lui vedesi in Bassano, neila chiesa
superiore del casteilo, ia tavola con entrovi Maria
Vergine, e li santi Bartoiommeo e Gio. Battista. In
vilia di Asiago, capo dei Sette Comuni, vi è di sua
mano ia dgura simiimente di Nostra Donna con ii
santi Giovanni e Matteo, iodevole pittura. In Soia-
gna dipinse poscia con migiiore stiie san Micheie
e san Donato a lato deiia Vergine; per ia villa di
Voiiero ia venuta deiìo Spirito Santo; e per la Com-
pagnia di san Paoio di Bassano ii Santo medesimo
con la Regina de'cieli e san Pietro. Tali furono le
opere di Francesco rimaste in pubblico: fu inoltre
buon letterato, e intendente della hiosoha; ma da-
tosi aiPaichimia, consumò vanamente moiti degii
averi suoi.
Ma di Jacopo, confbrme i'ordine proposto, fa-
velliamo; ii quaie da fanciuiio fu educato dal pa-
dre neile umane lettere, che gii furono molto gio-
vevoli neli'arte per ia cognizione deile storie e dei-
le favole, e per trovare deile invenzioni: onde non
ebbe a ricorrere aiì'aitrui parere, come avviene
a molti sciocchi pittori. Indi appiicatosi aì dise-
gno, essendo di pronto ingegno, diede in breve in-
dizio di buona riuscita, dacchè giudicò Francesco,
I 28
nè gli ilaHì ìl pensiero, clVei dovesse divcnir bnon
pittore.
Ma perchè gli agi delie paterne case spesso in-
hngardiscono chi ii possiede, pensò di provvederio
di novello maestro; e lo mandò a Venezia in casa
de'parenti, che ii posero con Bonifacio veneziano,
sotto ia cui discipìina coltivò ie istituzioni apprese
dalpadre;e raccontasi che quando Bonifacio di-
pingeva si serrava in camera, e che Jacopo per ii
fbro della chiave osservasse ii fare di lui, e che in
questa guisa apparasse il modo dei suo dipingere;
e col ritrarre ancora dalie opere di quelio si fece
pratico in queiia maniera, come lo dimostrano ai-
cune sue pitture. Aitri vogliono che con la soia eru-
dizione imparasse l'arte dal padre, e che studiasse
poi suile opere di Tiziano; ritraendo inoltre le car-
te del Parmigianoy d'onde apprese aicuna grazia ne-
gii atti deile hgure.
Dopo non iunga dimora in Venezia, tratto Ja-
copo daile cure di sua casa (essendogli mancato ii
padre), tornò a Bassano; e accasate due sorelle, si
dispose di vivere dove nacque, e di godere deTo-
modi deila patria, e deiia soavità delParia nativa.
Aveva egli comoda abitazione, vicina al ponte fa-
moso eretto coi modeiii di Andrea Paliadio, per do-
ve passa ii fìume Brcnta, che discendendo tra'vici-
ni monti irriga con piacevol corso ITbbiiquo giro
deiralveo suo. Verso tramontana i'occhio si pasce
della veduta di scoscesi monti, vèr ponente gode la
bellezza di lieti e ubertosi colii, e in altra parte spa-
zia per una vasta campagna ripiena di numerose
abitazioni, di castella e di ville.
139
In quesLo ameno e JiieLtevole soggiorno Jacopo
passò felicemente ii corso degli anni suoi, lungi dai-
ie frequenze de'popoli, tra'quali puiluiano frequen-
ti competitori, e dove ii favore de'più autorevoii
spesse Rate innalza i men meritevoli alie maggiori
iortune.
Ma veniamo ai racconto deiie cose da lui di-
pinte. Nelia parrocchiaie cii Cittadelia fece, ne'suoi Cittadelìa.

primi tempi, per l'aitar maggiore^ il Saivatore aila


mensa con san Luca e con Cleofa, figure di soavis-
simo colorito; e ne'Ranchi deila Cappella lavorò a
fresco la Transhgurazione di Cristo sul Tabor.
Sovra la porta padovana dell'istesso castelio di-
pinse Sansone in atto di rovinare i sostegni dei
tempio de'Fiiistei. in viiia deila Rosata, nel cortiie
di casa Deihna, dipinse con simile stiie aicune fa-
vole deli'Ariosto e le Arti iiberali, e una Venere
ignuda in un paesino.
Di lì a non molto, con miglior maniera, coiorì
a fresco in Bassano^, nella contrada dei taglia-pie- Bassano.

tre, la hgura di Nostra Donna, che col Bambìno in


seno scherza con san Giovannino; e in vilia di Poe,
con maniera tratteggiata, ritrasse in un capitelio
pure la Vergine coi santi Rocco e Sebastiano, a
somigiianza di quelio di Tiziano di san Nicolò dei
Frari in Venezia; e al Portiie, viliaggio poco di-
stante, dipinse un'altra voita, ai lati d'un portone,
i Santi suddetti e sant'Antonio abate.
Sovra la porta dei Leone in Bassano hgurò Me-
zio Curzio che si precipita nelia voragine; e a'Pa-
dri Serviti lavorò in un vòito la Regina de'cieli in
gioria con cherubini intorno, e a'piediaicuni frati
RlDOLFI. T. II. Q
I 5o
di qneììa Reìigioue, e gentili cìonne in atto Ji ado-
razione: e nei mezzo un paese al naturaie.
MarosLica. Condottosi a Marostica, casteiio dei Vicentino,
operò pure a fresco, neiia saia deli'Audienza, aicu-
ni trofei a terretta gialia; e nelia facciata della Com-
pagnia del Corpo di Nostro Signore dipinse ii mi-
racoio di sant'Antonio di Padova? deii'asina fame-
lica ginocchioni dinanzi PEucaristia, a confusione
di queii'Ebreo cb'ebbe ardire di negare contenersi
in queila il corpo del Salvatore.
ViHaggi. Non sia adesso grave al lettore percorrer ie vii-
ie dei Vicentino e dei Trivigiano, esaminando moi-
te pitture deii'autore. E prima in viiia di san Luca
vediamo un Deposito di Croce portato ai monumen-
to, coiorito con piacevoie modo; in Pianezza ia dgn-
ra di sanBernardino; a Farra queiia di Aìaria Ver-
gìne, e delie sante Lucia e Maddalena; in santa Ca-
terina di Lusiana, di nuovo Nostra Donna toita in
mezzo da san Zeno e daiia detta Santa; a Borso
parimente Nostra Signora con due Santi a iato; e
in Cavaso un' altra simiie Rgura coi santi Rocco e
Sebastiano, nella parte inferiore deiia quale pittu-
ra sono molti infetti di peste. E lavorò ancora aitre
pitture a Besega e a Loregia.
Bassano. Ma torniamo di nuovo a Bassano. Sopra ia casa
de'Micbieii coiorì a fresco, coi medesimo stiie, un
fregio di bambini nei!a cima; e sotto un intreccio
di animali, di libri, di medagiie e di stromenti mu-
sicaii a cbiaro-scuro; e di sotto Sansone sovra un
monte di Fiiistei, ii quale con ia masceila d'asino
fa di queili orrenda strage. Tra ie bnestre fece la
Prudenza, ia Rettorica e ì'industria; e nelia parte
15 i
inferiore divise in cinque ovah ia morLe deii'inno-
cente Abeie; pittura in cui appajono tugurii co-
perti di pagiia, non essendo ancora venuti in uso
gli eminenti palagi. Noè ubbriaco, giacente sul ter-
reno, colle parti virili scoperte, e Sem e Jafet cbe
lo ricoprono col mantelio. Un fanciulio morto, in
iscorcio, fra tescbii di cadaveri, col motto:
om/zM e la belìa Giuditta cbe ba reciso ii
capo ad Oloferne.
Indi appresso lavorò tre quadri per un recinto
di letto d' una delie camere del Rettore. Giosefib
nei primo, cbe spiega i sogni ai coppiere di Farao-
ne e al ibrnajo; nei secondo, cbe interpreta ie visio-
ni dei Re; e nel terzo, cbe sta assiso sopra eminen-
te soglio, acclamato dal popoio salvatore deil'Egit-
to. Ma questi quadri restarono inceneriti l' anno
1627, avendo posto fuoco ai medesimo palagio un
misero condannato a morire. Pare cbe in essi se-
guisse la maniera di Bonifacio.
Nel cbiostro di san Francesco ritrasse la Ver-
gine col Fanciuiio in seno, sant'Antonio abate ve-
stito aìi'episcopale, e iì serabco Santo, togliendo
l'attitudine di questo da quelio di Tiziano in san
Nicolò de'Frari di Venezia. Ed avanzandosi tutta-
via neilo studio, dipinse, neiia cbiesa di san Giro-
lamo, Nostra Signora cbe fugge in Egitto.
A Pove, nei Bassanese, dipinse ia tavoia di san
Vigiiio, co'santi Battista e Giroiamo. Pei Padri Ri-
formati d'Asolo iavorò la tela eielia Concezione, Asolo.

bgurandovi sant'Anna cbe tiene in seno la Vergi-


ne;e per il Duomo'dipinse l'Assunzioue con moi-
ti bambinetti, ed a'piedi ii santi Stefano ed Antonio.
103

Lavorò Hi qucsLo mcntre pe! Comune di Bassa-


no, negl'intavolati delìe stanxe del palagio Preto-
rio, g!i emblemi di tutte !e arti, a cbiaro-scuro; cd
in a!tri, pastore!!e, fanciulìi ed animali: cose tutte
che si abbruciarono coi tre quadri suddetti, restan-
do iììesa !a stanza degli emblemi. Per !a sala del-
l'Audienza poi dipinse aìcune sacre istorie, queHe
cioè dei tre fanciulli usciti iHesi daHe fiamme dinan-
zi a Nabuccodonosorre; di Susanna accusata da'vec-
chioni; e dell'Adultera condotta dagli Scribi avanti
a Cristo: neHe quali tutte entrano graziose figure.
TNel borgo Vicentino Rgurò la Santissima Tria-
de, con Angeli intorno, alcuni de'quaìi suonano
stromenti; ed a'piedi Rnse un paesaggio al natu-
rale, con parecchi tugurii, ed una vecchia che porta
!e oche al mercato. Nel basamento della tavola già
dipinta da! padre suo nel borgo medesimo aggiun-
se due teste di santi Vescovi, molto ben colorite.
Nelle case de'Campesani vedesi una femmina ignu-
da condotta col medesimo stile.
Seguendo poscia nelle attitudini la maniera del
Parmegiano (del quale ancor giovinetto, come di-
cemmo, molte cose ritratte aveva), colorì su d'una
gran tela, a fìgure minori del vero, Cristo in Emaus;
dìpinto che per lungo tempo conservossi nelle ca-
se de' Guadagnini in Bassano. Col modo medesimo,
in villa delle Nove nel Vicentino, colori una cap-
pella a fresco coi ritratti degli Evangelisti; ed in
tre tondi li santi Rocco, Sebastiano e Donato, ca-
vati di mosaico.
Ma ci compatisca il lettore se troppo a lungo
ViHaggì. parliamo de'villaggi in cui abbondano le cose deì
i35
Bassano, il quaìe rese coìle sue pitture quelii non
meno riguardevoli clie ie città. In Enico rappre-
sentò a fresco, nella tribuna maggiore, Cristo cro-
ceRsso; Maria Yergine nel viaggio d'Egitto; gli
Evangelisti; e santa Giustina posta tra'santi An-
tonio abate, Rocco e Sebastiano: e neil'intavolato
fece ventotto istorie tratte dalia Scrittura, che si ab-
bruciarono in un incendio. A Fieta, nei Trivigiano,
dipinse intorno all' altare ie Rgure di san Michele
e di san Giorgio; la Yisita di Nostra Donna alla co-
gnata Elisabetta; il passar ch'elia fece, per tìmore
di Erode, in Egitto; e gii Evangeìisti.
Yediamo adesso le opere fatte in Yicenza, nei- Vicenxa.

le quaii maggiormente campeggia ia virtu sua; poi-


chè essendosi fatto famoso il nome di iui, gli fu lo-
cata daila Compagnia de'bombardieri la tavola di
sant'Eleuterio per la picciola chiesa loro, situata in
capo aiia piazza de^Signori. In questo dipinto aiia
sommità dTna scala appare il Santo, che benedice
aicuni suoi divoti ; e vi entrano singoiari teste e na-
turalissìmi cani. Con più generosa maniera fece po-
scia a'Padri di san Rocco, neila cappelia maggiore,
ii santo peilegrino che risana col segno delia cro-
ce moiti languenti ignudi infetti di peste. Yi si veg-
gono donne che mostrano al Santo i hgliuoiini ioro
coipiti dai contagioso male; e nella cima è ia Yer-
gine che saie al cieio, cinta da moiti angioletti. Nè
si può dire con quanta naturaiezza egii esprimesse
queiia pia azione, poichè i'occhio, impresso di quel-
le meste immagini, si atteggia a mestizia e a com-
miserazione. E poi singolare il colorito, che non po-
trebbe esser più naturaie.
154
A richiesta deìia medesima Città, Tanno t5y3
ritrasse in una gran mezza-iuna i ciue Rettori, Gio-
vanni Moro e Silvan Cappeiio, in veste ducale, per-
chè si conservasse la memoria dei loro buon reg-
gimento. Stanno essi prostrati a' piedi di Nostra
Donna, sedente sotto maestoso baidacchino, con san
Giuseppe a iato. Dietro a'quali vi sono alcuni ser-
vi vestiti a iivrea; e poco iungi, sopra ad una scaia,
saigono alcuni ministri con chiavì, per iscarcerare
prigioni. Quest'opera fu coiiocata dai Vicentini per
singoiare ornamento in capo alla saia dei Consiglio.
Per la chiesa di santa Croce poi fece un Cristo mor-
to in braccio aiia doiente sua Madre ; un servo tie-
ne un torchio acceso, da cui ie due hgure ricevono
ii lume; ed in iontananza vedesi un paese.
Fra ie cose più gentiìi si annovera anche la pit-
tura de'santi apostoli Pietro e Paoio, posta neiia
Venezia. chiesa de' Padri di Gesù in Venezia, ia quale ha
moita grazia e bel colorito ; e quelia di san Cristo-
foro, che varca il hume coi nostro Signore bambino
in ispalia, posta neiia chiesa al nome suo consecra-
ta nell'isoletta vicina a Murano, ia quaie si vede
in istampa d'Egidio Sadeier; con aitri Santi d'am-
be ie parti: e neil'istessa chiesa vi é ia hgura di san
Girolamo orante ginocchioni, con varii teschii e ii-
bri dinanzi.
Lavorò ancora a' Padri di Gesù deiia città di
Brescia. Brescia nove quadri peì coro, con tal ordine coiio-
cati. A mano destra è Cristo orante neii'orto, fia-
geiiato aiia coionna, mostrato da Piiato ai popolo,
dispogiiato sopra ii Caivario per essere crocehsso.
A sinistra è ia cattura neiì'orto, ia coronazionc di
ì55
spiue, ìa saìita al monte Caivario, e ìa crocifìssio-
ne. Nel mezzo vedesi ia sepoltura di iui.
Tramezzo alie cose narrate faceva ii Bassano
molti quadri, di cui voientieri traeva il soggetto dal-
ìa sacra Scrittura; e questi o gli venivano levati di
quando in quando da negoziatori, o ii mandava a
Venezia per vendere: sì che non sia discaro ai iet-
tore che di quelii facciamo un hreve racconto. Fu-
rono essi: ia Creazione del mondo, con numero di
animali: Adamo ed Eva costituiti dal Signore pa-
droni deila terra: lo stesso Adamo persuaso daiia
credula mogiie a mangiare il pomo vietato; e ìa lo-
ro cacciata dai paradiso terrestre fatta dai Serahno
con una spada di fuoco. Yedevasi poscia come Ada-
mo lavorava ia terra in pena dei peccato commes-
so, ed Eva che nutricava i hgiiuolini col iatte dei-
ie sue caprette; Ahele ucciso da Caino, e ia sepoi-
tura di Adamo.
Figurò poscia Noè, che per ordine del Signore
fahhricata i'arca, v'introduceva due animaii di cia-
scuna specie:nè si può descrivere quanto hene aves-
se ritratto i giumenti, ie pecore, ie capre, ie tigri,
gii orsi, i ieoni, i conigii, ed a!tri animaii, che a due
a due passavano per un ponte neìi'arca; come pu-
re io sparviere, ii passero, iì pico, ia rondine, ia ci-
vetta, i'usignuoio, ed aitri uccelii, che parimente en-
travano per ia hnestra deli'arca, mentre aitri aiia-
vano fra gli aiberi: e Noè coiia sua famigiia soiieci-
tava l'entrata degii animali. Un esempio rarissimo
di questo dipinto si conserva neiia chiesa di santa
Maria Maggiore in Venezia; e si dice che Tiziano
ne comperasse uno simiie per venticinque scudi,
i56
prezzo di consiJerazione a que'tempi, riputando ii
Bassano uomo distintissimo in questo genere.
Dipinse poi come Iddio, per le moltiplicate ini-
quità, mandando ii diiuvio sopra ia terra, sommer-
geva ii mondo. Apparivano in quell'istoria corpi
d'uomini ignudi portati dali'onde; aitri impauriti
si aggrappavano agli aiberi; e si vedevano pajuoli,
caldaje, conche ed aitre masserizie a gaiia soprale
acque.
Rasserenato ii cielo, e cessate le tempeste ed il
furore de'venti, vedevasi Dio che favellava con T\oè;
e in segno deiìa pace fatta coii'uomo appariva nei-
l'aere l'arco ceieste fregiato de'più coiori. Quindi
ii medesimo Noé uhhriaco, mostrando ie parLÌ vi-
rHi, veniva ricoperto da Sem e da Jafet. Dipinse
anche Agar licenziata da Ahramo; Lot che racco-
giieva gli Angeli in sua casa, e indi partendo dalie
città infami si trastuiiava con ie hgliuoie ; ii sacri-
ficio d'Ahramo; Esaù che vendeva ai frateiio Gia-
cohhe la primogenitura per una scodeila di lenti;
poi ii medesimo Giacobhe che rapiva dal padre ia
benedizìone con l'inganno di Rehecca sua madre;
e fuggitosi per timor del fratelio in Aaram, e ad-
dormentatosi nei cammino, vedeva gìi Angeli che
ascendevanò e discendevano dal cieio.
Dipinse ancora Dina, figiiuoia di Lia, rapita da
Sichem, non che molte azioni del!a vita di Giusep-
pe, quaìi sono: ii racconto a'suoi frateiii dei sogno
de'manipoiie delle steiie che loadoravano;la ven-
dita fatta di lui agli Ismaeiiti^ e come divenuto ser-
vo di Putifarre, ed invitato a'piaceri amorosi daiìa
moglie di quelìo, le lasciava, higgendo, neile mani iì
I 5^
manteHo; la spiegazione de'sogni ch'ei fece al cop-
piere ed al fornajo nelle prigioni;I'interpretazione
delte visioni al re Faraone, con aìtri avvenimenti
di quel casto garzone.
Ma tra ie curiose cose di quest'ordine furono
varii componimenti del ritorno di Giacobbe in Ca-
naan per ordine del Signore, e dell'andata di lui
in Egitto per rivedervi il Hgliuolo Giuseppe fatto
vicerè da Faraone, porgendogliene bellissima oc-
casione la veduta de'vicini monti, per dove soglio-
no transitare i pastori cbe dalle montagne condu-
cono le greggie e gìi armenti loro a' pascoli fecon-
di del Bassanese e del Vicentino ; riponendo sopra
Jegli asini e de'cavalli le conche, le caldaje, i far-
delli, i hgliuolini, e le cose tutte del mestier loro.
Così nella medesima guisa hgurò il Bassano i detti
paesaggi, con parecchi animali in cammino, va-
rie masserizie, le mogli ed i servi ; del quale sogget-
m conservasi una gran tela in casa Contarini di san
Samuello.
Trasse similmente dalI'Esodo molte invenzio-
ni: Mosè bambino trovato dalla hgliuola di Farao-
ne nella cesta impeciata ; lo stesso Mosè, che fatto
adulto, e fuggito dalla Corte per l'omicidio com-
messo, pervenuto, nel paese di Madian, ad un fon-
te, difendeva le hgliuole del sacerdote Raguele
dall'importunità de'pastori* poi il medesimo, che
ottenuta Sefbra per isposa, divenuto custode di pe-
core, favellava con Dio; per divin volere partitosi
dal suocero per l'Egitto, se lo vedeva in cammino
colla moglie e gran numero d'armenti rappresentati
dali'autore con moita squisitezza. In altri dipinti
i58
Mosè operava prodigii aìia presenza di Faraone-
cangiava ìe acque in sangue; faceva uscire in copia
ìe raue da'humi; cagionava ia mortaiÌLà degii ani-
maii, le grandini, ie iocuste, le tempeste. In aitri
Analmente vedeasi TAngeio che uccideva i primo-
geniti d'Egitto, e ia sommersione di Faraone.
Coiorì ancora, come pervenuti gli Ebrei nel de-
serto, cadeva loro ia manna dai cieio, e ne piove-
vano ie coturnici, e l'acqua scaturiva da una roc-
cia ai percuotere deiia verga di Mosè; due deile
quali invenzioni esistono presso il signor cavaiiere
Gussoni.
Ritrasse inoitre come Mosè riceveva da Dio ie
tavoie deiìa iegge suiia cima dei Sinai, mentre ii
popoio idoiatrava il viteiio d'oro; e aicune sacre
istituzioni, come queiie deii'arca, del candelabro,
ed aitre deil'antica iegge.
Dai libro dei Numeri toise ii pensiero del scr-
pente di bronzo eretto da Mosè nel deserto, nei
quaie bsando ii popolo gii occbi, si risanava da'mor-
si de'serpenti; ii profeta Balaamo, in cammino so-
pra deli'asina per maiedire ii popoio dei Signore,
arrestato con foigorante spada da un Angeio.
Raccolse aitri soggetti dai Deuteronomio;e dai
libri di Giosuè trasse ia presa di Gerico fatta a suo-
no di tromba, e io arrestar ch'ei fece ii Soie neiia
battagiia contro gii Amorrei.
Dai iibro dei Giudici trasse Sisara trahtto con
acuto chiodo da G ieie, neiia cui casa erasi rifuggito;
e Sansone, che trovato un favo di mieie in bocca ad
uno spento leone, proponeva a'suoi giovani amici
in un convito i'enigma, che dai mangiatore era
usciLo il cibo, e dal fortc ia dolcczza; e che da ioro
fn spiegato, avendogliene la moglie (cbe poi lo di-
vuìgò) con sue lusingbe cavato di bocca il segreto.
Di Sansone dipinse poi altre imprese; come la stra-
ge de'Filìstei, il portar ìe porte della città di Gaza,
il tradimento deìl'infame Daliia, ii tosargli che que-
sta fece i capelii mentre dormiva, e il croilo dato ai
tempio de'Fiiistei.
Finse di più Rut che raccogiieva ie spiche nei
campi di Booz, e come questi la fece sua sposa; ma-
trimonio onde nacque Obed padre d'Isai, ed avo di
Davidde.
Dai iibri dei Re sceise ie più segnaiate azioni
di Davidde; cioè quando fanciulio veniva unto Re
da Samueiio per ordine di Dio; e corne colia fion-
da uccideva ii hero gigante Goiia, e gli troncava ii
capo ; e come col reciso teschio in mano veniva in-
contrato con canti e suoni dalie donzelle di Geru-
saiemme; come, perseguitato da Sauie, riceveva dai
sacerdote Abimeiecco ii pane delia proposizione;
e assunto ai sogiio reale, conduceva Farca di Dio,
toita daiie case di Aminadabbo in queiia di Getro,
suonando l'arpa, con Oza caduto morto perchè eb-
be ardire cii rattenerla. Poscia io dipinse ad una
Rnestra del suo palagio in atto di vagheggiare la
beiia Bersabea, bevendo per gii occhi ii tosco mor-
tifero d'amore; e come poi, commesso i'aduiterio,
e fatto eseguire i'omicidio di Uria, veniva ripreso
dal profeta Natano.
Rappresentò in appresso il Giudizio di Salomo-
ne; la regina Saba dinanzi al medesimo Re, venuta
ad ammirare ie grandezze di iui; Eiiseo che moiti-
1/^0
plicava ia farina e 1 oiio neg!i orciuoii dciia buona
vedova; e come poi le risuscitava ii morto Hgiiuo!o.
Dipinse anche ia Sagra dei Tempio ed aicuni
sacri riti descritti nei Paraiipomeni; Tobia in cam-
mino, accompagnato dall'angelo Raiìaele, cbe pren-
de il pesce; poi quando, giunto alle paterne case,
rendeva coi deie dei pesce ia iuce al veccbio padre,
accorrendo la mogiie e ie fanti in atto di maravigiia.
Così pure ritrasse Giuditta uscita di Betuiia e
avviatasi al campo di Oloferne, a cui nottetempo
troncava poscia ii capo ; noncbè alcune azioni di
Ester e dei pazientissimo Giobbe.
Compose uguaimente numerose invenzioni dei-
PEvangeìo, incominciando dail'Incarnazione e na-
scita dei Salvatore, ia qual dipinse in più maniere,
come si vede in due quadri in casa dei signor Cri-
stoioro Orsetti: i'uno iigurato nottetempo coi pasto-
ri e moiti armenti intorno al presepio, di Herissima
maccbia; Taitro cbe mostra il sorgere deii'aurora, ia
Vergine cbe raccogiie e fascia il nato Figliuolo, e i
pastori adoranti; ed in questo volie imitare la leg-
giadria dei Parmigiano coiio squisito colorire, si cbe
pajono vive bgure; e vi ritrasse al naturaie aicuni
giumenti. Coiia medesima maniera dipinse Susanna
ai bagno, coi due veccbioni.
Colorì dei pari in più guise l'apparizione dei-
l'Angeio a'pastori (uno de'quali dipinti, di deiicato
colorito, é presso il signor Giovanni Grimani) ; ia
visita de'Magi; ia Puribcazione deila Vergine; il
suo passaggio in Egitto; Cristo fra i dottori: ii me-
desimo battezzato ai Giordano; iaMaddaiena con-
vertita dai Saivatore (soggctto cbe si vede, in picco-
1^1
la tela, anche in casa Contarinì a san Samuelìo) ;
Crìsto introdotto in casa di Marta, nella qual pit-
tura vedevasi un preparamento di animali e di pe-
sci ; Lazzaro risuscitato ; e !e fameìiche turbe satol-
late sopra il monte.
Espresse poi molte azioni deiia Passione del
Redentore, come l^orazione nelborto, Gesù tradito
da Giuda, preso da^ministri, condotto a Caifasso,
flagellato, coronato di spine, crocedsso, e toìto di
croce; Rngendo taii soggetti di nottctempo, con po-
cbi lumi, ed ombre gagliarde iHuminate da faci
e da torcbii. E dopo ìa passione ìo dipinse risusci-
tato, ed in più maniere accompagnato, nel viaggio
d'Emaus, da Luca e da Cieofa; ed a sedere con loro
a mensa sotto un pergolato, coiboste adagiato sopra
una sedia, mentre in altra parte appariva ia cucina
con le masserizie, una serva cbe lavava i piatti, ed
aitre cbe preparavano ie vivande. E questa inven-
zione, vagamente colorita in una teia, esiste presso
iì signor TNicolò Renieri, pittore altrove mentovato;
e se la vede, con aitre simili, in una stampa dei
Sadeleri.
Trattò Rnalmente un buon numero di parabo-
ie. Iì Samaritano ferito nei viaggio di Gerico era
tra ie cose di Bartoiommeo dalia Nave cbe passa-
rono in Ingbilterra. Ii ricco Epuione cbe sta ban-
cbettando Ira le meretrici, co^mimi a canto suonan-
do liuti, mentre il mendico Lazzaro sta appiè del-
le scale, con naturaiissimi cani cbe vanno iamben-
do le piagbe di lui, è posseduto dal signor Jacopo
Pigbetti. Un aitro di maggior dimcnsione è possc-
duto da'signori Contarini di san Feiice; ed uno è
IZj.2
in casa Contarini cti sau Samuelio, condotto coììo
stiie deì Parmigiano. 11 padre di famiglia che man-
da gli operai alia vigna ; il Re che rimette ii debito
al servo, il quale mostrandosi ingrato opprime poco
lungi il suo debitore; ii pastore, che ritrovata la pe-
corelia smarrita, sela pone in collo; il seminar del
grano, che trovasi dipinto presso ii signor Bernardo
Giunti, in cuì una vecchia contadina allestisceje
tovaglie, e vi sono due ben fatti giovenchi ; ii hgliuoì
prodigo ricevuto in grazia dal padre; ii giojelliere
che compra la preziosa margarita, sono altrettanti
soggetti anch'essi con perizia trattati dai nostro
autore. Insomma, non v'è cosadegna di riguardo
nelìa Scrittura, che non fosse da Jacopo maestre-
volmente hgurata, essendone egii molto ben pra-
tico ed intendente.
Ripigliamo adesso ii hlo delle opere sue esposte
ai pubblico (e ci condoni il lettore questa lunga
digressione), afhnchè si conosca quanto egl' fosse
copioso d'invenzioni, e si venga in cognizionb delle
molte sue fatiche. Nella chiesa di santa Maria in
Padova. Vanzo di Padova dipinse la tavola del Redentore
morto, portato al sepolcro da' suoi pietosi amici
Gioseifo e Nicodemo. Viene la funebre pompa ac-
compagnata da servi con torchii accesi, che discac-
ciano ie tenebre della sera, e danno lume al prezio-
so cadavere. Vi è la Vergine madre tramortita, tin-
ta d'un paliore di morte; e le stanno intorno per
sovvenirla le-dolenti sorelle,che si struggono in
pianto. Vedonsi anche sparsi in terra gli stromenti
delia Passione; sicchè non manca a quella pia azio-
ne aicuna verisimiie circostanza.
Ma per vedere anche !e opere deì! uìtima sua
maniera ci conviene far passaggio di nuovo a Bas- Bassano.

sano; e qui, nella chiesetta superiore del castello,


mìriamo la Nascita di Gristo, in cui Taurora, ap-
parsa sopra !e cime de'monti, rischiara co'suoi
candori il cielo. In una rustica capanna sta la Ver-
gine inginocchiata, in atto d'avvolgere in povere
fasce il nato Bambino, mancandole in quel solingo
albergo gli agi che sogliono abbondare neìle case
de'grandi. Due festosi Angioìetti scendono tra rag-
gì di gioria; ed intomo al presepe stanno adoranti i
pastori, vestiti di roxzi panni, co'piedi lordi di fan-
go ; uno de'quali reca un agnellino per farne dono
alla Vergine madre, e l'altro guida un bue che
mugge per allegrezza. Non è dato alla penna deli-
neare la bellezza e la purità di quella Vergìnella,
nel dipinger la quale pare che più si adaticassero
gli angeli, che il pennello del pittore: sicchè ognuno,
mirando quel divino mistero espresso con tanta na-
turalezza, giurerebbe di trovarsi nella capanna di
Betlemme con Maria, Giuseppe e i pastori: ond'è
che l'anima intenerita manda agliocchi lagrime di
dolcezza, hgurandosi Iddio nascere, per amore del-
l'uomo, in diroccata capanna. La bellezza della qual
pittura trae di continuo a vederla molti cospicui
personaggi, che hanno anche tentato con larghe
esibizioni di farne acquisto; benchè que'popoli non
vollero giammai privarsene, per conservare in essa
un testimonio della virtù d'un tanto loro concitta-
dino. Nella medesima chiesa sono, in un altare, le
sante Apollonia ed Agata; e appresso dipinse a fre-
sco, nelle Grazie, la cappella delìa Trinità.
^44
Civizzano. Per Civtzzano, terra vicina a Trento, fece quat-
tro tavoie. Nelia prima a mano ciestra dipinse Pin-
contro d'Anna e Gioachino fuori delia città; e iì
santo Patriarca guida seco buon numero d'animaii,
e un cavaiio carico de'pastoraii arnesi; e nei basa-
mento vi é un piccoio paesaggio con entrovi Maria
Vergine che copre coi manto varii suoi divoti. Nel-
la seconda è santa Caterina sposata a Nostro Signo-
re, e nelia base il suo martirio delia ruota. Neiia
terza è sant'Antonio abate in atto di leggere; alia
destra di lui é san Vigiiio, alla sinistra san Girola-
mo; e a'piedi, con l'ordine medesimo, vedesi ii
santo Abate tentato dai ciiavoii. Nelia quarta è san
Giovanni Battista che predica alie turbe ; e sotto
vedesi ia ciecoliazione dei medesimo. Neiie quaii
operazioni ebbe alcuna parte il hgiiuoio Francesco,
compiacendosi ii padre che vi fosse notato ii nome
d'ambidue.
Cartigia- fn vilia di Cartigiano coiorì a fresco, neiia cap-
no.
pella maggiore, i quattro Dottori delia Chiesa, e
dalie parti ii divieto fatto da Dio ad Adamo ed Eva;
e come essi vengano dali'Angeio scaccìati dal Pa-
radiso pel trasgredìto precetto. Anche in questi la-
vori prestò aicun ajuto Francesco, il quale avendo
dipinte nude ie pudende di Eva, ii buon vecchio ie
coperse con ramo di fronda, dicendo non convenir-
si in luogo sacro la minima occasione di scandalo.
Cosi pure dipinse la crocihssione dei Saivatore.
Feltre. Ritrasse ancora Jacopo, per la città di Feitre,
in una tavoia, ia Regina de'Cieii, con un santo Ve-
scovo protettore; ed a'piecii rappresentò ii diiuvio
accaduto in quelia città, a ricordanza del quaie fu
i^5
eretto T altare ; nel quai dipinto appajono molti
morti e varie masserizie sopra delle accjue. Pe'No-
tai di Cividale di Belluno operò ii martirio di san
Lorenzo; e pei Padri Rifbrmati d^Asolo il san Giro-
lamo orante neliTremo.
In san Francesco cii Bassano lavorò il san Gio- Bassano

vanni sedente, che mira con molto aiìetto ii cielo;


deiia qual pittura se ne veggono moite copie. A Pa-
dri deile Grazie dipinse ia tavoia di san Vaientino;
e per la chiesa di santa Caterina ii san Martino a
cavaiio, che divide il suo mantello coi povero, qua-
dro delia più forte sua maniera ; e neì Paiazzo pub-
biico una Madonna a fresco, un^aitra ad olio con
san Rocco, e il ritratto del Rettore.
In Trevigi, nelia chiesa d^Ognissanti, espresse Trevigi
in un quadro li santi Fabiano pontefìce, Rocco e
Sebastiano, il quaie fu ridotto a fbrma di pala per
un aitare da Lodovico Pozzo, come or si vede, ag-
giungendovi un paese. E in san Paoio é ilCrocehs-
so con la Vergine, san Giovanni e san Giroiamo.
Per la diffusione deiia Fede cristiana neile In- Indie.
die gii furon commesse da AntonioMaria Fontana
orehce moite azioni deiia vita del Salvatore, che
molto bene servirono aiio scopo cui erano destina-
te, avendo ia pittura virtù d^imprimefe sensi di di-
vozione, e di mantcnere neìie umane menti le me-
morie deile cose accaciute.
Verso ii hne degii anni suoi dipinse ia tavoia
deila Madonna dei Parto nelia chiesa del casteilo di
Bassano, neiia quaie si dice che vi iavorasse anco
ii figliuolo Leandro; la gioria de'Beati neila chiesa
de^Cappuccini, togiiendo aicune fìgure da Tiziano;
RtDOLFI. T. II. 10
j ^6
e san Paoìo predicante, pe! casteiio d! Marostica,
ove s! ìegge anche il nome d! Francesco.
A conclusione dei nostro racconto diremo alcu-
na cosa delle beihssime sue Stagion!, una serie sin-
golarissima deiie quali si conserva dai signor iNicolò
Renicri, di cui aitrove abbiamo faveliato. Tn quella
deila Prìmavera appare il paese Rorito, un giovi-
netto con iepre in collo, e cani levrieri a mano; una
contadineila cbe raccoglie bori, e un aitra cbe mun-
ge una capretta tenuta da un contadino; ed un pa-
storello cbe tiene Ia conca dei iatte: aicuni vanno
a caccia, e vi sono sparsi vivaci cani ed aitri ani-
mai!.
NeHa seconda deiPEstate aicuni contadini mie-
tono ii grano, altri io assettano sopra de'carri, aìtri
p!ù da iungi ii battono; ie donne raccolgono le spi-
che cadute; un vecchiopastore tosaie pecore; una
veccbia aliestisce la mensa; ed una fanciuiia ieva
ia minestra daìia pentola.
Nell'Autunno vi è cbi spicca ie uve daiie viti;
una donna le ripone ne'cesti* un contadino ie pre-
me neiie tine; un fanciulio beve ii mosto; un'aitra
donna sta in atto di assettarsi i cesti in ispaila; e
lungi é un servo in cammìno, con iepre in colio.
Nel Verno bnaimeute vedesi la campagna e ii
monte coperto di neve; un rustico cbe fa legne;
una donna cbe ne porta un fascio sopra le spalle; e
!n lontananza, soLto tugurii di paglia, evvi un viiia-
no cbe ba ucciso i! porco, donne cbe biano, accen-
dono il fuoco, e preparano le rustiche mense. Molte
di queste Stagioni faceva il Bassano per mandarle
a Venezia a vendere, dove stavano per molto tempo
*47
appese al cantone di san Mosè; e una serie deile
medesime si vede nelìa chiesa di santa Maria Mag-
giore, ìe quali a'tempi nostri furono vendute mi-
gliaja di scudi, avendo questo degno artista dato
materia a molti, con le fatiche sue, d'arricchire. Ed
è pur vero che, fra tutti gii ecceiìenti professori, i
vaiorosi piLtori hanno sortito questo infelice destino
di non godere in vita degii sparsi sudori, come se
avessero nemico ii Cielo; usandosi ancora questa in-
giustizia dal mondo cì' abborrire in vita la virtù deì
galantuomo, per arricchirio ciopo la morte di iodi
che nulla costano.
Furono ancora in quantità ie cose operate dai
Bassano a'particoiari: nè qui pensiamo registrarie
tutte, chè sarebbe impossibile, essendo capitate a
varie mani; ma ci iimiteremo alie principaii.
A Rodoifo II. imperadore mandò i dodici Mesi, Pitture
fatte
ne'quali erano divisate tutte le operazioni che oc- a Principi.
corrono neli'anno, e che assai piacquero a quel
Principe, che amò sempre i pittori, e s'ebbe tra i
suoi più cari Bartolommeo Spranger e Giuseppe
Heintz,cuicreò suo cavaìiere, edicuivive un fìgliuo-
Io:nVenezia,anch'egii ingegnoso pittore. Anzi i'Im-
peratore invitò Jacopo a'suoi servigi; ma questi non
voiie cangiare ia piccola sua casa co'palagi reaii. I
quadri suddetti poi si videro per lungo tempo nella
gaileria di Praga.
Per un aitro gran Principe dipinse gli EÌemen-
ti, facendo presiedere a ciascuno una Deità: aii'aere
Giunone, aii'acqua Nettuno, aiia terra Cerere, ai
fuoco Vulcano; coiia diversità delie cose che si com-
prendono sotto gli eiementi, e ie parti dei giorno e
148
tlella notte, dipingenJovi tutte quelle operazioni di
che in quel tempo g!i uoniini sog!iono ordinaria-
mente occuparsi.
Sono anco infinite !e pitture di !ui che si am-
Londra. mirano neile gaHerie J'aitri Principi, dei Re d'In-
ghilterra, del Duca di Boucchimgham che ha una
serie dciie Stagioni, del Duca di Pembrouk che ha
una de!le arche di Moè, e del Conte d'Arundel pos-
sessore del Cristo che discaccia dal tempio i vendi-
tori e i compratori.
Roma. In Roma altre ve ne sono presso Cardinaii e
Principi ; ed in particolare il signor Duca di Brac-
ciano ha un rarissimo Deposito di croce, hnto di
notte; e aicune a!tre ve ne sono nelle case de'si-
gnori Aìdobrandini e Borghesi.
Anyersa. Li signori Giovanni e Jacopo Van-Buren pos-
siedono ie seguenti opere dei Bassano. Un quadro
di Noè uscito dall'arca, che fabbrica co'hgli aìcune
case, nei quaie si vede copia d'animali; i'Angeio
che appare a' pastori annunziando ia nascita dei
Messia, con armenti all'intorno; Abramo nel viag-
gio d' Egitto, con ia mogiie, i hgliuoli, ie masserizie
ed i greggi, ii tutto naturalissimo. In aitro quadro
sono aicune donne che iavorano varii stami ai lume
d'una candeia. Evvi anche una mezza hgura al na-
turaie d'un monaco vestito di bianco, un aitro ri-
tratto d'uomo di mezza età, e uno di vecchio, in
piccioia forma; non che, in un quadro bisiungo, Id-
dio che costituisce Adamo signore delia terra e de-
gii animali, dei quali se ne veggono molti di varie
specie, così ben fatti che pajono vivi. Posseggono
pure ia paraboia di Lazzaro mendico e deli'Epu-
149
ione ciie sta banchettancio, aiia cui mensa sono suo-
natori e mcretrici, e un vivacissimo cane.
Ma stringiamo il discorso dicendo due paroie
di aicune pitture che sono in Venezia. I signori con- Venezia

ti Vidmani hanno un san Girolamo in meditazione,


e unNstoria de'Magi tocca con moita delicatezza,
neiia quaie intervengono, oitre la Vergine e i Re,
servi, cavalii, ed altre particolarità. Ii padre Anselmo
Oliva bresciano, inquisitore in Venezia, riguarde-
vole per le molte sue virtù, possiede un gentiìissi-
mo quadro di Nostra Donna che tiene il Bambino
al seno, baciandoio con grande tenerezza.
Ii sig. Francesco Bergonzio ha di questa mano
un moito bei ritratto di contadino; e uno di donna
di mano di Giorgione, e un aitro d'un poeta di-
pinto dai Morone, ambi rarissimi.
Appresso questi conserva una maestosa efhgie
del Salvatore, del vecchio Paima; e una Madonna
coi Bambino ai seno, e con santa Eìisabetta e san
Giovannino, di Pierino dai Vago ceiebre autore.
Ii signor Jacopo Ponte gode deH'avo suo un pic-
cioio san Giroiamo in meditazione ; ii martirio di
san Sebastiano, ed altri lavori ; non che una divota
immagine di Maria Vergine, con santa Caterina,
di Paima ii vecchio. li signor Giuseppe Caiiari ha
un'aitra singolare hgura di san Girolamo che sta
leggendo, con bei paesaggio, ed un pastoreiio tra
alcuni animaii.
Coll'ultima sua maniera iatta a coipi Jacopo di-
pinse a'Padri di san Giorgio Maggiore in Venezia
una gran pala deiia Nascita dei Signore, co'pastori
adoranti che ricevono ii lumedagii splendori deì na-
f5o
to Bambino. Per la Compagtiia Je'Battuti di Cbiog-
gia ilece iì Saìvatore in croce, con Angeli che rac-
coìgono iì prexioso sangue di lui. E di questa ma-
nicra ìavorò per la viila di Ledolo una teìa con più
Santi, e un'aitra a san Zenone, co'santi apostoii
Pietro e Paoìo a'piè delia Vergine; e moiti gonfa-
loni sparsi in altri iuoghi.
Fu egii non meno valoroso nel far ritratti somi-
giiantissimi al vero, essendo stato avvezzo a cavare
ie cose dal vivo; uno de'quali è presso il signor Giam-
battista Cornaro di san Luca. Così ritrasse ii doge Se-
bastiano Veniero, Lodovico Ariosto, Torquato Tas-
so ed altri ietterati, e sè stesso dailo specchio, coiia
tavoiozza e co'penneili in mano; dai quai ritratto ab-
biamo tolto Pefhgie di iui.
Bassano.
Neiia propria abitazione, or posseduta dal signor
Cario suo pronipote, erudito neiia pittura e nelie
buone lettere, si veggono i seguenti dipinti: un qua-
dro delia creazione dei Mondo; un aitro della Ver-
gine, col Fanciuiiino, san Giuseppe, e ii piccoio Bat-
tista, che si riposa, nei viaggio d'Egitto, sotto un
albero, dal quale gli Angeii ne spiccano i frutti: una
paia dei battesimo di Cristo, che fu una deiie uitime
opere sue, non hnita: san Giorgio che uccide ii dra-
go; una hgura deil'Autunno; e i hgliuoii di Noè che
dopo i! diiuvio riedihcano tugurii: come pure molti
disegui e strumenti deii'arte. 11 signor Jacopo Apoi-
ionio poi ha un quadro, diiigentemente condotto,
deli'Annunziata.
Si compiacque Jacopo, come abbiam detto, di
abitare neiia patria sua, ii cui ciima molto gii con-
ieriva, godendo deiia comoda sua casa, coltivando
i5t
talora per ricreazìone cerLo suo giardinetto ripieno
di semplici, de'quali veniva regalato da Alfonso du-
ca di Ferrara e da altri signori; e tra quellifrappo-
neva biscie ed altri animali, dipinti sopra cartoni,
che a prima vista davano materia di timore: onde
per tali curiosità, ma pià per la rara sua virtù, ve-
niva spesso visitato dai signori che di là passavano.
Alcuna volta si trasferiva a Venezia, trattenendosi
co'hgli Francesco e Leandro, ai quali giovava col-
l'opera e col consiglio, perbene avviarli nell'arte
sua medesima.
Così visse ritirato dalle frequenze e da'compe-
titori, tra'quali germoglia l'invidia, che volentieri
csercita i suoi malvagi influssi verso coloro che pos-
siedono straordinarii talenti: poichè l'ignoranza dà
materia di riso, la virtù di gelosia e di livore. Passava
egli virtuosamente la vita, stanco dal dipingere, leg-
gendo in particolare la sacra Scrittura. Dilettavasi
talvoìta cogli amici della musica, nella quale fu pe-
ritissimo, specialmente degli stromenti da Rato: on-
de la casa di lui era divenuta nobilissimo albergo del-
la pittura e delle Muse. Nè mancarono in lui i sen-
timenti di religione verso Dio, e di pietà verso dei
poveri: onde veniva spesso ripreso di troppa libera-
lità dall'avara sua moglie. Visse lontano dall'ambi-
zione, conoscendo che il merito è quello che solle-
va gli uomini agli onori, e non le vane pretensioni
de'superbi e degi'ignoranti.
Terminò in hne la vita quest'uomo celebre, per
iebbre petecchiale, in età d'anni 83, il di i5 Feb-
brajo i5e)2; nè gl'increbbe il morire, diceva egli,
che per non poter di nuovo imparare: incomincian-
l52
do alìora soitanto ad apprendere il buono delìa pit-
tura, e conoscendo quanto fosse difdciìe ii perveni-
re in essa aiia perfezione; non varcandosi questo pe-
iago immenso che con lunga esperienza e con fìno
giudizio, mentre vi perisce chiunque si commette
aiie voraci sue onde senza ia scorta di un saggio
nocchiero.Ben può l'aitrui autorità, ed anche ia for-
tuna, servire di scorta ad aìcuno per l'acquisto di
quaiche bene; ma dai saggi non si dà la iaurea che
a coloro i quali corrono feiìcemente lo stadio, e che
si approssimano vantaggiosamente ai segno prefìsso.
Gii furon fatte da'pietosi parenti beiie ed onora-
te esequie: e dai popoio di Bassano, che non volie di-
mostrarsi ingrato al merito d'un suo ecceiiente cit-
tadino che aveva continuamente coi suo vaìore iiiu-
strata ia patria, fu con lunga schiera cii lumi aila se-
poltura accompagnato, e in s. Francesco seppelìito.
li mondo, ch'è il teatro ove si rapprescntano le
umane operazioni, conserverà incanceiiabiie neile
mirabiii opere di lui la sua memoria, che più inve-
terata rinverdirà di nuovo, nè temerà i danni dei
tempo e deli'obbiivione.
VWA
M FRANCESCO DA POMTE
DA BASSANO.

-Eltbbe Jacopo quattro bgìiuoìi, a'quali insegnò i'ar-


te sua; ma il più vaioroso di loro fu Francesco, che
arrivò a taie d'emuiare ia gioria dei genitore. Fu
egli aiievato con ottime istituxioni dal padre; e ne-
gli anni ancor giovaniii gii fu di soliievo in moite
iatiche, come neiia vita di queilo abbiamo toccato.
Pervenuto ad età matura, prese in mogìie beila
e prudente donna della famiglia de'Comi; ma pa-
rendogii che poco avanxo di iortune far potesse nei-
ia patria, divise le sostanze coi padre, e da quelio
accomiatatosi, se ne passò a Venezia, dove in bre-
ve tempo coila sua virtù divenne famoso e ricco
personaggio.
L'arrivo di Francesco in quelia città trasse ia
curiosità de'Veneziani a riconoscerio (diiettandosi
egiino delle cose nuove), giacché s'avea fatto un bei
nome. Quindi egli ebbe varie commissioni^ e ben-
chè ii Tintoretto e Paoio fossero tenuti pei più ec-
celienti, piacevano nondimeno le cose di France-
sco per la nuova e belia maniera di coiorire appre-
sa dal padre, rappresentando ei pure qualunque
cosa ai naturaie, ed in particoiare aicune domesti-
che azioni e gii animaii.
i5^
Le prime opere Ja lui esposte in Venezia fu-
rono una tavoìa, nella chiesa delle Zitelle, di No-
stra Donna bambina recata al tempio, e ricevuta,
nella sommità della scala, dal Sacerdote; ed in san-
ta Soda quella, albaltar maggiore, di Cristo ch'en-
tra in casa di Marta e di Maddalena, con altre bgu-
re. In san Jacopo dEdfOrio ne lece poscia una mi-
gliore, colla Vergine in aria, e sotto li santi Giovan-
ni e Nicolò; ed in una lunga tela san Giovanni cbe
predica alle turbe.
Nello stesso tempo si pose mano alle pitture del
Palagio ducale: e percbò le opere moltiplicavano in
modo, cbe non si potevano condurre soltanto dal
Tintoretto e dal Vcronese a ciò destinati, vi furo-
no aggiunti il Palma, e Francesco stesso, col favore
diJacopoContarini, curatore della fabbrica, neì
cui affetto erasi insinuato con particolare ossequio
e servitù: onde gli fu locato Fovato sopra il Tribu-
nale de'Io Srutinio, ed uno de'quadri maggiori, nei
quale dipinse la rotta data da'Veneziani a Pipino
l'anno f 125; poichè avendo i Francesi costrutto un
ponte di legno sopra delle botti, s'incamminavano
a Venezia, il qual ponte fu disfatto da'Veneziani,
cbe fecero di quelli sanguinosa strage, trovando
molti la morte nel canal Orfano, cosi detto dal fat-
to accaduto; ma quello, con altri appresso, se n'an-
dò a male in causa delle pioggie, e fu poscia per
altra mano rinnovato.
Nell'ovato dipinse la presa di Padova (tenuta
allora da'Carraresi) sotto la direzionc di Carlo Ze-
no e di Francesco Molino Provveditori. Vi si veg-
gono le mura assalite di notte in tempo piovoso ;
e valendosi dell'occasione, Francesco dnse con inol-
to ingegno una saetta, dal cni bagliore !e dgure ri-
cevono iume. Fra qnelle ombre risplendono ìe ar-
mature, e si discoprono molti arnesi da guerra:
e co!orì quelFopera così maestrevolmente, cbe in-
contrò molto al genio de'Veneziani e de'professo-
ri medesimi: anzi Jacopo Palma ebbe a dire, quan-
do pose in opera il suo Giudizio universale, cbe so-
io gii metteva timore Tovato di Francesco, per es-
sere con moita forza dipinto.
Gii furono eziandio allogate due aitre istorie
neiia sala del Consiglio; e nella prima, che ancor
si conserva verso il cortile, dipinse il pontebce Aies-
sandro III. cbe presenta al doge Ziano io stocco,
mentre monta in gaiea per combattere contro l'ar-
mata di Federico imperatore. Ii Papa è accompa-
gnato dal clero, ed il Doge da Senatori e Capitani;
ed alle sponde dei canaie appajono molte barche
ripiene di popolo di varie nazioni; ed in bella pro-
spettiva è ritratta la piazza di san Marco.
NeiPaltra, cb'era posta nell'angoio verso ia
piazza, appariva il tempio di santa Soba in Costan-
tinopoli; dove radunati i Duci ed i Capi delia Lega
Sacra, ed eietto imperadore Baldovino conte di
Fiandra, ii doge Enrico Dandoio, come maggiore,
gli poneva in capo la corona imperiaie; e vi entra-
vano molti cavalieri e soldati con bandiere e tam-
buri : ma questa parimente restò guasta in causa
delle pioggie.
Ne! paico poscia dimostrò Francesco virtù moi-
to maggiore in quattro quadri spezzati, aiternati
con quelli dei Tintoretto, del Paima e del Vero-
156
nese. Ora, nei sccondo in ordine verso ia Quarantia
Civil-nuova, dipinse ii fatto d'armi seguito a Ma-
clodio, nei distretto di Brescia, tra Cario Malatesta,
capitano di Fiiippo Maria Visconti duca di Miiano,
e Francesco Carmagnoia direttore delie armi per
ia Repubblica, ii quaie, sopra generoso cavaiio,
ordina cbe sifaccianoprigioni i nemici eiiCapitano:
e vi sono soidati in miserabil guisa feriti; ed in una
carteiia dorata vicina si iegge:
Pìcfz A/<3Zc/od'iM7?z /zz^zzòrc^ od caefercmz ez??z
czz^z^zcorzzzzz z7zg*ezz^c??z z/?jc c^zzzzzz 5eZ/z Z)zz^c zzz
^zo^cy^zz^ezzz zz&Zzzcfz/.y.
Nei secondo, posto aii'altro capo, l'esercito di
Nicoiò Piccinino, capitano dei Visconti, vien rotto
dali'Attendolo, ge??erale deila Repubbiica, presso
Casal Maggiore: e fuggitosi ii Piccinino in unà bar-
cbetta, la cavalleria veneta, co'fanti in groppa, gua-
da ii Po seguendo la vittoria; e v^è una donna ca-
duta nell'acqua in atto di cbiedere aita, molto na-
turale; e vi si scorgono le insegne del provveditore
Marcello e dei Duca. Ed ip. un breve è scritto:
.PcJz^e zzz c^zzo^ zzccc/?/(o, ^zzzzzz^ jP<2&Z77Z cz/zzc^
Pczzc^zzv, ZZ^ZZC /7Z^ZZÒZ^CVyzZ7Z</z/.
Nel terzo, posto verso san Giorgio Maggiore, si
veggono alcuni castelli di legno, eretti da Ercole I.
duca di Ferrara sopra la riva del Po, abbruciati dai
Veneziani sotto il comando diDamiano Moro (scac-
ciandone il fratello Sigismondo), che ne condusse
uno in trionfo a Venezia; e vi é registrato:
/)zz00zzv /Vz7zcz'pzv y/^C^^ZZZZ /zgZZCZi CzZVZc//zJ' ZZZ
zzzcczzdzo zic/c^z'j, zzz^zzzzzz fcz^zz ??zoZcj Z7Z ZZZ'-
òc??7 zzdecAz^zzr.
15y
E nel quarto, coliocato all'altro capo delia sala,
tliede a vedere la rotta data da'Veneziani agl'Impe-
riali, tra'monti di Cadore. L'Aivianoeil provveditor
Cornaro, vinto il nemico, marciano in ordinanza
co'prigioni. E perchè il fatto avvenne in tempo di
verno, l'autore dnse alcuni soldati uccisi sopra ne-
vosi colìi: e vi si legge:

77Z2277277Ze77^0, OrCC7Z^ZZr ^eZZC^Z ZZ& 272/crC7Z-


&2 Gcr77ZC772J c/odc.

Dicesi che Francesco, per vedere gii effetti di


quelle hgure, afhggesse le tele non ancor hnite al
palco, e ivi aggiustasse qualunque cosa aìla veduta,
conmolta accuratezza, assistendovi il padre di lui,
che teneva uno specchio in mano, e che osservando
gìi errori, gli accennava a Francesco con una bac-
chetta: onde quelle opere tornarono regolarissime ed
eccellenti, usandovi un soavissimo colorito, e molte
belle e dotte osservazioni; velando con ombre le hgu-
re lontane, e staccando le vicine con pochi ma vivaci
lumi, e con maestrevoli colpi. Si comprende quanto
gli fossero giovevoli i ricordi del padre, e quai be-
nehcio apporti l'avere alcuno amico di virtù, che
corregga ed avvisi gii errori. Ma Ia verità fu sempre
abborrita, penetrando piu facilmente le lodi, ben-
chè adulatrici, che le correzioni: le quali, se fossero
talora ascoltate, gioverebbero come le medicine ai
corpì infetti e mal disposti.
Occorse intanto a Francesco di far conoscere il
suo valore in altre città: ondc mandò a Roma, alla Rcma.

Compagnia di san Luigi de'Francesi, uiia gran pala


158
deH'Assunzione delia Regina de'Cieli,con mol^i
Angioletti e gli Apostoli intorno al sepolcro, e due
Rgure de'santi Re di Francia; ed alla Compagnia
de'Padri di Gesù ne dipinse una minore colìa san-
tissima Trinità e molti Beati in gloria, ammiratc
assai per la loro bellezza.
Bngnmo. Per la città di Bergamo dipinse, nel palco della
sala pubblica, il Rettore di quel tempo, di casa Be-
nedetti, in atto di raccomandar quella città a Ve-
nezia, accompagnato da paggi e da alcune Virtù;
e in due ovati, a'dancbi, fecevi altre morali Virtù,
conducendo quell'opera egregiamente.
Per la cbiesa di santa Maria Maggiore della me-
desima città fece nelcielo, inquattroovati, FAnnun-
ziata, la Visitazione, la Nascita del Salvatore, e la Pu-
riùcazione; nelle quali, usando il solito valore, otten-
ne l'applauso di quella città. In altra cappelia delia
medesima chiesa dipinse la Cena di Cristo cogli
Apostoli, con molto bel colorito. Per ia chiesa di san
Francesco d!pinse l'Assunta: e per quelia di S. Ales-
sandro, a lato della cappella del Sacramento, lavorò
in due tele ia Cena di Nostro Signore, e i'Orazione
neli'orto.
Brescia. In sant'Afra di Brescia dipinse anco ia tavola
di sant'Apoliinare che notte tempo battezza alcuni
fedeii, e li santi Faustino e Giovita che ministrano
ad aìtri i'Eucaristia; le quali hgure ricevono lume
da torchii accesi tenuti da tre Angioìetti volanti, e
dai iumi medesimamente delle candele tenute dai
fedeii; e vi è un fanciulio che sofha in un tìzzone,
i! cui chiarore gli riverbera sul voito con mirabile
effetto.
i$9
Ma ci convien volgere il cammino a Trevigi. Trevigi.
Dei nostro autore eravi una picciola tavoietta in
san Vito, col Santo medesimo e san Modesto, ia
quaie fu indi levata persostituirvene una maggiore.
In san Nicoiò vedesi, appeso ai muro, un gran qua-
dro coi Salvatore in atto di fuìminare ii mondo; e
dinanxi gii sta ia Vergine Madre orante, mostran-
dogii i due santi Francesco e Domenico, perché in
riguardo deil'innocenza loro piachi Fira sua. 11 si-
gnor Ascanio Spineda poi, virLuosissimo gentiluomo
di cui altrove abbiamo favellato, possiede di Fran-
cesco un quadrorappresentante Giuditta che tronca
il capo ad Oloferne.
A Besega, viiiaggio dei Trivigiano, é ia tavoia
del martirio di san Lorenzo. A Lorgia, vilia poco
distante, ve n'é uiFaitra in cui è dipinto san Marco
con due Santi. In Asiago fece quelia di sant'Anto-
nio abate, con a iato i santi Vito e Modesto, ed al-
cune sante vergini. Ad jEnico iavorò a fresco, intor-
no a^muri, la vita di Gesù Cristo.
Occupavasi ancora Francesco in far quadri ai
mercatanti, traendone utiìi considerevoli, i quali
quadri venivano trasportati in varii iuoghi, ovun-
que piacendo la maniera di lui: e molte copie, che di
queili si facevano dai giovani ch'ei teneva in sua ca-
sa, passanoancora per originali. Quando poi riceve-
va il pagamento de'suoi quadri, con volto allegro ne
portava le monete a madonna Giustina sua moglie,
chele annoverasse; essendo egli di così semplice na-
tura, che non ne conosceva nemmeno ii vaiore. E
queiia, mettendoie in serbo, comperava poi con esse
di quando in quando poderi nel Bassauese, coi quali
ìGo
onorevo!mente maritòdnesue Ggliuoìe dopo la mor-
te dei marito.
Si vedevano di sua mano neì Duomo di Chiog-
gia, prima deil'incendio, due grandi tele, con isto-
rie aiiudenti ai mistero deirEucaristia; Fobblazio-
ne di Meìchisedecco, e ia caduta delia manna. In
san Francesco deiia medesima città si conserva tut-
tavia la tavoia di san Diego; e neiia terra di Cavar-
zere un'altra parimente con la Vergine in gioria,
san Nicolò, e li santi Felice e Fortunato a'piedi.
La fama di Francesco invogìiò anche i Princi-
pi ad averopere sue; però fece più cose al duca Car-
io di Savoja e ad altri signori.
A contemplazione dei signor Jacopo Contarini,
suo particoiar protettore, compose due mezze hgu-
re di sant'Antonio di Padova e di san Sebastiano
ignudo, hgura delicatissima, in cui si vede com'egii
sapeva dipartirsi anche da queiia sua maniera fatta
di colpi; ed ambedue tuttavia si ammirano nelia
casa medesima, con altre sue piccoie istoriette in
rame tratte dali'Evangeio.
Venczia. I signori Barbarigo di san Polo hanno ia moiti-
piicazione dei pane e dei pesce; ii passaggio di Abra-
mo in Egitto; e in minor tela Apoilo divenuto pa-
store, e custode deli'armento del re Admeto.
In casa dei signor Carlo Nipote in Bassano sonvi
due quadri degii eiementi deii' acqua e dei fuoco ;
una parte dei giorno, e una cucina.
Poco prima di morire iavorò, per ordine del Se-
nato, due tavole per ia ciiiesa nuova de'Cappuccini;
queile cioè della Nascita del Saivatore e delia sua
Risurrezione, con custodi armati di giaco e di ce-
i6i
ìata, e varìi cibi sparsi in tcrra moìto uaturaìi, nel-
!e quali cose posc assai studio ; invenzionc che si
vcde anco in istampa di Volfgango Cbiliano. Dipin-
se anche alcune piccoìe istoriette delFEvangeloy che
sono appese a' muri ; e la Cena del Saìvatore nel
Tahcrnacolo.
Ebbe anche commissione dal Senato di fare un
modeilo del Paradiso per ii maggior Consiglio, che
dipinger doveva con Paoìo, come già toccammo
neila Vita di iui, ma che non ebbe edetto per ia di-
versità deiie maniere.
Anche aveva dato principio ad una iunga teia
per la saia dei Consigiio dei Dieci ; e fu poi con-
eiotta dal fratelio Leandro, ii quaie diede hne an-
che ad aitre opere da Francesco incominciate.
Ma fataimente nei meriggio degli anni suoi
oscura nube di morte offuscò così bel giorno (essen-
do Francesco venuto in molto credito in Venezia
non soio, ma in ogni iuogo ciove erano pervenute
opere sue); poichè, continuando con sovcrchia ap-
plicazione negii studii, diede in taie eccesso di ma-
linconia, che gii cagionò in Ane ia morte. Essen-
dosi egii in sua mente fìgurato d'essere preso dagli
sbirri, si che viveva in continui timori, ia saggia
mogiie lo faceva attentamente guardare, tenendoio
serrato in camera, e pensando con una buona cura
di levargli quel pensiero dai capo. Ma un giorno,
sentendo egii pìcchiar fbrtemente alia porta di sua
casa, stimò appunto che gii sbirri venissero perlui;
onde tutto spaventato, saiito sopra una finestra,
si gettò furiosamente a terra ; e percuotendo d'una
tempia sopra d'un sasso, restò mortaimente ferito.
RlDOLFI. T. II. ] ]
162
Essentlo a quel rumore accorsa ìa moglie e ìa fa-
miglia, trovarono ì'infeiice vicino a morire ; il quale
troppo tardi riacquistando ia perJuta ragione, Jis-
se: Misero! ciie feci? iJJio mi perJoni così gran
peccato! InJi a poco, non vaienJo umano sapere
a ricuperarlo, morì con Jispiacere universale Jella
città, avenJo egli Jiiettato ognuno coiie sue pere-
grine pitture.
Visse P'rancesco una vita pura e innocente, Ji-
mostranJo in ogni sua azione aicuni segni Ji sover-
chia semplicità, avenJo ereJitato Jalia maJre alcu-
ne leggerezze Ji mente, le quali in processo Ji tem-
po crcbbero in moJo, cb^ ei JieJe nei Jeiirio.
Fu ii caJavere suo fatto conJurre a Bassano Jal-
la pietosa mogiie, e nella cbiesa Je^Frati minori sep-
peliito; ove ancbe gli eresse onorevole sepolcro, con
refbgie sua Ji marmo scolpita Ja Girolamo Cam-
pagna, sotto la quale fece affìggere, a perpctua me-
moria Jel Jegno suo marito, questa iscrizione:
Tz'zzzzcij'co jPoaM Jctcoài ylJiO /ziifez'zzzzzzi <7zZijezz-
<3C yczzzzyrizrezzz c^eczzio, cg*rcgii o/zcrz^ fiz7zz/z,y, <ycce cizm
^zzzzz i'it 7tCi/3. TTezicrorizzzi Cozzzziz'zY <3C Czzrzzz y/zec/izzzZzzz*,
z'zzzzzzoz*iiz/z'y zzozzzz/zz'y /zzzzcfczzz zzzfc/zio, 7c/ici. rFzczzz oàczzzz^z', z'/z
/ZZi/Z*ZZiZZZ 7cZii^O, yzzj'/z'/zzz zzzcoz* ZZZOCiÌi'y^ZZZZZZ.
7/. 7)7. F.
T^iiczY zzzzzzo^ 7fZ777. zzzezz^e^ 7zc^ 7^777.
Oài'if zzzzzzo 7)7D.Y(77^. TVozz. 7zz/.

E sovra la sepoltura si legge :


7zzcoào zi 7*ozzfe 7z*zzzzcMco /z/zo yzzzzzzzzzY /zz'cfoz*iàzzy z*c/i'yzzz
yz'zi/z'c^ Pzifz z, 77zroz* zzzoe.y7yyz'zzzii TY'zzzzczT'co T^. cc T^ojr.
7)7DXC77^.
H! vmCEKXO C!VERCHIO
n n' ALTRI PITTORI CRr.MASCIII

ìn Crema, ilhistre città dello Stato veneto, così


detta da Cremete che fu uno de' suoi fondatori, di-
pinsero neìto scorso secoìo Yincenzo Civerchio ed
aìtri industri pittori in essa nati; de'quaii avendo
raccoite molte opere non prima da noi conosciutc,
ne faremo in questo iuogo memoria.
Ii Civercino fu vaiente non soio nelia pittura,
ma anche neii'architettura e neii'intaglio. Furono
da iui dipinti i porteiìi deii' organo nelia chiesa cat-
tedraie di Crema, come anche l'Annunziata; e fu
del pari opera sua i'invenzione deii'ornamento e
deii'intaglio di queiii. Cosi pure è suafatica ia iigu-
ra di iegno di san Pantaieone neli'aitare a quel san-
to medesimo consecrato.
Yedevasi dei nostro autore, in capo aiia saia dei
Consigiio, un quadro con entrovi san Marco, ia Giu-
sLizia e laTemperanza: ma essendo quelia città sta-
ta occupata ciai Francesi, fu ii quadro ievato dal go-
vernatore BernardoRicaudo, che io mandò in Fran-
cia al suo Re.
Dipinse anco a fresco, nelie sale inferiori de! paia-
gio, negli archetti moiti ritratti dai naturaie d'uomini
iiiustri di queiìa città; tra' quaii Yenturino Benzone
gonfaioniere di Santa Chiesa, soggetto moito cospi-
cuo di queiiafamigiia, ch'ehhe ii dominio di Crema.
Di CARLO URBiNO

^^uesti fu studioso deììa simmetria e deììe pro-


spettive, e accurato nel coUocare le dgure a' siti io-
ro con le osservazioni dei punto. Monsignor Cesa-
re Vimercato, arcidiacono degnissimo di Crema, e
che si diletta anche di dipingere, possiede aicuni di-
segni del nostro pittore : ma Cario fu più stimato
per ie opere a fresco, che per queiie ad oiio: onde fu
chiamato, pcr farne alcune, a Milano e a Pavia, do-
vc, tra le aitre cose, si veggono aicuni putti da iui
dipinti sovra la piazza, assai iodati dagi'inteiiigenti
delia pittura.
Fu sua laboriosa opera, in Crema, ii circuito deì
Coro con ia vòlta de' Canonici Regoiari, dove era-
no hgurati i Croce-signati, toltane ia invenzione
daii' Apocaiisse, ne' quali copiò gran numero di te-
ste dai naturaie; ma questa pittura se ne andò a
maie, essendosi atterrata queìiavòita per costruiria
di nuovo. Ne conserva però una copia, in piccioia
dimensione, monsignor Vimercato suddetto, di ma-
no di Angeio Ferrario.
Ma nel palagio pretorio vedesi tuttavia dipinta
da Cario neiia sala Mocenica ia vittoria ottenuta
da Renzo da Ceri, capitano per la Repuhhiica ve-
neta, contra le genti sforzesche e spagnuoie ; dei
quai fatto registreremo hrevemente le circostanze,
i65
acciò appansca maggiormente T industria di Car!o
ncì divisarlo.
Erano accampati Prospero Colonna c Siivio Sa-
veiio, capitani sforzeschi, due migiia iungi da Cre-
ma; quegii ad Odanengo, questi ad Ombriano: e
fatto un bastione aiia torre di Pianengo, ed ivi ac-
campatosi Cesare Ferramosca, con ripetute scorre-
rie di cavaiii e di fanti danneggiava del continuo ii
paese dno a Santa Maria deìia Croce, dove i Cre-
mascbi bravamente si ciifendevano, avendo munita
queiìa cbiesa a guisa di fortezza. Ed eranoquesti tra-
vagiiati non meno daiie arm: nemicbe cbe daiìa pe-
stiienza, ia quaie sempre più disseminavasi per ìl
rubare cbe facevano i soidati ie spogiie degPinfetti;
e provavano eziandio infiniti oitraggi e calamità
dai popoìi circonvicini, a' quaii rifuggivano, se per
Gueifi crano scoperti; anzi molti venivano fatti pri-
gionieri.
Ma deiiberatosi Rcnzo di cacciare ii nemico da
Ombriano, avvertito da un contadino, detto Barufìb,
(pratico dei paese, iì quale, dicesi, era ricorso ai Ca-
pitano per essergii stata rubata dagii Sforzescbi una
giovenca) per quale strada si potesse assaiirio, tolse
seco Andrea deiia Matrice per riconoscere ii luogo,
vestito ancb'egi: da viiiano. Uscirono poscia ia notte
precedcnte al giorno cii san Zefìrino daiia porta dei
Serio quattrocento contadini (introdotti per questo
fìne neiia città) e settecento fanti, guidati dal Ma-
trice, da Andrea Gravina, da Savasto da Narni, e
da altri capitani mossisi pcr divcrse strade, comc
pure da Pietra Santa e Baidassare da Romano, per
assabrc in un meciesimo tempo ii bastione di san
i66
Lorenzo. Jacopo Miceneìio anch'egii si awiò coi
cavaiìi ìeggcri vcrso Caprignanica, e gli dispose in
Giarra di Serio, per impedire ii soccorso ai Coion-
na. Renzo poi, coi Contarino,si condnssc alia porta
d'Ombriano.
Intanto ii Matrice, capitano dell'avanguardia,
ordinato co'suoi ii modo deii'impresa, toiti seco
alcuni capi de'soidati, ingannate e uccise ie prime
sentinelie, e fatto il medesimo delie seconde, seguito
poscia daiia fanteria, pervenne alla torre ove stavasi
numerosa guardia de' sonnaccìiiosi soldati, i quali
poco badando aile voci dei torrigiano, furono dal
Matrice e daiie genti venete tagliati a pezzi. Assa-
liti poscia i nemici neiie sbarre, con trombe di iegno
e co' fuocbi nascosti neiie pentole pose fuoco ai
padiglioni e agli alloggiamenti nemici. Ma il Savei-
lo, accortosi deli' improvviso assaito de' soidati ve-
neti, mancandogli ii tempo di vestir Ic armi, salito
a cavaiio coi solo scudo, accompagnato da alcuni
suoi, scorrendo coraggiosamente ii campo, rincora-
va le sue schiere a combattere. Ma queste spaven-
tate dai fuochi e daile armi nemiche, si posero ben
presto in fuga. Intanto gli Svizzeri, ritiratisi agli ai-
ioggiamenti di là daii'acqua dell'AIchina, animo-
samente si difendevano: ma sbaragiiati dai Matrice
con i'artigiieria toita ai nemici, e dali'altra parte
assaliti dai contadini, rimasero poco men che dei
tutto distrutti. Restarono morti in quei confiitto
molti valorosi capitani ; i soldati dei forte san Lo-
renzo si resero ai Cugnuoio, sopraifatti dai furore
dei contadini; e ii Colonna, veduto ii campo del coi-
lega disfatto, si ritirò a Romanengo.
Or di sì nobile vi,ttoria ritrasse Carlo ie circo-
stanzc. Veggonsi di lontano i soidati sforzeschi che
rubano ia giovenca a Baruiìb; e più avanti, Siivio
Saveiio in atto di salire a cavalio ; il campo nemico
assalito daiie genti venete ; gii ailoggiamenti degli
Sforzescbi abbruciati^ gran numero di soidati truci-
dati; e gii Svizzeri cbe nei ritirarsi incbiodano l'ar-
tigiieria.
In aitra parte deìia saia medesima rappresentò
di iontano i soiciati veneti vittoriosi, cbe s' avviano
aila città caricbi delìe spogiie dei vinti nemici ; e
cbi di loro guida i presi soidati, e chi i cavaìii a ma-
no, in iorma di trionio. 11 Rettore col vaioroso Ren-
zo vanno ioro incontro, seguiti da numerosa scbiera
di cittadini ; e nel fregio intorno appajono molti
prigioni.
E volie Renzo cbe di fatto si memorabile se ne
registrasse ia memoria in uno stendardo clie si vede
appeso in Crema nella cbiesa dedicata aila Vergi-
ne. Leggonsi in csso le seguenti parole:
OBSIDIONE LEVATA PARTAE VICTORIAE
POSTERIS MONVMENTVAI FVTVRA
AD FASTIGIA DIVAE VIRGINIS
SPOLIA PRAEFIXIMVS.

A Baruilb poi fu data in guiderdone la pesca del


Serio, cbe ancor si conserva ne'suoi discendenti.
Meila cappella di san Pantaleone, protcttore del-
ia città, dipinse alcuni miracoii di iui; e fuori di
quelia, la risurrczione del Salvatore. Nella cbiesa di
santa Caterina operò la nascita di Gesù Cristo ; e
ii rimanente di essa cappcHa, dipinta a fresco, fu
i68
opera egualmenLe di Carìo. Vi si vede Iddio Padre,
aìcuni Angeìi, cd aitre dgure.
La tavoìa di Cristo portato aì sepolcro, posta in
sant'Agostino, fu anch'essa sua fatica. Vi si vede ìa
Vergine, le Marie, e molte altre Hgure; ed è tenu-
ta in molta stima da que' cittadini.
11 signor conte Galeazzo Vimercato, gentiluo-
mo di Crema, conserva alcuni disegni di questa ma-
no; altri ne ha del Cariano, del Buso, e d'Alherto
Durero ; e una risurrezione del Salvatore di Calisto
da Lodi; dilettandosi anco questo Cavaliere di trat-
tare i pennelli come nohilissimo trattenimento.
Fuori della porta della città, nella chiesa di san-
ta Maria Rotonda della Croce, vedesi in una cap-
pella il Cristo dagellato. In essa sono anco alcune
opere del Diana e de'fratelli Campi cremonesh
In villa di Camisano, nella chiesa del Chiericato
di santo Stefano, si veggono pure aicune opere di
Carlo ; e altre ancora ne esistono presso diversi Cre-
maschi.
Provò egli nondimeno, come spesso avviene agli
uomini di grande virtù, infelice fortuna nella sua
patria, essendo a lui stato anteposto, nell'elczionc
delle pitture del Rosario per la cappella di san Do-
menico, Uriello pittore di poco pregio; onde, mal
soddisfatto, se ne passò a Milano, dove fatto già vcc-
chio uscì di vita.
DI AUREMO BUSO

-Fu cliscepoìo di Polidoro da Caravaggio e di Ma-


turino , e servì loro iu molte opere che fecero in
Roma ; onde riportò spesso ne^ suoì ìavori i con-
cetti loro, e quelli di Radaelio e di Giulio Romano.
La città di Crema ha di questo autore la pittura
a fresco nella cappella della Trinità; e sopra la torre
del Tormento, nella parte che riguarda ia piazza,
alcune grandi dgure a chiaro-scuro, che or mal si
possono distinguere, essendo corrose daì tempo.
Nel palagio de^ signori conti Antonio e fratelii
Benzoni, patrizii veneti, e riguardevoli per le molte
loro nobilissime condizioni, fece nel fregio d^ una
stanza molti corpi d^ uomini e di donne, fanciulli,
festoni, ed aitri ornamenti; e nelia sala del signor
Ranuccio Zorla ha dipinto in un sofhtto gli Dei a
mensa. Coiorì a chiaro-scuro anche la facciata deì
medesimo palazzo.
La facciata della casa de^ signori Gambazzocchi
coile Sabine rapite, pure a chiaro-scuro, è opera di
lui; e si trovano altre sue pitture presso parecchi
privati.
Nella vilia di Moschesano ha colorito a fresco
d casino dei conte Ridolfo Vimercaro, con istorie e
varie fantasie. Questo pittore, non ostante la sua
i yo
virLù, morì in misero sLato; e fu costreUo, per vivcre,
a dipingere carte da tarocco.
In Crema veggonsi anche opere di Calisto da
Lodi, oìtre le già descritte neHa sua Vita, e appres-
so particoìari; di Giovanni Cariano, di cui abbiamo
altresi favelìato; e un'altra tavola della missione
dello Spirito Santo, di Paris Bordone, nella chiesa
dei Padri Francescanì; e neila Cattcdraic sono ai-
tre opere del Moretto bresciano.
*-
'7'

DìJACOPO ROBUST!
DETTO

ÌL TiNTORETTO
CITTADINO VENEZIAAO

-^^on si dcve per avventura, come alcuni pensano,


dar titolo di pregiata a quella pittura che talor com-
parisce con ricca pompa di co!ori abbeHÌLa, poichè
ia difficoltà dei ben dipingere non consiste nei sa-
per divisare in asse o in tela il vermigiio o boitra-
marino;e nemmeno acquista nome di ecceiiente
pittore chi va intessendo di gemme e di nastri un
crine,o trapuntando serico drappo con arabeschi
iavori; nè ia perfezione d'arte così sublimc si limita
aibimitazione dei hori, deiie piante e degli animaii;
mentre tali cose ad altro non servono nei componi-
menti delle istorie, che a recare aìcun ornamen-
to, non già a costituire ia beliezza essenziaìe delia
pittura.
Io per me, appoggiandomi ad opinione miglio-
re, direi che sebbene le piante e gli animali tutti
(fra i quaii aicuni hanno certa superiorità per ai-
cune particoiari quaiità e per qualche più o meno
npparente beiiezza) posseggano aicune gradite for-
me, non possono però pregiarsi di godere una forma
sommamente perfetta, avuto riguardo a queiia dei-
l'uomo, a cui fu compartita beiiezza e dignità mag-
giore, ed un'armoniosa simmetria, che gii arreca
i y2
ta!e grazia e decoro (oitre ii possedcre ie doti pid
ecceiienti che negii esscri inferiori sono scomparti-
te, e la ragione cb'è tutta sua propria) da renderio
superiore ad ogni aitra creatura.
Nè da queste soie condizioni argomentasi in tut-
to ia nobiità di iui; ma ancbe, e moito più, percbè
come priviiegiata creatura ebbe i'essere daiie mani
deii'eterno Facitore; iaddove ie aitre creature coi
solo cenno della sua onnipotenza furono prodotte.
Ma l'uomo si compiacque comporio di fango, for-
mandone ie ossa, colie giandoie insieme e co'nervi,
aggiungendovi muscoli, arterie, cartiia'gini, vene, e
sottiiissime membrane. indi soiievò in iui ia fronte,
afdiovvi ii naso, aprì ia bocca, abbassò ii mento, in-
cavò ie orecchic, scompartì i capeiii, incurvò ie spai-
ie, aliargò il petto, aiiungò ie braccia, distinse le
mani, riievò i fìancbi, fece muscoiose ie coscie e ner-
borute ie gambe, posandoie sopra ie basifortissime
de'piedi; e come supremo pittore, intinto ii pen-
nelio nei candore dei gigii e nei vermigiio deiie ro-
se, coiorì ie guancie, le molii iabbra, ed ii resto
dei corpo tutto.
Nè qui terminò ia maravigiia; poicbè, infonden-
dogii un'anima intciiettiva, io costituì ad immagine
di sè stesso, recandoio in tai guisa ai sommo deiia
pcrfezione. Ma perchè fu nostra intenzione faveiiare
soitanto delie forme estcriori,traiasciando le interne
bciiezze, ci basterà aver dato a vedere come i'uomo,
peri'ordine deiia sua creazione e per ia beliezza
delie parti sue, preceda in nobiità tutte ie altre crca-
ture. Onde si può senza difbcoltà concbiuderc, che
se iddio neii'ordine delia natura non fece cosa pin
i y5
bella nè migiiorc dclì'uomo, Ia più ecccllentc opc-
razione che provenir possa da industre pennello
sarà il sapcre con giuste proporzioni, con graziosi
moti e alìetti peregrini lormare gli umani corpi:
aìiora il pittore toccherà senza dubbio il punto più
diIHcile delbarte.
Sarà duncjue nostra cura, benchè sia difhcile
l'imprcsa, riferendo del gran Tintoretto le azioni,
il far conoscere, con la narrazione delle opere sue,
com'egli pervenne ali'apice altissimodeii'arte;e
come co'suoi pennelli condusse alla maggiorpcrfe-
zione le immagini da lui dipinte; e come adornò la
pittura delle più scelte e peregrine invenzioni: on-
de la natura, che talor difettosa rimane, per ie suc
mani acquistò grazia e grandezza.
Ma prima che c'ingolfiamo nell'oceano dellc
tante sue fatiche, vedendo le quali ogni benchè de-
bole ingegno conoscerà che non sono iperboli le co-
se che prendiamo a descrivere, diciamo delia na-
scita ed educazione di lui.
Kacquc Jacopo in Yenezia, teatro d'ogni mara-
vigiia, i'anno tòia, e gii fu padre BattistaRobusti,
cittadino veneziano e tintore di panni ; dai che il
dgiio prese ii cognome di Tintoretto. Ancor fan-
ciuiio si dava a disegnare coi carboni e coi colori
del padre sopra i muri, deiineando flgure pueriìi,
che nondimeno avevano alcuna grazia. Yeduto ciò
dai parenti, stimarono bene ch'egli coltivasse la na-
turaìc incHnazionc; onde ii posero con Tiziano,
nelia cui casa trattenendosi con altri giovani, pro-
curava ritrarre i di lui esempii. Ma indi a non molti
giorni venuto Tiziano a casa, ed cntrato nel luogo
174
(legH scolari, vide spunLare a'piè d'una banca aì-
cune carte, neìle quali scorgendo disegnate certe
iigure, dimandò chi fatte le avesse. Jacopo, che ne
era i'autore, dubitando averle errate, timidamcnte
disse queiie essere di sua mano. Tiziano, presagen-
do da que'principii che coiui potesse diventare va-
iente pittore, ed apportargìi alcun discapito neii'ar-
te, impaziente, saiite le scaie e posato ii manteiio,
commise a Giroiamo, aiiievo suo (tanto può nei petti
umani un piccioi tario di geiosia d'onore), che to-
sto Hcenziasse Jacopo di sua casa: onde questi, sen-
za saperne la cagionc, rimase privo di maestro.
Pensi ognuno quai disgusto egii nc sentisse nei-
l'animo. Pure, siccome simiii adronti dìvengono
taiora stimoli pungenti agli animi gentiii, e danno
materia di generose risoiuzioni, eccitato Jacopo da
generoso sdegno, benchè fanciulio, pensò neiia men-
te sua ii modo di condurre a iine l'incominciata
impresa;nè iasciandosi sopradare daiia passione,
conoscendo ii valore di Tizìano, di cui si predìca-
vano dappertutto le lodi, deliberò ad ogni modo
collo studiare sulie opcre di quelio e sui riiievi di
Micheiangeio Buonarroti, riputato padre dei dise-
gno, di divenir pittore. Gosì coiia guida di questi due
lumi divini, che la pittura e ia scoitura resero tanto
iiiustre ne'moderni tempi, s'incamminò alia brama-
ta meta; essendo sempre saggio consigiio in malage-
voie cammino ii provvedersi di sicura scorta che ne
additi ii sentiero. E, per non deviare dal propostosi
scopo, scrisse ie leggi deiio studio suo sui muri d'un
suo gabinetto in tai guisa:
T &òc^/zo Ab'cAc/cozje/o. c co/on7o & Tfzó'o/o.
Indi si mise a raccorre da molte parti, non sen-
za grave dispendio, impronti di gesso tratti da'marmi
antichi, e si fece condurre da Firenze i piccoli mo-
deiìi di Daniele Voiterrano (cavati daìie fìgure delle
sepoiture de'Medici, poste in san Lorenzo di quelia
città), cioè i'Aurora, ii Crepuscolo, ia Notte e ii Gior-
no; sopra i quali fece uno studio particoiare, traen-
done infinitidisegni a Ìume di lucerna, performarsi,
mediante ie ombre gagiiarde prodotte da que' iu-
mi, una maniera forte e riievata. Così su qualunque
braccio, mano e torso, cbe raccolto avcva, non re-
stava di continuamente studiare, riportandoii in
carte tinte coi carboni e acquereiii, e toccandoii coi
iumi di gesso e di biacca; apparando in tal maniera
ie forme occorrenti ai bisogno deii'arLe.
Conosceva cgii benc coii'acutezza deii'ingegno
suo, che, per divenir grancie pittore, faceva mestieri
apparare ii disegno sopra sceiti riiievi, e dipartirsi
daila stretta imitazione della natura, ia quaie pcr
io piu fa le cose imperfette, nè accoppia insieme
che difhciimente, come altrovc toccammo, parti
eguaimente belie. Andava anco saggiamente osser-
vando che gli eccellenti artisti ebbero per iscopo
di non ritrarre che il beiio deiia natura, e coapitan-
doìa neiie parti sue manchevoii, farla apparire nei-
le opere ioro in ogni parte perietta. Nè traiasciava
di copiar continuamente ie pitture diTiziano, so-
pra le quaii formò ii suo bel colorito; onde avvcn-
ne che moite cose dipinte neiia sua fiorente età ri-
tengono in tutto quelio stiie, ai quaie però fece ai-
cune modificazioni, di cui coiio studio avca cono-
sciuto ia necessità; e seguendo (senza ralientare ii
i y6
corso deHe sue faLichc) Ìe Lracce de'buoni maestri,
andavasi avanzando a gran passi vcrso ìa pcrfczione.
Si pose anco a dìsegnare da'corpi naLurali, for-
mandone varie attitudini, alle quali dava grazia nei
movimenti, cavandone inhniti scorci. Talvolta scor-
ticava memhra di cadaveri per conoscere il modo
di agire dei muscoìi, procurando di accoppiare coì
naturale ciò che osservava nel rilievo ; apprendendo
da questo la huona forma, da quello la unione e Ia
tenerezza.
Esercitavasi anche nel far piccioìi modelli di
cera e di crcta, vestendoli di cenci, e ricercandonc
accuratamente colle pieglie de'panni le parti delle
memhra. Talvolta anche li collocava enLro piccole
case e prospettive Ibrmate di assi e di cartoni, ac-
comodandovi lumicini per le hnestre, onde veder
gli effetti dei lumi e delle omhre.
Sospendeva anche coi hli alcuni modelli alle tra-
vature per osservare h ehetto che facevano veduti
di sotto in su, e per formare gli scorci posti nei sof-
htti, componendo in tali modi bizzarre invenzioni.
Le reliquie di questi modelii si conservano ancora
nella stanza in cui egli concepiva i peregrini suoi
pensieri.
Con queste fondamenta ergeva il Tintoretto la
fahhrica dello studio suo, poichè in ogni disciplina
il principiar bene è un avanzare nello studio; come
disse il Guarino:

cowbzc^, /<2 ozc^ JcJf oprc!.


Procurava ancora, per farsi pratico ncl maneg-
giare i colori (non hastando lo studio senza l'cscr-
i/7
cizio), tìi trovarsi i:i ogni luogo ove si dipingesse; e
Jicesi chc, traLto claì desiderio di opcrare, andasse
coi muratori a Cittadelìa, dove intorno al raggio
delhoroìogio dipinse aicunc fantasie, tanto per isfo-
gare la mentc sua ripiena d'innumerabiii pensieri.
Praticava inoitrc coi pittori di minor fortuna, che
dipingevano in piazza di san Marco le banche per
dipintori, onde apprendere i modi loro. Tuttavia
piacevagii più ii coiorire dello Schiavone, cui voien-
tieri ajutava ne'suoi iavori senza veruna mercede,
per impadronirsì di queiia belia maniera di coiori-
re; e lo ajutò medesimamente neiie case de'Zeni ai
Crociferi, ove in un canto, neiia sommità, fece ia
hgura d'una donna distesa. Dopo quaiche tempo
operò da sé, verso ii campo, la Conversione di san
Paolo, con molte figure, deiie quaii appena appari-
scono i vestigi. In quegii anni pueriii fece anche, per
ia Compagnia de'Sarti, la vita di santa Barbara,
compartendoia in un fregio intorno a'muri; e la fì-
gura di san Cristoforo sopra ii campo, ora dei tutto
consumata.
A que' tempi, che dir si possono aurei per ia pit-
tura, puiiuiavano in Venezia moiti giovani di bei-
i'ingegno, che pieni di buona volontà facevano pro-
gressi neli'arte, ed esponevano a gara in Merceria
i frutti deile fatiche ioro per sentirne ii parere degii
spettatori ; ed ii Tintoretto anch' egli con sue in-
venzioni e fantasie non mancava di far vedere gii
effetti che Dio e ia natura operavano in iui. E tra
ie cose ch'egii espose, furono due ritratti, cioè di
sè stesso con un rilievo in mano, e di un suo frateiio
che suonava ia cetra ; erano fìnti di notte, e con si
RlDOLFI. T. II. 12
terrìbile maniera dipìnti, che fec^ stiipire ognunc.
Onde un genLiìe spìrito, rnpito a quelia vista Ja poe-
!Ìco furore, così can!o:

J5a?or/o yùcfe^ //M/J r<26?z%M/e &'c?

Posc anco in Riaho un'istoria con moÌLe bgure,


deHa quaìe voìatone l'avviso a Tiziano, !osto coìà si
trasferì, nè potè trattenersi dal ìodarla, tuttochò
bene non sentisse dello scolare;essendo la virtù di
taìe natura, cbe trae le lodi dall'invidia stessa, la
quale non può a meno di celebrare il merito cbe
neH'inimico talora campeggia.
Ma veniamo a raccorre con brevità le opere ciie
ei fece ncgli anni di sua prima gioventù, dalìe quali
si potrà argomentare de'frutti degb anni maturi.
A quel tempo in Venezia non sì lodavano cbe !e
opere del veccbio Palma, del Pordenone, di Boni-
facio, e più d'ogn'altro di Tiziano, a cui per lo più
concorrevano le grandi commissioni. INon restava
dunque modo al Tintoretto di poter far conoscere
esattamente il suo valore, percbè il solo esercitarsi
in opere pubbliclie dà materia di studio maggiore
per avanzarsi nel conmne concetto. Intraprese egli
quindi ogni laboriosa fatica per superare quelle dif-
bcoltà cbe per ordinario si attraversano a'princi-
pianti non conosciuti. Non è sentiero più malage-
vole a calcarsi cbe qucìlo della virtù, seminato di
sassi e di spine; ed il premio di tanti nobiii sudori
è un'aura cbe non nutre, e tosto sparisce.
Fra le cose dunque cb'ei prese a dipingere, fu-
rono i portelb dell'organo della cbiesa de'Servi, fa-
i79
cetnìovi &ie grandi Hgnre de'sand AgosLtno ePao-
!o; e l'Annunziata nelìa parLe interna; e sotto quelìe,
a fresco, Caino clie uccide Abele; e uei lati d'un an-
tico altare, nella cappclla dirimpetto, dipinse simiì-
mente Nostra Signora annunziata dalI'Angelo.
Nella Macìdalena, sopra le cornici, pose un qua-
dro della predica di Cristo, mediantechè quella San-
ta divenne penitente; e dopo in altro quadro fece
i! transito suo mentre fu comunicata da san Mas-
simino;ove sono ancora ritratti de'preti di quel-
la chiesa, e un servo ginocchioni che tiene un tor-
cliio, e allunga un braccio, sostenendo la Santa in
graziosa attitudine.
In san Benedetto fece la tavola dell'altar mag-
giore, dipingendovi la Vergine con più Santi.
In altro ritrasse la nascita del Salvatore, e ncl-
l'organo l'Annunziata, e la Samaritana al pozzo; ma
essenclo stata riattata quella chiesa, furono levate le
pitture, ed alcune solamente se ne rimisero a luogo.
In sant'Anna operò poscia un quadro della Si-
billa Tiburtina, che additava ad Ottaviano impera-
dore la Vergine col nato Bambino in un raggio di
gloria. Sostituitovi un altro ritratto, il primo fu po-
sto nell'altare della Scuola. Nella chiesa dello Spi-
rito Santo dipinse una picciola tavola colla visita
de'AIagi; e nel Carmine quelia della Circoncisione,
creduta da molti dello Schiavone, avendo il nostro
pittore talvolta adoperata Ia maniera di quest'ultimo.
Circa l'anno i5z^6 dipiuse afresco l'aspetto del-
la casa de'Fabri delI'Arsenale, divisandovi il con-
vito di Baldassare che beve nei vasi sacri, e la mano
che scrive sulla paretc Tlf^TìC, TTiccc^ le quali
18o
paroìe predicevano la divisione di quel regno. Con
tutte queste opcre si fbrmò presso ciascuno ii con-
cetto ch'egìi (ìovesse rinscire nn miracoìo deli'arte.
Crescendo poscia in valore, fece operc più con-
siderate ed erudite, quaii furono due quadri in S.Er-
magora, cioè deiìa Cena di Cristo, e deììa ìavanda
de'piedi agli Apostoii, con vedute di beiie prospet-
tive; ma il secondo fu levato, e vi si sostituì una
copia. In san Severo dipinse in una iunga teia ia
Crocidssione dei Saivatore, compartendovi in varii
ofdcii una gran quantità di dgure; ia Vergine colie
Marie a'piè deiia croce, ed i soidati, cbe giuocano
ie vesti di Cristo, acconci in naturaiissime positure,
con moita cognizione di muscoii neiie parti scoper-
te, usando un coiorito tenero e soave, e ibrme bene
intese: daì cbe si comprende quanto gii fosse gio-
vato io studiare sulie opere di Tiziano e di Micbei-
angeio. Quindi è cbe ii Tintoretto è ciegno di molta
iode, percbè seppe vaiersi deiìc cose studiate, e ren-
derie sue proprie, formandosi una sua maniera ar-
tìbciosa e piena di beiiezze, onde viene ammirato
e riverito dai professori.
Indi iavorò neiia Trinità cinque quadri conte-
nenti ia Creazione del mondo, tra i quaii sono ce-
iebratissimi queiio in cui è dipinto i'errore de'pri-
mi nostri Padri, cbe, a persuasione dei serpente,
mangiano ii vietato pomo; e queiio di Caino cbe
uccide ii fratello. Wegii aitri divise ia creazione dei
pesci e degii animaii, e ia formazione di Eva.
Ma ragionando di que'due, ilTintoretto soieva
riire cbe ritrasse que'corpi con moito studio del nu-
do, ponendovi sopra una grata di bio, per osservare
i8t
puntuaìmenLe ove ferivano le parti cìeUe membra;
ai quaii però aggiunse certo accrescimento di gra-
xia nei contorni cui aveva appreso dai rilievi (senza
di che poco si apprezzano le fìgure); e voiìe in que-
gii ignudi, diceva egii, dar a vedere il modo che te-
ner si deve nel cavare ie cose cial vivo. Nè giam-
mai avrebbe ridotto que'corpi a tanta squisitezza,
se non vi avesse acconcio ciò che vide manchcvole
nelnaturaie; facendo espressamente conoscere che
ii buon pittore deve colbarte accrescere beliezza
alia natura.
Era anche costume in queiia città, come dicem-
mo, ii dipingere ie case a fresco, conservandosene
ancora aicune con lode deiie famigiie. Fabbricando-
sene adunque una ai ponte deli'Angelo, venne de-
siderio aiTintorettodi adornaria co'suoi dipinti; ma
ragionandone coi muratori, a'quaii spesso veniva (co-
me neila Vita dello Schiavone abbiamo toccato)dato
carico di provvedere ii pittore, n'ebbe in risposta,
che i padroni non volevanofarvi veruna spesa in pit-
ture. Ma egli, che aveva determinato dipingeria ad
ogni costo, propose di farlo, rimborsandolo soltanto
de'coiori; ii che essendo stato riferito ai padroni,
benchè con difhcoltà, (cosi i'infeiice virtù non trova
iuogo da coiiocarsi) se ne compiacquero.
Ottenuto l'impiego, voiie soddisfare ai genio suo:
onde ièce, nella parte inferiore, una battaglia di ca-
valieri sopra infuriati cavaili, e vi attraversò una
cornice,sostenuta da mani e da piedi finti di bronzo.
Ai di sopra poi dipinse una storia, ed un fregio con
moite hgure; c neiia sommità, tra ie iinestre, iinse
aicune domie acconcie in beiii atteggiamenti, dimo-
lÌ32
sLrando in ciascuna cosa ì'artifìcio Jeli'ingegno suo;
sl che ne rimasero confusi i medesimi pitLori.
Un simile capriccio gli venne in mente pren-
dendo a dipingere la picciola casa d'un tintore al
ponte di san GiovanniLaterano; suiia quale dipin-
se un Ganimede ignudo rapito da Giove trasforma-
to in aquiia. ]Nè qui pensò egli a rappresentare un
giovinetto molle e delicato, come lo descrissero i
poeti, ma solo ad esprimere la condizione di un cor-
po muscoloso e pieno di Ibrza ; ed in taì modo il
fece, che non può essere più Reramente dipinto.
E perchè bollivano continuamente nuovi pen-
sieri nel fecondo ingegno suo, pensava ognora ai
modo di farsi conoscere il più arrischiato pittore del
mondo. Quindi si oherse a'Padri della Madonna del-
l'Orto pei due gran quadri della Cappella maggiore,
chc forse ascende a cinquanta piedi d'altezza. Se ne
rise il Priore, stimando non essere bastevole per
queli'operazione un anno intero, e licenziò il Tin-
toretto; ma questi, senza smarrirsi, soggiunse che
altro non pretendeva per quel lavoro che ii rimbor-
so delle spese, volendo delle fatiche sue fargliene
un dono. Sopra che riflettendo ii saggio Priore, pen-
sò di non Iasciarsi fuggir di mano così bella occa-
sione, e conchiuse seco l'accordo per cento ducati.
La fama di questo trattato diede materia di pro-
vcrbiare ai professori, i quali vedendo come ii Tin-
toretto occupava in tai maniera le opere più cospi-
cue della città (non essendo mestieri di novelle at-
testazioni della sua virtù), temevano che l'arte, ri-
dotta a tale partito, venisse a ricevere non lieve no-
cumento.
i 85
Nè vi è dubbio clìe ogni professione prenda au-
gumento dal decoro e dalia riputazione, e ia pittura
in particolare; nè mai le opere d^alcuu pittore, ben-
cbé ecceilente, pervennero cbe difficilmente a su-
biime concetto, se avviiite furono dal ioro autore.
Gli appiausi concorrono ove le apparenze sono mag-
giori, e ii mondo stima trovarsi il sommo delia per-
fezione ià ove si profbndono i tesori, poicbè il genio
nostrovuoi essere tiranneggiatodaidesiderio. IiTin-
toretto però non seppe probttare di questo pregiu-
dizio; sì cbe poco guadagnò colle sue tante semina-
te faticbe, ie quali di ragione dovevano apportargii
comodi e fbrtune considerevoii. E disprezzò del pari
ie quereie dei pittori, non proponendosi aitro fìne
deiie faticbe sue, cbe ia soddisfazione sua propria e
ia gioria, la quaie, benchè ammirata, non porta al-
cun utiie. Ma seguitiamo a ragionar de'suoi quadri.
In uno fìgurò i'esecranda azione degii Ebrei, che,
ad onta dei favori ottenuti daiia benefìca mano di
Dio, si eressero bidolo del vitelio d^oro (può dirsi
esecrando più d'ogni altro ii peccato delbidolatria,
poicbè, quanto a sè, viene ad annicbilare lo stesso
Dio), e lo portarono con subiime pompa sopra un
palco adorno di gemme e di smanigii aila presenza
del popolo, seguendolo festeggiantc scbiera d^uomi-
ni e di donne, con fronde e cembaii in mano. E tra'
primi è una donna vestita d'azzurro cbé ad aitri lo
addita, della quale non si può abbastanza descri-
vere la grazia e bartifìcio. Stanno in un canto alcu-
ni vecchi artetici con isquadre e compassi in mano,
accennancìo la fabbricatasi loro deità. Alie falde dei
vicino monte veggonsi infinite doune, cbe iu segno
i84
di letizia hanno appesi intorno e drappi e cortine,
e che a vicenda si staccano dal coìlo e dagli orecchi
i pendenti e ìe getnme, per farne dono alla loro cre-
duta Deità. Intanto sopra ad un'alta rupe, cinta
d'ogn'intorno d'oscure nubi, Mosè, sostenuto da un
gruppo d'Angeli ignudi, composti a leggiadre e gra-
ziose attitudini, riceve da Dio ie tavole deìia iegge.
Traiascio di descrivere i'oreìirte benissimo inte-
so del componimento, e lo studio, l'energia, ii dise-
gno posto nelie membra dei portatori, chè non si
può restringere in breve giro di parole una così gran-
de e dotta invenzione; nè si deve credere che i'au-
tore intraprendesse taie fatica se non mosso da un
desiderio ardentissimo di gioria.
Neii'altro espresse ii Giudizio universaie, e vi
appare ii terrore e io spavento di queìi'estremo gior-
no. In aito vedesi Cristo giudicante, coiia Vergine
e san Giovanni ginocchioni innanzi, e il buon La-
drone colla croce in colio; e dirimpetto sonovi ie
Virtù teoiogaii, che sono i mezzi per ripararsi dai-
i'ira divina. Sopra ie nubi, in più giri, siedono i
Santi; e perdi mezzo scendono gli Angeli, che dan
hato aiie trombe, chiamando i morti ai giudizio. Nei
sinistro iato evvi una moititudine d'uomini e di don-
ne che cadono a precipizio, cacciati con vibrante
spada da san Michele. E perchè ii Tintoretto volie
farvedere anche ia risurrezione di queiii ch'ebbero
sepoicro nelic acque, fece cii iontano, con bizzarro
pensiero, un hume pieno di corpi portati ruinosa-
mente daiie onde. Finsevi anche ia barca di Caron-
te, ripiena di dannati condotti ail'Inferno dai de-
monii, clic iianno sembianti di here e di mostri or-
i85
ribiH; c volendo mosLrare naturalmenLe anelie iì
modo deda risurrezione rìei corpi, ne fece alcuni, nei
vicino sito, cbe han già ripresa ia carne; aìtri han-
no tesclìi da morto, e daiie lor braccia spuntano
frondosi rami; altri sorgono daiia terra; altri esco-
no con furiadai sepoicri; molti altri, awiticchiati coi
demonii, cadono neìiTbisso.
Qui la penna non pretende che di accennare ii
concetto eii così nuova e moltiplice invenzione; chè
ii descrivere ie attitudini inhnite di c^ueiie hgure,
ia fìerezza deTorpi, Tarte usata nello sfuggimento
di quel Aume, e ìe moite dotte osservazioni che in
tutto ii (iipinto s^incontrano, stancherebbe i'inge-
gno di quaiunque ardito scrittore, poiché ie opere
che tengono del prodigioso si possono bene con la
penna in quaiche parte adombrare, ma non appic-
no rappresentare.
Nel di fuori, ai portelii dell'organo, dipinse No-
stra Signora fanciuìia, che maestosa saie i gradini
del tempio, stando il Sacerdote aila sommità di quei-
ii per riceveria. Sopra di essi accomodò molte figu-
re che diminuiscono in dimensione secondo ii man-
car de'gradini medesimi; ed ai piedi v^é una donna,
ritta sopra di sè, che accenna la Vergine ad una sua
fanciuiia, deiìa quaie è inespiicabiie ia grazia ed ii
movimento. Nei di dcntro poi fecevi quattro An-
geli volanti, che recano ia Croce a san Pietro,se-
dente in abito pontificale. In aitra parte sta ginoc-
chioni san Cristoforo che attende dai manigoldo ii
coipo deila spada, conispogiie miiitari sparse per
terra; e dal cieio scende iietissimo un Angelo con
paima in mano. Tutte queste fatiche, oitre le con-
j86
diziorii essenziali dell'arte di che sono adorne, fn-
rono dai Tintoretto vagamente dipinte.
NeHa cappeiia del cardinale Contarino fece in
appresso ia tavoia di sant'Agnese (accompagnata da
moitc beiie gentiidonne ieggiadramente vestite), la
quale co'preghi suoi ritorna in vita ii hgiio del Pre-
fetto, che volendole far violenza era caduto morto;
ammirandosi così la perfezione deiia cristiana reli-
gione, che ricambia alle oRese ricevute con opere di
pietà. Veggonsi in lontananza alcuni porticaii; e gli
Angeli, che assistono al miracolo, rendono copioso
il componimento.
Ma passiamo a ragionare di fatiche ancora più
elaborate. Già coll'opportunità di eccellenti pittori,
che fìorivano tuttavia in Venezia, si abbellivano le
chiese e i ridotti delle Confraternite di novelle pit-
ture, migliorando quella rozza ed antica maniera di
dipingere, usata da'vecchi pittori, poco all'occhio
aggradevole. Ora essendo alcuni de'governatori del-
la Confraternita di san Marco congiunti al Tinto-
retto, gli allogarono un quadro, di piedi venti cir-
ca per ciascun lato, in cui e' rappresentò un mira-
colo di san Marco, operato nella persona del servo
d'un Cavaliere di Provenza, al quaìe, essendosi con-
tro ii volere del padrone recato a visitare le reli-
quie di san Marco, ritornato che fu, il Cavaliere co-
mandò che, in pena della sua trasgressione, gli fos-
sero tratti gli occhi e spezzate le gambe.
Qui dunque il Tintoretto dipinse quel servo fra
le rotture dei legni e dei ferri allestiti per il tor-
mento^ cd in aria si vede, in uno scorcio maravi-
gliosamenteaccomodato, comparir sanMarco in suo
ajuLo, mediante iì qua!e quegìt rirnase ìlleso; poicbò
non mancano i Santi dei proprio patrocinio nelie
tribulaxioni dei ioro divoti. Assistono a tanto mira-i
coio molti personaggi vestiti con zimarre ed orna-
menti barbareschi, e soldati e ministri in atto di am-
miraxione; uno de'quali mostra ai suo signore, cbe
siede iu alto pieno di maraviglia, i martelii e le i'rat-
ture de'iegni. Altre persone stanno aggrappate alie
coionne; e fra i prodigi di quei maravigiioso com-
ponimento è una donna appoggiata ad un piede-
stalio, la quale si iancia indietro, per vedere i'axio-
ne, così pronta e vivace, cbe sembra viva.
Di questa incomparabiie pittura basti aver leg-
germente deiineato il concetto, poicbè ia fama grida
ovunque ed incessantemente^ ed ogni studioso e pe-
regrino ingegno tratto a vederla, aiìerma ivi termi-
narsi le ultime pretensioni deii'arte.
Ma percbè ia virtù incontrò sempre deiie diffi-
coltà, avvenne cbe nacque dissensione tra i confra-
telii, volendo aicuni, ed aitri no, cbe ii quadro vi
rimanesse, adducendo tutti le loro ragioni; del cbe
sdegnato ii Tintoretto, lo fece levare dai suo posto,
e a casa ii riportò. Quietato finalmente ii rumore,
e quelli deiia fazione nemica all'autore vedendosi
scherniti, pensando aila perdita cbe si faceva coi
privarsi di quella pittura acclamata dali'universaie
per maravigliosa, si ridussero a pregarlo cbe ia ri-
ponesse; ed egli, ciopo avere per qualcbe tempo te-
nuto sospeso gii animì loro, in Hne ve la rimise. Rad-
doicirono poi il di lui disgusto assegnandogii per
queiie saie aitri tre quadri, cb'egii divisò neiia se-
guente maniera.
!88
Nel primo si vede ii modo tenuto nel ievare iì
corpo di san Marco in Aiessandria, come oLtennero
Buono da Malamocco e Rustico da Torceilo, mer-
catanti veneziani, dai sacerdoti greci; e vi appajono,
in lungo porticato, molti sepoicri appesi a'muri, e
tirati in beiia prospettiva, da'quali si cavanoparec-
cbi corpi; e nel pavimento è quello di san Marco,
in taie positura accomodato,cbe segue i'occhioovun-
que se lo giri. Di più, fìnsevi ingegnosamente un in-
demoniato ivi condotto (come suole avvenire nel
trasporto de'corpi santi), nel quale si veggono Ic
agitazioni onde ii Demonio lo tormenta.
Wel secondo il corpo dei Santo è portato dai detti
mercatanti alla nave; e di lontano scorgesi l'aria te-
nebrosa, con fulmini cadenti, misti a rovinosa piog-
gia; e lo spirito di san Marco, che, preso forma di
nube, li precorre in cammino: di che spaventati gli
Alessandrini, fuggono ai porticali vicini; ed uno di
loro, mezzo ignudo, tenta nascondersi nel mantello,
avendo agio intanto i preziosi portatori di condurre
saivo aila nave l'acquistato tesoro.
II terzo rappresenta una fortuna di mare, in cui
san Marco salvò dali'onde un Saracino, che postosi
con aitri Infedeli sopra una nave diretta ad Alessan-
dria, naufragò insieme cogli altri. Or questi invo-
cando il nome dei Santo, fu da queilo riportato nello
schifo in cui i mercatanti venezinni crano saliti per
trovarsalvezza.Vedesi quelpiccol legnobattutodalla
procella, e scopresi il timone de'marinari nell'ab-
bandonar che fanno i remi, crcdendosi irremissibil-
mente perduti. Ma colla sua hducia ii Saracino si
sottrasse da quel pericolo, poichè la fede ha virtò
*89
tale, che anco ne' barbari pctti si fa degna deìle gra-
KÌe del Cielo. Nò poteva altro pennedo spìegare più
ingegnosamente ilsentimentodi tantomiracoIo,ma-
ravigliosamente abbellito dalFarte delbautore. Tra
que'marinari ritrasse Tommaso da Ravenna, cele-
bre blosofo, in veste dorata ducale.
Essendosi divulgato il nome del Tintoretto, già
reso ibustre per le cose operate, volle il Senato che
alcuna opera e'facesse nella sala del Consiglio Mag-
giore^ poichè di tempo in tempo andavansi ivi rico-
prendo le vecchie istorie dipinte da Guariento, da
Gentile da Fabriano, dal Pisanelìo, dal Yivarino, e
da altri pittori della scorsa età, e in parte rìdipinte
da Giovanni Bellino, dal fratello Gentile, da Tiziano,
e da altri pittori.
Ebbe egìi dunque il carico di fare l'istoria di Fe-
derico imperadore, che riceveva la corona imperia-
le in Roma per mano del pontehce Adriano. E qui
rappresentò con molto decoro la Corte del Papa, con
Cardinah, Vescovi, e Senatori veneziani; tra'quali
eravi Stefano Ticpolo procuratore di san Marco,
Daniel Barbaro, il Grimano patriarca d'Aquileja, ed
altri nobili veneziani. E sotto eravi scritto:
ADRIANVS PONT. MAX. FEDERICVM AENOBARBVM ROMANI
IMPERII INSIGNIBVS IN D. PETRI DECORAVIT.

E perchè poco dopo Paolo da Verona ebbe com-


missione d'un quadro per l'istessa sala, il Tinto-
retto co'suoi favori operò in modo, che un altro an-
ch'egli ne ottenne (parendogli aver fatto poco nel
quadro predetto, che fu il quarto in ordine nelì'en-
trata del Consiglio), in cui dipinse Alessandro IIi.
t9°
ponteHcc, con numero di Cardinali e di Prelati,
che scomunicava i'Imperadore suddetto; esprimen-
do in queli'azione l'orrore e io spavento dei circo-
stanti, che apportar suole una tanta maiedizione, fa-
ccndovi quel Ponteiice in atto di gettar ie spente
candeie fra ii popoio. E per aver materia da sfogare
ii suo capriccio (non appagandosi di ordinarii pen-
sieri) hnse una zuffa di plebei, che percuotendosi
tra di loro, tentavano rapirsi di mano le gettate can-
dele; oitrecbè egii condusse ogniparte di queiia isto-
ria con sommo stud!o e accuratezza, in modo cbe
era predicata da tutti per singoiare fatica. Ii quadro
era sparso ancbe dei ritratti di Marcbiò Micbeie
procuratore di san Marco, di Micbei Suriano, e d'ai-
tri iiiustri personaggi cbe per brevità traiasciamo
di mentovare. E a'piè deii'istoria leggevasi:
INSOLENTES FEDERICI CONATVS ALEXÀNDER PONTIFEX
ANATHEMATE ET BELLO INDICTO DEPRIMIT ET PROPDL-
SAT. FEDERICVS IMP. INIQVO EDICTO SVBDITOS SVOS AB
ALEX. PONT. ALIENAT.

Dipinse poi nelia saia deiio Scrutinio, sopra ii


tribunaie, in una gran teia cbe copriva tutto i!
vano, l'estremo Giudizio. Nei mezzo eravi Cristo
giudice, sostenuto da un gruppo d'Angeli ignudi, e
dai lati cinto di Cittadini del Cieio, con alia destra
gli eietti, misti agli Angeii, in atto di saiire aila gio-
ria; e alia sinistra i dannati,guidati con furia dai de-
monii ail'Inferno: disseminandovi gran quantità di
corpi ignudi, in più maniere dottamente disposti. Ed
era taie l'effettoprodotto da queiia pittura, cbe at-
terriva gii animi riguardandoia. Ma questa sì grande
iatica, cotle due accennate istotie, 1 ttnase incenerita
Fanno neli'incendio deì paìazzo.
Ma passiamo a san Rocco, ove il Pordenone ave-
va dipinto a fresco ia tribuna, e ii Tintoretto pari-
mente avea fatto due istorie ad oiio neila sommità
de'muri, cioè ia Conversione di san Paolo, e sàn Roc-
co visitato dalie iiere nel deserto. Sottoquestepitture
aitre due egii ve ne aggiunse di maggior perfczione,
di circa ventiquattro piedi in iungiiezza.
L'una è di san Rocco entrol'ospitaie, che sana
coi segno della croce un appestato, ii quaie soiie-
vando una gamba, mostra a quelio ia ferita. L'ospi-
zio è pieno di donne e d'uomini infermi. Aicuni,
saiiti sopra banche, si sfasciano le ferite; aitri ian-
guenti, si veggono tratti per terra in iscorci maravi-
gliosi, di gtnsa che pare escano co'piedi fuori deiia
tela; aicuni vecchi vengono sostenuti da giovani e
da donne soiievate nei ictti in sembiante di racco-
mandarsi alia pietà del Santo.
Or questfopera, ceìebre per la rarità della com-
posizione, poichè ogni sua parte spira una tale me-
stizia appropriata al luogo, che desta negii animi
sentimenti di commiserazione, per ia squisitezza dei
disegno e per l'ecceiienza dcl colorito (poichè quei
corpi non pajono composti di coiori, ma formati di
viva carne), è dcgna di tutte queiie iodi che dar si
possono ad un'opera di somma perfezione. Kè in
essa l'invidia trovògiammai su cheappoggiarsi, con-
corrcndo il parere di tutti gi'inteiiigenti in questo,
che non può essere con più maestria dipinta.
L'altra contiene ii Santo còito dal morbo, e gia-
cente nei ietto, visitato da un Angeio iietissimo, e
*93
adorno di vaghissima veste, che ìo consola. IVordine
di questo componimento è degno di particoìare com-
mendazione,vedendovisi alcuni pazzi coi ceppi ai
piedi, ed aìtri ancora (oltre gi'infermi) che col capo
spuntano fuori daile ferrate colìocate nei piano, ai
quaii viene porto il cibo dagii spedalieri ; ii che
forma ii più curioso capriccio che mai si vedesse.
Ma perchè ie invenzionì dei Tintoretto, per ia moi-
tipiicità e singolarità deìie cose, si rendono inespii-
cabili, si condoni aiia penna ii difetto se pienamente
non sa co'suoi tratti fìgurarie.
A mezza chiesa, sui portelii d'un grande arma-
rio, in cui si conservano i voti di più divoti fatti in
concorrenza coi Pordenone, che una simiie cosa nei
dirimpetto aveva dipinto, figurù Cristo che comanda
ai paraiitico che prenda ii suo ietto, e cammini. Nè
men preziosa è questa pittura deiie già accennate,
essendo arricchita di tutta queiìa grazia che l'autorc
seppe arrecarvi, poichè ogni mossa dei suo penneiio
era un tratto di gioria per la sua immortalità. Sui
porteili deii'organo poi fece san Rocco che riceve
in Roma la benedizione dal Pontehce; e nel rove-
scio di queiii dipinse i'Annunziata.
Quasi circa ii medesimo temposi pose mano aiie
pìtture deiia vóita deiia Libreria di san Marco, ie
quaii furono compartite da Tiziano, che aveane ri-
cevuto autorità dai Procuratori, tra io Schiavone,
Paoio da Verona, Battista Zelotti, Giuseppe Saivìatì,
Battista Franco, ed aitri giovani tenuti aiiora in con-
cetto di vaiorosi; esciudendone ii Tintoretto, che
dopo ottenne anch'egii dai Procuratori medesimi di
dipingere intorno ai muri alcuni hiosofì. E tra que-
ig5
sti fece un Diogene ignudo, posto a sedere, cosi iìe-
ramente colorito, cìie scmbra s{)iccarsi dalìa niccliia
ov'è dipinto: stupenda iigura per la qualità del cor-
po con somnia accuratczza disegnato, e pcr la po-
situra conveniente al pcrsonaggio. Stassene egli pen-
soso con ie gambe incrociate, appoggiando ii mento
ad un braccio, cbe sopra una deile coscie riposa, per
indicare ii genio di quel biosoio ripieno di profonde
meditazioni; vendicandosicosì iiTintoretto, coil'ec-
ceiienza di quelia bgura, del torto fattogli da Tizia-
no, e dando cbiaramente a conoscere quanto questi
fosse stato ingiusto verso di iui.
Ma seguitiamo a favebare deiie pitture di san
Rocco, poicbè l'anno i/j.88, essendosi trasferita dai
confrateiii ia Scuoia, già situata vicino a santo Ste-
fano, oltre ii gran Canale, fu da'medesimi con ma-
gnibca spesa rifabbricata vicino a' Frari, coi dise-
gni di Jacopo Sansovino, scuitore ed arcbitetto bo-
rentino.
Or que'confrateiii pensarono poi, circa i'anno
i56o, di fare aicuna cospicua pittura nella parte
delio albergo, ricercando per ciò i migiiori pittori
deila città, cbe un lor disegno facessero per l'ovato
di mezzo il paico ; tra' quaii fu annoverato ii Tinto-
retto, cbe ottenuta secretamente ia misura deilo spa-
zio da'serventi, mentre gli altri si affaticavano nei
condurre i ioro disegni, con mirabiìe prestezza ne
fece ia pittura, figurando san Rocco, nei mezzo dei
cieio, incontrato da Dio Padre, con Angeii cbe gii
fanno corteggio, e tengono ie insegne dei suo pelie-
grinaggio; e senza farne motto ad aicuno, ai iuogo
suo ia coiiocò.
RtDOLFI. T. II. 10
'94
In appresso, il giorno desLinato, comparvero
Paoìo da Verona, Andrea Schiavone, Giuseppe Saì-
viati, Federico Zuccaro, mostrando i ìoro disegni; e
ricercato ii Tintoretto che spiegasse anch'egii ii
suo, fcce scoprire ia dipinta teia cbe artihciosamen-
te aveva otturata con un cartone, dicendo averne
fatto quei disegno,sopra dei quaie non potevasi pren-
dere alcuno errore; e quando non gradissero ii
pronto suo servigio, farne egii un dono a san Rocco,
dal quàle aveva ottenuto moite graxie. Attoniti ri-
masero que'pittori vedendo opera sì beiia, condotta
nelio spaxio di pochi giorni a tanta squisitezza; c
raccogliendone i loro disegni, dissero a' confrateiii
che non dovessero pretendere di più, poichè ii Tin-
toretto, mediante ii suo vaiore, avevasi acquistato
tutto ii possibiie onore. Kondimeno queiii insiste-
vano che si ievasse la pittura, non avendo egiino
dato un tai ordine, ma soio avendo bramato vedere
uno schizzo deiì'invenzione, per conferir poi l'opera
a quai più fosse ioro stato di piacere. Furono però
costretti a riteneria (non potendo, per le leggi ioro,
rihutar cosa donata ai Santo, e perchè in effetto era
stimata in somrno grado eccciiente) ; e concorrendo
ia maggior parte de'voti in favore dei Tintoretto,
fu stabiiito ch'egii fosse con degna ricompensa rico-
nosciuto. Anzi, ricevendoio neii'Ordine ioro, fu de-
cretato che a iui soio si desse l'impiego del rima-
nente deiic pitture che occorrer potessero per quei-
ie saie, assegnandogli a vita ducati cento annui, col-
ì'obbiigo ch'egli desse ogni anno un quadro com-
pito. Ma ii Tintoretto procurò, quanto prima potò,
sbrigarsene, riscuotendo, moito tempo dopo che ie
i9^
ptLture furono compiute, Fannuale pensione; onde,
ridoLLo aìia vecchiaja, soleva dir moLLeggiando, che
desiderava vivere ancora per miiìe ducaLi di vita.
Dipinse poi, peì compimenLo deì palco suaccennaLo,
ìe sei Scuole grandi della CÌLLà, compresavi quella
di san Rocco, con gìi ahiLÌ e le insegne dei divoti
confratelli.
Seguitò poscia a compartire nel giro di quell'al-
hergo i principaii avvenimenti deiia Passione di Cri-
sto; e neli'angolo sinistro, ali'entrata, io rappresentò
innanzi a Piiato, invoito in un pannolino, e ripieno
di tanta grazia e divinità, che si può credere di ve-
dere in quei semhiante Iddio fatto uomo. Ma queiio
che rende più ammirahiie cjuelia hgura, é Pavervi
ii TintoreLLo ricercato così genLÌimente, coiie piega-
ture del drappo, ie parti tutte deiie membra, e da-
tovi soavemente ii moto, e nei voito divino espressa
ìa pietà dei Recientore.
Qui la mano si arresta, accingendosi a descri-
vere le particolarità di così rara pittura; impercioc-
chè stiie di penna mortaie non può agguagiiarsi a
ceieste concetto.
Sovra ia porta dipinse ii miserando spettacoio
del Salvatore mostrato da Piiato al popolo. Quegli,
neii'angoio destro, vien condotto per la sommità
d'un monte ai Calvario, accompagnandolo molta
sbirragiia ; e con noveìio pensiero vi fece due ladro-
ni, coiie croci legate sopra le spalle, che per le ra-
dici ciel monte seguono l'affannato Redentore.
Nelio aspetto principaie, ove i confratelii ten-
gono le loro sedute, hgurò poi, in una gran tela, la
Crocifissione, introducendovi tutte ie particolarità
di qualche considerazione narrate Jagìi EvangelisU
Suiia sommÌLà del Caivario vctlesi ii Salvatore i:ì
croce. A'piedi è ia Vergi:ie Madre, rapita in estasi
di dolore, tra le braccia delie Marie cadute ancor
esse in agonia. San Giovanni e ia Maddaiena mirano
in at(o di doiore ii Crociiìsso. Intanto uno sgberro,
saiita una scaia appoggiata aiia croce, bagna una
spugna neii'aceto e nei iìeie,per accrescerc con
queii'amara bevanda maggior pena aii'assetato Re-
dentorc. A sinistra aicuni crociiìssori stendono con
molta furia in crocc uno de'ladroni ignudo; e cbì gii
assetta ie mani per inchiodario, c chi fora ii da pìò
di quelia, e chi somministra i chiodi, e chi raccogiie
ie funi. A destra vcdesi ii suo compagno già coniitto
e rizzato in aito, soiievato con iunghe funi da alcuni,
che in quelia scena esprimono i'azione de'muscoli
in queiio sforzo impiegati. Fra ie rotture de'sassi,
di mezzo ai montc, tre soldati, posate ie balestre e ie
zagagiie, giuocano ie vesti di Cristo. Ogni parte dei
Caivario in hne spira orrore, ed ò piena di soidate-
sca e sbirragiia che s'hanno tra loro compartito i
varii ofiìcii; e drappeiii di cavalieri sopra ben guer-
niti cavaiii, con aste, bandiere e insegne dei po-
poio romano, circondano ii monte. Veggonsi anche
moiti venir cìa Gerusaiemme, chi sopra giumenti e
chi a piedi, per vedere io spettacolo del Salvatore
crocihsso. In somma, ii Tintoretto non dimenticò
cosa aicuna ch'esser potesse verisimiie in queli'av-
venimento, e che destar potesse affetti cii pietà ne'ri-
guardanti, come s'egli avesse veduto e osservato
queiia tragica sccna. E in vero, nei rapprcsentare i
misteri delia nostra santa reiigione dovrebbesi pro-
'97
curare di farlo in guisa che destassero divozione,
non riso, come taiora si vedc. In un canto poi vi scris-
se il nome del Guardiano ed il suo.
MDLXV.
TEMPORE MAGrsIFICI DOMINI
IIIERONYMI ROTAE ET COELEGARVM
JACOBVS TINCTORETTVS
FACIEBAT

Ma non fcrmiamoci oltre a dirc ie lodi cii que-


sta immensa ed egregia fatica, poicliè sarebbe un
recar ìume al Sole, essendo essa stata fatta comune
ad ognuno da Agostino Carraccio, ceiebre intagìia-
tore, cbe con somma industria ìa trasporLÒ in istam-
pa: onde è facile vedere di quaìi bellexze essa sia
ripiena. Dicesi, cbe avendone iì Carraccio portato
una copia al Tintoretto, questi, veduto come bene
10 avesse queì grande artista servito, con inoito ab-
fetto ìo abbracciasse, iodandolo sovrammodo. Pre-
giavasi poi ìo stesso Carraccio d'avere appreso ciò,
cbe di buono sapea, dalle opere di tanto maestro;
nè mai furono le stampe sue così ammirate, se non
arriccbite delle invenzioni del nostro autore.
Ma dali'aibergo passando aiia saia maggiore, toc-
cbiamo brevemente ie cose cb'cgii segui a dipingere
conibrme l'obbiigo assuntosi. E cominciando dai
corso di mezzo ii soffitto, diede principio ad un ova-
to, in cui figurò Adamo cd Eva cbe, disprezzando
11 divino precetto, mangiano ii pomo vietato. Ap-
presso segue un quadro di Mosè cbe percuotc ii sas-
so, facendonc scaturire in copia ic acque, cui nu-
merosa turba di assetato pojioio raccogiie iu concbe
ed m vasi. Volle Iddio con si sLraordinario niiracoìo
dimostrare ia particoìar protezione ch'egli aveva di
quel popoìo, provvedendoio di bevanda colie seici
inedesime. L^acqua uscita in un soio istante da quei
sasso avrebbe potuto tener viva la fede neile più
barbare nazioni, non cbe in un popoio benebcato;
ma gli Ebrei, sempre ingrati, voìsero per ogni anche
iieve cagione la faccia ai ioro Creatore.
Nel secondo ovato si vede Giona rigettato daiia
baiena sui lido, acciocchè proseguisse, conforme ii
divino comando, ii viaggio verso TXinive. E nel quadro
di mezzo, che ha circa venti braccia di iunghezza,
dipinse ii serpente di bronzo, mostrato da Mosè ai
popoio nei deserto. In questo grande componimento
vedesi ia moita scienza anatomica deii^autore neiia
diversità dei corpi, ciie ieriti da^serpenti si torcono
in istrane attitudini, diversihcandoii con muscoiipiù
o meno gagiiardi, secondo ie diverse età: oitre il ma-
ravigiioso artihcio usato neiio staccare una hgura
daii^altra con ombre e lumi più o meno riievati,
sfumando con somma doicezza le Rgure iontane.
Neiia sommità vedesi Iddio Padre portato da una
moititudine d'Angeii ignudi ; poichè ii Tintoretto
non sapeva fare ie hgure sue che neiie forme più
dotte e più fiere. Ma iasciando ie considerazioni ai
più inteìHgenti, passiamo innanzi coi nostro discorso.
A canto a questo, nel terzo ovato, evvi Abramo
che sacrifica ii fìgiiuoio. Nei terzo quadro dipinse il
cader delia manna, provvista nei deserto agii Ebrei
daila benehca mano di Dio; e tra queiii che ia rac-
colgono v'è un ignudo diritto, che tiene un gran ba-
cino, coìiocato in taie positura, che fa mcravigiia ai
i99
riguardanti. E, per chiudere il discorso, di mezxo,
neil'ulLimo ovato, vi è ii sacridcio deiFagnelio.
In aitri sei spazii di iorma angoiare dipinse si-
milmente aitre storie deiia sacra Scrittura: Mosè
che guida il popoio ebreo pel deserto, spiendendo
ia colonna di fuoco;ia scaia di Giacobbe; e aicune
visioni de'profeti, come di Eìia e di Ezecbieie.
Dieci gran quadri compartì poi d'intorno ai muri
deli'istessa saia, traendone gii argomenti dai nuovo
Testamento. Nei primo è la nascita di Cristo, con
nuovissima invenzione, essendo la Vergine coliocata
sopra le ba'trescbe ci'un ieniie, con appresso san
Giuseppe ed i pastori cbe adorario ii nato bambi-
no. Altri se ne veggono, nei piano di quei rustico
abituro, che recano ai nato Dio pastoraii doni, clie
ricevono ii iume dai raggi ch' escono daila faccia
deliaVergine e daiia divinità del Bambino. Nei se-
guente quadro, Cristo è battezzato nel Giordano; e
di iontano vedesi una lunga scbiera di popoio in via
per battezzarsi.Nel terzo iiRedentore sorgedai mo-
numento, ìa cui pietra vien soìievata da quattro An-
geii in atto prontissimi, adorni di vagbissime vesti,
i cui iembi voiando, iormano graziosi svoiazzi. Stan-
no a custodia soidati invoiti ne'ioro manteiii, e otte-
nebrati daiia nube cbe circonda il Saivatore, non ve-
dendosi in queìii cbe pocbi iumi tocchi neiia som-
mità dei capo e deiie ginocchia : artibcii usati spesse
fiate dai Tiritorctto per dar forza maggiore, e per
far ispiccare ie parti cbe vengono ferite dai lumc.
iNei cpiarto é FOrazione di nostro Signore neii'Orto,
apparendogii i'Angeio cbe io coniorta, circondato da
un grande spiendorc cbc cià iunie ai componimento.
200

Nel qumto è la Cena di Gesù Cristo cogli Apostolq


accomodata con bizzarra prospettiva, in una sala
terrena cbe tiene assai deirorrido, con moho natu-
rale espressione.
Segue nelhaltra parte del muro, nel sesto qua-
dro, il miracolo de'cinque pani e dei due pesci mol-
tiplicati dal Saivatore: esempio delia divina boutà,
cbe copiosamente provvede a cbi dirizza sue spe-
ranze al Cielo. E qui sì vede il Salvatore nella scbie-
na d'un monte accennare agii Apostoli cbe distri-
buiscano il pane recatogli dal fanciullo: a"piè del
monte poi collocò alcune grandi bgure di risoluta
maniera. Nel settimo è il cieco nato, condotto a Cri-
sto. NelFottavo è FAscensione al cielo. NeJ nono è
la Piscina ; e vi si veggono graziosi pergoiati tirati
in prospettiva, e Cristo cbe comanda ai paraiitico di
mettersi in cammino. L^ultimo quadro di quel gìro
contiene nostro Signore tentato daidemonio: nè più
si dica cbc il diavolo sia delorme, avendolo qui i!
Tintoretto dipinto in un bellissimo giovine, con
graziosa capigliatura e smanigii alle braccia. In capo
alla scala poi, tra ie bnestre, collocò le due bgure di
san Rocco e di san Sebastiano.
NeiPaltare bnalmente é collocata Papparizionc
di san Rocco ad alcuni ianguenti ; e in un canto vi
ritrasse il cardinale Rrittanico, ospite suo in Roma,
cbe segnato dal Santo in tempo cbe la città era tra-
vagliata dalla pestilenza, conservò impressa la croce
neiia fronte, mediantecbè rimase illeso dal male. E
sopra delParco, per cui si passa alla seconda scala,
])ose un quadro di mezzana grandezza, in cui di-
j)ìnsc ìa visita della Verginc a santa Eiisabetta.
2o:

Neìla saìa terrcna dìvisò medesnnamenLe le se--


guenti istorie. Nel primo spazio appare ìa Verginc
Annunziata, e san Giuseppe che sta attendendo a'
suoilavori, mentre quelia apprende daìrAngeloì'alto
mistero deH' Incarnazione. Finse ivi un muro, per
divisione deìla stanza, in cui apparisconoalcune rot-
ture di pietre cotte.,naturaIissìme. Nel secondo il
Salvatore bambino ò adorato clai Magi ; e di lontano
vi sono serventi cbe guidano cammelli carichi di ba-
gaglie. La Vergine, nel terzo, fugge in Egitto, te-
nendo fra le braccia nostro Signore bambinetto av-
volto in fasce, mentre san Giuseppe guida iì giu-
mento per entro ad una boscaglia ; e vi sono in lon-
tananza alcune belìe vedute. Nel quarto è Hgurata
la strage degl'Innocentiy ch'è per avventura la più
rara invenzione di quell'ordine. Veggonsi ivi alcune
donne coi crini sparsi, in atto di gridare, coi loro
fanciulìi stretti al seno, fe quali, per fuggire dalle
mani de'manigoldi, si precipitano da una muraglia.
Altre sono cadute nel piano; e tra queste, una, ge-
nerosamente stringendo la spada del feritorc, cerca
col proprio danno salvare dalle mani crudeli un suo
tenero bambino che tiene in collo. GIi ultimi due
quadri contengonola Circoncisione di nostro Signo-
re, e l'Assunzione della Vergine, cogli Apostoli al
sepolcro, i quali co'gesti dimostrano ammirazione
vedendo salire al cielo la loro Regina.
Da questi numcrosi e dotti componimenti si po-
trebbono raccorre inhniti precetti appartenenti al-
i'arte, col dare a vedere i molti artihcii usativi ; ma
perchè lungo sarebbe il discorrerne, e perchè non
iu nostro intento il dettar regoic sopra ia pittura,
302

ma solo coHa narraxtone delie opere toccare alcune


bellezze e industrie degli artistì, più oltre non favel-
leremo. Ma non st dehbono però passare in silenzio
gli onori dovuti nl Tintoretto ; siccìiè diciamo con
Confrater- verità, che la Scuola di san Rocco fu sempre i'acca-
nitadtsan
Rocco. demia e ii ridotto d'ogni studioso della pittura, e
Scuola
comune
in particolare degli Oltramontani che da indi in qua
deipittort. sono capitati a Venezia; le cui opere hanno servitó
d'esemplari per apprendere il modo di comporre le
invenzioni, la grazia e stringatura del disegno, Tor-
dine dello staccare con lumi ed ombre i gruppi delle
Hgure ne componimenti, la franchezza e la lorza dei
colorire; ed in somma qualsiasi termine più accu-
rato che può rendere erudito un ingegnoso pittore.
Nè già, come alcuni poco conoscitori del huono del-
Farte si credono, furono quelle opere fatte dai Tin-
toretto per disprezzo, non vedendovisi certa sfuma-
tezza di colori che appaga Tocchio dei meno inten-
denti; poichè non sempre èiodato nel pittore l'usare
le deiicatezze e 'i hnimento, che senza dubbio è su-
perfluo, in que'componimenti specialmentechevan-
no collocati in iuogo distante dalla veduta ; poichè
i'aere che si frappone alla virtù nostra visiva uni-
sce con raro condimento le penneliate gagiiarde,
rendendole soavi e grate a certa distanza. Quindi è,
che dai saggi artisti vien commendato il Tintoret-
to, poichè seppe immaginarsi i'effetto che far pote-
vano le pitture ne'luoghi ioro, usando un finimento
bastevoie e proporzionato ai sito, tenendo sempre
mai la maniera coipeggiata con maestrevoie modo^
ch'è quei termine in nne cosi difhciie a conseguirsi
da chi pretende farsi credere grande neli'arte, e che
2orj

proviene da una iungLissima esperienza, e dalia


perspicacia deil'ingegno, che fu certamente singo-
Ìare in qucsto raro autore.
Aggiungiamo, in commendazione di cosìfamose
pitture, cìie molti vaiorosi intagiiatori damminghh
oltre il Carraccio, hanno con moita iode trasportato
neiie stampe ioro que'peregrini pensieri; come fe-
cero Egidio Sadeler col Cristo risorgente, in foglio Pitture di
san Rocco
reaie; e Luca K.iliano colla strage degli Innocenti, date alic
stampe.
e col miracolo del pane e del pesce. Altri stampa-
rono l'Annunciata, laCirconcisione, e altre di quelie
istorie, conoscendo que'saggi artisti l'utiie che po-
tevano recare agli studiosi ; oitre ii numero grande
dei disegni e delie copie colorite, tratte da quelie ope-
re dagii studenti, come accennammo, che sono in-
hnite: ed il Tintoretto ha potuto, mediante l'eleva-
tezza de'suoi pensieri, svegliare tutti gl'ingegni deì
tempo suo, guidandoii per felicissimi sentieri a di-
venir grandi ed eccellenti. Ed iu Venezia, ove pare
che Iddiofelicitasse particolarmente quest'arte, tutti
queiii che dopo il Tintoretto fiorirono si diedero a
seguire lo stile da lui tenuto ne'componimenti, nelio
atteggiare e neli'esprimere con gran forza ed ener-
gia le hgure, e in quelle osservazioni che tocche ab-
biamo nei racconto deil'opere sue, e che tendono allo
scopo più difhcile deli'arte.
li quai modo con tanta applicazione seguito con
iode dei passati pittori, e ammirato dai conoscitori
deìla pittura, si vedrebbe tuttavia esercitato dagli
studiosi veneziani, non mancando per avventura
eglino di virtù bastevole a soddisfare ia curiosità del
mondo senza ricercarne le novità dagii antipodi, se
si potesse persuadere che il pittore non riceve au-
mcnto di maggiore virtù dalìa buona fortuna, e che
aìcune estrinseche apparenze e ostentazioni tirano
hene spesso gli affetti di quelli che più si appagano
deiropinione, che della verità delle cose.
Operò il Tintoretto in queTempi, per don Gu-
glielmo duca di Mantova, otto pezzi di grandi fregi,
per le stanze del suo castello, de'fatti de'suoi mag-
giori, ne'quali rappresentò la giornata del Taro,gui-
data dal marchese Francesco Gonzaga, ed altre vit-
torie ottenute per la Repubblica veneziana. Espres-
se ancora la cerimonia del titolo di Duca conferito-
gli dairimperadore CarloV, ed altre azioni di quella
famiglia. Ne'quali operando, era spesse hate visitato
dal Duca, che allora trattenevasi in Venezia, pren-
dendo sommo diletto nel vederlo dipingere, e go-
dendo de'soavi tratti suoi, sapendo iì pittore con
somma grazia accomodarsi al genio d'ognuno, e con
arte gentiie trattare in particoìare co'grandi.
Compiti i fregi, fu invitato dal Residente, a nomc
dei Duca, ad andarsene a Mantova coile pitture, per
assistere a collocarie ne'Iuoghi destinati; ma egli,
che volentieri incontrava Foccasione per condurvi
la moglie, e per visitare la famiglia d'un suo fratello
che colà dimorava, molto amato dal Duca, disse di
non potervi andare, pregando a farne le sue scusc
con quelI'AItezza. E ricercato perche ciò ricusasse,
rispose che sua moglie voieva,dovunquecgIiandava,
ritrovarsi seco. II che udito dal Residente, sorriden-
do disse, che non mancasse di servire al Duca suo
signore, e conducesse quella non solo, ma la famiglia
tutta. E fatto porre all'ordine uno dc'suoi piccioli
200

bucmtori ben munìto di vcttovagbe, con (juel!o ii


Tnitoretto se ne passò a Mantova, ove fu accolto
JaiDuca conmoita utnanità, e con magnificbe spese
per moltì giorni alla Corte trattenuto, godendo quel
Principe di trattare spesse date con esso iui, confe-
rendogii aicuni suoi pensieri di fabbricbe ed inno-
vazioni delia città, e ponendo ad effetto ii suo con-
siglio; poicbè non si può dai saggi pittori ricevere
cbe giovevoii ricordi, abbracciando quesParte in uni-
versaie la cognizione di quaiunque cosa soggetta al
disegno. Voieva anco ii Duca cbe si rimanesse alia
Corte ; ma non potè fermarvisi per ie moite opere
pubbiicbe e private iasciate imperfette in Venezia,
e perchè fu sempre nojoso ai galantuomo il vedersi
legato da catene, bencbè fregiate d'oro e di gemme.
Per la vittoria ottenuta dalia Repubblica contro
i Turchi Panno i5yi ii Senato determinò, cbe a
memoria de'posteri si dipingesse quel giorioso av-
venimento nella sala dello Scrutinio, dandone iì ca-
rico a Tiziano, ed assegnandogli a compagno Giu-
seppe Salviati per sollievo della fatica. Ma qual si
fosse la cagione, cbe diversamente vien riferita, ii
porvi mano andossi in modo diderendo, cbe diede
agio al Tintoretto, che solo pretendeva di fare le
opere tutte delia città, di procurarsi queirimpiego.
Andatosene dunque in coliegio, espose al Doge e ai
Senato, che essendo egli buon cittadino della sua
patria, aveva sempre nodrito un desiderio immenso
di far vedere in atto al suo Principe l'ad'ettuoso ani-
mo suo; e cbe aliora era per dimostrarlo in efietto
col far comparire fra i lumi e le ombre de'suoi co-
ìori quella felice vittoria conseguita con tanto ap-
306
plauso del mondo daiìe armi veneziane; che volen-
tieri avrebbe accoppiato i muti suoi pennelii in gui-
sa di iingue colia comune ietizia, promettendo pre-
stare ogni buon servigio senza premio veruno, sti-
mando essergii ricompensa bastevole ia lode di aver
saputo ben servire al suo Principe. Aggiunse ancora,
che prometteva nei termine di un anno(non ostante
le occupazioni deiie moite cose che avea per ie ma-
ni) di dar queli'opera compiuta; concedendo campo
iibero ad ogni pittore, che se nel termine d'anni due
gii avesse dato l'animo di condurre a hne una simile
fatica, avrebbe levato prontamente iì suo quadrose
un migliore se ne iosse riposto. Taii risoluzioni non
cadono negii animi bassi, ma ne'generosi che aspi-
rano a grandi onori. ii Senato dunque, che ben co-
nosceva ii vaiore dei Tintoretto in aitri casi esperi-
mentato, vedendo che poco frutto trar potevasi da
Tiziano aggravato dagii anni, determinò che I ope-
ra al primo si conferisse. Ora di tanta e sì gloriosa
vittoria ne rappresentò il successo con ordine tale,
che vi sivedevano gliavvenimentiprincipaiidi quei-
la battagiia; come l'acquisto delia Reale d'Alì gene-
rale turchesco, Sebastiano Veniero generaie vene-
ziano, e Giovanni d'Austria, di naturaii ritratti, con
Marco Antonio Coionna per il Pontehce, che dava-
no animo ai combattenti esposti ai maggiori pericoii
delia battagiia.
Vedevasi del pari i'accidente di Agostino Bar-
barigo provveditore veneziano, ferito in un occbio
da una freccia che gii toise la vita, ii quale col san-
gue fregiòdi eterna gioria ii nome suo. Fecevi moite
gaiee abbordate e ripiene di soidatesca, e gran quan-
2oy
thà di Turchi cìie avvenLavano nemhi di frecciej,
molti de'quali cadendo in mare, in atti cruciosi som-
mergevansi. Formovvi di piu aìtre galee ìontane, iì-
luminate artiAciosamente da'fuochi delìe bombarde
e da saette che strisciavano per l'aere, fatte a beHa
posta daìl'autore per distaccarìe in tal guisa da'legni
vicini, ingegnosamente adombrati dalìa caiigine, e
da aìcune oscure nubi sovrapposte; divisandovi me-
desimamente sopra de'tavoiati un'inhnità di soldati,
con ispiedi, spadoni, archi, baìestre, e aìtri belìici
stromenti, che facevano crudele strage de'nemici;
disponendo in fine ogni cosa in que! grande miscu-
glio senza confusione, e con accurati terminidell'ar-
te: per Ja quaì ecceììente fatica ne restò deìusoTi-
ziano con gii emoìi suoi, che odiavano in estremo ii
Tintoretto, poichè in quaiunque cosa si frapponeva
ai ioro interessi. È certo che quei pittori non ebbero
maggiore ostacoio di iui aiie giorie ioro;ed eraii suo
penneiio un fuimine, per così dire, che atterriva
ognuno coi iampo. Onde ii Senato, per corrispon-
dere con gratitudine a servigio sì grande, determi-
nò cii'egii fosse riconosciuto d'una aspettativa, che
ebbe eiìetto, con aitri benehcii ne'posteri suoi.
Per io sbarco di Enrico III. re di Francia c di
Poionia iavorò poscia aicune hgure a chiaro-scuro
con Paoio da Verona, neii'arco eretto sui iido, coi-
le ordinazioni di Andrea Pailadio architetto. Ma
perché iìTintoretto avea disposto ritrarre ii Re, chc
di punto si attendeva, cercò di iicenziarsi con inven-
zioni da Paolo, pregandoio a terminare da sè quei
poco che rimaneva a compirsi neii'arco; e spogiia-
tosi deiia toga, vestitosi aii'uso degii scudieri dei
208
Doge; si frammise a ìoro nel bucintoro che si mos-
se per accogìiere il Re, facendone furtivamente neì
viaggio, con pastelli, il proposto ritratto, quale ri-
dusse poi da quel piccioio abbozzo ad una grandez-
za naturale; e divenuto amico di monsieur Beìlagar-
da, tesoriere del Re, fu introdotto dopo molte difd-
coità (per ìe continue visite de Principi) nelle regie
stanze, per ritoccarlo dal vivo. Ora mentre egìi se ne
stava dipingendo, ed il Re con grande gentiiezza
ammirandoio, entrò arditamente in quelia stanza
un fabro dell'arsenale, presentando un suo mal fatto
ritratto, e dicendo cbe mentre Sua Maestà desinava
neil'arsenale, egii ne avea cavata quelia simigiianza.
La cui temerità fu niortidcata da un Cavaliere che
giieio trasse di mano, e squarciatoio coi pugnaie, io
gettò nel gran canaie vicino; ii che fu cagione, pei
bisbigiio che si ievò, che mal potè ii pittore soddis-
fare l'intento suo.
Aveva anco osservato ii Tintoretto in taie occa-
sione, che di quando in quando erano introdotti ai
Re alcuni personaggi ch'egii percuoteva leggermen-
te collo stocco sovra ie spalic, aggiungendo alcune
sue cerimonie; e hngendo non intenderne ii senti-
mento, ne richiese ii Beliagarda, che gli disse: quel-
ii essere in tal guìsa creati Cavaiieri da Sua Maestà,
e che si preparasse anch'egli per ricevere quei gra-
do, avendone avuto ragionamento coi Re (a cui era-
no note le sue condizioni), che dimostravasi pronto,
in attestazione della virtù sua, di fario ancor lui Ca-
vaiiere; ma non voÌendo ii nostro pittore per av-
ventura assoggettarsi a verun titoio, ne ricusò mo-
destamente i'ouore.
3°9
Presentò poi ii ritratto al Re, che con iieto voìto
ii vicie, parendogli una maravigiia; poiciiè quasi di
furto io avea tolto si al naturale, che rappresentava
al vivo l'immagme sua ed ii regio decoro; del quale
fece dono aì serenissimo Luigi Mocenigo aiiora do-
ge di Venezia, nelle cui case tuttavia si conserva.
Ma perchè Rno a quest'ora abbiamo ragionato
di moite opere sue principaii, registrate (per queiio
cbe si è potuto venire in cognizione) in ordine di
tempo, raccogliamo ancora un buon numerodi qua-
dri e di tavoie sparse nelle cbiese deiia città, ope-
rate da iui neii'età più viriie. Opere
Jelt' autore
In san Cassiano, neiia maggiore cappeiia, fece in Venezia.
due grandi quadri. In uno è il Saìvatore crocifìsso in
mezzo a due ladri, con molta soidatesca nel piano
del monte, e un ministro sopra d'una scaìa, cbe pone
il breve aiia croce. L'aitro contiene la liberazione
de'santi Padri dal Limbo; e nella tavola deil'altare
è nostro Signore glorioso risuscitato, con san Cas-
siano vescovo e santa Ceciiia a canto al sepolcro.
In santa Maria Giubenico, nei portelli deil'or-
gano, daiia parte di dentro, dipinse i quattro Evan-
gelisti, accomodati sopra le nubi, cbe scrivono il
Vangelo; e la Conversione di san Paoio nel di fuori.
Ad un altare di casa Duodo fece ii Salvatore e santa
Giustina, con un ritratto naturaie di sant'Agostino.
Ne' Padri Crociferi, neila maggior cappeiia, fece
la tavola deiI'Assunzione cli nostra Signora al cieio:
e sebbene que'Padri avesserodeterminatocbePaoIo
Veronese facesse quelia pittura, seppe ii Tintoretto
tanto dire, promettendo cbe l'avrebbe fatta sullo
stiie medesimo di Paolo, si cbe ognuno l'avrebbc
RinotFi. T.II.
2!O
creduta di sua mano, che ne ottenne l'impiego. Nè
vanamente promise; poichè in effetto fece in queila
tavola un misto di hero e di vago, che bene chmostrò
che per ogni modo sapeva dipingere, trasformandosi
in ogni qual maniera gli iosse gradevole. Ivi sono vi-
vacissimeteste degliApostoIi, ai qualibrillano iiumi
negli occhi comc se avessero lo spirito ; e gli acco-
modò in atti così pronti e vivaci, che vano è il pre-
tendere forme piò bclle e movimenti più graziosi.
Nella stessa cappella operò parimente, in con-
correnza dello Schiavone , un quadro mezzano
della Circoncisione di nostro Signore, situando la
mensa ove si appoggia il Sacerdote, e la Vergine
che tiene fra le braccia il Bambino, in tale maniera
accomodata, che per di sotto si veggono alcune R-
gure lontane, e un giro di architettura che ne forma
un sito curioso e pellegrino, che di gran fatto superò
Temulo suo; e con ragione é tenuta pittura delle
più pregiate deli' autore.
Nel refettorio de'Padri medesimi, che maravi-
gliati rimasero del di iui valore per le cose operate
nella cappella, dipinse in un gran volto le nozze di
Cana di Gaiilea. Cristo è nel mczzo, la Vergine a
lato con lungo sèguito di convitati, e molti servi
sparsi per quelìa stanza, che arrecano vivande e
pane nei cofani, e che versano le acque convertit.c in
vino; e mediante la positura di quella mensa, e l'in-
tavolato del sofhtto compartito in molti spazii tirati
in prospettiva, si allunga ii refettorio in modo, chc
pare si raddoppino le mense e i convìti. Questa pit-
tura si è veduta in istampa di Odoardo Fialetti bo-
lognese, studioso delle opcrc del Tintorctto.
3fI

In san Fclice sonovi due Lavoie: ia maggiore ò


di san Rocco con Santi Jaiic parti, Ji rarissimo co-
iorito; c neii'aitra ò una piccioia iìgura Ji san Deme-
trio armato ; e vi ò ritratto ii paJrone Ji casa Ginsi.
E nelia cappcila Jci Sacramento appajono in Jue
quaJri l'ultima Cena Ji Cristo, e l'Oraxione nei-
l'Orto; e in una mezza-luna, entro aJ una cappella.,
cravi nostra Donna Annunciata.
In san Mosè fecc un quaJro, nelia cappelia Jei
Sacramento, con nostro Signore che ìava i picJi ai
suoi Discepoli; e Ji iontano veggonsi serventi che
ievano le tovaglie Jaiie mense; e in un canto Jue
ritratti, Jel Piovano e Jeì GuarJiano Ji quelia Con-
fraternita; e una piccioia tavoia Jelia Yergine Jetta
Jei!e Grazie.
Operò Ji più, per la Compagnia Ji nostro Si-
gnore in san Gervaso e Protaso, un'altra Cena Jel
GioveJi santo, Ji nuova e curiosa invenzione. In
questa si veJe Cristo in atto Ji beneJire il pane, e
gii Apostoli J'intorno sopra umili seJie, in gesti Ji-
voti, aicuno Je'quali somministra vivanJe aiia men-
sa. Vi ò un fanciulio che arreca frutti in un piatto;
c nciia cima J'una scaia una vecchia chc Ria, Ji-
pinta con moita naturaìezza; ia quaie invenzione si
veJe in istampa.
E in grazia Ji Antonio MiiieJonne, segretario
Jel Senato, fece aJ un suo aitareia tavola Ji sant'An-
tonio Abate tentato Jai Jemonii trasformati informa
Ji Jonne gcntili e ornate, comparenJogii il ReJen-
tore in uno spicn Jore, nei quaie hsanJo gli occhi ii
Santo par si consoii. E in quest'opera, veramente
rarissima, Jimostrò come ben sapeva conJurre ie
2 13
pitture sue ad uuo squisito Animento, quando egìi
stimò l'opportunità, e io richiese l'occasione e ìa
qualità del luogo: e questa pittura è pure in ìstampa.
A' piè dei Crociilsso cii san Giovanni e Paoio
veggonsi in un piccioio quadro tre istoriette deiia
Sacra Scrittura, che ailudono aiia morte di Cristo:
Abeie ucciso da Caino, Abramo che sacrihca Isacco,
e ii serpente di bronzo rizzato da Mosè nel cieserto.
Nei Capitoiode'Padrimedesimi eravi una tavoia
di san Giorgio cavaiiere che uccideva ii drago ; ma
avvenne che ritornandosene ii Santo in Cappado-
cia, vi iasciò ia copia cii sè stesso, rimanendovi dei-
i'autore aicune hgurette neì frontispizio deii'aitare.
Era ancora in san Francesco deìia Vigna, neiia
cappeiia cie'Bassi, un'aitra tavoia ciel funeraie cii
Cristo, con Nicodemo e Gioseffo che con pietoso uf-
jficìo sostenevano ii corpo prezioso, e servi con ìumi
che rischiaravano ie tenebre deila sera ; al cui doio-
roso spettacoio vedevasi la Vergine tramortita: pit-
tura delie più prezìose dei Tintoretto. Ma questa fu
da sacrilega mano recisa, rimanendovi un Angelo
nel!a sommità coiia corona di spine in mano. Neiia
sagrestia di san Sebastiano vi è un piccioio quadro
d'una storia di Mosè.
In Santa Maria rappresentò l'In-
venzione delia Croce fatta da sant'Eiena, facendovi
quelia Regina in un atto maestoso, con Dame alcor-
teggio vestite in modo che pajono tratte dall'antico,
acconcie in attitudini graziose e gentiii: dal che si
comprende lo studio e la numerosa raccoita deiie
cose che ii Tintoretto fatto aveva, che contener po-
tessero beiiezza e curiosità. Ivi si vede, in virtù dei
315
contatto di Cristo, risanare l'inferma donna posta a
canto alla croce, assistendovi san Macario vescovo
di Gerusaìemme, con molti personaggi che fanno
atti di maraviglia al vedere sì gran miracoio. E in
dne adorna queii'opera di regolato disegno, di forza,
di grazia, e di pittoreschi artidcii.
Sovra ia porta deila chiesa deiia Carità vedevasi
un quadro coi Saivatore levato di croce, così gentiie
e deiicato, che spirava divinità; e a'piedi Tordinario
drappeiio deiie Marie piangenti, e alcuni Vescovi ai
iati; ma di queiio ora si può dire coli'Angeio: &//'-
^o/^ 6^^ A/c.
In san Poio ammirasi un'altra Cena, ove nostro
Signore comunica gii Apostoli, aliontanandosi in essa
dalie invenzioni operate in questo proposito ; non
mancando al Tintoretto materia di nuovi concetti,
poichè i'ingegno suo era un erario d'ogni più rara
curiosità.
Sonovi, oltre le accennate cose, quattordici ta-
voie sparse per altre chiese, che brevemente regi-
streremo. NegPlncurabiii vi è queila di sant'Orsoia,
toita in mezzo da Preiati, seguita da molte vergini
sbarcate daiie vicine navi; e un Angeio le arreca la
paima del martirio. La seconda di san Danieie, ove
santa Caterina martire risoive i dubbii a iei pro-
posti dai hiosofi con grazia e prontezza taie, cim per
crederla viva non ie manca che la favella. Nei Ge-
suati è la terza dei Crocihsso, colla Vergine madre
a'piedi, e Nicodemo e Gioseflo che si accingono al
pietoso offìcio dilevare dicroce ii Salvatore.La quar-
ta è in san Giuseppe in Sammichele, col ritrattod'un
Senatore vcneziano. La quinta in san Girolamo, con
2 I^
Cristo in croce sostenuto cìa Dio Padre in un cielo,
sant'Adriano a'piedi, con li santi Francesco e Anto-
nio inginocchiati. Due ve ne sono in san Cosmo
deiia Giudecca, co'santi Cosmo e Damiano vestiti
alia ducaie, la Vergine, ed aitri Beati acconci sopra
le nubi; e ia minore è dei Saivatore in croce. L'ot-
tava in san Siivestro, dei Battesimo di Cristo, e un
quadro deil'Orazione che fa neli'Orto.La nona in san
Marceiiiano, con entrovi questo Santo in uno spien-
dore, e gli apostoii Pietro e Paolo dalie parti. La de-
cìma neiiaCrocecon nostroSignore mortosostenuto
da un Angeio, coi ritratto di Sisto V ponteiice. L'un-
decima in san Geminiano, coiia vergine Caterina
posta in orazione, e l'Angeio che ie accenna ia ruota
sostenuta dadue angioietti. La duodecimanel campo
Busoio nelia chiesetta di san Galio, col Redentore,
san Marco coi predetto santo Vescovo. In santo Ste-
fano confessore, detto san Stino, è ia terzadecìma,
deii'Assunzione delia Vergine; e l'uitima hnalmentc
è nelia Compagnia delia Giustizia, nella quaie mirasi
san Girolamo orante in una grotta coperta di rozze
tavoie, visitato daiia Vergine sostenuta da quattro
Angeli vivacissimi. Questa, dico, fra ii numero deile
accennate é degna di moita lode per lo studio par-
ticoiare e per ia diiigenza usatavi dai Tintoretto,
avendo in questo caso avuto riguardo al luogo ove
dovea coiiocarsi,non assai solievato daipiano^ oltrc-
chè ritrasse ii Santo con sentimenti proprii delia se-
nile età, osservandovisi fìn le rughe e ie pieghe chc
fa la peile nelìa persona d'un vccchio, senza però
pregiudicar punto ai discgno. La qual'opcra fu mai
scmprc iodata dagi'intcndenti.
E scbbene sia notato aìcune volte di poca diìi-
genza, e cbe abbia avuto più riguardo aHo sfoga-
mento de'suoi pensieri, cbe al compiacere con bni-
ment!,ba egii però tante date dato avedere come ba
saputo condurre ìe opere sue a tal segno, cbe ben può
cbiarirsi ognuno che non vi fu parte nelia pittura cbe
da !ui non fosse perfettamente praticata, e cbe se
gli conviene talora i! tito!o di dibgente miniatore.
Or faveRiamo del!e opere a fresco, poicbò quel
modo di operare non è men degno cbe il dipingere
ad olio, pel risoluto modo cbe vi si conviene, non
essendo ivi permesso i! cassare e il rimettere le cose
a voglia delpittore, poicbè rimarrebbero maccbiate,
e vi si scoprirebbe lo stento, cbe sarebbe non pic-
ciola nota nell'autore.
Sopra il gran canale adunque, nelle case de'Gus-
soni, ritrasse in sua gioventù due delle bgure di Mi-
cbelangelo, l'Aurora e il Crepuscolo ; e in duc vani,
nel disopra, fece due concetti d'invenzionc, di Ada-
mo e d'Eva, e di Caino cbe uccide Abele. Cosi sopra
i! campo di santo Stefano, ne! riverso di un camino,
dipinse la ùgura di san Vitale a cavalio, veduto in
uno scorcio difficilissimo, predicato per singolare dai
professori; valendosi i! Tintoretto inquesto luogo,
per capriccio, della statua di Bartolommeo Colleoni,
posta nella piazza di san Giovanni e Paolo, getto
celcbre di Andrea dal Verroccbio fiorentino, cbe fu
l'ultima delle faticbe sue. E sopra i vólti delle fme-
stre pose alcuni ignudi operati con sì franca e soave
maniera, cbe se fossero dipinti a olio non sariano
più frcscbi e meglio intesi, dimostrando quanto cg!i
fosse valoroso in comparazione de'pensieri altrui.
3 l6
Ma tra ìe opere a fresco ottiene gìi appìausi pri-
rnieri ìa facciata di casa Marceiio di san Gervaso,
detto san Trovaso, ove dipinse quattro favole di Ovi-
dio; cioè di Giove e di Semele, di Apollo che scor-
tica Marsia, deii'Aurora che prende congedo da Ti-
tone, e di Cibeie coronata di torri sopra un carro
tirato da leoni.Di sopra feceun iungo fregio, inserito
di corpi d'uomini e di donne ignude, cosi vivaci e
freschi che pajon vivi ; oltrechè egli è ii più curioso
incatenamento di Agure che dai più esperto pittore
inventar si potesse.
Aumentano ia perfezione dell'artista i varii modi
ancora deli'operare, ne'quaii si comprende la som-
ma attività deii'ingegno, e queiia universaiità che
ia pittura richiede.
Ma passiamo ai paiagio ducale; e prima ragio-
niamo delle pitture delie saie di sopra, ove ii nostro
celebre Tintoretto ebbe moito comodo di spiegare
i suoi pensieri.
Nei saiotto dorato, posto nelia cima deiie scalc
che guidano ai Coilegio, dipinse, in quattro quadri
di mezzana grandezza, soggetti adequati ai ministe-
rio di queila Repubbiica.
Ii primo contiene Vuicano coi Ciclopi, che vi-
cendevoimente percuotendo ii ferro sur l'incudine,
tentano ridurio ad una perfetta forma; inferendo
i'unione de^Senatori veneziani neii'amministrazion
delia Repubbiica. Le armature varie che si veggono
tratte per terra, accennano gli apparati chc si fanno
da quei Dominio delie cose miiitari, poichè le armi
servono di speciaie ornamento aìie città, c incutono
terrorc a'nemici.
Nel secondo sonovi le Graxie acconipagnate da
Mercurio. L'una è appoggiata ad un dado, poìchè
ie Grazie si corrispondono gli uffìcii;le aitre duc
tengono ii mirto e la rosa sacra ail'amorosa Dea,
simboii di perpetuo amore. Sono accompagnate da
Mercurio, percbè le grazie si devono concecìere cou
ragione, come vengono conferite da quei Senato
verso i benemeriti suoi. Iì Prindpe, riconoscitore
delia virtù e de'prestati servigi, si appressa a Dio?
cbe non lascia alcun bene nou guiderdonato.
iNel terzo,Marte vien cacciato daMinerva, men-
tre la Pace e l'Abbondanza insieme festeggiano. Mi-
nerva è qui intesa per la sapienza di queiia Repub-
biica nei tenere le guerre iontane daiio Stato; dai cbe
nasce ia feiicità de'sudditi, e l'amor verso ii Principe.
Nei quarto vedesi Arianna trovata da Bacco sui
iido, coronata da Venere d'aurea corona, dicbiaran-
doia libera, e aggregandola al numero deiie ceiesti
immagini; ii cbe vuoi dinotare Venezia nata sur una
spiaggia di mare, resa abbondevoie non soio d'ogni
bene terreno mediantela celeste grazia, ma coronata
con corona di libertà dalia divina mano, ii cui do-
minio è registrato a caratteri eterni nel Cieio. Le
quali bgure fbrmò in sì nobiii idee e con cosi deiicati
corpi, cbe ritengono un'idea di spirante divinità, ia
quaie soavemente fa rapina de'cuori. Se giammai si
veribcò cbe la natura fosse vinta dali'arte, cpii senza
ciubbio eila cesse aii'emula sua Pittura la paima. E
ciue ciei detti componimenti si veggono in istampa
del Carraccio mentovato.
In mezzo al paico fece ii ritratto dei cioge Giro-
lamo Priuii, a cui ia Giustizia, accompagnata da
Venezia, porge ìa spaJa e ìe biiancie, conferendogii
ii doniinio de'popoii. Vi assiste in aria san Marco
protettore in atto di ieggere un libro, in graziosis-
sima attitudine.
Seguì poi a dipingere la vóita deiia saia vicina,
detta c neiio spazio di mezzo fece Vc-
nezia condotta da Giove nel seno deii'acque adria-
tiche, assistendo aiia di lei fondazione con feiici au-
spicii tutti gìi Dei. In uno dei tondi vi è parimente
Venezia, che ticnc un giogo rottoe catene spezzatc
in mano, accompagnata da molte Virtù, una deile
quaii ha ii piieo sopra un'asta, in scgno di iibertà; e
a'suoi piedi sta i'Invidia punta da serpi, in atto di
precipitarsi. Ma essendosi guasto, vi furono aicunc
rimesse da poco avveduto pittore. Neli'altro tondo
Giunone conferisce a Venezia ia grandezza e l'au-
torità, porgendole il pavone e ii fulmine, con altri
doni recati per mano di sue ministre. E sono ambi
recinti da quattro principali Città deilo Stato. Due
di queste, Altino e Vicenza, essendo state consu-
mate dai tempo, furono rinnovate dal signor Fran-
cesco Ruschi, industre e vaioroso pittore.
In una mezza-Iuna, sopra le finestre verso il ca-
nale, vedevasi Venezia sposata da Nettuno, che la
facea signora del mare^ c nel dirimpetto, sopra il
cortile, medesimamente la dipinse appoggiata aì
Mondo, come queila chc unica sempre mantenne
libero l'impero suo.
Continuò poi il Tintoretto a dipingere alcuni
quadri nella saia dei Prcgadi. In un lungo vano so-
pra il tribunale, conforme l'usato istituto, ritrassc
i due dogi Pietro Lando e Marco Antonio Trcvisauo
3'9
adoranLÌ il morto SalvaLore sostcnuto dagii Angeii,
con Santi protcttori dalie parti. In aitro quadro? po-
sto nel giro di quelia saia, fece ii ritratto del doge
Pietro Loredano innanzi la Reina de'Cieli, con san
Marco eci aitri Santi ; e di iontano si vede ia piazza
di san Marco tirata in ioeÌia prospettiva.
Kel mezzo del paico fìgurò Venezia in un cielo,
cinta da moiti Dei, aiia quaie i Tritoni e ie Nereidi,
per ordine di Mercurio, arrecano dal mare tributo
di conchigiie, di coraiii, perie, e d'altre cose pre-
ziose, come ad imperante reina.
Rimaneva, pel compimento di queiie sale, di far
deì
ie pitture del Coliegio, che furono compartite tra Coiicgio.
Paoio da Verona e ii Tintoretto, a cui furono asse-
gnati quattro grandi quadri, neiia parte dei muri,
de'ritratti dei Dogi, ne'quali pose studio maggiore,
avendo a concorrente ii Veronese (chè i'emulazione
serve di sprone talora, e rende ii pittore più guar-
dingo per non rimanere inferiore ai compagno); e
li divisò in tale maniera.
Contiene ii primo, vicino al tribunale, ii doge
Luigi Mocenico ginocchioni adorante il Redentore,
con san Marco a lato ; e di iontano sono Santi tu-
teiari, e due beliissimi ritratti di Senatori deiia fa-
miglia di queiio.
Wel secondo è hgurato Nicoiò da Ponte, con no-
stra Signora sotto un gran baidacchino sostenuto da
angioietti ignudi, con san Giuseppe vicino; e appres-
so ai Doge, san Aicolò, san Marco e sant'Antonio:
nelia quai fatica, come singolare, scrisse ii nome suo.
Nel terzo é Francesco Donato, con san Marco
simiimente che lo accompagna, c sanFrancesco; e
320

vì fece gìi sponsaìi Ji sanLa Caterina marLire con


nostro Signore bambino. Poco distante è la Pru-
denza con un breve in mano, ov"è scritto: F^Pr//-
7/////^/////// ^/oe///ìe//&//// /n /////^//M con^/ù/v;
e laTemperanza, che medesimamente tiene un bre-
ve, in cui si iegge : &c Pe/////er////^ ea?e////?/M//? ^e///-
per ^e^//e//&//// cà'/^//^ Jc/fù/ che furono virtù am-
mirate in quel degno Principe.
Sovra la porta principale dnalmente vedesi An-
drea Gritti, la Vcrgine sovra un piedestallo, con
molti Santi intorno, tra'quali è santa Marina con
palma in mano, in ricordanza deìfacquisto di Pa-
dova seguito nella sua festività, essendo il Gritti
provveditore del campo veneziano.
Dovendosi poi rinnovare le pitture delle sale
del gran Consigìio e dello Scrutinio per cagione del-
i'incendio seguito, fu scelto il Tintoretto per uno
de'primieri pittori per quella funzione; e gli tocca-
rono per sua porzione quattro degli angoli del sof-
iitto, ne'quali dipinse maestrevolmente gloriosi fatti
di quelia Repubblica.
INclI'angoIo verso la Quarantia civii-nuova fece
la conservazione di Brescia, seguita per la prudenza
di Francesco Barbaro, cbe in quell'assedio soffrì con
somma tolleranza, per dar esempio a'cittadini, i dis-
agi del vitto; e se lo vede ritratto sopra di un ba-
luardo con Braida Avogadro, generosa dama bre-
sciana, essendo assediata la città daile genti di Fi-
lippo Maria Visconti duca di Milano. L'angolo si
dice comunemente /^eJJo ^p///7o//e. essendovi un sol-
dato fuori deiie mura cbe ruota un grande spadone
ira'nemici, acconcio in tal maniera, cbe per la po-
situra diritta e diHiciie da accomodarsi in sofdtto, e
per la fierezza del movimento, é dgura che fa stu-
pire ognuno; e in un breve dorato vicino si iegge:
CALAMITOSISSIMA EX OBSIDIONE, CONSILIO IN PRIMIS,
MVLTIMODAQVE PRAEFECTI ARTE, BIIIXIA SERVATA.

Nel secondo è dipinta ia vittoria ottenuta da Ste-


fano Contarino deii'Assareto, capitano del Duca ac-
cennato. Or qui ia meravigiia stessa resta sopraf-
fatta, avendo ii Tìntoretto con arte sì grande saputo
ritrarre il ìago e le gaiee aii'insù con sì feiice riu-
scita, che rende stupore ii vederle; dalie quaii moiti
soldati, fattasi scaia di pontili, trapassano furiosa-
mente nei nemici iegni; e nei suo breve si iegge:
INSVBRVM IN BENACO DISIECTA CLASSIS, VERSI IN FVGAM
DVCES, SVFERIORIBVS VICIORIIS. MAGNISQVE REGIBVS
CAPTIS, EXVLTANTES.

11 terzo, posto verso S. Giorgio maggiore, con-


tiene la rotta data da Vettor Soranzo a Sigismondo
da Este, prendendo Comacchio, e molti capitani e
cavalieri dei nemici; ed ha questa iscrizione:

PRAELLO, ET NOBILITATE, ET MVLTITVDINE CAPTIVO-


RVM INSIGNI AD ARGENTAM ATTESTINIVS PRINCEPS
SVPERATVR-

Nel quarto, Jacopo Marcello prende Gallipoi!


agli Aragonesqdivisando ilTintoretto in quelleisto-
rie moiti marinari sopra le antenne de'iegni, ciìe
tra di ioro guerreggiano, e gran numero di soldatì
combattenti, neiie p!ù fiere forme che inventar si
possono. Ii breve spìega brevemente i'istoria:
33 2
ARAGONIO CVM SOCIIS TOTIVS ITALIAE
ARM!S NITERETVR GALLIPOLIS
ADIMITVR.

In uno de'vani maggiori del muro sopra ii cor-


tile diede a vedere in un gran quadro gli Ambascia-
tori veneziani mandati a Pavia dai Senato a Fcde-
rico imperadore perle diflerenze che erano tra que-
sto ed il pontcfìce Aicssandro III. Qui fece l'Impe-
radore sedente sotto un gran cieio dorato, ai cui
trono si ascende per moiti gradi, tolto in mezzo da
Duchi vestiti con manti dorati, coìiari di ermellìno,
e berrette ducaii ; a cui i detti Ambasciatori espon-
gono gli ordini ricevuti. Stanno di iontano gli ordi-
narii Ambasciatori residenti, il Nunzio ed ii Vc-
neziano, dietro a^quali si vede una guardia di Te-
deschi, e numeroso popolo che forma ungiro a guisa
di arco. Nella vicina parte vi compose una mischia
di cavalieri e personaggi di Corte, il che rende qucl-
Pistoria maggiormente adorna e numerosa; il qual
ordine è sempre sommamente piaciuto ad ogni in-
tendente della pittura.
Toccòinoltre alTintoretto il quadro di mezzo
al sofhtto, di circa quaranta piedi in lunghezza, ove
è di naturale grandezza ritratto il doge Nicolò da
Ponte nella sommità di una scala, accompagnato da
Senatori, ammiranteVenezia assisa inun cielo(to!ta
in mezzo da Cibele e da Teti per Pimpero che tiene
della tcrra e del mare, con altre Deità volanti), re-
cando al Doge, per bocca del Leone, una corona di
ulivo in segno di pace. Vi stanno innanzi gli Amba-
sciatori di alcune Città che volontariamente si dic-
dero a quel Dominio; e in grandi bacini portano le
2 22

cìiiavi e iioro priviiegi.Dispose medcsimamente


sopra gli scaglioni alcnni SegretariideiSenato, e mi-
nistri e sudditi che saigono con suppliche in mano,
e soldati a piedi in beiie guise vestiti, con armi e
invogii di bandiere.
Ma tuttocbè queli' opera fosse maneggiata da
gran maestro, e cbe nel iuogo suo rendesse graziosa
veduta, non potè ii Tintoretto fuggire i morsi dc'
suoi contrarii (poicbè la virtù va sempre accompa-
gnata daU'invidìa), cbe disseminavano cb'cgii avesse
tirata via quell'opera di pratica, e con poco studio
condotta; periocbè egii dubitavaincontrare in aicun
disgusto. Ma Leonardo Corona, Antonio Aiiense c
GiovanniFrancesco Criveiii, giovanipittori di rnoita
virtù cbe aderivano aìia parte sua, nascondevansi
tra'banchi per udirne queiio se ne dicesse, e di
quando in quando uscivano in sua difesa ; per modo
cbe superata ia persecuzione, ii quadro con gloria
deli'autore si stabiii nel buon concetto di ciascuno,
e coi decorso degii anni s'è andato avanzando in
modo, cbe per opera preziosa è riverito.
Una nondimeno delie più erudite fatiche cbe
cgli dipingesse in queiie saie (oitre un numero di
Dogi divisati nei iregio deiia cornice dei Consigìio)
fu ia ricupcrazione di Zara, posta neiio Scrutinio,
cbe senz'iperbolesipuòdireun Soieframinoriiumi.
Ora essendosi queiiacittà ribeiiata ai veneto Do-
minio, e introdottavisi ia soldatesca dei re Lodovico
di Ungberia, ii Senato vi mandò una poderosa ar-
mata guidata da Marco Giustiniano, cbe vi pose io
assedio, il quai fu daii'autore cspresso in tal guisa.
Veggonsi di iontano le mura assalite dai Veneziani,
32/j.
a'quali (entano di opporsi i Zaratin!. Lì vicino \ ! é
dirizxata una gran maccìuna pcr lo abbattimento,
dalìa quaìe vengono rigettati gìi assalitori, colle scale
appoggiate, in rovinose maniere. NeH'ampiezza Hel
campo appare il confHtto seguito fra ìe genti Hel Rc
sopravvenuto e i'esercito veneziano, con gruppi di
pedoni che ristretti insieme affrontano i cavaiieri,
schiere cii arcieri che avventano nembi di freccie,
altri a cavalio che disordinati si pongono in fuga, e
moite schiere di soldati che tra di loro fieramente
guerreggiano. Scendono intanto, daiie galee soprag-
giunte de'Veneziani, noveiii soldati incontrati dagli
Ungheri; e neiia vicina parte vi è un miscugìio di
soidati disordinati, armati di spiedi, di picche, di
aiabarde, di archi e di baìnstre, che fanno orribile
strage de'nemici; tra'quaii é un arciero ciie scocca
icggiadramente un arco ; ed in confuso sonovi ruote
infrante, insegne dissipate, armature divise; e fra
quelie rovine veggonsi moÌti soidati crudeimente
trucidati dai nemici.
In hne ii Tintoretto dimostrò un fatto d'arini
campale pieno di que'più crudeii avvenimenti che
sogiiono in simiii casi accadere; e in vero quelfazio-
ne ripiena di tante cose non poteva che dal pen-
nciio impareggiabiie di tanto artista con più forza
e maggiore espressione essere dipinta; chè in que-
sto caso superò l'aspettazione di tutti, ed emuio di
sè stesso stimò sua gioria, in hne delie opere stesse
che in queiie saie maestrevoimente dipinto aveva,
riportarne giorioso la paima.
Per non mancare ancora a cìò che si è potuto
dalia nostradiiigcnza raccorre, diciamo deiiepitture
22$
che sono aìtrove di sua mano; benchè lo sforzo delh:
cose da ìui operate si vegga in Venezia, ov'ebbe ab-
bondevole materia di farsi conoscere per gran pit-
tore, dovendosi, da chi sanamente intende, misurare
ii vaiore di uomo si grande da queiie operazioni par-
ticolarmente che furono proprie del suo genio, daiie
quaii si comprende quale fosse ia virtù sua: ché non
si deve restringere, come aicuni fanno, il valore del
Tintoretto in una breve tela, nè fare ii commento
sopra ogni cosa da lui dipinta, operando egii poco
picciole cose, quali fece talora per compiacere ad
alcuni amici. ]\è si deve in ogni minima cosa obbii-
gare il pittore a trascendere aiie maraviglie, essendo
necessitato ad accomodarsi bene spesso airoccasio-
ne ed al tempo.
In Lucca, nella Cattedrale, trovansi due tavole: Lucca.
in una è fultima Cena di Cristo cogli Apostoli, nel-
l altra la sua Ascensione al Cielo, amendue ammi-
rate per singolari.
In Vìcenza, nella sua horita età, fece in san Vicenxa.

Michele, per l'altare de"Godi, un'apparizione di


sant'Agostino ad alcuni suoi divoti, ove sono parec-
chi ignudi accomodati in alcuni scorci dottamente
condotti; e in una villa de'medesimi dipinse alcune
cose a fresco.
In Genova, in san Francesco, si vede una tela Genova.
con Cristo bat.tezzato da san Giovanni ; e nelle case
de'gentiluomini di quella città, e in quelle d'altri
particolari, veggonsi molti ritratti ed altre pitture.
In san Matteo di Bologna è sua fatica la Vergioe Bologna,
Annunciata ; e in san Pietro Martire la visita della
medesima a santa Elisabetta.
RlDOLFI. T. II. l5
326
Brcscia. In Brescia,neìla chiesa di S. Afra, fece la Trans-
fìgurazione di nostro Signore sul Tabor, in mezzo
a Mosè e ad Elia, coi Discepoli abbagliati dallo splen-
dore, di eccellente maniera; pittura tenuta delle più
rare cose di quella città.
Chioggìa. Ne^Padri di san Domenico di Cbioggia ritrasse
il Crocifisso cbe favellò a san Tommaso d^Aquino
allorcbè gìi disse: TAo///<7,
^cr/p^/^/'r <yz//<i eg^o re^r/ò/////// ^/? Ed egli rispose:
AW <yM<x//ì fe, To////nc.
Civifìaìe Per la Compagnia della Croce in Cividale di Bel-
diBelluno,
luno fece duequadri,con bgure al naturale: di Cristo
cbe prega nell'Orto, e quando é condotto a Pilato.
Mirano. InMirano, terra del Padovano, nellaParroccbia-
le iece la figura di san Girolamo ignudo, in una bo-
scaglia, in atto di meditazione, nel cui sembiante si
scorgono affetti divini; ed in Currano, villaggio pure
del Padovano, espresse la Vergine accolta dalla co-
gnata Elisabetta; dipinto di curiosa invenzione.
Mtirano. Nella cbiesa di san Giovanni di Murano fece i!
Salvatore battezzato al Giordano; e vi assiste Iddio
Padre nella sommità, cinto da Cberubini e da An-
geletti bambini, con Angeli maggiori vagamente
adorni, cbe servono al sacro ministerio, e tengono le
sacre vesti di lui, e candidi lini per asciugarlo.
Operò molte cose ancora il Tintoretto a peti-
zione di Principi e di signori; ma noi brevementc
toccberemo alcune soitanto delle principali.
Per Ridollb II. imperadore dipinse quattro qua-
dri di favole per le sue stanze, con bgure a pari del
vivo. In uno le Muse cbe, ridotte in un giardino, lor-
mano un concerto di musica con varii strumenti.
237
Neìi'altro Giove, che reca ai seno di Giunone Bacco
fancìullo, nato di Semeìe. Ii terzo era di Sileno en-
trato ai bujo nei ietto di Ercole, credendosi goder
Jole. Ercoie medesimo nel quarto, che si mira in
uno specchio, adorno di lascivie femminili dalia me-
desima Joie.
Per Filippo II. re di Spagna iece otto varii sog-
getti di poesie, commessigli dai suo Ambasciatore
residente in Yenezia, che furono ammirati da quei
gran Re come opere uscite da un felice ingegno.
Per Gugiielmo duca di Mantova, oltre i fregi ac-
cennati,fece ii ritratto dilui e di moItiPrincipi della
famiglia, che furono per lunga successione conser-
vati da que'Principi amatori della pittura.
Nella galleria delRe d'Inghilterra sonomolti LonJra.

quadri dell'autore, raccolti con generoso dispendio


da quel magnanimo Re; tra'quali uno è di nostro
Signore che lava i piedi a'suoi Discepoli ; altri due
contengono poesie, in uno de'quali è il bagno di Ca-
listo, amendue celebratissimi.
E in quella del Granduca di Toscana conservasi Fiorenza.

un ritratto di Jacopo Sansovino, insigne scultore ho-


rentino, dipinto in maestà col compasso in mano;
e un bellissimo quadro di nostro Signore agoniz-
zante nell'orto.
Era appresso il cardinale Aldobrandino un Cri-
sto dagellato, a mezza coscia; mirabile hgura.
II signor vice-conte Basilio Fielding, ambascia- Londra.

tore inglese a Venezia, fece acquisto d'una tavola


con molti Santi; d'un soggetto deII'Adultera,conIigu-
re intere minori del naturale; e d'un piccolo qua-
dro del Salvatore morto, in seno a nostra Donna ; e,
f328
oitre a moiti singolari ritratti, di quelio deli'Aretino
che parea favellasse.
Patigi. Monsieur Hesseìino , maggiordomo del Re di
Francia, se ne portò da Venezia per queliaMaestà,
pochi anni sono, due gran teìe di hgure ai naturale,
cioè ia Nascita di Cristo, ed un Inferno ripieno di
corpi ignudi, della più rinforzata maniera deli'autore.
Anversa. Si trovano ancorapresso i signori Giovanni e Ja-
copo Van Uifel le opere seguenti. Un quadro, con
hgure ai naturale, dei Watale di nostro Signore; ii
ritratto d'un vecchio raso posto a sedere, vestito di
ciambeliotto lavorato ad onde marine con beli'arti-
hcio; e un aitro, pure in seniie età, d'un cittadino
veneziano, con veste indosso e mano aila cintura.
Un aitro quadro con Maria Vergine e 'l Figliuoio,
a'quali fanno corteggio san Giuseppe e l'Arcangeio
Micheie, di mezze jfìgure quanto al vivo^l'efhgie
d'un uomo con piccoia barba^ un'aitratesta; un vec-
chietto con bastone in mano, ii cui essere rappre-
senta ii peso degii anni, con naturale positura ; il ri-
tratto d'un uomo di grave età con iunga barba, ve-
ste fbderata di zibeliino, e libro in mano a canto a
un piedestaiio; un Senatore conbarba canuta; e due
donne che dicesi siano: una iamogiie delTintoretto,
che tiene in mano un ventagiio di piume ; l'aitra
una matrona veneziana vestita di damasco rosso,
espresse con singolare maestria.
Vedesi medesimamente, in casa dei signor ]\i-
colò Corradino, unCristo risorgente, di hgura la
metà dei naturaie ; e 'l ritratto d'un giovinetto stu-
(iente, con berretta in capo e libro sotto ii braccio,
di bel coiorito.
239
Ma ciò basti ai racconto deiie pitture esterne,
per dinotare la stima fatta dairuniversale delle ope-
re sue: or passiamo a discorrere di queile che si tro-
vano in Venezia presso a particolari.
Dipinse ii Tintoretto,mentre era giovinetto,
nelle case de'Miani alia Carità, un fregio inLorno a
un mezzato, in una parte del quale figurò il corso
deìi'umana vita; nelle altre ii ratto di Eiena, con al-
tre invenzioni, contraffacendo in quelie la maniera
di Bonifacio e dello Schiavone, coi quaii aveva ai-
quanto praticato.
Nelihntavolato dhinmezzato de'signori contiPi-
sàni di san Paterniano fece molte favoie d'Ovidio
compartite in partimenti.
A sant'Eustachio, detto .M72ì(o in casa dei si-
gnor Giovanni da Pesaro, cavaiiere e procuratore di
san Marco, sono opera sua, in un fornimento di cuoi
dorati, ie quattro Stagioni. Neiia Primavera finse le
delizie di quelia stagione, rappresentando donne
vezzose entro a giardini, varietà di fiori, d'augeili, e
di cacciatori con cani a mano. Per PEstate fece
quelle operazioni che siesercitano da'contadini,rac-
cogiiendo le biade, e riportando ia raccolta messe
sopra de'carri^ e vi sono lunghi porticaii tirati in
prospettiva, con graziose vedute dipergoiati e dipa-
lagi. Per l'Autunno veggonsi alcune Baccanti, miste
con ebbri giovinotti coronatidi foglie di vite e d'uva,
che ridotte in cerchio baiiano al suono di cembali.
Per l'inverno fecevi alcuni riti usati dagii antichi in
quelia stagione.
Nel sofhtto d'una stanza vi divise tre favoie :
Apoiio nel mezzo coiie Muse, che suona la iira^
2^0
Giove e Semeìe; e Adone che si diparte da Venere,
mentre eiia tenta con vezzi di rattenerio.
Nel museo del signor cavaiiere Gussoni, senatore
di buona cognizione nelia pittura, si ammirano (oitre
i moiti quadri eccelienti) ia fìgura di san Marco in
atto di scrivere 1 Evangeio, in graziosa positura ; un
ritratto di donna vestita aiFantica, conmaniche trin-
ciate, abbeilita d'ornamenti, soavemente coiorita;
due rìtratti di veccbi; e due picciole istoriette: una di
Abeie ucciso da Caino, in un atto capriccioso, neila
quaie da iontano si vede Iddio rimproverare all'em-
pio fratelio ii commesso delitto: i'altra è di san Paolo
convertito alia voce di Cristo; e mentre ei cade da
cavaiio si veggono i seguaci di iui fuggirsene spaven-
tati in varie parti, rappresentati in così graziosi at-
teggiamenti, cbe non si può per avventura immagi-
nare concetto il più gentiie; ed è una gemma deiie
preziose deil'autore.
11 signor cavaliere Lando, senatore intendente e
amatore della pittura, ha tra il numero dei regalati
quadri di mano di celebri autori, di cbe sono adorne
!e stanze sue, tre ritratti de'suoimaggiori, de'piùsin-
golari del Tintoretto.
Fra le pitture che furono del signor procuratorc
Morosino, eravi un quadro di nostra Donna col Bam-
bino, e molti Santi in cercbio, a mezza coscia; una
di Vuicano, tolta da un fabro al naturaie, dottissima;
unapicciola istoria di sanLorenzo sopraia graticola,
di fierissima maniera, fatta dal Tintoretto per l'al-
tarc de'Bonomi in san Francesco deila Vigna. Ma
quelli incautamentc, non conoscendo la perfczionc
di tanta pittura, parendo ioro non vaga in vista, vi
25i
posero, con infelice cambio, in quella vece un simiìe
soggetto, con fìgure minute del Santa Croce ; e iì di-
segno dell'opera, di mano deli'autore, conservasi
presso gli eredi suoi.
In casa del signor JNicoiò da Ponte, ietterato se-
natore, mirasi ii ritratto del doge da Ponte, cb'è per
avventura una delle più vive e ben condotte teste
che si facesse ii Tintoretto; un' immagine delia
Vergine col Bambino, a cui fa vezzi, divotissima ; e
un abbozzo del Concilio di Trento, ov'è rappresen-
tata la serie de'Prelati ridotti neila sessione, ritro-
vandovisi ii detto Doge ailora ambasciatore per la
Repubblica veneta.
Li signori Cario e Domenico Ruzini senatori,
posseditori di Horidissimo studio ripieno di nume-
rose statue, di teste anticbe, di quantità di medagiie,
di gemme intagiiate e d'aitre curiosità, lianno an-
cora, tra 'i numero deiie eccelienti pitture, più qua-
dri dei Tintoretto: ii miracolo del pane e del pcsce^
ia fuga deila Vergine in Egitto; l'effìgie di essa Ver-
gine; Apoiio cbe conferisce corone di iauro a'poeti;
io stesso cbe, fatto pastore presso l'Anfriso, suona ia
lira, con moiti cbe io ascoitano; e Giunone cbe con-
ferisce gemme ed ori ai popoli.
Nelle stanze nuove del signor cavaiiere Luigi
Mocenigo senatore, adorne di varie pitture de'mo-
derni e di riccbi ornamenti, vi è il ritratto delia Do-
garessafu mogiie dei dogeLuigi Mocenigo^ e in casa
dei signor TommasoMocenigo é ii ritratto di Enrico
Jil. re di Francia e di Polonia descritto, e dei detto
Doge; e in iunga teia è ii medesimo con la mogiie,
adoranti ia Regina de'Cieii, con aitri ritratti di Se-
natori, e putti deììa stessa famigìia, figurati in An-
geìi a'piè di nostra Signora, che suonano stromenti,
11 sig. Lorenzo Delfìno, senatore,lia di più un'ef-
iìgie di donna, e sei storie del vecchio Testamento:
cioè Adamo ed Eva; Agar, e l'Angelo che le addita
la fonte; Lot colle hgliuole che, fuggite dall'incen-
dio, gli danno a bere; Ahramo in atto cli sagrihcare
il hglio Isacco, trattenuto dali'Angelo; Susanna nel
giardino, e i due vecchi che spuntano di lontano da
un pergolato ; e Booz che manda Rut a raccogliere
le spiche ne'suoi terreni.
Trovasi presso il sig.PietroCorraro, senatore, un
graziosissimo pensiero di san Giorgio che uccide ii
drago, con ia hglia clei Re, che impaurita sen fugge; e
vi appajono alcuni corpi di morti, di rarissima iorma.
Ii sig. Ottaviano Malipiero, senatore, e i suoi fra-
telli godono alcune efhgie de'ioro maggiori, molto
vivaci: altre ve ne sono presso i signori Francesco e
Giroiamo Contarini; ed in particolare una di donna
in maestà, vestita di azzurro e naturalissima. E li
signori Domenico e Luigi Barharigo, oltre ie molte
cose celebri di Tiziano e d'altri autori già descritte,
conservano due ritratti d'uomini iilustri delia lor
casa; quelio di Sebastiano Veniero in abito di Ge-
neraie, che poi fu Doge ; un ovato con entrovi Su-
sanna ignuda nel giardino, abbellita dalle serve, e
i due vecchi di quella invaghiti, che nascosti la mi-
rano, e vi sono alcuni animali; ed un capriccio del-
le Muse, in picciolo quadro, nel quale ii Tintoretto
dimostrò la sua diiigenza.
11 sig. Vincenzo Zeno, che per ricreazione trat-
tando pennelio e coiori si rende dcgno di molta lo-
355
de, possiede un quadro deììa Vergine con nostro Si-
gnore bambinetto; ed ha cìalie parti alcuni ritratti
della sua famigiia. Ha simiimente due quadri di brac-
cia tre incirca: i'uno del Salvatore trionfante sopra
ì'asino in Gerusalemme, precorrendoio aicuni degli
Ebrei con rami di oiivo c paime in mano, mentre
altri in segno di corteggio stendono le loro vesti sot-
to a'suoi piedi: l'aitro è deil'Adultera; e mentre
nostro Signore accenna coi dito le lettere da iui
scritte in terra, si veggono gii Scribi e i Farisei par-
tirsi Fun dopo l'aitro, celandosi dietro le coionoe di
un porticaie, che formano una beiiissima prospet-
tiva, condotti con beile osservazioni.
In casa Grimani, a san Luca, vedesi in una gran
teia ia ÌWaddaiena che piange i suoi faiii a' piè dei
Redentore. In casa Foscarini,ai Carmine,sono aitresì
in due tele Cristo risuscitato e aitre divozioni; e daiii
signori Mocenigo aiia Carità è, in piccioio quadro,
Erode co'suoi Baroni e la cognataa mensa,ovecom-
parisce ia hgliuola di lei, che reca ali'empia madre ii
capo di san Giovanni Battista. TNeila casa detta
de'Cornari, nelia parte di fregio d'una stan-
za,vedesì ia regina Caterina Cornaro partirsi daiFiso-
la di Cipro ^ e sovra ia spiaggia finte schieredi cava-
iieri e di dame, mentre eila monta in gaiea a mano
coi &atelio. In casa Barba a san Pantaleone miransi,
nelhintavoiato d'una stanza, un capriccio de'Sogni
e alcune Deità in un cielo, con varie immagini delle
cose apportate nei sonno alie menti de'mortali, e ie
quattro Stagioni in hgura ncl recinto.
I signoriNavageri,aliaPietà,conservano iritratti
di Bernardo e Andrea Navageri, ceiebri poeti; in casa
254
Mu!a, a san Vido, è un capriccio deile Muse, con
Apoiio nei mezzo che suona ia ìira ; e in queiia
de'Priuli, a santa Maria Nuova, vedesi un san Giro-
iamo ignudo quanto il naturaie.
Isignori conti Vidmanihanno duesingolari qua-
dri pur deil'autore: inuno é Cristo aÌ Giordano, bat-
tezzato da san Giovanni; nell'altro PAdultera, nei
cui voito scorgesi una beliezza che senza coipa ra-
pisce Panimo, condotta aiia presenza del Saivatore
dagii Scribi e Farisei: amendue lavorati con sì forte
e gagliarda maniera, che per avventura non si videro
hgure così riievate daiie tele; ed il signor Alberto
Gozzi possiede una Cena dei Signore.
Ma é singoiarissimo un lungo quadro clie si
ammira neiia galieria dei signor cavaiiere Giovanni
Reinst descritto, con entrovi ritratti interi deiia fa-
migiia Peilegrina, che siedono con aicune matrone
ad una tavola in un giardino, alla cui presenza com-
pariscono i loro hgii giovinetti, tolti anch'eglino dai
naturaie, venuti dalla caccia con cani a mano, e ser-
vi che hanno lepri in colio, che, oltre ia beilezza e
l'eccellenza del coiorito, formano un gentiie e pe-
regrino componimento.Neila quale medesimamente
si veggono numerosi quadri con invenzioni diverse,
paesi ed altre cose, oitre ie descritte, dei più ceiebri
pittori dell'età nostra.
Ii sig. Nicoiò Crasso, giureconsuito chiarissimo,
ha in picciola teia Ercoie che furiosamente rigetta
Siieno entrato incautamente ali'oscuro nei letto di
lui, credendosi di goder Jole;la quale destatasi al ru-
more con una sua fante, fanno amendue mostra de'
corpi loro delicatissimi; ove accorsa un'aitra fante
355
con lucerna, dà lume ali'ìstorìa. Ha di più ii ritratto
di Sebastiano Veniero, condotto con moita diligen-
za; e quello del pittore, fatto da lui medesimo neiia
giovaniie sua età; ia testa di san Giovanni nei disco;
ii ritratto di Madeo Veniero, celebre poeta; ed uno
inoltre delia sua famigiia.
Ancbe il signor Francesco Bergoncio, gentiiuo-
mo in cui gareggia un cumuio cii virtuosissime con-
dizioni, possiede un vivacissimo ritratto d' uomo
di mezza età, ii quale con una mano s'incrocia la
peliiccia di màrtoro, e coii'altra tiene ii fazzoietto,
mirando in faccia con naturaie proprietà. Per dimo-
strare quei signore ia cognizione e ii diietto cb'egli
tiene deiia pittura, ha raccolto eziandio, oitre ie
opere ecceiienti descritte neiie Vite dei passati pit-
tori, queste ancora dei pregiati moderni: Susanna
al bagno, dei Varotari; mezza figura di san Giro-
iamo con tescbio di morto in mano, deìlo Spagno-
lctto; Lot colfe figliuoie, del Nis; altra bgura del
Vapdicb ; aicune gentiii paraboie dei Fetti ; due ca-
pricci del Bamboccio; moiti paesi con altre pitture,
le quali nomineremo neile Vite degii autori cbe ap-
presso si descriveranno.
Simiimente il signor Nicoiò Renieri, ecceiiente
pittorc aitrove nominato, ii cui valore è divuigato
per li moiti rari ritratti e per aitre operc da lui di-
pinte in Venezia ed aitrove, gode di questa indu-
stre mano un quadro con figure men dei vivo, cbe
rappresentano l'adorazione dei Magi, formate con
somma grazia, e disegno di rarissima invcnzione,
uno dei più curiosi pensieri di queii'ingegno;Susan-
na al bagno, grande quanto ii naturaie; ed uno dci
356
vecchi tratlo per terra, nascosto tra certe frondiy
che la sta osservando, molto spiritoso; ecl il compa-
gno spunta di lontano nel giardino. Qucsti lia pari-
mente fatto raccolta di numerose pitture, colle quali
ha formato un singolare studio ; e fra le altre cose
mirasi un san Giroìamo di mezzana grandezza, il
quale sta meditando il Crocifisso, opera singolare di
Antonio da Correggio; un ritratto di manierosissi-
mo stile, di Leonardo da Vinci ; Cristo condotto ai
monte Calvario da'ministri, diLorenzo Lotto; un
gran quadro di mano di Paolo Veronese, con Giu-
ditta che, spiccato iì capo ad Oloferne, sta in atto
di recarlo alla vecchia serva (nella qual Giuditta ap-
pare il decoro unito alla bellezza), nè si può descri-
vere il tocco mirabile di quella figura, e lo sprezzo
del letto confuso colle spoglie del Capitano ; altra
hgura di san Girolamo maggiore del vivo, coi leone
a canto, che par ruggisca, di Pietro Rubens; una
picciola tela del medesimo, ov'entra Marte armato
con lostocco eloscudo, che calca alcunivinti ignudi,
a cui Bellona porge ii fulmine, e la Vittoria una coro-
na d'ailoro; mezza hgura quanto il vivo di Cleopatra,
che ferita nel petto dal serpe, venendo meno pel do-
lore, pare che a poco a poco esali lo spirito, di Gui-
do Reni; e ApoIIo che scorticaMarsia, pureal natu-
rale, della stessa mano, e della migliore sua maniera.
Monsignor Meichiori, piovano di santa Fosca,
amatore e protettore dei pittori, conserva altresì
tra le famose sue pitture un singolare ritratto di
questo autore.
II sig. Paoìo del Sera, gentiluomo fiorentino c
studioso della pittura, fece acquisto dell'efhgie di
9 5'/
tm Senatore vcneziano così naturale, che par vivo;
e il sig. Paolo Rubino ha in sua casa un quadro di
picciole dgure, tocco sulla maniera delìo Schiavone.
Neì tinello del fondaco dei Tedeschi dipinse il
Tintoretto, in concorrenza d' aitri pittori, la Luna,
in hgura quanto ii vivo, sedente sopra un carro do-
rato, armata d'arco e di strali, adorna di veii vo-
lanti e d'aitri vaghi abbigiiamenti: ha seco ie Aure,
che con graziose maniere versano dall'urne d'ar-
gento le rugiade sopra dei hori.
TNelle stanze deiia Procuratia si vedono ancora
moite efhgie dei Procuratori di san Marco, e dei
Dogi creati di quell'ordine, di così fresco e vivace
colorito, che pajono teste vive colà riposte, daiie
quali ogni studioso può apparare ii modo di colorire
ed atteggiare in più maniere un ritratto ; e neila
parte delia Procuratia, di sopra in una mezza-luna,
è la hgura di Cristo morto.
In una delie stanze deii'Avogaria divisò in un
iungo quadro ii Redentore, cinto da luminoso spien-
dore, risorgente dal monumento, con tre degii Avo-
gadori ginocchioni; e due quadri della stessa inven-
zione, l'uno posto nelia sala vecchia dei Doge, l'aitro
nelia stanza accanto aiPregadi, condotti con somma
deiicatezza.
Nel Magistrato sopra il Saie fece inoitre moìti Pitture nei
Magistrati
ritratti dei Senatori, aicuni cie'quaii adorano ia Re- di Venezia.
gina dei Cieli. In uno de'seguenti quadri divise i san-
ti Teodoro, Margherita, e Luigi in abito episcopaie,
in graziosa positura; neli'aitro sant'Andrea appog-
giato alla croce, con san Giroiamo che tiene un ii-
bro, e seco favelia.
258
Net Camerìinghi ritrassc ancora in ìunga te!a
Maria Vergiue, coi Senatori innanzi in atto di rive-
renza, e servi dietro chc rccano sacchi di moncte;
e nei vicini spazii appajono il Salvatore, san Marco
e Venezia, con ritratti similmente dei signori deì
medesimo Magistrato; ed altri molti se ne veggono
eziandio nelie case de'Veneziani, ed in particoiare
alcuni di beliissima macchia presso ii signor procu-
ratore Nani; altri delia famigiia Grimana in casa
del signor Giovanni Grimano. Uno di Paolo Corna-
ro, detto ciie posa una mano sovra
una statua, è daili signori Zaguri. il signor Jacopo
Ponte, giureconsuito, ne ha uno d'uomo di robusto
aspetto, molto spiritoso; e don Antonio de'Vescovi
ha queiio di Franceschina Corona, fu mogiie di Pie-
tro de'Benedetti dottore, che ii Tintoretto fece in
concorrenza d'unodi Tiziano deiiostessoBencdetti,
aitrove descritto. Don Leiio Oriìno ne riportò aRoma
queiio di Camiiietta dali'Orto, dama veneta, tocco
con maestrevoie sprezzatura, che già si vide nciia
raccoita delie pitture deii'Aiiense, chiaro pittore; ed
aitro d'un Monsignore cresce ornamento aiio studio
delii signori frateiii Cristoforo giureconsuiti, eFran-
cesco Museiii, integerrimi patrizii veronesi.
Ma basterà i'aver fatta menzione degii accen-
nati, per dimostrare quanto ii Tintoretto fosse an-
che in questa parte vaioroso.
Raccogliamo hnaimente aicune ingegnose fati-
che da iui fatte neli'ultima età sua, che non man-
cano di grazia e di beiiezza, seguendo egii nei suo
operare l'ordine deile naturaii cose,che tendono
con maggior veeme^iza ai ioro hnc; onde sino all'ui-
2^9
hmo della sua vita iudefessamente dipinse, produ-
cendo effetti sempre corrispondenti alia sua virtù.
Per ia Confraternita dei Rosario de'santi Giovan- Opere
ttelRosario
ni e Paolo, rinnovata con sontuosa fabbrica dai mer-
catanti veneziani in memoria delia vittoria ottenuta
sui Turcbi Panno i5yi (adorna di preziose statuc
di Alessandro Vittoria cbe ne fu l'arcbiteLto, e di
Giroiamo Campagna), efbgiò nel mezzo d'un gran-
de ovato la Vergine cbe fa ia dispensa deile corone
ai santi Domenico e Caterina da Siena; e di sotto
stanno i maggiori Principi delia Cristianità, cbe at-
tendono quella divozione; ed in alcuni altri ristretti
spazii fecevi Angeii vagamente vestiti, cbe spargono
bori in segno di letizia.
Nelia parte deiia parete rappresento Ia strage
fatta de'medesimi Turcbi daii'armata cristiana me-
diante i'intercessione della Santissima Vergine, la
quale assiste neiia sommità con santa Giustina cbe
ìe favelia ; esprìmendo in queila breve tela quel
combattimento con numerosissime galee,efìgure
con ogni singolarità.
Nei rincontro dell' altare espresse il Crocibsso,
nostra Donna a'piedi tramortita con le Marie, la
Maddalena annodata con moito afìetto aila croce,
moiti corpi di Santi che escono dai monumenti, se-
concio che narra il santo Evangelo, ed un soidato
che con atto fierissimo spezza ie gambe ad uno dei
ladroni crocifissi.
Si veggono di più in san Giorgio maggiore quat-
di san
tro tavole. In una delie due maggiori, poste nelle Giorgio.
cappeile deila crociera,mirasi santoStefanoIapidato,
con gran quantità di figure; nella seconda, nostra
3^0
Signora assunta in Cieìo vien coronata dalCEterno
Padre e dal Figiinoìo ; e sotto stanno sopra le nubi
alcuni Beati di quelia reiigione. In una delie due
minori è ii Saivatore risorgente dal sepolcro, con ri-
tratti deila famiglia Morosina; nell'altra appajono
moiti martiri in più maniere tormentati;e nelia
predeiia si conservano alcune ioro reìiquie.
TNeila cappeiia de'Morti del convento medesimo
fece ii Redentore levato di croce, di cui, se conside-
riamo la forma erudita e l'attitudine ripiena di gra-
zia, gii si convengono onori come ad opera celeste.
Questi é sostenuto da iNicodemo e da Gioseffo, per-
sonaggi iiiustri addobbati con riccbe vesti di iupi
cervieri. Sopra di un coiie distante se ne sta ia Ver-
gine in agonia, cinta daiie pietose soreiie, cbe ten-
tano, col discingerie ii seno, di ravvivaria. E tutto-
cbé ii Tintoretto fosse ridotto aiia veccbiaja, con-
servando desti i pensieri, diede segno, in queli'opera
particolarmente, cbe ii suo penneiio non mancava
di virtù nel produrre ie soiite maravigiie.
Poi, ne'lati delia cappelia maggiore delia cbiesa
stessa, operò due grandi quadri, cioè ii miracolo
deila manna in uno, e la Cena di Cristo cogii Apo-
stoii neli'aitro, facendovi la mensa in istravagante
positura, cbe da una lampada appesa nel mezzo
viene iiiuminata.
Per ordine dei Scnato ìavorò due tavoie per gii
aitari delia cbiesa nuova deiCappuccini; iamiglio-
re però è queila di Cristo iiageliato: e neila Ma-
donna deiie Grazie, posta nella iaguna, dipinse nei
portelii deli'organo l'Annunziata, Cristo risuscitato,
e san Giroiamo in orazione.
2^1
Operò ancora moi^i cartoni pei maestri Jel mo-
saico neHa chiesa di san Marco ; ed i più ragguarde-
voli sono i due, posti nell'arco delia tribuna maggio-
re, delìa Cena di Cristo, e deile nozze di Cana di Ga-
lilea, in cui è mirabile la bgura dello scalco cbe ac-
cenna con mano le idrie dell'acqua conversa in vino.
Ma appressiamoci alla meta delle faticbe di que-
sto grande autore, poicbè il pretendere di raccorre
le cose tutte da iui dipinte sarebbe vano pensìero;
e brevemente diciamo della grand'opera del Para-
diso, cb'egli fece nel Maggior Consiglio, colla quale
suggellò con glorioso bne le grandi sue operazioni.
Avendo il Senato, oltre Pistorie rinnovate in
quella sala, determinato che il Paradiso già fatto da
Guariento prima dell'incendio seguito, come detto
abbìamo, fosse ridipinto, dai signori destinati sopra
quelle innovazioni fu lungamente trattato della per-
sona del pittore ; poichè essendosi veduti molti mo-
delli, conforme gli aHetti erano anche diversi i pa-
reri perqueìla elezione.Finalmente fu stabilito, pre-
vaìendo la parte, che a Paolo Veronese ed a Fran-
cesco Bassano comunemente si desse. Ma perchè le
manìere loro erano difficili da accordarsi, e perchè
anco non molto clopo Paolo si mori, non capitò al-
cuno di loro a darvi principio; si che fu di mestieri
che a novella elezione si venisse. Ma tuttochè si fa-
cessero di nuovo dai pittori efdcaci ufficii per otte-
nerlo, fu allogato finalmente al Tintoretto, che non
mancò d'ogni artificio anch'egli per conseguir!o;sì
che talora favellando coi Senatori soleva dire, che
essendo già vecchio, pregava nostro Signore di con-
cedergli il Paradiso in questa vita, sperando, sua
RiDOtri. T. II. 16
3/j.2
mercé, rli possederìo ancora nell'altra. Agevolò non-
dimeno queìl'eìezione !a fama sparsa daglt amici
sno!, cìie afìermavano non ad altri convenirsiqueì-
ì'impiego, cbe ai Tintoretto.
Compose egìi pertanto più di nn modeììo per
l'invenzione; uno dei quali si conserva in Verona
nelìe case de' conti Bevilacqua, in cui aveva com-
partito in molti cerchii il numero dei Beati. Alla dne,
contenutosi nelFinvenzione che or si vede, tutto-
chè in alcuna parte la diversidcasse (poichè chi ab-
bonda dì pensieri difdcilmente si acquieta al pri-
miero concetto),pose mano a quella gran teia di pie-
di 5o in altezza, e iarga circa, stendendola in più
parti nella Scuoia vecchia della Misericordia, come
luogo capace per quella sì vasta fatica. Qui si diede
il buon vecchio a riportar il modello neiropera, non
condonando a veruna fatica in cassare e rimettere
quello che non gli riusciva di suo gusto; valendosi
del naturale in quelle cose che più gli parvero ne-
cessarie per approssimarsi al verosimile, come di
abiti de'santi religiosi, di alcune efhgie di vergini
e di beati ; togliendo dai corpi naturali quelle parti
ancora che servono al pittore per osservare le attac-
cature delle membra, e per vedere gli edetti che
fanno i muscoli nello aggirar de'corpi, essendochè
le invenzioni de'componimenti, le attitudini delle
hgure, la gagliardia de'contorni, le piegature dei
panni, il vestire con grazia le parti del corpo, e la
lierezza in ùne dei colorire, proviene dal lungo stu-
dio e dalla esperienza dell'erudito pittore.
Divisato che ebbe il componimento, e ridottolo
ad alcuna perfezione, lo collocò nel luogo del Con-
3^5
sigìio per vederne Peifetto ch'ei si facesse. Ivi duu-
que unite ie parti deiia teia, si pose con grancic as-
siduità a darvi i'uitima mano; ma ìion potendo que-
gli resistere, aggravato dagii anni, a queiie sì lunghe
fatiche, per io salire e per lo scendere che di quardo
in quando occorreva daiie armature, fece che Do-
menico hgiio suo gli servisse di alcun ajuto, che ter-
minò moite cose dal modello. Ma, secondo alcuni,
si affaticò di soverchio in divisarvi ricami e splen-
dori. Fu nondimeno di sollievo al vecchio padre
l'opera di Domenico, per avergii toito di mano mol-
te fatiche che gli sariano riuscite lunghe e nojose iu
queiia seniie età.
Ora considerandoqueiia sìvasta invenzione, che
contiene un numero di figure senza dne, e ii modo
mirabiie tenuto nei componimento, Ihntelletto non
sa dettar l'espressione alia penna. Dicono ch^egli
osservasse, neila coiiocazione dei Santi, Forciine dei-
le Litanie; poicliè sivedenel mezzolaVergineoran-
te al Figiio per la Repuhbiica, ponendo gii Angeli,
gii Arcangeii e ii numero de'beati Spiriti intorno al
trono di Dio. Dopo vi pose gii Apostoii, gli Evan-
geiisti, i Martiri, i Confessori, le Vergini, riempien-
do per ogni iato di nubi in giro con Santi e Sante
deii'antica e nuova Iegge; e di mezzo frappose quan-
tità di Beati, di Angeii in vaghe maniere vestiti, e di
bambinetti ignudi velati da splendori, per divider-
li dai gruppi delie figure vicine; componendo, se-
condo il nostro intendere, quelFordine che si tiene
essere in Paradiso; sì che pare impossibii cosa che
umano inteiietto potesse arrivare aiPespressione di
si grande e magnihco concetto: onde non fia mara-
344
viglia se fra ii numero di tante cose ivi espresse ia
penna manca del dovuto ufiìcio.
Aiio scoprirsi d'un esempio sì raro dei Paradiso,
parve a ognuno che si sveiasse agli occhi dehnortaii
ia ceieste beatitudine per dar saggio di queila feii-
cità che si spera nell'altra vita in premio dei hene
operare: onde con appiauso comune fu da tutti a vi-
va voce commendato. Gii amici si rallegravano a
gara coi Tintoretto, come di maravigiia non più ve-
duta in terra; e i medesimi pittori, sopraihatti daiio
stupore, predicavano una tanta virtù. Congratula-
vansi seco gli stessi Senatori, affettuosamente ah-
hracciandoio, poichè con tanta soddisfazione del Se-
nato e delia Città tutta aveva condotto a hnc queiìa
sì gran fatica ; di che ii buon vecchio ne gioiva, ri-
camhiando in letizia ie passate noje, essendo iì vero
obhietto deil'anima ia Iode che mediante le virtuose
operazioni si acquista, e per io cui fine gii uomini
d'animo generoso voientieri si affaticano.
Ricercato poi da'signori, ai quali spettava ia cura
deiia ricognizione, dopo aver commendato il suo va-
lore, ch'ei richiedesse quai premio a lui piacesse per
ia sua fatica, voiendo eglino in tutto riferirsi aila
sua richiesta, rispose non voiere che rimettersi aiia
grazia ioro ; daila cui gentil maniera iegati, gii asse-
gnarono una generosa mercede. Ma egii, per queiio
che si dice, non volie accettaria, contentandosi di
molto meno; voiendo per avventura in queiia guisa
far preda degii affetti loro: il che seguì con ammi-
razione non solo de'signori, ma de'pittori medesi-
mi, che aveano in segreto stimata qucll'opera una
gran somma di scudi.
3q5
Tali furono ì moJi spesse Rate usat! dal Tinto-
retto ne'suoi trattamenti; periochè concitò con-
tro di sè l'odio de'pittori, parendo a questi ch'egli
odendesse ìa riputazione deli'arte non sostenendo
il dovuto decoro. E qui forse alcuni hanno creduto
ch'ei facesse le pitture sue senza fatica, facendone
si poca stima ; poichè in vero n-on usciva cosa mai
daile sue mani che non fosse maturamente pensata,
o almeno ridotta aila dovuta forma. La qual via di
operare, non bene intesa nè apparata coi modi da
iui tenuti, ba dato materia ad alcuni di poco spirito,
cbe ban voìuto seguirlo senza fondamento di gran
disegno, di ridursi aiio strapazzo, con poca ioro io-
de;poicbè ad ognuno non bene compariscono ie
di iui vesti: onde si vede daiìa rarità de'buoni sog-
getti quanto ia pittura sia difbciie da conseguirsi,
e come di rado ii Cieio doni simiii grazie agli uo-
mini, e soio dopo un lungo giro di secoii. E da cbe
furono i Zeusi e gii Apelli fino all'età nostra, è noto
ad ogni intendente ii poco numero di pittori eccei-
lenti cbe sono Roriti^ dai cbe argomentasi quanto
ii Tintoretto fosse con particoìar priviiegio favorito
dal Cieio. Ma è anco vero cb'egli abusò spesse bate
un tanto dono, dandosi a dipingere per ogni modo;
poicbè ie cose che si riducono domesticbe e fami-
giiari scemano in gran parte ii gusto, come la pe-
nuria accresce ii desiderio negii uomini: cbè ia na-
tura nostra nausea le maggiori delicatezze quando
sono moito abbondevoii. Nè v'ba dubbio cbe s'egii
avesse aicuna voita rattenuto quell'impeto suo natu-
raie, contentandosi di fare men numero di pitture,
avrebbe sicuramente formato maggiore il concetto
ancora presso quelli clie poco intendono delFarte.
Ma non volendo mai lasciar partire alcuno malcon-
tento dalla sua casa, si accomodava airaltrui soddis-
fazione, e bene spesso donava le opere sue. Quindi
è cbe, carico di molti adari, non poteva Ie cose tutte
colla medesima applicazione terminare ; e per tale
cagione si veggono per avventura molti quadri da
lui esposti non in tutto terminati, cercando colla
celerità di alleggerirsi dalle molte cose cbe quasi di
continuo aveva per le manì.
Parve cbe dopo la detta opera del Paradiso ral-
lentasse in qualcbe parte il furore deiroperare,
dandosi allacontemplazionedellecose celesti, e pre-
parandosi da buon cristiano alla via delCielo; poi-
chètrattenevasi spesse hate in pie meditazioni nella
cbiesa deirOrto, ed in morali discorsi con que'Pa-
dri suoi famigliari. Non tralasciava però in tutto il
dipingere ; onde operò due grandi quadri, cbe fu-
rono posti non ben compiti in santa Maria maggio-
re: cioè ravvenimento di san Gioacbino scacciato
dal Sacerdote dal tempio, privo di prole ; e gli spon-
sali della Vergine, d'invenzione molto pellegrina.
Fece della stessa maniera una Cena del Salvatore
co'DiscepoIi, e l'Orazione nelI'Orto, in santa Mar-
gberita ; quattro quadri di mezzana grandezza della
vita di santa Caterina martire, postinella sua cbie-
sa; una tavola deìla Nascita della Vergine, nella
Confraternita de'Mercatanti, cb'egli lavorò stando-
sene a diporto nella sua villa di Carpanedo; i por-
telli dell'organo deila Maddalena; ed alcun'aìtra
cosa ancora cbe a petizione degli amici dipinse, non
potendo a meno di seguire il suo naturale talento.
347
Ebbe anche pensiero di fare una quantità di di-
segni, nei quaìi si proponeva ìasciare impresse al-
cune sue fantasie, acciocchè servissero di suggeiio
aiie inhnite cose da lui operate ; ma giifaili il pen-
siero, poiché ia morte inesorabiie tronca ogni uma-
no proponimento.
Restaci favellare de'costumi suoi, per compia-
cere anche in questa parte la curiosità dei lettori.
Quest' uomo ecceliente fu di così ritirati pensie-
ri, che vìsse lontano da ogni ietizia mercè delie con-
tinue fatiche e delle noje che gii arrecava io studio
e l'applicazione dcll'arte;poichè perde il diletto,
nè prova la soavità d'alcuna dolcezza coiui che, im-
merso nelie speculazioni delia pittura, del continuo
travagìia. Stava, per lo più del tempo che traiasciava
ii dipingere, ritirato nello studio suo, posto nella
più rimota parte della casa, ove faceva di mestieri,
per ben vedervi, accendere in ogni tempo il lume.
Qui, dico, tra una inhnità di rilievi spendendo le
ore destìnate al riposo, co'suoi artihcii de'modelli
componeva le invenzioni che a fare aveva nelie ope-
re sue ; nè colà introdusse che di rado alcuno, ben-
chè amico suo ; nè si lasciò mai vedere a dipingere
dai pittori, fuorchè a'suoi famigliari : poichè i termi-
ni delle eccellenti discipline, che hanno per hne
i'applauso, furono sempre tenuti celati dai profes-
sori, né si acquistano dagli studiosi che con lunghe
osservazioni e fatiche.
Ebbe nondimeno natura piacevoie e grata ; poi-
chè la pittura non fa, come aicuni pensano, ì'uomo
iàntastico, ma lo rende avveduto ed accomodato
ad ogni azione. Conversava cogii amici con moita
2^8
affabiììtà ; fu copioso di motti e di tratti gentili, pro-
ferendoli con molta grazia, senza moto di riso^ e
quando stimò bopportunità, seppe anco scherzare
co^grandi, e vaìersi a tempo delhacutezza delhin-
gegno; per modo che gli riuscirono molte volte i
pensieri suoi per aicune non immaginate vie.
E perché fu grande ii numero dei detti e deiie
arguzie sue, alcune solo delie più notabili ne regi-
streremo. Dimandato da Odoardo Fialeti, giovine
bolognese venuto di nuovo a Venezìa per istudiare,
ciò che far dovesse per prohttare, disse che dovesse
disegnare ; e dimandatoio di nuovo il Fialeti se gii
desse aitro ricordo, ii vecchio soggiunse, che doves-
se disegnare, e ancora disegnare : stimando con ra-
gione che il disegno fosse quelio che desse ia grazia
e la perfezione alia pittura.
Visitato da alcuni giovani Fiamminghi venuti
da Roma, questi gii recarono alcune ioro granite
teste di lapis rosso, condotte con estrema diligenza ;
e ricercati da iui quanto tempo vi si fossero occu-
pati intorno, risposero essi chi dieci e chi quindici
giorni. Veramente, disse il Tintoretto, non vi po-
tevate star meno ; ed intinto ii pennello nei nero,
fece in brevi colpi una hgura, toccandola con lumi
di biacca con molta herezza ; poi rivoltosi a quelli,
disse: Woi poveri Veneziani non sappiamo disegna-
re che in questa guisa. Stupirono quelli della pron-
tezza del di lui ingegno, e si accorsero del tempo
che avevano perduto.
GIi fu ordinato da alcuni, per travagliarlo, un
san Girolamo nel bosco; ed egli, com è costume,
fecc il Santo ignudo con alberi dalle parti ; e fatto-
349
gHelo vedere, quelii dissero volere il SanLo non fuo-
ri, ma nel bosco. InLese ii Tintoretto ove voievano
ferire, e: Ritornate, disse, chè io troverete nel bo-
sco ; e ricoperse queiio con alberi, stemprato il co-
lore con oiio comune. Ma quelli non vedutoio più,
ridendo dissero: Ov'è ii san Girolamo? Ed egli ie-
vato il coiore non secco con l'unghia, giieio fece ve-
dere; onde rimasero confusi.
Visitato da aicuni Prelati e Senatori, e veduto
comTgii tirava certe gagliarde penneiiate iavoran-
do neli'opera del Paradiso dei gran Consigiio, gli
dimandarono ia cagione perchè Giovanni Bellino,
Tiziano, ed aitri de'vecchi pittori, erano sì diiigenti
neiie opere ioro, ed egii per lo contrario cosi stra-
pazzava il mestiero. A'quali, senza perder tempo,
francamente rispose: Quegii antichi non avevano
tanti, com'io, che gli rompessero il capo. Nè più al-
cuni osarono di pungerio.
Lodavasi una hata, nei mezzati del signor Jaco-
po Contarino (dove riducevansi molti ecceiienti pit-
tori ed altri virtuosi soggetti), un ritratto di donna
del Tiziano; e rivoltosi un belPingegno aiTintoret-
to, disse : Così si dovrebbe dipingere. Parve al vec-
chio che ii motto ferisse sopra di iui ; e andato a
casa, presa una teia neiia quaie era dipinta una te-
sta di donna pur del Tiziano, dall'altro capo pinse
una zitella suavicina ; ed aifumicatala un poco, e co-
perta l'aitra con coiore a coiìa, ia portò nei solito
congresso; e spiegatala, ognuno vi fisù io sguardo,
commendandola come cosa singolare deiio stesso
Tiziano. Aliora ii Tintoretto, ievato il colore deiia
prima con una spugna, disse: Questa si è di mano
del Tiziano; ma ques^ aìtra i^ho fatta io: or vedete,
signori, quanto prevalga nei giudizii i'autorità e ia
opinione, e come siano pochi coioro che bene in-
tendono di pittura.
Ricercato da suo fratelio, che se ne stava a Man-
tova, di moite cose, e nei hne deiia lettera se sua
madre, che si trovava inferma, era morta; gli rispose
laconicamente, per isbrigarsi in breve dei fastidio:
Carissimo frateilo, di tutto queiio che voi mi avete
scritto, messer no.
Occorrendogii ritrarre un Princìpe oitramonta-
no, nè vedendo comparire aicun segno di ricogni-
zione, apparò da un suo cortigiano come si chiedes-
sero danari in suo iinguaggio; e con buona occasio-
ne giiene chiese ai Principe, il quaie commise al
suo Maggiordomo che generosamente io pagasse.
Chiamato una voita da un gentiiuomo veneziano
per far certa pittura a fresco in un suo giardino, e
dovendosi prenderla misuradel muro, prontamente
aliargando egii le braccia, misurò io spazio; e ricer-
cato quanto ibsse, disse: Tre Tintoretti.
Soleva madonna Faustina sua moglie, alPuscir
chbgii faceva di casa, legargii certa poca moneta
nel fazzoìetto, protestandogii che dovesse ai ritorno
rendergii minuto conto deìio speso; ma egli, dipor-
tandosi con galantuomini, spendeva lietamente ii
danaro; e ricercato del conto dalia mogiie, ie dava
ad intendere che neila carità fatta ai povereìii ed ai
carcerati aveva dispensata la moneta.
Avvenne che un mercatante invaghitosi di certa
hgura deila Maddaiena di mano di Domenico suo
hgliuoio, ii persuase co'preghi a vendergliela, pro-
meLtendogli, dopomoldgirì, ducati trenta;e paren-
do aì Tintoretto di fare nn grosso guadagno, giiela
diede in dne; ma ritornato Domenico a casa, ed esa-
minando le sue pitture, nè quella Yedendoneiìa serie
delie altre, ne fece il maggiore schiamazzo dei mon-
do, e tanto più udito che iì padre l'aveva venduta ;
onde gli fu forza, per vivere con quelio in pace, pre-
gare il mercatante a ritornarglieia con restituirgii
ii danaro, ovvero riceverne un'aitra di sua mano;
sgridando tuttavia Domenico del poco suo ingegno,
e doiendosi di non aver mai incontrato simile av-
ventura in un suo quadro.
Andò una voita un beii'umore a ritrovario, e
dissegii che, tratto dalia fama deiia sua virtù, desi-
derava esser da lui ritratto; ma che perù avvertisse
di farlo in quelia stravagante positura, essendo egii
uomo bestiaie; a cui tosto ii vecchio rispose: Yoi
potrete andar dal Bassano, che vi farà naturaie.
Ricercato dei suo parere sopra una pittura ove
entravano uomini, paesi ed animaii, disse: Tutto
mi piace, fuorchè ie fìgure.
Aveva di lui detto maie Pietro Aretino, come
queilo che, aderendo aiia parte di Tiziano, mai sen-
tiva del Tintoretto; ed incontratoio un giorno, i'in-
vitò a casa sua per farne il ritratto. Andovvi PAre-
tino ; e postosi a sedere, il Tintoretto trasse con moi-
ta furia di sotto la veste un pistoiese; perlochè inti-
morito i'Aretino, dubitando di scontar ii debito, co-
minciò a gridare: Jacopo, che fai? Edegii, Queta-
tevi, disse, chè io vo'prendervi ia misura. E comin-
ciando dal capo hno a'piedi, disse: Voi siete iungo
due pistolesi e mezzo. Ma queiio, sedati gii spiritiy
253
soggiunse: Oh tu sei un gran pazzo! e scmpre fai
dcJìe tue. Ma non ebbe più ardire di sparìar di ìui,
c gìi divenne amico.
Ritornato da certa città di Lombardia, fu ricer-
cato dai Palma queilo gli paresse del valore di quei
pittori. Rispose: Altro, Jacopo, non ti so dire, se
non cbe si trovano nelle tenebre.
Soieva dire cbe lo studio della pittura era fati-
coso, e cbe a cbi più vi s'internava, più apparivano
le difbcoltà, e facevasi sempre il mare maggìore.
Diceva cbe i giovani studenti non doveano giam-
mai scostarsi dalia via degli eccelienti autori, se vo-
levano probttare ; particolarmente da Tiziano e da
Micfelangeio, l'uno maraviglioso nel disegno, i'al-
tro nei colorito: cbe la natura era sempre la mede-
sima ; perù non si dovea variare a capriccio i mu-
scoli delle bgure.Ma cbe direbbe il nostro buon pit-
tore se tornasse oggidì a vedere gli uomini informati
nelia pittura alla moda?
Diceva anco, cbe nel far giudizio di aìcuna pit-
tura si dovesse osservare se nel primo incontro
l'occbio rimaneva pago, e se Tautore aveva osserva-
to le ragioni dell'arte ; cbe nel rimanente poi, circa
le minuzie, ognuno prendeva degli errori.
Soleva dire, che dovendosi esporre le opere in
pubbiico, si dovesse stare di molti giorni senza an-
dare a vederle, bncbè le saette erano del tutto av-
ventate, e che gli uomini si fossero un po'accomo-
dati a quella veduta.
Dimandato quali fossero i più bei colori, disse:
11 nero ed il bianco, percbè l'uno dava fbrza aìle b-
gure profondando le ombre, l'altro ii rilievo.
255
Aveva cgii per massima costante, che il dise-
gnare da'corpi naturali non era che da uomini ben
esperimentati, perchè mancavano per lo più di gra-
zia e di buona forma.
Vedati alcuni disegni che noveliamente anda-
vano in voitadi Luca da Genova, Questi, disse, sono
bastanti arovinare un giovine che non posseda buo-
niiondamenti deii'arte; ma un galantuomo pratico
del mestiere può trarne quaiche frutto, essendo ri-
pieni di moite erudizioni.
Aveva ancora in uso di dire, che i bei coiori si
vendevano nelie botteghe di Riaito ; ma che iì dise-
gno si traeva dalio scrigno deil'ingegno con moito
studio e ìunghe vigiiie, e che per ciò era da pochi
inteso e praticato.
Inventò ancora bizzarri capricci d'abiti e di mot-
ti faceti per ìe rappresentazioni delle commedie che
si recitavano in Venezia per diietto dalla studiosa
gioventù; inventando, dico, moite curiosità che ap-
portavano maravigiia agli spettatori ; onde erano ce-
lebrate per singolari, sì che ognuno ricorreva a lui
in simiìi occasioni.
Si dilettò in sua gioventù di suonare iì iiuto ed
altri bizzarri istrumcnti da lui inventati, diparten-
dosi in ogni cosa daila comune usanza. Vestì gentil-
mente, coniorme i'uso de'tempi; ma ridotto a matu-
ra età, stimoiato dalia mogiie, ch'era deil'ordine deiia
cittadinanza, vestì la toga veneta. Quindi è che la
gentiidonna soieva, all'uscire ch'egli faceva di casa,
mirarlo daila hnestra, per osservare come bene
comparisse in queil'abito; ma egii, per darie quai-
che noja, mostrava di poco curarsene.
2 5/j
Fnrono suo! amici efamiiiari i prìncipali gcnLiÌ-
uomini venexiani e i ieLLeraLÌ che vissero in Vene-
zia ai Lempo suo: cioè Daniel Barbaro eieLLo d'Aqui-
ieja, Maifeo Veniero, Domenico Veniero, Vincen-
xo Riccio, e Paoio Ramusio, segretarii del SenaLo;
BarLolomeo Malombra, Lodovico Dolce, l'Aretino,
ed aìtri moiti: nè vi fu beli'ingegno cbe non si pro-
curasse ia pratica sua, e non fosse da quelio ritrat-
to; e fra gii aitri Giovan Francesco Ottobono gran
canceiiiere veneto, insigne per lettere e per la feii-
cità delia memoria, ii cui ritratto rarissimo ammi-
rasi in casa dei signor Marco Ottobono patrixio ve-
neto, terzo gran canceiiiere delia medesima fami-
glia, pervenuto a tal grado di onore per la virtù e
l'integrità sua; ed in bne ia sua casa era ii ricetto di
ogni virtuoso soggetto.
Fu onorato da visitedi Preiati, Cardinaii e Prin-
cipi cbe di quando in quando capitavano a Venezia,
desiderosi di vedere eternati i voiti loro dal sublime
suo pennelìo; ed oitre il Re di Francìa e di Poionia
già detto, ritrasse ancora moiti Ducbi e Signori dei-
l'italia, ed altri Principi eBaroni oitramontani; ed
in particolare i Dogi tutti di Venezia, come si disse,
cbe vissero aii'età sua, ie effigie de'quaii si conser-
vano ancora neile case deiie !oro famigiie ; e queiio
dei doge Pietro Loredano è presso il signor Giovan
Francesco Loredano, ceiebre ietterato aÌLrove da
noi onorevoimente nominato.
Ritrasse ancora don Mansio, nipote de! re di Fi-
cenga; don Micbeie, nipote didon Protaso re di Ari-
ma ; don Giuiiano Esara e don Marzio, baroni giap-
ponesi del regno di Figbem, per lo medesimo Re di
Arima, del Re di Bugno Cmgua, e del Principe di
Vamusa ambasciatori al PonteRce, che poscia ven-
nero a Venexia l'anno i585, de"quali anco doveva
fare, per ordine pubbìico, una particolare memoria ;
e 'i ritratto di don Mansio vedevasi nella casa pro-
pria del pittore: e simiimente gii ambasciatori dei
Re e dei Principi cbe risiedevano in Venezia, erano
da iui ordinariamente ritratti.
Ambì il Tintoretto sommamente la gloria, nè
pensò ad altro mai con le tante faticbe sue, cbe ad
aprirsi il calle all'immortalità, stimando un nulla
ogni umana felicità, e solo apprezxando quelia gio-
condità cbe si trae, come dice il saggio, dai perfet-
tamente operare, cb'è il solo fine degli animi no-
biìi: poicbè i beni delia fortuna a moiti spesso si
compartiscono; ma la virtù è un raggio di grazia cbe
Iddio si compiace concedere a soli pocbi, acciò si
conoscano i doni singolari della sua divina mano.
Ed avventuroso può cbiamarsi in questa vita coiui
cbe veste il manto di una ecceliente virtù.
Si doleva aìcuna volta di non poter esercitare
nelle sue operazioni tutti i numeri del suo talento,
dalie sovercbie occupazioni impedito, e taiora op-
presso dagli aggravii deila famigiia. Ché senza dub-
bio s'egli avesse avuto agio di dipingere a sua vogiia,
avendo il genio accomodato ad ogni fatica, anco ef-
fetti maggiori sariensi veduti del feiice suo pennelio.
Ma ie angustie deiia fortuna deviano bene spesso
i'intelletto dalie eccelienti operazioni, e gii spiriti
involti fra ie turbolenze non possono talora eser-
citare ie funzioni ìoro; onde fu saggiamente detto
dal ceiebre Guarino:
256
Z7ÙÙ) C^C77 6C77/Y2 C07^C
j6f777777777 0 7 ^7^777, C 77077 ^7 P77 7/7 jPr7r77r/.W
C077 /c C777^C 777 07^77C7.

Nondimeno dal numero di tanti esemplari, che


di lui si veggono, si può con verità conchiudere: ii
Tintoretto essere stato adorno di quei più nohili
requisiti che valgono a costituire un pittore neiia
suhiimità maggiore d'arte sì rara ed ecceiiente. E co-
me ia pittura per le sue mani si rese adorna deiie
più rare ed esquìsite forme e curiose heiiezze che
mai si praticassero neii'arte, avendo egli con inge-
gnoso furto rapito ii heiio di ogni più raro ogget-
to per ahheiiirne ie ùgure sue; cosi, egli morendo,
non ie rimase che sperar di più in dottrina ed arte.
Era ie cui numerose operazioni annoverando solo
i due grandi quadri deiia Madonna deii'Orto, il qua-
drodei miracoio dei servo, posto neiia Confraternita
di san Marco, i due deiia Trinità, la tavola deii'As-
sunta dei Padri Crociferi, le opcre delia Cappelia di
san Rocco, ia Crociùssione di Crìsto e le pitture dei-
l'aihergo di queiia Confraternita, l'Acquisto di Za-
ra, e la gran teia inùne dei Paradiso, posta nel pa-
iagio ducaÌe; ognuna di queste fatiche, per i'eccei-
ienza sua, sarebhe hastevoie a rendere per sempre
chiaro e giorioso ii suo nome.
Taii furono le opere più note e più cospicue
dei nostro Apeiie novelio, deile quali per esattamen-
te faveiiarne più numeroso discorso e più afdiata
penna si converrehhe, sopravanzandone moite senza
duhhio sparse in varii iuoghi, che tendono ad un nu-
mero inhnito; poichè indefesso ed eccelientemente
iì Tintoretto spese ii tempo ed ii taiento suo, con
ìe cm gloriose fatiche fece comparire nei mondo gli
splendori d'una sublime virtn che, ad onta del tem-
po e deil'invidìa, sarà per sempre riverita da'mor-
tali, servendo aìl'avvenirè ìe opere di tanto autore
per attestati d'un ingegno soprannaturale, prodotto
da Dio per meraviglia de' secoli.
Ma perchè fu legge di natura che ognuno tribu-
tasse alia morte le spogiie dell'umanità, pervenuto ii
Tintoretto ail'anno ottantaduesimo deiia sua età,
reso per gli anni e per le scorse fatiche debiie e an-
nichiiato di forze, cadde in una rilassazione di sto-
maco taie, che per quindici gìorni visse in continua
vigiiia; onde i medici usavano ogn'arte perfariodor-
mire, pensando con tai mezzo ristorario. Ma tutta-
via avanzandosi il maie, poichè ogni rimedio è vano
quando dai Cielo è destinato ii morire, pensò a dis-
porre deile cose; e rassegnando l'anima sua nelie ma-
ni dei Creatore, con segni di cristiana compunzione
si muni de'santissimi Sacramenti. Indi chiamati a sè
Domenico e Marco suoi hgliuoli, con molte lagrime
da quelli si accomiatò, ricordando loro la conserva-
zione di quell'onore che a prezzo dilunghissime fa-
tiche e vigilie avevasi acquistato nei mondo; pregan-
doli di più a conservare per tre giorni insepolto ii
proprio frale, succedendo che talvolta gfinfermi per
aicuno svenimento morti rassembrano. Poi il terzo
giorno deila Pentecoste, l'anno i5g/j, con breve so-
spiro i'anima sua fece passaggio daiia terra al cielo.
Fu poscia ii corpo di lui da gran numero di pit-
tori che piansero la morte del loro maestro, da per-
sonaggi e amorevoli suoi che vivamente si condol-
sero deila perdita di si prezioso amico, alia sepoitura
R^DOLF!. T. II. *7
^58
ÌH SanLa Maria Jeil'Orto accompagnato, e neii'arca
di Marco de Vescovi, suocero suo, posta sotLo H coro,
con cìegni funerali scppeliito.
Così ii Tintoretto, per un iungo corso di vita
caicando il caiie laborioso delia virtù, pervenne alla
meta deiia gloria, dove raccolse dagli sparsi sudori
le paime e gii aiiori, terminando carco di onori c
d'applausi i giorni suoi ; del cui famoso nome, a pari
del tempo e del giro de'cieli, se ne conserverà per
sempre immortale la memoria.
Moiti sono stati i begi'ingegni cbe con chiari
scritti hanno lagrimata ia di iui morte, e ceiebrato
ii valore ; ma qui ci basterà notare i'iscrizione che
il signor Jacopo Pighetti, ceiebratissimo ietterato
deil'età nostra, scrisse sopra ie ceneri sue.
HOSPES YIATOR CIYiS
ADSTA ET PERLEGE.
YENETI APELLIS
JACOBI ROBYSTII
COGKOMENTO
TINCTORBTTI
CINERES
HOC MARMORE CLAVDYNTYR.
IS MAGNYS NATYRAE AEMVLATOR MYTAM POESIM
INGENIO YEHEMENTi REDDIDIT ELOQYENTEM.
DIYINO SIQYIDEM PENICILLO SOLl COELIQVE INCOLAS
SYIS IN TABYLIS SPIRARE COEGIT.
EAS TEMPYS LICET YORAX MERITO SYSPICIENS SERYABIT
EAMA COLLOCABIT IN TEMPLO IMMORTALITATIS
AD AEVITERNVM PICTYRAE ORBISQYE ORNAMENTYM.
LECTOR

TANTO VIRO
BENE ADPRECARE TVM FELIX ABITO.
D! MAMETTA TIMTORETTA
FIGLIUOLA DI JACOPO

ibrino pure a lor voglia saette le malecìiche lin-


gue, compongano satire ed invettive contro iidon-
nesco sesso, attribuendo a sue imprese maggiori
l'uso deìl'ago, deìia conocchia e del fuso, iì miniarsi
il volto, Finfiascarsi i capeiìi di nastri, di gemme e
di hori, e io apprendere daiio specchio il modo di
far vezzi, di sorridere e di corrucciarsi con l'aman-
te ; chè vi sono però miile penne che di queiie han
ceiebrate ie lodi. Onde veggiamo vergate ie carte
non solo del valore d' Ippolita, di Camilla, di Zeno-
bia, di Tomiriy iiiustri neli'armi; di Corimia,di Saiio,
di Arretta, di Cornelia, d'Ortensia, di Lucrezia Ma-
rinelia vivente, e d'aitre eziandio chiare nelie lette-
re; ma di vantaggio degii onori di Timarete, d'Ire-
ne, di Marsia, d'Aristarete negii antichi tempi ce-
lebri neiia pittura ; e nei moderni ancora di Lavinia
Fontana, e d'Irene de'Signori di Spiiimbergo disce-
pola di Tiziano; la quaie facoltà viene di presente
iiiustrata da Chiara Varotari e da Giovanna Garzoni.
Dai quaii esempii chiaramente si comprende a che
segno arrivi ia perspicacia donnesca aiior che viene
erudita negii studii. Egli è però vero, che essendo
questo infeiice sesso allevato fra ie ritiratezze deiie
case, e privo deli'uso delie discipiine, riesce molie
360
ed inertc, e poco atto a nobili esercixii. Nondimeno,
ad onta degii uomini? trionfa armato di lusingìnere
beììexxe dei ìoro voìeri.
Visse dunque in Venezia Marietta Tintoretta
fìgliuola dei famoso Tintoretto, e deiizia più cara
dci genio suo, da iui ailevata nel disegno e nei colo-
rire ; onde poscia fece opere tali, cbe n'ebbero gli no-
mini a meravigiiare del vivace suo ingegno. Ed es-
sendo piccioletta,vestiva da fanciulIo;e il padre
conducevala seco dovunque andava, onde era tenuta
da tutti per mascbio. Feceìa medesimamenteerudire
nel canto e nel suono da Giulio Zacchino napolitano,
tenuto a que'tempi eccellente nella musica.
Fu però particolar dote di Marietta il sapere far
bene i ritratti; ed uno diMarco de Vescovi, con lunga
barba, si conserva ancora nelle case de'Tintoretti,
con quello di Pietro suo jfigliuolo. Pinse inoltre mpl-
ti gentiluomini e dame veneziane, le quali incon-
travano volentieri il praticar seco, essendo ripiena
di tratti gentili, e trattenendole col canto e col suono.
Fece di più il ritratto di Jacopo Strada, antiqua-
rio di Massimiliano imperadore, di cui egli fece dono
a quelia Maestà come di opera rara ; onde invagbi-
tosi Cesare dei valore di lei, la fece ricercare al pa-
dre; e la stessa istanza gb fecero Filippo II. re di
Spagna, e Farciduca Ferdinando. Ma ii Tintoretto
piuttosto si compiacque di vederla maritata in Ma-
rio Augusta giojeiliere per vedersela semprc appres-
so, amandola teneramente, chedi rimanerne privo,
bencbè favorita da'Principi.
Lavorò anco altre opere d'invenzione, ed alcune
ne trasse dal padre ; fece molti ritratti di oredci amici
3ÓI
del marÌLo, alcuni de'quali abbiamo veduti: ma, col
mancar delle famiglie, molti se ne sono smarriti.
Fu Marietta di vivace ingegno come ii padre
suo, toccò gentilmente il clavicembaio, e cantò as-
sai bene di musica; onde in lei so!a si videro unite
moìte virtuose qualità, che sparse difhciìmente si
trovano in aitre: ma nella sua più Rorita età invida
morte !a tolse di vita d'anni 5o nel iò^o, privando
il mondo di così nobiie ornamento. La pianse ama-
ramente ii padre come parte delle viscere sue, e se
ne doise per moito tempo con lagrime continue, e
fecela seppeiiire in Santa Maria deli'Orto nelia già
detta arca del suocero suo ; ed ii marito vestì l'anima
non meno che il corpo d'un perpetuo lutto.
Questa ecceiiente donna servirà neii'avvenire
per un tipo di donnesca virtù, e per far conoscere
ai mondo, che le gemme, gli ori e ie vesti di pregio
non sono i veri ornamenti femminiii ; ma queile vir-
tù che risplendono neii'animo, e che rimangono
eterne dopo ia vita.
VtTA
DI PAOLO FRANCESCm
E D AHM FIAamtNCm DISCEPOH
DEL TINTORETTO

tjunga fatica sarebbe cbi ricercar volesse i nomi


di tutti coioro cbe studiarono daiie opere deì famoso
Tintoretto; poicbè non capitava Itaiiano od Oitra-
montano aVenezia, cbe non ritraesse le pitture sue,
e non procurasse erudirsi sotto di lui. Non toilerava
quegìi però iì vedersi la casa piena di scoiari^ ma
solo tratteneva quelli dai quali poteva ricevere aicu-
na servitù. Tra questi furono Paoìo Fiammingo e
Martin de Vos, cbe gìi servirono taiora a dipingere
paesi nelie opere sue.
Fattosi Paoio pratico della maniera veneziana,
si ritirò da per sè, facendo tuttavia numero inbuito
Opere in
di paesi, ne'quali fu moito vaioroso. Fece ancora
Venezia. due tavoie in sanNicoio deTrari, Puna dei Saivatore
distaccato di croce, e steso nel seno delia Vergine
Madre, co'santi Andrea e Nicoiò; nell'aitra, al di-
rimpetto, è san Giovanni Battista cbe predica alle
turbe, di bel colorito, ove appajono alberi ne'quab
pare appunto cbe spirandovi il vento si muovano le
frondi ; e poco lungi corre un bume, pcr dove pas-
265
Sano aìcum in picc!o!e barcliette per udir la predica.
Nei portedi dell'organo poi dipinse Adamo ed Eva.
Gli fu anche aHogata un'istoria neìia saia dei
ConsigHo, sopra i fìnestroni verso il cortiìe, ove ri-
trasse ii pontedce Aìessandro III. clie accompagna
ii doge Ziano aH'armata, e nel licenziarsi !o benedi-
ce. Sovra un palco stanno varie genti ed alcuni ignu-
di in piedi, appoggiati, molto bene intesi, nei quali
dimostrò chiaramente il prohtto che fatto aveva aila
scuola dei Tìntoretto.
Per T imperatore Rodoifo II. fece due grandi
quadri: in uno entrava iaFortuna sovradhma paìia,
che dispensava varii onori ad aicuni che ie stavano
intorno; neii'aitro eravi un congresso di moite Vir-
tù. Esposti nel cortiie ducaie, furono lodati; ed in
particoiare certi panni Hnti di raso e di veiluto, che
tratti aveva dal naturaie con molta appiicazione.
In casa dei signor Pietro Gradenigo, giurecon-
sulto aitrove mentovato, sono cinque suoi pensieri
di queste invenzioni. Un sacrihcio che si fa aiia dea
Fiora che appare in un cielo, e dai ministri si sparge
sopra l'aitare certo licore; un Satiro porta in ispalia
un capretto per ii sagrihcio; un aitro un vaso di
Hori, e Centauri con iepri in coiio.
Nel secondo sono aicune donne figurate per le
Arti, impiegate in diversi esercizii. Una compas-
sa il globo deiia terra, aìtra dipinge, aicuna scoipi-
sce ; ed una con i'archipenzolo misura un edihcio.
Lontano vi è un bei giardino, e nei mezzo stassene
Giunone a diporto.
li terzo rappresenta Apoiio in riva d'un iaghet-
to, che suona Parpa, cinto d'intorno da moite Sire-
a6/$.

ne; e più vicino Mercurio tocca un flauto; e vedesi


Pane con donne che cantano con un ìibro in mano,
Nel quarto stanno assisi all'ombra di alcune
piante Venere, Giove, Nettuno, Vulcano, ed Amore
in atto di saettarli, per dimostrare il potere ch'egli
ha sopra i medesimì Dei ; ed in altro sito sonvi uo-
mini e donne che si soHazzano.
Finaimente nel quinto siedono ad una mensa,
sotto dilettevoli verdure, alcune Baccanti con uomi-
ni coronati di frondi, e Satiri che recano in piatti
frutti ed erbaggi ; e per terra aitri ne son tratti pieni
di naturali cibi.
Ma sopra ogn'altra cosa fu Paoio ecceiiente nei
far paesi; iquali toccò con si graziosa maniera e mo-
do così naturaìe, che giammai vi giunse pittor f am-
mingo;e ne fece moiti anchea'medesimi pittori.
E fu dei più ceiebri uno detto ch'egli
operò per l'Aliense, ove entrava gran numero di
que'semicavaili aiia caccia^ del quaie invaghiti altri
professori, passò per molte mani.
II signor Francesco Bergoncio ha un delizioso
paese ; e di questo autore gode altresì otto quadretti
compartiti coile Stagioni. Nella Primavera appajono
alcuni rustici, un de'quali suona uno zufolo, un altro
reca un piatto di latte, una vecchia munge una gio-
venca, ed aitri vanno alla caccia. NelI'Estate sonovi
pastori che tosano le pecore, ed altri staccano frutti.
NelI'Autunno chi semina il grano, e chi fa viaggio.
Nel Vernovi é una famiglia al fuoco, serviche porta-
no legne, ed altri che uccidono ii porco. Ha di più al-
cune gentili hgure con frutti e hori in mano. Questo
Signore ha fatto pur anche acquisto di due quadri
265
dei vecchio Tintoretto: in uno è Hgurata l'adorazio-
ne de'Magi, di curiosa invenzione; nell'altroé Cri-
sto orante neli'Orto.
11 signor Nicolò Corradino in Padova ha simil-
mente l'istoria di Tobia; un capriccio d'una corti-
giana, alla quale vengono recati varii doni da un
servo, mentre lungi appare una cucina; ed alcuni
paesi. Ha in aggiunta, di mano del Campagnola, il
ricco Epuìone tra le Aamme, con Lazzaro nel seno
di Abramo; la favola di Calisto; e Venere e Marte
quanto il naturale.
Formò Paolo inoltre alcuni trionfi degìi ele-
menti, facendovi cadere numero di pesci, d'augeHi,
di animali ; altri delle stagioni ; e numerosi capricci,
essendo in simili invenzioni uomo di molto valore.
In fine, dopo avere a lungo operato con piaci-
mentodella Città, morte trionfò di lui, com'egli avea
trionfato del tempo col suo pennello, negli anni di
sua vita 56, nel i5g6. E coll'acquisto della maniera
appresa in Venezia onorò la sua nazione.

MARTÌN DE VOS.
Giovinetto venne questi a Venezia, tratto dalla
fama de'suoi valorosi pittori ; e vedute le opere del
celebre Tintoretto, e insinuatosi nella casa di lui, vi
studiò lungamente, e si fece pratico nel comporre le
invenzioni; e alcune volte gli servi, come si disse,
nel dipingere paesi.
Diquesto ingegnosoOltramontanonon abbiamo
pitture particolari ; ma dalie molte cose sue date
alla stampa si può venire in cognizione del suo va-
^66
ìore ; e furono: le Giornate delia creazionedei mon-
do e deii'uomo, ed aitre cose delia Genesi, intagiiatc
in rame da Giovanni Sadeler; i tre iiÌDri degii Ere-
miti, ed uno deiie Eremite, incisi da Radaeie Sade-
ler; ia Vita di Cristo, ii ed altre invenzioni.
Qnesti, veduta i'Itaiia, se ne passò in Germania,
ove lece molte opere, e vi terminò vecchio ia vita.

GtOVANI\I ROTHAMER
Capitò questi pure in gioventò a Venezia, e si
pose a disegnare ie pitture celebri, e quelie in par-
ticoiare dei vaiente Tintoretto nelia scuoia di san
Rocco ; onde apprese ia buona maniera, e si fece in
seguito pratico inventore.
Nei principio dei suo operare dipingeva piccoii
rametti aTottegai, de'quali andavano molti in volta
per iieve prezzo; ma crescendo Giovanni in con-
cetto, ebbe poi a dipingere molte cose a grandi per-
sonaggi, traendone moita utilità.
Per Rodoifo II. imperadore rappresentò ad una
Germania.
mensa gii Dei, con ricco apparato di vivaude, di
vasi, e d'altri deliziosi ornamenti; e per queiia belia
fatica n'ebbe scudi 5oo, e perciò venne in credito
maggiore (poichè ia virtù accompagnata da quaiche
comodo riceve grazia presso iì moncio sciocco) : onde
gii concorrevano moite occasioni, ed aicuni signori
gli facevano fare iigure in rame, mandandoie poscia
a Paoio Brilio a Roma, acciò vi facesse ii paese. In
Verona. questa guisa ho veduto in Verona, neiio studio dei
signori Muselii, un baiio vaghissimo di Ninfe, che
fu commutato dai duca F'erdinando di Mantova con
267
un Hbrctto di disegni del Parmigiano. Essi possedo-
no anco di cpiesta mano, in piccioìa forma, le nozze
di Cana di Galiìea, ove siede in capo al!a mensa il
Salvatore cbe faveila alla Madre, e molti convitati;
tra'quali miransi faccie gentili di dame, con musìci
e suonatori, ed altri pià lontanicbe lietamente man-
giano ad altra mensa.
Hanno inoltre un'invenzione della Vergine, la
quale, passando in Egitto, siede in una boscaglia,
ed allatta il pargoletto Gesù, cui un Angelo porge
un canestrino di fiori; ed alcun'altra beìla pittura.
Giovanni fece anco opere in tela. Per l'altare
della nazione alemanna in san Bartolommeo di Ve-
nezia dipinse nostra Signora Annunziata, con una
gloria d'Angeli sopra ; lodata piLtura. Per la cbiesa
degli Incurabili operò la pala di santa Febronia, alla
quale due graziosissimi Angioletti portanola palma
e la corona del martirio, e da lungi essa viene frec-
ciata, e gettata in mare.
Tra le bellissime pitture del signor Giovanni
Reinst trovasi una piccola Madonna cbe adora il
Bambino, con molti Angeli assistenti; mirabile cosa
dell'autore: e monsignor Piovano di santa Foscaha
pure un'efRgie della Vergine col Fanciullino.
Fioriva nello stesso tempo in detta città Jacopo
Palma il giovine, di cui Giovanni divenuto amico,
seguì alcune volte la maniera di lui, valendosi anco
talora d'alcuna sua invenzione. Ma avendo per qual-
cbe tempodìmorato inVenezia, e fattevi opere mol-
te, se ne passò poi ad Augusta, ove lungamente di-
pinse, e lasciò, morendo, un egregio nome tra i pit-
tori oltramontani.
CESARE DALLE m^FE
VENEZIANO

Fu bizzarro e molto capriccioso, e pronto neì-


l^esprimere i suoi pensieri, seguendo la via del Tin-
toretto ; ma per lo più dipingeva a fresco con altri
pittori. In Venezia non si vede che un^opera sua,
ad olio, delFAnnunziata, posta sopra una dede porte
della chiesa di san Fantino; ed avendo pattuito coi
padrone in ducati diec!, volìe compiere i'opera in un
sol giorno ; quaie toccò francamente, e suiia maniera
del maestro. Fu pronto nei motti, ma pungente so-
prammodo ; nè di iui si conserva aitra memoria.
YtTA
D! DARIO VAHOTARI
VERONESE

:
JB-n Argentina, nobile città deHa Germania, vivevasi
Teodorico Varioter, dellArdine deTatrizii, che ot-
tenne i primi onori di quelìa patria, e nei maneggi
più gravi si fece conoscere per ottimo cittadino, ze-
lantissimo delia reiigione e del pubbiico servigio;
onde coiie molte egregie azioni accrebbe ii grido
dei nome suo, e spiendore aiia famiglia.Ma avvenne
che Fanno 1620, disseminandosi i'eresia di Lutero
per ia Germania, ne rimase medesimamente infet-
tataArgentina, ia quaie godevasi ii titoiodi Cattolica
Repubblica. Quindi crescendo le sedizioni degli au-
torevoli deiia nuova setta (poichè dove si tratta di
lìbertà di coscienza vi concorrono in copia i popoli),
Teodorico, nel cuipetto mantenevasiimpresso ii di-
vino culto, favorendo la parte dei Cattoiici, fu perse-
guitato dagli eretici a segno, che fu indi costretto a
partire; e pervenuto in Italia, si eiesse per abita-
zione ia città di Veroua. Di iui fu hgiiuoio Tommaso,
padre d'un aitro Teodorico che cangiò poscia ii nome
in Teodoro, e il cognome di Varioter in Varotari.
Di questi l'anno i55g nacqueDario, dei quale pren-
diamo ai presente a faveiiare.
Crebbe ii fanciuiio con ottime instituzioni, edu-
cato dai padre suo ; e applicatosi aile più nobiii di-
2yo
scipìinc, profìttò nclle matematiche in modoy che
divenne architetLo eccellente.
Viveva a'medesimi tempi in Verona Paolo Ca-
ìiari, col quaìe praticando Dario, apprese ancor gio-
vinetto i principii del disegno? e profìttossi in breve
neiìa pittura.
Andatosene Paolo a Venezia, pervenuto Dario
in aduita età, trasportò la sua casa a Padova; c di
là passando spesso a Venezia, fattosi amico di Baz-
zacco (che poscia ebbe una prelatura, e dipinse al-
cune cose nelia sala dei Consiglio dei Dieci, da noi
tocche nelia Vita di Paoìo, e di cui abbiamo ancora
veduto alcuni gran disegni dilapis nero, connumero
di ben intese e diligenti hgure, a simiglianza del Giu-
dizio di MicheIangeIo),piacendo aquesto le maniere
di Dario e Ia quaiità de'suoi costumi, gii diede una
sua fìgiiuola in mogiie, con pensiero di trattenerio a
Venezia, conoscendolo per uomo valoroso e univer-
sale ; onde avrebbe potuto con facilità incontrare in
molte degne occasioni. Ma avendo Dario più volte
tentato di fermarvisi, e provato Paria di quella città
essergli nociva, fu costretto per mìglior partito a ri-
tornarsene alla vicina città di Padova, come luogo
più adeguato alla sua salute.
Ivi dunque, dati a conoscere gli effetti del suo
particolare ingegno, si aprì la strada a conseguire
Pamore dei cittadini, e n^ebbe appresso i più degni
affari della professione.
Padova. Nei primi tempi suoi dipinse nella sala del Po-
destà, ove avevano operato il Campagnola ed altri
pittori padovani, il quadro delia Lega sacra tra il
pontehce Pio V-, ii Be Gattolico, cd il doge Luigi
2y i
Mocenigo, per ìa Repubblica veneta; e ritrasse quei
Principi dal naturale. Piacque molto l'opera, e ne
ebbe onori, e s'accreditò moito in quella città.
Nella chiesa di sant' Agata espresse nel palco
aicune azioni delìa vita di Cristo, con bei fregi in-
torno. In sant'Egidio coìorì due tavole, in una deHe
quaìi entra ìa Vergine ; una per !a chiesa delle Gra-
zie, e un'altra per il Rosario, ritraendo in essa dal
naturale alcuni confratelìi che ricevono quella divo-
zione; e una in sant'Agostino con più hgure di Santi.
Poscia nel Carminelavorò afresco alcune Sibille
e Profeti; e nel medesimo tempo purgandosi Dario,
ed essendo necessitato a compir l'opera per cagione
di certa festività, si fece portare la medicina sopra
ìe armature; e presala in mano, guatandoìa e hutan-
dola più volte, infastiditodali'odore, come queiio che
n'era stomacato per ie moite che prese ne aveva, in-
tinto in quelia ii pennelio, terminò certo panno
d'una di quelie hgure, servendogii in vece deli'om-
bra che portava seco quei colore.
Chiamato dai Padri di Pragia, fecevi moite lode- Pragia.
voli fatiche. A petizione dei Signori Capi di Lista
fbrmò ii modello dei palagio loro, situato sopra uno
dei monti Euganei detto Az dove egii
dipinse ancora molte cose a fresco, nelle quaii gli
servì l'Aiiense aiior giovinetto, e Girolamo Campa-
gna lavorò aicune sculture; occupandosi que'vaio-
rosi artisti in varie operazioni con virtuosa gara.
Condotto anco dai signori Pisani nei Poiesine, Polesine.
divisò nelle saie del loro paiagio alcune imprese di
Ercole coiia Virtù di mezzo, con buon disegno e di-
lettevole coiorito. Di là trasieritosi a Treviiie, hnse
3y3
m casa Prioìa, in una deììe stanze nuove, i G!ganU
abbattuti dal foìgore di Giove, con fiere attitudini e
dotte forme ; e Lodovico Pozzosarato, detto da Tre-
vigi, gìi servì negìi ornamenti.
Ma di quando in quando passando a Venezia,
prese Passunto, con FAliense, deii'opera del sofdtto
deTanti Apostoli; e toccarono a Dario tutti i parti-
menti deìie architetture intorno, compartendovi
quattro istorie degli Atti degli Apostoìi, nei mezzo
di grandi archi, che le recano nobiie ornamento.
In uno appajono Giovanni e Andrea, apostoii
mandati dal Coliegio apostoiico neiia Samaria, che
battezzano moltissimi credenti, sopra i quali vola io
Spirito Santo.
Nei secondo, santo Stefano vien iapidato, men-
tre egii, con moito affetto mirando nei Cieio ie tre
divine Persone, fa orazione peTuoi persecutori.
Nei terzo, san Pietro fa cadere daii'aria, col segno
delia croce, Simon mago; e moltilo stanno miran-
do con atto di maravigiia. Ed in vero egii esprcsse
moito bene quest'azione, e ia condusse con manie-
rosissimo stiie.
Nei quarto vedesi san Paoio caduto da cavaiio
aiia chiamata di Cristo, sostenuto da'servi, ed il de-
striere posto in libertà, che furioso sen fugge. Sonovi
inoitre molte hgure poste sopra ii pergoiato che gira
intorno, e istorie a chiaro-scuro; aicune deiie quaii,
coiiocate nel mezzo, furono colorite daiMonteMez-
zano e dali'Aiiense, come poi diremo. Quest'opera
è degna di molta lode per l'espressione deiie cose
tutte moito bene intese, e situate coi rigore dei pun-
to nei iuoghi ioro.
2yo
Dìpìnse sìmiìmente in san Giovanni deì Tem-
pio, detto la paìa del Battesimo di Cri-
sto, con Angeli che gli tengono le vestimenta; e
voìle ancora Dario lasciar memoria di sè nel Coìle-
gio dei Pittori colìa dgnra di san Luca che scrive
1 Evangelo; e fece aìtre beHissime operazioni per
!e case dei Veneziani.
Ripigliò poscia il lavorare a fresco; onde, in gra- Montec-
chia.
zia dei sigg. Mocenichi, detti perFe, trasferitosi
al Dolo, dipinse loro alcune stanze dei fatti di quel-
ia famiglia, ov'entrano varii personaggi; ed altre
hgure diversamente vestite, ornamenti e molte cu-
riosità; diportandosi egregiamente hene in quelle
opere, nelie quali il nostro pittore molto approssi-
mossi al Veronese.
Fu anche parto ed industria deil'autore l'inven-
zione dei partimenti de'giardini, de'fonti e dei per-
golati che adornano quel iuogo delizioso; neila quai
pratica Dario fu moito ecceliente.
Dipinse anco in Padova, sulla facciata dei Dotti,
in Rovina, tutte le specie d'uccelli; e nella parte
lateraie finse altresì tutti gli animali terreni in un
paese, con naturale dimostrazione, onde pajono vivi.
Furono eretti ancora con sue ordinazioni molti
palagi, essendo egli intendente deii'architettura, co-
me toccammo da principio; ed uno su quelio del
medico Acquapendente, sopra ad una piccioia col-
iina accanto la Brenta, presso la Battagiia; ed a iui
concorrevano i maestri di queste professioni, ai qua-
ii Dario faceva disegni e modelii per le occorrenze
loro, impiegando con molto alìetto i'opera sua nei-
l'aìtrui servigio.
RmoLFi. T.II. 18
274
Fu ancora Dario di vivace ed elevaLo ingegno;
e furono suoi detLÌ: che i'uomo degnamente nato
faceva ingiuria aìia sua condizione, mentre si ap-
pìicava a trattar cose umili, e che non tendevano
aì fìne deiia gioria ; che erasi dato aiia pittura per
ie jatture deiia sua famiglia, potendo quelia renderc
l'uomo iiiustre ; e che ii pittore meritava iode non
soio, operando ecceilentemente, ma premio ancora,
potendo con gii esempii da iui rappresentati accen-
dere gli animi aiia virtù.
Contendeva seco una hata un letteratuccio, esal-
tando quegii ia sua professione sopra la pittura; a
cui hnaimente Darìo, dopo ie moite ragioni addot-
te, disse: Quetatevi, chè io ho veduto moiti Prin-
cipi e gran signori disegnare e dipingere, ma non
mai fare ii pedante come voi, ed impiegarsi in si-
miii esercizii.
Inhne egiifu uomo di molta pietà, edoccupavasi
taiora in atti di reiigione e di carità, e dolevasi di non
poter esercitare secondo la sua intenzione i numeri
tutti del suo aifetto in servigio di Dio e del prossimo.
Passò egii dunque un^integerrima vita, fu di co-
stumi amahilissimo, grato neile conversazioni; onde
era amato daifuniversaie, ed in lui risplendeva in
somma un cumulo di onorate condizioni.
Visse per io piu del tempo infermo ; quindi è
ch'egli conohhe tutti i più famosi medici di Pado-
va, ai quaii faceva opere continue in dono, henchè i
medicamenti ch'ei prendeva Io rendessero sempre
più debole ed indisposto.
Finalmente, a contemplazione dell'Acquapen-
dente, medico di chiarissimo grido, trasferitosi ad
3*y 5

nn suo paìagio sopra !a Brenta, eretto coi modeìH


di esso Dario (come si disse), postosi a cìipingerc
neììa sommità di queììo un orologio a so!e, si ruppe
iì primo paico deil'armatura; ma invocando qucgli
in suo ajuto nostra Signora del Carmine, sentì por-
tarsi suii'ultimo paico di quell'armatura, che di moiti
iegni era contesta, senza lesione aicuna; onde in ren-
dimento di grazie, tornato a Padova, volle prendere
i'abito del Carmine; e stando in orazione dinanzi
l'altare di essa Vergine, restò dei tutto immobile e
come smemorato. Quindi fu dai pietosi amici ricon-
dotto a casa; ed avanzandosi tuttavia ii maie, si
morì in brevi giorni, voiendoìo nostro Signore ap-
presso di sè in queiia disposizione. Fu poi da'pa-
renti fatto seppeiiire neiia chiesa delia Maddaiena,
neli'arca che avevasi già preparata; ii cui funeraie
fu onorato da moiti Cavalieri e cittadini, che voilero
rendere ii dovuto onore aiia virtù d'uomo si degno.
Così Dario terminò di vivere in terra per rina-
scere neiCieio agii anni suoi 5y, e di nostra saiute
i5q6; dove riportò gii avanzi di quel merito che
tratti aveva dalle buone sue operazioni. Padova, che
provò abbondantemente gli eiìetti tiella sua virtù ed
umanità, ne conserverà eterna indelebiie memoria;
ed ii mondo tutto ammirerà per sempre un tanto
e squisito vaiore neiia pittura.
La cui perdita ci fu nondimeno ristorata dai si-
gnori Aiessandro e Chiara, suoi virtuosissimi figii,
nei quaii Dario vide pure aicun principio nel dise-
gno. Di questa vaiorosa donna si ammirano moiti
beiii e somigiianti ritratti, eci aitre iodevoli fatiche;
onde in iei abbiamo veduto rinnovate ie memorie
ay6
delle donne iilustri decantate dagli antichi scritto-
ri ; la quale sempre mai ha voìuto vivere col fra-
tello, rihutaudo ogni onorevole accasamento, im-
piegando lopera sua neì servigio della casa paterna.
Ed Alessandro, condottosi giovinetto a Yenezia
Tanno 161/j., e dato sa^gio delhingegno suo colle
pitture ch^egli espresse in santa Giustina della vita
di quella santa, e di san Magno fondatore di quel
tempio ; ed in santa Maria Maggiore una grande
istoria della vittoria ottenuta dai Camothesi, in virtù
della veste della Vergine, contro i Normanni; n eb-
be poscia opere molte per quella città ed altrove,
colle quali si è stabilito nel mondo un perpetuo ono-
re. II quale, in memoria del degno ed amato suo ge-
nitore, ora shmpiega nelFerezione d^un monumen-
to, a cui si clovrà porre questa iscrizione :

DÀRIO VAROTARIO VERONENSI


EX VAROTARIA NOBILI GENTE
ARGENTINAE OHM PRINCirE
QVAE LVTHERANISMVM FVGIENS
VERONAM MOX PATAVIVM SE CONTVLIT
AVITA PIETATE AC VIRTVTE CLARISSIMO
ALEX. F. TICTOR PAT. P.
377

VITA
Dì LODOYMO POZZOSARATO
DETTO

DA TREVIGI

-Ej comunemente cognominato Lodovico Pozzo da


Trevigi, benchè fosse di nazione Fiammingo, per
aver lungamente abitato in queìla patria. Costui ve-
nuto a Venezia, e datosi a far paesi, acquistò nome
di vaìent' uomo.
Dipingeva nebo stesso tempo paesi in queHa
città Paolo Fiammingo suo competitore, che preva-
leva nelle cose vicine. Lodovico però più diìettava
nelle ìontane, soddisfacendo ali'occbio coìie vagbez-
ze delie arie sparse di nuvoie rancie e vermigìie, coi
nascere dell'aurora, collo spuntar del Soie, bngendo
talora pioggie, turbini e tempeste. Fece ancora pia-
cevoii coili, tugurii, monti, sassi, verdure ed animaii.
Due singolari suoi paesi sono neiia gaiieria dei
signor Domenico Ruzzini senatore: uno dimostra
ia veduta di vasta campagna, e una città ferita dai
Sole; neli'altro apparisce un ponte a più arcbi di-
viso, rovinato dal tempo, sotto a cui trapassa in pic-
ciola barchetta la Vergine, nel viaggio d'Egitto.
Aveva di questa mano ancora l'Aliense pittore
un diiettevole paese, in cui vedevasi ii sito delia Pia-
ve, cinto da numerosi monti e dirupi, con acque ca-
denti ; e nei mezzo appariva un ponte cbe termi-
nava coiie rovine di un edidzio, ove stavasi san Gi-
roìamo in orazione. NelFaìtro eravi san Francesco
che riceveva ie stìmmate, inginocchiato dinanzi ad
un capitelio, con molte vedute lontane.
Trevigi, Ritiratosi poi Lodovico a Trevigi, e piacendogli
ii comodo di queiia città, la eìesse per sua abitazio-
ne. Weiia chiesa dei Padri di Gesù dipinse in tre
grandi quadri ia visita di Maria Vergine a santa
Eiisabetta; la venuta dei Magi in Betiemme, ado-
ranti ii Messia; e la fuga delia medesima Vergine
in Egitto: dai che si vede che ii genio di Lodovico
più piegava a far paesi e picciole hgure.
Nella saia del sig. Francesco Onigo fece ie quat-
tro Stagioni.In una delie camere dei Monte di Pietà,
in sei partimenti, divise la paraboia del hgiiuoi pro-
digo. in casa de' Zignoli dipinse i dodici mesi, e co-
iori la facciata delia casa ioro di terretta giaiia.
Neila strada del Terraglio, in casa degii Otti,
crano alcune spailiere, ove entravano paesi, hgure e
prospettive; e in queiii dei signori Donati, a Quinto,
Coneglia- fece alcuue pitture. In Conegiiano dipinse l'aspetto
no.
deiia Compagnia dei Battuti, con varie istorie deila
Sacra Scrittura.
In grazia del signor Daniei Barbaro lavorò a fre-
sco un palagio vicino a Casteifranco con Dario Và-
rotari, a cui servì di ajuto anco Lodovico neile opere
di casa Prioii a Treviiie.
Trevigi. Si conservano ancora dai cittadini trivigiani al-
cune picciole istoriette.
Ii sig. Ascanio Spineda, gentiluomo di quelia pa-
tria, e di singolar talento nel dipingere (aiia cui gen-
tiiezza vive molto obbligato io scrittore deiie pre-
senti Vite), ha un quadro cogii spettacoii di aicuni
379
ftiochi faLti in Firenze in occasione di nozze ; e Fin-
cendio del palagio ducale di Venezia, ove si vede
iì concorso della maestranza dell'Arsenale per am-
morzare ii fuoco ; e un altro di alcune bellissime
vedute del Iago di Garda.
11 signorFrancescoReloio ha in sua casa, di que-
sta mano dipinta, la solennità dello sposar il mare,
clie si fa al Lido il giorno deli'Ascensione, ove si
conduce ilDoge nelBucintoro,accompagnato da
infinite barchette ; ed il signor Giovanni Padova ha
la parabola del Samaritano.
Morì Lodovico in Trevigi in età ancora virile,
e fu pianto da quei cittadini, avendo abbellita con
ie sue pitture la patria loro.
280

VìTA
tH GlOVANm CONTAMKO
CAVALIERE

avanza l uomo tant'oltre coirintelìetto, men-


tre si dà alla contempiazione delie cose sublimi, cbe
arriva adintendere ie qualità delFeternoMotore,
gli aspetti buoni o rei de' pianeti, ii moto, ii tempo,
i principii deiie cose naturali, le risoluzioni degii
enti, le virtù segrete deii'erbe e delie piante, e ie
cause, in universale, delle cose tutte. Con ie opera-
zioni attive da lui si iabbricano le città, si muni-
scono ie fortezze, si iormano i paiagi, si coltivano
i campi, si abbeiiiscono i giardini, si pongono in uso
i lini e la varietà degii stami utiii alla vita. Senza
di lui sarebbe orrida la terra, inutiie il mare, e poco
profìttevole ia natura. Ed infine le arti più beiie per
l'ingegno suo fioriscono; e tra queste la pittura, cbe
per li mirabiii effetti ch'essa produce è la pfù pre-
ziosa gemma dei mondo.
Or quanto siano rare ed ecceiienti ie operazioni
di questa facoità, e quaii effetti abbiano prodotto i
decorsi pittori, dalie descritte cose potrà ciascuno
faciimente comprenderio, essendo stato ii passato
secoio appunto un teatro,ove si fece l'apparato delle
più rare maraviglie deil' arte ; non essendovi stata
parte difficiie che non fosse felicemente praticata
da Tiziano, dal Tintoretto, da Paolo, e dagii altri
28l
vaìorosi autori narrati, e dal loro sublime pennelìo
ridotta ad unhmpareggiabile squisitezza. Onde con
ragione selepotrebbe dirizzareper corpo d'impresa
le due colonne erculee col motto: T/^r/z yù-
c/^/7z? essendo vanità il pretendere documenti mi-
gliori, esempi più rari, e bellezze più peregrine;
poicbè se consideriamorimpastatura del colorito o
Tindustre disegno, Toccbio già nonvagbeggia colori,
ma forme rilevate daile tele, e ridotte daìbarte a tale
perfezione, alla quaìe non si può aggiungere o desi-
derare studio e bellezza maggiore: onde pare cbe
rimanesse cbiuso il calle di ritrovare oggetti più pre-
ziosi, e modo più squisito di dipingere. Nondimeno
nei susseguenti pittori si è veduta una tale disposi-
zione allo inventare, certa attitudine così pronta al
disegno e al colorire, cbe se non fossero stati i se-
condi, più famoso il nome loro dovunque volerebbe.
Le opere dei quali medesimamente a poco a poco
annicbilandosi, poicbè
con^//////^ yércMm, ùzp/^e-K/zze ee<(//^<fz/^ ;
re^ //?q/M.y ^empore roù//r //e/be^

ci ridurremo alla narrazione di quelle ancora, af-


finchè se ne conservi almeno qualcbe memoria in
queste nostre carte.
Fra questo numero fu Giovanni Contarino, do-
tato di eccellente ingegno, il quale, studiando dalle
cose di Tiziano, divenne buon coloritore. Questi
nacque Tanno e gli fu padre Francesco, co-
gnominato dalla Valonia, cbe trovandosi accomodato
di oneste lortune, gìi fece studiare le buone lettere,
e si fece notajo ad uno stesso tempo con Francesco
Criveììi, ehe parimente si pose a dipingere. Ma es-
sendo Giovanni inciinato a cose niaggiori, che afar
procure e contratti, si diede a studiar ia pittura con
Pietro Maìombra, deii'Ordine dei Cancellieri ducali.
Dimostrava però ii Contarino piò attitudine ai co-
iorire, che ai disegno: quincii amendue portavano le
fatiche ioro avedere adAiessandro Vittoria, scuitore
eccelientey acciò ne facesse giudizio ; ii quaie ammi-
rando ii coiorito di Giovanni, gii diceva che atten-
desse a dipingere, e ai Maiombra a disegnare.
Si occupò pertanto Giovanni per moito tempo
neì far ritratti; ma invigorito dai Vittoria, si pose
ancora a far cose d'invenzione, dispiegando i suoi
concetti, e coiorendoii con buono stile: e furono deiie
opere suc prime in sanMartino di Murano quattro
azioni, nelie quaii apparesui monte Mosè che favella
con Dio; Ester innanzi ad Assuero; ia coronazione
deiia Vergine; ia medesima orante dinanzi al Re-
dentore; con altrecose che si sono vedute neiie
case dei privati.
Germania. Essendo d'anni 5o, passò in Germania ai tempi
di Rodolfo II. imperadore; ed essendo di acconcie
maniere e bel pariatore, postosi alia Corte, si mise
a far ritratti, riducendoli moito ai naturaie, che assai
piacevano; ed insinuatosi ancora neiia grazia di Ce-
sare, gli fece aicune favoie, come Veneri, Amori,
Satiri, ed aitre simiìi invenzioni: onde incontrò nei
gusto di quelia Maestà, che perciò, oltre aMoni con-
feritigli, lo fece Cavaliere.
Inspruch. Andatosene poi ad Inspruch, ed ivi dati più saggi
del suo vaiore, fece eziandio aicune opere per quei-
i'Aitezza, facendosi tuttavia strada aihamorc di cia-
285
scuno con la virtù;ma incolpatod aversi goduta
una Dama di CorLe, fu dai Barone di Vueìsperg (di
cui avea fatto ii ritratto ed incontrato Badetto) man-
dato ad un suo casteilo; ed indi se ne passò a Ve-
nezia, non voiendo prudentemente Giovanni rimet-
tersi aiia discrezione deilaiortuna in paese straniero,
ove l'invidia con maggior vigore esercita isuoi ma-
iigni effstti ; ed appresso dei barone Sigismondo ii
iigliuolo si conserva ii detto ritratto, con aitri ancora
di questa mano.
Presa casa di nuovo in Venezia a san Moisè, si Venez

diede a dipingere; e vestendo i'abito corto, con ispa-


da al banco, e cappelio pieno di piume, e coliana
d'oro ai coiio donatagii dalblmperadore, incontrossi
una fiata in Marco Dolce, grande Capitano di giu-
stizia, cbe volie intendere con quaie autorità por-
tasse le armi; a cui Giovanni rispose ch'era Cava-
iiere e di casa Contarini. Ma a persuasionedelDolce
si dispose poi a cangiar i'abito, ed a vestir la toga
veneta ; e divenutogli amico, fece ii di lui ritratto in
piedi così naturale, che portatoio a casa, vi corsero
incontro i cani ed i gatti facendogli festa, creden-
doio ii vero ioro padrone.
Poi, mediante le amicizie contratte, ebbe a fare
per la Compagnia del Sacramento, neiia chiesadeiia
Croce di Venezia, ii Cristo assettato suiia croce in
atto d'esservi crocihsso, colia V ergine Madre doiente,
le Marie iagrimose, e moiti soldati. Alie monache di
santa Giustina fece ia tavoìa di san Magno vescovo
di Eraclea, fondatore di queiia chiesa; con san Roc-
co a'piedi che gii mostra la ferita, e san Sebastiano
che io mira in naturale positura, moito ben colorito.
3&{.
Conforme ancora ìlstitutro, volìe ii doge Marino
Grimano iasciar l'effìgie sua neì palagio ducale; on-
de Giovanni lo ritrasse ginocchioni, con san Marco
che gli addita ia Vergine neiia sommità d'una scaìa;
e innanzi a quelia sta un Angelo che suona il iiuto,
santa Marina e san Sehastiano sopra scagiioni, ser-
vendosi deii'ordine tenuto da Tiziano in un simiie
componimento.
Daii'altro capo fece in una gran teia ii riacqui-
sto di Verona fatto daiie genti venete, avendo ii Gon-
zaga improvvisamente sorpresaquella città. Ormen-
tre quegii si prepara per espugnar la vecchia for-
tezza, introdotto ii Meiata dai Veronesi per la porta
dei Vescovo, pose in fuga i nemici sino ai Ponte
nuovo, ch'era in parte di iegno, ii quaìe per la calca
de'cavalìi si ruppe, restando ahogati alcuni de'suoi
nel hume, salvandosi tra quelli solo Jacopo Gaviano,
ajutato dal nuoto del cavallo. Qui si vede il Capita-
no, sopra bianco destriere, che fa animo a'suoi, con
molti a piedi ecl a cavallo che heramente combatto-
no; ed altri che, passato il ponte, seguono il fugato
nemico: e vi ritrasse Giroiamo Magagnati, molto
amico suo, con asta in mano, il quale affronta un ca-
valiere; e vi usò un buon modo di colorire, e belli
sfuggimenti nei ìontani.
AHa Confraternita dei Milanesi dipinse un qua-
dro con sant'Ambrogio a cavallo, che scaccia gli Aria-
ni da Milano colla sferza; e vi è da vicino una don-
na, la quale impaurita sen fugge precipitosa, con un
suo putto piangente.
Trovasi di lui in Serravalle, nella chiesa di santa
Giustina, la tavola con la medesima Santa, con santo
285
Agostino e santa Monica. E nelìe Monache di san
Giroìamo, fuori della porta di quella terra, nelFaì-
tar maggiore, è il medesimo Santo in atto di orare.
Ad Este, in san Francesco, v'è ìa tavoìa delfAssun-
zione di Maria Vergine.
Negli uìtimi anni di sua vita ebbe il carico di
dipingere tutto il sofhtto delia chiesa di san France-
sco di Paola in Venezia. Nel mezzo fecevi la Risur-
rezione del Salvatore, ed alcuni grandi soldati alla
custodia, con maniera herissima coioriti; e dMntorno
l'Annunziata, la Nascita del Salvatore coi pastori ai
presepio, i Dottori del!a Chiesa, alcune azioni del
Santo, e due istorie deiia casa Carada, a spese delia
quaie fu fatta l'opera; e vi si veggono le armi di
queiia famigiia.
In casa Barbarigo di san Poio vi è un Apoìlo di
mezza Agura (che il Contarino tolse dal vivo da un
beiiissimo giovane con chioma innaneliata), coi sai-
terio in mano; e le opere seguenti.
Marsia scorticato da Apollo; Curzio ch'entra
neiia voragine: Adamo ed Eva scacciati daii'Angelo;
Susanna ai bagno coi due vecchi; Giuditta, che re-
ciso il capo al capitano Oioferne, io ripone nei sacco
deiia vecchia serva, nelia quale ritrasse una fanciui-
la da iui amata. E tra questi è uno studioso quadro
di Caino che uccide Abeie con nodoso bastone, che
dimostra in queii'atto ia ferità e l'energia de' mu-
scoli; sopra cui prese a dire ii cavaiier Marino:

Con^ro pro^r/o g*er/7U2no

jE ùe; /e ^r/oze svìe, ew/?/o, /e por/e


y^7/'C <2/7% /J/7/72% 7720/YC,
J9e/7cAè J/ ^c/z^o pr/Y'o,
D/r 72072 -S2 /22/Ò 72 072 (7/'c0;
Po/cAè (272C07' P/CO., CtJJor cAc /7 ybrrO /g/2//(7o
A^r/72VC , C 72072 g7/ 7"//2CrC^^C
Dc/ yr//^cr/20 /7oJor, ^c/zyo 72072 c/z/zc.

E sopra ii ritratto che dt lm pur fece ii Conta-


rino così scrisse:
0 /7/ 772C C/CO /72 P/{2/2 / 772//gO C^p/'CJ'i'O,
T!fC77207Ì// /// 772072/7o C^C712/7. O/J/Y/ g*C72^//c^
()//cZ cAc 72072 772/// C?//J 772/0 Jo<y2///CC J^//c,
D/z//' //Z/r/// 7722/Yo or 772/ c ^7cr//r coz/cc^o.
DcA C0772C /72 ^C 772/ J/7CCcA/0y C {2Cgg20 ^OC^O
TÌfc <y////72^0 // ^C, ^C ^77/772^0 // 772C .S//72/7c /
T// 0/7/77/'// C//72//, /O 0/7?7?/YZ OÌC2/7'// C ('//c^
T// 72072 /72^C7'/Z, /O p/Z/'^O &' /72C ^^C.S^O.
T// ^//C/^ // 772C /// POCC A/Z ^o/M ^/7207'C7
T// 72072 A/Z/ C07', 72C e/^/Z/ ?'o 730% /70 /72CCO,
Af/^C7'0/ (^C (WO p//7'J C/^/Z, 72C COrC.
7^/272720 //7 772/0 .So// ^07^0 p/C^O^O tCCO
(^*Sc 72 0 72 / 72CC72C/'MC/ /Z ?/Z72i(0 ///'Jo/'CJ
Z /Z7/72/7 772//Z ^/ C?//r&, c//' CgV/ T //// ^CCO.

E per ia famigiia Mora fece un J5cce-JTo/720^ una


Venere che si mira in uno specchio tenuto da Amo-
re; un pastore con uno zufoio; e Siringa rapita da
Pane: di mezze hgure. Per Giroìamo Alagagnati ac-
cennaLo dipinse alcune poesie, ove enLravano don-
ne ignude, che si venderono dal puhbiico dopo ia
morte sua, essendo egli mancato senza ered!. Ii quai
Magagnati fecegìi ancne operar moiti quadri d! poe-
287
sla, a requisizione di non pochi Prindpi e Cavaìieri
del regno di Napoìi, avendo egìi corrispondenza in
quelìe parti per ii negozio deHe perle e paste coio-
rite che far soìeva.
11 sig. Bernardo Giunti ha il hagno di Diana con Firenze
e Venczia.
Calisto; il sig. Paolo dei Sera un raro ritratto di An-
tonio Aliense, famoso pittore; ed il sig. Cristoforo
Orsetti possiede Adamo ed Eva scacciati dal Para-
diso terrestre dali'Angelo, a figure men del naturale
e di soavissimo colorito.
11 Contarino in fine dimostrò sempre più incli-
nazione al colorire che al disegno, avendo imparato
l'arte coi penneili in mano, ed avvezzatosi da bel
principio a cavar le cose dal vivo, che rende il pit-
tore molto obbligato, per cui non sa poi dipartirsi
che difhciimente da quelio che vede; mentre coloro
che studiano dai rilievi e daile pitture riescono più
risoluti nei disegno e nelle invenzioni.
Ma quegli, mentre andavasi accreditando colle
opere sue, invaghitosi d'una giovinetta, soderì per
essa molti incomodi e prigionia; dalìe quali mole-
stie sbrigatosi, mentre pensava ridursi alia quiete
dopo gli scorsi travagli, sgravatosi dalle amorose cu-
re, più adeguate a'giovani ed agii oziosi, che a coloro
che attendono agli studii e ad acquistar fama coila
virtù, si frappose a'suoi pcnsieri ia morte,che troncù
il hio di sua vita agii anni 56, ncl i6o5.
^88

VZTA
DI LEONARDO CORONA
DA MURANO

J-1 on uscì per avventura da Murano migìiore in-


gegno di Leonardo, che nacque Tanno 15G i, per ap-
portare perpetuo grido alla patria, e per provare
insieme gli aggravii delìa fortuna, a'quaii sono sem-
pre soggetti gii uomini di ecceliente virtù. Questi,
ajutato maravigliosamente daiia natura, produsse le
cose sue senza stento, con queiia faciiità che sgorga
l'acqua da abbondevole hume. Fu risoluto non soio
neìFoperare, ma studioso soprammodo di beiia idea
neiie invenzìoni, ed in particolare dotato d'un coio-
rito molto naturaie e pastoso.
Fu Leonardo Hgiiuoio di Micheie Corona minia-
tore da santi? che lo appiicò ai mestier suo; ma ve-
dutolo attivo, ed essendo aggravato da molta fami-
giia, non potendo aiie.vario col dovuto modo, ii pose
in Venezia con maestro Rocco, detto da san Siive-
stro, pittore di poco pregio, acciò col prestargii ai-
cun servigio potesse prohttare neii'arte,tenendo
quegii in casa buon numero di Fiamminghi, quali
occupava in far copie dei quadri di buoni maestri;
onde con quelia occasìone ebbe materia di praticar
ii dipingere, e coi ritrarre egii pure ie medesime pit-
ture apprese una buona e maestrevole maniera.
Ma ii padre vedendoio in breve avanzato in vir-
tù, lo voile appresso di sè, occupandoio a dipingere
s8g
piccioli ramì, cavandone egli le invenzionì daìle car-
te a stampa, quaìi poscia vendeva ai mercatanti, che
altrove ìi trasportavano, traendone in tai modo moi-
ta utiiità. Leonardo notidimeno, quanto più poteva,
studiava sulie opere di Tiziano, ed in particolare
ritraeva queiìe ciei Tintoretto, riportando spesso le
cose studiate nelie invenzioni che far soieva.
Essendo ancor giovinetto ritrasse ii quadro deila
rotta di Cadore, dipinto da Tiziano nella sala del
maggior Consiglio; e quelio imitò così bene, che ca-
pitato neiie mani deil'Aliense pittore (vendutogii
per isdegno da Leonardo con aitre sue fatiche, per-
chè vedevasi continuamente ievar daTrateiii le ope-
re che faceva), il mandò a Verona; e da moìti era
creduto dei medesimo Tiziano.
Circa gli anni 30 fece il quadro delia manna in
san Giovanni Eiemosinario di RiaÌto, con alcune
grandi hgure ; e dopo qualche tempo espresse nelia
cappeiia maggiore la Crocihssione di Cristo, osser-
vancio le carte deTiamminghi; FOrazione neli Orto
c ia Risurrezione, in due mezze-lune. In santa Soha
operò la tavoia dcirAssunzione delia Vergine, e un
gonfaionetto per quelia Compagnia.
Ebbe poi occasione, per i incendio del paiagio Opere
del
ducaie, d'esercitar l'ingegno, essendogìi assegnati maggior
Consiglio.
aicuni minori spazii a chiaro-scuro nel maggior
Consiglio daiie parti deil'ovato di Paolo; in uno dei
quaii fece ia battagliatra Stefano Contarino, sullago
di Garda, ele genti del Visconte; neiia quaie azione
essendo percosso il Contarino sopra ia testa, sc gli
incastrò sì fortemente la ceiata, che fu di mestieri
trargliela a pezzi daì capo.
RìDOLFI. T. II. 1()
290
In aitri fece ìa fordftcazìone di Esimdo, e come
ìa regina Caterina Cornaro consegna nelle mani del
doge Agostino Barbarigo ii regno di Cipro ; ma es-
sendosi Leonardo accorto di aver errato in uno di
queiii ii iume, benché fosse afdsso ali'intavolato,
corresse ad un tratto l'errore, con istupor di Paoio
Veronese, che poneva in opera ii detto ovato sopra
ii Tribunale.
Fattosi conoscereper giovine spiritoso, ebbe po-
scia a fare una deile istorie maggiori neile pareti
ver san Giorgio, coi doge EnricoDandolo pervenuto
a Zara coi Coiiegati, ìn atto di ricevere quelia città
ali'obbedienza, venendogii recate le chiavi dai citta-
dini, ch'eransi prima dati ai Re d'Ungheria; la quaie
fatica, per causa delle pioggie che dietro colavano,
si guastò con altre molte che adornavano quel giro.
Dipinse intanto ai Confratelli della Cintura di
santo Stefano la tavola del loro altare, facendovi la
Vergine assunta ai cielo sostenuta da una nube,
alla quale si appoggiano molti vezzosi Angioletti; e
sotto vi stanno sant'Agostino in abito episcopaie, a
cui un chierico deli'Ordine tiene il libro, e la madre
santa Monica gli sta dinanzi ginocchioni; e appresso
i santi Stefano e Nicola; diportandosi molto bene,ed
usandovi uno studio particoìare. E maggìormente
avendo avuti molti concorrenti che pretendevano di
farla, i quali non poterono poi fare a meno dilodarla;
onde crebbe in gran modo il di lui concetto. Questa
fatica per allora fu ricinta da un cordone d'oro, coi
quale godeva un assai più proprio e accomodato lu-
me, che ora non fa, essendo occupata da un vastis-
simo ornamento.
39 '
Ora scorriamo brevcmente aìtre cbiese di Ve-
nezia, ove Leonardo ebbe materia di operare. In san
Gndiario vedonsi due quadri sopra ie cornici: l'uno
è di Cristo trionfante in Gerusalemme; l'altro quan-
do se ne sta dinanzi a Caifasso, cbe si squarcia per
isdegno le vesti ; e vi è san Pietro interrogato dal-
i'anceHa, s'egii era dei compagni del Nazareno; ed
altre figure nei paico.
In san Giovanni in Bragora fece due mezzani
quadri di Cristo fÌageiiato, e coronato di spine ; for-
mando ii corpo, le braccia e le gambc dei manigoidi
ignudi con istringato disegno.
In san Bartoiommeo dipinse ia tavoia di san
Mattia ; in santa Maria Formosa un'altra dei Cro-
cifisso,nell'aitare di casa Querini; in san Nicoiò
grande, sovra una delle porte, rappresentò nostro
Signore,che assiso sull'asino entrainGerusalemme;
e nei soffitto il detto Santo, che apparisce ad alcuni
marinai abbattuti dalla furia de'venti. In sant'Eu-
stachio, detto M7Z fece alcune istorie delìa
manna; e per la Compagnia del Sacramento, in
santa Maria Nuova, Cristo risuscitato.
Per l'erezione della nuova cappelia del Rosario
nei santi Giovanni e Paolo, nellaparte delia parete, Rosario.

espresse in gran tela alcuni Sacerdoti che celebrano


messe, in virtù delle quali gli Angeli liberano dai
Purgatorio le anime dei defunti; e vi ritrasse alcuni
confratelli.
Ma fu singolare l'opera del palco nei primo spa-
zio dell'entrata, dove san Domenico predica la di-
vozione dei Bosario, presenti ii Pontefice, l'Impe-
radore e il Doge, Vescovi, e ia Corte papaie; di così
393
freschissìmo colorito e vaghezza di panni, che non
ebbe punto a temere delìe opere dei concorrenti.
Aveva anche ottenuto dai soprastanti, capo dei
quaii era messer Gioachino dal Calice, ricco merca-
tante, ìa gran tela per ii Paradiso, che por dovevasi
neiio spazio sopra l^aitare dove posa la hgura delia
Madonna; ma ii Palma si adoperò in si fatto modo
co'suoi amici, che gii trasse di mano Popera: per
lo che sdegnato Leonardo, voleva al tutto vendicar-
sene, dicendone il maggior male del mondo. Ma
interpostosi il detto messer Gioachino, dandogii a
fare in quelia vece la gran tavola deli^Annunziata
dietro Paitare, acquetòlo sdegno suo. Neliaqualepo-
se moito studio, per avervi ii Paima a concorrente;
ed anche il Vittoria fecevi aicuni modelii. E in vero
non si può pienamente iodare ia hgura deiia Vergi-
ne e dell'Angelo per certa morbidezza e ben intese
piegature deiie vesti. E di sopra evvi Iddio Padre
neila sommità, circondato da schiera d^Angioletti
voianti, edaltri con ghirlande in mano; ed in un
canto è ii ritratto dei predetto mercatante, e un
gentiie paese in distanza.
Sovra una deile porte rappresentò inoltre la Na-
scita deiia Vergine; maperò non arriva ailabeiiezza
deìi^Annunziata, poichò dubitando Leonardo che ii
Paima vi riponesse un aitro quadro, frettoiosamente
pose in opera il suo ; onde ii Paima rimase beffato.
In sanPErmagora, detto M!73 lavorò
con molta deiicatezza ia teia deiFaitar maggiore,
colia Vergine ascendente ai cielo ; e di sotto stanno
i santi Ermagora e Fortunato, vestiti con beiiissimi
andari di panni.
393
ìn Padova vedesipure in sant'Agata, nell'aìtar Padova.

maggiore, ìa Santa medesima, alìa quaie due crudeli


ministri staccano le mammelle con infuocate tana-
gìie; e vi assistono intorno i capi de'soìdati, ed a'pie-
di alcune donne coi ioro bambini. E neiia cima se
ne sta ii Salvatore con moiti beiiissimi bambinetti
intorno, rara fatica dell'autore^ ed aitra bgura in un
piccioio aitare vicino.
Nei Padri Cappuccini, nella cappeiia del cardinal
Comendone, ritrasse Maria Vergine con santa Eii-
sabetta cbepresenta il piccioioBattista aì pargoletto
Gesù; e sotto più bgure di Santi.
In Este, neba cbiesa dei medesimi Cappuccmi, Este.
bgurò ia visione deil'Apocaiisse dei ventiquattro
Veccbioni inginoccbiati adoranti l'Agnelio, e san
Giovannicbe registrala visione. A Castelbaldo, terra
non moito distante, fece ia visita di nostra Signora
a santa Elisabetta; e nei Magi, viliaggio non guari
iontano, Cristo risuscitato.
In Cbioggia lavorò ai Padri Zoccoianti un'eru- Chioggia.
ditissima tavola con san Diego ed altri Beati. A'Padri
Cappuccini diTrevigi dipinse di più,neil'aitare Trevigi.
maggiore, diversi Santi deilaReligioneFrancescana,
con altri nei lati deìio stesso altare.
Per la cbiesa di san Salvadore in Verona, detto Verona.
&xA<27Y), espresse la Transbgurazione del Signo-
re sul Tabor; ed a'piè del monte sta l'indemoniato
cogli Apostoli: opera creduta, per la sua bellezza, di
supremo autore.
Matorniamo a Venezia, ericercbiamoaltregen- Venezia,

tili pitture di questa industre mano^ e miriamoneHa


cbiesa dei Servi, neìl'altare deiTintori, il sant'Ono-
394
i'rio ignudo cinto da una vitaiba, con san Jacopo;
mirabili Rgure. Ed avendo Leonardo invitato il Vit-
toria scultore a vederlo, per pungerlo disse che s'egli
avesse veduta quella iìgura fuor rli sua casa, Tavreb-
be stimata del Tintoretto, avendo essa qualche so-
miglianza col beliissimo san Girolamo della Com-
pagnia delìa Giustizia.
In san Paterniano dipinse, per la cappella del
Sacramento, la presa del Signore neiFOrto; e nelìa
Scuola de' falegnami fece santa Elisabetta visitata
dalla Vergine, con molti ritratti dei confratelli.
Ma faveiiiamo del gran quadro nella chiesa di
san Fantino, in cui espresse il Crocihsso per la
Compagnia del Sacramento. Qui si vede nel mezzo
il Salvatore spirante in croce ; un manigoldo, sopra
una scala appoggiata, bagna la spugna per dargli a
bere; dal lato destro alcuni si affaticano a solievare
uno dei ladroni afhsso in crocc; e dal sinistro lato,
Paltro pur conhtto lo sta bestemmiando. A'piè della
croce delSalvatore è laVergine svenuta colieMarie;
e la Maddalena in atto dolente, colle braccia aper-
te, mira il suo Signore moribondo; ed un Capitano
della sbirraglia mostra di sgridarle. II rimanente di
quella vasta teìa è divisato con ministri che assettan
la croce del ladro, ed altri giuocan le vesti del Re-
dentore ; con varie turbe intorno assistenti a quella
barbara azione. E certo che Leonardo si diportò in
quest'opera egregiamente bene, se abbiamo riguardo
al colorito naturale ed alle parti tutte dei corpi
molto bene intesi e dottamente sentimentati; e tut-
tochè paja che in certo modo egli imitasse rordine
della Passione del Tintoretto, posta nella Confra-
ternità di san Rocco; nondimeno, chi ben vi consi-
dera, non vi trova cosa che particoiarmente vi si
assomigii. Ma non si può che seguir le orme di que-
gli autori, sopra i quali si è fatto io studio ; e come
i'ape suoie trarre il sugo dai fiori senza che vi ap-
paja la cicatrice, così sarà lecito al pittore vaiersi
delle cose aitrui in modo che non si scopra ii furto.
Tocchiamo ancora aicune poche cose particoia-
ri, prima di passare ai fine. li signor Gio. Francesco
Loredano, ceiebratissimo letterato di cui pur si è
detto altrove, ha in sua casa un gran quadro, in cui
nei mezzo appare Giove coi fuimine in mano ; ai
destro iato sta Gìunone coi pavone; e più sotto po-
sano Nettuno coi tridente sopra un deiiìno, e Ce-
rere coi frutti ; che rappresentano i quattro eie-
menti: opera deiie più studiate e megiio intese dci
nostro Leonardo.
In casa Ruzina, in aggiunta deiie fioridissime
pitture con sommo studio ivi conservate, è una in-
venzione di Apolio che suona ìa iira, a cui stanno
intorno Ninfe, Satiri e pastori.
Ii signor Bartolommeo Paruta ha quattro pic-
cioie teie, cioè ia Samaritana ai pozzo coi Saivatore;
il Samaritano che medica il ferito nel viaggio di
Gerico; e due fìgnre dei santi Giroiamo e Madda-
lena. E ii signor Camiiio Savio, scultore rarissimo
di metaiii, ha pure una divotissima Madonna con
un Angeio.
Finaimente ai Confrateiii deiia Compagnia deiia
Giustizia dipinse, intorno ai loro OraLorio, ia Pas-
sione di nostro Signore in più partimenti divisa,
dando principio dali'angoio sinistro deifaitare, ov'è
396
ii CrociRsso di riiievo, all'Orazione del Sìgnore nei-
l'OrLo. Ivi stanno gli Apostoli sorpresi dal sonno, e
Gesù viene confortato dali'Angeìo.
Nel secodo luogo viene haciato da Giuda, e preso
daiia sbirragiia; ed alcuni di questi tengon armi, ed
aitri faceiie.
I\el terzo se ne sta dinanzi a Caifasso, che si
squarcia le vesti, tenuto da ministri armati.
Indi si vede il pio Redentore caduto a'piè della
colonna, flagellato con barbara empietà da due cru-
deli ministri; e tuttochèlivido ed involto nel sangue,
reiterano iìeramente i colpi.
Nei seguente spazio vien coronato con diadema
di pungentissime spine, e gli stanno intorno i Capi
deisateiliti; ed uno deridendolo, postosi ginocchio-
ni, gli porge in mano la canna.
Welia rivolta del cantone, iacero dalle battiture
da Pìlato è mostrato al popolo: un manigoido mez-
zo ignudo tiene a'piè delle scale il tronco della croce,
ed alcuni degii Scribi e Farisei gridano: Cmcf/Fge/
Oltre l'aitare, ov'è ii san Giroiamo scoipito da
Aiessandro Vittoria, mirasi il Salvatore, nel viaggio
del monte Caivario, caduto sotto ii pesante legno
deila croce, percosso con calci da'ministri ; e la ver-
gine Veronica gli porge lo sciugatojo, la quaie da un
empio viene risospinta, e minacciatacon un bastone;
e la Vergine Madre caduta in agonia per lo affanno,
intorno alia quale stanno ofhciose ie Sorelie; e la
Maddalena, stridendo, con le braccia aperte le corre
in ajuto: e vi è un cavaliere sopra corrente cavallo.
Ai destro hanco dell'aitare vedesi il paziente
Gesù steso ignudo sopra la croce: aicuni dei croci-
397
fìssori lo forano, altri ìo tirano, ed aìcun di loro ad
altro somministra i cliiodi; e vi appajono soldati a
piedi ed a cavaììo.
Finalmente, nel sinistro lato deì primo altare,
ii morto Redentore é toito di croce dai pietosi per-
sonaggi Giosefto e Nicodemo. Un servo lo sostiene,
nn aitro reca un vaso; e ia Vergine, tramortita a sì
misero spettacolo, cade in colio aiie Marie. ì quali
dolorosi avvenimenti furono così al vivo espressi
dal pennelio di Leonardo, cHe hanno forza dlndur-
re quaiunque indurato affetto ad una straordinaria
commiserazione. E certo ciie neil'entrare che si fa
in quel venerabiie albergo non vi é occiiio cosi ri-
gido cbe, mirando queiie divote immagini, non si
compunga nel cuore, e non istiiii quaicbe iagrima.
Ma non potè Leonardo dar pieno compimento
aii'opera per ia morte sua: ed alcuni dei primi
quadri in alcune parti furon terminati dai discepoii;
e con quella beiia ed industre fatica diede molto cbe
pensare al Paima, vedendoio cotanto avanzato in
vaiore ; poicbè abbondando Leonardo non meno
d'amici cbe di sapere, poteva sperare di conseguire
qual si fosse difbciie impresa, e ridurla certamente
ad un'ottima perfezione.
Ora standosene egii in Birri, neila casa che abi-
tava Tiziano, godevasi spesso cogii amici in passa-
tempi e cene in un suo giardinetto. Ma facendo dei
buon compagno, essendo egli di piacevole natura, e
mangiando senza riguardo, ammaiatosi di acuta feb-
bre, in pocbissimi giorni vi lasciò ia vita, nell'età
d'anni l'anno i6o5; e gii fu data soienne sepoi-
tura in santa Maria Nuova.
398
Rmiasero ad un tratto dissipate le reiiqme deiie
eose ìasciate ; e se ne condoise ii mondo, perchè in
sì fresca età, con si felice incamminamcnto^ egli iosse
mancato, e caduto ai suo morire un sostegno dciìa
pittura, da cui si potevano sperare avanzi ancora dì
maggior virtù.
D- O MIE M H € O IM C C n @
BETT-0 EIL I&RUSA
399

V!TA
D! DOMEWICO mcc:o
DETTO

IL BRUSASORCI
E D^ALTRI PITTORI VERONESI

ra i pittori di stima che poterono aggrandire


il nome della scuoia veronese, che vissero dopo i!
Carotto Liberale, ed altri di quella prima età, uno
dei più valorosi per la bellezza dell ingegno e per
la felicità del suo dipingere fu Domenico Riccio,
detto il Brusasorci, essendo stato Jacopo suo padre
inventore di quell'ordigno con cui s! prendono i sor-
ci ; cbe poì, con nome corrotto, fu detto ii Brusa-
sorci, il quale applicò Domenico al mestier suo di
fare ornamenti ed intagli in legname; ed essendo
pronto d'ingegno, fece tosto alcune figure di le-
gno, le quali Jacopo fece vedere al Carotto pittore
suo compare, cbe maravigliatosi della vivacità del
bglioccio, il persuase a fario disegnare, ed attendere
alla pittura; ed indi ricevendolo in sua casa, gl'in-
segnò con ogni amore i precetti dell'arte sua. Ma
avanzando in poco tempo Domenico il sapere del
maestro, si risolse il padre mandarlo a Venezia, ac-
ciò colla veduta delle opere di Tiziano e di Gior-
gione potesse maggiorinente erudirsi, tenendo la
via del Carotto dclla veccbia maniera; dove studian-
do pcr qualcbe ternpo, apprese certo cbe di gran-
dezza, e miglior modo nel colorire.
5oo
RitornaLo aìia patrìa, si diede a dipingere; e Ra
]e migiiori sue fatiche furono sempre tenute in som-
mo pregio !e pitture al Ponte Nuovo, nel palagio
de^Murari, erettoda un certo Floriomercatante di
seta. Verso iì dume, sur il pergolato, coiorì ie nozze
dei Benaco, detto Lago di Garda, con Caride ninfa
iigurata per Garda, d'onde trae origine il Mincio;
e la fece accompagnata da moite Ninfe con Imeneo,
lormandone un bel giovine coronato di Aori, come
iodescrive in questiversi iisuocompatriotaCatulio:
Co/Aly o //c/z'co/zz'z
, I7/'<27ZMC g*C7ìMV ,
rop/'v ^C7ZC7"ZZ7/Z C77V7777
F/rg/'/ZC///, O VF)0//C770C 11)0//C/7,
!F) 77ZC7Z. O /b)0/ZC7Z7ZCC.

Fz/z^c <tc7/z^oorzz yZo/v'b/zv


Azzzec o/c/zYz'v zz//zzzrzzcz'.*
FYzz//z7/zczz//z czzpc; /zZCi^ZZ^ Azzc,
Rzzc ec7zz /zzeco gcrc/z^
Lzzitczz//z pczfc ^occzz//z.
.FjrczV/.s/yzzo /zz/zzrz z/z'e
IVzzp^zzz/zzz co/zcz'/zc/zv
Focc CZZ7V/ZZ7ZZZ itz'7z7zzz/zz,

Pc//c Azz//zzz//z pc&'bzzv, 7/ZZZ7ZZZ


Pz/zczzz/z /^ZZZZ^C ^ZZCt/zZZ/Z.

In diversi partimenti pinse aitre fanciuiie cìie


tengono spiche, gabbie con varii ucceiii, grappoii
di uva ed altri frutti in mano, per dinotare la bei-
lezza, la fertilità e le deiizie di queiia riviera. Di sot-
to bgurb un combattimento di Tritoni e di cavalli
marini, di terrette varie, dottamente disegnati. E
5oi
nella parte vicina aì ponte pinse, cìi color pavonax-
zo, Girolamo Fracastoro ed ii Montano medici, Gi-
roìamo Verità, ed altri letterati veronesi suoi amici.
Ma singolarmente si diportò Domenico nelia
parte verso !a strada. Sotto i! tetto compose, pure
a chiaro-scuro, un bizzarro fregio di serpi ed ani-
maii avviticcbiati insieme, cbe fra di ioro guerreg-
giano. Tra le bnestre delle stanze fece gli amori di
Psicbe, ove formò gentili idee in graziose forme ed
attitudini. Sovra la porta colorì le nozze delia me-
desima con Amore, Giove cogii Dei al!a mensa, Ga-
nimede coppiere, e le Aure volanti cbe sopra vi
spargono copia di bori. In due iungbi vani daiìe
parti divisò di terretta verde i Centauri cbe rubano
le donne de'Lapiti ; e qui si vede un gentiie intrec-
cio d'uomini e di donne ignude, e di Centauri i quali
con molta violenza rapiscono quelie femmine, pren-
dendoie pei capeili, e stringendoie al seno; mentre
i Lapiti si azzuifano coi rubatori, con vasi ed armi
in mano: la qual'opera veramente mirabiie ed in-
dustrìosa diede moìta fama a Domenico. Quindi è
che da ogni professore per la intelligenza di quei
corpi e pei. disegno viene tenuta per cosa singolare,
e cbe si possa mettere a paragone dTgni aitra che
dai pittori deibetà moderna sia stata dipinta; onde
serve a non ordinario ornamento di queiia patria.
Neila sala delia medesima casa dipinse ii trionfo
di Pompeo, ove entrano prigioni, carri con armi,
littori, tori pei sacribcii, numerosi cavaiieri, schiavi
con vasi di monete, formati in graziose maniere,
con braccia e gambe ignude, per far vedere bartid-
cio dei muscoli e del disegno.
5(33
Rimaneva (ÌL Jar Rnc alla partc del tìanco Jelìa
casa stessa verso la strada ; ma questa fu poi daJo
Jndia il vecchio dipinta, perclié avendo Domenico
operato di vantaggio deli'accordo, nè traendo da
queìi'avaro mercatante ii più piccoio segno di gra-
titudine, anzi durando egii non poca fatica a cavar-
gli di mano la somma pattuita di quaranta ducati,
non voiie in modo alcuno proseguire ii iavoro, anzi
voleva del tutto canceilare ciò che aveva operato:
ma si ritenne poscia, persuaso dagii amici a non
privare ii mondo di opera sì beiÌa.
Condotto dai cardinaie Ercole Gonzaga a Man-
tova, vi fece pei Duomo la tavola di santa Marghc-
rita, in concorrenza di Paoio Caliari, dei Farinato
Mantoia. e di Battista dai Moro, che aitre ne fecero ; ed una
ne lavorò, per la chiesa dei Casteiio, deiia Decolia-
zione di san Giovanni, a petizione dei Duca.
E perché Domenico valeva moito nelle cose a
Verona. fresco (costumandosi in terraferma simiie sorta di
pittura pcrchè non riceve pregiudizio, come fa in
Venezia, daiia salsedine), dipinse in Verona nel pa-
lagio dei signor Pellegrino Ridold a san Pietro, nei
giro deiia saia, ia cavaicata di papa Ciemente VII.
con Cario V- imperatore per ia città di Boiogna, ri-
portando in que'due Principi ie efhgie ioro naturali,
seguiti da Cardinaii e da molti personaggi sopra
ben guerniti cavalii; colia Corte del Papa, ie regie
guardie, aitri con tamburi e trombette; e neii'uiti-
mo iuogo Anton da Leva generaie imperiaie, sedeu-
te fra i soldati e le artigiierie. E vi ritrasse ai naturaie
molti gentiiuomini veronesi, adornando in hne quei
trionib di vaghi e superbi abbigìiamenti.
5o5
Fece ancora altre operc a frcsco sopra alcune
case, parte dissipate per ìe nuove fabbriclie, ed aì-
trc guaste dal tempo, come si vede in queile de'si-
gnori Pompei. Conservasi tuttavia, sovra la porta
delìa cbiesa di san Tomaso, un parto ecceììente del
suo penneìlo ; iì dipinto cioè del Santo medesimo,
cbe mette iì dito neiìa piaga dei costato di Cristo.
Della quai opera avendo Domenico pattuito per sua
fatica dieci ducati, ed essendosene in breve sbriga-
to, parve ai padroni cidegii avesse fatto un troppo
guadagno, onde cercavano scemargli ia mercede;
cbe però fu necessitato il povero Domenico a far ri-
corso al Rettore, con infamia di coioro cbe nega-
vano cosi scarsa ricognizione a tanta virtù.
In una stanza terrena del cbiostrodi santaMa-
ria in organo espresse di più, a fresco, le nozze di
Cana di Galilea; e neiia cbiesa medesima, nell'al-
tare dei Muletta, fece Lazzaro risuscitato. Fu pari-
mente opera sua la tavola dell'Adorazione de'Magi
nel Duomo veccbio, detto santo Stefano. Ed in santa
Eufemia è celebre sua fatica il san Rocco cbe in ge-
sto adettuoso mira la Vergine, sant'Agostino, santa
Monica in contempiazione, e san Sebastiano marti-
re iegato ad un tronco.
Trovasi di questo dotto autore, presso ii signor
Giovan Pietro Cortoni giurcconsulto di celebre gri-
do, ed avvocato stimatissimo in Verona, un beliis-
simo quadro rappresentante l'adultera, di mezzana
forma, ia quaie in atto umilissimo è dinanzi al Sal-
vatore. Mentre egii scrive in tcrra, vi stanno intor-
no gii Apostoii, ed aicuni degìi Scribi e Farisei, con
eiìetti di ammirazione. Havvi un belio ignudo, ed
So4
architetture per ornamentOy opera studiosissima di
questa mano.
Ed essendo il sopraddetto signor Cortoni inva-
ghito al maggior segno deila pittura, ha pure, con
molto dispendio ed appìicazione, raccolto gran nu-
mero di pitture di famosi autori, oìtre le da noi ve-
dute e narrate nelle Vite descritte ; e perchè nelio
stamparsi appunto della presente Vita ricevo dal
signor Jacopo Ponte (giureconsulto e avvocato chia-
rissimo in Venezia, di buon gusto ed inteìligenza
neìla pittura, hgliuoio dei già signor cavaliere Bas-
sano famoso pittore, e nipote di Jacopo il vecchio,
dHmmortai memoria) ia nota deile pitture acqui-
staLedal predetto signorCortoni in moltecittàd^Ita-
iia, ed aggregate aiio studio suo, io reputo opportu-
no qui sotto riportaria.
Di Giorgione : nostro Signore cogii Apostoli, e
la donna Cananea con ia hgliuoia indemoniata, di
manierose forme eccedenti il vivo; un vivace ritrat-
to, con paese ed aicliitetture ; inoitre Achille saet-
tato da Paride.
Del Pordenone: san Giovanni Evangelista aina-
turale; ii Saivatore deposto di croce, con molte h-
gure intorno con pietosi aifetti rappresentate, mag-
giori dei naturaie ; Cieopatra in atto di spirare fe-
rita dai serpe.
Di Andrea Peritale: la Madonna col Fanciuiio
appoggiato ai suo seno.
Del Palma vecchio: elaboratissima immagine di
Maria Vergine coi Bambino e san Giuseppe.
Di Tiziano: ia madre del medesimo Tiziano,
aiìa quale egii diedc coi suo penneiio una vita im-
5o5
Hiortale, e così pnre ii nipote; nostra Signora coì
pargolctto Gesù, con santa Catcrina e san Giovan-
ni fino a mezzo; aitra efiigie Jeiia Vergine co'Santi
predetti, d'intera grandezza; un simulacro mirabiie
del Salvatore ; una testa di san Sebastiano ; Lot coile
bgiiuole ; un frammento di quadro, col ritratto d'un
Doge, e due mezze bgure; Venere e Marte quanto
ii vivo, che pajono spiranti; ia medesima ignuda e
morbidissima, di pari grandezza; altre due vez-
zosissime Rgure, rappresentanti la stessa Dea con
Amore; Giove in atto fuiminante;un Satiretto; e
ii sacribcio di Caicante.
Di Romanino: due bizzarre dgure di Tedescbi.
Di Andrea Scbiavone: nostra Donna coi Bam-
bino, e con essa lei santa Caterina e san Giovanni,
men deì naturaie, di forte coiorito.
Di Paoio Caliari (oltre ie eccelienti altre cose
descritte nelia sua Vita): tre quadri, in uno de'quali
appajono ia Vergine, san Giuseppe e'i Battista; nei
secondo ia medesima, sedente pure coi casto suo
sposo a'piè d'una palma nel viaggio d'Egitto; nei
terzo stanno maestosamente ii Saivatore, la Vergi-
ne Madre e san Giuseppe ad una mensa, serviti da-
gli Angeii di preziose vivande; una testa d'Oiofer-
ne; il ritratto d'un Senator veneto; un altro di un
frate ; tre effigie delicatissime di donne, tratte dai
naturale ; Pallade e Diana in piccole forme.
Di Jacopo da Ponte trovansi altresì queste loda-
tissìme pitture : il Saivatore nella casa di Marta e di
Maddalena ; il viaggio di Abramo, ove entra gran
quantità di animaii, e naturali masserizie ; san Mar-
tino a cavallo, col povero, e sant'Antonio; due in-
RlDOLFI. T. II. 20
5o6
venzioni di Lazzaro mendico a'piò deììa mensa deì-
l'EpuIone^Mosò che fa scaturir l'acqua dal sasso
colìa verga, ove sono molte dgure ed animali^ san
Gioachino con ia moglie e i hgliuoìi ; due appari-
zioni diverse deil'Angeio ai pastori, cogii armenti
loro; una iNinfa alla caccia, di squisito coiorito, con
quattro vivacissimi cani; una donna in piccoio.
Di Francesco da Ponte: ia Nascita di Cristo; e
ii viaggio deiio stesso coi Discepoli in Emaus.
E dei Tintoretto vi sono ancora queste spirito-
sissime invenzioni: ii presepio dei Salvatore, ed i
pastori in cammino ; ia Risurrezione dei medesimo ;
David coi teschio di Goiia, e l'esercito de'Fiiistei
fugato, ai naturale ; una piccoia Madonna non hni-
ta; l'efdgie di un letterato; ed un Trionfo romano
con moite figure.
Sono eziandio aitre varie e rare pitture ivi ri-
servate di Raiìaelio, dei Correggio, di Leonardo da
Vinci, di Andrea dal Sarto, di Francesco Parmigia-
no, di Fra Sehastiano dai Piombo, di Giuiio Roma-
no, di Francesco Saiviati, dei Rosso da Fiorenza.
E tra'più moderni: di Annibaie Caraccio, di Guido
Reni, di Giovanni d'OIanda, di Brughei, di Giovan-
ni Rothamer, delio Spranger, dei Rubens, dei Fetti,
di Aìessandro Turchi, e d'aitri molti valorosi au-
tori, che vaigono a formare colie predette ioro pit-
ture un nobiiissimo e pregiatissimo museo ; dei qua-
ii non avendo descritte ie Vite, e perchò sono nu-
merosissime, e perchò richiederebbero un partico-
iare discorso, più oÌLre non faveliiamo. Ma nelie se-
guenti si farà menzione di queile degli autori che
si descriveranno.
LE RARE PITTURE
DELL'ECCELLENTISSIMO /

PtETRO CORTONI
ODE
DI MONSIGNOR. ABATE GRIMANI

oi degìi umani sguardi unici oggetti,


Onde vaga è ìa terra e 1 ciel giocondo ;
Fregi delia beità, coiori eietti,
Ghe, abbeiiiti dal iume, ornate il mondo:
Voi cbe, riposti in su le gemme e i Rori,
Donate ii vanto a questi, e d pregio a queiie
E puilulando ognor pompe e stupori,
Fate per man del Soie auree ie stelie:
Quai mai fabro fatai, begii accidenti
Daiie angeiicbe forme, or qui vi spinse ?
Quaie ingegno divin per elementi
Deiio spirto vitaie in un vi strinse?
L'arte non fu: chò se già industre diede
Gii aliti vivi a inanimato legno;
Se di finta coiomba ai voio, ai piede
Feo di Giunon meravigiiarsi il regno:
Pur ora, invan de'prischi onor fastosa,
Cede prostrata aiie superbe cose
Che in questa del CoRTON stanxa famosa
Dei suo gran genio Ja Minerva espose.
5o8
Cccle llmitatricc a quei sembianLi
Che inimitabHmente ogni occhio ammira y
Mentre a più rai divinità spiranti
Qui fra dipinte Ramme Amor sospira.
Nè men Natura, a sì grand'opre attenta,
Osa queste appelìar suoi proprii effetti;
Chè sendo i frali a fabbricare intenta,
I miracoli a iei furon disdetti.
Non avviva gli estinti, e non dà ii moto,
Ov'anima non ha per trono il core;
Ma qui, con modo insolito ed ignoto,
Di accidentali membra alma è ii colore.
Ecco i'umanità, resa ceieste,
.Daffetto paiesar, serbare iì senso:
Qui coìorito di ceruiea veste
Ondeggia ii mar fra pochi spazii immcnso:
Là fanno ime ie vaìii, ecceisi i monti
L'orizzonte involarsi ai nostri iumi;
Coià ridono i hor, piangono i fonti,
E si specchian ie sclve in grembo ai humi.
Se di Zeusi e Parrasio offriro i lini
Gli augeiii ai frutti, agl' intelletti ii velo ;
Questi d'eterne Idee volti divini
Furan le menti a noi, gii Angeii al Cielo.
Se pittura feiice a Rodi antica
Dai magnanimo Re salvò le mura :
Questa reggia, ai pittor d'Apoiio amica,
Le glorie ailetta, e deH'obblio non cura.
Pur dipinte vi miro, e vita avete,
O immortaii beliezze, o divi aspetti:
Del gran Motore imitatori siete,
Dando, immobiii voi, moto agii affetti.
ALl/lLL.MO E REV.Mo SIGNORE

AB. GRIMANI

(^ra sì con ragione posso dire che !e mie pitture


siano vive, perchè FOde eruditissima di V. S. IHu-
striss. prendendo quaiità dalla fonte delia vera sa-
pienza, ha loro infuso lo spirito deiia vita. EHa, col-
Feminenza del suo ingegno, ha coimati di tanta
gloria gii accidenti, che la sostanza dovrà doiersene
eternamente, e cedergii ii luogo neiFordine de'pre-
dicamenti dialettici.
In questo leggiadrissimo parto della divinitàdeì-
la sua mente ho ammirato tante e così pellegrine
beiiezze, che, sopraffatto dalFeccelIenza dell'ogget-
to, non ho concepito altro che maraviglie. Ne rendo
a Y. S. 111.*"^ grazie inesplicabili per me, che sono
vivo e tutto suo ; e per loro, che non son più morte,
ma parlano e spirano con quelle forme immortali
che sola sa fabbricar la sua penna più preziosa che
l'oro: baciandogli per hne, con tutti gli adetti più
riverenti dell'animo, ambedue le mani.
Di Verona li 5 Marzo i65y.

Di V. S. 111.^ e Rev."'"

Devotiss. ed obbìigatiss. servitore


GlO. PlETRO GORTONI.
5io
I signori Museiii Lanno pure di Domenico un
Davide che presenta a Sauie ia testa di Golia. Dei
rimanente, non trovansi molte opere di questo va-
loroso artedce, onde non moito abbiamo a ragio-
nare di lui: ma coiie narrate operazioni ba egli però
dato al mondo materia di amplissima lode.
Egii fu poi nel resto così poco avventurato, che
non gii bastò tutto il suo ingegno per trarsi dalia
povertà colla quaie si condusse al feretro, essendo
accompagnato da troppo infelice guida chi prende
per iscorta ia sola virtù; come fece ii povero Dome-
nico, che visse lontano dalie frodi, e trattò sempre
con quel candore che ricerca la condizione di un
uomo virtuoso e civiie: coiia quaivia fu sempre difh-
ciie ottener l'ingresso neiia grazia di coioro che so-
no coliocati in istato di eminento iortuna. Per que-
ste ed aitre sue buone quaiità fu nondimeno amato
daii'universaie,edannoverato tra gii Accademici
Filarmonici, dando taior saggio nei congressi ioro
in più maniere del suo vaiore ; e toccò così bene ii
iiuto, che rapiva gii animi ad un'estasi di doicezza.
Lasciò finalmente il mondo, fatto vecchio d'an-
ni y5, nei i56y; e fù pianto da'suoi cittadini, ri-
masti privi di cosi raro e peilegrino ingegno.
5ii

VtTA
Di BATTISTA DEL MORO
E

DI ORLANDO FIACCO

-Fiorirono negìi anni mecìesimi di Domenico, in


Verona, cìue giovani di molto valore, i quaìi aumen-
tarono coiìe opere ìoro gii onori di queiia patria.
Uno fu Battista d'Angeìo, detto ii Moro, perché pre-
se in mogiie una dgiiuola di Francesco Torbicio, no-
minato ii Moro ; e di iui si veggono opere in Verona
nei Duomo, nella cappeiia deil'aitar maggiore, delia
vita di Maria Vergine^ in santa Maria in organo,
in sanFEufemia, ed altrove. L'aitro é Oriando Fiac-
co, da alcuni detto Fiacco, di cui appresso diremo.
Battista dunque fu versatissimo non meno neiie
cose ad oiio, che in queiie a fresco ; e di questa ma-
niera pur si veggono sue pitture in santa Eufemia^
neiie case deTonti Canossi, ed in aìtri iuoghi; sen-
do costume dei gentiiuomini di terraferma ci'abbel-
iire le loro abitazioni di pitture. E opera cii costui^
aci oiio, in san Fermo, ia tavoia cii san Nicolò coi- Verona.

locato fra le nubì; ed a'piedi havvi ciue hgure cii


Santi formate con molta maestria. A canto aiia sa-
crestia dipinse, neii'aitare di messer Torelio Sarai-
na, scrittore deile Istorie di V erona, i'Angeio Rafiaeie
con Tobiay e nostra Signora a mezx'aria coi Bam-
5i^
bino in braccio, e due AngioÌetti dalìe parti; e so^
pra trovasi la Santissima Trinità, aììa quaìe è dedi-
cato ii sopraddetto altare.
Ye n'erano anche aitre due di belia maniera in
sant'Antonio ; ma di queste essendosi smarrito il co-
lore, furono da un prete poco avveduto, che aveva
ia cura di queiia chiesa, fatte lavare e ritoccar di
vaghi colori da uno sciocco pittore ; onde appena si
Mantova.
riconoscono del primo autore. E pei Duomo di Man-
tova operò ia tavoia delia Maddaiena.
Sopra ie case dei Pedemonti ii nostro Battista
dipinse a fresco, a chiaro-scuro, le seguenti inven-
Verona,
zioni. Sotto ii tetto appajono moiti fanciulii, in un
fregio, che scherzano in varie guise^ a'piè delie fi-
nestre altri ve ne sono che si abbracciano a festoni,
con Satiri fra mezzo ; ed in aitri spazii si veggon
donne che seguono un cinghiaie, con altri capricci.
Tra le hnestre maggiori divise sei grandi figure,
con signihcati diversi in mano: alcuna tiene un po-
mo granato, aitra una cicogna ai piedi; Mercurio
è nei terzo luogo, che si appoggia ad una spada, ed
ha un cadavere appresso ; Ercoie sta nei quarto, coi
pomi delie Esperidi, e 'i dragone sotto i piedi; nel
quinto luogo evvi un'altra hgura, con due piccoie
ali in mano ed una verga ; e neil' ultimo sito vi è la
Pace, che spegne una facelia sopra ad armature.
A'piè deiie hnestre miransi quattro istorie: l'una
èdiVeturia e Coriolano;ia seconda rappresenta
ia statua di Giove, situata sopra di un altare, ado-
rata dai soldati ; nella tcrza mirasi la hgura di Dia-
na, ed uno che aggrappa un cavaiio nel ciuRo, ed
alza un marteilo per ucciderlo, con altri soidati; e
515
neìla quarta sta ìa regina Saba Jinanxi a Salomone,
a cui presenta varii doni recati da servi.
Fu ancora opera sua a fresco una Madonna co-
iorita col Bambino, ed i santi Giuseppe ed Antonìo,
sopra una iacciata di casa presso ìe monacbe di san
Bartolommeoy fatica delie sue più industriose ; ed
un'aitra simile immagine egli dipinse anco in aitra
casa nei corso.
Ma passatosene Battista a Venezia nel tempo Murano.

che ii signor Camilio Trevisano rendeva adorno in


Murano il suo paiagio con hgure e partimenti bel-
iissimi di stucco di Alessandro Yittoria, e pitture di
Paolo Caliari e del Zelotti (come toccammo nelie
Vite ioro), in taie occasione gii dicde ii carico delle
opere del cortiie. Nelle due ali deiia facciata iinse,
sotto il tetto, un fregio di fanciuìli di color giailo,
e festoni a cbiaro-scuro; e tra ie Anestre bgurò di
terretta verde Pallade e Mercurio, Marte eDiana,
con due Vittorie sopra volanti, e sotto diverse fan-
tasie di color giailo. A'piè delia facciata fece due isto-
rie dei Romani ; e intorno ai cortile altre sei ne di-
vise di battagiie e trionh pur dei medesimi Romani
(ma queste sono poco men cbe dei tutto corrose dai
tempo), neiie quaii ii nostro Battista dimostrò ia
maestria ch'egli aveva in simiii lavori.
A mezzo le scale delie Procuratie di san Marco
ritrasse in una mezza iuna la Vergine, san Afarco Venezia.

e san Giovanni Battista. Dipinse moiti cartoni an-


cora per le opere di mosaico per la cbiesa di san
Marco; e si tiene ancbe opera sua, in santa Maria
Maggiore, la tavoia neii'aitare delia famiglia Mar-
ceiia, ovc sicde nostra Donna sotto d'un albero,
5ì4
toita in mezzocia'santi Giovanni e Marco; e ia stan-
no adorando aicuni deÌia detta famigiia in vesti du-
caii coi ioro putti; ia qual'opera piace moito, essen-
do deiicatamente condotta.
Ritomato Battista aiia patria, fecevi altre lode-
voli pitture; e neii'ultimo delia vita dipinse a fresco
ii paiagio deiia Beverara dei conte Pietro Glierar-
dini. Qui miransi neila cima alcune graziose donne,
con istrumenti musicaii in mano, vagamente coio-
rite; ed una storia, ov'entrano alcuni armati in atto
di toccarsi ia mano, col detto: 77777^7/7777^yhc/f
c^ co77CorJ^ 777<z^77c;& La qual'opera restan-
do imperfetta per la morte sua, le fu dato iine da un
inesperto pittore. E nel palagio medesimo dipinse
un fregio neiia saia.
Ii signor Gio. Pietro Cortoni (di cui si é detto
poc'anzi) nel suo pregiatissimo museo ha un singo-
ìare ritratto di questa mano.
I signori Museiii hanno pure una Madonna con
san Giovanni.
Ebhe Battista un figliuoio che nominossi Mar-
co, da cui trasse moito soliievo nelie sue opere.

ORLANDO FìACCO.
Da alcuni viene tenuto che ii Fiacco fosse di-
scepoio di Battista; e da altri, ch'egìi imparasse i'arte
dal Badile, essendo queiie maniere tocche con un
simiie stiie. Aggiunse Oriando, per compimento di
una tavoia deii'India posta in san Zeno di Verona,
Ìa hgura del Santo medesimo ; e nel quadro posto
neiia prima saia dei Consigiio di queiia città, prin-
515
cipìato Jairindia stesso? fece pure una Hgura di san
Zeno ed alcuni ritratti; ed in queste opere si legge
ii nome di ambedue.
11 Cristo mostrato da Pilato al popolo nel Capi-
tolo di san Nazaro, è pittura del Fiacco; e cosi pure
ii CrociRsso nella cbiesa medesima, con santa Ma-
ria Maddalena a'piedi.
Fu questi ancora valoroso nei ritratti, e molti ne
fece di gentiìuomini veronesi, tra'quali furono molto
commendati quelii de'conti Girolamo, Lodovico e
Paolo Canossi. Ritrasse ancbe il cardinale Carada,
quello di Lorena, i due vescovi Lipomani, Astor Ba-
glioni, insigne capitano della Repubblica veneta, la
signora Ginevra sua consorte, eci altri signori; An-
drea Palladio, celebre arcbitetto vicentino; ed il fa-
moso Tiziano, cbe si vede in Venezia presso ii si-
gnor Giuseppe Caliari.
Ma tuttocbè Orlando fosse in eiìetto uomo di va-
lore, e degno cbe di lui restasse onorata memoria
al mondo,provò poca fortuna nella patria;onde
non ebbe ad invidiare lo stato de'suoi compatriotti,
che, sebbene ornati di singolare virtù, terminarono
la maggior parte la vita con pari infeiicità; e mancò
di vivere nelia migliore sua età.
V!TA
1H FEHCE mcc:o

IL BRUSA80RCI

^^eguì le vestigia di Domenico il iìgliuolo Felicey


erede della virtù e della triste iortuna del padre
suo; onde aggregato anch^egli per ì'eccelìente sua
virtù agli Accademici Filarmonici, eresse per corpo
d'impresa Falce, od asino selvatico, in atto di toc-
carsi col piè sinistro Forecchio, col motto: jùz
rùxyùJzar, che ancor si vede appesa in queh'iiìustre
Accademia.
Morto il padre, Feìice essendo allor giovine e
di vivaci pensieri, si pose a vagare pel mondo^ e ri-
dottosi a Fiorenza, fu ricoverato in casa da Jacopo
Ligozio veronese, pittore del Duca: nella quale occa-
sione fece studio sovra le opere de'Fiorentini ; onde
riportò poi aHa patria un avanzo di maniera molto
diversa da queìla dei padre suo, ia quale piacendo
per la delicatezza, gli vennero sempre in copia le
commissioni.
Sono deile più stimate sue fatiche due tavole po-
ste nella chiesa della Madonna di Campagna. In
una è Cristo Hagellato alia colonna, usandovi leg-
giadre forme ; e di sopra volano Angioletti piangen-
ti: e quelle ligure prendono il iume da una haccoia
che scintiila fra gli orrori della notte.
51 y
Neìl'altra il Salvatore v!en portato da Nicode-
mo e da Giosedo al monumento sotto una baìza di
scosceso dirupo ; evvi !a Vcrgine, le Marie e la Mad-
dalena,checon amarelagrime accompagnanol'estin-
to loro Signore. Nei porteìli dell'organo ha hgurati
quattro Santi protettori della c!ttà.
Nel Duomo operò similmente, nella parte al di
dietro dell'organo, quattro santi Vescovi di Verona,
con Angeli che loro tengono i lihri e i pastoral!; e
nel di fuori rappre^entò il transito della Vergine,
intorno alla quale stanno gli Apostoli che le fanno
le esequie. Alcuni di loro tengono torcie, altri incen-
sieri e libr! ; e nel puìpito fece parecchie istorie deila
Scrittura: la qual'opera rende spccioso ornamento
a quel nobile tempio.E neìla chiesetta vicina de'Ca-
nonici d!p!nse una tavola con p!ù Santi.
In san Giorgio lu edetto dell'opera sua la tavola
degli angeii Michele, RaHaele e Gabriele, i quali ab-
beliì di graziose capigliature acconcie in anella, e
con vaghe spoglie.
Alie monache di san Daniello operò ancora la
tela dell'altar maggiore ; e per quelle di san Dome-
nico ne fece un'altra di sant'Orsola; ia visita dei
Magi in san Cristoioro ; ed in sant'Apostolo hgurò
la storia medesima con diversa invenzione.
Di questo autore sono altre tavole pure in quella
città ; ma deÌicatissima fra ie altre è quella delia sa-
crestia de'Pacìri di sant'Anastasia, ove appajono i
santi Domenico e Tommaso d'Aquino; nei quali ri-
portò ie eilìgie ioro naturali, con aitre Sante, alle
quali seppe dare col valente suo pennello somma
grazia e divozione.
5i8
Ha parimeMe dipinLo, nelìa chiesa deiia Scaìn,
sant'Orsoìa; in santa Eufemia ia teia deli'aitare
dei conti Verità; ed in san Francesco questo Santo
ferito dai raggi dei Seradno.
Nelia saia dei Consigiio di Verona espresse in
una gran teia la vittoria avuta dai Veronesi a De-
senzano contro queiii deila Riviera e dei Lago di
Garda l'anno 82^, mentre si reggevano da sè stessi.
E qui Anse molti naviiii, fanti e cavalieri combat-
tenti: e vi è un aidere in particolare, cbe gira una
bandiera con bel movimento.
Fece di più molte iodate fatiche sovra ie pietre
di paragone, nelìe quali iormò varie divozioni e
poesie, vaiendosi taiora de! nero deiia pietra mede-
sima in vece deli'ombra delie bgure, recandovi in
queiia guisa moita forza. E di questa maniera ia fa-
voia di Giove trasformato in cigno, con Amori in-
torno, che trovasi presso i signori Museiii.
Colorì anco un paragone con piu Santi, e Ve-
rona che teneva ai sacro fonte un hgliuoio dei signor
Giovanni Cornaro, che fu poi Doge, essendo aliora
Capitano deiia medesima città; e fecevi l'Adige ai
piedi sotto forma d'un vecchione coronato di giun-
chi; di che giiene fecero dono i Veronesi, che furono
i padrini del fanciulio, ed ora è presso ii signor car-
dinale Cornaro; e moite opere egii fece in questa gui-
sa, che per io più sono state aitrove trasportate.
In casa dei signori Ridoifì evvi un quadró di
Mosè trovato nei hume. I! signor Sagramoso Sagra-
mosi ha un Vuicano che fabbrica le armi ad Enea
in grazia di Venere ; ed i signori Muselìi hanno un
beliissimoquadro rappresentante Lot coiie figiiuoie,
5.g
e l'andata d. nosLra Donna in Eg.Ho, in piccoio
figure, con del.zioso paese.
Fece anco moitobene i ritratti;e gli diede molto
grido queilo del conte Aiessandro Pompei, che po-
sto ad una dnestra fu saiutato in vece del Conte.
Sono sparse inoìtre nel territorio veronese ai-
cune opere di Felice, che non ci prenderemo ia
briga di raccorle, avendo delie più degne da lui di-
pìnte faveiiato.
Ma percbè l'uomo, benchè di eccellente ingegno
dotato, non può scbermirsi dai iacci d'Amore, usan-
do egli anzi maggiormente la sua forza negli animi
gentiii; invagbitosi Feiice di una beliissima donna
detta Toscana, con queiia visse amorosamente per
iungo tempo:la cui beilezza riportò spesso nelie
Yeneri e nei corpi delie femmine da lui dipinte. Ma
ridottosi poscia alla veccbiezza, stimolato dalla ge-
iosia, se ia fece sposa. Ma non corrispondendo egli
per l'età ai bisogni deii'infedele, infastidita dei ma-
rito, dicesi che, accesa di un cbierico famigliare di
Felice, gli procurasse ia morte col veleno (a tali in-
fortunii sono soggetti gli uomini ancorchè ottimi);
poi con quelio fuggendosi, se ne andò seco per più
anni vagando per la Romagna; e maitrattata in-
bne dall'indiscreto amante,feceritorno alla patria
con acquisto di eterna ignominia; ed indi apocola
misera se ne morì all'ospitaie.
Lasciò Felice, al suo morire, alcune pitture im-
perfette, che furono terminate da Alessandro Tur-
cbi, detto l'Orbetto, e da Pasquale Ottino suoi disce-
poli, i quali terminarono ancbe ii gran quadro delia
manna per la cappeila maggiore di san Giorgio. Diè
530
anche compimento iì TurcLi aìla tavoia di san Rai-
mondo per Taltare dei Maxxoìcni in santa Anasta-
sia; e questi tuttavia vive in Roma con famadi ec-
cellente pittore.
Visse Felice anni 65, e il fìne delia sua vita fu
nei :6o5; e gli fu data sepoltura in san Bartolomeo
coiFassistenza degii Accademici Fiiarmonici e d'altri
signori. Piùalungo ii mondo avrebbe góduto della
sua virtù, se Amore non avesse turbato il riposo di
iui ; poicbè

Onde sempreniai proverà nojosa ed infeiice vita


coiui cbe soggiacerà alia tirannia d' amore, e diverrà
bersagiio degii strali di questo abfetto, riputato dagli
scioccbi una ceieste deità.
Tal é stato il fìne d'uomo così degno, cbe Iasciò
alla città tutta un perpetuo desiderio di sè stesso,
mentre egli sali alcielo cinto d'immortali onori, e
glorioso risplenderà per sempre nella serie dei nomi
più chiari delia sua patria.
FA!MN^Tr@
VtTA
DI

PAOLO FARIKATO

Ì-Ja famigHa de' Farinati degli Uberti in Verona


trasse origine da quella di Fiorenza, da un Giovanni
che giovinetto ricoverossi in detta città Fanno 1262
per causa delle fazioni Gueìfe e Ghibeliine; ed aven-
do goduto una lunga vita, fu seppeliito in san Sal-
vadore, detto san Salvaro. Da questa onorata fami-
gìia sono usciti, tra gli uomini di valore, il cavalier
Farinato, e Paolo ii pittore, di cui prendiamo a di-
scorrere, il quale lasciò molte degne memorie nelie
tele e nelie carte.
Questi nacque alie miserie di questa vita Fan-
no i522, e fu discepolo di Nicoiò Golhno, di cui si
veggono in Verona aicune opere convenevoli; e per-
chò sin da fanciulio Paoio dimostrò prontezza e vi-
vacità di pensieri, riuscì risoluto e copioso nelie in-
venzioni, e franco disegnatore: onde si fa molta sti-
ma de' suoi disegni, che vengono raccolti dagli stu-
diosi. E tuttochè ie sue pitture manchino di qualche
grazia nel colorito, per io disegno nondimeno e per
la maestria dei contorni vengono apprezzate. Ma
nelie opere a fresco fu migiior coioritore che ad oiio,
come si vede in Verona nelia casa che fu già del
medico Fumaneiio, di ceiebre grido, neiia quale di-
pinse con molta feiicità aicune storiedella Scrittura,
RmotFi. T. II. 21
522
che gli diedero nioìto nome. Ed a peLizione del car-
Mantova. dinal Ercoìe Gonzaga dipinse ancli'egli, in concor-
renza d'altri giovani pittori veronesi (come toccam-
mo più sopra), !a tavola del san Martino nel Duo-
mo deiìa città di Mantova.
Ritornato a Verona, avanzossi tuttavia ii nome
suo; ed essendo Paolo Caliari passato a Venezia, e
mancato poscia Domenico Brusasorci, ebbe moiti
impieghi in quelia città. Per ia famiglia Tedesca in
Verona. santa Maria in organo fece ia tavoia di san Micheie
che discaccia Lucifero dai Cielo ; e Panno poi i556
e il i558 dipinse quattro gran quadri neila cappelia
maggiore deiia chiesa medesima: in uno de'quaii
espresse aicune donne che presentano i ioro hgiiuo-
iini ad Erode, fatte con buon disegno; neli'aitrofi-
gurò ia strage dei medesimi Innocenti; nei terzo ii
pranzo di san Gregorio papa coi poveri ; e nei quarto
Cristo sopra l'acqua, e gii Apostoli neila barca.
Parimente neila cappelia maggiore di san Na-
zaro fece quattro grandi storie ad oiio. Nelia prima
vedesi ii detto Santo che, partendo da Roma per
Miiano con muii carichi di bagaglie e forzieri co-
perti di guaidrappe, dispensa moiti suoi averi ai po-
verelii.
Neila seconda, partito ii Santo da Miiano, dopo
aver ricevute moite ingiurie da Anoiino presidente,
pervenuto in Francia, ed ottenuto da nobiie donna
delia città di Meiia un fanciuiio, lo battezza.
Poi neiìa terza, rimandato ii Santo a Roma dai
Governatore di Temero, viene gettato con Ceiso, ii
detto fanciulio, in mare per ordine di Nerone; e so-
no amendue miracoiosamente iiberati.
525
Nella quarta, pervenuLi quelii iìnalmente a Mi-
!ano, e dati di nuovo in mano di Anolino, vengono
condotti alfidoìo, cui non voliero sacridcare. Nelìa
vóita poi lavorò a fresco aitre axioni ioro, e come ven-
gono in Hne decapitati coi santi Gervasio e Protasio.
Due tavoie sono pure neiia chiesa di san Tom-
maso. In una stavvi sedente sant'Onofrio, ignudo e
di heiiissima forma, essendosi Paolo in queiio ser-
vito di un torso antico, che si dice essere in Belve-
dere di Roma; e con esso lui sta sanPAntonio mi-
rando ia Vergine posta sopra una nube. NeiPaitra è
sant'Aiberto Carmelitano con san Giroìamo, ingi-
nocchiati, che sono deile opere sue migiiori.
E nelia Madonna di Campagna operò la Nascita
dei Saivatore, in concorrenza d'altri pittori, con mol-
ta sua iode.
Neiia saladel Consigiio di Verona dipinseiifatto
d'armi seguito tra Federico Barbarossa imperatore
e i Veronesi, i quaii essendosi con aitri popoii cir-
convicini contra quello collegati, invasero Pavia ed
aitre città, e rovinarono Lodi e Como, amiche dei-
l'Imperio; onde sdegnato Federico se ne passò so-
pra Verona, e come principale di queiia iega, aven-
do egli inteiiigenza con alcuni di que'cittadini, riti-
rossi col campo a Vigasio, e mandò il conte Guido
Guerra con due bande di cavaili a riconoscere ii
paese. Ma inteso che i Veronesi erano usciti in cam-
pagna coi loro esercito e dei coliegati, fìece intendere
ai Conte che tantosto si ritirasse; ii quale ripieno di
sdegno abbruciò ii casteiio di Montorio, e fece molti
degli abitanti prigioni. Intanto i Veronesi attacca-
rono la battaglia colle genti imperiali, e stando per
534
molto tempo pendente tra quelli ìa vittoria, a!!a
dne restò rotto iì campo imperiale, e posto in fuga;
e Federico poco dopo se ne tornò in Germania.
Ora qui i! Farinato dnse quel combattimento
con quantità di soldati, i! carroccio, usato in que^
tempi negli eserciti, tirato da buoi, coperto da un
drappo azzurro, nel mezzo del quaìe è !o stendardo
della città pure azzurro, e fregiato di croce d'oro,
guardato da^cavalieri; e dappresso vedesi un sol-
dato cbe trabgge colia spada il petto ad un alRere
imperiale.
Le opere a fresco di questo autore sono vera-
mente numerose, e le colorì con molta vagliezza;
ma noi solo di alcune faremo menzione. Nelle case
dei signori Murari a san Nazaro dipinse alcune
stanze e loggie terrene, con satiri, grotteschi, ed
altre bizzarrie. Nella contrada di san Polo dipinse
altresi, sopra la casa dei Marogni, una Deità so-
pra d^un carro guidato da due Virtù cardinali,
mentre le altre due la sostengono ; ed in altro vano,
Dante e Virgilio nella grotta, incontratisi in tre
orribili dere, come appunto le descrive il Poeta nel
primo Canto del suo Inferno.
E sotto quelle forme volle il Poeta intendere
per la lonza la lussuria, per il leone la superbia,
e per la lupa Pavarizia, che sono quei tre princi-
pali vizii che impediscono alPuomo il pervenire al-
P acquisto delle virtù.
E nella chiesa pur di san Polo operò la tàvola
nelPaltare della detta famiglia.
Nel capitello dinanzi la chiesa di san Bernar-
dino fece a fresco il Cristo risuscitato, e molte im-
535
magìm della Vergine e de' Santi in altri luoghi del-
ìacittà.
In una stanza terrena in casa de' signori Qua-
ranta ha colorito ancora la coronazione di Carlo V.
imperatore, ove intervengono molti signori e ca-
valieri. Ester coronata da Assuero, ed altre opere
a fresco nelle case dei Conti daììa Torre, in quelie
dei Nichisola, e del doge Memo nel Veronese.
Ai Padri Benedettini di Mantova hgurò l'albero
di san Benedetto, con molti Pontehci, Cardinali,
Vescovi e Principi che vestirono l'abito di quella
ReHgione, e quantità de' suoi monaci ; il qual al-
bero si vede in istampa.
In grazia del conte Paolo Emilio Scoto di Pia-
cenza fece alcune istorie ed invenzioni.
Passando Fiiippo II. re di Spagna per Villa
Franca, vide un'immagine di nostra Donna di ma-
no del Farinato; e gli piacque si, che ne fece ac-
quisto. Ed ii conte Francesco Sesso portò in Ispa-
gna molte pitture del medesimo autore.
Ma tra ie migliori fatiche del Farinato è ii De-
posito di croce ch' egii fece ad olio ne' Padri Cap-
puccini, a contemplazione di fra Gregorio fonda-
tore di quel convento, e molto suo amico. E quel-
l'azione divisa in tre partimenti: in queiio di mez-
zo il Saivatore staccato di croce è sostenuto da san
Giovanni, con san Francesco a'piedi, la Vergine
piangente, e la Maddalena che gii hacia le divine
piante ; neiia parte destra stanno le Marie doienti,
con la vergineila Veronica che tiene un'asciuga-
tojo; e nei terzo spazio alcuni si aifatieano co'ba-
stoni a levar ia pietra dei monumento, espressi con
5i6
pronte e Aere atAkudini, e belli dintorni. Questa
invenzione pur si vede in istampa ; e sovra la por-
ta di quelta chiesa mirasi di ìui a fresco una Ma-
donna coì Fanciuììo al seno vagamente coìorita.
Venezia. In Venezia vi è ancora di sua mano neiìa chiesa
di sant'Ermacora, detto san Marcuoia, sovra ad
un altare il Battesimo di nostro Signore; ed in casa
del signore Stefano Ghisi, patrizio veneto, vedesi il
ritratto dei Giuliani, celebre medico veronese, a
cui appiicò ii Farinato tutto Tadetto, essendo que-
gli ii medico suo; e sei pezzi de'fregi delie città
delia Repubbiica veneta. Possiede ancora questo
virtuosìssimo Cavaiiere, in piccioio ovato, Proser-
pina rapita da Plutone, e Ciane le sta vicina pian-
gente; opera dei famoso Paoio Veronese, di genti-
lissimo tocco; ii ritratto d'un uomo men del na-
turale, con peliiccia indosso, molto ben condotto,
di Paris Bordone; ed il martirio de'santi Fermo
e Rustico dei Fetti.
Pochi anni prima deiia morte sua lavorò il Fa-
rinato la gran tela del miracolo del pane e dei
pesce per san Giorgio di Verona, divisandovigran
quantità di fameliche turbe, che daiie mani degii
Apostoii ricevono ii pane ; e tra queste sono moite
donne coi loro fanciuiii, dipinte con buone forme:
e tuttochè egii fosse ridotto ali'ultima età, mostrò
come ancora aveva spiriti generosi ; e vi scrisse ii
suo nome in questa guisar

M. DC. IV.
PÀVLVS FARINÀTVS DE VBERTiS FECIT /ETÀTlS SVyE
LXXIX.
52?
I disegni da lui iatti in carte tinte, tocchi di
acquerelii, e lumi di biacca, furono, per così dire,
infiniti, sì che sarebbe impossibiìe ii raccontarne
le invenzioni ; e molti ancora se ne veggono in
istampa, de'quaìi n'è stato raccolto gran numero
dai diiettanti, e trasportati in varie parti, essendo
ii Farinatoin questo particolare molto piaciuto per
una certa herezza e maestria da iui posseduta. E
mi ricordo che i'anno 1628 mi trattenni un mezzo
giorno d'estate a trascorrerne una parte rimasta
in casa del signore Cristoforo suo figliuoìo, con-
servando tuttavia neìia memoria aicuni vasti pen-
sieri ; ed in particoiare ia cavalcata di papa Cie-
mente VII. con Cario V. imperadore per la città
di Boiogna, ia coronazione d'Ester, ed aitre sacre
invenzioni, che in vero mi fecero non poca mara-
vigiia, considerando che da un uomo soio fossero
uscite cotante invenzioni.
Vidi ancora neilo studio de'signori Museili, tra
i moiti dìsegni da ioro posseduti di questo autore,
uno particolarmente in carta tinta, in cui è figu-
rata Europa sedente, coronata, ed abbracciata da
una fanciulia, con eimo in mano, intesa per ia
Lombardia, che ie addita un'aquiia, dinotando i'ar-
ma Vaiiera, che fuga uno stuoio di Yizih Evvi a
iato di Europa i'Adige ignudo, con ghirianda di
giunchi, che versa acqua da un'urna; i'Autunno
coronato d'uve ; Mercurio, e ia Fama che suona ia
tromba ; ed in aria, più iontani, miransi Apoiio, le
Muse ed altre Virtù con istromenti musicali ; e nei
mezzo appare un semicircolo che forma ii Zo-
diaco co'segni austraii, neì cui mezzo è ia Dovi-
528
zia, che sparge dal corno suo spiche e varii frutti ^
e nelìa sommità vola lo Spirito divino ; ed ha que-
sta iscrizione:
IN OCTAVIANVM VALERIVM VERONA: PR^ETOREM
M. D. LXXIII.
EN SVBLIMIS DEORVM NVNCIVS? FVLVQ., IOVIS ALES
SVBLIMEM SAPIENTIAM NVNCIAT? QVA
VITIA VERTVNTVR IN FVGAM, ET
EX MAGNIS ADRI7E LITORIBVS
FERTILE CORNV PROFERTVR.
MAXIMAl TIBI VERONA FEHCITATIS HIEROGLIFICVM

11 signor Biagio Lombardo in Yenezia gode an-


ch'egli alcuni disegni di questo autore, fra'quali
la strage degl'Innocenti, ed alcune Divozioni.
Ebbe Paolo buon talento ancora nell'architet-
tura e nella scoltura, e fece molti modelli di cera
e di creta, de' quali egli spesso servivasi nelle opere
sue. Si dilettò inoltre dell'architettura militare, on-
de fece modelli di fbrtezze, e di quelle in particola-
re di Palma, e di san Felice di Verona, che si con-
servano nella camera dell'armamento di Venezia.
Fu agile della persona, si dilettò di scherma,
favellò acconciamente, e fu del numero de'nobi-
lissimi Accademici Filarmonici, e protettore, con
Felice Brusasorci, delI'Accademia del Disegno di
Verona.
Fu eziandio amato da Principi, ed in partico-
lare visse molto famigliare del Principe di Melh.
Ebbe grato aspetto, come dall'efhgie sua si ve-
de, che tratta abbiamo da una che fece egli stesso
dallo specchio.
3^9
Chiuse in Ane Paolo Farinato gli occhi a per-
petuo sonno, fatto vecchio d^anni 8^, nel 1606, e
fu seppelhto con moito onore in san Fermo, avendo
hno alfestremo di sua vita sempre adaticato or co-
lorendo le tele, ed or vergando le carte. Ed era av-
vezzo ridursi ad istudiare di notte tempo ; e nel
bel mattino, in un suo piccolo gabinetto, dipingeva
il rimanente del giorno. E di lui si raccontano due
notabili cose: Funa, ch^egli fosse tratto dal ventre
della madre mancata nel parto; Faltra che, essen-
do vicino allo spirar delfanima, e ritrovandosi la
mogìie inferma nelia medesima stanza, Paolo le
disse : Moglie mia, io me ne vado ; ed eila sog-
giunse: Io vengo teco; amendue morendosi nello
stesso tempo. E s' egii è vero che chi non nasce
non muore, ii Farinato mai non dovea morire, non
essendo nato ; ma perché è iegge di natura, che
ogni cosa vivente abbia a hnire, cesse anch^egli il
tributo delie ceneri sue alla morte.
Si verihca nondimeno che il Farinato non mo-
risse, vivendo egli tuttora neila memoria degli uo-
mini.
55o

V!TA
Di

G!0. MARIO VERDIZZOTI


CITTADINO YENEZIANO

DISCEFOLO DI TIZIANO

^^uegli uomini che si fermano in una so!a ope-


razione, nè sanno render piccioia ragìone fuor dei-
i*arte ioro, danno indizio di poco spirito e d'inge-
gno ordinario. E chi non sa che può ogni medio-
cre inteiietto coiia continua appiicazione divenire
ecceliente in quaiche discipiina? E però cosa gen-
tiie l'aver cognizione di più cose, e saperne con
iondamento discorrere ; non come coioro che favel-
lano aiia cieca di queiio che non sanno soitanto
per altrui reiazione , e che facendo i begli ingegni
dicono miiie scioccherie. Di questi ne abbiamo co-
pia nei mondo; e perchè sono favoriti dalia sorte,
pensano essere i Demosteni e i Ciceroni deii'eio-
quenza, ed i protointendenti deil'arti più belie, e
deiia pittura in particolare, nei cui conoscimento
errano ancora i medesimi professori, i quali spesso
concorrono negii aitrui vani sentimenti; perchè ie
umane azioni si trattano per lo più con hni inte-
ressati; e misero coiui che comparisce con la verità
svelata.
Ma tornando ai proposto Aio, dico esser neces-
sario aii'uomo civile non pure ia cognizione di moi-
te scienze, e delie morali discipiine per io ben vi-
55:
vere e pcr lo reggimento delle iamiglie, mediante
ie qnali ci allontaniamo da'vizii, e di quelie arti
ancora, daiìe quali si tragge non soio il dìietto, ma
che ci fan conoscere la perfezione delie cose tutte,
come fanno il disegno e la pittura, che servono ad
ornamento de'grandi e degli animi gentili, e che
danno ia norma e resempio deiie forme ecceiienti.
Gio. Mario Verdizzoti fu illustre non soio pel
taiento deile bellelettere (come ahbiam daii'-^jprcc-
poema eroico da lui composto, e dalie tra-
duzioni deiie Metamorfosi e deii'Eneide, nelìe quaii
emuiò con deiicatissimo stiie i'Anguiliara ed ii Caro,
che simiimente queile tradussero), ma ancora per
ia pittura. Egii fu moito amico di Tiziano, a cui
servì colla penna negli interessi che aveva co'Prin-
cipi e signori, come detto abbiamo ; e da quelio
apprese a dipingere, e dilettavasi di far piccoii qua-
dretti con paesi e hgurine, i quali toccò sulia via
del maestro; ed aìcuni se ne veggono negli studii.
Furono suoi capricci i molti animaii hgurati
neiie cento Favole da ìui scritte; ed incaricato dai
Superiori a correggere le Vite de'santi Padri, ie fece
abbellire di vaghe hgure intagiiate pure in iegno.
Compose in morte di Tiziano un poema latino
indirizzato allo Sperone, ed altre opere degne dei-
i'ingegno suo; onde conserverassi nel mondo in
più maniere ia memoria di Gio. Mario, ii quaie
visse con moito onore, e potè coi comodi deila for-
tuna sostenere felicemente ii decoro deiio stato suo.
Terminò in hne ia vita fattosi Religioso, ed ornato
di moite virtuose e ragguardevoìi condizioni, circa
i'anno 1600, di sua età y5.
552

VÌTA
D!PARRAStO MICHELE
E D'ALTRI DISCEPOH
DEL VERONESE

j^.bbondò Parrasio più di ricchezze che d'inge-


gno, perchè, essendo accomodato di beni di fortu-
na, non molto si diede aìio studio ed alie fatiche,
traendo per lo più le cose daìle altrui invenzioni.
Teneva costui casa apparata di ricche suppellettiii
e di pitture ; onde con tali apparenze aliettando il
mondo, tirava molti a valersi delhopera sua, come
nei tempi nostri bene spesso avviene ad alcuni.
Quindi soleva regalar quelli cne lo visitavano di
confetture e di vini preziosi che a tale edetto te-
neva sempre apparecchiati; e così incitava gli adetti
di molti a commendarlo, e a ben trattarlo nelie ri-
cognizioni delìe pitture ch' egli faceva.
Fu Parrasio molto famigliare di Tiziano, come
abbiamo da alcune lettere che gli scriveva in Ger-
mania mentre quello si trovava alla Corte impe-
riaie, dandogli avviso deila copia de'pittori che de-
turpavano l'arte. E che direbbe s'egii ora vedesse
la misera pittura riformata ail'uso depravato del
secolo?
Dopo la morte di Tiziano si diede in tutto ad
imitar il Yeronese; di cui fattosi amico, ne traeva
continui disegni, de'quali valevasi neile opere suc.
355
Passa di iui per convenevole pittura un quadro coi
tre ritratti dei Procuratori di san Marco, posto nei-
ia libreria di Venezia. Nelio studio del sìgnor Do-
menico Ruzino senatore (di cui si é altrove favel-
lato) trovansi alcuni quadri di curiose invenzioni.
La tavola del morto Saivatore nelia chiesa di san
Giuseppe è sua pittura, neih aitare ch^ egii si eres-
se; e vi si ritrasse a^piedi in atto di adorazione,
con due Angeli in gìoria; e ne trasse Pinvenzione
da un disegno di Paolo da noi veduto ; e dinanzi
a quell^altare, che si chiama tuttavia di Parrasio,
fu seppellito. A cui lasciò un perpetuo legato, e sag-
giamente seppe trasportar neì Cieio parte delle sue
fortunc con queila pia istituzione, per godersene
nelFaltra vita.
Cosi egli visse agiatamente in terra con onore
deii^arte, la quale maggiormente risplende allorchè
ricca e pomposa appare alla vista del mondo.
354

V!TA
DI

FRANCE8C0 MOKTE MEZZANO


--^<&g§g^s=,.-

T^entò anche Francesco di approssimarsi alla ma-


niera di Paolo, di cui fu discepoìo; ma, per molto
che si adaticasse, non gìi riuscirono le opere sue
con queiìa tenerezza e felicità che fu propria dote
di quel gran pittore, che negli imitatori riesce dif-
hciie da seguirsi.
Servi Francesco a Benedetto, frateiio di Paoio,
moite volte neiie opere a iresco, e in particolare
neiia sala dei Vescovo di Trevigi; onde si fece moi-
to pratico in simiii lavori: e come abbiamo in Ve-
nezia da aicune sue opere iavorate a fresco nelia
cappeiia delia Concezione di san Francesco deiia
Vigna; e come vedevasi neila chiesadell'Ospitale dei
santi Giovanni e Paoio, nelie istorie ch'egii fece
delia vita deiia Vergine, con moite hgure di Sibiiie
e Profeti, che si distrussero, già non moito tempo,
per i inavvertenza de muratori neil'imbiancar dei
muri; ed aitre che si conservano in casa Capeiio
a Murano, e nei viilaggi dei Veneziano.
Ha dipinto ad oiio, nei paico delio Scrutinio,
ia rotta data dai Veneziani ai Genovesi l^an. 1258,
aiiorchè quei popoli avevano condotta una nuova
armata neila Soria ai danni deiia Repubbiica ^ ed
555
andatovì Andrea Zeno con ventiquattro galee per
reprimere le forze loro, unito a Lorenzo Tiepoìo
provveditore, ruppero Farmata nemica, colì'acqui-
sto di venticinque legni e di duemila prigioni; in-
di in Tolomaide distrussero le abitazioni dei me-
desimi Genovesi.
AHe monache di san Rocco e di santa Mar-
gherita dipinse ìa tavola coi detti Santi, e la Ver-
gine ascendente al Cielo. Altra ne fece, pure dei-
ì'Assunta, in santa Maria Wuova, cogli Apostoìi in-
torno al sepolcro; ed in san Nicoiò grande mirasi
di iui, in un gran tondo, il santo Vescovo che se
ne va in Paradiso ; e recinse tutto io spazio del
sofdtto con belie architetture.
Due storie di Melchisedech e delia manna egii
ancor dipinse nelia cappelia dei Sagramento in san
Francesco deiia Vigna; ia missione delio Spirito
santo e san Pietro in carcere nei sofbtto de'santi
Apostoii ; ed in san Giovanni nuovo ia crocihssio-
ne del Saivatore.
Abbiamo veduto ancora d! Monte Mezzano due
belie tavole: l'una in san Fermo di Lonico^ col
martirio cie'santi Fermo e Rustico;l'aitra in Ve-
rona, in san Giorgio, di Cristo apparso aiia Mad-
dalena neli'orto dopo ia risurrezione, ch'è studia-
ta fatica.
Fece anche bene i ritratti, e molti se ne con-
servano negii studii, riputati per buoni, essendo
tocchi con belia maniera.
Fu molto pratico neile architetture, ed attivo
in ogni cosa; ebbe grazia neiie conversazioni, ed
abbondò di amici, mediante i quaii otteneva tutto
556
quelio che bramava; ed impiegava voientieri i'uf-
iìcio suo nell'altrui servigio.
Ma Francesco datosi soverchiamente ai piaceri
amorosi, ed invaghitosi d'aito oggetto, provò ancor
più hera ia caduta, terminando ia vita (per quello
che si dice) di veieno circa i'anno 1600 neiia sua
più. Rorita età.
55y

V!T A
Dt

BENFATTO

I^eìia carriera di Paolo riuscì assai valoroso Luigi


suo nipote per via di sorelia, il quaìe dimorò a lun-
go nella casa delio zio, onde apprese ii di lui vago
e felice colorire. Questi, spinto da quell'impuiso che
sempre accompagnagii uominivirtuosi, (poichè rare
voite si vede alcuno accomodato di ricchezze appli-
carsi alie fatiche) si pose da per sè a dipingere.
Fece egli molte opere, dopo ia morte di Paoio,
in Venezia e fuori, conservando il mondo la me-
moria di quella maniera ch'era così piaciuta; e rac-
contasi che Luigi era di cosi feiice memoria, che
riportava nelia mente le invenzioni puntuaii vedu-
te delio zio; onde, quaiora capitava in sua casa,
Paoio nascondeva tutte le opere che di iresco fatte
aveva, acciò non fossero prima dal nipote divuigate.
Ma passiamo hrevemente a raccogliere ie pittu-
re sue. In san Nicolò grande di Venezia vedesi in Venezia.

un gran tondo, dinanzi ia cappelia maggiore, ii


santo Vescovo portato trionfante dagii Angeii al
Cielo (essendo il vero trionfo deiPuomo giusto ai-
lorchè, scioito dal carcere terreno, se 'n voia a go-
dere i'eterno riposo); e viene accompagnato dalie
Virtù teoiogali, svelandosi agii occhi suoi ciò che
gii additarono in vita ia Fede e ia Speranza, ser-
RjDOLFI. T. II. 23
358
vendo a Dio con ardente Carìtà ; e gìi volano in-
torno Angioìetti con ghirlande di hori in mano,
cólti ne'ceiesti giardini; altri Angeii maggiori po-
sano sovra ii pergolato che gira intorno, festeg-
gianti con suoni e canti.
Sovra gli archi deiia navata maggiore mirasi,
in sei grandi quadri, ia Nascita di Cristo, io stesso
adorato dai Magi, battezzato al Giordano, orante
nelforto, preso dai soldati, e baciato da Giuda,
servendosi di aicuni pensieri di Paoio.
Sovra una delie porte rappresentò poi Mosè
bambino trovato dalla iigiiuoia di Faraone, storia
altre fiate da noi descritta ; e nei paico di quella
navata dipinse, in piccioii vani, storiette deila Cro-
ce ; ed in uno degii spazii maggiori fece Eraclio
imperadore, che debeliato Cosdra re dei Persi, e
ritoitogii ii sacrato Legno, deposti gbimperiali or-
namenti, co' piedi scalzi lo riporta in Gerusaiem-
me, seguito da Zaccaria patriarca, iiberato di car-
cere dai pio Imperadore. E Luigi in quesPopera
appressossi così aiia maniera di Paolo, che viene
toitainiscambio. Fece anche nel medesimo corso,
in aitri partimenti, parecchie azioni delia Vergi-
ne ; e nei portelii deìi' organo dipinse san Nicolò
consecrato Vescovo.
Neiia vicina chiesa di santa Marta dispiegò in
dieci quadretti la vita di queiia Santa : quando
bandita di Gerusaiemme, e posta in nave dagii
Ebrei, pervenne ai porto di Marsigiia; l'incontro
fattoie da que' popoii ; come fonda un monastero
di donne, onde ebbe origine ia vita monacale;
indi risana un nhsero iacerato da un drago; pre-
359
Jica ai popoli ; e finalmente morendo le appare ii
Saìvatore. Nelia vicina chiesa dell'angelo RafaeHo
dipinse Tobia in cammino coìl'Angelo detto, ora
posto neì coro ; ed il Centurione dinanzi al Sal-
vatore, supplicante per la salute del servo.
Neile Convertite fu da lui dipinta ia tela dei-
i'altar maggiore, ove è Cristo neli'orto, coila Mad-
daiena. In santa Eufemia, neila cappeila del Sa-
cramento, ia Cena del Redentore, e 'i Centurione.
In san Nicolò de'Frari, sopra le cornici, ha
rappresentato nostro Signore che va ai monte Cal-
vario, e condotto da moiti ministri. In san Paoio,
detto san Poio, fece moite azioni deiia Vergine,
coila salita delia medesima alCieio; l'uitima Cena
dei Saivatore cogli Apostoii ; ed in san Luca, con
diversa invenzione, dipinse anche nostro Signore in
atto di comunicare gii Apostoii ; e come se ne sta
dinanzi a Piiato, che si lava le mani.
Ma Luigi rese maggiormente iliustre ii nome
suo col gran quadro ch'egii espose in sant'Apollina-
re, detto sant'Aponale, deila battagiia accaduta i'ra
Mesenzio e Costantino imperadore. Era occupata
Roma dai tiranno Mesenzio, tipo d'ogni crudeità ;
onde il Senato chiamò Costantino, il quale unitosi
con Licinio Cesare, e condotto l'esercito neiia Cam-
pagna di Roma, assalì il fìero Mesenzio, accompa-
gnato dai soidati pretoriani. Ma passate fra di ioro
molte battagiie, Iddio, che voieva stabilire la cri-
stiana fede in quelia città, fece apparire al pio
Imperadore una rosseggiante croce nel cieio, ed
udì una voce che gli disse: i/z Aoc j/g*/ìO ^i/zcc^.
Indi posto Costantino neli'imperiaie stendardo ii
54o
sacrato segno, ed intrapresa di nuovo ia pugna,
pose in fuga l'esercito nemico; e i'intimorito Me-
senzio, cadendo da un ponte che eretto avea so-
pra varie barche, affogossi nei Tevere.
Qui Luigi finse i'Imperadore, assiso sotto ii
padigiione tra' suoi capitani, che sta mirando ia
croce additatagii daiì'Angeio; e più iungi vedesi ii
medesimo, che in mezzo aiia battaglia, sopra bajo
cavallo, anima i suoi ai combattere.
Nei vicino spazio diede anche a vedere la regina
sant'Eiena sbarcata di nave, dinanzi aiia quale b
condotto Giuda ebreo, che per tradizione de'suoi
maggiori sapeva dov'era nascosto il prezioso Legno;
con dame ai di lei corteggio e cavalieri, uno dei
quali tiene un bianco stendardo, in cui campeggia
vermigìia ia croce, ondeggiante per i'aria in bei
raggiri. Ma ia iode di questa pittura non si deve
in tutto a Luigi, essendosi servito d'un modeÌio di
Tizìano, a cui diede però quaiche diversità neila
spiegatura. In altri piccioli quadretti a' piedi appa-
riscono i miracoii deiia Croce.
Nel giro deiia chiesa medesima fece sant'Apol-
iinare consecrato Vescovo, gii sponsaii di Maria
Vergine, e i'adorazione de'Magi.
Sono anche industriose fatiche di Luigi due di-
pinte teie nella cappeiia maggiore di san Giovanni
Grisostomo; cioè del santo Arcivescovo consecrato
da Teohio vescovo d'Aiessandria; e come egii li-
bera un indemoniato alìa presenza deli'Imperado-
re. Nelia Compagnia de' Fruttajuoii dipinse moite
istoriette deiia Genesi, e di san Giosafatte ioro pro-
teggitore. Ne' santi Fiiippo e Jacopo santa Apolio-
54i
nia, alla quale vengono tratti i denti per ordine dei
tiranno; e presso san Giobbe, in una picciola scuo-
ìa, ia salita delia Vergine sul palco.
Nelia vóita della cappella dei Sacramento in
santa Maria maggiore ha di più lavorato a fresco
ii Giudizio universale ; e nel campo deile Becche-
rie ie hgure deiia Vergine, e de'santi Rocco e Se-
bastiano.
In Chioggia, nelia Madonna di Marina, ha h- Chioggia.

gurato ancora in lungo quadro ia processione del-


ia Città a quella chiesa, coi ciero, il Rettore, e mol-
to popoio.
Non mancano altre pitture del Benfatto nei
pubbiici e ne' privati iuoghi ; ed in particoiare ho
veduto in casa del signor Luigi Gradignano una
hgura di santa Ceciiia assai belia, e tocca suiia via
del maestro. Ma troppo in iungo anderebbe ii di-
scorso, non essendo tutte ie opere sue di pari per-
fezione, accomodandosi egii alle occasioni più o me-
no prohttevoii, e valendosi (come si disse) spesse
Ratc dei pensieri di Paolo. E certo che se Luigi si
iosse più aliontanato dalìa puntuaie imitazionedelio
zio, più chiaro voierebbe ii nome suo, essendo ben
iecito l'imitare, ma non ii portare di peso ie cose
aitrui.
Se gli deve perb ii titolo di buon pittore, aven-
do anche fatte opere d' invenzione, e dipinto con
molta faciiità e vaghezza Rno all'anno 60 di sua età.
Correndo poi gli anni di Cristo 1611, diede hne
con iode alia vita, ed in sant'Apollinare gii fu
data sepoitura, col concorso di molti che prcgia-
vano ie sue virtù.
5zj.2

V!TA
M MARCO VECELHO
DETTO

D! TIZIANO

,j\^tarco fo nipote e discepoìo di Tiziano, ed a!-


ìevato nella casa di lui. Servì ìo zio aìla Corte di
Germania, e fu da quello particoìarmente amato;
ond'ebbe comodo di studiare e d'apprendere !a
Venezìa. buona maniera di coìorire. E opera sua in Vene-
zia, ne!la saìa dei Consiglio dei Dieci, ìa ìunga
tela della Pace d'Itaba, ove appajono di lontano
gìi Ambasciatori veneti incontrati in Bologna da
nobili personaggi; e da presso i medesimi Amba-
sciatori sedenti col pontefìce Clemente VII., l'im-
peradore Carlo V. e Cardinali, con altri oratori dei
Principi ; e vi ritrasse !e guardie del Papa e del-
l'Imperadore; ed in un canto si legge:
JRcza? JBononme AfDWTV.
E nel mezzo è similmente notato:

y^CCC^f^ prMC^ %7ìe%OfM773 pfc^OA.

Nel soffitto della sala del Pregadi dipinse la


prospcttiva della Zccca, con fabri che coniano mo-
5^5
nete, c servì cbe portano neli'erario pubbììco masse
d'oro e d'argento, e saccbi di denari, coli'assisten-
xa dei Signori e del Magistrato, per dinotare ie
magnidcenze e ìe riccbezze di queiia Repubblica,
Neii'anticamera de'signori dei Consigiio dei Dieci
effìgiò a' piè di nostra Donna ii doge Leonardo
Donato, suo particoiar protettore e compare.
Dipinse neiia vòlta delia sagrestia de'Padri dci
santi Giovanni e Paoio il Saivatore in atto di fui-
minare ii mondo, trattenuto dai pregbi deila Ver-
gine, cbe gli mostra i santi patriarcbi Domenico e
Francesco posti sopra ii mondo; e vi è notato:
ed ii ritratto di irate Anto-
nio Serafino, cbe fece abbeiiire di moiti ornamenti
queila sagrestìa.
In san Jacopo di Riaito è sua pittura ia tavola
deli'Annunciata, e due istorie a canto pur delia
Vergine; e furono da lui dipinti i porteiii deil'or-
gano di san Giovanni elemosinario di Rialto, coì
Doge suddetto cbe non voiie essere mai ritratto da
aitri, e cbe gii procurò sempre coila sua autorità
impiegbi ed aumento di fortuna.
Vi sono aitre opere sue neiie chiese e nei Ma-
gistrati di Venezia; ma ciò basti per ia memoria
di Marco, ii quaie ridotto ail'anno 66. di sua età
spirò l'anima ai Cieio con buona fama di sua vita,
correndo gli anni di nostra salute 1611; ed ebbe
scpoitura in santa Marina.
Di cui vive tuttavia Tiziano ii figliuolo. Questi
negii anni suoi feiici, seguendo ia buona maniera
dc' pittori veneti, fecc moiti bei ritratti tolti da cu-
riosc teste, c compose bizzarri capricci, cbe vcngono
544
ammirati dai Profcssori; tra'quali un vecchio cìn-
romante in atto di dar l'avventura ad un capitano
armato, con naturaìi effetti neììe spoglie e nelie
arme; ed una zingana neii'azione medesìma; con
aitre sacre istorie. Viene anciie moito commendata
la Rgura di Maria Vergine adorante ii Bambino,
ch'egii fece a' Padri di san Giorgio maggiore^, col-
iocata sovra ia porta deiia chiesa ioro, coiorita con
maestrevoie modo.
345

VITA
DI

AÌNDREA v:€ENT:rsO

^e Andrea fosse stato più regolato nei disegno,


eome francamente maneggiò i coiori, avrebbe po-
tuto pretendere un iuogo tra i migliori pittori dei
tempo suo ; ma da principio datosi a fare ogni
sorta di lavoro in Venezia, si ridusse poi con poco
studio, e con ia soia pratica appresa a dipingere,
Favorito da uno dei signori soprastanti aiia
nuova fabbrica dei palazzo ciucale di casa Cicogna,
suo compadre, ebbe a fare ii primo quadro in or-
dine neiia sala delio Scrutinio; in cui diede a ve-
dere i Veneti assediati da Pipino Tanno 8og, ì
quali, per dimostrare d'aver copia di vettovagiie,
gettano pane con alcune macchine ncl campo ne-
mico. Nei secondo espresse poi l'esercito deiio stes-
so Pipino, che fatto un ponte sopra ie botti, si av-
via a Venezia, e dai nuotatori vengono tagliate ie
corde che lo tengono unito, facendosi dai soidati
veneti grande strage dei nemici ; e, pel caso acca-
duto, fu quei iuogo detto ii or/%720.
Nel primo ovaLo del sofhtto, in capo aila saia
niedesima, fece ia rotta data da Enrico Contareno,
vescovo casteiiano, direttore deli'armi venete, ai
Pisani ali'isoia di Rodi i'anno iog8, prendendo
5^6
venti gaìee, e facendo due mi!a prigioni, clie indt
furono restituiti essendo dei crocesignati.
Finse poi, ne!ìa vicina sa!a del gran Consiglio,
Ottone fig!iuo!o di Federico imperadore presenta-
to dal doge Sebastiano Ziani al pontedce Alessan-
dro III., fatto prigione nel conditto navale. Nella
parte verso il canale fece la città di Zara riacqui-
stata l'anno 1201 dal doge Enrico Dandolo e dai
crocesignati ; e nel seguente spazio Alessio figliuo-
lo d'Isacco imperadore di Costantinopoli, fuggito
daHe mani del!o zio, presenta al detto Doge let-
tere di Fi!ippo imperadore, per essere rimesso nel-
l'Impero paterno. E nell'angolo stanno congregati
i Principi della Lega sacra, per eleggere il nuovo
Imperadore.
L'ultima istoria che poscia dipinse Andrea fu
quella, ne!Io Scrutinio, della vittoria navale otte-
nuta dalla Repubblica e dai Principi collegati l'an-
no i5yi sull'armata turcbesca; e vi ritrasse Gio-
vanni d'Austria, Marc'Antonio Colonna e Seba-
stiano Veniero capitani generali, e quantità di soL
dati combattenti, cbe ben dimostrano la confusio-
ne e l'orrore di cosl memorabile giornata.
II Vicentino ba anche ritratto, nella sala de!-
l'Antipregadi, Enrico III. re di Francia e di Po-
lonia sbarcato sul lido, accompagnato dal doge
Luigi Mocenigo e dal Senato, ed incontra^o dal
Patriarca Trivigiano; e quivi appajono varie bar-
cbe e brigantini ornati di coperte di piu coìori,
con molto popolo concorso a quella famosa azione.
Le pitture di Andrea esposte nelle cbiese di
Vcnezia. Venezia sono in molto numero, iavorandole con
547
buona concbzione; nè passeremo sotto silenxio aì-
cune Jelìe migliori, che sono: il quadro delia sa-
grestia de' Padri dei santi Giovanni e Paoio, ove
ii doge Jacopo Tiepoio concede quel terreno ai
Padri medesimi ; e vi ritrasse fra Tommaso Cap-
pello, che fece far l'opera l'anno 1606, con altri
dei medesimi Padri. Nei Frari diverse invenzioni
intorno ai coro, e due quadri nella cappeiia mag-
giore; in uno de' quaii è Adamo ed Eva, nel se-
condo ii CroceAsso, colie Virtù teoiogali, che pas-
sano per ii coiorito. Neìia chiesa di Santa Maria
detta la Celestia, la tavola dei dieci miìa martiri,
convenevole iatica; ed in queiia di santa Caterina
molte istorie del vecchio Testamento, divise sopra
gli archi, compartite con architetture che sono as-
sai vaghe a vedersi. E nel Carmine iì san Liberale
neìl'altare a quello dedicato.
Ha fatto anche molte opere fuori di Venezia,
che si fanno di leggieri conoscere di quella ma-
no; e tra queste in san Francesco di Bassano la Bassano,

tavola della Trinità, con numero d'AngioIetti, coi


santi Pietro e Marco a' piedi ; e nella terra della
Badia, nella chiesa della Madonna, alcune istorie Badia,

pur della Vergine.


Molte sono eziandio le pitture ch'egli fece per Venezia,

ie case dei Veneziani, le quali passiamo per non


annojare il nostro lettore. Ma è degno di memo-
ria certo capriccio, che si vede in casa Grimana a
san Luca, dello sbarco della dogaressa Morosina
Grimana alla piazza di san Marco neila sua co-
ronazione, ove intervengono molte dame che l'ac-
compagnano, quantità di brigantini pieni di gente
548
soHazzevoÌe, con servi vestiti a livrea : curiosa fa-
tica in vero per !e prospettive delia piazza di san
Marco e pei moìti ornamenti.
Andrea in Ane operò sempre indeiessamente
per tutto il tempo deiìa sua vita; e perciò fece
gran quantità di opere nei pubblici e nei privati
luoghi, e giunse alla meta deìle sue fatiche negli
anni di sua età y5, e del Signore 1614.
549

VITA
Dt

ANTOMIO FOLER

C}ostui fu di buon intendimento nel trattar co-


!ori, benchè non molto fosse aggiustato nelle for-
me ; e percbè egli ebbe pochi fortunati incontri,
gìi convenne sempre penare nell'arte; nè potendo
moìto apphcarsi aho studio, se ìa passò con buo-
na pratica nelle opere sue.
Neiia Badia di san Gregorio di Venezia An-
tonio ha operato la pittura della Vergine Assunta,
sopra ad un altare, e due quadri daìie parti: i'uno
del Saivatore alla coionna, battuto dai ministri;
l'altro del medesimo Signore crocehsso, ove entra
quantità di hgure. Ed in san Barnaba ia Nascita
di Maria nostra Signora.
Nelia cappelia maggiore di santa Caterina è
industria del suo pennelio ii Cristo neii'orto, e la
Risurrezione delio stesso; e in un angolo deiia
chiesa medesima, Tobia accompagnato daii'Ange-
io, accoito dailo zio Raguei, da cui ottenuta Sara
in isposa, gii consegna ia dote, e se ne ritorna ai
padre: ed in san Luigi ii Cristo coronato di spine.
In san Giovanni nuovo, neiia cappeiia dei Sa-
cramento, fece nei muri iateraii il santo Evange-
iista che risana un'infgrma; e come, posto in ora-
zione, viene adrettato dai ministri al martirio; e
55o
pià lungi appare nelia caidaja tì'olio boHente. E
per Faìtare dei sovvegno in san Samueiio dipinse
ii santo Proieta con san Matteo apostolo.
Ma Antonio non fu meno pratico neli'operare
Noventa. a fresco, come si vede a Noventa di Vicentina nei
paiazzo del signor Giovanni Barbarigo eenatore,
dove ba coiorito alcune istorie deiia sua famigiia;
Orgnano. ed in Orgnano, nel palazzo del signor Vincenzo
Cappeiio procuratore di san Marco, dove ha simil-
mente divisato in una sala ie sette maraviglie dei
mondo; ed in aitra varie bgure di Virtù, con bei-
le architetture e ricchi ornamenti; ed in Venezia,
in casa Cappeilo, aicune grandi arme di queiia fa-
migita, con hgure intorno.
Fiorenza. Ii signor Bernardo Giunti gode un piccioìo
quadretto di nostro Signore crocehsso, coiie Ma-
rie e gran numero di piccioie hgure tocche con
molta franchezza, avendo avuto ii Foler certa buo-
na grazia nei far picciole hgure.
Visse vecchio, ed accompagnato sempre da mi-
sera iortuna, ia quaie, prendendo soio cura (come
si suoÌ dire) di favorire per lo più i pazzi, non
comparte ai buoni e meritevoii che incomodi e dis-
agi; e morì l'anno 1616, nell'88. del viver suo.
S5t

V!TA
Dt

MAFFEO YERONA

T^ra le feììcità che sortisce il pìttore (se pure al-


cuna ne prova giammai) una è questa, s^egli pos-
siede franchezza neli operare, perchè viene non
solo a scemare ia fatica che si passa da ogni stu-
dioso nei dipingere, ma con più speditezza giunge
a conseguire ii premio deìle sue fatiche ^ poichè es-
sendo poca la discrezione degii uomini, se vi si ag-
giunge ia tardità deii'operare, in breve tempo si
può egii ascrivere nel iibro dei failiti.
Maifeo Verona fu assai pronto d'ingegno, e
dipinse con tale prestezza, che nei giorni d^estate
soieva di bel mattino abbozzare le figure, ed asciu-
gateie ai sole, prima che venisse notte dava lor hne.
Questi fu figiiuolo di Giovanni Verona causi-
dico, e nacque in Verona Tanno i^.y6. Ma anda-
tosene fanciulio col padre a Venezia, se ne passò
alla scuoia di Luigi Benfatto, da cui imparò Parte
non solo, ma n'ebbe una hgliuoia in moglie.
Presa casa da sè, fece per ie case dei Veneziani
varii fregi coioriti con moita vaghezza; e se ne veg-
gono in casa Grimana ai Servi, in casa Moceniga
a san Samuelio, ed in aitre molte; ed in partico-
iare dai signori Vendramini daila Giudecca due ve

\.
552
ne sono lodatissìmi : uno il trionfo dì Cesare, con
re ed ornate regine, cavalieri, sacerdoti con vitti-
me, soldati con insegne romane, e molto popoìo
dietro quef trionfb, che invaghisce Tocchio di cia-
scuno che'I mira; ii secondo contiene ìa corona-
zione ed aìcune azioni del doge Vendramino.
Ii cartone delia vòita nei primo ingresso delia
chiesa di san Marco, ove moiti presciti sono cac-
ciati dagli Angeli con ispade infuocate airinferno,
- ò invenzione di Maifeo. Parimente nella facciata di
queila chiesa le quattro mezze-lune, ove Cristo vie-
ne staccato di croce, quaior iibera i santi Padri dai
Limbo, la sua Risurrezione, e come sale ai Cielo,
furono pensieri pur di Maileo, e lavorati in mosaico
da Scipione Gaetano, ecceiiente artehce in queiia
pratica.
Dietro la paìa di san Marco, famosa per ii pre-
gio dell'oro e delie gemme preziose, divise in cam-
pi d'oro ii Saivatore cogii Apostoli dalie parti; e
neiia cappella di sant'Isidoro, l'andata del mede-
simo Signore al Calvario, e la di lui crocifìssione.
Nel luogo ove si conservano i paramenti evvi anco
unquadro con Angeli, che serve ail'esposizione del
Santissimo Sacramentp.
Due miracoii delia Madonna, pure di iui, fu-
rono coliocati neiia chiesa di san Domenico: i'uno
d'un cavaliere di Brettagna, detto Aiano di Valco-
loara, che essendo avvezzo a recitare il Rosario,
ed essendo cinto da numeroso stuolo d'eretici in
una battaglia, gli apparve la Vergine con moìti An-
geli in sua difesa, facendo colie pietre orribiie stra-
ge de' suoi nemici, onde egii rimase vittorioso ; i'ai-
555
tro è sìmHmente d^ nn cavaìiere ìiberato dai demo-
nii in virtù di un Rosario postogii addosso mentre
udiva ia predica di san Domenico. E sopra le cor-
nici ha divisato alcuni misterii deì Rosario.
Nei santi Filippo e Jacopo, nelia cappella man-
ca delfaltar maggiore, evvi di lui, in lunga tela,
ia Vergine nel viaggio d^Egitto, con Angeli assi-
stenti al di iei ministerio. In santa Maria detta la
Celeste, sopra d^un aitare, ia regina sanFElena
con due santi Vescovi; e nella Scuola dei Tintori,
la nascita di Cristo e Fadorazionedei Magi, nelia
parte del palco.
Nei funeraii del Granduca Ferdinando I. di To-
scana Majdeo ebhe carico dai Fiorentini di formar
i^apparato funebre, il quaie divise con belie archi-
tetture, carteiie, scheletri, motti, imprese, iscrizio-
ni, ed altri ornamenti: dal che trasse molta lode,
essendo egli copioso di tali invenzioni.
Ai Confratelli delia Carità iavorò in oro ii gon-
faione solito a portarsi nelie processioni solenni,
in cui appare nostra Signora col Fanciullo in brac-
cio sedente sotto ad una tribuna, con Angeli che
ie sostengono il manto, ed altri suonano e canta-
no, e ritratti a^piedi alcuni dei medesimi ConÌTa-
teili ; il quale gonfalone condusse con laboriosissi-
ma diligenza, adomandolo di fregi e di ricchi or-
namenti. Un altro ne fece alia Scuola dei Merca-
tanti ; uno alla Compagnia dei Ciechi della Nascita
della Madonna; e molti ancora a Reiigioni diverse,
ed alle Congregazioni di Venezia.
Alla Confraternita di santo Stefano colori simil-
mente un gran gonfaìone da campo, col santo pro-
RtDOLFI. T. II. 23
554
&omnrtire sovra un piedistaììo, con ìa paìma e i!
ìibro in mano? e ConfrateìH intorno.
Udtne. Pei Duomo di Udine dipinse gìi sponsali deìia
Vergine con san Giuseppe, ed ii transito dei santo
veccbio, ai cui ietto stanno intorno ia Madonna e
nostro Signore ; in aria san Micheie ed aicuni An-
geii, con varii preparamenti sopra un tavoiino. In
san Francesco bgurò ii santo medesimo co*suoi
miracoii intorno ; e neiie Zitelie dipinse Maria
Vergine pargoletta, che passa ai tempio; ed in
due quadri san Domenico e santa Caterina.
Ma neiie opere a fresco parve che Madeo avesse
quaiche maggior attitudine ; onde in casa Bernarda
Stra, a Stra fece in una gran saia diverse istorie colo-
rite con arte e vaghezza. E tra le opere da iui
fatte in simil guisa vengono sommamente iodate
Orgnano. queiie di Orgnano in casa dei signor Vincenzo
Cappeiio procuratore di san Marco, ove in un gran
camerone divise ia storia di Sofonisba, ie Sabine
rapite dai Romani, Curzio che si avventa nelia vo-
ragine, e Cesare trionfante; e tra i molti prigioni
stanno aicune matrone piangenti, tocche con fran-
chissimo coiorito, e moite hgure di Virtù sopra ie
hnestre. E perchè Madeo era avvezzo a darsi bei
tempo, ed ai trattenimenti amorosi, raccmtasi che
mentre dipingeva neil'opera detta (nonostante Pap-
piicazione iaboriosa che porta seco il dipingere a
fresco) appena posati i pennelii, se ne passava ogni
sera a Venezia; e tuttochè stanco daiie vegiie deiia
notte, ritornava di bei mattino ai lavoro, cavaican-
do con moito incomodo per moìte migiia. Quindi
i*anno seguente 1618 diffondendosi per ia città una
555
tal sorta di male che molti ne perirono, Madeo
dovette correre !a medesima sorte: poichè aggiun-
tovi ìa poca cura ch^egli aveva di sè stesso, disor-
dinando ìa natura, più facdmente incontrò nel ma-
ie, lasciandovi ia vita d^anni ^2, nel fervore del
suo operare, ed allorchè dava i maggiori saggi della
sua virtù. Fu con moito onore in santa Maria Giu-
benico, col concorso dei pittori, seppellito.
Di Madeo rimase Agostino suo fìgiiuolo viven-
te, moito studioso ed universale nelia pittura, che
ha operato molte cose con piacimento deiia Città.
356

V!TA
Di

PtETRO MALOMBRA
CiTTADINO VENEZIANO

dhe poco vaìgano ad eternare ii nome ie ricchez-


ze e ia nobiìtà, se non vanno accompagnate dalia
virtù, ne veggiamo moltiplicati esempii in coloro
che, privi di taii iregi, muojono per sempre coi
nome ; onde non è che sicuro scudo, per ripararsi
daiie ingiurie del tempo, ii provvedersi deiie virtù,
per ie quali eternamente viviamo. E tanto avvenne
a Pietro Maiombra, hglio di Bartolommeo, Reg-
gente della Canceileria ducaie in Venezia, e poeta
illustre de' suoi tempi, ii quale seppe schermirsi
con la pittura dagPincontri infeiici delia fortuna,
e procacciarsi col penneiio un chiaro e perpetuo
grido nei mondo.
Nacque Pietro in Venezia i'anno i556, e negli
anni suoi pueriii attese ailo studio delie lettere, e
diiettossi del canto e del suono. Passò gii anni gio-
vaniii nei carico delia Canceiieria ducaie ; e per-
chè era non meno applicato aiia pittura pratican-
do neila casa di Giuseppe Salviati pittore, ritraeva
ie opere sue. Quindi egii soleva abbeiiire ie spedi-
zioni ducali di fregi, di grottesche, e d'altri vaghi or-
namenti, acquistandone molta lode. Ma cangiando
55y
poi faccia ìa ibrtuna, dopo ìe molte scorse perse-
cuzioni e disavventure,, si diede in tutto a dipin-
gere, facendo di quando in quando opere indu-
striose e che piacquero aìla Città, crescendo appo
ciascuno il concetto di ìui.
Tre notabili invenzioni egìi espresse, che ven-
nero moìto ìodate: una nella sala delFAuditor nuo-
vo, sopra uno dei tribunali, con Flnnocenza, FUni-
tà, ia Concordia, TEquità, ed altre virtù pertinenti
aìbautorità di quel Magistrato ; e sotto vi si ìegge :
APVD HOSCE DVOS MAGISTRATVS INNOCENTIA SEMPER
FVIT TVTA, SIVE POTESTAS SANCIAT, SIVE CON-
CORDIA COMPONAT, SlVE A^QUITAS VANA REPEL-
LAT, REFERAT DUBIA.

La seconda nelia Quarantia Civil-vecchia, ove


ritrasse Venezia in trono con molti che ie porgo-
no suppliche; e vi è Mercurio che guida alcuni
prigioni ignudi ben disegnatì. In aria evvi Iddio
Padre con Angeli ; e due Commendatori ritratti
stanno a hanco delPimmagine delia Vergine posta
nel mezzo.
La terza è nei Magistrato dei Signori di Notte
ai Criminaie, ov"è dipinta di nuovo Venezia in
trono, e la Giustizia distributiva, che colìa spada
fuga ii Furto, ia Fraude, TOmicidio, io Stupro ed
aitri vizii, con molti in altra parte che ricorrono
supplichevoii a quella Regina.
Ma trasferiamoci a Padova, ed in san Bene- Padova.
detto, nella cappella dedicata al nome suo, vedia-
mo la tavola delfaltare col detto santo, ed alcuni
suoi miracoli intomo ai muri. Nel Santo conside-
558
riamo san Ladislao vescovo di Cracovia nelì'aitare
deiia nazione poiacca, ii quale risuscita un morto
alia presenza di moiti, e quelio conduce poi iontano
dinanzi al Re, per attestare ia sua innocenza, es-
sendo ii santo Vescovo incolpato di avore usurpato
certo terreno di lui; e vi è ritratto in un canto Gi-
rolamo Ozizowsthi poiacco, agente di quelia nazio-
ne; ed in san Ciemente san Giovanni Battista coi
santi Cario e Francesco.
Venezia.
Ma torniamo a Venezia. Nelia chiesa di san
Domenico vedevasi san Raimondo che varcava il
mare, ora riposto malconcio neila sagrestia ; ed in
capo aiia chiesa medesima, sotto l'organo, pur si
ammira ii Redentore con alcuni Santi. E neiìa
prossima chiesa di san Francesco di Paoia vi sono
pure del Malombra intorno aiia hgura di iui i mi-
racoli suoi.
In Murano sono bene intese pitture deiia stessa
mano: in san Martino, ia tavola coi Santo a ca-
vaiio, che divide il manteilo col mendico ; ed in san
Bernardo, queila dei dieci miia martiri conhccati
dai soldati sopra degli aiberi ; e nei santi Marco
ed Andrea, ii quadro con san Benedetto che con-
ferisce ia Regola a'suoi monaci ed ai cavaiieri,
con giubbe ali'antica, in curiose guise.
Neila Madonna di Chioggia è opera ancora dei
Maiombra ii Saivatore in atto fulminante, coiia
Vergine Madre in atto di porgergii prieghi, con
Angeli intorno, ed ii Rettore in orazione con veste
ducaie.
Ha pur anche operato in Castel Baldo, neiia
chiesa parrocchiaie, santa Giustina battezzata da
55g
san Prosdocimo primo vescovo di Padova; ed in
Mirano, terra pnre deì Padovano, ìa te!a coi santi
Matteo e Carlo; aìtre cose ne! Friuìi ed altrove.
Fu anclie ìodata opera sua i! martirio di santa
Monte 83.
Caterina, cl/egli !ece per i! monte Sinai; e voì- nai.
!ero i padroni ch'eglivi notasse i! nome suo in più
ìingue, acciò Fautore fosse conosciuto da!!e varie
nazioni che !vi concorrono.
Pose in san Jacopo di Riaìto due mezze-!une Vencxìa,

sovra le porte, in una deHe qua!i è papa Alessan-


dro III. che posa ì! piede sul collo a Federico Bar-
barossa imperadore ; e vi ritrasse i! doge Marin
Grimano. Neli'ahra i! medesimo Pontehce dà aì
Piovano il breve deli' induigenza concessa a queì-
ìa chiesa ii Giovedì santo. Nei!a chiesa di san Bar-
toiommeo dipinse ii san Micheie che scaccia i de-
monii, e ia Vergine assunta ai Cieio^ in santa Chia-
ra di Venezia ia tavola di nostra Signora coro-
nata, con sotto a!cuni Santi c!e!Ia reiigione Fran-
cescana ; e nei santi Gervasio e Protasio, detto san
Trovaso, vedesi di sua mano anche una tavola con
la Regina de' Cieii, ed a!cuni Beati.
Ma perchè i! Maiombra ebbe particoiar taìento
nei fare i ritratti, moiti ne fece e belli e somiglian-
tì; tra'quali il doge Grimano suddetto in forma
diversa dal descritto, il medico Savogiano, Mario
Finetti, Giovanni Eugenico I. C., il padre Tara-
botto di san Francesco di Paola, Ottaviano Bido!h
scuitore, alcune Dame e signori della famiglia Ven-
dramina, molti Senatori e soggetti privati, ed il
cavalier Marino nella giovanile età ^ daì quale fu
tolto il già inqircsso ritratto nel Hbro delle prime
56o
sue rime, ceìebrato da lui neHa Gaìleria in questa
iorma :
Z^ei^ /xo^^rxx, dixx/o/Txòrxx, è /Mce òre(/e/
^iAi come ?ojfo ^02272^22, e ^o^o 7722272022/
Z22 ^222272CÌ22 Ì/2CreS)022 22^/272, Ì22 C/22077222 Ì/72ÒÌ2272C22;

JOope r26?e22720 2 yior, yFoccxx /xx /xe^e.


Af22 6?2 ^2222 7722272 /72220^0 g/X2pO/j) rice(^e
FÌg*Or /22 772222 (72r/22 ó/eÒi/e e ^2272 C22^
JE 7 %220 pe7272e//o 2/ ^er/72272e r272/r2272 C22
D2 ^22e' pocA/ cAe 7 jfxxio 2272722 7722 7e^e.
JPercAè, 7?2ercè 2/2 ^22e^^22 e//%/e 772222,
.Eg/Z è p22r (/er cAe 72Ò per ^ez/xpo mpeccA/o,
jVè /7er /72orife /?2orrò, ^2222722/0 cAe ^222.
E ^e /22 /272 o%22 2/ ^22072 72eg*22 22//' OrCCcA/o,
Z OCcA/o ^2 ^rO(722 2x//72 e72 ^222272ÌO 7e^222 /
Tb/cAè 72072 JO Je J222 /72Ì622r22 O ^OeCcAio.
E per ii medesimo, avendo egli ritratto una
sua favorita, così cantò:
T?^22/o772Òr22, cAe 227o/?2^r22r CO' ^220Ì 77206/e//i
Z22 /xxce p2202 c/e/ pxxx /22/720^o Greco,
^Ce//0 22 7?22r22r /22T2/22 Òe//eZZ22 772eCO,
^^222/22 Je/ 77220 *So/ yr22 g/2 22//rx 2222ge//x^
JVo72 f 2x//e^2720 2 r/22 c/eg/i occAi òe/ii,
T2272Ì0 cAe 7 /or jp/e/22/or ^i re72&2 cxeco/
(7Aè 272ce72erxr (/ec/rxxi, 72072 cAe xxrt/er ^eco,
Co/ori, ?e/e, ^22^0/e e pe72?2e//2.
/Vè .sperxxr però ^22 2/22 /?2e cojiei
i?2 7?2erce2/e oi^e/xer 2/e/ /220 (/2x/o/e,
(JAè /e^22722/ro 72072 .S072, je ^pei/e ^ei.
E ^e 2/0720 yèce e^ii 22/ gr2272 pi//ore
22Ì/22 &e/%x, 720/2 però 22^2222/e 22 /ei,
Ì72 /22Ì /22 COr/e-SÌ22. 77222 72072 22/720re.
56t
E tra le singolari cose da ìui dipinte furono
aicuni fregi per camere, ch'egii fece in casa Gri-
mana ai Servi, in casa Molina a san Gregorio, ed
in casa Giustiniani a san Moisè, con Dei marini e
Tritoni con lunghe barbe e marinesche carni, coro-
nati di giunchi, che suonano corni ritorti, mentre
altri portano trofei di pesci, di perie e di coralii;
e tra questi miransi Galatea, Venere, ie iNereidi,
che festeggiano cogli amanti ìoro, rappresentate
con molta vaghezza, ed in quelie più deliziose for-
me che si sogiiono descrivere daiie penne dei poeti.
Ed in casa Gradenigo se ne veggono degii amori
di Psiche, ed in aitre moite; ma basteranno gii
accennati dipinti per dimostrare quanto ii Maiom-
bra fosse vaioroso in tali spiegature.
Valse ancora nelie prospettive ; ordinò teatri e
scene per ie rappresentazioni d'Opere fìamose, che
nei tempo suo si recitavano in Venezia dalia nobiie
gioventù ; e pose in uso alcune forme di lumi, che
dappoi si sono adoperate in simili occasioni.
Ritrasse inoltre le prospettive delle due piazze
di san Marco. Nella minore dimostrò il brogiio
che si fa ia mattina col concorso dei Nobili che fra
di ioro si rendono grazie per gii onori ricevuti ai
Consiglio, e popoii di nazioni diverse, come Greci,
Schiavoni, Armeni, Oiandesi, Turchi, Persiani, ed
altri che vi si radunano ; il funeraie del Doge, coi
séguito deiie Chieresie e delle Scuole colìe ioro in-
segne, la Corte ducale, i parenti vestiti a iutto ac-
compagnati dagli Ambasciatori dei Principi e dai
Senatori ; ed alie fìnestre molte dame e signori, che
facevano una diiettevole veduta.
562
Similmentc rappresentò la processìone che si fa
iì giorno deì Corpo di Cristo, ove interviene simii-
mente il numero deìie Chieresie e deiie Confra-
ternite, con doppieri d'argento ed immagini di ri-
iievo portate sopra de'palchi, coiie reiiquie de'santi
martiri, ombreiie di broccato, stendardi, ed aitri
ornamenti ; ii Doge accompagnato dai Nunzio Apo-
stoiico e daìi'Ambasciatore di Francia, e i Senatori
da peiiegrini che passano ai santo Sepoicro.
Fu egii ancora ii primo che rappresentasse !a
sala del Coiiegio, ove ii Principe è soiito ridursi
coi Senatori assistendo aiie udienze, e ricevendo
gli Ambasciatori de'Principi; ed aicune di queste
pitture da don Alfonso dalla Queva, aìiora amba-
sciatore cattolico in Venezia, ai presente cardi-
naie, furono portate in Ispagna.
Diede anche principio ad un gran quadro, per
ia Confraternita di san Giovanni, d'un miracolo
dei santo Evangelista, ai quale non diede hne ; di
cui fece poscia acquisto, dopo la morte di iui, ii
signor Enrico Vuotonio ambasciatore inglese.
Rimasero anche aila morte sua neiia casa di iui
moiti modeiii e disegni, i quali toccò francamente,
Venezis. e fu pratico ed ingegnoso universaie nello spiega-
re i suoi concetti; e compose moraii invenzioni,
come si vede in quattro quadri ch'egii dipinse ai
doge Antonio Priuii, che appresso degìi eredi si
conservano; e ancor si vede un ciavicembalo, in
casa dei signor Luigi Barbarigo di san Poio genti-
lissimo cavaiiere, in cui dipinse ia contesa di ApoÌ-
lo con Pane nel seno di un diiettevoie paese, ed
aitri che si trastuliano aii'ombra deiie piante con
565
vezzose JNinfe; ed ii signor medico Viviano ha una
immagine delia Vergine con più Santi.
Provò il Maiombra sempre mai varia e turbo-
ienta fortuna, quando travagliato daiie persecuzioni,
quando daiie famigiiari cure; ond'ebbe a soderire
moiti incomodi ed infbrtunii. Compose gentiimente
versi volgari, fu molto pratico delle istorie e deiie
poesie ; onde soieva d!re che, senza passar per le
aitrui mani, teneva in casa ii teologo ed ii poeta:
volendo inferire, che intendendo bene i iibri di si-
mili materie (come graziosamente disse al cardi-
naie Vendramino, che lo persuadeva ad informarsi
da un teoiogo di certa istoria delia Scrittura Sacra
che doveva dipingergii) non aveva bisogno di ioro.
Egli fu di natura meianconica , dedito agii stu-
dii, acuto neNnotti, e perciò temuto dai professori;
ma, per molto che si aiìaticasse, non incontrò mai
che in disavventure, alle quaii fece sempre scher-
mo coiia prudenza e colia virtù.
Ma egli è tempo dì conchiudere ii discorso. Per-
venuto ii Maiombra, dopo moiti travagii e fatiche,
agii anni di sua vita 62, sorpreso da catarro che
!o tenne per otto giorni a letto senza ch^egli po-
tesse mai formar parola, mostrando segni di moita
pietà e d^interna compunzione, uitimò i giorni
suoi i anno 1618 ; e nel cimitero de^santi Giovan-
ni e Paoio, nelF arca di Riccardo Maiombra, con-
te, cavaiiere, e ceiebre giureconsuito, fondatore
di quelia famigiia in Venezia già 5oo e più anni,
ùì riposto.
564

V!TA
DI

FRA COSMO PIAZZA


cAPPuccmo
DA CASTEL FRANCO

-S^enché il Piazza vestisse Pabito di cappuccino


per sottrarsi daile insidie del mondo (avendo egìi
provato a quaii miserie ed avversità soggiaccia ì'uo-
mo in questa vita mortaìe), nondimeno fu pittore
aì secolo, e chiamossi Paoìo.
Questi nacque in Castel Franco; ma fece lo
studio suo daìle pitture di Venezia, ove si tratten-
ne, operandovi poscia varie cose. Neila cbiesa di
san Paolo dipinse sopra un altare il Dottore delle
genti predicante ; neli'organo i'Annunziata ; e nel-
Pangolo un quadro con san Siivestro cbe battezza
Costantino imperadore.
Intorno ai sepolcro di Antonio Bragadino, po-
sto ne' santi Giovanni e Paolo, dipinse alcune azio-
ni di quel Capitano neii'assedio di Famagosta, es-
sendo quegii Provveditore ; e come sotto la fede,
resosi dopo lunga difesa, viene dali' empio Bascià
fatto vivo scorticare, morendo per la Fede di Cristo.
Nella incoronazione della dogaressa Morosina
Grimana, mogiie del già doge Marino Grimano,
565
ebbe il Pìazza fincarico da una cotnpagnia di gen-
tiluomini, destinati al corteggio di quella Princi-
pessa, di formare un teatro che passeggiava per ii
Canalgrande, senza che apparisse chi lo reggesse ;
entro a cui danzava numeroso stuoìo di belìissime
dame, con ricco apparecchio di sedie e d'aitri ap-
prestamenti, compartito con belle architetture e
hgure di Virtù, che fu ammirato per cosa mara-
vigliosa; e n'ebbe in dono da que'signori una col-
iana d'oro di molto valore.
A Treviìle, nel luogo di casa Priuli, ha dipin-
to a fresco in una stanza l'Imperatrice, che di là
passando alloggiò in quel palazzo, ia quale siede ad
una sontuosa mensa ; e qui dimostrossi iì Piazza
moìto pratico nel trattar colori in queila guisa.
Condusse in questo mentre a'Padri Cappuccini
di Castel Franco ìa tavola deììa Coronazione delìa
Vergine, con numero d'AngeÌi e di Santi, che è
assai piaciuta, mostrando queiie hgure molta di-
vozione.
Ma (come dicemmo) pensò il Piazza di trasfe-
rire nei Cielo il merito deiie fatiche sue, col ser-
vire ii rimanente de'suoi giorni a Dio, entrando
nelia Religione de'Cappuccini (felice coiui che, pri-
vo d'ambizione, porta volentieri questo soave gio-
go), rinunziando ogni mondana pretensione. Quin-
di, per obbedire ai superiori, se n'andò in Germa-
nia ; e di lui avendo inteso Rodolfo II. imperadore
(come queiio che amò sempre ìa pittura), voiie co-
noscerlo; ed essendo il Frate uomo di spirito, trattò
seco in maniera che quella Maestà gli pose affetto,
e gii commise aicune pitture che molto piacquero.
566
Arrecarono ancora nioito beneficio ai Cattoiì-
ci dì queiie parti ìe opere ch'egli fece per quelie
chiese, rappresentando la gloria che godono i Fe-
deli in Paradiso se ben servono a Dio in questa
vita, e parimente le pene che provano gl'inimici
della Fede di Cristo nelblnferno; tra'quali ritrasse
Simon Mago, Arrio, Sabellio, Nestorio, Donato,
Sergio, Calvino, Giovanni Vicleììo, Lutero, Erasi-
no, Giovanni d'Huss, Girolamo da Praga, Pietro
Martire, Teodoro di Beza, con altri eretici ed isti-
tutori di novelle sette, che venivano tormentati
con varie sorta di pene dai demonii ; le quali rap-
presentazioni ebbero tanta efhcacia, che vi con-
correvano molti popoli; e dimostrandosi l'un i'aì-
tro que^tristi eretici, detestavano le prave opera-
zioni loro: il che fece alcun buono effetto nei loro
seguaci, non avendo men potere negli animi la
pittura, che gli scritti e le ragioni.
Roma. Andatosene poscia a Roma, e pervenuto il no-
me suo alle orecchie del pontehce Paolo V-, lo
destinò a dipingere alcune stanze del palazzo del
nipote Cardinale, ove fece istorie, a olio sul muro,
di Marc'Antonio e di Cleopatra, fregi, ed altre
cose. Quindi era ben veduto dal Papa, che gli ave-
va assegnata la parte, e serventi e stanza in pa-
lazzo; e da Sua Beatitudine ottenne alcuna grazia
per gli amici.
In una delle camere dei Conservatorii di Roma
dipinse ancora un Cristo morto; ai Padri Crocife-
ri, alla fontana di Treveri, il martirio d'un santo
Pontefice; nella chiesa di san Tommaso in Pario-
ne, la tela dell'altar maggiore col santo Apostolo
56y
m atto Ji far orazione; e nel coro di san Lorenzo
in Lucina i Principi degii Apostoli Pietro e Paoìo.
Seguì per quaìche tempo ancora fra Cosmo ne!
servigio dei PonteRce; ma stanco in Rne di vivere
queiia sorta di vita, o perchè gìi faiìissero ie spe-
ranze d'aggrandire un suo nipote, non avendo per
ciò ottenuto che una piccoia pensione, o paren-
dogii d'esser poco ben veduto dai pittori, perchè
stimassero che ad essi togliesse di mano quegli utiii
che di ragione a ioro si dovevano, con buona ii-
cenza del Papa si partì da Roma.
Pervenuto a Venezia, s'impiegò nei fare ai Venezia.
suoi Frati, a chiaro-scuro, nei tempio famoso dei
Redentore, aicnni Profeti, Sibilie, e Dottori deiia
Chiesa, per coilocarli neiie nicchie; e sovra ia
porta formò in gran mezza-iuna ii Doge col Se-
nato inginocchioni dinanzi al Saivatore, co'santi
Francesco, Marco e Rocco, e ciue paggetti che
tengono il modelio delia piazza di san Marco; ed
in un canto san Teodoro. Ed essendo quella chiesa
eretta in occasione delia pestilenza l'anno i5y6
col titolo del Redentore, si iegge nei giro di quei-
!a pittura: e/zm
prcy?ifer /?ze.
Ora essendo visitata la detta chiesa dal doge
Antonio PrÌLiii, gii piacquero le opere del Frate;
ond' egii voiie che esso dipingesse ii nuovo cor-
ridore che passa dai paiazzo vecchio ducaie aiie
stanze nuove. Cosi ii Piazza diede principio ad
aicuni partimenti con Rgure a oiio sopra il muro;
ma iavorandovi a belì'agio per molti mesi prima
che si vedesse a spuntar i'opera, Rnì d'anni 6/j. ia
568
vita ed d dìpingere neì 1621, con dispiacere di
quel Principe che molto Pamava; e fu da'suoi
Padri seppelìito neda chiesa dei Redentore.
Si vedono anche in casa Gradenigo a Godego
diverse favoie da iui dipinte, con paesi ed archi-
tetture, e moite sue invenzioni tratte daile sue
pitture date alle stampe ; tra le quali è stimata
peilegrina quelia dei san Francesco infermo posto
in umile letto, sopraffatto dalia dolcezza al suo-
nare che l'Angelo fa deila vioia ; ed il compagno
dorme sopra un desco a quella meiodia, mentre
Pinfermiere entra in celia recando in un paniere
povere vivande. Ed è divisata queiia ceila con assi
intorno; e sopra queiie appajono l'immagine delia
Vergine, un iibro, un oriuoio da poive, un teschio
di morto, una croce, una iucerna, ed aitri frate-
schi arnesi. Evvi ancora ii Crocefisso sopra una
sedia, ed a'piè del ietto un agneJiino belante, ed
altri animali vaganti, che fbrmano ii più curioso
pensiero che in questo genere si conosca.
569

DEL

CAV. LEANDRO DA PONTE


DA BASSANO

^^loriavasi Jacopo c!a Bassano d'avere ottenuto


dal Cieio quattro fìgiiuoii, ciascuno di ioro dotato
di quaiche particoiar grazia neiia pittura: France-
sco, ch'era ii mags;iore, attivo aiie invenzioni; Gio.
Battista e Giroiamo, pratici nel far ie copie delle
sue pitture; e Leandro ii Cavaliere, di cui ora trat-
teremo, in particoiare ecceliente nei ritratti.
Leandro dunque, ch' era il terzo di loro, pas-
sato Francesco a Venezia (come si disse), rimase
col padre in Bassano, servendogli deiFopera sua ;
e seco poi se n'andò a Venezia aiiorchè ritrasse ii
doge Sebastiano Veniero, e per aicun tempo si
trattenne anche neiia casa dei fratelio Francesco.
Indi accasatosi con onorevole donna della pa-
tria, prese a far opere da sè, facendosi strada coi
ritratti, i quaìi faceva molto somiglianti e rilevati.
Ed intanto dipinse per Molvena, viila del Vicen- Molvena.
tino, la tela delì'altar maggiore, con nostra Don-
na, un santo Vescovo, e san Sebastiano legato in
non ordinaria attitucline ; ed in un' altra , per la
Parrocchìale del Casteìlo superiore diBassano, fece
RlDOLFI. T. II. 3%.
5yo
altresì i! santo Protomartire !ap:Jato: ed amendue
g!i riuscirono studiose fatiche.
Basssno.
E nel Consiglio pur di Bassano operò i! qua-
dro con Maria Vergine cinta dai Santi protettori,
innanzi alia quale sta genuflesso i! Rettore di que!
tempo co'suoi Hgiiuo!i; e questo quadro fu colìo-
cato nei luogo ove ii padre suo altro ne aveva di-
pinto suiia maniera di Bonifacio, riposto ora in
a!tro canto di quei Consig!io.
Morto Francesco ì'anno (come si disse),
e rimaste moite delie opere sue imperfette, passa-
tosene Leandro a Venezia, furono da iui termi-
nate. Quindi iece ii Lazzaro risuscitato per ia chie-
sa deiia Carità, ii quale essendo molto piaciuto aiia
Città per avervi usato erudite forme ed un piace-
vo!e co!orito, ottenne poscia aìtri impieghi di con-
siderazione. Intanto fece ai Padri di Monte Cassino
un gran quadro, dove nostro Signore pasce ie fa-
meliche turbe con cinque pani e due pesci.
Vfnexìa.
E perchè si predicava daii'universaie ia bel-
ìezza de'suoi ritratti, vol!e ii doge Marin Grimano
essere da iui ritratto, che fu posto neiie stanze della
Procuratia; de! qua!e cosi quei Principe si com-
piacque, che !o creò suo Cavaìiere.
Fece appresso tre ritratti degii Avvogadori per
!a saia deii'Avvogaria, prostrati dinanzi a nostra
Signora.
Nei!a sa!a dei Consigiio dei Dieci divisò in
ìunga te!a ii doge Sebastiano Ziani, che vittorioso
ritornando deil'armata di Federico Barbarossa im-
peradore, viene incontrato dai ponteiice Aiessan-
dro III. che gii porge un aneiio, acciocchè ogni
3y !
anno, in segno deli'acqmstaLo impero, dovesse spo-
sare ii mare. Dietro ai Papa sono Cardinali e Pre-
ìati ; e 'l Cavaiiere medesimo si ritrasse in uno di
que' personaggi che portano i'ombrelia. Parìmente
viene ii Doge, seguito da Senatori e da Capitani,
con ischiavi che portano prede ed arnesi militari;
e iungi appare i'armata veneta: ia quai'opera es-
sendogii riuscita, ottenne poi per la sala dei mag-
gior ConsjgHo uno dei quadri sopra i fenestroni,
ove ritrasse in persona del detto Ziani ii doge Ma-
rin Grimano neiFatto di ricevere iì cereo daii'ac-
cennato Pontefice. Qui simiimente dipinse moiti
Prelati e Senatori toìti dal vivo, e di nuovo egli
stesso si ritrasse.
Sono pur anche parti riguardevoli deli'ingegno
suo, neiia chiesa di san Giorgio maggiore, la ta-
voia di santa Lucia; e nella Croce di Venezia,
nostra Donna sedente sotto ii haìdacchino, san
Girolamo, ed un Senatore innanzi adorante. Nelia
cappeiia delia Pace, presso i santi Giovanni e Pao-
!o, un miracoio accaduto in un divoto di nostra
Signora, a cui, sepoito, nacque daila bocca un ai-
bero, nelie cui frondi era impresso: E
questi viene dissotterrato alia presenza del Ve-
scovo, assistendovi essa Vergine neiia sommità.
Nelia cappeila di san Vincenzo? san Tommaso
che pone ii dito neiia piaga del costato di Cristo;
nelia chiesa medesima ia Santissima Trinità con
più Santi ; neila sagrestia il pontehce Onorio III.
che conferma la Regola a san Domenico, ove ri-
trasse dai vivo aicuni Cardinaii e Padri aiior vi-
venti di quei convento ; ed in capo al detto iuogo
ì! santo PaLriarca aììa mensa co suoi fratì, ai qua!i
mancando i! pane, viene loro somministrato in
cofani dagìi Angeìi. 11 san Girolamo sovra la porta
di san Giuliano; la Nascita della Vergine in santa
Soiia ; in san Cassiano la Visita sua alla cognata
Elisabetta, con due quadri lateraìi; in santa Marta,
Cristo nella casa di Marta e Maddalena; e nelia
cbiesa di santa Lucia, santo Agostino con molti
Santi sopra un altare, sono pure opere sue.
Bassano.
Abbiamo anche veduto, nella Parroccbiale del
Castello superiore di Bassano, la tela del Rosario,
con numero d'Angeb cbe dispensano corone e rose
ai divoti della Vergine^ tra i quali sono toìti dal
naturale ii doge Marin Grimano, la Dogaressa sua
moglie, il padre e la mogbe del meclesimo Cava-
liere, ed alcuni dei Confratelb; in san Giovanni
Battista il Crocebsso, dalie cui piagbe gb Angeii
raccolgono il cadente sangue. Ed in santa Cate-
rina, neli'altar maggiore, queila santa Regina cbe
si sposa a Cristo, assistendovi ii santi Agostino,
Nicola, Lazzaro, santa Monica, ed aitri; accura-
tissima fatica.
VicenM. In Vicenza mirasi ancora, ìn santa Corona,
sant'Antonino arcivescovo di Fiorenza dinanzi un
tempio, cbe fa elemosina a molti poverelb ; ed in
Merlara. Merlara, vilia dei Padovano, la Nascita della Re-
gina del Cieìo.
Verona. II signor Giovanni Pietro Cortoni in Verona,
tra le molte sue pitture, ba il sogno di Nabucco-
donosorre ^ ii signor Bernardo Giunti trasportò a
Fiorenza. Fiorenza un bebissimo Paradiso, con picciole e
dibgenti bgure.
5?5
Ma (come da prì^ieipio toccammo) ebbe Lean-
dro moìta attività nel fare i ritratti; che però am-
bivano i Principi e i gran signori essere da lui ef-
dgiati. Quindi capitando a Venezia ii Cardinale di
Giojosa, don Francesco di Castro, i Cardinali don
Pieiro Aldobrandino ed Aiessandro da Este, Fer-
dinando duca di Mantova, e Vincenzo iì fratello
cardinaìe, ed il cardinal Pio, voiiero essere da lui
ritratti. Fece di più alcuni Principi deiia Casa di
Austria a requisizione di Rodolfo li. imperadore,
di cui fece pure il ritratto; i quaìi piacquero in
maniera a quelìa Maestà, cbe io invitò alla Corte:
ma quegli non voìendo iasciar Venezia, n'ebbe in
dono un medagiione d'oro col di lui impronto.
Ritrasse ancora i cardinaii Delfino, Vendra-
mino, Micbei de' Prioii vescovo di Vicenza, il pa-
triarca Tiepoio, ed i Dogi veneti, oitre ii Grimani
descritto; Leonardo Donato, cbe di furto dipinse
naturaiissimo; Marc'Antonio Memmo, Giovannì
Bembo, ed Antonio Prioii, ii quaie bnse armato da
Generale, ed in abito di Doge, cbe si vede nelle
stanze deila Procuratia; e fece similmente l'efbgie
de' suoi bgiiuoli e della nuora con particolare dili-
genza ed affetto, essendo egii molto famigliare di
quel Principe, trattando e mangiando spesso coi
medesimo; Pietro Barbarigo generaie deìì'armata;
Nicoiò Sagredo in abito di Consoìe, per iì quale
operò più cose, ed altri gentiluomini e senatori
veneziani; il Conte dalla Torre armato, e molti
signori oltramontani, e gli Ambasciatori ordinarii
dei Principi ; e Ira questi monsignor Gessi nun-
zio apostolico, don Abonso daila Queva ambascia-
3?4
tor cattolico, che furono poscia amendue Car di-
nali ; ed Enrico Uvotonio ingìese, in piedi con xi-
marra rossa ; e gran numero di dame venete.
Parimente ritrasse i giureconsuìti Taddeo Ti-
rabosco, oratore eloquentissimo (é appresso il si-
gnor Marc'Antonio suo figliuolo, chiaro letterato
e favorito deiìe Muse), Luigi Buono, e Paolo Pin-
cio con catene in mano, come queiio che voìon-
tariamente si diede in potere degli Uscocchi per
trarre il padre di schiavitù, che fu poi dallo stesso
liberato ; Giroiamo Campagna, scultore di grido (è
in casa del signor Giuseppe Caliari); Luigi Cor-
radino, dottore celebre padovano, conservato dal
signor Nicolò suo gentile e virtuosissimo hgliuolo;
Giovanni Vincenzo Gela in piedi; Pompeo dai due
Mori; un mercatante di casa Colombina, con cane
appresso, stimato bellissimo; ed altri molti soggetti
di diverse nazioni. E in Bassano, nella casa dei
signor Carlo INipote, eccellente pittore di cui al-
trove si è detto, vedonsi i ritratti deirAriosto, del-
la signora Vittoria Colonna, d'un Tedesco e d'una
donna, raramente coloriti; oltre un Cristo nelhor-
to, e un Crocehsso.
II signor Cristoforo Oroboni in Venezia ha si-
milmente del Cavaliere un singolare ritratto d'uo-
mo che comincia ad incanutire. II medesimo si-
gnore in questa sua giovanile età, per dar saggio
del nobilissimo animo suo (appresso le altre sue
rare qualità), attende con molta lode al disegno,
ed ha di più fatto acquisto d'una hgura del Sal-
vatore coronato di spine, in atto umilissimo, cu-
^todito da un soldato, opera singolare deli'immor-
5y5
ta!e Tixiano; e Tnna effìgie di donna non men
vexzosa che naturaìe, con morbide carni e bionda
capigìiatura, deì medesimo Tiziano (non descritti
neba sua Vita per non essere stati prima da noi
veduti); e di due ritratti di marito e mogiie ve-
stiti ali'uso antico, del celebre Tintoretto; ed ai-
tro di mano di Paris Bordone, di soggetto quali-
bcato, con iunga barba e veste nera, delicatissi-
mo ; ed aitre pitture ancora dei più moderni au-
tori, coiie quaii va crgendo una famosa gaiieria.
Formò ancora ii nostro vaìoroso Bassano di-
versi componimenti di poesia, tratti dalia Sacra
Scrittura; ed ii signor Jacopo Ponte, meritissimo
bgìiuolo, più date nominato, conserva un piccioio
quadro colla Sibiiia che dimostra ad Ottaviano
imperadore ia Vergine in aria coi nato Messia in
seno, tocco di graziosissimi coìpi; aicuni ritratti
con aitre fatiche; ed uno dello zio Francesco,
coiia regina Saba aiia presenza di Saiomone; e
una piccioia tavoietta d'un Deposito di croce, dei-
i'avo suo.
Leandro inventò anche mo!ti pensieri, ov'en-
travano animaii, pesci, masserizie, ed aitre cose,
che (com'era costume deì padre suo) traeva, con
moita appiicazione, dai naturale. E di questo ii
signor Luigi Barbarigo di san Poio ha una gentiie
invenzione dei Figliuol prodigo.
Sono anche sue invenzioni i cartoni con Cri-
sto peilegrino che se ne va in Emaus coi Disce-
poii, e come siede con loro aiia mensa; dai quaii
furono tratti i mosaici deiia vóita sopra l'aìtare
deiia Madonna neiia chiesa di san Marco. Furono
deìle ultime sue fatiche, neiia chiesa del Sepoicro,
ia processione funebre di nostra Donna, dopo ii
passaggio di questa vita; ove appare queirempio
Giudeo, che voiendo impedire la pietosa funzione,
rimase colie mani inaridite, e pendenti aiia bara:
ma poscia ravveduto deli^errore, confessando Cri-
sto esser vero Figliuoio d'Iddio, e nato di Maria
Vergine, fu risanato; e come fu riposta dagii Apo-
stoli nella sepoltura.
Era ii Cavaliere di umor meianconico, ma de-
dito ai trattenimenti dei canto e dei suono, e ad
altri piaceri. Diiettavasi suonare ii iiuto, e ritrova-
vasi volentieri ove si esercitavano simiii passatem-
pi, per solievar i^animo dalie noje che ia pittura
porta seco.
Teneva moiti scoiari in casa, e conducevaii
seco quando ne usciva ; uno dei quaii gli portava
io stocco dorato, Faltro il memoriaie, per ridursi
a mente le cose che aveva a fare ; dimostrando
grandezza e spiendore in ogni sua azìone.
Vestiva di ricchi panni, con coliana aì colio, e
le insegne di san Marco ; ed alla sua mensa vo-
ieva che assistessero tutti quei giovani, e che ai-
cuno di ioro gii facesse ia credenza, assaggiando
prima ciascuna delie vivande, pel continuo sospet-
to che aveva d^essere avveienato: ma quei ghiotti
mangiandone talora più deii'onesto, il Cavaliere
ne faceva romore.
Spendeva egii prodigamente, ed in particolare
nelie cose deì vitto; teneva casa aliestita, prati-
cata da moiti signori, coi quali sapeva egii usare
nei trattamenti ii dovuto decoro; nè riducevasi
3yy
maì a dare a cliicchessia ie opere sue se non ad
onorato partito.
Fu egli nondimeno (tuttochè di sempìice na-
tura) pronto neìie risposte; onde una hata ritraen-
do rAmbasciatore di Spagna, ed avendo in quei
giorni il suo Re fatto acquisto d'una piazxa, di-
mandò al Cavaiiere queiio che gliene pareva, e se
avrebbe dipinta queiia vittoria. Ed egli, senza per-
der tempo, rispose che appunto gii sopravanzava
un pezzo di teìa, neììa quaie aveva già non molto
ritratto i'acquisto deii'aìtra piazza fatto dai Re per-
dente, e che se idavrebbe servito in queìi'occasio-
ne ; voiendo prudentemente inferire, che !a for-
tuna era soiita spesso a mutar faccia, e speziai-
mente in fatto di guerra.
Finaimente avendo ii cavaiiere Bassano stabi-
iito nei mondo iì nome suo coìie beiie imagini da
iui dipinte, testimonii perpetui del suo vaiore, dopo
molti giorni di malattia, accompagnato dai santis-
simi Sacramenti, fece il suo passaggio, nel sessan-
tesimo quinto anno delia sua vita, e di nostra Re-
denzione ; e fu con onorevole pompa coile
insegne di Cavaiiere portato in san Saivatore, ove
ebbe sepoitura. La cui patria si può a ragione gio-
riare di aver pareggiata ia iode deìie città deiia
Grecia (pei molti pittori usciti da questa insigne
famigiia), acquistata mediante i Zeusi, i Timanti
e gii Apeiii.
GEO. BATTESTA E GmOLAMO E^OI^TE.

Si diedero questi due frateHi a copiar le pit-


ture del padre loro, e mo!to bene le imitarono;
- e Girolamo fu prossimo alf addottorarsi in medi-
cina. Ma continuando tuttavia a dipingere, mutò
parere, seguendo il naturale talento della casa; e
fece opere tali, tratte pure dal padre, che alcune
passano per quella mano. Morì Giovanni Battista
in Bassano d'anni 60 nel i6i5; e Girolamo an-
ch'egli passò di questa vita in Venezia d'anni 62
nel 1622; ed indi trasportato a Bassano, fu sep-
pellito nell'arca de' suoi maggiori.
aowm:
579

VÌTA
m

JACOPO PALMA
IL GIOVANE

--

.^^,ile glorie recate daì vecchio Palma alla pittura


8Ì aggiunsero gli onori di Jacopo i! giovine, il qua-
ie, non portato dal caso, come ad alcuno avviene,
ma per Fordine dello studio giunse al grado della
perfezione. Egli nacque in Venezia Fanno
e fu figliuolo di Antonio Palma, nipote del Palma
vecchio, in cui rinnovò ia felice memoria deilo zio;
e dicono alcuni essere di mano d^Antonio la pri-
ma tavola col san Bernardino nella entrata della
chiesa dei santi Apostoli.
Fu posto Jacopo ancor fanciuììo dal padre al
disegno, e d^anni quindici incirca ritrasse molte
ecceìlenti pitture deiia città, fraìe quaii il san Lo-
renzo di Tiziano nella chiesa dei Padri Crociferi,
dove spesso capitar soleva Guido Ubaldo duca di
Urhino, che dilettavasi vederlo a dipingere; ed una
fiata, mentre quegli udiva messa, Jacopo postosi
in un canto dell'aitare, fece ii ritratto di iui; ii
che osservato dai cortigiani, e riferito al Duca, se
ne compiacque in guisa, che voiie ii quadro appres-
so di sè colia copia dei san Lorenzo che fatto ave-
va; e dimandatoio se voieva andar seco, pronta-
58o
mente Jacopo s'oììerì a'suoi servigi; e passato
!ui ad Urbino, il Duca diede commissione al mae-
stro di casa di ben trattario, e provvederio di tutto
ciò cbe gii occorresse.
Ora standosene ii giovine in queiìa Corte, fece
copia di alcuna opera di Raiìaello e di Tiziano con
piacimento di quel Principe ; ma essendogii una
voita negata la merenda dal dispensiere, se n'andò
ai Duca a cbiedergii licenza ; ii quale intesa ìa ca-
gione, cbiamato ii dispensiere, lo sgridò fortemen-
te : onde Jacopo non ebbe più. a doiersene.
Ma vedendo ii Duca gli avanzi cb'egii faceva,
ii mandò poi a Roma ai fratelio Cardinaie, acciò
ivi avesse maggior comodo di studiare ; dove ai-
l'ombra deiia quercia d'oro per anni otto se'n vis-
se, disegnando ie più pregiate statue di Roma; ed
in particoiare ritrasse ii cartone di Micbeiangeio
Buonarroti e ie pitture di Poiidoro, piacendogii
molto quelia maniera, percbè si approssimava (di-
ceva egli) alìo stiie veneziano: ed aicuni di quei
disegni si conservano da Jacopo Aibareiii suo di-
scepoio.
In questo mentre ii Paìma dipinse neìia gai-
leria e neiie saie dei Yaticano. Ai Padri Crociferi
aiia fontana di Treveri fece, sopra ii ioro aitare
maggiore, un coro di Angeii in atto di adorare ii
Santissimo Sacramento; e sovra ia porta deiia cbie-
sa dei santi Vincenzo ed Anastagio bgurò l'im-
magine deiia Vergine simiie a queiia di santa Ma-
ria Maggiore.
Urbino.
Pervenuto agli anni ventiquattro, stanco di sta-
re in Roma? se ne tornò ad Urbine per riverire
38:
H Duca, e per fargii vedere moìte delie fatiche che
fatte aveva; a cui erano state dai detrattori ripor-
tate di lui non buone novelie: onde fu dal Duca
ben veduto e commendato, e con buona sua li-
cenza se ne passò poi a Venezia, dove visitati i Venezia;

Padri Crociferi, volle compartir ioro ie primizie


del suo ingegno, facendo in capo al loro dormito-
rio ia Rgura delia Vergine con Angeli adòranti;
e dopo quaiche tratto di tempo espresse neli'aspetto
di una scala ITnvenzione deiia Croce, fatta da san-
ta Elena.
Ma provando egìi molta difficoità nelìTttenere
un impiego di quaiche momento in queiia città,
pei numero degii ecceììenti pittori che aiiora fiori-
vano in queiia patria, se ne passò di nuovo a Ro- Roma,
ma. Nè moito egli vi si trattenne, infastidito in
hne di operare sotto ii maestro, come ivi s^ acco-
stuma; e venutone di nuovo a Venezia, incontrò
occasione di fare ai Padri di san Nicoiò de' Frari
un Deposito di croce, che condusse coiia maniera
della scuoìa di Roma.
Indi, con modo assai migiiore, dipinse sotto ii Venezìa.

coro dei detti Padri Crociferi la figura di san Cri-


stoforo ; ed ai Padri di san Giorgio Maggiore, per
ia loro sagrestia, operò ia tavola delia Puridcazione
deiia Vergine, coitivando tuttavia io studio sopra
ie cose di Tiziano e del Tintoretto, che riconobbe
sempre come padre deibarte, e di cui in qualun-
que occasione predicava ia soprannaturale virtù.
Divenuto poscia famigìiare di Alessandro Vit-
toria, dal cui giudizio dipendeva allora la città tut-
ta nelle deliberazioni che far si avevano nelle cose
583
di scokura e d'architettura nou solo, ma deìla pit-
tura; iì quale non ben servito dal Tintoretto e dal
Yeronese, come quelìi che, essendo uomini stima-
tissimi, non comportvano dipendere da uno sculto-
re ; per isdegno prese a favorire ii Palma, procu-
randogìi qualunque occasione che gìi avveniva: ai
cui aifetto questi corrìspondeva colla continua ser-
vitù ed ossequio. Onde gii fece allogare l'opera a
fresco, nei santi Giovanni e Paoio, intorno ai se-
poicro di Giroiamo Canaie, famoso capitano di ma-
re ; dove Jacopo fece di terretta giaila due hgure
di Marte e di Nettuno, e sopra una cornice so-
stenuta da coionne doriche pose varii prigioni se-
denti, ed intorno ad una piramide parecchi soidati
con aitri vinti e spogiie militari, e la Fama voìante
con trombe d'oro.
Dipinse dopo in san Jacopo daii'Orio, neiia
cappeiia di san Lorenzo, due grandi teie ad olio ;
in una deiie quaii fece ii santo Diacono dinanzi ai
tiranno, cui dimostra i poveri ai quaii aveva di-
spensato ii tesoro di Santa Chiesa; ed ii martirio
suo neli'aitra: ed indi a quaiche tempo, con avan-
zo di studio, divise, neila sagrestia, in mezzani
quadri, gli Ebrei che mangiano ì'agneiio pasquale
neli'uscir deii'Egitto; ia sommersione di Faraone;
ed il cader deiia manna e delie coturnici nei de-
serto. E qui fbrmò aicune beiie donne, con brac-
cia e gambe scoperte, e moiti ignudi che ie rac-
coigono; le quaii trasse dai Gambarato, pittore
che seco conversava, contentandosi questi servirgii
per modeiio, con patto di voiere una copia di cia-
scun disegno ch'egii faceva; ed ii Crocehsso. Ed
585
m capo alla detta sagrestia ritrasse Gio. Maria da
Ponte piovano, genufìesso dinanxi a nostra Signora,
con san Jacopo a lato, e gii Evangelisti neU'inta-
volato. Ed a requisizione deHo stesso Piovano di-
pinse a fresco, a Ponte-longo nei Padovano, alcune
storie pure delia Scrittura.
Ma quelio che diede la pienezza deiia lode ai
Paima fu il quadro ch'egli fece poscia in san Ni-
coiò dei Frari, col Saivatore che trae dal Limbo i
santi Padri, che fu commendato dali'universale per
la buona forma recata a quei corpi, e per la fre-
schezza del coiorito; e riportò in queili molti ri-
tratti degii amici suoi.
Crescevano intanto gii adari del Paima (poichè
la fortuna non comincia per poco così neii'oppri-
mere come nei soiievare gii uomini aiia felicità);
onde gii furono commesse due tavoie per la chiesa
di san Jacopo di Murano, in una delie quali fece il Murano.
martirio di santa Caterina, e nelia seconda unsan-
to vescovo d'Ippona, successore di sant'Agostino,
tormentato in varie guise ; ed in san Martino i por-
teili deil'organo; e neiia cassa alcune azioni del
santo Vescovo.
Ma le opere fatte in Venezia ci richiamano di
nuovo; chè non mancando il Vittoria deila soiita
protezione, predicava del continuo ii valore del-
I' amico, a cui fece assegnare, dai Confrati delia
Compagnia del Sacramento di san Giovanni in Bra-
gora, due quadri, in uno dei quali rappresentò no-
stro Signore che iava i piedi agii Apostoli, e vi è
un servo che porta un vase con bel movimento;
e neii'aitro lo stesso Salvatore dinanzi a Caifasso
584
che si squarcia le vest!, e san Pietro neìì'atto di
faveMar con Pancella; cbe sono crue spiritose iigure.
E neiia chìesa deiia Trinità fece neila cappella
deli'altar maggiore la presa di Cristo nelPorto, e
la Hageliazione alia colonna, iingendo Pazione di
notte tempo, con ombre e lumi gagliardi, tolti da-
gli splendori delle lucerne, e dalle daccole accese
tenute daiia sbirragiia.
In santa Maria Giubenico dipinse poi neìf al-
tare di casa Duoda ia Visita di nostra Signora a
santa Eiisabetta. In san Paterniano ia tela con esso
Santo, ed uiPaitra minore: in santa Maria For-
mosa un Deposito di croce nel seno della Madre
sua ; in san Giuliano, nei sofdtto, ii santo cavaliere
cbe sale al Cielo, ricevuto dalla Santissima Trini-
tà, con moiti Beati intorno ; due quadri, sopra le
cornici, di Cristo mostrato da Pilato al popolo, e
di Cristo risorto; PAssunzione della Vergine ai
Cieio, nelPaltare dei Merciari, e la tavoia di san
Giovanni evangeiista con aitri Santi.
In santo Antonino fu eziandio opera di lui tutta
la cappelia di san Sabbà, dove nelPaitare conser-
vansi le reliquie sue, che si vede portato ai Cielo
dagli Angeli.
Avanzavasi tuttavia il concetto delPautore, con-
correndogli opere da ogni parte; onde nTbbe dai
Confrati di san Giovanni evangelista il far le pit-
ture del loro albergo, dove colorì quattro visioni
delPApocaiisse; il Trionfo della Morte, che sen cor-
re sopra bianco destriere colia falce in mano, ed
altri tre Cavalieri sopra cavalii di varii colori, con
archi e spade, trionfando dTmperatori e di Regi.
385
Nel secondo appajono i crocesegnati dalFAn-
geìo, nei quali ritrasse gran numero dei medesimi
Confratelli.
Nel terzo fece gìi Angeli che uccidono molti
popoìi, formandone aìcuni ignudi per far sempre
vedere F arte e lo studio.
E nei quarto vi sta la Vergine coronata di stel-
ie, cinta di splendori, colla Luna sotto i piedi, e
ii dragone ; e san Giovanni che in ciascun dei qua-
dri scrive la visione.
La fortuna preparògii ancora in questo mentre Pitture
del palazzo
più degne occasioni, essendo egii aggregato al nu- ducale.
mero dei pittori destinati per ie opere del palazzo
ducaie, adoperandosi molto in suo favore ii Vit-
toria ; onde ottenne uno degii ovati maggiori dei
soffìtto neì gran Consigiio, e due quadri dalie par-
ti. In queiio verso ia Quarantia Civii-nuova fece
la battaglia navaie seguita sul Po presso Cremona
tra Pacino Eustachio da Pavia, generaie di Filippo
Maria Visconti duca di Milano, e Francesco Bem-
bo per la Repubblica, riportandone ii Bembo ia
vittoria, e moite spoglie dei nemici. Qui si vedono
molti combattenti sopra dei navigli, con aitri ca-
duti nel hume; e chi salisce sopra scale di corda
sugli alberi dei legni. 11 quadro é comunemente
detto nè ii Palma fece per avventura
il migliore pei disegno e per la forza deì colorito.
Dicesi che incontratosi coi Tintoretto nei tempo
stesso che in quello operava, lo dimandò ciò che
faceva ne^ quadri suoi, che seguivano Pordine me-
desimo. A. cui ii vecchio, scherzando, rispose: Io
faccio alcuni che vanno sugli aiberi. Dei cui avviso
RtDOLFI. T. II. 25
58G
si prevalse ii Paima, facendone anclì'egìi aiCLnn,
nei modo detto, in atto di saiire ; che poi veduti
dai Tintoretto, disse: Costui mi ha rubata Pinven-
zione. E sotto vi è notato:
AMPMSSIMIS CVM SPOLIIS FLVVIAHBVS CREMONAM DE
INSVBRE REFERTVR VICTORIA.

Ben avventurato ii Paima s egii avesse semjire


camminato di questo passo, poichè tra queili ciie
dipinsero in quei giro di tempo rimase ancora in-
determinata la lode ; ma datosi, dopo la moi te dei
Tintoretto e dei Bassano, ad una buona pratica,
attese poscia a far operare in gran quantità, aven-
do per solo hne, in molte di quelie, di trarne più
i'utiiità che ia lode.
Neli' aitro quadro, vèr san Giorgio, vedesi ia
città di Padova sorpresa dai Pitigiiano generai ve-
neto, e da Andrea Gritti provveditore; poichè es-
sendosi introdotti molti soidati, frammessi tra carri
di fìeno, in queila città, uccisero ie guardie ; e se-
guendo appresso i capitani coi rimanente deiì'eser-
cito, se ne impadronirono ; ove si vede ii Gritti a
càvailo con bastone in mano, e vi è registrato :
GRAVISSIMO AB VNIVERSA EVROPA BELLO REIPVBLICA
OPPRESSA, PATAVIVM DEMISSVM, QVADRAGESIMO
POST DIE, VNO ADITV IMPETVQVE RECVPERATVR.

E neil'ovato posto nei mezzo stassi Venezia


sedente coiio scettro, sopra uno sprone di gaiea
ed arme varie, coronata d'uiivo da una Vittoria,
sotto maestoso baidacchino, col quaie ricoperse al-
cune architetture che non gii erano riuscite; di-
S8y
nanzi alla quale vengono concìotti diversi prigioni,
per dinotare le vittorie ottenute cìei Carraresi, de-
gli Scaiigeri, dei Visconti, dei Genovesi e d'altri
popoìi (rappresentate anche per altra mano in quel
recinto) ; con donne piangenti, che inferiscono ìe
città soggiogate. E sopra gii scaglioni stanno schiavi
ignudi incatenati, condotti con moito disegno ed
intelligenza, dimostrando in quelii Tavanzo dello
studio che fatto aveva dalle cose di Michelangelo,
e daiie buone pitture di Venezia; e tra questi sono
altre donne con putti, ed arme varie.
In questo tempo il Palma ottenne ancora dai
Confrati delia Compagnia deiia Giustizia di far le
opere tutte che occorrevano nella parte di sopra
della Scuola ioro nuovamente fabbricata; e ben-
chè il Tintoretto vi avesse fatta ia bellissima ta-
vola dei san Girolamo già descritta, nondimeno
prevalscro in maniera gli ufficii del Vittoria e Pau-
torità di Francesco Tedaldo guardiano maggiore
e suo amorevoiissimo compare, che a lui solo fu-
rono allogate. Ora nelìa parte del paico, che può
arrivare in iunghezza a piedi cinquanta, e trenta-
quattro in iarghezza, appare la Vergine condotta
al Cielo per mano dei Figiiuolo aiia presenza dei-
l'Eterno Padre, intorno a cui stanno adoranti i
ventiquattro vecchioni descritti neil'Apocalisse, ed
Angeli che gli volano intorno con lumi ed incen-
sieri fumanti d'odori. Sopra ìe nubi sono collocati
Adamo ed Eva, Abele, Noè, Abramo, ed altri Pa-
triarchi; Davide coll'arpa, Giona, ed altri Profeti,
ignudi formati con molta arte ed accuratezza: va-
lcndosi ancor qui delle cose studiate dai marmi
588
antlclii c Ja Michcìangclo, daì qnali apprcsc ìa
buona forma; chè non s'impara dal solo naLuralc,
se non viene regolato Jalhartc. Ed a quclli fram-
misc iITiziano, il Vittoria, il tletto Tcdahlo, Clau-
dio da Correggio organista di san Marco, Giovanni
da Udine musico, ed altri amici suoi, e sè stesso
colla moglie ; cd intorno al sepolcro fece alcune
grandi Rgure degli Apostoli, c dei santi Girolamo
ed Agostino. Ma questMpera essendo troppo sopra
l'occhio, non si gode che di parte in parte, ingan-
nandosi in questo luogo il Palma, che poteva col
diminuir delle hgure accomodarsi più aggiustata-
mente al sito ove aveansi a vedere.
Nel recinto poscia di quella sala divise in più
quadri le azioni di san Girolamo. Nel primo egli
è condotto in visione dinanzi al tribunale di Dio,
e flagellato per essersi dilettato di leggere le Opere
di Cicerone.
Nel secondo vien creato Cardinale da papa Da°
maso sedente fra' Cardinali ; vi è la Corte papale,
e vi ritrasse similmentc molti amici suoi, tra' quali
Giovanni detto da Udinc, con Girolamo e Nicoiò
fratelli, e medesimamente sè stesso.
Indi, nei terzo, il Santo assiste all'cdihcare ii
suo convento in Betlemme, ove lavorano molti ar-
tehci, chi nello scarpeiiar Ie pietre, chi nel com-
porre la calcina, chi neli'ergere ie mura, e chi
nel portare lo schifo.
Nel quarto, mentre il Cardinaie se ne sta leg-
gendoia Scrittura Sacra a'suoi Frati, sopraggiunto
d'improvviso un leone chc gli mostra il piè ferito,
quelli fuggono entro i porticaii del convento vicino.
38g
E nei gìrar dcli'angolo ìi Santo stassene stu-
diando nel suo gabinetto.
Nei sesto gli vcngono presentati alcunì doni
dai mercatanti. Kei settimo vedesi ii venerando
vecchio, giunto alla dne delia vita, steso in terra
sopra una stuoja, posto in un belio scorcio ; e i suoi
Frati gli cclebrano le esequie : cbe è uno dei mi-
giiori quadri cii queli^Ordine.
Finaimente ii giorioso Cardinaie appare a san-
to Agostino, mentr'è portato dagli Angeii ai Cieio.
In appresso il Palma pose di nuovo mano aiie
opere dei paiazzo ducaie ; onde neila parete verso
ii cortiie, continuando l^istoria di papa Alessan-
dro III., dipinse Ottone iicenziato dal medesimo
Pontebce e dai doge Ziano per trattare ia pace
coi padre Federico; dove ritrasse moiti Senatori,
ii gran canceiiiere Francescbi ed altri amorevoli
suoi, e Marco Doice gran capitano di Giustizia
vicino aiia pietra dei bando, con molti piebei.
Neì rincontro esprcsse l^acquisto fatto di Co-
stantinopoii dai doge Enrico Dandolo unito coi cro-
cesegnati, rimettendo in istato Isaccio posto in pri-
gionc dal fratelio, e privato delbimpero. Ma paren-
do al Cicogna, uno dci signori presidenti aiia fab-
brica, ch'egii avesse rappresentata queii'azione con
dcboie apparato di gaiee, tuttocbè pcr altro rispet-
to iosse buona pittura, gii fcce ievare ìl quadro, c
vi rimisc quelio cbe ora si vede.
Gii toccò ancora in quciie divisioni ia iunga
teia sopra ii tribunaie deiio Scrutinio, nelia quaie
dispiegò i'cstremo Giudizio;ove appare Cristo giu-
sto giudice in atto di fuiminar ia scntenza, sostc-
5go
nuto da moiti AngeH, mentre aìtri vanno chiaman-
do altri uomini, già risorti, al Giudizio. Dalle parti
sta ìa Vergine orante e san Giovanni, con molti
Beati intorno ; gii eietti e i dannati in due schiere
divisi, queili soiievati parte dagii Angeii al Cielo,
questi cacciati neii' Inferno; nei quaie componi-
mento entrano moitissime hgure. E di quest'opera
Jacopo Tintoretto soleva dire, che gii avrebbe dato
i'animo di riduria assai migiiore senza aggiungervi
cosa alcuna, ma soio coi levarvi alcune hgure che
gii parevano superfiue, non consistendo ia perfe-
zione neiia moitiplicità delie hgure, ma nel coiio-
carie bene, senza confusione, e coii'ordine dovuto.
Ma egli è tempo di ragionare deiie opere fatte
ai Padri Crociferi, ai quaii il Paima visse sempre
divoto, poichè sino da fanciuiio fu da queiii avuto
in protezione ; e prima faveiiiamo deiie pitture dei-
POspitaletto. Nei mezzo del sofhtto fece nostra Si-
gnora assunta al Cielo, ed in otto spazii intorno
Angeli con istromenti musicaii; e nelbaitare Pado-
razione dei Magi, in uno dei quaii ritrasse ii pa-
dre Liberaie Marini priore di quel tempo.
Neiia parte destra, san Cieto pontefice, istitu-
tore di quella Reìigione, conferisce ai detti Padri
un Breve, in cui è notato :
CLETVS P. P. INSTITVTOR KELIGIONIS CRVCIFERORVM.

Nelia sinistra ii pontefice Paolo IV. porge un


altro Breve ali'Ambasciator veneto, ove si legge :
PAVLVS P. P. IV. AD PERPETVAM REI MEMOIÌIAM. IN-
TVITV SERENISSIMI PRINCIPIS ET DOMINì VENET.
PER EORVM ORATIONEM NOBIS SVPPLICANTIVM.
Sgi
Hd in quest'azionc intervengono ii padre Be-
nedetto Leoni, fti generale di quelìa Congrega-
xione e vescovo d'Arcadia, ed il padre Contarino
autore del tratti dal naturale.
Sovra la porta dNngresso è nostro Signore da-
gellato, in cui il Palma volìe concorrere con quelio
di Giuseppe d'Arpino dato alle stampe, che è in
vero studiosa fatica.
iNelPangoìo vicino finse ii doge Reniero, Zeno,
e la dogaressa Aioisa contessa di Prata, sua moglie.
Ii Doge tiene un breve scritto, inz^zM??z Jz??z?(izM??z
/zzc^z, per dinotare ìe entrate da iui iasciate a quel-
i' ospitaie, ora protetto per istituzione di quei Prin-
cipe dai Procuratori di san Marco ; e quivi è anche
ritratto ii signor Borbone Morosino procuratore di
san Marco, ed aicune povere donne del detto ospi-
taie, così ben coiorite che sembrano vive.
Nei seguente vano, sovra i'aitra porta, nostro
Signore viene riposto nel monumento dai pietosi
amici, ed in persona di Giosedo è ritratto ii signor
Luca Micheie procuratore di san Marco.
Neii'aitra parte dei mnro divise in tre grandi
quadri le azioni del doge Cicogna ; e nei primo,
vicino ai hanco destro deii'aitare, sta quegii in abito
di Senatore alia Messa adorando iì Santissimo Sa-
cramento, somministrato dal padre Priamo Balbi,
aiiora ospitaliere, ad alcune donne dei detto ospita-
!e naturaimente rappresentate; e sotto il quadro
stesso vi è scritto:
VT P7ESENTEM VIRVM AMPLISSIMVM D. M. PÌIOCVRA-
TOREM IN LOCVM DEMORTVI PRINCIPIS SVBSTITVAS,
TE ROGAMVS, DOMINE. DIE XV. AVGVSTI MDLXXXV.
Nei secondo, mentre egii é presente aiie divinc
iodi cantate dai Padri medesimi, un fanciullo gii
reca ia nuova deiia sua creazione; e i iscrizione
é taie:
DVN SACRA PERAGVNTVR MISTERIA^ ADOLÈSCENS QVI-
DAM IMPROVISV NVNCIAT PASCALI CICONIA D. M.
PROCVR. PATRES IN LOCVM DEMORTVI DVCIS SVB-
STITVISSE, CONFIRMATVRQVE MAGNI SCRIB^: , ET
DVORVM A SECRETIS ADVENTV SCEPTRVM FEREN-
TIVM. DIE XVIII. AVGVSTI MDLXXXV.

Nel terzo vedesi il medesimo Principe cogli


abiti ducaii visitare ii detto luogo, come sempre
usò di fare ciascun anno nei dì deli'Assunzìone
deiia Vergine, accompagnato dagli Ambasciatori
dei Principi e dai Senatori ; e vi è ritraLto, in per-
sona dei Nunzio apostoiico, ii padre Lauro Badoaro
chiaro predicatore, con alcune deile narrate don-
ne, cbe rendono grazie a Dio, per l' assunzione di
iui ai principato, in questa forma:
GRATIAS TIBI AGIMVS3 SVMME DEVS, QVOD DVCEM IN
HIS REGIONIBVS SA:PE NOBIS LICEAT CONSPICERE :
VIVE IGITVR FOELIX, OPTIME PRINCEPS, ET MEMOR
ESTO NOSTRVM ASSIDVE PRO TE PR/ECANTIVM. DIE
XVIII. AVGVSTI MDLXXXV.

Ma entriamo neiia chiesa dei Padri medesimi,


e qui vediamo, neii'aitare dei Peiiiciari, il san Gio-
vanni, a cui ii carnefice avendo tronco ii capo, io
presenta ali'empia figiiuoia di Erodiade, ia quaie
con vezzo ridente lo riceve in un bacino d'argcn-
to, accompagnata da nobiiissimc giovinette ; ed ai
3g5
piCfH è rÌLraLLo ii padre Giuìiano Cirno ìn persona
di san Lanfranco vcscovo, eci ii padre SimonRossi
in san Liberio, ambedue deii'Ordine dei Crociferi.
Ma soiieviamo la veduta ai coro, e qui miria-
ino !re sacre istorie. La prima di Cristo che se ne
va ai monte Calvario accompagnato da molti mi-
nistri, colia Vergine madre svenuta in braccio aiie
Marie; e ia vergine Veronica gii pone il velo per
asciugarlo. Nel mezzo ii Redentore crocefisso, con
molte figure appiicate in diversi ufficii, e corpi di
morti risorgenti dai sepoicri. E nel terzo luogo ii
medesimo, che condottosi ai Limbo ne trae i santi
Padri. E perchò parve ad un beii ingegno che ia
ftgura dei Salvatore facesse in queli'atto qualche
vioienza, ne motteggiò ii Palma ; ii quale tosto ri-
spose: Non dite queste cose, ché Dio può far ciò
che vuoie.
E nelia parte anteriore stanno gli Ebrei man-
giando l'agnello pasquale; nei iati due Profeti.
Sovra la porta deiia sagrestia è ia Regina dei
Cieli in mezzo d'Angeli festeggianti ; e dalie parti
ii Saivatore che discaccia i venditori ed i compra-
tori dal tempio, e quando se n'entra trionfante in
Gerusaiemme. Sotto l'organo ritrasse una delie vi-
sioni di Ezechielio, ed intorno aiia cassa sono di-
vise parecchie istoriette delia Scrittura.
In capo aiia sagrestia dipinse gli Ebrei nel de-
serto morsicati dai serpenti, con Mosè che ioro
addita ii serpente di bronzo ; e qui compose grup-
pi di beiii ignudi agitati in moitiplicate guise dai
doiore; e daiic parti vedesi san Cieto e ia regina
sant'Eiena.
In uno dei tre spazii del sofdtto fece Davide?
che fuggendo l'ira di Saule riceve dal sacerdote
Abimelec il pane delìa propiziazione ; il cader dei-
!a manna nel secondo, ove similmente scorgonsi
a!cuni ben intesi ignudi; e nel terzo l'Angelo reca
i! pane succinericcio ad Eha, con hgure a chiaro-
scuro per ornamento: neile quaìi operazioni com-
prendesi aì certo quanto i! Paìma losse vaioroso,
e qual grado di onore se gli convenga tra gii ec-
ceìlenti pittori. E quaiche tempo cìopo, nella stessa
sagrestia, operò la tavo!a deìl'altare, ov'entra la
Vergine ed aìcuni Beati, moìto ìodata per la de-
licatezza. E nell'ultima età sua espresse, sopra ai
banchi, in quattro quadri, l'istituzione e ìa rifor-
ma deiia Regola dei medesimi Crociferi, fatta dai
sommi Pontehci ; i'Invenzione deiia Croce: ed Era-
ciio imperadore, che riacquistato il sacro Legno, io
riporta con moita umiità in Gerusalemme ; ma di
molto minor perfezione deiie opere dette. Con ma-
niera migliore fu qualche tempo prima dipinta da
iui nella chiesa ia tavoia deii'Angeio Raifaele.
Ma rivediamo di nuovo ii paiazzo ducaie, e
veggiamo neiia saia dei Pregadi quattro grandi teie
da iui dipinte. Neiia prima, sopra ia porta d'en-
trata, ritrasse i due frateiii dogi Lorenzo e Giro-
iamo Priuii, adoranti in un cieio ii Saivatore cin-
to daila Vergine e da san Marco; e presso quelli
stanno due Santi protettori dei ioro nomi.
Sopra ia porta che passa ai Coiiegio rapprc-
sentò un esempio singoiare delia Lega cii Cambrai
ai tempi del doge Leonardo Loredano, che se ne
sta nei mezzo, con Venezia che impugna io stocco
3p5
in aLLo cìi aiìronLare coi ieone nna giovineLLa ar-
maLa di corazza ed eimo, dgurata per PEuropa,
sedente sopra i! toro, che imbraccia io scudo, in
cui appajono !e armi dei Principi colìegati. In un
canLo stanno ia Pace e l'Abbondanza, cbe poi sor- del Coìiegio,
tirono sotto il governo di quei prudente Principe ;
sopra gii voiano due Vittorie con corona d^ulivo;
e lungi appare la Città di Padova, come quella cbe
fu prima ricuperata dalla Repubbbca ; la quaie in-
venzione fu con molta grazia dalfautore dispiegata.
Nella terza è ritratto il doge Pasquale Cicogna
genufìesso, con san Marco cbe lo raccomanda al
Redentore ; la Fede appresso con veste bianca, co-
perta da un velo, con P incensiere e la croce ; la
Giustizia e la Pace cbe si abbracciano; Pisola di
Candia formata in una bella giovane con uve in
mano, e il laberinto appresso, lungamente da lui,
come Generale, governata ; colla statua erettagli
dai cittadini della Canea per aver conservata quel-
Pisola illesa dalParmi dei Turcbi nella famosa vit-
toria navale ottenuta Panno i5yi dalla Repubbli-
ca veneta.
E nella quarta sta il doge Francesco Veniero
innanzi a Venezia assisa in trono, con molte Città
dello Stato, nelle quali fu egli Rettore, cbe le re-
cano varii doni.
Alle monacbe di san Giuseppe fece con simiìe
maniera un pietoso Salvatore nel seno della Ma-
dre, tolto di croce da Giosedo e Nicodemo, cbe con
molta pietà insieme con altri gli stanno intorno;
e dai lati delPaltar maggiore operò a fresco pa-
reccbie dgure a cbiaro-scuro: e per la chiesa di
SgG
san Moisò dipinse con molta maestria la Cena di
nostro Signore.
Pel tinelìo del Fondaco dei Tedeschi dipinse
Venere ignuda sopra un carro, tirata da due co-
ìombe e accompagnata daile Grazie, in concorren-
za d'altri pittori; ed ai Confrati di san Teodoro
fece un gran gonfaìone col detto Santo che uccide
ii drago.
Circa questo tempo ii Paima fece intagiiare in
fogiio reale alcune sue invenzioni : ii Cristo in cro-
ce da Radaele Sadeler, dedicato ai Tedaldo tanto
arnico suo^ ii ricco Epuione tra ie hamme tormen-
tato dai demonii con sembianti di mostri, men-
tre egli prega ii padre Abramo che gii mandi per
Lazzaro, che gli sta al seno, una goccia d'acqua;
Cristo dageliato aiia coionna, pingendo l'azione
fra gìi orrori delia notte iiluminata da una hac-
cola ardente ; santo Stefano iapidato, di cui ia pit-
tura è in Cividale di Friuii; san Sebastiano lega-
to dai ministri ad un aibero, con aitri di lonta-
no che si acconciano per saettario ; e queste fu-
rono intagiiate da Egidio Sadeler : e san Girolamo
in meditazione, pur in iogiio reaìe, inciso da En-
rico Golzio, dedicato al Vittoria, di cui mandò ia
pittura alducaFrancesco Maria d'Urbino; la Na-
scita dei Salvatore incisa dal Chiiiano ; ed altre in-
venzioni riportate purc in istampa da altri valo-
rosi intagìiatori hamminghi, che ai nostro Paima
procacciarono molta fama.
Ora mi si fa innanzi ii cumuio di pitturc che
egii fece in varii tempi per ie chicse di Vcnezia,
che iungo sarebbe ii voier di tutte minutamente
397
discorrere ; ma si contenti ii ìettore veder meco
brevementc lc più stimate, clie si registreranno,
quanto è possibiie, per l'ordine dei tempi e pei
iuoglii citati.
In santa Maria Maggiore, ai banchi deli'altare
del Sacramento, evvi l'Annunciata ; e ia Coronazio-
ne di nostra Signora neil'altare deli'avvocato Bai-
!arino, deil'ultima maniera deli'autore. In san Ni-
coio, sopra le cornici, vedesi il santo Vescovo moi-
tipiicare miracolosamente ii grano. In santa Chia-
ra, santo Ubaldo coi santi Bonaventura e Lodovico,
graziose Rgure ; ed ii Padre Eterno coi santi Fran-
cesco ed Antonio da Padova. Neila croce, l'An-
nunciata ; e neila cappeila di casa Marina, la Na-
scita dei Saivatore, c ia tavoia dei santi Marco,
Carlo e Lodovico. Nei porteiii deli'organo, la re-
gina Saba con due santi Vescovi ; e nei Co/yiMV Do-
mbìz la Visita dci Magi, neli' altare di casa Qui-
rina, che si vede pure in istampa.
IXella prossima chiesa di santa Lucia, nella cap-
pelia consccrata al di iei nome, dipinse anche il
Palma in due tcle iateraii la detta Santa rapita
in estasi ai sepolcro di sant'Agata, con Eutizia sua
madre inierma e in orazione, ia quaìe, mediante
i'intercessione di quelia santa martire, ottenne la
sanità; e la trasiazione dei corpo di santa Lucia
trasportato da Costantinopoli a Venezia nel i2o5,
riposto in san Giorgio Maggiore, e per ordinazione
deiSenato trasferito a queila chiesa nei 1280, col-
l' assistenza di molti Vescovi, dei Doge, e degli Am-
basciatori ; e sopra i'altare, ove riposano le sue ossa,
vedesi ia medesima saiire ai Cielo ; ed a'piedi suoi
3gs
vi sono i ritratti della famiglia Bagliona. INelIe co-
perte deli'organo fece nostra Donna annunciata, la
Santa predetta, sant'Agostino, e tre tavole: nell'una
v'è l'incontro di Gioachino con Anna sua moglie
alla porta della città; nelia seconda l'aspettazione
del parto di Maria Santissima ^ e nella terza san
Tommaso d'Aquino cinto dagli Angeli con cingolo
virginale.
Ammiriamo appresso nei Tolentini, neila cap-
pelia di casa Grimana, il Salvatore coila Madre
sua, e san Pietro colle chiavì in mano per dino-
tare la potestà concedutagli dallo stesso Saivatore ;
e sotto le anime del Purgatorio, che vengono libe-
rate in virtù delia di lui autorità. E nella vòìta vi
è pure rappresentato il Pontedce che concede Bre-
vi, con Indulgenze alle Messe e ad altre opere pie,
in altri due spazii rappresentate, che si fanno pei
medesimi defunti.
Dalle parti dell'altare è la Vergine salutata
dalPangelo Gabriele, e come se ne passa aìla casa
della cognata Elisabetta, e da quella è ricevuta con
umile accoglienza.
Nella cappella vicina, santa Cecilia collo sposo
suo Valeriano vengono coronati dali'Angelo con
ghirlande di rose ; e nel dirimpetto i santi Tibur-
zio e Valeriano, decapitati per ordine del prefetto
Amalchio, sono fatti seppellire, in tempo di notte,
da santa Cecilia ; e vi appare la mole di Adriano,
e il ritratto del pittore.
Nella vòìta si vede la santa Vergine cinta da
splendori, con molti Angeli che tengono strumenti
musicali e corone di hori ; e dalle parti dell'altare,
^99
ov'è il marLiiio snodipìnto dal Procaccino, stanno
!e santc Caterina e Cecilia.
Neli'altare di casa Cornaro appare la Beata
Vergine in gioria ; ia Cena di Cristo sopra ia porta
deiia ciiiesa, nei giro deiia quale sono sparse moite
immagini di Beati ; e neiia ciiiesa di san Simeone
vi è ia Vergine che presenta al venerando Ponte-
dce ii nato Bambino.
Ma vediamo ciò cbe ii Paima dipinse nei Frari.
ìn quelia clnesa fece in una gran tavoia ii marti-
rio di santa Caterina; e, per moito cbe vi si aifa-
ticasse, non piacque l'opera ai Padri. Ma Alessan-
dro Vittoria, che in ogni occasione gii era favorevo-
ie, hngendo non conoscer chi fosse l'autore, si fer-
mò a mirarla; a cui fecero cerchio molti di quei
Padri, querelandosi deiia poca riuscita: ma quegii
iodandoia di parte in parte, con moita destrexza
giieia rimise in grazia. Poi, nella cappeiia di san
Francesco, fece il Pontehce che conferma la Re-
goia ai detto Santo; e vi ritrasse aicuni dei detti
Padri. Neiìa vicina Scuola delia Passione fìgurò Cri-
sto nei viaggio dei monte Caivario ; e nella parte
di sopra, ia sua Risurrezione, con Sibilie e Profeti.
Nelia cappeiìetta prossima a san Nicoiò dei Frari
v'è san Francesco che rìceve le stimmate; ed in
alcuni archetti parte deiìa sua vita.
Due azioni c!i san Pantaleone miransi nella sua
chiesa: in una ii Santo risana ii paralitico alla pre-
senzadeii'Imperatore; nell'altra ii medesimo San-
to decapitato. Neiia Scuoia de'Caizolai evvi santo
Aniano guarito dalia ferita neiia mano da san Mar-
co. In san Paoio, ii Santo stesso convertito aiia
4oo
voce Jel Signore: ìa cui azione è moÌLo bcnc di-
spiegaLa c naturalmente colorita. Nclia parte Jciia
parete è sant'Antonio abate tormentato dai demo-
nii? a cui apparc ii Salvatore cinto di splendori; e
come, confusi i medesimi demonii, viene poi sol-
ievato dagli Angeii. E neli'uitima età fece dali'ai-
tra parte il Figiiuolo di Dio che dà le chiavi a san
Pietro, costituendolo suo Vicario in terra; e io stesso
Apostolo che manda san Marco a predicare i! Van-
geio in Aquiieja. In sant'Apollinare, detto Aponale,
v'è ia Nascita di nostra Signoraneli'altare dei Fa-
rinari, moito ben condotta; ed un'aitra tavola di
un Deposito di croce nei seno delia SS. Madre.
Osserviamo ancora in san Bartolommeo, neìia
cappelia maggiore, il re Palemone e la Regina di
Armenia battezzati dal santo Apostoio, e io stesso
percosso dai sateiliti coi bastoni; e neii'aitarc si
vede scorticato. V'è ii gran quadro del serpente di
bronzo, ch'egii condusse ai Confrateiii dei Sacra-
mento, ov'entrano molti manierosi e bene intesi
corpi ignudi, i quali voientieri faceva ii Paima,
avendovi fatto studio particoiare. Nei santi Apostoii
iece il san Giovanni in mezzo a varii Santi; in
santa Soha, neii'aitaretto dei già signor Roberto
Strozzi gentiiuomo horentino, l'Annunciata simile
a queiia di Fiorenza, deiicatissima hgura ; dinanzi
ai quaie aitare è ia sepoltura di iui ; e nei portelli
deii'organo sono i Magi adoranti ii nato Signore,
ed i santi Giovanni e Marco. In san Leone é ia
tavoia coli'estinto Saivatore sostenuto dagii Angeii^
in santa Giustina ii di lei martirio ; ed il Croce-
fisso sotto ii coro, con moiti ministri, i quaii, com-
pìto il crudele ministero, si partono, mentre alcuni
si percuotono H petto, conforme narra il Vangelo;
e nel più vicino sito uno di loro, colle mani ag-
groppate, esprime un particolare dolore.
Aveva la Compagnia dei Pizzicaroìi allogata la
pala del loro altare in san Salvatore ad Andrea
vicentino; ma il Vittoria, che a quelli aveva fatte
in marmo le due hgure dei santi Rocco e Seba-
stiano, non volle a patto alcuno metterle in ope-
ra, se la pittura non veniva fatta dal Palma, di-
cendo non convenirsi alla dignità delle opere sue
che fosse d'altra mano: onde quelli, per non re-
star privi di sì belle scolture, commutato Pimpiego
al Vicentino nella mezza-luna ch'è sopra l'altare,
la diedero al Palma ; nella quaìe fece sant'Anto-
nio loro protettore, ed altre due hgure di Santi,
e la Vergine in aria. Ma benchè vi ponesse ogni
studio, non colpì nel genio della Città ; e quel di-
pinto in breve tempo anche si annerì, e dal me-
desimo pittore poscia ritoccato, incontrò la stessa
disavventura.
Ma veggiamo, poichè siamo in via, le pitture Pitture
del Rosario.
della Confraternita del Rosario nei santi Giovanni
e Paolo. Sopra P altare, ove posa la figura di Ma-
ria Santissima, appare il Paradiso, dove la medesi-
ma vien coronata dall'Eterno Padre e dal Figliuo-
lo, e corteggiata da moltissimi Beati; e vi scrisse
il nome suo: la qual'opera il Palma trasse di ma-
no a Leonardo (come già si disse), perchè essendo
molto ben provveduto d' amici, mediante i loro uf-
fìcii occupava di spesso anche la parte del compa-
gno: pratica molto bene esercitata nei tempi no-
RlDOLFI. T. II.
^02
stri, anzi ridotta ad un estremo abuso. Ii san Do-
menico, neli^altro spazio vicino, che ottiene dai
PonteAce induigenze per la recita del Rosario,
nel Regio ii Cristo risuscitato, ed ii miracolo del-
ia donna iiberata dai demonio, sono dipinti fatti
ìiciia cappeiia di san Giacinto.
Consideriamo parimente nelia Compagnia deb
la Giustizia, nel soffìtto delia parte terrena, tre
sorta di suiiragii per sollievo delie anime dei Pur-
gatorio: ii celebrar cioè deiie messe, ie indulgenze
concesse al Rosario dai Sommo Pontefice, e le eie-
mosine cbe si fanno per ie anime dei medesimi
defunti, in virtn deiie quaii vengono Hberate ; i Dot-
tori deiia Cbiesa ed aitri santi Padri, situati negii
spazii intorno, cbe scrissero sopra tale materia ; e
moiti purganti neiie bamme: e neiia cbiesa pros-
sima di san Fantino è opera sua il Redentore po-
sto nel sepolcro.
In questo tempo avevano ie Monacbe di san
Zaccaria rinnovato Paitare del santo profeta, di
cui ii Vittoria fu l'arcbitetto, ii quaie voile pure
cbe ii Paima ne facesse ia pittura, cbe dimostra
il Santo portato al Cieio dagii Angeli ; ed indi nei
porteiii deli^organo dipinse ii giovinetto Davide,
coiìa testa di Golia in mano, incontrato daiie don-
zeile di Gerusalemme con cembaii ed aitri stru-
menti ; e li santi Zaccaria e Lizerio. In aitro ai-
tare ritrasse poi ia Vergine sopra ie nubi, con
moiti fanciuiii intorno ; e sotto, i santi Benedetto,
Battista, Giroiamo, Francesco e Sebastiano. Ora
queii'opera essendo veduta dal Maiombra, ne dis-
se moito maie ; ma poscia ritoccata dai Paima coi-
4o5
i'assistenza del Vittoria (che sempre invigiìava per
gli avanzi deil'amico), rivednta dal Malombra, ri-
mase stupito, parendogii, senza saper come, mi-
giiorata. Intorno ai tabernacoio divisc alcune azio-
ni deiia Passione di Cristo. In san Procolo, chiesa
vicina delie monache stesse, fece ia hgura del detto
Santo? e del Salvatore estinto.
A requisizione del sig. Luigi Quirino, segreta-
rio degnissimo del Senato, rinnovò in sant'Anto-
nio, neii'altare della di iui famiglia, ie nozze di
Maria Vergine con san Giuseppe, prima dipin-
te dal Palma vecchio; ed in grazia di fra Taddeo,
infermiere di san Francesco delia Vigna, neiia
chiesa deii'infermeria dipinse una piccoia tavoia,
e moite istorie deila Scrittura daiie parti ; e neile
stanze degii infermi colori a fresco ia Cena di Cri-
sLo, ed altre cose. E nei refettorio dipinse una gran
teia colla Cena medesimamente di Cristo coi Di-
scepoli^ nella quaie ebbe parte anco l'Aiiense^ e
neila chiesa le due hgure dei santi Bonaventura
e Diego, sopra alcune porte.
Ma ci conviene faveliare eziandio delie opere
esterne, avendone ii Palma in tal tempo dipinte
moite ; poichè essendo mancato hnaimente il Con-
tarino e Leonardo, che gii procacciavano non poca
fortuna, e i'Aiiense, benchè vaioroso, poco si cu-
rava di aifaticarsi, concorrevano a lui gi'impieghi
da ogni parte, essendogii rimasto, per così dire,
il campo libero dagli emuli: ond'ei soieva dal bel
mattino hno a sera, e nel tempo dei verno hno
aiie cinque e sei ore di notte, incessantemente di-
pingere, eccitato ancora daii'utiie che ne ritraeva,
4^4
mandandone gran quantità per varii ìuogln de!ìo
Stato, ed altrove.
Per ìi Padri Teatini in san Siìvestro a Monte
Roma. Cavallo di Roma aveva già dipinta ìa tavo!a delìa
missione de!!o Spirito Santo, ed aitre cose per ìe
!oro chiese di Napoìi e deì regno; quando operò
pure, sotto i! pontidcato di Paoìo V-, per !a chie-
sa deda Scaìa in Trastevere di Roma, santa Te-
resa, alla quale appare i! Salvatore, nientre un An-
geìo !e tocca il cuore con un dardo. E circa questo
tempo avendo ii cavalier Duodo, ambasciatore per
ia Repubbiica al detto Pontefìce, ottenute ie in-
duigenze deiie sette cbiese, eresse, nei iuogo suo
Monseìtce. di Monselice, aitrettante cappeiiette dedicate ai
Santi di quelie; e vi dipinse ii Pahna tutte Ìe pit-
ture per gli aitari, tenendo però ie hgure maggiori
di quelio cbe comportava ia grandezza dei iuogo.
Ed ai reverendi Padri di san Giacopo fece ia pit-
tura di esso Santo.
Rua.
Agìi Eremiti di Rua figurò ii mistero deil' In-
carnazione, ed aicuni ioro Santi. iNeìia cappelia dei
signori Contarini, aicuni Angeii adoranti lhmma-
gine di nostra Signora ; ed in queiia dei doge Cor-
naro fece in appresso ia Madonna e san Giusep-
pe coì Saivatore a mano nel ritorno d'Egitto. E
ne!la cbiesa parroccbiale d'Arquà, dinanzi aila
quaie é ia scpoltura de! Petrarca, voiie il Paima,
ancbe per sua memoria, iasciarvi ia tavoia delìa
Assunzione delia Vergine; e ne fece pure una per
un'aitra cbiesa.
Padoya.
In Padova neiia sa!a del Podestà fece i quat-
tro santi Protettori, e nei mezzo di loro ii Salva-
tore; in sant'Agostino ìa Vergine coH'angclo Ga-
brieìe; in santa Giustina, san Benedetto che rice-
ve nelìa sua Reiigione i due beati fanciulli Mauro
e Placido, nobiii di Roma, accompagnati da cor-
tigiani e da servi; nei Padri Teatini operò ia Pu-
riiìcazione di nostra Donna^ e per ia chiesa di san
Benedetto santa Francesca Romana.
Ma, prima che ci discostiamo dal cammino,
trasferiamoci a Trevigi, dove nelia Loggia l'auto-
re ha rappresentato, in quattro grandi quadri, al-
cuni soggetti adeguati al buon Principe: la Reii-
gione, la Giustizia, ie Armi e ia Legge; dei pen-
siero dei quaii e de'sotto riportati versi fu inven-
tore un Giovanni Fiammingo, amorevole del sig.
Francesco Morosini allora Rettore di queiia citta,
che fu poi Procuratore di san Marco.
Welbaspetto di essa Loggia, per ia Religione,
appare una forma di sacrificio secondo P uso an-
tico, spargendosi daì sacerdote sopra la vittima
ardente tra le hamme odoroso ìiquore: alcuni con-
ducono animaii per ii sacrihcio, accompagnati da
suonatori coronati di iauro; e vi si ìeggono questi
versi esprimenti ia Reiigione:
&?/?? 7???^?? jo/o, y??7c?, /??c<(??itA c^ ??c^???
i/z ^errA y?r/????i(?? ^????c 7???7???7??? ccA/
.Z)77r<2 poA /?cc<(o prcc?o??^, co77?77?o^?? cr??C7?it??
P/??co 77?o/??, c??c/??.y7y??c .???cr?, c??/^??^^??c ?7???^?y^7??,
D?e?7???77? /r??,g?7? ecneror H?ò ?/????g?7?c F/??77?c/?.

Ii secondo dimostra ia Giustizia, coiia spada e


ia biìancia in mano, ed ha la Vendetta sotto ai
piedi, che tiene ii pugnaie. A mano dritta stanno
<^o6
ii Castigo, TOnore ed il Premio, con scettri, co-
rone, ed altri doni; e l'UguagHanza, essendo ufiì-
cio dei Principe i'aggiustare ie diderenze dei sud-
diti, castigare i rei, e premiare i meritevoii. Dal-
Paitro vedonsi ia Tirannide, ia Crudeità e ia Ra-
pina, che sono i vizii contrarii aila Giustizia, ia
quaie faveiia in questa guisa:
Afe Coe/i /?e/re^re//'ò/:/^
7// ^err/ze pro/h&ì etg*ro^, qM/ze e///&'c/li m^<2/
&/pre/?// cct/c/zr e^ ^o/z^'ÒM^ oòea?,
7^?/c/'o, /ze .M///zz//o i//ò y'//re yh^MC//^,
jfbecMM&z ^r/zee/y /zJ/x/ //?J//fge/?//ec c////?e!i.

Nel terzo appajono Marte e Beliona armati di


beiiici stromenti, rappresentanti ie armi che pur
sono necessarie alia dignità del Principe e aiia di-
fesa dei suddìti; ed ha dappresso ia Ricchezza, ia
Fortuna e i'Onore, per inferire ancora che ii buon
Principe dev^essere accompagnato da tutte queste
quaiità. Ed i versi che seguono maggiormente espri-
mono ii sentimento di quelia hgura:
Fhrrc// yòe^/z yre//zen5' yhc/e, yèr/^//^e, yhrore,
//b /ze/Aere/j ^(/^//^, e^re^cc rece//^//,
Z///z^e/// J5e^/o/nz /oc/ls', ce/ Ze////?///, /%rea/Me
^fò^z/Me ^ec^o p/ecce:^ co/o, (?e/ ^///ò//ze </////^M
7fo^^/7/ re/ero cr/zore /////'e^e///.
E nei quarto hnaìmente è ia Legge, come queì^
ia che raffrena gli affetti dei sudditi, e ii inan^
tiene :n pacihco stato, e stabiiisce ii buon gover-
no. Quivi è Giustiniano imperatore che regoiò ie
ieggi, con molti savii antichi iegisiatori, Licurgo,
4oy
Soione, ed aitri chc stanno scrivendo, con moiti
iibri appresso; ed in persona della Legge ii poeta
scrisse i seguenti versi:
17/z/czz proJ&y &'co ge/zcrzzZ'zz pz/re/z^e,
Mzz^re ^ez/ Az//?3/z/2%3 //z/rcce rzz^z'o/zz^ e<{ zz^zz^
Fz'roY/zeo mjcep^zz ^z'/z/z, ^/zz/e yz/^/ze, zze//z-^zze
D/^/'z/gzze/ì^ e^ Ao/ze^zzyzzùe/zy, z/z/zz//ezzi//zze ^ee/ej^zz,
d^orz'g-erzz //rzzzo pez/ec^zz/n p/e/?e Se/zzzZ/z///.

Sono ancora deiia stessa mano le Rgure a cliia-


ro-scuro che distinguono i detti quadri, ia Pace,
1 Abbondanza, la buona Fama, la Fortezza, ed ai-
tre figure; ie quaii opere fecero moito onore al
Paima, e grandezza a quella patria.
Nei sofhtto poi Lodovico Pozzosarato dipinse
i'Astroiogia, ia Poesia, ed aitre Virtù, delie quali
diiettavasi ii prcdetto Rettore, con trofei, animaii,
e motti aiiudenti alle descritte invenzioni.
Scorriamo anche brevemente ie opere dipinte
dal Paima per le chiese di queila città. In san
Tommaso vescovo di Catania fece il medesimo
santo, nell'aitar maggiore, disputante contro gli
eretici, deiia prima sua maniera; in san Tonisto
esso santo decoliato co^ suoi compagni ; in santa
Caterina la Presentazione che fa la Vergine dei
Figiiuoiino ai sommo Sacerdote nel tempio, con
moite hgure; in san Gregorio il santo Pontehce,
a cui assistc un Angeio che gii tiene ia croce pa-
pale; in santa Marghcrita, neihaitare di Brescia,
Ìa Beata Vergine e i'Angelo Custode, san Giovanni
Evangelista, ed aitri Santi, deii^ultima maniera;
ed in san Nicoiò fece in un gran quadro i cinque
4o8
Misterii gaudiosi del Rosario; e nella cappella deì
Gesù, la Hgura di san Carìo adorante ìa Madonna
Santissima.
H signor Ascanio Spineda, gentiluomo di quei-
ia città ed ecceiiente neiia pittura (di cui aitrove
si è fatta menzione), conserva alctine teste, tra ie
quaii é i'efdgie di Alessandro Vittoria scultore.
Pitture Le pitture fatte in varii tempi dal Paima pei
net
Trivigiano. territorio trivigiano sono le seguenti. A Marghera
una mezzana tavola deiia Concezione deiia Ver-
gine, teneramente colorita; in Mestre, nelia ciiie-
sa di san Marco, il santo evangelista; a Novaie,
neiia chiesa parrocchiale, ia Nascita dei Signore,
ed aitre due tavole in san Francesco; in vii!a di
Trebaseieghe, ia paia deiia Natività della Madon-
na, iodata pittura; a Cusignana, i^Assunzione dei!a
medesima ai cieio, con san Giovanni evangeiista
e !a Maddaiena ai piedi, pittura moito erudita, e
ia teìa del Rosario coi Misterii intorno; in VH!a
Orba i santi Fabiano, Sebastiano, Rocco, ed aitri
Beati, e sopra la Santissima Trinità ; in Oderzo
una tavoletta dei Presepio di Cristo neiia chiesa
de^ Padri Serviti, ed aitre due tavoiette nelìe Mo-
nache deiia Maddaiena; in Conegiiano, neiPaitar
maggiore dei Cappuccini, ii Redentore che dà ie
chiavi a san Pietro; in Ceneda un gonfaione dei
Rosario; a Valdebiadene ìa tavoia coi santi Gio-
vanni Battista, Giroiamo ed Antonio abate; nelia
quai chiesa se ne trova anche un^ aitra di Paris
Bordone, coila Madonna, e ii santi Rocco e Seba-
stiano, ed un Angelino che suona una tromba;
ed in Saciie due ve ne sono pure dei Paima.
Ma gmngiamo Rno a Cividaie di Beiiuno, dove Civìdale.

ai^re cose vedremo deii' autore. Nella Compagnia


deiia Croce dipinse il Crocedsso tra i due ladri; nei
Duomo un'eiaborata figura dei Redentore estinto,
sostenuto dagii Angeii con molti Santi: ed in quel-
la città si veggono ancbe aitre opere di Paris Bor-
done. Neiia chiesa di Santa Maria de'Battuti, ia
pittura di nostra Signora con più hgure di Santi,
tra'quali é san Sebastiano, moito stimato; ed in
Santa Maria Nuova, aicune storie di Gesù Cristo
e della Santissima Vergine.
Ma troppo siamo dimorati in queste parti: or
diciamo deiìe opere di Yicenza. Gode queiìa città Vicenza.

di questo vaìoroso artista una tavoìa neììa cbiesa


de'Servi, colla Yergìne orante dinanzi ai Reden-
tore; e sotto stanno i santi Francesco ed Antonio,
ed i ritratti dei padroni. In san Biagio altre due,
in una delle quali è san Giroìamo, a cui ii leone
mostra ii piede trafitto daiia spina ; e neila Con-
fraternita del Gonfalone, ii Salvatore cinto dagli
Angeli, posto nel mezzo del sofRtto.
Ai Padri di san Nazzaro di Yerona ii Paima Verona.

ha pur dipinto, coiia migiior sua maniera, neiia


cappeiia delia Madonna, Cristo adorato dai pa-
stori, visitato dai Magi, circonciso, e presentato ai
tempio daiia Yergine; colie quali opere, tuttochè
bene si diportasse, non colpì nei genio dei Yero-
nesi, non avvezzi aiia maniera di Yenezia, perchè
essendo tocche con gagiiardi coipi (stimando ii
Paima che andassero più distanti dall'occhio) non
parvero hnite a vogiia ioro.
Ai Padri Cappuccini di Brescia iavorò un pie- Brescia.
^IO
toso CroceRsso; in sant'Afra una tavola con mo!ts
Martiri, ed Angeletti con palme e corone; e per
ìa chiesa di sant'Antonio fece i! Santo stesso con
veneranda canizie: neììe quaii efdgie iì Paima eb-
be genio particoiare, toccandoie con accuratissimi
sentimenti.
Saìò. Per ia terra di Salò dipinse, nei porteiii dei-
l'organo delia cbiesa parrocchiaie, i'istoria deiia
Manna, e ia Visitazione deiia Vergine da una
parte; e nelia tribuna i'Assunzione di nostra Si-
gnora ai cielo; neiia quai'opera ebbe parte ancbe
l'Aiiense, come diremo.
Bergamo. Per ia città di Bergamo dipinse in sant'Ales-
sandro un'erudita tavoia colla Vergine e 'l santo
Cavaliere, e gran numero di tavoie ancora pel ter-
Reggio. ritorio bresciano e bergamasco. E per Reggio di
Lombardia fece pure i'Adorazione dei Magi, e ia
bgura di san Sebastiano.
Mìrandola. A contempìazione dei Duca deila Mirandoia
iìgurò, pel sofhtto d'una stanza del suo paiazzo,
parte delia favola di Psicbe : come vien portata a
seppeiiire ai deserto, servita aiia mensa nei pa-
lazzo d'Amore, le soreiie portate da'Zebri aiia di
lei abitazione, Amore cbe se 'n fugge, e quelia
piangente, ed isvenuta pel sonnifero datogii da
Proserpina; e come è risvegliata coi dorato straie
d'Amore. 11 rimanente della favoia fu dipinta dai
Peranda, come poscia nelia sua Vita toccberemo;
e pei sofbtto d'un'aitra stanza rappresentò ia crea-
zione dei mondo neila seguente guisa.
Sta Iddio Padre neiia sommità del quadro, cin-
to da luminosi spiendori, e colia sinistra rnano di-
pinge di Ano azzurro ii cieio, trapungcndolo di
stelie. Sotto di ìui sono coliocati i pianeti^ Giovc
nei mezzo, coi fuimine in mano; Saturno coiia fai-
ce; Marte armato, coi brando e lo scudo; Apollo
coiia iira, coronato di lauro; Mercurio co' talari ai
piedi, e d caduceo in mano; Venere e Diana col-
l'arco e ia faretra: ciascuno de' quali ha dappresso
la sua stelia. Sotto a questi sono bgurati gli ele-
menti: Vuicano pel fuoco, Giunone per l'aria, Net-
tuno per i'acqua, e Piutone per la terra, colio scet-
tro, e corona d'oro in capo. Negli angoii stanno i
quattro Venti principali: Euro posto ad Oriente, fra
un'aria nubiiosa; Zeiiro ad Occidente, coronato
di rose; Austro a mezzogiorno, cinto da oscure
nubi ; e Borea circondato da nevi a tramontana ; e
ciascuno sbuffa daile gondate sue gote.
Neiia parte inferiore appare ia Terra irrigata
da fonti, ornata di liete piante, circondata di mon-
ti, e passeggiata da varii animali; nel cui mezzo
appajono Adamo ed Eva, formati con beliissimi
sembianti e morbidissime carni, in atto di render
grazie ai Cielo.
Dipinse anciie ai Duca medesimo, in aggiunta
deile tre età fatte dai Peranda, delie quaii a suo
iuogo ragioneremo, quella Je/ yèrro così compar-
tita. In un cieio vedesi Marte con corona di ferro
in capo, e sotto un confiitto di battaglia, ed un
incendio cii città. Evvi inoltre uno che, abbracciato
i' ospite suo, io uccide con un pugnaie ; un' invida
matrigna pone ii veieno neiia bevanda, per dar
morte ai figiiastro; aitri battono monete; e ie Fu-
rie infernaii con viperine chiome spargono per
^12
tutto daìle accese faci i'atro ioro veieno, cagio"
nando nei mortaii varii e miserabiii accidenti.
In aitra parte sono rappresentati i Vizii; e chi
di ioro ha ibrma di Satiro, chi d'Arpia, chi di Si-
rena, saettando ie Muse e le Virtù che se 'n vo-
iano al cielo.
Questa è queil'età che, divenuta sempre peg-
giore, con ragione nominossi JeJ yèr/o; poichè fer-
rei sono i costumi, ferree le umane azioni, ma più
ferrea i'umana fede.
A richiesta di Rodoifo II. imperadore di Ger-
mania coiori un bagno di Diana con Caiisto; Apoi-
lo nel mezzo deìie Muse; ed aicune Veneri di gio-
condissimo coiorito.
Ai re Sigismondo III. di Poionia fece ancora
Varsavla. parte deiia favoia di Psiche; e pei Duomo di Var-
savia la tavoia di Cristo ai Giordano. A Cario duca
di Savoja ii fatto d'arme cii Cresentino; e moite
altre pitture a Principi ed a signori deila Germa-
nia, essendo molto piaciuta ia maniera di lui in
queiie parti.
E pel pittore Enrico Valchemburg augustano
dipinse una beliissima Galatea ignuda, con Tritoni
intorno; ed aitre cose ancora ai pittori germani,
che cercavano seguire la sua maniera, tenendo in
easa ie opere di Ìui per esempiari.
A petizione ancora deli'avvocato Aiviano, suo
Segiano.
compare, coiorì a fresco in un suo paiazzo di Se-
giano nei Vicentino, intorno ad una sala, molte
vittorie ottenute da Bartolommeo Liviano, gene-
rale deiia Repubbiica veneta, nel Friuli e nel riac-
quisto deiia terraferma, con ritratti ad oiio d'uo-
minì iìlustri a cavalìo sopra ie porte; ed in aitre
stanze favole con paesi.
Ma non perdiamo il fiìo deiie opere di Vene- Veneziaj

xia, e tocchiamo prima ciò ch'egii fece neila Giu-


decca. Per commissione dei Senato operò, nelìa
chiesa dei Cappuccini, ia tavoia dei Salvatore por-
tato al monumento; e dopo alcun tempo, un'aìtra
minore nei ioro oratorio del Crocehsso. Neiie Con-
vertite espresse nostro Signore agonizzante nell'or-
to, sorretto da un Angelo; e nel sofhtto santa Ma-
ria Maddalena portata al Cieio dagii Angeii. In
san Cosmo, per l'altare dei signor Benedetto Moro
procuratore di san Marco, dipinse neìia cappeiia
maggiore nostra Donna, coi santi Benedetto, Se-
bastiano e Francesco, diportandosi molto bene; e
quel signore glieia diede a fare con queste condi-
zioni, che a suo piacere disponesse queile hgure,
che prendesse quei tempo che gii accomodasse, e
ricevesse ii pagamento a suo voiere: partiti che
difhciimente s'incontrano in questi tempi, poichè
ognuno vuoì saperne più del pittore; e beato co-
iui che dà ii meno alia virtù. E perciò anche av-
viene che non possono gii uomini d'ingegno eser-
citare i ioro talenti, non incontrando che infeiici
occasioni. E neil'ultima età, per ìa chiesa delìe
Ziteiìe, opcrò Gesù Cristo in orazione nell'orto;
ed ai Padri di Santo Spirito, nelia laguna, fece
una tavola con più Santi; e per il ioro refettorio
due figure di Giona e di Sansone.
Erano ancora neiia chiesa dell'Umiità, neiia
cappelia manca deii'aitar maggiore, due quadri,
quello cioé deii'Annunziata, ed ii passar della Ver-
gine al tempio? che ii Palma fece nei fervore cielio
studio suo. E questi furono levati, rimettendovisi
un aitare ; ma si conservano tuttavia aicune isto-
riette daiie parti dei tabernacoio.
Quattro ben condotte tavoie si trovano del Pal-
ma anche in san Domenico: queiia deil'aitare dei
Nome di Dio con Angeii piangenti intorno ai Cro-
cefisso, e nelia cima sta i'Eterno Padre; l'aitro di
san Giacinto genufiesso, cbe mira con moito ai-
fetto la Vergine in gloria, toito in mezzo dai santi
Domenico e Francesco, a cui da due Angioietti
vien recato un Breve, nei quaie è notato:
G<7.M<Ì6, yiù' 77^<2C/'/Z^6, ^M/M O/Y/^/O/ZC^ ^MMC
^MC ^MM^ /7ZC0, C^ ^M/W<yM/C? MÒ 60 /ZOr /?Z6 /)C^/C-
rA /'w/?c^r//òA.
La terza è di santa Caterina da Siena cbe si
sposa a Cristo, aiie cui nozze sono presenti Da-
vide cbe suona l'arpa, ed i santi Domenico, Pao-
lo e Giovanni evangelista; tra queiie pregiatissima
pittura. La quarta conteneva alcuni Angeli vagbis-
simi, con rose in mano, a lato delia bgura dei
ia Vergine di rilievo, che fu ievata per la riforma
deil'aitare. Aitre due poscia ne dipinse: una delia
Madonna di Loreto, i'aitra di santa Febronia; ma
non giungono però aiia beiiezza delie prime.
Ai Padri di san Francesco di Paoia medesima-
mente tre ne dipinse: l'Annunziata, un'immagine
deila Madonna di Cbioggia, e aicune beate ver-
ginelle. In una picciola chiesetta, vicino ai campo
dei due pozzi, ìa bgura deiia Vergine, ed il Sai-
vatore al Giordano; ed in san Martino lo stesso
4^5
nostro Signore Hageìlato aHa colonna. Nella chiesa
deììa Pietà, Maria nostra Signora presenta ii nato
pargoletto ai tempio; e nei santi Fiiippo e Jacopo,
ìa medesima Vergine per timor di Erode fugge in
Egitto; e neii'aitar maggiore dipinse Gesù Cristo
morto, lagrimato dagli Angeli.
Furono parimente maneggiate con moita fran-
chezza dai Palma quattro tavoìe nei santi Gerva-
sio e Protasio: la TNascita di Maria Santissima; co-
me è annunciata da Gabriele, neiia cappeila di
monsignor Benedetti; Cristo ievato di croce, colia
Vergine Madre, e le Marie che pietosamente lo
reggono; e ia stessa Regina de' Cieii in gloria, con
Santi daiie parti ed a' piedi ; ed in san Barnaba
ia Cena dei Giovedì santo.
Neiie Cappuccine abbiamo eziandio deil'autore
tre tavoie: in queiia deiÌ'aitar maggiore è ia Beata
Vergine coi Santi deiia Religione Francescana, ed
aitri; nelia seconda la medesima e lo Sposo suo
conducono a mano il fanciulio Gesù nel ritorno
d'Egitto; e neiia terza è Cristo pendente in cro-
ce, con san Cario e santa Giustina adoranti. In
san Giroiamo è un'aitra tavoia coiia Regina degii
Angeli coronata dai Padre e dai Figiiuolo, e moiti
Santi in terra che ia stanno contemplando; ed in
san Geremia è ia medesima in aria, e san Magno
che pone una corona d'oro in capo a Venezia.
Nella Scuoia dei Mercanti sonovi gii sponsaii della
Vergine, con numerose hgure; nelìa Compagnia
dei Tintori, Cristo alla cena cogli Apostoli ; nel
Carmine mirasi ancora, in picciola tela, nostra Si-
gnora coì vezzoso Bambinetto in seno, e coi santi
^ì6
Nicolò, Giovanni, e santa Marina; e nelìa cap-
pella maggiore, il Signore che ordina agli Apostoìi
che dispensino il pane alle fameliche turbe, clie
in gran numero Io ricevono dalìe mani loro.
In santa Caterina (nella cui cbiesa il Palma
aveva molto innanzi dipinto sant'Antonio di Pa-
dova, cbe fatto aprire il petto delì'avaro, nò ritro-
vandovi il cuore, vien tratto dallo scrigno dei de-
nari) dipinse quattro gran tele. Nella prima quella
santa regina, rapita in estasi, se ne sta dinanzi alla
Vergine con nostro Signore in seno, cbe scbiva di
mirarla non essendo battezzata; nella seconda ri-
ceve il battesimo dall'eremita^ nella terza quel-
la santa verginella disputa fra i Dottori ; e nella
quarta, dopo il martirio, vien portata dagli Angeli
sul monte Sinai. In santa Fosca è gentil parto del-
Pingegno del nostro autore Gesù Cristo in croce,
mirabile per lo studio usato nelie membra, e per
l'affetto di pietà cbe rappresenta, coi santi Marco
e Nicolò ginoccbioni.
San Barbaro decapitato, e portato al cielo dagli
Angeli, nella cbiesa di san Lorenzo, è pur opera
stimata del Palma, e così il Salvatore in croce ; e
nella cbiesa prossima di san Sebastiano è di sua
mano ancbe il santo cavaliere saettato.
Similmente in santa Maria detta la Celeste ve-
desi di lui la Vergine poggiare i sentieri del Cielo
dopo il corso della vita, e gli Apostoli in atto di
maraviglia stare intorno al sepolcro. Cristo in cro-
ce, dalle cui piagbe sgorgando il sangue, vien rac-
colto da bambinetti. La Maddalena abbracciata al
tronco, la Vergine tramortita, Longino e san Gio-
4i?
vamii conLempìanU ii ioro croceAsso Signore ; ed
in san Giovanni dai Tempio, detLo dei Forlani,
i'angeio Gabrieie annunzia alia Vergine i lncar-
nazione ciei Verbo, e sopra vi scende io Spirito
Santo, e vi assiste Iddio Padre.
Ritrasse ancora in lunga tela ii doge Marco
Antonio Memmo adorante ia Regina del Cieio ac-
compagnata dai santi suoi divoti Antonio, Marco
e Luigi, e seguito da moite Città delio Stato, nelie
quali egli fu Rettore. Nel Magistrato delia Quarantia
Criminale, dai lati deiPefdgie deiia Madonna moi-
to prima dipinta dalio stesso autore, fece in due
quadri ia Verità e ia Giustizia, col detto del Pro-
feta registrato in un iibro : Fcnùa.? Je
Je coeJo pro^oc^G 6 neii'altro ia Giu-
stizia e ia Pace che s'abbracciano, e vi é scritto:
c^ Rga? o^CM^^c E nel Magistrato dei
Signori di Notte ai Criminaie è nostro Signore
tentato dai Demonio nel deserto, coi ritratti dei
Signori del Magistrato.
Fece ancbe Fefdgie del patriarca e cardinaie
Vendramino pel sofdtto delia saia dei Patriarcato,
coiie Virtù teoiogali ; e dai cieio scendono due An-
gioietti che gìi recano ii corno ducaie e la herretta
cardinaiizia. E aiio stesso Preiato fece più quadri
di divozione, tra' quali un coro d'Angioietti moito
teneri e vezzosi.
Moitiplicano tuttavia ie opere dipinte dai Pai-
ma per Venezia ed aitre città dTtaiia e fuori, ed
una quantità ancora ne sono sparse nelia Dalma-
zia, ed in particolare una Cena del Signore si con-
serva nelìa cattedraie di Parenzo ; ma terminiamo
RfDOLF!. T. II. 2y
n ragionamento col racconto Ji alcune opere fatte
da ìui in Venexia neii'ultima età. Kella chiesa deì
Sepolcro vedesi Maria Vergine assunta al Cielo,
neii'aitare di Giorgio Grotta ; a cui fece ancora per
ia casa di lui varie divozioni, diverse poesie, fregi
con fanciulii, ed aitre cose; poiciiè essendo quegii
invaghito di queiia maniera di operare, ne rice-
veva quante ii Paima giiene portava, riconoscen-
doio con ragionevoii guiderdoni.
Per ia Compagnia di san Lizerio presso san
Zaccaria operò la tavoia deii'aitare, col Salvatore
estinto appoggiato ad Angioietti, stimato gentil co-
sa; e sotto i santi predetti, e negii archetti intor-
no, ii medesimo profeta in orazione, a cui l'Angeio
annunzia ia nascita del Battista; ed ii detto santo
martire, a cui vengono iorate ie tempie con una
triveiia da un empio ministro ; ii Saivatore che lava
i piedi agii Apostoii, e come trae dai Limbo i santi
Padri. Per la chiesa deii'Angeio Radaeie fece poi
san Francesco ferito dai raggi del Serahno. In san
Tommaso, nell'aitare dei Caizolai, sant'Anniano;
neiia saia nuova dei palazzo ducaie, i ritratti dei
dogi Antonio Prioìi e Francesco Contarini; e so-
pra due porte, nei Ranchi, i loro santi tuteiari An-
tonio abate e Francesco; e nciia chiesa deiia Vi-
gna fece nostra Donna Santissima in gloria, ed
aicuni Santi.
Brescia.
A requisizione di monsignore Giorgio vescovo
di Brescia dipinse una gran tavoia pel Duomo di
queiia città, col ritratto di quei preiato; e per ìa
Confraternita dei Rosario fece due grandi quadri :
uno ia Lega sacra tra i Principi Cristiani contro
4^9
i Turchi^ Taltro dei snfFragu che ricevono ìe ani-
me del Purgatorio mediante !a recita de! santis-
stmo Rosario.
Ai Padri di Candiana espresse pe! sofdtto della Candiana.

chiesa !oro Fapparizione di san Michele ad alcuni


suoi divoti, e due storie deìla Scrittura, che furono
cinte di architettura dal Sandrini bresciano; e nelìa
!oro sagrestia conservasi un pietosissimo Deposito
di croce.
Le pitture che parimente si trovano presso i
particolari e per gìi studii sono, per così dire, in-
hnite, non vi essendo stato soggetto di intelligenza
che non abbia procurato alcuna cosa di questa ma-
no; delìe quali aìcune soltanto ne toccheremo, per
evitare ìa prolissità.
Monsignor Quirino, degnissimo arcivescovo di
Candia, ha due hgure di Adamo ed Eva, e Davide
che recide il capo al gigante Golia, quanto il vivo,
studiate hgure. 11 signor cavalier Gussoni senatore
possiede un Cristo alla mensa cogli Apostoli, ed
una Pietà che imprìme in tutti quelli che F ammi-
rano molta divozione.
In casa del signor Luigi Barbarigo di san Polo,
patrizio veneto altrove nominato, vedesi ancora del
Palma una tavola nella sua chiesetta, col Salvatore
morto in grembo alla Madre sua dolente ; e lo
stanno contemplando i santi Francesco ed Anto-
nio; e due Angioletti tengono sospesi in alto i Mi-
steri della Passione.
I signori conti Yidmani possiedono un Cristo
ecce-homo, e le hgure dei pianeti quanto il natu-
raìe, rarissime. In casa Grimani di san Luca, Laz-
^20
zaro risuscitato Jaì ReJentore, fatto JaÌi'autore
neila sua fresca età; aicuni frcgi, e ritratti d'uo-
mini iiiustri deiia famigiia. E prcsso i signori Gri-
mani Caìergi di sant'Ermagora sono pure molti
quadri di divozione, ed aitre Hgure.
In casa del signor Marco Ottobono, gran can-
ceiiiere e patrizio veneto, è ii di lui ritratto, quan-
do ambasciatore per ia Repubblica dà parte al do-
ge Antonio Prioli, aiiora Commissario a Vegia, dei-
i'assunzione di lui al principato, invitandolo in
nome del Senato aiia patria.
Presso ii signor Nicoiò Crasso é un quadro con
alcuni bambini cbe guidano a Venere ii cingbiaic
uccisore del beliissimo Adone; e la bgura di Erote,
ovvero Amor ceieste, cbe, rotti gii straii e i'arco,
contempia ii cieio.
Ii signor Francesco Bcrgoncio, oitre ic singo-
iari pitture dei famosi pittori da iui raccoite e da
noi descritte, ba pur dei Palma un san Sebastiano
in piedi, e ii giudizio di Mida, di frescbissimo co-
iorito. 11 signor Donato Rubino ba di più una Giu-
ditta che tiene in mano ii capo troncato di Oio-
ferne, ed una Maddalena in meditazione ; ed ii si-
gnor Milano Milani possiede un Cristo morto, con
Angeli intorno.
Ii signor Ciemente Moiii boiognese, valoroso
scultore in Venezia (il quale ba dato a conoscere
in varie occasioni gli eiletti delia sua virtù, e cbia-
mato alla Corte del viventc re Viadisiao di Poio-
nia, ba servito quella Maestà di molte opere sue,
e riportatine premii e lodi), possiedc una bella tc-
sta di donna ed alcuni disegni dell'autore ; e presso
^21
ìo scrittore deìla prcsentc istoria evvì un san Gi-
rolamo, di cui prese a dire il signor Pietro Michele!
N073 co7 7//o pen//e77o
Dayfz, o P//7////Z, 7/z po/por/z e 7/x
(7Ae etJ .sYmfo t/eccAzo zJ ^zzcro co/y?o cc^c^
Tif/z (yM/z//c?o cz %ey/e% pcrco^.so /7 jc//o
Co/ &/ro ^zz^o, ct pzc/zo
U!ycc//Jo z/ ^et/ìg-MC yòrcc,
7/?/porporò /c .sacre ^og/ze ctf/orz/j
<7oói e//gAeggz/z z/3 &'i//^/itfo c^c^o
77 ^r///g7<tc ro&scggz/zr Jc/ ^ropr/o //c^o.

Trovansi uguaimente in casa del signor Bortoio


Dadno sei lunghi quadri con hgure a par del vivo?
delia migìior maniera deifautore, che rappresen-
tano sei stati deii'uomo? divisi sopra altrettante
porte deiia saia.
Nei primo è ìa Reiigione con abito monacale,
in contempiazione, con chiave d'oro in mano, co-
me quella che ci disvela i divini misteri ; poco lun-
gi è un tempio, in cui si vede la mitra papale ed
aitre insegne ecclesiastiche ; e due donne mostrano
di saiire ii detto tempio con una scala.
Nei secondo è ia Potestà con manto regaie, ac-
compagnata dai Consigiio, con due hgure vicine,
i'una dclle quali tiene alcune maschere ; e per ter-
ra sono tratte varie corone.
Nei terzo ìa Yita soiitaria sta mirando un An
gioletto in aria, posta ira la Dappocaggine e la Ma-
iinconia, cadendo faciimente il soiitario in tali aiietti.
Bellona è nel quarto? per l'Arte miiitare, con
ìudma c corone in mano, sedente sopra un monte
^2 2
d'armi; e la sLatua della Fortuna, avendo queììa
gran parte negli eventi di guerra ; la Temerità che
si adronta ad un tiro di bombarda; e la Codar-
dia che impaurita sen fugge, per inferire che il
buon capitano non deve essere di animo nè vile,
nè temerariamente ardito.
Nel seguente è hgurata l'Arte, che dispensa ad
alcuni diversi strumenti fabbrili; ed ha dappresso
la Fortuna, per dinotare la sorte varia degli ar-
tehci ; la Bugia e la Frode, che danno a bere ad
altri, onde poi si avvezzano ad ingannare sovente
nelle arti ioro.
E nel sesto quadro sta la Mendicità in atto di
chieder l'elemosina, colla Disperazione vicina che
si straccia i capelli, e l'Ozio a giacere; e più lon-
tano sono altri mendici.
E sopra la settima porta il signor Francesco
Ruschi ha rappresentato un morale e gentile com-
ponimento, ov'entrano la Fede, la Carità e ìa Si-
mulazione, con molti belii ornamenti.
Del Palma evvi ancora Susanna nel giardino
con li due vecchi, ed una Rgura di san Paolo che
tiene un libro.
Nella stessa sala, oltre il bel ritratto di Mar-
tino Pasqualigo, scultore nominato nella Vita di
Tiziano, vedesi di più un'immagine della Vergine
coi santi Gio. Battista e Paolo, di mezze hgure,
opera eccellente di Gio. Battista da Conegliano ;
un ritratto tenuto di mano del Pordenone ; due
bellissimi ritratti, l'uno d'uomo di fresca età, l'ab
tro d'un vecchio, di Paris Bordone; e Lucrezia in
atto di ferirsi, dei cavaliere Bassano.
435
Neile stanze sono anche divisate ie opere se-
guenti degii autori da noi descritti: un'efGgie di
un gentiluomo veneziano, di Giovanni Beiiino;ia
figura di Maria Vergine coi Bambino in piedi, tol-
ta in mezzo da san Giovanni e daiia Maddaiena,
rarissima fatica del Paima vecchio; un piccolo Bac-
co con vase in mano, di Giorgione; un'altra sin-
goiare dgura di nostraSignora, col FigHuolino al se-
no, adorato dal piccoio Giovanni, con san Giusep-
pe, di Jacopo da Bassano; un'istorietta di santo
Stefano ìapidato, dei Cavaiiere predetto; ed ii ri-
trattoci'un Senatore veneto diiigentemente condot-
to, di Benvenuto Garofoio ferrarese.
E vi si veggono ancora molte aitre pitture dei
moderni autori, e ritratti dei cavaiier Tineili, che
si toccheranno neiia Vita di ìui. Coiia quaie gene-
rosa raccoita questo signore ha dato indizio cieiia
grandezza cìeli'animo suo, e dei diietto particoiare
ch'egìi tiene deila pittura.
E il signor Bernardo Giunti se ne portò a Fi-
renze, dei Paima, un prezioso cjuaciro cii Cristo
morto, coila Vergine Madre e ia Maddaiena pian-
genti ; uei quaii componimenti ebbe molta grazia,
come egii vaise ancora nei formar ie teste di vec-
chi, bambinetti, eci aicune Veneri. E sovviemmi
averne veduta una che piangeva, mentre ii Tempo
se ne portava Amore ; e con ragione piangono ie
donne beiie aiiorchè giungono aiia vecchiezza, e
rimangono prive d'amanti (che tanto importa ii
Tempo portarsi Amore); e questa pittura fu tras-
portata da un Ambasciatore dei Duca di Savoja
a Torino, E pei cavaiiere Marino avencio ii Paima
4^4
dipinLa Venere con Marte, quegH così ìa registrò
ne!!a sua GaJ/enia.
C/pr/^/z<2, co/?rz
Ze be/Je //ze///br<2 zg^/ZMC?e^
CAè ^M<2/z^o /?ZM ^z cAzzzz7e,
^//zoro^zz be/^z ^z c?eJZM.
iVe ^Mopo y?M, per cre^cer eJCM rx/ybco
De^ ^zzo CMro c?z/e^o,
Dz pzM ^M^cz^o og^e^o.
<Sz, ^ * ^o/zrzz è Je^ P<2//7M, e ^M /<Y ^coprz,
J^er pzz^zzr, ^zcco/zze g^rzz^zz M ^Mz,
iVe//e eerg*ogvze ^zze g// o/zorz zz/^rzzz.
E sopra Adone da lui dipinto, che dorme in
seno a Venere, celebrando !e ìascivie di quelìa Dea
c g!i e!ìetti del Vago suo, così scrisse:
jOz w/z/zo ^Jo/z ^rzzbocczz,
Ee/zere be///z, e /ze/ ^MO ^e/z (/ezsoio,
Co/Z /<2/ZgMZ&) r^/o^o,
Ty<2 Ze gr/zp/ paJpebre a poco M poco
<Seppe^z.?ce z/ ^zzo ybco.
<Sco^z, ^co^z ^z/z^or/zo
^zz/z /fe/ (/e/z^o, e (/o/ (/erM^e, ^7//zorz,
P/ogg*/M &'y?or/. v^A/ oec?/ ^7//zor cAe <2 bocco,
Per coJer/o 6%e-st/zr, //o/ze /7 cor/zo.
Dor/zz/r j/ /<2^c/ // g^zor/zo,
A/rcAè co/2 Joppz<2 Mmr<2 ez ^co/z^z poz
.0/ /zo^Mr/ze yb^/cAe / ^o/z/zz JMO/.
E ne! 6rz<2r<7//30 <7e/ F/<2cere cosi cantb dell'amico:
0 ^M cAe co/ pe/ìzze/ (///zc/ ^fz/z^zzg^/z,
E / &20 0/C//2/ ó/ yb/zzoó/ e /zo^z
0/ Fero/3<2 e C<2C?or /20/z p/zre zzgyMzz^/z,
R2///2M, /M<2 & /or ///<2/Z /<7 p<2///z<2 /fCMO^Ó
4a5
fi stgnor Giovanni Pietro Cortotn ha di più,
tra ie molte sue pitture, un bagno di Diana, con
beiie e vezzose Ninfe.
I disegni fatti da iui, in qualunque genere e Verona.

in più maniere, dei veccbio e nuovo Testamento


furono inùniti, dai quali traeva le invenzioni cbe
aveva a fare ; e moiti ancora ne formava per isfo-
gare ii capriccio, poicbè non tantosto ievata la to-
vaglia dalia mensa si faceva recare ii iapis, com-
ponendo sempre qualcbe pensiero; e di questi as-
sai ne vanno in voita.
Ma bencbè ii Paima fbsse accompagnato da
buona fortuna, e copioso d'amici cbe gli procura-
vano del continuo le opere senza punto incomo-
darsi di casa, le quali gli venivano ben pagate
(avendo pel tempo suo guadagnato gran migiiaja
di scudi, onde avrebbe potuto, con maggior decoro
di sè e delia professione, dar saggi maggiori di ec-
cellenza in moite deiie opere sue), datosi nondi-
meno in tutto alia fatica, operava senza alcuna in-
termittenza, non avendo altro per fine, cbe di oc-
cupar ogni iuogo, seguendo in ciò l'umore del Tin-
toretto, e per fare avanzo di ricchezze, pensando
cbe le accumuiate ancora non gli bastassero pei
sostentamento di sua veccbiezza ; poicbè non sem-
pre può i'uomo produrre effetti eccelienti: onde
fa di mestieri taiora ia quiete ed ii riposo, poicbè
gli spiriti rinfrancati più agevoimente concorrono
poi aìie operazioni deli'inteiletto, producendo eb-
fetti più purgati ; non essendovi in fine il più in-
felicc in questa vita di coiui che toglie a sè stesso
Ìi necessario riposo, per iasciare quindi ai posteri
^26
quei sudati avanxi, che si convertono spesso in uso
non buono.
Sortì egìi nondimeno poca feiicità nei figiiuoii ;
poichè di due che gii rimasero, l'uno si morì va-
gando per ii mondo, ricoverato in Napoli nel Con-
vento dei Padri Crociferi, amorevoii del padre suo ;
i'altro, datosi aile dissolutezze, terminò in brevi
anni la vita.
Fu di corpo sanissimo, e visse sempre iontano
dalie cure e dalie passioni, che in breve riducono
l'uomo al sepoicro, non avendo egii aitro in pen-
siero che l'operare: onde neiio stesso tempo an-
cora che veniva seppeiiita sua mogiie si pose a di-
pingere ; e tornate le donne dai funerale, diman-
dò ioro se l'avevano bene accomodata. Godeva
sommamente deiia iode, ed era ia sua casa fre-
quentata dai più chiari poeti, tra' quaii ii Guarino,
Ìo Stigiiani, ii Marino, ii Frangipane, ed altri sog-
getti di iettere. Ma tra' suoi particoiari fautori gli
fu ii Vittoria parziaiissimo amico, e di gran gio-
vamento neiie opere col consigiio; ii padre Fran-
cesco Savioni toientino; ii detto Tedaldo; Jacopo
Franco, ii quale intagiiò moite deiie sue invenzio-
ni; Bartoiommeo daila Nave; Giorgio Grotta pre-
detto; ed altri ancora, che gli erano protettori, e
gii procuravan i'opere da ogni parte : il che fareb-
be di mestieri ad ogni galantuomo pittore, poichè
la virtù per sè stessa non faveiia, e da pochi é co-
nosciuta, come queìia che non ha vesti da com-
parire, nè lussi per diiettare; nè può quai si sia
beii'ingegno, benchè adorno di virtù, senza taii
mezzi aggrandire io stato suo: e nei tempi che cor-
4^7
rono in pardcoiare, ov'è perduto aifatto d rispetto
verso i maggiori, ed ogni inetto pittore pretende
aìia iaurea, concorrendo spesso in favore del più
sciocco iì mondo pazzo, ridotto pur troppo ad una
estrema corruzione.
Ebbe anco quaicbe tratto giocoso ; onde essen-
dogii riportato che alcuni dicevan male deiie opere
sue, lietamente rispose, senza turbarsene punto,
che cib era buon segno, dovendo quelie recargii
qualche fastidio.
Pose eg!i aicune mercanzie sopra una nave per-
Levante, e nel ritorno g!i fu portata nuova che ii
legno era perito ; al che ridendo disse: Io sapeva
ciPera disgraziato, e nato per iavorare.
Visitato dal cavaiiere Giuseppe d^Arpino, dopo
aver ammirata ia feiicità del suo operare, e vedute
aicune abbozzature, scherzando disse: Signor Pai-
ma, fa di mestieri che io venga per qualche tempo
a star con voi, per imparare il modo di questi vo-
stri abbozzi; ed egli tosto disse: Venite a piacer
vostro, chè ve io insegnerò volentieri ; e poi verrò
con voi a Roma ad imparare il modo di hnirìi.
Cosi chiuse ia bocca ai Cavaliere.
In hne coi cadere del Paima diede un grave
croilo ia pittura, essendo mancato dopo di iui ii
buon gusto della maniera veneziana, si bene eser-
citata in tante deile opere fatte da questo celebre
artista, ie quaii condusse con buono studio, usando
beile ammaccature dei panni, ed una dilettevoie
e fresca maniera di coiorire, che si appressa con
faciie modo ai naturaie. E ie pitture sue verreb-
bero dagii amanti delie arti belie maggiormente
desiderate ed ambite, se in minor rmmcro egb ie
avesse operate.
Terminò Jacopo Palma il viaggio della vita di
anni ottantaquattro, i'anno 1628, oppresso da ca-
tarro, stando egli a sedere. E poco prima d' esa-
lare lo spirito chiese da scrivere; ed essendogli re-
cato il lapis, benchè fosse agonìzzante, così notò :
Vo e M072 po^o E poco
dopo passò ail'altra vita, ponendo hne alle tante
virtuose fatiche lasciate nel mondo a gloria dei 110-
me suo. Gli fu con degno funerale, arricchito di
lumi e di composizioni pendenti alla bara, data
sepoltura nei santi Giovanni e Paolo, dinanzi alla
porta della sagrestia, sopra la quale aveva già rb
poste ie efhgie di Tiziano e del vecchio Palma ;
per iì qual luogo dipinse ai Padri, nell'altare della
sagrestia, il Crocehsso; e dopo la morte sua vi fu
aggiunto dagli eredi il ritratto di lui scolpito da
Jacopo Aibarelli suo discepolo, che per trentaquat-
tro anni con molto aHetto (ma con poca ricogni-
zione) fedelmente l'avea servito, con questa inscri
zione :

TITIANO VECELLIOj JACOPO PALMA SENIORI


JVNIORIQVE, 7ERE rALMEO, COMMVNI GLORIA,
GmOLAJMO GAMBARATO

Costui fu Jiscepoìo di Giuseppe SalviaLi, da cui


apprese una buona via di dipingere; ma non fu
moito inventore. Praticò in sua gioventù col Pal-
ma, e si vantava di avergìi insegnato a colorire.
Egli è però vero che il Palma lo coadiuvò spesso
neile opere sue. Anche il Gambarato dipinse nei
maggior Consiglio, sopra la porta deila Quarantia
Civii-nuova, papa Alessandro III. coirimperatore
Federico Barbarossa e ii doge Ziano, ai quali, sbar-
cati nel porto di Ancona, vengono recate aicune
ombreiie dai cittadini; ed in questi per avventura
fu coadiuvato dal Palma: comeparimente nell'ova-
to ch^egìi fece nel sofHtto della sala del Pregadi,
ov^entra il Doge con giureconsulti intorno, v^eb-
be alcuna parte PAliense.
Sono opere di Giroiamo in san Basilio, detto
san Basegio, nel fregio sopra gli archi, alcune isto-
rie del veccbio Testamento. Era anche una sua ta-
vola, delhascesa di Cristo al cielo, nella chiesa del-
PAscensione, che fu levata per rinnovarvi Paltare;
la quale ridotta in più parti, nelle mani del signor
Bernardo Giunti capitò la testa della bgura della
Santissima Vergine.
Era ii Gambarato assai comodo di fortune, ma
avarissimo soprammodo; e si racconta ch'egli te-
neva il pane appeso ad una hnestra, acciò, mag-
giormcnte inaridito, fosse di più fazione alla fami-
glia; e spesso ancora trattenendo a lavorar nelle
45o
opere sue in Rialto l'Aìiease nelia vóìta ch'egìi te-
neva, si riduceva poi neH'andare a casa a desinar
con lui.
Egli non fece molte opere in pubblico, atten-
dendo a lavorar per mercatanti, e passando la vita
cogii avanzi che traeva da alcuni beneficii che pos-
sedeva. Tenne nobiiissimo studio di pitture e di-
segni fatti da eccellenti autori ; ma poscia, tratto
dall'avidità, vendè tutto per Heve prezzo a Filippo
Esengrenio pittore, con biasimo del mondo; onde
in hne disperato (come si disse) terminò gli anni
suoi nel 1638, ridotto alla vecchiaja.
ANTONM' VA^^HLA€CHn
YBTA
DI

ANTONÌO YASSILACCH!
DETTO L' ALIEKSE

Ì-Ja Grecia avvezza negli anLÌchi Lempi a pro-


ilurre ecceìienti ingegni, immersa nei ietargo e
neH'obbiivione, scordatasi quasi deil'uso di quelle
arti coiie quali si fece conoscere seconda madre
delie più rare discipline, dimostrò pure nei tempi
nostri un iampo delia sopita virtù neila persona
di Antonio Vassilacchi detto l'Aliense, hgliuolo di
Stefano cittadino di Milo, isoletta deli'Arcipeiago,
dotato di così buon taiento nelia pittura, che in
queilo vide rinnovati gli smarriti onori.
Nacque Antonio l'anno i5Ò6, e venne fanciui-
io a Venezia col padre, ii quaie essendo condot-
tiere di nave sovvenne di vettovagiie i'armata cri-
stiana nelia guerra di Levante Tanno i5yi. Quin-
di egli rimase, morto ii padre, con due frateiii, i
quaii datisi anch'eglino avarcar il mare, provvi-
dero Antonio di maestro, accomodandoio con Pao-
io Veronese, ove non tardò moito a dar saggio del-
l'ingegno suo, ritraendo con moita facilità i disegni
e ie pitture di quello in compagnia di Montemez-
zano e Pietro dei Lungìii suoi condiscepoli^ e ca-
pitato in casa di Paoìo un quadretto del Bassano,
4-53
in cui v' erano dipinti degii animali, ne fece Anto-
nio una copia così somigiiante? che fu col tempo
tenuta per io stesso originaìe.
Per ia venuta di Enrico III. re di Francia c di
Poionia in Venezia Fanno i5yd? Paolo ebbe coi
Tintoretto ii carico (come si disse) di dipingere
Parco eretto sul iido, in cui Antonio s'applicò,
benchè fanciulio, in alcuni ornamenti con ammi-
razione di quei due grandi pittori.
Se n'andò ancora per quaiche tempo in prati-
ca con Benedetto frateiio di Paolo, per ie occasioni
ch'egii aveva delie opere a fresco; e lo servì anco
neìla saia dei Vescovo di Trevigi, aileviandogii
molte fatiche.
Ma vedendo Paoio in Antonio certo genio non
ordinario, poichè faciimente apprendeva gii am-
maestramenti e dava indizio di molto buona riu-
scita, non tolierò (come per io più avviene degii
eccelienti pittori) di vedere in lui un accrescimen-
to di maggiore virtù ; onde licenziolio di sua casa,
persuadendoio ad attendere a far piccoli quadretti.
Per io che sdegnato egli, fece vendita di tutti i di-
segni, che fatti aveva neiia casa cii Paolo, ad An-
tonio daiie anticagiie, che teneva bottega nella piaz-
za di san Marco ; e, mutato parere, diedesi poi ad
imitare ia maniera del Tintoretto, che veniva per
lo più seguita dagii studiosi di quei tempo. Ma
sulio stiie di Paoio fece due piccoii quadretti : di
Medea che ringiovanisce ii vecchio Esone, e di Er-
coie nel sagrihcio ch'egli fece sui monte Oeta; li
quaii veduti da Giulio fiorentino, scultore di libero
sentimento, gii disse; 6*e ^
^55
yeivvn 7777^/707^ Je/ 77777e^^ro. Quei quadri po-
scia capitarono neììa gaìieria cli ManLova.
Quindi si pose per un verno inLero, in tempo
di notte, a ritrarre riiievi iormati dalle statue an-
ticlie, avanzandosi nel disegno ; e fece intanto per
la terradi Loreo una tavoladel Rosario, e perChiog-
gia altre pitture, delle quali avendo tratto conve-
niente prodtto, potè sostenere lo stato suo, ed in-
camminarsi afar opere di maggior perfezione.
Si trattenne anche in quegli anni giovanili per
qualche tempo con Dario Varotari, e con esso lui
operò in Padova nel sofdtto di sant^Agata; e vi
sono in particolare di Antonio, in quattro tondi, i
Dottori della Chiesa; e lavorò con quello ancora a
fresco alla Montecchia nel palazzo dei Capodilista.
Fece poscia, per la chiesa di san Gregorio di Venezia.
Venezia, Lazzaro risuscitato, in cui dimostrò il
disegno e Parte nello spiegamento di quella sto-
ria, hgurandolo tratto da molti dal sepolcro, Cri-
sto in atto imperante, le sorelle supplichevoli, con
altri accorsi a quella maravigliosa azione; la quale
opera esposta al ponte di san Lorenzo per la so-
lennità di esso santo, veduta da Paolo Veronese,
nè sapendo immaginarsene Pautore, incontratosi in
Antonio gliela commendò molto: ma poscia inteso
quella essere di sua mano, converti lo sdegno in
amore; ed invitatolo alla sna casa, i^ebhe in avve-
nire per tenero amico.
Qui brevemente noteremo quelle opere onde
gli si accrebbe grido, che furono: un gonfalone da
campo fatto da lui ai Confrati di san Giorgio, col
santo cavaliere che uccide il drago, e li santi Si-
RlDOLFI. T. II. a8
434
meone, Trifone e Girolamo, con si forte e maniero-
so coìorito, che se egìi avesse continuato queìia via
di fare, sarebbe pervenuto al maggior segno deb
l'arte; ed alcune storie di Ciro, cb'egli fece a fre-
sco sopra il campo di santo Stefano, con due gran-
di tlgure sopra ii rovescio dei camini ; !e quali tut-
tavia si conservano, e recano ammirazione ai pro-
fessori. In san Giovanni dal Tempio fece poi if
martirio di santa Caterina.
Ora Antonio avendosi fatto conoscere per ispi-
ritoso, gìi furono iocati dai Signori, sopra il pala-
gio ducaìe, aìcuni cbiaro-scuri per il sofbtto deba
sala delìo Scrutinio; in uno dei quaìi é Ordelafo Fa-
liero doge, cbe rotti gìi Ungari sotto Zara, fece
acquisto di queìia città.
Nell'altro è Pietro Ziano doge, cbe tenuto ii
dogado due anni. lo rinunzia ai Padri, facendosi
monaco di san Benedetto. Vi fece ancbe nei corsi
alcune Virtù vagamente colorite.
Nella saìa deì gran Consigbo fece pure a cbia-
ro-scuro, nel soffìtto, Carlo Zeno, il quale attac-
cata la zuffa con Buzicaldo capitano dei Genovesi,
con bellissimo stratagemma ricoperti con vela i
remi della galea nemica, il vinse ; e v: formò al-
cuni leggiadri ignudi con istringato disegno.
In altro sito appare Bernardo Contarinó, cbe
si offerisce ai Provveditori veneti di uccidere Lodo-
vico Sforza duca di Milano, cbe dimostravasi poco
ben affetto alla Repubblica ; ma non fu accettata
Pofferta da quei prudenti Senatori.
Ed in altro sito vedevasi Agostino Barbarigo,
provveditore dell' armata veneta contro i Turcbi
455
Fanno t5yi, ferito in un occliio? a cui stavano in-
torno molti soldati ; ma essendosi determinato che
alcuni di quei chiaro-scuri si facessero d'altro co-
!ore, abbattendosi il Tintoretto nella casa di An-
tonio, volle di propria mano velar quelli di colore
pavonazzo.
Ebbe anchc carico di dipingere una deile sto-
rie maggiori neila parete verso san Giorgio, nel-
la quale appariva l'armata veneta che partiva da
Zara, e pervenuta a Costantinopoii (essendo scac-
ciati da Alessio gii ambasciatori mandati), combat-
teva queiia città ; di dove poscia fuggito il tiranno,
e trattone ii vecchio Isaccio di prigione, condotto-
10 al cioge Dandolo, lo ripose nelia sedia imperiaie.
Ma questa pittura, coiie aitre di queiia parte, se
n'andò a male per causa delie pioggie, e fu poi
ridipinta dai Paima.
Fece medesimamente nelia saia delio Scruti-
nio la storia, che in ordine è la quarta, dell'asse-
dio di Tiro, fortissima città sul mare, coli'inter-
vento dei doge Domenico Michele, uno dei prin-
cipaii capitani; ma sparsasi fama ch'era per so-
praggiungere numeroso esercito in soccorso dei Sa-
raceni, e che per taie rispetto i Veneti pensavano
ievarsi daii'assedio, ciò riportato al Doge, fece to-
sto levar daiie gaiee le vele ed i timoni ; e recan-
doii aiia presenza di Varimondo patriarca, e d'ai-
tri capitani deli'esercito, confermò in queiia guisa
ia data fede. Ma non passò moito, che voiando una
coiomba spedita da Dachino re di Damasco a quei-
11 di Tiro con lettere legate all'aia, che gii pro-
mettevano presto soccorso; caduta queiia a terra
456
per io strepito dei soìtlati, ed intesosi Jai capitani
ii contenuto deiia iettera, giiene posero un'altra,
che gli esortava a rendersi aì migiior partito; ed
aizataia di nuovo, se ne voiò ag!i assediati, i quaì!
disperando i'aspettato ajuto, resero ia città.
Quivi Antonio hnse un Comito in atto di co-
mandare ad alcuni schiavi che portino i timoni
e le vele deile gaiee aiia presenza dei Doge e det
Capitani, esprimendo quei portatori con verosi-
miii e naturaii ehètti; e poco lungi appare la città
con moiti soidati suiie mura.
Fece anche, sopra i hnestroni verso ii cortiie,
ia presa di Margaritino, ed alcuni schiavi e Vit-
torie sopra ie hnestre dalia parte deiia piazza, che
moito piacquero ai professori.
Pitture Si trovano opere di questo autore nelia Con-
neHaScuoia
dei
fraternita dei Mercatanti. Neiia saia di sopra é ii
Mercatanti. Matrimonio della Vergine con san Giuseppe, e gio-
vani che tengono verghe in mano; ia medesima
Vergine in atto di leggere, mentre Gabrieie viene
spedito daii^Eterno Padre per nunzio deli^Incarna-
zione dei Verbo; la visita ci/eila fece alla cognata
Eiisabetta ; la Nascita del Signore con Angeii in
gloria vagamente coioriti; ia Circoncisione, e la
Vergine Madre che lo presenta al pontehce Si-
meone, oherendo, secondo la iegge, un pajo di co-
iombe ; azione spiegata con moito decoro.
Neiia saia terrena fece altresì due grandi qua-
dri, con san Cristoforo tormentato in più guise per
ordine dei Re di Licia, ii quale hgurò in forma di
gigante con grande maniera ; ed in san Giovanni
Eiemosinario di Riaito operò, per ia cappeiia mag-
45y
gìore, !a Cena di CrisLo; e riella parLe vicina ve-
desi il Salvatore lavare i piedi agìi Apostoli, che
l'autore fece in concorrenza di Leonardo.
Ma Antonio si avanzò molto più in otto gran-
di quadri che poscia dipinse ai Padri Gesuati. Neì
primo è Zaccaria profeta in orazione innanzi l'a!-
tare, e l'Angeìo gli annuncia la nascita del Battista;
nel secondo !a Vergine viene graziosamente ac-
colta da santa Elisabetta ; nel terzo il nato Gio-
vanni è ìavato daìle ostetrici, mentre altre porgono
i panni per invo!gervelo, ed i! padre suo Zaccaria
se ne sta scrivendo; nel quarto, posto alla parte
destra deli'altar maggiore, era il santo Precursore
predicante alie turbe; e dali'altra l'Angelo annun-
ciava ai pastori la nascita del Figliuoio di Dio,
che or si veggono in aitra parte deiia chiesa ; e nel
seguente quadro i medesimi pastori i'adorano nel
presepe, tra' quali è ritratto ii Priore di quei tem-
po; a cui seguono i Magi vestiti all'uso persiano,
che gli presentano i doni loro; e neii'ultimo luogo
ammirasi la Purihcazione deiia Vergine, ìa quaie
sta in atto di porgere ii pargoietto hglio Gesù a!
pontehce Simeone ; e vi é una donna che oiìerisce
due coiombe con mirabiie attitudine.
Ma perchè tra i'Aiiense ed ii Corona passava
continua emuiazione, questi propose al Priore di
far uno dei detti quadri per dieci ducati meno di
Antonio; a cui prontamente ii Priore rispose che
se ne contentava, ma che avvertisse che l'Aliense
gìieii faceva per mera cortesia : onde ogni quai
volta che gii corrispondesse dieci ducati, poteva
a suo beii'agio fare ii quadro. In aitro sito fece la
458
coniermazione delìa Regoìa dei Padri stessidal Pon-
teAce data ai primi fondatori. In uno degli aitari é
il martirio di santa Caterina; in altro sono i beati
Giovanni Colombino istitntore delPOrdine dei Ge-
suati, e Franceso Vicenti delPOrdine medesimo,
amendue sanesi; ed ai piè delìa chiesa, PAnnun-
ciata. Piacquero le fatiche di Antonio alla città, e
n'ebbe molto onore, avendovi usato molto studio ;
e qualche tempo dopo fece ai detti Padri, per ii
loro ampissimo refettorio, parecchie storie del vec-
chio Testamento.
Fu parimente stimato pellegrino pensiero Cri-
sto risorgente, ch'egli lece nelia cappella del Sa-
cramento di san Marcelliano, a cui volano intorno
molti Angeli coi misteri deìla Passione in mano,
ed ai piedi stanno i custodi, risvegliati dai raggi
divini, in vivaci attitudini ; della quale invenzione
avendo Antonio fatto un gran disegno a chiaro-
scuro, invaghitosene il cavaliere Pasgnano, che ai
dirimpetto dipinse il Crocehsso, l'ottenne in dono.
Non mancano ancora diversi preziosi oggetti
di questa graziosa mano, dei quali lungamente
avremmo a trattare per descriverne le bellezze;
ma brevemente alcuni soltanto ne accenneremo.
NelI'Angelo Radaele è il serpente di bronzo innal-
zato da Mosè nei deserto, e due Rgure di profeti
nei coro ; san Jacopo apostolo neila chiesa di san
Giovanni evangelista; in san Procoro, detto san
Provolo, tre istorie dei vecchio Testamento. Ma
lodatissimi sono due lunghi quadri nella cappella
del Sacramento in san Geremia, contenenti il ca-
der delia manna agli Ebrei nel deserto ; ed i me-
4^9
desimi morsicati dai serpenti, divisati con molte
graziose e studiate dgure di donue e di uomini
ignudiy cosi bene intesi e delineati, cbe meglio non
si possono fìare ; poicbè in aggiunta aHo studio ion-
dato sopra le buone iorme dei riiievi anticbi, volìe
anche l'Aliense veder gli eiietti dai corpi naturaìi,
osservando il modo deìle attaccature e delle tene-
rezze; ed in due spazii minori dipinse Abele e Cai-
no, e il sacribcio di Abramo.
Trattò egìi, coila Compagnia dei Sacramento
dei santi Apostoii, deii'opera del sofdtto; ma es-
sendo carico d'adari, ritenne solamente ii quadro
di mezzo, in cui fece l'Ascensione dei Signore al
Cielo, ia quaie però fu per ia maggior parte con-
dotta da Tommaso Doiabeila suo scoiare (cbe po-
scia divenne pittore dei re Sigismondo III. di Po-
ionia), fiiggendo Antonio volentieri ia fatica. Fece
poi di propria mano, neiia parte interna dei por-
teiii deii'organo, Caino cbe uccide Abeie, posto in
un dotto ed accurato scorcio ; e nei di fuori Mosè
cbe accenna colla verga il serpente da iui eretto
agli Ebrei sopra il legno, in cui bsandosi risana-
vano: cbe sono in vero due eiaboratissime fatiche;
come è mirabile, in san Leonardo, la figura del
Redentore sorto dal monumento, di maravigiiosa
forma e pastosissimo colorito.
Avevano i Padri di san Giorgio Maggiore rin-
novata ia cbiesa ioro coi modelli di Andrea Paiia-
dio, ed eretti moiti nobili aitari con pitture del
Tintoretto e di aitri vaiorosi pittori; onde mau-
cava soio, per dar compimento a si beiia struttura,
stabiiire l'aitare ove posar doveva ii Sacramento;
44o
pensando TAbate di fare d piu belìo e ragguarde-
vole cbe mai si vedesse. Onde per taìe eìfetto gli
furono recati moiti disegni e modelli per iì taber-
nacoìo, cbe domandavano molta spesa e fatica. Ma
qnegìi, confuso tra ia moititudine, non sapeva a
quale appigliarsi ; ed introdotto Antonio a dire ii
suo parere, come queiio cbe era modesto e gen-
tiie, glieii lodò più e meno secondo i'esser ioro:
e ricercato se sì poteva far cosa migliore, prese egii
l'assunto di formare i'invenzione cbe ora si vede;
e di quelia iatto un disegno, e spiegatolo aìia pre-
senza dei Padt i, così prese a discorrere :
)) Questo giobo, cb'eiie vedono, è fìgurato per ii
mondo sostenuto da queste quattro bgure che rap-
presentano gii Evangeiisti: nelia cima sta Dio Pa-
dre rettore deii' aniverso ^ qui nei mezzo è io Spi-
rito Santo in forma di coiomba; ed ai piedi si por-
rà, in una particolare custodia, i'Eucaristia: onde
avremo raccolte in uno ie tre divine Persone, ii
mondo, e gii Evangeiisti promuigatori deiia cat-
toiica fede. a
Parve ai Padri, ed ail'Abate in particoiare, mi-
rabiie l'invenzione; onde posto da parte ogni al-
tro disegno, cbe solo conteneva coionne ed ordi-
narii ornamenti, deliberò di valersi del pensiero di
Antonio ; e discorrendo sopra ia materia di cbe far
dovevasi, quegii soggiunse, cbe per far opera de-
gna conveniva farla di bronzo ; ma ia difbcoità con-
sisteva nelia grandezza dei giobo, cbe di tal ma-
teria (dicevano i Padri) poteva riuscire moito pe-
sante. Ma Antonio dissc, cbe questo giobo far si
dovrebbe di rame dorato, incrociato da ferri : die-
44:
tro H quaie avvìso rimase Hnalmente ievata ogni
precedente difRcoltà.
Approvato ii parere di queiio dall'Abate, gii
rimise ancora l'elezione delio scuitore; e fu da lui
scelto Girolamo Campagna, non senza niortidca-
zione del Vittoria, che per tale cagione gii fu poi
in avvenire sempre poco amico. Fece di più Anto-
nio a chiaro-scuro quelle hgure vedute da moite
parti, neìie quali tuttavia si comprende la sua ma-
niera; e quest'opera sì beila e peregrina viene dei
continuo ammirata e commendata da ogni inten-
dente che visita quelia chiesa, tuttochè quei Padri
si arrogassero quel concetto che da ioro non fu
giammai nemmeno pensato. Ma sebbene egii non
traesse da quella industriosa fatica premio aicuno,
ceciendo ogni utilità aiio scuìtore, ne riportò non-
dimeno un avanzo di non ordinario onore da co-
ioro ai quali era noto l'autore, e si aprì ia via a
conseguire opere di moita considerazione dai Pa-
dri medesìmi ; onde fece per la loro chiesa di san
Pietro di Perugia, in vasta tela, i'aibero di quelia
Reiigione, coiia serie dei Pontefìci, Preiati, Padri,
e grandi signori che fiorirono di queli'Ordine (ii
cui modello si riserva nei ciaustro vicino aiia sa-
grestia di san Giorgio predetto), e fu riposto sopra
!a porta di queiia chiesa con aitri quadri intorno ;
e nei paico dipinse ia Vita dei Saivatore.
Trasferitosi poscia, con parte delie opere dette Perugia.
non terminate, a Perugia, vi diede fine con moita
soddisfazione dei Padri ; e, benchè da loro fosse de-
gnamente spesato, essendo egii di animo generoso,
di spesso queiìi banchettava con aitri signori delia
442
citt^, fra' quaìi iì Cavaliere della Corgna, da cui ri-
ceveva frequenti visite e regali, a cui fece una bel-
lissima Annunziata, e ìo ritrasse parimente arma-
to. Ma ricusando Antonio ia ricognizione, per non
iasciarsi vincere di cortesia ii Cavaliere volie che
al suo partire ricevesse cento piastre pel viaggio,
ed altri doni.
Mancato a quei giorni in Venezia Monte Mez-
zauo, cìie aveva ottenuto di far l'istoria dei Magi
sopra il Tribunale dei Consiglio dei Dieci, fu quei-
la Iunga tela allogata ad Antonio; nella quale fece
la pittura cbe ora si vede, rappresentandovi quei
Regi prostrati dinanzi al Re del Cielo, con numero
di servi cbe traggono dai iorzieri collane ed ar-
genterie per farne dono alla Vergine ^ e vi appa-
jono pastorelle, personaggi, ed altri in camtnino:
invenzione veramente copiosa, ed adorna di molte e
non comuni bellezze.
Varsavia. Gli furono ordinate in questo tempo, pel re
Sigismondo III. di Polonia, la favola di Diana con
Calisto al bagno, ed altre poesie; delle quaìi inva-
gbitosi il Re, lo fece invitare alla Corte con ono-
revole stipendio: ma essendo quegli avvezzo ai co-
modi di sua casa, ributò cosi bella occasione, man-
dandovi Paccennato Tommaso Dolabelia suo di-
scepolo, di cui, come si disse, valevasi talora nelle
opere sue ; ii quale con molto minor merito del
maestro, avanzatosi nella regia grazia, fece acqui-
sto di molte riccbezze.
Dipinse anche, pel medesimo Re, parte della
favola di Psicbe compartita col Palma ; e piaciuta
Popera di Antonio, gli commise poi una teìa col
443
marLÌrio cìisanL'Orsola, !a quaie condusse con moi-
ta diligenza. E neiie coperte fece i santi Vladislao,
Demetrio, ed aitri santi avuti in divozione dai Re;
e per queiìa degna operazione fu con regie lettere
commendato, e presentato di alcuni doni.
Ritrasse anche, per ordine dei Senato, ia figu- Venezia,

ra di santa Giustina, che fu con prezioso orna-


mento colìocata nelle sale del Consigiio dei Dieci,
in memoria deiia vittoria ottenuta dalia Repub-
biica contro i Turchi f anno i5yi.
Ma, confbrme Tusato costume, tocchiamo al-
cune delle opere fatte da Antonio fuori di Vene-
zia (tuttochè moite di vantaggio ne dipingesse), ove
giugnendo ii iettore potrà eziandio godere di sì belie
e singoiari vedute.
Evvi in Cividaie di Beiiuno, neiia Compagnia CiviJaie.
deiia Croce, ia Cena di Cristo, l'Orazione neii'or-
to, la presa di quelio dai soidati, e la fiageilazione
aìia coionna; neile quaii opere egii usò molto stu-
dio, ed in particoiare nella Cena, che ritrasse da
un picciolo modeilo di hgure di cera, ìa quale piac-
que a quaiunque professore, e fu molto lodata dai
vecchio Tintoretto, che predicava il vivace ingegno
ed ii vaiore di Antonio. Per ia chiesa di san Barto-
iommeo fece ia tavoia del Santo medesimo.
Pei Comune di Montagnana dipinse unà tavola Monte Or-
tone.
coi Saivatore, e i Santi protettori di quelia Terra.
Ai Padri di Monte Ortone, in grazia del padre
Giroiamo Facino amico suo, ne fece dono di un'al-
tra, con aicuni Beati deli'Ordine ìoro; ed al me-
desimo Padre fece anche, per la chiesa dell' Oimo,
ii martirio di santo Stefano, ed altre pitture.
444
Padova. In santa Maria in Vanzo Ji Padova dipinse !a
tavoìa dei santi martiri Sebastiano, Lorenzo, Giu-
Saìò. liano e Giorgio. Per ìa parrocchiale di Salò fece,
neìle coperte deìPorgano, ia storia dei serpente
di bronzo in aitro iuogo descritta; e da una parte
deiia parete, ia nascita di nostra Signora ed aitre
fìgure. Unito al Paima colorì a fresco, neiia tri-
buna, i' Assunzione di essa Vergine ai Cieio cogii
Apostoii coiiocati intorno; dei quaii Antonio fece
non soio i' invenzione, ma i cartoni tutti di quelie
hgure, che eccedono piedi quindici in aitezza, ie
quali vedute però neìia distanza sembrano di for-
me naturali; e fu queii'opera terminata in pochi
giorni, con maravigha di quei popoli che gli ave-
vano tolta casa a pigione per un anno. Antonio fe-
ce ancora non poche altre cose per queiie parti,
essendo moito piaciuta ia maniera sua, e n'ebbe
non iieve compenso.
Condottosi a Segiano viiiaggio del Vicentino, a
petizione del signor GiroÌamo Aviano, furono par-
to dell'ingegno suo tutti i partimenti deiia saia
maggiore, ove lavorò anche il Paima; ed in un sa-
lotto fece di più a chiaro-scuro aicune grandi figure
con manieroso e facile stiie ; ed in una stanza di-
vise istorie di Lot, di Agar, di Giuseppe, d'Oio-
ferne, di Daiiia e di Ioei, così ben coiorite che
Noventa.
pajono ad olio; e n'ebbe ii pregio deil'aìtre. A No-
venta poi, viiiaggio non guari lontano dei Vicenti-
no, dipinse qualche tempo dopo, nel paiazzo dei
signor Giovanni Barbarigo senatore, ie istorie dei-
ia sua famiglia, avanzando parimente ogni aitro
pittore che vi operasse.
Ma torniamo a Venezia, dove mireremo a!tre yenezìa,
sue pitture ad olio. Neììa cappella di san Fran-
cesco dei Frari sono due azioni dei santo stesso;
ed in altra cappeHa del cìaustro pure di san Fran-
cesco della Vigna é !a Nascita del Salvatore.
Aìle Monache di santa Giustina Antonio aveva
operato in due grandi quadri, dalle parti laterali
de!i"altar maggiore, ia Vita di essa santa, i quali
essendo ievati in occasione deiia nuova fabbrica,
e riposti nel coro di esse Monacbe, ivi pure rima-
sero; e pel sofbtto aveva ancbe fatto un singoia-
re disegno di nostro Signore ascendente ai Cieio,
accompagnato da non pochi Patriarcbi ed Angeli
cbe portavano in segno di trionfo i misteri deiia
Passione ; ma non ebbe effetto il trattato, sì per la
moita spesa, che per ia contrarietà dei Vittoria,
non cadendo l'opera neiie mani del Paima, come
egii desiderava. L' Aiiense fece ancora, neiia me-
desima cbiesa, Gesù Cristo in croce, e dopo quegii
Angeii cbe tengono la santa Casa di Loreto.
Per ordine pubblico rappresentò, nella saia dei
Maggior Consigiio, la incoronazione di Baidovino
conte di Fiandra in Imperadore di Costantinopoli,
della quale fece un singolare modello (cbe Enri-
co Valchemburg suo discepolo riportò in Augusta);
ma, conforme l'uso suo, schifando Antonio la fati-
ca, fu essa in alcune parti condotta da Stefano suo
fìgliuolo, con molta diversità dal modeilo.
Alle Monacbe di santa Cbiara, ove egli aveva
due bgliuole, fece largo dono della bellissima tavola
delPAnnunciata ; ed in san Domenico dipinse san
Raimondo cbe varca il mare servendosi, per vela,
446
deììo scapoìare; e nel fregto di queìla chiesa fecc
CrisLo condotto al monte Caivario.
In santo Vitale compose una singoiare fìgura
della Vergine Annunciata dai messaggero celeste,
e sopra vi assiste Iddio Padre con vezzosi Angio-
ietti vaganti tra splendori, e rappresentovvi queiia
stanza con deiiziosi ornamenti ; e neiia cappelia
dei Sacramento diede a vedere Cristo risuscitato,
e in atto di salire al Cieio. Nei Padri Crociferi di-
pinse santa Caterina ai martirio deiia ruota; ma
eg!i non potè divisar quell'azìone a vogiia sua, per
aicuni ritratti che vi fece a petizione del padrone,
e perchè gli convenne ancora variar la hgura deiìa
santa a soddisfazione dei Padri. In san Zaccaria,
neiie cappeiiette dietro ai tabernacolo, neiie quaii
riposano alcune reiiquie di martiri, ritrasse ie im-
Murano. magini ioro; ed in san Bernardo di Murano dipinse
ii santo stesso a sedere tra alcune architetture, coi
santi Agostino e Giroiamo.
Le opere da lui mandate in varie parti sono
in gran numero; ma tra ie molte da noi vedute
fu ia Cena dei Saivatore cogii Apostoii, rappresen-
tata sotto deiiziosa ioggia, con servi ed altri curiosi
Madrid. ornamenti; ed aicune favole ch'egii fece pei Re
Cattoiico: onde fuinvitato dai suo ambasciatore ai-
ia Corte con degni partiti; ma piacendo ad Anto-
nio starsene a Venezia, non si curò punto di pas-
sare in Ispagna.
Augnsta. AI nominato Enrico Valchcmhurg augustano
ritrasse Diana ai bagno con Caiisto scoperta gra-
vida, ove intervenivano altre Ninfe ^ ed il Trionib
di Bacco sopra d'un carro tirato daiie pantere, e
447
seguito da molte ìieLe Baccanti che suonano cem-
bali; Siieno ubbriaco sull'asino, sostenuto dai ser-
vi ; e Pane che tocca il flauto, con fanciulb scber-
zanti intorno.
Furono parimente da lui mandate ad Augusta
due lunghe tele: in una deìle quali appariva Eiena
portata aiie navi da Paride, ed altri cavaiieri di
iontano, che recavano spoglie, vasi d'oro, ed altre
cose; Paitra conteneva ii rapimento deiie Sabine
fatto dai Romani vestiti di ioriche all'uso antico,
con artifìciose violenze nel rubarquelle fanciulie;
ed una Giuditta che tronca ii capo ad Oloferne, ii
quale riscuotendosi dimostra il terrore nel movi-
mento cagionato dali' improvviso colpo ; e questa
azione prendeva iume da una candela accesa con
arte messavi dai pittore.
Sono varie sue fatiche in Venezia presso i par-
ticolari. In casa Pisana, fregi, sofhtti, ed aitre co-
se; in casa Loredana, ed in aitre. Fece anco varii
ritrattì degli amici suoi, benchè non moito vi si
appiicasse: di Pietro Mera pittore fiammingo, di
Aiberto Zuccato giureconsulto, di Curzio Marinelii
celebre medico, e d'altri moiti; per cui dipinse
ancora un gentile pensiero in rame, coiia Vergine
e san Giuseppe, e ii pargoletto Battista che accen-
na siienzio col dito, mentre nostro Signore bam-
bino dorme in culia. Sopra di che ia signora Lu-
crezia Marinelii cantò con soavissimo stiie:
GA/eófz coce, ^672 jo, 7272277272 e C2^72,
^220^^0, c/z<3 77777Ì, 2772/7272^2722 ^727^7272 ^2?
jEf7272 (72^72^ 6 JC 72072 0& 2 71^0^2 J2272?2,
^/eP2072 /707TA' 72^r2 ^222 .y2/e72Z20 72tf&Ì72.
448
.H y%7/o, /'??ic//M
Por^/<37??o <3^Jo^/r or 773/7^ ? òo/ ^e???/?/????//^
./%? /<3c/, cAè ??o 7 wcg-Jz, c ? c??r/ /?/M7?^/
AfoCC^C^ 0??7c 7o/cc of <7?'c/ 7ZC ?'??S?ii(?3.
y7//or 7/c Z/ .ycfMO /'^7?^c. ??//o?^ ??c/ (7^o
jOcyfò (?//<3 // p///or, cAc <3 ??o/ ^c ??o/e
F/ye p/Z/Mrc, /?? pcro <2//c?7 c^cf/Z.
0 j/?? g*r<3??7c y7/?'c??^c /?? i7?r<?7/^o.
f) cA^c ^o/r/o Jc/ 6*/c/, pcrcAc 7?o?? pMO/c
jRZ/r<2r 7??<37?0 7730r/<3/ Cc/cJ'/Z M^C/i(/.

Gli furono di più commessi dai Procuratori


varii cartoni per le opere di mosaico neìia chiesa
di san Marco; ed é sua invenzione ìa hgura della
Sinagoga ebrea con signidcati in mano; ii Salva-
tore sopra ii capitello, con sant^Andrea in croce,
mal Ìavorato dai maestro che io ridusse in mosai-
co ; ed aicune hgure degii Apostoii, che sono nella
vòita deihingresso di queila chìesa: e i cartoni si
conservano in una stanza deiie Procuratie, ove si
veggono varie scienze.
Qui terminano ie operazioni di Antonio, ioen-
chè qualche tempo sopravvivesse, ed operasse aitre
cose; poichè giunto alia vecchiezza, e cangiando
faccia ia fortuna, abbattuto dalie molte avversità,
fra le turboienze e ie agitazioni deil' animo non
poteva appiicarsi, com'era suo costume, alìo stu-
dio. Che però non devonsi maiignamente ricet'care
le opere sue men perfette, trascurando le migiiori,
per iscemargii ia lode; poichè spesso avviene, co-
me aicun disse, che 773??%<3//o73e?7?yo7^??7?<3c ^?/c7^M?7?-
^MC ^cyM/f??r <373/773/ e/ 7??o73/?7 po?7??rò<3//o, o?TO?' /??
449
co/z^z/zzV p<wor c^ ^repzz/zz^zo z/z cordfe^ e^ //zzz<(zzZ!zo/zc^
yo/zz/z^zz^zz//z Z7ì ef/ìiozM. Ecì Eliano (ìisse pure, che
/or^zz/zzze z/zj'^zzbz/e^ -H/zzif czcey e^ re//e/zì(z/zzze co//z-
//zzz^zz^zo/ze^. Quindi datosi ai litigi coì Paìma, con-
sumò molto tempo e gli averi sopra i palazzi ed
in pratiche cogli avvocati, impiegando il più del-
Popera sua nel loro servigio; da alcuni dei quali
fu al maggior uopo abbandonato, ed in Rne mal
difeso, rimase perditore, con discapito delle pro-
prie sostanze. Ed essendo passato alie terze nozze,
non gli bastando Paver sottratto il collo dal giogo
dei due primi matrimonii, aggravato da molta fa-
miglia, gli convenne poscia faticare sino al hne
della vita; onde, per rappresentare lo stato suo,
compose un gentilissimo disegno, hgurando sè stes-
so che teneva sopra le spaìle la moglie, con la ba-
lia, lo zio ed ii figliastro, che furono gli aggiunti
della dote ottenuta ; e dimostrandolo agli arnici so-
ìeva scherzando dire : Questo è quel peso che mi
conviene portare hno alla morte.
Non mancavano intanto gli aderenti del Palma
di perseguitarlo in ogni occasione (poichè ognuno
piega sempre in favore del più fortunato); sicchè
Antonio visse il rimanente del tempo suo oppresso
dalle famigliari cure non solo, ma in più maniere
travagliato dalfaltrui malvagità, verificandosi inlui
il comune detto, che
Ao/z co/zzz/zczzz yb/^zz/zzz /zzzzz per poco,
Qzzzz/zz/o zz/z /zzorùzJ ^z pzg'/zzz zz ^cAer/zo e zz g*zoco.

Visse egli nondimeno nei primi tempi suoi in


così felice stato, che la di Iui buona fortuna dava
RtDOLFI. T. II. 2<)
/}5o
materìa J'invidia agìi enmli; e trasse daìi'arte sua
parecchie migiiaja di scudi, col risparmio deì quaii
avrebbe potuto tranquiiiamente vivere nelia vec-
chiexza: ma tenendo casa aiiestita di nobiii suppel-
iettili, ornata di pitture di moito valore, e spen-
dendo prodigalmente in tutte ie cose, poco pensò
a quegii anni che portano seco gì'incomodi mag-
giori, e che mal sono adeguati aiie fatiche.
Raccoise gran numero di riiievi, di carte in
istampa, e di disegni dei pin ecceiienti autori: di
Raffaele, di Micheiangeio, del Parmigiano, di Pieri-
nodei Vago, di Tiziano ed altri, ed in particoiare
una serie pregiata di Paoio Veronese, fatti sopra
carte tinte; onde per ia fama delia sua virtù, e per
vedere cosi beiia raccoìta, veniva spesso visitato dai
Principi, eiagii Ambasciatori, e dai famosi pittori
che capitavano a Veneziar tra i quaii il cavaiiere
Federico Zuccaro, che ammirando in Antonio cer-
to che di animo eievato e generoso, ebbe a dire
ch'egii faceva la sua professione con moito decoro.
E io stesso disse ii cavaliere Giuseppe d'Arpino, ii
quaie commendava soprammodo ii quadro dei tre
Magi già descritto dei Consigiio dei Dieci.
Ma Antonio fu dotato di maravigiiosa felicità
nel disegno, formando ie bgure sue sopra ia teia
in modo che parevano stampate, e di tanta faci-
lità nei coioririe, che ai secondi colpi ie rendeva
hnite ; seguendo neiie invenzioni ii genio dei ce-
lebre Tintoretto, costumando anch'egii formare
taiora i suoi concetti dai pìccioli modelii che fa-
ceva di creta, recandovi i iumi e ie ombre ali'uso
di quel gran maestro. Gli mancò soio quaiche mag-
gìore app!icazione neììe opere, onde sarebbe riu-
scÌLo in ogni parte mirabile, possedendo dalìa na-
tura singolari doni; avendo i'inteiìetto nostro an-
cbe bisogno di coltura a guisa de!!e piante, cbe
coltivate da industre agricoltore si rendono più
vagbe e speciose ali'altrui vista. Fu moito liberaie
coi pittori forestieri cbe io visitavano, ai quali do-
nava disegni fatti da iui in varie guise, nelia cui
facoità riuscì uomo singolare ; e molti ne compose
ancora suila via dei Cangiasio, cbe si credono di
queiia mano. Inventò varie moraii invenzioni, e
ordinò molte cose di arcbitettura, deiia quaie egii
ebbe buono intendimento. Fu sottiiissimo aritme-
tico, di piacevole e scbietta natura, gratissimo nelie
conversazioni, vivace nei motti; e si diiettò assaìs-
simo di ieggere storie, ie quaii riferiva a tempo
con feiice dicitura.
Soleva dire, cbe la pittura doveva essere fatta
con faciiità, poicbè lo stento veniva a scemarie non
poco la beilezza; cbe stimava ecceiienti queile bgu-
re daiie quaii potevasi imparare alcuna cosa; che
poi nei rimanente ognuno sapeva porre in opera
i bei coiori.
Diceva ancora, cbe ia pittura andava deciinan-
do, non essendo inteso cbe da pochi il buono, cbe
consisteva in certo cbe di conoscimento, proprio
soio di queiii cbe bene intendevano l'arte; cbe ve-
devasi poca riuscita nei giovani, percbè non ave-
vano appena appreso il modo di formare le parti
dei corpì, cbe voievano far da maestri; dovendosi
invece giungere per gradi aiia cognizione deii'arte,
la quaie poi stabiiita con dovuti fbndamenti, poteva
allora ìo studente cìmentarsi a far opere Jì pro-
prìa invenzione.
Era anche solito dire, che si trovavano molti
disegnatori, ma pochi pittori ; e che per costituirne
uno perfetto vi si convenivano moìte parti, ìe quali
non così faciimente venivano praticate : che quando
ei vide ii Giudizio di Michelangelo nei Vaticano
gii piacque sì; ma che poi riveduto, sempre più gii
crebhe di perfezione, comprendendovisi un eiaho-
ratissimo studio ; e che taie eifetto far solevano ie
eccelienti pitture, mentre aiPincontro quelie che
avevano le soie apparenze dei coiori, rivedute più
volte, meno piacevano.
Toiierò inoltre fra^ suoi infortunii un crudelis-
simo male di asma, che gii ahhreviò ia vita ; e ca-
dendo di apopiessia, vedendo presso ii hne del
viver suo, voiie esser munito deli^Eucaristia e del-
estrema Unzione; e mentre stavasi risciacquando
con certo liquore, ingomhrato dai catarro, gii so-
praggiunse la morte, la quale sola ò il termine
delle umane afhizioni ; onde hene fu detto, che

^//pe/TC/z/eit, ^////e wo73 ^oeruùù//r, Aor/z.

Ed in cui trovano riposo coloro che hene e mo-


ralmente vissero. Così Antonio, avendo esercitata
T arte sua con ogni candore, e toiierate con animo
generoso e costante ie avversità mondane^ il sah-
hato santo del i6ag, iasciando ii mondo, voiò al
cielo, neii^anno di sua età y5; e fu ii giorno se-
guente di Pasqua con onorate esequie fatto sep-
peilire in san Vitaie da Cario Ridolh, che gii fu
455
sempre fedele ed amorevole arnico, avendo appreso
da lui i principii della pittura ; il quaìe commise-
rando le fortune e ceìebrando le condizioni d'uo-
mo sì degno ( del cui vaìore si pregierà per sem-
pre non solo ìa Grecia cbe lo produsse, ma Ve-
nezia ancora che gli fu stanza, e che di lui con-
serva moite preziose memorie), in persona di lui
scrisse un'eìegantissima Ode.

TOMMASO DOLOBELLA
ED ALTRI DISCEPOLI DELL^ALIENSE.

Uscirono dalia scuoia di Antonio alcuni vaio-


rosi ingegni: Tommaso Dolobeila beiiunese già
accennato, che riuscì pratico pittore, il quaie pas-
sato in Poìonia agii stipendii dei re Sigismondo III.,
fece i ritratti di queiia Maestà, della Regina, e dei
Principi hgliuoli, con aitre pitture ; ed incontran-
do la regia grazia, ottenne molti favori : quindi ac-
cadendogii, come pittore del Re, diverse occasioni,
fece avanzo di moite fortune. Stefano hgliuolo di
Antonio avrebbe fatto quaiche prohtto neil'arte;
ma poco si appiicò aiio studio, e mancò negii anni
ancor giovaniii.
11 già detto Enrico Vaichemburg augustano
studiò qualche tempo neiia casa di Antonio; e tor-
nato di lì a non moito in patria, dipinse varie cose
colio stiie migiiorato in Venezia, conseguendone
perciò non poca iode.
4^4
Camillo Marpegano vene^o, benchè non moko
dipingesse, applicatosi in altro adare, ritrasse con
franca maniera in disegno le opere del Tintoret-
to, e fece una quantità di disegni ancora di sua
invenzione; tra'quali laVita di Cristo, ed in fogli
reali la Piscina, il martirio di san Lorenzo e di
san Sebastiano, alcuni triond, aitri capricci toc-
cbi in varie maniere con molto studio e felicità,
sulla via del maestro, cbe si conservano presso
Gaspare suo bgliuoìo, il quale virtuosamente si
adopera nella pittura. Camillo morì nell'an. 16^0^
giunto all'anno sessantesimo sesto della sua vita.
ì it MA€AMZA
455

DI

GiOVANNI BATTISTA MAGANZA


E D ALTRI PITTORI VICEWTINI

Ì-Ja famigìia dei Maganza trasse otigine da Ma-


gonza città delìa Germania con carattere di no-
biìtà- e duecento anni fa coìla variazione deìla ibr-
tuna fermò i suoi fondamenti in Este, antica città
deiMItaìia, dove ancor si mantiene, godendo tutti
i priviìegi di qnelia cittadinanza. Un rampoHo di
questa se ne passò a Vicenza, ove tuttavia gode
onorevole iuogo neil'ordine dei cittadini, trasferi-
tovi da Marc' Antonio padre di Gio. Battista pit-
tore, di cui descriviamo la Vita. Questi nacque
negli anni di Cristo i5oq, fu discepoio di Tiziano,
e sortì molta feiicità, in particoiare nei fare ritrat-
ti. Fu anche dotato di varie scienze naturaii ed
occuite, e della poesia italiana non solo, ma della
rustica del contado di Padova, nelia quaìe scrisse
con tenerissimo e ieggiadro stiie varii componi-
menti. Cantò gii amori di Lodovica padovana, da
iui ardentemente amata sotto nome di Magagnò.
Si veggono sue pitture d'invenzione in Vicen-
za: in casa dei signori conti Porti, nel convento di
san Pietro, ed in aitri iuoghi privati. Ma egii valse
moito, come diccmmo, nei far ritratti; e moiti sc
ne conservano pure in Vicenza presso ii signori
Capra, Tiene, ed aìtri; ed in Venezia è queììo dì
Gio. Giorgio Trissino, autore deIi'7/<7//7Z
Go^z, e deHa 6q/o72èy&z, tragedia, in casa de!
signor Marcantonio Romiti giureconsuito, e canoro
cigno ìatino.
Si ritrasse anche da sè stesso in un quadro
medesimo, con Menon e Begoto suoi amorevoii
amici, e compositori anchTglino di rustiche rime,
che si ieggono unite a quelle da iui composte ; ie
quali si conservano in Venezia nella libreria dei
signori iratelii Girolamo e Francesco Contarini pa-
trizii veneti, principaiissimi cavaìieri, ed eredi cii
tutte ie pitture da noi descritte nelie Vite dei pit-
tori, che già furono raccoite dal signor Jacopo Con-
tarini ii vecchio, ampiissimo senatore, ii cui palazzo
era il ricetto di egregi pittori e di ietterati ; neiia
quaie si trovano inoltre ie opere seguenti da noi
non riferite : ii ritratto di Carlo V., di mano deì
Tiziano; quelio di Enrico III. re di Francia e di
Poionia; due teste di donne; due ritratti d'uomi-
ni, l'uno in hanco in atto herissimo, l'altro con
un riiievo in mano, che si tiene ì'efhgie del Tin-
toretto, autore di questi; il ritratto di Paolo Ve-
ronese armato, fatto da lui medesimo; una Cieo-
patra, ed una piccola storia di Mose ; alcune cose
del Bassano, ed altre di eccelienti pittori.
Tra le composizioni scritte dai Maganza ieg-
gesi ancora ungentile sonetto ch'egii mandò aTi-
ziano, in cui con belie ed adeguate metafbre va
di parte in parte rappresentando ie beiiezze delia
sua Lodovica, invitando il sudddetto Tiziano a far-
ne il ritratto.
4$7
On(T egìì fu per le sue virtA e per fi suoi dotti
componimenti annoverato fra gìi Accademici In-
fiammati di Padova ed Olimpici di Vicenza; ed
approvati i suoi scritti dai più ceiebri letterati,
fu posto ciagii scrittori vicentini fra ia serie degli
uomini illustri di queila patria ; e furono suoi fa-
migiiari ed amorevoli il Trissino, ii Tasso, lo Spe-
rone, il Grotto, ed altri uomini insigni neiia scuola
deìla virtù.
Egli fu di così cortese ed umana natura, che
sovveniva con particolare carità le miserie degli
oppressi, a segno che lasciò ai suo morire molti
debiti fatti per la pietà usata ai poverelli; onde ra-
gionando taiora ii signor Aiessandro suo hgliuolo
delia di lui buona natura, soleva dire che gli con-
venne soddisfare a molti legati in tale occasione
da queiio lasciati. Dicesi ancora, che non sopportò
mai di veder uccidere aicun animale ; ed occorren-
dogli cavalcare, non tolierava nemmeno di pun-
gere il cavallo, dicendo che ii povero giumento fa-
ceva di vantaggio, tolierando ia continua tirannia
deii'uomo che in milie modilo tormentava.
Visse Gio. Battista Maganza anni ottanta, di-
pingendo e scrivendo hno ail'anno i58g, in cui
morì; e perchè fu di singoiare talento neila pit-
tura e neiie beiie lettere, se gii conviene duplice
laura di pittore e di poeta.
458

V!TA
AMTOKIO YICEMTINO
DETTO TOGNONE

j^e dali'apparenza si dovesse argomentare deiia


qualità degli uomini, quanti belii ingegni vanno ve-
stiti di rozzi panni, e per lo contrario quanti scioc-
chi si pavoneggiano ornati di seta e d'oro! queiii
sprezzati per ia povertà ioro, questi onorati daì
mondo per ie ricchezze. Quindi é, che spesso si
vede l'ignoranza riverita sotto ia hgura d^un Mida.
Infeiice Virtù, che vai mendicando talora ii pane
aiie case di coioro ai quali starebbe megiio un' ac-
cetta in ispaila, che il mantello di velluto. Tanto
avvenne a Tognone, mal veduto dal mondo per la
sua inlelicità; onde gli convenne in Ane misera-
mente morire.
INel tempo adunque che Battista Zeiotti dipin-
geva in Vicenza il Monte di Pietà? Tognone po-
vero fanciullo, nato di bassi parenti, ma di vivace
ingegno, si aiiogò al servigio di lui, portandogli
acqua e macinandogli i colori. In quelhoccasione,
indotto da naturale istinto, si pose a disegnare;
e come avvenne a Polidoro da Caravaggio serven-
do i pittori di Roma nel portar lo schifo delia cai-
ce, divenne buon pittore. E ii Battista eragii cor-
4$9
Lese dei precetti deìi'arte, commiserando io stato
meschino di lui.
Essendo ancor giovinetto dipinse sopra il muro
deiia propria abitazione, neiia contrada di Puster-
la, l'immagine di nostra Donna; ia quaie non es-
sendogii riuscita, e vergognandosene, si serrò in
casa per un anno intero, continuamente studiando.
Poscia dicesi ciie un'aitra ne dipingesse vicina aiia
prima ; la quaie piaciuta, Tognone se ne raiiegrò,
e si procacciò qualche nome.
Per questo esempio gii fu aìiogata una facciata
sopra ii corso, nelia quaie, seguendo ia maniera
del Zeiotti, fece aicune istorie coiorite; e nei girar
deii'angoio finse due monti di trofei misti di lo-
riche, di bandiere, d'alaharde, di picche, e d'altri
miiitari arnesi, sostenuti da fanciuiii, con sì hera
maniera, che per ia bizzarria non pure, ma per ia
franchezza del coiorire rendono ammirazione a chi
si sia; onde veduti dai Paima gli commendò moi-
to, ed ogni volta che gli occorreva vedere aicun
pittore vicentino gii ragionava di Tognone. La
quaì'opera dicono che gii fosse deturpata per in-
vìdia di nottetempo da un suo concorrente, il qua-
ie aveva goffamente dipinta un'aitra casa vicina;
per che Tognone sdegnato trahsse con versi mor-
daci ia temerità deii'emuio suo.
Si trovano cii più, neiie case dei Vicentini, fire-
gi di stanze, ed aitre cose. Dicono ancora, che per-
suaso dagii amici a iasciar quei modo gagiiardo di
fate, mutasse poi ia maniera.
Ma dipingendo per lo più ii inisero a discre-
zione altrui, nè traendo daiie sue operazioni che
scarsamente iì vitto, vedendo gettato il tempo e ia
fatica, disperato si partì daila patria, e cangiato ii
pennelio in ispada, si fece soidato; ed in quei mi-
seri patimenti ammaiatosi, mancategli ie cose ne-
cessarie, terminò i giorni suoi neli'età giovaniie:
non essendo che misera ia condizione di coioro
che avventurano in simil modo per lieve prezzo
la loro vita; la cui caiamità è deplorata da Tibuiio
nelia decima Eiegia.
In questa guisa si perdè ii poco avventurato
Tognone, a cui mancando Taiimento deiia vita,
fu necessitato a cercar ricovero tra ia herezza e iì
trambusto deli'armi.
ViTA
DI

GtO. AKTOMO FASOLO

I^i civiìe nascita trasse i nataìi iì Fasoio, che


dipinse in Vicenza aìcune opere degne di memo-
ria. Costui, veduto il fare del Zeìotti e di Paolo
Veronese, si pose in pratica con esso loro; ma
cercò di approssimarsi più al Veronese. Opere sue
in queila patria sono le seguenti:
Tre azioni dei Romani nel palco della sala
del Capitano.
Muzio Scevola che si abbrucia intrepidamente
la mano alla presenza di Porsenna.
Orazio cbe coraggiosamente difende il ponte
dai nemici.
Curzio cbe si getta nella voragine.
Nella cbiesa dei Servi ò sua fatica la tela dei
Magi, e nei Padri di san Rocco ii miracolo della
Piscina, ove sono rappresentati, sopra la scala di
nobiiissima loggia, molti infermi, ed ai piè di quel-
la il Salvatore cbe favella col languido, con altri
infermi molto naturali: nè manca aquelia pittura
alcuna degna qualità cosl neirinvenzione come nel
colorito; e da molti vien creduta opera delfim-
mortale Veronese.
^62
In villa di Caldogno ha dipinto a frcsco, neìia
saìa dei paìazzo dei conti CaMogno, alcuni gran
giganti a chiaro-scuro, che dividono varie istorie,
fregi e capricci ; e molte altre cose dipinse nei vil-
laggi del Yicentino.
In Vicenza, sopra ìa casa dei Cogoli a santa
Corona, fìnse una moraie invenzione, ov'entra un
uomo attempato, con gemme e vasi d'oro, accom-
pagnato da Venere ed Amore; ed in aria appare
il Tempo, per accennare ail'uomo avaro e libidi-
noso la brevità delia vita, e !a caducità deile cose
terrene. Fecevi ancora, per ornamento, fanciuliini
deli'uno e dell'altro sesso ignudi, con istrumenti
musicali. Sopra ad altra casa dei Civena dipinse
la Virtù che discaccia ii Vizio, una Regina sedente
fra alcune dame, ed un Cavaliere.
Espresse ancora a fresco, nelia sala delI'Udien-
za del Podestà, molte morali Virtù ùnte ad aicune
ùnestre, con altre fantasie ora coperte da noveile
pitture ad oiio; nei cui servigio ritrovossi, come
scolare, il signor Alessandro Maganza, ii quale rac-
contando la felicità di quei tempi, diceva che il no-
stro Fasolo gli dava un quattrino, con cui aveva a
provvedergli varii erbaggi, di cui faceva molto uso;
ch'egli era uomo gentiie, e che volentieri gii di-
mostrava la via deli' arte.
Or mentre Gio. Antonio dava ùne all'opera
detta, dicesi che per invidia gli fu dagli emuii
smossa l'armatura, dalla quale cadendo, si ruppe
una coscia; onde gli convenne di quel male ter-
minare la vita, d'anni quarantaquattro, con dolore
deila Città che si vide priva d'uomo cosi ecceìlente.
465
Ma non poterono i nemici di ìui canceìlare coì!e
ioro detrazioni quei caratteri di virtù clie con i^in-
dustre suo pennello aveva impressi nella tavola
del mondo.
Ii signor Micheie Pietra, pittore in Venezia,
iia di questo autore un quadro, ove appare un
Principe posto a sedere tra la Ricchezza, ii Tem-
po e ia Prudenza, e accompagnato dalie Grazie;
per inferire che le ricchezze devono essere rnisu-
rate dal Tempo, e prudentemente dispensate.
464

VÌTA
DI

ALESSAWDRO MAGANZA
FIGLIO DI GIO. BATTI8TA

J-lori ha maggiormente Vicenza, città ragguar-


devole delìo Stato Veneto, ragione di gloriarsi deììa
hehezza del sito, delìa fertiìità deì suo Distretto,
deHa vaghezza dei giardini, deì superbi teatri e
dei palazzi eretti daih egregio architetto Andrea
Pahadio, degli esercizii militari, della coltura delle
scienze e delle arti, della hellezza e munihcenza
di tante hellissime dame, che pei pregi ed onori
acquistati da Alessandro Maganza, in cui gareggiò
di felicità non meno la penna che il pennello.
Egli nacque Tanno i556 per recare i più helli
ornamenti alla patria ; ed avute le prime istituzioni
dal padre, fu per qualche tempo scolare di Gio.
Antonio Fasolo, e studiò ancora sulle opere del
Zelotti. Poi se ne passò a Venezia con pensiero
di fermarvisi ; e fatte vedere alcune sue fatiche ad
Alessandro Vittoria scultore, veniva esortato a trat-
tenervisi, come quello che aveva potuto sortire fe-
lici incontri per la sua virtù : ma lo distrasse da
questo pensiero Pessere richiamato a Vicenza dagli
Accademici Olimpici, esscndo tra quelli annove-
rato. Qui presa moglie di suo gusto, n^ebhe molti
MAGAN
^65
fìgHuol!;, Lre de! quali si JieJero alla pittura. Non-
dimeno, benchè ornato di moite virtuose quaìita,
provò sempre mai una mediocre iortuna, poichè
spesso veniva ricompensato delie opere sue sol-
tanto con iodi ed onori.
Furono in moito numero Ìe pitture da lui fatte
neiia patria ; ma noi ci ridurremo alia narrazione
deiie piu note ed ecceiienti.
Nel fervore delio studio suo operò, per ia cap-
pelia del Sacramento nel Duomo, sei grandi qua-
dri delia Passione di Cristo. Da una parte è ia Ce-
na cogii Apostoii, l'orazione neii'orto, ia fiagelia-
zione alia colonna ; e dali' aitra Cristo mostrato ai
popolo da Pilato, ii portar delia croce, e la Cro-
cihssione, che sono delie migiiori cose da lui ope-
rate. ìn un altare fece san Nicolò dinanzi alia Yer-
gine, e san Giovanni Evangeiista ; e nei maggiore
aìtare lavorò alcuni Angeii vagamente coioriti, ed
aitre pitture.
In san Pietro divisò in tre partimenti nel sof-
Rtto Simon mago precipitato dail' aria mediante
l'orazione dell'Apostolo; ii santo medesimo, nel
secondo, risuscita un morto; e nei terzoegiirende
mansuetì due ferocissimi cani. E neiia stessa chiesa
vedonsi ancora due tavoie: l'una di Cristo morto,
con ia Vergine, Nicodemo e la Maddalena; l'aitra
dei Figiiuoio di Dio, che dà le chiavi al predetto
Apostolo ; ed in due minori santa Giustina, e san
Benedetto che riceve nella Religione Mauro e Pla-
cido nobiii fanciuiii, che sono tenute buone pitture.
Nelia Confraternita del Gonfalone, eccettuati
tre quadri di Andrea Yicentino, ed uno del Paima
RlDOLFI. T. II. 3o
/j.66
contenente ii Saivatore con Angeii, tutti gìi aitri
sono dei Maganza. Nelia parte dei soffìtto Aiessan-
dro fece ii Paradiso con numero di Beati, Patriar-
chi, Profeti, Sibiiie, ia Povertà di spirito, ia Man-
suetudine, ed aitre Virtù cbe servono di mezzo per
saiire ai cieio, con Angeìi per fregio; ed intorno
ai muri appajono moite istorie deiìa Yita di Cri-
sto e deiia Yergine.
Nei palco simiimente deiBOratorio dei Servi
rappresentò in tre grandi quadri nostro Signore
tolto di croce, come viene riposto nel sepolcro da
Giosedo e da Nicodemo, assistendovi la Yergine,
con altre figure ; e ia Risurrezione del medesimo,
con Angeli nei recinto, che tengono i santi misteri
deiìa Passione.
E nelia chiesa dei Padri Serviti evvi una tavoia
con Iddio Padre che sostiene ii morto Saivatore ;
ed aitra con la Yergine, san Giuseppe, ed ai piedi
san Giorgio e santa Apoìionia. In santa Corona vi
è ia teia con san Raimondo, ed altra di san Gia-
cinto ; e molte opere ancora egii fece neiia cap-
peiìa del Rosario.
In sant^Eieuterio ritrasse ii santo medesimo
con Angeli; neìia chiesa di san Biagio, per Tal-
tare dei conti Capra, fece l^adorazione dei Magi;
per quelio dei signori Borseiìi, Cristo risorgente;
ed in altro dei signori Mahei, san Diego nei de-
serto, a cui un Angeio reca ii cibo.
Per ia cappeiia dei signori Caidogno in sau Lo-
renzo fece san Gregorio papa in orazione, con
moiti corpi infetti intorno, hgurando ia pestiienza
seguita in Roma a'tempi di quei Pontefice; e so-
4^7
pra ìa mo!e d! Adriano stavvi un Angeìo che in-
vagina ìa spada ^ ed ò una delìe pin elaborate fa-
tiche delFautore.
Operò eg!i di più tre tavoìe per gli altari delìa
chiesa medesima. Per queHo dei conti Capra figurò
i! Natale di Cristo, con pastori e pastorelle che
gli recano agnelli, conche di latte, ed altri doni;
usandovi belle osservazioni di lumi, essendo hnta
Pazione di nottetempo, con iscrizione sopra: A7z-
Deo. NelPaltro dei signori Trissino, il mar-
tire san Lorenzo viene, per ordine del Tiranno,
arso da cocente fuoco; e nel terzo dei signori Pio-
veni, san Bonaventura riceve PEucaristia per ma^-
no di un Angelo.
Nella chiesa dei Padri Teatini vedesi pure di
Alessandro la Conversione di san Pao!o, il quale,
caduto da cavallo, stassene in attitudine che dimo-
stra il terrojre, coi soldati posti in fuga, condotto
con delicata maniera; Cristo al Giordano, e cro-
cifisso. Nel coro, santo Stefano lapidato; e sulle
porte stanno Angeli che suonano varii stromenti.
Fece anche, nel soffitto di san Jacopo, Ie tur-
be saziate da nostro Signore sul monte ; il santo
Apostolo ucciso coi bastoni ; e san Filippo posto
in croce, con altre fìgure di santi martiri intorno;
e per frcgio istorie degli Atti degìi Apostoli.
Nella carnera dei signori Deputati lavorò con
belParte il martirio di san Vincenzo. In altra par-
te vedesi il Salvatore posto in una nube, e le Virtu
teoIogaH, la Prudenza e la Giustizia gli stanno ai
piedi. Dipinse poi in altro sito la santissima Ver-
gine Annunciata.
Neì iuogo delia ringhicra Jeì Consoìalo iiavvi
rapprescntaLa una beiìa gìovanc ignuda con i'oro-
iogio in mano c Tali ai piecb, che caica un ser-
pente ch'esala fumo dalla bocca; e prerne pari-
mente una testa di donna con busto di serpe, ìa
quaie dimostra ia Yerità trionfante deil'inganno e
delia Bugia.
Nei Coliegio dei Notai ritrasse l' Imperatore,
che a queiii concede priviiegi; la Fedeltà, ia Sa-
pienza, la Verità, ed aitre Virtù che appartengono
ai ministerio ioro; e nei Monte di Pietà fece, nel-
ì'intavoiato, Angeii che vuotano vasi di monete
che vengono raccolte daiia Città e dai poverelii.
È anche opera sua a fresco, sopra ia chiesa de-
gii Angeli, ia figura deiia Vergine assunta ai cie-
io; e sopra queiia di san Vaientino ii morto Re-
dentore, coi santi Valentino ed Alessandro.
Ma ripigiiamo ia narrazione deiie opere ad olio,
toccando brevemente, come proponemmo, ie mi-
gliori di queiiu città.
Nei Monachi Bianchi di santa Lucia il Magan-
za dipinse ia tavola con nostra Signora, e due hgure
ai piedi, moito stimata ; ed aiie Monache dell'Ara-
celi, ia SibiIIa che dimostra ad Ottaviano impera-
tore ia Vergine col nato Bambino ai seno.
Parimente nell' altar maggiore della chiesa di
san Marco appare ii di lui martirio^ ed in altri
due vedesi ii nostro Saivatore battezzato, e depo-
sto daiia croce.
I Canonici Lateranensi di S. Bartoiommeo pos-
seggono la tela di sant'Udaldo che iibera alcuni
vessati dai demonii ; e nello Spedale della Miseri-
469
cordia è il SalvaLore c la Vergine che raccoman-
dano ai protetLori del luogo alcuni poverelli.
Ai Padri di san Rocco dipinse due grandi qua-
dri per la cappella maggiore deila chiesa Ioro: in
uno il Paradiso con numero di Beati; nelPaltro
rinferno, ove appajono varie sorta di tormenti di
fuoco, di solfo e di bitume, coi quali vengono af-
ditte le anime. Lungi vedesi la città di Dite, dalla
quale escono fuocbi e caligine. V^è ancora, sopra
d'una grotta, Lucifero, dinanzi a cui vengono con-
dotti i presciti per attendere la sentenza della pe-
na loro; altri più da presso vengono tormentati in
più maniere dai demonii, con femmine lascive or-
nate di maniglie ed altri fregi, esprimendo quei
corpi con buona intelligenza e disegno. Della qual
fatica trasse Alessandro molta lode, avendo rap-
presentata sì bene quelbinvenzione, come le par-
ti tutte che appartengono ali^arte; giovandogli so-
prammodo Pintelligenza clPegli aveva delle buone
iettere, che gli somministrarono così gentile pen-
siero. E per il Refettorio dei Padri medcsimi fece
Cristo alla mensa, con Luca e Cleofe.
Nella sala delPUdienza del palazzo pretorio
ritrasse ii signor Antonio Marcello, ailora degnis-
simo Rettore di Vicenza, colla Città medesima,
Mercurio, ed il Merito che gli ponc in capo una
corona d^alloro, ed i suoi nobilissimi hgliuoli; uno
dei quali é ii signor Jacopo Marcello, ora amplis-
simo e sapicntissimo senatorc ; la Giustizia che di-
scaccia i Vizii: e di lontano vedesi il trionfo di
Marco Marcello, aiiudendo alPorigine distintissi-
ma deila famigiia di lui, c la P'ama voiante con
tromba d'oro; e sotto ìì dipinto stesso si ìegge ìa
seguente iscrixione :
ANTONIO MARCELLO PR/ETORI GENERE AC VIRTVTE
CLARISSIMO, PVBLICIS REBVS OPTIME ADMINISTRATIS.
ET PRJECIPVO CIVITATIS IVRE INVIOLATE SERVATO.
AD MAIORVM TROPII^A NATOS SEQVE PR/EPARANTI.
VICENTINI rr. MDCX.

Fece poi altri quadri intorno, cbe seguono For-


dine medesimo, coi ritratti dei susseguenti Rettori,
nei quali v'ebbero mano ancbe i suoi bgliuob.
Nella sala dei Consigbo ritrasse parimente il
signor Eustacbio Balbi inginoccbiato dinanzi al
Salvatore ed alla Vergine; la CÌLtà; san Vincenzo
con la Carità, la Giustizia e l'Abbondanza; e sotto
vi è notato:
EVSTACHIO BALBI PRA5TORI
CIVIVM AMANTISSIMO
IVRIDICTIONVM SERVANTISSIMO
CIVITAS P.

Simiimente nella sala delI'Udienza del Capi-


tano fece il ritratto del signor Pietro Giustiniano
rettore, con un suo bgìiuolo appresso, ed altre bgu-
re ; e nell' intavolato vi sono alcune istorie delLa-
prima maniera.
Ai Padri della Madonna di Monte dipinse la
tavola di san Matteo, e neì loro refettorio la fìgura
della Vergine e gli Evangelisti.
Non mancberebbe il registrare altre pitture di
questa mano sparse per quella città, non vi essen-
do cbiesa od oratorio cbe non abbia opere del Ma-
471
ganza, esseudo ancLe in inoìto immei o queiìe che
si trovano neììe case dei privati ; poichè non vi fu
onorevoìe soggetto di quelìa patria, che non si pro-
curasse aìcuna cosa di questo suo egregio concit-
tadino: ma troppo andrebbe in lungo ii faveìiare.
Trovasi tra queste il ratto di Proserpina nel pa-
iazzo deÌ conte Leonida Porto, e varie cose in
queiio dei conte Marzio Capra. 11 signor France-
sco Maffei, valente pittore in queiia città, ha una
hgura di Cristo Tcce-Aomo; e presso gli eredi dei
signor Marcantonio Bolis vi è un san Girolamo ciel
nostro autore, e varii ritratti neile case particolari.
Le opere fatte da Alessandro pei villaggi del
Yicentino e per altrove sono pure in gran quan-
tità ; e se ne veggono in Padova, Verona, Brescia,
Crema, Mantova, Trento, Roma, Napoli, ed in
aitre città. Ma sono degne di particoìare memoria
una santa Chiara nei Cappuccini di Bassano, ed
tma tavola in santa Caterina, con la Vergine, e le
beate Lucia e Chiara di Monte Falco; ed altra in
san Sebastiano di Marostica, col martirio del beato
Lorenzino da Valrovina, luogo presso Bassano,
che fu inchiodato dai perddi Ebrei sopra d'un ai-
bero l'anno i474 P^r dispregio deila nostra santa
Fede ; e coperto più volte da queiii coi sassi, mi-
racolosamente sempre si discoperse: onde palesata
la ioro inumanità, furono quegli empii col dovuto
castigo puniti.
H signor Marcantonio Romiti giureconsulto,
molte hate da noì nominato, gii commise una hgu-
ra deiia Fede; la quale rappresentò in atto di mi-
rare ii cielo, e coiia destra mano tiene ia croce,
472
ed un ramo d'olìvo con fruttì, e neìl'altra un ii-
bro. Ha il piede destro sopra una pietra quadran-
goiare, e coi sinistro calca alcuni libri chiusi ed
aperti, coi due giobi ceieste e terrestre; dinotando
ii ramo d'oiivo ia Fede viva ed operosa, il libro
le sacre iettere, ia pietra ia sua fermezza: i libri
e i giobi ai piedi ie scienze umane e le cose na-
turaii a lei soggette, essendo quelia soprannatura-
le ; e i' atto di mirare al cieio è iì suo Hne, che
termina in Dio. Sopra ia quaie cosi scrisse il me-
desimo signor Romiti:
TVo^ e car/ze /777r^ c^ C777fc777 ^
ip^o 7777/c FYe?e^ g^7^777<f, 77/7^77^ Dc77&

Ii signor Giacomo Ronconi, medico ceiebratis-


simo in Venezia, ha ii ritratto dei già signor Lo-
dovico Roncone suo padre, famoso ietterato, ed un
quadro con due Santi^ ed ii signor Bernardo Giun-
ti gode di questo autore una beiia tavoia coiia Ver-
gine, san Nicoiò, ed aitre hgure.
Ii Maganza fece anche da sè stesso ii suo ri-
tratto, da cui si è tratta i'eihgie presente, al quaic
egii scrisse sotto:
^77C^'o/77^CT7 è &' co/777 cAe poco c/^c,
^C77cAc p77^77iiC 7/ ^C^77g*CJ7777' 7777770 ,
S*C 07^77 C .^o/o z/ ÒC77. , C0777' 77^C7 &'^C.

Ma perchè, come dicemmo, Aiessandro ebbe


buon taiento neile iettcre, cd in particolare nelia
poesia, faceva varie composizioni, le quaii man-
dava agii amici ed ai principali pittori deii' Itaiia,
visitaudoii spesso con lettere; ed avendo dipinto
4y5
ad uii gentiluomo di casa Conti Fistoria d'Ester,
e non avendone ottenuto che pochi danari, glienc
richiese con questo madrigaìe, clie da lui recita-
tomi conservai nelìa mente.

Co/z^/, yhcc,
^/ CZZZ /zzme pZ73g-e<3 f<377ZZC73
Cc/3^o 3733^0^/33770 A<% v/3C73<(33^
O/zc?' eJ/zz pzzr ne/f e^g*7<zr 0077/33^73
jFbr772e cc/cj^/, e <3 ^o^o/cT/r ^/ vc7z/e,
iifc73/rc c/ze 77/ ^330 ^7307373^0
d?e73C?e // jo/ 7^7 7/OC7Z 337 C/CC730 0CC<3^0 7
Af<3 /7oyc377 c/ze 77/3/70 co/ </33CJ^7z 7'3óp/e73r/e,
^333737/3 77 33re3 77337733 ^33/7/7//C33737/o 73^C733/c.

^//or 7/30^/rer33 /70/


D'^/er /' e^e777/730 377 vò, cAè 3/ mo ^377373770
Cr33f/e/ 7/3,y73g30 73//3T3 C737/r73 per 003,
^3373/ 7733000 ^7737373 , /)77C 3373T/o /e/ t/'73^/7377730.

Egii fu eziandio di così piacevoii maniere, che


obbligava ognuno, che seco trattava, ad amarlo;
e rii lui veniva fatta molta stima. Intervenendo in
ogni virtuoso congresso, e neiie funzioni deli'Ac-
cademia Olimpica, dimostrò spesse hate l'acutezza
deii'ingegno con pubbiiche azioni, essendo dei nu-
mero di quei nobiiissimi ingegni^ e n'ebbe ono-
rati carichi: ed in quaiunque occasione di recite,
di apparati, di giostre, di barriere rappresentate
da quella generosa Città, si prendeva ii parere di
iui. E meritò anch'egii, come ii padre, di essere
registrato fra gli iilustri soggetti vicentini.
Eu zeiante non meno deiia religione, che pie-
toso verso i poveri; ie quali due quaiità servono di
[

474
ìndizìo dcHa c:isLÌana perfezione, poichè non ten-
dono al proprio interesse, ma aìFonore di Dio, ed
a qnei dne di pietà e di umanità che dovrehbe
essere insito in ogni uomo degno, e professore di
virtù. Godè ancora hno agli uitimi anni delia vita
il priviiegio di una prospera saiute; ma, come da
principio si disse, ebbe mo!ti hgiiuoii, coi manca-
re dei quaii vide ampiiata ia propria casa di molti
nipoti: onde ta!ora si condoieva che, pervenuto
aHa vecchiezza, dovesse portare il peso di così nu-
merosa famiglia.
Ma sopravvenendo ia pestilenza dell'an. i65o,
fu spettatore deii'eccidio de'suoi, vedendo i hgìi
ed i nipoti un dopo l'a!tro privi di vita dal pesti-
fero maie ; tollerando egli con molta costanza una
così misera calamità, e dolendosi soio che per lui
non vi fosse forma di morte per ievario da quelìe
afRizioni. Ed esortato dag!i amici a partirsi da!la
città ed a fuggire lo imminente pericolo, risposc
che la morte altro non poteva levargli che due o
tre anni di vita. Inhne, dopo avere accompagnato
con lagrime i mesti funerali de'suoi congiunti,
più trahtto dal dolore che dal male, rese l'anima
al Creatore in età d^anni e fu pianto ugua!-
mente da tutti i buoni, non vi essendo cosa più
desiderabile, che ii vedere accumulate in uno la
virtù, Tingenuità, e rinnocenza delia vita, come si
vide in quest'uomo singolare, di cui abbiamo solo
accennato parte deile virtuose sue condizioni.
4?5

GM). BATT!STA MAGANZA


FIGLìO DI ALESSANDRO.

Fu imitatore deì padre, e negii anni ancora


giovanili operò seco molte cose ; poscia presa mo-
glie, si divise da quello, e si ridusse a dipingere da
sè stesso. Vicenza gode di questa mano le seguenti
pitture, le quali di tempo in tempo gìi diedero
accrescimento di fama.
IXeiroratorio del Duomo dipinse alcuni quadri
tra quelli del padre, la Visitazione clella Vergine,
la Circoncisione del Signore, ed altri. Nella chiesa
d^Ognissanti Iia dipinta la tavola con santa Vin-
cenza, ed un"altra del Salvatore al Giordano. Nella
cappella del Rosario in santa Corona è di sua ma-
no la Lega sacra tra il Pontedce, il Re di Spagna,
e la Repubblica veneta.
In Padova egli operò in santa Giustina, nella
cappella di san Benedetto, in un gran quadro,
Pincontro di esso santo con Totila re dei Lon-
gobardi, cbe si vede umiliato aTuoi piedi, cinto
dai capitani e soldati. E senza dubbio essendo Gio.
Battista molto spiritoso, potevasi da lui attendere
col proseguir degli anni opere migliori ^ ma egli
morì d'anni zj.o, cangiando la patria terrena colla
celeste nel i6iy.
GIROLAMO MAGANZA

Questì fu similmente Hgliuolo di Alessandro, e


si veggono opere sue in queììa città coiFordine
deiia maniera dei padre, coi quaie visse unito, soi-
levandolo assai daiie fatiche. Ii signor Marcanto-
nio Romiti in Venezia ha una gentiie invenzione
delia Pittura posta tra la Fatica e la Speranza; e
voia per aria la Fama con una tromba. Giroiamo
mancò neiia pestilenza suddetta, innanzi il padre,
in fresca età.
Di Marcantonio, terzo fratelio, si vede alcuna
cosa nelle case dei privati Vicentini; ed una testa
di donna vecchia presso i hgiiuoii dei signor Bolis
prenominaìto, assai lodata; ove anche si conserva
un san Giovanni di Gio. Battista, ed una Risurre-
zione del Palma. Se non che Marcantonio non di-
pinse molto, essendo morto giovinetto.
477

VÌTA
DI

MARCAATOMO BASSETTt
VERONESE

---

ì^enchè ad alcuno sia conceduto dal Cieìo quaì-


che particolar dono nelìa pittura, il disegno però
fu sempre una delle grazie maggiori, poichè da
quello dipende tutta la perfezione di quest'arte.
ìl Bassetti riuscì molto spiritoso in questa parte ;
ed avuti i principii da Felice Brusasorci, se ne pas-
sò a Yenezia, e vi si trattenne per qualche tem-
po, copiando le pitture più eccellenti del Tinto-
retto: nè vi fu giovine per avventura al suo tem-
po, che più accuratamente le riportasse in dise-
gni ; Ie quali toccar soleva di biacca e nero a olio
sopra la carta. Di questa maniera molti ancora se
ne veggono di sua invenzione, che far soleva per
lo piò nel tempo del verno, divisandoli intorno ad
un suo gabinetto ; dei quali ancora era solito far
vendita a coloro che si dilettavano di farne stu-
dio, ed in particolare agli Oltramontani che tran-
sitavano per Venezia.
Tratto poi dalla curiosità se ne andò a Roma, Roma.

dove studiò parimente sopra quelle pitture ; ed in


quel tempo mandò aìla patria una tela in forma
4y8
di paìa, che fu posta da monsiguor Veraldo neììa
cappeHa da ìui eretEa in santo Stefano (ove aitre
due ne dipinsero Aiessandro Turchi e Pasquaìe Ot-
tino veronesi)^ nelia quale rappresentò aicuni santi
Vescovi di Verona, ed un coro di Angeli, dimo-
strando neiie sue pitture non minor vaiore degii
aitri concorrenti.
Tornato a Verona, si diede a dipingere varie
cose. Ai Padri Cappuccini fece aicune mezze hgu-
re dei ioro Beati; in san Tomaso ia tavoia con san
Pietro, ed aitri Santi; in santa Anastasia, nelia
cappeiia dei Rosario, neila mezza-iuna sopra l'ai-
tare, rappresentò ii Paradiso con la Vergine coro-
nata: e molte opere ancora egìi fece ai partico-
iari, ed aitre ne mandò in Germania.
Èra ii Bassetti mo!to amico dei professori, ca-
pitando ciascuno, che di là passava, nelia casa di
iui ; ai quaii usava moite cortesie, e predicava dei
continuo ie pitture di Venezia. E soieva dire, che
occorrendo ad aicuno fare qualche opera di con-
siderazione, doveva andare a Venezia per vedere
queiie pitture, daiie quaii non poteva che appren-
dere una grande impressione.
Quando io mi trovai in Verona i'anno i6n8,
ehhi occasione di conoscerìo, e provare gii eifetti
deiia sua gentiiezza. Soieva egii dipingere poco,
dicendo che ia pittura non ricercava i'assidua ap-
piicazione degii operai che si aifaticano a giorna-
ta, ma ia quiete e i'animo tranquiiio; dovendo
ii pittore essere indotto a dipingere da soavissimo
diletto, e che aiiora certamente produrrà cose ec-
celienti e di stabiie rinomanza.
4/9
Esercitavasi anclìe nelle opere di pietà, inter-
venendo nei luogbi destinati alla cura degli orfa-
nelli; ma accadendo la pestilenza neiranno i65o,
che aspramente percosse la Lombardia, e simil-
mente Verona, il Bassetti impiegatosi come de-
putato nei bisogni della contrada, essendosegli at-
taccato il maie, piacque a Dio chiamarlo aì Cielo
negli anni della sua età.
43o

DI

PIETRO D AMINÌ
DA GASTELFRANCO

^3eppe il Damini stabilire la perpetuità dei suo


norne sopra i iondamenti deiia virtù, e rimanere
vivo dopo la morte ; dove altri, benchè vivano, so-
no morti alia memoria del mondo. Questi nacque
l'anno e Damino Damini, citLadino di Ca-
stelfranco, gli fu padre; ma ne restò privo neìia
fanciuilezza, ed erede dei peso deiia famigiia, es-
sendo tra i frateiii ii maggiore. Coiia norma delia
natura imparò a disegnare daiie carte a stampa,
e dal Padre Domenicano Bovio da Feitre, metad-
sico, cbe fu Lettore nelio Studio patavino, apprese
i principii delie matematicbe. Fece quaicbe stu-
dio ancora suiia simmetria del Durero, sugli scritti
dei Lomazzo, e su aitri cbe trattano simili mate-
rie ; e ne compose disegni cbe si conservano pres-
so gli eredi. Si diiettò ancbe di leggere ie istorie e
le poesie, a saper rappresentare le invenzioni; e
dai signor Gio. Battìsta Noveiio, cittadino di Ca-
steifranco, cbe fu discepoio dei Palma, imparò ii
modo di trattare i colori; e l'opera prima cbe Pie-
tro fece fu un Cristo dageliato, cbe si conserva pres-
so quel signore. Fece quaicbe studio daile pitture
dei buoni pittori, cbe sono sparse per quelie parti.
481
AgH anni vent! Ji sua età trasportò ì abitazio-
ue e la famiglia a Padova, ove si fece strada coiia
tavoia dei san Girolamo posta in Duomo neli ai-
tare dei cavaiier Seivatico; e n^ebbe poi successi-
vamente ie opere cbe descriveremo.
In san Giovanni delia Morte dipinse san Gio-
vanni in atto di scrivere l^Apocalisse, e la Decoi-
iazione del Battista.
Cbiamato intanto a Yicenza dai Padri Zocco- Vicenza.
ianti di san Biagio, dipinse ioro a fresco tutto ii
Refettorio. Nei cbiostro dei Padri Serviti fece la
Vita di san Fiiippo ibndatore di queila Reiigione ;
ai Padri Teatini due quadri daiie parti del Sacra-
mento; ed in varii tempi dipinse altre cose per
queìia città.
Tornato a Padova, mandò sue opere a Cbiog-
gia, a Casteifranco per ia cbiesa dei Servi, per
queiia di sant'Antonio, e per la Parroccbiaie di
santa Maria di fuori, che vengono iodate; e pei
Duomo di Asolo ritrasse san Prosdocimo cbe bat-
tezza santa Giustina.
Ma ripigiiamo ie opere di Padova. Nei paiazzo Padova.
del Capitano ba ritratto in un gran quadro ii si-
gnor Silvestro Vaierio, uno dei Rettori, mentre
rinunzia ie chiavi deiia città aÌ signor Massimo
suo fratelio (cbe parimente toise dal naturaie), con
l^efbgie di molti signori e bombardieri; ma, per
avervi inseriti tanti ritratti, quelPopera manca di
qualche tenerezza.
In san Clemente ba bgurato il Figiiuoio di Dio
cbe dà ia cbiavi a san Pietro. Nel Santo ii Cristo
in croce, con ia Vergine e san Giovanni iagrimanti
RiDOLFt. T. II. 3l
con divoLo ad'eLto. In sant'AgosLÌno, neHa cappella
del Rosario, Lre grandi quadri e dne Lavole, ed ìn
altri alcuni miracoìi di san Domenico ; ed ai Pa-
dri delle Grazie un quadro pure del Rosario.
Sono opere sue, nci Padri Teatini, san Carlo
e i suoi miracoli; e dalle parLÌ del Sacramento, il
martirio dei santi Simone e Giuda. In sanLa Giu-
stina, nella vòlta della cappella di san Benedetto,
alcune azioni dello stesso sanLo; ed altre opere in
san Lorenzo, nella beata Elena, in san Biagio, ne-
gli Eremitani, e nelPOratorio dello SpiriLo SanLo.
In san Francesco Grande aggiunse alla tela,
che fu recisa, di Paolo Veronese (come dicemmo)
gli Apostoli che mirano il Salvatore salire al cielo.
Crema.
Condottosi a Crema, operò una tavola ad al-
cune monache; ai Padri Francescani sant'Anto-
nio di Padova che risuscita il bambino; ed altre
cose ai particolari, tra le quali un Davide che suo-
na Parpa dinanzi ali^arca del Signore; riportan-
done dai Cremaschi molto onore.
Padova. Circa questo tempo dipinse perla chiesa di san
Benedetto di Padova il transito di esso santo, con
Angeìi che portano Panima di lui al cielo; e nel-
ia cappella di santa Francesca divise in sei grandi
quadri la vita e la morte di quella santa, nei quali
usò molta diligenza.
Trevig!.
Altre opere egli dipinse per altrove. In santa
Maria Nuova di Trevig!, la tavola con Maria San-
tissima in mezzo a due sante vergini, e sotto stan-
no i santi Benedetto, Roberto e Bernardo ; ed in
santa Caterina un quadro pure con nostra Signora
che dà Pabito ai Padri medesimi, con Angeli in-
485
ìorno, cbe tengono ì santi mister! delìa Passione
rìel Santìssimo Redentore.
In san Bernardo di Murano dipinse inoltre Murano
due lunghe tele. In una vedesi ii Duca d^Aquita-
nia, ii quaie ripreso dai detto santo come nemico
dei Pontedce, con molta umiità adora i^Ostia san-
tissima tenuta dai santo Abate, con molti perso-
naggi che io seguono; nell'aitra il medesimo santo
libera unUndemoniata. Wei santi Fiiippo e Jacopo
di Venezia fece l'adorazione dei Magi, a petizione
di monsignor Memmo rettore di queiia cbiesa.
Per voto fatto daila Città di Vicenza, dipinse Vicenza,
ii gonfaione cbe si vede appeso nei Duomo, coi
santi protettori in un cielo; e sotto, la processione
coì Vescovo, ii Ciero, i Rettori, e moito popolo,
con molti ianguenti infetti di peste, che fu una del-
ìe ultime e migliori faticbe dei Damini.
Aitre cose ba di più operato per ia città di Zara, cc
Zara, per Cividale, per la Valteliina, ed aitre par-
ti; poichè essendo diiettevole coioritore, piaceva
ia maniera di lui, e gli concorrevano continue oc-
casioni di dipingere.
In Padova conservasi ancora dai signor An-
tonio Uliana ia bgura deiia figiiuoia di Erodiade
danzatrice alia presenza di Erode; e dal signore
Jacopo Lungbi gii amori di Giove. Monsieur Aian-
Parigi.
son riportò in Francia alia regina Maria un qua-
dro rappresentante Ercoie, e Joie con ia ciava in
ispaiia, ed Amore che guatandoio sorrideva; to-
giiendone ii pensiero dal Tasso, in quelia maniera
cb'egii io bgurò scoìpito suiia porta dei paiazzo
di Armida Canto i6.):
484
/r% /e 77?e07??'e o7zce//o.
.Facpo/cgg-mr C07Z /<2 C07?0Cc/??77 ^f/c/Jc;
Ae f/77/c7'7!0 C.Sp77g77Ò, 7'C^C /c ^i^c/Zc,
Or /07'00 // ^77^0^ jf77!OC JC 7 g?7777'7/77^ C 77^C.
dfÓ'T?^?' Jb/c C077 /77 Jc^^fTZ 7777^c//c
Pcr 7.ycAc77ZO ^7 77^777* /' 777V777 0 7777 C77/c /
E ^77 &M\yO A77 7/ C7777/0 bc/ Zc077, cAc ^C77?/7C77
P?7P7(/o %C0/7/?0 77 5? ^C77CCC 777 C777/77'77.

Padova. Don Floriano Damino suo frateìio, parroco in


san Lorenzo di Padova, conserva una Hgura del-
ìa coronazione deiia Vergine, e moiti disegni. Ii
signor Alessandro Languìdis suo cognato, medico
vaioroso in Castelfranco, possede anch'egli diver-
se pitture, e buon numero di disegni.
Yenezia.
In Venezia ii signor Marcantonio Romiti Iia,
in un piccoio ovato, Amore che col dorato straie
risveglia Psiche tramortita ; graziosa cosa, toccando
ii Damino le piccoie hgure con molta diiigenza.
Lasciò anche al suo morire molte opere im-
perfette; tra le quali una tavoia con san Marco,
che faceva ai Padri di san Nicolò del Lido in Ve-
nezia, che fu poi condotta da Tiziano deiia fami-
glia del gran Tiziano; ai quaii Padri Pietro aveva
dipiiito, neiFaspetto delia cima di una scaia dei
ioro convento, ia Vergine che passa in Egitto.
Ebbe ii Damino una vaga e facile maniera di
dipingere; e se si fosse dato a ritrarre da princi-
pio le cose dei buoni maestri, come si applicò a
copiare ie carte a stampa, sarebbe riuscito più te-
nero e pastoso coioritore. Nondimeno egii si ada-
ticò nei diiettare con ie sue opere, piacendo ad
ogmtno ìa vaghezza Jei colori (chè ie aÌLre parti
non sono cìa tutti bene intese); onde ne trasse
emoinmenti di fortuna. Ma aliora cbe il mare è
neila maggior calma, più temer si deve d'improv-
visa tempesta. Così morte, nei più beiio degii anni
e dei suo operare, turbù ii tranquilio vivere di Pie-
tro, rapito dal contagioso male ii i65i negii an-
ni 5g di sua vita, restando nei mondo perpetua
memoria delia sua virtù.

CIORGIO DAMINI

Fu fratello di Pietro, e si esercitò in partico-


iare nei far ritratti, e speciaimente in piccoie ibr-
me. Ma ancor egii poco dopo si mori, nei tempo
della pestiienza medesima. E di questi ancor vive
ia signora Damini ioro soreiia, accasata in Castei-
franco coi signor medico Languidis precietto, ia
quale com'è vaiorosa pittrice, così rispiende ador-
na d'altre singoiari virtù.
^86

VtTA
Dt

MA TT EO INGOH
DETTO RAVENNATO

Ì^[atteo venne da Ravenna fanciuììo a Venezìa


in casa di Luigi Benfatto; ed avvezzatosi neli'ar-
te, !o coadjuvò in breve negii ornamenti ed in ai-
tre cose. Mancato Luigi, egii diede Ane a molte
pitture di queiio rimaste imperfette, e segui per
quaiciie tempo ia maniera del maestro; e dappoi
si diede ad imitare iì Paima, coi di cui stiie con-
dusse moite deile sue fatiche. Si diìettò anche dei-
i'architettura; e si dice che sia di sua invenzione
Faltar maggiore di san Lorenzo in Venezia, ch'è
uno dei piu grandi ed adorni di queiia città.
Venezta. Ne' suoi principii fece Matteo in Venezia aiia
nazione fìorentina, per ia soiennità di san Giovan-
ni, nei santi Apostoii, aìcune fìgure per ornamen-
to ; una pìccioia tavoia aiie Convertite, eri un'An-
nunziata a!ia signora Paoìa Faliero. Aiie Monache
di santa Marta iavorò molti quadretti con varie
divozioni ; ai signor Aiberto Muti ie nozze di Ca-
na di Gaiiiea ; e per ia chiesa di santa Chiara san
Giovanni che battezza ii Saivatore.
Tolto in protezione dai signor Gabrieìe Ca-
iiari fìgiiuoio di Paoio, gii fcce far moite opere ad
48?
amìci, e gli fu ìn ogni occasione moÌLo amorevoie,
e principaie fondamento delia sua fortuna: per ii
quaie dipinse anche, in piccoii quadri, ii passare
deila Vergine ai tempio; ia Visita alia cognata Eii-
sabetta;la Puriiicazione; e santa Caterina regina,
che riceve dai santo eremita una tavoietta coii'im-
magine di nostra Signora: ie cj^uali pitture or sono
presso ii signor Giuseppe Caiiari.
Intanto Matteo dipinse a fresco in Viiia di Tri- Trivigiano.
vigiano, neila casa dei signor Giovanni Fiandra;
ed indi colori a oiio ai Padri di san Sebastiano,
nelia cappeiia destra accanto ì'aitar maggiore, la
Nascita di Maria Vergine, la Presentazione ai tem-
pio, ii Presepe di Cristo, e ia Fuga delia medesima
col Fanciuliino in Egitto.
Per ia cbiesa di Casaie lavorò ia tavoia col mar- Casate.

tirio di santa Cristina. Ai Padri Francescani di


Casteifranco aitra ne fece con più Santi. Per ii si-
gnor Ruggero Saiomone, segretario dei Re di Po-
ionia, diede compimento ad una Venezia incomin-
ciata da Maiìeo Verona; e iece alcuni quadri con
varie divozioni a monsignor Tiepolo, aiiora primi-
cerio di san Marco.
Condottosi a Chioggia l'anno a petizio-
ne di quelia Città dipinse alcuni archi con figure
di Virtù, che servirono pei passaggio dei doge An-
tonio Prioli a Venezia.
Poscia nell'anno 1621 dalia nazione fìorentina
ebbe l'impiego deil'apparato funebre per il Gran-
duca Cosimo II. di Toscana; onde recinse ia par-
te tutta deii'ingresso delìa chiesa dei santi Gio-
vanni e Paoio con belia cd adorna architettura,
488
e vi divisò moltc axioni dei!a vita di quei Principe
(o!tre queiie ciie furono d'aitre mani), ie arme
dei Medici, imprese ed iscrizioni, dei!e quaii fu
inventore ii signor Giulio Strozzi dorentino, ceìe-
bratissimo poeta ; e nei mezzo, sotto nobile tri-
buna, pose ii feretro, con sopra ia corona e lo scet-
tro, come pure si vede in istampa; e riportò di
quelia fatica mo!to utiie ed onore.
Veaezia. Fece poi di vago colorito, in santa Marta, ia
tcìa con Maria Santissima adorante il Bambino ;
e per ia chiesa di sant'Apoìlinare, detto Aponalie,
espresse nell' altar maggiore ia Cena di Cristo, ii
santo Vescovo, ed ii beato Lorenzo Giustiniani;
ma non gii riuscì a paro delia descritta.
Essendo eretta ai tempi del doge Prio!i ia nuo-
va saia deii'appartamento ducaie, fu di quella di-
visato il sofdtto, con varie architetture e partimen-
ti, da Domenico Bruni e Gio. Jacopo Pedraii, bre-
sciani. Ora, nelio spazio di mezzo, Matteo hnse
Venezia posta ad una mensa con Nettuno, alla
quale !e Città deiio Stato recano bacini con frutta,
vasi d'oro e d'argento; e nelia parte dei cielo vi
è Giove con aitre Deità, che tengono lo scudo dei
Doge suddetto ( aliudendo a queiio che cadde dai
cielo ai tempi di Numa Pompilio re dei Romani),
rami d' ulivo, ed il corno ducaie.
L'anno 1628 ebbe carico di nuovo dai Fio-
rentini deii'apparato deiia chiesa di santa Lucia
per ie soiennità che si fecero neiia creazione di
papa Urbano VIII., divisando neli'aspetto di quei
tempio una sontuosa architettura, ed in più spazii
aicune azioni de! medesimo Pontehce, e nei fre-
4Sg
gìo l'efhgie cii altri Pontefici usciti da quelia nazio-
ne, con aitre fìgure neìla chiesa.
Lavorò poscia a fresco, nelia vóita delia cap-
peiia dei Sacramento in san Geremia, varie cose
della Vita di Gesù Cristo.
Nei fregio di una delie stanze nuove dei signor
cavaliere Luigi Mocenigo dipinse un'istoria deiia
famiglia di lui, in concorrenza d'aitri pittori.
Ai Padri di san Giovanni e Paolo coiori a tem-
pera, sulla maniera dei Paima, la tavoia ciei ioro
aitar maggiore, con nostra Donna che saie al cie-
io, cinta da moiti hambinetti ed Angeii maggiori
che la corteggiano, ìa quale piacque moito, essendo
iavorata con buona pratica.
Parimente ai Padri Riformati dipinse ad oiio,
ciai iati deiia cappelia dei Sacramento, quattro ioro
Beati; e per la Scuoia dei Tintori fìece, nel sof-
htto, la Santissima Vergine fanciulia che saie i gra-
dini dei tempio.
Ristorò il capitelio sul cantone di casa Viara
a san Benedetto, dipinto prima (come si disse poco
innanzi) dal Pordenone, essendo guasto dai tempo;
e vi iece, nelia vóita, i Dottori di santa Chiesa colla
maniera predetta.
Per ìa trasiazione ciei corpo dei beato Lorenzo
Giustiniani dipinse a tempera ia Vita di iui in più
tele, che servirono per ia processione che si fece
in queiia festività.
Matteo operò di piò per ia chiesa di san To- Trevigi.
nisto di Trevigi, nei giro deila cappeiia deli'aitar
maggiore, aicuni quadri della Vita di Cristo. Per
ia chiesa cieila Madonna di Mestre egii rappre- Mestre.
490
sentx) nelia seguente maniera un miraeoìo accaduto
in virtù dei santissimo Rosario.
Nel regno d'Aragona viveva Aiessandra, beiia
e leggiadra fanciuiìa, ie cui iusinghiere beiiezze in-
citavano ognuno a vagheggiaria, e i cui soavi vezzi
tendevano insidiosi iacci agii animi gentiii. S'in-
vaghirono di costei due giovani cavaiieri d'aita na-
scita, e con io sfoggiar deiie vesti, e coiie azioni
cavaiieresche, e con imprese aiiudenti ai ioro af-
fetto cercavano vicendevoìmente fare acquisto dei
suo amore. Vennero questi, dopo le gare, aiie con-
tese; e shdatisi in hne a dueiio, restarono ambidue
uccisi neli'arringo: onde i padri ioro, intesa ia ca-
gione deiia morte, disfogarono io sdegno sopra i'in-
felice Aiessandra, pi ivandoia di vita ; e troncatoie
ii capo, io gettarono in un pozzo.
Ma perchò mentre elia se 'n visse soieva reci-
tare il Rosario in onore di nostra Signora, fu per
taie divozione preservato ii capo suo fino a tanto
che rii là passò san Domenico; a cui riveiato iì
fatto per divina disposizione, pervenuto ai iuogo,
chiamata la giovinetta, fu queilo portato dagii An-
geii suli'orio dei pozzo; indi ricevuta i'Eucaristia,
spirò i' anima al Cieio, come bene bgurò ii pitto-
re, ii quaie in più iuoghi ha divisato l'amoreggia-
mento, ia pugna dei cavaiieri, come queiia fu uc-
cisa dai padri dei giovani, e Rnaimente comunica-
ta da san Domenico, aila presenza di molti.
Aveva anche dato principio ad una invenzione
delie nozze di Cana di Gaiilea, con numeroso stuo-
io di convitati e di servi ; a cui non Jiede hne per
la morte seguita: ed ora è presso ii signore Luigi
491
Gradignano, con aìtre pitLute c disegni di queìla
mano ceìebratissima.
iNegìi ultimi anni suoi Matteo vagamente di- Murano.
pinse due lunghe teie perla cbiesa dei santi Marco
ed Andrea di Murano. In una è santa Scolastica
adorante la Vergine col Bambino, ed ai piedi sono
i santi Antonio abate e Francesco, e iì ritratto del
padrone. Neli'aitra è simiìmente nostra Signora
con sant'Anna, e sotto stanno san Domenico, e ie
sante Margherita e Chiara. E per l'altare dei No-
me di Dio nei santi Giovanni e Paoìo di Venezia
dipinse Rnalmente la tela a tempera, coll'Eterno
Padre e con Angeli.
L'anno poi i65i, continuando ia pestilenza, Venezìa.

datosi Matteo a formare un suo modeilo per la


chiesa, che fabbricar doveasi, delia Madonna deila
Saìute per voto fatto dai Senato veneto, praticando
con fabri di legname, fu coìpito dai maie, che io
privò di vita nel più beìio delia sua feiicità, non
passando egii ii quadragesimo quarto anno dei vi-
ver suo.
TOMASO SANDRiNO
BRESCtANO

tja piu lodevole parte del pittore fu sempre ii


rappresentare la forma dcH'uomo, come oggetto
iì più nobiie che ci Rguri; ma tra gìi ornamenti
che si frappongono nelia pittura, dubbio non è che
l'architettura tiene ii primo iuogo, poiché arreca
non piccoio decoro alie istorie, e rende vaghezza
ai iuoghi che di quella si abbeiiiscono ; ia quale
pur ricerca studio ed invenzione. In questa parte
valse moltissimo Tomaso Sandrino bresciano ; on-
de di iui ancora, fra' celebrati nostri pittori, faremo
alcuna onorevoie menzione.
Fu costui d'umile nascita, ma si rese chiaro
mediante così fatti studii. Dimostrò egli l'acutez-
za dell'ingegno in particoiare nei sofhtti, ne'quali
finse pergoiati, archi, coionne ritorte, risalti, pic-
caglie, tribune, e sì fatte cose, facendole scorciare
con maravigiioso artihcio.
E opera sua molto stimata quella ch' egii fece
nei refettorio dei Monaci di Rodengo, ia quale di-
vise di vaghc prospettive, e d'altri belli e capric-
ciosi ornamenti.
In Brescia adornò col suo penneìlo la vòlta Brescia.
della chiesa dei santi Faustino e Giovita di curiose
invenzioni; quella di san Domenico e del Carmi-
ne; e le cappelle eziandio delle medesime chiese.
Nel palazzo detto di Broletto fece molte bel-
Hssime prospettive neila sala e nel corridore, ed
in una delle stanze.
Entro ii palazzo del Podestà e del Capitano di
Brescia egli operò varii ornamenti; e così pure in
alcune facciate di case della città, per recinto dei-
le hgure dipintevi dal bresciano Zugni.
Ai Padri di Candiana dipinse anche tutto il sof- Cnndiana.

htto della chiesa loro, ove appajono balaustri che


formano alcuni fori, modiglioni che reggono una
cornice che gira intorno, con piccagiie di frutti ne-
gli angoli, accomodati con taFarte, che sembrano
Spiccati dalFintavoiato; e recinse con gentiii or-
namenti tre quadri del Palma (come dicemmo),
di cui pure abbiamo veduto, nel refettorio dei Pa-
dri stessi, il cadere di Lucifero dal cielo co'suoi
seguaci ; studiosa fatica del medesimo autore.
Chiamato il Sandrino dal Duca della Miran- Mirandola,
dola, gli dipinse varie cose; ed in Milano lasciò Milano.
ancora altri vestigi del suo pennello.
In Ferrara, nel palazzo del marchese Enzio Ferrara.
Bentivoglio, ha lavorato due bellissimi sofhtti, e
più cose per altre città di Lombardia.
Terminò Tomaso Sandrino il corso degli an- Palazzolo.
ni suoi 56 in Palazzolo, nel Distretto bresciano, e
se ne passò alFaltra vita ad apprendere novelle
forme d' architettura ed ornamenti nella magione
celeste il i65i.
494
Venezia.
Fu scoìare del Sandririo Domenico Bruni da
Brescia, il quale ha cìipinto in Venezia con simi!e
maniera la tribuna deììa chiesa dei Tolentini con
Jacopo Pedrali hresciano ; e con questo iavorò il
sofhtto delìa nuova saìa dei Doge. Sono eziandio
di sua mano varie cose a Velma neHe case dei si-
gnori Vaiieri, ed a Mogiano in quelìe dei signori
Sagredi, dove il Pedraìi fece le fìgure. Ed in Bre-
scia é pure opera di Domenico i! palco del coro
dei Carmine. Jn Venezia ha fatto aìtre industriose
fatiche neHa chiesa di san Martino e di san Luca,
né manca tuttavia di ìodevoìmente operare.
49^

ni

FRANCESCO ZUCNì
BRESCIANO

DISCEPOLO DEL PÀLMA.

-—-

^Fra i discepoìi dei Paima, uno dei diligenti suoi


imitatori fu ii Zugni, ii quaie dipinse con moita
vaghezxa e puiizia, valendosi taivolta deiìe invcn-
zioni del maestro.
Dopo essere stato quaiche tempo coì Paima,
operò in patria varie cose ; ma ia maggior parte a
fresco, ie quali colorì con lieta maniera.
Nell^anticbissimo Duomo di Brescia è sua fa- Brescia.
tica ia tribuna dinanzi ai Santissimo Sacramento,
con moiti Angeli, fanciuiiini e statue intorno, fìnte
di bronzo sopra i piiastri.
Neiia facciata della casa dei signor Gaspare
Lana, giureconsuito al cantone dei Gadaidi, fìnse
in uno spazio ia Virtù cbe atterra l'Ignoranza ed
altri Vizii ; in altro ie Scienze e ie Arti raccoite
cia Pallade; e bgure a cbiaro-scuro per ornamento.
Sono di lui moite immagini di nostra Donna
sparse in queila città; e viene moito commendata
c[uelia sotto ai portici dei Rettori. Ed aile Beccbe-
rie vedesi, in una facciata di casa, san Luca cbe
ritrae ia Vergine nostra Signora.
4g6
Nelìa cliiesa di san Lorenzo appajono in una
cappella Angeli volanti, e statue dnte di bronzo,
che sostengono architetture ; ed in un quadro d
santo Diacono appeso in alto, aspramente battuto
con verghe dai sàtelliti.
All'incontro della chiesa deì Carmine dipinse,
neiia casa d' uno speziale, una consulta di medici
sopra certo infermo, aiia quale ii detto Sandrino
fece gli ornamenti.
Neile Grazie v'è una sua tavola con la Circon-
cisione dei Saivatore; aitra nelia chìesa di san Ni-
coiò con pià Santi; ed una in san Giorgio: ed in
santa Francesca Romana è sua fatica i'immagine
di quelia santa rapita in estasi.
Nei paiazzo dei Rettore ritrasse i Signori deiia
città, che presentano ie chiavi e ia bacchetta a
Fantino Dandoio, primo Podestà di Brescia per ia
Repubblica veneta.
Rodengo. Nei refettorio dei Monaci di Rodengo ha di-
pinto a fresco, in tre partimenti, varii soggetti
adeguati alia loro Religione ; e nelie loggie e nei
corridori, fattivi intorno dai Sandrino, fece molti
ritratti ; ed in capo al detto refettorio dipinse un
cenacoio parimente a fresco.
BaiteHa. Aiia Baitelia, poco lungi da Rodengo, vi è una
tavoia a olio, con san Francesco rapito in estasi,
mentre l'Angeio tocca ia viola.
Brescia. In san Mattia di Brescia hgurò ii detto santo
che raccomanda a Maria l'Abate di queila chiesa,
ed aitri Beati ; ed in san Lorenzo, san Carlo por-
tato ai cielo dagii Angeii, ove io attende la San-
tissima Trinità.
497
Ha reso di più adorna Ji sue pitture ìa vólta
della saìa deì Capitauo, fìgurandovi il Tempo che
tiene le arme del Rettore, con fanciullini intorno,
e teste a clnaro-scuro che rappresentano Senatori.
E similmente in queila del Podestà espresse il Giu-
dizio di SaÌomone, a cui pure fece gli ornamenti
il medesimo Sandrino, come si disse; ed altre cose
sopra le porte.
In san Domenico ha ìavorato le iigure dei san-
ti Pietro, Paolo e Domenico ; nelle Grazie la mis-
sione dello Spirito Santo; e per Casal Maggiore
la tela del Rosario, divisata di molte iigure colorite
con molta vaghezza.
A Mirano, Vicariato del Padovano, in casa del Mhano.
mercatante Guarino lasciò ancora a fresco degna
memoria del suo pennello in quattro hgure nella
sala, che rappresentano le parti clel mondo, di soa-
vissimo colorito ; alle quali fece gli ornamenti di
architettura Orazio da san Cassiano. Ed in una
stanza dipinse alcuni fatti di Sansone: comTgli
sbrana il leone ; attacca il fuoco alla coda delle
volpi, cacciandole nelle biade dei Filistei; la strage
ch'egli fece dei medesimi Filistei; e lo stesso in
atto di rendere grazie al Cielo per la vittoria sopra
quelli ottenuta ; quando porta in ispalla le porte
della città di Gaza. Ed ai Padri di Candiana ha
colorito a fresco, tra gli ornamenti del Sandrino,
parecchie hgure di terretta gialla; ed in un vano
del sofhtto dipinse la Santissima Yergine assunta
gloriosamente al Cielo.
Era il Zugni uomo gioviale ed arguto ; si di-
lettava di musica e di commedie ; ed eresse in
RlDOLFI. T. II. 02
498
sua casa i'Accademia dci SoHevati, dove dorivano
molti beiii ingegni, la quaie cadde alìa morte sua,
che seguì i^anno i656, e di sua vita 63.
Colmò in dne ii Zugni coi suo morire di do-
giia la patria, ciie aveva provati singolari eifetti
deiia sua virtù, e che or gode glNmmortali onori
dei suo pennedo.
499

DI

GtO. BATTÌSTA BÌSSOME


PADOVANO

ìt Bissone prima fu discepoio di Francesco Apoi-


iodoro, detLo di Porcia, uomo stimato in Padova
nei far ritratti; onde ne fece un gran numero di
signori e ietterati dei tempo suo, tra'quaii Speron
Speroni, ii Mercuriaie, ii Capo di Vacca, l'Acqua-
pendente, Jacopo Zabareiìa, ii cavalier Peiiegrini,
Jacopo Gaiio, P Otteiiio, ii Sassonio, ii cavaiier Sei-
vatico, Francesco Piccoiomini, ed altri; e molti
signori oitramontani che capitavano alio Studio di
Padova, e quantità di nobiiissitne dame. Ma poscia
Gio. Battista si ridusse alia scuoia di Dario Varo-
tari, ove si fece pratico neìie invenzioni.
I Padri di santa Giustina in Padova gli diedero Padova.

ne'suoi principii l'impiego di una tavoia per ia


cbiesa loro sotto il coro; indi, condottolo a Ra-
venna, dipinse ìoro ìa Cena di Cristo. Ridottosi in
patria, fece opere diverse per queiìa città e per
moiti aitri luoghi.
iNel Santo dipinse aicune tavoie, ed in parti-
coiare queila di S. Bonaventura. Nel Carmine rap-
presentò la Trasiazione deil'immagine deiia Ma-
5oo
donna, toìta Jaila contrada Jietro aiia corte, ri-*
portandoia in quelia chiesa, per riveiazione avuta,
che in taie guisa ia città sarebhe iiberata dalia pe-
stiienza; e fece aitro quadro sopra ia banca di
queiia Compagnia.
Diede anche a vedere un chiaro indizio delia
sua virtù neii opera ch'egli fece neiio Spirito San-
to, col Saivatore che manda gli Apostoìi a predi-
care per ii mondo, i quaii in varie maniere si pre-
parano aiia partenza, ed altri si accomiatano con
riverenti adetti dal loro Maestro.
MonteOr- Neiia chiesa dei Padri di Monte Ortone dipinse
ii quadro deila pace tra ia Repubbiica veneta e
Lodovico Sforza duca di Miiano, seguita mediante
ira Simone di Camerino delh Ordine medesimo,
moito amato dai Duca.
Ma ridotto agli anni seniii, prese giovine mo-
glie ; e soverchiamente di quelia invaghito, ne di-
venne geioso, aggirandosi dei continuo tra molti
pensieri (non vi essendo passione e pazzia mag-
giore che sopravanzi quelia che proviene da amo-
re), con discapito deiia sua virtù.
Visse quesPuomo onorato hno agli anni 60,
e seguì ia morte sua il i656; di cui ia città di
Padova conserva, come d^un suo virtuoso cittadi-
no, ie opere non soio, ma particolare memoria.
'

y' .
V!TA
DI

DOMEI^ìCO TmTORETTO
YBNEZtANO

FIGLÌUOLO DI JÀGOPO.

G
kj7e Domenico avesse conoscnito ìo stato neì qua-
ìe iì Cielo avevalo costituito, facendolo nascere di
padre così eccellente, coi cui esempio, seguendo
l^orme incominciate, poteva aspirare a cose gran-
di, avrebbe senza cìubbio lasciate più egregie me-
morie deìia sua mano. Ma sdegnando egii di con-
tinuare Fintrapreso sentiero, traviò da quelia ma-
niera: ii cbe lia potuto certibcare il mondo, cbe
più difùciimente nascono i Tintoretti, che gii Apei-
li; poicbè le cose operate da Ìui neila giovaniie
età diedero a ciascuno materia di ammirazione;
come si vede nel quadro dei moltiplicar miraco-
iosamente il pane ed ii pesce (posto in san Gre-
gorio di Venezia, ov è mirabiie in particolare ii
gruppo di Cristo cogii Apostoii, ed un povero ed
una veccbia moito naturali), e neila visita dei Magi
in santa Maria Maggiore ; coi qual modo fece anco,
nella Scuola dei Mercatanti, i Apparizione delFAn-
geio ai pastori, i'Adorazione dei Magi aì nato Saì-
vatore, ove si mirano graziose ùgure da presso e
da lontano; e vi fece Maria Vergine in un gesto
5(33

moho grazioso, divisando nelle parLi deli'aitare,


ov'é !a Nascita di essa Vergine dipinta daì padre
suo, moiti singoìari ritratti; e neda saìa terrena
!a tavoia con san Cristoforo che varca il mare coi
fanciudo Gesù in ispalìa, ove fece poi a!tre pittu-
re, ma con diversa maniera.
Parimente con questo sti!e fece, sopra una deiie
porte delia cappeHa dei Rosario nei santi Giovan-
ni e Paoio, i! quadro deiia Lega sacra, ritraendovi
ciai naturale ii pontehce Pio V., Fiiippo II. re di
Spagna, ed ii doge Luigi Mocenigo prostrati di-
nanzi al Redentore ed aila Vergine Madre; dietro
ai quaii vi sono pure ritratti i generaii Giovanni
d'Austria, Marcantonio Coionna e Sebastiano Ve-
niero, con santa Giustina in aria, che tiene ìa pai-
ma; e lungi mirasi ii conditto nava!c; e tra aicune
erhe, in un canto, appare i! ritratto dei Guardiano
di que!!a Compagnia, a cui non manca che ii fia-
to^ così semhra naturaie.
Dopo la morte del padre, Domenico dipinse
neiia saia de! maggior Consigiio i'arrivo a Vene-
zia di Baidovino conte di Fiandra, Arrigo conte
di san Paoio, Lodovico conte di Savoja, Bonifazio
marchese di Monferrato, ed altri Signori crocesi-
gnati, per ia spcdizione nelia Sorìa contro gl'Infe-
deii, ove ii doge Enrico Dandoio, saiito ii puipito
nei!a chicsa di san Marco, faceva il ragionamento,
e si stahiiirono ie capitoiazioni deiia Lega ; e vi
appariva un misto di aiheri, soidati, ed aitra gen-
te; e hnse ia parte del coro in heiia prospettiva,
così verisimiie che semhrava daddovero. Fu quel-
ia pittura moito iodata, per essere hen intcsa com-
5o5
jjosizione; ma se ne andò a maie, e ve ne fu ri-
messa un'altra di un pittore oìtramontano, ma di
assai inferiore beiiezza.
Sopra ii fmestrone vicino Domenico iece poi
ii Doge medesimo, che soggiogati i Zaratini ribei-
iatisi aila Repubbbca, viene incontrato da giovi-
netti vestiti di bianco, cbe gii recano in bacini ie
chiavi deiia città, dal Ciero con ie croci, e da lunga
scbiera di donne e fanciuile anch'eiieno in vesti
i)ianche, rimettendosi nelia pietà dei Principe, ii
quaìe, puniti soitanto aicuni Capi deiia sedizione,
benignamente ricevé in gràzia ia Città.
In aitro spazio, neil'ordine medesimo, fece ii
secondo acquisto di Costantinopoii fatto dal detto
Doge e dai Confederati, rappresentando queii'azio-
ne con grande ajiparato di gaiee, e di soidati che
saigono le mura della città; daiia quale uscito ii
Clero con le reliquie dei Santi, ed i cittadini, ri-
cevono ii Doge coi Principi deiia Lega, i quaii,
tuttochè avessero tumuituato contro il fanciuiio
Aiessio, che fu poi privato di vita da Aiessio Mar-
zuifo tiranno, ed ostilmente in più maniere oppo-
stisi ai Duci, ottennero dai medesimi ii perdono.
E qualche tempo dopo dispiegò ai dirimpetto
ia rotta data dai doge Ziano ad Ottone hgiiuoio
deJi'imperadou Federico Barbarossa; e tuttochè in
questa appaja un buon ordine di spiegatura, gii
riusci tra quelie la più deboie fatica.
Dipinse ancora aicune iodate tavoie. In san
Giorgio Maggiore queiia deiio stesso santo che uc-
cide ii drago; nei santi Gervasio e Protasio, altra
di Cristo in croce; in sant'Eustachio, detto san
Òo^
Stai, l'Assunxione della Vergine; nella Scuoìa di
san Marco, dai ìati deifaltare, in più quadri la
Traslazione deì corpo suo a Venezia, ed i mira-
coli accaduti per viaggio ; ed in maggior teìa fece
i'Apparizione dei detto santo neiia chiesa ducaie,
con molti Confrateiii ritratti in vesti purpuree.
Fece simiimente in una mezza-luna, in san
Giovanni Eiemosinario, i'effìgie del doge Marino
Grimano e deiia Dogaressa sua mogiie, e Confrati
Polajuoii adoranti i'Eterno Padre.
In san Jacopo di Riaito evvi ii santo tentato
dai demonii sotto varie forme, coi ritratti di Sii-
vestro Nicoiino dai tre Deìdni, e Giovanni dal
Prete oredci, in un canto, molto naturaii.
Ferrara. Chiamato in questo tempo Domenico a Fer-
rara dal Contestabiie di Castigiia, e Governatore
di Miiano, ritrasse ia regina Margiierita d'Austria,
ove furono ceiebrate le nozze di iei con Fiiippo III.
re di Spagna dai pontefìce Ciemente VIII-, che gii
riuscì moito simigiiante ; onde riportò un ricco do-
no. E ritrovandosi a queiia soiennità ii duca Vin-
Mantova. cenzo Gonzaga, io condusse seco a Mantova, ove
io dipinse coi corsaietto in dosso iavorato di sot-
tiiissimi iavori d'oro, che fu stimata opera molto
diiigente ; di cui pure si veggono aitri esemplari.
Dicesi che, mentre egii ritraeva ii Duca, vennero
i Curiaii a ricevere l'orditie deiia sentenza contro
alcuni condannati, pei quaii supplicò grazia Do-
menico, e l'ottenne; e con taie occasione ritrasse
ancora madama la Duchessa sua mogiie, e la du-
chessa Margherita rimasta vedova dei duca Alfbn-
so II. di Ferrara ; e pei medesimo Duca fece una
5o5
Maddalena invoita in una stuoja, che va pure in
istampa, ed aitre divozioni; ed aì suo partire fu
onorato da quel munidcentissimo Principe d'una
catena d" oro con medagiia impressa col suo ritrat-
to, reputata di molto vaiore.
E perchò Domenico negii anni giovaniii avea
acquistata moita fama coi ritratti, ehbe materia di
farne gran quantità, non solo di Veneziani, ma di
Principi e Signori esteri. E perchè furono in gran
numero, qui toccheremo soio i principaii. 11 doge
Pasquale Cicogna, clVegli ritrasse nei primi suoi
tempi, ed i susseguenti dogi Marino Grimano, e
la Dogaressa sua moglie; Marcantonio Memmo,
Giovanni Bembo, Kicolò Donato, Antonio Prioli,
Francesco Contarini, Giovanni Cornaro,Nicolò
Contarino, e Francesco Erizzo; ii principe Luigi
da Este, ii Conte d^Aron hgliuolo dei Contestabile
di Castiglia predetto, Ottavio Rossi capitano del-
l^armata genovese, che dipinse armato, in piedi,
con girello intorno, all'uso dei cavalieri antichi, ia
cui beliezza trasse molti gentiiuomini di quelia na-
zione a Venezia, nel tempo deila solennità dei-
PAscensione, a farsi ritrarre da lui; ed in parti-
colare molti ne fece di casa Spinoia e Fiesca, dai
quali trasse molta utilità.
Ed in varii tempi dipinse anche molti Preiati,
tra^quali monsignor Gessi nunzio apostolico a Ve-
nezia, che fu poi cardinale; il Prioli, il Valerio
ed il Cornaro, anch^eglino cardinali ; Agostino Gra-
denigo patriarca d^Aquileja, Gio. Emo vescovo di
Bergamo, ed altri ; molti ambasciatori di Re, i quali
si facevano parimente ritrarre dal Bassano, poi-
5o6
ché gareggiavano amendue in questa pratica, ed
erano riputati ecceHcnti; e tra questi don Fran-
cesco di Castro, monsieur Frenes ambasciatore
francese, Duodìein Carieton ed Enrico Vuotonio
ingiesi, ed aitri residenti dei Principi ; ii Duca di
Oxeniort nipote dei Re di Danimarca, il conte
d'Arundei e ia Contessa sua moglie coi Hgiiuoli, e
moltissimi signori particolari inglesi e germani.
Ne fece ancora gran quantità di Gentiiuomini
e Senatori veneziani, dei quaii iungo sarebbe rìfe-
rirne ii nome, cbe si veggono divisati nelle case
ioro e degli eredi; e nei magistrati dei CamerÌin-
gbi, deli'Avvogaria, dei Censori, e nelie Procuratie,
aìtri ne sono dei Procuratori, Generaii e Dogi, cosi
vivaci e naturaii cbe sembrano vivi.
Jacopo Girardi e Lèonardo Ottobono gran can-
celiieri veneti, e Marco Crasso gran canceiiiere
di Candia, in vesti ducaii ; e queilo dei Crasso tro-
vasi in casa dei signor Nicolò suo degnissimo bgiio;
ed i Secretarii dei Senato Giovanni Scaramelia,
Francesco Maravegia, Agostino Doice, Camiiio Zi-
iiolo, Luigi Quirino, e Ceiio Magno ; sopra di cbe
egli così scrisse :

Mc/z^rc ^//o/ co/or p/o/j/'/z/ ////'/ o.


i)o///c///co, &' ///c ///////og/'/z //////<r/ ;
D//55/0 ///C/Z PO , ^C /// /Z7/^///'77 C t'/7Z%/7
//rfc, o p///' ó'C /// /Vo^o///// ('/7// z'o .syj//o.
vf//"/, j'C ////?5c c/ /J/'Cg /O /7 /JC/7.S/C/' g//'0,
Lc! CC/Y/ C^/g/C ////'// ccc/c //////y///^/7 ^
CAc /' 7/7Z/Z /7Z ///c J7/CC/ &/ ///O/'^C Cy<f///^7/ ,
Dp' /'o /JC/' f 7//^/'7/ 7/ C///CC/' ///O/'^C 7/.syj//'0.
7/7777^275 cA/77777777' Je/ (777/0/5
JR5/7 /77/ §)0^' z'o /r/i f opre ^/e p/f/ &e//e,
One/e 77C^727^^7 o/ /?e/777e//o 7/ pr/7770 07707'e.
E C077 ^77/ gr/e/o §777 ^Tz/z/ 7i//e ^^c//c,
(7Ae 7777//77 777C77/70, O 77770 770^// p/^O/'C^,
^7/ ^/e.M7277TZ7'0 // ^770 ^77/77050 ^pc//c.

Fnrono ancora in molto numero quelli ch'egii


iece dei principaii avvocati: Lodovico Usper, Va-
ierio Bardeiino, Giovanni Vincenti, Micbel Mari-
no, Taddeo e Gio. Batt. Tiraboschi, Orazio Gelia,
Marco Ballarino, Cristoforo Ferrari, Lelio Gereda,
Marino dall'Oca, Luigi e Giovanni Ferro iette-
ratissimo preiato, Pietro Gradenigo, Mario Belio-
ni, Guido Casoni poeta iilustre, Antonio Aliense
famoso pittorc (ch'egii finse a sedere con occhiaii
iri mano, vestito d'ormesino trinciato, che pareva
di seta), Ascanio detto dai Gristi, ecceliente scul-
tore in avorio, Perazzo Perazzi co'hgliuoii, e Car-
io Ridolh scrittore deila presente istoria. In somma
parve che ogni degno soggetto ed ogni dama di
condizione del tempo suo desiderasse essere resa
famosa dai penneilo di Domenico; i'efdgie deiie
quali soieva egii ahbcilire di vaghi e pomposi fre-
gi, e riiiucevale aiia simiglianza con beiìa e faciie
via. E moiti ne fece per ie Confraternite degli ar-
teirci di Venezia, accostumandosi da quelii a farsi
ritrarre con le immagini dei Santi ioro protettori.
Ma sebbene Domenico traesse moita iode ed
utiiità dai fare ritratti, doievasi nondimeno che
quelii fossero anteposti aiie aitre sue opere, pre-
tendendo ii primo onore nelie hgure.
5o8
Venezìa. Egìi dipinse aÌLre cose nell'ultima età per le
chiese di Venezia, nelie quali pur si comprende
certo buon ordine nelle composizioni, ed un con-
venevole colorito; che furono: in san Lorenzo la
tavola di san Paolo strangoìato dai ministri ; nella
chiesa di santa Maria Ceiestia quella di sant'Or-
sola martirizzata con le sue compagne ; una in
san Bonaventura, due in san Daniele ; alcune isto-
rie degli Atti degli Apostoli nella chiesa dedicata
al nome loro; la tavola della Confraternita della
Misericordia con le pitture intorno; ed altre per
varie chiese e confraternite.
Verona, ec. In Verona, nella chiesa di san Giorgio, vedesi
ancora una sua bella tavola della Missione dello
Spirito Santo ; e se ne veggono anche in Brescia,
in Feltre, in Aquileja; e nella chiesa parrocchiale
di Mestre quella delbaltar maggiore, con la Vergi-
ne che raccoglie sotto il manto alcuni Confrati.
Ma pervenuto Domenico inhne agii anni
cadde di apoplessia; e reso inabile della destra ma-
no, dipingeva con la manca, ma con poco frutto.
Egli valse molto nelle invenzioni, fu copioso di
pensieri, espresse molte istorie, poesie e morali
soggetti, avendo occupato qualche tempo della gio-
ventù. nello studio delle buone lettere. Tolse in
particolare dalì'Ariosto il soggetto della verginella
simile alla rosa, divisandola in quattro teie. In una
essa è posta in ridente giardino, a canto una siepe
di rose ; indi solinga si riposa lontana dalla greg-
gia e dai pastori ; poscia I'Aura, l'Alba, l'Acqua e
la Terra se le inchinano; e hnalmente, nella quar-
ta, ella se ne sta circondata da molte fanciulle e
5°9
gtovani amanti, che sì adomano il crine ed il
seno di vermiglie rose : queste sono quattro delle
sue più pregiate fatiche.
Formò da Lucrezio e dal Marino la vita uma-
na accompagnata dalle molte sue miserie, sedente
sopra una culla, e con piede suih orlo del sepolcro,
per inferire (come più avanti si disse nella Vita di
Giorgione) che

Varii soggetti tratti parimente dalf'Ariosto,


fatti da lui con la prima maniera, si trovano an-
che in casa Molina a san Gregorio, di Medoro ed
Angelica, d'Olimpia, d'Alcina, ed altri narrati da
quel chiarissimo scrittore.
Si dilettò di compor versi; interveniva nelle
veglie che si facevano dai gentiluomini e letterati
della città; ed era del continuo (come il padre suo)
visitato dai principali e virtuosi soggetti.
Ebhe pensiero tli ìasciar dopo di sé ai pittori
ìa propria casa, con lo studio di rilievi, disegni e
modelli che teneva del padre suo, acciò vi si for-
masse un'Accademia, ove ognuno potesse studiare.
Ma poscia cangiò opinione pei disgusti che n'eb-
be dai medesimi pittori, lasciando erede delle cose
tutte della professione Sebastiano Cassieri, di na-
zione germano, suo scolare, che si esercita tuttavia
virtuosamente nella pittura, il quaìe per molti anni
io aveva servito ; essendo debito di cristiana gra-
titudine riconoscere quelìi che ci hanno prestato nei
bisogni ii loro servigio. Ma la fortuna non terminò
in questi i suoi favori; poichè mancato Domenico,
51 o
e divenuto Sebastiano marito deHa signora Ottavia
Tintoretta, fu dalla medesima aì suo morire isti-
tuito erede degìi avanzi tutti acquistati dal di lei
vaìoroso padre e fratello.
Non visse molto Domenico dopo queìia caduta,
poichè continuando ii maìe fino al i65y, mancò di
vivere agli anni suoi ed ebbe sepoltura presso
ii padre. E come ia sua virtù lo aveva reso degno
di onore e di iode, cosi fu commiserata ia di iui
perdita daiia Città tutta, cbe vide estinto l^uitimo
iume deiia gioriosa famigiia dei Tintoretti.
VNTA
BI

SANTO PERANDA

antisi pure ìa vaga Aurora di trionfare, invitta


guerriera, co'suoi vivaci coìori deììe ombre nemi-
che ; pregisi ii Sole al suo apparire di rendere coi-
i'aureo diadema tenebrosi i più chiari ìumi dei
cielo; gloriisi la Natura di produrre, nelia varietà
delie cose, tanti e sì prodigiosi oggetti, recandovi
più ieggiadre ibrme ed i più hni coiori; chè ii gio-
rioso pittore contende con esso ioro di grazia, di
beliezza e di virtù, avendo dai sommo Fattore co-
muni coiia natura ie idee mirabiii deiie cose tutte
deifuniverso.
Di ciò ne abbiamo addotte chiarissime prove
nelie descritte Vite, e non ne mancano noveili
esempii nella presente di Santo Peranda veneto
pittore, nato Panno i566, per fare anch'egii di sè
stesso bellissima pompa agli occhi dei mortali.
Or mentre ch'egli fanciullo era mandato aiia
scuola da Nicoiò suo padre, fermavasi a vedere i
ritratti ch'esponeva sopra ii canale di santa Ma-
rina Paolo de'Freschi; e sentendosi rapire a quei
diletto, abborriva ii primiero studio; ed insinuatosi
neiia casa del Fieschi, trattenevasi taiora a dise-
5l3
gnare: il che inteso dal padre, iì pose con Leo-
nardo Corona, acciò egli potesse apprendere mi-
giiori documenti ; e dappoi se ne passò aìla scuoìa
del Paìma, ove pure per tre anni si trattenne.
L'anno essendo destinato ambasciatore
a Roma da! Senato Marino Grimani cavaìiere e
procuratore di san Marco, per congratularsi coì
pontedce Clemente VIII., unitosi Santo con Gio-
vanni suo fratelìo canonico di san Marco, cappel-
ìano del Grimani, se ne passò seco a Roma per
vedere le opere di quelia città.
Terminata ia legazione, accompagnò ii Grima-
ni a Loreto ; ii quale, visitato ii cardinai Galio, gii
raccomandò Santo al suo partire, che poi con let-
tere di quei Prelato se ne ritornò a Roma, per
istudiare e presentare ie iettere del Cardinaie a
monsignore Vidoni governatore deiia città. Sotto
la protezione di iui per quaiche tempo ivi si trat-
tenne, ritraendo ìl cartone di Michelangelo, le sta-
tue, ed aitre pitture ; ma, essendo moiestato daile
continue iettere del frateiio, gli convenne ritorna-
re in patria, ed interrompere ii corso deilo studio,
nel quaie fruttuosamente era impiegato.
Datosi a dipingere in Venezia, fece a petizio-
ne del detto Grimani ia tavola, in san Giuseppe,
con Iddio Padre, sant'Agostino, e ia Maddalena.
Indi a non molto operò, per ia Compagnia del
Rosario nei santi Giovanni e Paoio, ii quadro deila
Visitazione deiia Vergine, che piacque alia Città
per essere uscito da una mano giovaniie.
Aile Monache dei Sepolcro dipinse la piccioia
tela deii' aitare dei Sacramento, con nostra Signora
ianciuliet-ta che si presenta ai tempio ; ed in san
Francesco delia Vigna, neila cappeiìa destra a can-
to ia maggiore, san Diego che risana coli'olio deila
lampada aicuni infermi ; ed in san Jacopo di Rialto
!m Deposito di croce.
Col favore dei detto Grimani, assunto ai prin-
cipato, ottenuta il Peranda una deile maggiori teie
neiia parete delio Scrutinio, diede in queiia a ve-
dere P atto generoso di Marco Barbaro provvedi-
tore deif armata veneta (spedita dai Senato l'an-
no 1125 nelia Soria contro gi'Infedeli sotto ii co-
mando del doge Domenico Micheie), il quaie nelia
battagìia accaduta ai Zado, assediato da poderosa
armata dal Caliiìb d'Egitto, combattuto il Prove-
ditore da molti legni dei Saraceni, e perduto nei
confiitto lo stendardo, avendo egii ucciso ii Capi-
tano deiia gaiea nemica, ed essendosi di quelia
impadronito, spiegò la iunga fascia dei di lui tur-
bante, e con un braccio che gii aveva reciso vi
formò un cerchio di sangue ; ed inalberataia in
vece di bandiera, eroicamente combattendo, fatta
grande strage dei nemici, rimase vincitore ; onde
per quell avvenimento ii vaioroso Capitano cangiò
l'arma gentiiizia deiie tre rose d'oro in campo
azzurro in un cerchio vermiglio in campo bianco,
che poi successivamente fu conservata dai posteri
in memoria di queila gioriosa azione.
Or qui si vede un orribile conditto di battaglia
navaìe: moiti Saracini uccisi dai soidati veneti, ie-
gni rotti e parte sommersi, ed ii Proveditore che
forma ii cerchio coiia fascia dei turbante dei vin-
to nemico.
RtDOtFI. T. II. 33
5i4
I ConfraLi disan Giovanni Evangeiistagli com-
misero un gran quadro per ìa ìoro Scuoia, ov'egii
fìgurò iì medesimo santo neiia caidaja deli' oiio
boiiente, con cavaiieri assistenti, e ministri che
irritano coi mantici il fuoco, e vi aggiungono ie-
gne ; e vi ritrasse aicuni dei medesimi Confrati,
usandovi accurata diligenza nei dividere le hgu-
re e neli'inteHigenza dei corpi: onde ne conseguì
moita lode. Sotto ii coro dei Padri Cappuccini di-
pinse Cristo neli'orto, e san Francesco ferito dai
raggi del Serafìno.
Operò anche in quei primi tempi, per ia sa-
grestia deiia chiesa di san Bartoiommeo, ia Mis-
sione dello Spirito Santo ; ed essendo poi aliogato
ai Palma, dai Confrati del Santissimo, il quadro
del Serpente di bronzo, ii nostro pittore ottenne,
mediante ii frateìio (ch' era prete titoiato di queiia
chiesa), i'altro ai dirimpetto deiia Manna; e per-
chè v' ebbe ii maestro vicino, vi pose ogni studio,
compartendo quelle fìgure in più siti. Qui compose
ii gruppo di Mosè ed Aronne, coi principali del
popoio più lungi sopra dei coiii ; nel piano aitri,
con varii effetti, che raccolgono la manna ; e vicino
alcune ùgure, ed uno ignudo con vase in mano,
fatto con gagiiarda fbrma e manieroso colorito:
ia quai'opera fu sempre riputata dagii inteliigenti,
per ia vaghezza e per lo studio usatovi, una deiie
migliori dei nostro Peranda.
In san Lorenzo fu anche opera sua ii saiir deiia
Vergine al cieio, col ritratto del vescovo Sofbme-
no di Pola. Nelia cappeiia di san Giacinto, nei
santi Giovanni e Paoio, ia tavoia con ia Vergine
e 't santo medesimo. In santa Giustina i'Annun-
ciata, e la Cena di Cristo sotto il coro. Nei santi
Filippo e Jacopo sant'Agnese tra le fìamme; ed
in un canto vi è ritratto monsignore Tiepoìo, al-
ìora primicerio di san Marco, clie tìece fare !a pit-
tura. Neììa cappelìa di san Francesco dei F'rari ii
santo stesso alìorchè giovinetto, posto in orazione,
gli favella ii Crocehsso ; e come poi, per ristorare
ia chiesa cadente, vende i panni ai mercatanti. Ai
Padri Toientini dipinse l'adorazione dei Magi ; ed
in san Giuiiano due tele con azioni di san Rocco.
Neile Monache dei santi Marco ed Andrea di
Murano
Murano mirasi la Santissima Vergine Annunciata,
graziosissima figura; in sant'Antonio di Torceiìo Torceìto.
la tavola di santa Cristina; ed in un gran quadro
ii di lei martirio.
Essendo poi aiiogati ai Paima aicuni quadri
della favoia di Psiche da Giovanni Voipe, agente
del duca Alessandro deiia Mirandola, parte di essi Mirandola.
furono, a contempiazione di Bartolommeo dai Ca-
iice, compartiti al Peranda; ed intanto passato il
Duca a Venezia, piaciutagli i'opera di Santo, gii
assegnò aicune grandi teie per dipingervi ie tre
prime età del mondo.
Per quella deli'oro iormò nel mezzo di un
cielo sereno Saturno dominante, con aurea corona
in capo, e la falce in mano. Sotto appariva ia Terra
coperta di moite erbette, di vaghi hori, e diiette-
voli piante ; e vi si vedevano i due primi uomini
ignudi, che si tenevano per mano.
La madre Natura premeva daiie poppe ii iatte,
con cui nodriva varie sorta di here ed animali, che
ji6
con la bocca aperta ie stavano in gran numero
mansueti intorno.
In aìtra parte !a Fede, la Verità e l'Innocenza
ignude facevano !iete un ballo, sicure da!!e insi-
die, dalle bere e dai serpenti, dai qua!i ovunque
erano circondate.
Le Grazie, ancbe ei!eno ignude, si tenevano
per mano legate da una catena di bori, guidando
so!!azzevoii danze ; Amore sve!ato voiava pel cie-
!o, avventando strali d'oro ad aicuni cbe sedevano
aìi'ombra de!le piante, prendendo dolcissimi ripo-
si; altri danzavano su!!a ripa di un bume, e cbi
facevasi speccbio deìl'acque cristalline.
L'Abbondanza spargeva dal cornucopia varie
sorta di frutta; la Felicità mirava il cielo in atto
di contemplazione, sedendo sopra la Fortuna con
un ciuifo di capelli in fronte; e sotto teneva !a
ruota, tentando invano di riscuotersi, non avendo
ancora verun potere sopra gli uomini. Molti Eroi
raccoglievano gbiande e more silvestri, di cui si
nodrivano come di laute vivande, con apparenti
segni di mo!ta letizia.
Felice tempo, bella etade, in cui l'empietà non
albgnava, nè l'invidia poteva esercitare i suoi ma-
iigni eifetti, vivendo gli uomini lontani dagli odii,
dalie insidie, dai tradimenti, da!!e rapine! Non do-
minava ii fasto o l'ambizione^non udivasi ii Rero
suono della squilla e del tamburo; né trattavansi
l'arme de! bero Marte. Le vivande non erano con-
taminate dagli aromati, o miste coi veleni ; ma con-
dite solo daila natura, godendo ognuno comune-
mente de!!e cose tutte prodotte da Dio a benebcio
3*7
dei mortali. Iì susì.irro dei correnti rivi e iì garrire
degli uccelli incitavano, senza lusinga di cetera o
di canora voce, soavemente iì sonno ; serviva di
molle letto una verde sponda smaltata di fiori, ed
i frondosi rami delle piante di preziose cortine ;
la nudità compariva svelata senza vergogna ; Tuo-
mo viveva sicuro delFuomo, nè provava di omicida
tiranno il Rero rigore ^ zefìro spirava per ogni par-
te soavi fìati, gli elci stillavano miele, i fiumi cor-
revano latte e néttare.
Stavasi nelFetà deirargento Giove con argen-
tea corona, il fulmine in rnano, e Faquila a canto,
in atto di precipitare Saturno dal cielo; e FAnno
a^ piedi con le Stagioni intorno, tirandoio ognuna
a sè. Qui si vedeva il primo uso delle spoglie, ve-
stendosi gli uomini di pelli d'animali; alcuni fab-
bricavano case coprendole di fiondi ; sollecito agri-
coltore, accoppiando i buoi alFaratro, con vomere
di legno rompeva la terra ; si pascevano gli armenti
dai pastori al suono dei zufoli ; alcuno spremeva
il latte clalle caprette ; chi tosava le pecore, e cbi
tendeva occulti lacci agli uccelli, e secrete insidie
ai pesci: dando il pittore a vedere i primi eserci-
zii degli'uomini. Ma cangiando faccia a quella se-
conda età, Fuomo si diede vie più agli stenti ed
alle faticbe, dovendo egli per diverse guise trarre
Falimento della vita.
Signoreggiava nelFetà del rame Mercurio co-
ronato con diadema di rame, coi vanni ai piedi,
e 1 caduceo in mano. Apparivano indi le Muse, il
cavallo Pegaseo scendeva dal cìelo; ed in quelFetà,
sotto gli auspicii di Mercurio, si davano gli uomini
5i8
all'uso deli'arLe ed ai negozii: onde si vedevano
aicuni a dipingere, aitri a formare statue, e chi
riduceva ii ferro in forma di pugnaii, ed altri varii
ordigni; uno poneva ii ffeno ad un destriere, ai-
cune donne Riavano, e tessevano tele e stami, c
tingevano ie lane in diversi coiori; aicuni si fati-
cavano in fabbricare navi, nel cingere di mura una
città, nei comporre baiiste, catapuite, ed aitri or-
digni da guerra; cbi commutava ie merci, e chi
esercitava ie frodi.
La Fede, la Verità, l'fnnocenza e ia Vergo-
gna, ridotte insieme, piangevano amaramente ìe
loro disavventure.
La quarta età fu poscia ridipinta dal Paima,
come abbiamo descritto nella Vita di lui.
Piacquero le fatiche di Santo al Duca ; per ii
che io persuase di andarsene aiia Mirandoia per
assistere a codocarie nei siti ioro: dove, stabilite
con soddisfazione di queiio, gii propose onorati
partiti per trattenerio ; ma Santo fu costretto per
aìiora di tornarsene a Venezia, onde condurre a
termine aicune opere lasciate imperfette.
Intanto ii Principe mirandolano io soHecitava
con ispesse iettere a partire, reiterando ie oiferte ;
che però, legato da moita gratitudine, passò Anal-
mente aiia Mirandoia con ìa famiglia : onde ii Du-
ca pensò, con sì opportuna occasione, d'abbeliirc
di pitture ii rimanente deiie sue abitazioni, sti-
mando queiie avvantaggiare ogni aitro ornamento
di seta e d' oro.
Ora tra ic cose che gii dipinse furono quattro
gran teie. In una apparivano Deucaiione e Pirra,
5ig
che gettandosì sassi dietro le spalle, facevano ri-
nascere gli uomini mancati pel diluvio, Angendo
con dotte forme moiti corpi ignudi.
In aitra, Fetonte fulminato da Giove cadeva
confusamente dal cielo, con gii assi e ie ruote dei
carro dorato ; ed in riva ai Po piangevano ie sorei-
ie di iui, daiie mani deiie quali spuntavano rami
di frondi ; e Cicno re di Liguria, loro zio, trasfor-
mavasi in ucceiìo.
La terza conteneva i iigiiuoii di Niobe saetta-
ti da Apolio e da Diana ; e vi fìnse una fbrma di
steccato, ov'erano introdotti a corseggiare Dama-
sittone, Aifenore e Ismeno, con aitri ioro fratei-
ii, che d'improvviso venivano feriti dalie saette av-
ventate da quelle Deità; con Fitia e Pelopia estin-
te, e Nerea piangente ie trafìtte sorelle presso gli
amati frateiii; ed ii padre Anhone, sopravvenuto
con ia Corte a sì miserabile spettacoio, trafiggevasi
ii petto con un pugnaie ; e la madre Niobella tras-
formata in un sasso. Ed in più parti dello steccato
fuggivano i corsieri impauriti, uno dei quaii pareva
ianciarsi impetuosamente fuori deila tela ; ma que-
sta poi per la morte dei Duca rimase imperfetta.
Neiia quarta, Icaro ferito dai cocenti raggi deì
Soie, diieguanciosi ie incerate piume, cadeva dai
cieio; onde spaventati gii uominidaqueiFimprov-
viso spettacoio, e molestati dal caìore, cercavano
in più maniere scampo aiia vita ioro, chi abbrac-
ciandosi ad un tronco, chi facendosi riparo di un
sasso, ed aitri fuggendo.
Invitato in questo mentre ii Peranda da Cesare Modena.
duca di Modena, io ritrasse co' Principi suoi fìghuo-
530
i!, e madama ia Duchessa; e dicesi che, mentr'egli
ritraeva ii Duca, un cortigiano aì quaìe pareva che
bene non incontrasse ìa simigìianza, volendo fare
dei beiiMngegno, motteggiava di quando in quan-
do ii Peranda ; il quaie impaziente inhne gettan-
dogii i penneHi in faccia: Prendeteli voi, disse, e
fateio megiio, se sapete; mortihcando quelio in
modo che più non osò faveliare, con piacere dei
Duca che apprezzava molto ii valore di Santo, e
che, hnita Popera, degnamente lo riconohhe.
Per ia medesima città fece ai Padri Gesuiti ia
regina sant'Orsola martirizzata; ed una tavoia, in
san Domenico, con ia Yergine e santa Caterina.
Mandò in questo tempo a Venezia, ai Confrati
deiia Compagnia dei Sacramento di san Procoro,
detto Provoio, una gran teÌa coi Saìvatore toito di
croce, ove si scorge ii pietoso uiHcio di GioseHo e
Nicodemo che io distaccano e soavemente io reg-
gono^ mentre un servo, discendendo una scala che
si piega sotto il peso, io sostiene in ispalla, ed un
altro spiega un ienzuoio per invoigerio, e san Gio-
vanni si accinge a raccorre neiie hraccia ii suo
amato Signore e Maestro. Non guari iontano è ia
Vergine rapita dai duoìo, e ii Centurione; ed altri
intorno ii monte guardano in atto di maraviglia iÌ
Redentore morto per l'uomo. Neiie quaii figure ii
pittore formò così hene l'attitudine e coiorì gli af-
fetti, che i'occhio non prova meno diietto nei mi-
rarie, che l'anima senta gii stimoii deiia pietà nei-
la contemplazione del Calvario.
Mirandola. In grazia ancora dei medesimo Duca miran-
dolano dipinse san Giovanni decoliato ; e per rap-
52 t
presentare i axione al verisimiìe, suppiicò ii Duca
che ad un misero condannato ad essere appeso fos-
se troncato il capo. Ma Santo non ebbe 1 avvedi-
mento dNmplorare ia vita per queii'infelice: d'on-
de piu gioria avrebbe riportato, che nei ritrarre
al naturaie quelia hgura ; chè intimorito da quei-
i'orrore non potè eseguire l'intento suo.
Vi dipinse ancora Davide coi capo di Golia in
mano; e pel Duomo ritrasse in un aitare la Du-
chessa adorante nostra Signora. In san Francesco
fece ia Conversione di san Paoio, ed in sant'Ago-
stino due Agure di Santi.
Ma stanco ii Peranda di vivere dipendente dai- Venezia

ìe vogiie aitrui, o perchè essendo ii Palma ridotto


alia vecchiezza stimasse occupare il primo luogo,
se ne ritornò, con buona grazia del Duca, a Ve-
nezia; dov'egii, coiia maniera resa più lunga e dif-
hcoltosa deli'usato, condusse per i'aitare del già
Bartolommeo dai Calice, in san Salvatore, la ta-
voia colla Rgura di Cristo morto, in una nube, so-
stenuto daila Vergine Madre, col ritratto del me-
desimo mercatante, e di Grazioso suo fratelio. Ai
Padri Toientini dipinse il beato Andrea Aveiiino,
ii quaie ceiebrando messa spirò i'anima ai Signo-
re, vedendo preparato un novelio altare nel cieio.
Qui huse ii santo, neil'atto delio svenimento, so-
stenuto da un Padre dell'Ordine e da un chieri-
co^ decorato personaggio sta mirando queiio, ed
una donna ginòcchioni è posta a canto deli'alta-
re, che piace moito ai professori ; ed egii medesi-
mo si ritrasse aiquanto iontano. Ai Padri dei Servi
operò simiimente ia teia di san Fiiippo institutore
r
022

Ji queila Reìigione ; e nelia chiesa deiia Pietà quei-


ia dei santissimo Rosario.
Per ia nuova saia dei paiazzo ducaie rinnovò
ii iungo quadro dei passare che fa ii Doge nei!a
chiesa di san Marco ii giorno di quelia festività,
prima dipinto da Giuseppe Aiabardi, che non pia-
cendo fu ievato; ritraendovi ai naturaie ii doge
Giovanni Cornaro nei mezzo degii Ambasciatori,
in uno dei quaii ritrasse dai vivo monsignore Aguc-
chia nunzio apostoiico, e l^Ambasciatore francese ;
e parimente ritrasse ii gran canceiiiere Leonardo
Ottobono e moiti Senatori, coi solìti ornamenti
usati neiie grandi soiennità.
Trevigi. Ma consideriamo anche aìcune opere sue fuori
di Venezia. Per !a Madonna de!le Grazie di Tre-
vigi operò l^Assunzione di essa Vergine ail'empi-
reo; in san Nicoiò due quadri contenenti i miste-
rii doiorosi e gloriosi dei Rosario, con sì mirabiie
vaghezza coloriti, che i panni di che sono vestiti
sembrano composti di porpore, di smeraldi e di
zafhri, non già di colori. Ai Padri Crociferi di Co-
Gonegìiano. negliano dipinse la Cena di Cristo ; ai Cappuccini
ia Nascita del Saivatore ; e ai Riformati san Diego.
Neiia vilia di san Martino, territorio pure dei
Trivigiano, fece ii santo medesimo a cavaiio, che
divide il mantelio col mendico; e san Leone che
addita ad Attila i santi Pietro e Paoio contro di
lui sdegnati in cielo. Per la Parrocchiaie di Ru-
rano dipinse Cristo che chiama daiìe reti sant'An-
drea; e vi fece pure la Madonna del Rosario.
Venezìa. Ma fmalmente delie opere fatte dal Peranda in
Venezia brevemente noi ragioniamo. Egli dipinse
$35
nuovamente aì Padri Toìentini ìa tavola del beato
Gaetano Tiene fondatore di queHa Religione, a cui
stanno intorno l'Obbedienza, la Povertà, e la Ca-
stità cbe a lui porge un cinto; e vi é un fanciullo
estinto ai piedi, inferendo iì iascivo amore. L'Ob-
bedienza caìca la Superbia iegata con manette di
ferro, e ia Povertà preme un veccbio avaro con
argenti ed ori ; e sopra vi assiste Iddio Padre cinto
da molti Angioletti, ed un di loro tiene ii cappel-
10 del santo: neiia quale opera pose in vero una
straordinaria appiicazione ed aHetto, conducendovi
ie cose tutte con somma diligenza e deiicatezza.
Inoitre san Sebastiano, cui vengono tratte ie irec-
cie da due pietose matrone ^ l' angeio Raiìaele con
Tobia a mano. In san Bartoiommeo ia Visita di
nostra Donna; in san Francesco, neli'aitare dei
vescovo Giustiniani di Treviso, san Francesco cbe
riceve daiie mani della Vergine Madre ii fanciulio
Gesù; e per ia città di Trieste dipinse una pre- Trieste.
giata tavola con san Pietro cbe trae dalla bocca
del pesce la moneta d'oro per pagare il tributo ai
gabeiiieri : rarissima fatica, e degna di moita lode.
Aveva ancbe fra questo tempo dato principio
ad un gran quadro dei martirio di santo Stefano
per la sagrestia delia sua cbiesa, ed a taie eHetto
era stato dai Padri accomodato di stanza nel con-
vento, acciò vi desse buon termine ; ma non con-
tentandosi mai deli'operato, cassando di quando
in quando ìe bgure fatte, non sapeva riciursi a fine.
Ma sopravvenuta ia pestilenza dei i65o, ritiratosi
11 Peranda a viiia Cucca, iuogo dei Trivigiano, vi
si trattenne per quaicbe tempo, ove dipinse ad oiio
suì muro, ^ieìla sala del palazzo dei siguori Leoid,
ìe quattro età già descritte, e dgure sovra le porte.
Venezia. Ricondottosi di nuovo a Venezia, ripigliò ii la-
voro del quadro di santo Stefano; ma incontrando
nelie medesime difdcoltà- e sopraccaricato per av-
ventura d'altre operazioni, non avendovi aggiunto
che pochi coiori, non vedevasi mai andare avanti ii
lavoro; onde un bell'ingegno ebbe a dire, che se
ii Peranda fbsse troppo sopravvissuto, quella pit-
tura sarebbe andata in nulla: ed intanto soprav-
venendogli la morte, l'opera rimase imperfetta.
Quanto alle cose private non abbiamo a di-
scorrere a lungo, non avendone egii operate moi-
te; pure di aicune qui faveiieremo. Per il signor
Reniero Zeno, cavaliere e procuratore di san Mar-
co, dipinse Cristo in orazione neii'orto e dagei-
iato. Ai signor cavaliere Gussoni l'istoria di Jefte
con ia fìgliuoìa. Ai signor Marcantonio Viaro una
testa di san Giovanni nei disco ^ e i'Aurora sopra
dorato carro per ii sofhtto d'una stanza. Ai signor
Gaspare Maiipiero, san Pietro piangente; il quaie
lia pure alcuni modelli delle opere descritte. Ai
signor Poio TNani ii diiuvio universaie, ii cader dei
pomo d'oro aiia mensa degii Dei, e ia sentenza
sopra di quelio pronunciata da Paride. Ai signor
Nicolò Crasso, Cieopatra spirante, ed una testa di
un vecchio. Ai signor Davide Spineiìi, Aracne in
atto di tessere, ripresa da Minerva. Ii signor Fran-
cesco Bergonzio ha pure una Susanna coi due vec-
chi ai giardino, che i'autore fece in concorrenza
d'aitri pittori; ed ii signor Bernardo Giunti ha un
piccoio quadro con ia Vergine in mezzo ad alcum
Santi. H sìgnor AÌLobelìo Buono ha ìa fìgura Ji Da-
vide coìla tesLa di Goìia ; ii padre Leonardo Oca di
santo Stefano ha una immagine deiìa Pietà, di cui
il Peranda fece anche il ritratto, ora posto neìla li-
breria del suo convento; e ritrasse ancora il pa-
dre Ippolito de Conti, generaìe deli Ordine Ago-
stiniano, venuto a Venezia.
Aveva anco dato principio ad un grande ovato
pel sofhtto deila chiesa degli Incurabili, col Para-
diso; ma pur questo rimase imperfetto, non aven-
doìo che abbozzato in parte a chiaro-scuro ; e fu
poi terminato dal signor Francesco Madei, chiaro
pittore vicentino.
Lasciò inoìtre il Peranda aìtre opere imper-
fette, tra le quali due teìe che furono poste in una
delle cappehe deiia chiesa dei Toientini, col mar-
tirio delie sante Orsola ed Agata.
Avrebbe Santo iasciato opere in maggior quan-
tità, se fosse stató più risoiuto nel dipingere; ma
essendosi dato negli uitimi anni ad una maniera
molto lunga e faticosa, tuttochè dilettevoie e de-
gna di iode, che portava seco molto tempo e fa-
tica, fece poche opere non solo, ma scarsi avanzi
colie fatiche sue, ancorchè queste gii venissero as-
sai bene pagate.
Quanto ai costumi, egli non fu molto attivo
neiie conversazionì; non quadravasi bene coi pro-
fessori, e schivava eziandio ie pratiche dei galanti
uomini e di coioro che io visitavano, vivendo egii
pe^ suoi capricci in continui sospetti.
Pensava d avere trovata una maniera di dipin-
gere, alia quale non si poteva aggiungere hnimento
o delicatezza maggiore; ia quaie cercava sempre
mai tii ridurre più iunga e difHcoltosa, chò in hne
ii pittore deve stabiiirsi ed operare; e la perfezio-
ne di quest'arte nobiiissima consiste nel coipire fa-
ciimente ii buono.
Ii Peranda non fu di moìto buona tempera-
tura ; perocchè visse soggetto alie infermità, ed in
particolare al male di pietra : onde avanzandosi ia
imperfezione neiia vecchiaja, mancò hnalmente di
quei maie agii anni nel i658 ; ed ii corpo suo
fu con moito onore dai Padri Toientini (tra' quali
gli fu grande amorevoie e fautore il padre Doni,
che io impiegò in moite opere di quelia chiesa),
memori degii onori ricevuti dai suo penneiio, sep-
peilito neiia chiesa loro dinanzi l'aitar maggiore;
ed ora gode fra i ceiesti degii applausi che rice-
vette quaggiù daiie bocche di ciascuno per avere
nobiiitata ia pittura di grazia, di soavità, di bei-
iezza, e di singolari ornamenti.
Tra i discepoii che fecero onore al Peranda
fu Fiiippo Zanimberti, di cui appresso diremo; ed
ii signor Matteo Ponzone, ii quaie coi talenti no-
biiissimi ch'egii possede nelia pittura ha dimostra-
to in molte opere ia felicità dei suo ingegno, co-
me si vede nei gran quadro deii'incontro di Gioa-
chino ed Anna, nelia chiesa dei Padri Crociferi;
ed in santa Maria Maggiore, ove rappresentò la
pestiienza di Roma ai tempi di san Gregorio pon-
tehce, cessata mediante l'immagine della Santis-
sima Vergine portata in processione.
VtTA
DI

FILIPPO ZANÌMBERH
DISCEPOLO DEL PERANDA

t^a iortuna e ìa virtù sono queìie che soìe pos-


sono sollevare l'uomo alie grandezxe ed agìì onori:
ma con questa differenza, che ia fortuna nou per-
petua i suoi favori, nè gli stabiiisce; sì bene ia
virtù, come in molti si è veduto, e chiaramente pra-
ticato in Fiiippo Zanimberti, stimato e riverito dai
mondo per le doti dei suo ingegno.
Nacque Fiiippo in Brescia i'an. di Cristo i585.
Fanciulietto fu condotto a Venezia dai padre suo,
che d anni quattordici vedencioloinclinato aiia pit-
tura, Faccomodò con Santo Peranda, neiia cui casa
dimorù hno agii anni ventiquattro, ritraendo ie ope-
re del maestro; ond'egii riuscì vaioroso pittore, ed
ebbe genio particoiare nei fare piccoie hgure, le
quali toccò con moita grazia e naturaie maniera.
Ridottosi poi con Matteo Ponzone suo condi-
scepolo (dei quale prima dicemmo), fece seco per
qualche tempo comuni gii affari e ie ibrtune. Di-
visosi poscia dait'amico, essendo ii Ponzone anda-
to aiia Mirandoia coi Peranda, si diede a fare opere
da sè stesso in teia eci in rame.
Quindi egli espose neiia chiesa di santa Giu- Venezia.
stina, sopra ia cornice, ii quadro con ia santa ver-
628
gine visiLata daiFAngelo nella prigione; ed in una
gran mezza ìuna fece le nozze di Cana di Galilea,
ove Cristo siede alia mensa cogìi sposi, e moiti
convitati e servi che ii assistono, che si vede nelia
Baflia. cappeiia deila Madonna delia Badia dei Polesine;
ove pur anche dipinse a fresco aicuni miracoli delia
medesima vergine.
Venezia. Nel sofhtto della nuova sala del Doge fece si-
miimente a fresco, nei primo partimento, su le
nubi, alcune hgure rappresentanti ie Città delio
Stato veneto, tra le quaii è Brescia giovinetta con
corazza indosso, i'eimo in capo, e rarchibugio in
mano, posta in un beiio scorcio; e ne ottenne ii
pregio dei concorrenti.
Nei giro delia saia medesima coiorì a olio due
tele, in una deiie quaii ritrasse ii doge Giovanni
Cornaro a pranzo nei mezzo degii Ambasciatori
dei Principi, ritratti anch'eglino dal naturaie, cinti
da Senatori, con serventi intorno, e un paggetto
moro bellissimo che reca in un piatto varii erbag-
gi. Neli'aitra fece la visita che fa ii Doge col Se-
nato alia cbiesa dei Redentore, in memoria deila
pestiienza cessata nelbanno iùy6; ed aiie rive del
Canaie fìnse i brigantini che conducono ia Signo-
ria, ed un fanciulio trae dali'acqua un cane con
naturale eifetto: la quale invenzione era con mi-
glior ordine compartita, ma gli convenne mutaria
a requisizione dei Maggiori.
Tra le cose da lui dipinte ai privati viene com-
mendata parte deila favoia di Adone, ch'egli divise
nel fregio delia saia nuova in casa Loredana di
santo Stefano, toitone ii capriccio dai Marino. Ora
52Q
<qui egiì Anse Venere clie sierza Amore con fia-
gello di rose ; onde sdegnato d fanciuììo, rifuggito
da Apollo, e persuaso a fare vendetta delìa madre,
se ne vola in Lenno, ove si vede nelìa fucina di
Vuicano che se ne sta iavorando arnesi diversi
agli Dei, dai quale ottiene un pungentissimo straie.
Intanto Adone scorrendo ie foreste di Arabia
dietro una iiera, giunto alìe sponde dei mare, è
ricevuto dalia Fortuna in piccioia barchetta. Amo-
re prega Nettuno che sovvertisca ii mare; onde
agitato Adone daiìa procella, risospinto ail'isoia di
Cipro, viene accolto da Clizio pastore, e dai me-
desimo condotto ai palazzo di Amore.
Mirasi poi Cupido in seno alia madre sua, e
mentre elia vezzosamente l'accarezza e gii favel-
ia, tratto egii l'acuto strale dalia purpurea faretra,
ie ferisce ii Ranco, e le addita Adone posto a dor-
mire sul margine di un ionte tra'dori; e veduto
nel crudo strale impresso ii nome di Adone, e co-
nosciute le insidie dei hgiio, avanzandosi in essa
l'ardore, mirasi come sotto mentita iorma di Dia-
na ( dopo amorosa iliusione apportata da Morfeo
nel sonno alla mente del beilissimo garzone) ia Dea
che dolcemente sugge ie coraiiine labbra di iui, e
con le^ moiii braccia lo incatena ; per ia qual cosa
risvegliatosi Adone, soprafiatto dall' improvvisa bel-
iezza, tenta fuggire.
Poscia condotto dalia medesima Dea ali'ostelio
d'Amore, tra delizie di soavissimi canti e suoniè
guidato al convito da Cillenio, ove (dispiegate le
varie immagini scoipite negii aurei vaselii) se ne
stanno Adone e Venere a mensa con iascive Ninfe
RlDOLFI. T. II, 3%
55o
e ìeggmdrì Amort che ìoro somminìstrano preziose
vivande, e Zehro e Clori vi spargono fiori.
E dopo i trascorsi diietti, Citerea coi bei fan-
ciuiio assisa sopra dorato carro, tirato da vezzose
coiombe, e guidato da Mercurio che ioro dispiega
ie beilezze dei cieio, vanno poggiando i bei sen-
tieri deii'aria.
H signor Francesco Bergonzio ba una hgura
delìa Speranza vivacemente coiorita, ed mia istoria
di Giuseppe venduto dai fratebi agi'Ismaeiiti: ii si-
gnor Nicolò Memmo, Andromeda iegata aìio sco-
glio, liberata da Perseo: iì signor Gaspare Gozzi,
due piccioie teie con ia Visitazione deiia Vergi-
ne e ia Puridcazione: ii signor Francesco Varotti,
due quadretti in rame, in uno dei quali è nostra
Signora coi Bambino che scherza con san Giovan-
ni; neii'aitro é ia Hgliuola di Erodiade che riceve
ii capo dei Battista nei disco dai carnehce, accom-
pagnata cìa una servar, bene intese Hgure; ed aì-
cune tele deiia Vita di san Giuseppe : ii signor Ca-
milìo Savio, già detto, ha parimente tre tele, con
Arione sopra il delfrno, Dedaìo, ed Icaro che cade
dal cielo, ed Argo a cui vien troncato ii capo da
Mercurio ; e possiede ancora un Cristo morto in
atto d^essere riposto nel monumento; studiosa fa-
tica deii^Aiiense.
Brescia. Fece inoitre ii Zanimberti per ii signor Lodo-
vico Baitelio, giureconsulto probo e chiarissimo di
Brescia, una Sofonisba che beve ii veleno, mentre
una servente ie porge ia mano per soccorreria ; ed
aìi'iiiustre marchese Gerardo Martinengo un Da-
vide, cbn !a testa in mano deii^ ucciso Gigante, in-
551
contrato daìle fanciulle di Gerusalemme, ch'egii
trasportò aì suo marchesato di Cavemago.
Ma !a più numerosa operazione che si vegga
in Venezia di Filippo, è il quadro fatto da lui ai
Confrati di S. Maria Nuova del cadere della man-
na agli Ebrei, ove appare Mosè in atto di coman-
do, ed alcune morbidissime donne che aHattano
i loro bambinetti, con altre hgure, divisate in più
siti, che la raccolgono, tocche con ischerzi pitto-
reschi e graziosi movimenti.
Nondimeno consumò Fiiippo moito tempo so-
pra ai palazzi, datosi ai ìitigi con perdita di que-
gìi avanzi che far poteva coll arte sua; poichè con-
siderati i dispendii, ciascuno che vi capita, benchè
vincente, rimane perditore: che però in quelìe af-
Hizioni lungamente seòi visse. Superate hnaimente
ìe difficoìtà, mentr'egii stimava godere con ani-
mo riposato !a quiete, riscaìdatosi in certo viaggio,
morì due anni prima dei maestro, in età d'anni 5i,
e gli fu data sepoltura in santa Giustina dai signor
Gio. Battista suo figliuolo, incamminato anch'egii
per le orme dei valoroso suo padre neiia pittura.
Così la virtù di Filippo potè rendere chiaro ii
nome suo, ia quaie ha soio forza di conservare i
nomi, e di trarli ancora, dopo il giro di moiti se-
coii, dai sepoicri.
VMA
DI

TtBERIO TTMELH
CAVALIERE

T\'a ìe facoltà che hanuo per Rne d'indurre ii di-


ietto negli animi umani, dubbio non è che tengono
ii primo luogo ia poesia e la musica; poichè l'una
ha virtù di ridurre gli uomini coli' armonia deì
verso dalia seivatichezza alia coitura deiia vita ci-
viie, l'altra di soiievarci daiie cure e daiie noje.
Nè favoloso fu ii dire che Orfeo traesse dietro a
sè le piante col suono deila lira, essendo egii stato
uno dei primi che producessero mirabiii eiìetti col
canto; e intorno a ciò disse ii Marino:
e Poc^222 ^072
i?2^for22^C2C2 ^c^c 22^)?2^c /Mcn^,
JDc' rcz pc7ì^zcr /c foW?z6?c pcoccJ/c
6*07Z ^2C^C 7'Z77ZC % .$C7'C72<27' jOOMC72^2r
7V072 ^22C^^C 2^ 7720726?0 227^2 /7222 Ùc//c.
0 p222 A22Ù2ÒC2 %Jf22^Y272 7222%C 772 C72^2^
TVè C2207' /22 <Sc2Z222 Ù22 Ò^^CÒ^ZCO C0^22 72 ^0;
(6*C 72 072 C ^2grc) 22 C222 72072 /3222CC222 2J C22 72 ^0.

Ma con piùgeneroso ardire entra neli'arringo


ia pittura, ch'è muta poesia, che in noi cagiona ii
THBERM TTHMEILM
555
diletto non soìo, ma ci fa di crudeli pietosi, di codar-
di forti, di viii magnanimi, di rigidi arnanti ; onde
più ci rapisce un occhio iusinghiero e ÌTiabastro
d'un seno, henchè dipinto, che ie paroie o har-
monia che tosto si diieguano. Questa moice i sensi,
raddoicisce ie passioni, ricrea gli animi, doma a sua
vogiia gli adetti, ci incalorisce alla virtù, ci insegna
a fuggire ii vizio, ci hgura le cose henchè lontane,
ci dà a vedere gii usi dei popoii, i riti varii ed i
costumi deile genti ; e di noi stessi in hne forman-
do i simulacri, ci fa godere, ad onta dei tempo,
nelie memorie delle genti una iunga ed immortai
vita: onde si può con ragione conchiudere, non
essere che di iode degno colui che sortisce dal cie-
ìo in qualche eminente grado ii possesso di arte
cosi pellegrina, come fecero i pittori deiia passata
età, ai quali si può aggiungere, come un retaggio
delia virtù ioro, Tiherio Tineili, il quaie iasciò
neiie opere sue impressi i vestigii di un eterno va-
ìore ; deìie cui azioni terremo breve discorso,
Egli nacque in Venezia, città che ha per uso
di produrre ingegni atti ad ogni discipiina, i^an-
no t586, di Gio. Battista Tineili tessitore di veh
iutì, e di Sebastiana de' Rossi cittadina veneta, ac-
comodati di modeste fortune. Crebbe Tiherio con
huona cducazione; e datosi ai disegno, dimostrò
un animo grande : poichè, mediante tale facoità, sì
viene a conoscere !a perfezione di tutte le cose*
In quel tempo era venuto di Germania Gio-
vanni Contarino, fatto Cavaliere daiiTmperatore,
tenuto per imitatore di Tiziano, dal quale Tihe-
rio apprese aìcuni principii di coiorire. Indi se ne
554
passò alia scuola dei cavaliere Bassauo, piacendogii
ia maniera de'suoi ritratti, e prese ad imitario
in guisa, che si fece pratico nel ritrarre anciVegii
i voiti naturaii ; nè traiasciava di studiare dai ri-
lievi e daiie opere dei dotti maestri, per appren-
dere eziandio ii modo di ben disegnare e di com-
porre le invenzioni: ed in quegli anni primieri fece
moiti ritratti così simigiianti a queiii del Bassano,
che passano per quelia mano; uno dei quaii si con-
serva dai già detto signor Biagio Lombardo.
Furono primizie del suo ingegno un piccoio
quadro coi Paradiso, ripieno di numerose hgure,
di cui fece dono ai doge Antonio Prioii, che lo ri-
conobbe con una medagiia d^oro; una Cena di Cri-
sto cogii Apostoii; una mezza-luna in san Bernar-
do di Murano sopra Paitar maggiore; due hgure
dei santi Pietro e Paoio in due puipiti ; ed aicune
istoriette a chiaro-scuro.
Circa gii anni trenta di sua età dipinse alie
Monache di santa Maria Ceiestia, nelia parte aì
di fuori deil organo, nostra Signora che sta a se-
dere in atto ripieno di modestia, salutata dalPAn-
geio posto in difhciie scorcio, e gii voiano intorno
Angioietti festosi, ed uno tiene ii giglio di Gabrie-
ie; e nei di dentro appajono due mirabiii hgure,
cioè di san Giovanni evangeìista, coi caiice neiìa
destra mano, e neii'altra ii iibro; ed accanto san
Luigi vescovo di Tolosa, ii quaie in atto grazioso
si appoggia ai pastorale. Ed in quelie hgure pra-
ticò faccie gentili, e belie piegature di panni, to-
gliendo quaiunque cosa dai modeìii e dai natura-
le, che piacquero aila Città non solo, ma ai me-
53g
desims professorì, attendendo ognuno m avvenire
cose ancìie maggrnr! dai sno ingegno, se non si
iosse ìnterposto aììe di hu operazìoni Amore, che
sempre comparte, come !e api, i! meìe e l'acu!eo.
Ond'ebbe iungamente a penare; ed abbandonato
ìo studio, visse per ìungo tempo distratto deha
mente, poco curando i! dipingere: poichè invaghi-
tosi d'una fanciuHa di modesti costumi, studiosa
del!a pittura, e queha ta!ora visitando, propose far-
seìa sposa, fbrmandosi nelìa mente con ta!e unione
dehzie di paradiso. La quaìe, per sottrarsi alia ti-
rannia de! padre, vi dava con la madre medesima
facile orecchio; ma !a impediva certo voto fatto di
castità, avendo prestato fede ad un indovino che !e
avea predetto che d'un parto sarebbe morta.
Si conclusero inhne !e nozze con le strettezze
del voto; e ridottaìa Tiberio in casa sua, con esso
!ei per quaìche tempo se 'n visse in pacifico stato,
facendo comuni le fbrtune col suocero, i! qua!e
avanzatosi in autorità, pretendeva disporre a suo
piacere delia casa e deg!i averi de! genero: onde
facilmente si ruppero tra di ioro, trattancìosi di
dominio e d' interesse, cagione !a più efhcace per
dividere gli afìetti. Ma non toherando quegìi di
vedersi privo deìia hghuola, e piu dei comodi che
traeva dalla sua virtù, come uomo ardito e sagace,
assaìi più vo!te Tiberio coli' armi e co!!e minac-
cie; il quale di !eggieri si sarebbe vendicato degii
afffonti, rna lo tratteneva ii rispetto de!!a mogìie,
che aveasi proposta per idolo de!!a sua mente.
Passb moìto tempo hinfeiice Tinehi tra queste
angustie: più non conversava cogii amici; tra!a-
556
scìato avcva H dipingere, mutatiipenneHiinispade;
d'aìtro non ragionava, che delìa perHdia deì suo-
cero; disturbavasi spesso con ìa mogHe; ed era del
continuo moìestato da pensieri torbidi e nojosi, ef-
fetti cagionati da un animo geìoso, ed innasprito
dalJa passione.
Procurò egli nondimeno, pel minor maìe, pa-
cidcarsi col suocero; ma non vaìsero le pregbiere
degli autorevoli cbe sbnterposero mediatori di que!-
le discordie, avendo quegli proposto di levargli al
tutto la fìgliuola: !a quale maf contenta non meno
delìa parsimonia della suocera, cbe per vedersi in
tutto priva dal geloso marito delle ordinarie con-
versazioni, avvezza a trattenersi co'suoi amore-
voli nel fare piccioli ritratti di minio, col cauto e
col suono, prestò facilmente oreccbio al fratello di
lei, cbe la persuadeva al partire, dipingendole del
continuo lo stato suo come una perpetua schiavitù,
c la libertà perduta: ond'ella, appostato un giorno
cbe il marito era fuori di casa, seco se ne ritornò
alla casa del padre.
II trovarsi privo della moglie accrebbe la pas-
sione in Tiberio, che disperato volle privarsi di
vita, poichè le ferite deiranima sono immedica-
bili. Pensava vendicarsi del suocero, e della moglic
cbe per legge del Cielo era tcnuta a' suoi voleri ;
ma ritenuto dagli amici, struggevasi ne'suoi infbr-
tunii. Pensò tuttavia soddisfare al termine di buon
marito, procurando ridurla alla dovuta obbedienza;
ma quella, fìssa nel suo proponimento, concorse
coi pensieri del padre, cbe cercava farne il divor-
zio, per tenerlo con questa via per sempre legato :
oiìd'egìì saggìamenLc aderendo indne ade ragioni
addotte dalla moglie dei voto fatto, ottenne dal Pre-
iato ìo sciogiimento dei matrimonio. Così ia fìam-
ma nei seno di ini rimase estinta, e si spuntarono
ìe saette d^Amore.
Sedate le turboienze dell'animo, tornò egli a
godere ia quiete ; ed abbandonati i pensieri di più
divenire marito, si dispose vivere colla madre cbe
teneramente amava, non pensando ad aitro cbe a
dipingere? vedendo come Amore avevaio trattato,
cbe non sa se non ferire ancbe scberzando.
Datosi di nuovo a dipingere, gii convenne fare
a petizione di pareccbi signori molti ritratti, cbe
sommamente piacevano, toccandoli, oltre la somi-
giianza, con grazia e nobiità maggiore delPusato,
componendo talora di essi varie invenzioni. Quin-
di ritrasse ii sig. Davidc Spineìb, cbiarissimo bìo-
sofo, in Marcantonio afia mensa colia moglie figu-
rata in Cieopatra, che facevagii invito deila peria
stemperata, tenuta in una coppa d^oro da un suo fì-
giiuoio ; ed ii sig. Giulio Strozzi illustre poeta con
iaurea in capo, Luca Nelli e Marcantonio Bencio,
portati dalio stesso Bencio a Boiogna ; il barone
Giovanni Vidmano, ed i conti Gio. Paoio e Lodo-
vico suoi figiiuoii, iAmo fino ai ginocchi, Paltro in
piedi, in un paese, appoggiato ad un piedistaiio, con
baccbetta in mano, vestito da viaggio, in cui si mi-
ra un movimento, ancorcbè finto, cbe Poccbio ne
rimane ingannato; Nicolò Barbarigo e Marco Tri-
visano in piedi, cbe si davan ia fiede ; ed uno dei
medesimo Barbarigo, espresso ii cavaiiere Vincenzo
Gussoni, sotto ai quaie v'è ia seguente iscrizione.
558
zzzzca^ , yòr??m Azzccr cozz^Mfc, fo^Mc^Kr
Z%crM cj?z/?z???m zzoòz/z.y zzr^zì opzzF^,
%?crc /o?zgncp<xrz pofcrz^ pcr ^zzcczzJzz cz^zz77?
^ZZ7^ZZC?ZCO JZ??Zz7zÒ.' 7Z07Z 77ZOrz?Mr<2 ^ZZTZZCTZ.

Avvenne poi, che Fanno i655 se ne passò a


Venezia monsieur Luigi Esselino, maggiordomo e
consigliere deì Re di Francia (di cui Tiberio fece
ii rÌLratto, e d^una sua favorita detta Bianchettina),
ai quaie fece dono di aicune teste fatte con buono
studio. Ritornato i^Esselino in Francia, desideroso
di giovare ali'amico, fece vedere quelio ai Re, che
aveva buon sentimento di pittura, e talora diietta-
vasi di fare ritratti coi pastelli; onde invaghito di
quella maniera, parendogli ehe si approssimasse
ai naturaie, divisò coii'Esseiino il modo di con-
durre quello aiia Corte. Ma questi andava rappre-
sentandogli moite difhcoltày ed in particoiare i'af-
fetto che portava aiia madre, bastevole a trattener-
lo se quaiche particolar favore non io incitasse? che
sarebbe stato appunto il farlo Cavaiiere. Appro-
vato ii consigiio dal Re, TEsselino tentò di fare
passar Tiberio in Francia; ma non giovarono !e
persuasioni, essendo ritenuto dagli adetti narrati
delia madre: onde gli furono spedite iettere daì
Re, che commettevano a^suoi rappresentanti in
Italia di conferirgii l'Ordine di san Michele a suo
piacimento.
Or mentre ch^egii pensava di andarsene a Ro-
ma per questo edetto, venne Cario duca di Cre-
qui, ambasciatore straordinario in Venezia per
quelia Maestà, a cui Tiberio presentò ie iettere
55g
per ottenere ì'onore; ma interpostisi aicuni emuii
suoi, riportarono al Duca non convenirsi che ad
un pittore mercenario fosse conferita queìia digni-
tà, che solo ai Principi ed ai grandi personaggi era
conceduta: come se ie altre professioni, e le più sti-
mate dai mondo, ordinariamente per quella neces-
sità che porta seco di quando in quando il bisogno
umano, si esercitassero per mera carìtà dagli uo-
mini ; essendo chiaro che ogni benchè industre fa-
tica è misurata dalia mercede (non sapendo egii-
no quaii onori ottenessero Leonardo da Vinci da
Francesco di Francia, Aiberto Durero da Massi-
miliano, e Tiziano da Cario V. imperadori), e che
nei pittore si pregia Peccelienza deiia virtù, non
l'interesse. Ma ii Crequi vedute le opere dei Ti-
neiii, e stimatoio anche degno di maggior onore,
fatta ceìebrare una soienne messa nei paiazzo di
casa Grimani, ove a spese pubbiiche egii era trat-
tenuto, gli conferi l'Ordine di san Micheie a no-
me dei Cristianissimo re Luigi XIII. di Francia e
di Wavarra, cingendogli io stocco dorato donatogli
dai Duca di Candaie, che volie trovarsi presente
con altri signori: onde restarono mortificati g!i
emuii, ed arrossita ì'invidia, veduta ia virtù insi-
gnita delia propria veste.
Non seppe egli corrispondere al Duca con re-
gali maggiori, che facendogli dono deii'efhgie di
una beiia ziteiia, Rnta per i'Aurora, con liori in
mano, ed un Bacco; e coi fare ii di iui ritratto,
armato, e col bastone di Generaie neiia destra.
Crebbe per questo grado ii concetto dei!a sua
virtù, poichè g!i onori tirano ii mondo aii'ammi-
razione, e sono ìndizH dei merito posseduto. Quin-
di veniva spesso stimoiato da varie operazioni, aiie
quaii non poteva appiicarsi occupato dai molti ri-
tratti, e schiiando egii ancora quanto piu poteva
!e fatiche che lo impaurivano? non sapendo ridursi
a fare opera d' invenzione. Diede però principio
ad un gran quadro, assegnatogli daiia Compagnia
Venezìa.
dei Sacramento dei santi Apostoli, ove san Paolo
tratto dalia fortuna del mare airisola di Maita, ve-
niva ricevuto da quegli isolani che gli apprestavano
il fuoco per reiociilario co'suoi compagni scesi seco
in terra, e alcuni portando varii iegni in belie e
e svariate attitudini.
Principiò ancora una tavola con san Fiiippo
Neri per ia clìiesa di san Canziano, ed un quadro
per ia Compagnia del Sacramento con un miracoio
deli Eucaristia; ed una iunga teia coì martirio di
santa Caterina per la di iei chiesa, ia quaie per ie
narrate cause non ebbe ii suo hne ; ove però si
vede un principio di san Micheie che discaccia i
Rovìgo. Vizii. Per ia Madonna di Rovigo fece una tavoia
contenente la Vergine, col Rettore; ed aitra per
Candia. !a chiesa di san Giroiamo di Candia, con entrovi
nostra Donna, santa Caterina dalla ruota, quelia
di Siena, e li santi Girolamo e Domenico.
Fiorenza. Visitato dai principe Lorenzo de^Medici, desi-
deroso di avere aicuna cosa di sua mano, gii diede
un ritratto di Dama veneta ; e pei medesimo prin-
cipe fece in mezza hgura ia Vigiianza, che gii fu
assai gradita.
Ma ritorniamo ai ritratti, ch'erano ii proprio
suo alimento; e furono: ii cardinaie Cornaro, il
patriarca Tiepoìo, i arcivescovo Steìla, e monsig.
Meìchiori piovano di santa Fosca, per cui iece le
immagini del Redentore e della Vergine, e la testa
di san Giovanni nel disco ; a cui diede ancora al-
cune picciole istoriette della Nascita di Cristo, e
quando viene tolto di croce, clf è un curioso pen-
siero, che si dice lo avesse fatto per modello di
una tavola per i'Imperadore; ma portando la cosa
in lungo, come era suo costume, gli svanì l'occa-
sione. Fece ancora iì ritratto tratteggiato dello stes-
so Piovano, che ha pur anche altri piccioli ritratti
in rame, e quello di Tiberio fatto da lui stesso in
giovanile età. Ritrasse ancora monsignore Zanne,
giureconsulto ecclesiastico di chiaro nome, il padre
Torretti, ed altri prelati.
E degli iìlustri soggetti secolari fece il doge
Nicolò Contarini, ed i procuratori di san Marco
Francesco Morosino, Simon Contarino (che trasse
dal cadavere, il quale fu posto nelle stanze della
Procuratia di Supra), Gio. Vincenzo Grimani pur
dal cadavere, ed i signori Antonio Pisano da Ge-
nerale, Bartolommeo Gradenigo, Pietro Corraro,
Francesco Quirino, Gio. Antonio Zeno e la moglie,
Leonardo Pesaro con due fanciulii di quelia fami-
glia in Castore e PoIIuce, Marcantonio Viaro; e
nelìe case sue di S. Benedetto, Stelano Ghisi in armi
nere appoggìato ad un elmo, col compasso in ma-
no, ed una carta innanzi impressa di caratteri ma-
tematici ; e la signora Maria Stella Rambalda no-
bile veronesc, sua moglie, in una Pallade ; Antonio
Benzone e Taddeo Diedo, uno dei più scelti let-
terati veneti; Luigi Sagredo in un ApoIIo, Nicolò
%2
H G!o. Francesco Zeno, e Vincenzo terzo ìoro fra-
teMo, quaìe dipinse in tre maniere, in un pastore,
in profilo armato, ed in giubbone di coiore; Gio.
Francesco Labia colìa mogìie in piedi, Vaìdemar
Gristiano terzogenito deì Re di Danimarca, ed An-
nibaìe Sebesti suo cognato; Enrico di Fois duca
di Candaìe, coperto d'arme con bastone in mano,
di cui ne fece più esempìari, e Gio. Andrea Ro-
vetti suo maggiordomo in atto di scrivere ; Basiìio
Feiiding vice-conte, ambasciatore inglese, e Gio-
vanni Basfort suo famigiiare, con altri molti signori
ingiesi e d' aitre nazioni ; ed i! conte Girolamo
Guaìdo vicentino (il quale, oìtre le condizioni delia
nascita, lia congiunto un buono intendimento di
pittura), che ha pur anche del Tineiìi una efhgie
di nostra Donna tratta dal vivo, il santo voìto di-
pinto in rame, ed aitra efhgie deiia Vergine; e pos-
siede ancora moìte opere di ecceiìenti autori, che
formano nn beliissimo studio.
Ritrasse eziandio i medici Santorio Santori, Or-
tensio Zaghi e Pietro suo hgliuolo, Vivian Viviani ;
e i giureconsuiti Luigi Valie, Bartoiommeo Nanti
(per cui fece ia Rgura del Genio, nei quaie riportò
un suo nipote, Jacopo Pighetti); e tra questi ii si-
gnor Nicoiò Crasso in veste di lupo cerviero, e con
iibro in mano in atto di discorrere, così naturale,
che veduto da Pietro da Cortona, egregio pittore,
ebbe a dire che Tiberio aveavi infusa l' anima
non soio deii'efhgiato, ma di sè medesimo; a cui
diede anco il ritratto di una Dama arnata dai mede-
simo autore, ed un picciolo presepe; e gii dipinse
pure in mezza hgura Giuiia moglie di Pompeo,
che vedute ìe spogìie insanguinate dei rnarito, cre-
dendoio ucciso cadde morta, dngendola neli'atto
deiio svenimento.
Ritrasse inoitre ii signor Francesco Bergonzio
:n maestà, ed insieme Valerio Corvino con cotte ai-
i^antica, che ha dei pari ii ritratto del Duca di Can-
dale, dei Cormano ecceiiente scuitore in avorio, di
Gugiieimo Petti ingiese, e quello dei sig. Vincenzo
Zeno accennato in profiio, ed un san Pietro pian-
gente, rarissime teste; e di piu dipinse ii signor
Paoio del Sera, Pietro Bomharda, monsignor Co-
iino, che si vede in casa dei signor Bortoio Dahno
con queiio dei predetto signor Diedo, ed uno di
donna; Luca Assarino antore delia Stratonica, che
si trova presso ii predetto signor Benzone ; e Cario
Ridolh scrittore deiia presente istoria, neì quaie po-
se ogni studio, e io ridusse con moita appiicazione
a hne, dandovi anche a vedere !o stato medesimo
di sua fortuna.
Furono moite ancora ie Dame venete da lui ri-
tratte, ie quaii dipinse cosi fresche e vivaci, che
rappresentano appunto ia iascivia e ia pompa ve-
neziana^ e si annoverano ancora una quantità di
ritratti non dniti, a pregiudizio dei pittore che in
queiio stato non poteva pretendere ia dovuta mer-
cede. Ma fu singolare queiio della signora Emilia
Papafava Borromea, ch' egii fece nel hne deila vita,
in cui gareggia ia beliezza e lo stato signorile, nei
quaie iasciò impresso i'uitimo vanto dei suo pen-
nelio. E per epiiogo dei moiti, ritrasse ii cavaiiere
Guido Casoni, i cui componimenti sono riputati
tesori deiia iirica poesia.
$44
Ai Pad) i delia Carità fece quattro mezze dgure
degli Evangeiisti, che si espongono, nei dì soienni,
nelia chiesa loro. In san Giovanni Eiemosinario di
Riaito dipinse in una mezza-iuna san Marco con
iibro in mano ; ed in aitra parte ritrasse don Fran-
cesco Fabrici suddiacono di queìia cbiesa, cbe tiene
ie arme del doge Cornaro. A1 mentovato signor Da-
vide Spinelii fece alcune teste di san Pietro pian-
gente, delia Maddalena, di san Giovanni, di Davi-
de, e d'Iride; e due bgure, intere quanto ii natu-
rale, di Prometeo, quando, per avere rubato ii fuo-
co alia siera del sole, legato per ordine di Giove
nel monte Caucaso da Mercurio, scende l' aquila
a divorargii il cuore; e di Giunone liberata da
Giove dalla regione deli'aria, e ricbiamata al cielo,
con due putti cbe tengono gl'incudini e ie catene
rotte in mano, colle quali stava iegata.
Nè altro importa Giunone, cbe l' aere iegata al
corpo superiore deli'etere con catene d'oro, cbe
signibcano la continua successione delia luce con-
giunta ai fuoco ; e i due incudini inferiscono ia gra-
vezza della terra e dell'acqua.
Di qui bnsero i poeti che Giunone fosse rile-
gata da Giove nell'aria, e poscia ricbiamata al cie-
io (come alcuni hanno detto) in grazia delle pre-
gbiere di Vulcano.
L'anno poi i65y Tiberio si trasferì a Mantova
col signor Luigi Molino, andato a congratularsi
per ia Repubblica col nuovo Duca, di cui fece ii
ritratto, come ancbe di madama la Duchessa sua
madre, onde ne trasse molta lode; e sono amen-
due presso il detto signor Molino.
Dtpinse ìn una grande teìa tre Avvogadori,,
Bondumiero, Marce!!o e Pìsan:, adorant: !a Reg:na
dei Cieli, che furono posti ne!!a sa!a deli^Avvogarìa,
restando ii terminare aicuni di queiii dei Ministri,
Diede anche principio ad un aitro quadro, in cui
dguravano tre Procuratori di san Marco, France-
sco Moiino ora doge, Francesco Morosini, e Gio-
vanni Nanì ; ma non voiendo Tiberio ricevere da-
nari dai Morosini per non obbligarsi, e prolun-
gando l^opera, rimasero poco più cbe abbozzati;
ed ora sono in casa Nani.
Due mezze bgure beliissime di Giove e Danae
sono presso ii signor Gio. Battista Cornaro; il si-
gnor Vincenzo Zeno ba alcuni ritratti e disegni,
ed aitri ne possiede il signor Paolo dei Sera; ed
:i signor Alessandro Berardelli conserva deiia mano
medesima, in varie teie, diverse abbozzature, colia
Sibiila cbe dimostra ad Ottaviano ii nato Messia
in braccio aila Vergine; una Madonna coi santi
Lorenzo ed Agostino ; altra bgura di nostra Signo-
ra col Bambino ; una Zingara in atto d: percuotere
un putto cbe piscia; ia Fortuna che caica lTnvi-
dia ; alcuni dìsegni dei Misteri del Rosario, ed ai-
tre invenzioni.
Tiberio fece ancora molti altri scbizzi, sfb-
gando in tale maniera il capriccio, non sapendosi
ridurre giammai a riportarlo nelie tele ; nei quaii
si scorge però certo cbe di genio nobile ed elevato.
Veniva in questo mentre stimoiato con ispesse
ìettere dalFEsseiino a nome del Re con generose
oiferte a passare ir: Francia, essendone obbiigato
di parola, per io cui hne il Re aveaio fatto Cava-
RiDotFi. T. II. 35
546
ìiere; ov'egli diede principio a due quadri: i'uno
contenente !a Vergine apparsa in sogno ad unPa-
dre Agostiniano, annunziandogìi ia nascita del Dei-
fìno; i'altro una Maddaiena che deponeva gii or-
namenti (che ora si vede in casa dei signori Vid-
mani), per recarii amendue a queiia Maestà. Ma
trattenuto tuttavia daii adetto deìia madre, sospen-
deva ii partire, privandosi di quei comodi chepo-
tevano pervenirgii daiia magnanimità reaie ; ed in-
tanto con ia diiazione dei tempo sopravvenutagìi
ìa morte, ebbero bne ie fatiche e ie speranze di iui.
Passò Tiberi-o una vita poco contenta, agitato
un tempo daiie passioni d'amore, quindi da una
ristretta fortuna, che gii fu fedeie compagna hno
aiì'estremo dei viver suo; e benchè non mancasse
di continuamente dipingere, non trasse però che
deboii ricompense daiie industriose sue fatiche.
Ebbe nondimeno questo soiiievo tra i suoi in-
fortunii, di vedersi favorito da un Re, ed onorato
da moiti signori, i quali spesso, in ricompensa delle
opere fatte, gli ofierivano ia ioro protezione, che è
moneta d'un tai metaiio che non si spende.
Visse segregato dai pittori, non confacendosi
bene coi genii ioro; fuggiva ie frequenti visite, ri-
ritrovandosi spesso con ia rnentc astratta, e pieno
di maìinconia, pensando di ritirarsi in quaiche luo-
go soìitario, per non essere del continuo disturbato
senza verun frutto.
Dipingeva volentieri pei ietterati, dai quaii trae-
va aicuna composizione, dimostrandola per testi-
monianza dei ioro merito; nè d'aitro in hne fsce
acquisto, che di appiausi e di onori.
Aveva per uso di dire, che non per aìtro bra-
mava !a quiete, che per ìasciare aicnn^opera ag-
giustata aì suo genio ; che ii dipingere dei conti-
nuo era un troppo affatìcare i ingegno (che non
sempre poteva partorire cose singolari) ed un so-
verchio affiiggersi, e tanto più quando inutiimente
si serviva ad aitrui. La pittura essere cosa propor-
xionata ai ricchi, come quelii che potevano premiar-
la ; ma che erano per io più congiunti senza di-
screzione. Ogni fatica essere vana, quando il pitto-
re non è accompagnato da quella pazza fortuna, che
porta Tuomo spesse hate, ancora con pochissima
virtù, alia feiicità. Che ii tempo faceva conoscere
gii errori che si facevano da giovani neiia pittura,
nei quali benchè vi apparisse una quaiche naturaie
prontezza, ma^ncavano di queiia cognizione che
non si acquista che con lungo tempo ; ma che gli
dispiaceva sopra ogni altra cosa ii vedere ia pit-
tura così maitrattata dai mondo, poichè diceva che
essa veniva a scemare la sua naturaie grandezza.
Finaimente negìi anni Ù3 deii'età sua, l^anno
i658, gettossi a letto; e non essendo conosciuto ii
suo male dai medici, invece di ristorario gli tras-
sero sangue (tanto avvenne anche a RadaeHo); ed
aggiungendovi una rigorosa dieta, ii condussero in
brevi giorni ai cataletto ; nelia morte dei quale
l'Ambasciatore francese voiìe onorare ii funeraie
di lui, facendoio accompagnare daiia Corte tutta
vestita a iutto, e cogli onori di Cavaiiere fu porta-
to in san Canzìano, ov^ebbe sepoitura.
Si attristarono ai suo morire gii amici, e se ne
condolse chiunque conohbe ia sua virtù, benchè
548
ora goJa più feiice vka iungi Jaìie mondane mi-
serie; poichè virLuosamenLe visse, e dimostrossi
paziente nelie infermità, sopportando senza segno
àicuno di conturbazione un crucioso maie. Quindi
è che ia morte riesce più penosa a colui che vive
immerso negii adetti mondani, e più gode raggi di
gioria nei Cieio quegii che soderì con pazienza gii
aggravii deihinvidia e deiia fortuna^ ma fu incon-
soiabiie ii doiore deiia madre, che io pianse hnchè
dopo breve tempo seguì ii diietto figiiuolo nel me-
desimo sepoicro, ia quale in memoria di così caro
ed amato pegno gii eresse onorato monumento in
san Canziano? ove si dovrà anche porre ii di iui
ritratto, tuttochè ii fratello si arrogasse ii pietoso
ofhcio, con questa iscrizione:
TIBERIO TINEEEIO EQVITI
QVEM MORTALIVM IMAGINES ANIMANTEM
MORS HEV RAPVIT INTEMPESTIVA
VT NATVRA! AB ARTE DEVICT^ INDVLGERET
JOANNES BAPTISTA CASELLA ANTISTES
FRATRI BENEMERENTI
MOERENS POS.
VIXIT ANNOS LII. MENSES IV. DIES XXII.
OBIIT ANNO MDCXXXVIII.

E sopra ia lapida dei sepoicro si Ìegge :


SEBASTIAN/E DE RVBEIS
TIBERII EQVITIS TINELLI
TVMVLATA SINV
HIC OSSA.
VNIT^ CINERES A^TERNE TERRIS
MEMORljE
VIXIT ANNOS LXXIII.
549

V!TA

CLAUDtO RIDOLH
VEROJ\ESE

^E^ue sono gìi abusi principaìi cìie non lieve dan-


no apportano aìla pitLura: l^uno è !a poca cogni-
zione di coloro che fanno dipingere, errando per
lo più nelia elezione del pittore ^ f altro è F abbon-
danza degli inetti e vili pittori, i quaìi, indotti bene
spesso dal disagio, s inducono a dipingere ad ogni
prezzo. Dal primo nasce che gli studiosi, i quali
lungamente hanno adaticato, e sono pervenuti a
segno di qualche perfezione, non avendo le occa-
sioni dovute, male possono esercitare i loro taien-
ti; iì secondo cagiona che si veggano i ìuoghi pub-
bìici e privati ripieni di mostruose pitture.
Dessere Cìaudio nato di padre nobiie veronese,
ed accomodato di fortune, fece ch^egii potè apph-
carsi aìlo studio, e senza dipendere daìbaitrui arbi-
trio esercitare degnamente barte sua.
Questi dunquc fece i primi suoi studii in Ve- Ycnexia.
nezia sotto ia norma di Paoìo Veronese suo com-
patriotta, onde apprese i tratti deiia maniera di iui.
Si trattenne egli ancor giovinetto in queiia citta,
operandovi varie cose ; e fece ai Padri dei Frai i
im quadro con sanFAntonio, che avendo conver-
55o
tito Buono Bello di Armino eresiarca, ìo batteaza ;
ora riposto nel capo Je! ìoro refettorio.
Verona. Ritornato a Verona, gìi fu aììogata daiìa mede-
sima Città una delle tavoìe deìia Madonna di Cam-
pagna, neiìa quale dipinse essa Vergine in atto di
salire aì cieio a godere la gloria, seguendo Ìo stiie
del maestro ; ma essendo maie riconosciuto dai
suoi cittadin!, e sdegnatosene moito, stette aicuni
anni senza voier dipìngere, dandosi bei tempo ed
ai piaceri deiia caccia, deiia quale, ancorcbè vec-
chio, moito si diiettava.
Infastidito poi di starsene a Verona, voiie ve-
dere B.oma, ove iasciò pure aicuni parti deìia sua
mano; ed indi passato ad Urbino, si trattenne per
quaiche tempo in casa di Federico Barroccio va-
ioroso pittore, dai cui fare tuttochè apprendesse
quaiche deiicatezza ed aicune buone arie di voiti,
non fu moito iodato ii cambio ch'egli fece deiia
maniera di Paolo con queiia dei Barroccio.
Indi presa in mogiie nobile donna d'Urbino,
trasferì i'abitazione a Corinaldo, terra delia Marca
Corinaldo.
d'Ancona, lungi aicune miglia, invaghito deiia bei-
lezza di quel paese ripieno di colii e di piacevoii
pianure, ii quaie rese vie più lieto ed adorno ii no-
stro Ciaudiò con Ie seguenti pitture, ch'egii vi di-
pinse in varii tempi.
In san Pietro, per i'aitare del signor Agostino
Brunori, operò ia tavoia coi santi Biagio e Luca,
ed il ritratto del medesimo Brunori ^ e per la Com-
pagnia del Corpo di nostro Signore coiorì due
gonfaioni, in uno dei quali è la Cena di Cristo,
e nel rovescio la Manna, tipo del Sacramento del-
55i
i'aìtare; neii'aitro ii SaÌYatore, che Jai costato stii-
la sangue in un calice da una parte, neii'altra ia
Vergine che sale ai cieio.
Neiia chiesa del Gonfaione ritrasse san Lodo-
vico re di Francia, che viene ammirato per ìa sua
bellezza; ed in san Francesco dipinse ia teia deiia
Concezione, ed una pure con TAssunzione deiia
medesima Vergine al Paradiso per i'aitare dei si-
gnori Tazii Simonetti.
Ai capitano Mario Oriandi operò san Tomma-
so con altri santi per ii di iui altare neiia chiesa
dei Suiìragio ; e neiio Spirito Santo fece ia venuta
deiio stesso sopra gii Apostoii.
Ma una delie opere pìù stimate ch'egii fece in
queila terra, fu la hgura deiia Vergine Annuncia-
ta, posta sovra ai portici dei paìazzo dei Comune,
tenuta in sommo pregio da quei popoii, ia quale,
come diletta con ia vaghezza? cosi trae gii animi
alla divozione.
In Sinigagiia hawi ancora dipinto ii Crocehsso, Sinigagìia.
Montesecco.
con ia Maddalena ai piè dei tronco. A Montesec-
co, terra deiPUrbinate, fece ia tavoia di sant'Ubal-
do ; ed aitre se ne veggono di iui in Urbino, lesi,
Fabriano, ed in aitri iuoghi deiia Marca.
Ma Ciaudio, desideroso di rivedere i parenti,
fece in questo tempo passaggio a Verona, ove con
migiiore fortuna del passato dipinse ie opere che
qui registreremo.
Neil'oratorio di san Carlo eihgiò il santo Car- Verona.

dinaie prostrato ai piedi di nostra Signora, ai cui


iato se ne sta un Angeio che suona ìi violino. In
santa Eufemia fece queiia coi santi Paoio, Anto-
553
nio e Carlo; e neHa sommtLà sta ia Vergine San-
tissima cinta dagìi Angeii, che formar soleva con
molta grazia e delicatezza.
In san Poio, chiesa vicina al campo Marzio, se
ne vede un^aitra deiia Maddaiena in contempla-
zione, coi santi Giovanni e Nicolò vescovo miranti
ia Vergine Santissima, riputata diligente fatica; ed
in san Pietro detto Incarnaie vi é un^ altra imma-
gine di nostra Donna, coi santi Pietro, Carlo e
Francesco, collocata neli'altare di proprietà delia
famigiia Ridoih.
Viene anche moito iodata ia hgura di Maria
Vergine in piedi coi Bambino aÌ seno, ed Angio-
letti lontani, posta nelia sagrestia dei Canonici nei
Duomo. È simiimente opera sua, neila chiesa delie
monache di san Cristoforo, ii presepe di Cristo;
ed in santa Anastasia, nelia cappeiia dei Rosario,
ii medesimo Saivatore dageiiato aiìa colonna, con
sopra Angeli piangenti.
In san Luca è una vaghissima fìgura deii^An-
geio Custode. In san Zèno in Monte sono anche
due quadri iateraìi nelia cappeiia maggiore: in uno
appare PAnnunziata^ neii'altro, Cristo disputante
fra i Dottori ; ed in un canto spuntano Giuseppe
e Maria, che, vedutó io smarrito Figìiuoio, guata
sorridendo io Sposo suo. E neila coiomba hgurò di
nuovo ia stessa Regina dei Cieli saìutata dalPan-
geìo Gabrieie; ed altre cose ancora si mirano in
quella città e neile case dei particoiari. Ed in queila
dei signori Commerlati è una Madonna con san
Giuseppe e san Bartoiommeo^ ed il signor Fede-
rico Ridoih ha una tavoia con ia medesima Ver-
555
gtne, aìcunc santc a' piedi, e due ritratti dei fan-
ciuili delia famigiia Peliegrini.
Ciaudio, neiio stesso tempo clìe si trattenne in
Verona, operò ancìie ai Paciri di santa Giustina di
Padova un gran quadro per la cappella di san
Benedetto, ove ii giorioso Abate confierisce ia Re-
gola delPOrdine suo ai Principi, ai Monaci ed ai
Cavalieri, che gli stanno intorno vestiti con manti
e giubbe ali^antica, in belie guise; e vi appajono
in un canto alcune monache, Regine, ed aitre Agu-
re, con deiicatissìmi sembianti e sontuose spoglie;
ed in una Gloria volano Angioietti che portano mi-
tre papali ed episcopali, cappeiii cardinaiizii, e vi
si mirano aicuni beiii prospetti d'architetture: ia
quaie fatica piacque moìto per ia invenzione, per
ia vaghezza dei panni, e per io studio in ogni parte
dail^autore usatovi.
Fece ancora in queSto tempo una tavoia a Ter-
razzo, viiiaggio del Veronese, con la Vergine dei
Rosario, san Domenico, e santaCaterina da Siena;
cd altra a Monteforte con più. santi; ed una ai
Padri Cappuccini di Vicenza, con varii beati; e di
nuovo per la chiesa di san Tommaso di Verona
dipinse la Purihcazione deiia Vergine, tocca con
assai graziosa maniera.
Ma stimoiato Ciaudio daile continue preghiere
delia mogiie, tornò a Corinaldo, ove si trattenne
sino al Rne deila vita ; e ciò gli fu di grave pregiu-
dizio ai nome, ridottosi a condurre gli anni suoi mi-
giiori fra ie strettezze d' una piccoia terra.
Mandò anche a Venezia al signor Marino Gui-
scardi il sacrihcio di Abramo; neiia cui casa vedesi
554
pure di Paolo Veronese una Susanna nel giardino,
quanto il naturale. E negli uìtimi anni suoi dipinse
ancora per il signor Marcantonio Viaro una tela
con alcune Virtù, le quali egli pose studiatamente
nel sofdtto di una stanza.
Fu Claudio grande osservator del costume nel
rappresentare le ftgure sue, parte lodatissima e
principale nel pittore ; poichè non basta il buon
disegno ed il bel colorito per renderle pienamente
perfette, ma conviene cbe facciano gli effetti pro-
prii del personaggio che si rappresenta, onde l'am-
miratore senta rapirsi dalla divozione e dall' adet-
to: termine però da pochi osservato ed inteso, di-
pingendosi per lo più senza sapere quello importi-
no o vogliano inferire le hgure che si compongono.
Finalmente questo egregio pittore, dopo avere
goduta una lunga e comoda vita, bene veduto ed
onorato da quei popoli lasciò la spoglia mortale in
Corinaldo, d'anni 84 incirca, il 1644? restando di
lui numerosa e virtuosa prole ; dove senza noja
di competitori felicemente dipinse : il che non si
incontra neile popolose città, ove abbondano gli
artisti, ed ognuno pretende la maggioranza sopra
il compagno ; dove l'inetto prevale al più degno; e
la fortuna fa sempre giuoco a coloro che sono di
più leggiero intendimento.
555

L AUTORE A CHÌ LECGE

^ J3 iatica è iermìnata, ecì ho approdato in porto ;


onde al tutelare mio Nume appendo i voti, perchè
fuori di sì immenso e procelioso mare in salvo be-
nignamente mi condusse.
Ora che dei valorosi pittori ti sei compiaciuto,
Lettore, intendere quali fossero ie vite e ie axioni,
delie trascorse mie fortune e deiie fatiche mie non
ti sia grave udire ancora un breve racconto. E soave
cosa rammemorare gii aifanni passati, ed a te for-
se udirii non dispiacerà. E benchè ie opere mie
fossero hgiie di poco avventurato padre, come quei-
ie che non ebbero aitra protezione che del Cieio
(poichè dai mondo non riconobbi che molestie), e
più degne siano di obblivione che di racconto, sia-
no aimen note per dare ad intendere che io non
vissi ozioso. Cosi va per appunto. Chi ha per ascen-
dente ia buona fortuna pretende l^ossequio dei me-
no fortunati, nè per ìo più si compartiscono ie gra-
zie che a coioro i quaii sanno seguire ia via del vi-
zio e delhaduiazione. Io nacqui iibero, e me ne
pregio, nè giammai voiii sottopormi ai giogo deì-
Taitrui volere; ed eiessi per migiiore partito ii go-
dermi d^uno stato ritirato, che vivere tra gii agi
in catene di servitù. L'oro si purga nei fuoco, e
ie turbolenze mondane sono medicine agii animi.
Io ne provai ia parte mia, e iodo ii Cieio d^avermi
556
assuefatto ai furiosi vcnti degii infortunii, ed aìie
forti scosse delle avversità.
Won passo a racconti particolari deiia mia fa-
migiia, che anticamente diifuse ie radici nelie prin-
cipali città deiFItalia, deiia Germania, ed aitrove.
Non debbo qui ridire i suoi onori, già ceiebrati da
chiari scrittori; la quale più o meno si é avanzata
conforme gi'incontri delia virtù e della fortuna.
I miei maggiori vennero di Germania, dopo
ii i5oo, nelie guerre di Lombardia; e scorsi varii
giri di fortuna, fermarono l'abitazione in Vicenza,
ove se 'n vissero coi fregio deiia libertà. Ma re-
stando poi quasi in tutto desolata ia famigiia, e
per diversi accidenti scemate ie sostanze, mio pa-
dre, che chiamossi Marco, raccoite hnalmente ie
reliquie rimaste, circa Tanno i5yo rinnovò casa
in Lonigo, terra del Vicentino, non guari iontana
da Vicenza, posta in diiettevoie e saiubre sito, par-
tecipando del monte e dei piano, ricca ed abbon-
devole d'ogni bene, ma piena di gente inquieta,
dedita alle armi, e prontissima aiie vendette.
Quindi datosi ai trafhchi, avvantaggiossi in bre-
ve si, che pareva la fortuna voìesse riporre neilo
stato primiero la famigiia abbattuta da non poche
avversità. Ma nei corso migiiore cruda Morte, chc
tronca ogni umana speranza, io toise dal mondo ;
onde mia madre, Angela non meno di costumi
che di nome, con un piccolo mio frateiio vedova
si rimase. Un nostro zio materno, di noi pietoso
curatore, ridusse in breve tempo in nso proprio ie
migliori nostre sostanze (pietà che costumasi spesso
dai parenti); onde la povera mia madre si ridusse
55?
a passare alle seconde nozze? per conservare iì ri-
manente dei nostri averi.
Sogliono i padrigni riuscire per l'ordinario poco
amorevoli ai dgliastri, perchè il sangue non opera
in questì il suo naturale edetto ; ma in tal caso la
regola pervertì Fordine, non mancando egli di no-
drirci come dgliuoii, e la madre nostra con occliio
accurato di alievarci nei culto divino, e d'incam-
minarci sulia via delia virtù.
Ora fanciullo continuando la scuola, appresi
qualche termine di umanità ; onde, seguendo l' in-
trapreso cammino, avrei potuto pervenire a segno
di vendere ciancie a caro prezzo, come si costu-
ma; ma, portato ancora dal naturaie istinto, occu-
pava talora ii tempo in formare cavalii e case, in-
vece di studiare le lezioni datemi dal maestro, coi-
tivando negii avanzi delia scuoia questa incìina-
zione sotto ia scuola di un pittore aiemanno. Ma
acquistando col tempo quaiche maggior lume, in-
dussi con preghi mio padrigno a condurmi a Ve-
nezia ; ii quale, più per moderare in me questo
aifetto, che per aitro hne, mi accomodò in casa
del pittore Aliense, che aliora teneva uno dei pri-
mieri iuoghi in quelia città.
Ivi mi fermai cinque anni ; ed avrei per qual-
che tempo ancora continuato lo studio sotto queila
disciplina, poiché in eifetto si ritraevano buoni di-
segni, dei quali l'Aliense aveva fatta numerosa rac-
coita, e si studiava dai riiievi, e si facevano aitri
esercizii a prohtto deli' arte. Così con la scorta di
tale maestro fui assai bene in quell'arte istruito;
ma essendomi tessute aicune insidie da un mio
558
condiscepolo, per vivere fuori di briga me ne tor-
nai sollecitamente in patria.
Riveduti i parenti, pensai di proseguire lo stu-
dio intrapreso ; onde mi portai di nuovo a Vene-
zia, non avendo che diciotto anni ; dove cominciai
a provare gli aggravii delia fortuna in una città,
nella quale vissi prima lungi dal!e pratiche, e pri-
vo d'ogni conoscimento.
Lungo sarebbe il ridire gl' incomodi passati in
quella verde età, che io trascorsi con molta soffe-
renza, poichè la gioventù mi servì di scudo. Stu-
diai dalle pitture eccellenti, vegliai le lunghe notti
ritraendo molti rilievi ; e talora feci guanciale, stan-
co dalla vigilia, della carta stessa dove disegnava:
nè tralasciai qualunque via per abilitarmi ad in-
tendimento maggiore. ,
Jn quelìa (per cosi dire) fanciullesca età jfeci
per l'altare dei Notai della mia patria una delle
visioni delì'Apocalisse, ed altre pitture nel Vicen-
tino ; passandomela del rimanente con mediocri
trattenimenti, poichè in questa professione convie-
ne essere provveduto d'amici, nè si crede che al-
l' autorevoìe, benchè di lontana intelligenza.
La vivacità giovanile intanto mi somministrò
nella mente novelli pensieri. Un animo ambizioso
di onore trascorre facilmente nei vaneggiamenti di
non praticati studii; l'anima nostra, nata per in-
tendere, non si ferma giammai nel primiero punto.
Negli avanzi adunque della professione studiai
sotto erudito maestro alcuni ritratti di rettorica ;
arte così necessaria all'uso umano, e nei tempino-
stri in particolare, percbè chi non usa l'artifìzio e
non maschera di vanÌLà ia ragìone, non acquista
nè grazia, nè ìode.
La curiosità mi condusse poi neli^oscurità deh
ìa ìogica. Qui scorsi un mare di predicabdi e di
predicamentiy d'interpretazioni di voci, di siilogi-
smi, coi quaii si prendono nelìa rete i beìli inge-
gni; onde non è cbe bene intendere i'arte, per
conoscere ìe faììacie degìi argomenti e dei sofismi,
e per non cadere neiìe insidie nemiche.
Uscito da questo mare, entrai in un peiago
maggiore di naturali principii, di cause, di moto,
di iuogo, di tempo, di vacuo, d^ inhnito, di cieii, di
eiementi, di misti animati ed inanimati, ed aitre
difdciìi questioni, daiie quali procurai tosto sbri-
garmene per non restare assorto fra ie difhcoltà
e ìe varie opinioni dei biosofanti ^ prendendo in
hne per guida !a moraie, daiia quale imparai a co-
noscere ie vanità mondane, e di quali abiti debba
Fuomo vestirsi in questa vita, e come possa resi-
stere agh incontri infeiici delia fortuna. Vidi pure
un grande numero d^istorie; studiai i^architettura
e ia prospettiva ; scorsi, ma brevemente, aìcun ai-
tro studio, essendomi ii tempo mancbevole, e per-
cbè la pittura di quando in quando mi richiamava
imperiosamente aiie faticbe.
Si eressero in quei tempi aicuni virtuosi ridot-
ti ; ivi cimentai aìcuna voita ia deboiezza dei mio
ingegno, e mi feci strada a conseguire, bencbè ciò
sia difhciie, Hafìetto di molti.
Amore intanto mi diede occasione di passare
a più dilettevoii studii: scrissi le mie pene, e can^
tai i miei giovaniii ardori.
56o
Così dunque passai gìi anui più (ioriti Lra stu-
dii, tra diietti, e tra martiri: e benchè scioìto e
senza correttore, piacque al Cielo di conscrvarmi
iiieso fra ie turboienze mondane.
Mifurono aiiogate intanto dai Padri deiia Con-
gregazione di san Giorgio in Aìga, di san Fermo
e Rustico di Lonìgo, due grandi teie per la cbiesa
loro, rimettendo a me la invenzione. Pensai dì fare
in una il beato Lorenzo Giustiniano, bgiiuoio di
queiia Reiigione, primo Patriarca di Venezia, che
ritrassi in atto di contemplazione. 11 Merito gli of-
ieriva il corno ducale della sua patria, mentre gli
Angeli gli recavano la mitra episcopale dal cieio ;
e m'ingegnai di soscriverlo a modo di spiegazione.
BEATO LAVRENTIO JVSTINIANO PATRITIO VENETO. ET
IIVJVS RELIGIONIS ALVMNO, TRIMO PATRIARCHA: VE-
NETIARVM NVMINE COELESTI ELECTO, SAPIENTIA,
SANCTITATE , INCREDIBILIQVE HVMILITATE INSIGNI ,
HANC MERITORVM SVORVM MEMORIAM VNANIMES PA-
TRES PP. ANNO DOMINI M. DC. XXII.

Neil'aitra ieci san Giorgio posto a sedere in un


paese: un valletto gli teneva ii destriere, e due An-
geletti gli recavano ia palma e la corona che conse-
guire doveva mediante ii martirio; e sotto queiio si-
milmente, per dilucidare il pensiero, scrissi:
DIVO GREGORIO QVI DE COELO ADMONITVS, TERRENAM
OB COELESTEM MILITIAM RELINQVENS, SVMMI IMPE-
RATORIS MILES EFFECTVS, TANDEM CERTAMINIS VI-
CTOR POST VARIA TORMENTÀ MARTYRII PÀLMAM, GLO-
RIAMQVE COELESTEM OBTINVIT, PATRES TANTO PRO-
TECTORI HOC MONVM. PP. ANNO XXII. DOMINI MDC.
56i
Cìrca gH ann! trenta di mia età mi crebbero
gl'impieghi delia professione; ondefeci molte ope-
re ai signori, come fregi di stanze, ed altre cose :
passando spesso nel Yicentino per occasione di
pitture, dove una notte avventurai la vita sollaz-
zandomi a serenate con amici, e mi salvai a fatica
dalla furia dei fulmini terreni.
Dipinsi poscia a fresco in Venezia varie cose
in casa del signor Daniele Barbarigo di san Polo;
ed in un palazzo del medesimo signore a Merlara
rappresentai nella sala il tipo della Fortuna e del
Tempo^ e dopo espressi nelle loggie alcune favole
di Ovidio.
In Venezia feci per il signor Pietro Gradeni-
go giureconsulto alcune immagini della Vergine,
ed altre divozioni a olio^ ma queste farono, per
cosi dire, gli errori della mia gioventù.
L'anno 1628 me ne passai a Verona, ove ri-
trassi, a petizione di un gran personaggio (come
dissi), il convito dipinto da Paolo Veronese in san
Nazaro, da cui apparai qualcbe erudizione e va-
ghezza; poichè Paolo è il giardino della pittura, ed
in quello si raccolgono pregiatissimi fiori. Ricreai
Panimo in quella dilettevole città, ottenni le visite
di cavalieri e letterati, e n'ebbi moltissimi onori.
L'anno susseguente mi trovai alla morte deì
pittore Aliense, dal quale (come narrai) ebbi i prin-
cipii deìla professione: l'onorai vivendo come pa-
dre, l'amai come amico, e lo piansi in morte co-
me parte di me stesso.
Incontrai in questo tempo in migliori occasio-
ni; ma indi a poco piacque a Dio, col mandare la
RiDotFi. T. II. 36
56^
pestHenza, afHiggerci con un flageìlo dal quale nè
il grande, nè iì ricco, nè l'autorevole non possono
fuggire. La mano di Dio in questo caso si aliunga
sopra ognuno, nè può l'oro o ia dignità servirci di
riparo; e sono inutiii ie dottrine degii Ippocrati e
dei Gaieni. Non si vedevano che morti portati alia
sepoitura ; erano cangiate ie comitive dei popoli in
ischiere di preti, le vesti preziose in gramaglie, le
feste in funeraii. Infeiice patria, già ricetto di de-
iizie e di gioje, divenuta teatro di mestizia e di
orrore ! Ma rendeva più miserabiìe io spettacoio il
vedere tra ia moltitudine dei corpi estinti grande
numero di semivivi portati dai becchini sopra con-
testi legni, e gettati a monti neiie barche, a questo
edìetto preparate, come brutti animaii.
Quindi vedevasi ia gioventù concuicata, la bei-
lezza negietta, ia fbrza atterrita, ia ricchezza sprez-
zata, la virtù irriverita, vilipeso i onore, l'ambi-
zione avvilita, la grandezza caduta, ìa dignità oscu-
rata, svaniti i titoii, depresso il fasto, ed ogni uma-
na pompa recisa daii'inevitabiie faice di Morte.
Trionfava soio tra quei iagrimevoli oggetti la
temerità dei ministri, esercitandosi da ioro sopra
gii estinti cadaveri ia crapoia, ia irriverenza ed ii
giuoco, come se queiìi fossero passati a iiete feste
ed a sontuosissime cene. Crescevano anzi le con-
dogiianze dei miseri coipiti i pianti dei padri sopra
i figii estinti, e dei figli sopra i morti genitori;
chi sospirava ia mogiie, chi l'amico, chi ii bene
perduto ; rimanevano le case vuote di abitatori ;
ognuno cercava ripararsi dal maie coi fuggire, ri-
tirandosi nei più rimoti siti; ed era ia città tutta
565
inftne ripiena di miseria, di squalìore, di iuHo, di
ìanguend, e di simulacri di morte. Tra sì grandi
e ìagrimevolissime sciagure pensai trovare quaìche
scampo a me stesso col partire daHa città, non già
per fuggire ia morte, poichè il maìe ingombrava
ancora ìe terre circonvicine, ma perchè l^oggetto
miserabiìe maggiormente ci attrista, ed imprime i
caratteri delìa mestizia e del timore. Me ne andai
dunque a Spineda, villaggio del Trivigiano, prov-
veduta ia casa deiìe bisognevoli cose, inviato da
un amico di casa Stefani, soggetto di buone qua-
iità, e che si diiettava del disegno, ma soprammo-
do hsso ne^ suoi pensieri.
Ivi trapassai il rimanente dell' anno i65o, do-
ve si provarono moiti disagi lungi dai comodi delia
città, che nondimeno erano soavi in riguardo aiie
afilizioni di Venezia, crescendo ogni giorno il nu-
mero de' colpiti e de' morti, si che in breve giun-
sero al numero di 600 e più.
Benchè il iuogo fosse ritirato, non vietava però
in tutto il commercio, passando continuamente a
Venezia i rustici dei viiiaggio stesso, che portavano
viveri ; ma Iddio ci. voieva preservati. E perché in
simiii turboienze ia ietizia è saiubre medicina ai-
l'animo, ie pratiche viiiesche erano diquaiche soì-
iievo ai pensieri ; onde trattenevami taiora in vede-
re sotto rustico tetto quelia semplicità che va sem-
pre mascherata nelia città. Osservai alcuna volta
una povera famigliuola nodrirsi di rozze vivande,
e con sì iieta fronte rendere grazie al Cieio, che 10
stimai infeiici i iauti cibi deiie mense dei grandi,
i quaii aitro non sono che fomenti di vizii, alimenti
564
di podagre, e di altri mali. Ivi non udii giammai
iì nome di medico nè di speziale, essendochè la na-
tura opera per sè stessa nei rustici maravigliosi ef-
fetti; poichè invece deHa dieta necessaria agli in-
fermi, i' alimento è salubre medicina ai corpi ioro
estenuati daiie fatiche ; ie fanciuiie non usano por-
pore per vestirsi le guance a livrea; sono banditi
gli ori, ìe gemme e ie sete; non rubano i capeiii
dei morti per infrascarsi ii viso, nè impoveriscono
ie selve dei tronchi per farsi grandi : una schietta
gonnella, un vezzo di coralii, uno spilio d' argen-
to è il maggiore ornamento di queiie.
Si facevano spesse vegiie nelia casa dell'ospite
mio, proponevansi dubbii, commutavansi pegni, si
imponevano leggi ai perdenti, ed alcune ridicole
azioni ai più sciocchi famigii, quali spesso danza-
vano ai suono di uno zufoio, e facevano aitri giuo-
chi atti ad aiieviare la noja.
Soleva ancora una pastorelia del vicino conta-
do recarci taiora ii latte deiie munte caprette, tai-
ora mazzi di Hori. Ailettava essa co' sguardi e coi
vezzi; era di bruno sì, ma di vezzoso volto, di gen-
tile aspetto, di costumi modesti, tutta brio c va-
ghezza. Infìne trionfava in iei Amore ignudo, non
con altre armi che deiia natia beilezza ; ma non
conobbi mai donna scaitra siccome coiei.
Le donne deiie cittadi cadono ai colpi delia
servitù e deli' oro; ma con queile dei contado ser-
vono solo i'arte e l'ardire. Prendeva ella diletto di
essere vagheggiata; esenza prendere esempio dalie
donne gentiii, come fece Corisca, sapeva nodrire
i'amante di speranze, di ciancie e di promesse.
565
Le grazie infine di costei in quei torbidi tempi
erano non meno di trattenimento, e mi servirono
di materia per tessere qualche amorosa canzone.
Volle intanto il Cieìo toccarmi, onde ridurmi
a più lodato sentiero; poichè ìa sferza divina ci ri-
duce quaii pecoreiìe smarrite aii'oviie. Udii (mi-
sera nuova!) ia morte d'un fanciuiio mio nipote,
d'anni otto, nominato Riccardo, coipito dal male.
Questo adetto mi penetrò cosi neii'animo (debo-
lezza delia nostra umanità), che io perdei il ripo-
so, si fuggirono i diietti, e n'ebbi lungamente a
penare. Morte toise dal mondo ii hore deiia bei-
iezza, una bontà senza pari, ed un ingegno senza
esempio; e Tanimo mio, oppresso da così mesta
contemplazione, sfogò coiia penna ii duolo nelia
seguente maniera:
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Do^z r<3re, ecceJ/e/z^z,
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566
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i)z C0J7 y7/72c7//77o
Zc (rr/xz/e e /e T20/7r7c7,
E/7 /J /oro 7r//J'7//77o
jFì/ /7' /7Meg72%rg^/ co///e
& /zcq///ì7/ preg*/o e ^ /'7/2//2or7//7/ /7 //o///e,
Afo/z/e/T p/// g'ro&Ye
7// e^ p//rg*o7e^//,
7!fo/7e^7////2e/2^e or&7e,
^77//2// p/7/ .s'c//2p77ce^7//
D7///22//2//7 /?o^e 7r/z 7/0/
7/ (7/c/o //er 7/20^7r/zre / 6'////6/ y//o/-
<Sc7og*77e7e , 6*erg*/72e//e.
DeJ/e 7recc7e /?re^7//7e
Ze y/J// /zM7'//7e e 7^e77e,
E* /e 7ze77/e c//727//ife
^7 p/zrgo7e77o y7Jo7/e,
CAe e?/ 5e7^7/ 7/072 e5óe // /7//r//g072e.
^//e^77 cAe ^e/T/^r/z e^77/27o,
jFM72C/7/J///2/, pe/%e%e,
F ^///or 6?//J ^072720 /Z(/('/72?0;
TVo72 7e7/2e7e / 6*//gg*e7e
D/z/ 7//^7zr7 cor//J//72/
U72 /72/7c//^//o <7/ pe/7e e /7/ r//^//2/,
^7r &' yro72/7/ e <7/ y/07Y
<S/ CO//2pOT2g/2 7/2 T^/Zr// ,
75 77 ù//////7o j' /72/7or7
D/z óe77e 7V7T2/è // g*/zr/z,
D(^e yècc7// ^q^g*7or/2o
77 5e7 /è/2c7//7 co/2 2/2/'77e //zc7 7/270/ 720.
56y
cAe ^22272^0 e
RlCCARDETTO 2727200072^0,
(7Ae TieJ ceJ&y%e ^ro
D7I 7207 po/ò 7'e/7 072^0 ^
Opa ^oe?o ^022^0
Z'e^o/'Tio ^772000, 0^02^7222772072^0 2277222^0?
E (202 T /227722 , COAM^O
i?2 /72gr2772727' 00^7272^0^
CAc TiJJe 772072^2 òoTz^o
y%2T0C22 720/72 2/ /727272^0,
J5 77272^00272 &' rAo
6*2 /?07^e c/22 Ae '72 co/22 72/ P222Y2J2.SO.
Indi a non moìto si attaccò ìa pestilenza ad una
vicina casa, che cagionò strani accidenti pel poco
avvedimento dell'ospite mio, che colla soìa pruden-
za avrehbe potuto fare ostacolo a moiti disastri che
perciò seguirono; poichè una schiera di quei rusti-
ci, che di continuo ricevevano comodi dalia nostra
casa, privi di ogni pietà, per loro natura inesora-
biii, ed incapaci di ragione, una sera, armati chi
di zappe, chi di rastri, chi di ronche, assaiirono
ia nostra abitazione, addossando a noi la coipa, co-
me Veneziani, di avere portato il male in quelie
parti, frequentando eglino dei continuo l'infetta
città: sicchè fu di mestieri coi preghi e con denari
acquetarli. Così piacque a Dio liberarci dai furore
dei villani.
Passai ii rimanente deli'estate operando varie
cose. Per Ìa chiesa medesima di Spineda feci una
tavola con entrovi ia Vergine con più santi, a con-
tempiazione dei signor AndreaDoria; un'aitra per
Mirano; ed aicune cose a particoiari.
568
Verso il Rne deH'anno i65i, avendo Dio inva-
ginata la spada del Hagello, si tranquiHò ii mare,
si aliargò ii commercio, si aprirono i passi; e dopo
il corso di tredici mesi ritornai a Venezia, forman-
do un viaggio appunto nella guisa che dipingere
soleva ii Bassano, con ie masserizie sopra di un
carro, cani, ed altri animaii aìievati ; e vidi in bre-
ve cangiata ia città in festevoie manto, facendosi,
per segno di letizia e rendimento di grazie, soienni
processioni alìa Vergine deiia Salute, essendosi per
Decreto pubblico dato principio alia erezione di un
novelio tempio; ma ritrovai scematoii numero dei
più ieaii amici e di moiti miei amorevoii protet-
tori, dove taiora ritrovava quaiche appoggio la op-
pressa virtù.
Ripigliato poscia il dipingere, fbrmai aicune
Veneri ed aitre poesie, e con queile me ne passai
a Verona, chiamato ia seconda voita, ove feci di-
verse pitture ; e riportai in una gran tela T Assun-
zione deiia Vergine al cieio, di Tiziano, posta nei
Duomo, che dal signor Giovanni Azzaiino fu coiio-
cata in un suo aitare a Rovere di Trento. Nel ri-
condurmi a Venezia vidi ia desolata mia patria,
ove sospirai la madre e gli amici mancati neila pe-
stiienza predetta.
Ora tra le cose che di nuovo dipinsi, fu ia ta-
voia del passaggio di nostra Donna in Egitto, per
l^altare delìa famiglia Pasquaiigo in san MaHeo di
Murano. Poscia feci in Venezia, in san Giovanni
decoliato, a petizione dei signor Gio. Battista Na-
zaro, san Fiiippo Neri, ii quaie terminata ia mes-
sa benedice ii popoio ; ed in un canto Hgurai un
ianciuHo col messaie in mano per OLtavio Bandi-
no, che fu poi Cardinale, che gli serviva al divino
sacrihcio; e per iì soffìLo delia Scuola dei Fabri di
ìegname dipiusi ìa Vergine Annunciata. Ai Padri
Riformati di Padova operai la tavoìa con san Fran-
cesco, che ricevuto nostro Signore bambino da!!e
mani della Vergine, lo vezzeggia; con san Gio-
vanni evangelista, ed ii beato Pietro d'Aicantara,
dell'Ordine medesimo, ai piedi. L'adorazione dei
Magi in san Giovanni elemosinario di Venezia, mat
servita di lume ; e varie tavole ancora per il Pa-
dovano, Vicentino, Veronese, Bresciano e Berga-
masco: una per Cherso, due per Selue, una per
Sebenico con la divozione del Rosario, ed altre an-
cora per diversi luoghi deila Dalmazia.
Vivevami intanto godendo il frutto de' rniei
sparsi sudori, quando, prestando orecchio alie iu-
singhevoii promesse, impresi a faticare innanzi ai
Magistrati, obbligandomi a moÌti per ottenere ia
nominazione di una grazia (per non lasciare an-
che per questa via intentata la mia fortuna), con
ia quaie avrei potuto negii anni seniii passare ia
vita con quaiche riposo. Ma aderendo quegii che
n'era il motore (uomo di faciie ievatura) aile per-
suasioni di gente empia ed interessata, si ruppe ia
fede, si posero in obbiio i servigi prestati e ii man-
tenuto onore, si raffreddarono ie pratiche, ed ii
tutto se n'andò sossopra; benché io non fossi di
così poco intendimento da persuadermi che queila
ostinata ibrtuna, la quale mai non dimostrossi me-
co cortese, dovesse così faciimente cangiare aspetto;
tenendo tuttavia cura ciei pennelii, come fece Gian-
5yo
nucole dei panni della Griselda sua Agliuola, non
potendosi mai persuadere che il Marchese di Sa-
luzzo Tavesse daddovero presa in isposa. Così Fin-
vidia e Faltrui malvagità cagionarono un mio gra-
ve danno, ed un lungo tempo perduto. Ogni uomo
è mendace ; e lo disse il Profeta.
Vedute in hne le mie speranze fallite, nè rac-
cogliendo dagli appoggi umani che promesse men-
tite e vani allettamenti, che sono i cibi degli scioc-
chi, pensai dar termine ad alcune Vite dei pittori
già incominciate. Stampai quella del Tintoretto:
fu gradita alla Serenissima Repubhlica Veneta, alla
quale la consecrai; e n^ebbi in dono da quel glo-
rioso Senato una catena d^oro e le insegne di san
Marco, con mortihcazione degli invidiosi.
Feci in questo mentre pausa allo scrivere, pen-
sando con qualche comodo stampare alcuna delle
Vite accennate. Ma convenendomi ripigliare i pen-
nelli, dipinsi per li signori Domenico e Luigi fra-
telii Barbarigo di san Polo alcuni Dogi ed uomini
illustri in piedi della ìoro famiglia ; al signor Polo
Nani, Jefte capitano ebreo con la figliuola, e Da-
vide che riceve il pane della proposizione dal sa-
cerdote Abimelech, fuggendo da Saule. A1 signor
Gio. Battista Baroccio ritrassi la Vergine con no-
stro Signore al seno, che scherza con san Giovan-
ni pargoletto, san Giuseppe che lo mira, e san Mar-
co in atto di scrìvere. Al signor Santo Catani rap-
presentai due soggetti di Onoria, che carcerata dal
padre, scrive ad Attila ; e di Radamisto dolente so-
pra la bella ferita moglie Zenobia. A1 signor cava-
liere Vitalba da Bergamo feci Prometeo legato sul
monte Caucaso, e ìiberato da Ercoìe. A1 sig. Fran-
cesco Varrotti due istoriette in rame del Battesi-
mo di Cristo, e di san Cristoforo cbe varca il du-
me con Gesù bambinetto in ispalla, e una picciola
immagine deHa Vergine. A1 signor Gaspare Gozzi,
cbiarissimo scrittore, Susanna sorpresa nel giardino
dai due vecchi, ed altre cose.
L^anno i6/j.5, con Breve di nostro Signore pa-
pa Innocenzio X., fui creato Cavaliere aurato pon-
tibcio, 6 conferitemi solennemente le insegne del-
l^Ordine da monsig. Quirino arcivescovo di Can-
dia, prestando nelie mani di quei dignissimo Pre-
lato ii giuramento di fedeltà alia Santa Sede Apo-
stolica, per la quaìe e pel mio Principe naturale
dichiaro profondere in ogni occasione non pure
iUncbiostro, ma ii sangue; portando, in segno di
riverenza e di doppio onore, impresso il petto dei-
1 aurea Croce e dei Leone aiato.
Ma ripigliamo ii trattare di pittura, e raccon-
tiamo alcune opere da me fatte questi anni addie-
tro. Mi commise ii signor Bartolommeo Wanti giu-
reconsuito un quadro, nei quale divisai P atto di
modestia di Peneiope descritto da Pausania; ed ac-
ciò ne appaja i'espressione, egli fu tale.
Aveva icario data ia hgliuoia Peneiope in mo-
glie ad Ulisse; con questo patto però, ciPegii do-
vesse stare con esso lui neiia propria abitazione.
Ma avendo stabiìito ii greco Eroe di tornare aiia
patrìa, voleva condurre seco ia sposa. Quindi ìca-
rio dolente la persuadeva a rimanere in sua com-
pagnia, proponendole ii godimento deiia paterna
casa. AiPincontro Ulisse ie rappresentava Itaca,
dove aveva da imperare regina ; rimetLendo amen-
due in Ane ii partire al di iei voiere. Stavasi dub-
biosa Penelope, persuasa dai paterno affetto, e sti-
moiata ad un tempo dal debito cbe teneva coi
marito: Pamore dei nativo albergo ia riteneva;
ma ii letto maritaie ia incitava al partire. Cbe farà
dunque eiia combattuta da sì contrarii adetti? So-
praiìatta in Ane da un onesto rossore, si coprì il
voito col velo che ie pendeva dai capo, ed in quei-
la guisa tacitamente espresse al padre di voler se-
guire lo sposo suo.
Tale io la dipinsi posta a sedere dinanzi alìa
paterna casa, interpellata dal padre e dal marito,
in atto di celarsi ii viso. Dissero però aicuni belii
ingegni, che io ne traessi la invenzione daìPAlciato,
che ne formò anch'egli un emblema coi titolo: /7ì
7zr77777 -pM&niy. Ma questi ne prese pure ii concetto
da Pausania antico scrittore, ii quaie racconta che
nel iuogo ove accadde l' atto di Penelope fu driz-
zata una statua al Pudore ; essendo lecito al pit-
tore, come ai poeta, fondare il componimento so-
pra un'azione seguita, o verisimiie: onde si dirà
ii pittore inventore di queii'azione, quandola spie-
gatura sarà nuova, e ie attitudini deile fìgure non
praticate. Ma queiii per avventura non videro mai
Pausania, e poco intesero di pittura. Ed il signor
Marcantonio Romiti volie onorare la mia fatica
col seguente dotto epigramma:
E 7777^77 Jc77r777i 7?zocrc77y^ TXM oc//c^ T/y^c
C77777 7?Mcc^'77ro, (y777zcrzY 77Òfrc có'O ?
^z/c^ J0777!r7 ycc^ opcr^77 reoe?77%
6*Or7?<7. OCrCC7777 &7^ &7T77 ^C^Ì 07Y7 ^0777^07'.
5y5
A petìzione del stgnor Bernardo Giunti for-
mai ancora Armida e Rinaldo neì giardino, i quali
cercai di esprimere nella maniera che li descrive
il nostro Tasso:
7/7777777^? (7/ Ae; // (?e/ (//c/^o,
E 7 crm vp??rge Z/zcowpo^o 7?/ cen^o e^/(?or
^7777g*??a per cezzo, e 7 ^??o z77/z<77?7/M%?o (?/^o
^7777, Ù/?777cAeg^/77777/o, Z Z?e/ ^???/07^ p/à (7ZPO.
Q????/ 7Y20g20 777 077^77. /e ^C???////?? 7777 fZJO
iVeg'// 77777/7/^ occAz ÙT777.77/0 e /Tz.cc/co r
6*ocr77 /zz/ pe77c/e^ ez/ e/ 77e/ gre777/?o 7?zo//e
Ze po^Tz ?/ CTZ^oo, e V co//o 77/ co//o ?x#o//e.

Ed in un canto dnsi Amore clie spegneva per


ischerno la face nelh armi di Rinaldo.
Ritrassi in varii tempi molti signori ed amici;
tra^ quali monsignore arcivescovo Quirino predet-
to, il padre Alessandro Baselli olivetano, monsi-
gnore Zanne dottore ecclesiastico di chiaro grido,
don Battista Zampelli, il padre Michiel da Fer-
rara Commissario del Santo Ufdcio, il padre Ales-
sandro Stefani agostiniano, i signori Gaspare Ma-
lipiero con un suo hgliuolo, Pietro Michele chiaris-
simo poeta, ed altri Nobili veneti; Marcantonio
Romiti e Pietro Gradenigo giureconsulti; Marcan-
tonio Brusco padovano, dottor di leggi, che giovi-
netto si mori con saggi di rarissima virtù ; ed Ot-
taviano ii fratello vivente, chiarissimo hlosofo, or-
nato di amabilissime quaiità; e la moglie di lui, la
signora Elisabetta Grompa, nobiìe padovana; ed al-
tresì i signori Angelo Brusco, e la signora Ennia
Barberana sua moglie ; Nicolò Carlevarino, Carlo
da PonLe egregio piLtore, Nicolò Yielìi causidicoy
Jacopo Picini ecceHente intagliatore in rame, Fran-
cesco MaHei, Giroìamo Ramino oreRce, molte Da-
me venete, ed un buon numero di famosi pittori,
aìcuni dei quaìi trassi dal naturaìe, ed altri dalle
immagini raccolte da varii ìuogbi, che appresso di
noi si conservano; Tommaso Ranieri mio allievo
in varie dgure, ed ii padre Angeìico Aprosio Vin-
timigiia agostiniano, sopra di cui monsignore Boni-
fazio cantò:
zzzz'rzz^, cz'/'g'zzzzz^zze Prozzze^Aeoy zzez/zzzzzz^
oz^zz/zz ^e/zze, cezz z/ez/z^ /zz^o.
J^zzzzc ^zzzzzezz e^/z'gz'ezzz /zo^erzì <ie/ere ce^zzy^.
e/ zzzczc^oj z/ezz^ oz/zzzzzzzzz^z.s' e&ì.
^ /z'ce% y7zzg^e/z'cz /con//i cozz^zzzzzere po^zì,
Qzzzz^ zzzzzzzzzz^ cAzzr^ ea?ct/zzozc:re zze<yzzz^.

Ed ii signore Cesare ZarotLÌ voiie ancor egii


onorare queiia pittura, e ia virtù del Padre mede-
simo, in questa guisa:
^/proy/z zzzoz^zz/e czz/e^, /zzzec z'//z'zzy orzz,
Czzro/z/j. /zo^ oczz/os', /zzz.y yzzòe^ e^e zzzzzzzzz.?.
Lzzzzzor^zz/e /zz/e^, </zzoz/ rz' czzz yòr^e /zcere/
Pz*zzg*ez*e , zzz pzzzg*zz.y, Ezzro/e, zzzz//zz.s erzì.
Ao/zz pofe^^, Czz/zzzzzo </zzzze ^o/zz zzp^zzzt/zr zz^rz</zze,
Pz'zzg*ere, ef ^//zz*o.yz'zz/zz .sc/7òere, z/oc^zz zzzzzzzzz&

Nè qui ìascierò di registrare ancora un genti-


lissimo madrigaie del sig. Leonardo Quirino nobiie
veneto, cifegii scrisse sopra ii medesimo ritratto.
A'zo zzozzy<z//o, eg/z è z/e^or
Cer^o eg/z' è z/e.MO^ ^z, c/ze /zz zzzzzz cz^zz
cAe .si ^//7/z , /////gg-/or /brjs/z /zc/yMM^/z.
Amosio è <yMegV;. /)A co/?ze,
&opre/z/7o z/ /zz/x^/i^ero <? p/zr/c /x j9a/'/e,
Fb/v/K^ /7 .?c///b/b/ì/e, e g/z co/zz^/zr^e /7 //ome/
j5e/v J/ ^z'^r/'ce ///////o zz^z/zzo eccejw,
67/e y^/ c//' /'o ce^g/7/ /x/<f/Y/; ^zz/z^z preAezz^e,
(7o// ////opo /zzoJo e ^r/z/zo,
VlNTIMIGLIA /0//Ì////0.

Ed avendo io pure dipinto al detto Padre un


Cristo coronato di spine, e !a Vergine dolente, il
virtuosissimo Boniiacio ne dispiegò col doìcissimo
suo stiìe gli adetti manchevoìi del mio penneHo.
^zx/z /z/z^zzr/z/zz g/zper/x^; ^z/b x//z//j//ze CAr/^x
&//re, ^o&/JpAe, po^e^ (z/^/z^z/e, /zzor^z/e ^x/Mxx/.
%/ere /zec De//y z/zc/pz^, /zec Jey//ze% z//z^z//z/M,
Dc//A A/*c c/'c/z/c /'/ZC////7, ecce, /zzor/.
pro /zzor^e, ^/'b/ c//J///zz//^ ^zz/z/zz Z?zze&z/zx.y /'zz/è/t,
D/z^ ^zz/z^zzor c/^/x^ /zzor^z/zz^ /7^e ù'b/.
Dzz/zz cre/z^, e% re&'//z/ì, &/p//'cz'^ ^e /zzz/zzer/ze yzì/xe
jOo/z/z^; z/z A/zc ^/zbz/^/z ^er<{/// p/^/z ^/b/ ez/f.
Jfz/c^or, o^zz/j^z/e ^/x/zJe/z /zzor/'e^z/r^ /z^ eayzeri
-Morf/.y /z^z//7 &/pero^ z/^//zzzz c/Y/x /zz/z/ze%.

P/r^o c?o/e^ 6^e/z/ìr/'zr; Ce/z/Yr/'ze yz/j/ Pz'/^o dfo/ere^,


To/// Ao/zz//zz//zz .se/zzyzer g*e/z^ c?oJ/ìz/r// yb/ì.
jL/ze^/ì//z e^ r/j*z/^ cz//zc^orz//zz A/zec z//z/'c/x F/7^o e^,
Jo/e^ /JJ/x %/z/zze/z, ^oJor/z^ e^ /7//z ^/zz/ze/z.
(?z/06?<yz;ey?e/z/z/ r/'.sz/^, Jo/e/z/z^ <yz/o<7 ^/zz//7//z /zoA^r/z,
Por^e/z^z//zz e^^ pe/z/z/ze, /zz/z^/ze jRo&;//è, fz//ze.
7ì/'j/bzz.s /zzz/zzor/^z/r ^ez/zc/7 / .se/7 /zzc^zbzzA z'/Me
F/p/y, e^ e.c J/zc/y/zz/j /zxe^/'or /'p^e ^z/z'y.
5y6
Dipiasi ai Padri R.iformati di Vicenza i santi
Bonaventura e Luigi delI'Ordine ìoro. Ritrassi un
moraìe componimento di Venere, che accende coi
mantice il fuoco per riscaldarsi, priva del solito fo-
mento di Cerere e Bacco clie da iei partono, con
Amore che somministra legne al fuoco. Parve che
non dispiacesse Pespressione, e che Venere, hen-
chè dipinta, incontrasse la grazia altrui.
Nelìe occupazioni ancora delia stampa, tra le
altre cose operai una tavola al signor Francesco
MafEei predetto per un suo altare posto nella terra
di Zogno in Valle Bremhana nel Distretto herga-
masco, con la Vergine che dà l'ahito al heato Fi-
lippo fondatore delia Religione dei Servi; e sotto
alcuni santi protettori, ed ii ritratto di lui adoran-
te. Un'aitra pure colla Vergine che dispensa l'abi-
to del Carmine, coi santi Giovanni Battista e Ni-
colò vescovo, per Tisola di Morter; ed una grande
tela per la terra di Bovolenta, con la divozione
della Cintura e del Rosario, e coi santi Agostino
ed altri. Due teste del Redentore e di nostra Don-
na, che io mandai a Verona a don Francesco Ru-
bino mio particolare amico, riverito da quella Città
per la dottrina di lui e per l'integerrima sua vita.
Aicune teste di uomini illustri al signor Girolamo
Maroe dottore di leggi, vicentino. A don Giusti-
niano Martinioni veneto, letterato d'alto merito e
di esemplari qualità, hgurai Cristo coronato di spi-
ne in meditazione.
Potrei anche aggiungere altre mie fatiche pub-
hliche e private, ed un buon numero di modelli e
disegni da me fatti in diverse occasioni, che sono
577
sparsi per ie mani di moÌLi; ed ahri ancora da
me principiad, che dgurano molte istorie sacre e
profane, e varii adetti di virtù e di vizii, ai quaìi
spero dar fine terminate ie presenti fatiche : ma
non fu mia intenzione il fare pompa delie opere
mie, ma solo toccarne aicune poche per il fine al-
trove accennato.
Finaìmente aiie preghiere del sig. Bernardo
Giunti, aiìe cui istanze, come da principio toccai,
avevo accresciuto ii numero deiie descritte Vite,
mi ridussi dar fìne a questa lunghissima fatica; co-
me anche per chiudere ia bocca a que' maievoii,
ai quaii apportando alcuna moiestia ii vedermi in-
noltrato in questo ampio mare, mi predicevano si-
curo il naufragio, e talor meco pensando alia hre-
vità deila vita ; ma più d' ogni altra cosa le per-
suasioni di alcuni letterati, miei amorevoii signori:
Gio. Francesco Loredano e Pietro Michieie, nohiii
veneti, l'uno il Demostene deii'eloquenza, i'aitro
l'Ovidio deila toscana poesia; Nicolò Crasso, poeta
iliustre e facondissimo oratore^ Giulio Strozzi, ce-
iehratissimo poeta itaiiano; Marcantonio Romiti,
deiizia delie muse iatine; Jacopo Pighetti, insigne
eiogista ; i' eruditissimo padre Angelico Aprosio
Vintimiglia, onore deiia reiigione Agostiniana; ed
ii mio carissimo Aiessandro Berardelìi, tipo delia
virtù e della gentilezza. Nè meno pensai ridurmi a
così lungo tedio, non facendo io professione di scrit-
tore : e se taiora mi occupai nelio scrivere, fu solo
per mio trattenimento, dovendo impiegare ii mi-
glior tempo in dipingere ; il cui nohiie esercizio
fu nondimeno sempre riverito e tenuto in pre-
RiDOiFi. T. II. Sy
578
g!o non soìo dai saggi intelletti, e ceiebrato Jaìie
più dotte peone, ma trattato ancora per somma
Jeiixia da Imperadori e da Re, e nei tempi nostri
tuttavia praticato dai maggiori Principi e signori.
Soio da Valerio Massimo, poco intendente di que-
sta facoità, frad numero di tanti scrittori, venne
trascurata la sua dignità; mentre egii esaitando
con molta ostentazione ogni minima azione dei
suoi Romani, pospose ia gloria acquistata dal pen-
neiio di C. Fabio pittore, nobilissimo patrizio ro-
mano, agii onori deiia famigiia di lui ; e quelia dote
singoiare, cbe fu propria deil'animo di queii'uo-
mo insigne, ia quale potè rendere per sempre cbia-
ro ed immortaie il suo nome. Pure, se io avrò ot-
tenuto di coipire nei tuo genio, stimerò non avere
in tutto gettata i'opera, o se piacesse aimeno ad
aicuni pocbi intendenti.
Ecco, Lettore, dcscritto in breve io stato del
viver mio. Lungbe furono le mie faticbe, scarso
il premio, ardua ia professione, molte le agitazio-
ni, poca l'umana discrezione. Provai invidi i pro-
fessori, molti gii emuii, numerosi i pretendenti,
pocbi gii amici, bugiardo il mondo, e ie speranze
tutte fondate sopra base di vento e di fortuna.
Ripigìierò inbne il dipingere dopo i vaneggia-
menti: condonisi a^I un prurito di onore, ma più
ali'aitrui soddisfazione^ cbe m'indusse a questi
tempi perduti,
CAe ^7 boeeo/zo ùz Mw.
Fu dato aH'uomo l'intelietto dal sovrano Iddio,
perchè specolasse ; ed è pur anche troppo aggravio
ii perdere ad un punto la vita ed ii nome, senza
579
che dopo noi rimanga piccioìa memoria. Se me-
diante questi miei scritti resteranno ìe azioni di
tanti uomini eccelienti eterne al mondo, non si at-
tribuirà dunque a faHo l'aver vergate le carte di
cosi degne memorie ; che farà per avventura anche
acquisto maggiore, che aver accumulati tesori, do-
vendo il tutto finire: ed è pazzo coìui che fonda
ie sue speranzc in cose caduche e mondane ; spe-
rando nei celeste Rettore, dopo il corso deìla vita,

Tiff 07(3727 22 ^722^CO 0772222 ^f22 ^22 ^2222 g*rCggC^


perciocchè nel Cieio devono terminare hnaimente
tutte ie nostre operazioni, dove non prcvale la for-
tuna ed ii favore mondano, nè può ia maiizia uma-
na esercitare ii soiito iivore. Nei sepoicri non si
distinguono ie ossa dei cadaveri, dove Cesare non
è maggiore dei più viie schiavo, ed ivi ognuno si
rende eguaìe; e soio sarà stato feiice coiui che in
questa vita avrà speso il tempo suo in virtuose ope-
razioni.

F IN E
INDICE
DEI PITTORI E DEI RITRATTI

Un Indice più copioso, e insieme ragionato, si


darà nei terzo ed uitimo Yolume^, il quale com-
prenderà ie giunte e ìe correzioni promesse.
Ì-JETTERA DEDICATORIA DELl/ Eon ORE.

PREFAZIONE DELLO STESSO.


LETTERA DEDICATORIA DELl/AuTORE.
PREFAZIONE DELLO STESSO.
PROEMIO DELLO STESSO.

INDIGE DEI PITTORI

N.B. 11 primo numero romano indica il voìume ; il secondo


arabico la pagina.

A
AmaìteoPomponio..1. "3 73.
— Girolamo . . . . . . . . I. ^3 74.
Averaria Giovanni Battista.L *3 93.
B
Basaiti Marco .......... L 59.
Bassani. Da Ponte.
Bassetti Marcantonio........ II. 477.
Beccaruzzi Fraucesco..1. 309.
Beniniano Vettor.. I. "303.
Belìino Jacopo ......... I. 70.
— Gentiìe.. . L 75.
— Giovanni . ... . I. 84.
— Bellin.LI03.
584
Benetello Luigì.I. 119.
BenfattoLuigi. 11.337.
BissoloFraucesco.I. "!05.
Bissone Giovanni Battista.II. 499.
BiaceoBernardino.I. 175.
Bonifacio. 1.369.
Bonvicino Aìessandro, detto ii Moretto . . I. 341.
BordoneParis. 1.297.
Brusasorci. Riccio Domenico.
BuonconsigiiGiovanni.I. 60.
BusoAureiio.II. 169.
G
CaiiariPaoio.IL 3.
— Benedetto.IL 82.
— Garlo.II. A7
— Gabriele.IL
CampagnoIaDomenico.1.118.
GanozioLorenzo.I. 117.
CarianoGiovanni.I. 190.
GarpaccìoVittore.I. 61.
CasteiIoBattista.I. 193.
CatenaVincenzo.I. 106.
CimaGiovanniBattista.I. 100.
Civerchio Vincenzo.II. 163.
Contarino Giovanni.II. 280.
CoronaLeonardo. 11.288.
CortoniPietro.II. 307.
CriveliiCarlo.I. 52.
D
DalbArzere Stefano.I. 118.
585
DaHeNinfeCesare . . ..H. 268.
DaminiPietro.11.480.
— Giorgio.ÌI. 485.
Da Ponte Jacopo^, detto il Bassaao . . . ìl. 126.
— Francesco. .zc?.11.153.
— Leandro . .<tJ. 11.369.
— Battista . .fJ..11.378.
-—- Girolamo. . . . . . II. zyf
DelMoroBattista.11.31!.
DeVosMartin. 11.265.
DianaBenedetto.I. 58.
DolobelìaTommaso. 11.453.
DominiciFrancesco. 1.309.
Donato.I. 52.
E
Emanueìe . . . . 1.292.
F
Fabriano(da)Gentile.L 56.
FarinatoPaoìo. II. 32L
Fasolo Giovanni Antonio.II. 461.
FerramoìaFioravante ..I. 341.
FìaccoOrlando.11.314.
Figolino Giovanni Battista.I. 119.
FloreFrancesco.I. 49.
— Jacobello.L zyf
FlorianiFrancesco . . . . . . . . 1.176.
FlorigorioBastianeìlo.I. 172.
FolerAntonio. 11.349.
FoppaVincenzo.. . I. 341.
FranceschiPaolo.. 11.262.
586
FumìceìiiLodovtco.1.307.
G
GambaraLattanzìo . . . . . . . . 1.357.
Gambarato Girolamo.II. 429.
Giorgione.L 121.
GrassoGiovanniBattista.L 175.
Guariento.I. 48.
!
IngoìiMatteo ..I!. 486.
L
LambertoCristoforo. 1.292.
Lanciiao.I. 117.
LicinioBernardino.L 174.
Lodi(de')Calisto.ì. 353.
Lorenzino.1.291.
LottoLorenzo.I. 185.
Lugaro . . . . . . . . . . . . I. 176.
M
Maganza Giovanni Battista.Iì. 455.
— Alessandro. 11.464.
— GiovanniBattista.II. 475.
Girolamo.II. 476.
MalombraPietro. 11.356.
MansuetiGiovanni.I. 68.
MantegnaAndrea.I. 109.
MarconiRocco. 1.307.
MazzaDamiano.I. 289.
MontagnaJacopo. . . . . . . . . L 117,
587

Montagna Bartoìommeo. . . L 140.


Beuedetto. . 1. àu
Monte Mezzano Francesco .... . 11. 334.
MonverdeLuca ..L 172.
Moretto. Bonviciuo Aiessandro.
Morone d^Albino Gio. Battista. ..L 190.
Murano (da) Bernardino .... . . 1. 56.
— (da)Nadalino. ..L 288.
MuzìanoGirolamo. ..L 365.

N
NervesaGasparo.i. 176

PadovanoGirotamo.I. i'!7.
Paìma Jacopo ii vecchio.I. 177.
-— Jacopoilgiovane. 11.379.
ParmeseCristoforo.. i. 102.
ParrasioMichele.Ii. 332.
Penacchi Pietro Maria.i. 304.
PerandaSanto.II. 511.
PiazzaFraCosmo. 11.364.
PisanelloVittore.I. 56.
Polidoro. 1.293.
Pordenone (da) Regiiio Ciovanni Antonio . I. 143.
Porta Giuseppe, detto Salviani . . . . I. 311.
Pozzosarato Lodovico, detto da Trevigi . . II. 277.
PrevitaleAndrea.I. 184.
R
Rcgilio. Pordenone.
Riccio Domenico, detto il Brusasorci . . II. 299.
588
Rìccio Felice, deHo ii Brusasorci . . . . H. 316.
RidoliiGiaudio. 11.549.
— Carlo.H. 555.
Robusti Jacopo, detto il Tintoretto . . . II. 171.
RomaninoGiroiamo.I. 350.
RosaCristoforo. 1.355.
— Pietro.I.
— Stefauo.I. cpc
RothamerGiovanui. 11.266.
s
Salviati. Porta Giuseppe.
SandrinoTommaso . . . . . . . . 11.492.
Santa Croce Giroìamo.I. 104.
SavoldoGiroìamo. 1.354.
SchiavoneAndrea . I. 318.
SebastianiLazaro.L 68.
Seccante Sebastiano.I. 176.
SquarcioneFrancesco . . . . . . . I. 109.
Suarz. 1.292.
T
TerziFrancesco . . . I. 192.
TineliiTiberio.. . 11.532.
Tintoretto. FeJc Robusti Jacopo.
— Marietta. 11.259.
— Domenico.II. 501.
TizianoVecelIio. . . . 1.195.
°—- Girolamo.1.291.
Trevigi(da)Girolamo.I. 305.
u
UrbinoCarlo.II. 164.
589

'V
VarotariDario.. . . . ìl. 269.
Vassilacchi Antouio .II. 431.
YecellioFraHcesco . . . . . . . . I. 284.
-— Orazio.I. 286.
— Marco . . . .. 11.342.
-— FetA Tiziano.
Verdizzoti Giovanui Mario ...... II. 330.
VeronaMaffeo.11.354.
VicentinoAndrea . . . . . . . . 11.345.
— Antonio. 11.458.
YivarinoLuigi . . . . . . . . . I. 52.
—- Antonio . . . . . . . . I. 53.
—— Giovanni . . . . . . - - I.
— Bartolommeo. .I. 54,
z
ZagoSante. . 1.294.
XanimbertiFiiippo . ..11.527.
ZeìottiBattista . . . . . . . . . H. 94.
ZoppoPaoio . . . . . . . . . . 1.342.
ZugniFrancesco. . . . . . . . . 11.495.
590

INDICE DEI RITRATTI

JDassani. Da Ponte.
BeìHnoGentile.I. 75,
— Giovanni.I. 84.
BenfattoLuigi. 11.337.
Bonifacio.. . . . I. 369.
Bonvicino Aiessandro^ detto ii Moretto . . I. 34"!.
BordoneParis. 1.297.
Brusasorci. Riccio Domenico.
CaìiariPaolo.li. 3.
CarpaccìoVittore.I, 61.
ContarinoGiovanni. 11.280.
CoronaLeonardo.II. 288.
Da Ponte Jacopo. detto ii Bassani . . . II. 126.
— Francesco. .zdf.IL 153.
— Leandro . .xJ.II. 369.
FarinatoPaoio.11.321.
GambaraLattanzio. 1.357.
Giorgione.I. 121.
Guariento.. . . . I. 48.
LottoLorenzo.I. 185.
Maganza Giovanni Battista.II. 455.
Alessandro. 11.464.
MaiombraPietro..II. 356.
MautegnaAndrea.I. 109.
Moretto. Bonvicino Aiessaudro.
PaimaJacopoiivecchio. I. 17Ì.
— Jacopoiigiovine. 11.379,
594
PerandaSanto. . . ..11.544,
Pordenoue (da), detto Licinio^ RegiHo Gio-
vanniAntonio. . I. 443.
Porta Giuseppe^ detto Salviani . . . . I. 34 4.
Riccio Domenico. detto ii Brusasorci . . II. 299.
Ridold Garìo^ di fronte alF Opera.
Robusti Jacopo^ detto il Tintoretto . . . II. 4 74.
Saiviati. Porta Giuseppe.
SchiavoneAndrea . . . . . . . . 1.348.
iineliiTiberio.. . 11.532.
Tintoretto. Robusti Jacopo.
— Marietta . . . . . . . . II. 259.
TizianoVeceliio ... . . I. 495.
YarotariDario . . . . . . . . . 11.269.
Vassiiaccbi Antonio.II. 434.
ZeiottiBattista . . . . . . . . . II. 94.
PREZZO
DI quESTO YOLUME SBCONDO

Fogli 37 a cent. 25 al fogiio. L. 9.25


Ritratti 20 a cent. 30 ciascuno. )) 6.00
Mat !96g
C^0

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