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ITALIANO

"leO" ringrazia, saluta


e se ne va
La riforma che avanza:
a colpi di slogan
Sembra scorretto, è meno formale:
come è cambiato l'italiano
Quando la televisione sbaglia
pronuncia
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Tre generazioni di italiano N- �


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all'estero � ---
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= oo
zco =
00�00

Semplificare il Braille: oo
una proposta per la scuola
u,�I'--
Commento Showroom

260 Raffaele Simone 31 2 Domenico Lenzi


"leO" ringrazia, saluta Dal minicomputer

a
e se ne va al Braille

Fenomeni linguistici
272 Alberto A. Sobrero Rubriche
Nell'era
La scuola delle parole
del post-italiano
268 Valter Deon
L'italiano fuori d'Italia Timori del nuovo,
282 Camilla Bettoni
paura del vuoto
Tre generazioni I suoni dell'italiano

a
di italiano all'estero 278 Lidia Costamagna
La pronuncia
Dalla ricerca televisiva
290 Dario Como Lettera dal GISCEL
Per scrivere bisogna 288 Anna Rosa Guerriero
essere educati

a
Di educazione
linguistica,
L'italiano tra scuola e società di scuola e oltre
304 Anna Rosa Guerriero L'italiano nel sito

Le associazioni, 300 Stefania Spina


i movimenti, Gli strumenti
il linguaggio nella rete
·····························································•··············································· ······························································································································································•!"' .
Italiano e Oltre Comitato di direzione Progetto grafico Direzione e redazione Amministrazione
Rivista bimestrale Daniela Bertocchi, Camilla e.o. & V. Firenze RCS Scuola S.p.A, RCS Scuola S.p.A.
Bettoni, Dario Corno, Anna Filiale Roma Via Mecenate 91
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Raffaele Simone Redazione
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Camilla Bettoni
Condirettore di "leO"
Dario Corno
Condirettore di "leO"
Lidia Costamagna
Professore associato all'Università per Stranieri
di Perugia
Valter Deon
Dirigente scolastico, Santa Giustina Bellunese
Fabiana Fusco
Ricercatrice, Università di Udine
Anna Rosa Guerriero
Condirettore di "leO"
Domenico Lenzi
Professore associato, Corso di laurea
in Matematica dell'Università di Lecce
Alberto A. Sobrero
Parlandoparlando Condirettore di "leO"
31 O Alberto A. Sobrero Stefania Spina
Collaboratore tecnico, Università per Stranieri
Appunti e dubbi di Perugia
sull'italiano di oggi

Biblioteca
31 6 Fabiana Fusco
Tutelare le minoranze
linguistiche,
su La legislazione nazionale
sulle minoranze linguistiche,
Udine 2003
317 Lidia Costamagna
su A. Giacalone Ramat,
Verso l'italiano, Roma 2003

ISBN 88-221-4702-2
Singolo fascicolo: RCS Scuola S.p.A.
€ 16,40 Via Mecenate 91
20138 Milano

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rilasciata il 10 dicembre 2001

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La Nuova Italia Autorizzazione del Tribunale di
Firenze n. 3389 del 2.12.1985
Commento

"IeO"
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s uta
e sene va
P
Raffaele Simone roprio così, cari lettori e cambiato in questi anni nel cam­
care lettrici, avete capi­ po che a noi sta a cuore, quello
to perfettamente. Il nu­ dell'intreccio complicato tra lin­
mero 5 del 2003, il nu­ guaggio, educazione e vita civile.
mero che avete tra le L'intero numero che avete tra
mani in questo momento, è l'ulti­ le mani, del resto, è fatto in ma­
mo di "Italiano e Oltre": non in or­ niera diversa dal solito. Ho infatti
dine di tempo, ma proprio l'ultimo chiesto a ciascuno dei condiretto­
della serie. Dopo di lui, insomma, ri di "leO" di scrivere un articolo
"leO" chiude. Questo è quindi un di sintesi, in cui fosse presentato
fascicolo storico, che farete bene un resoconto (ovviamente inter­
a conservare tra le vostre carte pretato dalla propria personale in­
più care, perché significa che telligenza dei fatti) di quel che è
qualcosa a cui (suppongo) avete accaduto nell'ambito di cui ognu­
tenuto sta finendo, e non è affatto no di loro è stato vigile protagoni­
detto che ricomincerà in qualche sta. Gli autori delle nostre rubri­
altra forma. che hanno ricevuto lo stesso invi­
Siccome non si tratta di una to. Quasi tutti hanno accettato di
notizia da poco (almeno per noi, buon grado di sottoporsi a questa
intendo dire per voi e per me), e corvée di chiusura, e il risultato è
siccome è anche una notizia che il quaderno che avete tra le mani.
ci fa dispiacere (intendo dire a voi Dopodiché chiudiamo.
e a me), qualche spiegazione vi è
dovuta. Per questo il presente ar­
ticolo non è un commento, come
Perché "leO" chiude
quelli a cui da anni, forse, vi siete
abituati. È un pezzo un po' diver­ " taliano e Oltre" nacque nel
so, in cui si mescolano cose sva­ I 1986 su proposta di chi
riate: la spiegazione dei motivi per _ scrive queste righe. La pro­
cui questa rivista chiude dopo di­ posta fu accolta subito, e con en-
ciott'anni di vita; una s·omm.aria . tusiasmo, da Sergio Piccioni, il
ma veridica narrazione di quel che compianto direttore della Nuova
"leO" è stata in tutti questi anni; _ Italia. La matrice in cui la rivista
260 una· descrizione di _ quel CQe è andava a inserirsi era quindi del

·o- uet c._h.-e- riflessioni



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11
ricordi e
del suo direttore
Commento

più grande prestigio. Non c'è qua­ mediato è rimasto insuperato. sulle discussioni che avvengono
si bisogno di ricordarlo: La Nuova Non mi pare infatti che le due o su quel tema.
Italia era la gloriosa casa editrice tre riviste che nel seguito hanno Nel 1988, "leO", in ragione del
di Firenze, protagonista, allora, tentato di affiancarsi a "Italiano e suo buon successo, generò una
dell'editoria italiana, sia scolasti­ Oltre", o magari anche di imitarlo, collana di libri (la "Biblioteca di
ca sia (come a quell'epoca si di­ abbiano raggiunto gli stessi risul­ Italiano & Oltre"), che in quindici
ceva) "di alta cultura". Non poteva tati, neanche da lontano. anni ha messo fuori una trentina
essere diversamente: l'idea di una La rivista ebbe quindi subito di volumi, pochissimi dei quali so­
rivista dedicata interamente al­ una gran risposta di pubblico, un no rimasti alla prima edizione.
l'intreccio tra linguaggio e scuola successo che sembrò incredibile: Quindi, nel complesso, credo
era del tutto nuova nell'editoria nel primo anno gli abbonati furo- che si possa dire che "leO" è sta­
italiana, e richiedeva un certo co­ no circa seimila, una cifra insoli­ ta una rivista al tempo stesso
raggio, culturale e anche impren­ ta.nel mondo delle riviste che vi­ nuova (questo è innegabile), ori­
\
ditoriale. Piccioni e La Nuova Ita­ vono nei dintorni della scuola e ginale (per tematica, per formula,
lia questo coraggio ce l'avevano, dell'educazione. Negli anni se­ per scrittura) e fortunata (questo
eccome: l'uno e l'altra pensavano guenti questo valore si assestò, è dovuto a voi, cari lettori e lettri­
che l'editore non ha il dovere tas­ restando però sempre a livelli ci, e ve ne siamo grati). A questo
sativo di far soldi da tutti i lati in molto elevati. Abbiamo avuto una dato qualitativo bisogna aggiun­
ogni momento, se ha una qualche media di tremila abbonati per gerne qualche altro di natura
idea da difendere; può anche fare quasi tutta la storia della rivista, quantitativa e fattuale. Nei suoi
utili da un lato e investirli dall'al­ un record che testimonia non so­ diciotto anni di vita, la rivista ha
tro, magari rischiando. L'editoria lo della qualità del prodotto che avuto circa trecento collaborato­
italiana era allora, si capisce facil­ si preparava, ma anche della sen­ ri (alcuni, ovviamente, più assidui
mente, ben diversa da quella di sibilità del pubblico che "leO" in­ di altri), ha inaugurato alcuni
oggi, nella quale l'utile è l'unica tercettò. Il pubblico dei nostri let­ campi (tra questi il linguaggio dei
preoccupazione, e dove, sotto le tori è sempre stato di natura mi­ sordi e dell'handicap, i rapporti
cinquantamila copie vendute, il li­ sta: non solo biblioteche e dipar­ tra informatica e linguaggio, la
bro non esiste. timenti, ma anche lettori singoli, multimedialità, ecc.), ha pubbli­
"leO" nacque in questo clima: componenti (suppongo) di quel cato in totale circa 5500 pagine,
ma, malgrado i timori iniziali, sia "ceto medio riflessivo" su cui ha raggiunto abbonati in Austra­
del direttore sia dell'editore, non questo pazzo Paese si regge pur lia, in Giappone, in Argentina...
andò affatto in perdita: tutt'altro. sempre, e che può aver interesse Abbiamo avuto collaboratori illu­
Di questo fatto sono orgoglioso, a tenersi informato su quel che stri, altri appena conosciuti e an­
anche perché quel successo im- accade nell'area del linguaggio e che del tutto sconosciuti, che ab- 261

0UEL CHE "IEO" È STATO


Commento

biamo scoperto, stimolato a scri­ rivista, vista sullo sfondo di una


vere, cominciato a pubblicare. casa editrice di medie dimensioni
Uno dei vanti di questa rivista è come la Nuova Italia, aveva un
proprio quello di aver tenuto a peso rispettabile: disponeva di
battesimo alcune delle persona­ più referenti interni (alla Nuova
lità interessanti nel campo dello Italia esistevano allora, addirittu­
studio del linguaggio e dell'edu­ ra, un ufficio riviste e un respon­
cazione linguistica di questi anni, sabile degli abbonamenti), e po­
di avere ospitato i loro primi lavo­ teva proporsi di tanto in tanto an­
ri, perfino di avergli insegnato che di svilupparsi ulteriormente.
(con l'aiuto della redazione) a In questo quadro abbiamo orga­
scrivere un articolo ben fatto. nizzato congressi, patrocinato ini­
Con il loro aiuto abbiamo creato ziative, promosso campagne di
una rivista dalla formula ricca, va­ abbonamenti: insomma contri­
riata e originale. Lo dico da me, e buito al movimento delle idee e
forse non dovrei, ma le conferme della cultura, abbiamo cercato il
che ho avuto in questi anni a que­ nostro pubblico e i nostri autori,
sto proposito sono troppe perché abbiamo identificato nuovi temi e
io non debba sintetizzarle in que­ nuove maniere di affrontarli.
sto modo: scritture serie ma non Col passaggio a Milano, "leO"
tetre, colte ma non accademiche, ha gradualmente perso peso nel­
solide e documentate (abbonda­ l'azienda, data l'immensa spro­
vano grafici, tabelle, percentuali) porzione tra le sue dimensioni e
ma non astruse, applicative ma quelle dell'editore a cui faceva
non banali, e così via. capo. Alla fine, e da alcuni anni,
trovare, nella RCS, un dirigente o

L
e cose sono cambiate di un funzionario con cui parlare dei
molto da quando, alcuni anni problemi della rivista, a cui chie­
fa, a seguito di una varietà di dere un elenco di abbonati o a cui
eventi, La Nuova Italia è entrata domandare un parere o un soste­
nel portafoglio della RCS editori, gno su questo o quel problema, è
proprietaria di circa metà dell'e­ diventato impossibile. L'editore
ditoria italiana, e fu trasferita a ha anche chiuso la "Biblioteca di
Milano. Fino a quel momento, la Italiano & Oltre": non ci credere-
Commento

te, senza dirne al direttore nean­ insostenibile questa situazione, linguaggio, della scuola, della cul­
che una parola. per il disagio che provocava in tut­ tura. Pur nella tristezza, non pos­
Lo sviluppo della rivista è in­ ti e per il graduale indebolimento siamo essere scontenti, quindi.
somma cessato, così come è ces­
sato ogni tipo di attività collettiva
diretto a questo fine (incontri, riu­
che produceva nella rivista. A
questo disagio pongo fine, con
immenso rammarico, chiudendo.
L e riviste sono come i gatti: di-
ciotto anni di vita per una di l
nioni, progetti). Come conse­ Devo dire per onestà e per fran­ loro equivalgono più o meno
guenza, negli ultimi due anni chezza che molti amici si sono op­ a ottant'anni di vita umana. Rico­
"leO" ha perso una parte dei suoi posti a questa decisione, l'hanno noscerete che non sono pochi, an­
abbonati. Edoardo Lugarini, con­ persino contrastata, ritenendo zi che sono molti, forse troppi. Ri­
direttore di questa rivista e per che "leO" avesse ancora una fun­ viste più importanti della nostra, in
anni dirigente della Nuova Italia zione: tra questi, voglio ricordare Italia e altrove, sono durate meno.
(sia nella versione fiorentina sia in due persone che hanno, a volte Quindi, considerato che siamo
quella milanese), si è battuto con anche contro il mio parere, cerca­ (noi di "leO") in una forma passa­
leonino vigore e con strenuo af­ to di ravvivare il destino della rivi­ bilmente buona e che il futuro
fetto per costituire per il direttore sta presso il suo editore, Felice (Berlusconi e soci permettendo)
disorientato un punto di riferi­ Froio e Enzo Golino. Ho deciso al­ sembra ancora non escludere
mento interno alla casa editrice. la fine di non dare retta al loro af­ qualche moderata soddisfazione,
Ci è riuscito per alcuni anni, a co­ fettuoso consiglio, perché la pa­ chiudere adesso non è male.
sto (credo) di grandi sforzi perso­ rabola della rivista presso il suo Anzi, va bene così, va davvero
nali. Ma, da quando ha lasciato il editore mi è sembrata indiscuti­ bene così...
servizio, "leO" è rimasto senza ri­ bilmente chiusa.
ferimenti: barchetta in un grande Questo, puro e semplice, l'an­
mare, senza possibilità di svilup­ tefatto della decisione. La rivista
po e senza una sponda a cui guar­ chiude quindi, sì, con una certa
Quel che è stato
dare. Ciò significa: nessuno con malinconia ma anche con la cer­
"leO"
cui parlare, nessuno con cui pro­ tezza assoluta di avere fatto il suo on voglio né posso fare la
gettare, nessuno a cui proporre,
nessuno a cui chiedere un pare­
re... Un sito internet della rivista,
dovere con decoro, con spirito cri­
tico e civico, senza cedimenti e
servilismi verso nessuno, tanto
N storia della rivista. Ci ha
pensato un paio di anni fa,
e piuttosto bene, una studentes­
per esempio, indispensabile nel­ meno verso le mode culturali e sa bolognese, Chiara Di Giovanni,
l'epoca digitale, è stato più volte educative, verso i potenti di ogni che ha preparato una tesi di lau­
progettato ma mai realizzato. tipo, verso i luoghi comuni e le ba­ rea in cui ha raccontato la storia
Ad un certo punto ho ritenuto nalità che inondano il mondo del di questa rivista in modo accurato 263

0UEL CHE "IEO" È STATO


Commento

e intelligente. Voglio solo ricorda­ erano due, speculari l'uno all'altro:


re qual era nel 1986 il contesto in la dialettofonia ancora molto diffu­
cui la rivista si collocò e qual è og­ sa, e l'imperfetta e scadente co­
gi, perlomeno nella mia persona­ noscenza di una "lingua per tutti";
le valutazione. tutto ciò in un contesto politico in
cui la scuola e la cultura (con tutte
uando creammo "leO", l'Ita­ le loro manifestazioni, dal libro alla

Q lia era (o sembrava) un Pae­


se abbastanza sviluppato, e
con qualche speranza di sviluppo
televisione al consumo della stam­
pa quotidiana) contavano com­
plessivamente poco. Nel mondo
ulteriore. Alcuni pensavano che della cultura e della riflessione, il
fosse sulla rampa di lancio dello problema era invece quello di mi­
sviluppo, e neanche nella posizio­ gliorare energicamente la forma­
ne iniziale, bensì più avanti. Ciò zione degli insegnanti (che "leO"
sembrava vero sia sul piano politi­ ha sempre considerato e trattato
co ed economico sia su quello cul­ come "professionisti dell'educa­
turale e educativo. Ricordate ad zione" e non come travet malpa­
esempio, anche se è un tempo gati), trasferendo nella loro mente
molto lontano, che proprio in que­ e nella loro pratica le idee e i prin­
gli anni erano stati rinnovati i pro­ cipi di quella dottrina, maturata es­
grammi per la scuola media e poi senzialmente in Italia, denominata
per la scuola elementare: negli uni "educazione linguistica".
e negli altri, per la prima volta le ri­ Gli anni Settanta erano stati
flessioni e gli indirizzi provenienti del resto gli anni della grande
dal mondo dell'educazione lingui­ esplosione dell'educazione lingui­
stica venivano trasformati in un te­ stica, quelli in cui si era manife­
sto normativo. Si trattava di tra­ stato con prepotenza il suo sot­
sformarle, quelle idee teoriche, tofondo politico e aggregativo. Ri­
mediante un passaggio ulteriore, cordiamo tutti, suppongo, la gran­
in attività pratiche, concrete, quo­ de massa di convegni, di incontri,
tidiane della scuola. di gruppi di studio che si organiz­
Nel mondo reale, per quel che zavano nelle più diverse città, per
concerne il nesso tra linguaggio e migliorare la propria preparazio­
264 educazione, i problemi principali ne, per individuare nuovi obiettivi
Commento

e focalizzare speranze. Sullo sfon- la direzione alla fine degli anni No- parole, "leO"fun zionava (e ha
d o (il background, del quale nes- vanta. Abbiamo intanto acquisito sempre funzionato) coi metodi di
suno sa dare una d�finizione pre- altri specialisti e amici, come Ca- una rivista s cientifica (con un co-
cisa, ma che tutti sentiamo incom- mii la Bettoni, Dario Corno, Anna mitato di revisione e con la pos-
bente nelle circostanze), sem- Rosa Guerriero e Edoardo Lugari- sibilità c he un arti colo venisse
brava anche che il futuro sarebbe ni. In redazione è stato , dagli inizi rinviato per modifiche agli autori),
stato tranquillo: non c'era il con- fin o al 1999, Domenico Russo , pur essendo di altra natura. I la-
sumismo, non c'era il delirio cultu- ormidabile collaborato re, pieno vori che ha pubblicato sono stati
raie giovanile, non c'era il terrori- di iniziative, di fervore, di buonu- esaminati in gran parte dal condi-
smo, la scuola sembrava un mon- more, di proposte e di idee. Il po- re ttore c he li ha propo sti, riesa-
do protetto, si curo e attendibile, e sto di Russo è stato preso da col- minati dalla redazione e dal diret-
così via. laboratori diversi, da ultimo da tore, eventualmente mo dificati e
In questo panorama, "leO"si Daniela Forni, che ha assunto la migli orati. Questo meto do, sicu-
collocò subito, con qualche inizia- redazione in epoca telematica, ha ramente lab orioso (specialmente
le esitazione, poi sempre più au- lavorato con grande passione e negli anni in cui si realizzava per
torevolme nte. Intanto, era la pri- ha dato a questa rivista il meglio posta), costi tuisce un a garanzia
ma rivista su quei temi, che, come delle sue e nergie. di qualità, alla quale te nevamo e
ho detto, manifestavano una spe- Siano ringrazia ti tutti, questi teniamo molto. I nsomma, "leO"
ciale urgen za. Poi, avevamo ag- amici e colleghi, per il contributo ha pubblicato sicuramente molti
gregato attorno alla rivista un che hanno dato alla rivista, per la articoli discutibili, ma non ha mai
gruppo di condirettori di prim'or- pazienza con cui ne hanno assi- pubblicato cose superficiali o ab-
dine. Alcuni di loro sono ancora curato la crescita e la vitalità, per borracciate.
con noi. Ricordo quelli della prima la disponibilità e l'interesse ap- Ricordo anche che ritenemmo
ora, che accettarono tu tti con passionato che hanno sempre tutti sin dall'inizio che bisog nas-
entusiasmo: Wanda D'Addio C o- manifestato. se insis tere sull'" oltre"più che
losimo, Daniela Bertocchi, Moni- Ciascuno dei condirettori pro- sull'"italiano".Il titolo della rivista
ca Berretta, Alberto Sobrero. Nel poneva auto ri o temi, in una riu- ( che ebbe successo anche lui e fu
tempo, quella direzione è in parte nione che si faceva a nnualmente parecc hio imitato) parlava chiaro.
cambiata: a firmare questo nume- a Roma (a quell'epoca, gli editori Stabilimmo allora che al cune in-
ro ci sono ancora, di quel gruppo, potevano perfino pagare missio- tersezio ni del linguaggio doves-

I
Alberto Sobrero e Daniela Bertoc- n i collettive di ques to ge nere), sero essere tema di a ttenzione
chi. Monica Berretta è scomparsa oppure esaminava, su propos ta costante .Tra queste: l'handicap
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6

QuEL CHE "IEO" È STATO


Commento

primo numero una rubrica intito­ mondo inevitabilmente diverso da


lata "Italiano alfanumerico", vera quello del 1986. Provo a elencare
anticipazione profetica), i collega­ alcuni dei cambiamenti ambienta­
menti con il mondo sociale, con la li che hanno avuto luogo:
letteratura, con la programmazio-
, ne della vita scolastica... Chi scor- 1. il problema della dialettofonia
ha perso peso, nella società e
nno in cui ne modificam­ nella scuola, non solo perché
•·mpianto) trova una rispetta­ la conoscenza dell'italiano (di
bile varietà di temi, alcuni dei qua­ un qualche italiano, certo) è
li nuovi nel panorama italiano. sensibilmente aumentata, ma
"leO" ha cambiato due volte anche perché la nostra società
impostazione, orientando il suo ha mostrato di non essere in
cammino in maniera più appro­ grado di procedere in questo
priata ai tempi e cambiando (sia oltre un certo livello.
pure di poco) anche veste grafica 2. Corrispettivamente, ha preso
(la grafica della nostra rivista è importanza il problema delle
sempre stata curata da Marco lingue di immigrazione, che è
Capaccioli, le cui soluzioni hanno esploso a partire dagli anni
molto contribuito al nostro buon Novanta, e a cui solo oggi si
andamento). L'ultima di queste comincia a dare una risposta
messe a punto ha avuto luogo nel dalla parte pubblica.
2000: da essa è uscita la rivista 3. È cambiata profondamente la
come oggi la vedete e come ades­ cultura giovanile, coi suoi co­
so la salutiamo. dici e i suoi linguaggi; in parti­
colare ha preso un peso formi­
dabile la cultura digitale, tanto
presso i giovani quanto nel
Che cosa è cambiato mondo esterno (compreso
in questi anni quello dell'educazione).

M
olte cose sono cambiate, 4. È cresciuto immensamente il
nel contesto in cui "leO" ruolo del mondo esterno nella
si muove: quindi le ultime formazione dei giovani. In pas­
annate di "leO" si riferiscono a un sato ho chiamato endopaideia
Commento

il mondo interno alla scuola, mente dei professionisti; il lin­ municazione di massa, diffusione
esopaideia quello esterno: àa guaggio e la scrittura hanno della stampa quotidiana, ecc.)
questo punto di vista l'esopai­ preso nuove forme. non ha fatto passi avanti ma ha,
deia ha preso il sopravvento 7. È globalmente cambiata la po­ semmai, regredito rispetto a quel
sull'endopaideia, spostando sizione internazionale dell'ita­ che era quindici anni fa. Guarda­
radicalmente il ruolo delle di­ liano. Negli anni Ottanta era to dal satellite della storia, in fatto
verse componenti della forma­ una lingua debole fuori d'Italia, di cultura e di linguaggio questo
zione. usata da persone di cultura e Paese non ha progredito, anzi re­
5. Le pratiche di scrittura si sono dalle seconde e terze genera­ gredito. Ha mostrato che la sua
molto sviluppate, anche pres­ zioni di emigrati. Oggi è diven­ vera condizione non era quella (al­
so i giovani, anche per la mol­ tata lingua franca di milioni di la quale accennavo all'inizio) di
tiplicazione delle tecnologie immigrati (che spesso la par­ Paese-piuttosto-avanti-sulla-stra­
dedicate che servono a questo lano e la usano meglio degli da-dello-sviluppo, ma al contrario
scopo. Moltissime persone italiani) e ha ripreso nuovo quella di primo-dei-Paesi-sottosvi­
scrivono oggi (dal computer slancio come lingua di cultura. luppati. Parlo di cultura, natural­
agli SMS alle diverse forme di mente, ma, come i lettori di que­

D
collegamento telematico... ), al irete: questi connotati de­ sta rivista sanno bene, la cultura
punto che si può dire che non scrivono un Paese piena­ non è un indicatore marginale,
si è mai scritto tanto come in mente sviluppato, moderno bensì uno dei più significativi del­
quest'epoca. Quindi la scrittu­ e in cammino. Qui sta l'errore, ca­ la vita di un Paese...
ra prende piede, le sue moda­ re lettrici e cari lettori. Sullo sfon­ Questo è l'orizzonte in cui ci
lità e le sue forme si incre­ do di questi cambiamenti, che so­ troviamo, per quanto ci riguarda;
mentano, e questo fenomeno no in parte positivi e in parte di questo è l'orizzonte in cui "leO"
stenta ancora a trovare una segno ancora dubbio, sta il fatto chiude. A me dispiace solamente

e
corrispondenza nella scuola. che alcuni dati strutturali della no­ che il nostro congedo avvenga in
6. È cambiata anche l'organizza­ stra società non si sono trasfor­ un Paese in cui gli indicatori cul­
zione della scuola italiana, an­ mati, e tanto meno in meglio: il turali non sono cresciuti.
che per quel che ci riguarda: la linguaggio pubblico italiano (per
"grammatica" alla maniera merito del berlusconismo e dei redo che così basti. Un salu­
dell' ancien régime non si fa suoi effetti) è a un livello di degra­ to a tutti quelli che ci hanno
_
forse più da nessuna parte; di­ dazione che non ha pari in Euro­ seguito e sostenuto, e un
verse forme di "nuova gram­ pa; l'attenzione politica verso la grazie di cuore.
matica" hanno trovato cittadi­ cultura e le sue manifestazioni
nanza nella scuola e nella (linguaggio, lettura, mezzi di co- 267

0UEL CHE "IEO" È STATO


Timori del
nuovo,
paura del
woto
Cronache recenti ra nulla: nella Legge 53 e nelle carte seguiti da allargamenti, sono questi:

M aggio-giugno 2003. La televisio­


Bertagna se ne parla, ma nessuno sa
chi sia e che cosa farà. "L'insegnante tutor accoglie gli
ne si occupa di scuola, non per
parlarne, ma per sponsorizzarla; in
particolare, per sponsorizzare la
F ine giugno 2003. A scuola semi­
chiusa, con veloci corrieri, arriva­
studenti e li segue nel loro cam­
mino educativo.
Inglese e computer entrano nella
"scuola che cresce", quella riformata no nelle scuole della Repubblica pac­ scuola fin dai primi anni.
(?) dal Polo. Lo spot che tutti gli Italia­ chi di eleganti fascicoli col testo del­ Portfolio delle competenze docu­
ni hanno occasione di vedere batte la Legge 53: gli insegnanti è bene menta il percorso educativo e
sul tasto del "crescere", proprio come. che la leggano e che si facciano un'i­ formativo degli alunni.
gli studenti che siedono sui banchi dea. Ma - si sa - i testi di legge sono Stage e tirocini di lavoro per tut­
(sul "crescere" le varianti ministeriali tra i più irti e criptici. Se poi sono di ti gli studenti dopo i 15 anni.
sono più d'una: nel libretto azzurro Leggi Delega, sono ancora più im­ Si studia fino a 18 anni: 12 anni
era "una scuola per crescere", un an­ pervi: le Leggi Delega, per loro natu­ di istruzione e formazione garan­
no dopo "la scuola cresce proprio co­ ra, indicano orientamenti, intenzioni, titi per tutti" {la garanzia negli ac­
me te"). Lo spot è un salto di qualità e sono solitamente piene di rimandi quisti di un certo peso conta:
nella politica ministeriale della comu­ normativi e di numeri; e di prosa spi­ corsivo mio).
nicazione: se fino a qualche tempo golosa. Gli insegnanti guardano, si "Laurea specialistica e aggiorna­
prima la scuola veniva distribuita nel spaventano e tirano via. Leggono la mento per gli insegnanti".
pacco-dono dei maggiori quotidiani o lettera di accompagnamento del mi­
settimanali italiani, incartata in qual­
che elegante dépliant, a partire da
questo momento è come un qualsia­
nistro che non smentisce il suo stile.
Anche questa, come le precedenti
epistole, è senza "perché": in 25 ri­
In una piega del dépliant si dice
"perché, con chi, come, quando"
la scuola si rinnova. Il "quando" ("a
si dash che fa meglio degli altri. ghe non ce n'è uno, neanche nasco­ partire dall'anno scolastico 2003-
Fino al 2001 - il tempo degli Sta­ sto. È una lettera col destinatario, 2004") lascia perplessi: l'anno sco­
ti Generali - di scuola si era parlato ma senza interlocutore e senza "mo­ lastico 2003-2004 è cominciato, ma
in luoghi chiusi e nelle forme con­ venze testuali". Per chi fa pubblicità del portfolio delle competenze non
suete; nel 2002 la scuola era uscita non è importante chi ascolta, ma chi c'è traccia; l'inglese nella maggior
allo scoperto e si era awenturata nel eventualmente compera. parte delle scuole viene insegnato da
mare aperto della pubblicità su carta tempo, fin dai primi anni; l'informati­
stampata. Nel 2003 arriva in TV.
· Lo spot risulta subito azzardato:
a giugno, la scuola non si sa dove e
F ine settembre 2003. Nel solito
pacco di un noto settimanale
spunta un pieghevole: "La scuola cre­
ca la fa chi può: le scuole che hanno
le macchine, e gli insegnanti che se
la sentono e che ci sanno fare. I cor­
perché cresce, e se crescerà. Quella sce, proprio come te". Bambini sere­ si a tappeto {TIC) per chi aveva scar­
nuova è solo un annuncio. Ad esem­ ni e d'altri tempi in copertina. All'in­ sa familiarità con l'informatica fini­
pio, dell'insegnante tutor gli altri in- terno, spiegazioni. Colore dominante, ranno solo nel dicembre 2003.
268 segnanti e dirigenti non sanno anco- il verde, colore polisemico. Gli slogan, Pubblicità ingannevole?
················································································································································································································································································
Valter Deon Quattro anni di slogan e dépliant
valterdeon@tin.it per una riforma subìta

anno da contrappeso ai messaggi due secche abrogazioni: "La legge rivano da mittenti nuovi, si può capi­
F
veloci della pubblicità e alle vul­ 1 O febbraio 2000, n. 30, è abroga­ re meglio il senso di smarrimento e
gate della Riforma i documenti delle ta"; "La legge 20 gennaio 1999, n. 9, la misura del cambiamento interve­
Raccomandazioni Nazionali e delle è abrogata". Certo, le date sono stru­ nuti in questo breve arco di tempo: il
Indicazioni Nazionali per i Piani di mentali e aiutano: segnano, ma so­ ministro della Pubblica Istruzione. in
Studio Personalizzati, nelle varie re­ no morbide sul prima e sul dopo. questi anni non è più l'interlocutore
dazioni: chili di scritture più o meno Il prima lo chiamerei "il tempo "amministrativo e burocratico" delle
edificanti, a seconda dei gusti. dei timori del nuovo". scuole (lo diventa il Direttore Regio­
Letture complesse e difficili da Se si possono misurare i cambia­ nale, e la sensazione, almeno nei pri­
parafrasare. Anche per questo non si menti nelle cose dalla quantità di pa­ mi tempi, è che sia nessuno). Le di­
riesce a capire dove e che cosa sia role nuove, si deve dire che l'anno scontinuità appaiono più forti delle
la Riforma. 2000 (e dintorni prossimi, vale a dire continuità, almeno in superficie.
il 1999 e il 2001) è stato un anno di
pesanti cambiamenti. Questo è il ppure, almeno tre fatti conferma­
Timori del nuovo... E
primo dato. Basta leggere l'annata no che le discontinuità sono se­
uattro anni (2000/2003) posso­ 2000 di "leO": progetti, Pof, accordi gnate in un quadro di forti continuità.
Qno essere niente o, al contrario, di rete, competenze, curricoli, diri­ Il primo riguarda il quadro lingui­
un tempo lunghissimo. Chi è dentro genti, acronimi a non finire, sono le stico di sfondo, che tiene. Le parole
la scuola, non ne ha una percezione parole (e le cose) che in quegli anni nuove si innestano in una storia che
precisa: ha la sensazione di essere hanno agitato il mondo della scuola. continua e in progetti che arrivano a
fermo, ma, se guarda a distanza, ve­ Anni affannati, che hanno creato ti­ compimento: il documento di con­
de di aver camminato tanto e a lun­ mori, speranze, consensi, ma anche ferma, quello che rappresenta la sin­
go. Continuità e discontinuità, vissu­ dissensi e qualche disturbo. Non che tesi del nuovo, è il testo preparatorio
te solitamente senza lucida consa­ tutte le parole apparse allora fossero e definitivo dei nuovi curricoli: porta
pevolezza, sono - per la scuola e nel­ comparse per la prima volta: ma - è a realizzazione un disegno che veni­
la scuola - facce della stessa meda­ noto - alcune parole vecchie ricom­ va da lontano.
glia: lo star fermi e il muoversi affan­ paiono in tempi diversi e si riempio­ Il secondo interessa la cornice
nosamente sono la normale condi­ no di significati nuovi. culturale entro la quale si innesta il
zione di chi lavora con gli studenti. Se poi - e questo è il secondo tanto nuovo del disegno riformato­
La lingua - come al solito - aiuta dato - le parole passano per i nuovi re del prima Moratti. Il clima e la
a capire tempi, cose e uomini. Den­ canali dell'informatica, il senso di di­ tensione di quei mesi sono condivi­
tro i quattro anni, la data che separa sorientamento di quei momenti, a si: le circa 400 persone che lavora­
un prima e un dopo ideali è l'aprile pochi anni di distanza, risulta ancor no al documento hanno alle spalle
2002, il mese del primo affacciarsi più significativo. Canali nuovi cam­ associazioni professionali, gruppi di
della futura Legge 28 marzo 2003, n. biano anche le parole: e la comuni­ lavoro e di ricerca, e rappresentano
53. La frattura è marcata intenzio­ cazione alla fine appare diversa. Se attese e partecipazione di tanta
nalmente; e infatti il testo chiude con poi, parole nuove per canali nuovi ar- parte della scuola, della società ci- 269

TIMORI DEL NUOVO


vile e culturale del paese.


Il terzo è relativo all'interlocutore
delle scuole, che rimane alla fine il re­
Istituire
primi documenti che preparano la
scuola riformata si sforzano di re­
smalto a parole che hanno fat­
la storia della scuola e della pedago­
gia sono discorsi che si erano già sen­
titi; e saltare all'indietro può dare un
sponsabile della politica scolastica del to la storia dell'educazione, e che pu­ senso di vuoto.
paese: il ministro della Pubblica Istru­ re hanno continuo bisogno di essere Se tra i contenuti delle Indicazio­
zione. Fino al 2001 è l'interlocutore rispolverate e riempite di altro: le pa­ ni Nazionali e la loro traduzione in at­
che, dentro la scuola, rimane nono­ role però resistono. I bambini della ti concreti non ci sono le tecniche e
stante tutto un punto di riferimento. scuola primaria, ad esempio, stenta­ le conoscenze; se nei testi la concre­
no a farsi chiamare di nuovo "fanciul­ tezza dell'insegnare qualcosa a qual­
... e paura del vuoto li". Un caso esemplare è "formazio­ cuno è negata; se il fare dell'insegna­
ne": viene usata (ma lo si è capito do­ re è affidato al maestro che - sospe­
1 nuovo arriva col cambio di gover­ po) come sinonimo del sintagma "for­ so tra Raccomandazioni e Indicazio­
1
no e lascia, in un primo tempo, per­ mazione professionale". Nella storia ni - ha il compito di costruire i Piani
plessi e silenziosi. I primi mesi sono della scuola e nella bocca degli inse­ Personalizzati di Studio; il destino del­
mesi in cui si rimesta il presente in gnanti la parola "formazione" ha sem­ la lingua che parla di scuola non può
attesa di eventi. L'annata 2001 di pre significato "paideia", crescita che essere l'afasia o l'artisticità del­
"leO" conferma l'inquietudine per il complessiva: l'istruzione ne è sempre l'incontro delle anime. Senza il bam­
futuro. L'Italia comincia ad essere stata il mezzo. In termini tecnici, è so­ bino, e solo col fanciullo, la scuola
percorsa, in su e in giù, da vec­ vraordinata rispetto a "istruzione". Col stenta a crescere.
chi/nuovi esperti scolastici, mentre nuovo si è impoverita: non riesce a
parole diverse compaiono nel muta­ stare in piedi da sola (la formazione è ra il 2001 /2002 la lingua della
T
to orizzonte lessicale: "eccellenza" è formazione professionale) e segna il scuola comincia a non capirsi più:
una delle prime parole del nuovo mi­ secondo canale del sistema duale la lingua non sopporta giochi di pre­
nistro del MIUR (insieme a "cresce­ (scuola-scuola o scuola della forma­ stigio. Se si impoverisce o si ferma,
re", diventerà una delle parole tema­ zione professionale: alla fine, scuola o comincia lei stessa a chiedersi per­
tiche del responsabile di Viale Tra­ lavoro). Se la lingua si è fermata, il ché e a dare segni di malessere: e
stevere); cominciano anche a circo­ perché si deve forse cercare oltre i te­ quindi, da un lato, si dilata nelle Rac­
lare documenti che annunciano rivo­ sti, oltre la superficie, là dove nascono comandazioni e nelle Indicazioni Na­
luzioni. Eppure, la parola d'ordine, le idee-guida che impiantano i discor­ zionali dei Piani di Studio Personaliz­
nel quadro linguistico d'insieme, è un si. "leO" ha provato a capirlo: se tra il zati, perdendo il senso di sé (nell'uso
deciso "fermi tutti": il tanto nuovo maestro e lo studente, se tra chi in­ di maiuscole e minuscole, ad esem­
che deve venire segna, sul piano lin­ segna e chi impara non c'è il fare, la pio); dall'altro, si restringe negli slo­
guistico, un arresto dell'allargamento concretezza della tékhne, la parola si gan pubblicitari. Bulimia e anoressia
del lessico: la macchina della lingua ferma, si asciuga o si dilata: o per di­ sono le facce del medesimo star ma­
sembra fermarsi. Il nuovo che deve ventare slogan pubblicitario o per ri­ le. Il "perché" è il segno della febbre:
venire è segnato, nell'universo delle girarsi su se stessa a esaltare la per­ nei documenti Bertagna che descri­
270 parole, da un salto all'indietro. sona e a rivendicarne il primato. Nel- vono la scuola di domani i "perché"

abbondano; nei testi (genere episto­ dialogo il cui svolgimento è regolato l'obbligo scolastico? Perché è me­
lare, per lo più) del ministro e, natu­ dalla dialettica intesa come l'arte di glio ricevere istruzione e formazione
ralmente, nei messaggi pubblicitari fare domande, bisogna concludere in stage e in azienda piuttosto che a
sono assenti. Il "perché" ha bisogno che, nella lingua dei nostri gover­ scuola? Perché è meglio averle a 14
di misura e di equilibrio: è la parola nanti, l'altro - vale a dire l'interlocu­ anni piuttosto che a 15? Perché gli
più critica e più delicata della lingua; tore - non esiste. 8 anni della scuola di base è meglio
ed è il termometro più affidabile del­ "Sono gli insegnanti nelle scuole, pensarli spezzati piuttosto che inte­
la salute degli uomini e delle cose. nei laboratori e nelle riunioni che in­ ri e continui? Perché duale la scuola
contrano ogni giorno i ragazzi e i ge­ superiore?

C ol "perché" in mano si può pro­


vare a capire la storia più recen­
te - questi ultimi due anni - della
nitori, con le loro speranze ed aspi­
razioni, con tutto il loro carico di
aspettative per il futuro" (Il capover­
Sulla pubblicità di/su/per la
scuola si possono fare mille pensieri
e mille battute: che la scuola non
scuola. Non è necessario tanto ma­ so); "La scuola sempre più deve af­ c'entra, che non è un prodotto, che
teriale: la lettera del ministro che ac­ fiancare le famiglie nella funzione non si può vendere. Resta il fatto che
compagna l'ultimo fascicolo in car­ educativa e dare risposta di qualità chi l'ha subita se ne è sentito estra­
ta patinata con il testo della Legge alle esigenze formative dei ragazzi; neo. E ha sentito estraneo chi l'ha
53 è sufficiente. Poche parole ba­ deve sostenere chi è in difficoltà e promossa. Anche perché, tra le altre
stano a capire il prima, il dopo, il du­ valorizzare i talenti" (IV capoverso). cose, è facile che la pubblicità forzi
rante. La lettera, che non presenta A guardar bene, è lingua che tende a le parole e non badi alla verità: la
un solo "perché", dice tante cose. dichiarare piuttosto che ad argo­ riforma nell'anno scolastico 2003-04
Ad esempio, nonostante attacchi mentare, a chiudere piuttosto che ad è entrata in vigore solo per la parte
con un "Gentile professore", è senza aprire, ad affermare piuttosto che a che riguarda l'ingresso dei bambini­
interlocutore: il "perché" è segno interrogarsi e a interrogare; provoca fanciulli nella scuola primaria che
del ragionare, e chiama sempre in reazioni emotive, ma non coinvolge; hanno compiuto i 5 anni prima del
causa qualcuno; se è assente, l'altro inquieta, ma non pone problemi. E 28 febbraio. Non tutti quelli che po­
è negato. Hara-ld Weinrich, in un infatti, un conto è il /ogos, un conto è tevano ne hanno approfittato.
saggio di alcuni anni fa, pensava l'azione: chi comanda non ha biso­ La storia degli ultimi due anni è
acutamente alla necessità di colti­ gno di argomenti; si limita ad affer­ storia del progressivo abbandono del
vare negli studenti la "competenza mare, a indicare, a richiamare dove­ rispetto della parola: se la si gonfia,
interrogativa"; in sostanza, di edu­ ri e a imporre speranze. scoppia, e non dice più nulla; se la si
carli ad avere sempre tra i piedi il stringe, può essere tentata di non di­
"perché". Scomodava Aristotele, la
filosofia scolastica, tirava in ballo La­
bov, Habermas, Piepho, Gadamer:
S ono stati anni brevi e intensi, con
tanti "perché" che - chi non ha
capito - si è tenuto. Ad esempio,
re la verità. Alla fine, la lingua della
scuola è la lingua del paese, e la sto­
ria dell'una è anche storia dell'altro: il
se è vero che la conoscenza passa perché anticipare l'ingresso dei dire e il negare, il dire e il parafrasa­
attraverso la domanda, e se è vero bambini nella scuola elementare? re, il dire e lo smentire sono il nostro
che il luogo di questo passaggio è il Perché è una riforma abbassare non parlare di ogni giorno. 271

TIMORI DEL NUOVO


Fenomeni linguistici

Nell'era
del post-italiano

l'italiano popolare, le cosiddette lingue speciali,�


le varietà di scritto e di parlato) e registri (solen-
ne, formale, informale ecc.), in vivace movimen- ')
to; all'esterno convive in vari modi - dalla sim­s
1.
biosi alla separazione/alternanza - con idiomi
La dinamicità della lingua viva
Sembra incredibile, ma nell'anno del Signore diversi: i dialetti, le lingue locali, le lingue degli')
2003 c'è ancora qualcuno che ritiene la nostra immigrati.
lingua una costruzione monolitica fatta solo di
forme giuste e di forme sbagliate, e pensa che con
una buona grammatica - naturalmente normati­
va - e un bel dizionario compilato da comitati di
uomini saggi si possa diffondere il verbo della Cl
"buona lingua"; che lo stesso comitato di uomini 2.
saggi debba suggerire agli italiani i verbi e gli ag­
gettivi da usare per parlare e per scrivere (e sia
Forme risalite dal parlato
pronto a inventarne di nuovi, e buoni e saggi, in La dinamicità non è data né dall'ingresso di pa­
caso di necessità), e che l'italofonia si possa re­ role straniere - che soprattutto nel parlato sono
golare con incentivi, come i prepensionamenti 1• presenti in percentuali bassissime - né dai tec­
Come molti sanno, chi pensa questo non è un no­ nicismi dell'informatica o dell'economia (che re­
stalgico ma innocuo preside in pensione bensì un stano limitati a usi specifici) né dai fenomeni di
bel gruppo di persone, anzi un gruppo che rap­ moda che via via caratterizzano l'uso giovanile
presenta la maggioranza degli italiani e a loro no­ del linguaggio (SMS, gerghi, chat, ecc.). È invece
me ci governa. tutta interna a quello che potremmo definire lo
Le cose non stanno affatto come la pensano "zoccolo duro" della lingua. Il movimento princi­
questi signori. Anzi. L'italiano, da quando è fi­ pale in atto nello spazio linguistico italiano, in­
nalmente lingua "viva" in tutta la nazione, ha ac­ fatti, è oggi costituito dalla consistente e continua
celerato i suoi movimenti interni, e si presenta "promozione" di forme - ricorrenti tipicamente
oggi in modo significativamente diverso da come nel parlato - che prima erano giudicate scorret­
si presentava anche solo venti o trent'anni fa (e te, o triviali, o colloquiali, e ora sono a volte tolle­
vent'anni, nella storia di una lingua, sono dav­ rate, a volte accettate, a volte addirittura integra­
vero pochi). La sua caratteristica fondamentale è te nell'uso corrente.
proprio la grande dinamicità. Al suo interno si Tra le forme che "salgono" le più citate, nella
distribuisce su più varietà (gli italiani regionali, I letteratura corrente, sono:

Alberto A. Sobrero L'italiano canzbia pelle e il suo stile si fa meno


albertosobrero@I ibero. it formale e più leggero
/J(J
(;yt.-t. t I
l -
jvv L,! • t..{ !)
e Fenomeni linguistici

J • la realizzazione del verbJ impersonale con la si di scrittura che ormai pullulano nelle Univer­
A terza persona plurale: non danno niente in TV; sità italiane sono una miniera pressoché inesau­
• gli usi sovraestesi dell'imperfetto: l'imperfet- ribile.
7to di cortesia (volevo un chilo di pane), l'im­ Non si tratta di cambiamenti di poco conto: si
perfetto ludico (io ero un marziano, tu un ter­ tratta di "pezzi" di grammatica, anche "pregiati",
restre), l'imperfetto nelle ipotetiche dell'ir- nel senso che in questi spostamenti sono coin­
'" realtà (se venivi prima era meglio) o per indi- volte aree della grammatica e della testualità che
care il futuro nel passato (mi ha eletto che ve­ fanno capo alla struttura profonda della lingua:
niva); l'ordine delle parole, il sistema dei pronomi, i
� l'uso dell'indicativo al posto del congiuntivo tempi i modi e gli aspetti del verbo, le congiun­
dopo i verbi di opinione ( credo che hai ragio­ zioni, la brachilogicità, l'implicitezza, la deissi, le
ne); strategie conversazionali. Il cambiamento, in­
• l'uso multiplo e polivalente del che: il giorno somma, è profondo: nel linguaggio dell'economia
che ti ho incontrata per la prima volta (tem­
porale), andiamo che è tardi (causale), ho
mangiucchiato tutta la mattina, che a pranzo
si parlerebbe di mutamenti non "congiunturali"
ma "strutturali". Proprio questa caratteristica
spiega un mutamento sociolinguistico di grande
>(
non avevo più fame (consecutiva), il giornale rilevanza: insieme ai comportamenti cambia an­
che ci scrjye Giuliano FeJTara (complemento che l'atteggiamento nei confronti del problema
indiretto); stesso della norma.
• la sostituzione di perché, nelle interrogative, Quando si fa notare a un ragazzo che menare
con come mai e com'è che: Com 'è che non mi le mani non è un'espressione adatta a un artico­
hai salutato?; lo di giornale o a un verbale di polizia, la sua rea­
• il "nominativus pendens": Roberta, non le pia­ zione - se non è di compunzione servile - è di
ce la cioccolata; sincero stupore. Per lui - o lei - si dice e si scri­
• le costruzioni del tipo è che, non è che, e sì ve "menare le mani": sempre, dovunque e con
che (è venuto in maniche di camicia. E sÌ che chiunque. Di più: quando gli si fa notare l'incom­
si trattava di una cerimonia); pletezza argomentativa di un periodo come que­
• le costruzioni del tipo io ciò, tu ciàj, lui cià; sto "Lo scoppio causato probabilmente da una
• l'avverbio tipo (saltavano fuori tipo degli ani­ vecchia stufa, dell'appartamento del piano terra
matori, un tono tipo "ma ce l'hai con me?'ì; che ha fatto crollare in pochi secondi una palaz­
• il verbo stare per essere ( ci stanno queste di­ zina di tre piani"3, sul suo viso si dipinge un'e­
screpanze cosÌ forti... )2 . spressione di incredulità. Della serie: "quando
parlo dico così, e tutti mi capiscono. Allora, che
A queste forme, in realtà, bisogna aggiungere cos'è che non va?". Lo scritto è visto come la ri­
fenomeni ben più consistenti e significativi, che produzione del parlato, e dunque del parlato si
caratterizzano il parlato:Ji::,a1!!_meptarietà, micro- pensa che debba avere la struttura testuale, i sai­
progettazione sintattica, ridondanza, ellitticità, tì argomentativi, l'organizzazione sintattica4, per­
implicffezza; fenomeni semprepiù presenti an� sino i fatismi.
che in test(che-dÒvrebbero-avere come punto di - - Va da sé che, in questa prospettiva, le con-
nfer1mento l'organizzazione testuale e la pro- venzioni grafiche sono accidenti irrilevanti:
-·prietà grammaticale di un tesfo scritto. � un/un' (un'appartamento, un imprudenza5 ), e/è,
"Salire", per una forma linguistica, non signi- a/ha, da/dà si alternano nella produzione scritta
fica solo passare dalla bocca dei diseredati alla dei nostri studenti. Quelli che nei primi anni del­
bocca dei ragazzi di buona famiglia: significa an- le elementari erano peccati mortali, che suscita­
che transitare negli usi più formali del parlato, o vano derisioni e autorizzavano all'uso di epiteti
addirittura nello scritto, e persino nelle scritture infamanti, sono oggi vissuti dalla maggior parte
più formali. Ritroviamo fenomeni come quelli ora degli studenti universitari come peccati veniali,
elencati anche nel parlato di persone mediamen- graziosi tic che consentono di sorridere di un te­
te colte, di presentatori e intrattenitori radio-tele- sto per il resto troppo serio e noioso.
visivi, di parlamentari, e li ritroviamo persino, in È così che una varietà non-standard basata sul
misura sempre maggiore, nelle scritture formali parlato conquista spazi via via crescenti non solo
(compiti in classe, relazioni, test d'ingresso) de- nell'uso ma anche nella legittimazione all'uso. Ho
gli adolescenti e degli studenti universitari. I cor- detto "basata sul parlato" non a caso. Tra le for-

IL POST-ITALIANO
Fenomeni linguistici

me in risalita, oltre alle molte che provengono si­ usate ma sono anche riconosciute da un'alta per­
curamente dal parlato, ce ne sono alcune che fan­ centuale di parlanti come forme cli italiano clia­
no capo ad altre varietà della lingua, che nel dia­ lettizzato e, nonostante questo, accettate come
gramma delle varietà - e nel nostro immaginario forme "normali".
di docenti - occupano posizioni "basse": l'italia­ È come se si fosse liberata un'energia com­
no regionale e l'italiano popolare. pressa: forme prima stigmatizzate e riservate al­
l'uso "privato", a dispetto delle prescrizioni sco­
lastiche e dei "buoni esempi" (?) sono ora accet­
tate nell'uso comune, e anzi sono arricchite -
Cl spesso - cli connotazioni positive, come la regio­
nalità, l'espressività, l'affettività. E salgono, ap­
3. prodando nel quadrante superiore delle varietà cli
Forme risalite dall'italiano lingua.
regionale
La crescente fortuna dell'italiano regionale a me
pare legata al recente "sdoganamento" dei dialet­
ti. Negli ultimi 10-15 anni tanto le Regioni e lo Cl
Stato quanto - soprattutto - l'Unione Europea
4.
hanno fatto quanto era nei loro poteri per rivalu­
Forme risalite dall'italiano
tare le "lingue locali", cioè i dialetti e le parlate
popolare
delle cosiddette minoranze linguistiche. Basti
pensare, per l'Italia, alla legge nazionale 482 del Qualcosa di molto simile è accaduto per la varietà
1999 "in materia di tutela delle minoranze lin­ di italiano popolare, che in modo ancor più mas­
guistiche storiche" e alle leggi regionali della Sar­ siccio stanno transitando su piani più alti del re­
degna (n. 26 del 15.10.97), del Piemonte (n. 26 pertorio linguistico degli italiani. Il fenomeno non
del 10.04.90), del Veneto (n. 73 del 23.12.1994), è recentissimo: in realtà, quello che da Sabatini
del Friuli (n. 15 del 23.03.1996), della Sicilia (n. in poi etichettiamo come "neostandard" è già ca­
26 dello 09.10.1998), tutte leggi che hanno mes­ ratterizzato in buona parte da fenomeni "risaliti"
so in moto non chiacchiere ma stanziamenti si­ dall'italiano popolare (penso all'uso generalizza­
gnificativi, per iniziative del più diverso valore to di gli sia per "a lui" che "a lei" e "a loro"; al ci
(da minuscole sagre paesane a qualificati Centri attualizzante di c(i) ho fame, non c(i) ho tempo,
di ricerca). Un'azione così massiccia può aver ral­ all'anacoluto, al che polivalente ecc.). In questi ul­
lentato l'erosione del dialetto e delle lingue mi­ timi anni il numero delle risalite è però aumen­
noritarie (non lo sappiamo ancora), ma di sicuro tato, e considerevolmente. Gli esempi si spreca­
ha avuto un effetto indotto importante: ha dato no: almeno la metà dei fenomeni schedati da Mo­
una spallata forse definitiva alle connotazioni ne­ nica Cini in "Italiano e Oltre" 3/2002 (Scrittura
gative che un secolo e mezzo di storia avevano af­ in laboratorio, pp. 170-176) e relativi a produzio­
fibbiato al dialetto. on solo: della "liberalizza­ ni scritte di studenti universitari sono riconduci­
zione" sembrano aver goduto anche molte forme bili a forme etichettabili come "italiano popola­
~ e costrutti dialettizzanti, che sono più di prima re"; e altrettanti ne potrebbe elencare ciascuno di
accettati come "normali" nel parlato italiano. In­ noi, se schedasse sistematicamente le scritture
somma, la caduta del tabù dialettale ha avuto un dei suoi allievi.
effetto cli trascinamento anche sulle forme di ita­ Le fonti di italiano popolare, oggi, sono spesso
. .--
liano regionale: non solo delle forme regionali "al- insospettabili. Si vedano, nel box qui a fronte, al­
te", più vicine all'italiano, ma anche su alcune di cune frasi tratte dall'articolo cli un settimanale
quelle "basse", nelle quali il parlante percepisce che il suo editore-fondatore definisce "uno stru­
nettamente la presenza del dialetto. mento cli informazione caratterizzato da una re­
In recenti indagini in Salento6 si è rilevato che dazione giovane e professionale". Non ci sono sin­
forme e costruzioni regionali, come scatolo "sca­ goli "errori", ma c'è un diffuso disinteresse per la
tola", imparare "insegnare", aggiustare tavola punteggiatura, per la coreferenza, per la preci­
"apparecchiare", vado alla ("dalla") nonna, la Si- sione, per la correttezza, per la chiarezza, disin­
274 mana sono! "sono Simona" non solo sono molto teresse che un tempo si sarebbe eletto "proprio di
I.
Fenomeni linguistici

Da un articolo dedicato al sito web dell'Università di Lecce

Il sito è fatto molto bene, facilmente si passa da una pagina all'altra, pieno di informazioni. [ ...]
Alla sezione "Offerta formativa" troviamo un elenco di tutte le facoltà, cliccandoci sopra ad ognuna
si può scoprire come si suddividono i corsi, quale sono gli indirizzi per ogni corso, quanti anni dura­
no(... ].
Per le matricole, però, ci sarebbe piaciuto vedere allo stesso modo spiegate anche le sedi delle se­
greterie che per chi viene la prima volta a Lecce è un'impresa ardua trovarle, spesso i giovani sono
convinti che in un Ateneo troveranno le informazioni necessarie per l'iscrizione [...]
Il sito www.studiarealecce.unile.it va lodato per la sua navigabilità e soprattutto lo consigliamo a
chiunque frequenta l'Università di Lecce, ma soprattutto a chi vorrà frequentarla consigliamo di leg­
gere le Faq.
(da "Città Magazine", 19 settembre 2003, p. 30)

chi maneggia poco e male l'italiano" (e dunque, vute al contatto con il dialetto retrostante, men­
per definizione, delle produzioni di italiano po­ tre vede accentuarsi la seconda caratteristica
polare) e che invece oggi si può esibire senza pro­ fondamentale: la rielaborazione e la ristruttura­
blemi in un settimanale (per giunta al suo nume­ zione - soprattutto sotto forma di semplificazione
ro 2, cioè in piena fase promozionale). linguistica - di interi settori del sistema o della
Una parentesi. Di solito si definisce l'italiano norma dell'italiano standard. Ed è con questa ve­
popolare come "quell'insieme di usi frequente­ ste che (a dispetto dell'aumento della scolarizza­
mente ricorrenti nel parlare e (quando sia il ca­ zione media e della quasi scomparsa della dialet­
so) nello scrivere di persone non istruite e che tofonia esclusiva) l'italiano popolare non solo non
per lo più nella vita quotidiana usano il dialetto, riduce la sua presenza ma al contrario si diffonde
caratterizzati da numerose devianze rispetto a sino a sfiorare il confine con lo standard. Ed è
quanto previsto dall'italiano standard normati­ sempre meno popolare nel senso di "radicato nel
vo"7, ma forse questa etichetta va rivista. Il rap­ popolo", ma sempre più popolare nel senso di
porto causa-effetto tra scarsa istruzione e dialet­ "molto diffuso".
tofonia da una parte e produzione di testi poco ri­
spettosi delle "regole" dall'altra andava bene in
tempi di diffusa dialettofonia, di bassa scolariz­
zazione e - soprattutto - di scarsa esposizione al­
la lingua italiana. Oggi la scolarizzazione è di Cl
molto aumentata, l'esposizione alla lingua è con­ 5.
tinua e massiccia, però i testi etichettabili come Altri movimenti
"italiano popolare" non sono affatto diminuiti.
Molti, moltissimi - come quello qui esemplificato Altri movimenti, altrettanto importanti, si regi­
- sono "caratterizzati da numerose devianze ri­ strano un po' in tutto lo spazio linguistico, sia nel­
spetto a quanto previsto dall'italiano standard le zone "alte", cioè in quelle tradizionalmente oc­
normativo", ma per la maggior parte non sono af­ cupate dalle varietà più formali della lingua, sia
fatto la conseguenza né di un basso livello di sco­ nelle zone "basse", occupate dalle varietà collo­
larizzazione né di scarsa esposizione alla lingua quiali-informali. Nelle prime:
(l'autrice dell'articolo citato è una giornalista e fa
parte di una redazione giudicata "giovane e pro­ • viene meno il riferimento normativo per anto­
fessionale"). nomasia: 11taliano letterartQ. P..9chi se la sen­
Sembra in realtà che l'italiano popolare abbia tono, ormai, di invitare a prendere a modello
cambiato pelle: dal punto di vista sociolinguistico gli scrittori: anche i migliori (per dire, autori
non è più la varietà sociale bassa di italiano, e dal come Baricco o Camilleri) sono più vicini al
punto di vista strettamente linguistico sta per­ parlato informale che al modello di lingua del­
dendo - o riducendo di molto - la prima delle sue la tradizione scolastica;
,!_ caratteristiche: la presenza di numerose manife­ • 'italiano aulico stempera il suo carattere di
stazioni di interferenza e di ipercorrettismo do- aulicità per avvicinarsi all'italiano medio.

IL POST-ITALIANO
Fenomeni linguistici

Probabilmente l'ultimo a usare con naturalez­ zano. I sistemi morfologici e sintattici si rical­
za la varietà aulica ore rotundo è stato Giovan­ cano sull'italiano, le scelte lessicali tendono
ni Spaclolini, deceduto nel 1994. Lo stesso ad abbandonare i tipi dialettali endemici per
Presidente Ciampi, che pure parla in modo adottare i tipi proposti-imposti dalla lingua na­
molto pianificato e solenne, raramente utilizza zionale: in Salento il vitello non si chiama più
veri e propri aulicismi. Rettori, presidi, sinda­ scincarieddu ma vUieddu, in Emilia il lardaròl
ci e assessori ne fanno un uso occasionale, è stato sostituito dal salumir "salumiere", in
spesso incerto, sempre meno frequente; per Calabria Ju muccaturi è stato soppiantato dal
non parlare dei due rami ciel Parlamento, dove fazzulettu, in Sardegna s-ampulla eia sa butti­
è più facile sentire colloquialismi e volgarità glia, e così via.
che parole e costrutti classificabili come auli­
ci, o solenni;
• e li n ue �ecia_]J_tecnif_o-scjentifich� tendono
al!JP.erspec�izzazione s� non all'esoterismo.
Ma sono anche soggette a una forte spinta ver­ Cl
so la diffusione nell'uso, attraverso la diffu­ 6.
sione capillare cli testi divulgativi cli sempre Il post-italiano
migliore fattura. Attraverso questi testi entra­
no nell'italiano comune la maggior parte dei Cerchiamo cli leggere questi spostamenti nel lo­
forestierismi e dei tecnicismi; ro insieme, per capire in che direzione si sta muo­
• l'italiano burocratico ha awiato un lento ma - vendo, in generale, la nostra lingua. Se collochia­
.., credo - irreversibile processo cli trasforma­ mo le varietà in un diagramma, nel quale si pon­
zione: nascono corsi speciali per burocrati che gano i poli dell'informalità verso il basso e quelli
hanno per oggetto la lingua della comunica­ 'ct_elL�J9_r!11alità verso l'aJtQ, yediamo chiaramente
zione pubblica e mirano alla semplificazione, in atto una converge za ver;;Q...U centro_;_,clal basso
alla trasparenza, alla leggibilità dei testi pro­ molte forme e costrutti, anche di rilevanza strut­
dotti; turale, propri del parlato, dell'italiano regionale,
•- l'italiano delle persone colte accetta in nume­ dell'italiano popolare e persino del dialetto, "sal­
ro sempre maggiore forme e costrutti propri gono" verso il centro, entrando nell'uso anche for­
degli usi informali e colloquiali. In ogni caso male degli italofoni mediamente colti; contempo­
il modello toscano - peraltro molto insegnato raneamente, dall'alto, le varianti più formali spa­
ma poco praticato, nella storia linguistica riscono dall'uso producendo l'effetto "discesa"
dell'Italia unita - è abbandonato in favore di delle varietà "alte" verso una lingua comune me­
un'ampia convergenza su un meno ambizioso diamente sostenuta.
neostanclarcl. Si va, insomma, verso un repertorio meno
frammentato di quello in uso negli ultimi decen­
Nei quadranti inferiori del nostro spazio lin­ ni, un repertorio nel quale le varianti - ancora di­
guistico, oltre alle "risalite" di cui s'è detto, si re­ stribuite su varietà, registri, sottocodici, ma sem­
gistrano anche altri due movimenti importanti: pre meno in modo caratterizzante ed esclusivo -
tendono a condensarsi in tre aree: �ma s_up�rior�,
• diminuisce nettamente l'us_o ciel dialetto: i ri­ che comprende le varianti e glrstili mediamente
levamenfìpiù recenti segnalano che solo il 6% sostenuti,. una intermedia che coincide con l'ita­
della popolazione usa sempre e solo il clialet­ liano èomLine - o italiano standard - e una infe-
to8 . Il dialetto viene sostituito dall'italiano, , riore, che comprende tutte le reaiizza;ion(s.tùi- - '
passando attraverso una fase in cui si ha va­ sticamente più "leggere" (poco formali, collo­
riazione-alternanza anche all'interno dello quiali, scherzose). ei quadranti inferiori, in par­
stesso quartiere, della stessa classe sociale, ticolare, le diverse varietà tendono a convergere
dello stesso grado di scolarità, della stessa verso un substandard potenzialmente unitario, le
classe cli età, della stessa situazione. In que­ cui varianti hanno una caratteristica fondamen­
sta fase l'uso del dialetto non ha quasi mai un tale: da qualunque delle componenti provengano,
significato sociolinguistico; ha invece sempre assumono la veste e la funzione di risorse a di­
più spesso una funzione stilistico-espressiva; sposizione per incrementare l'espressività e l'ef­
276 • i dialetti - là dove si conservano - si italianiz- ficienza comunicativa.
Fenomeni linguistici

È un quadro molto diverso da quello sino ad dire che "Italiano e Oltre", nel corso della sua vi- (
ora descritto e ripetuto nei manuali di linguisti­ ta, è stato testimone - e qualche volta ha dato te- ')
ca. Ad esempio, è molto diverso dalle descrizioni stimonianza di, e ha riflettuto su - una fase cru­
che dell'italiano si davano su questa stessa rivista ciale della storia linguistica d'Italia: è nato in una
all'inizio della sua storia. società "in mezzo al guado"9, in marcia verso \
Se quello era l'italiano, questo, con cui si apre un'impegnativa unificazione linguistica reale,
il terzo millennio, non può che essere il post-ita­ muore - o si trasfigura - nella società del "legge-
liano. Se è vera questa diagnosi, potremo allora ro" e vario e cangiante post-italiano.
.,.. )

1
Alludo ovviamente al disegno di legge 993 del Senato relativo al­ anche nella scrittura. Non mi sembra un sintagma qualunque, ma la
l'istituzione di un Consiglio superiore della lingua italiana. Si veda resa grammaticale di una risistemazione dei rapporti gerarchici tra
"leO", 2/2002 e 3/2002. le proposizioni, su parametri semantico-cognitivi.
2 Si veda L. Renzi, Le tendenze del'italiano contemporaneo. Note sul 5 Ancora dalle prove d'esame citate alla nota 3.
cambiamento linguistico nel breve periodo, in "Studi di lessicogra­ 6 A. Miglietta-A.A. Sobrero, Quanto sono regionali le varianti regio­
fia italiana", XVII (2000), pp. 279-319; M.A. Cortelazzo, L'italiano e nali, oggi?, in corso cli stampa negli Atti del Convegno sul Parlato
le sue varietà: una situazione in movimento, in "Lingua e stile", (Napoli, 14-15 febbraio 2003).
XXXVI, 3 (2001), pp. 417-430; M.A. Cortelazzo, L'italiano che si 7
G. Berruto, Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche, in A.A. So­
muove, in "leO", 2/2002, pp. 94-100. brero (a cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo, Laterza,
3
Da una prova d'esame del Laboratorio di composizione testi in ita­ Roma-Bari 1993, pp. 37-92, a p. 58.
liano, Corso di laurea in Scienze della Comunicazione, Università 8
Dati !stai 2000: si veda il già citato articolo cli !VI.A. Cortelazzo, L'ita­
di Lecce. liano che si muove.
4
Si noti il costrutto "della serie... ", che ho volutamente utilizzato 9
Questo era il titolo ciel "Commento" con cui si apriva, nel 1986, il
poche righe sopra. Usatissimo nel parlato, sta tentando escursioni numero I della rivista, dedicato proprio allo "stato della lingua oggi". 277

IL POST-ITALIANO

La pronuncia
televisiva

L a variazione di pronuncia dell'ita­


liano, a cui abbiamo accennato
Eppure, l'informazione radiofoni­
ca e televisiva, a volte, oltre che tin­
presentazione grafica non comple­
ta) come ad esempio le vocali [e, E]
cursoriamente durante il nostro gersi di caratteristiche di pronuncia [o, Jj. La frase "pensando all'oro"
percorso, iniziato con il numero regionali, più o meno marcate, e/o che mi è capitato di sentire in TV
5/2000 di "leO", è cosa nota a tut­ di vezzi personali, viene letta o rac­ durante una premiazione sportiva,
ti ed è facilmente riscontrabile contata con una dizione trascurata, per intendere invece "pensando a
ascoltando persone che provenga­ può essere monotona o eccessiva­ loro", non poteva non creare una
no da zone diverse del paese. mente enfatica, presentare sillabe momentanea incomprensione; in
I vari modi di pronunciare l'ita­ indebolite o "arricchite" di suoni questo caso la differenza di signifi­
liano permettono di riconoscere la non previsti, pause o tonalità inade­ cato tra le due frasi si regge sui fo­
provenienza geografica dei parlanti guate; tutti fattori che contribuisco­ nemi [ o, :) ], mentre nella frase "i
e hanno dato luogo alla stigmatiz­ no a rendere "pesante" l'ascolto e, vénti del Nord" detta per intendere
zazione di certe varietà regionali, diciamolo pure, poco piacevole. Chi "i vènti del Nord" è il suono [ e] ad
basti pensare alla famosa "Coca ha scelto di esercitare una profes­ esser.e usato al posto di [E].
Cola con la cannuccia corta corta", sione che richiede di parlare in pub­ Nell'annuncio pubblicitario scrit­
pronunciata con il suono iniziale blico dovrebbe rendere più che mai to della Coop "Tazze per caffè, taz­
aspirato per imitare la pronuncia efficace, a mio avviso, il proprio ze per tè"-"Per me?!" o si suppone
toscana, o il "capito mi hai?" con "strumento di lavoro". che il primo parlante pronunci in
una geminazione non richiesta in modo errato la parola "tè" usando
italiano (capitto), per imitare quel­ una "e" chiusa o che, invece, pro­
la sarda.
Nel nostro paese la pronuncia
delle numerose varianti regionali
N egli articoli apparsi nella rubri­
ca "I suoni dell'italiano"di que­
sta rivista, abbiamo sempre distin­
nunciando correttamente "una taz­
za di tè" abbia di fronte a sé un in­
terlocutore che non è in grado di di­
esistenti si discosta da quella dell'i­ to, nella descrizione dei fenomeni stinguere "tè" da "té". La pronuncia
taliano "neutro", con una gradualità fonologici che avvengono nel parla­ di o è stata invece corretta, in un
diversa a seconda delle classi so­ to, il comportamento linguistico dei secondo momento, in un altro an­
ciali, del livello d'istruzione e delle parlanti comuni da quello di coloro nuncio pubblicitario televisivo in cui
occupazioni lavorative dei parlanti. che, per motivi professionali o per­ il cavallo definito "golòso" dalla ra­
Le persone che per professione sonali, hanno adottato una variante gazza che gli offriva una caramella,
devono parlare in contesti pubblici di pronuncia, libera da fenomeni re­ a distanza di tempo è diventato
come i giornalisti, i dicitori, i pre­ gionali e controllata anche sotto il "goloso" così come avrebbe dovuto
sentatori, gli attori, gli insegnanti, i profilo stilistico. essere fin dall'inizio.
politici ecc. dovrebbero, però, do­ La distinzione semantica che Per quanto riguarda la "z", alla
minare la varietà "neutra" dell'ita­ certe parole italiane mantengono, quale corrispondono i due suoni che
liano, pur mantenendo la propria grazie all'opposizione fonologica, abbiamo trattato in "leO" (5/2001
pronuncia regionale fuori dagli am- andrebbe mantenuta anche per e 1 /2002), è evidente come i dici­
278 bienti di lavoro. quei fonemi "critici" (con una rap- tori, malgrado non siano sempre
: •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••u•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• •••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••

Lidia Costamagna I professionisti della comunicazione si lasciano


costamag@unistrapg.it andare sempre più a una dizione trascurata

coerenti nell'uso quando essa è in tore inglese e che, per effetto di una nuncia "autentica" dei prestiti a vol­
posizione iniziale di parola, tentino geminazione non richiesta, era di­ te si è spinta troppo avanti: una pre­
di mantenere una pronuncia etimo­ ventata una squadra di calcio. sentatrice Rai credendo spagnola la
logica; nella pubblicità "Multicen­ La diffusione di elementi regio­ parola "naja" la pronunciò ['naxa],
trum: dalla A allo zinco" in cui sa­ nali a volte si estende, per fortuna mentre un conduttore di una radio
rebbe stato più logico rendere la "z" più raramente, anche nella grafia: privata, ignorando evidentemente
sonora per mantenere il riferimento una ricetta trascritta durante una l'origine e il significato della parola
diretto al modo di dire "dalla a alla trasmissione televisiva necessitava abside, lesse questa notizia: "La
zeta", si preferisce mantenere la di "parmigiano grattuggiato". notte scorsa è scoppiato un incen­
pronuncia etimologica con [ ts]. dio nell'[ab'said] della cattedrale di
A queste insicurezze si somma­ San Lorenzo".
no quelle relative alla pronuncia del­
le consonanti, toccate da realizza­
zioni regionali che ne possono cam­
L e incertezze relative alla pronun­
cia possono riguardare anche i
prestiti stranieri adottati in italiano uttavia, una lettura scarsamente
T
biare la sonorità, il punto d'articola­ che sempre più, oggi, vengono rea­ attenta e consapevole colpisce
zione, il modo d'articolazione, e la lizzati con una pronuncia che, pur maggiormente la prosodia e può
durata che, a seconda della prove­ italianizzata, si avvicina a quella ori­ dar luogo a un uso improprio delle
nienza regionale del dicitore, può ginale. Diciamo: [ 'bad3d3Et, no'au, pause, a un'elocuzione senza fluen­
essere maggiore o minore di quanto 'dribbling] per budget, know-how, za, alla presenza di un numero esa­
previsto in italiano. dribbling e troveremmo piuttosto in­ gerato di forme enfatiche, all'intro­
Il giornalista sportivo Aldo Bi­ solita una realizzazione troppo duzione di suoni non presenti nel­
scardi, che della forte pronuncia re­ "straniera" o troppo "italiana" per l'enunciato.
gionale ha fatto un proprio "marchio queste parole. La pausa ( /) è un elemento pro­
di riconoscimento", durante una Quei prestiti, comunque, accli­ sodico che normalmente viene uti­
trasmissione ha detto inconsape­ matati nell'uso quotidiano, con una lizzato per ragioni fisiologiche, sin­
volmente: "la reggina ha messo il pronuncia distante da quella origi­ tattiche ma anche stilistiche e la
suo fisioterapista a disposizione di nale, non suonerebbero naturali se sua mancanza o presenza in deter­
Beckham". Ora, trattandosi di un all'improvviso venissero pronuncia­ minate posizioni può rendere un
calciatore inglese, mi sono chiesta, ti "da nativi": è il caso della parola enunciato ambiguo e, di conse­
ascoltandolo, perché proprio la sport che non verrebbe nemmeno guenza, offuscare l'informazione;
squadra di Reggio Calabria fosse riconosciuta se fosse resa [ sp:>:t]. così come è successo durante la
così magnanima nei suoi confronti. Alcuni professionisti della voce fan­ trasmissione di queste notizie in TV:
Successivamente, ho capito che in no questa scelta che li porta a pro­
realtà si trattava della sovrana in­ nunciare, ad esempio, la parola "È morta una donna / 32 anni do­
glese che, in vista dei campionati francese chance con una "a" nasa­ po un aborto clandestino" (invece
del mondo di calcio, si era preoccu­ lizzata, ma la volontà da parte di al­ di "È morta una donna / 32 anni
pata dello stato di salute del calcia- cuni dicitori di mantenere una pro- / dopo un aborto clandestino"); 279

PRONUNCIA TELEVISIVA

"Una ferita difficile / da rimargi­ due vocali che abbiano lo stesso molti disagi" (in luogo del "ha subì­
nare" (invece di "una ferita / dif­ suono, come in "ad abbandonare" to molti disagi").
ficile da rimarginare"); "ed elegante" (caso a parte ad Nella scrittura televisiva che
"Ascoltiamo il tecnico / bianco­ esempio, forma ormai inscindibile) compare a didascalia di immagini è
celeste Eriksson" (invece di che viene utilizzata anche quando le sempre più frequente l'uso dell'a­
"ascoltiamo il tecnico biancoce­ due vocali sono diverse, producen­ postrofo al posto dell'accento (gia'
leste / Eriksson"). do un effetto quasi cacofonico. Ca­ per già), così come succede nei te­
pita perciò di sentire "ed alle abita­ sti trasmessi in forma elettronica,
zioni", che rende l'informazione per­ per i ben noti mutamenti che i dia­

U na tendenza sempre più diffusa


nel parlato radio-televisivo, al­
meno quello di alcuni dicitori, ri­
sino ambigua, o Luciano Rispoli che
ci dice "ed a divertirci" o ancora
Osvaldo Bevilacqua che si inerpica
critici subiscono nella trasmissione
del messaggio. Non motivato da
nessun impedimento tecnico è in­
guarda l'aggiunta di un suono voca­ in un bel "ed ad annotare". vece l'annuncio che Dribbling mon­
lico non richiesto tra due conso­ La lingua parlata subisce notevo­ diale "va' in onda alle ore 15" com­
nanti che vengono a trovarsi a con­ li cambiamenti e questo, anche se parso in scorrimento durante una
tatto nella catena parlata (specie in modo meno incisivo, interessa trasmissione televisiva Rai.
quando le parole vengono enfatiz­ anche la pronuncia e certe forme,
zate) come in del ripopolamento nel corso del tempo, possono esse­
[del;},ripopola'mento]. In un buon re percepite come obsolete; nessu­
primo maggio, reso da chi presen­ no oggi direbbe più per ischerzo co­
tava le previsioni meteorologiche me nel doppiaggio di Kirk Douglas
[unél'buonél ,primo 'mad3d30], l'in­ nel film Gli eroi di Telemark (mentre
serzione di un suono vocalico è an­ usiamo la forma ormai cristallizza­
cora meno motivata, perché una se­ ta, per iscritto, "leO", 4/2003).
quenza composta da una nasale pri­
ma delle consonanti p e b si presen­
ta molto frequentemente in italiano
e non crea problemi di realizzazione
(la nasale si assimila al punto di ar­
A volte si riscontra, da parte di al­
cuni dicitori, una scarsa prepa­
razione del testo che devono pre­
ticolazione del suono consonantico sentare oralmente, forse dovuta al­
successivo, "leO", 4/2003). la fretta. A questo riguardo sono si­
A queste tendenze, spesso frut­ gnificativi questi due errori rilevati Per saperne di più
to di trascuratezza, a volte si asso­ durante due radiogiornali della RAI,
cia una tenacia a voler conservare i corretti subito dopo essere stati Canepari, L. ( 1999), Il Ma PI - Manuale
risultati di insegnamenti scolastici commessi: "la retìna si è staccata" di pronuncia italiana, Bologna,
mal impartiti. Mi riferisco soprattut- (a proposito di un bambino ferito Zanichelli.
280 to all'uso di una d epentetica tra agli occhi dalla mafia); "ha sùbito
Come l'araba Fenice,
che vi sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa
Pietro Metastasio
a Italiano fuori d'Italia

Tre genera,ioni
di italiano
all'esk!ro

CJ generazione, al monolinguismo nella nuova lin­


gua, diffuso tra la terza generazione. Nel mezzo,
1. c'è un gioco, intricato e affascinante, in cui le tre
Tre generazioni di emigranti lingue si alternano e si mescolano, si acquisisco­
e studenti no e si dimenticano, si mantengono e si perdono.
Dal punto di vista pedagogico-didattico, i cam­
Dal punto di vista demografico, venti anni - tale biamenti delle caratteristiche demografiche e lin­
è stata più o meno la durata della bella avventu­ guistiche delle comunità italiane all'estero hanno
ra di "Italiano e Oltre" - costituiscono quasi una inevitabilmente determinato cambiamenti nell'u­
generazione. Il che vuol dire, per l'emigrazione tenza dei corsi di lingua. Venti anni fa, dopo un'in­
italiana all'estero, l'uscita graduale di scena del­ fanzia perlopiù dialettofona in casa, i ragazzini del­
la vecchia prima generazione, partita adulta in la seconda generazione incontravano ancora pro­
massa dall'Italia negli anni Cinquanta e Sessanta; blemi di inserimento nel contesto scolastico del
la completa maturazione della seconda genera­ nuovo Paese; oggi, con quelli della terza genera­
zione, nata lontana dalla madrepatria; e l'affac­ zione, si tratta spesso di apprendimento dell'ita­
ciarsi alla ribalta della terza generazione giova­ liano L2 ex novo piuttosto che di consolidamento
ne, solidamente ancorata nei nuovi Paesi. della competenza linguistica già acquisita in casa.
Dal punto di vista socio-culturale, le comunità Dal punto di vista scientifico, nelle ultime due
italiane all'estero hanno identità, affiliazioni e lealtà decadi la linguistica internazionale ha elaborato
complesse, intricate, variabili nei confronti del Pae­ approcci teorici e strumenti metodologici nuovi,
se di partenza e di quello di arrivo, che possiamo capaci di studiare il contatto linguistico in nuove
tuttavia riassumere grosso modo così: per la prima prospettive, e quindi di rilevarne più finemente i
generazione "Siamo italiani emigrati in Germania, fenomeni e i processi. Chi ha studiato l'italiano al-
oppure in Canada, ecc."; per la seconda generazio­ 1' estero in contatto con le nuove lingue, se non è
ne "Siamo italo-svedesi, oppure italo-australiani, sempre stato agente in prima battuta di queste in­
ecc."; e per la terza generazione "Siamo francesi, novazioni, ne ha certamente partecipato e tratto
oppure venezuelani, ecc. di origine italiana". vantaggio, per cui possiamo dire che oggi lo co­
Dal punto di vista linguistico, in tempi nor­ nosciamo abbastanza bene in tutte le sue princi­
mali, venti anni non sono molti e non producono pali manifestazioni, strutturali e funzionali, di ma­
grossi cambiamenti, ma nell'emigrazione niente cro e di micro sociolinguistica, di rappresentazio­
è "normale", e tutto succede molto velocemente. ne della competenza e di uso nell'esecuzione.
Così si passa dal trilinguismo ( dialetto-italiano- Ma italiano all'estero non vuole dire solo emi­
282 nuova lingua) di venti anni fa, diffuso tra la prima grazione. Molti sono gli stranieri che parlano e
. .................................. ................................................... ······················································· . .. ..................................... ..................................................................................
Camilla Bettoni Lingua di emigranti e di studenti stranieri,
camilla.bettoni@univr.it in soli vent'anni l'italiano fuori d'Italia
è cambiato rapidamente
Italiano fuori d'Italia

studiano l'italiano fuori d'Italia. E anche qui una in Svizzera prescinde dall'area ticinese, e si rife­
ventina di anni hanno lasciato il loro segno. Se in risce solo alle aree francofone e germanofone, do­
questo settore non si sono verificati cambiamenti ve però - si badi bene - risiedono complessiva­
rivoluzionari nel numero complessivo (che però è mente più italofoni che nel Canton Ticino. Isolia­
cresciuto), certamente ce ne sono stati alcuni nel­ mo qualche dato che potrebbe solleticare la cu­
la composizione dell'ulenza llei corsi di italiano co­ riosilà dei lettori.
me lingua seconda, e nelle ragioni che la motivano. In Svizzera, secondo i dati del censimento del
"Italiano e Oltre" ha sempre seguito da vicino 1990 (v. Antonini 1995), in zona extraterritoriale
le vicende dell'italiano all'estero da tutti questi (cioè fuori dal Canton Ticino), nell'ambito comu­
punti di vista, monitorando sia le caratteristiche nicativo della famiglia, la quasi totalità degli ita­
linguistiche delle tre generazioni dell'emigrazione lofoni (93,2%) usa ancora l'italiano, ma lo fa in mi­
man mano che si andavano delineando demogra­ sura molto diversa secondo la nazionalità e l'area
ficamente e rivelando scientificamente, sia le ca­ linguistica: per esempio, come unica lingua lo usa
ratteristiche sociologiche dell'utenza dei corsi isti­ ancora i I 6 7,9% clegli italofoni originari dell'Italia
tuzionali cli italiano L2 da parte degli stranieri. on residenti nella Svizzera tedesca, ma lo usa solo il
ripercorriamo dunque qui le principali tappe cli 18,8% degli italofoni originari del Canton Ticino
questo ventennio, ma le riassumiamo privilegian­ residenti nella Svizzera francese. Si potrebbe pen­
do qualche Paese, qualche tematica, qualche lavo­ sare che il passaggio al francese possa essere fa­
ro, e segnalando semmai alcuni settori che invece vorito dalla maggiore affinità linguistica tra le due
meriterebbero più attenzione. La scelta è abba­ lingue del contatto e dall'immigrazione dall'inter­
stanza arbitraria, ma tra una materia così ricca al­ no del Paese piuttosto che dall'esterno. Ma altri
tro non si può fare in breve spazio, né il lettore me dati ci mostrano che questi non sono i veri (o gli
ne voglia se in questa ultima occasione si esercita unici) fattori in gioco: sempre nell'ambito familia­
il privilegio di una preferenza del tutto personale. re, il 36% dei figli degli italofoni residenti a Zurigo
usa ancora esclusivamente l'italiano, mentre solo
il 17% dei figli dei tedescofoni residenti in Canton
Ticino usa ancora esclusivamente il tedesco.
IJ In Australia, secondo i dati ciel censimento del
1996 (Clyne e Kipp 1997), sia tra la prima sia tra
2. la seconda generazione, l'italiano resiste comples­
Svizzera e Australia sivamente bene (rispettivamente tra 1'85% e il 48%
della popolazione cli origine italiana) se lo con­
Se guardiamo al numero di recensioni e segnala­ frontiamo con le cifre di altre lingue, quali l'olan­
zioni che, nella sezione 27 del suo schedario, la dese (38% e 5%) o il tedesco (52% e 10%). Ma resi­
"Rivista Italiana cli Dialettologia" dedica ai lavori ste male se il confronto riguarda per esempio il
su "l'italiano e i suoi dialetti fuori d'Italia", non greco (93% e 72%), oppure i dati dell'italiano stes­
c'è dubbio che le due aree scientificamente più so di successivi censimenti. In questo caso, nei tre
produttive in questi venti anni siano state la censimenti del 1976, 1986 e 1996 il calo è rispet­
Svizzera e l'Australia. La ricchezza non è solo tivamente 94%-90%-85% tra la prima generazione,
quantitativa, poiché è decisamente vasta la gam­ e 81%-71 %-48% tra la seconda generazione.
ma cli temi trattati. 1 ominiamo qui i clue Paesi in­ Nell'ambito delle comunità italiane all'estero,
sieme, però, anche per ragioni più specifiche: per­ l'uso della nuova lingua riduce lo spazio all'uso del­
ché sono quelli dove, in primo luogo, i rispettivi le due vecchie. Quale delle due allora resiste me­
governi hanno voluto più attentamente monito­ glio? E quali fattori sono ad esse più favorevoli? Bet­
f.
rare il plurilinguismo nazionale con regolari cen­ toni e Rubino (1996) lo hanno analizzato a Sydney
simenti; in secondo luogo, questa attenzione uf­ tra la prima e la seconda generazione di clue grup­
ficiale ha implicitamente incoraggiato la ricerca pi regionali, siciliano e veneto, e hanno trovato che
f)
scientifica sui macro-dati (censuari e non) dell'u­ l'italiano, sebbene complessivamente meno usato
so linguistico non solo all'interno della comunità del dialetto, ha un tasso di mantenimento superio­
italiana ma anche comparativamente tra le altre re; e che la distribuzione delle due lingue è molto si­
lingue presenti sul territorio; e in terzo luogo, la mile a quella di cui godevano (e godono) in Italia,
presenza italiana è, relativamente all'intera po­ inclusa la differenziazione regionale tra Sicilia e
polazione, la più massiccia. E quest'ultimo punto Veneto. Così favoriscono l'italiano i rapporti inter- 283

TRE GENERAZIONI ALLESTERO


I a
regionali, i domini più formali e pubblici, e la mag­
Italiano fuori d'Italia

si, e diversamente usate in situazioni diverse, per


giore istruzione dei parlanti, nonché ovviamente i scopi diversi (v. il paragrafo precedente). Ma la no­
più frequenti contatti con l'Italia. Inoltre, l'alter­ vità sta nel fatto che questa distribuzione spesso
nanza italiano-dialetto è diglossicamente più fles­ non viene più vista passivamente come il prodotto
sibile tra i siciliani, che considerano il proprio dia­ dei macro- e micro-fattori socia! i che la cletermina­
letto più "lingua", mentre è µiù rigida tra i veneti, no ("Parlo in dialetto mischiato al tedesco perché
che considerano il proprio dialetto vero "dialetto". sono poco colto e mi sto rivolgendo ad amici"),
In Svizzera, nell'area tedescofona, due origi­ quanto piuttosto attivamente come il processo at­
nali progetti 1 hanno notevolmente allargato il traverso cui i partecipanti interpretano l'interazio­
campo di indagine oltre la comunità italiana. Da ne di cui sono protagonisti ("Parlo così perché in­
una parte, è stata analizzata la funzione che l'ita­ tendo sia definire amichevole e culturalmente mi­
liano svolge come lingua veicolare (o lingua fran­ sta la situazione in cui mi trovo, sia rivelare la mia
ca) tra gli immigrati di varia provenienza, so­ identità in parte calabrese in parte tedesca").
prattutto nell'ambito del lavoro. Infatti, nel cen­ Ne consegue che metodologicamente viene qua­
simento del 1990, ben il 30,1% degli stranieri in­ si del tutto abbandonato il questionario lessicale a
dica in media di usare l'italiano al lavoro. Evi­ favore di testi completi, in un primo momento di in­
dentemente, questo uso raggiunge la punta mas­ terviste più o meno guidate e apertamente regi­
sima (62,9%) da parte degli stessi immigrati ita­ strate, in un secondo anche di conversazioni del
lofoni, ma è significativo che raggiunga cifre alte tutto spontanee, raccolte con tecniche etnografiche.
anche presso i parlanti di altre lingue romanze Per l'impostazione teorica e metodologica, e la
(46,4% tra gli ispanofoni e 38% tra i lusofoni). Per finezza delle analisi, il progetto tedesco dell'Uni­
i risvolti sociolinguistici e soprattutto psicolin­ versità cli Costanza, guidato da Aldo cli Luzio, è
guistici dell'iter acquisizionale dell'utenza spa­ quello che più di ogni altro ha portato l'italiano
gnola a Zurigo, rimandiamo all'interpretazione of­ nel circuito internazionale dello studio del con­
ferta da Schmid (1994) per questo fenomeno, for­ tatto linguistico. Il libro di Auer (1984), basato sul
se non limitato all'ambiente svizzero. Dall'altra, parlato di alcuni ragazzini italo-tedeschi, è un
Franceschini (1998), con una inversione di pro­ piccolo classico tuttora letto con profitto da chiun­
spettiva, documenta analiticamente l'uso dell'ita­ que voglia capire la conversazione bilingue, non
liano non da parte degli italiani ma da parte del­ solo italo-tedesca.
la maggioranza svizzera a Basilea, individuando E così la sociolinguistica interpretativa e l'ana­
così le notevoli tracce che l'italiano lascia all'e­ lisi della conversazione hanno fatto scuola. e
stero nel contatto con gli indigeni. hanno tratto spunti interessanti, ad esempio, Ru­
bino (2000 e 2002), analizzando la conversazione
trilingue in due diverse famiglie siculo-australia­
ne, e Birken-Silverman (2001 ), riferendo del com­
IJ portamento linguistico di un gruppo cli giovani si­
culo-tedeschi tra i 13 e 20 anni residenti in un
3. quartiere malfamato di Meinheim, e documentan­
do come, all'interno della "cricca" il siciliano serva
Approcci teorici e
metodologici eia strumento espressivo, ludico e criptolalico, ti­
pico del parlato giovanile, e soprattutto per i ma­
Dopo la partenza sostanzialmente strutturalista de­ schi da risorsa stilistica per esprimere, oltre all'i­
gli studi del contatto linguistico negli anni Ses­ dentità siciliana e alla solidarietà al gruppo, anche
santa e Settanta, nel nostro ventennio l'attenzione l'aggressività che trova dei corrispondenti nella lo­
non è più rivolta solo al dialetto o all'italiano presi ro cultura HipHop. Un recente sviluppo cli questo
separatamente per quantificare e qualificare l'in­ approccio analitico è usato anche eia Giampapa
terferenza lessicale che subiscono dalla nuova lin­ (2001), che esamina eia una parte, come 8 giovani
gua (ad es. negli Stati Uniti si cerca fa jobba, e in italo-canadesi negozino le loro identità, multiple e
Australia si beve fa capa di caffè, rispettivamente variabili, per mezzo delle pratiche linguistiche
dall'inglese job e cup). Subentrano negli anni Ot­ quotidiane nei propri mondi canadese, italo-cana­
tanta interessi funzionalmente più vari nei con­ dese e italiano, e dall'altra, come, a loro volta, que­
fronti degli attori-portatori di varietà linguistiche ste pratiche influenzino il modo con cui essi si po­
284 miste, diversamente distribuite tra parlanti diver- sizionano nei confronti delle proprie identità.
Italiano fuori d'Italia

C1 C1
4. 5.
Identità, prestigio, atteggiamenti Erosione e apprendimento
Nell'emigrazione di massa classica, la lingua e la Se dopo l'emigrazione le due vecchie lingue ven­
cultura del Paese ospite sono decisamente ege­ gono funzionalmente usate meno, non sorpren­
moni rispetto a quelle delle nuove comunità dei de che ne soffrano anche strutturalmente. Un al­
lavoratori immigrati e delle loro famiglie, che ri­ tro approccio prolifico per gli studi del nostro
mangono in posizione subalterna per un periodo settore è quindi quello dell'erosione linguistica
più o meno lungo fino alla loro assimilazione. subita dall'italiano a contatto con la nuova lin­
Rientra in questa casistica la vecchia emigrazio­ gua. Iniziato a metà degli anni Ottanta con Bet­
ne italiana degli anni Cinquanta e Sessanta nel toni (1985) su dati italo-australiani, è proseguito,
nord Europa, nord America, in Australia e Nuova ad esempio, prima con Scaglione (2000) su dati
Zelanda, dove l'iniziale rapporto è stato senz'al­ tosco-californiani, innovativamente analizzati
tro di egemonia-subalternità per le prime gene­ dal punto di vista non solo grammaticale ma an­
razioni, ma è oggi molto sfumato per le terze or­ che fonologico, poi con Sorace (2002) su dati so­
mai (parzialmente?) assimilate. Ci sono tuttavia prattutto italo-scozzesi. In questo ultimo lavoro
dei casi, come quelli dell'America Latina e della viene analizzata la caratteristica italiana (ma
Svezia, dove gli italiani fin dalla prima genera­ non inglese) dei soggetti nullo (piove, vieni sta­
zione hanno goduto di maggiore prestigio. Si trat­ sera?) e postverbale (sono arrivate le mele coto­
ta nel primo caso di minore divario nelle condi­ gne; ti piace la cotognata?) e dimostrato che la
zioni socio-economiche tra Paese di partenza e lunga dimestichezza con l'inglese non porta alla
Paese di arrivo, nel secondo caso di due fatti spe­ perdita categorica del tratto sintattico che li per­
cifici, l'uno culturale del Paese di arrivo (per gli mette, ma solo alla perdita della sensibilità per i
svedesi il sole dell'Italia mediterranea esercita un tratti di interfaccia tra la sintassi e le condizioni
fascino irresistibile), l'altro demografico del grup­ di tipo pragmatico e discorsivo che ne determi­
po emigrante (piuttosto che famiglie contadine nano la distribuzione.
dal Sud d'Italia, partono soprattutto uomini sin­ Ma se con il paradigma analitico dell'erosio­
goli, tecnici specializzati dalle cittadine del Nord). ne gUardiamo al mezzo bicchiere che si sta vuo­
Dal punto di vista linguistico gli atteggiamenti tando, con quello dell'acquisizione guardiamo
che accompagnano questi rapporti di egemonia e al mezzo bicchiere che si sta riempiendo. Data
subalternità tra il vecchio e il nuovo sono stati son­ la dimensione del fenomeno di apprendimento
dati, ad esempio, da un lavoro australiano di Bet­ dell'italiano sia tra le due generazioni dell'emi­
toni e Gibbons (1988), poi replicato negli Stati Uni­ grazione nate all'estero, sia tra i numerosi frui­
ti da Haller (1993). Ma vorremmo sapere se le di­ tori dell'insegnamento (v. più sotto), sorprende
verse condizioni dell'America Latina e della Sve­ che siano relativamente pochi gli studi che lo
zia portano a conclusioni diverse. Faccio un hanno monitorato scientificamente (v. comun­
esempio: la letteratura internazionale dell'emi­ que Wiberg 1997 e il tentativo di Di Biase 2002
grazione concorda nell'attribuire maggiori tassi di applicare all'italiano la Teoria della Processa­
di mantenimento della lingua originaria da parte bilità).
dei figli di matrimoni misti quando il genitore im­ A questo proposito, nel confronto tra erosione
migrato è la madre. Ebbene, io ho netta l'impres­ e acquisizione, vorremmo sapere se le proprietà
sione (un'ipotesi da verificare) che il manteni­ formali che si perdono per prime sono anche
mento sia invece alto anche in Svezia, dove il ge­ quelle che si imparano per ultime, e viceversa se
nitore immigrato è il padre, ma che questo, anzi­ quelle che si imparano prima sono quelle che si
ché comportare un'anomalia rispetto ai risultati perdono per ultime.
internazionali, in realtà li rafforzi. Infatti, sareb­ el confronto invece tra apprendimento al­
bero ancora le madri che, pur svedesi ma cultrici l'estero da parte delle seconde e terze genera­
del mito mediterraneo, incoraggiano il manteni­ zioni e apprendimento in Italia da parte degli
mento dell'italiano, tanto che spesso, perfino do­ immigrati, vorremmo sapere quali differenze
po il divorzio dal marito, continuano a portare i formali comportano le diverse condizioni di bi­
figli in vacanza dagli ex suoceri. linguismo.

TRE GENERAZIONI DI ITALIANO ALL'ESTERO


a Italiano fuori d'Italia

Cl da e bontà della cucina italiane lavorano insieme a


considerazioni economiche a favore della recente
diffusione dell'italiano.
6. Un segno tangibile della maturità raggiunta
Insegnamento e certificazione
dall'intero processo di apprendimento/insegna­
Nel nostro ventennio, l'insegnamento dell'italia­ mento dell'italiano L2 è il fatto che oggi il livello di
no all'estero è cambiato sia dal punto di vista competenza linguistica italiana degli stranieri
quantitativo sia da quello qualitativo. E con questo possa essere ufficialmente certificata. Il primo
non voglio dire solo che ce n'è di più e che è mi­ progetto di una certificazione italiana prende av­
gliore, ma anche che, da italiani in Italia, lo ab­ vio dall'indagine sui pubblici dell'italiano com­
biamo per così dire scoperto. Mentre una volta ve­ missionata dal Ministero Affari Esteri alla fine de­
nivamo fortuitamente a sapere che godeva di una gli anni Settanta (v. Baldelli 1987). Poi nel 1993
(per noi) sorprendente diffusione, dagli anni Ot­ una convenzione-quadro tra il Ministero e alcune
tanta ce ne occupiamo di più e ne sappiamo di più università ne regola la diffusione. Oggi le certifi­
- il che forse contribuisce in parte al successo. cazioni di competenza dell'italiano ufficialmente
Nel 1987, uscivano infatti i risultati di un'inda­ riconosciute sono quattro: il CELI ( Certificato di
gine a livello mondiale voluta dal Ministero Affari Conoscenza della Lingua Italiana) dell'Università
Esteri sulle motivazioni che portavano allo studio per Stranieri di Perugia, il CILS ( Certificazione di
dell'italiano (Baldelli 1987). Venivamo così a sape­ Italiano come Lingua Straniera) dell'Università
re che ogni anno imparavano l'italiano almeno set­ per Stranieri di Siena, l'IT ( Certificato per la Co­
tecentomila stranieri, principalmente donne (in noscenza delf'Itajjano come L2) dell'Università
rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini) e studenti (in Roma Tre, e il PLIDA (Progetto Lingua Italiana
rapporto di 7 a 1 rispetto ad altre categorie), che la Dante Alighieri, Certificato di Competenza della
principale ragione che li motivava era l'immagine Lingua) della Società Dante Alighieri con il sup­
culturale dell'italiano come lingua della grande tra­ porto scientifico dell'Università della Tuscia.
dizione letteraria, artistica, intellettuale, e che que­ Diverse per numero di utenti e di livelli di com­
sto avveniva anche in Paesi dove l'emigrazione era petenza certificati, queste certificazioni riconoscono
stata più massiccia e dove dunque ci si potevano che oggi chi impara l'italiano non lo fa più solo per
aspettare motivazioni più varie di tipo affettivo. motivazioni culturali personali, ma anche e soprat­
Da allora, prima lentamente poi con maggiore tutto per motivazioni strumentali di lavoro, di inte­
convinzione, soprattutto in questi ultimi anni di grazione sociale, di studio, e altro ancora, e che dun­
entusiasmo europeista, si diffonde l'intuizione che que ha bisogno di poter dichiarare la propria com­
anche la lingua italiana partecipa a un sistema di petenza pubblicamente non solo in modo trasparen ­
lingue a diffusione internazionale, che questo si­ te ma anche comparabile con quello di altre lingue.
stema è competitivo, e che dunque la competizione D'altra parte, però, riconosciamo che questa nuo­
andrebbe sostenuta. Oggi un'altra indagine (De va diffusione sia dei corsi di studio sia della certifi­
Mauro et al. 2002) riferisce di nuove cifre dell'u­ cazione non è senza ombre. De Mauro et al. (2000:
tenza dei corsi di italiano all'estero e di nuove mo­ 247) parlano apertamente di "fragilità" del sistema
tivazioni allo studio da parte di una gamma più di offerta formativa italiana, troppo recente, dotata
ampia di utenti. Ad esempio, nell'anno scolastico di risorse troppo limitate, e troppo irregolarmente
1999-2000, i 276 corsi di italiano a Londra si col­ sostenuta dell'azione istituzionale italiana.
locano al quinto posto tra tutte le lingue seconde, e
cioè dopo quelli di inglese (497), francese (474),
spagnolo (389), con soli tre corsi in meno del te­
desco (279). Tra le motivazioni specifiche, domi­
nano ancora i valori culturali tradizionali, ma ne Cl
crescono altri sociali ed economici. Penso ad esem­
pio, all'Albania, dove prima si studia l'italiano per­
7.
Conclusioni
ché si pensa di immigrare in Italia, poi si riporta
con sé una traccia dell'italiano ben più duratura di Insomma molte cose sono cambiate nei venti an­
quella che riporta un turista inglese che pure l'a­ ni di strada che abbiamo percorso insieme su
veva studiato per venire in Italia. Oppure, al Giap- questa rivista: da una parte, l'emigrazione all'e­
286 pone, dove varietà del design, ricchezza della mo- stero ha cambiato posizione sociale, identità e as-
a Italiano fuori d'Italia

setto linguistico; dall'altra, il sistema Italia ha at­ si istituzionali, come gli stranieri. Nel momento
tirato più apprendenti di italiano L2, sempre in­ in cui lavora sui dati, anche la linguistica acqui­
curiositi dalle attrazioni culturali ma anche spin­ sizionale di stampo generativista deve fare i con­
ti da esigenze strumentali; per un altro verso an­ ti con il contesto sociale di uso della lingua. Infi­
cora, è cambiata la scena internazionale, poiché il ne, nel momento in cui le Università vendono il
momento storico, specialmente in Europa, è par­ prodotto lingua e lo certificano devono anch'esse
ticolarmente favorevole all'apprendimento lin­ sottostare a competitive considerazioni di merca­
guistico, e oggi si parla di industria delle lingue. to, e ragionare in termini di investimento non so­
Tutti questi fattori di cambiamento hanno ri­ lo culturale ma anche economico.
mescolato le carte del quadro generale, tanto che "Italiano e Oltre" ha documentato questi cam­
oggi è difficile tenere separate le categorie di biamenti. Nel congedarci dai lettori e ringraziar­
utenti dell'italiano L2, le discipline che se ne li della compagnia durante questo ventennio, ci
prendono cura, e le istituzioni che lo promuovo­ auguriamo di non scindere la collaborazione, e di
no. Così, spesso, ad esempio, nel momento in cui potere continuare insieme in altre sedi e sotto al­
le terze generazioni dell'emigrazione si avvicina­ tre forme l'opera politica e scientifica di diffusio­
no all'italiano, lo devono imparare da zero in cor- ne e di monitoraggio dell'italiano fuori d'Italia.
1
Mi pare interessante osservare che tutti e due questi progetti sono di motivazione umana. Se la Svizzera durante il nostro ventennio ha avu­
allievi di Gaetano Berruto. Questo per indicare che, oltre aU'interesse to Berruto per alcuni anni ordinario di linguistica italiana a Zurigo,
nazionale e ufficiale per i fatti sociolinguistici di cui si accennava so­ l'Australia fin dagli anni Settanta ha Michael Clyne operosissimo a
pra, perché questo si coaguli in risultati di ricerca occorre anche l'en­ Melbourne (v. Clyne 2003 per un magistrale sunto della produzione
tusiasmo generato da una sicura direzione scientifica e una sincera sua e di quanti a lui si sono ispirati).

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287

TRE GENERAZIONI DI ITALIANO ALL'ESTERO


Di educazione
linguistica,
di scuola
e ollJvc
C irca sette anni fa Raffaele Simone
propose a Silvana Ferreri, segre­
sistema scolastico italiano, al punto
che la lettura in sequenza di quelle
se a riprendere le linee innovative
dei programmi del '79 per la scuola
tario nazionale uscente del GISCEL, di note finisce per ricostruire, seppure media, dell'85 per la scuola elemen­
curare una rubrica per "Italiano e Ol­ per rapidi flash, un doppio racconto: tare e di quelli elaborati dalla Com­
tre" dedicata alle attività e alle inizia­ da un lato, i progetti e i convegni na­ missione Brocca per i bienni, ma che
tive del Gruppo di Intervento e Studio zionali, la varietà di iniziative di "inter­ li ridefinisse più realisticamente lun­
nel Campo dell'Educazione Linguisti­ vento e studio" adottate nelle singole go un asse curricolare finalmente
ca. Iniziava così una collaborazione sedi regionali, dall'altro, di riflesso, al­ colto in tutto il suo svolgersi, secon­
fruttuosa tra una rivista e un'associa­ cuni snodi essenziali della politica do tappe specifiche, secondo tra­
zione accomunate, in qualche modo, scolastica a cavallo tra gli ultimi anni guardi graduali di apprendimento. E
da un codice genetico affine: il diret­ Novanta e i primi anni del Duemila. Le ritroviamo, nelle rubriche più recenti,
tore della rivista è tra coloro che ela­ curatrici della rubrica, Silvana Ferreri le valutazioni fortemente critiche sui
borarono il testo delle Dieci Tesi, ma­ prima e chi scrive poi, hanno infatti documenti relativi alla legge delega
nifesto fondativo del GISCEL. cercato di dare spazio a idee, fatti, ri­ di riforma del ministro Moratti, con
Per una di quelle strane coinci­ flessioni, ricerche, pubblicazioni, pro­ particolare riguardo.alle Indicazioni
denze o per segrete armonie del caso getti, attività, a tutto ciò insomma che nazionali per i piani di studio perso­
grazie alle quali sembra che "tutto si meglio potesse caratterizzare il profi­ nalizzati relativi alla scuola elemen­
tenga", proprio nel periodo in cui si lo culturale e militante dell'associa­ tare e media, che a qualcuno ap­
intensificava l'impegno dell'associa­ zione e dei suoi soci, il senso stesso paiono delineare un progetto in so­
zione sia nella direzione di collabora­ del nostro impegno. E nel creare que­ stanziale continuità con quello pre­
zione con le istituzioni sia in quella di sta "finestra" aperta sulla vita del GI­ cedente, con argomenti che forse
ricerca e di sperimentazione didatti­ SCEL in primo piano, sui suoi tanti in­ non tengono in conto la semplice
ca, si apriva questo nuovo spazio sul­ terventi "nel campo dell'educazione eventualità di un maldestro riecheg­
le pagine di un canale prestigioso di linguistica", andava gradualmente giamento di alcuni spunti del Docu­
comunicazione: e vanno ricordati ca­ prendendo forma anche il piano dello mento di sintesi della Commissione
si in cui alcuni docenti contattarono sfondo: l'ambizioso progetto di rifor­ cicli per il primo settennio.
il GISCEL a partire da quanto avevano ma scolastica varato da Berlinguer nel
letto sulle pagine di "Italiano e Oltre". 1997, le sue tante implicazioni, i suoi
punti critici, e poi le nuove emergenze L 'esperienza del "Laboratorio di
scrittura", un progetto nazionale

L a rubrica divenne uno strumento


prezioso di informazione e di co­
municazione fra i vari gruppi regiona­
nate nel mutato contesto politico.
Ritroviamo così gli echi del dibat­
tito a partire dal documento sul rior­
nato nel 1998 da un protocollo d'in­
tesa con il Ministero e ancora in via
di svolgimento con iniziative pro­
li, e andò gradualmente configuran­ dino dei cicli relativo alla riforma Ber­ grammate per il 2004, rappresenta
dosi come spazio per proposte sull'e­ linguer, con tutte le implicazioni con­ un altro filo rosso che attraversa la
ducazione linguistica, sui temi di poli- nesse alla definizione di un curricolo trama dei temi affrontati nella rubri­
288 tica educativa e sulle emergenze del di educazione linguistica che riuscis- ca dedicata al GISCEL. Vengono regi-

Anna Rosa Guerriero "IeO" e il GISCEL: anni di collaborazione


annarog@tin.it per una sfida comune, l'educazione linguistica
nella scuola

strati in quelle note alcune proposte del primo numero del 2000 Raffaele costruito anche un altro filo rosso
di lavoro sulla didattica della scrittu­ Simone riconosceva esplicitamente della rubrica: il tema della formazio­
ra, ampiamente debitrici della ricca l'esistenza di problemi e di sfide "che ne iniziale e in servizio dei docenti e,
letteratura sul tema e, in particolare, il Paese, la sua scuola e la sua cultura lungo questa linea tematica, il contri­
di un analogo progetto immediata­ diffusa non avevano quindici anni fa, buto di idee e di iniziative dato dal­
mente antecedente, coordinato nel quando abbiamo cominciato". E ne ci­ l'associazionismo professionale, in
1993 da Raffaele Simone. Emergono ta alcuni: l'immigrazione di massa, particolare quello del Forum delle as­
dalle frequenti informazioni sullo svi­ l'informatica e la telematica, le cultu­ sociazioni disciplinari. I documenti in
luppo del "Laboratorio di scrittura" al­ re e le mode giovanili, la trasforma­ quella sede prodotti, e di cui si è da­
cuni aspetti caratterizzanti il proget­ zione dei sistemi educativi, anche sul­ to conto in alcune note, indicano al­
to, l'attenzione rivolta agli aspetti pro­ la spinta dell'Europa unita. cuni dei requisiti necessari a una
cedurali della scrittura, il coinvolgi­ Il problema dell'analfabetismo buona formazione universitaria dei
mento di docenti anche di altre disci­ funzionale, ad esempio, acquista par­ futuri docenti e difendono la funzio­
pline oltre all'italiano (matematica, ticolare risonanza con i dati delle re­ ne delle scuole di specializzazione.
scienze, fisica, filosofia, e così via), la centi indagini, come quella del CEDE
considerazione di un curricolo di
scrittura dalla scuola di base fino al
secondo ciclo, l'attenzione dedicata
sulle competenze alfabetiche della
popolazione adulta italiana, e diventa
un riscontro preoccupante di scenari
C hi ha avuto il privilegio di curare
la rubrica dedicata al GISCEL e
di condividere per un po' con Raf­
alle diverse modalità della scrittura tracciati prevalentemente sul filo del­ faele Simone l'avventura di "Italia­
scolastica (gli usi funzionali, le varietà le ipotesi. In questa prospettiva le ini­ no e Oltre", non può non avvertire
pragmatiche di una pluralità di forme ziative di "intervento e studio" rac­ oggi il senso di una stagione che si
testuali, ecc.), senza escludere la contate nella rubrica acquistano la chiude, perché si chiude un'espe­
considerazione degli usi spontanei connotazione della "sfida" a partire rienza assolutamente peculiare nel

e
della scrittura dei giovani. dalla crisi di alcune modalità cognitive panorama culturale italiano. Questa
particolarmente rilevanti per l'ap­ rivista è stata infatti, fra l'altro, un
,è infatti l'altra faccia del proble­ prendimento. Il fenomeno descritto punto di riferimento prezioso per
ma: i bisogni linguistici delle nuo­ da Raffaele Simone nel suo La terza quanti credevano e credono che ab­
ve generazioni, per dirla con il titolo di fase - Forme di sapere che stiamo bia ancora senso investire energie
un convegno nazionale di alcuni anni perdendo (2000) impone infatti non intellettuali e professionali nella
fa. Attraverso le "lenti" della rubrica i solo un ripensamento di specifiche scuola. L'augurio da fare a costoro
lettori della rivista hanno forse potu­ strategie didattiche ma più radical­ e al direttore di "Italiano e Oltre" è
to cogliere anche quest'altra prospet­ mente un nuovo modo di organizzare quello di poter riprovare di nuovo,
tiva: il mutato contesto socioculturale il sistema formativo ed educativo per magari in altri modi o spazi, a riag­
con il quale deve fare i conti qualsiasi restituire senso allo "stare a scuola" gregare intellettuali militanti intor­
progetto, per quanto ben meditato, di oggi, per gli studenti e per i docenti. no a iniziative così prestigiose come
educazione linguistica. Nell'editoriale Su questa linea di riflessione si è è stata quella di questa rivista.

DI EDUCAZIONE LINGUISTICA
1 Dalla ricerca

Per scrivere
bisogna essere
educali

e esempio quella che intendeva fornire agli studenti


nelle scuole una buona educazione letteraria. Co­
me dire: un'attenzione per la parte ricevente dei te­
1.
sti e non per quella emittente.
Quando entra la scrittura
In questo contesto, tra i primi a occuparsi di
La scrittura entrò nelle università italiane nel svecchiare i contenuti della scrittura all'università
1991. I primi Atenei coinvolti furono, tra gli altri, abbiamo Umberto Eco e la sua scuola. Il libro di
quello di Torino e di Salerno, dove cioè veniva av­ Eco' Come sj fa una tesj dj laurea: le matede uma­
viato - all'interno della Facoltà di Lettere- il pri­ nisUche esce ben tredici anni prima del Novanta
mo Corso di Scienze della Comunicazione. Sem­ ( 1977) ed è accolto con enorme favore dal pubbli­
brò allora del tutto naturale che la scrittura pene­ co. Per contro, un'allieva di Eco - Maria Teresa Se­
trasse in maniera ufficiale ai livelli più alti dell'e­ rafini 2 - pubblica nel 1985 un secondo libro che
ducazione proprio attraverso la porta della "co­ ebbe grande importanza per le scuole. È il suo Co­
municazione". Tuttavia, l'Italia mostrava in que­ me si fa un tema in classe, un testo che venne ac­
sto senso un notevole ritardo verso altri Paesi oc­ colto con grande entusiasmo nelle scuole e di fat­
cidentali dove invece la scrittura da almeno cento to segnò - da allora in poi - una nuova attenzione
anni, ad esempio negli Stati Uniti, costituiva uno per la scrittura nei manuali di educazione lingui­
degli aspetti principali di insegnamento per le gio­ stica e in particolare nelle grammatiche. Aggiun­
vani generazioni che accedevano all'università. gerei alla lista, per ragioni che dirò subito, anche
L'ingresso della scrittura come abilità che può il libro di Raffaele Simone3 Maistock. Il linguag­
essere insegnata o per lo meno affinata dipendeva gio spiegato da una bambfoa, che uscì nel 1988.
da molti fattori, ma probabilmente la ragione della A rifletterci oggi, il libro di Eco e quello della
sua comparsa stava soprattutto nell'impetuoso af­ Serafini entrarono nel nostro panorama educati­
facciarsi dell'informatica e del computer anche nel­ vo attraverso il riferimento alle uniche due au­
le scienze umane e in genere nella nostra cultura. tentiche composizioni scritte del nostro Paese, la
Prima del Novanta nelle nostre università non si in­ tesi e il tema. A questi riferimenti obbligati, il bel
segnava a scrivere per varie ragioni. Solitamente, libro di Simone aggiunse anche penetranti consi­
lo studente che si affacciava alla tesi di laurea im­ derazioni sul riassunto e la parafrasi, esercitazio­
parava a scrivere scrivendo e spesso faceva tesoro ni un po' dimenticate o male esercitate nel nostro
- nei casi più fortunati - delle pazienti correzioni panorama scolastico. Il che poneva già con chiara
del suo docente. Educare a scrivere, nel nostro Pae­ evidenza il problema generale dei requisiti per la
se almeno, era dunque qualcosa di residuale e co­ scrittura: saper scrivere era allora saper svilup­
munque sottoveniente ad altre preoccupazioni, ad pare un tema e - più avanti-, saper svolgere una
290

!' Dario Corno L'educazione alla scrittura arriva tardi


I
darcorno@tin.it in Italia e si pone come obiettivo
la padronanza delle tecniche formali
a Dalla ricerca

parafrasi o saper redigere una tesi di laurea. Era me è noto a tutti, sarà l'allestimento dei nuovi
insomma chiaro che prima degli anni Novanta l'u­ Esami di Stato nel 2000.
niverso della scrittura da noi era saldamente in­ E tuttavia, in questo panorama così promettente
cernierato intorno al prodotto finale che l'appren­ dell'affacciarsi dell'abilità dello scrivere anche nelle
dista scrivente era chiamato a realizzare. Una mi­ università mancava una consapevolezza, per così
nore attenzione era invece rivolta ai percorsi per dire, cognitiva dell'arte dello scrivere. Era infatti as­
giungere alla realizzazione dei testi scritti. sente la visione dello scrivere come strumento per
Per la verità, negli stessi anni in cui la Serafi­ pensare e non solo per trasmettere idee. La scrittu­
ni pubblica il suo libro, l'attenzione per la scrittu­ ra veniva e forse viene ancora oggi vista soprattut­
ra era ben presente sia in alcune riviste d'avan­ to come esercizio strumentale per comunicare idee
guardia come "Italiano e Oltre" o "Riforma della più che per pensarle, secondo una non più recente
scuola", sia all'interno delle associazioni sponta­ osservazione di Italo Calvino secondo il quale scri­
nee degli insegnanti come il Cidi, il Giscel o "il vere in lingua italiana significa anzitutto pensare a
Lend. Esisteva inoltre un altro paradigma educa­ come dire le cose più che pensare a che cosa dire7 •
tivo che poneva la scrittura al centro delle proprie Una testimonianza di questo atteggiamento è
preoccupazioni, ed era quello della scuola media, fornita dalla notevole sfortuna che ha avuto nel
in particolare quello che si richiamava ai valori nostro Paese l'esercizio della scrittura di sintesi,
della creatività come cuore pulsante dell'abilità cioè di quella scrittura che prevede un testo che
dello scrivere. In questo caso, occorre riferirsi a precede su cui sviluppare formulazioni parafra­
un libro fortunato scritto assieme agli alunni da stiche sia di tipo condensativo (come un riassun­
Ersilia Zamponi4, I Draghi locopei. Imparare l'ita­ to, e cioè un tipo di testo che conserva la linea te­
liano con i giochi di parole, che uscì l'anno suc­ matica unitaria di un altro testo), sia di tipo in­
cessivo al libro della Serafini. In questo libro, la terpretativo (come un commento). Sono molte le
scrittura diventa un piacevole parco giochi che ragioni che potrebbero farci capire come mai
sviluppa principalmente l'atteggiamento retorico questo aspetto della testualizzazione scritta ab­
di pensare allo scrivere (lo scrivere, cioè, secondo bia avuto meno fortuna da noi rispetto, ad esem­
le tecniche dell' elocutio variamente sviluppate; si pio, ad altri Paesi europei come la Francia o la
tenga presente che sempre in quegli stessi anni Gran Bretagna. Mi limito ad accennare al proble­
uscì un altro straordinario libro che può avere ma che richiederebbe davvero molto tempo per
avuto una notevole importanza per la scrittura in una sua considerazione più approfondita.
genere e per il paradigma creativo, ossia la bellis­ Dato questo quadro dell'educare a scrivere,
sima traduzione che Umberto Eco propone degli vorrei proporre nel resto del mio discorso alcune
Esercizi di stile di R. Queneau5 nel 1983). considerazioni sui prerequisiti dello scrivere e su
Quando si attivano i primi laboratori di scrit­ come questi prerequisiti abbiano, da un lato, una
tura nel nostro Paese, educare a scrivere sembra rilevante importanza per il disegno dei program­
dunque innestarsi su un terreno già preparato mi e, dall'altro, una grande tradizione proprio nel
perché il nuovo contesto educativo prevede una nostro Paese.
visione più processuale dell'apprendere a scrive­
re, e nelle scuole si inizia a parlare con più con­
vinzione della scrittura come abilità. Sostanzial­
mente, questo significava promuovere anche da
noi una visione processuale dello scrivere favo­ CJ
rendo un'impostazione a fasi dell'insegnamento 2.
(trovare le idee, pianificarle, stenderle, riveder­ Saper scrivere
le). Questa impostazione era netta e bene eserci­
tata in un altro importante libro di Maria Teresa Torniamo al 1990 e ai laboratori di scrittura che
Serafini6 che uscì nel 1992 ed era significativa­ allora si affacciavano nelle università. In quel mo­
mente intitolato Come si scrive, un libro sul qua­ mento - almeno nel Laboratorio di Scrittura di
le torneremo. Un altro aspetto positivo di questa Torino - non erano previsti test d'entrata (in li­
penetrazione di nuove tecniche per insegnare a nea generale e in questo caso vuol dire che ac­
scrivere (per lo più di area anglosassone) fu la de­ certare le conoscenze e le abilità era una faccen­
finitiva desacralizzazione del tema come unico da lasciata al singolo docente di scrittura, in base
formato per apprendere a scrivere. Il risultato, co- alle sue esigenze). Per lo più, si supponeva che lo 291

LEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA


I studente arrivasse all'Università con una compe­
Dalla ricerca

sero padroneggiati - a un livello minimo - i re­


tenza di scrittura che era certificata dall'esame di quisiti che vi dovrebbero entrare secondo le di­
maturità. In realtà si dava per scontato che fos- verse dimensioni coinvolte nell'abilità8.

FORMALE E LINGUISTICO TESTUALE E COGNITIVO

• DIMENSIONE FORMALE SPECIFICA • DIMENSIONE TESTUALE E RETORICA


1. isolamento delle parole 1. conoscenza e uso del paragrafo (capoverso)
2. conoscenze relative all'inquadramento pagina 2. conoscenza e uso della topic sentence
3. conoscenze dei segni di interpunzione e di al- 3. conoscenza e uso della tipologia di paragrafi;
tri segni diacritici (ad es. l'asterisco) conoscenza dei meccanismi di "progressione
4. conoscenza e uso della lettera maiuscola tematica" o "dinamica informativa"
5. conoscenza dell'apostrofo 4. conoscenza e uso dei "legami testuali" (con-
6. conoscenza della spaziatura tra righi nettivi, congiunzioni, formule di ripresa, ecc.)
7. conoscenze relative al rientro di capoverso 5. conoscenza della macro- strutturazione globa-
8. conoscenze relative alla "pubblicazione" le del testo (inizio - parte centrale - conclu-
sione)
• DIMENSIONE LINGUISTICA 6. conoscenza delle tecniche di parafrasi e di sin-
1. conoscenza della sintassi della lingua scritta tesi
(struttura, concordanza, costrutti) 7. conoscenza della tipologia testuale (testi espo-
2. conoscenza di parole "libere dal contesto" (les- sitivi, regolativi, descrittivi, narrativi, argo-
sico specifico) mentativi)
3. conoscenza dei meccanismi della citazione (di- 8. conoscenza e uso di figure retoriche (anadi-
retta e indiretta) plosi, anafora, climax, metafora, metonimia,
4. conoscenza della linearità della frase ecc.)
9. conoscenza e uso di tecniche argomentative
• DIMENSIONE PRAGMATICA E COGNITIVA
1. conoscenza della tipologia di pubblico a cui è
rivolto lo scritto
2. conoscenza di tecniche di pianificazione (lista,
mappa, scaletta, ecc.)
3. conoscenze enciclopediche specifiche
4. capacità di documentazione
5. conoscenza e capacità di revisione testuale

Fig. 1. Articolazione della competenza di scrittura.

C'era cioè della scrittura una visione ancora raffinato, capace cli avere incidenza anche sui pro­
fortemente centrata sull'abilità considerata dal cessi di pensiero generali cli chi scrive.
suo punto di vista tecnico, come insieme specifico
di sotto-abilità che andavano padroneggiate. Que­
sto però poneva in secondo piano il problema
dell'"educare a scrivere", nel senso - anche que­
sto tecnico - dei rapporti che si instaurano nello CJ
scrivente tra scrittura e lingua scritta e tra scrit­
tura ed elaborazione delle informazioni. In tenni­
3.
Un test di scrittura
ni più semplici, il problema era considerare per
quali ragioni non si maturasse, ad esempio, il con­ Vorrei proporre alcune considerazioni su questi
cetto cli paragrafo (capoverso) negli scriventi, se punti parlando proprio dei test d'accesso usati per
cioè questo riguardasse una questione di pura co- appurare le capacità di scrittura degli studenti. Lo
292 noscenza per così dire interna o qualcosa di più farò sulla base cli due esempi, uno cli tipo pratico e
a
uno di tipo teorico. Quello pratico - che si riferisce
Dalla ricerca

per chiedere poi allo studente di ricostruirlo, come


all'abilità cli sintesi nello scrivere - ha il vantaggio vedremo più avanti. In questo secondo caso, vorrei
che ho dati che risalgono al 1980, però riferiti in proporre alcune considerazioni di tipo teorico in re­
questo caso agli studenti della scuola media di allo­ lazione alla storia dell'insegnare a scrivere da noi.
ra, consentendo così un tenue discorso di tipo lon­ Il primo test di scrittura serve per capire il
gitudinale9. Quello teorico riguarda invece un se­ rapporto tra lo scrivente, la lingua scritta e l'ela­
condo tipo di test che puntava a considerare la ca­ borazione di informazione, proprio con la richie­
pacità di costruire testi attraverso un metodo noto sta di un breve testo da riassumere in un nume­
oltreatlantico con il termine di sentence combining, ro prefissato di parole (35) e di un commento li­
cioè di un tipo di prova di scrittura che riguarda lo bero sul significato del testo stesso. Si scelse al­
sminuzzamento di un brano che viene privato dei lora un magistrale apologo di Gianni Rodari trat­
connettivi e ridotto a livello proposizionale semplice to dalle sue Favole al telefono.

Dopo aver scritto in stampatello il suo nome e cognome, il tipo di istituto superiore da cui proviene
e la sua data di nascita, legga con attenzione il testo seguente e poi scriva quanto Le è richiesto.

Le scimmie in viaggio

Un giorno le scimmie dello zoo decisero di fare un viaggio di istruzione. Cammina, cammina, si fer­
marono e una domandò:
- Cosa si vede?
- La gabbia del leone, la vasca delle foche e la casa della giraffa.
- Come è grande il mondo, e come è istruttivo viaggiare.
Ripresero il cammino e si fermarono soltanto a mezzogiorno.
- Cosa si vede adesso?
- La casa della giraffa, la vasca delle foche e la gabbia del leone.
- Come è strano il mondo e come è istruttivo viaggiare.
Si rimisero in marcia e si fermarono solo al tramonto del sole.
- Che c'è da vedere?
- La gabbia del leone, la casa della giraffa e la vasca delle foche.
- Come è noioso il mondo: si vedono sempre le stesse cose. E viaggiare non serve proprio a niente.
Per forza: viaggiavano, viaggiavano, ma non erano uscite dalla gabbia e non facevano che girare in
tondo come i cavalli di una giostra

Fig. 2. Il testo di lavoro degli studenti.

Su questo testo si richiedevano allo studente un commento libero con le indicazioni precisate
di scrivere un riassunto (sintesi) in 35 parole e nella fig. 3.

Faccia ora quanto Le è richiesto.

1. Scriva una sintesi del testo in non più di 35 parole (col 10% in_±). Tenga presente che per parola
si intende ogni insieme di caratteri compreso tra due spazi bianchi: così, "l'albero" = 1 parola, "un
albero"= 2 parole. Solo i tempi composti dei verbi italiani contano una parola unica (così "ho viag­
giato" = 1 parola).

2. Scriva un commento libero in quante parole vuole. Un commento è un tipo di testo che cerca di
rispondere alla domanda "Qual è il significato complessivo del testo?".

Fig. 3. Le consegne del test d'ingresso. 293

i..:EDUCAZIONE ALLA SCRITTURA


Dalla ricerca

Questo test è stato usato per molti anni nei cor­ la strategia dello studente è più complessa per­
si di scrittura sia alla Facoltà di Lettere - prima ché trasferisce l'informazione essenziale per la
a Torino e poi a Vercelli - per i corsi di Scienze comprensione nel commento libero dove ri­
della Comunicazione e anche, a partire dal prende la sintesi e spesso la spaccia per com­
1995, nei corsi di Scrittura Tecnica al Politecni­ mento.
co di Torino. Ad esempio, nell'anno accademico In altri casi, si conferma una tendenza rara
2002-2003 il test ha riguardato circa 500 stu­ negli studenti più giovani degli anni Ottanta del
denti. Novecento e cioè quello di scrivere "Questa favo­
Senza alcuna pretesa di completezza, tanto la parla cli...", "Questo testo racconta cli... ", "Il te­
meno di purismo statistico, vorrei però fare al­ sto parla cli...", quando non (come in pochissimi
cune considerazioni sui risultati perché mi sem­ casi) "Questa storiella parla cli...", interpretazioni
brano meritevoli di attenzione per il nostro di­ di perizia testuale che penalizzano la distribuzio­
scorso sulla scrittura e sui test d'accesso, so­ ne delle risorse di parola a disposizione visto che
prattutto se confrontati con gli studenti della non si pensa che si sciupano in questo modo 3 o
scuola media della provincia di Torino degli anni 4 unità che potrebbero risultare utili per una sin­
Ottanta. tesi più efficace.
La sensazione più generale è che le sintesi sia­ Un ulteriore errore diffuso riguarda le ope­
no scritte sensibilmente meglio in termini longi­ razioni cli testualizzazione per cui si crea una
tudinali se il parametro cli riferimento è l'uso del­ continuità tra il testo da sintetizzare e il testo
la punteggiatura (rarissimi i casi di virgola dopo realizzato, quando cioè si scrive "Le scimmie
il soggetto e prima del predicato) o la costruzio­ dello zoo... ", dando dunque per scontato che il
ne della frase. E tuttavia sembrano incrementar­ riferimento sia preciso nell'orizzonte interpre­
si alcuni curiosi tipi di interpretazione erronea tativo (e trascinando quanto il testo dice in
che erano semplicemente accennati nel corpus di apertura). Se infatti scrivo "le scimmie dello
riferimento degli studenti di scuola media degli zoo", devo sapere di quali scimmie sto parlando
anni Ottanta. e di quale zoo.
Vediamone qualcuno. Per farlo, però, conside­ Un'altra considerazione sul modo di sintetiz­
riamo la sintesi-tipo che sarebbe ragionevole zare degli studenti si ricollega a un'assenza più
aspettarsi - come per la verità avviene per alme­ che a una presenza o a uno svarione. È che la sin­
no il 50 per cento degli studenti. La sintesi è più tesi del testo viene meglio se gli studenti riesco­
o meno di questo tipo: "Alcune scimmie di uno no ad attribuire stati mentali alle scimmie, cioè
zoo vogliono fare un viaggio d'istruzione che du­ se si dispone cli quei verbi che David Olson 10 ha
ra una giornata, ma trovano il mondo noioso per­ chiamato "cognitivi" e che si sarebbero introdot­
ché vedono sempre gli stessi animali. Infatti, non ti nel lessico inglese solo a partire dal XV e XVI
si accorgono di non essere uscite dalla gabbia". secolo, quando l'inglese diventa il linguaggio col­
Si tratta esattamente di 35 parole. to della religione e del governo (sono verbi come
Tra gli errori più ricorrenti (e presente in al­ sostenere, assumere, ritenere, illudersi, e altri
meno due studenti su dieci nel corpus attuale che indicano l'attribuzione di uno stato mentale a
considerato) c'è una cattiva focalizzazione de­ chi li enuncia). Ora è un fatto che nessun testo
gli elementi testuali. Spesso lo studente dimen­ prodotto dagli studenti usa credere o illudersi in
tica che il viaggio è di istruzione e scrive: "Le riferimento alle scimmie proponendo sintesi del
scimmie dello zoo vogliono fare un viaggio e ve­ tipo: "Alcune scimmie di uno zoo si illudono di fa­
dono le stesse cose, trovando il mondo noioso, re un viaggio cli istruzione e per questo osserva­
perché non sono uscite dalla gabbia e girano a no che ...". Sempre in questo ambito, una seconda
vuoto". In un minor numero cli casi - comunque osservazione si riferisce all'assenza cli strutture
rilevante - lo studente si dimentica addirittura concessive (controfattuali) nelle sintesi degli stu­
di scrivere che le scimmie sono in gabbia e per denti attuali. Se si dispone dell'idea ciel sebbene,
questo trovano il mondo noioso, come in questo benché, nonostante, una persona è in grado cli
esempio: "Delle scimmie dello zoo vogliono fare rappresentare sinteticamente il pensiero espres­
un viaggio e al tramonto vedono sempre la gab­ so dal testo: "Sebbene fossero chiuse in gabbia,
bia ciel leone, la casa ùella giraffa e la vasca del­ alcune scimmie vogliono viaggiare per istruir­
le foche e trovano il mondo noioso" (si noti la si... ". Solo due sintesi su un totale cli 500 usano
294 strutturazione paratattica). In questi casi, però, questa struttura linguistica.
a Dalla ricerca

Ma c'è di più. E questo "di più" riguarda un


dato curioso e difficilmente spiegabile: la presen­ CJ
za di una non bassa quantità di testi (sia pure li­ 4.
mitata allo 0,2 per cento) di studenti che attri­ Educare a scrivere.
buiscono strutture enumerative alle scimmie per­
ché iniziano la loro sintesi scrivendo "Due scim­ Questo "creare qualcosa dal nulla" è estraneo o per
mie di uno zoo..." ovvero "Tre scimmie di uno lo meno secondario se si considera la storia del­
zoo...". l'insegnare a scrivere nella nostra tradizione, una
Ora, da nessuna parte del testo si esplicita il storia che è affascinante e complessa. Ad esempio,
numero delle scimmie coinvolte nel racconto e è imponente il patrimonio di conoscenze che l'an­
questo pone degli interrogativi di rilievo soprat­ tichità ci ha trasmesso su come insegnare a scri­
tutto se si pensa che l'errore non si presenta mai vere 12. Questo patrimonio si disegna attorno a due
negli adolescenti degli anni Ottanta. idee principali così bene formulate eia Quintiliano
È difficile rispondere con qualche sicurezza e dai paradigmi attuali che provengono dalle tra­
a un problema del genere e si potrebbero avan­ dizioni occidentali più allenate all'educare a que­
zare molte ipotesi11. Una però vale forse la pena sto tipo cli abilità (possiamo pensare ad esempio al
di proporla perché converge con il discorso che curricolo di scrittura nei college americani). Sem­
stiamo sviluppando qui sulla scrittura e i test plificando molto, queste idee dicono che l'appren­
d'accesso. Se accettiamo l'idea - che ha radici dista deve "leggere molto" e deve farlo con i testi
nella semiologia saussuriana e peirciana - della ben fatti - e cioè i testi letterari -; e deve "scrive­
dominanza delle strutture sintagmatiche e pa­ re tanto" secondo un ampio arsenale di esercita­
radigmatiche - lineari e iconiche - si potrebbe zioni. Nel primo caso - leggere molto - c'è la con­
forse non troppo irragionevolmente sostenere vinzione che se si immette l'apprendista in un am­
che gli studenti che vedono numeri là dove i biente ricco e stimolante e con buona scrittura, al­
numeri non sono presenti si fanno trascinare, lora è più probabile che per sedimentazione pas­
nello sforzo astrattivo imposto dalla sintesi, da siva si creino buoni modelli di comportamento se­
una dominanza iconica di pensiero - un pensa­ mantico e sintattico. Nel secondo caso - scrivere
re per immagini - che fa sì che il tutto prevalga tanto - c'è la convinzione che a scrivere si impara
sulle parti e che una visione complessiva risul­ scrivendo, ma avendo qualche materiale testuale
ti sopravveniente rispetto all'articolazione in già pronto a disposizione su cui esercitarsi.
parti del testo. Non riesco a spiegare altrimenti Consideriamo questa seconda pista. Essa ci è
l'assenza di questo errore nelle prove degli ado­ stata trasmessa attraverso le cosiddette preaexer­
lescenti. cUationes o progumnasmata o "esercizi prepara­
Ma tralasciamo queste considerazioni e tor­ tori", un campionario di 14 prove da sottoporre
niamo alla linea prevista dal nostro discorso. Il all'apprendista scrivente secondo le direttrici
senso generale di questo test d'accesso in riferi­ fondamentali della riscrittura di testi che prece­
mento ai problemi della scrittura può forse dirci dono - ad esempio con la chria - e della scrittura
qualcosa di prezioso intorno alle competenze che funzionale - ad esempio con la Jaudatfo (il testo
valutiamo negli studenti. Spesso infatti i para­ cli lode) o la vituperatio (il testo di biasimo). C'è
metri che usiamo per definire se qualcuno sa o nell'antichità un assioma non scritto - ma che at­
non sa scrivere sono riduttivamente formali e traverserà i secoli - e cioè che l'esercizio della
impediscono di considerare la scrittura al suo li­ scrittura non si può separare dall'esercizio del
vello più alto, che è quello di strumento per pen­ pensiero e che questo è strettamente collegato
sare e per comunicare. Probabilmente questo di­ con quello della comunicazione, vale a dire con
pende dal trascinamento cli un vecchio assioma la condivisione dei valori e in genere con l'eser­
che tarda ad andare in pensione, vale a dire che cizio della critica (del giudizio).
nell'insegnare a scrivere occorre far scrivere su Proprio l'esercizio della riscrittura può per­
"consegna" imponendo allo studente cli scrivere metterci di tornare al problema dei test d'accesso
qualcosa "inventandolo", sulla base del mito del­ per la scrittura e di parlare cli un tipo di esercizio
l'originalità secondo cui si è creativi non quan­ che è eia noi poco praticato, quello che riguarda
do si elaborano modi nuovi per vedere vecchi la riscrittura secondo la tecnica della "scrittura
problemi, ma quando si pensa cli creare qualcosa combinata" o sentence combfoing. Si tratta di
dal nulla. una esercitazione che credo ben nota a chi inse- 295
·········•··········•···· ................................... ·························· ··························"········ ······························· ·:

LEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA


I a Dalla ricerca

gna lingua seconda ed è in questo senso testimo­ ve ricorre in compagnia del grande grammatico
niata nei manuali che si occupano dell'insegnare ottocentesco Raffaello Fornaciari 1 5. Giovanni Nen­
a scrivere nella L2. Essa occupa un posto di rilie­ cioni 16 lo cita invece come "consulente manzo­
vo in questo senso nella tradizione anglosassone niano" del Verga - a proposito di carro e carretto
almeno a partire dagli anni Settanta del Nove­ - e ne ricorda la collaborazione proprio col For­
cento. Scrive, ad esempio, Ann Raimes 13: naciari all'Accademia della Crusca.
Le prime 51 pagine di questo manuale - che è
"sentence combining is the combining of base come chiaramente detto nell'introduzione dal Ri­
or 1<:ernel sentence into one longer compound gutini un manuale per la composizione scritta -
or complex sentence. As a technique to help affrontano il problema di quale grammatica della
students with their writing, it has been of lingua italiana sia necessaria per imparare a scri­
interest to teachers for the last ten years. vere offrendo un'impostazione testualista - eser­
Researchers on writing for native speakers citata soprattutto attraverso l'analisi del periodo -
have found that sentence-combining exercises che contiene aspetti di grande interesse 17. Nelle
improve students' sentence structure, length of ultime pagine di questa parte dedicata alla gram­
sentence, and sentence variety" (p. 107). matica Rigutini affronta il problema degli eserci­
zi di scrittura.
Il punto di forza della scrittura combinata sta­ Secondo l'autore, gli esercizi hanno il compito
rebbe dunque nel chiedere allo studente di ri­ non di trasformare gli studenti in scrittori solen­
scrivere un testo saldando assieme le proposizio­ ni; più onestamente devono puntare a formare
ni - che sono fornite, per così dire, "nude e cru­ studenti che sappiano con verità comunicare i
de" - attraverso meccanismi testuali di vario ti­ propri sentimenti. Per questa ragione gli esercizi
po, compresa una non indifferente esercitazione devono essere lunghi e pazienti (p. 49) e devono
lessicale. È un ottimo esercizio per valutare le puntare alla costruzione di un tutto organico che
competenze di scrittura perché mette in traspa­ abbia acconcia disposizione di parti e unità di
renza le abilità di chi scrive nella costruzione te­ concetto. Per promuovere questa visione testuale,
stuale, ma non solo. Nei manuali americani, esi­ Rigutini propone la scrittura combinata invitando
stono anche giustificazioni teoriche al riguardo: i docenti a prendere un breve brano e a rompere
la principale è che il sentence combjnjng si mo­ il medesimo in una serie di proposizioni staccate
tiverebbe in base all'assunto che si possa inse­ e prive di qualsiasi connettivo tra di loro, come
gnare a scrivere usando la grammatica in senso diremmo noi oggi, per far ragionare gli studenti
induttivo e cioè non applicando la regola ricavata sulla natura e sul significato di ciascuna. Dopo cli
da un testo esemplare alla propria produzione che, gli stessi studenti devono riscrivere il testo
scritta, ma ricavando la regola nella sua applica­ badando alle attinenze logiche tra ciascuna pro­
zione diretta nell'esercizio di scrittura. In breve, posizione e utilizzando i legami testuali necessa­
è un po' come dire: dall'esercizio alla regola, e ri. A quel punto si è pronti per il confronto con
non dalla regola all'esercizio. l'originale. Come osserva Rigutini: "esercizio as­
Questo tipo di esercitazione entra da noi con il sai fecondo per il lavoro del pensiero e per il ret­
libro della Serafini - cui si accennava in apertura to uso delle particelle" (p. 49).
- nel 1992, ma non è un'esercitazione sconosciu­ Ma Rigutini - da buon docente - fa qualcosa
ta alla nostra tradizione, così come in genere non di più esemplificando il procedimento a cui pensa.
è sconosciuta l'attività di riscrittura 14. Ad esem­ Egli dà anzitutto al lettore una serie di proposi­
pio, lo possiamo rintracciare in un manuale di re­ zioni numerandole (il tema unificante è l'inganno
torica scritto da Giuseppe Rigutini (Lucignano e la frode) e, volutamente solo in un secondo mo­
1829-Firenze 1903) ed edito a Firenze - in secon­ mento, dopo un'analisi della relazione di senso tra
da edizione, la prima è del 1878 - dalla Sansoni le proposizioni (sono 6 in tutto), informa il lettore
nel 1881 col titolo ElemenU dj rettohca. L'autore è che il periodo è di Leopardi. A quel punto lo esi­
noto agli storici della lingua italiana soprattutto bi�ce facendone notare la giusta misura. Non con­
per il suo Vocabolario italiano della lingua parla­ tento però, Rigutini decide anche di fornire un
ta pubblicato a Firenze nel 1875, solitamente as­ esempio negativo e, per farlo, riscrive il brano di
sociato con quello di Pietro Fanfani. Ma è anche Leopardi, così come si realizzerebbero "sotto la
noto per i suoi rapporti con Collodi e perché è ci- penna dei nostri scribacchiatori" fornendo alcune
296 tato in una lettera di Svevo a Eugenio Montale do- valutazioni negative sul risultato che si ottiene.
a Dalla ricerca

"Gioverebbe rompere alcuni dei più formati periodi in tante proposizioni staccate, e richiamando la
mente dei giovinetti sulla natura e la significazione di ciascuna, indagare le attinenze logiche che po­
trebbero avere tra di loro, e così ricostruire il periodo secondo le medesime: esercizio assai fecondo
per il lavoro del pensiero e per il retto uso delle particelle. Eccone un esempio:

1. Gli ingannatori mediocri credono sempre che le loro frodi abbiano avuto effetto. 2. I medesimi cre­
dono che le persone vi siano state colte. 3. I più astuti dubitano. 4. Essi conoscono meglio da un lato
le difficoltà dell'arte, dall'altro la potenza. 5. Conoscono che quel medesimo che vogliono essi, cioè in­
gannare è voluto da ognuno. 6. Queste due cause ultime fanno che spesso l'ingannatore riesce in­
gannato".

[...]

"Ed ecco tutto intiero il periodo quale si legge nel Leopardi:

'Gli ingannatori mediocri credono sempre che le loro frodi abbiano avuto effetto e che le persone vi
siano state colte; ma i più astuti dubitano, conoscendo meglio da un lato le difficoltà dell'arte, dal­
l'altro la potenza, e come quel medesimo che vogliono essi, cioè ingannare, sia voluto da ognuno; le
quali due cause ultime fanno che spesso l'ingannatore riesce ingannato'.

E dopo di ciò non trascuri il maestro di far notare la bella composizione di questo periodo che ha giu­
sta misura, e come le medesime proposizioni, poste sotto la penna dei nostri scribacchiatori, avreb­
bero dati forse tre o quattro periodetti sconne·ssi tra loro, press'a poco così:

'Gli ingannatori mediocri credono sempre che le loro frodi abbiano avuto effetto e che le persone vi
siano state colte. I più astuti però dubitano. Conoscono essi meglio da un lato le difficoltà dell'arte, dal­
l'altro la potenza, e come quel medesimo che vogliono essi, cioè ingannare, sia voluto da ognuno. Que­
ste due cause ultime fanno sì che spesso l'ingannatore riesce ingannato "' (pp. 50-51).

[...]

"Proseguendo in questi esercizi pratici, gioverebbe finalmente sottoporre alla considerazione dello
scolare periodi difettosi o per la loro struttura, o per la cattiva connessione dei loro membri, o per vi­
ziose irregolarità sintattiche, o per prolissità, o per brevità soverchia, o per falsa armonia, o per istra­
ne inversioni, o per isconnessione tra l'uno e l'altro periodo. Esempi di siffatti periodi sono in pronto
a chiunque, e basta aprire un libro, spiegare un giornale per averne quanti se ne vuole" (p. 51).

Fig. 4. La scrittura combinata secondo G. Rigutini

Ora, il curioso è che, se riconsideriamo il bra­ tore, come è il caso di Leopardi e della splendida
no che Rigutini riscrive del testo di Leopardi, po­ architettura del suo periodo, allora diminuisce la
tremmo notare che esso è più convincente oggi cooperazione del lettore in quanto la "mappa dei
di quanto sembrasse a fine Ottocento. La diffe­ legami" è dichiarata nel testo e coercitiva rispet­
renza è principalmente tra jpotassi e paratassi, e to all'interpretazione del lettore. Quando invece i
forse per questo oggi il periodo riscritto ci con­ legami sono meno determinati (più lasciati sul
vince di più. Ma l'esempio aggiunge probabil­ piano della semantica e dell'interpretazione), al­
mente qualcosa di più, e questo di più potrebbe lora aumenta la libertà interpretativa del lettore e

........·r
riguardare una componente importante della i I ricorso al contesto.
scrittura che potremmo definire hbertà dj movj­ Per concludere, se il ragionamento ha un
mento testuale. Quando questa libertà è preva­ qualche valore, allora lo potremmo riportare al­
lentemente, se non tutta, dalla parte dello scrit- l'altro test d'accesso cli cui abbiamo parlato e

LEDUCAZIONE ALLA SCRITTURA


I
a Dalla ricerca

cioè le scimmie di Rodari, con il nostro proble­ problema potrebbe essere dunque quello di ri­
ma conseguente del numero delle protagoniste nunciare ad affermazioni sconsolate ciel tipo "gli
inserito senza motivo apparente dagli studenti studenti scrivono sempre peggio" per riconside­
(per non citare che questo aspetto della loro rare il problema nella sua complessità. Proba­
scrittura di sintesi). bilmente è per questa ragione che oggi dovrem­
Rigutini, Leopardi e i nostri studP.nti di oggi mo allargare il campo del nostro intervento e
sembrano volerci dire che è in questo caso no­ decidere che il nostro problema non è insegnare
tevolmente aumentata la libertà interpretativa e a scrivere, ma educare alla scrittura secondo
linguistica dello scrivente, compreso il suo at­ una tradizione che è ben impiantata nella nostra
teggiamento generale verso i modelli di scrittu­ cultura. Infatti scrivere oggi dovrebbe servire
ra e la grammatica nel suo insieme. Il nostro più cli ieri non a comunicare, ma a pensare.

1 Umberto Eco, Come si fa una tesi cli laurea: le materie umanistiche, linguistica", in D.R. Olson e N. Torrance (a cura cli), rllfabetizzazio­
Bompiani, Milano 1977. ne e oralità, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995 (ed. orig. 1991),
2 Maria Teresa Serafini, Come si fa un tema in classe, Bompiani, Mi­ pp. 275 e segg.; e D.R. Olson, "Alfabetizzazione e oggettività: il sor­
lano 1985. gere della scienza moderna", ivi, p. 170.
3 Raffaele Simone, Maistock: il linguaggio spiegato eia una bambina, 11 Restano fondamentali quelle cli R. Simone in La Terza Fase. For­
La I uova Italia, Firenze 1988 me cli sapere che stiamo pere/endo, Laterza, Roma-Bari 2000.
4 Ersilia Zamponi, I Draghi locopei. Imparare l'italiano con i giochi 12
Sulla storia della consegna cli scrittura anche in riferimento alla
cli parole, Einaudi, Torino 1986. tradizione antica, cfr. D. Corno, "Far scrivere. Note cli storia, teoria
5 Raymond Queneau, Esercizi cli stile, Einaudi, Torino 1983 (ed. orig. e varietà della 'consegna cli scrittura'", in M. Perisutti, C. Siviera e
1947, 19762). M. Tomaselli (a cura cli), Comporre. I testi, le prove, le consegne. Ri­
6 Maria Teresa Serafini, Come si scrive, Bompiani, Milano 1992. sultati dei nuovi esami cli Stato in Italiano L2, Bolzano, Istituto pe­
'
7
ltalo Calvino, Tradurre è il vero modo cli leggere un testo, in Sag­ dagogico per il gruppo linguistico tedesco, 2001, pp. 57-75.
gi.1945-I985, a cura cli Mario Barenghi, Arnoldo Monclaclori, Mila­ 13
Anna Raimes, in Techniques in teaching 1vriting, Oxford Univer­
no, tomo secondo, p. 1830. Scrive Calvino: "Per scrivere bisogna sity Press, Oxford 1983, p. I07 e passim. La Raimes rinvia al testo
condurre la frase fino in fondo, per cui la scrittura richiede un uso cli Frank O'Hare significativamente intitolato Sentence Combining:
ciel linguaggio completamente diverso eia quello ciel parlato quoti­ lmproving Stuclents l\ lriting IVithout Formai Grammar lnstruction,
I diano. Bisogna scrivere delle frasi compiute che vogliono clire qual­ Urbana, Illinois, National Council ofTeachers of English, 1973. Ma
cosa perché a questo lo scrittore non si può sottrarre: deve sempre si veda anche - in una bibliografia piuttosto ricca - E.D. Hirsch jr.,
dire qualcosa. Anche i politici finiscono le frasi, ma loro hanno il The Philosophy of Composition, The University of Chicago Press,
problema opposto, quello cli parlare per non dire, e bisogna rico­ Chicago-Lonclon 1977, in particolare il cap. 6 ("Some practical im­
noscere che la loro arte in questo senso è straordinaria. Anche gli plications"), pp. 139-173.
ntellettuali spesso riescono a ffnire le frasi, ma loro devono co­ 14
Questa storia si intreccia fortemente con la storia della retorica,
truire dei discorsi completamente astratti, che non tocchino mai delle sue fortune e delle sue sfortune per cui si veda il libro cli Clau­
niente cli reale, e che possano generare altri discorsi astratti. Ecco dio Marazzini, li perfetto parlare. La retorica in Italia da Dante a In­
dunque qual è la posizione dello scrittore italiano: è scrittore colui ternet, Carocci, Roma 200 I, e in particolare il sesto capitolo signifi­
che usa la lingua italiana in un modo completamente diverso eia cativamente intitolato "Crisi, agonia, morte", alle pp. 199-230, in pa­
quello dei politici, completamente diverso eia quello degli intellet­ gine in cui lo studioso considera il collegamento tra i manuali cli re­
tuali, ma non può far ricorso al parlato corrente quotidiano perché torica e l'insegnamento della composizione scritta a scuola. Sempre
esso tende a perdersi nell'inarticolato. [ ... ] per questo lo scrittore su questi temi, anche se più centrato sulla situazione in Francia, si
italiano vive sempre o quasi sempre in uno stato cli nevrosi lingui­ veda il ponderoso volume cli �lare Fumaroli (a c. cli), I-listoire e/e la
stica. Deve inventarsi il linguaggio in cui scrivere, prima cli inven­ rhétorique clans l'Europe moderne, I-J50-/ 950, Paris, Presses Uni­
tare le cose eia scrivere". versitaires de France e soprattutto il saggio di Antoine Compagnon,
8 Ho fornito qualche ragione per questa articolazione della compe­ "La rhétorique à la fin clu XIX siècle ( 1875-1900)".
15 Claudio 1'vlarazzini, La lingua italiana. Profilo storico, Il 1vlulino,
tenza cli scrittura in D. Corno, "Note a margine. Literacye altri aspet­
ti della competenza cli scrittura", in F. Cicarcli (a cura cli), La scuola Bologna 2002, n. 5 cli p. -l20.
delle scritture. Riflessioni sulla prima prol'a del nuOl'O esame cli Sta­ 16
Giornnni Nencioni, Di scritto e cli parlato. Discorsi linguistici, Za­
to, Milano; lrrsae Lombardia, 2000, pp. I5--l2. nichelli, Bologna 1983, pp. 20-l-205 (nel capitolo "Lessicografia e
9
Le riflessioni sull'esercizio della sintesi sottoposto acl aclolescenri letteratura italiana", che riproduce una conferenza di Nencioni a
cli scuola media sono contenute nel terzo capitolo cli D. Corno, Lin­ Dlisseldorf, nel I 979).
gua seri/la, Paravia, Torino 1987. 17 Giuseppe Rigutini, Elementi cli rettorica, Sansoni, Firenze 1881,
1 ° Cfr., acl es., Davicl Olson, "L'alfabetizzazione come attivitù meta- pp. I 3--l8.
298
Portfolio Europeo delle Lingue
European Language Portfolio
Portfolio Européen des Langues
Europaisches Sprachenportfolio
Portfolio Europeo de las Lenguas
PerSflJdenl1cstllfentessed.1glfllall5anni
Forteamersaged 11 to 15
Pllurlesélè',esde 11 à 15ans
FùrSch:ilertmdSchiilerimen imAllef\'a'l 11 bis 15..latral
Para!osah.mrmy lasalumnasde 11 a 15afios

Il Portfolio Europeo delle Lingue l'attivazione, la documentazione e fare in una o più lingue straniere
per gli studenti dagli 11 ai 15 anni la certificazione di situazioni di ap­ e valorizza le esperienze lingui­
è stato sviluppato da un gruppo di prendimento plurilingue e pluricul­ stiche e culturali fatte sia in am­
lavoro costituito da docenti, for­ turale. bito scolastico sia extra-scola­
matori e ispettori tecnici nell'ambi­ stico.
to del Progetto Lingue Lombardia Il Passaporto delle lingue, che si
e approvato dal Consiglio d'Eu­ presenta come fascicolo separato, Il Dossier offre allo studente la
ropa nel maggio 2002 con vali­ fornisce il quadro delle compe­ possibilità di selezionare del mate­
dazione n. 30/2002. Questa ver­ tenze linguistiche dello studente riale per documentare ed illustrare
sione del PEL ha permesso di atti­ in un determinato momento del competenze o esperienze che so­
vare una sperimentazione nell'an­ suo percorso di apprendimento. no state registrate nella Biografia
no scolastico 2002/3 che coinvol­ In questo documento vengono re­ Linguistica o nel Passaporto.
ge 7500 studenti della regione gistrate le qualifiche formali, e
lombarda. descritte le competenze lingui­ La guida per l'insegnante
Il PEL lombardo è stato pensato stiche e riportate le esperienze Contiene chiarimenti e appro­
per una fascia d'età (dagli 11 ai significative di tipo linguistico e fondimenti per guidare, se neces­
15 anni), che coinvolge i tre ordi­ interculturale. Il Passaporto per­ sario, lo studente nella compilazio­
ni di scuola (elementare, media, mette allo studente di autovalutare ne delle varie sezioni del Portfolio
superiore) e ha lo scopo di raffor­ e registrare anche competenze e del Passaporto.
zare e stimolare il raccordo nel parziali o specifiche.
passaggio da un ordine all'altro, al La Nuova Italia
fine di valorizzare esperienze e
competenze precedenti.
La Biografia Linguistica costitui­
sce l'elemento di raccordo tra le
Oxford University
È uno strumento flessibile che varie componenti del Portfolio. Press
permette sia di aggiornare facil­ La Biografia Linguistica incoraggia
mente i dati inseriti, sia di facilitare lo studente a definire ciò che sa €6,00 ISBN 88-221-4527-1

Gli sb umenti
nella

1 percorso di questa rubrica, che De Mauro Paravia (www.demauro se ne ottengono le traduzioni nelle
1
ha preso avvio alla fine del 2000, paravia.it). Allo stesso tempo, si è ve­ diverse decine di altre lingue di­
è una piccola proiezione del più si­ rificata una vera proliferazione di di­ sponibili.
gnificativo percorso della presenza zionari più piccoli, di glossari specia­
in Internet della lingua e della lin­
guistica italiana. Esso ha avuto ini­
zio in realtà alcuni anni prima, ver­
listici, a volte redatti da singoli utenti,
degli argomenti più disparati; a que­
sto fenomeno, che ha interessato tut­
I nsieme al lessico, la rete si è rapi­
damente prestata alla creazione di
strumenti linguistici relativi a quegli
so la metà degli anni Novanta, ma è te le lingue, non è sfuggito l'italiano, aspetti che in una certa misura
dal 2000 in poi che si è consolida­ come si può verificare consultando le possono essere sottoposti a un trat­
to e ha dato origine a un insieme pagine di YourDictionary.com (www. tamento automatico, come l'orto­
consistente di risorse disponibili in yourdictionary. com). grafia e alcune parti della gramma­
rete che ciascuno studioso, docen­ tica. Il portale Virgilio, ad esempio,
te o studente può utilizzare con pro­ ha costituito una sezione denomi­

P
fitto. arallelamente la rete Internet, nata Virgilio Parole (parole.virgilio.it)
Il settore da sempre privilegiato smisurato e multilingue conte­ che contiene un correttore ortogra­
verso cui si sono da subito orientati nitore di parole, ha cominciato ad fico, un coniugatore di verbi (dato
i siti Internet sulla lingua italiana è essere sfruttata per la raccolta di un verbo qualsiasi ne analizza mo­
quello del lessico: la possibilità di banche dati lessicali, che costitui­ do, tempo e persona e ne fornisce
consultare a distanza dizionari di ita­ scono un utile strumento per chi l'intero paradigma), un analizzatore
liano monolingui o bilingui, di effet­ voglia verificare in che modo e in morfologico di femminili e plurali
tuare ricerche avanzate (ad esempio quali contesti vengono utilizzate le (data una parola, ne fornisce l'even­
tutti i lemmi che contengono un cer­ parole di una data lingua: i creatori tuale femminile e il plurale), un di­
to prefisso), non praticabili in un di­ del sito Logos (www.logos.it), uno zionario dei sinonimi e dei contrari
zionario cartaceo, o di ascoltare la dei primi a offrire in rete strumenti e uno dei forestierismi.
pronuncia di ogni singolo lemma, è a uso dei traduttori, hanno costitui­ L'evoluzione progressiva di que­
stata da subito avvertita come un to una Wordthèque, un immenso sti strumenti legati al lessico, che
modo innovativo di leggere trasver­ database lessicale multilingue che procede di pari passo con la paral­
salmente un dizionario senza sfo­ nell'ottobre 2003 conteneva oltre lela evoluzione degli studi linguistici
gliarne fisicamente le pagine. Sono 700 milioni di parole . Dalle sue pa­ verso l'impiego di grandi raccolte di
dunque comparsi in rete il Diziona­ gine si immette una parola nella lin­ testi da analizzare in modo automa­
rio di Italiano Garzanti DigitaWeb gua prescelta, si visualizzano le sue tico, porta col tempo all'immissione
(www.garzantilinguistica.it) e alcuni occorrenze nei numerosissimi testi in rete di corpora dell'italiano anti­
anni più tardi una versione ridotta che compongono il database (pre­ co e moderno, consultabili da cia­
300 del Dizionario della Lingua Italiana valentemente letterari o tecnici), e scun utente dalla propria postazio-
................................................................................................................................................................................................................................................................................

Stefania Spina Dalla metà degli anni Novanta, si sviluppa


sspina@unistrapg.it nella rete un notevole insieme di tisorse
per la linguistica

ne informatica. maticale, da analizzare nel reale singole parole) o complesse (per ca­
Il primo corpus dell'italiano ad contesto d'uso in cui ricorrono. tegoria grammaticale, o selezionan­
apparire in rete è stato il Tesoro del­ Il primo grande corpus di riferi­ do solo una parte dei testi che com­
la Lingua Italiana delle origini (b!!.QJL mento dell'italiano scritto ad essere pongono il corpus, ad esempio solo
ovisun 198.ovi.cnr.it/italnet/OVI/), consultabile in rete dalla fine del quelli registrati a Roma, o a Firenze,
un'iniziativa imponente dell'Opera 2001 è il Corpus di italiano scritto, o o solo quelli di parlato faccia a fac­
del Vocabolario italiano che com­ Coris, del Cilta dell'Università di Bo­ cia ecc.).
prende 1780 testi in volgare ante­ logna (http://www.cilta.unibo.it/
riori al 1375, per un totale di più di Portale/Ricerca Linguistica/coris ita.

U luppato nel tempo in relazione


20 milioni di parole. È superfluo sot­ html). Si tratta di un corpus di rife­ n altro grande settore si è svi­
tolineare l'utilità di questo strumen­ rimento a causa delle sue grandi di­
to per uno storico della lingua, che mensioni ( 100 milioni di parole di alla caratteristica di mezzo di co­
ha la possibilità di analizzare mate­ partenza, da aggiornare nel corso municazione interpersonale che
riale linguistico nel suo reale conte­ del tempo), e del fatto che rappre­ contraddistingue la rete Internet: il
sto di occorrenza e di studiarne la senta tutte le possibili varietà di lin­ fenomeno delle mailing lists o liste
struttura e l'evoluzione. gua scritta (letteratura, stampa, di discussione ha interessato anche
In seguito fanno la loro compar­ prosa accademica, prosa giuridico­ i campi degli studi linguistici e della
sa grandi raccolte di testi letterari, amministrativa ecc.). didattica dell'italiano. Tramite que­
dalle origini fino al Novecento, che Nel campo della linguistica ita­ sti strumenti, basati sulla posta
confluiscono in corpora dell'italiano liana la mancanza di un corpus del­ elettronica, persone che in ogni par­
scritto letterario: ne sono due e­ l'italiano parlato, come è noto, è te del mondo svolgono la stessa
sempi la Biblioteca Italiana Telema­ stata colmata con la pubblicazione professione o hanno gli stessi inte­
tica, o Cibit (http://cibit.humnet. del Lessico di frequenza dell'italia­ ressi di ricerca possono tenersi in
unipi.it/), dell'Università di Pisa, e il no parlato, nel 1993; la rete Inter­ contatto e scambiarsi informazioni
sito Testi Italiani in Linea, o Til (htt : net si è recentemente aggiornata in modo costante. Oltre a Linguist
j/til.scu.uniroma1.it/), dell'Univer­ con la disponibilità di una versione (www.linguistlist.org), la lista di di­
sità di Roma "La Sapienza". Buona di rete del Lip, costituita dalla Ban­ scussione più generica nel campo
parte del patrimonio letterario ita­ ca dati dell'italiano parlato, o Badip degli studi linguistici e progenitrice
liano è a disposizione di studiosi e (httpJ_/ langl@geserver.uni-graz.at/ di tutte le altre, molte altre iniziative
docenti, migliaia e migliaia di pagi­ badip/badip/home.php); attraver­ analoghe sono sorte ad opera di as­
ne scritte dai nostri autori più noti so il suo sito l'intero corpus che è sociazioni di carattere linguistico e
possono essere "sfogliate" a di­ alla base del Lip può essere interro­ filologico come la Silfi (www.uni­
stanza alla ricerca di una parola, gato in rete, con la possibilità di ef­ duisburg.de/FB3/SILFI) o nel cam­
un'espressione, una struttura gram- fettuare interrogazioni semplici (per po della didattica dell'italiano come 301

GLI STRUMENTI NELLA RETE


ltaliano_L2 dell'Università per Stra­


nieri di Perugia (www.unistrapg.it/
lista/lista.htm).
te un corso di laurea in Lingua e
Cultura Italiana per stranieri a di­
stanza, insieme ad altri corsi come
V olendo tracciare una sorta di bi­
lancio, dagli esordi di Internet,
come in qualsiasi altro ambito, si è
In generale i siti Internet dedi­ quelli di italiano scritto professio­ registrato un fortissimo aumento e
cati alla lingua italiana sono opera nale. anche di progressivo raffinamento
di università, istituzioni o enti di ri­ Accanto a questi grandi siti isti­ dello sviluppo e della diffusione in
cerca; in questo senso sono emble­ tuzionali la rete Internet, per sua rete di siti e strumenti dedicati alla
matici i due casi dei siti dell'Acca­ natura ambiente aperto alla colla­ lingua e alla linguistica italiana.
demia della Crusca e di !con. Il pri­ borazione di grandi collettività co­ Gli ambiti in cui soprattutto i va­
mo (www.accademiadellacrusca.it), me di singoli individui, offre anche ri siti esistenti si distribuiscono so­
esistente dal 1996 ma completa­ una miriade di siti minori, spesso di no quelli del lessico (dizionari, ban­
mente rinnovato nel 2002, è una carattere individuale, che sono a che dati testuali), degli strumenti di
vera miniera di risorse e strumenti volte preziosi strumenti di lavoro correzione ortografica e grammati­
per storici della lingua e in genera­ per docenti e ricercatori. È il caso cale automatici, dei corpora lingui­
le persone interessate allo studio ad esempio di quelle pagine che stici dell'italiano scritto e parlato,
della lingua italiana (basti solo pen­ rendono disponibili a tutta la co­ della comunicazione interpersonale
sare alla versione di rete del Voca­ munità di insegnanti materiali di­ (mailing lists) e della didattica a di­
bolario degli Accademici della Cru­ dattici già pronti, ad esempio per la stanza, che di tutti è probabilmente
sca del 1612). Il secondo (www.ita­ didattica dell'italiano per stranieri. quello che in questo ultimissimo pe­
licon.it) è opera di un consorzio di riodo sta vivendo la fase di sviluppo
ventiquattro università e offre in re- più intensa.

302
Consiglio d'Europa Quadro comune europeo
di riferimento
per le lingue: apprendimento,
insegnamento, valutazione

pp. 304 € 25,l]Ol 15\IBN 88-221-4512-7

.Quadro comune
europeo
di riferimento
per le lingue:
apprendimento
insegnamento
valutazione

*
** **** Counal of Europe
Questo volume
***** Conseil de FEurope I • I I• •
Modem Lan� Division, Strasboug
presenta, in traduzione
italiana, il documento dell'insegnamento delle
elaborato in dieci anni lingue: docenti,
di lavoro dal Consiglio formatori, autori di libri
d'Europa, con il di testo, esaminatori.
contributo di numerosi Fornisce una base
linguisti e pedagogisti comune per lo sviluppo
dei vari Stati membri. dell'apprendimento analizza dei curricoli, per l'elaborazione
Il Quadro comune europeo si infatti in modo approfondito le dei programmi, per la stesura dei
presenta come un modello variabili e fornisce scale di libri di testo e facilita il rispettivo
innovativo e organico di che valutazione della competenza riconoscimento delle
cosa significhi, oggi, apprendere linguistica, all'interno di uno certificazioni.
e insegnare una lingua straniera. strutturato sistema di livelli.
Dell'insegnamento e È un testo indispensabile per
a L'italiano tra scuola
e società

Le associazioni,
i movimenti
e il linguaggio

Cl ti dal testo di legge appaiono inquietanti, con ef­


fetti ai limiti dello straniamento.
Dopo una prima serie di emendamenti ela­
1.
borati e trasmessi dall'Accademia della Crusca e
Scenari di politica linguistica dall'Associazione per la storia della lingua ita­
"C'è un tempo per demolire e un tempo per co­ liana (ASLI) alla Commissione per gli Affari Co­
struire, un tempo per gettare sassi e un tempo stituzionali del Senato, quel testo è stato sotto­
per raccoglierli ... un tempo per strappare e un posto ad una sostanziale riscrittura. In un docu­
tempo per ricucire, un tempo per stare in silen­ mento del luglio 2003, infatti, oltre alle due pre­
zio e un tempo per parlare... ". Parafrasando i ver­ cedenti associazioni, il Centro Internazionale
si dell'Ecclesiaste (III, 1-8), ripresi tra l'altro da sul Plurilinguismo dell'Università di Udine, i
una ballata americana degli anni Settanta, c'è un Gruppi di intervento e studio nel campo dell'e­
tempo per progettare e per costruire, e c'è un ducazione linguistica (GISCEL), la Società ita­
tempo per resistere e per difendersi. liana di Glottologia (SIG), la Società di Lingui­
Sarebbe stato difficile immaginare qualche stica italiana (SLI), hanno concordato radicali
anno fa il tenore di alcuni recenti documenti a modifiche rispetto ai precedenti emendamenti.
proposito di politica linguistica e di politica edu­ Si citano qui di seguito alcuni articoli del dise­
cativa. Un esempio significativo, sintomo della gno di legge che emblematicamente danno con­
crisi culturale e politica che il nostro paese attra­ to della "filosofia" implicita in quel progetto le­
versa, è offerto dal disegno di legge 993 del Se­ gislativo e i relativi emendamenti proposti dalle
nato relativo all'istituzione di un "Consiglio Su­ Associazioni. Fin dal primo articolo si percepi­
periore della lingua italiana", in cui si delinea la sce un'atmosfera alla Orwell, l'autore di 1984. I
1 costituzione di un organo, il CSLI, composto dal proponenti del nuovo testo segnalano subito nel­
I.
Presidente del Consiglio dei ministri, che ne è il la premessa al documento che il previsto Consi­
Presidente, dal Ministro dell'istruzione, dell'uni­ glio Superiore per la Lingua Italiana deve più
versità e della ricerca, dal Ministro per i beni e le appropriatamente, in analogia con altri organi
attività culturali, da un Segretario designato dal similari, avere la sua collocazione presso il Mi­
Presidente, e da due membri designati in rappre­ nistero più competente per materia, e cioè pres­
sentanza dell'Accademia della Crusca e della So­ so il Ministero dell'istruzione, dell'università e
cietà Dante Alighieri. Paesaggio e scenari evoca- della ricerca.

·r · · · · · ·304· · · · · A���· R���· G��·��ì·�·��· · · ·n�1;�· ;;�ii;·�;· i;;;�;�· · · · .· · · · · · · ·�· · · · · · · · · · · · · · · · · · · · ·•· · · · · · · · · · •· · · · ·


annarog@tin.it del! associazionismo degfz annz Novanta
e della collaborazione con le istituzioni
alla Controriforma scolastica
a L'italiano tra scuola
e società

Art.1. Art.1
(Istituzione) Istituzione
1. È istituito, presso la Presidenza del Consiglio 1. È istituito, presso il Ministero dell'Istruzione,
dei ministri, il Consiglio superiore della lingua ita­ Università e Ricerca, il Consiglio superiore della
liana (CSLI). lingua italiana (CSLI).

[...]

Art.4. Art.4
(Finalità) Indirizzi
1. Al CSLI sono demandati i seguenti compiti: 1. Il CSLI indirizza la sua attività verso i seguenti
a) rispondere all'esigenza di un modello di lingua obiettivi:
in cui tutti possano riconoscersi, prestando parti­ a) potenziare le capacità e le funzioni del sistema
colare attenzione alle varianti regionali dell'ita­ d'istruzione e dei mezzi di comunicazione, in
liano parlato; quanto strumenti primari per consolidare e far
b) indicare, ed eventualmente coniare, espressio­ progredire l'uso e la buona conoscenza dell'ita­
ni linguistiche semplici, efficaci ed immediata­ liano nell'ambito della comunità nazionale, com­
mente comprensibili, da usare nelle amministra­ prese le componenti estere che in essa si integra­
zioni pubbliche e private, formulando proposte no;
operative per rendere sempre più agevole e rapi­ b) favorire la ricerca scientifica nel campo della
da la comunicazione con i cittadini anche attra­ linguistica italiana, base indispensabile per dare
verso i nuovi strumenti informatici; fondamento aggiornato e più solido alla forma­
e) favorire l'uso della "buona lingua" e l'italofonia zione soprattutto dei docenti, degli operatori del­
nelle scuole, nei media, nel commercio e nella la comunicazione e di altre categorie responsabi­
pubblicità con iniziative ed incentivi le cui mo­ li di usi istituzionali e pubblici della lingua;
dalità saranno fissate di concerto con i Ministri e) favorire iniziative che diffondano tra i cittadini
competenti; la conoscenza del patrimonio linguistico italiano
nella sua composizione plurilingue, al fine di pro­
[...] muovere la coscienza dei valori civili, storici e
culturali della lingua nazionale e di valorizzare lo
spazio comunicativo proprio delle varietà dialet­
tali, geografiche, minoritarie ed esogene che con­
corrono a formare la realtà linguistica italiana.

[...]

Art.5. Art.5
(Attività) Cancellato
1. Nell'ambito del CSLI operano appositi comitati
scientifici, nominati dal Presidente del Consiglio
dei ministri, con i seguenti compiti fondamentali:
a) studio scientifico di tutte le questioni inerenti
all'uso corretto dell'italiano;
b) elaborazione di una grammatica "ufficiale" del­
la lingua italiana e compilazione di un dizionario
dell'"uso", da mantenere in costante aggiorna­
mento.

305
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LE ASSOCIAZIONI, I MOVIMENTI E IL LINGUAGGIO


Il controcanto degli emendamenti e delle cancel­
a L'italiano tra scuola
e società
superficiale, solo orecchiata, di discipline per le
lazioni proposti è la più eloquente chiosa alle im­ quali si individuano gli 'obiettivi specifici di ap­
plicazioni aberranti contenute nel testo del dise­ prendimento"' da tenere presenti "per mantenere
gno di legge. l'unità del sistema educativo nazionale di istru­
In realtà è tutto il mondo della cultura e della zione e formazione" 2•
ricerca a essere sfidato oggi, quasi "provocato", Analogamente, documenti di varie associazio­
dal tipo di iniziative con cui la società politica in­ ni disciplinari e professionali indicano i rischi di
terviene nelle dinamiche di sviluppo della società involuzione presenti nel progetto governativo di
civile. Sembra ormai caratterizzare lo "spirito del riforma del sistema formativo. "Italiano e Oltre"
tempo" la nuova sollecitudine con cui il mondo ha del resto ospitato più di un intervento orien­
scientifico e le associazioni in cui esso si orga­ tato in tale direzione.
nizza riconsiderano le implicazioni politiche in Nel giro di pochi anni dunque lo slancio e la
senso lato dei propri saperi. Non è un caso che il forza progettuale che avevano caratterizzato la
ternario del prossimo Congresso internazionale mobilitazione della scuola militante di fronte alle
della SLI ruoti intorno a due poli: "la politica lin­ sfide della precedente legge di riforma (autono­
guistica, oggi" e "il ruolo della linguistica nella mia scolastica, riordino dei cicli), sembrano oggi,
politica linguistica"; e non è forse solo una coin­ almeno a prima vista, contrarsi e concentrarsi su
cidenza il fatto che, all'interno della Società di un unico essenziale obiettivo: opporsi al sostan­
Linguistica Italiana, stia prendendo forma un ziale smantellamento dell'istruzione pubblica ita­
Gruppo di Osservazione, Studio e Intervento per liana. Su questa linea si ricompatta un fronte, fat­
la Politica LinguisUca (GISPL) che, preso atto to di organizzazioni più o meno istituzionalizzate,
dell'"importanza della cultura linguistica nel con­ gruppi, movimenti, che precedentemente si era
testo sociale" e dell'"esigenza di specifici inter­ presentato in una gamma piuttosto variegata di
venti esperti", dichiara, fra l'altro, nel suo Pro­ posizioni e valutazioni sulla riforma Berlinguer.
gramma di Intenti, di volersi occupare di "tutti gli
ambiti di incontro, sovrapposizione e contiguità
fra pratiche linguistiche e pratiche sociali a forte
rilevanza politica [....]" 1• CJ
3.
L'intensa stagione
CJ degli anni Novanta
Quello slancio e quella forza progettuale avevano
2. trovato un loro fertile humus negli ultimi anni
La controriforma scolastica
Novanta, anni in cui erano state messe in moto
È la riforma (o controriforma) scolastica, tuttavia, profonde trasformazioni nella scuola e nell'Uni­
il fronte su cui maggiormente oggi si esercita la versità dopo decenni di stallo, di sostanziale iner­
pressione degli interventi delle Associazioni. In zia legislativa. In quegli anni cambiò la qualità
un suo articolo su "Università e scuola", il segre­ stessa del confronto politico in materia scolasti­
tario nazionale del GISCEL, Cristina Lavinia, ha ca, prendevano forma contributi, anche critici, da
denunciato l'inadeguatezza culturale e l'incom­ parte della società civile e da parte del mondo del­
petenza di coloro che dovrebbero indicare in do­ la cultura su un progetto di riforma che non vo­
cumenti nazionali gli obiettivi di apprendimento, leva porsi in una prospettiva di piccoli compro­
e in particolare quelli per l'educazione linguisti­ messi di basso profilo, ma puntava in alto. Si svi­
ca, nella scuola riformata: "Se non ci fosse da es­ luppò un ricco confronto di idee in una pluralità
sere molto, ma molto, preoccupati per le sorti del­ di occasioni e di spazi, tra i quali le stesse pagine
la nostra scuola, potremmo persino trovare di­ di "Italiano e Oltre": voci autorevoli, in alcuni ca­
vertente leggere le Indicazioni Nazionali per j si interpreti delle riflessioni di gruppi e di asso­
Piani di Studio Personalizzati nella Scuola Pri­ ciazioni approfondirono i temi del linguaggio, a
maria. E sarebbe facile, a partire da questa lettu­ partire da alcune idee-guida, prima fra tutte quel­
ra, estrapolare una lista molto lunga di citazioni, la del potenziamento dell'educazione linguistica,
sì da costituire un enorme stupidario, sintomo di considerato come premessa irrinunciabile per
306 confusione (ad essere generosi) o di conoscenza tutti i fondamentali diritti di cittadinanza.
La nascita del Forum delle associazioni disci­ ca. I tanti documenti prodotti testimoniano l'at­
a L'italiano tra scuola
e società

plinari costituitosi a Bologna nel 1997 rappre­ tenzione a tutto campo delle associazioni a parti­
senta l'emblematico prodotto di quella stagione3; re dalle questioni di didattica disciplinare fino a
da quello spazio di confronto sono nati significa­ quelle relative alla formazione iniziale e in servi­
tivi contributi di riflessione che hanno trovato cir­ zio degli insegnanti.
cuiti istituzionali di ascolto e di condivisione co­ L'impegno culturale e civile di associazioni co­
me quello della Commissione per il riordino dei me il GISCEL, il LEND o il Movimento di coope­
cicli istituita nel 1999 dall'allora Ministro Tullio razione educativa vengono da lontano, attingono
De Mauro4 . L'esperienza del Forum ha avuto vari linfa vitale nelle vicende degli anni Settanta, an­
esiti positivi: ne è emerso, ad esempio, un lin­ ni fatidici, che avevano alle spalle, fra le altre co­
guaggio sostanzialmente comune alle diverse as­ se, la Lettera a una professoressa di Don Milani.
sociazioni, così come ha ricevuto particolare at­ Da allora l'impegno dell'associazionismo nel
tenzione la ricerca di tutte le possibili interazioni mondo della scuola si era progressivamente svi­
e intersezioni tra i diversi tipi di apprendimento, luppato in due direzioni fondamentali: da un lato
con un'attenzione costante agli obiettivi di carat­ verso iniziative di aggiornamento e di formazione
tere linguistico nelle diverse discipline, "che si in servizio dei docenti, in risposta ad una do­
tratti della padronanza di un lessico tecnico o del­ manda spesso inevasa da parte delle istituzioni e
l'uso di verifiche di tipo testuale, come riferire o tanto più emergente a partire dai nuovi program­
descrivere, oralmente o per iscritto. La trasversa­ mi della scuola media prima, dell'elementare e
lità dell'educazione linguistica [ ... ] vive ormai dei bienni superiori dopo; dall'altro, verso la pro­
consapevolmente nelle ipotesi curricolari intito­ mozione della ricerca didattica in rapporti più o
late alle materie più diverse" 5• L'idea che l'edu­ meno stretti con l'Università.
cazione linguistica vada sviluppata, nelle più op­ Le iniziative di queste associazioni contribui­
portune forme, nei diversi contesti disciplinari e rono in effetti a promuovere un nuovo profilo pro-
nell'intero percorso formativo di un individuo ha . fessionale di docente, non tanto passivo fruitore
poi indotto, come suo fondamentale corollario, l'e­ di occasionali e casuali esperienze di aggiorna­
splicita rivendicazione di una preparazione lin­ mento, ma "committente", in un certo senso, se­
guistica di base per i docenti del le varie discipli­ condo specifiche esigenze maturate in diversi
ne. Accanto al tema della trasversalità, analoga percorsi professionali, e, comunque, più disposto
attenzione hanno ricevuto le molteplici implica­ alla ricerca, allo studio e alla sperimentazione. A
zioni didattiche della variazione linguistica, inte­ questo tipo di docente corrisponde del resto l'at­
sa come risorsa e come arricchimento dello spa­ tuale fisionomia dei supervisori di tirocinio delle
zio linguistico di ciascun individuo, e non come SISS, selezionati mediante procedure concorsua­
"devianza" rispetto ad uno standard precedente­ li, utilissimi anelli di collegamento tra la scuola e
mente identificato con l'uso letterario, talvolta l'Università, timido e molto embrionale grado di
con una pseudo-lingua vicina agli usi burocrati­ un'ipotetica carriera dei docenti nella prospetti­
ci; di qui, anche, la rilevanza assegnata a una di­ va di una ancor più ipotetica revisione dello stato
dattica del parlato accanto a quella più tradizio­ giuridico degli insegnanti, messi maldestramen­
nale (anche se non sufficientemente esplicita) te in rotta di collisione con il precariato "storico"
dello scritto. della scuola e, manco a farlo apposta, eloquente
È poi emersa una nuova prospettiva da cui esempio di una specie appena nata e già in via
considerare gli obiettivi di educazione linguisti­ d'estinzione.
ca, meglio definibili in termini di "traguardi for­ L'impegno iniziale dell'associazionismo di­
mativi" piuttosto che in termini di "prescrizioni sciplinare supplì allora, almeno in parte, ai ri­
programmatiche". In tale prospettiva le associa­ tardi delle istituzioni nella formazione degli in­
zioni hanno impostato un lavoro complesso e de­ segnanti; successivamente andarono gradual­
licato: descrivere le diverse dimensioni di com­ mente crescendo altri tipi di iniziative a partire
petenza linguistica osservabili e, ove possibile, da una nuova committenza da parte delle istitu­
verificabili (uno dei punti di riferimento, in tal zioni locali (ad esempio gli IRRSAE, oggi IRRE)6
senso, è il Quadro Comune Europeo). e nazionali. Lo strumento dei protocolli d'intesa
Il Forum ha dato insomma un significativo sarà la leva con cui saranno promosse iniziative
contributo di riflessione e di proposte nel merito di collaborazione, soprattutto negli anni ovan­
delle varie questioni poste dalla riforma scolasti- ta; questa nuova visibilità istituzionale sarà uno 307
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LE ASSOCIAZIONI, I MOVIMENTI E IL LINGUAGGIO


snodo importante per la crescita di incisività e di
a L'italiano tra scuola
e società
mento del compito. Qualsiasi buona idea può poi
efficacia dell'impegno delle associazioni: si am­ arenarsi e fallire se non se ne può controllare la
plierà tendenzialmente su larga scala quanto gestione, ma allora il paletto fu messo, e con do­
precedentemente si era mosso su scala ridotta e vizia di indicazioni.
più limitata. Oggi, del resto, è rimesso in discussione l'as­
Da un protocollo d'intesa MPI-GISCEL nasce, setto complessivo dell'esame di stato, la sua stes­
ad esempio, il percorso di ricerca sull'abilità di sa funzione.L'attuale riduzione delle commissio­
lettura che ha coinvolto le università di Lecce e ni a commissioni interne (fatta eccezione per il
di Palermo e i docenti di alcune scuole elemen­ presidente) vanifica di fatto il carattere naziona­
tari e medie7; dal medesimo contesto nasce il le dell'esame conclusivo degli studi secondari; eli­
progetto denominato "Laboratorio di scrittura", mina la possibilità di una verifica incrociata del
finalizzato a promuovere un ripensamento di tipo di lavoro condotto dalle scuole e dagli inse­
obiettivi e di adeguate metodologie didattiche gnanti e favorisce in particolare le scuole priva­
per l'insegnamento della scrittura8 . In quest'ul­ te, soprattutto le meno serie tra esse. È questa la
timo caso il progetto fu avviato contemporanea­ china di un progressivo decadimento di tutta l'i­
mente all'avvio della riforma dell'esame di stato, struzione secondaria. Un documento del Forum
quella in cui vennero introdotti, fra l'altro, nuovi delle associazioni (gennaio 2002) stigmatizza
tipi di scrittura per la prima prova, in particola­ questa situazione.
re l'analisi del testo (tipologia a) e la scrittura do­
cumentata (tipologia b).I seminari tenuti in tut­
to il Paese e il dibattito avviato all'interno del Co­
mitato tecnico-scientifico del progetto diedero un Cl
contributo di idee, esperienze e riflessioni criti­ 4.
che a tali innovazioni: Il GISCEL ebbe in questo Conclusioni
caso una duplice funzione: consulenza verso in­
terlocutori istituzionali e apertura al confronto Dopo una stagione così intensa, è difficile dover
verso una pluralità di competenze professionali e constatare oggi non solo l'azzeramento di un pro­
di situazioni scolastiche. L'esperienza rappre­ getto appena avviato, ma il graduale smantella­
senta un caso emblematico dell'evoluzione del mento della scuola pubblica italiana. Si sta pro­
rapporto associazioni-istituzioni reso evidente­ gressivamente svuotando anche il senso del rap­
mente possibile da particolari condizioni di con­ porto di collaborazione istituzionale delle asso­
testo politico-culturale. E non fu un'esperienza ciazioni, non solo per le evidenti difficoltà con­
facile; le perplessità e i dubbi sono efficacemen­ nesse con il mutato contesto culturale e politico,
te riassunti dalle parole di Cristina Lavinia: "Te­ ma soprattutto perché stanno svaporando gli og­
mevamo di dover scendere a faticosi compro­ getti stessi sui quali tale collaborazione si era
messi con linee di intervento in cui avremmo po­ esercitata o potrebbe esercitarsi, anche quelli più
tuto disperderci senza risultati apprezzabili e, vistosamente esibiti dal Ministero, come ad
soprattutto, rischiando di perdere la nostra au­ esempio la collaborazione con i'INDIRE (Istituto
tonomia scientifica.Ma finimmo per accettare la Nazionale di Documentazione per l'Innovazione
sfida e firmammo la convenzione. Non ce ne sia­ e la Ricerca Educativa, nome con cui è stata ri­
mo pentiti".9 battezzata la Biblioteca di Documentazione Pe­
E non va trascurato l'evento stesso della rifor­ dagogica di Firenze) per progetti di formazione
ma dell'esame: per la prima volta - dopo che tan­ secondo la formula dell'e-learning integrato (in­
ti autorevoli interventi avevano più volte e da più terazione a distanza con una piattaforma tele­
prospettive segnalato le incongruenze di quell'u­ matica e momenti di lavoro in presenza con
nica prova di scrittura chiamata "tema" - veni­ esperti e tutor).
vano introdotte altre forme e modalità di scrittu­ È anche vero che sono stati costituiti presso il
ra che partivano da due presupposti fondamen­ Ministero comitati paritetici con i rappresentanti (
tali dell'educazione linguistica: la necessità di delle associazioni secondo quanto previsto dai va­
creare occasioni diverse di scrittura secondo una ri protocolli d'intesa, ma sono - almeno per ora
varietà di scopi, destinatari e varianti testuali; contenitori vuoti. La collaborazione, per dirla tut­
l'opportunità di ancorare il processo di scrittura a ta, è stata effettivamente richiesta alle associa­
308 dati, documenti utilizzabili durante lo svolgi- zioni competenti solo per l'avvio nelle prime clas-
1······························································································································································································································································ ·············
si della scuola elementare della lingua inglese e
a L'italiano tra scuola
e società

"Italiano e Oltre" è stato, in tal senso, uno stru­


dell'informatica (sic!), ma anche in questo caso mento prezioso, oltre che protagonista vero e pro­
l'impegno profuso dalle organizzazioni degli in- prio del dibattito sui temi del linguaggio, della ri­
segnanti sembra diretto a parare o a limitare i cerca, della politica linguistica. La rubrica asse­
ossibili guasti piuttosto che a progettare effetti­ gnata al GISCEL è uno dei segni tangibili di que­
amente nuovi scenari. sta continua attenzione per i problemi dell'edu­
Vanno insomma ripensate formule, strategie, cazione linguistica. La rivista è stata insomma un
tipi di intervento, vanno soprattutto difesi gli spa­ punto di riferimento, uno di quelli di cui oggi si
zi di comunicazione e di circolazione delle idee. avrebbe ancora terribilmente bisogno.

1
Cfr. Documento di presentazione del GISPL all'Assemblea SLI in !'UMI (Unione Matematica Italiana - sezione didattica)
occasione del XXXVII Congresso internazionale svoltosi a L'Aquila 4 La Commissione di studio, composta da più di 200 membri, aveva
2
C. Lavinio, L'educazione linguistica tra tabelle di obiettivi e piani il compito di dare indicazioni per l'attuazione della legge di riforma
di studio personalizzati, in "Università e scuola", anno VII, n. 2/R, n. 30. La sintesi di quei lavori è un documento, "Indirizzi per l'at­
2002, pp. 6-11. tuazione del curricolo", si trova nel volume I curricoli della scuola di
3 Aderiscono al Forum (o comunque partecipano più o meno siste­
base, curato da G. Cerini e I. Fiorin, ed. Tecnodid/Zanichelli, 2001.
maticamente ai lavori) l'AIF (Associazione per l'Insegnamento della 5 Adriano Colombo, Berlinguer ti ho voluto bene, Ed. Trauben, 2002,
Fisica). l'A IAT (Associazione azionale Insegnanti dell'Area Tec­ pp. 55-56.
nologica); l'ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia del­ 6 Istituti Regionali per la Ricerca Educativa.
l'Arte); l'ANISN (Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Na­ 7
I risultati della ricerca sono pubblicati in un volume della Collana
turali). l'Associazione "Progetto per la scuola", "Clio '92" (Associa- "Quaderni del Giscel", curato da Silvana Ferreri: Non uno di meno -
. zione di gruppi di ricerca sull'insegnamento della storia), il GISCEL Strategie didattiche per leggere e comprendere, La Nuova Italia, Fi­
(Gruppi di intervento e studio nel campo dell'educazione linguisti­ renze 2002.
ca afferenti alla Società di Linguistica Italiana). l'I SMLI (Istituto 8 Il lavoro pluriennale del progetto è ora pubblicato in un volume

Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), il della Collana "Quaderni del GISCEL" curato da chi scrive: Labora­
LEND (Lingua e Nuova didattica), il MCE (Movimento di Coopera­ torio cli scriltura - Non solo temi all'esame di stato, La uova Ita­
zione Educativa), la SCI-DD (Società Chimica Italiana - Divisione lia, Firenze 2002.
9 C. Lavinio, L'impegno del GISCEL nel "Laboratorio di scrittura", in
didattica). la SIEM (Società Italiana per l'Educazione Musicale). il
TESOL-ITALY (Teachers of English to Speakers of Other Languages). op. cit., p. XlX. 309
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LE ASSOCIAZIONI, I MOVIMENTI E IL LINGUAGGIO


Appunti e dubbi
sull'italiano

di I

" arlando parlando" esordì in l'inchiostro, un cappello, il velluto, i ti di questa "coabitazione", puntual­
p
"Italiano e Oltre" nel lontano capelli, il camino, il tabarro, il tabarro mente riflessi nelle strutture del dia­
1986: finisce dunque allo spirare del del diavolo, il diavolo, lo spazzacami­ letto e della lingua: l'incontro di mo­
suo diciottesimo anno di vita. Il let­ no, un calderaio, un moro, un africa­ delli diversi di rappresentazione men­
tore non si aspetti qui un amarcord, no, uno zingaro, la notte, una faina. I tale del tempo e dello spazio: un
né una geremiade di ringraziamenti paragoni non contano tanto per se tempo dilatato e uno nevrotico, uno
(ne devo solo al paziente direttore e stessi quanto per il fatto che consen­ spazio identificato da salienze diver­
ai pazientissimi lettori: detto fatto). tono di ricostruire gli elementi fonda­ se a seconda dello "stile di vita"
Voglio invece riutilizzare la serie dei mentali di una cultura (materiale, reli­ (4/ 1986); "darsi del tu" e "darsi del
"Parlando parlando" (postmoderna­ giosa, superstiziosa, contadina) ricca Lei" (1 / 1987); salutarsi in modo di­
mente: Parlandoparlando) per met­ e dimenticata, ma ancora presente, verso, in funzione dei cambiamenti
tere a confronto alcuni caratteri del­ qua e là, nella civiltà contemporanea. avvenuti nei rapporti e nel controllo
la situazione linguistica italiana come Nel n. 4 del 1989 riferisco della "lin­ sociale (1 / 1990). Sono differenze
mi appariva negli anni Ottanta e co­ gua serpentina", una lingua inventata profonde, che si traducono sia nel
me appare oggi, agli inizi del Duemi­ (realizzata con la semplice interposi­ passaggio dal dialetto all'italiano, sia
la. Una microstoria in due cartelle, zione di un se fra una sillaba e l'altra - più spesso, e in modo anche più in­
tratta dagli appunti di un viaggiatore di ogni parola) segnalata da una pub­ teressante - in cambiamenti interni
occasionale, transitato a cavallo di blicazione locale a Taviano, in Salen­ a ciascuno dei due codici.
due secoli - anzi, millenni. to. Una volta ce n'erano diverse, e si Che cosa è accaduto in questi
Ripercorro con il lettore alcuni usavano nei piccoli gruppi, per scher­ dieci-quindici anni? Suggerisco la mia
dei temi ai quali ho attinto nei primi zare, per irridere, per fingere segreti risposta: nonostante la permanente
cinque anni della rubrica (1986- che non c'erano. vitalità del dialetto, il baricentro si è
1991), e lascio a lui, alle sue perce­ E adesso? Quante "lingue inven­ ulteriormente spostato verso la stan­
zioni e alla sua sensibilità il parallelo tate" ci sono ancora? Quanta fanta­ dardizzazione, con fughe in avanti al­
con la realtà attuale. sia c'è ancora, nei paragoni? Quanti lora non prevedibili. Negli anni Ot­
di questi "pezzi" di cultura antica si tanta notavo che la rappresentazio­

C reatività popolare. Nel n. 3 del


1987 la mia attenzione è attirata
da una curiosità: la fantasiosa ric­
conservano, nelle nostre parole?

ncontri e scontri di culture. L'Italia


ne mentale del dialettofono si basava
tradizionalmente sullo spazio espe­
rienziale, cioè quello del vissuto quo­
I
chezza delle similitudini che la fanta­ degli anni Ottanta, vista in partico­ tidiano, mentre nei giovani - per lo
sia popolare riesce a trovare quando lare da un'area di recente moderniz­ più italofoni - si diffondeva una rap­
il parlante è chiamato a completare zazione come il Salento, è ancora presentazione basata sullo spazio
domande del tipo "quella donna è terra di incontro-scontro fra una cul­ simboleggiato - quello delle carte
brutta come... ", "ho comprato un ve­ tura tradizionale, contadina e artigia­ geografiche e delle piantine -, e già
stito nero come... ", "è sempre ubria­ nale, per molti versi arcaica, forte­ incalzava lo spazio "filmato" (lo spa­
co come ... ". Ad esempio, per "nero mente caratterizzata, e una cultura zio che non conosciamo direttamen­
come" in inchieste condotte a Casale moderna, standardizzata, pre-global. te ma che vediamo nei servizi del te­
310 Monferrato (AL), trovo: il carbone, Fra 1'86 e il '90 segnalo alcuni aspet- legiornale, nei film d'azione ecc.).
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Alberto A. Sobrero Dalla lingua dei giovani a quella dei politici,
albertosobrero@libero.it dieci anni di cambiamenti drastici

Ora mi pare che siamo ancora più siga prima maniera (2/ 1987), poi il i giornalisti di GR e TG esibiscono
avanti: siamo all'evoluzione dello cambiamento "in corsa" del Cossiga scadenti pronunce regionali, sbaglia­
spazio filmato nello "spazio filmato transformer: dall'esagerata solennità no le parole straniere e i nomi di luo­
velocizzato", che è caratterizzato da alla provocazione dell'insulto, della go con una disarmante assenza di
un ritmo acceleratissimo e da una volgarità, del linguaggio pseudo-bri­ professionalità. Salvo un caso: il caso
sintassi rapida e disarticolata. Le gatistico (4/ 1991). Doppio salto mor­ in cui "le parole sono cose", e pesa­
strutture linguistiche che lo esprimo­ tale con avvitamento. Per completa­ no tremendamente. È la prima guer­
no ne sono i puntuali testimoni. re il quadro, rilevo la simultanea com­ ra del Golfo ( 1991), e in questa oc­
presenza di innovazioni di piena rot­ casione tutti i media usano e abusa­

Lperpetua
a lingua della politica e della Chie­
sa.Mentre la Chiesa (2/ 1989)
nei tempi lunghi la sua "lin­
tura col linguaggio politico classico -
doroteo ma non solo - e di residui de­
gli stili retorico-argomentativi più tra­
no della lingua per orientare l'infor­
mazione, per nascondere ed esorta­
re, per indurre connotazioni e inter­
gua dai due binari" (l'esoterismo del­ dizionali, soprattutto nelle campagne pretazioni gradite a chi governa. Co­
la liturgia e il parlare "astratto, scola­ elettorali della provincia (3/ 1990). me sempre, in tempo di guerra. Con
stico e scarso di cuore" della CEI da Quindici anni dopo queste con­ le parole, quando le "esigenze supe­
una parte, la divulgazione "amichevo­ vulsioni linguistiche possiamo final­ riori" lo richiedono non si compiono
le" dall'altra), e in questo modo si as­ mente dire che la lingua dei politici si atti irrilevanti, ma solo atti illocutivi e
sicura, da due millenni, sia il mante­ sia assestata su forme nuove, più mo­ - se è necessario - perlocutivi. Il so­
nimento del potere che l'ampliamen­ derne? Ciascuno si dia una risposta, lito Andreotti arriva al capolavoro:
to del consenso, la lingua della politi­ ma non pensi solo a Ciampi, a Casini definisce la guerra come "operazio­
ca subisce proprio nella seconda e al Gianni Letta letto da Berlusconi: ne di polizia internazionale" e riesce
metà degli anni Ottanta trasformazio­ si pensi anche a Bossi, alla Mussolini, così ad aggirare addirittura un preci­
ni rivoluzionarie: ed è l'indizio inequi­ a Speroni... Forme moderne??? so divieto costituzionale (2/ 1991).
vocabile che è il fare politica che sta
cambiando. La fortuna mi consente di
cogliere le testimonianze più emble­
I giornali, la radio, la TV. Vari, viva­
cemente movimentati anche i com­
Trovi il lettore qualche motivo di
consolazione nel confronto con la lin­
gua dei media in questi primi anni del
matiche: prima la filosofia del doro­ portamenti dei mezzi di comunica­ 2000. Se ci riesce...
teismo magistralmente espressa dal­ zione di massa negli anni Ottanta-No­
lo stile argomentativo-retorico di Ar­
naldo Forlani (3/ 1989), aulico-sfug­
gente, capace di convincere non-ar­
vanta. In TV l'avvenimento più rile­
vante è il grandissimo successo di
"Quelli della notte" e di "Indietro tut­
T emo che il problema sia questo: in
questi 15-20 anni l'italiano è di­
ventato post-italiano, ma io no, non
gomentando e convincendo che sta ta" (2/ 1988): una comicità per mol­ mi sono adeguato a trasformazioni
argomentando, poi l'improvvisa rot­ ti versi nuova, giocata sull'effetto-im­ così drastiche, e vedo sempre più
tura degli schemi, testimoniata dai provvisazione, sull'immediatezza, sul­ spesso bicchieri vuoti. Forse è que­
cambiamenti emblematici avvenuti la spontaneità, tutti ingredienti estra­ sto il momento migliore per chiude­
addirittura al livello più alto, al Quiri­ nei all'ingessata televisione ante-Ar­ re questi "Parlandoparlando". Ci vuo­
nale. Il passaggio dal coinvolgente e bore. Ma mentre lo spettacolo sem­ le una postrubrica, che non saprei fa­
affabile Pertini all'algido e aulico Cos- bra voler rinnovare il suo linguaggio, re. Grazie, lettore. 311
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APPUNTI E DUBBI
aShowroom

Dal minicomputer
al Braille

e ternazionale dedicato ai ciechi, svoltosi a Parigi


nel 1878, dove il Braille fu scelto come sistema
ufficiale di scrittura per non vedenti.
1. Il metodo Braille ha come base essenziale sei
Leggere in Braille a scuola caselle situate su di un supporto in cui si fa scor­
rere un foglio di carta:

□□
In questo articolo si vuole tracciare un itinerario
che porti in modo naturale a trasferire in "Braille"

□□
la rappresentazione delle cifre numeriche fatta
mediante il "minicomputer" di Georges Papy. Ciò

□□
permette un primo approccio alla scrittura Brail­
le in classi in cui siano inseriti discenti con pro­
blemi di vista, attenuando molte delle difficoltà
di ordine psicologico che nascono soprattutto in
chi, destinato alla cecità, è portato a rifiutare un Le caselle vengono usate mettendo in rilievo
tipo di didattica differenziata che lo faccia sentire al loro interno - tramite un punteruolo usato dal­
diverso prima del tempo. Successivamente - al di la parte posteriore del foglio - dei puntini (al più
là della rappresentazione delle cifre numeriche - uno per casella) che poi vengono percepiti con i
si danno alcuni cenni fugaci su come utilizzare il polpastrelli. Si ha così la possibilità di realizzare
metodo Braille, utilizzando simboli che siano il 64 simboli diversi, compreso il caso in cui nes­
più possibile vicini a quelli dell'alfabeto tradizio­ sun punto venga messo in rilievo. Ognuno di quei
nale, al fine di offrire supporti mnemonici a chi simboli rappresenta una lettera dell'alfabeto, o un
fosse stato colpito da cecità, e mettere anche i ve­ segno di interpunzione, e così via.
denti in condizione di apprendere più facilmente Il metodo, semplice e ingegnoso, presenta
la scrittura dei ciechi, aprendo un canale tra due però qualche inconveniente che contribuisce a
mondi che troppo spesso sono separati, con complicare le difficoltà che si incontrano in un
conseguente eccessivo isolamento di chi è stato primo approccio. Ciò fa sì che soprattutto coloro
già crudelmente colpito dalla sorte. che ancora vedono, ma che prima o poi saranno
Louis Braille, un cieco francese, nel 1829 in­ costretti all'oscurità, a volte rifiutino questo me­
trodusse un metodo di scrittura che avrebbe con­ todo proprio nel momento in cui per loro forse sa­
tribuito ad alleviare in modo determinante il buio rebbe più facile apprenderlo, il che potrebbe es­
a cui sono condannati i non vedenti, dando loro sere attenuato facendo familiarizzare col Braille
la possibilità di comunicare per iscritto. Il metodo anche i vedenti, eventualmente nell'ambito di un
312 fu consacrato definitivamente in un congresso in- approccio ai linguaggi non orali.

Domenico Lenzi Come rendere meno laboriosi alcuni aspetti


domenico.lenzi@unile.it del metodo Braille
Showroom

Sullo spinoso problema un primo intervento Va da sé che il criterio additivo è una "me­
può consistere nell'esprimere in Braille le usuali diazione" provvisoria. In prospettiva l'attribu­
dieci cifre numeriche, sulla base di un metodo di zione dei valori suddetti deve diventare automa­
rappresentazione dovuto a G. Papy. In tal modo tica ed immediata, come si conviene ad ogni rap­
si viene a costruire la prima tappa di un percorso presentazione che voglia essere veramente effi­
che per il futuro non vedente si farà doloroso, ma cace.
che all'inizio potrà essere confortato dalla pre­ Il "minicomputer" di Papy è semplicemente
senza e dalla partecipazione attiva di compagni un quadrato di metallo, o di altro materiale adat­
non segnati dalla sorte. to, suddiviso in quattro riquadri che, posti nella
Una prima tappa, dunque, di una lunga stra­ posizione che richiama la configurazione di Papy,
da in cui il non vedente spesso si sentirà com­ possono essere descritti così: quello in basso a de­
pletamente solo. Si capisce, perciò, l'importanza stra è bianco e vale uno, quello in basso a sinistra
di fornire tecniche e strumenti che allevino que­ è rosso e vale due, quello in alto a destra è cicla­
sta solitudine e consentano un contatto maggio­ mino e vale quattro, quello in alto a sinistra è
re tra il mondo dei non vedenti e quello degli al­ marrone e vale otto. Quando i riquadri colorati so­
tri. Successivamente un tentativo per aprire una no così disposti, allora diciamo che la placca è in
finestra sul mondo dei non vedenti potrebbe es­ posizione standard.
sere fatto semplificando il metodo Braille in mo­ Sostituendo a ognuno dei trattini segnati sul­
do tale che esso diventi più facilmente compren­ la configurazione di Papy un gettone situato sul
sibile. riquadro colorato corrispondente, si ottiene una
rappresentazione dei numeri da zero a quindici,
che è strettamente collegata al colore dei riqua­
dri su cui sono adagiati i vari gettoni. Il valore nu­
merico di ogni rappresentazione è dato dalla som­
ma dei valori che i vari gettoni hanno per il fatto
2. di essere su di un determinato riquadro, assu­
Metodo Braille e minicomputer mendo ciascuno il valore del riquadro in cui si
diPapy trova.
Il mantenere costantemente la placca in posi­
Il metodo di Papy si basa sull'uso della seguente zione standard ha il compito di far ricavare in ma­
configurazione: niera naturale i diversi valori numerici, invece

□□
che dai colori (o, nel caso di non vedenti, da op­
portuni gradi di ruvidezza dei vari riquadri), dal­

□□ la posizione dei gettoni nei vari riquadri della


placca di Papy collocata in posizione standard.
Naturalmente, i riquadri continuano ad avere il
che per comodità chiameremo "configurazione di loro vecchio valore anche se i colori sono stati
Papy", su cui si fonda l'uso del "minicomputer" soppressi. Quando questo obiettivo sarà stato rag­
introdotto da G. Papy (Papy, Minicomputer, Tori­ giunto (e solo allora) si potrà trasferire in Braille,
no, SEI, 1968). secondo quanto faremo vedere fra poco, la rap­
Riempiendo con un trattino, nei vari modi pos­ presentazione di Papy da noi richiamata.
sibili, le caselle della configurazione si ottiene la Facciamo presente che il minicomputer di
rappresentazione dei sedici numeri che vanno da Papy è in grado di svolgere un ruolo importante
zero a quindici. in virtù del fatto che i valori numerici che esso
Precisamente, con un trattino in basso a de­ esprime hanno un riscontro oggettivo legato al­
stra, in basso a sinistra, in alto a destra e in alto l'additività sui numeri uno, due, quattro e otto.
a sinistra si esprimono rispettivamente i numeri Ragion per cui si continua ad avere un certo le­
uno, due, quattro e otto. Gli altri numeri si otten­ game concreto tra i dieci numeri naturali che
gono col criterio dell'additività; cosicché un trat­ vanno dallo zero al nove e i simboli che li rap­
tino posto in alto a destra e uno posto in basso a presentano tramite il metodo di Papy. Questa ca­
sinistra rappresentano insieme il numero sei ratteristica positiva non si riscontra nella
(4+2). Lo zero è espresso dalla configurazione pri­ rappresentazione ordinaria delle cifre numeriche.
va di trattini. Il che a volte può creare difficoltà di carattere 313

DAL MINICOMPUTER AL BRAILLE


Showroom

mnemonico tali da determinare errori di tipo possibilità di una presa di contatto più agevole
matematico che potrebbero evitarsi se l'attenzio­ con un sistema cli scrittura che ha collezionato
ne dell'alunno non fosse distratta da quelle diffi­ tanti meriti, contribuendo a far uscire dall'isola­
coltà. mento una innumerevole schiera di non veden­
ti, ma che è un po' farraginoso e organizzato in
modo poco razionale (il che determina notevoli
difficoltà di apprendimento). Infatti i simboli
Braille sono raggruppati a dieci a dieci, mentre
sarebbe più naturale raggrupparli a otto a otto
3. oppure a sedici a sedici. Inoltre sarebbe più fa­
Il passaggio al Braille cile ricordarli se essi fossero ordinati secondo
un criterio più naturale. Noi siamo dell'avviso
Vediamo ora come si può trasferire in Braille la che, al cli là dell'introduzione della rappresenta­
rappresentazione alla Papy dei numeri. zione di Papy, esistano ampi margini cli mi­
Nel Braille non ci sono dei simboli specifici glioramento e di razionalizzazione del metodo
per le cifre numeriche. Infatti le cifre da uno a no­ Braille. Nel paragrafo successivo ne daremo al­
ve sono via via rappresentate dalle lettere dell'al­ cuni cenni fugaci.
fabeto che vanno da "a" a "i", mentre lo zero è
rappresentato da "j". Quindi ogni numero viene a
essere espresso per mezzo di una "parola"; ad
esempio, 21669 è dato dalla parola "baffi" scritta
in Braille. Perciò, evitare eventuali ambiguità, le
parole quando rappresentano dei numeri vengo­ 4.
no fatte precedere da un simbolo particolare det­ Cenni su una rielaborazione
to "segno di numero". Naturalmente, ora il ter­ del metodo Braille
mine "parola" è stato usato nel senso più genera­
le di allineamento di simboli, per cui nella rap­ Uno dei difetti ciel Braille è una certa macchino­
presentazione in Braille ci sono parole che espri­ sità, ad esempio per quel che riguarda gli accen­
mono dei numeri ma non hanno un corrispettivo ti. Infatti, mentre la lettera a è espressa tramite
nella lingua italiana. un puntino situato in alto a sinistra nella tabella
Ebbene, il "minicomputer" può essere facil­ Braille, la a munita cli accento circonflesso è rap­
mente convertito in Braille. Basta infatti conside­ presentata da quello stesso simbolo con l'aggiun­
rare le quattro caselle ciel Braille che non siano ta di un puntino in basso a destra. Perciò sarebbe
situate nella linea superiore, e assimilarle a quel­ ovvio aspettarsi che anche le altre vocali munite
le della configurazione cli Papy. Questa scelta è di accento circonflesso si realizzassero allo stes­
dovuta al fatto che il significato ordinario dei sim­ so modo, aggiungendo un puntino in basso a de­
boli Braille che si ottengono lasciando vuote le stra nel simbolo che le esprime senza accento; in­
due caselle superiori è tale eia ridurre al minimo vece non è così.
le possibili ambiguità, dal momento che quei Una semplificazione si potrebbe fare introdu­
simboli danno luogo o a segni di interpunzione o cendo tre segni che rappresentassero gli accenti
a segni non molto usati. Cosicché il significato acuto, grave e circonflesso, nonché un quarto e
numerico introdotto dal segno di numero, che è un quinto segno indichanti rispettivamente la
opportuno mantenere, sia per abituare al suo uso dieresi e la tilde. Tali segni potrebbero essere
sia per rendere più chiara l'interpretazione nu­ messi subito dopo le vocali interessate. Così, gra­
merica, sarà rafforzato proprio dal fatto che esso zie a cinque nuovi segni, si eliminerebbe l'onere
è seguito da simboli che non danno luogo a paro­ di ricordare tutti i simboli che in Braille rappre­
le usuali; il che contribuirà ad evitare che even­ sentano le vocali accentate e quelle munite di die­
tuali difetti di memoria a brevissimo termine - resi o cli tilde.
assai frequenti, anche in bambini normali - in­ In definitiva, quello che si auspica è una sorta
ducano all'errore, facendo pensare di avere a che di criterio di additività dei significati. Vale a di­
fare con parole della lingua materna. re, se un certo significato esprime l'abbinamento
L'uso in Braille della rappresentazione alla di due significati più semplici, allora è opportu­
314 Papy fornisce, accanto ai vantaggi già citati, la no che il simbolo che lo rappresenta si ottenga
Showroom

abbinando quelli relativi agli altri due significati; sostanzialmente diverso, ma più semplice - faci­
ciò per offrire una facilitazione d'apprendimento le da comprendere anche da parte di chi vede -
e un supporto di carattere mnemonico al discen­ della maniera di scrivere in Braille le ventisei let­
te. Ovviamente, in una fase più avanzata un se­ tere dell'alfabeto. Naturalmente ciò va fatto cer­
gno deve richiamare direttamente ciò che esso si­ cando di non stravolgere del tutto l'attuale meto­
gnifica; tuttavia, proprio per facilitare l'accesso a do, al fine di non rendere difficiie il passaggio al
tale fase, ogni appiglio mnemonico può essere di nuovo sistema da parte dei non vedenti che già
enorme aiuto. Perciò se un certo segno esprime conoscono quello classico.
il "punto" e un altro esprime la "virgola", allora ella nostra proposta, che in questa sede ab­
nel segno che esprime il "punto e virgola" do­ biamo voluto cominciare a descrivere, si conser­
vrebbero essere abbinati i due segni precedenti, va la struttura di fondo del Braille e gli attuali si­
come avviene nella scrittura ordinaria. Però le gnificati di nove simboli che indicano lettere del­
semplificazioni prospettate poc'anzi non sono an­ l'alfabeto, mentre per le lettere o e X si ha uno
cora sufficienti a rendere un testo scritto in Brail­ scambio dei segni che attualmente le esprimono
le facilmente accessibile. Noi crediamo che il pro­ in Braille. Inoltre si riesce a salvare il significato
blema possa essere risolto introducendo un modo di alcuni segni speciali e di interpunzione.

315
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DAL MINICOMPUTER AL BRAILLE


Biblioteca

partenenza quale emerge all'inter­ stegno sia alla ricerca scientifica sia
no del gruppo, senza tuttavia per­ all'attività associativa. Segue il con­
dere di vista la cornice più generale, tributo di F. Besostri, il senatore che
in cui tali processi prendono forma. nella Xlii legislatura aveva svolto le
Queste considerazioni acquistano funzioni di "relatore" della 482, il
maggior valore se poste in relazio­ quale traccia un bilancio del prov­
ne a un'altra promessa contenuta vedimento segnalando la dubbia ef­
nel sottotitolo, cioè quello di ricor­ ficacia di una recente proposta di
dare Giuseppe Francescato (1922- modifica dell'art. 12 della Costitu­
2001) che più volte era tornato su zione, che oltre a ribadire pleona­
un argomento che egli stesso, for­ sticamente che l'italiano è lingua uf­
matosi in un ambiente esposto alla ficiale della Repubblica, aprirebbe il
diversità linguistica, come il Friuli, varco a una estensione generalizza­

Tutelare ha contribuito a esplorare, giungen­


do anche alla categorizzazione e al­
ta della tutela alle più disparate ver­
nacolarità.
le minoranze la relativa sanzione metalinguistica Il secondo gruppo di lavori defi­
linguistiche di costrutti quali "lingua minore",
"minoranza di secondo grado", ecc.
nisce "Il contesto culturale della
482", cioè tematizza alcuni aspetti
(lo ricorda Vincenzo Orioles nella di portata generale che fanno da
Fabiana Fusco
Presentazione, pp. 8-9). sfondo al quadro normativo. V. Pier­
Il Centro Internazionale sul Pluri­ gigli, specialista di diritto interna­
linguismo, che promuove studi e zionale, propone una lettura critica
coordina la raccolta di dati su vari dei principali documenti internazio­
La legislazione nazionale sulle aspetti del plurilinguismo, nella ve­ nali e regionali finalizzati alla tutela
minoranze linguistiche. ste del suo Direttore, nonché cura­ giuridica delle minoranze, puntua­
Problemi, Applicazioni, Prospettive. tore del volume, ha chiamato a ri­ lizzando di volta in volta le formula­
a cura di Vincenzo Orioles flettere colleghi esperti del settore zione e i principi che sono il riflesso
Atti del Convegno di Studi in ricordo sui contenuti, sugli sviluppi e sui li­ della mutata sensibilità culturale; G.
di Giuseppe Francescato (Udine, 30 miti del provvedimento di legge, de­ Massariello e B. Artioli richiamano
novembre-1 dicembre 2001) lineando la questione delle mino­ l'attenzione sugli scritti di G.L. Luz­
numero monografico di "Plurilingui­ ranze come un problema complesso zato sulla minoranza altoatesina,
smo. Contatti di lingue e culture", 9 e a varie facce, articolato all'interno che prefigurano i moderni fonda­
(2002) di una più generale situazione italia­ menti dell'educazione alla tolleran­
Forum, Udine 2003 na che proprio nel concetto di pluri­ za; L.M. Savoia delinea un illumi­
pp. 318 € 23,00 linguismo trova la sua definizione nante excursus intorno ai risvolti
più efficace. Infatti la Legge 482 ha ideali e politici e alla percezione di­
Per fare il punto sulla Legge 482, sì colmato un vuoto legislativo, ma storta di alcuni principi ispiratori del
"Norme in materia di tutela delle mi­ ha anche aperto la strada a nuovi dibattito linguistico in Italia sulle
noranze linguistiche storiche", ap­ spunti di riflessione all'interno di un leggi di tutela; R. Gusmani mette in
provata in via definitiva dal Senato dibattito, che a suo tempo fu impo­ luce, come in molti altri suoi inter­
della Repubblica il 25 novembre stato e vivacizzato da Tullio De Mau­ venti, alcuni limiti di fondo della mi­
1999 e pubblicata sulla Gazzetta Uf­ ro (p. 7, n. 1). sura legislativa, frutto di un manca­
ficiale del 20 dicembre 1999, era Il volume è articolato in cinque to approfondimento di tipo sociolin­
stato organizzato a Udine dal Centro parti tematicamente coerenti che guistico adeguato alle concrete esi­
Internazionale sul Plurilinguismo del­ contengono ciascuna da tre a sei genze dei parlanti.
l'Università un convegno destinato saggi. La prima sezione ingloba i co­ Gli interventi che seguono sono
ad affrontare una serie di questioni siddetti "Interventi istituzionali" de­ compresi negli "Snodi tematici",
teoriche e metodologiche sul tema, gli assessori alla cultura delle ammi­ perché propongono una serie di ri­
di cui ora sono apparsi gli Atti. nistrazioni provinciali di Udine e To­ flessioni critiche su alcuni aspetti
Il messaggio che scaturisce dal­ rino (F. Cigolot e V. Giuliano), che te­ controversi connessi con l'approva­
l'incontro è quello di individuare stimoniano del comune impegno di zione della 482: si va da un'analisi
concrete soluzioni, partendo dal salvaguardare il patrimonio storico del costrutto di "identità" fondato
basso e mettendo in luce le motiva- e culturale delle rispettive aree, il su paradigmi duttili, flessibili e sog­
316 zioni dei parlanti e il senso di ap- Friuli e il Piemonte, attraverso il so- getti a reinterpretazioni a seconda
Biblioteca

dello specifico contesto preso in lo, figurano tra le "Questioni aper­


esame (J.B. Trumper e M. Maddalon) te" (qui compare anche il contribu­
al "paradosso della standardizzazio­ to di R. Blagoni sulla comunità ita­
ne" che, se piegato a sostenere un lofona nell'Istria postjugoslava),
astratto programma di recupero di poiché focalizzano l'attenzione su
artificiali dimensioni espressive del­ quelle tipologie di varietà minorita­
le lingue minoritarie, rischia di fossi­ rie che meriterebbero la giusta
lizzarle, "privandole della proprietà menzione al pari di quelle di antico
universale di variare in rapporto ai insediamento, ma di cui invece non
diversi usi sociali" (p. 159, F. Ursini) si fa cenno nella 482: si tratta da
fino a un'accurata disamina sul con­ un lato delle "minoranze diffuse" (è
tenuto e sul ruolo della dimensione la dizione fatta valere da Tullio Tel­
"culturale" quale emerge nel testo mon), cioè di quelle comunità che si
di legge (M. Gnerre).
Particolarmente ricchi di aggior­
collocano all'interno di un paese in
maniera non territoriale, coagulan­ In cammino
nate informazioni sono i saggi che dosi in punti sparsi sul territorio, co­ verso
illustrano i "Profili areali". Intanto,
perché fanno il punto della situazio­
me le lingue zingariche e le stesse
minoranze storiche fuori dal loro
l'italiano
ne attuale su singole minoranze nucleo di origine (come ad esempio
storiche: quella friulana, la cui spe­ gli ellenofoni dell'Aspromonte tra­
Lidia Costamagna
cificità culturale è illustrata da R. piantati a Reggio Calabria) e dall'al­
Strassoldo e G. Frau; la slovena, do­ tro, lungo una linea di continuità,
cumentata da E. Sussi; l'arb'reshe, delle "nuove minoranze" (espres­
per la cui tutela F. Altimari mette in sione coniata da De Mauro nel
A. Giacalone Ramat
gioco il ruolo della scuola e dell'edu­ 1974), ovverosia i recenti gruppi
cazione; la sarda, di cui G. Paulis ri­ migratori di cittadini provenienti da
Verso l'italiano.
costruisce le premesse storiche ed paesi europei ed extraeuropei che
Percorsi e strategie
E. Calaresu commenta talune discu­ arricchiscono ulteriormente la già di acquisizione
tibili operazioni di politica linguistica complessa situazione linguistica ita­ Carocci, Roma 2003,
(LSU); è affidata ad A. Carli la rico­ liana. pp. 328
struzione delle peculiari condizioni di L'iniziativa di studio si è inoltre € 21,80
plurilinguismo in Alto Adige, che con­ conclusa con l'elaborazione di alcu­
figurano un repertorio "asimmetrico" ni "Documenti" (pp. 309-314), con
e sostanzialmente compartimentato cui gli studiosi sollecitano, attraver­
per le tre diverse comunità presenti so le società scientifiche che li rap­
nel territorio. Poi, perché cercano di presentano, un dialogo aperto e co­
intravedere interpretazioni e appli­ struttivo tra riflessione scientifica e Verso l'italiano è una raccolta di
cazioni che escludono la conserva­ sedi istituzionali. saggi che presenta al lettore lo sta­
zione puramente folclorica degli idio­ to dell'arte della ricerca in campo
mi descritti. In tale blocco trova spa­ acquisizionale e sintetizza, con un
zio anche la presentazione da parte linguaggio non tecnico e accessibi­
di F. Toso di un singolare caso di le, i risultati emersi dalla ricerca del
"eteroglossia interna", quella del ta­ Progetto di Pavia sull'apprendimen­
barchino, varietà di ligure viva e vita­ to spontaneo dell'italiano da parte di
le per la quale, malgrado la appari­ immigrati presenti in Italia per esi­
scente divergenza dalla compagine genze lavorative, e dalle maggiori ri­
linguistica sarda, non è ancora pre­ cerche sull'apprendimento linguisti­
vista alcuna forma di protezione na­ co spontaneo o misto.
zionale (stessa disattenzione viene Il volume si apre con l'introdu­
deplorata per la varietà galloitalica zione di Giacalone Ramat e prose­
del Meridione). gue con la descrizione, nel primo ca­
Uno spunto decisamente inno­ pitolo, del quadro teorico di riferi­
vativo è dato dagli scritti di G. So­ mento al quale il gruppo di ricerca si
ravia e L. Melica che, a giusto tito- è ispirato per l'interpretazione dei 317
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BIBLIOTECA
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Biblioteca

dati interlinguistici raccolti e vengo­ si nel processo di acquisizione, a se­ plica che il parlante abbia appreso
no, perciò, esaminati gli assunti del conda della distanza tipologica delle anche l'imperfetto. L'apprendimen­
modello teorico funzionale applica­ lingue di partenza dei parlanti. L'as­ to avviene gradualmente con un ar­
to allo studio dell'interlingua. segnazione del genere, ad esempio, ricchimento dei tempi e dei modi,
Si parte dalla concezione che viene del tutto ignorata dai parlanti ma pochi sono gli apprendenti che
esista una "varietà basica" di inter­ persiani anche dopo una lunga arrivano a completare il ciclo di ac­
lingua, intesa come varietà che il esposizione all'italiano, mentre gli quisizione del sistema verbale.
parlante produce nello stadio inizia­ apprendenti francofoni o tedescofo­ Nell'acquisizione della sintassi,
le dell'apprendimento, nella quale il ni pur producendo errori ( una fiore) così come negli altri livelli linguisti­
parlato non viene strutturato con il si orientano, già nelle fasi iniziali, ci, le strutture non marcate vengo­
ricorso a distinzioni morfologiche nell'uso delle marche di genere. no apprese prima di quelle marcate;
della lingua di arrivo, ma secondo L'evoluzione delle interlingue de­ nelle varietà iniziali di interlingua c'è
principi di carattere semantico e gli apprendenti, anche se condizio­ la tendenza a mantenere un ordine
pragmatico. nata dalla distanza tipologica della lineare della frase (topic > com­
L'analisi e l'interpretazione dei L 1, avviene, comunque, partendo da ment). C. Andorno, G. Bernini, A.
dati delle varie interlingue, raccolti in una fase iniziale pragmatica nella Giaca Ione Ramat e Ada Valentini nel
ampi corpora, tiene conto, nei diver­ quale le scelte linguistiche non ri­ capitolo "Sintassi" dimostrano sulla
si studi del volume, dei principi della spondono a criteri di tipo morfologi­ base dei loro dati come si passi, in­
Morfologia Naturale e della teoria co. A questa, seguono una fase fo­ dipendentemente dalla lingua di par­
della Marcatezza nonché delle carat­ nologica, una lessicale, e una (pro­ tenza, da una grammatica "univer­
teristiche tipologiche delle lingue to)morfologica. Nella fase morfosin­ sale" (basata su principi di ordine
materne degli apprendenti. I parlan­ tattica, infine, le categorie di genere semantico e pragmatico), al sistema
ti con lingue di partenza tipologica­ e numero s'impiantano sugli articoli specifico dell'italiano, attraverso ri­
mente affini all'italiano attenuano determinativi prima che su quelli in­ strutturazioni e resettaggi. Lo svi­
notevolmente, nello stadio iniziale di determinativi, poi sugli aggettivi at­ luppo della negazione nelle interlin­
apprendimento, il ricorso a strumen­ tributivi, sugli aggettivi predicativi e gue d'italiano L2, studiato in modo
ti semantico-pragmatici, così come sul participio passato. approfondito dai ricercatori del pro­
appariva nello studio di S. Schmid Nel capitolo "Il verbo" di Ema­ getto di Pavia, parte dalla forma ne­
( 1994) sull'italiano parlato in Svizze­ nuele Banfi e G. Bernini viene presa gativa "no" in tutti gli apprendenti e
ra da parte di parlanti ispanofoni. in esame l'acquisizione della morfo­ viene subito utilizzata per comuni­
La raccolta dei dati interlingui­ logia verbale che in contesto non care anche quando c'è una scarsa
stici, come illustrato nel capitolo guidato risulta particolarmente diffi­ disponibilità dei mezzi di espressio­
"Premesse teoriche e metodologi­ cile, soprattutto per quegli appren­ ne. Successivamente il sistema si
che" di Cecilia Andorno e Giuliano denti nelle cui lingue il componente arricchisce di "non, niente" e "nes­
Bernini, ha avuto un taglio sia tra­ morfologico è particolarmente ridot­ suno" per arrivare in ultimo alle for­
sversale che longitudinale. La mag­ to, come avviene in cinese. Dallo me "neanche, mica" presenti solo
gior parte degli apprendenti intervi­ studio sulle modalità di acquisizione nel parlato di alcuni apprendenti.
stati erano di età variabile tra i 1 O e della categoria grammaticale del Nel capitolo "Aspetti della te­
i 30 anni e avevano le seguenti lin­ verbo si riscontra che essa emerge stualità" di M. Chini, S. Ferraris, A.
gue materne: malese, albanese, nelle fasi post-basiche delle IL in cui Valentini e Barbara Businaro viene
francese, inglese, tedesco, morè, l'organizzazione pragmatica dell'e­ presentato lo studio sullo sviluppo
arabo marocchino, tigrino, cantone­ nunciato, adottata nella fase prece­ delle abilità testuali in italiano L2
se, cinese mandarino, cinese wù. dente, viene abbandonata. Dopo la che, a differenza degli studi morfo­
Le modalità di apprendimento fase, quindi, in cui il verbo ha puro sintattici, è frutto di una ricerca svol­
delle categorie del genere, del nu­ valore lessicale si assiste a una gra­ ta in tempi più recenti. Sono stati
mero e della definitezza dell'italiano duale organizzazione in tempi e mo­ studiati solo alcuni aspetti del vasto
da parte di apprendenti con lingue di del sistema verbale dell'italiano campo della testualità in italiano: l'a­
materne diverse vengono esposte secondo questa sequenza: Presente nafora come mezzo di coesione e di
nel contributo "Morfologia del no­ (e Infinito) > (Ausiliare) Participio coerenza testuali, i connettivi e gli
me" di Marina Chini e Stefania Fer­ passato > Imperfetto > Futuro > ordini marcati della frase. Dalla pri­
raris. Le difficoltà relative all'ap­ Condizionale > Congiuntivo. La se­ ma analisi emerge che anche gli ap­
prendimento della morfologia nomi­ quenza ha un valore implicazionale: prendenti con una conoscenza dell'i­
nale s'intrecciano reciprocamente e la presenza del futuro nella lingua taliano di stadio avanzato conserva­
318 danno luogo a tappe ed errori diver- appresa in contesto spontaneo im- no i principi globali di organizzazione
dell'informazione legati alla testualità vrebbero sperimentare le ipotesi di abilità discorsive, pur se influenzato
nella loro L 1. Nell'acquisizione del­ progressione evidenziate dagli studi dalle lingue materne degli appren­
l'anafora nell'italiano L2 si conferma sull'acquisizione linguistica affinché denti, sia condizionato in massima
come, nelle prime fasi dell'acquisi­ la didattica divenga un proficuo ban­ parte dalla marcatezza degli elemen­
zione, si preferisca ricorrere a forme co di osservazione e di verifica per la ti e dalle gerarchie universali impli­
lessicali invece che a strategie di ti­ ricerca linguistica. cazionali. Gli studi tipologici con la
po morfologico anche nelle forme Massimo Vedovelli e Andrea Vil­ classificazione delle diverse tipologie
anaforiche per referenti massima­ larini, parimenti, affrontano il tema linguistiche e la determinazione de­
mente accessibili, nelle quali i nativi del possibile dialogo che si dovreb­ gli universali hanno creato le basi per
usano generalmente forme leggere. be instaurare tra la linguistica acqui­ un confronto interlinguistico che ha
Nell'acquisizione della testualità gio­ sizionale e la didattica. Si fa riferi­ dato un grande contributo agli studi
ca un ruolo determinante l'input a mento al Quadro comune di riferi­ sull'acquisizione delle L2.
cui gli apprendenti sono esposti; sa­ mento per le lingue: apprendimento, La ricerca svolta dal gruppo di
rebbe interessante confrontare i ri­ insegnamento, valutazione, tradotto studiosi di Pavia, basata su corpora
sultati di apprendenti in contesto in italiano nel 2002, come modello d'italiano parlato, oltre ad avere
spontaneo con quelli ottenuti con glottodidattica che permetta un con­ permesso l'entrata della ricerca ac­
apprendenti in contesto guidato per fronto con la ricerca acquisizionale. quisizionale in Italia nel circuito degli
valutare l'incidenza di certe forme te­ Il Framework europeo auspica lo svi­ studi di rilievo internazionale, ha ar­
stuali, tipiche del parlato. luppo di una didattica linguistica che ricchito la ricerca tipologica di nuo­
Daniela Calleri, M. Chini, Patrizia tenga conto dei processi che sotto­ ve indicazioni che riguardano l'ac­
Cordin e S. Ferraris, nel capitolo stanno all'uso linguistico. Il dialogo quisizione dell'italiano in contesto
"Confronti tra l'acquisizione di italia­ tra le due discipline può aprirsi, a pa­ spontaneo.
no L 1 e l'acquisizione di italiano L2", rere degli autori, solo se si considera
mettono a confronto le modalità di in modo adeguato l'autonomia di let­
acquisizione della L 1 con quelle del­ tura che le due discipline applicano
la L2 focalizzando l'attenzione sulla all'acquisizione linguistica. Il punto
morfologia del nome e del verbo, nodale, tuttavia, è la difficoltà di po­
sulla struttura argomentale delle fra­ ter coniugare la discretezza dei di­
si e sulla subordinazione. Nell'ac­ versi livelli di conoscenza della lingua
quisizione della morfologia nomina­ utilizzati in glottodidattica con il ca­
le, nell'una come nell'altra forma di rattere dinamico dei processi che
acquisizione si rileva una preferenza vengono osservati dalla linguistica
per forme trasparenti e regolari. Nel­ acquisizionale. L'auspicio è che si
l'acquisizione della morfologia ver­ sviluppi una didattica acquisizionale
bale i non nativi sono molto più con­ che non sia vittima delle imposizioni
dizionati dai fattori pragmatici che ri­ poste dallo studio teorico, ma che
tardano il passaggio alla fase gram­ sappia farsi interprete dei risultati
maticalizzata delle IL, mentre nei raggiunti in campo scientifico. Il rap­
bambini che acquisiscono la L 1 si porto tra le due discipline dovrebbe
nota una "sensibilità" più precoce divenire paritetico e reciproco fa­
alla grammatica. cendo tesoro delle ricerche in cam­
Nel capitolo "Applicazioni glotto­ po tipologico e psicolinguistico.
didattiche" Maria G. Lo Duca, trat­ I contributi contenuti in Verso /'i­
tando la rilevanza che i dati sull'ac­ taliano che riguardano l'acquisizione
quisizione di lingue seconde hanno della morfologia nominale e verbale,
per la glottodidattica, considera an­ della sintassi e delle abilità testuali
cora ambizioso e prematuro il pro­ diagnosticano come gli elementi che
getto di organizzare sillabi organici causano maggiore o minore diffi­
basandosi sui risultati ottenuti dagli coltà di apprendimento siano frutto
studi delle interlingue, ma auspica la dell'interazione tra gli universali lin­
nascita di un confronto alla pari tra guistici e le proprietà specifiche del­
la ricerca in linguistica acquisiziona­ le lingue di appartenenza. Nei diver­
le e la glottodidattica. Proprio nel­ si studi emerge come lo sviluppo del­
l'insegnamento dell'italiano L2 si do-
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la morfologia, della sintassi e delle 319

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