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7.

TIPI DI ENUNCIATO
La sintassi è organizzata in modo gerarchico > I morfi si combinano in
parole, le parole in sintagmi, all’inverso i sintagmi si compongono in
parole, le parole in morfi.
FRASE > anche le frasi sono sintagmi, costituiti da sintagmi minori di
varia estensione e natura e hanno caratteristiche peculiari rispetto agli altri
tipi di sintagma.
Altra definizione è quella che vede la frase come “una sequenza di parole
dotata di significato compiuto”; questa definizione risale agli stoici, che
distinguevano un discorso “completo” da uno “incompleto”, intendendo
che il primo è espresso da frasi vere e proprie, il secondo da enunciati che
non sono frasi.
Tuttavia, la definizione più accreditata è quella di Leonard Bloomfield, per
cui la frase è una forma linguistica indipendente, non compresa
attraverso alcuna costruzione grammaticale in una forma linguistica
maggiore.
Va tuttavia rifiutata l'idea secondo cui la frase è un'entità indipendente.
Esistono infatti enunciati composti da più frasi (i testi) nei quali le frasi si
combinano tra loro secondo regole specifiche.
7.1.2 Clausola
La tradizione di studi di lingua inglese riconosce l’esistenza della
Clausola > entità sintattica intermedia fra il sintagma e la frase; questo
termine indica un raggruppamento di parole che rispetta dei criteri:
1. Grammaticale: contenere almeno un predicato
Il predicato non va confuso con il verbo: esistono predicati senza verbo,
esistono verbi multipli che costituiscono un solo predicato
2. Semantico: rappresentare uno stato/evento/processo

3. Sintattico: poter far parte di una frase più estesa ottenuta per
coordinazione o subordinazione
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“Ho parlato con un caro amico che non vedevo da tempo” è formata da
due clausole la prima indipendente e la seconda dipendente relativa
4. Fonologico-intonazionale: Ogni tipo di clausola è caratterizzato da
una curva d’intonazione che ne esprime il valore pragmatico. La
clausola è una sequenza di sintagmi caratterizzati da uno dei profili
internazionali portatori di valore pragmatico.
“ma no!” può essere considerata una clausola poiché presenta una curva
intonazionale specifica delle espressioni di allarme
7.2 FUNZIONI DELLA CLAUSOLA
 Funzione predicativa: “il bambino sta dormendo” <- dire qualcosa
circa qualcos’altro
 Funzione pragmatica: “c’è Carlo?” <- si chiede di essere messi in
contatto con Carlo; lasciare intendere all’interlocutore un significato
che non è formulato esplicitamente.
Funzione predicativa e funzione pragmatica sono molto legate: la struttura
sintattica di una clausola è spesso determinata dalla pragmatica di cui è
portatrice (la forza illocutiva).
7.3 CLASSIFICAZIONI
CLASSIFICAZIONI DELLE CLAUSOLE in base a:
1. Posizione gerarchica:
a. Principali -> possono essere usate da sole
b. Subordinate -> non possono essere usate da sole; possono avere
tuttavia degli usi “assoluti” (senza una principale che le regga),
come nel caso della frase “se si vuole accomodare...” ->
circostanziale libera.
2. Modalità:
a. Asserzioni (o clausole dichiarative) -> danno
informazioni/prestazioni
b. Appelli -> chiedono informazioni/prestazioni

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Ogni enunciato ha una forma canonica che lo rende immediatamente
riconoscibile :l’asserzione si associa alla clausola affermativa, la domanda
a quella interrogativa, il comando a quella imperativa ecc …
3. Polarità:
a. Forma asserita (o affermativa)
b. Forma negata (o negativa) -> includono un avverbio di
negazione; è evidente che le frasi negative non sono il rovescio
di quelle affermative, ma possono essere entità a sé stanti.
ES: “leggo molti libri” / “non leggo molti libri” > la negativa non significa
che non leggo libri affatto, ma che ne leggo pochi.
4. Marcatezza
a. Clausole marcate: messa in rilievo dei costituenti; esse
presentano, oltre un profilo di intonazione particolare, una serie
di movimenti dei costituenti. “la macchina, l’ha presa tuo
fratello”.
b. Clausole non-marcate: non è stata compiuta alcuna operazione
di messa in rilievo e quindi ogni costituente si trova nella sua
posizione naturale tuo fratello ha preso la macchina” “
Nel primo esempio, un sintagma è stato spostato rispetto alla posizione
originaria e al suo posto è apparso un clitico (l’cioè la)

7.4. CLAUSOLA SEMPLICE


CLAUSOLA SEMPLICE > alcune clausole sono semplici (o nucleari), in
quanto nessuno dei loro costituenti è a sua volta una clausola; essa è quindi
l’elemento costitutivo fondamentale degli enunciati, in quanto le clausole
complesse hanno come costituenti, clausole semplici.

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Essa è composta da un NUCLEO (componente obbligatoria, composto da
un soggetto e da un sintagma verbale, formato a sua volta da argomenti e
avverbiali) + CIRCOSTANZIALI (elementi facoltativi, che servono a
dare informazioni aggiuntive in termini di luogo, tempo...).
ES: mi sono accorto di lui da poco tempo > da poco tempo è un
circostanziale: possiamo eliminarlo senza destabilizzare il resto; se invece
eliminiamo un costituente del nucleo come il complemento “di lui” la
clausola è scorretta.
Gli ARGOMENTI sono sintagmi dotati di significati specifici legati al
sintagma verbale, che designano i partecipanti all’evento. L'insieme degli
argomenti del verbo costituisce la struttura argomentale. I verbi
atmosferici non hanno argomento;i verbi intransitivi hanno un solo
argomento;i verbi transitivi possono avere due, tre o anche quattro
argomenti.
Es: oggi piove (0 arg), i ragazzi leggono i giornali (2 argomenti)
Gli AVVERBIALI sono SPrep che non designano i partecipanti all’
evento, ma possono essere imposti dal significato del verbo. Gli avverbiali
possono essere considerati modificatori.
Es: ho aspettato per alcune ore
7.4.2 Posizioni speciali
Se si considerano le frasi “i fiori, Carlo li ha mandati”, o “Carlo, non
parlarmi così”, si nota che la struttura della clausola semplice può essere
arricchita da POSIZIONI SPECIALI PERIFERICHE, che si trovano al
bordo destro o sinistro della clausola.

7.4.3 Ordine dei costituenti


ogni lingua colloca gli elementi della clausola semplice secondo propri
principi, studiati dalla tipologia sintattica. I componenti
maggiori(S,O,V),gli ordini teoricamente possibili sono tanti: SOV,SVO,
VSO questi tre sono documentati in un numero apprezzabile di lingue; in
italiano l’ordine normale è SVO.
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7.4.4 Ordini naturali e fenomeni di movimento
L’ordine prevalente dei costituenti di una lingua è l’ordine naturale di
quella lingua. I componenti maggiori (S, O, V) possono essere soggetti a
movimenti (spostamenti da un sito all’altro), che ne alterano la posizione
naturale. Questi movimenti si suddividono in 2 categorie:
 Semanticamente irrilevanti (perché imposti dalla natura della
clausola) -> “chi hai visto?”, dove “chi è stato spostato in PP1.
(posizione periferica 1)
 Danno origine a clausole marcate (munite di particolari effetti di
senso) -> “il giornale lo ha preso Carlo).
7.5 TIPI DI CLAUSOLE SEMPLICI
 Clausole nominali: SN soggetto + predicato nominale, collegati tra
loro senza verbo; viene utilizzata sia come marcata (in italiano:
“bella, questa casa!”) che non-marcata (in russo). È evidente che,
mancando del verbo, la clausola nominale non è in grado di
codificare alcune categorie proprie del verbo, come il tempo.
 Clausole verbali: il predicato è costituito da un SV. Il verbo presenta
una struttura argomentale.
Tuttavia, questa proprietà non è condivisa da tutti i verbi, ma solo dai
verbi lessicali, ovvero quelli dotati di significato pieno, distinti dai verbi
ausiliari. Il verbo ausiliare si combina coi verbi lessicali ma non determina
gli argomenti, perché la sua funzione è quella di specificare il valore
grammaticale del verbo lessicale > es: ho mandato un biglietto a tua madre
> mandare è il verbo lessicale, avere è il verbo ausiliare che ha la funzione
di dare al verbo “mandare” il tempo passato, gli argomenti sono imposti
dal solo madare
7.6 CLAUSOLE SUBORDINATE
CLAUSOLE SUBORDINATE: consideriamo la frase “quando arriva
Giovanni, partiamo” -> “quando arriva Giovanni” è una clausola
subordinata in quanto non può occorrere da sola se non come riposta ad
una domanda. Nella maggior parte dei casi le subordinate sono

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contrassegnate da un connettore avente la specifica funzione di collegarle
alla principale.
La capacità di creare clausole subordinate è resa possibile dal fatto che i
codici linguistici, essendo codici con stand-by, permettono di lasciare in
sospeso il messaggio principale per inserirvi messaggi secondari. In tal
modo è possibile ottenere strutture aventi diversi livelli di subordinazione.
Le subordinate sono suddivise in 3 categorie:
 Clausole relative: “Luisa è una donna che apprezziamo molto” ->
uniche subordinate ad avere una testa costituita da un SN; In alcune
lingue il connettore della relativa è costituito da un apposito
pronome, il pronome relativo. Dal momento che conferiscono
informazioni a una testa nominale, esse sono simili agli aggettivi.
 Clausole completive: “dice che arriverà tardi” -> operano come
complemento del verbo della principale, che è la loro testa; ci sono
spesso dei complementatori, che operano come forzature, perché
trasformano la frase in una sorta di nome, in modo da permetterle di
svolgere la funzione di complemento della principale -> le
completive hanno qualcosa in comune con i nomi.
 Clausole circostanziali: restringono e specificano il significato della
principale. Sono collegate alla principale tramite delle congiunzioni
subordinative (quando, perché siccome...).

7.7 PROFILI DI CLAUSOLE


1. CLAUSOLE INTERROGATIVE: “che ore sono?” -> la funzione
principale è richiedere un’informazione o una prestazione; sono
suddivise in:
a. Domande sì/no (o domande polari/totali) -> “hai preso il latte”;
prefigurano risposte del tipo sì/no

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b. Domande k (o domande parziali) -> “chi ha bevuto il latte?”;
prefigurano risposte libere
Rispetto alle asserzioni, le clausole interrogative sono caratterizzate da diverse marche, che possono
presentarsi isolate o in mescolanze diverse: • Il profilo d’intonazione; • L’ordine degli elementi, soprattutto
quello del soggetto rispetto al predicato e quello dell’elemento-k; • Morfi, parole o sintagmi dedicati; •
Speciali strutture sintagmatiche, le domande-coda.

2. CLAUSOLE RELATIVE: “prendi i libri che ho lasciato in cucina”


-> SN + clausola incassata (la clausola relativa propriamente detta),
che modifica il SN aggiungendone un’informazione a riguardo; In
numerose lingue, la clausola incassata è contrassegnata da un
sostituente (pronome relativo), che agisce come connettore col punto
di attacco e che è ad esso coreferente. L’inglese offre esempi di
clausola relativa che possono collegarsi con il punto di attacco senza
pronome relativo (ǿ): “this is the man ǿ Bill knows” Il pronome
relativo può operare come soggetto,oggetto o complemento indiretto
del verbo della clausola relativa
si distinguono in:
a. Attributive > attribuiscono una determinata qualità a tutti gli
individui designati dal SN “chiama i ragazzi, che aspettano in
classe” (tutti i ragazzi aspettano in aula;dunque, tutti i ragazzi
vanno chiamati]
b. Restrittive > restringono una determinata proprietà solo a una
parte degli individui designati dal SN “chiama i ragazzi che
aspettano in aula” (solo alcuni ragazzi aspettano in aula;
dunque, solo alcuni ragazzi vanno chiamati)
3. CLAUSOLE COMPLETIVE > svolgono funzioni sia di oggetto
che di soggetto della clausola principale;
In alcune lingue, le completive possono avere anche il verbo all’infinito (clausole infinitive), il che
dà luogo a particolari fenomeni strutturali. Il soggetto in italiano, nella completiva infinitiva non
compare, il che pone il problema della sua identificazione: [soggetto di partire coreferente con gli]
[soggetto di parlare = soggetto di ho chiesto,ma anche coreferente di gli]. Per COREFERENZA si
intende il fatto che due SN diversi designano la stessa entità. Si possono avere allora soggetti
coreferenti (quando designano lo stesso partecipante) o non coreferenti (se i partecipanti sono
diversi). Nel secondo esempio il soggetto di parlare può essere sia lui sia io, l’enunciato può
significare sia sia . Si dice che la referenza è ambigua.

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per connettersi alla clausola principale, le completive usano i
complementatori (parole o sintagmi che hanno la proprietà di
trasformare la clausola verbale in un complemento del verbo della
clausola di livello superiore) > credo che tu abbia la febbre> che è il
complementatore e la clausola che lo segue trasformata in
complemento oggetto di credo.
in italiano per esempio ‘di’ utilizzato in clausole infinitive, ‘se’ clausole sia finite che infinite. Il posto
del complementatore può essere anche vuoto, sia con clausole infinitive sia con clausole con verbo
finito, dando luogo a subordinazioni con marca zero: credo ǿ sia impossibile

4. CLAUSULE CIRCOSTANZIALI > operano aggiungendo alla


clausola principale informazioni su alcune specifiche dimensioni
(tempo, causa, condizione...); > “avendo mangiato di fretta, il
bambino sta male”
categoria di circostanziali con sottocategorie: causali, finali, condizionali/ipotetiche, concessive,
temporali, comparative, consecutive

esse possono essere codificate in forma forte “siccome è caduto, si è


fatto male”, o in forma debole (ipocodifica) “è caduto e si è fatto
male” ( nulla indica che fra gli eventi ci sia un nesso di causalità dato
che le clausole sono connesse solo da e)
Le circostanziali libere possono essere usate da sole, cioè senza
principali. Servono in molte lingue a codificare un comando mitigato
o anche l’ammissione di un dato di fatto.
ES “se si vuole accomodare...” >

5. CLAUSOLE DIPENDENTI >


a) Parliamo di Clausole replica: tipiche della conversazione > La
conversazione è formata (sotto il profilo sintattico) da
un’apertura cui seguono diverse repliche, la cui successione
può essere interrotta in qualunque momento da una nuova
apertura, finché non appare un enunciato di chiusura. L’inglese
offre esempi incisivi “did they write this letter?” – Yes, they
did”
Le clausole-replica si dividono in 3 categorie:
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i. Clausole sequenza > repliche che contengono un
elemento di collegamento volto ad indicare che la replica
è un’espansione dell’apertura > “andate al cinema? - Loro
sì ma noi no”
ii. Clausole con anaforico > presenza di un sostituente
anaforico il cui punto di attacco si trova nell’apertura o
nel contesto esterno “ho incontrato tuo fratello. - me l’ha
detto”
iii. Clausole troncate >repliche dotate di una struttura
incompleta che può essere giustificata solo a condizione
di connetterle sintatticamente all’apertura “era un posto
bellissimo... - …e pieno di bella gente”
Tra le clausole dipendenti vanno ricordate quelle note come:
b) Domande coda > clausole interrogative dipendenti da una
clausola assertiva che le precede e contenenti un proverbo (che
sostituisce il verbo della clausola principale) e una negazione.;
servono a chiedere conferma tramite la negazione
dell’informazione espressa nella parte assertiva “you read this
book, didn’t you?”
In italiano e in altre lingue come domanda-coda si adopera un
sostituente, come la negazione > “hai preso tu la macchina,
no?”

c) Frammenti >I frammenti di enunciato sono residui di strutture


e, come tali, non sono analizzabili con le tecniche sintattiche
usuali.
 esclamazioni (o interiezioni), caratterizzate soprattutto
da uno speciale profilo d’intonazione e da una grande
varietà di funzioni pragmatiche. Se ne distinguono tre
categorie
 non-lessicali oh!
 semilessicali ahimè!
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 Lessicali mannaggia!
Un’altra categoria di frammenti è costituita dagli
 intercalari, sequenze adoperate per scandire momenti
diversi di un enunciato o che l’emittente adopera per
riempire pause di ricerca di possibili continuazioni
dell’enunciato.
“you know” “I mean”

7.11 FENOMENI SOPRASEGMENTALI E STRUTTURA


DELL’ENUNCIATO
Nessun enunciato è privo di un profilo d’intonazione. In moltissimi casi è
proprio l’intonazione a permettere di decidere a quale tipo può essere
assegnata una clausola.
In molte lingue, per esempio, i due tipi di clausola più importanti,
l’asserzione e l’interrogazione, si distinguono proprio per il profilo
d’intonazione.
Nell’ambito delle stesse interrogative, inoltre, anche i due fondamentali
tipi di clausola, le domande-k e le domande polari, si distinguono per un
diverso profilo d’intonazione.
In generale, le clausole hanno un profilo intonazionale diverso a seconda
della forza illocutiva che posseggono. La forza illocutiva è la specifica
natura pragmatica delle clausole. Nel caratterizzare le clausole, una
funzione non meno importante è quella delle pause virtuali, che possono
marcare il punto di passaggio tra una clausola e l’altra, oppure altri confini
sintattici.

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