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IL VOLGARE NELLA SCRITTURA

Il passaggio dal latino volgare alle lingue neo-latine si realizza nell’arco di


alcuni secoli attraverso una serie di cambiamenti: accade che mentre la
lingua scritta resta stabile, la lingua parlata si evolve anche se i parlanti
non se ne rendono conto.
Queste evoluzioni producono la nascita di nuove lingue ma solo in
presenza di altre circostanze.
In sostanza occorre osservare come la lingua parlata si sia nel tempo
allontanata dalla lingua scritta, creando delle norme differenti che poi
sono state accolte nella scrittura anche in modo inconsapevole (errori
grammaticali del graffito).
In qualsiasi comunità il modo di scrivere si differenzia dal modo di parlare
poiché la scrittura tende ad essere più formale e destinata a durare nel
tempo ed è proprio attraverso la scrittura che si è conservata la tradizione
linguistica che permette di trasmettere testi da un secolo all’altro.
Il fatto che tutti adottino una lingua nell’uso parlato non è però una
condizione sufficiente per l’affermarsi dei cambiamenti, una probabilità in
più c’è se i parlanti non hanno idea che la lingua scritta sia diversa da
quella che loro usano, in ogni luogo e in ogni epoca esistono diverse
varietà che vengono usate e controllate dai parlanti a seconda della
situazione comunicativa.
PETRUCCI: La competenza dei parlanti non è un dono del cielo, né una
conquista irreversibile ma è il prodotto della continua correlazione tra le
diverse varietà della lingua, di una MANUTENZIONE dello spazio
linguistico.
Quando in una comunità viene meno la manutenzione del proprio
bagaglio linguistico, è più facile che questo bagaglio si impoverisca e che
si cominci a confondere una lingua con un’altra.
Dal I secolo dopo cristo, si affievolisce la manutenzione del latino, in più
avviene una crisi della circolazione e a lungo andare si realizzeranno su
queste premesse la crisi e i cambiamenti del latino che porteranno alla
dnell’arco di secoli (il graffito).
Il latino, quindi è la lingua da cui derivano tutte le lingue romanze volgari,
perciò si può definire una lingua morta solo se pensiamo che essa non è
più apparsa dai parlanti come lingua materna ma vive ancora nelle
diverse lingue romanze e non è finita del tutto.
Inoltre il latino viene ancora utilizzato in alcune circostanze (chiesa,
istituzioni politiche, da alcuni autori contemporanei o nelle letture degli
autori antichi, inoltre è lingua ufficiale dello stato della Città del Vaticano)
La nascita di una lingua non è un evento puntuale ma richiede tempi
lunghissimi che vanno oltre la volontà e la consapevolezza dei parlanti,
una lingua quindi si modifica nell’uso senza che venga mai a definirsi una
frattura improvvisa, nessuno potrebbe mai dire ‘’mia madre parlava
ancora latino’’ mentre è probabile notare dei cambiamenti isolati di
alcune parole.
La trasmissione orale di una lingua è quindi una delle principali
manifestazioni di continuità della cultura orale, ancora oggi noi
tramandiamo la lingua alle nuove generazioni oralmente.
Ci domandiamo: in quali circostanze e con quali obiettivi una lingua usata
soltanto oralmente, sia fissata nella scrittura?
Accade quando un gruppo culturale si accorge che la lingua è ormai
cambiata e prende coscienza di specifiche caratteristiche e mutamenti.

-UNA LINGUA MUORE QUANDO I PARLANTI NON PERCEPISCONO PIU’


SPECIFICITA’ RISPETTO AD UN’ALTRA LINGUA PRESENTE NELLO STESSO
LUOGO E NELLO STESSO PERIODO.
QUINDI UNA LINGUA CONFLUISCE IN UN’ALTRA LINGUA.
Nell’oralità avviene il cambiamento ma nella scrittura questo si
concretizza ma una lingua cambia in modo graduale, nessuna generazione
ha mai parlato una lingua completamente diversa rispetto alla
generazione precedente.
Il cambiamento avviene nell’alternarsi.
Le parole antiche restano sempre a disposizione anche quando si usano le
nuove che significano la stessa cosa e dopo alcune generazioni le parole
arcaiche vengono del tutto abbandonate.
Resta quindi una stabilità che garantisce la comunicazione tra una
generazione e l’altra.
Il cambiamento più radicale (Scivolamento) resta la scrittura, è lì che si
oggettivizza un cambiamento. Quando parliamo, raramente ci fermiamo a
pensare a come si pronunci o come si scrivano le parole; viceversa
quando scriviamo e ci ritroviamo a pensare in che modo esprimere al
meglio un pensiero o un concetto, il cambiamento si oggettivizza tramite
la riflessione.
Coloro che scrivono, vedono il cambiamento prima di chiunque altro.
Nei secoli di passaggio tra latino e italiano, quando si parlava in un modo
ma si scriveva in un altro (seguendo la tradizione scritta del latino), è stato
percepito il cambiamento e il bisogno di avere una lingua comune. È stata
sentita una frattura di continuità tra la lingua scritta e quella parlata che
incrementò l’analfabetismo e la crisi della comunicazione scritta.
La lingua parlata (come nel caso del graffito) fa sentire la sua influenza
nella scrittura, come interferenza volontaria.

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