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DOMUS AUREA (VISIONE ARTISTICA E ELLENISTICA)

Al tempo dell’Imperatore Nerone la Domus si presentava completamente ricoperta d’oro,


pietre preziose, conchiglie e perle, mentre i soffitti delle sale da pranzo erano caratterizzati da
tavolette di avorio mobili. Petali e profumi avrebbero deliziato invece gli ospiti tanto graditi
all’imperatore. Da ciò si evince come la Domus Aurea non fosse solo destinata a luogo di
residenza dell’imperatore ma anche luogo di svago e di otium.

Alla maestosa dimora dell’imperatore si aggiungeva, inoltre, una colossale statua di bronzo
dorato (il c.d. Colosso di Nerone) alta 35 metri e sorretta da un piedistallo di 11 metri, che la
faceva apparire ancor più imponente. Questa grandiosa statua, che rappresentava l’imperatore
nelle sembianze del dio Apollo, fu realizzata dallo scultore greco Zenodoro, e collocata nel
vestibolo della Domus Aurea, accanto al Colosseo.

La dimensione teatrale e megalomane tipica del committente, si riverbera anche sul lavoro di
decorazione interno delle stanze che, secondo le fonti, fu affidato al pittore romano Fabullus.
Di esso ci parla lo scrittore Plinio il Giovane, il quale ci fornisce curiosi aneddoti, tra cui il
fatto che l’artista dipingeva sempre in toga, anche sulle impalcature di cantiere. Plinio
descrive Fabullus con quattro aggettivi che vengono menzionati in questa frase latina: “fuit et
nuper gravis et severus idemque floridus ac umidus pictor F.”.

Gli aggettivi “gravis et severus” si riferiscono probabilmente alla sua personalità forte e
determinata, mentre “floridus e umidus” dovrebbero far riferimento alla tecnica tipica della
sua pittura. Il termine “floridus”, in particolare, fa riferimento al fatto che al tempo
dell’antica Roma, i colori usati nell’arte dell’affresco erano chiamati floridi, per l’appunto;
erano colori molto preziosi che venivano comprati a spese del committente e successivamente
forniti al pittore. Tra tutti questi, il più prezioso era certamente il colore porpora perché
estratto dalle conchiglie.

La maestria del pittore Fabullus si può apprezzare specialmente nella sala di Achille a Sciro,
riportata alla luce nel XX secolo, a seguito dei 5 mesi di lavori di consolidamento e restauro.

Per quanto riguarda la struttura, la Domus Aurea era divisa in due settori: uno occidentale e
uno orientale. Il settore occidentale comprendeva un giardino di forma rettangolare
circondato da un portico di colonne con capitelli ionici sul quale si aprivano le stanze private.
La parte orientale ruotava intorno ad una sala di pianta ottagonale dalla quale si accedeva a
due grandi cortili di pianta poligonale. La sala ottagonale era un ambiente spettacolare.
Coperto da una cupola con un’apertura circolare, un rivestimento mobile della volta ruotava
mostrando così le costellazioni. Inoltre un apposito congegno faceva scendere una pioggia di
fiori e di profumi sugli ospiti in caso di una festa.Molte sale portavano decorazioni con
stucchi policromi e dipinti che rappresentavano episodi della guerra di Troia: l’addio di Ettore
ad Andromaca e al figlio Astianatte, Achille a Sciro,, ecc. Si tratta di soggetti che
evidenziano la predilezione per la città di Troia che attraverso Enea aveva origine a Roma e
alla dinastia Giulio-Claudia.
Ovunque erano presenti inoltre sculture di artisti famosi, tra cui la famosa statua del
Laocoonte oggi conservata ai musei vaticani.

LA PASSIONE PER L’ARTE


C'è però il lato artistico dell'imperatore che merita di essere approfondito: aveva una
sfrenata passione per tutto ciò che era arte. Appassionato di musica e di canto,
amava esibirsi ogni volta che poteva, soprattutto davanti ad un grande pubblico.
Ahimè, però, non possiamo esser certi della sua bravura, dato che nessuno osava
criticarlo, anzi, tutti lo lodavano pubblicamente di modo da ottenere maggiori favori
dall'imperatore. L’amore di Nerone per l’arte e i giochi greci era viscerale, tanto da
prendere parte perfino alle prove ginniche, a numerose prove di canto, teatro e
scendere nel circo come auriga. Tutto ciò non era particolarmente amato dai romani,
ben più avvezzi alla guerra.

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