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Volume : 2 Numero: 36 Data: Luglio 2011 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 LItalia nella crisi Di: Marino Badiale e Massimo Bontempelli [ pag. 1/2 ] 2 Il pentagono guarda ai social network come un campo di battaglia da: Rawstory.com [ pag. 2/3 ] 3 Linnesco di una crisi sistemica Di: Pino Cabras [ pag. 3 ] 4 Oslo: tutto quello che sapete gi Di: Gianluca Freda [ pag. 4/5/6 ] 5 LEuropa delle banche il nostro nemico Di: Giorgio Cremaschi [ pag. 6 ] 6 Stop export. Verso la guerra delle risorse? Di: Giulietto Chiesa [ pag. 6 ] 7 La polizia sapeva il nome del killer da prima dellarresto Di: Paul Joseph Watson [ pag. 7 ] 8 Default Americano? Di: Aldo Giannulli [ pag. 7/8 ]

L'Italia nella crisi


di Marino Badiale e Massimo Bontempelli - Megachip.

Nelle terribili turbolenze che stanno investendo i mercati e che hanno ricadute crudeli su
alcuni paesi, davvero essenziale, per preservare quel che resta della civilt da un'inedita barbarie, possedere diagnosi e prognosi corrette di quel che sta succedendo. Alcuni sottovalutano il ruolo della speculazione finanziaria, sostenendo (come ha fatto anche il presidente della Repubblica Napolitano) che se le condizioni di un paese sono sane, esso non ha nulla da temere dalla speculazione, dimenticando, tra tante altre cose, che la sanit rispetto alla speculazione e quella rispetto all'economia reale sono ben distinte, e che le condizioni che appaiono sane perch allontanano gli attacchi speculativi, possono essere quanto mai nocive per l'economia reale. Altri puntano il dito contro la speculazione, ma in maniera sbagliata e distorcente perch la intendono come un'attivit specifica di alcuni gruppi finanziari (ad esempio i famosi hedge fund). La prima cosa da comprendere , invece, che speculazione e sistema finanziario globale, inclusivo di tutte le sue diversissime articolazioni, sono esattamente la stessa cosa. Il sistema finanziario globale, cio, non pu agire che in maniera ininterrottamente speculativa nella sua interezza. Per comprendere questa realt occorre fare riferimento a tre concetti marxiani: accumulazione allargata, plusvalore e capitale fittizio. dimostrato da Marx e dai fatti che il capitale non pu autoriprodursi se non allargandosi continuamente, e che il suo allargamento consiste in una produzione crescente di plusvalore dal valore. Perch questo accada nell'economia delle merci, occorre che il plusvalore prodotto, cio incorporato nel valore della merce, venga poi realizzato: cio, banalmente, la merce sia convertita in danaro con sua vendita. il famoso ciclo di circolazione capitalistica indicato da Marx come D-M-D', cio denaro-merce-denaro, dove il plusvalore rappresentato dalla differenza tra D' e D. Nella seconda met degli anni Settanta un deficit latente e permanente di domanda monetaria, sulle cui radici nell'economia reale abbiamo gi detto in altri interventi, ha progressivamente frenato la realizzazione del plusvalore nell'economia delle merci. Poich, come si gi ricordato, il capitale non pu autoriprodursi se non allargandosi, la ricerca del plusvalore stata spostata dall'economia delle merci al capitale fittizio, che, nei termini di Marx, quello indicato dalla formula D-D', dove il denaro genera maggiore denaro senza passare per la merce. Maggiore denaro non per di per se stesso plusvalore, perch il plusvalore una quantit di valore contenuta nel valore della merce prodotta dal lavoro. Se cos non fosse, se maggiore danaro fosse di per se stesso plusvalore, il denaro avrebbe valore in quanto tale, come semplice carta, e ci evidentemente assurdo. Il danaro ha un valore in quanto rappresenta il valore di scambio delle merci, rispetto alle quali ha potere d'acquisto. Lo speculatore che guadagna con passaggi da denaro a denaro, si appropria quindi di plusvalore soltanto in quanto il denaro che guadagna vale una certa quantit di merci. Quella quantit di merci, d'altra parte, non pu essere magicamente generata dal denaro stesso. L'illusione ottica che se uno speculatore guadagna cifre enormi facendo svalutare una moneta tragga il suo guadagno da una specie di gioco da casino, appunto un'illusione ottica. Il capitalista, infatti, che da una speculazione guadagna, ad esempio, un miliardo, ha in mano un potere d'acquisto di beni per il valore, appunto, di un miliardo, tanto vero che si

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pu comprare ville, aerei, panfili ecc. Da dove vengono quei beni? Non certo dal nulla. Nel caso di una speculazione al ribasso di una moneta, che abbiamo preso come esempio, i beni importati costano di pi, e quindi la popolazione dispone, con gli stessi denari, di un minore potere d'acquisto dei beni, il valore dei quali passato agli speculatori. Tutti i guadagni speculativi non sono, quindi, come mostra l'esempio fatto (e i tanti altri che si potrebbero fare) che prelievi nascosti e parassitari di plusvalore, attraverso meccanismi di trasmissione indiretta di ricchezza prodotta dall'economia delle merci. Poich il sistema finanziario globale capitale fittizio, dunque capitale necessitato alla sua ininterrotta accumulazione, e poich tale sua accumulazione, non passando per le merci, deve prelevare continuamente ricchezza prodotta dall'economia che passa attraverso le merci, il sistema finanziario globale non pu che essere un meccanismo di depauperamento delle economie nazionali. Questo per la necessit della sua stessa logica di funzionamento. Credere, quindi, che una crisi locale, coma quella della Grecia, possa essere risolta da provvedimenti temporanei di cosiddetta austerit, o che altri paesi possano prevenire una crisi simile con politiche di smantellamento della protezione sociale, o grazie al mitico avanzo primario del bilancio statale, o all'ancora pi mitica crescita, assurdo. I paesi europei saranno come un treno con una serie di vagoni di cui la speculazione attaccher sempre l'ultimo, e un ultimo ci sar sempre, perch, fatto fuori l'ultimo, sar il penultimo a diventare tale. Nel momento storico attuale, spogliare la ricchezza del sistema finanziario e bloccarne il funzionamento, certamente un'impresa difficile e dai risvolti nell'immediato anche nocivi. Occorre per sapere che, senza farlo, nel giro di alcuni anni, ogni residua ricchezza economica e sociale dei nostri paesi sar divorata da questo mostro. Di questo, purtroppo, c' oggi una scarsissima consapevolezza. Pochi capiscono, come Guido Viale, qual la situazione. Egli scrive ne il manifesto del 12 luglio: In un mondo al cappio, la finanza internazionale che fa la politiche economiche. Quelle che vedete. Gli Stati non ne fanno pi, o ne fanno solo quel poco che la finanza permette loro di fare, a condizione di potere continuare a speculare e a mandare i malora il pianeta. Anche la crescita, ormai, le interessa solo fino a un certo punto: se non c', poco male, finch restano pensioni, salari, welfare, servizi pubblici e beni comuni da saccheggiare. Non la prima volta nella storia che questo succede. Anche Luigi XIV, il re Sole, diceva: dopo di me il diluvio. Perfetto (a parte che il sovrano in questione non era il re Sole, ma il suo successore Luigi XV).

Se chiaro questo meccanismo infernale che ci attacca, ci si pu chiedere come mai l'attacco venga condotto in questi giorni contro l'Italia. La risposta sta probabilmente nella evidente debolezza del governo Berlusconi, minato da scontri interni e dalle indagini giudiziarie. Il punto decisivo qui probabilmente il primo, il fatto cio che il blocco politico che sostiene Berlusconi un arcipelago di feudi politico-imprenditoriali-mafiosi in lotta feroce per la spartizione di risorse sempre pi scarse. Berlusconi, sempre pi indebolito, non sembra pi in grado di mantenere questa conflittualit entro limiti compatibili con una linea unitaria di governo. Questa evidente debolezza rende in questa fase il nostro paese un facile bersaglio per le manovre della finanza internazionale. molto probabile che questa situazione diventer presto ingestibile, e che il governo Berlusconi venga sostituito da un governo tecnico sostenuto dal centrosinistra. Questo significher ulteriori strette, ulteriori manovre depauperatrici dei ceti subalterni. Le richieste europee, delle quali il centrosinistra si far strumento in maniera pi convinta rispetto al centrodestra, comportano altre manovre altrettanto devastanti di quella appena varata dal governo Berlusconi. Il destino che attende questo paese del tutto simile a quello che vediamo realizzarsi per la Grecia. Il popolo italiano non ha nulla da sperare da destra e sinistra, che sono egualmente strumento delle oligarchie internazionali. L'unica possibilit di resistenza sta in un rifiuto netto di destra e sinistra, copiando lo slogan del popolo argentino di dieci anni fa (che se ne vadano tutti!), e in una posizione di totale e intransigente rifiuto dell'attuale manovra finanziaria e delle prossime. Noi il debito non lo paghiamo: su questo slogan occorre costruire un fronte di opposizione sociale con tutte le forze disponibili. La costruzione di un tale fronte l'unica speranza di contrastare i sicuri effetti negativi che una crisi paragonabile a quella greca avrebbe per l'Italia. infatti evidente che una tale crisi in Italia, in mancanza di forze che si oppongano ad essa in nome del superamento dell'attuale organizzazione economica e sociale, potrebbe avere solo due esiti possibili: o la disperazione totale, e di conseguenza l'imbarbarimento molecolare del paese, o una svolta reazionaria, magari gestita dalla Lega o da suoi spezzoni, con la possibile rottura dell'unit del paese. La creazione di un fronte anticapitalistico di opposizione sociale alla crisi ci appare quindi una urgente necessit.

Il Pentagono guarda ai social media come a un campo di battaglia - da rawstory.com. Il Pentagono sta chiedendo agli scienziati di trovare un modo per individuare e contrastare la propaganda sui social media network a seguito del supporto fornito da Twitter e Facebook alle rivolte arabe. La divisione di ricerca sullhigh-tech dei militari statunitensi, il DARPA (Agenzia dei progetti di ricerca avanzata per la Difesa), ha richiesto a degli esperti di vagliare una nuova scienza dei social network nel tentativo di venire a capo degli eventi in corso sui nuovi media. Lo scopo del programma consiste nel tracciare la messaggistica e la disinformazione intenzionalmente ingannevole nei social network e nel praticare il contrasto nei confronti dei messaggi legati a ben individuate operazioni di influenza del nemico, a quanto emerge dalla richiesta di obiettivi emanata dal DARPA lo scorso 14 luglio. Il progetto riflette le preoccupazione tra gli alti ufficiali militari in merito al passo fulmineo del cambiamento in Medio Oriente, dove i social network sono stati un motore delle proteste contro alcuni alleati di lunga data degli Stati Uniti. Alcuni alti funzionari hanno parlato privatamente della necessit di monitorare meglio i disordini palesatisi nei social network e di cercare dei modi per modellare le opinioni nel mondo arabo attraverso Twitter, Facebook o YouTube. Eventi di rilevanza sia strategica sia tattica per le nostre Forze Armate stanno sempre pi prendendo piede nellambito dei social media, riporta lannuncio del DARPA. Dobbiamo, pertanto, essere consapevoli del modo in cui questi eventi stanno avvenendo e dobbiamo farci trovare nella giusta posizione per difenderci allinterno di quellambito per contrastare quanto emerga di ostile, si afferma. Il DARPA ha previsto che i social network potrebbero avere un effetto rivoluzionario sulla guerra.
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I cambiamenti sulla natura del conflitto risultanti dalluso dei social media sono profondi quanto quelli risultanti dalle precedenti rivoluzioni nel mondo della comunicazione riporta lannuncio. A questo proposito, dai ricercatori ci si attende che portino alla luce e classifichino la formazione, lo sviluppo e la diffusione di idee e concetti (memi) nei social media. Il documento ha citato un caso in cui le autorit hanno impiegato i social media per impedire una potenziale crisi, ma non ha specificato i dettagli della vicenda. Per esempio, in un caso specifico le voci in merito allubicazione di un certo individuo hanno iniziato a diffondersi nello spazio dei social media e gli appelli per assaltare la localit ipotizzata si sono fatte febbrili, viene riferito. Per caso, le autorit responsabili che stavano monitorando i social media, hanno seguito il montare della crisi, hanno emesso dei messaggi efficaci per dissipare le voci che giravano in rete e hanno scongiurato un attacco fisico al luogo identificato da quelle voci. Il DARPA ha pianificato una spesa di 42 milioni di dollari nel programma SMISC (Social Media nella Comunicazione Strategica), per il quale ai potenziali fornitori si richiede di testare degli algoritmi attraverso esperimenti con i social media, a quanto si riferisce. Un possibile esperimento potrebbe coinvolgere un social media network chiuso di due o cinquemila volontari o un gioco di ruolo online con decine di migliaia di giocatori. Fonte: www.rawstory.com, rif. AFP. 20 luglio 2011. Traduzione per Megachip a cura di Cipriano Tulli e Pino Cabras. Nota dei traduttori: larticolo conferma unanalisi presente nel capitolo Infiltrazione cognitiva del libro-inchiesta di Giulietto Chiesa e Pino Cabras, Barack Obush (Ponte alle Grazie, 2011).

L'innesco di una crisi sistemica


di Pino Cabras Megachip.

L'articolo che vi ripropongo il


21 luglio 2011 risale al 29 aprile 2010, oltre un anno prima. E' spaventosamente attuale, ed stato spaventosamente ininfluente. Mi viene in mente una frase del 1996 di Giovanni Lindo Ferretti: Per come va il nostro mondo tutti quelli che denunciano ed evidenziano il degrado umano contribuiscono, malgrado loro, ad aumentarlo e questo malgrado tutto ci che resta alla nostra buona coscienza. Se la politica deve correggere un tale pessimismo, questo il momento che agisca. Che agiamo. 29 aprile 2010. Con il precipitare della crisi greca si confermano le analisi di chi non era compromesso con la propaganda o con i pii desideri. La crisi si colloca nel solco di una crisi molto pi vasta, una crisi sistemica. Si poteva comprendere da subito. Chi ha causato la crisi, ossia il sistema bancario ombra, punta ancora ai soliti suoi superprofitti, soverchiando i poteri collocati pi alla luce del sole. I giganti della speculazione di Wall Street sanno che il dollaro, larchitrave della finanza mondiale, dovr cedere, perch allo stato impossibile rifinanziare la valanga di titoli del debito pubblico statunitense che verr a scadere fra pochi mesi. Perci va fatta crollare lalternativa

monetaria disponibile, leuro, e creare un bisogno forzoso ed estremo di dollari. Nel frattempo, con i meccanismi delle "profezie che si autoadempiono", da loro dominati attraverso spaventose entit criminali (le agenzie di rating), gli speculatori decidono i tempi e i modi dei crolli, su cui hanno scommesso montagne di soldi con la certezza a breve di vincere. Lo schema somiglia al crollo del 2008-2009. Allora affossavano le banche, che sapevano gravate di scommesse impossibili su debitori insolventi. Ora affossano gli stati sovrani, che sanno esposti verso trucchi creati dagli stessi speculatori e verso piramidi di debiti fuori controllo. Ecco Standard & Poor's , Moody's e Fitch a decidere ancora quando un titolo deve andare allinferno. Se ne fregano di avere una pessima reputazione e di non essere attendibili agli occhi di chi usa la ragione per valutare la loro oggettivit nelle valutazioni. I meccanismi legali sono inesorabilmente dalla loro parte. La Banca Centrale europea non pu acquistare i bond spagnoli o greci se il loro rating non raggiunge una certa soglia. Cos, chi decide il rating pu decidere quando e come far cadere i pezzi di un sistema. Stati interi. E questo gioco da padroni delluniverso condotto dagli speculatori non solo a dispetto di ci che abbiamo chiamato reputazione, ma perfino

nonostante le inchieste del Congresso, della Sec e della Fed. Cos, per capire quali sono i veri poteri forti. Lannuncio delle facce di bronzo di Goldman Sachs e JP Morgan Chase che non si parla pi di 45 miliardi di euro per salvare Atene, ma di almeno 600 miliardi di euro per salvare il Club Med delleuro. Una cifra superiore a quanto dissangu le casse Usa per impedire il collasso totale nel 2008, quando i contribuenti furono salassati per 700 miliardi di dollari, una parte dei quali allegramente finiti nei bonus dei Masters of Universe. Con luso di titoli derivati "credit default swaps" (Cds), la speculazione anzich assicurarsi contro la bancarotta (problema di medio termine), vi ci punta direttamente per guadagnarci subito, creando contagio finanziario, di cui non avverte la minima responsabilit. Nella sua ottica, questi al momento saranno problemi insolubili delle banche europee. Lo ricorda Federico Rampini su la Repubblica del 29 aprile 2010: Un'inchiesta del Department of Justice accusa i pi importanti hedge fund (Soros, Paulson, Grenlight, Sac capital) di aver concordato un attacco simultaneo all'euro, in una cena segreta l'8 febbraio a Wall Street. Il giorno dopo, 9 febbraio, al Chicago Mercantile Exchange i contratti futures che scommettevano su un tracollo dell'euro erano schizzati oltre

54.000, un record storico. Con Goldman Sachs e Barclays in buona vista nelle cronache su quelle grandi manovre. La grande finanza anglosassone sta decidendo che gli europei saranno divisi in nordici e sudici. Noi sudici a ciucciarci il default, da subito. In realt anche la Gran Bretagna seduta su una voragine di debiti e bugie contabili, che si rinvia il pi possibile, almeno a dopo le elezioni politiche. E sullo sfondo, irrisolvibile con gli strumenti ordinari, c il nodo pi grosso, gli USA. Tanti Stati, non solo i PIGS mediterranei, per coprire i debiti e le scadenze, avranno scelte estremamente costose da fare: aumentare le imposte, scatenare linflazione per ridurre il peso del debito, altrimenti fare bancarotta. Quel che peggio, queste situazioni possono addirittura arrivare in contemporanea, anche negli Stati Uniti. La politica sar investita naturalmente da tensioni e novit di enorme portata, che spazzeranno via interi sistemi.

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Oslo: tutto quello che gi sapete - di Gianluca Freda - Blogghete

Tutto quello che avreste voluto sapere sugli attentati in Norvegia, ma avete evitato di chiedere, un po perch ci arrivavate anche da soli, un po perch sempre la solita solfa. Sui motivi del doppio attentato terroristico in Norvegia, il cui tragico bilancio finora di un centinaio di morti, lunica cosa che bisogna tenere presente che come sempre tali motivi vanno ricercati in direzione diversa, se non del tutto opposta, a quelli insinuati dai giornali e dalle TV di regime delloccidente. A chiarire la situazione, forse sono utili alcune notizie uscite in sordina nei giorni e negli anni scorsi. Fare due pi due non difficile. Q: Quali interessi ci sono dietro lattentato? A: Norvegia e Russia hanno raggiunto nel corso degli ultimi anni accordi di cooperazione sempre pi stretti tanto per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio dellArtico, quanto per la partnership commerciale nello sfruttamento di giacimenti mediorientali (in Iraq in particolare). Questasse energetico privilegiato tra Russia ed Europa mette a rischio gli interessi strategici americani e il controllo USA sul continente europeo. Era inevitabile che arrivassero, prima o dopo, gli opportuni avvertimenti: 1) Dal sito La voce della Russia, 07-072011: Entra in vigore laccordo Russia-Norvegia: nuovi orizzonti nellArtico Oggi entra in vigore laccordo fra la Russia e la Norvegia sulla delimitazione delle zone di competenza nellArtide e sulla cooperazione nel Mar di Barents e nel Mar Glaciale Artico. Con questo documento, firmato il 15 settembre del 2010, si sono conclusi 40 anni di controversie. Laccordo apre nuove possibilit per il libero sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di gas e petrolio nellarea di 175 mila chilometri quadrati e regola la collaborazione nel settore ittico. Secondo il ministro degli esteri russo Lavrov, si tratta di unintesa opportuna e reciprocamente vantaggiosa. 2) Da Sky TG24 del 12-12-2009: Iraq, russi e norvegesi si accaparrano il petrolio Nel corso dell'asta per l'assegnazione di appalti ventennali sui pozzi iracheni, che si svolta a Baghdad, la compagnia russa Lukoil e la norvegese Statoil hanno ottenuto la concessione per uno dei maggiori giacimenti petroliferi nel Sud dell'Iraq. Lo ha annunciato il ministro del petrolio iracheno. Si tratta di uno dei giacimenti pi grandi finora mai sfruttati, con delle riserve di quasi 13 miliardi di barili. La coppia Lukoil-Statoil
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ha strappato il contratto grazie a un'offerta che prevede di accrescere la produzione di 1,8 milioni di barili al giorno. 3) Dal Corriere della Sera del 26-10-2007: Gazprom si allea con la Norvegia. E il petrolio tocca nuovi record MILANO - Gazprom ha scelto la norvegese StatoilHydro come secondo partner nel maxi-giacimento di gas a Shtokman. Il colosso russo guidato da Alexej Miller aveva gi selezionato la francese Total come primo partner per sviluppare la fase iniziale del progetto, la cui stima ammonta a 15-20 miliardi di dollari. Le riserve di questo giacimento ammontano a 3.700 miliardi di metri cubi di gas e oltre 31 milioni di tonnellate di gas condensato. [...] Q: Perch lattentatore doveva essere di estrema destra? A: Fin dal termine della Seconda Guerra Mondiale, gli USA hanno ristrutturato la politica europea su basi anti-russe, favorendo in particolare i movimenti socialdemocratici filoamericani e isolando la destra europea anti-statunitense. La destra tradizionalmente portatrice di ideologie nazionaliste, avverse tanto al dominio americano sul continente quanto agli strumenti politici (democrazia) ed economici (moneta unica) attraverso i quali tale dominio viene garantito. Solo in Francia, allepoca di De Gaulle, la creazione di questo ostracismo verso la destra europea era temporaneamente fallita. Il partito filo-russo in Europa ovviamente trasversale agli schieramenti politici, ma nel linguaggio della propaganda si tende a definire populismo di destra ogni posizione politica che non si uniformi ad una visione filoamericana delleuropeismo e che prenda anche solo ipoteticamente in considerazione la creazione di rapporti pi stretti con la Russia. Tali forze politiche sono quelle che maggiormente preoccupano gli Stati Uniti, essendo poco malleabili, scarsamente controllate, avverse allunione economica europea (attraverso la quale gli USA mantengono lEuropa nella morsa del debito, dunque sotto controllo), in crescita di consensi e soprattutto animate da una prospettiva eurasiatica che guarda alla Russia come ideale partner politico ed economico con cui rimpiazzare nel futuro la superpotenza americana in declino. Occorre dunque, ogni volta che sia possibile, demonizzarle (magari definendole xenofobe e antisemite a intervalli regolari) e screditarle, attribuendo ad esse la paternit di azioni ignominiose. Anche qui riporto qualche articolo: 1) Dal sito di economia Risk and Forecast, 12-03-2009: Gli amici di estrema destra della Russia Recenti notizie di stampa affermano che i partiti di estrema destra in Europa sarebbero finanziati almeno in parte

dalla Russia. Sebbene tali affermazioni necessitino di essere provate, un dato di fatto che diversi partiti di estrema destra dellest europeo sono diventati accaniti sostenitori degli interessi russi e ammiratori del modello politico-economico della Russia. Diversi gruppi di estrema destra, nei paesi post-comunisti, guardano allinfrastruttura politica autoritaria di Vladimir Putin come ad un modello e premono allo stesso tempo per una maggiore apertura verso la Russia e per la rottura della comunit Euro-Atlantica. In Europa orientale, il sostegno verso lestrema destra ha evidenziato negli ultimi anni un trend in ascesa. Dal punto di vista russo, un partenariato con gli ultranazionalisti potrebbe facilitare i suoi tentativi di influenzare la politica interna di questi paesi, almeno finch Mosca non riuscir a trovare un alleato ancor pi influente nellambito dello spettro politico. [...] 2) Da Linterprete internazionale del 1504-2011: Marine Le Pen: No alla NATO, s alla Russia Marine Le Pen promette luscita dalla Nato e un partenariato con la Russia, titola lagenzia. In un discorso tenuto ai corrispondenti esteri a Nanterre, la Le Pen avrebbe detto che, in caso di una sua vittoria alle presidenziali, la Francia farebbe della Russia un partner privilegiato e lascerebbe la Nato. Penso che la Francia abbia tutto linteresse a volgersi verso lEuropa, ma alla grande Europa. E in particolare a lavorare ad un partenariato con la Russia, avrebbe detto, invocando ragioni evidenti, di civilt e geostrategiche. E sullAlleanza atlantica: le scelte fatte dal presidente della Repubblica (ovvero Sarkozy, ndr), che appaiono come scelte di sistematico allineamento (sugli Usa, ndr), non mi paiono positive. 3) Dal sito dellemittente iraniana IRIB, 1105-2010: Ucraina: proteste contro la politica proRussia del presidente Yanukovych KIEV - Migliaia di manifestanti sono scesi per le strade della capitale ucraina per protestare contro la decisione del presidente Viktor Yanukovych a stabilire legami pi stretti con la Russia. Le proteste di oggi contro il governo del presidente Yanukovych hanno avuto luogo quasi un mese dopo la firma di un accordo tra Mosca e Kiev, definita dai dimostranti arrabbiati un atto contro la sovranit dell'Ucraina. Il nuovo accordo tra i due paesi vicini consentirebbe a Mosca un ampio uso di porti navali dell'Ucraina nel Mar Nero, in cambio dellesportazione di una piccola quantit del gas naturale dalla Russia verso lex repubblica sovietica.[...] Q: Di quali altre colpe si macchiata la Norvegia verso i dominatori Usraeliani

per meritarsi una punizione cos sanguinosa? A. Vediamo un po: 1) Da Views and News from Norway del 14-02-2011: La Norvegia tra coloro che vogliono spaccare la NATO Nuove indiscrezioni di Wikileaks hanno rivelato quanto siano profonde le divisioni allinterno della NATO su questioni chiave della sicurezza europea. Il governo norvegese accusato di essere parte di una presunta banda dei cinque filorussa, insieme a Francia, Germania, Olanda e Spagna. [...] In una riunione demergenza del Consiglio della NATO tenutasi il 12 agosto [2008] in occasione del conflitto tra Russia e Georgia, gli alleati non riuscirono a trovare una posizione comune sulla guerra. La banda dei cinque, come la definiscono gli americani, avrebbe affermato che lannuncio dellingresso di Georgia e Ucraina nella NATO avrebbe avuto il solo scopo di provocare i russi, mentre la parte opposta considerava la decisione di non garantire a questi paesi una piena partecipazione come una sorta di luce verde data ai russi per fare ci che volevano. Solo il 19 agosto si riusc ad arrivare ad una dichiarazione comune sulla crisi. [...] 2) Dal sito Workers World, 21-07-2011: Escalation dei bombardamenti NATO contro la Libia [...] Anche la Norvegia [insieme allOlanda] sta ritirando la propria partecipazione [alla guerra in Libia]. A partire dal 1 agosto, le sue forze aeree non saranno pi coinvolte negli attacchi. Questa crescente riluttanza da parte di diversi paesi membri della NATO ha portato il ministro della difesa britannico, Liam Fox, ad accusare questi governi, il 13 luglio scorso, di non fornire sufficienti forze aeree per la campagna in corso. [...] 3) Da Tundra Tabloids del 27-03-2011 (ovvove supvemo!) Norvegia: il partito socialista proporr una mozione in cui si chiede di bombardare Israele in caso di azioni contro Hamas a Gaza. Siamo arrivati a questo. Il Sosialistisk Venstreparti (Partito Socialista di Sinistra) di Kristin Halvorsen, facente parte della coalizione di governo norvegese, conta di far votare una mozione in cui si richiede unazione militare contro Israele nel caso che questi dovesse decidere di agire contro Hamas a Gaza! [...] 4) Da Rohama.org del 15-01-2011: La Norvegia sar la prima nazione europea a riconoscere la Palestina Jonas Gahr Stoere, Ministro degli Esteri norvegese, ha detto ad una conferenza stampa svoltasi a Ramallah, insieme al Primo Ministro palestinese Salam Fayyad, che il suo paese sar uno dei primi a riconoscere il futuro stato palestinese una volta che le sue istituzioni saranno.

approntate secondo gli schemi e i progetti previsti dallAutorit Nazionale Palestinese. [...] 5) Dal sito norvegese Politisk.tv2.no del 21-07-2011: (ovvove degli ovvovi!) Jonas Gahr Stre [Ministro degli Esteri norvegese]: loccupazione deve finire, il muro deve essere demolito e bisogna farlo subito! N.B.: guarda caso, il campo di Utoya che il ministro Store aveva visitato il 21 luglio stato proprio il teatro della strage compiuta il giorno successivo dal folle estremista di destra. Con tutta la buona volont, non riesco proprio a immaginare un avvertimento dal significato pi eloquente di questo. Q: Quali metodi hanno utilizzato i servizi segreti per il doppio attentato? A: Qui si possono fare solo delle ipotesi, ma poich il modus operandi stato osservato in molti attacchi precedenti dello stesso tipo limmaginazione non dovr essere sottoposta a sforzi eccessivi. Il primo sistema, piuttosto ben rodato, quello di organizzare, contemporaneamente o a ridosso degli attentati, delle esercitazioni militari che seguiranno guarda un po la coincidenza la stessa falsariga di ci che avverr durante gli attentati veri. Il sistema stato messo a punto dai servizi segreti israeliani ed ha lo scopo di far circolare liberamente col pretesto dellesercitazione - gli uomini, i mezzi e i materiali che dovranno servire a portare a termine lattacco. Questo sistema stato utilizzato, com noto, per gli attacchi dell11 settembre negli Stati Uniti, quando il NORAD e il Consiglio di Stato Maggiore americano avevano in corso esercitazioni riguardanti il dirottamento di un aereo governativo e lo schianto di un velivolo contro un palazzo. Stesso discorso per gli attentati a Londra del 7 luglio 2005, avvenuti incidentalmente proprio nel momento in cui governo e polizia stavano conducendo una simulazione di attentato nella metropolitana londinese. Qualcosa di simile avvenuto per lattacco con autobomba nel centro di Oslo, che non ha colpito solo la sede del giornale Verdens Gang, come alcune fonti di stampa hanno riportato, bens vari edifici governativi, affinch il messaggio arrivasse forte e chiaro. Da notare che, in molti casi, gli attacchi attribuiti ad autobombe sono realizzati in realt con esplosivi piazzati preliminarmente in punti sensibili degli obiettivi da colpire. Lattacco era stato anticipato, mercoled scorso, da una tipica esercitazione della polizia antiterrorismo proprio nel centro di Oslo, a 200 metri di distanza dalla Operahuset. La polizia dice larticolo ha fatto esplodere delle cariche esplosive a scopo di simulazione, ma si dimenticata di comunicare ai residenti di avere delle esercitazioni in corso,

suscitando cos spavento e allarme nella popolazione. Il capo dellufficio stampa della polizia di Oslo, Unni Grondal, aveva dichiarato allAfterpost: E qualcosa di cui non eravamo stati avvisati. Non succeder pi. Invece successo di nuovo poche ore dopo. Per ci che riguarda lattacco allisola di Utoya, rilevante notare lassurdit delle versioni pubblicate dalla stampa mainstream, secondo le quali il biondo estremista di destra, Anders Behring Breivik, avrebbe fatto tutto da solo: avrebbe piazzato lautobomba nella capitale e poi se ne sarebbe andato tranquillamente a Utoya a massacrare un centinaio di persone. Non credo ci sia bisogno di spiegare, a chi vive nel mondo concreto e non in un film di Chuck Norris, perch questaffermazione sia ridicola. chiaro che le operazioni sono state eseguite da persone diverse. Ed certo come loro che la stessa strage di Utoya stata compiuta da un commando composto da diverse persone, visto che quasi tutti i testimoni sopravvissuti parlano di pi persone coinvolte nellattacco, n si capisce come un unico individuo, per quanto ben armato, possa aver compiuto una strage di simili proporzioni senza incontrare resistenza. da notare che il Mossad israeliano recluta spesso informatori e operativi tra i rifugiati, in particolare palestinesi, ma non solo, che richiedono asilo politico in Norvegia. Il Mossad opera in Norvegia in cooperazione con i servizi segreti locali, sotto la copertura del cosiddetto Kilowatt Group, una rete dintelligence che vede la partecipazione, oltre che di Israele e Norvegia, anche di altri paesi quali Svizzera, Svezia e Sudafrica e che si maschera manco a dirlo sotto la finalit di facciata della lotta al terrorismo. Infine, non va dimenticato che la creazione di psicopatici e assassini seriali attraverso il lavaggio del cervello sempre stato una specialit delle pratiche di controllo mentale dellMK-Ultra, il quale possiede anche un suo braccio norvegese. Questo articolo del sito Forward America, riferendo degli esperimenti compiuti in Norvegia, riporta tra laltro: Il numero del Norway Post del 4 settembre 2000, ha rivelato che anche il governo norvegese, tra gli anni 50 e i 60, iniett LSD a bambini, pazienti in cura psichiatrica e ad altre persone. Dieci dei soggetti morirono. Uno dei motivi che rendevano urgenti gli esperimenti di controllo mentale era il fatto che il mondo intero aveva visto cosa fossero stati capaci di fare i comunisti cinesi alle menti dei prigionieri americani. Era anche risaputo che lURSS aveva catturato molti scienziati tedeschi che avevano compiuto esperimenti sul controllo mentale. Se si necessita di uno o pi psicopatici pronti a compiere una strage in qualunque

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paese del mondo, le organizzazioni dintelligence, grazie ad unesperienza ormai cinquantennale nel campo, possono fornirne a volont. Penseranno poi i giornali a dipingerli come fanatici di estrema destra, con la svastica tatuata sul cranio e il ritratto del Fhrer sul comodino. Il pubblico non esiter un attimo a bersi storielle di questo tipo. Limportante che le autorit politiche delle nazioni colpite, avendo orecchie per intendere, intendano il messaggio e ne facciano tesoro. Chiss se dopo questa folle strage, compiuta da un pazzo isolato sul suolo nazionale norvegese, il primo ministro Jens Stoltenberg i cui figli, guarda la coincidenza, si trovavano al meeting laburista di Utoya e si sono salvati per miracolo e il Ministro degli Esteri Jonas Gahr Stre che era stato a Utoya poco prima e ha rischiato di rimanere coinvolto nella sparatoria avranno capito lantifona e imparato a essere pi ubbidienti?

LEuropa delle banche il nostro nemico - di Giorgio Cremaschi. Laccordo europeo che le borse e la stampa hanno accolto
con grande entusiasmo, prepara un nuovo drammatico attacco ai diritti sociali e alle stesse libert dei lavoratori e dei popoli europei. Non c niente da gioire per il fatto che il governo europeo delle banche ha trovato unintesa per pilotare il fallimento della Grecia, senza far rimettere troppi soldi alla speculazione. La cambiale di questo accordo la pagheranno tutta, come gi stanno facendo, i lavoratori e i cittadini greci, che hanno visto in pochi mesi regredire di trentanni le loro condizioni sociali. La pagher la civilt e la democrazia, la pagheranno i beni comuni, il patrimonio culturale, se vero che un ministro finlandese ha chiesto il Partenone, in garanzia dei prestiti alla Grecia, e se vero che il presidente del parlamento europeo Junker ha detto che in questo momento la Grecia non pu permettersi di essere una democrazia. La dittatura bancaria che governa lEuropa ha trovato un accordo, ma gi ora si annuncia che dovremo pagarne tutti i costi. Il Sole 24 ore ha addirittura fatto i conti su quanto si risparmia con la pensione a 70 anni. Perch non calcolarla allora fino a 80? I risparmi sarebbero ancora maggiori. Le privatizzazioni, le liberalizzazioni, la mercificazione di tutto sono il prezzo da pagare per la stabilit dellEuropa delle banche. E non un caso che la manovra del governo italiano, un attacco durissimo alle condizioni di vita e al salario di tutti noi, sia stata elogiata a Bruxelles, cos come stato elogiato laccordo interconfederale che distrugge contratto nazionale e democrazia. QuestEuropa delle banche ci totalmente nemica e per questo dobbiamo combatterla. Non ci sar libert, non ci saranno diritti, non ci saranno eguaglianza e giustizia, n tantomeno ci saranno cambiamenti nel modello di sviluppo e nelleconomia, fino a che la dittatura delle banche governer e fino a che i governi europei avranno molta pi paura di un verdetto di Moodys o di Goldman Sachs piuttosto che dellindignazione e della rivolta dei popoli. Questo il punto: dobbiamo fare paura a chi comanda. Devono avere pi paura delle nostre lotte che dei verdetti della speculazione finanziaria mondiale, solo cos fermeremo lattacco alla nostra civilt che viene dalla dittatura bancaria. La rivolta contro questa Europa, assieme a tutti i popoli dEuropa, lappuntamento vero per lautunno.

STOP EXPORT. VERSO LA GUERRA DELLE RISORSE? - di Giulietto Chiesa


Piccolo ma significativo esempio di come le notizie importanti non vengono date o, quando vengono date, sono nascoste in modo che non si vedano. Per esempio non mi risulta che alcun giornale italiano, per non parlare dei telegiornali, abbia dato rilievo alle cose che seguono. Recentemente il WTO, lOrganizzazione Mondiale del Commercio uno dei tre membri della sacra autorit del Consenso Washingtoniano, insieme al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto speciale il cui titolo tecnico apparentemente anodino e concerne le restrizioni alle esportazioni. Da questo emerge che ben 30 nuove restrizioni sono sorte, in diversi paesi, che impediscono o limitano lesportazione di determinate materie prime. E si tratta di materie prime in quasi tutti i casi cruciali: generi alimentari, carbone, minerali di ferro, terre rare. Le cifre dicono che tra ottobre 2010 e aprile 2011 i casi sono arrivati a 30 e si va da aumenti delle tasse di esportazione, fissazioni di prezzi fuori mercato, limitazioni di quote, veri e propri divieti completi. Protagonisti in questa svolta sono la Cina, lIndia, il Vietnam lIndonesia. Ma anche gli Stati Uniti praticano questi metodi avendo imposto restrizioni su una decina di materie prime che ritengono strategiche. Il punto proprio questo. Che queste limitazioni non rispondono a criteri economici di corto respiro e sono invece, in molti casi, frutto di considerazioni strategiche. La Cina, ad esempio, controlla circa il 97% delle esportazioni mondiali di terre rare (che sono un elenco di materie prime tutte variamente collegate alla produzione di raffinate tecnologie della comunicazione). Ovvio che, trovandosi in una posizione quasi monopolistica, la Cina sia in condizione di imporre i suoi prezzi. Cosa che ha fatto tranquillamente fino allanno scorso. Ma da due anni la Cina non sembra interessata a guadagnare, anche dilapidando le sue risorse preziose. Adesso se le vuole tenere. Il perch presto detto, ma nemmeno uno dei pochissimi giornali del mondo che ha commentato la notizia, lInternational Herald Tribune (IHT, 21 luglio), stato capace di spiegarlo propriamente. In un breve articolo in pagine interne si limitato a individuare legoismo dei paesi del terzo mondo. Ma con spiegazioni di questo tipo non si va lontano. Perch oggi, improvvisamente? cominciata lepoca della penuria. Per generi di consumo generale, come il petrolio, il picco gi stato raggiunto da almeno quattro anni (cio se ne produce sempre meno e se ne produrr sempre meno), ma nessuno lo dice per evitare il panico e il contingentamento. Delle terre rare nessuno parla perch quasi nessuno sa cosa sono e a che cosa servono. Ma i governanti di Pechino, come bene non stancarsi di dire, guardano lontano. E cominciano a preferire di risparmiare piuttosto che guadagnare vendendo, perch quando non ce ne sar pi sar molto pi difficile crescere. Ecco il punto: cominciata, in sordina per ora, la guerra delle risorse. Basta capirlo per prevedere che alle piccole onde attuali seguiranno i marosi nei prossimi anni. Il signor Patra, capo della societ indiana Terre Rare citato appunto da IHT dice: per molto tempo lOccidente ha preso le risorse naturali a basso prezzo dallEst. In futuro non sar pi cos. Perentorio e soprattutto vero. A quelli che, ignorando i sintomi del problema, continuano a biascicare le giaculatorie della crescita, queste notizie bisognerebbe squadernargliele davanti al naso. Ma chi investirebbe se sapesse come stanno davvero le cose?

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La polizia sapeva il nome del killer da prima dellarresto.


di Paul Joseph Watson - Prison Planet.com Un giornalista britannico chiede come mai le autorit fossero a conoscenza dell'identit di Breivik in anticipo. Nonostante dai media sia considerata inetta a causa del troppo tempo che le occorso per raggiungere l'isola di Utya, ora emerso che la polizia conosceva il nome del killer Anders Behring Breivik prima ancora che lo arrestasse, un'ammissione sorprendente che ha spinto uno dei principali anchormen del giornalismo televisivo britannico a chiedersi come mai le autorit fossero a conoscenza dell'identit del killer in anticipo. Durante la sua trasmissione Channel 4 News trasmessa venerd sera, il conduttore Jon Snow ha chiesto perch la polizia conosceva il nome del killer nel momento in cui era arrivata sull'isola?, ha riferito il live blog del Telegraph. Si arreso al momento in cui la polizia ha chiamato il suo nome tre minuti dopo essere arrivata. Quel che non sappiamo come la polizia conoscesse il nome del terrorista, prima che lo arrestasse, ha detto Snow, che riconosciuto come uno dei pi attendibili giornalisti televisivi della Gran Bretagna, e non pu essere liquidato come un "teorico della cospirazione". Snow ha posto la domanda anche sulla sua pagina ufficiale di Twitter. Come facessero le autorit a conoscere l'identit del killer prima della sua strage dei giovani norvegesi sull'isola di Utya, addirittura prima che essa fosse giunta al termine, e mentre la congettura stravincente era ancora incentrata sui terroristi islamici, rimane un mistero, cos come la questione del perch la polizia non abbia sparato immediatamente a Breivik. anche nettamente in contrasto con il punto di vista dellincompetenza su cui hanno fortissimamente calcato il tasto i media del potere per spiegare perch ci siano voluti oltre 90 minuti per la polizia per raggiungere lisola, un lasso di tempo che ha contribuito in modo significativo a far s che Breivik arrivasse al punto di poter rivendicare un numero cos elevato di vittime . Alcuni hanno ipotizzato che Breivik possa avere avuto dei complici, e anche se la polizia ha ignorato la presenza di pi sparatori nellisola, durante la testimonianza sul suo caso in tribunale oggi, Breivik ha ammesso che lui era solo una parte di unorganizzazione che includeva almeno altre due cellule che stavano progettando futuri attentati. Credo che ci fossero due persone che stavano sparando, ha riferito il sopravvissuto Alexander Stavdal al giornale norvegese VG, mentre altri testimoni oculari hanno riferito di aver sentito colpi di pistola da due posti diversi sull'isola, contemporaneamente.

Default americano?
di Aldo Giannuli. Gli americani pretendono: a- di mantenere intatto il loro livello di consumi, anche se la disoccupazione quasi al 10% ed i salari sono in flessione; b- di avere un volume di spese militari pari o superiore a quello di tutto il resto del Mondo, producendo un costante disavanzo pubblico peraltro alimentato dagli interessi su un debito che ormai supera abbondantemente il pil annuo; c- di avere il pi alto livello di debito aggregato del Mondo ma di mantenere il livello di rating AAA e di pagare interessi sul debito sovrano quasi pari a quelli sui titoli tedeschi; d- di emettere in scioltezza quantit enormi di dollari ma di confermare il dollaro come moneta di riferimento internazionale; e- di mantenere un livello di tassazione intorno al 30% (quando quello europeo al 40) ed anzi, possibilmente, diminuirlo. C modo di ottenere tutte queste cose insieme? Credo di si: nominando segretario al Tesoro la Madonna di Lourdes. E possibile che, alla fine, Obama riesca ad evitare il default temporaneo il 3 agosto prossimo, ottenendo, in qualche modo, di innalzare il livello di debito USA di altri

2.400 miliardi di dollari (che vanno a sommarsi agli oltre 14.000 attuali), ma questo cosa significa? In primo luogo non detto che le agenzie di rating per quanto spudoratamente allineate agli interessi statunitensi- non declassino i bond americani per salvare la faccia. Certo il passaggio da tre a due A non una tragedia e sposta solo di qualche decimale gli interessi da pagare ma, quando si ha una esposizione di 16.500 miliardi di dollari, anche uno spostamento di un punto percentuale significa 150 miliardi di dollari in pi allanno. E non neanche questo il peggio. Il problema pi serio a chi collocare questa nuova massa di bond. Ragioniamo: lofferta americana non molto incoraggiante perch il rendimento nominale dei titoli americani al 4% per i bond ventennali ma, considerando il deprezzamento del dollaro (diretta conseguenza della politica di liquidit adottata) il rendimento reale scende ad un misero 1,33%, mentre per quelli a 7 anni si scende appena allo 0,1 e per i titoli quinquennali il rendimento addirittura negativo (S24 24.7.11). In queste condizioni evidente che un investitore privano non ha alcun interesse ad investire con rendimento

negativo o legandosi alla moneta americana per un periodo lunghissimo nel quale non si capisce bene cosa possa accadere e ad un tasso reale cosi basso. Date queste premesse, non si capisce perch un investitore privato non debba acquistarne titoli tedeschi che offrono un rendimento reale maggiore e con ben altre garanzie di solidit. Ci sarebbero gli investitori pubblici (fondi sovrani e banche centrali) che, pi che al rendimento, badano a calcoli politici come sostenere un mercato verso il quale si esporta o mantenere certi equilibri generali o, ancora, creare un rapporto preferenziale con un certo stato. Ed, infatti, negli ultimi 15 anni stato questo il tipo di investitori che ha assorbito masse crescenti di debito sovrano americano. Ma oggi le cose come stanno? - i cinesi hanno gi circa un quarto del debito americano ed hanno manifestato segni di inappetenza dei titoli americani gi nelle ultime aste. In pi, hanno il problema di sostenere anche lEuro, per cui possibile che, oltre che rinnovare i titoli in scadenza, possano prendere qualcosa, ma realisticamente si tratter di spiccioli - i giapponesi, dopo

Fukishima e la conseguente recessione, hanno le loro gatte da pelare ed gi grasso che cola se rinnoveranno i titoli in scadenza - idem per gli europei che fra Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna ed Italia- hanno i loro grattacapi - gli arabi stanno smobilitando pezzi di fondi sovrani per far fronte alle rivolte acquistando massicci quantitativi di cereali e facendo qualche riforma (la sola Arabia Saudita ha impiegato 386 miliardi di dollari del suo fondo sovrano per far fronte alla situazione), quindi anche da questa parte non probabile che venga chiss quale richiesta. Qualche speranza pu venire da Russia e Brasile che sono in una fase positiva per effetto dei ricavi sulle materie prime (soprattutto il gas russo), ma sin qui nessuno dei due ha mostrato la disponibilit a fare grandi acquisti di bond americani e non si vede che interesse politico possano avere ad investire sugli Usa in questa fase. Tanto pi che nel caso pi che probabile- di una nuova recessione generalizzata, entrambi si troverebbero in difficolt per la connessa caduta della domanda di commodities le cui esportazioni rappresentano la principale base delle rispettive economie. E in quel caso una eccessiva

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esposizione in titoli americani sarebbe solo un problema in pi. Lo spiraglio pi promettente potrebbe venire da India e Sudafrica per ragioni diverse: il Sudafrica in una fase molto positiva per limpetuoso apprezzamento delloro e potrebbe avere qualche interesse a collocare parte della sua liquidit in quella direzione. LIndia, invece, potrebbe avere interesse politico ad un riavvicinamento agli Usa, sia per le sue esportazioni sia in funzione antipakistana ed anticinese, approfittando del forte raffreddamento dei rapporti far Washington e Rawalpindi seguita alla vicenda Osama. Ma, in entrambi i casi da escludere che possa trattarsi di acquisti risolutivi. Dunque, tutto lascia intendere che la maggior parte di questi nuovi titoli resteranno invenduti. Per cui la soluzione sar quella che ormai conosciamo a memoria: lassorbimento da parte della Fed, con una nuova manovra di quantitative easing sostenuta dallennesima emissione di dollari. Per quanto tempo ancora potr andare avanti questo giochetto? Forse arrivato il momento di dirci che gli Usa, tecnicamente sono gi falliti. Qualche cifra? Calcolando il solo debito governativo, il debito pro capite degli Usa (compresi lattanti e moribondi) si aggira sui 50.000 dollari (circa 11.000 in pi dellanalogo debito pro capite greco); aggiungendo i debiti dei singoli states, ed enti locali arriviamo a 70.000 dollari: considerando il totale del debito aggregato (cio inclusivo di quello di aziende e famiglie) arriviamo a un po pi di 160.000 dollari (S24 22.7.11/13). Il che significa che una famiglia media americana di tre persone ha un debito di circa mezzo milione di dollari. E, per di pi, tutto lascia intendere che lindebitamento sia privato che pubblico crescer per effetto dellalto tasso di disoccupazione, mentre difficile immaginare a breve un miglioramento delle

finanze pubbliche. Obama parla di un taglio del disavanzo statale di circa 4.000 miliardi di dollari entro il 2014: non una gran cifra se si considera che: a- il disavanzo del bilancio governativo attuale del 38% b- che nei prossimi anni crescer la pressione pensionistica sia per effetto ellandata in pensione dei baby boomers, sia delle pensioni di invalidit a seguito delle missioni militari (soprattutto ma non solo Irak ed Afghanistan) e che il disavanzo previsto per la spesa pensionistica nei prossimi anni si valuta fra i 1.000 ed i 3.000 miliardi c- che 42 dei 50 stati dellunione gi prevedono disavanzi fiscali per 103 miliardi di dollari per il 2012 e che altri 24 stati gi prevedono ulteriore disavanzo per il 2013 d- che occorre pagare gli interessi sul debito precorso e che facile prevedere possano aumentare per effetto di un possibile declassamento. Fatti i dovuti calcoli, anche nella pi favorevole delle ipotesi, resterebbe assai poco per riassorbire almeno in parte di debito precedente: calcolando molto ottimisticamente che al riassorbimento del debito possano andare 150-300 miliardi annuali, questo inciderebbe per l1-2% sulla massa totale. Cio, a parit di tutte le condizioni, da 50 a 100 anni per azzerare il debito. Ovviamente si tratta di calcoli puramente astratti. Naturalmente la cosa sarebbe assai problematica se nel frattempo crescesse sensibilmente il Pil (e il relativo gettito fiscale) ma, almeno per ora, non sembra un obiettivo a portata di mano. Sembra, invece, probabile che nel prossimo futuro accada il contrario: che il Pil descresca per effetto di una nuova recessione. Nel qual caso il debito pubblico, pur restando fermo in valori assoluti, si avvierebbe rapidamente verso il 200% sul Pil. Ma, per di pi, lintesa sul

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punto con i repubblicani, che controllano il Congresso, non sembra raggiunta e si parla di una manovretta da 1.500 miliardi, come dire che il debito, di fatto, crescer per effetto degli interessi e degli aumenti previsti. E non abbiamo considerato il debito privato che non si capisce come potr essere restituito dai singoli americani. Se si trattasse di una Grecia o di un Portogallo qualsiasi, da tempo le agenzie di rating avrebbero declassato il debito americano a CCC, cio spazzatura. Ma gli Usa sono la pi grande potenza finanziaria del mondo, ed una simile classificazione provocherebbe uno tsunami finanziario senza precedenti, altro che effetto contagio ateniese: la maggioranza degli Stati vedrebbero volatilizzarsi gran parte dei propri crediti, molte banche fra le maggiori del mondo fallirebbero, leffetto domino sarebbe incontenibile e la crisi del 1929 ce la ricorderemmo come un innocuo mal di pancia. Per di pi, gli Usa sono la pi grande potenza militare del mondo ed un simile cataclisma avrebbe effetti incalcolabili anche sul piano degli equilibri politicomilitari del Globo. Insomma, siamo al solito too big to fail (troppo grossi per fallire). Ragion per cui abbiamo deciso tutti di far finta di niente e di prendere per oro colato le 3 A delle agenzie di rating. Va bene: sinch lorchestrina suona possiamo continuare a ballare, ma il bastimento su cui viaggiamo di chiama Titanic. Per quanto tempo ancora possiamo continuare con questa recita surrealista? Si badi che sul mercato gi oggi i segnali dicono che la tripla A una foglia di fico a cui nessuno crede: nel mese di luglio, il costo delle coperture assicurative sul debito americano (nel gergo i cd-swap) arrivato a 45,7 punti mentre quello sui titoli sauditi (che hanno solo 2 A-) era decisamente inferiore ed addirittura, quello per i titoli indonesiani (BB+) valeva 39. Dunque assicurare un titolo americano oggi costa circa un

sesto in pi che assicurare un titolo indonesiano con classifica assai inferiore. Per assicurare il fallimento di 100 milioni di titoli americani, allinizio dellanno ci volevano circa 14.000 dollari, oggi ce ne vogliono 53.000. Daccordo, si tratta di una impennata dovuta anche alle convulsioni della politica americana e destinata a rientrare dopo il 3 agosto, ma il segnale troppo chiaro per non essere inteso: con andamenti di questo genere facile prevedere che una parte degli investitori privati possano iniziare a non rinnovare i propri titoli (tripla A o non tripla A) e che la cosa potrebbe anche innescare un effetto a cascata per cui anche gli stati inizierebbero a valutare il rischio di essere quello che resta con il cerino acceso in mano. Nessuno mai tanto grosso da non fallire mai.

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