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STUDIA PHILOLOGICA HOMENAJE OFRECIDO A DAMASO ALONSO POR SUS AMIGOS Y DISC{PULOS CON OCASION DE SU 60. ANIVERSARIO I b EDITORIAL GREDOS MADRID 1960 ASPETTI CULTURALI DEL “REFRAN” 1H rermice aculcurales stz qui a significare la somma dei valor 5 tradizione e di creativita messa a fratto, per cosi dite, dag innumererali © anonimi formolatori di ereftanese, specie nei secali XIV e XV, sia consepevol- ‘mente si ioconsapevolmente. Si pud infati alfermare che il «refrény racchiude fn sé tata ena storia di seatianimici ¢ rurto un riflesso di umane vicende (anzi ralune di queste sono soltanto pil ricordate grazie, qualche volts, 2 qualche richiamo contenuto nelle breve trams dello stesio erefins). Prlando di terminologia ci interessa metre in luce che spesso fuori di Spagna e delle terce di lingua spagnola doltre Oceano si & solito tradurre la voce erefins con «proverbio» o con adagios, senza badare alle diferenze che distinguono queste tre denominazioni, mentre basterebbe, ad evitare ogni confusion, atten ripensemento delle definizioni che di queste te unith pare- riologiche «i hanno offerto gli studios cco, per citare un caso che ci é assai familare, come Niccold Tommaseo, Vinsigne cuore di letteratura popolare del secolo scorso, definive nel suo Disio- ‘nario dei Sixomimi (1830), rfecendosi al Roubaud, autore anch'esso di un dio ratio di sinonim intitolato Nouveaux synonimes francais (Pars, 1785): eB sen- tenza popohre, motto famigliae, applicable a molti casi ed esprimente una verita © alneno unopinione universe» (cd. di Milano, Bietti e Reggiani, 1913, p. 685). Un secolo dopo un altro studioso di paremiologia, Archer Taylor, definiva il «proverb» (parola assai compzensiva e includente, fra gli altri, anche il significats del crefsinw spagnolo): «..is a verse didactic statement that is current in tradition or a8 an epigram says, the wisdom of many and the wit of ‘ones (voce «The Proverbs, nel Dictionary of Folklore, Mythology and Legend ddi Funk and Waqualls Standard, New York, 1950, p. $02). a aT (GIOVANST ALNRIX BEREEST Tl exefriny si presenta invece come assai pid complesso del proverbio ¢ di ‘conseguenza pit ricco di atteggiamenti espresivi, fin dal principio del see. XVI, ‘quando umanisti spagaoli quali Juan de Valdés, Hemén Niifez ¢ Juan de Mal Lara, dietro Yesempio del Marqués de Santillana, lo faveveno oggetto delle propric compiacence filologico-follorstiche e ae studiavano, coime pur aveva fatto Erasmo da Rotterdam, la strutcua ¢ la storia Pedro de Vals nel pubblicare verso fa meta del sec. XVI (Zaragoza, 1549) Al suo Libro de Refrones si rivolgeva nel prologo atin peesunto lttore gna ella natura del srefséno ¢ ai spiegava che eco «no es otta cosa sino un dicho élebre y insigne por alguna novedad deleytossy soto, por mis decarar: es un ‘dicho antiguo, usado breve, soil y gracioso, obscure por alguna manera de hablar figorado, sacado de aquellas coses que mis tratamose, E poco cltre agsiungeva: La antigiedad les da autoridad y gravedad para suadit facilmente, aunque de si ‘mismos alficionen ya al que los oye». In verti qualche anno prima (1541), ua alto umanista, Basco de Garay di Toledo, aveva gid definito, sebbece in forma meno esplicita, il erefsin» nellato di presentare una curiora racclta di «cclrmess, conosciuta con il titolo di Cartas en Refranes Gl vero titolo tuttavia swonava cosi: Dos certas en que se contione cémo sablendo wna seiona que st su servidor se queria conjessar, le escribe for muchos refrones), in questi ter mini: «...dicho sentencioso, ala vide muy necesterio, manado de la experiencia ‘en que cada dia se prucba, de adonde viene a quedar en usa, y saberse comin ‘mente de muchos» (ed. Venezia, 1553), Dabbiamo ammettete, seguendo ci che abbiamo riportato, che si ha un erefrin» soltanto quando it moto, oltre sd cexsere concio, & didattico nella finaliti, popolare nella derivazione, figurato v spesso volutameate oscuro nella forms, © non poche volte scher20%0 ello spirito. Qualora volessimo confrontace le definizion’ che abbiamo citato ora con quella ai Julio Casares, uno degli emineati muestti della paremiologia spagnola contemporaea, avertizemmo il sostanziale coincidere di questa con quelle. Difaui cost si esprime il segretario della R. Academia de Ia Leogua nellntroduccién a le levicografia modems (Madrid, Rev. Filol. Espafole, ‘ncjo LIM, 1950, p. 192): cel relrin es una frase completa e independiente, que en sentido ditecto o alegsrico, y por lo general en forma seatenciosa y dliptia, expresa un pensamiento —hecho de experiencia, enseianza, admoni- sip, etc— « manera de juicio, en que se relacionan por lo menos dos ideas». 11 cacfrin» era apparso, fin dai primi tempi dela lingea spegnola nel'alveo delVampia produzione di moti, sestenze, modismi, cos tipi del temperamento spagnolo, ¢ tali da segnerne una note diferenzisle. Parallele alle raccolte di romanze e contemporinee alle antologie di proverbi enuclesti, sia dalla Sacre 8 By ASPETTT CULTORSLE DEL «REFRAN® Scrittura (come quelli di Sslomone, raccolti in sloge nel see. XIV; si con- sulti A. Pez y Melia, Opsseulos titerarios de los siglos XIV a XVI, Madsid, Soc. Bibliifihs Espufoles, 1892) *, sia dale opere clasiche (citiamo, per esem- pio, Ia fortuna dei Proverbios de Séneca editi del’umanista Pero Diaz de To- edo) abbiam Je compilaziont dei sefraness, che si faranno via via pil nume- rose con Paccentuarsi del'atenzione che si presterd alluoina e alle sue crea ion, nel quidro dello stesso Umanesimo, Dopo il proverbio «il erefrins, si deve menzionare, come appartenemte alla sess famiglia paremiologica, 'adapio. Esso conta con una procedenza antica € solitameate ¢ collegato con il mondo della cultura greca e romana. Gii nel sec. XIII nela Crinica General ai Alfonso el Sabio (cto dalla prevenazione che R. Foulthé-Delbose fa del Refranero attribuito al Marchese di Santillana, Rec. Hisganique, XXV, 1911, p. 134 e segg) si legge che adagio «quiere decir palabra de hazafiay siempre quiere mostrar sexo e castigo ¢ enseBamiento « levantizonle los viejo y las vies...» E certo, a proposito non solo del'agio, tua in gonere di tutta la erexzione paremiologica spagnol, che Vapparizione nel 1500 detla racolte di Erasmo di Rowerdam «,,.veterum, maximeque insigaiumn purocmiorum id est adapiorum callectanea..» diede un deciso iempulso alla ‘accolta ed alla pubblicezione di tanto abbondante produziane di adagi di pro- verbi e di arsfraness, Pacheco nel Didlogo de i lengua di Joan de Valdés, == lama: e¥o 03 prometo, si no fuesse cosa conteria ami professién, que me avria, algunor diss ha, determinadamente puesto en hazer un libro ea ta lengut castellana coma uno que diz que Eratmo ha hecho en la latina, slegeado todos Jos refranes que hallaste y declarindolos lo menos mal que supiesse...> (ed. I. F. Montesinos, Madrid, 1928, p. 13). Turavia sappiame che esistevano fin at principio del sec. XVI dei arefranes glosados»; a questi, secondo J, Sberbi, si voleva alludere quando si citava I «glosa antiguas, A Burgos, inolere, appar~ vero due edition! enonime di erefranes», nel 1508 ¢ nellanno successive, sol tumo ls seccnda edizione presente glosse, 9 commentati, Dal 1549 al 1552 vucireno in Spagne te edizioni degli sadagiay di Erasmo e tre anni dopo si bbe In siloe di Hemdn Nites, Yerninente grecivta del! Universiti. di Sala- Pore ei moko rilewo nella sors della premiolois spagnla fe la raecole dei Proverbs morales del sabbing Sante, di eat 1. Gonailer Llubers curd fed, Cam bridge, At The Univesity Pres, 1947 ‘A propesin dt peoveehi ¢ erfranessiepicati alla Ssesa Serre apprenana che Margherita Moves della Catholic University of tien db Washington sta lvorends ‘como al tems bibico nels lertercue del Cinguiceno, senza trascurate, nats, ‘infusa eke cull etre ela formlasane de! areianes. BI 19 tmanca, Refranes © proverbios en romance, stampata postuma, che in poco i sessantanni ebbe ben sei edizioni. Del resto il erefranero» atribuito al Sen= tillana aveya avuto quattro edizioni nel solo sec, XVI. Seguirono numerose are accolte, quali: Adagios y fabulos i Fernando de Arco; 0 pit esattamente cAdagioram latinitate ex hispano sermone, donatorum, quinquagena quinques (i titolo spagnolo con cui & conosciuto trova le sua giustificzione nel fatto che ‘ogni gruppo di cinquanta adagi & preceduto da ua favola), Salamanca, 15335 il gi citato Libro de Refranes di Pedro de Valls, Zaragoza, 15495 la raccolta sccennata or ora di Hern Nie del 15835 Origen y etimologia de la langua eastellana del Dr. Francisco del Rosal, dvisa in quattro walfabetose: il terzo ccontiene ala razén y declaracién de algunos refranes y fGrmulas castellanat, que dicen hispanismoss, stampata nel 1601 a Céedoba, sebbene composta gid nel 1560 {il ms. si rova nella Biblioteca della R, Academia Espaiola). Nel 1568 appativa in Sivigia la Philosophia Vulgor del maestro Juan de Mal Lare. Jmmensa raccolta ragionate, ossia commentata, dala stesso raccoglitere, che si cra servita, a quanto afferma F, Sinchee Escribano nel suo art. su Blaboraciin deta «Philosophia Vulgar» de J. de Maliara in Rev, Filol. Esp., XXM, 1935, del Proverbiorum libelus di Polidoco Virgilio, Venedia, 1498, e della slloge eg eadagias di Brasmo, oltre che delle raccolte del Valls, di Hernin Noiez di alti. Indubbizmente per «exaltacion del hombze y del mando en que viveo, come dichiara ancora il Sénchez Escribano, si poteva veramente affermare, con questo studivso, che Ia Philosophie Vulger del Mal Lara xabre el derrotero que habie de seguir la Paremiologia espafolas. Peril sivigliana il wtefria» ces iencia averiguadas ed il abien ques esso shacia era drigido « la Repiblicay. Cosi lo scbile umane, raccolto sia dalla eboct del pueblo», sa dai compilatori che To avevano preceduto, veniva diviso per echiliadess ¢ ordinate secondo un ordine gerarchico, che, in dieci sezion, da Dio giunge all'chombre y vidas *, =H nowto cena & ben luagi dalere completo, né s¢ Jo & propio; titavia ‘non voglamo emetee Pindcasons di slause alive racole & erlrane» che soinsero lp pattiolate gale ells storia den paemlona spopnol, Nel 1567 uciea 3 Madsid una siloge di eretranes> ad opera del vegoviano ALON Dx Banos, dl ulo [Fiovfie conesans moralizadora (opera #0 vstnpeta pit volte da 1608 in ara Nel 1615 il nuestro HuuroLoMé Jute Part viedtandola le dede i nome di Hee raciio de Alonso de Vorvs. Ustutn impostantsima escola, dl 180, giaeva ined, 00 il tale Teatro Univeral de precerbioe, aagios 0 comiinmenteUamadcs rjanes ‘ulgoes que ‘nds ondiariomenie te san en mictie Espaia, ed em sat rhnits dh Sebsstin de Hovozc, appessonsto cutore di paremiologin (Get are manoserit, uno sveva ua tbe algusato diferente, B, Cotarelo pubbicd qusio dell BML Nex (Mudid, pursiaiment). Tunavia un raccola ot eefrinens che Ja cette sea esti 250 “4 ASPETTT CULTURALE DEL «REFRAN® 1 erefrda> che alla pati del proverbio © dell'sdagio aveva goduto di una pprticolare pepolarti durante tutto il Medio Evo ¢ poi nello stesio Rina ‘mento, per Ia eriverenza alla tradizione>, come dice il Whiting, nel suo studio Chaucer's Use of Proverbs, Harvard Univ, Press, Cambridge, Mass, 1934, © «per amore verso Ia sapienza codificata>, ebbe certo in Spagna un vero primato. La sua fortuna pud essere accostate,senz'lro, a quella del «romances. Jn qualche modo Von « altro segnano 1a predilezione che lo spagnolo ha sempre sentite per Is tradizone viva trail popolo, per creazione e culto. Git- samente Wemer Krauss, concludendo un lunge elenco di nomi di studios spagnoli ¢ strnieri, che con Jui coincidono, afferma che ctoltanto in Spagna Ja quantita di orefraness & stata straordinaria e di antica data» (vedasi: Uber Spanische Sprichworter und Sprichwortsammlungen in Gesammelte Ausitse ‘sur Literatur wd Sprackseictenschoft, Frankfurt 2, M., 1949}. Anche Vossler rel saggio che citeremo pitt innansi esce in una affermazione come questa: ‘ctefranes, agios y proverbios espatioles, de los que no se encuentra mayor ‘ndmero en niaguna lengua del mundo. 1 efrins nel testo dello scrittore spagnolo, sopratutto medievale e rina scimentale, o comungue nella parlata popolare & elemento integrante dell’espres~ sivita. E, O'Kane ha dimottrato # questo proposito la differenza che corte tra il proverbio francese ¢ il arefrén» spagnolo rispettivamente in Rabelais e in Cervantes: per il primo il proverbio & una gemma preziosa che per puro oma- ‘mento viene ineastonata nel contesto, entre per Pautore del Quijote possiamo parlate di qualche cota di vivo, di essenzinle nel discorso'. Anzi in vispondenza el stzatto preminente dello spagnolo cosituite spesso> lo dichiara fra gli altri to Spaulding tin Taw Eliptical eubjuncties in Spanish, HispCal, XVI, 1934). sdallncomplta espressione del pensieros, anche il erefrin» ci si presenta Spondeva cid che rappresenti nel cimpo del romances» il Romancero General (1600- 4608) full Voubulavo de refranes fates proverbs ots férmiay communes de 1a lengua carota. crmpost nel 1625 dal clare db gxeco ¢ 0 cbraico de Unie veruid & Slananen, Gonsslo Corres (F 163). It etre nopilaiore nut fa con- Selene che nel suo’ Vocabulario fosero compres! etodes ls (eftnes) impreten a5- tern, mi sail ato che F, Rodriguer Marin, olte na tention di anni fa, agaiongeva (ton cnguentenlseccranes a quel real dal Correa © ‘Atudisme allt, ‘The Proverb, Rabeloie ond Cercantes (in Comparative Li- teraare, I, 1980, p. 360 © segp). I problema che affaccia la O'Kane riguada pit Spectcnmente ¥ refsin» ineso come ex psstlogial resource», in quanto tl, im Brgate con tara abbondinsa nel Quijoce (che dal parce equivale 2 die che fceirine ¢ slenen sofegrinte del inguagal del singoi pesonsgat del romanzo eet- Famino), mente ia Rabelais «chs later more suble usage is almost enticely lacing 151 254 Grovasn Mania ereant spesio, in opere come Ia Celestina, il Laserilia, il Quijote ed altre iamumere- voli, in forma incomplets, {rammentario, Spesso chine fe uso, lo finisce a ‘modo suo, pur mantenendone il senso. Se Ceatuio, aell'ato XVIIE della Coles fina, deve confessare ad Areusa ch'é povero, ricorrera al aoto acefréns: «El ‘xuar de la fromtera: dos estaces y una esteras, mu prontncsta le prima parte della frase, ne modificheri Ia finale in eun jarto desbocado, un assador sin Punta». Il che significa che bastava il rchiama di un solo elemento del erfnio percht se ne potese rifare Pinteo costrutto e sopratutto la genuine stmosfera* 1M exefeén» scaturiva dalla profondith del'shumuss cultucele spagnolo. Di fatto possiamo dire che il xzefrin» appare allalbeggiare della lingua ca stigliane. Lo troviamo, come si sa, nelle opere della nascente letterutura, por sotto varie denominazioni, quali efablas, efalilas, exetraires, epatraia, alte Soto pit tardi, con Vsccentuarsi dlPinflusso francese, alle fine del sec. XII € pet tutto il secolo successive, prevarra il termine di erefn» detivato da sefrain, sitomello, mz con un cambio semantico assei significative, come importa o staccare il verso finale di una stofa, che contiene La anessima mo- tale dal complesso metrico per conferirgli uniti ¢ indipendenca expressive. I primi ateftanes> popolano le compesizioni moraleggianti del duecento ¢ trecen~ to, note con il nome di Boniuan, 0 Bocado de Oro, Flores de Filosofie, Bnse- fiamicntos et castigos de Alixandre, Libro de Proverbias, Poridad de Povidades. Ma il exefrin» appare non solo in questo composizioni, chitmate anche «cate. della sua opera La Spagna relia sua veld storica (cio dalla versione italiana, che & anche le pit aggiomata dalo stesso autore, Fitenze, Sansoni, 1955): «Molto meno explorate degli rabismii ne ibero-neolatino, sano corte maniere di vivere e dt parlare che fuori della comiceislamica perdono il loro signticato» (p. 331), Indubbiamente tua le amaniewe... di parlares «i debbono collocare i «refaness, Sarebbe degno «di stugio 1a presenza nel ctefranero spagnolo di sentenze ricavate da wi costumi arabi crasferti © diventati tradizionali ia Spagna, Tutti sappiamo che efranes» come questi ) di racconti contencti nelle raccote citate prima e giunte, come abbiamo precseto, in Spagna per condotto della cultura araba. Lo spirito musulmano, in cui, come dice A. Castro nel- opera citata (p. 298}, non esiste escissione tra la coscienza della persona © la salt del mondo sensibile nel quale esta vives, pervade tua la saceta spagnala Inoltee, come sfferma ancora il nostro studioso, ele grandi cita strappate agl stabi aumentstono di molto la popolaeione musulmana della Castilian e, cid che conta di pit agli ffeti di stabilre pit sretti rapport tee la stessa pare sniologie medievale spagnola e gli apporti arab, aumentavano «il volume della cultura islamiza> (bi, p. 332). Sopratutto di qui escaturi... abbondanza di sertedidattse naceativi» (i, bi). Accennato cosi appens ad uno degli aspetti del ctefréa» che converrebbe approfondire, sembra opportuno toccare, sia pure semplicemente per inci, un altro tasto: ext concerne is superficisle conclusione cui giuagono eleuni che hhanno considerato il temperamento del popolo spagnolo, Ia sua «vivenciay, La ‘cause di corte affrettate interpretazion’ consiste qualche volta nelPaver trasci= rato def tutte il ricco patrimonio paremiologice spagnolo‘. Non stupisea se sffermiamo che ci appare del tutto sfasato e discutibile quel ritrata dello spa- nolo astratt,spritualistico e negato alla pratica. Tutto diferente, dungue, dalla vera realta sopratutto in coatrasto con il profile che i erefranes» vanno & poco 4 poco delineindoc, nelf'sffllarsi deglt scorci © dei bozzetti, nelle «biografia ‘en pequeion, come Ii definisce acutamente Vossler, nel suo sageio La fisionomia >A qucste proporito ci ba sorpresorilvare che Amésico Castro ha lascsto i ‘rar, ella sus titern sul mode di essere dello spagnoo (Espana en su Ristori, tate ih vole), Papio e sigiiative reperteio det eefrnes> modieali€ del pring th my 253 CIOVANNE MARIA BERTINE Titeroria y tingiistica del espaiiol (uscita in Algunos caracteres de Iz cultura ‘espatiola, Madrid, Espasa-Calpe, 1941, p. 51 e segg.), «um trozo de an conjunto permanente, un fragmento del espejo del mundo en el que se refleit el mundo entero, una cosa mixta entre poesia y prosa, lo mismo que la novela picaresca In aecién en proses. ‘Non posso sortenere che il ereftanero» ci offea una fisionomia completa dela. spagnolo. Trattando questo stesso argomento, in Un appunto sul «Rejranerax pubblicato nel!Homenaje a J. A. Van Praag, Amiterlam, 1955, p. 22 seg, ile ‘vai che sarebbe bastato «meditare sul valore didatico che fino 8 un certo puma possiede il Refranero per convincerct che i singoli avtori nel formulare i loro ‘refranes>... colgone soltanto alcuni aspen della real precisamente quell che per la Toro natura per Paceentuazione lora oonferita dagli autori stssi astolvono ad una alluomo, nel rapporte con il proprio prossima sf pud riassumere nella norms scaled avveduta: «Onra el bueno, porque te fonte,¢ al mato porque no te decontes (bid, m. 514). Dialua parte anche 'anonimato, quasi connaturale al ereftiny come ed ogni forma di insegnamento paremiologico, costiisce un alizo legame che Io al- Tinea, in certo senso, con altre numerose opere della leeratura spagnola. Pre cisamente per T'accesa cosciensa di «tradizionalismo» (usiame quesio termine derivandolo da «tradiziones nel popolo spagnolo, come lo intende Meaéndez Pidal), in quanto sentimento di unita colletiva, crediamo si spieghi la frequen di opere, alcune anche tra le pit celebri della letteatura spagnola (p. e: ET ‘cantar de aio Gid, EI Kbro de Alezandre, El Lozarillo de Tories, eo), ano rime, Anzi questo anonimato si estende ad interi gruppi di creasioni eristiche spagnole, dai numerosi cautos» medievali, ai ecantares de gestan, aj eromancess, alle sha ia La gran conguisa de Ulivamer degli init del ses, NIV. R. Lava cf de invece che El Arcpeeste de Hita inca eh tmpleo de modissos y reftanes (patra, falls), que babien de tenet gran cabida en obras culminintes de questa Meratua» (a Histone de le Lents Espoo, 3° el Madrid, Essie, 1955, p. 170, 256 (10) ASPETTE CULTURALE DEL «REFRIN® Sullorigine del atefténs ¢ sopratutto sulla sua primitiva personality ci soc- corzono le parole che uno dei miglioei conpsctori della metrca spagzoa, il com- piamto Pedro Henrique: Ureis, hs scrtto: «...podrian romarse en eonsideracién los proverbies y refranes como motes de poesias; de por sf muchos de ellos de- bieron de formar parte de le primitiva possfa amétsica, Muchos de los vejos ada- sos espaioles (ast tos de la coleccién publiceds a principios de! siglo XVI, que se siribuyé al Margués de Santillana) son disticas en metro perfecto 0 imperecto, ‘con rima coasonante 0 asoaante..» (in Le versificactén irregular en la poesia (serttore moka incline ad accogliere suggerimenti e isptazion! dal mondo arabo, come si pud rilevare nella sua produzione dal Conde Lucanor al Libro de los Estados: e questo dato ha la sua importanza quando si vogliacol- legate il formersi e Taffetmarsi tanto copioso del etefrin» spagnolo con il mondo orientle), mette in evidenca il fascino che su di esto esercit® il ruc- ‘oato nel suo aspetto puramente ameno, molto in uso nella predicazione dei domenicani» che Vnfanee aveva scelto quasi come stoi macstri (vedi Tres rnotas sobre don Juan Manuel in Romance Philology, TV, 1950-51, p. 366 ‘© segg.). In questa preilezione per Ia rappresentazione talvolta scherzosa ¢ dver- ny 27 ” Grovat YaRIA SERTENE tence della realth umana, racehiusa nei racconti ¢ nelle Toro frequent frati pare: riologiche, Maria Rosa Lida scopre appunto ala ragione che mosse don Juan ‘Manuel ad accogliere nei propri scritti uns delle espressioni della saggezza ppopolate, ossia il ‘teirin’s. Poco oltre Vinsigne studiosa precisa ancora che don Juan Manuel pot? aver ispicszione e tematice dalle colezioni aabi gid tradotte jn castgliano duraate it regno di Alfonso il saggio. A queste collezion’ di racconti rich di proverbi noi abbiamo alluso dianzi Di qui sopratezto pud essere nato Taso che gli fu familiage di chiudere i racconti con un «refsins. Citiamo fra eli alte’: «Mis preguntaria un foco quel podrian responder cien cuerdoss; «Quien bien sitve bien desirve e quien bien desrve bien sirvers «Cuenta vieja baraje auevars «Aquel es guardado que Dios quiere guardars; «Honra et viio non en una morada vivens e molti altri che con il nome antio di eretrares fenno parte dellopera di Don Juan Manuel. Allo stss0 modo, come abbiemo git osservato, i erefcaness sembrano concen trare nel loro umorismo, nella Joro vena satirica, nella loro a volte smalirita ‘canzonatura e spesso anche nel loro esasperato realismo lo spiito di opere pro- fondamente espressive delfanima spagnola, quali EI Libro de Buen Amor, El Cabatiero Cifar, El Cerbacho, la Celestina e molte utre appartenenti al Medio Bro o al Rinascimento. Possiumo concludere che il erefrins mentre da un lato evincola> opera al ‘passat, come tradicione flvente ed acrcchica di quella che Américo Castro defi- nisce Ja econciencia expafiole», dllltro Vinserisce nel filone cretive del genio creativo spagnol. Per questo il Quijote, capolavoro per antonomasia della pente castigliana, nelabbondanza dei erefranes» testimonia Ia presenza del popolano della emesetaa, cos) cartterisico nei suoj einnumersbes reftanes con que Toa tizaban la conversacién> (a questo modo si esprimeva il napoletano Massimo ‘Triano vel Manual o clave de espaol para uso de italianos composto nel 1569. Ricavo questa citazione dall™ntroduceién al Siglo de Oro, di L. Pfendl, vers spagnola, Barcelona, Araluce, 1942, p. 282). ‘Tuttavia gli interessi molteplici del ezefrén> sono ben lungi dal risolversi nelle nostre modeste © scucite considerazioni, con le quali, per dire Je veri si vuole soltanto richiamare su di une creazione cost tipiea della paremiologia spagnola una pill aperta ¢ penetrante attenzione. Se ci limitasimo a siguardaze i «tefzin» come un semplice, se pur essen ile documento dello sprito festivo © didatico degli spagnoli, noi priveremmo questa espressione paremiologica di uno dei suoi valori che la inseriscone con picai diritti nel panorama filologico-eterario. Per noi il erefrins, come del resto lo & per alti studiosi quale Julio Casares che con tanta perspicuiti me ha 258 er | | | | | valorizate Tinteresse linguistic, offre in una realthinscindibile pienevza arti- stica © vitlith linguistca e sclistica, Dopo oltre cinquantaani di studi dal Saussure, al Bally, al Vosle, al Croce, allo Spitzer, all Hatefld, al Menéndez Pde, all Amado Alonso e ad altri in- numerevoll critic si & giunti allapertura di suovi evituppi nellinterpretazione ella lingua, come documento della spiviualita del parlante, del suo ambient, della tradzione che vive in lui, per cui ogni elemento espresso racchiude poss- bilita rivelatrici preziose per if letore che voghia rivivere in s8 pienamente opera leueraria. Una posizione affine sotto aleuni aspetti a quella che abbiamo or ora segas- lato ci sembra scatuisca da alcune espressioni contenute nel Didlogo de fx Len- ‘gua di Juan de Valdés, quando allude ai crefraneso. Infatti 'umanista spagnalo afferma che elas razoness dei erefraneso «puede ser que... sean tales que Valgan. ‘tanto quanto pudiera valee el autoridad de los Kbeos>,.. xporgue en aquellos refranes se vee roucho bien Ia purded de Ia lengua eastllana» ¢ «la propiedads (a. city pp. 12-13). E Yuna e Fateaessi porteggono pienamente perch? enacides en el vil (ibid, p. 13). Pureze di lingua, ossia Vesclusione di ogni voce non genuinamente casti- ‘liana, © propriec, che a sua volta sta a indicare P'uso di perftta espresivih i lessico e oi struttura, dovevano rappresentare per il Valdés quelle esigenze basi della vitalita finguistica che egli vedeva pienamente realizate nei arefra- ness. La -radiione dalle parlata castigtiana della meth del sec. XV si rifletteva regi stesi erefraness, senza contaminazioni od oscurita. IL che per il nostro ‘umanista, appassionate, come i nostei Bembo, Castiglione, Firenzuola, Machia- velli ed alr, al problema cosi sostanzimente eumanos dell lingua, equivaleva 4 dive che palpitava net ereaneso pit) che in altre forme palate del popelo spagnolo tuto un mondo cultural, fatto di atteggiamenti spirtuali, di tendenze, i elaborwzoni inceriori, in una parola di tutta ela vivencias degli spagnol I crefrém, quasi creatura primigenia delle lingua di Castiglia, mesitava un posto doaore allora ¢ lo merita par oggi, per molte ragioni, non ultima per if valore di testimonianza che esso pub assolvere nella ricostruzione della storia ello spagnolo e per la presenza che ancora persiste nel exefrin» di voci © com strutti sccmparsi dalluso cortente, [NE pub tacersi che Juan de Valdés neltintento di mantenersi ligio ad uno dei capissli della critica del tempo suo, che segna, in certo senso, Ie transi zione dal medio evo al rinascimento, fa ricorso ad una specie di principio di auto rich, Nel saso nostro & T'uso, ¢ proviene direttamente dal popolo ¢ non di sl- ‘cur autare eclassicos, espresso sopratuto nef ercfranes> (erazones que... puede us] 259 ser que... valgan tanto quanto pudiera valer el autoridad de los libros...» in Ditloge de la Lengua, e8. city p. 12). NelPedducre quali modelli i suai ere- feunes» e nel commentari, Valdés confessa che ha spensado que... haria un sedalado servicio a la lengua castellana» (op. city p. 13). ‘Naturalmente, per comprendere in quale modo si giunse a un tale ricono- ssimento del azefrins, converrebbe rifletere alPazione decisiva che il Quatero- cent castighiano esercit nelVevoluzione della mentalith ¢ dei gusti della gente ccastigliana, Per Américo Castro, che giustamente guarda alla storia come all'n- contro di tut gli elementi che formano I'uoma, il secolo XV segna per la Spagna Fepoca, in qualche misura, dellespressione personae, congiunta ad «una coscienza impetiale del... popolo» (A. Castro, ep. cit, p. 551). «La Spagnes, chlarisoe ancora il nostro storice, sesprimeva ia modo imperiale il massimo della sua possbilta, del suo modo di vita.» (id, ibid). ‘Si avverd allors nella coscienza dello spagnolo il coincidere di una tradi= ione potenziata dalle fortunate vicende politiche (Conquista di Granada, seo- pera delf Americ, elezione imperiale di Carlo V, ec.) con Vorientamento uma- nistco, in cui Twomo e la sua estrinsecazione di pensiero, di ate, di costumi, ‘crano diventati il centro della speculazione: Pero nella sua genuinitt. Peres sembrercbbe che specie in Spagna contasse pitt 'uomo umile non deviato dalla salfinatezza delVerudizione © del contatto delllte societi, Rilevs aseai oppor- tunamente F, Séachez Escribano (in Elaboracidn de la «Philsophia Vulgar» de ‘fur de Mallare, in Rev. Filo, Espafele, XXII, 1935) core Mal Lara sentise, nel comporre Ia sus recolta rapionata di erefreness, una vera esatazione della sonoscenza del'uomio © del mondo nel quale viveva ee andi, prevenendo i folkloristi modemia, si mescolasse con i popolo (ibid) Sappiamo che queste alfermazioni potranto trovare un correttive nello stadia di Aubrey F. G, Bell in El Renacimiento espaol (Zaragoza, Ed. Ebro, 1944), sopratutto nel capitolo II, Literatura y Pueblo, ma vorzenimo che per trovate 1a via giusta si cercasse di temperare Patteggiamento del ertico inglexe nei giudzt sul popolo con quanto risalta da una artentaletura dei testi leterari < dalla conascenza del posto che il popolo eccupd nel mondo spagnolo. Indub- biamente si ebbero def period di maggiore e di minore influsse popolie, per® alla fin fine, come riconosce fo sesso Bell, equedu de relieve el caréctor popular del Renacimiento espaiols (op. cit, p. 88) Si considerine le parole di R. Menéadex Pidal e si avr rsolto la questo nie: difat il sommo flologo spagnolo dei nostri giori cosi decide: «...Valdés profesa la llaneza en ef hablar y toma como norma la Fengua del wulgo, rechaaa aigunes vocablos de sus refrenes, porque sabe bien distinguie entre lo vulgar 200 ua] Ta | | | | | | ASPEDTE CULTURALI DEL eREFRAN® ¥ lo plebeyo> (in Bt tonguaje det siglo XVI, in La lengue de Cristébal Colin, ‘Madrid, Espase-Calpe, 142, p. 85). Il popolo castigliano ebbe dungue in un ‘momento di molta importanza per la storia della lingua spagnola, sottomess= nel secoli XV ¢ XVI alla nuova influenza del latino classico, un compito decisive Setive Lapest: cA pesar de la poderosa corriente de refinamiento, no fué oli- dado el lengusje popular, De una purte Io reclamaba asi la cecienteintervencién del pueblo en fa vida nacional; de otra parte fos hombres cultos de} Renaci- mento enpezaron a interesarse por los productos mis espontineos y naturalesy (in Hist. de ta Lengua Espaela, ed. cit. passen). ‘Non s dimentict infine, se si vuol compreadeze lo spitito quasi religioso con cui il weftins veniva detto e accolto, la bella espressone usata per indi carlo, ossit cevangelio chicos. Una specie, insomma, di Biblia pauperun. che invoce di sssere scolpita nei capitelt € lungo i muri delle antiche cattedeali ro- ‘maniche ¢ gotiche fluiva abbondantee illuminatrice dalle Inbbra del popolo di Castiglia. Era questo il frutto di quella siverenza per la tradizione e di quel- amore alls sepienza codificata che and® perpetuandosi anche attraverso il rina scimento. ‘Tuntavia, come esserva Grace Frank (a lei dobbiamo i concettiespresi ort) nel rinascimento si fece anche sentire un certo edispreazo per il proverbia in quanto prova di incapacith di pensare per proptio conto e quindi pure di for= ‘mulare immagini proprie e prova di ana non velata ostlith verso il popolo Proverbs in Medieval Literature, in Modem Language Notes, 1943). Cette, aggiungiano, non si sarebbero potute applicare nella seconda meta del Cinque cento ital ad una raccolta di proverbi quelle glosse che um ignoto corrmen- tatore del Reframero ai Segovia (in Una coleccién de refranss del siglo XV, Seniloquivn, editades por F. Novarro Santin, Rev. Archieos, Bibliotecas y Mu se0s, X, 1904, pp. 434-447) applicava ai szefranes» raccolti, Citiamo come esempio: «A Dios rogando ¢ con el mazo dando», cui seguano queste parole: Nemo debet temptare deom si habeat quomodo rationabili iudicio facat quod possit. Quod non posit deo comictaty. NE datsa pate sarebbe stato focile tovare foosi di Spagna un umanista ‘che, indirizando la propria opera ea los savios de las varias nacionesy, lide sisse come quelli ai quali era stata trasmessa Le evina sabidusia heredada de aquel retrto de Dios en el hombres (nel Predmbulo alla Philosophia Vulecr di Juan de Nal Lara, Siviglis, 1568) ‘Tutto questo significa per noi che if erefrin» & veramente una manifestezione veramentetipica ed escusiva del popolo spagnolo, Peteid uno studio approfon- 115) 268 dito non solo ci scoprirebbe la vera ¢ alta filosofia shecha», come afferma Mal ‘Lara, cen el comin lengusje pata todoss, ma la forma espressiva rccs dinfinite sorte di innumerevoli costruti,che rendono lo spagnola del ste. XV una delle imanifestazioni pill vive ¢ atistiche della famiglia rorsanza, Universita di Torino, Febbraio, 1959. tad 6) UN “COLOQUIO” DE 1626 CON ARAGONESISMOS La pobresa de textos literaios con dialectalsmos aragoneses en Tos sglot XVI yy XVIE es un grande, que un conocedor tan profundo como Manuel Alvar Jo ha podide estudiar mis que tes pocmitas de dofin Ana Abarca de Boles". Por esta zazin me patece interesinte afadir a est avara lista cierto Didlogo recogido por el diligente fray Gaspar Vicens en el tomo segundo de sus Cosas Govier y notbles sucedidas en nuestros tiempos, manusctto que conserva a SBibliotece Universitaria de Barcslona, signature 1009, y que esté esperando tana mano atanta eapaz de expigee las muchas curiosidades que encieera, [Al fol 38 y a8, fay Gaspar Vicens copia una Relacién de algunas cosas ‘que mediaros on la jornada que el Rey de Espatia Phelipe TIT hizo a Aragén y ‘Catala en el aio 1626, pata jurar las leyes y tener las Corts, Parece ser que tos ravultades obtenides no Henaron de satisfaccién, precisamente, ni a los mi- otros de si Majestad ni a los aragoneses, a juzgst por to que dice fray Gaspar al fol 43 v. de la Relaciém y por los poems que circularon, Apostilla asi el curiow fraile: «Bt sucesso destas Cortes de Barbastro no fue qual se Guian imaginado los Ministros y Consejeros de su Magestad, porque vuo muy ‘grande repugnancia y contradiién en los bragoe y en particular en el de los Montadeses o Infanzones y en et de las Vniuersidades, que en ninguna manera venian bien en conceder a sit Magestad el betallin o wnién que pedi, come sti dicho en la Proposiciéa, Y assi no faltaron alli grandes inguietades y pesadambres. Algonas dellasescruieron los poetas, como mis desocupados, y se pueden ver en lo que st Badin sobre et eOctavioe de doa Ana ABarex de Role, Zaragoza, 1S a 263

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