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Storia della Sicilia

La storia della Sicilia è indissolubilmente legata ai popoli che l’hanno abitata. L’isola fu meta, sin dalla
preistoria, di popoli attratti dalla sua ampiezza e centralità nonché dalla sua indicibile bellezza.
L’avvicendarsi di molteplici civiltà ha reso la Sicilia ricca di segni che il tempo ha conservato fino ai
nostri giorni.
A Siracusa, Agrigento, Selinunte, Segesta, Imera è evidente la presenza della civiltà greca. Chi vuole
studiare i segni della grecità e apprezzarne estasiato la bellezza, deve necessariamente andare in
Sicilia; l’acropoli di Atene, per quanto sia grandiosa e preziosa, fornisce una conoscenza parziale se
ad essa non si aggiunge la Sicilia.
Alla dominazione greca, dopo la parentesi romana, segue la dominazione araba. La presenza di
questo popolo è evidente soprattutto a Palermo; la città, infatti, dichiarata sede dell’emiro, divenne
centro culturale ed economico del Mediterraneo. Gli arabi contribuirono, con le loro decorazioni, ad
abbellire i luoghi della città.
La presenza araba in Sicilia non fu vista di buon occhio dal Vaticano, preoccupato per la diffusione
della religione musulmana nell’isola. Questo è il motivo per il quale sarebbe stato proprio il Papato a
favorire l’invasione normanna.
La civiltà normanna ha lasciato testimonianza con le maestose cattedrali di Cefalù, Palermo e
Monreale; i normanni, inoltre, migliorarono l’isola e lasciarono quanto di buono era stato introdotto
dagli arabi.
Il passaggio alla dominazione sveva fu totalmente indolore. Gli svevi non invasero mai la Sicilia, fu
solo per legittima successione che l’isola passò sotto la dominazione di Federico II di Svevia. Questo
sovrano contribuì a fare del paese che era stato dominato da greci, arabi e normanni, una regione
italiana, stabilendovi la prima sede della poesia volgare, altrimenti detta Scuola Siciliana. Questa
scuola ebbe un’influenza decisiva nella poesia del poeta Dante Alighieri; l’influenza fu tanta e tale che
il siciliano divenne il padre della lingua italiana, mentre la madre rimaneva l’idioma toscano.
Quanto ai monumenti eretti durante il periodo federiciano, si tratta per lo più di castelli e torri edificate
secondo uno stile perfettamente geometrico. Di tutti i castelli fatti costruire da Federico II in Sicilia uno
dei più rappresentativi è il castello Maniace di Siracusa. Si tratta di una fortificazione a pianta
quadrata con quattro torri cilindriche ai lati.
Dopo la morte di Federico II, la Sicilia passò sotto la dominazione angioina prima e sotto quella
spagnola poi.
Agli spagnoli, insediatisi in Sicilia all’inizio del’300, si deve lo stile barocco di chiese e dimore signorili.
Si tratta di uno stile molto diffuso sia nella provincia palermitana che nelle regioni sudorientali
dell’isola.
Dopo un lungo periodo di dominazione Borbonica, la Sicilia divenne regione d’Italia.
Se Goethe visitando la Sicilia nel 1787 affermava che “l’Italia senza la Sicilia non suscita nello spirito
immagine alcuna: in questo paese si trova la chiave d’ogni cosa”, è perché la Sicilia è una regione
italiana profondamente diversa da tutte le altre. L’italianità dell’isola non nasce dal contatto con l’Italia,
infatti, la Sicilia non è stata mai latina, ovvero presenta lacune artistiche che coincidono
inevitabilmente con le sue lacune storiche; essa è povera di romanità, quella romanità che, invece,
abbonda nelle altre regioni d’Italia. La Sicilia, quindi, non è frammento d’Italia ma n’è integrazione e
aumento da tutti i punti di vista: storico, artistico, culturale, umano.
Questa è la più grande ricchezza dell’isola: ogni popolo ha lasciato un segno che oggi convive
accanto al segno di un altro popolo, ottenendo così una sintesi armoniosa e perfetta.
La Sicilia è uno degli scenari più suggestivi se si vuole ammirare l’incontro e il contatto tra diverse
civiltà; chi vede nella diversità una grandiosità culturale e nella linea che separa i popoli una linea
unificatrice, e non un confine insormontabile, saprà riconoscere quella singolarità siciliana che è
“chiave d’ogni cosa”.

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