Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
HASSE E VIVALDI
Le scritture dei teatri veneziani fra il 1729 e il 1740 si dividono tra musicisti
della città lagunare o comunque settentrionali, con una preferenza per il
veneziano Galuppi e per il piacentino Giacomelli, e tra napoletani per origine o
formazione, con notevole preminenza dello Hasse, presente in Laguna per
lunghi soggiorni: il suo nome si associa ai titoli metastasiani Artaserse (1730),
Demetrio (1732), Alessandro nell’Indie (1736), Viriate (1739), quest’ultimo aggiu-
stato da Domenico Lalli, mentre sono probabilmente di Giovanni Boldini gli
accomodi dell’Artaserse e del Demetrio.1 Come è noto, Demetrio e Alessandro
furono riprodotti nel 1737 sulle scene ferraresi da Vivaldi, con un numero
eterogeneo di modifiche forse in base alla diversa corrispondenza dei registri
vocali fra i cast: quattro su sei disuguali in Demetrio, contro quattro ruoli
principali convergenti in Alessandro, oltre al non trascurabile vantaggio, in
questo caso, di poter affidare ad Anna Giraud diverse arie della protagonista
interpretate nel 1736 dal celebre contralto Vittoria Tesi Tramontini.2 Gli snodi
drammatici primari che coinvolgono le eroine Cleonice e Cleofide,
rispettivamente Faustina Bordoni Hasse nel 1732, la Tesi Tramontini nel 1736 e
la Giraud nei due allestimenti del 1737, offrono l’opportunità di un confronto
– 487 – – 1 di 21 –
FRANCESCA MENCHELLI-BUTTINI
I.
Nel libretto del Demetrio l’addio degli amanti costituisce il nucleo del
secondo atto (II.12), cui preludono la decisione di Cleonice di rivedere Alceste
(II.6) e un piccolo blocco di scene correlate (II.7-10), necessarie per dar tempo ad
Alceste di giungere e per accrescere le attese; così i momenti seguenti (II.13-15)
dipendono ancora dalle decisioni di Cleonice relativamente alla separazione. La
partitura di Hasse accelera un poco sopprimendo le scene secondarie II.8-9,
cambia Manca sollecita con Non ho più core (Cleonice, II.13), ma conserva Nacqui
agli affanni in seno (Cleonice, II.7), Non fidi al mar che freme (Olinto, II.10), Non so
frenare il pianto (Alceste, II.12).4 A Ferrara Vivaldi accoglie i tagli e muta tutte le
arie di Cleonice e di Alceste, che ora cantano nell’ordine Ho il cor già lacero, La
man ti bacio e parto, Il povero mio core. Il problema del legame delle arie sostitutive
col resto della scena è affrontato tramite la riproduzione di materiali linguistici,
talvolta al limite della ridondanza, come certifica per esempio l’allusione di La
man ti bacio e parto alle battute «Su quella mano, / che più mia non sarà, permetti
3
Per i concetti di discontinuità, polimetria e poliritmia cfr. TRASYBULOS GEORGIADES, Musik und
Sprache. Das Werden des abendländischen Musik dargestellt an der Vertonung der Messe,
Berlino–Göttingen–Heidelberg, Springer, 1974, trad. it. Musica e linguaggio. Il divenire della musica
occidentale nella prospettiva della composizione della Messa, a cura di Oddo Pietro Bertini, Napoli, Guida,
1989, pp. 119-127; TRASYBULOS GEORGIADES, Kleine Schriften, Tutzing, Schneider, 1977, pp. 9-33;
FRIEDRICH LIPPMANN, Der Italienische Vers und der musikalische Rhythmus, «Analecta musicologica», 12,
14 e 15, Colonia, Volk, 1973-1975, trad. it. Versificazione italiana e ritmo musicale, a cura di Lorenzo
Bianconi, Napoli, Liguori, 1986, pp. 293-306; REINHARD STROHM, Musical Analysis as Part of Musical
History, in Tendenze e metodi nella ricerca musicologica, Atti del Convegno Internazionale (Latina, 27-
29 settembre 1990), a cura di Raffaele Pozzi, Firenze, Olschki, 1995, pp. 61-81: 72-81.
4
IL / DEMETRIO / DRAMMA PER MUSICA / Da rappresentarsi nel famosissimo / TEATRO
GRIMANI / di S. Gio: Grisostomo / Nel Carnovale dell’Anno / MDCCXXXII. / Dedicato a Sua
Eccellenza / CARLO SACUILLE / Conte di Middlesex [...]/ IN VENEZIA, MDCCXXXII. / Presso
Marino Rossetti in Merceria / all’insegna della Pace. / Con Licenza de’ Superiori, e Privilegio. (da ora
Demetrio 1732), pp. 44-53.
– 488 – – 2 di 21 –
HASSE E VIVALDI
almeno / che imprima il labbro mio / l’ultimo bacio, e poi ti lascio», oppure
l’analogia fra «Ho il cor già lacero / da mille affanni; / gl’astri congiurano / tutti
a’ miei danni» e l’ultimo stereotipato verso in recitativo, «Il mondo tutto a
danno mio congiura».5 Peraltro, Ho il cor già lacero ricopia Che mai risponderti del
Demofoonte (1733), specie se si considera la versione eseguita dalla Giraud nella
Griselda (Venezia, 1735), con l’aggiunta di un diverso incipit e d’un riferimento
alle righe precedenti «Tutte a’ miei danni / congiurano le stelle»,6 forse nel
tentativo di affievolire la risonanza del modello, di sottrarsi allo speciale grado
di memorabilità della posizione iniziale.7 Ma è pur vero che nello specifico
l’apertura dell’aria di Metastasio con l’interrogativa indiretta condizionata dal
destinatario risulta poco citabile e restia ad adattarsi ad una nuova situazione
poetico-drammatica. Gli accomodi rispetto alla Griselda risalgono in parte alla
Ginevra, principessa di Scozia (Firenze, 1736), da cui discende anche La man ti bacio
e parto, aggiustata opportunamente dall’aria del Re Al sen ti stringo e parto (III.8).8
5
IL / DEMETRIO / DRAMMA PER MUSICA / Da rappresentarsi nel Teatro Bonacossi / A
SANTO STEFANO / Nel Carnevale dell’Anno 1737. / DEDICATO / All’Emo, e Rmo Principe / IL SIG.
CARDINALE / AGAPITO MOSCA / Legato di Ferrara. / In FERRARA. MDCCXXXVII. / Per
Giuseppe Barbieri. Con lic. de’ Sup. (da ora Demetrio 1737), pp. 50-51, 44. La riproduzione dei testi si
attiene a un criterio discretamente conservativo: tuttavia, l’impiego degli accenti e della
punteggiatura è stato adattato al sistema della convenzione moderna e non viene mantenuta la
maiuscola incipitaria di verso.
6
GRISELDA / DRAMA PER MUSICA / DA RAPPRESENTARSI / NEL TEATRO / GRIMANI
/ DI S. SAMUEL / Nella Fiera dell’Ascenssione / l’Anno 1735. / DEDICATO / A SUA
ECCELLENZA / IL SIG. D. FEDERIGO / VALIGNANJ / Marchese di Cepagatti. / IN VENEZIA
MDCCXXXV. / Appresso Marino Rossetti. / CON LICENZA DE’ SUPERIORI. (da ora Griselda 1735),
p. 21. I debiti con Che mai risponderti del Demofoonte di Metastasio sono riconosciuti già da REINHARD
STROHM, Zu Vivaldis Opernschaffen, in Venezia e il melodramma del Settecento, a cura di Maria Teresa
Muraro, vol. I, Firenze, Olschki, 1978, pp. 237-248: 246.
7
La tendenza a riprodurre il testo originale di un’aria, parodiato o alla lettera, dalla metà del
da capo oppure solo nella parte centrale è stata osservata da JOHN WALTER HILL, A computer-based
concordance of Vivaldi’s aria texts, in Nuovi studi vivaldiani, a cura di Antonio Fanna e Giovanni Morelli
(«Quaderni vivaldiani», 4), Olschki, Firenze, 1988, vol. II, pp. 511-534, ma i versi iniziali di un’aria in
genere sono maggiormente connessi col recitativo precedente e col contenuto di partenza. Per i
concetti di «memorabilità» e «citabilità» cfr. GIAN BIAGIO CONTE, Memoria dei poeti e arte allusiva (a
proposito di un verso di Catullo e di uno di Virgilio), «Strumenti critici», 16, 1971, pp. 325-333: 329-330.
8
GINEVRA / PRINCIPESSA / DI SCOZIA / DRAMMA PER MUSICA / Da rappresentarsi in
Firenze nel Teatro / di Via della Pergola / Nel Carnevale dell’Anno 1736. / SOTTO LA PROTEZIONE
/ DELL’ALTEZZA REALE DEL SERENISS. / GIO. GASTONE I. / GRAN DUCA DI TOSCANA. /
IN LUCCA. / CON LICENZA DE’ SUPERIORI. / MDCCXXXV. (da ora Ginevra 1736), pp. 50-51. Le
citazioni che seguono sono tratte da Demetrio 1737, p. 44; Ginevra 1736, p. 50; Griselda 1735, p. 21, e
da PIETRO METASTASIO, Drammi per musica, a cura di Anna Laura Bellina, II (Il Regno di Carlo VI,
1730-1740), Venezia, Marsilio, 2003, pp. 365-366.
– 489 – – 3 di 21 –
FRANCESCA MENCHELLI-BUTTINI
La Dorilla in tempe (Venezia, 1726) offre Il povero mio core, riproposta in una
versione musicale rielaborata, essendo il testo in origine assegnato non alla
Giraud,9 sicché la scelta si chiarisce tenendo conto non tanto dell’interprete
quanto forse delle reminiscenze di Non ho più core di Hasse rispetto a quel
modello, fatta salva la novità del metro e la maggiore immediatezza della prima
persona del verso iniziale: così corrispondono «core / dolore» in rima, l’inter-
rogativo indiretto o diretto «chi», l’anafora «non».10
9
Provvede un confronto fra le due versioni di Il povero mio core, conservate rispettivamente
nella partitura della Dorilla (1726) e in quella del Catone in Utica (1737), FERRUCCIO TAMMARO, I pasticci
di Vivaldi: «Dorilla in Tempe», «Nuovi studi vivaldiani», cit., I, pp. 147-184: 168-170.
10
Le citazioni che seguono sono tratte da DORILLA / IN TEMPE / MELODRAMMA
EROICOPASTORALE / Da Rappresentarsi nel Teatro / di Sant’Angelo / NELL’AUTUNNO 1726. /
DEDICATO / All’Illustrissimo Signore il Sig. / CO: ANTONIO / SAN BONIFACIO. / IN VENEZIA,
MDCCXXVI. / Appresso Marino Rossetti in Merceria / All’Insegna della Pace. / Con Licenza de’
Superiori, e Privilegio. p. 41; Demetrio 1737, p. 52; Demetrio 1732, p. 53.
– 490 – – 4 di 21 –
HASSE E VIVALDI
Fenicio Barsene
Dunque è vero, o regina, Regina, è dunque vero
che avesti un cor sì fiero che trionfar sapesti
contro te, contro Alceste? su i propri affetti anche al tuo ben vicina?
11
Riguardo al manierismo del ritmo lombardo si rimanda alle riflessioni esposte in REINHARD
STROHM, introduzione ad ANTONIO VIVALDI, Giustino, trad. it. a cura di Francesco Degrada, Milano,
Ricordi, 1991, p. 10.
12
La citazione che segue è tratta da PIETRO METASTASIO, Drammi per musica II, cit., pp. 63-64.
– 491 – – 5 di 21 –
FRANCESCA MENCHELLI-BUTTINI
pratica dei reimpieghi che è a questa data sintomatica di una maturazione della
scrittura: donde la «bipartita, che si forma dalle rovine di un antico ippodromo,
già ricoperte in gran parte d’edera, di spine e d’altre piante selvagge. Megacle,
trattenuto da Aminta per una parte, e dopo Aristea, trattenuta da Argene per
l’altra: ma quelli non veggono queste» (ne è pallida imitazione II.8 del Re
pastore).13
La prima sestina di Manca sollecita può alludere indirettamente all’esperienza
dolorosa del distacco da Alceste in II.12, laddove nella seconda sestina il deittico
«voi» chiama in causa i destinatari presenti, e i versi «perché turbarmi, / perché
volete» fanno eco al vicino endecasillabo «perché affliggermi più? Che mai
volete?». La coppia di rime tronche «morir» / «martir» rovescia comunque
quella «martire» / «morire» che suggella il monologo iniziale di Cleonice, a
vantaggio della coerenza della scena e del suo valore modellizzante. Il cenno
esplicito agli interlocutori svanisce in entrambe le arie sostitutive, Non ho più core
(Hasse) e Il povero mio core (Vivaldi); tuttavia, basta considerare come l’irruzione
di Fenicio e di Barsene dia nel recitativo forma visibile al dilemma di Cleonice,
cioè al suo oscillare fra l’inclinazione agli affetti e quella alla gloria, per intuire
quanto ne possa guadagnare la recitazione al punto in cui le nuove arie
introducono la coppia di ostacoli «dovere / amore» e «amore / trono» (si noti
peraltro la tangibile esteriorizzazione di «trono» rispetto a «dovere»,
reminiscenza forse dell’antitesi di «regno / amore» nell’aria di I.3, «Fra tanti
pensieri / di regno ed amore»).
13
PIETRO METASTASIO, Drammi per musica II, cit., p. 274. Le citazioni che seguono sono tratte da
pp. 63-65 dello stesso volume; da Demetrio 1732, p. 53, e da Demetrio 1737, p. 52.
– 492 – – 6 di 21 –
HASSE E VIVALDI
Johann Adolf Hasse, Demetrio (1732), Non ho più core, I-Vnm, Cod. It. IV.482, c. 112v,
bb. 29-30
14
Quando non segnalati in edizione moderna, gli esempi musicali consistono di trascrizioni da
manoscritti, nelle quali si è provveduto a modernizzare l’uso delle chiavi e delle alterazioni. Ho il cor
già lacero è analizzata in REINHARD STROHM, Die italienische Oper im 18. Jahrhundert, Wilhelmshaven,
1979, trad. it. L’opera italiana nel Settecento, a cura di Lorenzo Bianconi e Leonardo Cavari, Venezia,
Marsilio, 1991, pp. 235-238; JOHN WALTER HILL, Vivaldi’s Griselda, «Journal of the American
Musicological Society», 31, 1978, pp. 53-82: 56-59; ERIC CROSS, The Late Operas of Antonio Vivaldi (1727-
1738) «Studies in British Musicology», 4, Ann Arbor, UMI Research Press, 1980, vol. I, pp. 178-181.
– 493 – – 7 di 21 –
FRANCESCA MENCHELLI-BUTTINI
Antonio Vivaldi, Griselda (1735), Ho il cor già lacero, bb. 25-27 e 54-55, da Eric Cross, The
Late Operas of Antonio Vivaldi, cit., vol. II, pp. 222-231
15
Cfr. GIORGIO PASQUALI, Stravaganze quarte e supreme, Venezia, Neri Pozza, 1951, pp. 11-20.
16
Sulla differenziazione degli inizi delle due sezioni A e A1 cfr. ERIC CROSS, The Late Operas of
Antonio Vivaldi, cit., pp. 130-132. La terminologia fa riferimento al saggio ormai classico di JURIJ
LOTMAN, Valore modellizante dei concetti di «fine» e «inizio», in JURIJ LOTMAN e BORIS USPENSKIJ, Tipologia
della cultura, trad. it. a cura di Remo Faccani e Marzio Marzaduri, Milano, Bompiani, 1975, pp. 135-141.
– 494 – – 8 di 21 –
HASSE E VIVALDI
Antonio Vivaldi, Griselda (1735), Ho il cor già lacero, cit., bb. 10-12, da Eric Cross, The Late
Operas of Antonio Vivaldi, cit., vol. II, pp. 222-231
Demofoonte (1735), [Domenico Sarri] Che mai risponderti, I-MC, 3-D-17, c. 144v, bb. 1-5
– 495 – – 9 di 21 –