Lo Stato regolatore
Nel corso degli anni 30 del novecento si diffonde l’opinione che vede nel
mercato abbandonato a se stesso il principale responsabile della crisi.a tal
proposito quindi l’economista inglese John Keynes, tra i primi a diagnosticare
il male e a prescrivere una cura radicale afferma che la chiave per uscire dalla
crisi e affidare allo stato la missione di risollevare l’economia attraverso un
sostegno del potere d’acquisto dei consumatori.
In tal senso quindi, malgrado la verità di involucro e di ispirazione politica,
dagli Stati Uniti ai regimi totalitari e alle democrazie, ovunque si cerca una
ricetta personalizzata per realizzare uno Stato regolatore per rispondere alla
crisi. Lo Stato cioè deve assumere tra i suoi compiti il governo dell’economia
con la realizzazione della piena occupazione, la redistribuzione della
ricchezza e dei redditi e la sicurezza sociale dei cittadini. Uno Stato cioè che
supera il capitalismo liberale e il comunismo dirigendosi verso una terza via.
Ogni paese adatta in maniera diversa il ruolo di Stato regolatore, nei regimi
fascisti per esempio prevale il dirigismo, la lotta alla disoccupazione per
guadagnare consenso e per riarmare il paese, l’inclusione delle masse
attraverso l’organizzazione del tempo libero e il disciplinamento.
La pianificazione fascista
Oltre alla sperimentazione appena accennata della programmazione svedese,
del pianismo e del new Deal, vi è un altro tipo di sperimentazione che
dimostra come l’estensione dello Stato sociale possa conciliarsi con
l’abolizione della democrazia.vi sono autentici democratici che dopo la vittoria
di Mussolini accettano consapevolmente la fine del pluralismo liberale e
sostengono le riforme sociali Del regime.si è insomma disposti a convivere col
fascismo in cambio di una legislazione del lavoro che rappresenta ora la
principale urgenza per il paese.
Una prima spinta accomuna i fascismi ai sistemi politici democratici e consiste
nel mettere in campo misure di intervento dello Stato nella società e
nell’economia per curare gli effetti della crisi sugli individui e sulle imprese e
allo stesso tempo evitare che possa ripetersi una nuova crisi. Nel 1931 e nel
1933 nascono rispettivamente l’Istituto mobiliare italiano (IMI) E l’Istituto per la
ricostruzione industriale (IRI), tramite i quali il potere pubblico acquisisce una
consistente fetta dell’economia nazionale. L’ IRI, acquisisce il controllo del
42% del capitale investito nelle società per azioni, spaziando per le varie
industrie italiane, diffondendo così nel 1936 un piano per lo sviluppo
autarchico del paese all’insegna del “preferito il prodotto italiano“.
contemporaneamente il duce approfondisce la politica e di opere pubbliche
attraverso le prime opere di bonifica E la statalizzazione dell’elettrificazione
delle ferrovie e la viabilità, riducendo così la disoccupazione.
Per quanto riguarda la politica sociale il fascismo estende i benefici delle
assicurazioni preesistenti alle famiglie dei lavoratori E adotta una gamma di
provvedimenti per spingere le donne verso la sfera domestica e liberare così
posti di lavoro per gli uomini, considerati per principio naturale i capi del
nucleo familiare. Nel 1938 viene varata una legge che limita l’assunzione di
personale femminile nel settore pubblico e quello privato.
In Germania le opere pubbliche e la pianificazione dell’economia sono avviate
dall’origine del nazismo.nei primi due anni il 40% del Pil finanzia Lavori
Pubblici e verso la fine del 1934 viene varato il Neuer Plan Per con coordinare
e centralizzare i rifornimenti alla produzione di beni di consumo. Vengono
rilanciati i piani quadriennali con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’estero
di materie prime chiave.
Nel campo agricolo la pianificazione serve a rispondere all’esigenza di
rafforzare ed equilibrare le entrate dei coltivatori. Parallelamente Hitler usa la
politica sociale e fiscale per aiutare i ceti in difficoltà e la famiglia. Riduce la
quota per ottenere l’indennità di disoccupazione per i lavoratori E compensa le
minori entrate facendo pagare più tasse ai redditi alti.
In Italia l’impianto occupazionale dell’assicurazioni sociali è preservato e
esteso a nuovi settori professionali, come per l’assicurazione contro gli
infortuni o l’assicurazione obbligatoria per la vecchiaia.tre anni dopo Hitler
introduce l’assicurazione obbligatoria contro le malattie, esentando il
pagamento di contributi orfani e vedove.
Conclusioni
Ma Tura la persuasione che per sconfiggere la ricomparsa di totalitarismi, che
si economica e guerra sia indispensabile intervenire sulle loro condizioni di
possibilità.occorre quindi controllare le pulsioni distruttive del mercato,
impegnandosi ad abolire la miseria la dipendenza, integrare le masse per la
piena cittadinanza e operare internazionalmente per mantenere la pace.
I diritti sociali sono talmente importanti nel processo di rifondazione della
democrazia e della cittadinanza che sono richiamati nella costruzione alcuni
paesi.l’Italia è il paese dove il concetto di sicurezza sociale con l’annesso
riconoscimento del dovere dello Stato di garantire il benessere dei cittadini e
loro diritti sociali trova la sua più profonda incorporazione della carta
costituzionale.per i costituenti uscire dal fascismo dopo vent’anni di dittatura
viene a coincidere innanzitutto con la riconquista dell’autonomia del lavoro
che diventa il simbolo della fondazione della Repubblica come sancito
dall’articolo uno, per almeno tre ragioni:
1. La prima è la repressione fascista del movimento operaio e sindacale
2. La seconda è il contributo essenziale dato da quest’area sociale e
politica, cioè il movimento operaio e sindacale, alla liberazione
3. La terza consiste nella volontà dei costituenti di sostituire il cittadino
indifferenziato con l’essere reale, vista della concretezza dei bisogni,
che ricercano nuovi strumenti di soddisfazione.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale l’Italia vive una
divaricazione tra la costituzione formale e quella materiale la ragione dipende
dal fatto che la titolarità di un diritto in base ad una legge seppur
costituzionale, per tradursi in esercizio effettivo deve sottostare continuamente
a relazioni di potere sociali e politiche.