Sei sulla pagina 1di 7

Andrea Rapini - I “ cinque giganti” e la genesi del Welfare State in Europa

tra le due guerre

Lo Stato regolatore
Nel corso degli anni 30 del novecento si diffonde l’opinione che vede nel
mercato abbandonato a se stesso il principale responsabile della crisi.a tal
proposito quindi l’economista inglese John Keynes, tra i primi a diagnosticare
il male e a prescrivere una cura radicale afferma che la chiave per uscire dalla
crisi e affidare allo stato la missione di risollevare l’economia attraverso un
sostegno del potere d’acquisto dei consumatori.
In tal senso quindi, malgrado la verità di involucro e di ispirazione politica,
dagli Stati Uniti ai regimi totalitari e alle democrazie, ovunque si cerca una
ricetta personalizzata per realizzare uno Stato regolatore per rispondere alla
crisi. Lo Stato cioè deve assumere tra i suoi compiti il governo dell’economia
con la realizzazione della piena occupazione, la redistribuzione della
ricchezza e dei redditi e la sicurezza sociale dei cittadini. Uno Stato cioè che
supera il capitalismo liberale e il comunismo dirigendosi verso una terza via.
Ogni paese adatta in maniera diversa il ruolo di Stato regolatore, nei regimi
fascisti per esempio prevale il dirigismo, la lotta alla disoccupazione per
guadagnare consenso e per riarmare il paese, l’inclusione delle masse
attraverso l’organizzazione del tempo libero e il disciplinamento.

Programmazione democratica e planismo


La Svezia è l’osservatorio più nitido dove misurare quale importanza abbia
nelle scelte politiche degli attori collettivi organizzati nel governare un paese
per farlo uscire da una crisi mondiale.
Dal punto di vista delle politiche previdenziali la Svezia fino al 1929 si colloca
tra gli orientamenti conservatori, vicini alla laissez-faire, E occasionali
sperimentazioni. l’anno di svolta è il 1932 quando il Il tasso di disoccupazione
raggiunge il 23% e il partito socialdemocratico ottiene il 42% dei consensi,
stabilendosi al governo fino agli anni 70 con il consenso del partito dei
contadini.
Tale patto riconosce la profondità e la legittimità del conflitto sociale, dotando il
governo degli strumenti politici per tradurre questo conflitto in un volano di
progresso della cittadinanza. Vediamo quindi un’alleanza tra le forze del
lavoro, il ceto medio e la borghesia capitalistica.
Dal lato sindacale, il Labour, rinuncia a contestare l’ordine capitalistico vista la
fragilità del momento, dall’altro lato la borghesia urbana e imprenditoriale
concede aumenti salariali a proporre degli operai e rincari dei prezzi agricoli
per favorire le campagne; ma soprattutto, il braccio sindacale, consente una
severa politica fiscale che permette il finanziamento interventi pubblici per
l’occupazione e una redistribuzione della ricchezza a favore dei più
svantaggiati. Il partito e democratico libera poi alle legislazione laica a
sostegno delle madri.
Insomma, il movimento operaio svedese ha il merito di porre le radici di un
vero e proprio stato sociale.
La politica di programmazione Che abbiamo appena visto in Svezia conosce
meno fortuna in area francofona, dove assume la denominazione di planismo.
In Belgio il socialista Hendrick de man ha una grande influenza specialmente
dopo la pubblicazione del suo “piano del lavoro”, piano che punti di
sovrapposizione con l’esperienza contemporanea del new deal e della
socialdemocrazia svedese, E che verrà adottato ufficialmente nel 1933 dal
partito socialista per la lotta alla disoccupazione.
In Francia, la confederazione generale del lavoro approva il “piano del lavoro”
belga con lo scopo di aumentare il potere d’acquisto di salariati e ridurre la
disoccupazione.
Il successo del pianismo si arresta in Francia nel 1936 quando a vincere le
elezioni e il fronte popolare, cioè i socialisti, comunisti e radicali.il programma
del fronte popolare è quello di nazionalizzare la banca di Francia e le industrie
belliche per reintegrare il potere d’acquisto dei cittadini.

La pianificazione fascista
Oltre alla sperimentazione appena accennata della programmazione svedese,
del pianismo e del new Deal, vi è un altro tipo di sperimentazione che
dimostra come l’estensione dello Stato sociale possa conciliarsi con
l’abolizione della democrazia.vi sono autentici democratici che dopo la vittoria
di Mussolini accettano consapevolmente la fine del pluralismo liberale e
sostengono le riforme sociali Del regime.si è insomma disposti a convivere col
fascismo in cambio di una legislazione del lavoro che rappresenta ora la
principale urgenza per il paese.
Una prima spinta accomuna i fascismi ai sistemi politici democratici e consiste
nel mettere in campo misure di intervento dello Stato nella società e
nell’economia per curare gli effetti della crisi sugli individui e sulle imprese e
allo stesso tempo evitare che possa ripetersi una nuova crisi. Nel 1931 e nel
1933 nascono rispettivamente l’Istituto mobiliare italiano (IMI) E l’Istituto per la
ricostruzione industriale (IRI), tramite i quali il potere pubblico acquisisce una
consistente fetta dell’economia nazionale. L’ IRI, acquisisce il controllo del
42% del capitale investito nelle società per azioni, spaziando per le varie
industrie italiane, diffondendo così nel 1936 un piano per lo sviluppo
autarchico del paese all’insegna del “preferito il prodotto italiano“.
contemporaneamente il duce approfondisce la politica e di opere pubbliche
attraverso le prime opere di bonifica E la statalizzazione dell’elettrificazione
delle ferrovie e la viabilità, riducendo così la disoccupazione.
Per quanto riguarda la politica sociale il fascismo estende i benefici delle
assicurazioni preesistenti alle famiglie dei lavoratori E adotta una gamma di
provvedimenti per spingere le donne verso la sfera domestica e liberare così
posti di lavoro per gli uomini, considerati per principio naturale i capi del
nucleo familiare. Nel 1938 viene varata una legge che limita l’assunzione di
personale femminile nel settore pubblico e quello privato.
In Germania le opere pubbliche e la pianificazione dell’economia sono avviate
dall’origine del nazismo.nei primi due anni il 40% del Pil finanzia Lavori
Pubblici e verso la fine del 1934 viene varato il Neuer Plan Per con coordinare
e centralizzare i rifornimenti alla produzione di beni di consumo. Vengono
rilanciati i piani quadriennali con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dall’estero
di materie prime chiave.
Nel campo agricolo la pianificazione serve a rispondere all’esigenza di
rafforzare ed equilibrare le entrate dei coltivatori. Parallelamente Hitler usa la
politica sociale e fiscale per aiutare i ceti in difficoltà e la famiglia. Riduce la
quota per ottenere l’indennità di disoccupazione per i lavoratori E compensa le
minori entrate facendo pagare più tasse ai redditi alti.
In Italia l’impianto occupazionale dell’assicurazioni sociali è preservato e
esteso a nuovi settori professionali, come per l’assicurazione contro gli
infortuni o l’assicurazione obbligatoria per la vecchiaia.tre anni dopo Hitler
introduce l’assicurazione obbligatoria contro le malattie, esentando il
pagamento di contributi orfani e vedove.

Popolazione, consenso, potenza


Mussolini nel 1927 fissa il famoso concerto che è il numero e potenza nel
discorso dell’ascensione affermando che l’Italia per poter contare qualcosa
deve affacciarsi ad una popolazione Non inferiore ai 60 milioni di abitanti.
L’utilizzo del sostantivo popolazione non è a caso in quanto la parola definisce
un puro corpo biologico di cui si tratta di controllare e di regolare natalità e
mortalità, salute e malattia.su questo proposito quindi siamo Mussolini che
Hitler promuovono la natalità e si preoccupano di proteggere la vita della
propria popolazione mediante una legislazione volta a incoraggiare le nascite
e la salute della famiglia tradizionale: nascono i premi di nuzialità, l’invenzione
della giornata della madre e del bambino, i prestiti per i giovani coniugi ecc.
Non tutta la popolazione è però degna di prodursi.l’eugenetica della cura
presenta infatti il suo terrificante rovescio: una eugenetica della morte che
tende a isolare una fetta della popolazione definita infetta apportando così una
pratica di igiene sociale. Hitler quindi procede a sterilizzare i portatori di
malattie ereditarie ed annientare le vite che non meritano di essere vissute
con l’eutanasia. Arrivando poi allo scoppio della seconda guerra mondiale
portando a compimento la strategia eugenetica che vede il genocidio di un
intero popolo: quello ebreo.
Negli anni 30 sia Mussolini che Hitler allontano gli antifascisti dal paese
tramite la violenza. Al tempo stesso però sanno che nessun sistema politico si
regge esclusivamente sulla repressione per questo mettono in atto la
conquista del consenso attraverso un controllo sociale morbido che
permettono alla popolazione, benché privata dei diritti di cittadinanza politici e
civili, di essere ugualmente integrato dallo Stato potendo sfruttare le sue
strutture e i suoi benefici.
Fin dall’inizio degli anni 20 il fascismo italiano è convinto, e non si sbaglia, che
accanto alla propaganda e la formazione scolastica l’erogazione di servizi per
il tempo libero sia una potente macchina per costruire il consenso. Nascono
quindi l’opera nazionale balilla rivolta ai giovani e l’opera nazionale dopolavoro
per i lavoratori. nasce poi l’Istituto nazionale fascista di previdenza sociale e
l’Istituto nazionale fascista per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
finanziato dai contributi delle diverse categorie occupazioni .
È evidente Che per ottenere i benefici dello Stato, esso in cambio richiede il
consenso, il tutto per una profilazione del controllo sociale. Per avere i sussidi
infatti bisogna presentarsi personalmente e disoccupati devono firmare ogni
giorno presso l’ufficio di collocamento. I comitati si muovono entro campi di
discrezionalità che permette un’autorità fasciste di comprendere chi includere
e chi escludere: in poche parole fuori i corpi un docili.
Hitler, che nutre per Mussolini una vera e propria ammirazione attratti
imbarazzante, ripropone gli stessi organismi di massa per il disciplinamento e
la costruzione del consenso.
Alla luce di quanto è accaduto nella seconda guerra mondiale comprendiamo
che il consenso tanto ricercato non è solo frutto della volontà di conservare il
potere ma è finalizzato alla guerra.

Difendere la vita nel cerchio della morte. Un bilancio


Fin dalle origini, sia il fascismo che il nazismo affermano orgogliosamente il
proprio patrimonio culturale e politico la visione della guerra come strumento
di igiene del mondo e di legittima affermazione della loro volontà di potenza.
Il legame tra guerra e politica sociale È estremamente evidente nel nazismo, e
nella pianificazione totalitaria infatti Hitler punta al riassorbimento della
disoccupazione attraverso il riarmo in previsione dello scatenarsi di un nuovo
tremendo conflitto. Lo si vede poi anche dal piano quadriennale dove è
esplicitato l’obiettivo di porre l’economia tedesca indipendente in modo da
reggere il più possibile nell’eventualità di una guerra E dell’isolamento.
Hitler è cosciente che la guerra totale moderna richiede il coinvolgimento
dell’intera popolazione di cui va preservata la salute e l’integrità per questo
mette in atto una politica sociale che è poi il mezzo per realizzare la guerra.
Tra il 1933 e il 39 il terzo Reich investe 45 miliardi di marchi per conseguire la
piena occupazione e il riarmo questa cifra viene pagata dalla Germania
indebitandosi.
Le famiglie dei soldati tedeschi poi aumentano le loro entrate durante il
conflitto Del 72,8%.
La domanda è quindi come è possibile il raggiungimento di una tale soglia di
benefici pubblici? La risposta è un debito stratosferico chi viene pagato
attraverso l’espropriazione delle ricchezze degli ebrei e la rapina delle
popolazioni a conquistare. Hitler insomma ipoteca il futuro, imponendo che i
costi dello stato sociale in cui ha investito siano coperti grazie alla guerra. Ad
un certo punto la guerra diventa quindi l’unico mezzo per sostenere la politica
sociale.
Prima e durante la guerra il movimento antifascista internazionale si domanda
quindi come è possibile abbattere militarmente Hitler e Mussolini ma
soprattutto quali strumenti politici mettere in atto per evitare che una simile
catastrofe possa riproporsi. All’elaborazione di questa domanda vi è la
risposta in Gran Bretagna del signor William Beveridge.

Un liberalismo con programma radicale


Beveridge si convince che i fascismi si sono affermati proprio sul terreno
dell’integrazione delle masse. per sconfiggerli e immunizzare le società del
virus fascista non basta vincere la guerra e condannare ideologicamente la
brutalità dei dittatori ma bisogna dimostrare concretamente la forza inclusiva
di una democrazia rinnovata.
Su questo si basa l’idea di una riforma radicale del sistema di previdenza
inglese che vede l’intervento articolato dello Stato nel campo sociale ed
economico per promuovere la libertà e l’uguaglianza.
Beveridge Si mette A servizio del governo in guerra E il ministro del lavoro
Ernest Bevin lo chiamo e gli attribuisce il ruolo di presidente della
commissione per il riordino della previdenza sociale. Nel 1942 beveridge
presenta il report conclusivo al parlamento e nel mese successivo è dato alle
stampe raggiungendo un enorme successo.
Il report fissa i principi guida: il superamento degli interessi di categoria,
L’interazione tra gli interventi dello Stato e quelli privati e la centralità del
concetto di sicurezza sociale. Per sicurezza sociale indica l’impegno da parte
delle autorità pubbliche per garantire a tutti un reddito minimo di
sopravvivenza e per combattere cinque grandi giganti cattivi, che minacciano
la dignità dei cittadini, cioè la miseria, la malattia, di ignoranza, il degrado
provocato da abitazioni malsane e l’ozio connesso alla disoccupazione e alla
dipendenza.
Sotto il profilo tecnico il centro della riforma Alessio le assicurazioni
obbligatorie, corrispondono ad una base di trattamenti uguali a tutta la
popolazione attraverso un contributo precedentemente versato. Il modello di
Stato sociale rimane quello secondo cui individui e istituzioni stabiliscono una
sorta di contratto che serve a responsabilizzare i cittadini anche se vengono
introdotte alcune novità: l’assicurazione è unica e serve a coprire tutti i rischi, i
benefici statali sono uguali per tutti.dove l’assicurazione non arriva subentra
l’assistenza nazionale per fornire aiuto a coloro che non sono in grado di
pagare i contributi. Prendendo poi esempio della Nuova Zelanda dove nel
1938 viene istituito il servizio sanitario nazionale, si decide di finanziare
attraverso la fiscalità generale servizi di stanza sanitaria gratuiti.
1944 esce la seconda parte del report Dove beve ridge afferma che le
imprese private possono essere incapaci di assorbire interamente
l’occupazione e in tal caso lo Stato deve intervenire a riempire la manodopera
eccedente, finanziando opere tramite la spesa pubblica e arrivando a
spendere persino più di quanto entri nei bilanci delle tasse; vediamo in questa
seconda parte del report un forte taglio Keynesiano.
Le proposte di Beveridge hanno un impatto straordinario in Europa già
durante la guerra. La prima parte del piano è diffusa capillarmente sia dentro i
confini nazionali che fuori, divenendo un’importante arma propagandistica
contro i fascismi, atta a dimostrare l’impegno delle forze democratiche per un
avvenire di benessere e un nuovo mondo. In pochissimo tempo le autorità
britanniche tra il 42 e 45 stampano e distribuiscono La prima parte del
rapporto Beveridge traducendolo in italiano, francese e tedesco.
Il piano beveridge si diffonde ulteriormente in Europa nel dopoguerra quando
il nuovo governo laburista di Clement Attle attua quasi integralmente il piano.

Conclusioni
Ma Tura la persuasione che per sconfiggere la ricomparsa di totalitarismi, che
si economica e guerra sia indispensabile intervenire sulle loro condizioni di
possibilità.occorre quindi controllare le pulsioni distruttive del mercato,
impegnandosi ad abolire la miseria la dipendenza, integrare le masse per la
piena cittadinanza e operare internazionalmente per mantenere la pace.
I diritti sociali sono talmente importanti nel processo di rifondazione della
democrazia e della cittadinanza che sono richiamati nella costruzione alcuni
paesi.l’Italia è il paese dove il concetto di sicurezza sociale con l’annesso
riconoscimento del dovere dello Stato di garantire il benessere dei cittadini e
loro diritti sociali trova la sua più profonda incorporazione della carta
costituzionale.per i costituenti uscire dal fascismo dopo vent’anni di dittatura
viene a coincidere innanzitutto con la riconquista dell’autonomia del lavoro
che diventa il simbolo della fondazione della Repubblica come sancito
dall’articolo uno, per almeno tre ragioni:
1. La prima è la repressione fascista del movimento operaio e sindacale
2. La seconda è il contributo essenziale dato da quest’area sociale e
politica, cioè il movimento operaio e sindacale, alla liberazione
3. La terza consiste nella volontà dei costituenti di sostituire il cittadino
indifferenziato con l’essere reale, vista della concretezza dei bisogni,
che ricercano nuovi strumenti di soddisfazione.
Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale l’Italia vive una
divaricazione tra la costituzione formale e quella materiale la ragione dipende
dal fatto che la titolarità di un diritto in base ad una legge seppur
costituzionale, per tradursi in esercizio effettivo deve sottostare continuamente
a relazioni di potere sociali e politiche.

Potrebbero piacerti anche