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Descrizione:
Documento manifesto del "teatro di parola" di Pasolini, spesso considerato in scena "difficile", "poco teatrale". Contrario, in opposizione al teatro del Gesto e dell' Urlo, ma anche al "teatro della chiacchera", Pasolini immagina in realtà un teatro con Attori diversi, nuovi, gente che sa capire davvero e poi saper dire un testo, con un Pubblico diverso, che a quei testi si rivolge per profondo interesse, non per bisogno di essere intrattenuto. Con qualche adattamento del testo originale.
Documento manifesto del "teatro di parola" di Pasolini, spesso considerato in scena "difficile", "poco teatrale". Contrario, in opposizione al teatro del Gesto e dell' Urlo, ma anche al "teatro della chiacchera", Pasolini immagina in realtà un teatro con Attori diversi, nuovi, gente che sa capire davvero e poi saper dire un testo, con un Pubblico diverso, che a quei testi si rivolge per profondo interesse, non per bisogno di essere intrattenuto. Con qualche adattamento del testo originale.
Documento manifesto del "teatro di parola" di Pasolini, spesso considerato in scena "difficile", "poco teatrale". Contrario, in opposizione al teatro del Gesto e dell' Urlo, ma anche al "teatro della chiacchera", Pasolini immagina in realtà un teatro con Attori diversi, nuovi, gente che sa capire davvero e poi saper dire un testo, con un Pubblico diverso, che a quei testi si rivolge per profondo interesse, non per bisogno di essere intrattenuto. Con qualche adattamento del testo originale.
Chi vi parla è l’ombra di Sofocle. / Sono qui arbitrariamente
destinato a inaugurare un linguaggio troppo difficile e troppo facile: / troppo difficile per spettatori di una società in un pessimo momento della storia, / persino troppo facile per i pochi lettori di poesia. //Ci dovrete fare l’orecchio”.
Da “MANIFESTO PER UN NUOVO TEATRO DI PAROLA” di Pierpaolo Pasolini
IL TEATRO “DI PAROLA” si chiama così
per opporsi a un altro teatro, a tutti gli altri Teatri. Per difendersi e per contrattaccare! Contro i teatri dell’Urlo e del Gesto, della Chiacchiera e del Racconto popolare, che hanno una sola cosa in comune tra loro: l’odio per la Parola. In nome del Corpo e dell’Anima, delle Tecniche e delle Discipline, dei Metodi e dei Laboratori, si è fatto di tutto per farlo venire fuori quest’odio verso la Parola. In odio – o in totale ignoranza – della Parola nella sua splendente chiarezza, nella sua potente espressione, nella sua decisiva azione di pensiero. SERVE UN ALTRO MODO DI ASCOLTARE LE PAROLE. PER GLI SPETTATORI. PER FARCI L’ORECCHIO. E PER NOI? PER RIFARCI LE ORECCHIE. Al TEATRO DI PAROLA si viene per ascoltare, piuttosto che per vedere: solo così, con questa limitazione, si potranno davvero udire le parole, si potranno davvero intendere le frasi, si potrà davvero capire quello che c’è da capire. Sarà necessario allora che l’Attore cambi natura. Dovrà smettere di farsi fisicamente il portatore di una idea sacrale del Teatro e della Parola. Non dovrà più sentirsi il lavoratore assunto per mandare a memoria una serie di parole che vogliono esprimere un “messaggio”. Non dovrà più sentirsi il portatore di una idea di teatro che lo relega a duttile strumento delle “teorie” del regista o peggio ancora dei “desideri” degli spettatori. L’attore del TEATRO DI PAROLA sarà semplicemente una persona di cultura. La sua abilità si concentrerà nella capacità di comprendere veramente il Testo che porta in scena. Di cui sarà Veicolo Vivente. Il suo lavoro più importante e “politico” sarà quello di far comprendere integralmente le parole del testo. Più si renderà trasparente nel pensiero, più sarà un bravo attore. Fino al punto che il pubblico, sentendolo dire il testo, capirà che l’attore ha capito, capirà che anche lui - da spettatore - può capire quello che lui ha capito.
Saper parlare - guida pratica per sviluppare l'arte della parola attraverso la gestualità, il linguaggio e l'ascolto per conquistare il dominio di sé e degli altri