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I.

Atlantide
Sul caos in tumulto delle forze naturali
Dall’antichità si accese nell’uomo la Parola:
La terra rianimarono i nomi degli astri,
Dalla creatura l’erba si separò, dalla terra i fiumi.

Come cuneo nel mondo, ovunque erigendo passaggi,


Sotto il fischio della fionda, sotto lo stridore delle prime seghe,
Il cacciatore, il sacerdote, il contadino, chiunque
Scopriva in ogni secolo pezzi di un segreto.

Per la prima volta, la fiaccola delle sacre parole


Accesero i Lemuri, lugubri giganti;
Fino al cielo la innalzarono gli Atlantidi.

Per i secoli futuri essa cominciò a brillare,


E da allora sempre più ardente, più ampio
Splendeva per gli uomini il Pensiero, luce nell’etere.

II. Caldea
Splendeva per gli uomini il Pensiero, luce nell’etere;
I suoi raggi fluivano sull’oceano -
Da Atlantide nell’animo di vari paesi;
Così il raggio dello zenit si riflette nel nadir!

La luce accettarono la Cina e l’Indostan!


Le terre degli Egei e il paese dei Nair,
Essa scintillò presso Ajmer e a Tiro,
Dove erano venerati Jahveh, Zeus e Kukulkan.

E luminosa la fiaccola divampò a Babilonia;


Leggendo nella volta celeste le profezie delle stelle,
Simboli ne fece il Semita indagatore.
La settimana dei giorni e lo Zodiaco come idee,
Saranno il segno, che già in Caldea
Alla ricerca di segreti l’anima viveva.

III. Egitto
Alla ricerca di segreti l’anima viveva,
E degli antichi Atlantidi custodì i segreti,
Lì dove, perforata la sabbia immensa,
Abbevera il deserto il Nilo abbondante.

La pazienza, il lavoro, tenace, straordinario,


Eressero una fila di tombe di pietra,
A ché per sempre saldo in esse il richiamo della verità:
Le loro forme, facce, rapporti non sono casuali!

L’Egitto una meta benefica raggiunse,


Tuttora sorvegliano le lastre della piramide
Il vivo insegnamento della defunta Atlantide.

Il dio Thoth tracciò di colossali libri le parole,


Affinché nei numeri tre, dodici e quattro
La forza della ragione sgorgasse nel mondo.

IV. Ellade
La forza della ragione sgorgava nel mondo -
Potente era l’Egitto, come un rigido anello,
Ma ai popoli fu dato comprendere la vita
Anche nella gioia, con l’utensile, la tavolozza, la lira.

Nei secoli si insinuò l’Ellade, come vino, -


Nell’affresco di un palazzo, in un idolo di marmo,
In un verso vivace, in uno zaffiro levigato,
Mostrando ciò che fu, è e sarà.

Ma, nel costruire templi, innalzare colonne,


Poteva forse dimenticare il richiamo segreto
Che la terra di Osiride le aveva ripetuto?

Andava l’Elleno verso il sapere lungo la strada dei misteri, -


Ma lo spirito del popolo dava splendore anche alla fede,
Bellissimo, luminoso, incoronato, con ali d’oro.

V. Ellenismo
Bellissimo, luminoso, incoronato, con ali d’oro,
Fioriva il genio della Grecia. Ma in uno
Doveva saldarsi: i principi dei Caldei
E del pensiero ellenico il sacro fervore.

Alessandro si levò! Ma al Fato non bastava


La falange dei crogioli creati ovunque;
Ed ecco, a ché Roma tutto il mondo unisse,
Il rame di legioni minacciose iniziò a gemere.

In quei giorni, mentre l’Asia rapida afferrava


Il dono dell’Occidente, e ciascun paese, come un prisma,
Diffondeva, rifrangendosi, tinte di ellenismo,

Alla conquista dell’universo intero, l’esercito


Conduceva il Romano; ai tempi del primo triumviro
Si levò, come uno zar, nella solenne toga purpurea.
VI. Impero romano
Si levò, come uno zar, nella solenne toga purpurea,
Celandovi sotto tutta la vastità del mondo
Dalle rupi del Sahara ai monti della Scozia,
Dalle porte di Melqart alle nevi della Siberia.

Di secoli e stirpi domando la disputa,


Fondendo voci in un immenso coro,
Offrendo a tutti un posto al banchetto universale
Sulla terra Roma stese la sua ala.

Ogni verità che veniva alla luce, -


Al rombo delle vittorie, sotto la tutela delle leggi romane
Si rifondeva imperiosamente in nuova lega.

Eseguiva l’Impero questo lavoro,


Nonostante un vortice a volte la grandezza non risparmiasse,
Nonostante a volte il Destino i lumi spegnesse.

VII. Migrazione dei popoli


Nonostante a volte il Destino i lumi spegnesse,
Roma fino alla fine eseguì il compito del signore,
Ed era concluso allorché, al suono di lamenti e grida,
La schiera dei barbari abbatté l’Impero.

I popoli si riversarono, sanguinari, selvaggi;


Le tenebre si stesero, strazianti, malinconiche;
Sembrava che il raggio delle scienze per sempre si fosse sopito;
E invano innalzò il suo trono Carlo Magno.

Ma nel buio delle distruzioni un riflesso dorato


Tentava di farsi strada, ovunque risplendeva di un sogno,
Al rumore delle spade, al minaccioso scalpitio delle valchirie.
Fra le pietre, resti dei palazzi dei Cesari,
Sotto la timida luce di lampade monacali
Lo spirito della conoscenza viveva, racchiuso in un misterioso elisir.

VIII. Medioevo
Lo spirito della conoscenza viveva, racchiuso in un misterioso elisir,
Abbeverando in modo salubre le torbide tenebre dei secoli.
Anche se la vita era continua lotta di nemici,
Anche se la spada risuonava in battaglia e nel torneo, -

Cercava l’alchimista la pietra filosofale,


L’intelletto si affinava nelle dispute sul vampiro,
Di conoscere il demiurgo si sforzava il teologo, -
E il pensiero oscillava i pesi del mondo.

Il monaco, il giudice, il cavaliere, il menestrello, -


Confusamente scorgevano una meta divina,
Sebbene non da un’unica strada vi si dirigessero.

Nei giorni degli orrori, del fuoco, degli omicidi, dell’angoscia,


Quella meta splendeva come una stella: essa
In tutti i secoli viveva, nascosta.

IX. Rinascimento
In tutti i secoli viveva, nascosta,
Anche la brama di radiose, piacevoli allegrie.
Giunsero i tempi: le corde cominciarono di nuovo a suonare,
E dalla tela nuovamente si imporporarono i colori.
Dalla decrepita Bisanzio nella vita, la primavera
Entrò, rievocando il corpo, l’amore;
Nelle loro creazioni Da Vinci e Raffaello
Lo splendore del vivere esaurirono fino alla fine.

Alcuni navigarono con Colombo verso le lontane Americhe,


Altri con Cortés recarono sulla riva straniera
La croce, acciocché con essa la spada vittoriosamente giungesse.

Tutti si sforzavano di rivelare, inventare,


Scoprire, creare… Regnava in quegli anni
La speranza di svelare tutti i segreti della natura.

X. Riforma
La speranza di svelare tutti i segreti della natura
Condusse il mondo verso un mistero superiore, e un dio
Si alzò sulla tempesta delle quotidiane angosce,
Sul sonno dei popoli, sul balocco della moda.

Al tuono di Lutero si mossero le marce


Di Gustavo, di Tilly; di nuovo il crepuscolo, severo,
Avvolse la terra, e il corno militare
Alla guerra per la fede chiamava di generazione in generazione.

Cromwell passò, echeggiò la Notte


Di San Bartolomeo; gli uomini fra le torture morivano;
Divenne un cavalletto la croce, un rogo le pagine delle Bibbie.

Ma la Verità, di coraggiose ricerche figlia,


Viva rimase nei vortici delle intemperie;
Verso un’eccelsa meta avanzavano i popoli.
XI. Rivoluzione
Verso un’eccelsa meta avanzavano i popoli.
Il secolo della filosofia sbocciò e appassì;
Acuì l’intelletto, le profondità dei mali aprì
E per gli uomini divampò come faro di libertà.

Caddero con un rombo le volte secolari,


Nell’abuso fu gettata l’antica prepotenza,
Il flusso delle idee straripò, come le acque
Che in marzo inondano prati e valli.

Risuonavano le onde dell’impetuoso flusso,


Propagando ampiamente la dottrina della fratellanza,
Chiamando le stirpi sotto la bandiera della libertà.

Di combattere la verità invano si sforzava


Il Potente Nord: sotto un lampo purpureo,
Strepitando, la guerra abbracciò l’Europa.

XII. Napoleone
Strepitando, la guerra abbracciò l’Europa,
Proclamando: «Pace ai tuguri e morte ai troni!».
Anche se poi da Napoleone questo oltraggio,
Nel fumo delle vittorie, fu represso.

Per sempre rimase aperta la profondità;


Su di essa ancora risuonava con profetico suono
Ciò di cui gli eruditi bisbigliavano appena,
Allusioni di libri nei tempi passati.

Wagram e Desdra, Austerlitz e Jena,


Di due inizi siete il misterioso avvicendamento;
Alla folla avete schiuso una strada libera.

D’impeto il popolo iniziò a respirare il vento dei segreti…


Tuttavia di respirarli a pieno non permetteva
Ancora lo scalpitio degli eserciti, i rombi dell’artiglieria.

XIII. Diciannovesimo secolo


Eppure lo scalpitio degli eserciti, i rombi dell’artiglieria
Tacquero; della guerra il minaccioso suono cessò;
E di colpo alla conoscenza si aprirono le porte,
All’improvviso l’uomo la natura imprigionò.

Caddero nella polvere i resti delle superstizioni,


La scienza in realtà trasformò il sogno:
Nel vapore, nel telegrafo, nel fonografo, nel telefono,
Conobbe la composizione delle stelle e la vita dei batteri.

L’antico mondo conduceva il filo verso segreti eterni;


Il mondo nuovo all’intelletto diede potere sulla natura;
Le lotte del secolo coronarono tutti di libertà.

Restò da riunire la conoscenza con il mistero.


Ci avviciniamo alla fine, e a una nuova era
Non si può spegnere l’ispirazione verso una sfera superiore.

XIV. La guerra mondiale del XX secolo


Non si può spegnere l’aspirazione verso una sfera superiore
E verso la tempesta che ora rumoreggia intorno!
Che di nuovo tutti gli uomini siano l’un l’altro il nemico peggiore,
Che nelle nuove anime tornino di nuovo in vita le belve.
Sulla terra, per mare, nell’atmosfera libera,
Ovunque: guerra, sangue, spari e fragore…
Il fato adesso con celeste giudizio giudica
La vergogna delle false repubbliche e degli imperi!

Attraverso questa tempesta la vita passerà,


Il popolo troverà con pienezza la libertà
E da solo scoprirà le vie verso il sogno dei secoli!

Passeranno fiaccamente anche questi orrori,


E il Pensiero prenderà il volo con lo slancio di ali possenti
Sul caos in tumulto delle forze naturali.

XV. Conclusione
Sul caos in tumulto delle forze naturali
Splendeva per gli uomini il Pensiero, luce nell’etere.
Alla ricerca di segreti l’anima viveva,
La forza della ragione sgorgava nel mondo.

Bellissimo, luminoso, incoronato, con ali d’oro,


Si levò, come uno zar, nella solenne toga purpurea.
Nonostante a volte il Destino spegnesse i lumi,
Lo spirito della conoscenza viveva, racchiuso in un misterioso elisir.

In tutti i secoli viveva, nascosta,


La speranza di svelare tutti i segreti della natura.
Verso un’eccelsa meta avanzavano i popoli.

Strepitando, la guerra abbracciò l’Europa…


Eppure lo scalpitio degli eserciti, i tuoni dell’artiglieria,
Non spegneranno l’aspirazione verso una sfera superiore.

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