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Il gioco
della pittura
Storie, intrecci, invenzioni
A pagina [1]: Giambattista Tiepolo, Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle, particolare, 1735-
1740, olio su tela, cm 42×54, Los Angeles, The J. Paul Getty Museum
© Georges Braque, Fondation à la mémoire de Oscar Kokoschka, Succession Picasso by SIAE 2015.
Si ringrazia il “Corriere della Sera” per la gentile concessione dei testi tratti dalla collana “I
Capolavori dell’Arte”
© 2015 RCS MediaGroup Spa, Milano
ISBN 978-88-58-68269-2
Prima edizione: ottobre 2015
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi
mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e
dell’editore.
Sommario
Introduzione
Antonello da Messina
Beato Angelico
Giovanni Bellini
Bosch
Botticelli
Bruegel
Canaletto
Caravaggio
Cézanne
Courbet
David
Degas
Delacroix
De La Tour
Duccio di Buoninsegna
Dürer
El Greco
Gauguin
Giorgione
Giotto
Goya
Ingres
Kandinskij
Klimt
Leonardo
Manet
Mantegna
Masaccio
Michelangelo
Modigliani
Monet
Perugino
Piero della Francesca
Poussin
Raffaello
Rembrandt
Renoir
Rubens
Schiele
Tiepolo
Tintoretto
Tiziano
Toulouse-Lautrec
Van Dyck
Van Eyck
Van Gogh
Velázquez
Vermeer
Veronese
Watteau
Konrad Seusenhofer, Elmo di Enrico VIII, 1511-1514, metallo, Leeds, Royal Armouries Museum
Jacob de Gheyn II, Tre maschere, 1565-1629, incisione, cm 28,2×21,1, Londra, Victoria and Albert Museum
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie, pannello centrale, particolare, Coppia di amanti in
una bolla trasparente, escrescenza naturale di un fiore acquatico, 1480-1490 ca, olio su tavola, cm
220×195, Madrid, Museo del Prado
1430 circa ~ 1479
Antonello
da Messina
Fra Nord e Sud
1400 circa ~ 1455
Beato Angelico
Il bello, il vero e il buono
L’abilità di fra Angelico non consiste solo nella sua morbida capacità
narrativa. È egli, soprattutto, capace di traghettare le iconografie che lo
precedono verso una forma che si farà da quel momento in poi stabile. Per
un certo verso lo si potrebbe considerare un artista “rétro” in quanto rimane
ancorato all’iconografia angelica che andava per la maggiore in epoca
bizantina, quella nella quale gli angeli hanno ali coloratissime, quelle che
già Giotto porta alla monocromia per segnare la sua distanza dal mondo
orientale. Ma è proprio nella sua forza di fede per la tradizione che si
ritrovano gli elementi stabili come quella colomba dell’Annunciazione, la
quale ha provenienze profondamente ancorate addirittura nella tradizione
romana precristiana quando serve a indicare la fecondità di Venere. E
rispetta egli la tradizione, con quell’iconografia stabile che raffigura sempre
l’angelo a sinistra e la Madonna a destra. Mentre appare evidente la sua
partecipazione entusiasta alla mutazione dell’architettura in corso.
Giovanni Bellini, Allegoria sacra, particolare,1490-1500 ca, olio su tavola, cm 73×119, Firenze,
Galleria degli Uffizi
1430 circa ~ 1516
Giovanni Bellini
Una bottega per il secolo nuovo
La bottega era potente e attiva anche fuori città, visto che nel 1460 il
padre e i due figli sono a Padova a dipingere la pala per la cappella del
Gattamelata nella basilica del Santo. Sei anni dopo i tre a Venezia decorano
la Scuola Grande di San Marco e Gentile viene elevato al rango nobiliare di
conte palatino dall’imperatore Federico III che aveva ritratto.
Successivamente, nel 1474, viene nominato ritrattista ufficiale dei dogi.
La loro è la ditta di maggior successo a Venezia. La pittura del capostipite
rimase sempre legata agli stilemi ormai attardati del gotico internazionale,
almeno in ciò che appariva pubblicamente nelle opere finite. Ben più
curioso invece era l’ambiente intimo della bottega, dove Jacopo raccoglieva
i suoi pensieri in quei due preziosi album di disegni oggi conservati fra il
Louvre e il British Museum. Qui si fanno sorprendenti le citazioni
“antiquariali” degli studi sull’architettura, immaginata come greco-romana
combinandola con fantasie tardomedioevali.
Giovanni Bellini e Tiziano, Il festino degli dei, 1514-1529, olio su tela, cm 170,2×188, Washington, National
Gallery of Art
Giovanni Bellini, Madonna col Bambino, 1460-1464, olio su tavola trasportato su tela, cm 52×42,5,
Venezia, Museo Correr
Giovanni Bellini, Madonna greca, 1465 ca, tempera su tavola, cm 84×62, Milano, Pinacoteca di
Brera
Giovanni Bellini, Pietà, 1472-1474, olio su tavola, cm 107×84, Città del Vaticano, Musei Vaticani,
Pinacoteca Vaticana
Giovanni Bellini, Pietà in un paesaggio, 1500-1505 ca, olio su tavola, cm 65×87, Venezia, Gallerie
dell’Accademia
Giovanni Bellini, Trasfigurazione, particolare del paesaggio, 1480 ca, olio su tavola, cm 116×154, Napoli,
Museo di Capodimonte
1453~1516
Bosch
L’immaginario delle Terre Basse
N el 1511 Erasmo pubblica l’Elogio della follia, testo che ha scritto in una
settimana a Bucklersbury, in Inghilterra, e che dedica all’amico
Tommaso Moro che lì risiede. La stesura fu veloce perché si narra che il
libro fu pensato mentre il sommo umanista viaggiava probabilmente a
cavallo da Basilea all’Inghilterra. Ed Erasmo ben riassume in quel testo sia la
critica all’inconsistenza intellettuale di un mondo romano dove gli umanisti
suoi colleghi parlano – ma non sanno più di che cosa parlano – sia il
territorio di un cosmo alternativo, con fantasie proprie, quella terra che è la
sua e che si svolge lungo l’area renana, da Rotterdam, appunto, fino a
Basilea. Sono gli anni nei quali giunge al parossismo la tensione che porterà
allo strappo della Riforma luterana. Sono anni di un’agitazione suprema,
quelli di un’Europa mercantile e politica che scopre il continente nuovo
delle Americhe e che sposterà di lì a poco i baricentri delle politiche
internazionali, quelli nei quali sorgerà il sogno asburgico di un’unità
trasversale nella quale i Paesi Bassi si fanno crogiolo culturale.
Il Medioevo si sta spegnendo in un fuoco d’artificio nel quale esplodono i
suoi ultimi fantasmi. Di questa ebollizione tellurica è testimone massimo
Jeroen Anthoniszoon van Aken, Geronimo figlio dell’Antonio da
Aquisgrana, detto anche ’s-Hertogenbosch, dal “Bosco del Duca”, e noto a
tutti come Hieronymus Bosch. Il nonno Thomas, d’origine germanica, era
già pittore nelle Terre Basse a Nijmegen nella Gheldria dove era approdato
dal cuore dell’impero, da Aquisgrana appunto, laddove Carlo Magno aveva
posto la capitale storica sette secoli prima. Sul caso Bosch bisognerebbe
avere il coraggio di dirla grossa: è egli l’equivalente nell’immaginario delle
Terre Basse di ciò che l’Alighieri fu due secoli prima nelle terre d’Italia.
L’uno come l’altro hanno la potente capacità poetica di riassumere
l’immaginario delle epoche che li precedono e di diventare modelli per
quelle successive. In questa curiosa operazione di condensazione che prima
di essere poetica è intellettualmente riassuntiva, Bosch trae gli elementi da
una mescolanza di tradizioni popolari e di citazioni colte ed entra nel
dibattito teologico e quotidiano che agita le menti dell’Europa nel periodo
delle grandi contraddizioni che porteranno alla Riforma. Diavoli e paradisi,
incubi e nanetti, esseri certificati dal mito e dalle credenze popolari,
funambolismi intellettuali: tutto si incrocia. L’immaginario passa dalle
narrazioni popolari e dalle visioni colte, dal timore e dall’ironia, in un mondo
visivo che le recenti scoperte tecnologiche esaltano con la diffusione della
stampa da un lato e la mutazione della tecnica pittorica dall’altro, quella che
ha da poco scoperto la magnifica utilità della pittura a olio inizialmente
usata per colorare le statue lignee delle chiese.
Hieronymus Bosch, Trittico del Giudizio Universale, pannello centrale, particolare, 1504, olio su tavola, cm
167,5×60, Vienna, Gemäldegalerie der Akademie der bildenden Künste
Statua di Eva, particolare, dalla cattedrale di Reims,
XIII secolo, marmo, Reims, Palais du Tau
Hugo van der Goes, Il peccato originale, anta sinistra di un dittico, 1475, olio su tavola, cm
32,3×21,9, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie, pannello centrale, 1480-1490 ca, olio su tavola, cm
220×195, Madrid, Museo del Prado
Maestro E.S., Lettera N dall’Alfabeto figurato, 1466-1467 ca, incisione su lastra di rame, cm 13,8×17,5,
Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Kupferstich-Kabinett
Maestro E.S., Lettera G dall’Alfabeto figurato, 1466-1467 ca, incisione su lastra di rame, cm 15,3×14
(tagliata), Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Kupferstich-Kabinett
1. Adriaen Collaert, Personificazione dell’America, fine del XVI secolo, incisione da Maarten de Vos, cm
20,7×25,9, Amsterdam, Rijksmuseum
2. Aristotele cavalcato da Fillide, acquamanile, tardo XIV secolo, bronzo, New York, The Metropolitan
Museum of Art
3. Pieter van der Heyden, La gola, dalla serie dei Sette peccati capitali, 1558, incisione da Pieter Bruegel
il Vecchio, cm 22,5×29,4, Amsterdam, Rijksmuseum
4. Hieronymus Bosch, Due creature fantastiche (simili a porcospini), fine del XV secolo,
penna e inchiostro marrone su carta, cm 16,3×11,7, Berlino, Staatliche Museen,
Kupferstichkabinett
5. Tre mostri sormontati da tre maschere, 1604-1616, incisione, cm 15,2×20,2, Amsterdam, Rijksmuseum
Hieronymus Bosch, Trittico del Giardino delle Delizie, pannello centrale, particolare, 1480-1490 ca, olio su
tavola, cm 220×195, Madrid, Museo del Prado
Martin Schongauer, Grifo, 1485 ca, incisione, New York, The Metropolitan Museum of Art
1445~1510
Botticelli
Nel giardino delle delizie
Sandro Botticelli, Allegoria della Primavera, 1482 ca, tempera su tavola, cm 203×314, Firenze, Galleria
degli Uffizi
Polifilo e Polia nel gineceo tra le ninfe, dalla Hypnerotomachia Poliphili, edizione di Aldo Manuzio,
Venezia, 1499, xilografia, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana
Sandro Botticelli, Nascita di Venere, 1484, tempera su tela, cm 172,5×278,5, Firenze, Galleria degli Uffizi
Fonte e pergolato, dalla Hypnerotomachia Poliphili, edizione di Aldo Manuzio, Venezia, 1499, xilografia,
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana
È questa la crudele storia che Esiodo racconta: di Kronos che evira Urano,
suo padre che non la smette di giacere con mamma Gaia e impedisce ai figli,
lui stesso, i Titani e i Ciclopi di uscire dal ventre. Il pene gettato al mare
spargerà il seme dal quale nasce Afrodite-Venere. Ecco la causa
dell’incresparsi bianco delle onde. E l’intuito di Botticelli è formidabile
perché non poteva certo il pittore avere letto l’haiku non ancora composto:
“onde increspate e ritmo del profumo del vento”. Ma si sa che i grandi
pittori trascendono lo spazio e il tempo!
Sandro Botticelli, Allegoria della Primavera, particolare
Sandro Botticelli, Nascita di Venere, particolare
Domenico di Bartolo, Accoglienza, educazione e nozze di una figlia dell’ospedale, particolari, 1440 ca,
affresco, Siena, Ospedale di Santa Maria della Scala
Piero Pollaiolo, Ritratto di giovane donna, 1470 ca, tempera e olio su tavola, cm 45,5×32,7, Milano, Museo
Poldi Pezzoli
Sandro Botticelli, Allegoria della Primavera, particolare
Antonio Pollaiolo, Ritratto di fanciulla di profilo, 1465 ca, olio su tavola, cm 52,5×36,5, Berlino, Staatliche
Museen, Gemäldegalerie
Piero di Cosimo, Ritratto di Simonetta Vespucci, 1480, olio su tavola, cm 57×42, Chantilly, Musée Condé
Sandro Botticelli, Allegoria della Primavera, particolare
Sandro Botticelli, Ritratto di giovane uomo, particolare, 1470 ca, tempera su tavola, cm 51×33,7, Firenze,
Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Sandro Botticelli, Venere e Marte, 1485 ca, tempera e olio su tavola, cm 69,2×173,4, Londra, The National
Gallery
Pieter Bruegel il Vecchio, La torre di Babele, particolare, 1563, olio su tavola, cm 114×155,
Vienna, Kunsthistorisches Museum
1527 circa ~ 1569
Bruegel
Tra fantasticherie e realtà
Pieter Bruegel il Vecchio, Il pittore e il committente, 1565, penna e inchiostro su carta marrone, cm
25×21,6, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Pieter Bruegel il Vecchio, La torre di Babele, 1563, olio su tavola, cm 114×155, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Pieter Bruegel il Vecchio, Margherita la pazza, 1562-1566, olio su tavola, cm 117×162, Anversa, Museum
Mayer van den Bergh
Nell’anno del Signore 1564 si conclude nel mondo cattolico il Concilio di
Trento. Darà vita a una mutazione delle arti che si dovranno adeguare ai
suoi dettami e porteranno inesorabilmente verso la stagione folgorante del
Barocco. In Olanda la mutazione è analoga e opposta. Se i testi delle Sacre
Scritture vanno tradotti nelle lingue volgari in modo che tutti li possano
capire, anche le scene che questi testi narrano vanno tradotte in modo da
renderle immediatamente comprensibili. Apparentemente ingenuo nella
stesura della sua pittura, è invero la sua una scelta precisa e didattica, di
traduzione e di traslazione. I personaggi-pupazzetti non hanno infatti
giustificazione altra che religiosa e popolare, quindi ideologica: l’abilità di
disegnatore che rivela il suo autoritratto viene costantemente celata dalla
necessità espressiva.
Nell’anno del Signore 1566 Pieter Bruegel il Vecchio dipinge la scena del
Censimento di Betlemme in una Betlemme del tutto improbabile, dove si
uccide il maiale, come fanno i contadini d’inverno e come sarebbe vietato in
terra ebraica sempre, una Betlemme cosparsa di neve alla quale la coppia
approda già con Maria seduta sull’asino accompagnato dal bove, pronti tutti
alla nascita nella greppia di Nazaret, e sull’ufficio di registrazione pende già
la corona cristiana dell’Avvento. Mentre sul ghiaccio i ragazzi pattinano e
giocano. Più in là il popolo dei gonzi lavora, costruisce, pulisce, vive come
vive la tradizione dei testi sacri tradotti nella loro lingua e si prepara alla
lunga marcia verso l’autonomia.
Pieter Bruegel il Vecchio, Margherita la pazza, particolare, 1562-1566, olio su tavola, cm
117×162, Anversa, Museum Mayer van den Bergh
Pieter van der Heyden, La pazienza, 1557, incisione da Pieter Bruegel il Vecchio, cm 33,9×43,5,
Amsterdam, Rijksmuseum
Pieter van der Heyden, Il pesce grande mangia i pesci piccoli, 1557, incisione da Pieter Bruegel il Vecchio,
cm 22,9×29,6, Amsterdam, Rijksmuseum
Pieter Bruegel il Vecchio, Il censimento di Betlemme, 1566, olio su tavola, cm 116×164,5, Bruxelles, Musées
Royaux des Beaux-Arts
Canaletto, Arrivo dell’ambasciatore francese a Venezia, particolare, 1730 ca, olio su tela,
cm 181×260, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage
1697~1768
Canaletto
La narrazione infinita della laguna
Gaspare Vanvitelli, Veduta della Villa Medici a Roma, 1685, olio su tela, cm 29,5×40,5, Firenze, Galleria
Palatina di Palazzo Pitti
Camera oscura e camera oscura portatile, tavola IV dall’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, 1751-1752,
incisione, Collezione privata
Camera oscura, 1750 ca, Collezione privata
Le piccole onde in laguna che Canaletto pone con banalità solo apparente
e frustrando ogni voglia di pittura espressiva, quella così cara ai suoi
predecessori veneziani, sono dipinte con un tale senso di riduzione visiva da
evitare ogni confusione estetica nella lettura rielaborativa della mente. E
così la sua narrazione diventa reale e quindi infinita; ogni angolo di città o
di canale può essere replicato senza noia. Tutto sempre con la languida
colonna sonora della musica veneziana dello stesso suo Settecento, nella
quale appaiono i personaggi come piccole comparse necessarie,
testimonianza del brulicare della vita, la medesima che agita e anima le
commedie di Carlo Goldoni e che già animava i dipinti di Carpaccio. In
questo suo dipingere splendide cartoline ricordo del viaggio in Italia sta
anche la radice della sua immediata fortuna internazionale, quella che
spinse il console inglese Smith a spedirne decine nella sua isola e a
diffonderne il mito nelle brume britanniche. Aveva il console scoperto a
Venezia la sua seconda patria e vi morì quasi novantenne, a riprova che
l’aria di laguna e la musica veneziana facevano già allora bene alla salute.
Caravaggio, Sette opere di Misericordia, 1607, olio su tela, cm 390×260, Napoli, Pio Monte
della Misericordia
1571~1610
Caravaggio
La luce e il teatro
Nel 1585, dopo i tredici anni del papato colto e bolognese di Gregorio XIII
Boncompagni, quello d’ogni riforma compresa quella del calendario, l’uomo
che aveva portato a compimento l’impianto del Quirinale, inizia un periodo
di radicale mutazione della città. I cinque anni del papato successivo di
Felice Peretti, francescano severo, eletto per durare poco e che fu invece col
nome Sisto V forte riformatore e formidabile urbanista, trasformano la città.
Urbano VII gli succede per tredici giorni soli nel 1590. Il lombardo Gregorio
XIV regna meno d’un anno. Innocenzo IX dura due mesi nel 1591. Roma vive
una sostanziale incertezza che verrà sedata da un papa d’origine borghese
fiorentina, figlio d’avvocato, Ippolito Aldobrandini, il quale col nome di
Clemente VIII (1592-1605) tutto sarà fuorché clemente, anche se fu politico
internazionale di straordinaria abilità e ultimo protettore di Torquato Tasso.
A lui si deve la nuova edizione dell’Index librorum prohibitorum e durante il
suo permanere sul soglio di Pietro, Roma potrà assistere alla pubblica
esecuzione nel 1599 dei Cenci, compresa la povera innocente Beatrice,
accusati d’avere ucciso il conte loro padre, innegabile e dissoluto
mascalzone. Gli studenti dell’Accademia di pittura di San Luca avranno
l’opportunità di assistere alla decapitazione, privilegio nobiliare dei
malcapitati, e prendere note grafiche che la pittura successiva restituirà con
convinto realismo, quello che si ritrova nel getto di sangue della Giuditta e
Oloferne dipinta immediatamente dopo.
Artemisia Gentileschi, Giuditta e Oloferne, 1612-1613, olio su tela, cm 158,8×125,5, Napoli,
Museo di Capodimonte
Caravaggio, Giuditta e Oloferne, 1599 ca, olio su tela, cm 145×195, Roma, Galleria Borghese
Caravaggio, Amore vittorioso, 1602, olio su tela, cm 156×113, Berlino, Staatliche Museen,
Gemäldegalerie
Giovanni Baglione, Amor sacro e amor profano, 1602, olio su tela, cm 240×143, Roma, Galleria Nazionale
d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Orazio Riminaldi, Amore vincitore, 1610-1630, olio su tela, cm 142×112, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo
Pitti
Dopo di lui la pittura non può più essere quella di prima: la crudeltà è
stata sdoganata così come la raffigurazione del volgare. Per Caravaggeschi
si intendono solitamente tutti gli artisti d’Italia come d’Europa che da lui
imparano il gusto di una luce artificiale e artificiosa, la teatralità. È ovvio,
tutti lo sanno, i quadri sono sempre stati dipinti per lo spettatore, ma solo
con Caravaggio diventano tali tenendo conto della posizione dello
spettatore, il quale li guarda come se fosse a teatro. Ecco perché la luce
diventa quella delle fiaccole che allora illuminavano la scena teatrale. A
teatro è fondamentale la posizione del pubblico per definire i movimenti di
scena.
Caravaggio, Bacchino malato, 1593 ca, olio su tela, cm 67×53, Roma, Galleria Borghese
Diego Velázquez, Trionfo di Bacco, 1628-1629, olio su tela, cm 165×225, Madrid, Museo del Prado
Guercino, Venere, Marte e Cupido, 1633, olio su tela, cm 139×161, Modena, Galleria Estense
Caravaggio, Conversione di san Paolo, 1601, olio su tela, cm 230×175, Roma, Santa Maria del Popolo,
cappella Cerasi
1839~1906
Cézanne
Il padre del Cubismo
Sarebbe del tutto errato confondere Cézanne con gli impressionisti, quelli
che tali vengono definiti nella mostra del 1874 e con i quali effettivamente
esporrà con totale insuccesso nella mostra successiva. Egli è autonomo sin
dall’inizio del suo percorso, e lo è per un motivo quasi ideologico che lo lega
al suo compagno di liceo a Aix-en-Provence, provinciale quindi quasi per
definizione e del Sud come lui, Émile Zola. A questi deve una fede quasi
ideologica nel verismo, quello di una generazione giovane che trovava in
Victor Hugo lo scrittore vate della realtà.
Paul Cézanne, Il buffet, 1873, olio su tela, cm 65,5×81, Budapest, Szépművészeti Múzeum
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire, 1897, olio su tela, cm 54×81, Baltimora, Walters Art Museum
Paul Cézanne, Tre bagnanti, particolare, 1879, olio su tela, cm 52×55, Parigi, Musée du Petit
Palais
Georges Braque, Viadotto all’Estaque, 1907, olio su tela, cm 65,1×80,6, Minneapolis, Minneapolis
Institute of Arts
1819~1877
Courbet
Un realista di campagna
Gustave Courbet, Gli spaccapietre, 1849, olio su tela, cm 159×259, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen,
Galerie Neue Meister
Gustave Courbet, Pomeriggio a Ornans, 1848-1849, olio su tela, cm 195×257, Lilla, Palais des Beaux-Arts
Gustave Courbet, Contadini di Flagey di ritorno dalla fiera, 1850, olio su tela, cm 206×275, Besançon,
Musée des Beaux-Arts et d’Archéologie
Gustave Courbet, Pierre-Joseph Proudhon con le sue bambine, particolare, 1865 ca, olio su
tela, cm 147×198, Parigi, Musée du Petit Palais
Gustave Courbet, Il disperato, 1841, olio su tela, cm 45×54, Collezione privata
Jacques-Louis David, I littori portano a Bruto i corpi dei suoi fgli, particolare, 1789, olio su tela,
cm 323×422, Parigi, Musée du Louvre
1748~1825
David
Esaltato per la politica
Il tema del Giuramento degli Orazi era ben noto a Parigi, dove Pierre
Corneille ne aveva scritto la tragedia negli anni di Luigi XIV. Il padre
consegna ai figli i gladi della libertà mentre la moglie e i figli sono raccolti
in un sentimento di dramma accettato. Camilla, una delle sorelle, piange
perché già pronta a un esito comunque nefasto essendo promessa sposa a
uno dei Curiazi. Rispetto alla pittura dell’epoca, tutta intenta alle grazie del
tardo rococò, dovette essere un’autentica provocazione, una prima dura
dichiarazione politica.
Carlo Nolli, Venditrice di amorini, 1792, incisione da un disegno di Giovanni Morghen
Venditrice di amorini, da Stabia, Villa di Arianna, I secolo d.C., affresco strappato, cm 29×35, Napoli,
Museo Archeologico Nazionale
Joseph-Marie Vien il Vecchio, Venditrice di amorini, 1763, olio su tela, cm 98×122, Fontainebleau, Musée
National du Château
Jacques-Louis David, Il giuramento degli Orazi, 1784, olio su tela, cm 330×425, Parigi, Musée du Louvre
Fulchran-Jean Harriet, La battaglia tra Orazi e Curiazi, 1798, olio su tela, cm 113×145, Parigi, École
nationale supérieure des beaux-arts
Jacques-Louis David, Jean-Paul Marat assassinato, 1793, olio su tela, cm 162×130, Parigi,
Musée du Louvre
Edgar Degas, A teatro, particolare, 1880 ca, Collezione privata
1834~1917
Degas
L’invenzione dell’istantanea dipinta
Edgar Degas, Ritratto di Désiré Dihau, particolare, 1870 ca, olio su tela, cm 48,9×59,7, San Francisco, Fine
Arts Museums
Edgar Degas, L’orchestra dell’Opéra, 1870 ca, olio su tela, cm 56,5×46, Parigi, Musée d’Orsay
Edgar Degas, Ritratto del violoncellista Louis Marius Pilet, 1869, olio su tela, cm 50×61, Parigi, Musée
d’Orsay
Se ama la pittura di Delacroix non è tanto per l’impasto della materia, ben
più per l’invenzione compositiva che egli riporta dall’ambito aulico a una
dimensione di assoluta apparente quotidianità. Se colleziona le opere
puriste di Ingres, non ne sorbisce gli impasti lisci ma ne trae l’attenzione per
la verosimiglianza dei ritratti. Se partecipa al movimento espositivo degli
impressionisti non è tanto per la loro voglia di pittura all’aperto quanto per
il modo di disporre la materia pittorica e di giocare con la luce, anche se è
quella artificiale degli interni che predilige, quella dove appaiono come
farfalle in secondo piano le gambe delle ballerine e i loro tutù di tulle. E così
gli capita di dichiarare a un collega pittore: “À vous, il faut la vie naturelle, à
moi la vie factice” (A lei serve la vita naturale, a me quella finta). Non gli
interessa il vero ma il verosimile, come se fosse un romanziere. Raccoglie un
contenuto apparentemente futile con un tratto espressivo portato alla
perfezione, non lo sfiora la critica sociale di Toulouse-Lautrec: la sua è una
partecipazione ai riti parigini di una borghesia priva di ideali che entra
quasi sfibrata nella Belle Époque. E di questo mondo Degas è il testimone
massimo, nella percezione e nella qualità.
Ritratto di Emmanuel Chabrier, da Felix Potin 2nd Collection, fotografia, Londra, Mary Evans Picture
Library
Henri de Toulouse-Lautrec, Yvette Guilbert in Colombine à Pierrot, 1894, litografia, cm 22×11,5, Parigi,
Bibliothèque de l’INHA, collections Jacques Doucet
Henri de Toulouse-Lautrec, “Per te”, 1893, stampa litografica, cm 35×27,4, Hannover, Sprengel Museum
Eugène Delacroix, La morte di Sardanapalo, particolare, 1827, olio su tela, cm 395×496, Parigi,
Musée du Louvre
1798~1863
Delacroix
Nella corrente impetuosa della Storia
S alon del 1827 a Parigi: due sono i dipinti che piaceranno così poco da
essere esclusi dagli acquisti che lo Stato faceva delle opere reputate
significative. Il re Carlo X, conte d’Artois e ultimo fratello dello sfortunato
Luigi XVI, deambula fra le tele esposte ma queste due gli vengono
appositamente celate. Una è opera di Xavier Sigalon, quarantenne di buone
speranze proveniente dal Sud della Francia e raffigura Atalia, figlia di
Gezabele e di Acab, poi moglie del re di Giudea, che fa uccidere tutta la
discendenza reale per mantenere il potere, prima di farsi uccidere lei
medesima per vendetta. L’altra è dipinta da Delacroix e rappresenta una
scena altrettanto crudele in una grande tela di quattro metri per cinque: il
suicidio di Sardanapalo il babilonese che, sentendosi sconfitto, fa uccidere
tutte le sue concubine, i suoi schiavi e i suoi animali prima di immolarsi a
sua volta su una pira che distruggerà l’intero palazzo. Roba per stomaci forti,
che trova nelle citazioni antiche la fonte di una crudeltà apparentemente
scomparsa nella Francia della Restaurazione, la quale ben più si riconosce
nell’altro dipinto presente, quello in cui Ingres celebra in termini ancora
neoclassici l’apoteosi di Omero.
Théodore Géricault, La zattera della Medusa, particolare, 1819, olio su tela, cm 491×716, Parigi, Musée du
Louvre
Géricault, innegabile padre della rivolta romantica, era già morto da tre
anni, a trentatré anni, per via delle sue sventurate cadute da cavallo;
Delacroix, benché più anziano di sette anni, se ne sentiva l’erede: a lui
doveva l’amicizia e la presenza nel sommo dipinto della Zattera della
Medusa (1819) che era stata acquistata dal Louvre immediatamente dopo la
morte del suo autore. La teatralità del quadro era innegabilmente legata alla
sua formidabile dimensione, di cinque metri per sette, e l’effetto sul pubblico
fu enorme. Era quello il primo gesto di una mutazione del gusto e della
percezione che un giorno si sarebbe chiamata romanticismo. In realtà i due
pittori hanno più di un punto in comune. Géricault nasce in una famiglia
borghese facoltosa approdata a Parigi nel 1796, quando il Terrore è superato
e sta nascendo l’astro del giovane generale Bonaparte posto a capo
dell’Armée d’Italie; se ne va poi a studiare al Lycée Impérial. Eugène
Delacroix ha un fratello maggiore, Charles-Henri, generale napoleonico;
sono figli di Charles-François Delacroix, già ministro di Turgot sotto
l’Ancien régime monarchico, poi deputato della Marna e che votò per la
morte del re, poi ancora ministro degli Esteri dopo il Terrore e poi prefetto
di Marsiglia sotto l’impero.
Théodore Géricault, La zattera della Medusa, 1819, olio su tela, cm 491×716, Parigi, Musée du Louvre
Xavier Sigalon, Atalia, 1827, olio su tela, cm 428×600, Nantes, Musée des Beaux-Arts
Eugène Delacroix, La morte di Sardanapalo, 1827, olio su tela, cm 395×496, Parigi, Musée du Louvre
Sempre a galla, il babbo: come Talleyrand, il vescovo camaleonte
diventato ministro laico e passato indenne da un regime all’altro. Si
mormorava allora che Eugène Delacroix non fosse affatto figlio di Charles-
François, che all’epoca del concepimento era stato sottoposto a una delle
prime operazioni chirurgiche per l’asportazione di un testicolo tumorale, ma
che fosse stato invece procreato proprio da Talleyrand, il quale
innegabilmente lo protegge agli inizi della carriera artistica. Comunque, la
sua nascita lo poneva in un ambito sociale privilegiato che gli consentì
un’educazione di alto livello e la scelta della pittura come conseguenza di
una vocazione intellettuale. Da intellettuale, egli gira per i musei di Parigi,
scopre Rubens e trova le riproduzioni di Michelangelo. E, da autentico
intellettuale, Delacroix tiene un Journal che verrà pubblicato sul finire del
secolo: documenta in modo vivido i suoi rapporti con la scrittrice George
Sand, con il di lei amante Frédéric Chopin, con la baronessa Joséphine de
Forget, amante sua per vent’anni e causa del suo definitivo celibato, lei che
teneva all’Hôtel de la Rochefoucauld uno dei più brillanti salotti letterari di
Parigi, quelli che Stendhal descriveva con affetto e passione. La letteratura
lo influenza fortemente, da quando si autoritrae come Amleto di
Shakespeare dopo il viaggio a Londra, fino a quando replica la zattera di
Géricault in versione La barca di Dante nel 1822, suo primo lavoro che ha la
fortuna di esporre al Salone del medesimo anno, dove verrà criticato dai più
ma guardato con ammirazione dal giovane giornalista Adolphe Thiers:
l’uomo che giocherà in seguito un ruolo fondamentale nella storia politica
francese dagli anni della prima monarchia costituzionale del 1830 alla
repressione della Comune nel 1871.
Eugène Delacroix, La morte di Sardanapalo, particolare, 1827, olio su tela, cm
395×496, Parigi, Musée du Louvre
Eugène Delacroix, Donna che accarezza un pappagallo, 1827,
olio su tela, cm 24×32, Lione, Musée des Beaux-Arts
Eugène Delacroix, Nereide (copia da Rubens), 1822, olio su tela, cm 45,7×37,5, Basilea, Kunstmuseum
Pieter Paul Rubens, Sbarco di Maria de’ Medici a Marsiglia, particolare, 1621-1625, olio su tela, cm
394×295, Parigi, Musée du Louvre
William-Adolphe Bouguereau, Dante e Virgilio all’Inferno, 1850, olio su tela, cm 281×225, Parigi, Musée
d’Orsay
Michelangelo Buonarroti, La Notte, Tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, 1524-1534, marmo,
Firenze, Cappelle Medicee
Eugène Delacroix, Dante e Virgilio o La barca di Dante, 1854 ca, olio su tela, cm 38×46, Parigi, Musée du
Louvre
Georges de La Tour, La pulce, 1630-1634, olio su tela, cm 120×90, Nancy, Musée Lorrain
1593~1652
De La Tour
Alla luce delle candele
Georges de La Tour, Il baro, 1630-1634, olio su tela, cm 97×156, Parigi, Musée du Louvre
Caravaggio, I bari, 1594, olio su tela, cm 99×107, Fort Worth, Kimbell Art Museum
Wouter Pietersz. II Crabeth, I bari, olio su tela, cm 133,5×169, Berlino, Staatliche Museen,
Gemäldegalerie
Roma attrae a tal punto che chi può ci va. È lì che si precipita il vicino
francese Valentin de Boulogne per imparare lo stile nuovo; è da lì che
passano, per finire poi a Napoli, i due concittadini di La Tour, Didier Barra e
François de Nomé, che i napoletani confonderanno sotto il medesimo nome
di Monsù Desiderio. Questi due ultimi porteranno la luce della candela
all’illuminazione surreale e apocalittica di intere città che bruciano mentre
l’altro lorenese ancora, Claude Lorrain, diventerà a Roma il pittore
visionario per eccellenza, che non avrà bisogno di fuochi o di candele
perché verrà abbagliato dalle luci inattese delle giornate di scirocco laziale.
Dirck van Baburen, Prometeo incatenato da Vulcano, 1623, olio su tela, cm 201×182, Amsterdam,
Rijksmuseum
Georges de La Tour, Il giovane fumatore, 1645-1650, olio su tela, cm 70×61, Nancy, Musée des Beaux-
Arts
Georges de La Tour, Ragazza al braciere, 1645 ca, olio su tela, cm 67×55, Collezione privata
Georges de La Tour, San Giuseppe falegname, particolare, 1642, olio su tela, cm 137×101, Parigi, Musée
du Louvre
Il rapporto con l’Italia è stabile e l’attenzione del ducato di Lorena per il
mondo cattolico è tale da far sì che, nell’anno della compiantissima
scomparsa del duca Carlo III, che avrà diritto ai più fastosi funerali
dell’epoca, suo figlio si sposi con Margherita, figlia di Vincenzo I duca di
Mantova e del Monferrato. È quindi quasi dovuto l’arrivo a Nancy di uno
degli ultimi dipinti di Caravaggio, quell’incompiuta Annunciazione
probabilmente realizzata fra Sicilia e Napoli sempre in quel 1608, che verrà
regalata dal cardinale Ferdinando Gonzaga alla sposa, sua sorella. In questo
intrigante crocevia si forma la personalità poetica di Georges de La Tour,
che del caravaggismo prende il gusto per la luce e certamente non quello
per le ansie, vista la sua inclinazione all’agio borghese che lo porterà in
tarda età ad andare a vivere a Parigi con la sua numerosa famiglia, lontano
dalle insidie della guerra dei Trent’anni, prima di tornare a morire in Lorena,
a Lunéville, all’ombra del palazzo dei duchi, dopo avere trascorso una vita a
ricercare la morbidezza formale in un’epoca di eventi terribili.
Duccio di Buoninsegna, Maestà, particolare, 1308-1311, tempera su tavola, cm 211×426, Siena,
Museo dell’Opera della Metropolitana
1255 circa ~ 1318
Duccio di Buoninsegna
Fra classico e moderno
Duccio di Buoninsegna, Storie della Vergine, 1287-1288, vetri colorati dipinti a grisaglia, cm 560×560,
Siena, Museo dell’Opera della Metropolitana
Duccio di Buoninsegna, Tentazione di Cristo sulla Montagna, tavoletta dal verso della Maestà, 1308-1311,
tempera su tavola, cm 43×46, New York, The Frick Collection
Scena galante, dal Codex Manesse, 1300 ca, miniatura, Heidelberg, Biblioteca
E poco prima dell’autoritratto del 1493 ve ne sono altri due, di cui uno con
l’enigmatica scritta “Martin Schön Conterfait”. Si tratta ovviamente di
Martin Schongauer, che Albrecht giovanotto intende visitare quando inizia
la sua Gesellenwanderung, quel giro di formazione che a piedi faceva ogni
buon artigiano per un paio d’anni prima d’essere ammesso nelle
associazioni professionali. Giro rituale, chiamato Walz come la danza, è il
suo, che inizia a Pasqua del 1490 per concludersi a Pentecoste del 1494.
Approda probabilmente a Basilea, la patria della stampa quanto lo è la sua
natia Norimberga, poi se ne va in giro per l’Alsazia fino a Strasburgo.
Rimane attratto dal grande virtuoso dell’incisione allora operante a Colmar,
Martin Schongauer appunto, ma non lo incontra poiché il maestro
desiderato muore proprio all’inizio del 1491 a Breisach sul Reno, a un passo
da Basilea. Rimane Dürer, invece, coinvolto in un mondo editoriale ben più
intellettuale di quello di casa sua. Se Norimberga è la patria della stampa e
dell’incisione dei Piccoli Maestri didattici, Basilea è innegabilmente il primo
crogiolo dell’editoria e della stampa di alta qualità.
Martin Schongauer, Giovane donna alimenta il fuoco con un’ala d’uccello, 1469, disegno con tocchi di
guazzo rosa e rosso, cm 18,3×14,2, Londra, British Museum
Albrecht Dürer, Ala sinistra di una ghiandaia marina, 1512 ca, acquerello e guazzo con biacca su
pergamena, cm 19,5×20, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Albrecht Dürer, Ritratto di giovane veneziana, 1505, olio su tavola, cm 33×25, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Albrecht Dürer, La madre dell’artista, 1514, carboncino su carta, cm 42,3×30,5, Berlino, Staatliche
Museen, Kupferstichkabinett
Albrecht Dürer, Primula, 1526, guazzo su pergamena, cm 19,3×16,8, Washington, National Gallery of Art
Albrecht Dürer, Grande zolla erbosa, 1503, acquerello e tempera su carta, montato su cartoncino, cm
40,3×31,1, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
El Greco, La visione dell’Apocalisse, particolare, 1609-1614, olio su tela, cm 222,3×193, New
York, The Metropolitan Museum of Art
1541~1614
El Greco
Tra la terra e i cieli
Émile Bernard, Donne bretoni sul prato, 1888, olio su tela, cm 74×92, Collezione privata
Gauguin passa i primi anni della vita nell’America Latina dei nonni che lo
considerano bastardo, torna in Francia e diventa agente di cambio, si sposa
con una signora borghese danese e avrà cinque figli, va in marina, prima
civile poi militare, dove partecipa vittorioso ad alcune battaglie contro la
Prussia nel 1870, diventa collezionista d’arte e poi pittore sperimentale, dalla
metà degli anni settanta, ormai trentenne (anche Van Gogh dipinge il suo
primo quadro a trentadue anni, ed è ciò che forse li lega). Poi rompe le righe,
si forma nella prima esperienza di Pont-Aven nel 1886, dove Émile Bernard
lo converte alla pittura per campiture che verrà chiamata cloisonnisme e poi
via di nuovo per i mari coloniali, verso la Martinica e Panama, e poi ancora
una volta a Pont-Aven, questa volta però con le idee chiare: “Non copiate
troppo dalla natura, l’arte è un’astrazione, estraetela dalla natura
sognandoci, pensate di più alla creazione che al risultato. È l’unico mezzo
per salire verso Dio facendo come il nostro divino Maestro, creando”.
E poi ancora amico di Van Gogh nella nota faccenda del taglio
dell’orecchio ad Arles, in Provenza, e poi infine espatriato volontario con un
piccolo incarico governativo per la cultura nel paradiso di Tahiti, dove
approda nel giugno del 1891 dopo avere raccolto 9000 franchi vendendo le
sue opere, e che ama alla follia. E successivamente la abbandona,
lasciandovi la nuova sua famiglia locale per andare a morire nel 1903
sull’isola di Hiva Oa, nell’arcipelago delle Marchesi, dopo avere subito una
condanna del tribunale locale per avere sostenuto che le autorità del posto
si davano al traffico di schiavi. Nello stesso cimitero lontano si farà
seppellire tre quarti di secolo dopo Jacques Brel, il cantante esistenzialista
dell’antiborghesia. È quindi esistenzialmente d’avanguardia già allora la vita
d’avventura d’un Gauguin che tradisce tutti i parametri della Francia del
Secondo impero, in un percorso assai similare a quello di Van Gogh, che
tradisce il mondo familiare olandese e va a predicare fra i diseredati delle
miniere prima di diventare pittore.
Paul Gauguin, La perdita della verginità, 1891, olio su tela, cm 90×130, Norfolk, Chrysler Museum of Art
Paul Gauguin, Aha oe feii? (Come, sei gelosa?), 1892, olio su tela, cm 68×92, Mosca, Museo Puškin
Paul Gauguin, Angoscia umana, 1888, olio su tela, cm 73×93, Copenaghen, Ordrupgaardsamlingen
Paul Gauguin, Manao tupapau (Lo spirito dei morti veglia), 1892, olio su tela, cm 73×97, Buffalo, Albright-
Knox Art Gallery
Paul Gauguin, Te tamari no atua (Natività), 1896, olio su tela, cm 96×131, Monaco, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen, Neue Pinakothek
Odilon Redon, San Giovanni (La tunica blu), 1892, pastello su carta, Collezione privata
Giorgione, Omaggio a un poeta, particolare, 1498, olio su tavola, cm 59,7×48,9, Londra, The
National Gallery
1478~1510
Giorgione
Il curioso caso di Giorgio da Castelfranco
L’idea storica del Rinascimento si forma solo nel XIX secolo e riprende un
concetto espresso da Leon Battista Alberti in senso tecnico quando,
avendo egli ripristinato a metà del Quattrocento gli acquedotti antichi di
Roma, parla della “rinascenza” delle acque dei tempi passati. Poi riflette
sulla rinascenza delle antichità che gli scavi stanno restituendo. La parola
stessa diventa invece di moda nell’Ottocento: appare per la prima volta la
parola Renaissance in un libretto di Balzac, Le Bal de Sceaux del 1830, per
descrivere la passione di una giovane contessa mondana per la pittura
fiamminga e l’arte della Renaissance, appunto. La grande snob dell’epoca, la
scrittrice George Sand, la riprende per decine di volte nel suo romanzo La
Mare au Diable pubblicato nel 1846: era diventata di moda. Lo storico Jules
Michelet la sancisce definitivamente nel 1855 per intitolare un suo libro e il
sommo storico delle arti Jacob Burkhardt la sdogana scientificamente nel
suo trattato Die Kultur der Renaissance in Italien nel 1860. Il termine diventa
italiano successivamente e, mescolando politica e storia delle arti, cioè
combinando la parola Risorgimento e Rinascenza, nasce la parola che tutti
usano oggi “Rinascimento”, ma che i protagonisti dell’epoca non avrebbero
neppure potuto immaginare. Nessuno allora avrebbe pensato di porre nella
medesima categoria il disegno attento di Botticelli e la pittura materica di
Tiziano, le muscolature di Michelangelo e i piani vaporosi di Leonardo.
Ben più utile è quindi tuttora la lettura di Le vite de’ più eccellenti pittori,
scultori e architettori che Giorgio Vasari scrisse a metà del Cinquecento e
dove il primo degli storici dell’arte prova a definire quella formidabile epoca
di mutazione che egli stesso vive come epoca della “maniera moderna”,
della quale sono protagonisti Leonardo, Michelangelo e Raffaello, oltre agli
artisti della generazione successiva, Bramante, Pontormo, il Rosso
Fiorentino, Correggio, Parmigianino, Tiziano e ovviamente il suo coetaneo
Giorgione. Per quanto possa apparire il grande Giorgio (1478-1510; una vita
breve) per un certo verso quasi arcaico rispetto agli altri, va ricordato che
era egli più giovane del Bramante di trentacinque anni e di Leonardo di un
quarto di secolo. Un giovane che non è seguace di nessuno.
Cima da Conegliano, San Girolamo nel deserto, 1500-1510, olio su tavola, cm 32,1×25,4, Londra, The
National Gallery
Giorgione, La tempesta, 1503-1504 ca, olio su tela, cm 82×73, Venezia, Gallerie dell’Accademia
Giorgione, Omaggio a un poeta, 1498, olio su tavola, cm 59,7×48,9, Londra, The National Gallery
Curioso caso quello di Giorgione, del quale così poco si sa, ma che deve
avere avuto una testa molto complessa in un mondo umanista dove le
influenze fra Nord e Sud si intrecciavano in un’area veneta che stava
mutando il suo destino verso la vita di terraferma, quella dalla quale
proveniva una cultura visiva stimolata non solo dalle architetture cittadine,
ma molto dall’ambiente naturale nella quale era immersa e che Cima da
Conegliano, di quarant’anni più anziano di Giorgione, aveva già affrontato
con garbo e maestria, mentre Mantegna, il decano di tutti loro, ne aveva già
percepito per primo lo slancio e l’aria.
Giorgione è uomo informatissimo delle arti della sua epoca e ne supera
costantemente la lezione portandone i termini in una dimensione poetica.
Eccolo quindi che cita negli affreschi con i quali decora la sua casa di
Castelfranco il testo di Sacrobosco, il matematico astronomo inglese che
insegnava alla Sorbona agli inizi del XIII secolo e che viene pubblicato a
Venezia nel 1488. Eccolo ancora che si fa influenzare dagli altri artisti che
stanno in terraferma, da Cima da Conegliano, che dista da lui non più di
trenta miglia, al Mantegna degli affreschi di quella Padova dove opera il
sommo incisore Giulio Campagnola suo coetaneo (1482-1515), in contatto a
Venezia con Dürer e con Marcantonio Raimondi, l’artista che ritrae il
matematico Luca Pacioli, grande esperto dei corpi geometrici. Ma,
soprattutto, rimane egli in questo modo indipendente dalle pure manie
antiquariali della sua epoca perché ben più affascinato dalle evoluzioni del
pensiero “moderno”. Tiziano il cadorino ne sarà l’erede formale.
Giorgione, Giuditta, 1499, olio su tavola trasportato
su tela, cm 144×66,5, San Pietroburgo, Museo
dell’Ermitage
Cima da Conegliano, Sant’Elena, 1495 ca, olio su tavola, cm 40×32, Washington,
National Gallery of Art
Giorgione, Fregio delle arti liberali, Astronomia, particolare, 1502-1503, affresco, Castelfranco Veneto,
Casa Pellizzari
Giotto, Storie di san Francesco, L’omaggio di un uomo semplice, 1295-1299, affresco, Assisi, San
Francesco, basilica superiore
Fronte del Tempio di Minerva, Assisi
Giotto, La resurrezione del fanciullo di Suessa, 1313 ca, affresco, Assisi, San Francesco, basilica inferiore
Bottega dei Vassalletto, San Paolo fuori le mura, veduta del chiostro, 1214, Roma
Giotto, Storie del Nuovo Testamento, Compianto su Cristo morto, particolare, 1304-1306, affresco,
Padova, Cappella degli Scrovegni
Stauroteca a doppia traversa, XI secolo, oreficeria,
Abbazia di San Silvestro I Papa di Nonantola, Tesoro
dell’Abbazia, esposta nel Museo Benedettino e
Diocesano d’Arte Sacra di Nonantola (MO)
Bottega di Giotto, Storie del Nuovo Testamento, Strage degli innocenti, particolare, 1313 ca, affresco,
Assisi, San Francesco, basilica inferiore
Diego Velázquez, Marianna d’Austria, regina di Spagna, particolare, 1652 ca, olio su tela, cm
234×132, Madrid, Museo del Prado
1746~1828
Goya
L’occhio indiscreto del pittore di corte
Ramón Bayeu y Subías, Il musico cieco, 1786 ca, olio su tela, cm 93×145, Madrid, Museo del Prado
Francisco Goya, Il chitarrista cieco, 1778, olio su tela, cm 260×311, Madrid, Museo del Prado
Francisco Goya, La Maja desnuda, 1797-1800, olio su tela, cm 98×191, Madrid, Museo del Prado
Francisco Goya, Maria Teresa Cayetana de Silva duchessa d’Alba, 1795, olio su tela, cm
194×130, Madrid, Collezione de Alba
1780~1869
Ingres
La classicità pura
Jean-Auguste-Dominique Ingres, La grande odalisca, 1814, olio su tela, cm 91×162, Parigi, Musée du
Louvre
Raffaello, La Fornarina, 1518-1519, olio su tavola, cm 85×60, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica,
Palazzo Barberini
Gaspare Landi, Amore e Psiche, 1785, olio su tela, cm 96×98, Venezia, Museo Correr
Antonio Canova, Amore risveglia Psiche con un bacio, 1793, marmo, Parigi, Musée du Louvre
Jean-Auguste-Dominique Ingres, L’odalisca e la schiava, 1842, olio su tela, cm 76×105, Baltimora, Walters
Art Museum
Jean-Auguste-Dominique Ingres, Antioco e Stratonice, 1840, olio su tela, cm 57×98, Chantilly, Musée
Condé
Jacques-Louis David, Antioco e Stratonice, 1774, olio su tela, cm 120×155, Parigi, École nationale
supérieure des Beaux-Arts
1866~1944
Kandinskij
Il suono dei colori
Vasilij Kandinskij, Senza titolo, 1910, acquerello su carta, cm 50×65, Parigi, Musée national d’Art
moderne, Centre Georges Pompidou
Vasilij Kandinskij, Su bianco II, 1922, acquerello su carta, cm 45,4×40,4, Parigi, Musée national d’Art
moderne, Centre Georges Pompidou
Paul Klee, Gezeichneter (L’uomo segnato), 1935, olio e acquerello su garza incollata su cartoncino, cm
30,5×27,5, Düsseldorf, Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen
Vasilij Kandinskij, Empor (Verso l’alto), 1929, olio su cartone, cm 70×49, Venezia, Collezione
Peggy Guggenheim
Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer II, particolare, 1912, olio su tela, cm 190×120,
Collezione privata
1862~1918
Klimt
La fine dorata dell’impero
1452~1516
Leonardo
La rivoluzione della prospettiva
Leonardo da Vinci, Macchina da guerra, Codice Atlantico, f. 1070r, 1478-1519, disegno, cm 64,5×43,7,
Milano, Biblioteca Ambrosiana
Leonardo da Vinci, Bicicletta, Codice Atlantico, f. 133v, particolare, 1478-1519, disegno, cm 64,5×43,6,
Milano, Biblioteca Ambrosiana
Leonardo da Vinci, Carri falcianti, 1483-1485 ca, penna e inchiostro su carta, cm 21×29, Torino, Biblioteca
Reale
Leonardo da Vinci, L’ultima cena, particolare, 1494-1498, tempera grassa su intonaco, cm 460×880,
Milano, refettorio di Santa Maria delle Grazie
Leonardo da Vinci, Ritratto di Monna Lisa del Giocondo (La Gioconda), particolare, 1503-1505,
olio su tavola, cm 77×53, Parigi, Musée du Louvre
Leonardo da Vinci, Studio per la testa di Leda, 1503-1507,
penna e inchiostro su pietra nera, cm 20×16,2, Windsor Castle,
Royal Library
Leonardo da Vinci, Testa di guerriero, studio per la Battaglia di Anghiari, 1503-1505, gessetto nero su
carta, Budapest, Szépművészeti Múzeum
1832~1883
Manet
Lo scandalo della quotidianità
Alexandre Cabanel, Nascita di Venere, 1863, olio su tela, cm 130×225, Parigi, Musée d’Orsay
Guillaume Guillon Lethière, Ritratto di Lucien Bonaparte e Alexandrine de Bleschamp, 1802, olio su tela,
cm 105,7×135,9, Collezione privata
Francisco Goya, La Maja desnuda, 1797-1800, olio su tela, cm 98×191, Madrid, Museo del Prado
Gustave Courbet, Nudo coricato, 1858, olio su tela, cm 50×64, Collezione privata
1431~1506
Mantegna
Oltre la loggia
Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, Famiglia e corte di Ludovico III Gonzaga, 1465-1474, affresco,
Mantova, Palazzo Ducale
Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, particolare della volta, 1465-1474, affresco, Mantova,
Palazzo Ducale
Andrea Mantegna, Polittico di San Zeno, Orazione nell’orto, particolare con veduta di città,
1456-1459, tempera su tavola, cm 71×94, Tours, Musée des Beaux-Arts
Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, L’incontro, particolare di paesaggio con città, 1465-1474, affresco,
Mantova, Palazzo Ducale
1401~1428
Masaccio
L’antichità imperativo morale
Jacopo della Quercia, Cacciata dal Paradiso, 1425-1434, marmo, cm 99×92 (la formella), Bologna, San
Petronio, portale centrale
Lorenzo Ghiberti, Porta del Paradiso, Storie di
Adamo ed Eva, particolare, 1425-1452, bronzo
dorato, Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
Cacciata dal Paradiso, fine del XII secolo, mosaico, Monreale, Duomo, navata settentrionale, secondo
registro
1475~1564
Michelangelo
La pittura scolpita
Aveva già colpito l’attenzione del più sofisticato dei mondi compiendo il
miracolo della Pietà (ora Vaticana) realizzata per il cardinale francese Jean
de Bilhères. E gli giunge da Firenze, oltre la stima e la gloria immediata, una
commessa per la scommessa: dipingere per il ricco Agnolo Doni, allora da
poco sposato con una Strozzi, un’opera brillante per casa che sia in grado di
competere con quelle del concorrente banco dei Medici, questi ormai
spazzati dalla scena finanziaria ed entrati in quella della politica. Qualche
anno dopo sarà il giovane Raffaello a essere chiamato dal medesimo
banchiere per eseguire il doppio ritratto, quello suo e della moglie. Intanto
la competizione per Michelangelo è duplice, in quanto si gioca con un
concorrente di gioventù nel campo delle arti fiorentine, il suo opposto,
Sandro Botticelli, l’eroe mondano della generazione precedente. Di Botticelli
erano allora noti i tondi nei quali i personaggi si adagiavano nel cerchio del
dipinto seguendone le linee curve e dialogando con il rigore geometrico
delle architetture.
Michelangelo Buonarroti, Madonna col Bambino e san Giovannino (Tondo Pitti), 1502-1504, marmo, cm
85,5×109, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Michelangelo Buonarroti, Battaglia dei Centauri, 1490-1492, marmo, cm 80×90,5, Firenze, Casa
Buonarroti
Raffaello, Ritratto di Agnolo Doni, 1506-1507, olio su tavola, cm 65×45,7, Firenze, Galleria Palatina di
Palazzo Pitti
Raffaello, Ritratto di Maddalena Doni, 1506 ca, olio su tavola, cm 63×45, Firenze, Galleria Palatina di
Palazzo Pitti
Michelangelo Buonarroti, La Sibilla delfica, 1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella
Sistina
Michelangelo Buonarroti, Sacra Famiglia con san Giovannino e ignudi (Tondo Doni),
1503-1504, tempera su tavola, ø cm 120, Firenze, Galleria degli Uffizi
Michelangelo Buonarroti, La Sibilla libica, 1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani,
Cappella Sistina
1884~1920
Modigliani
I paradisi sofferti della bohème
N ell’agosto del 1914, a pochi giorni dall’inizio delle ostilità della Prima
guerra mondiale, il prefetto di polizia della città di Parigi emanava un
decreto che proibiva la vendita dell’assenzio, l’absinthe, quel distillato ad
alta gradazione che veniva bevuto con regolare passione da ogni artista. Già
Ippocrate nel V secolo prima della nostra era ne aveva descritto gli effetti
afrodisiaci e la capacità di stimolare la creatività. La caratteristica negativa
era stata invece individuata solo dalla recente farmacologia che vi aveva
trovato la combinazione perniciosa di alcol etilico e metilico, quest’ultimo
propenso a stimolare allucinazioni e conseguenti danni cerebrali. Che la
bibita fosse assai dannosa lo aveva già raffigurato Manet nel 1858, ma la
faccenda era stata esaltata da Baudelaire nei Paradis artificiels del 1860
dove la parte iniziale era intitolata Le poème du haschisch. I maggiori artisti
della Belle Époque li avevano rappresentati, il bevitore o la bevitrice di
assenzio, Pablo Picasso in testa. Sicché, quando il bel giovanotto toscano
Amedeo Modigliani approdò alla Ville Lumière, non rinunciò a entrare nel
giro dei paradisi inattesi. A dire il vero, girava egli regolarmente anche con
un poco di hashish nel taschino della giacca.
Era, Amedeo, un nome cattolico che lo imparentava al grande Mozart e
che ebbe il triste destino di farlo morire alla stessa età di trentacinque anni.
La famiglia era di origine romana ed ebraica, ma il nome stesso datogli
all’anagrafe ne indicava la laicità, la medesima professata da suo fratello
maggiore, Giuseppe Emanuele, dal nome evidentemente risorgimentale
(Giuseppe per Garibaldi ed Emanuele per i Savoia), che divenne deputato
socialista nel 1913, fu fervente anti-interventista nella guerra e finì in esilio
dopo l’affare Matteotti.
Bartolomeo Ammannati, Fontana del Nettuno, 1563-1565, marmo e bronzo, Firenze, Piazza
della Signoria
Amedeo Modigliani, Cariatide, 1913, matita e grafite su carta velina, cm 64×49, Collezione privata
Amedeo Modigliani, Testa di cariatide, 1913, matita blu su carta, cm 33,6×26,4, Collezione privata
Amedeo Modigliani è il figlio di una Italia moderna e cosmopolita che
trova a Parigi il luogo necessario alla propria verifica artistica, così come lo
era stato per Boldini e de Nittis e come lo sarà poco dopo per Gino Severini,
per Umberto Boccioni e per Giorgio de Chirico. A Parigi trova l’ambiente
adatto nella più autentica delle bohème, quella del Bateau Lavoir a
Montmartre, dove approda nel 1906 e si installa per dipingere nello studio
vicino a quello in cui Picasso realizzerà le notissime Demoiselles d’Avignon.
È probabilmente già ammalato di tubercolosi e se ne va brevemente in Italia
per cambiare indirizzo parigino e tornare a stabilirsi a Montparnasse,
dall’altro lato della città, in quella parte della rive gauche dove Severini
incontra alla Closerie des Lilas la sua futura moglie Jeanne, figlia del
notissimo poeta Paul Fort. Modigliani a sua volta si innamora di Anna
Achmatova, quella che diventerà una delle maggiori poetesse russe del XX
secolo. Con la guerra de Chirico torna ubbidiente nell’infermeria di Ferrara,
Modigliani e Severini si imboscano tranquillamente.
Amedeo Modigliani, Nudo, 1917, olio su tela, cm 73×116,7, New York, Solomon R. Guggenheim
Museum
Albert Rudomine, Ritratto di Jeanne Hébuterne, moglie di Modigliani, 1917, fotografia, Collezione privata
Amedeo Modigliani, Ritratto di donna (Lunia Czechowska), 1918-1919, olio su tela, cm 45,7×36,
Collezione privata
Lenci (Helenchen König), A teatro, busto femminile, XX secolo, ceramica, altezza cm 27,5,
Collezione privata
George Barbier, Donna dell’antica Roma si fa lavare i capelli da una serva, XX secolo,
litografia a colori, Londra, The British Library
Georges Lepape, illustrazione da “Feullets d’Art”, 1920 ca, litografia a colori, Collezione privata
Amedeo Modigliani, Nudo disteso, 1917, olio su tela, cm 60×92, Collezione privata
Claude Monet, Stagno con ninfee, armonia in verde, 1899, olio su tela, cm 89×93,5, Parigi,
Musée d’Orsay
1840~1926
Monet
La pittura della luce
Nel 1872 si ripropone l’ipotesi di un Salon des Refusés che non trova
successo e così i rifiutati senza Salon si organizzano in un gruppetto
formato da Monet, Renoir, Pissarro, Sisley, Cézanne, Berthe Morisot ed
Edgar Degas, che prende il nome di “Société anonyme des artistes peintres,
sculpteurs et graveurs” e se ne va dal fotografo con lo splendido atelier.
A dire il vero, ciò che allora colpì il critico era già nell’aria da un paio
d’anni, se si pensa al quadro di Renoir attorno al tema della Grenouillère,
dipinto attorno al 1869 e dove l’impostazione del controluce sembra avere
imparato un nuovo modo di vedere proprio dalla fotografia, laddove il colore
nero è bandito a favore delle terre d’ombra, quelle che l’ombra la narrano
veramente. Il nero non è da quel momento più da considerare un colore in
quanto corrisponde solo all’assenza di luce.
E Monet riprende il medesimo tema come se per loro dipingere non fosse
solo partecipare alle medesime spedizioni nella natura fuori città, ma anche
competere nel gioco di questa pittura, ricercare una nuova lingua della
rappresentazione. E così, dal paragone, appare evidente l’evoluzione
successiva dei due artisti, un poco come se Renoir diventasse il pittore
attento alla narrazione della gente che rappresenta e Monet invece si
muovesse a diventare il pittore dell’aria e della natura che in quest’aria vive.
Pierre-Auguste Renoir, La Grenouillère, 1869, olio su tela, cm 66×81, Stoccolma, Nationalmuseum
Già i primi passi della sua pittura parigina degli anni sessanta lo avevano
inesorabilmente portato in quella direzione, e se il noto Le déjeuner sur
l’herbe di Manet fa scandalo al Salon des Refusés del 1863 perché i
personaggi si trovano nella natura come se fossero in camera da letto, lui
riprende il medesimo tema tre anni dopo declinandolo in una realtà di vita
quotidiana dove nulla v’è di provocatorio, ma la pittura compie il primo
salto verso la tematica della luce.
E riprenderà il quadro di Manet come riprenderà poi quello di Renoir,
come farà sempre nella sua lunga carriera, riprendendo se stesso e
replicando ossessivamente le proprie opere per declinarne le varie ipotesi
narrative, quelle della luce, dell’atmosfera e dell’ora del giorno. L’evoluzione
successiva della sua pittura sempre di più lo porterà in questa direzione fino
ai potenti capolavori della sua età anziana, quando va a dipingere, nel 1894,
la cattedrale di Rouen nelle sue diverse situazioni di luce e, quando non
allontanandosi quasi più dalla sua vita in giardino nella casa ritiro di
Giverny, si dedicherà fino alla morte alla riflessione visiva sullo stagno
domestico e sulle ninfee, come se l’inverno non esistesse e la vita fosse una
lunga estate senza autunno.
Claude Monet, Colazione sull’erba, particolare, 1866, olio su tela, cm 124×181, Mosca, Museo
Puškin
Édouard Manet, Colazione sull’erba, 1863, olio su tela, cm 208×264,5, Parigi, Musée d’Orsay
Nota bene 1. Non si può entrare fino in fondo nella pittura di Monet senza
avere visitato la sua casa ritiro a Giverny, il giardino, lo stagno con il
ponticello, l’interno della casa con la sala da pranzo e soprattutto la cucina
dalla quale si evince che la sua pittura è all’olio ma sogna il burro.
Claude Monet, La cattedrale di Rouen in pieno sole, 1894, olio su tela, cm 107×73, Parigi,
Musée d’Orsay
Nota bene 2. Non si può evitare il confronto con l’altro artista suo
contemporaneo, il vetraio di Nancy, Emile Gallé, stessa tipologia di casa
nella natura, medesima passione per il mistero delle acque stagnanti, stesso
amore per il giardino come fonte d’ispirazione. In fondo già il Candide di
Voltaire si concludeva con “Il faut cultiver notre jardin”, occorre coltivare il
nostro giardino per allontanarci dai disastri della vita moderna.
Claude Monet, La cattedrale di Rouen a mezzogiorno, 1894, olio su tela, cm 100×65, Mosca,
Museo Puškin
Claude Monet, La cattedrale di Rouen di sera, 1894, olio su tela, cm 101×65, Mosca, Museo
Puškin
Claude Monet, La cattedrale di Rouen di mattina, 1894, olio su tela, cm 91×63, Parigi, Musée
d’Orsay
Pietro Perugino, San Sebastiano, particolare, 1489-1490, olio su tavola, cm 174×88, Stoccolma,
Nationalmuseum
1450 circa ~ 1523
Perugino
Chiara e la dolcezza
Anonimo, Veduta di città ideale, 1480-1490 ca, tempera su tavola, cm 67,5×239,5, Urbino, Galleria
Nazionale delle Marche, Palazzo Ducale
Donato Bramante, Tempietto di San Pietro in Montorio, 1510 ca, Roma, Convento di San Pietro in
Montorio
Andrea Mantegna, Martirio di san Cristoforo, Trasporto del corpo decapitato del santo, 1454-1457,
affresco, Padova, chiesa degli Eremitani, cappella Ovetari
dopo il 1420 ~ 1492
Piero
della Francesca
L’alba della metafisica
Piero della Francesca, Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il duca Federico II da
Montefeltro (Pala di Brera), particolare, 1472-1474, olio e tempera su tavola, cm 248×170, Milano,
Pinacoteca di Brera
Arco di Giano, nicchia a conchiglia, IV secolo d.C., marmo, Roma
Sono legati da amicizia e stima Leon Battista e Piero sin dalla loro
esperienza romana, quando lì vengono chiamati dal papa supercolto Pio II
Piccolomini sul finire degli anni cinquanta del secolo. Ed è lì che riscoprono
i valori delle architetture del passato antico, studiando ciò che ancora è vivo
e in funzione ma guardandolo soprattutto risorgere dalla terra come fanno
risorgere le acque negli antichi acquedotti restaurati. E da lì nascerà la
formidabile mutazione della sensibilità moderna.
Se l’estetica e la matematica sono sull’onda della storia nuova, l’uovo che
pende nella conchiglia antica proviene dalle credenze medioevali, quelle per
le quali lo struzzo nasceva da un uovo non fecondato esattamente come
Gesù nacque da Maria senza che Ella giacesse con san Giuseppe. La forma
dell’arco e la riga di marmo scuro che la delimita orizzontalmente sono una
chiara citazione della nicchia centrale del Pantheon trasformato in chiesa.
La conchiglia, detta “nicchio” in toscano, va a formare la nicchia. Ma mentre
solitamente è girata verso l’insù, qui appare rovesciata come nell’arco di
Giano a Roma.
Leonardo da Vinci, Dodecaedro vuoto, in Luca Pacioli, De divina proportione, tav. XXVIII, f.
105r, 1498, disegno, Milano, Biblioteca Ambrosiana
Il gusto del tappeto viene dal rapporto regolare con l’Oriente del
Mediterraneo anche se questo si trova ormai in definitiva mano ottomana.
Maometto II conquista Costantinopoli nel 1453 all’età di ventun anni;
Gentile Bellini lo ritrae più tardi anche lui appoggiato a un tappeto. Così su
tappeti d’Oriente appaiono molte composizioni di area veneziana e
adriatica, compresa ovviamente la Madonna e i santi.
Gentile Bellini, Il sultano Maometto II, 1480, olio su tela, cm 69,9×52,1, Londra, The National
Gallery
Vittore Carpaccio, Storie di sant’Orsola, Incontro di sant’Orsola con lo sposo, particolare, 1495,
olio su tela, cm 200×611, Venezia, Gallerie dell’Accademia
Domenico Ghirlandaio, Madonna col Bambino e santi, particolare, 1483-1484, tempera su
tavola, cm 200×191, Firenze, Galleria degli Uffizi
Piero della Francesca, Madonna col Bambino, sei santi, quattro angeli e il duca Federico II da
Montefeltro (Pala di Brera), particolare, 1472-1474, olio e tempera su tavola, cm 248×170,
Milano, Pinacoteca di Brera
Nicolas Poussin, L’ispirazione del poeta, particolare, 1630 ca, olio su tela, cm 182×213, Parigi,
Musée du Louvre
1594~1665
Poussin
Il sole d’Italia alla corte di Francia
Pietro Bernini, Stemma del sole, Fontana della barcaccia, 1626-1629, Roma, Piazza di Spagna
Questa era la Roma che attirava dalla Francia, nel 1624, il giovane
normanno Nicolas Poussin proprio grazie al cardinale Barberini, fratello del
papa; la Roma che nel 1626 richiamava a corte Claude dalla Lorena, già
formato in gioventù nella Penisola, e che negli stessi anni, sempre dalla
Lorena, portava a Roma e poi a Napoli i bizzarri pittori Didier Barra e
François Didier Nomé. In quella Roma Guercino aveva già lasciato un segno
profondo nei primi anni venti del secolo e aveva dipinto per il cardinale
Antonio Barberini, uno dei tanti parenti del papa elevati alla porpora, quel
prototipo romantico Et in Arcadia ego, il medesimo tema che Poussin
riprende nel 1640, dopo averlo affrontato una prima volta nel 1627, come a
raccogliere l’intera sua esperienza sotto l’aria dello scirocco lento e umido
della campagna romana. Il tema dell’Arcadia ossessiona il secolo, dal primo
testo di Jacopo Sannazaro, nel 1605, alla fondazione dell’Accademia
dell’Arcadia, nel 1690. La grande tela L’ispirazione del poeta in mezzo a
questo percorso, attorno al 1630, ne diventa una sorta di spiegazione: è nella
campagna di un Parnaso mitico e domestico al contempo, greco e laziale, in
realtà poco montano come invece vorrebbe la tradizione, che la Musa
Euterpe, quella della musica e della poesia lirica (e in questo caso
probabilmente la moglie appena sposata del pittore), assiste Apollo mentre
fa incoronare il poeta. Diventa, il dipinto, un manifesto della classicità
ritrovata, dove la pittura dei profili ricorda molto i bassorilievi dell’antichità,
ma anche l’altro Parnaso affrescato da Raffaello in Vaticano. E il dipinto di
Poussin avrà una sorte all’altezza della sua ambizione: passa nella collezione
di Mazzarino a Parigi finché, morto il prelato ministro, verrà a collocarsi
nelle raccolte dell’architetto Le Nôtre che lo regalerà a Luigi XIV dove andrà
a ricongiungersi alla rimanente eredità del cardinale che trasformò il
monarca nel prototipo del barocco politico.
Gian Lorenzo Bernini, Ritratto di papa Urbano VIII, 1631-1632, olio su tela, cm 67×50, Roma,
Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Nicolas Poussin, L’ispirazione del poeta, 1630 ca, olio su tela, cm 182×213, Parigi, Musée du Louvre
Nicolas Poussin, I pastori di Arcadia (Et in Arcadia ego), 1640 ca, olio su tela, cm 85×121, Parigi, Musée du
Louvre
Guercino, Et in Arcadia ego, 1618 ca, olio su tela, cm 82×91, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica,
Palazzo Barberini
Nicolas Poussin, L’ispirazione del poeta, 1628 ca, olio su tela, cm 94×69,5, Hannover,
Niedersächsisches Landesmuseum
Raffaello, Il Parnaso, particolare, Apollo e le Muse, 1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani,
Stanza della Segnatura
Raffaello, Madonna con il Bambino e san Giovannino (Madonna della seggiola), 1513-1514,
olio su tavola, ø cm 71, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
1483~1520
Raffaello
L’equilibrio perfetto
Agli albori del Rinascimento, quando il pittore era ancora solo uomo di
bottega, l’intellettuale, il poeta, come veniva definito, era altamente
remunerato. Raffaello combina le due figure in un’unica, raffinata
personalità. E avrà egli pure la fortuna d’essere ben pagato, ben meglio di
sicuro di quell’altro pittore potente, al lavoro nello stesso momento e nello
stesso edificio vaticano, che è Michelangelo, anche lui poeta finissimo ma
non intellettuale riconosciuto con patente ufficiale. Sicché l’epitaffio sulla
tomba di Raffaello, primo artista con il privilegio d’una sepoltura nel
Pantheon romano, glielo scrive l’amico umanista e poeta Pietro Bembo: “Ille
hic est Raphael timuit quo sospite vinci, rerum magna parens et moriente
mori” (Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la Natura temette d’essere
vinta, ora che egli è morto, teme di morire).
Nel 1504 Raffaello ha ventun anni e sta concludendo il suo periodo
perugino. Vuole passare a Firenze: lì sono all’opera Michelangelo agli albori
della sua gloria e Leonardo maturo e temporaneamente ritornato in
Toscana, in quel decennio curioso durante il quale è retta la Repubblica da
Pier Soderini dopo la catastrofica teocrazia di Savonarola. Raffaello vi
giunge con lettera di raccomandazione per Soderini e gli si apriranno le
porte di una ricca committenza cittadina privata. Andrà a ritrarre nel 1506 la
giovane coppia del mercante Agnolo Doni che si era sposato con Maddalena
Strozzi e vede a casa loro l’unico dipinto che Michelangelo abbia mai
dipinto, il noto Tondo Doni realizzato un paio di anni prima. I quadri, lo dice
la parola stessa, sono quadrati o rettangolari. I quadri tondi sono assai rari
nella storia dell’arte: hanno una notevole diffusione in area fiorentina e
probabilmente devono questa forma innaturale e inusitata al successo che
allora potevano vantare i lavori in terracotta dei Della Robbia. Ne è la
riprova il fatto che vengano allora posti in cornici ricche di decori a frutti
memori delle ghirlande che Luca della Robbia (1400-1482), suo nipote
Andrea (1435-1525/1528) e i loro figli con la loro prolifica bottega ponevano
a contornare i loro grandi tondi ceramici, i quali prendevano questa forma
naturalmente nel creare la loro base sul tornio. Si erano già cimentati in
questa forma particolare dell’ottica visiva i più abili fiorentini, da Filippo
Lippi, rigoroso ed elegante, a Sandro Botticelli, che sembrava far ruotare i
personaggi per contenerli nell’assetto inusitato, e Raffaello, che guarda ogni
buona idea e la assimila; ne realizza uno prima, la cosiddetta Madonna
Terranuova, nella quale prende il ritmo prospettico da Leonardo con un
paesaggio di fondo che ricorda le rocce lombarde del sommo maestro, per
riproporre il medesimo formato appena arriva a Roma nella nota Madonna
d’Alba dove il paesaggio si fa laziale. Ha ormai abbandonato le dolcezze
perugine e si sta trasformando a contatto con le antichità classiche; la
fisicità che appare prorompente nelle Stanze Vaticane rinvigorisce anche la
figura della Madonna della seggiola, la più nota di tutte, la più plastica.
Gliela commissiona papa Leone X, figlio di Lorenzo il Magnifico, per
mandarla ai parenti fiorentini; e la cornice in stile Della Robbia rimane
d’obbligo, come rimane presente il san Giovannino, così caro alla tradizione
fiorentina.
Raffaello, Madonna con il Bambino, san Giovannino e un santo bambino, 1504-1505, olio su tavola, ø cm
87, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Raffaello, Madonna con Bambino e san Giovannino, 1510 ca, olio su tavola trasportato su tela, ø cm 94,5,
Washington, National Gallery of Art
Raffaello, Stanza della Segnatura, volta, 1508-1511, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanze di
Raffaello
Filippo Lippi, Madonna col Bambino e storie della vita di sant’Anna, 1452, olio su tavola, ø cm 135, Firenze,
Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Andrea Della Robbia, Madonna col Bambino e due cherubini, 1502, terracotta invetriata, ø cm 116,
Sansepolcro, Pinacoteca Comunale
Luca Della Robbia, Madonna col Bambino tra due angeli, detta “Madonna delle Cappuccine”, 1475-1480,
terracotta invetriata, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Raffaello, Stanza della Segnatura, volta, particolare della Teologia, 1508-1511, affresco, Città del Vaticano,
Musei Vaticani, Stanze di Raffaello
Rembrandt, Carcassa di un bue macellato, 1635-1640, olio su tavola, cm 73,3×51,7,
Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and Museum
1606~1669
Rembrandt
Il realismo mistico del Secolo d’oro
Rembrandt, Autoritratto all’età di trentaquattro anni, 1640, olio su tela, cm 102×80, Londra, The National
Gallery
Annibale Carracci, Bottega del macellaio, 1585, olio su tela, cm 185×266, Oxford, Christ Church Picture
Gallery
David Teniers, Interno di cucina con natura morta e bue macellato, 1643, olio su tela, cm 33×44,
Collezione privata
Rembrandt, Donna che si bagna in un ruscello, 1654, olio su tavola, cm 61,8×47, Londra, The
National Gallery
Rembrandt, Betsabea con la lettera di Davide, 1654, olio su tela, cm 142×142, Parigi, Musée du Louvre
Rembrandt, Toeletta di Betsabea, 1643, olio su tavola, cm 57,2×76,2, New York, The Metropolitan
Museum of Art
Rembrandt, Autoritratto con cappello rosso, 1660, olio su tela, cm 68×56,5, Stoccarda, Staatsgalerie
Rembrandt, Bue macellato, 1655, olio su tavola, cm 94×69, Parigi, Musée du Louvre
Pierre-Auguste Renoir, Ballo al Moulin de la Galette, particolare, 1876, olio su tela, cm 131×175,
Parigi, Musée d’Orsay
1841~1919
Renoir
Il dolce plein air di Parigi
1577~1640
Rubens
O dell’opulenza
R ubens sposò Hélène Fourment in seconde nozze nel 1630, quando era
rimasto vedovo: aveva lui cinquantatré anni e lei sedici. Aveva perso la
prima moglie – la trentaquattrenne Isabella Brant – nell’estate del 1626 per
una delle classiche epidemie che affliggevano l’Europa durante la guerra dei
Trent’anni. La fanciulla gli era ben nota poiché era la sorella di Daniel
Fourment, il quale era marito di Clara Brant, sorella della defunta Isabella.
Lei era quindi la sorella del cognato di Pieter Paul Rubens e tutto rimaneva
in famiglia, compreso ovviamente il patrimonio del talento allora più pagato
d’Europa. La sua figura d’artista di successo, fornitore libero di case reali e di
potenti, ha solo un precedente nel XVI secolo, e cioè Tiziano. Con lui
Rubens ha parecchi punti in comune: la ricchezza del dipingere, nella
materia e nel numero di opere, la ricchezza delle proprietà dovute al saggio
accumulo delle prebende, la ricchezza delle carni, con quella passione
profonda per i nudi leggermente sovrappeso, la ricchezza dei titoli nobiliari,
cosa assai rara per i pittori: Tiziano fatto conte dell’impero da Carlo V,
Rubens fatto cavaliere sia da Filippo IV di Spagna sia da Carlo I re
d’Inghilterra.
Rubens nasce nel 1577 nella contea germanica di Nassau-Dillenburg. La
sua famiglia calvinista si era rifugiata lì dopo gli editti antiprotestanti del
duca d’Alba e dopo le disavventure del padre, un noto avvocato di Anversa
passato per motivi religiosi al servizio ingrato dei signori d’Orange, dove
Guglielmo, il futuro statolder d’Olanda, lo fece mettere agli arresti per avere
difeso la di lui consorte nella causa di divorzio.
Guido Reni, Cleopatra con l’aspide, 1628 ca, olio su tela, cm 114,2×95, Londra, Royal Collection Trust
Guercino, Cleopatra, 1638, olio su tela, cm 116,5×94,5, Collezione privata
Morto il padre, Pieter Paul torna con la madre nella città di origine, la
cattolico-ispanica Anversa, dove si converte alla religione cattolica romana,
frequenta le scuole migliori della città e viene mandato come paggio alla
corte di Marguerite de Ligne, la vedova del governatore. Si mette a studiare
pittura e viene ammesso nella corporazione dei pittori. La sua vera
formazione avviene da questo momento in poi con un lungo viaggio che dal
1600 lo porta in Italia come pittore di corte dei Gonzaga a Mantova. Lì
scopre la più ricca raccolta privata d’Europa, con Tiziano e Veronese. Di lì si
muove, sempre protetto dai Gonzaga, verso Venezia, Roma, Genova e poi la
Spagna, dove offre alla corte i doni diplomatici del duca. E nel frattempo
dipinge con costante successo.
Pieter Paul Rubens, Hygeia (o Cleopatra), 1615 ca, olio su tavola, cm 106,2×74,3, Detroit,
Detroit Institute of Arts
Pieter Paul Rubens, Leda e il cigno, 1598 ca, olio su tavola, cm 122×182, Dresda, Staatliche
Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte Meister
Bartolomeo Ammannati, Leda e il cigno, 1535-1540, marmo, altezza cm 50, Firenze, Museo Nazionale del
Bargello
Riassume l’Italia del primo Seicento e combina gli opposti – gli storici
Caravaggio, Tiziano e Michelangelo con un pizzico di Guido Reni, suo
contemporaneo –, il tutto dimostrando un talento fuori dell’ordinario per i
ritratti dei membri della società opulenta nella quale si muove con
leggerezza e agio.
Torna ad Anversa nel 1608 per assistere alla morte della madre e lì si
ferma in quanto gli arciduchi governatori dei Paesi Bassi ispanici lo
nominano pittore di corte. Una coppia era, quella, tutt’altro che banale;
Alberto, figlio di Massimiliano II imperatore e di Maria di Spagna, era stato
nominato cardinale da Gregorio III, poi se n’era tornato in Spagna dove
aveva sposato, lasciando la porpora appesa al chiodo, la propria cugina,
figlia di Filippo II. Si riconnettevano, così, il ramo ispanico e quello
austriaco degli Asburgo. Fu promosso Alberto viceré del Portogallo e poi
governatore dei Paesi Bassi Meridionali. Ad Anversa Rubens trova pure un
mecenate di raffinatissima qualità nel sindaco della città, Nicolaas Rockox,
in casa del quale incontra la prima moglie, Isabella Brant. E in quegli anni,
fra Anversa e Bruxelles, si sta arricchendo la formidabile collezione degli
arciduchi: non servono più gli esempi italiani visti in Penisola perché la
raccolta contiene il meglio del meglio. Rubens evolve quindi
contemporaneamente come artista e diplomatico, il che gli vale la sublime
commissione da parte della regina di Francia, la fiorentina Maria de’ Medici,
per il palazzo del Lussemburgo a Parigi quando, nel 1622, dipinge già tante
signore discinte che anticipano le forme floride della futura moglie, come
gli vale il privilegio delle ambasciate presso la corte del re d’Inghilterra. Mai
artista fu più potente, più fortunato e – per dirla con parole d’oggi – di
regime. Ebbe come allievo migliore quel raffinato Antoon van Dyck, che
coltivò a lungo la ritrattistica elitaria e come seguaci una schiera di pittori
amanti delle rotondità muliebri. Morì nel 1640, otto anni prima che il
trattato di Vestfalia chiudesse l’avventura di Spagna nelle Terre Basse.
Pieter Paul Rubens, Hélène Fourment, 1638, olio su
tavola, cm 176×83, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Pieter Paul Rubens, Andromeda, 1638 ca, olio su
tavola, cm 189×94, Berlino, Staatliche Museen,
Gemäldegalerie
Tiziano, Venere allo specchio, 1555, olio su tela, cm 124,5×105,5, Washington, National Gallery
of Art
Pieter Paul Rubens, Scena pastorale, 1638-1640 ca, olio su tavola, cm 162,3×134,5, Monaco, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek
Pieter Paul Rubens, Venere allo specchio, 1615, olio su tavola, cm 124×98, Vaduz, Sammlungen des
Fürsten von Liechtenstein
Egon Schiele, Autoritratto nudo, 1910, matita, tempera e acquerello su carta, cm
55,8×36,7, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
1890~1918
Schiele
Al di là del principio del piacere
Gustav Klimt, Giuditta II (Salomè), particolare, 1909, olio su tela, cm 176×46, Venezia, Galleria
internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro
Egon Schiele, Girasoli, 1911, acquerello, cm 44,5×30,5, Vienna, Albertina, Graphische
Sammlung
Gustav Klimt, Giardino di campagna con girasoli, 1906, olio su tela, cm 110×110, Vienna, Österreichische
Galerie Belvedere
Egon Schiele, Abbraccio, 1912, tecnica mista su carta, cm 32×47,1, Collezione privata
Egon Schiele, Ragazza bruna con gonna sollevata, 1911, matita e acquerello su carta, cm
55,9×37,8, Collezione privata
Egon Schiele, Alberello a fine autunno, 1911, olio su tela, cm 42×33, Collezione privata
Egon Schiele, Ritratto di donna con cappello nero (Gertrude Schiele), 1909, olio e tinta metallica, cm
100×99,8, Svizzera, Georg Waechter Memorial Foundation
Koloman Moser, Illustrazione per la poesia di Rilke Annunzio di Primavera in “Ver sacrum”, 1901, cm
19,2×18
Oscar Kokoschka, Nudo femminile di spalle, 1909, inchiostro, gouache e gessetto su carta, cm 45,1×31,4,
New York, The Museum of Modern Art
Oscar Kokoschka, Due ragazze, 1907, disegno, cm 46,9×30,7, Amburgo, Hamburger Kunsthalle
1696~1770
Tiepolo
La meraviglia del Gran Teatro
Lorenzo Lippi, Allegoria della simulazione, 1640 ca, olio su tela, cm 72,5×58,5, Angers, Musée des Beaux-
Arts
Giambattista Tiepolo, Il banchetto di Cleopatra, 1743-1744, olio su tela, cm 250,3×357, Melbourne,
National Gallery of Victoria
1519~1594
Tintoretto
Di più non si può
Tintoretto, L’origine della Via Lattea, 1575 ca, olio su tela, cm 148×165,1, Londra, The National Gallery
Tintoretto, Lo sposalizio di Bacco e Arianna alla presenza di Venere, 1577-1578, olio su tela, cm 146×167,
Venezia, Palazzo Ducale, sala dell’Anticollegio
Tintoretto, Ritrovamento del corpo di san Marco, 1563-1564, olio su tela, cm 405×405, Milano, Pinacoteca
di Brera
Raffaello, Incendio di Borgo, particolare, 1514-1517, affresco, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza
dell’Incendio di Borgo
Jacopo Sansovino, Loggetta di San Marco, 1537-1549, Venezia, Piazza San Marco
Tintoretto, Gesù e l’adultera, 1546 ca, olio su tela, cm 118,5×168, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica,
Palazzo Barberini
E l’horror vacui sembra farsi cifra delle sue elaborazioni, come nell’opera
definitiva posta a decoro di Palazzo Ducale nel 1588, quel vortice di figure
che celebrano il Paradiso. Il vigore pittorico sembra non abbandonarlo mai.
È egli allora già ultrasessantenne e persegue nella sua visione, quella che lo
porta oltre le soglie di un manierismo già dominante in Italia, alle
anticipazioni degli svolazzi barocchi con una delle sue opere finali,
quell’Ultima Cena dipinta fra il 1592 e il 1594, l’anno prima di morire, nella
quale gli svolazzi angelici sembrano già precedere le torsioni della prossima
stagione estetica.
Tintoretto, Giudizio Universale, 1562-1564, olio su tela, cm 1450×590,
Venezia, chiesa della Madonna dell’Orto
Tintoretto, Adorazione del vitello d’oro, 1562-1564, olio su tela, cm
1450×590, Venezia, chiesa della Madonna dell’Orto
Tintoretto, Giudizio Universale, particolare
1490 circa ~ 1576
Tiziano
Il fascino agreste portato in città
Tiziano, Amor sacro e Amor profano, particolare del paesaggio, 1514-1515, olio su tela, cm 118×279, Roma,
Galleria Borghese
La fisicità nel fare e nei soggetti raffigurati diventa prassi accertata a tal
punto che il veneziano di laguna, Lorenzo Lotto, nato nel 1480, per
conquistare la sua indipendenza da Venezia se ne va a percorrere le periferie
della Repubblica a Bergamo e a trovare lì la sua libertà etica ed estetica e
andrà a morire in terra papalina a Loreto; mentre l’altro veneziano, nato nel
1485, Sebastiano del Piombo, se ne va a cercar meritato successo a Roma,
dove rimane.
Giorgione, Venere dormiente, 1508-1510, olio su tela, cm 108×175, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen,
Gemäldegalerie Alte Meister
Girolamo da Treviso, Venere dormiente, 1520-1530, olio su tela, cm 130×213, Roma, Galleria Borghese
Tiziano, Venere e il suonatore di liuto, 1565-1570 ca, olio su tela, cm 165,1×209,6, New York, The
Metropolitan Museum of Art
A Venezia avviene così un inatteso cambio della guardia agli albori del
secolo nuovo che muta alla radice il gusto cittadino di chi, come i Bellini e
Carpaccio, era esclusivamente cittadino, ragione per la quale
apparentemente all’Harry’s Bar, tanto caro a Hemingway, che dalle finestre
guardava l’isola di San Giorgio, il cocktail fu intitolato a Bellini e la carne
cruda a Carpaccio in modo da segnarne per sempre l’origine veneziana.
Tiziano invece, pittore ufficiale della Repubblica, si faceva pagare cari i
dipinti per acquistare fattorie in campagna e continuare, come genialmente
scrive André Malraux, “ad appendere le sue Veneri nei cieli del Cadore”.
Henri de Toulouse-Lautrec, La pagliaccia Cha-u-Kao, 1895, olio su cartone, cm 64×49, Parigi,
Musée d’Orsay
1864~1901
Toulouse-Lautrec
Le ansie della Belle Époque
Henri de Toulouse-Lautrec, Nella sala di Rue des Moulins, particolare, 1894, olio su tela, cm 111×132, Albi,
Musée Toulouse-Lautrec
Henri de Toulouse-Lautrec, Regina di gioia, 1892, litografia a colori, cm 136,3×92, Collezione privata
Henri de Toulouse-Lautrec, Jane Avril, 1899, litografia a pennello, cm 56×29,8, Parigi, Bibliothéque
nationale de France
1599~1641
Van Dyck
Artista fortunato
Antoon van Dyck, Autoritratto con girasole, 1632-1633, olio su tela, cm 58,5×73, Collezione privata
Antoon van Dyck, Autoritratto, 1622-1623, olio su tela, cm 116,5×93,5, San Pietroburgo, Museo
dell’Ermitage
Antoon van Dyck, Triplo ritratto di Carlo I, 1653, olio su tela, cm 84,4×99,4, Londra, Royal Collection
Trust
Lorenzo Lotto, Triplice ritratto di orefice, 1530-1535, olio su tela, cm 52,1×79,1, Vienna, Kunsthistorisches
Museum
Philippe de Champaigne, Triplo ritratto del cardinal de Richelieu, 1642 ca, olio su tela, cm 58,7×72,8,
Londra, The National Gallery
Thomas Sully, Madame Jérôme Bonaparte (Elizabeth Patterson), 1805-1810 ca, acquerello su avorio, cm
9,7×8,9, New York, The Metropolitan Museum of Art
Dante Gabriel Rossetti, Rosa triplex (Triplice ritratto di May Morris), 1874, matita, acquerello e guazzo con
gomma arabica su carta, cm 77,5×88,3, Collezione privata
1390 circa ~ 1441
Van Eyck
Quel primo fascino discreto della borghesia
1853~1890
Van Gogh
Un mistico borghese
V incent van Gogh, nato nel 1853 nel Brabante d’Olanda, rimane tuttora
un mito fra i maledetti dell’arte, fra Paul Verlaine, il poeta anche lui
venuto al mondo nelle brume francofone di Metz in Lorena nel 1844, e
Arthur Rimbaud, nato a Charleville, in Francia, ma a un passo dalla frontiera
belga, nel 1854.
Destini diversi e ansie parallele.
Attratti tutti dal sole del Sud, quel meridione francese che è l’opposto
delle loro terre di nascita e dove, probabilmente a Marsiglia, Rimbaud
muore dopo i suoi mitici e misteriosi traffici africani. Ad Arles succederà il
dramma del taglio dell’orecchio di Van Gogh, e non si sa tuttora se si sia
trattato di una folle automutilazione oppure se sia stato il risultato della lite
per una prostituta con l’altro parigino fuggito al Sud, il suo amico del cuore
Paul Gauguin, che immediatamente dopo troverà il sole definitivo e perenne
a Tahiti, dove muore forse per essere stato condannato da un poliziotto
locale a tre mesi di reclusione.
Mossi tutti dal sole, dal colore giallo cromo che l’industria chimica ha da
poco inventato, e che probabilmente ha avvelenato Van Gogh che lo
spalmava con le mani, lo stesso giallo della sua casa gialla di Arles in
Provenza. Mossi tutti pure da una fortissima passione sociale, quella che
Van Gogh scopre nelle militanze giovanili in miniera, Rimbaud cantando i
poveri disgraziati, Gauguin denunciando un poliziotto per traffico di
schiavi.
Étienne Carjat, Ritratto di Charles Baudelaire, 1863 ca, fotografia, New York, The Metropolitan Museum
of Art
Scrive Verlaine una quartina di versi che vale per tutti e quattro:
Vincent van Gogh, Quattro girasoli appassiti, 1887, olio su tela, cm 60×100, Otterlo, Rijksmuseum
Kröller-Muller
Vincent van Gogh, Notte stellata ad Arles, 1888, olio su tela, cm 72×92, Parigi, Musée d’Orsay
Vincent van Gogh, Campo di grano con corvi, 1890, olio su tela, cm 50,5×103, Amsterdam, Van Gogh
Museum
I maledetti invece sono tutti condannati a una sorte fatale, tutti alla
ricerca di un riscatto impossibile dove l’arte diventa la missione per la
salvezza. Gauguin corre verso la mistica pagana di Tahiti dopo avere
celebrato quella cristiana durante la sua formazione bretone a Pont-Aven. La
salvezza Van Gogh la cerca già nelle miniere del Belgio, quando vi va a fare
il predicatore missionario e inizia a scoprire la pittura per narrare la sorte
della povera gente, quei miserabili mangiatori di patate, terrei come i tuberi
che consumano. Una scelta radicale è la sua: nato figlio di pastore
protestante, con uno zio ammiraglio all’Aia, frequenta le migliori scuole
della sua terra e impara il francese, il tedesco e l’inglese. A sedici anni va a
lavorare nella sede dell’Aia, fondata da suo zio, della prestigiosa ditta
internazionale parigina di commercio d’arte Goupil & Cie, e girerà fra le
altre sue sedi, quella di Amsterdam, quella di Parigi e poi di Londra. Non
tollera il mercato, si licenzia e va a fare il predicatore. Nel 1876 pronuncia il
suo primo sermone alla Wesleyan Methodist Church di Richmond. Torna in
Olanda e scappa in Belgio a predicare fra i minatori. Rimane un artista
intellettuale, contorto e sofferto, informato lettore come appassionato
curioso, passa naturalmente dalla Bibbia a Dickens, dal museo alle stampe
giapponesi.
La pittura sarà la sua salvezza, la sua condanna, la sua follia.
La beat generation della seconda metà del XX secolo era
drammaticamente esistenzialista e rifiutava ogni condiscendenza verso i
decori. Gli esistenzialisti della medesima epoca erano altrettanto severi e
Jean-Paul Sarte collezionava in una casa straripante di arredi
esclusivamente pipe, un po’ come se avesse convissuto con il fantasma di
Magritte. E il padre della metafisica Giorgio de Chirico aveva dipinto negli
anni Venti una bella natura morta dal titolo J’aime les fruits, je déteste les
fleurs. Eppure i padri veri dell’esistenza portata agli estremi, Van Gogh come
Gauguin e Redon, andavano pazzi per dipingere vasi di fiori che
apparentemente potevano piacere solo alle loro zie. Ma vi è ben di più
secondo Baudelaire:
Vincent van Gogh, Il giardino dell’ospedale di Arles, 1889, olio su tela, cm 73×92, Winterthur, Sammlung
Oskar Reinhart
Vincent van Gogh, La ronda dei carcerati, 1890, olio su tela, cm 80×64, Mosca, Museo Puškin
Vincent van Gogh, Vaso con fiori di campo, 1887, olio su tela, cm 80×67, Collezione privata
Odilon Redon, Gran mazzo di fiori di campo, 1910 ca, pastello su carta, cm 82×60,5, Collezione
privata
Odilon Redon, Ofelia tra i fiori, 1905-1908 ca, pastello su carta, cm 64×91, Londra, The National Gallery
Winston Churchill, Vaso di tulipani rossi (da Cézanne), 1957, olio su tela, cm 72,1×41,9, Dallas, Dallas
Museum of Arts
1599~1660
Velázquez
Gli inganni visivi del realismo
Jan van Eyck, Ritratto dei coniugi Arnolfini, particolare dello specchio, 1434, olio su tavola, cm 82,2×60
(l’intero), Londra, The National Gallery
Diego Velázquez, Las Meninas (La famiglia di Filippo IV), particolare, 1656, olio su tela, cm 318×276,
Madrid, Museo del Prado
Jan Vermeer, La lettera d’amore, 1669, olio su tela, cm 44×38, Amsterdam, Rijksmuseum
Diego Velázquez, Le filatrici (La favola di Aracne), 1657 ca, olio su tela, cm 167×252, Madrid, Museo del
Prado
Pablo Picasso, Las Meninas (l’infanta Margarita María), 1957, olio su tela, cm 100×81, Barcellona, Museu
Picasso
Diego Velázquez, Las Meninas (La famiglia di Filippo IV), particolare, 1656, olio su tela, cm 318×276,
Madrid, Museo del Prado
1632~1675
Vermeer
La luce esatta
V ermeer è l’artista della luce perfetta, della luce naturale: non potrebbe
egli esistere senza la luce priva di sole che i cieli d’Olanda offrono a
paesaggi infiniti e perfettamente percettibili. Non potrebbero i suoi interni
vivere senza le finestre che gettano garbatamente questa luce nelle case
borghesi della rivoluzione calvinista dei Paesi Bassi. In Vermeer circola
sempre un’aria limpida, quella che da queste finestre e da questi cieli
proviene. In lui la luce artificiale non è prevista. D’altronde potrebbero le
merlettaie o i geografi rovinarsi gli occhi al lume di candela?
Una passione necessaria per la geometria è quella di un popolo di
navigatori che appendono in salotto le carte geografiche. Una passione
ulteriore per la geometria è quella di questi olandesi inventori di quello che
sarà il gioco ufficiale dei britannici, il golf, che dovrebbe etimologicamente
provenire dalla parola olandese kolf, la mazzetta che serviva alla propulsione
sul ghiaccio usata per spingere la palla in una buca forata come quella
utilizzata per la pesca. L’altro discendente della medesima passione per il
tempo libero sui canali e le pozze ghiacciate diventerà a sua volta
anglosassone e si chiamerà un giorno “hockey”.
L’arte di Vermeer è frutto del pensiero che nei medesimi anni si sviluppa
vicino a casa sua. Lui nasce a Delft nel 1632; nello stesso anno ad
Amsterdam nasce Baruch Spinoza, a sessanta chilometri di distanza. Poi
Spinoza, dopo la “scomunica” dalla sinagoga per eccentricità teologiche nel
1656, a ventiquattro anni, si sposta a venti leghe di distanza da Delft, a
Rijnburg, dove per campare farà il tornitore di lenti ottiche.
Jan Vermeer, Veduta di Delft, particolare, 1660 ca, olio su tela, cm 96,5×117,5, L’Aia,
Mauritshuis, Koninklijk Kabinet von Schilderijen
Hendrick Avercamp, Paesaggio invernale sul fiume IJssel presso Kampen nei Paesi Bassi, 1615 ca, olio su
tavola, cm 53×96,6, Londra, Guildhall Art Gallery
Carel Fabritius, Veduta di Delft con strumento musicale, 1652, olio su tela riportato su tavola, cm
15,5×31,7, Londra, The National Gallery
Johann Sebastian Bach, L’arte della fuga, BWV 1080, contrappunto VII, 1751, partitura musicale
Jan Vermeer, La merlettaia, 1669 ca, olio su tela riportato su tavola, cm 23,9×20,5, Parigi,
Musée du Louvre
Jan Vermeer, Il geografo, 1668 ca, olio su tela, cm 52×45,5, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut und
Städtische Galerie
Jan Vermeer, Donna in azzurro che legge una lettera, 1663 ca, olio su tela, cm 46,6×39,1, Amsterdam,
Rijksmuseum
1528~1588
Veronese
Sensualità in villa
1684~1721
Watteau
La malinconia dolce
N essun altro come lui ha dipinto un mondo che si stava sciogliendo nei
meandri della Storia e che si sarebbe trasformato nel fiume della
Rivoluzione. Forse per questo sono i suoi personaggi così melanconici, così
disperatamente dolci nel loro inarrestabile tentativo di godere una vita che
sfugge. Solo una veneziana altrettanto melanconica come Rosalba Carriera,
lei testimone dell’altra grande decadenza della Serenissima, lo ha ritratto
con quel mezzo sorriso che appare quasi una critica sociale. E negli anni del
suo operare gli potrebbe essere di contrappunto solo il genovese
Alessandro Magnasco, quando racconta i commedianti “sgarrupati” che
festeggiano. Sembrano, infatti, tutti quanti attori delle memorie di Giacomo
Casanova, a dimostrazione di quanto la fine di un’epoca possa essere
struggente, e commuovere. Il XVIII secolo francese ed europeo fu
costantemente contraddittorio, con gli enciclopedisti alla ricerca dei Lumi,
Voltaire che difende le cause della libertà del pensiero, Rousseau che pone le
basi d’una nuova sensibilità e, all’opposto, una classe nobiliare
innegabilmente parassitaria che danza la sua ultima stagione.
Watteau cresce pittore in una Parigi che per certi versi assomiglia
all’Europa di oggi: il passato è innegabilmente più fulgido del presente, e
l’avvenire appare incerto. La gloria del Re Sole si sta lentamente spegnendo
e fra poco inizierà la guerra europea per la successione di Spagna. La
decadenza porta all’estetismo sottile tipico di ogni decadentismo. E gli anni
successivi della Régence saranno quelli d’un disordine politico che offre un
suo parallelo nella dissolvenza dei costumi: la Francia della nobiltà si fa
irresponsabilmente allegra nel vuoto di potere stabile, dal 1715 alla maturità
di Luigi XV, tredicenne nel 1723. Furono otto anni di malgoverno
spensierato affidato al reggente Filippo d’Orléans e a quella curiosa forma
di potere passata alla Storia come polisinodia: ogni ministro fu sostituito da
un consiglio di reggenza, sotto lo sguardo del cardinale Dubois e del
cardinale de Fleury e con l’illusione finanziaria dello scozzese John Law che
ebbe la folgorante idea d’inventare la carta moneta per sostituire l’oro
evaporato dalle casse di Stato dopo ottant’anni di grandeur e di guerre. La
“moneta manovrata”, come verrà poi definita da Joseph Schumpeter in
epoca recente, finì in un formidabile fallimento nazionale e Law se ne
scappò a Venezia per inventare la prima lotteria. Intanto i commedianti
recitavano, i musicisti suonavano e la buona società ballava, mentre l’occhio
attento di Watteau ne descriveva i morbidi e morbosi piaceri. Nel 1721
Montesquieu pubblica le Lettres persanes (Lettere persiane), che sono la
prima critica politica dell’epoca e uno degli spunti del primo Illuminismo.
Jean-Antoine Watteau, La lezione d’amore, 1716-1717 ca, olio su tavola, cm 43,8×60,9, Stoccolma,
Nationalmuseum
Jean-Antoine Watteau, I commedianti francesi, 1720-1721, olio su tela, cm 57,2×73, New York, The
Metropolitan Museum of Art
Altichiero da Zevio
Crocifissione, Padova, Oratorio di San Giorgio
Ammannati Bartolomeo
Fontana del Nettuno, Firenze, Piazza della Signoria
Leda e il cigno, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Anonimo
Ritratto di Jacob Obrecht, Fort Worth, Kimbell Art Museum
Veduta di città ideale, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, Palazzo
Ducale
Antonello da Messina
Crocifissione, Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten
Ecce homo, Piacenza, Galleria Alberoni
L’Annunciata, Palermo, Galleria Regionale di Palazzo Abatellis
Pietà, Madrid, Museo del Prado
Ritratto virile, Londra, The National Gallery
Salvator mundi (Cristo benedicente), Londra, The National Gallery
Arcimboldo Giuseppe
Ritratto di Rodolfo II in veste di Vertumno, Stoccolma, Skoklosters Slott,
Styrelsen
Avercamp Hendrick
Paesaggio invernale sul fiume IJssel presso Kampen nei Paesi Bassi, Londra,
Guildhall Art Gallery
Barbier George
Donna dell’antica Roma si fa lavare i capelli da una serva, Londra, The British
Library
Beato Angelico
Annunciazione, Firenze, Museo di San Marco
Armadio degli argenti, Annunciazione, Firenze, Museo di San Marco
Pala di Cortona, Annunciazione, Cortona, Museo Diocesano
Bellini Gentile
Il sultano Maometto II, Londra, The National Gallery
Bellini Giovanni
Allegoria della prudenza o della verità, Venezia, Gallerie dell’Accademia
Allegoria sacra, Firenze, Galleria degli Uffizi
Madonna col Bambino, Venezia, Museo Correr
Madonna greca, Milano, Pinacoteca di Brera
Pietà, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Pinacoteca Vaticana
Pietà in un paesaggio, Venezia, Gallerie dell’Accademia
San Terenzio, particolare della predella della Pala Pesaro, Pesaro, Museo
Civico
Trasfigurazione, Napoli, Museo di Capodimonte
Bellini Jacopo
Composizione di monumenti romani, f. 45r, Parigi, Musée du Louvre,
Département des Arts graphiques
Gesù a dodici anni nel Tempio con i dottori, f. 16v-17r, Parigi, Musée du Louvre,
Département des Arts graphiques
Il Giudizio di Salomone, f. 25r, Parigi, Musée du Louvre, Département des Arts
graphiques
Il piano superiore di un palazzo, f. 85v, Parigi, Musée du Louvre, Département
des Arts graphiques
Salita di Gesù al calvario, f. 19r, Parigi, Musée du Louvre, Département des
Arts graphiques
Veduta interna di un palazzo, f. 41r, Parigi, Musée du Louvre, Département des
Arts graphiques
Bernard Émile
Donne bretoni sul prato, Collezione privata
Bernini Pietro
Fontana della barcaccia, Roma, Piazza di Spagna
Stemma del sole, fontana della barcaccia, Roma, Piazza di Spagna
Bosch Hieronymus
Due creature fantastiche (simili a porcospini), Berlino, Staatliche Museen,
Kupferstichkabinett
Il Giudizio Universale (frammento), Monaco, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen, Alte Pinakothek
Trittico del Giardino delle Delizie, pannello centrale, Madrid, Museo del Prado
Trittico del Giardino delle Delizie, pannello centrale, particolare, Coppia di am
anti in una bolla trasparente, escrescenza naturale di un fiore acquatico,
Madrid, Museo del Prado
Trittico del Giardino delle Delizie, pannello destro: l’Inferno, Madrid, Museo del
Prado
Trittico del Giudizio Universale, pannello centrale, Vienna, Gemäldegalerie der
Akademie der bildenden Künste
Bottega di Giotto
Storie del Nuovo Testamento, Strage degli innocenti, Assisi, San Francesco,
basilica inferiore
Botticelli Sandro
Allegoria della Primavera, Firenze, Galleria degli Uffizi
Madonna con il Bambino e angeli cantori (Madonna Raczynski), Berlino,
Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Nascita di Venere, Firenze, Galleria degli Uffizi
Ritratto di giovane uomo, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Simonetta Vespucci, Francoforte, Städel Museum
Venere e Marte, Londra, The National Gallery
Bouguereau William-Adolphe
Dante e Virgilio all’Inferno, Parigi, Musée d’Orsay
Bramante Donato
Tempietto di San Pietro in Montorio, Roma, Convento di San Pietro in
Montorio
Braque Georges
Viadotto all’Estaque, Minneapolis, Minneapolis Institute of Arts
Buonarroti Michelangelo
Battaglia dei Centauri, Firenze, Casa Buonarroti
Il Giudizio Universale, particolare, Ingresso dei dannati agli inferi, Città del
Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina
La Notte, Tomba di Giuliano de’ Medici, duca di Nemours, Firenze, Cappelle
Medicee
La Sibilla delfica, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina
La Sibilla libica, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina
Madonna col Bambino e san Giovannino (Tondo Pitti), Firenze, Museo
Nazionale del Bargello
Sacra Famiglia con san Giovannino e ignudi (Tondo Doni), Firenze, Galleria
degli Uffizi
Cabanel Alexandre
Nascita di Venere, Parigi, Musée d’Orsay
Campagnola Giulio
Astrologia, Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett
Campin Robert
Ritratto d’uomo, Londra, The National Gallery
Ritratto di un uomo robusto (Robert de Masmines), Madrid, Museo Thyssen-
Bornemisza
Canaletto
Arrivo dell’ambasciatore francese a Venezia, San Pietroburgo, Museo
dell’Ermitage
Regata sul canal Grande, Londra, The National Gallery
Canova Antonio
Amore risveglia Psiche con un bacio, Parigi, Musée du Louvre
Caravaggio
Amore vittorioso, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Bacchino malato, Roma, Galleria Borghese
Bacco adolescente, Firenze, Galleria degli Uffizi
Conversione di san Paolo, Roma, Santa Maria del Popolo, cappella Cerasi
Giuditta e Oloferne, Roma, Galleria Borghese
I bari, Fort Worth, Kimbell Art Museum
Sette opere di Misericordia, Napoli, Pio Monte della Misericordia
Carjat Étienne
Ritratto di Charles Baudelaire, New York, The Metropolitan Museum of Art
Carnicero Antonio
Ritratto di Manuel de Godoy, Madrid, Museo de la Real Academia de Bellas
Artes de San Fernando
Carpaccio Vittore
Storie di sant’Orsola, Incontro della santa con lo sposo, Venezia, Gallerie
dell’Accademia
Carracci Annibale
Bottega del macellaio, Oxford, Christ Church Picture Gallery
Casas Ramón
Madeleine, Montserrat, Museo del monastero
Plein Air, Barcellona, Museu Nacional d’Art de Catalunya
Cavallini Pietro
Annunciazione, Roma, Santa Maria in Trastevere
Cézanne Paul
Il buffet, Budapest, Szépmuűvészeti Múzeum
Il padre dell’artista legge “L’Evénement”, Washington, National Gallery of Art
Il ponte di Maincy, Parigi, Musée d’Orsay
La montagna Sainte-Victoire, Baltimora, Walters Art Museum
Tre bagnanti, Parigi, Musée du Petit Palais
Champaigne Philippe de
Triplo ritratto del cardinal de Richelieu, Londra, The National Gallery
Christus Petrus
Natività, Washington, National Gallery of Art
Ritratto virile, Los Angeles, Los Angeles County Museum of Art
Un orefice nella sua bottega (Sant’Eligio?), New York, The Metropolitan
Museum of Art
Churchill Winston
Vaso di tulipani rossi (da Cézanne), Dallas, Dallas Museum of Arts
Cicéri Eugène
Il Moulin de la Galette a Montmartre, Parigi, Musée Carnavalet
Cima da Conegliano
Adorazione dei pastori, Venezia, Santa Maria dei Carmini
San Girolamo nel deserto, Londra, The National Gallery
Sant’Elena, Washington, National Gallery of Art
Collaert Adriaen
Personificazione dell’America, Amsterdam, Rijksmuseum
Courbet Gustave
Contadini di Flagey di ritorno dalla fiera, Besançon, Musée des Beaux-Arts et
d’Archéologie
Gli spaccapietre, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Galerie Neue Meister
Il disperato, Collezione privata
Nudo coricato, Collezione privata
Pierre-Joseph Proudhon con le sue bambine, Parigi, Musée du Petit Palais
Pomeriggio a Ornans, Lilla, Palais des Beaux-Arts
Daniele da Volterra
Deposizione, Roma, Trinità dei Monti
David Jacques-Louis
Antioco e Stratonice, Parigi, École nationale supérieure des Beaux-Arts
I littori portano a Bruto i corpi dei suoi figli, Parigi, Musée du Louvre
Il giuramento degli Orazi, Parigi, Musée du Louvre
Jean-Paul Marat assassinato, Parigi, Musée du Louvre
De Gheyn II Jacob
Tre maschere, Londra, Victoria and Albert Museum
De Hooch Pieter
I giocatori di carte, Parigi, Musée du Louvre
Interno olandese con concertino, Cleveland, Cleveland Museum of Art
De La Tour Georges
Il baro, Parigi, Musée du Louvre
Il giovane fumatore, Nancy, Musée des Beaux-Arts
La pulce, Nancy, Musée Lorrain
Ragazza al braciere, Collezione privata
San Giuseppe falegname, Parigi, Musée du Louvre
De Witte Emanuel
Interno con donna alla spinetta, Rotterdam, Museum Boijmans van Beuningen,
in prestito da Institut Collectie Nederland
Degas Edgar
A teatro, Collezione privata
L’orchestra dell’Opéra, Parigi, Musée d’Orsay
Ritratto del violoncellista Louis Marius Pilet, Parigi, Musée d’Orsay
Ritratto di Désiré Dihau, particolare, San Francisco, Fine Arts Museums
Delacroix Eugène
Dante e Virgilio o la barca di Dante, Parigi, Musée du Louvre
Donna che accarezza un pappagallo, Lione, Musée des Beaux-Arts
La morte di Sardanapalo, Parigi, Musée du Louvre
Nereide (copia da Rubens), Basilea, Kunstmuseum
Di Bartolo Domenico
Accoglienza, educazione e nozze di una figlia dell’ospedale, Siena, Ospedale di
Santa Maria della Scala
Di Cosimo Piero
Ritratto di Simonetta Vespucci, Chantilly, Musée Condé
Donatello
Profeta Abacuc (detto lo Zuccone), Firenze, Museo dell’Opera del Duomo
Dossi Dosso
Giove, Mercurio e la Virtù, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Duccio di Buoninsegna
Annunciazione, particolare della predella della Maestà, Londra, The National
Gallery
Maestà, Siena, Museo dell’Opera della Metropolitana
Storie della Vergine, Siena, Museo dell’Opera della Metropolitana
Tentazione di Cristo sulla Montagna, tavoletta dal verso della Maestà, New
York, The Frick Collection
Dürer Albrecht
Agnes Dürer, Londra, The Print Collector
Agnes Dürer, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Agnes Dürer in costume olandese, Berlino, Staatliche Museen,
Kupferstichkabinett
Ala sinistra di una ghiandaia marina, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Autoritratto con fiore di eringio, Parigi, Musée du Louvre
Granchio di mare, Rotterdam, Museum Boijmans van Beuningen
Grande zolla erbosa, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
La madre dell’artista, Berlino, Staatliche Museen, Kupferstichkabinett
Primula, Washington, National Gallery of Art
Ritratto di giovane veneziana, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Ritratto di Michael Wolgemut, Norimberga, Germanisches Nationalmuseum
Willibald Pirckheimer, New York, The Metropolitan Museum of Art
El Greco
Il martirio di san Maurizio, El Escorial, Monastero di San Lorenzo
La visione dell’Apocalisse, New York, The Metropolitan Museum of Art
Laocoonte, Washington, National Gallery of Art
Ritratto di un uomo, New York, The Metropolitan Museum of Art
Sant’Ildefonso, Illescas, Santuario di Nuestra Señora de la Caridad
Un cardinale (Don Fernando Niño de Guevara?), New York, The Metropolitan
Museum of Art
Fabritius Carel
Veduta di Delft con strumento musicale, Londra, The National Gallery
Fouquet Jean
Guillaume Jouvenel des Ursins, Parigi, Musée du Louvre
Galizia Fede
Ritratto di Paolo Morigia, Milano, Pinacoteca Ambrosiana
Gauguin Paul
Aha oe feii? (Come, sei gelosa?), Mosca, Museo Puškin
Angoscia umana, Copenaghen, Ordrupgaardsamlingen
La belle Angèle, Parigi, Musée d’Orsay
La perdita della verginità, Norfolk, Chrysler Museum of Art
La vigna rossa, Mosca, Museo Puškin
Manao tupapau (Lo spirito dei morti veglia), Buffalo, Albright-Knox Art Gallery
Natura morta con fiori e idolo, Zurigo, Kunsthaus
Te tamari no atua (Natività), Monaco, Bayerische Staatsgemäldesammlungen,
Neue Pinakothek
Visione dopo il sermone, Edimburgo, National Galleries of Scotland
Gentileschi Artemisia
Giuditta e Oloferne, Napoli, Museo di Capodimonte
Géricault Théodore
La zattera della Medusa, Parigi, Musée du Louvre
Ghiberti Lorenzo
Porta del Paradiso, Storie di Adamo ed Eva, Firenze, Museo dell’Opera del
Duomo
Ghirlandaio Domenico
Esequie di santa Fina, San Gimignano, Collegiata
Madonna col Bambino e santi, Firenze, Galleria degli Uffizi
Giorgione
Fregio delle arti liberali, Astronomia, Castelfranco Veneto, Casa Pellizzari
Giuditta, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage
La tempesta, Venezia, Gallerie dell’Accademia
Omaggio a un poeta, Londra, The National Gallery
Venere dormiente, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen, Gemäldegalerie Alte
Meister
Giotto
Storie del Nuovo Testamento, Compianto su Cristo morto, Padova, Cappella
degli Scrovegni
Storie di san Francesco, San Francesco dinanzi al crocifisso in San Damiano,
Assisi, San Francesco, basilica superiore
Storie di san Francesco, Il presepe di Greccio, Assisi, San Francesco, basilica
superiore
La resurrezione del fanciullo di Suessa, Assisi, San Francesco, basilica inferiore
Storie di san Francesco, L’omaggio di un uomo semplice, Assisi, San Francesco,
basilica superiore
Storie di san Francesco, La rinuncia agli averi, Firenze, Santa Croce, cappella
Bardi
Girolamo da Treviso
Venere dormiente, Roma, Galleria Borghese
Giusto di Gand
Trittico del Calvario, pannello centrale, Gand, San Bavone
Goya Francisco
Hanno preso il volo, da Los Caprichos
Il chitarrista cieco, Madrid, Museo del Prado
Il grande caprone, Madrid, Museo Lázaro Galdiano
La contessa di Chinchon, Madrid, Museo del Prado
La Maja desnuda, Madrid, Museo del Prado
La Maja vestida, Madrid, Museo del Prado
Maria Teresa Cayetana de Silva duchessa d’Alba, Madrid, collezione de Alba
Guercino
Cleopatra, Collezione privata
Et in Arcadia ego, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Venere, Marte e Cupido, Modena, Galleria Estense
Haines Reginald
Giovanni Sacrobosco, matematico (XIII secolo)
Harriet Fulchran-Jean
La battaglia tra Orazi e Curiazi, Parigi, École nationale supérieure des beaux-
arts
Ingres Jean-Auguste-Dominique
Antioco e Stratonice, Chantilly, Musée Condé
L’odalisca e la schiava, Baltimora, Walters Art Museum
La grande odalisca, Parigi, Musée du Louvre
La sorgente, Parigi, Musée d’Orsay
Venere Anadiomene, Chantilly, Musée Condé
Israels Isaac
Moulin de la Galette, Collezione privata
Jusupov D.
Ragazze del Kazachstan in costume popolare tataro
Kandinskij Vasilij
Discesa, Collezione privata
Empor (Verso l’alto), Venezia, Collezione Peggy Guggenheim
Il Giudizio Universale, Collezione privata
La vita variopinta, Monaco, Städtische Galerie im Lenbachhaus
Senza titolo, Parigi, Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou
Su bianco II, Parigi, Musée national d’Art moderne, Centre Georges Pompidou
Klee Paul
Doppelzelt (Tenda doppia), Lucerna, Museum Sammlung Rosengart
Gezeichneter (L’uomo segnato), Düsseldorf, Kunstsammlung Nordrhein-
Westfalen
Klimt Gustav
Adele Bloch-Bauer, New York, Neue Galerie New York
Adele Bloch-Bauer, New York, Neue Galerie New York
Giardino di campagna con girasoli, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
Giuditta, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
Giuditta II (Salomè), Venezia, Galleria internazionale d’Arte Moderna di Ca’
Pesaro
Il bacio, Vienna, Österreichische Galerie Belvedere
Margaret Stonborough-Wittgenstein, Monaco, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen, Neue Pinakothek
Ritratto di Adele Bloch-Bauer, New York, Neue Galerie New York
Ritratto di Adele Bloch-Bauer II, Collezione privata
Schizzi per il fregio con L’Albero della vita di Palazzo Stoclet, Vienna, Museum
für Angewandte Kunst
Kokoschka Oscar
Due ragazze, Amburgo, Hamburger Kunsthalle
Nudo femminile di spalle, New York, The Museum of Modern Art
Landi Gaspare
Amore e Psiche, Venezia, Museo Correr
Leonardo da Vinci
Bicicletta, Codice Atlantico, f. 133v, Milano, Biblioteca Ambrosiana
Carri falcianti, Torino, Biblioteca Reale
Dodecaedro vuoto, in Luca Pacioli, De divina proportione, tav. XXVIII, f. 105r,
Milano, Biblioteca Ambrosiana
L’ultima cena, Milano, refettorio di Santa Maria delle Grazie
La Vergine delle rocce, Parigi, Musée du Louvre
Macchina da guerra, Codice Atlantico, f. 1070r, Milano, Biblioteca Ambrosiana
Ritratto di Monna Lisa del Giocondo (La Gioconda), Parigi, Musée du Louvre
Studio per la testa di Leda, Windsor Castle, Royal Library
Testa di guerriero, studio per la Battaglia di Anghiari, Budapest,
Szépművészeti Múzeum
Lepape Georges
Illustrazione da “Feullets d’Art”, Collezione privata
Lippi Filippo
Madonna col Bambino e storie della vita di sant’Anna, Firenze, Galleria
Palatina di Palazzo Pitti
Lippi Lorenzo
Allegoria della simulazione, Angers, Musée des Beaux-Arts
Lotto Lorenzo
Triplice ritratto di orefice, Vienna, Kunsthistorisches Museum
Maestro E.S.
Lettera G dall’Alfabeto figurato, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen,
Kupferstich-Kabinett
Lettera N dall’Alfabeto figurato, Dresda, Staatliche Kunstsammlungen,
Kupferstich-Kabinett
Manet Édouard
Colazione sull’erba, Parigi, Musée d’Orsay
Musica alle Tuileries, Londra, The National Gallery
Olympia, Parigi, Musée d’Orsay
Ritratto di Émile Zola, Parigi, Musée d’Orsay
Mantegna Andrea
Camera degli Sposi, Famiglia e corte di Ludovico III Gonzaga, Mantova,
Palazzo Ducale
Camera degli Sposi, L’incontro, Mantova, Palazzo Ducale
Camera degli Sposi, particolare della volta, Mantova, Palazzo Ducale
Giuditta con la testa di Oloferne, Dublino, The National Gallery of Ireland
La morte della Vergine, Madrid, Museo del Prado
Martirio di san Cristoforo, Trasporto del corpo decapitato del santo, Padova,
chiesa degli Eremitani, Cappella Ovetari
Polittico di San Zeno, Crocifissione, Parigi, Musée du Louvre
Polittico di San Zeno, Orazione nell’orto, Tours, Musée des Beaux-Arts
Masaccio
Cacciata dal Paradiso, Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella Brancacci
Desco da parto, recto, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Polittico di Pisa, Crocifissione, Napoli, Museo di Capodimonte
Tentazione di Adamo ed Eva, Firenze, Santa Maria del Carmine, cappella
Brancacci
Metsys Quentin
Il banchiere e sua moglie, Parigi, Musée du Louvre
Mochi Francesco
Angelo annunciante, Orvieto, Museo dell’Opera del Duomo
Modigliani Amedeo
Cariatide, Collezione privata
Donna con la cravatta nera, Parigi, Collezione Renand
Nudo, New York, Solomon R. Guggenheim Museum
Nudo disteso, Collezione privata
Ritratto della moglie Jeanne Hébuterne, Pasadena, Norton Simon Museum
Ritratto di donna (Lunia Czechowska), Collezione privata
Testa di cariatide, Collezione privata
Monet Claude
Colazione sull’erba, Mosca, Museo Puškin
La cattedrale di Rouen a mezzogiorno, Mosca, Museo Puškin
La cattedrale di Rouen di mattina, Parigi, Musée d’Orsay
La cattedrale di Rouen di sera, Mosca, Museo Puškin
La cattedrale di Rouen in pieno sole, Parigi, Musée d’Orsay
La Grenouillère, New York, The Metropolitan Museum of Art
Stagno con ninfee, armonia in verde, Parigi, Musée d’Orsay
Moser Koloman
Illustrazione per la poesia di Rilke Annunzio di Primavera, in “Ver sacrum”
Nadar
Ritratto di Édouard Manet, Collezione privata
Lo studio di Nadar in boulevard des Capucines a Parigi, Parigi, Bibliothèque
nationale de France
Nolli Carlo
Venditrice di amorini
Palladio Andrea
Villa Barbaro, veduta della facciata, Maser
Perugino Pietro
Consegna delle chiavi, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Cappella Sistina
Madonna col Bambino, Detroit, Detroit Institute of Arts
Ritratto di Lorenzo di Credi, Washington, National Gallery of Art
San Bernardino resuscita il bimbo nato morto, Perugia, Galleria Nazionale
dell’Umbria
San Sebastiano, Stoccolma, Nationalmuseum
San Sebastiano, Parigi, Musée du Louvre
Sposalizio della Vergine, Caen, Musée des Beaux-Arts
Picasso Pablo
Las Meninas (l’infanta Margarita María), Barcellona, Museu Picasso
Le Moulin de la Galette, New York, Solomon R. Guggenheim Museum
Pinturicchio
Scene della vita di san Bernardino, La morte del santo, Roma, Santa Maria in
Aracoeli
Pisano Giovanni
La strage degli innocenti, particolare del pulpito, Pistoia, Sant’Andrea
Pollaiolo Antonio
Ritratto di fanciulla di profilo, Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Pollaiolo Piero
Ritratto di giovane donna, Milano, Museo Poldi Pezzoli
Poussin Nicolas
I pastori di Arcadia (Et in Arcadia ego), Parigi, Musée du Louvre
L’ispirazione del poeta, Parigi, Musée du Louvre
L’ispirazione del poeta, Hannover, Niedersächsisches Landesmuseum
Raffaello
Il Parnaso, particolare, Apollo e le Muse, Città del Vaticano, Musei Vaticani,
Stanza della Segnatura
Incendio di Borgo, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanza dell’Incendio di
Borgo
La Fornarina, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Madonna con Bambino e san Giovannino, Washington, National Gallery of Art
Madonna con il Bambino e san Giovannino (Madonna della seggiola), Firenze,
Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Madonna con il Bambino, san Giovannino e un santo bambino, Berlino,
Staatliche Museen, Gemäldegalerie
Ritratto di Agnolo Doni, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Ritratto di Maddalena Doni, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Santa Caterina di Alessandria, Londra, The National Gallery
Sposalizio della Vergine, Milano, Pinacoteca di Brera
Stanza della Segnatura, volta, Città del Vaticano, Musei Vaticani, Stanze di
Raffaello
Raimondi Marcantonio
Il drago e l’ape, Pavia, Musei Civici
Redon Odilon
Gran mazzo di fiori di campo, Collezione privata
Ofelia tra i fiori, Londra, The National Gallery
San Giovanni (La tunica blu), Collezione privata
Rembrandt
Autoritratto all’età di trentaquattro anni, Londra, The National Gallery
Autoritratto con cappello rosso, Stoccarda, Staatsgalerie
Betsabea con la lettera di Davide, Parigi, Musée du Louvre
Bue macellato, Parigi, Musée du Louvre
Carcassa di un bue macellato, Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and Museum
Donna che si bagna in un ruscello, Londra, The National Gallery
Toeletta di Betsabea, New York, The Metropolitan Museum of Art
Reni Guido
Cleopatra con l’aspide, Londra, Royal Collection Trust
Renoir Pierre-Auguste
Ballo al Moulin de la Galette, Parigi, Musée d’Orsay
La colazione dei canottieri, Washington, The Phillips Collection
La Grenouillère, Stoccolma, Nationalmuseum
Ricci Sebastiano
Commiato di Venere da Adone, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Riminaldi Orazio
Amore vincitore, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Rossetti Dante Gabriel
Rosa triplex (Triplice ritratto di May Morris), Collezione privata (Christie’s
2014)
Rudomine Albert
Ritratto di Jeanne Hébuterne, moglie di Modigliani, Collezione privata
Sansovino Jacopo
Loggetta di San Marco, Venezia, Piazza San Marco
Schiele Egon
Abbraccio, Collezione privata
Alberello a fine autunno, Collezione privata
Autoritratto nudo, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Girasoli, Vienna, Albertina, Graphische Sammlung
Ragazza bruna con gonna sollevata, Collezione privata
Ritratto di donna con cappello nero (Gertrude Schiele), Svizzera, Georg
Waechter Memorial Foundation
Schongauer Martin
Giovane donna alimenta il fuoco con un’ala d’uccello, Londra, British Museum
Grifo, New York, The Metropolitan Museum of Art
Seusenhofer Konrad
Elmo di Enrico VIII, Leeds, Royal Armouries Museum
Sigalon Xavier
Atalia, Nantes, Musée des Beaux-Arts
Stock Andries
Arciere e mungitrice, Collezione privata
Sully Thomas
Madame Jérôme Bonaparte (Elizabeth Patterson), New York, The
Metropolitan Museum of Art
Teniers David
Interno di cucina con natura morta e bue macellato, Collezione privata
Tiepolo Giambattista
Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle, Los Angeles, The J. Paul Getty
Museum
Genio su Pegaso mette in fuga il Tempo, Venezia, Palazzo Labia
Giovane donna con cappello a tricorno, Washington, National Gallery of Art,
Samuel H. Kress Collection
Il banchetto di Cleopatra, Melbourne, National Gallery of Victoria
Immacolata Concezione, Madrid, Museo del Prado
Madonna del cardellino, Washington, National Gallery of Art, Samuel H. Kress
Collection
Tiepolo Giandomenico
Pulcinella e i saltimbanchi, Venezia, Ca’ Rezzonico
Tintoretto
Adorazione del vitello d’oro, Venezia, chiesa della Madonna dell’Orto
Gesù e l’adultera, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Giudizio Universale, Venezia, chiesa della Madonna dell’Orto
L’origine della Via Lattea, Londra, The National Gallery
Lo sposalizio di Bacco e Arianna alla presenza di Venere, Venezia, Palazzo
Ducale, sala dell’Anticollegio
Ritrovamento del corpo di san Marco, Milano, Pinacoteca di Brera
San Marco libera lo schiavo, Venezia, Gallerie dell’Accademia
Tiziano
Amor sacro e Amor profano, Roma, Galleria Borghese
Concerto campestre, Parigi, Musée du Louvre
Venere allo specchio, Washington, National Gallery of Art
Venere e il suonatore di liuto, New York, The Metropolitan Museum of Art
Toulouse-Lautrec Henri de
À la mie, Boston, Museum of Fine Arts
“Per te”, Hannover, Sprengel Museum
Al Moulin de la Galette, Chicago, The Art Institute
Autoritratto davanti a uno specchio, Albi, Musée Toulouse-Lautrec
Jane Avril, Parigi, Bibliothéque nationale de France
La pagliaccia Cha-u-Kao, Parigi, Musée d’Orsay
Nella sala di Rue des Moulins, Albi, Musée Toulouse-Lautrec
Regina di gioia, Collezione privata
Rue des Moulins, Washington, National Gallery of Art
Yvette Guilbert in Colombine à Pierrot, Parigi, Bibliothèque de l’INHA,
collections Jacques Doucet
Yvette Guilbert saluta il pubblico, Albi, Musée Toulouse-Lautrec
Vanvitelli Gaspare
Veduta della Villa Medici a Roma, Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti
Velázquez Diego
Las Meninas (La famiglia di Filippo IV), Madrid, Museo del Prado
Le filatrici (La favola di Aracne), Madrid, Museo del Prado
Marianna d’Austria, regina di Spagna, Madrid, Museo del Prado
Trionfo di Bacco, Madrid, Museo del Prado
Vermeer Jan
Donna che legge una lettera davanti alla finestra, Dresda, Staatliche
Kunstsammlungen, Gemäldegalerie
Donna in azzurro che legge una lettera, Amsterdam, Rijksmuseum
Gentiluomo e dama alla spinetta (Lezione di musica), Londra, Royal Collection
Trust, Buckingham Palace
Il concerto, Boston, Isabella Stewart Gardner Museum
Il geografo, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut und Städtische Galerie
La lettera d’amore, Amsterdam, Rijksmuseum
La merlettaia, Parigi, Musée du Louvre
Veduta di Delft, L’Aia, Mauritshuis, Koninklijk Kabinet von Schilderijen
Veronese Paolo
Convito in casa di Levi, Venezia, Gallerie dell’Accademia
La morte di Procri, Strasburgo, Musée des Beaux-Arts
Le nozze di Cana, Parigi, Musée du Louvre
Paesaggio con carrozza, Maser, Villa Barbaro
Watteau Jean-Antoine
Arlecchino imperatore della luna, Nantes, Musée des Beaux-Arts
I commedianti francesi, New York, The Metropolitan Museum of Art
La lezione d’amore, Stoccolma, Nationalmuseum
Pierrot detto Gilles, Parigi, Musée du Louvre
Scena dalla Commedia dell’Arte con Pierrot, Washington, National Gallery of
Art
Zurbarán Francisco de
Agnus Dei, Madrid, Museo del Prado
Immacolata Concezione, Madrid, Museo del Prado
CREDITI FOTOGRAFICI