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Ignacio Andereggen
Pontificia Università Gregoriana
Pontificia Università Cattolica Argentina
Il quasi istintivo rifiuto che produce in alcuni l’asserzione appena sostenuta, d’altra
parte, non è indipendente da quei fattori che determinano lo sviluppo della profonda
crisi nella quale si trova la cultura cristiana e cattolica. In effetti, molti vedono qui, con
ragione, uno spartiacque nella relazione del cristianesimo con la cultura moderna.
Molti, inoltre, non vogliono trarre le conseguenze che derivano - in termini di scontro
culturale - dall’ammettere che San Tommaso si riferisce alla medesima cosa a cui si
riferiscono anche Freud, Jung, Adler, Frankl.
L’ammissione di questa verità, per molti, equivale alla rinuncia a navigare nel fiume
che trascina la cultura contemporanea; e a questo non sono disposti. Freud, senza
dubbio, per riferirci al più influente tra gli psicologi, sapeva molto bene che tentava di
dare un’altra spiegazione allo stesso contenuto che tutta la più genuina tradizione
cristiana aveva già definito tramite la fede. La rinuncia ad ammetterlo da parte di
teologi, filosofi, e psicologi che si considerano cattolici, oltre alla superficiale
conoscenza della dottrina di Freud e degli altri psicologi classici, rende manifesta la
loro mancanza di chiarezza epistemologica ed eventualmente la loro debolezza
profonda nel sondare a fondo le conseguenze della loro fede. In effetti, come ci insegna
il Concilio Vaticano II, nella realtà il mistero dell’uomo incontra vera luce solamente
nel mistero del Verbo incarnato [1]. E non si tratta semplicemente di ciò di cui si
occupa l’antropologia filosofica, ma specialmente della condizione concreta dell’uomo
che Cristo è venuto a salvare.
Di questa condizione concreta, agli ultimi livelli di profondità, tratta Freud, e anche
San Tommaso. Naturalmente, uno dal suo ateismo nietzscheano, e l’altro alla luce della
Scrittura divina e della ragione naturale.
Alcuni tomisti, nel trattare l’ambito psicologico, si appellano al principio secondo cui
“la grazia suppone la natura e la eleva”, al fine di dare fondamento alla necessità di una
terapeutica psicologica che prepari al cammino della grazia, come condizione per la
sua efficacia. Sottilmente, cadono in una concezione profondamente contraria a quella
di San Tommaso, per il quale, fondandosi su Sant’Agostino, non si potrebbe mai avere
una disposizione naturale e umana per il sovrannaturale della grazia. E’ sempre dalla
grazia, al contrario, che la natura può restaurarsi o ricomporsi, dalla quale l’uomo,
radicalmente, può curarsi, se rimaniamo al livello propriamente umano e non
meramente psichiatrico o medico.
Lungi dal rimaner relegate ad alcuni punti particolari, come per esempio il trattato delle
passioni, le dottrine tomiste sulle quali può fondarsi una vera psicologia che non cada
nelle trappole che accompagnano la condizione moderna – e che, a differenza della
filosofia, non può non essere “cristiana”, dato che si riferisce all’uomo storicamente
considerato – abbracciano la maggior parte del pensiero dell’Aquinate.
Ne diamo una rapida idea a partire dalla struttura e dai temi della Summa di Teologia.
La prima parte di questa opera tratta di Dio e della sua creazione. E qui degli angeli e
degli uomini.
Il trattato sugli angeli, nel quale San Tommaso sviluppa tutta la sua maestria, solo
apparentemente, e, naturalmente, per coloro che non hanno una profonda fede ed una
profonda esperienza di vita, può rimanere fuori dall’ambito della vera psicologia.
Sant’Ignazio di Loyola mostrò in modo insuperabile, nella pratica, ciò che significa
l’influenza costante della parte principale della realtà naturale, il mondo degli angeli,
sulla vita degli uomini, in senso positivo e in senso negativo. L’esperienza della
direzione spirituale, dimostra, d’altra parte, che le situazioni umane più confuse non
possono risolversi senza l’azione degli angeli buoni o cattivi sulla vita degli uomini.
Inoltre, il peccato originale, del quale San Tommaso tratta largamente nella Prima
Secundae della Summa, è capitale per comprendere la situazione ed il funzionamento
concreto della vita degli uomini [2]. Tutto ciò che l’uomo fa e patisce, dal sentimento
più elementare alla piena accettazione della Redenzione di Cristo, è influenzato dal
riferimento a questo dramma all’origine dell’umanità. Freud stesso, a suo modo,
fornisce una testimonianza del fatto che per lui non si può capire la vita umana a
prescindere dalla colpa, e specialmente dalla colpa originale, della quale secondo lui
l’uomo non può non essere orgoglioso, perché prendendo coscienza di essa egli arriva
veramente ad essere quello che è, uomo razionale. La determinante presenza nel mondo
della colpa originale lo sottomette, secondo tutta la linea costante dall’antropologia
teologica ortodossa, fino all’ultimo Catechismo della Chiesa Cattolica, al potere del
demonio e dei demoni, che lo tengono schiavo, operando specialmente
sull’immaginazione e sull’affettività sensoriale, che sono le facoltà nelle quali si
concentra fondamentalmente la vita psichica della maggior parte degli uomini [3]. Non
si tratta, dunque, di un dato meramente teorico se non solo per coloro che non
conoscono profondamente il funzionamento dell’esistenza concreta degli uomini,
individualmente e socialmente considerati. San Tommaso, assieme ad altri grandi
maestri di autentica saggezza cristiana, può essere una guida luminosa in questo campo.
Tutta la Seconda Parte della Summa, dedicata allo studio dell’uomo come immagine
di Dio, è un grande trattato di psicologia fondamentale, non solo teorica ma anche
pratica. Da qui potrebbe cominciare una vera opera di ricostruzione della psicologia
cristiana. Questa dovrebbe discernere, tramite la fede e ciò che la retta ragione scopre
circa l’uomo concreto alla luce della rivelazione, tutto quello che lo sviluppo della
cultura posteriore a San Tommaso apporta, come positivo e come negativo, per la
comprensione della natura umana dinamicamente considerata, e per l’aiuto pratico teso
a rimediare le carenze dell’uomo concreto. Il principio che guida l’Aquinate è quello
dell’uomo come creato a immagine di Dio, e destinato ed elevato all’ordine
soprannaturale. E’ assolutamente impossibile comprendere la situazione della persona
concreta – che implica la totalità che ciascuno è – al di fuori di questo ordine.
Arriviamo così al trattato delle passioni [8]. Queste non possono essere comprese
indipendentemente dalla loro profonda radice nell’anima umana spirituale, e dalla loro
funzione rispetto agli atti delle potenze superiori. Il significato concreto degli atti delle
passioni si può solo captare nella loro propria situazione a differenza degli atti
spirituali. Questa idea è presente unilateralmente ed in modo deformato nello stesso
Freud, per il quale tutta la vita psichica è un cammino per la piena realizzazione di ciò
che lui intende essere la ragione. San Tommaso ci fornisce una considerazione
completa e dettagliata della vita psichica al livello degli atti inferiori la ragione e la
volontà, dandoci, inoltre, gli strumenti per considerarli nel loro vero significato
concreto, per comprenderli rispetto al vero funzionamento della ragione e della volontà
umana, e rispetto al fine ultimo. Abbondano in questo punto le osservazioni veramente
“psicologiche” di San Tommaso, secondo l’impreciso ed ideologico significato
contemporaneo del termine “psicologia”.
Il trattato sugli abiti (habitus), le virtù, i doni dello Spirito Santo, le beatitudini e i frutti
dello Spirito Santo costituisce il nucleo di una psicologia positiva, diretta allo sviluppo
naturale e soprannaturale dell’uomo, contro la tendenza unilaterale contemporanea a
considerare l’uomo dal punto di vista della patologia [9]. In effetti, le psicologie
contemporanee considerano la natura umana corrotta con l’aiuto di dottrine filosofiche
profondamente pessimiste, come sono quelle di Schopenhauer, Nietzsche, Heidegger
e i postmoderni, senza avere la connaturalità necessaria per comprendere uno sviluppo
vero e sano della natura umana – in realtà impossibile senza la grazia divina, dalla quale
fuggono come dalla morte, e nonostante che il fine della vita per loro, come Freud
indica, sia la morte - [10]. Una vera considerazione del funzionamento positivo della
natura umana restaurata ad opera della grazia renderebbe impossibile la tragica
confusione di tanti psicologi concordisti cattolici, che con la loro ingenuità spesso non
del tutto innocente hanno introdotto il principio della morte dentro la dottrina della vita,
corrompendola dal di dentro nella vita concreta dei loro “pazienti”, nel significato
letterale della parola pazienti.
Se si cerca di mettere in relazione la “nevrosi” di cui tratta la psicologia o le psicologie
contemporanee con la nozione di “peccato” dell’antropologia teologica cristiana,
normalmente si produce una violenta reazione avversa. Tale reazione sarebbe
notevolmente attenuata, o anche scomparirebbe del tutto se si studiasse con serietà il
trattato sul peccato che San Tommaso fa seguire a quello delle virtù nella Prima
Secundae. Si catturerebbe così l’ampiezza del suo significato e la sua drammatica
incidenza reale a molteplici livelli, soprattutto strutturali, nella vita concreta dell’uomo
[11]. Però è soprattutto il tema del peccato originale, che l’Aquinate tratta nelle
questioni 82 e 83, che è al centro dell’attenzione di Freud, e inconsciamente, lo si voglia
ammettere o no, al centro di tutta l’attività psicologica contemporanea che è
configurata secondo l’atteggiamento freudiano. In effetti, la psicoanalisi di Freud,
come metodo e tecnica, è intrinsecamente solidale al suo intento fondamentale di
rendere cosciente nel modo più completo la ribellione dell’uomo contro Dio Padre,
radicata nella struttura incosciente dei suoi vizi e passioni non restaurate per l’influsso
della grazia. Per Freud, come per Nietzsche, che è la sua fonte segreta d’ispirazione,
l’uomo si compie veramente in ciò che è, nella sua posizione cosciente contro Dio e
nella pretesa di occuparne il posto [12]. D’altra parte, molte distorsioni teologiche
contemporanee, che hanno come punto di forza una inadeguata concezione del peccato
originale per l’influsso e l’assimilazione, a volte cosciente, delle filosofie idealiste,
entrano in una simbiosi del tutto naturale con il pensiero freudiano e psicologico in
generale – che benché si opponga parzialmente ai dogmi di Freud, è plasmato molte
volte sulle sue esigenze e pretese, e produce risultati simili, al di là delle intenzioni
degli psicoterapeuti ─.
L’affermazione che San Tommaso pone nel prologo della Secunda Secundae riguardo
il fatto che le considerazioni generiche in campo morale sono poco utili, perché le
azioni umane sono particolari, ci fa intravedere il nesso essenziale che esiste non
soltanto tra la psicologia e l’etica, ma soprattutto tra la psicologia e la Teologia, per il
fatto che questa scienza è allo stesso tempo dell’universale e del particolare, come
riflesso della infinita scienza di Dio che abbraccia entrambe.
E’ chiaro che per captare questo nesso è necessaria la fede, la prima virtù teologale
delle quali tratta in questa sezione. Insieme alla speranza ed alla carità, forma il centro
dell’esistenza cristiana [16]. La configurazione psichica, soprattutto se è considerata
dinamicamente, si manifesta in modo molto diverso nella persona che possiede tali
virtù, o in colei che possiede i vizi contrari. Questo è specialmente valido per il fatto
che si riferisce all’amore teologale o all’odio, magistralmente trattati da San Tommaso
in questa sezione [17]. Lo stesso accade, in una maniera meno profonda ma più visibile,
dinanzi alla presenza o l’assenza delle quattro virtù cardinali [18]. E’ qui che ci
imbattiamo nel centro di ciò che è psicologicamente osservabile della modalità umana.
Se non giunge fino al livello specifico della virtù umana in quanto tale, la psicologia
nelle sue molteplici varianti non potrà superare nel concreto il livello del
comportamentismo, per quanto sofisticata ed astrattamente elaborata possa essere.
Uno psicologo che conoscesse in modo concreto e vitale il modo di operare delle
persone a partire dalla ricca descrizione delle virtù e dei vizi che realizza l’Aquinate in
questa parte della Secunda Secundae, avrebbe uno strumento per l’aiuto psicologico
molto più elaborato ed efficace degli altri metodi diagnostici e terapeutici
contemporanei. E, a loro volta, questi metodi – anche eventualmente conservando la
loro apparenza esteriore che li ricollega a test, tecniche, relazione professionale
psicologo-paziente, ecc., un fattore accidentale, però che normalmente preoccupa
molto gli psicologi e gli studenti di psicologia cristiani – si potranno rigenerare in un
modo degno dell’uomo e del cristiano, e che soprattutto non introduca coscientemente
o incoscientemente profonde distorsioni al di sotto della loro apparenza neutra, e
specialmente a causa di essa.
La Seconda Parte della Summa Teologica si chiude con alcune questioni che si
riferiscono agli stati di vita del cristiano, e specialmente alla differenza tra la vita attiva
e la vita contemplativa, e la superiorità di quest’ultima [20], le quali sono
imprescindibili nelle attuali circostanze di confusione nella vita cristiana e nella vita
consacrata. Non dimentichiamo che di fatto molte persone consacrate, a volte anche
dedite alla vita contemplativa, sono soggette a trattamenti psicoterapeutici
indiscriminati senza che incontrino coloro che comprendano la vera causa dei loro
patimenti, né chi dovrebbe guidarli spiritualmente, né gli psicologi.
La Terza Parte della Summa Teologica si riferisce a Cristo, nel quale si incontra il
compimento o perfezione di tutta l’attività teologica. La frase del Concilio Vaticano II
precedentemente citata diceva che solo in Lui si rischiara il mistero dell’uomo. Per chi
lo saprà guardare, incontrerà in questa parte l’ideale verso cui dovrà mirare tutto l’aiuto
psicologico. Però in questo punto dobbiamo affrontare un compito supplementare che
non abbiamo incontrato nelle tematiche precedenti.
In effetti, nella nostra situazione contemporanea non si tratta solamente di ottenere che
l’attenzione all’uomo perfetto, comunicando la sua chiarezza, illumini definitivamente
le zone più oscure dello psichismo umano. Si tratta invece, e ancor prima, di riuscire a
liberare la teologia contemporanea dalla crescente proiezione di una psicologia
modellata esclusivamente sulla patologia e sui limiti umani, della Persona di Cristo. Si
tratta di non dimenticare che ci troviamo a che fare con la psiche umana di una persona
che non è umana ma divina. Non è possibile immaginare né pensare l’unità della mente
e neppure della coscienza di Cristo. E’ per eccellenza oggetto della fede. Lo sapeva
molto bene l’Aquinate, il quale spiega in modo ammirabile e preciso ciò che si riferisce
alla scienza e le altre perfezioni dell’umanità di Cristo, così come i difetti che
volontariamente assunse per la nostra salvezza [21]. Le questioni che seguono, circa la
vita, la passione, la morte, la resurrezione e la vita gloriosa, ci mostrano nella sua
pienezza il mistero pasquale, che implicitamente ed esplicitamente deve essere al
centro della vera “psicologia profonda” del cristiano.
A partire dalla questione 60 della terza parte San Tommaso tratta dei sacramenti. Chi
non comprenderà che presi sul serio, con tutta la loro importanza vitale trasformatrice
della vita, ognuno di essi è pieno di implicazioni psichiche? La trasformazione della
mente umana nel suo pensare, operare e sentire concreto è la loro vera finalità. Il
battesimo, l’ordine sacro, il matrimonio e soprattutto l’Eucarestia implicano una totale
trasformazione della mente umana e di tutto lo psichismo. La vita umana fondata
seriamente sui sacramenti, anche fenomenologicamente, è totalmente distinta dalla vita
umana vissuta a prescindere da essi.
Resta chiaro che per il solo fatto di ricevere l’assoluzione sacramentale la persona non
sperimenta sempre cambiamenti negli affetti, immaginazioni, tendenze negative
nell’ordine della sensibilità. Però si prendono sul serio le disposizioni necessarie per
ricevere il sacramento come parte del sacramento stesso? Non sarà che si pensa alla
confessione come ad un atto quasi meccanico nel quale il pentimento gioca un ruolo
marginale e quasi insignificante? Si prende sul serio l’importanza dei peccati oggettivi,
al di là delle intenzioni della persona, e del suo potenziale distruttivo dell’armonia dello
psichismo umano?
In vista di ciò, è importante affrontare di petto l’obiezione comune che si alza ogni
volta che si fa risaltare il valore psicologico del pensiero di san Tommaso, così come
di altri autori classici. Il fatto che non si trovano nella sua filosofia e nella sua Teologia
gli strumenti “tecnici” per diagnosticare le “nevrosi” e per poter così “curarle”,
trattandole come vere malattie. Per questo è necessario situare le cose al livello in cui
veramente si sviluppa il pensiero sull’uomo in quanto uomo. Questo è il principio, e
talvolta è molto difficile da realizzare. Senza una visione che riesca ad alzarsi al di
sopra degli schemi immaginativi ed affettivi che tengono intrappolata la mente di tanti
psicologi e di altri che li seguono acriticamente è impossibile un dialogo serio sul tema.
La vera “psicologia”, anche accettandola, come è ragionevole nei nostri tempi e nelle
nostre circostanze, come attività – non dico “scienza” – autonoma rispetto allo studio
ed alla applicazione diretta della Teologia -, la vera psicologia – dico – è tutta da
costruire nella sua forma concreta e determinata, nella sua traduzione sperimentale e
terapeutica. Speriamo di poterlo fare sulla base di una filosofia e di una teologia tanto
profonde come quelle di San Tommaso. Nonostante, vista l’epoca che stiamo
attraversando, già non sarebbe poco se la si potesse fondare sul più elementare senso
umano e cristiano. E se già molti di coloro che sono stati formati secondo i principi
della psicologia classica del secolo ventesimo sono impossibilitati per fare ciò, da non
mediare un intervento speciale e quasi straordinario della Grazia divina, speriamo, con
speranza soprannaturale, che la visione grande ed illuminata di coloro che dirigono le
istanze determinanti la cultura cattolica pongano, o permettano di porre, i primi semi
per questa fondazione.
Spendiamo comunque alcune parole sul metodo, che abbiamo tenuto per la conclusione
al fine di far comprendere l’importanza della prospettiva di totalità che deve essere
impiegata in ogni riflessione di tipo “psicologico”. In questo senso è inconveniente,
come si è fatto in alcuni intenti non molto recenti che tentavano artificialmente una
concordia della “scienza” con la scolastica, ridurre il valore psicologico del pensiero
di San Tommaso al trattato delle passioni. Al contrario, questo valore rimane
massimamente in evidenza quando si considera l’uomo secondo la totalità delle
prospettive che incontriamo nella filosofia e soprattutto nella Teologia dell’Aquinate.
Il fondamento di questo fatto ce lo fornisce lo stesso Dottore Angelico: la persona è il
tutto [22]. E’ per questa ragione che, da un punto di vista completamente diverso, è
attraente il discorso delle psicologie contemporanee, che si presenta come totalizzante.
Noi tomisti abbiamo il dovere di non cadere intrappolati nella magia irrazionale che ai
nostri giorni possiede ciò che ha a che fare con lo “psicologico”, e, in cambio, di
procedere scientificamente secondo i più certi principi filosofici e teologici. Solo così
potremo orientarci, con l’aiuto di San Tommaso, in questo campo, come in tanti altri
nei quali si presentano le sfide della cultura contemporanea.
1. Gaudium et Spes 22.
2. S. Th. I-II q.82-83.
3. S. Th. I q.106-114.
4. S. Th. I-II q.5 a.8.
5. S. Th. I-II q.5 a.8.
6. S. Th. I-II q.6-21.
7. S. Th. I-II q.8-17.
8. S. Th. I-II q.22-48.
9. S. Th. I-II q.49-70.
10. Cfr. Sigmund Freud: Al di là del principio del piacere, in Obras completas,
Biblioteca Nueva, Madrid 1967, vol. I, pag. 1112 (in italiano edito da Mondadori
Bruno, 2003, Milano): “Se pertanto tutti gli istinti organici sono conservatori e
storicamente acquisiti, e tendono ad una regressione o ad una ricostruzione del
passato, dovremo attribuire tutti gli esiti dell’evoluzione organica ad influenze
esterne, perturbatrici e devianti. L’essere animato elementare non avrebbe voluto
trasformarsi fin dal suo origine e avrebbe ripetuto sempre, sotto identiche condizioni,
un solo e medesimo cammino vitale. Però alla fine ci sarebbe sempre la storia
evolutiva della nostra Terra e della sua relazione col Sole, che ci ha lasciato la sua
orma nell’evoluzione degli organismi. Gli istinti organici conservatori hanno ricevuto
ognuna di queste trasformazioni forzate del corso vitale, conservandole per la
ripetizione, e danno l’impressione erronea di forze che tendono verso la
trasformazione e il progresso, essendo così che non si propongono più di raggiungere
un fine antico per strade tanto antiche quanto nuove. Questo fine ultimo di tutta la
tendenza organica potrebbe essere indicato. Il fatto che il fine della vita fosse uno
stadio non raggiunto mai prima d’ora sarebbe in contraddizione con la Natura,
conservatrice degli istinti. Detto fine deve essere uno stadio vecchio, uno stadio di
partenza, che l’inanimato ha abbandonato una volta, e verso il quale tende attraverso
tutti i giri dell’evoluzione. Se come esperienza, senza eccezione alcuna, dobbiamo
accettare che ogni vivente muore per cause interne, tornando all’inorganico,
possiamo dire: la meta di ogni vita è la morte. E con lo stesso fondamento:
l’inanimato era prima dell’animato”.
11. S.Th. I-II q.71-89.
12. SIGMUND FREUD, Totem e tabù, trad. it. Roma 1990, pp. 207-208: “Nel mito
cristiano, il peccato originale deriva incontestabilmente da un'offesa commessa nei
confronti di Dio Padre. Bene, se il Cristo ha liberato gli uomini dal peso del peccato
originale col sacrificio della propria vita, noi dobbiamo concludere che questo
peccato consistesse in una uccisione. Secondo la legge del taglione, profondamente
radicata nello spirito umano, un'uccisione puo essere espiata solo col sacrificio di
un'altra vita; il sacrificio in se stesso significa l'espiazione per un atto suicida. E
quando questo sacrificio della propria vita deve portare alla riconciliazione col Dio
Padre, il crimine da espiare non può essere che l'uccisione del padre. Cosi nella
dottrina cristiana l'umanità confessa francamente l'azione delittuosa primeva, poiché
solo nel sacrificio di questo unico figlio ha trovato piena espiazione. La
riconciliazione col padre è tanto più completa in quanto, contemporaneamente al
sacrificio si proclama la rinuncia alla donna, che è stata la causa della ribellione
contro il padre. Ma a questo punto si manifesta ancora una volta, la fatalità
psicologica dell'ambivalenza. Nello stesso tempo e con lo stesso atto il figlio, che
offre al padre l'espiazione più piena, realizza i suoi desideri contro il padre. Diviene
egli stesso dio accanto al padre, o meglio al posto del padre. La reIigione del figIio si
sostituisce alla reIigione del padre. E per segnare questa sostituzione, viene rimesso
in vita I'antico banchetto totemico in forma di Comunione, in cui i frateIIi riuniti si
cibano deIla carne e del sangue deI figlio, e non deI padre, per santificarsi e
identificarsi con lui. Cosi, seguendo attraverso le varie epoche successive I'identità
deI banchetto totemico con iI sacrificio animale, con il sacrificio umano teantropico e
con l'Eucarestia cristiana, in tutte queste soIennità si ritrovano le conseguenze del
crimine che in modo tanto opprimente pesava sugli uomini, che pure avrebbero
dovuto esserne fieri. Ma Ia Comunione cristiana è, in fondo, una nuova soppressione
del padre, una ripetizione dell'atto che richiede espiazione. E noi comprendiamo
quanto il Frazer abbia ragione, quando dice che « la Comunione cristiana ha assorbito
in sé un sacramento molto più antico del cristianesimo».”
13. S.Th. I-II q.91-108.
14. S.Th. I-II q.109-114.
15. S.Th. I-II q.106-108.
16. S.Th. II-II q.1-46.
17. S.Th. II-II q.23-46.
18. S.Th. II-II q.47-170.
19. Cfr. M. Echavarria, La Soberbia y la Lujuria como patologias centrales de la
psique segùn Alfred Adler y Santo Tomàs de Aquino, in: I. Andereggen – Z.
Seligmann, La psicologìa ante la gracia, Buenos Aires 1997.
20. S.Th. II-II, q.179-189.
21. S.Th. III q.7-15.
22. S.Th. III q.2 a.2.