Ennio De Giorgi
Elementi di
ANALISI FUNZIONALE LINEARE
1
Michele Carriero
Alessandro Carbotti
Simone Cito
1
Prefazione
Queste note, preparate per gli Studenti, riproducono una versione legger-
mente ampliata delle mie lezioni tenute per il Corso di Istituzioni di Analisi
Superiore (II, nell'a.a. 2017-18; I, nell'a.a. 2018-19, nell'a.a 2019-20 e nel-
l'a.a. 2020-2021) (42 ore, 6 CFU + 10 ore di attività didattica integrativa)
della Laurea Magistrale in Matematica (Università del Salento). L' intento
principale è quello di esporre, per quanto possibile, in modo chiaro, bre-
ve e autosuciente una introduzione al linguaggio e ai metodi dell'Analisi
Funzionale Lineare, con particolare attenzione ai teoremi fondamentali della
Geometria degli spazi di Banach, alla teoria degli operatori lineari limita-
ti, autoaggiunti, compatti e alla relativa teoria spettrale in spazi di Hilbert.
Non vi è la pretesa di aver esposto gli argomenti in modo completamente
originale, la trattazione essendo largamente ispirata ai testi indicati in Bi-
bliograa. È stato indispensabile il ruolo svolto dai Dottori (in Matematica)
S. Cito e A. Carbotti, i quali, con competenza hanno dato una veste unitaria,
contribuendo anche criticamente, alla esposizione degli argomenti qui tratta-
ti, sulla base dei miei appunti delle lezioni. A loro due vanno i miei sinceri
ringraziamenti. La redazione degli argomenti qui presentati è, pertanto, il
risultato dell'impegno comune di noi tre, Simone, Alessandro, e me.
Inutile sottolineare, comunque, che la responsabilità di ogni errore è solo mia.
Ringrazio anticipatamente coloro i quali vorranno segnalarmi errori tipogra-
ci o di contenuto.
M. Carriero
1
1 Spazi di Banach 7
1.1 Alcuni richiami e denizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
1.2 Serie in uno spazio normato e teorema di completezza . . . . . 13
1.3 Spazio quoziente e completezza . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
1.4 Esempi di spazi di Banach . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
0
1.4.1 Lo spazio (C ([a, b]; R), k · k∞ ) . . . . . . . . . . . . . . 18
∞
1.4.2 Lo spazio (l , k · kl∞ ) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19
p
1.4.3 Lo spazio (l , k · klp ) (1 ≤ p < ∞) . . . . . . . . . . . . 20
1.4.4 Gli spazi (c0 , k · kl∞ ) e (c, k · kl∞ ) . . . . . . . . . . . . 25
1.5 Operatori lineari, limitati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
1.6 Norme equivalenti. Spazi a dimensione nita . . . . . . . . . . 31
1.7 Insiemi compatti. Spazi localmente compatti. . . . . . . . . . 33
2 Spazi di Hilbert 37
2.1 Spazi di Hilbert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
2.2 Proiezione su un convesso chiuso . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
2.3 Duale di uno spazio di Hilbert. Teorema di rappresentazione
di Riesz-Fréchet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
2.4 Algoritmo di ortonormalizzazione di Gram-Schmidt . . . . . . 46
2.5 Somme di Hilbert. Basi hilbertiane ortonormali (sistemi orto-
normali completi) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
2.6 Operatori strettamente positivi e Teorema di invertibilità . . . 52
k · k : X → [0, +∞[
si dice norma su X se soddisfa le condizioni
Uno spazio vettoriale dotato di una norma si dice spazio vettoriale normato.
dove x = (x1 , . . . , xN ).
d : X × X → [0, +∞[,
(x, y) 7→ d(x, y) := kx − yk.
(D1 ) d(x, y) = 0 ⇔ x = y;
a1 x1 + . . . aN xN = 0 ⇒ a1 = . . . = aN = 0.
Esempio 1.1.5 (lo spazio C0 ([a, b]; R)). Per ogni intervallo compatto [a, b] ⊂
0
R, indichiamo con C ([a, b]; R) l'insieme delle funzioni continue su [a, b] a
0
valori reali. C ([a, b]; R), munito delle operazioni canoniche di somma tra
10 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
kxk ≤ M ∀ x ∈ A.
kxn k ≤ M ∀ n ∈ N.
∀ε > 0 ∃δ > 0 t.c. ∀x0 ∈ X, kx0 − xkX < δ ⇒ kf (x0 ) − f (x)kY < ε.
kxn − xm k ≤ ε.
12 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
1
kxnk+1 − xnk k ≤ , ∀ k ∈ N.
2k
Dimostrazione. 1
(ii) La limitatezza di (xn )n segue dal fatto che (kxn k)n è convergente in R
(punto (i) precedente), quindi limitata.
(iii) Fissato ε > 0, sia ν∈N tale che, per ogni m, n ≥ ν , si abbia
ε
kxn − xm k < ,
2
e sia k0 ∈ N tale che, per ogni k ≥ k0 ,
ε
kxnk − xk < .
2
Scelto k1 > k0 tale che nk1 > ν , si ha, per ogni n > nk1
ε ε
kxn − xk ≤ kxn − xnk1 k + kxnk1 − xk < + = ε.
2 2
Spazi di Banach 13
1
kxn − xm k < .
2
Successivamente, sia n2 > n1 tale che, per ogni m, n ≥ n2
1
kxn − xm k < .
22
Così procedendo si consegue la tesi.
n
X
sn := xj .
j=1
14 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Se (sn )n converge in X , allora il suo limite si dice somma della serie di termine
generale xn e si indica con il consueto simbolo
+∞
X
xn .
n=1
P+∞
In tal caso si dice che la serie n=1 xn è convergente in X.
Osservazione 1.2.2. Viene da chiedersi se, sostituendo il valore assoluto
con la norma, in uno spazio normato X la convergenza assoluta di una serie
implichi la convergenza in X, ovvero se la convergenza della serie numerica
+∞
X
kxn k
n=1
+∞
X
xn .
n=1
+∞
X
kxn k
n=1
+∞
X
Dimostrazione. Sia (X, k · k) spazio di Banach e sia kxn k convergente.
n=1
Proviamo che la successione (sn )n delle somme parziali, denita da
n
X
sn := xj ,
j=1
Spazi di Banach 15
Dunque, per il Criterio di Cauchy sulle serie a termini reali e per la comple-
tezza di X , (sn )n converge alla somma della serie degli xn .
Viceversa, sia (X, k · k) uno spazio normato tale che ogni serie assoluta-
mente convergente è anche convergente e proviamo che esso è completo. Sia
(xn )n di Cauchy in X e dimostriamone la convergenza. Per 1.1.13(iv), esiste
una sottosuccessione (xnk )k tale che, per ogni k ∈ N, risulti
1
kxnk+1 − xnk k ≤ .
2k
Pertanto, la serie telescopica
+∞
X
xnk+1 − xnk
k=1
M
X
xnj+1 − xnj = xnM +1 − xn1 ,
j=1
[x] = [y] ⇔ x − y ∈ X0 .
Dimostrazione. Proviamo che (1.2) è una norma su X/X0 (per brevità omet-
teremo lo spazio di riferimento al pedice, laddove non necessario).
Esempio 1.4.1 ((KN , k · kp )). É già noto che (KN , k · kp ) è spazio di Banach
per ogni p ∈ [1, +∞].
18 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Ciò signica che, per ogni t ∈ [a, b] ssato, la successione numerica (fn (t))n
è di Cauchy, dunque convergente in R. In altre parole, esiste f : [a, b] → R
tale che
lim fn (t) = f (t) ∈ R.
n→+∞
ovvero
lim kfn − f k∞ = 0.
n→+∞
cioè
kx(k) − xkl∞ = sup |xn(k) − xn | ≤ ε ∀ k ≥ ν(ε),
n∈N
da cui la tesi.
20 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
p
Essa è ben denita su l e verica le proprietà 1.1.1(N1 ) (banalmente) e (N2 )
p p
(se x ∈ l , anche λx ∈ l , per ogni λ ∈ K).
1 p 1 p0 1 1 0
log |a| + 0 |b| ≥ log (|a| ) + 0 log |b|p = log |a · b|,
p
p p p p
cioè
+∞ +∞
!1/p +∞
!1/p0
p0
X X X
|xn yn | ≤ |xn |p · |yn |
n=1 n=1 n=1
p
La seguente disuguaglianza, dimostrata in l , risulta essere valida anche
N
negli spazi nito-dimensionali K e permette di dimostrare che k · kp è una
norma.
+∞
X +∞
X +∞
X
|xn + yn | ≤ |xn | + |yn |
n=1 n=1 n=1
+∞
X +∞
X
kx + ykplp = |xn + yn | ≤ p
|xn + yn |p−1 (|xn | + |yn |)
n=1 n=1
+∞
X +∞
X
p−1
= |xn + yn | |xn | + |xn + yn |p−1 |yn |
n=1 n=1
!1/p0 !1/p (1.8)
+∞ +∞
(p−1)p0
X X
≤ |xn + yn | |xn |p
n=1 n=1
+∞
!1/p0 +∞
!1/p
0
X X
+ |xn + yn |(p−1)p |yn |p
n=1 n=1
1 p
p0 = 1 = ,
1− p
p−1
Spazi di Banach 23
+∞
!1/p0
X
kx+ykplp ≤ |xn + yn |p (kxklp + kyklp ) = kx+ykp−1
lp (kxklp + kyklp ) ,
n=1
Proposizione 1.4.12. Per ogni p ∈ [1, +∞[, (lp , k · klp ) è uno spazio di
Banach.
In particolare, si ha
|x(k) (m)
n − xn | ≤ ε ∀ k, m ≥ ν.
(k)
Allora, ssato n ∈ N, la successione (xn )k è di Cauchy nello spazio completo
K, quindi converge ad un certo xn per k che tende all'innito. Posto x :=
(xn )n , proviamo che x ∈ lp e che limk→+∞ kx(k) − xklp = 0.
Fissato M ∈ N, si ha
M
X M
X
(k) p (k) p
|xn |p = lim |x(k) p
n | ≤ lim kx klp ≤ sup kx klp < C,
k→+∞ k→+∞ k∈N
n=1 n=1
24 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
essendo kx(k) klp k
limitata in virtù di 1.1.13(ii); pertanto, per l'arbitrarietà
di M ∈ N, si ha
+∞
X
|xn |p < +∞,
n=1
quindi x = (xn )n ∈ lp .
Rimane da provare che kx(k) − xklp → 0 per k → +∞. Fissato ε > 0, da
(1.9) risulta, per ogni M ∈N
M
X
|x(k) (m) p
n − xn | ≤ ε
p
∀ k, m ≥ ν(ε).
n=1
Facendo tendere m → +∞ si ha
M
X
|x(k) p
n − xn | ≤ ε
p
∀ k ≥ ν(ε).
n=1
+∞
X
|x(k) p
n − xn | ≤ ε
p
∀ k ≥ ν(ε),
n=1
Infatti,
xn
kxklr ≤ 1
e quindi
xn s xn r
≤
kxklr ,
kxklr
Gli insiemi c0 e c,
muniti delle usuali operazioni di somma tra successioni e
N
prodotto per uno scalare sono sottospazi vettoriali di K .
ε ε
|xn | ≤ |xn − x(k) (k)
n | + |xn | ≤ kx
(k)
− xkl∞ + |x(k)
n | ≤ + = ε,
2 2
il che prova che limn→+∞ xn = 0 e quindi che x ∈ c0 .
26 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
ε
kx(k) − xkl∞ ≤ . (1.12)
4
(k)
Fissato k ∈ N, la successione numerica x(k) = (xn )n ∈ c è convergente in K,
quindi è di Cauchy in K; in particolare, per k ≥ ν1 (ε), esiste ν2 (ε) ∈ N tale
che, per ogni i, j ≥ ν2 (ε) si ha
(k) (k) ε
|xi − xj | ≤ . (1.13)
2
Posto ν(ε) := max {ν1 (ε), ν2 (ε)}, per ogni i, j, k ≥ ν(ε) sono valide sia (1.12),
sia (1.13), perciò
Im(T ) := {T x : x ∈ D(T )} ⊆ Y
si dice nucleo di T.
Spazi di Banach 27
NOTA BENE. D'ora in avanti, a meno che non sia specicato diversa-
mente, considereremo operatori lineari T :X→Y deniti sull'intero spazio
X, cioè con D(T ) = X .
kT xkY
kT k := sup kT xkY = sup kT xkY = sup
kxkX ≤1 kxkX =1 x∈X\{0} kxkX
da cui
1
kT xkY ≤ ∀ x ∈ X, kxkX ≤ 1.
δ
Passando all'estremo superiore e richiamando la denizione di kT k in (1.14),
otteniamo kT k ≤ 1/δ , il che prova la limitatezza di T.
(c1 T1 + c2 T2 )(x) := c1 T1 x + c2 T2 x ∀ x ∈ X
kλT kB(X;Y ) = sup kλT xkY = |λ| sup kT xkY = |λ|kT kB(X;Y ) .
kxkX ≤1 kxkX ≤1
dove, nella maggiorazione, abbiamo usato la (1.15). Ciò prova che la succes-
sione (Tn x)n (con x ∈ X ssato) è di Cauchy in Y . Poiché Y è completo, la
successione (Tn x)n converge ad un (unico) elemento T x ∈ Y . Consideriamo
l'applicazione
T : X → Y, x 7→ T x.
Essa è ben posta per il teorema di unicità del limite ed è lineare poiché ogni
Tn : X → Y è lineare. Proviamo che T ∈ B(X; Y ) e che kTn − T kB(X;Y ) → 0.
Poiché (Tn )n è di Cauchy, possiamo scegliere M ∈ N sucientemente grande
tale che kTn − TM kB(X;Y ) ≤ 1 per ogni n ≥ M . Pertanto, per ogni x ∈ X
con kxkX ≤ 1 si ha
kT xkY = lim kTn xkY ≤ kTM xkY + lim sup kTn − TM kB(X;Y ) kxkX
n→+∞ n→+∞
∀ n ≥ ν(ε) : kT x − Tn xkY ≤ ε,
da cui, passando all'estremo superiore su x, si ottiene kT − Tn kB(X;Y ) ≤ ε, il
che completa la dimostrazione.
30 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
dove Tf è denita da
Z x
(T f )(x) := f (t) dt, x ∈ [a, b].
a
x x
Z Z
|(T f )(x)| = f (t) dt ≤ |f (t)| dt ≤ kf k∞ (b − a),
a a
Non tutti gli operatori lineari tra spazi normati sono continui. Esaminia-
d
mo, a tal proposito, l'operatore di derivazione T = .
dt
kf kX := sup |f (t)|.
t∈R
d
Consideriamo l'operatore di derivazione T = dt
denito da
T f := f 0 .
Z 1
kf k∞ := max |f (t)|, kf kL1 := |f (t)| dt (f ∈ X).
t∈[0,1] 0
Osserviamo che kfn k∞ = 1 per ogni n ∈ N e che kfn kL1 → 0 per n → +∞.
Pertanto, fn converge a 0 ∈ X in (X, k · kL1 ), ma non può convergere a zero
in (X, k · k∞ ).
Λ : KN → X,
α := (α1 , . . . , αN ) 7→ Λα := α1 u1 + . . . + αN uN
è lineare bigettivo e limitato. Inoltre, l'operatore inverso Λ−1 : X → KN
è anche limitato.
Dimostrazione. 1
N
X N
X
kΛαkX ≤ kαk uk kX ≤ kαkKN kuk kX ,
k=1 k=1
si deduce che
PN Λ è limitato, quindi continuo, da KN in X, con kΛk ≤
k=1 kuk kX .
kΛΛ−1 xn kX kxn kX
kΛx∗n kX = −1
= → 0.
kΛ xn kKN kΛ−1 xn kKN
Poiché (x∗n )n N
è limitata nello spazio completo (K , k · kKN ), esiste una
∗ ∗ N
sottosuccessione (xn )k convergente a x ∈ K . Chiaramente
k
e, poiché Λ è continuo,
xnk
Λx∗ = lim Λx∗nk = lim −1
= 0.
k→+∞ k→+∞ kΛ xnk kKN
B(0, 1) = {x ∈ X : kxkX ≤ 1}
è compatta.
(i) E è compatto;
Dimostrazione. Supponiamo vera (i) e proviamo che vale (ii), cioè che la
palla chiusa unitaria B(0, 1) di X è compatta. Sia
la dimensione di N ∈N
X . In virtù del Teorema 1.6.3, è stabilito un omeomorsmo Λ : KN → X
−1
con inverso Λ : X → KN limitato. Poiché B(0, 1) è chiusa e limitata in X ,
lo è anche la sua immagine omeomorfa
n
[
B(0, 1) ⊆ B (pi , 1/2) . (1.17)
i=1
V := span {p1 , . . . , pn } ⊆ X.
x−v
z := ∈ B(0, 1). (1.19)
kx − vkX
1
kz − pj kX < . (1.20)
2
36 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Poiché v + kx − vkX pj ∈ V e x∈
/ V, necessariamente kx − vkX (z − pj ) ∈
/ V,
pertanto si ottiene
kx − vkX kz − pj kX ≥ d(x, V ) = ρ,
(·, ·) : H × H → K
1
kuk := (u, u) 2 . (2.1)
Scelto λ = − cb , otteniamo
b b b b bb
0≤a+b − +b − +c − − =a− .
c c c c c
da cui la tesi.
Allora
Esempi 2.1.4. 1
(x, y) := x1 y1 + . . . + xN yN
Dimostrazione. 1
Esistenza. Sia
d := inf kf − vk.
v∈K
dn := kf − vn k −−−−→ d
n→+∞
cioè, esiste (vn ) ⊂ K successione minimizzante per kf − ·k .
Posto u = f − vn e v = f − vm nell'identità del parallelogramma, si ha
vn + vm 2 vm − vn 2 1
kf − k +k k = (kf − vn k2 k + kf − vm k2 |)
2 2 2
e quindi
vm − vn 2 1 vn + vm 2
k k = (kf − vn k2 + kf − vm k2 ) − kf − k.
2 2 2
vn + vm
Poiché vn , vm ∈ K e K è convesso, risulta ∈K e quindi
2
vn + vm
kf − k ≥ d.
2
Pertanto0 ≤ k vm −v
2
k ≤ 12 (d2n + d2m ) − d2 e quindi esiste il limite per n, m →
n 2
d ≤ kf − uk ≤ kf − vn k + kvn − uk,
passando al limite per n → +∞ risulta
kf − uk = d.
da cui
kf − uk ≤ kf − vk ∀v ∈ K .
da cui
e quindi
(f − u, v − u) ≤ 0.
42 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
In particolare (
(f − u1 , u2 − u1 ) ≤ 0
(f − u2 , u1 − u2 ) ≤ 0 ,
da cui (
(f − u1 , u2 − u1 ) ≤ 0
(u2 − f, u2 − u1 ) ≤ 0 ,
e quindi
0 ≤ (u2 − u1 , u2 − u1 ) ≤ 0 ,
cioè
u1 = u2 .
PK : H → K
f 7→ PK (f ) = u (proiezione di f su K)
kf − uk = min kf − vk.
v∈K
Corollario 2.2.4. Sia (H, k · k) uno spazio di Hilbert reale, M un suo sot-
tospazio vettoriale chiuso e sia f ∈ H; allora u = PM f è caratterizzato
da
u ∈ M
(f − u, v) = 0 ∀ v ∈ M (i.e. (f − u) ⊥ M , ovvero f −u è ortogonale a M ).
(2.4)
(f − u, v − u) = 0 ∀ v ∈ M.
(f − u, λv − u) ≤ 0 ∀v ∈ M , ∀λ ∈ R
pertanto
λ(f − u, v) ≤ (f − u, u) ∀v ∈ M , ∀λ ∈ R
e quindi
(f − u, v) = 0 ∀ v ∈ M.
inoltre si ha
|ϕ(v)|
kuϕ kH = kϕkH ∗ := sup .
v∈H kvkH
v6=0
44 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
M := ϕ−1 ({0}) .
(g0 − g1 , w) = 0 ∀w ∈ M .
Proviamo che
(i) ∃g∈
/M kgkH = 1, (g, w) = 0 ∀ w ∈ M .
Sia
g0 − g1
g= .
kg0 − g1 kH
Si ha kgkH = 1 g ∈
/M (se g∈M allora g0 = gkg0 − g1 kH + g1 ∈ M , che è
assurdo) ed inoltre
g0 − g1 1
(g, w) = ,w = (g0 − g1 , w) = 0 ∀ w ∈ M.
kg0 − g1 kH kg0 − g1 kH
Sia v∈H e proviamo che
v = λg + w con λ ∈ R, w ∈ M
Basta porre
ϕ(v) ϕ(v)
λ := , w := v − g
ϕ(g) ϕ(g)
ϕ(v)
osserviamo che w∈M perché ϕ(w) = ϕ(v) − ϕ(g) = 0 .
ϕ(g)
Ora
ϕ(v) ϕ(v) ϕ(v) ϕ(v) ϕ(v)
(g, v) = g, g+w = g, g +(g, w) = (g, g) = kgk2H = ,
ϕ(g) ϕ(g) ϕ(g) ϕ(g) ϕ(g)
per cui, posto uϕ = ϕ(g)g , si ha
ϕ(v) = (u1 , v) ∀v ∈ H
ϕ(v) = (u2 , v) ∀ v ∈ H.
Allora
(u1 , v) − (u2 , v) = 0 ∀ v ∈ H,
pertanto
(u1 − u2 , v) = 0 ∀v ∈ H
e in particolare
(u1 − u2 , u1 − u2 ) = 0 ,
da cui
u1 = u2 .
Resta da provare che
kuϕ kH = kϕkH ∗
dove
|ϕ(v)|
kϕkH ∗ = sup
v∈H kvkH
v6=0
.
Poiché
ϕ(v) = (uϕ , v) ∀ v ∈ H,
dalla diseguaglianza di Cauchy-Schwarz si ha
f = PV f + (f − PV f )
ed il secondo addendo appartiene a V⊥ per il Corollario 2.2.4.
Inoltre
n−1
X
ṽn = (vn , ek )ek
k=1
n−1
X
vn − (vn , ek )ek
k=1
en =
n−1
.
X
vn − (vn , ek )ek
k=1
N
X
x= (x, ek )ek , (2.5)
k=1
dove (x, ek )ek rappresenta la proiezione ortogonale del vettore x sul sotto-
1
spazio unidimensionale span {ek }.
In uno spazio di Hilbert H a dimensione innita, la precedente somma
nita (2.5) dovrebbe essere sostituita da una serie (innita). È impor-
tante sapere in quali casi la corrispondente serie converge e quando si ha
l'uguaglianza
+∞
X
u= (u, ek )ek , (2.6)
k=1
per ogni u ∈ H.
1 Vericare che per ogni x ∈ RN la funzione
N
2
X
x − ak ek
k=1
se
Allora, risulta
lim sn = u (2.7)
n→+∞
e
+∞
X
kuk k2 = kuk2 . (2.8)
k=1
( identità di Bessel-Parseval).
Alla dimostrazione del Teorema 2.5.2 premettiamo il seguente risultato.
(vm , vn ) = 0 ∀ m 6= n (2.9)
e
+∞
X
kvk k2 < +∞. (2.10)
k=1
Posto
n
X
sn := vk ,
k=1
si ha : esiste in H il limite
s := lim sn
n→+∞
Spazi di Hilbert 49
e, inoltre,
+∞
X
2
ksk = kvk k2 . (2.11)
k=1
m
X
2
ksm − sn k = kvk k2 → 0,
k=n+1
n
X
ksn k2 = kvk k2 .
k=1
(u, un ) = kun k2 .
n
X
(u, sn ) = kuk k2 .
k=1
Ma abbiamo anche
n
X
kuk k2 = ksn k2 , (2.12)
k=1
e quindi
(u, sn ) = ksn k2 .
Ne segue che ksn k ≤ kuk (per la Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz) e perciò
n
X
kuk k2 ≤ kuk2 .
k=1
+∞
[
F = span( Hn ).
n=1
Dimostriamo che
s = PF̄ u.
Infatti,
(u − sn , v) = 0 ∀v ∈ Hm , m ≤ n
P
(basta osservare che u − sn = (u − um ) − k6=m uk ).
Per n → +∞ otteniamo
(u − s, v) = 0 ∀v ∈ Hm , ∀m
e quindi
(u − s, v) = 0 ∀v ∈ F,
che implica
(u − s, v) = 0 ∀v ∈ F̄ .
D'altra parte, sn ∈ F ∀n, e al limite s ∈ F̄ . Questo prova che s = PF̄ u.
Per (b) della denizione di Somma di Hilbert, risulta F̄ = H e quindi
s = u. P+∞
Da (2.12) per n → +∞ otteniamo la identità di Bessel-Parseval k=1 kuk k2 =
kuk2 .
Corollario 2.5.5. (del Teorema 2.5.2) Sia (en )n una base ortonormale di
H. Allora per ogni u ∈ H, si ha
+∞
X n
X
u= (u, ek )ek , cioè u = lim (u, ek )ek (2.13)
n→+∞
k=1 k=1
Spazi di Hilbert 51
e
+∞
X
(u, v) = (u, ek )(v, ek ) ∀v ∈ H.
k=1
In particolare
+∞
X
2
kuk = |(u, ek )|2 .
k=1
P+∞
Viceversa, data (αn )n ⊂ l2 , la serie k=1 αk eP
k converge ad un certo u∈H
tale che (u, ek ) = αk per ogni k ∈ N e kuk2 = +∞ 2
k=1 αk .
+∞
[
Fk è denso in H.
k=1
−1
1
T
B(H;H)
≤ .
β
βkuk2 ≤ (T u, u) ≤ kT uk kuk.
Quindi
1 1
lim sup kum −un k ≤ lim sup kT um −T un k = lim sup kvm −vn k = 0.
m,n→+∞ m,n→+∞ β m,n→+∞ β
T u = lim T un = lim vn = v.
n→+∞ n→+∞
Spazi di Hilbert 53
βkwk2 ≤ (T w, w) = 0,
u = T −1 f.
1
kT −1 kB(H;H) ≤ .
β
54 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Capitolo 3
Spazio duale. Convergenza debole
e convergenza debole*
Per risolvere una equazione T u = 0, con u ∈ X, spazio di funzioni normato,
se non è possibile trovare una forma esplicita della soluzione, in genere si
segue un procedimento consistente in tre passi:
Per il conseguimento del punto (2) si incontra una rilevante dierenza tra
KN e gli spazi di funzioni a dimensione innita. Infatti, in KN tutti gli
N
insiemi chiusi e limitati sono compatti, cioè in K vale il Teorema di Bolzano-
Weierstrass.
Abbiamo già provato che questa importante proprietà di compattezza è
valida in ogni spazio normato a dimensione nita e non è valida in alcu-
no spazio a dimensione innita (Teorema 1.7.5). Ad esempio, nello spazio
(C 0 ([0, 1]; R), k · k∞ ), la successione di funzioni continue fn (t) := sin(nt) è
limitata, ma non ammette alcuna sottosuccessione uniformemente convergen-
te. Quindi, in uno spazio di funzioni X , l'aver dimostrato che una successione
di soluzioni approssimate è limitata, non garantisce l'esistenza di una sotto-
successione convergente. Per superare questa dicoltà, si possono adottare
due importanti strategie:
(ii) Cercare proprietà addizionali delle funzioni che, su uno spazio di di-
mensione innita, possano garantire l'esistenza di una sottosuccessione
convergente. Una risposta in tal senso è data dal Teorema di compat-
0
tezza di Ascoli-Arzelà nello spazio (C (E; R), k · k∞ ), dove E è spazio
metrico compatto (Teorema 3.4.3).
|ϕ(x)|
kϕkX ∗ : = sup |ϕ(x)| = sup |ϕ(x)| = sup
kxkX ≤1 kxkX =1 x∈X\{0} kxkX
!
= inf {M > 0 : ∀ x ∈ X |ϕ(x)| ≤ M kxkX } .
In tal caso, si dice che x è il limite debole della successione (xn )n e si scrive
xn * x.
In tal caso, si dice che ϕ è il limite debole* della successione (ϕn )n e si scrive
∗
ϕn * ϕ.
∗
ϕn * ϕ ⇔ lim |ϕn (x) − ϕ(x)| = 0 per ogni x ∈ X,
n→+∞
mentre
ϕn → ϕ ⇔ lim sup |ϕn (x) − ϕ(x)| = 0.
n→+∞ kxk ≤1
X
ϕn (xn ) → ϕ(x).
∗
(ii*) Se ϕn → ϕ fortemente in X ∗, allora ϕn * ϕ.
∗
(iii*) Se ϕn * ϕ, allora (kϕn kX ∗ )n è limitata e
ϕn (xn ) → ϕ(x).
e
x = x1 u1 + . . . + xN uN .
Allora, poiché ogni applicazione v 7→ (v, uj ) (j = 1, . . . , N ) appartiene a X∗
(k)
e x * x, si ha
(k)
x1 = (x(k) , u1 ) → (x, u1 ) = x1 ,
.
.
.
(k)
xN = (x(k) , uN ) → (x, uN ) = xN ,
cioè
(k) (k)
(x1 , . . . , xN ) → (x1 , . . . , xN ).
Ne segue che
N
!1/2
X (k)
kx(k) − xkX = (xj − xj )2 → 0,
j=1
sup kϕn kX ∗ ≤ c.
n∈N
Proviamo che esiste una sua estratta (ϕnk )k debolmente* convergente ad una
∗
certa ϕ ∈ X .
Dividiamo la dimostrazione in vari passi.
lim sup |ϕnk (x) − ϕ(x)| ≤ lim sup |ϕnk (x) − ϕnk (xj )|
k→+∞ k→+∞
≤ sup kϕn kX ∗ kx − xj kX + 0
n∈N
+ sup kϕn kX ∗ kx − xj kX
n∈N
≤ 2 sup kϕn kX ∗ ε.
n∈N
In tal caso, si dice che x è il limite debole della successione (xn )n e si scrive
xn * x.
da cui x = x.
Osservazione 3.3.3. Poiché ogni spazio normato X a dimensione nita
è anche di Hilbert, la Proposizione 3.1.10 aerma che in uno spazio a
dimensione nita X la convergenza forte, la convergenza debole e
la convergenza debole* coincidono.
n
[
E⊂ B(xi , δ).
i=1
ϑ : {x1 , . . . , xn } → {α1 , . . . , αm } .
Fϑ := {f ∈ F : f (xi ) ∈ B(ϑ(xi ), ε) ∀ i = 1, . . . , n} .
1. xx ;
2. xy e yx⇒x=y ;
3. xy e yz⇒xz .
xy o y x.
Un elemento c∈F si dice un maggiorante per F0 se
x c ∀x ∈ F0 .
Inne, si dice che m∈F è un elemento massimale per F se
∀x ∈ F t.c. mx⇒m=x
(cioè, m ∈ F è elemento massimale per F se non esiste alcun elemento x∈F
tale che m x, tranne che per x = m).
68 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Allora esiste un funzionale lineare F :X→R che estende f, cioè tale che
e
− p (−x) ≤ F (x) ≤ p (x) per ogni x ∈ X. (4.2)
Dimostrazione. 1
Perciò
e
f (x + tx0 ) = f (x) + βt ≤ p (x + tx0 ) ,
dove le due disuguaglianze seguono, rispettivamente, dalle limitazioni
a sinistra e a destra in (4.8), provando così la (4.7).
Dimostrazione. 1
e quindi
|F (x)| ≤ kf kV ∗ · kxkX
R
kF kX ∗ = sup |F (x)| ≤ kf kV ∗
R R
kxkX ≤1,x∈X
e quindi
kF kX ∗ = kf kV ∗ .
R R
1 Denotiamo con XK∗ , VK∗ gli spazi duali di X e V riguardati come spazi vettoriali sul
campo K.
Teoremi di estensione per funzionali lineari 71
Dato x∈V, sia u (x) = <f (x). Allora u è un funzionale reale, lineare
su V con norma
kukV ∗ ≤ kf kV ∗ ,
R C
kU kX ∗ ≤ kf kV ∗ .
R C
verica la tesi.
segue
<f (ix) = −=f (x),
si ha
F (x) = <f (x) − i<f (ix) = <f (x) + i=f (x) = f (x) .
kF kX ∗ ≤ kf kV ∗ ,
C C
e quindi
kF kX ∗ = kf kV ∗ .
C C
f : V → K,
λx 7→ f (λx) := λ kxkX
kf kV ∗ = 1 = kFx kX ∗
e, poiché x∈V,
Fx (x) = f (x) = 1 · kxkX = kxkX .
x = x1 − x2 ∈ X.
contro l'ipotesi.
Dimostrazione. Risulta
τ : X → τ (X) ⊆ X ∗∗
(4.10)
X 3 x 7→ τ (x) := Φx ∈ X ∗∗
Φx (ϕ) := ϕ(x)
per ogni ϕ ∈ X ∗.
Risulta:
• Φx è limitato, in quanto da
segue che
ϕx (x) = kxkX .
Quindi
kΦx kX ∗∗ = kxkX ∀ x ∈ X.
∗∗
Dunque, l'applicazione τ è una isometria lineare da X in τ (X) ⊂ X . In par-
∗∗
ticolare, τ (X) è un sottospazio chiuso di X . Ricordiamo che una isometria
lineare è necessariamente iniettiva, ma non necessariamente suriettiva. Nel
caso in cui valga la proprietà di suriettività, si dice che τ è un isomorsmo
∗∗
isometrico tra X e X .
Nel caso X sia riessivo, esso può essere identicato con il suo biduale
∗∗
X . Evidentemente, ogni spazio normato riessivo è completo (in quanto
∗
duale di X ).
Osserviamo che la convergenza debole in uno spazio riessivo X coincide
∗∗
con la convergenza debole* in X .
Esempi di spazi riessivi sono tutti gli spazi a dimensione nita e gli spazi
di Hilbert.
2 L'implicazione
inversa (Teorema di Eberlein-mulian ) è anch'essa vera. Quindi:
Uno spazio di Banach X è riessivo se e solo se ogni successione limitata in X ammette
una sottosuccessione debolmente convergente.
Un'altra proprietà fondamentale degli spazi riessivi è espressa dal seguente risultato.
3
risulta che anche X∗ Sia allora (xn )n una successione limitata
è separabile.
in X. Usando la mappa canonicaτ , (xn )n può essere riguardata come una
∗∗
successione limitata nello spazio biduale X . Pertanto, per il Teorema di
∗
Banach-Alaoglu-Bourbaki 3.2.1 relativo a X , esiste una sottosuccessione
(xnk )k ⊂ X ∗∗ convergente debolmente* in X ∗∗ , cioè (xnk )k ⊂ X converge
debolmente in X .
risulta:
(i) D è numerabile;
(iii) D è denso in c0 ;
ku − xkplp < ε,
cioè
+∞
X
|uk − xk |p < ε.
k=1
+∞
X ε
|uk |p < .
k=νε
2
+∞ ε −1
νX +∞
X X ε ε
ku−xkplp = |uk −xk |p = |uk −xk |p + |uk |p < (νε −1) + = ε,
k=1 k=1 k=νε
2(νε − 1) 2
ku − xk∞ < ε,
cioè
sup |uk − xk | < ε.
k∈N
Poiché limk uk = l, esiste νε ∈ N tale che |uk − l| < ε/2 per ogni k ≥ νε .
Ora, per la densità di Q in R, per ogni k = 1, . . . , νε − 1 esiste xk ∈ Q
tale che
|uk − xk | < ε
ed esiste λ∈Q tale che
ε
|l − λ| < .
2
Sia ora x := (x1 , . . . , xνε −1 , λ, λ, . . .) ∈ D + λ(1, . . . , 1, . . .); risulta
ku − xk∞ = sup |uk − xk | = max max |uk − xk |, sup |uk − λ|
k∈N k=1,...,νε −1 k≥νε
≤ max max |uk − xk |, sup |uk − l| + |l − λ| < ε,
k=1,...,νε −1 k≥νε
Inoltre,
kuklp0 = kϕk(lp )∗ .
78 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Dimostrazione. Sia
e poniamo
uk := ϕ(e(k) ).
0
Proviamo che u = (uk )k ∈ lp e
e quindi
kukl∞ = sup |uk | ≤ kϕk(l1 )∗ .
k∈N
N N
! p1
p
0 p0 −2
X X
uk |uk |p −2 uk ≤ kϕk(lp )∗ |uk | uk
k=1 k=1
cioè
N
" N
# p1
p
p0 p0 −1
X X
|uk | ≤ kϕk(lp )∗ |uk | ;
k=1 k=1
ne segue che
N N
! p1
0 0
X X
|uk |p ≤ kϕk(lp )∗ |uk |p
k=1 k=1
Teoremi di estensione per funzionali lineari 79
e quindi
N
!1− p1 N
! p10
0 0
X X
|uk |p = |uk |p ≤ kϕk(lp )∗ .
k=1 k=1
0
Per N → +∞ otteniamo che u ∈ lp e (4.11) è dimostrata.
Inoltre, per ogni x ∈ D, si ha
+∞
X
ϕ(x) = u k xk
k=1
P+∞
ed essendo D denso in lp (per ogni 1 ≤ p < +∞) si ha ϕ(x) = k=1 uk xk
per ogni x ∈ lp . Per la disuguaglianza di Hölder
+∞
X
ϕ(x) = uk xk ∀ x = (xk )k ∈ c0 .
k=1
Inoltre,
kukl1 = kϕk(c0 )∗ .
Dimostrazione. La prova è un adattamento della dimostrazione della Propo-
0
sizione 4.2.5 ( con p=∞ e p = 1); l'ultima parte della dimostrazione vale
perché D è denso in c0 .
Proposizione 4.2.7 (duale di c). Per ogni ϕ ∈ (c)∗ , esiste un'unica coppia
1
(u, λ) = ((uk )k , λ) ∈ l × R tale che
+∞
X
ϕ(x) = uk xk + λ lim xk ∀ x = (xk )k ∈ c.
k→+∞
k=1
Inoltre,
kukl1 + |λ| = kϕk(c)∗ .
80 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
+∞
X
ϕ(y) = uk yk ∀ y = (yk )k ∈ c0 .
k=1
Allora
+∞
X +∞
X
ϕ(x) = ϕ(y + a e) = uk yk + a ϕ(e) = uk (xk − a) + a ϕ(e)
k=1 k=1
+∞
X
= uk xk + λa,
k=1
dove
+∞
X
λ = ϕ(e) − uk .
k=1
1
Viceversa, dati u∈l e λ ∈ R, il funzionale denito da
+∞
X
ϕ(x) = uk xk + λ lim xk (x ∈ c) (4.13)
k→+∞
k=1
È evidente che
kϕk(c)∗ ≤ kukl1 + |λ|. (4.15)
Per N → +∞ otteniamo
|bk − akk | ≥ 1 ∀ k ∈ N.
Pertanto
kb − ak kl∞ ≥ |bk − akk | ≥ 1 ∀ k ∈ N
e quindi b∈
/ A.
Proposizione 4.2.10. Lo spazio lp per 1<p<∞ è riessivo.
∗ 1 1 ∗ ∞
Dimostrazione. Abbiamo già dimostrato che (c0 ) = l e (l ) = l . Perciò,
∞
l'applicazione identica da c0 in l corrisponde all'iniezione canonica τ : c0 →
∗∗
(c0 ) denita in (4.10). Poiché τ non è suriettiva, concludiamo che c0 non
è riessivo. Per il Corollario 3.21 in [3] (uno spazio è riessivo se e solo se
1 ∞
lo è il suo duale), deduciamo che l e l non sono riessivi. Inoltre, per
la Proposizione 3.20 in [3] (ogni sottospazio chiuso di uno spazio riessivo
è uno spazio riessivo), c non può essere riessivo, altrimenti c0 , che è un
sottospazio chiuso di c, dovrebbe essere riessivo.
82 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
+∞
X
ϕ(x) = u k xk
k=1
p p0 1 1
l (1 < p < ∞) l p
+ p0
=1 SI SI
l1 l∞ SI NO
l∞ strettamente più ampio di l 1
NO NO
1
c0 l SI NO
1
c l ×R SI NO
Teorema 4.3.2 (di Baire-Hausdor ). Sia (E, d) uno spazio metrico com-
pleto e sia (En )n una successione di sottoinsiemi chiusi tale che
+∞
[
E= En .
n=1
Allora, esiste n0 ∈ N tale che E̊n0 6= ∅ (cioè, uno spazio metrico completo
è un insieme di II categoria (in sé)).
Dimostrazione. Supponiamo, per assurdo, che nessuno dei chiusi En possegga
punti interni; costruiamo un elemento v∈E che non appartiene ad alcuno
degli En , contraddicendo così l'ipotesi.
In particolare, avremo E1 6= E , dato che E ha punti interni.
Sia allora v1 ∈
/ E1 . Siccome E1 è chiuso, v1 è esterno ad E1 ; pertanto
esiste r1 > 0 tale che
E1 ∩ B (v1 , 2r1 ) = ∅.
Non è restrittivo supporre r1 < 1 e che E1 ∩ B (v1 , r1 ) = ∅.
Siccome la palla B (v1 , r1 ) non è inclusa in E2 , altrimenti v1 sarebbe
interno ad E2 , esiste v2 ∈ B (v1 , r1 ) \ E2 .
Siccome E2 è chiuso, v2 è esterno ad E2 , per cui esiste r2 > 0 tale che
E2 ∩ B (v2 , 2r2 ) = ∅.
• En ∩ B (vn , rn ) = ∅;
1
• rn < n
.
Dimostriamo che la successione (vn )n dei centri delle palle è una successione
di Cauchy.
1
Infatti, ssato ε>0 ad arbitrio, sia n0 tale che
n0
≤ ε. Se m > n ≥ n0
si ha allora
vm ∈ B (vn , rn )
da cui
1 1
d (vm , vn ) < rn < ≤ ≤ ε.
n n0
84 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
\
Xn = T −1 B (0, n)
T ∈F
e quindi la tesi.
lim Tn x = T x.
n→+∞
Osservazione 4.4.6. Dimostriamo ora i punti (i), (ii), (iii) e (iv) della Pro-
posizione 3.1.7 (per la dimostrazione dei punti (i*), (ii*), (iii*) e (iv*) della
Proposizione 3.1.8 si procede in maniera analoga).
per ogni ϕ ∈ X ∗.
Φn (ϕ) := ϕ(xn )
Ma, in virtù del Corollario 4.1.6, per ogni elemento della successione
xn ∈ X , esiste ϕxn ∈ X ∗ tale che
Allora, poiché xn * x, si ha
completando la dimostrazione.
T (BX (x, r)) = T (x) + T (BX (0, r)) = T (x) + rT (BX (0, 1)) .
Poiché [
X= BX (0, n)
n∈N
e T è suriettivo, allora
[
Y = T (BX (0, n)).
n∈N
1
T (BX (0, 1)) = T (BX (0, n0 ))
n0
ha interno non vuoto. Quindi esiste y0 ∈ Y ed r>0 tale che
1 1
BY (0, r) = BY (−y0 , r) + BY (y0 , r)
2 2
1 1
⊆ T (BX (0, 1)) + T (BX (0, 1)) = T (BX (0, 1)),
2 2
tenuto conto di (4.20) e (4.21). Risulta così provata la (4.19).
r 1
BY 0, n ⊆ T BX 0, n
2 2
per ogni n ∈ N.
Teoremi di estensione per funzionali lineari 89
x1 ∈ BX 0, 12
Per densità, possiamo trovare tale che
1
ky − T x1 kY < r.
22
Successivamente, per la stessa costruzione applicata a y − T x1 ,
1
possiamo trovare x2 ∈ BX 0, 22
tale che
1
k(y − T x1 ) − T x2 kY < r.
23
Continuando per induzione, per ogni n ∈ N abbiamo
n−1
X 1
y− T xj ∈ BY 0, n r .
j=1
2
−1
T −1 (A) = T A
0 00
Corollario 4.5.4. Sia X uno spazio vettoriale su K, e siano k·k e k·k due
diverse norme che rendono ( entrambe) X
00 0
uno spazio di Banach. Supponia-
mo che esista c≥0 per cui kxk ≤ c kxk , per ogni x ∈ X. Allora le due
norme sono equivalenti.
0
00
I : X, k·k → X, k·k
00
0
I −1 : X, k·k → X, k·k
0 00
è lineare e continuo, da cui si ha che esiste c0 ≥ 0 per cui kxk ≤ c0 kxk per
ogni x ∈ X.
Di conseguenza le due norme sono equivalenti.
Teoremi di estensione per funzionali lineari 91
T : D(T ) = X → Y
G (T ) := {(x, y) ∈ X × Y ; y = T x}
0 00
kxk := kxkX + kT xkY e kxk := kxkX , (4.23)
0
(la prima norma k·k è detta norma del graco ).
Essendo per ipotesi G (T ) chiuso, X munito della norma del graco è uno
00
spazio di Banach su K. D'altra parte, X munito della norma kxk è uno
00 0
spazio di Banach su K per ipotesi e, ovviamente, kxk ≤ kxk . Ne segue,
per il corollario 4.5.4 che le due norme sono equivalenti e pertanto esiste una
costante c≥0 tale che
0 00
kxk ≤ c kxk .
Concludiamo che per ogni x∈X risulta
e quindi T è limitato.
T ∗ : Y ∗ → X∗
tale che
n o
V ⊥ := x∗ ∈ X ∗ : hx∗ , xiX ∗ ,X = 0 ∀x ∈ V .
94 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Dimostrazione. 1
= sup kT ∗ y ∗ kX ∗ = kT ∗ kB(Y ∗ ;X ∗ ) .
ky ∗ kY ∗ =1
• x ∈ ker T ,
• T x = 0,
• hy ∗ , T xiY ∗ ,Y = 0 ∀y ∗ ∈ Y ∗ ,
• hT ∗ y ∗ , xiX ∗ ,X = 0 ∀y ∗ ∈ Y ∗ ,
• x ∈ [Im T ∗ ]⊥ .
1V ⊥
è sottospazio chiuso di X ∗ , W ⊥ è sottospazio chiuso di X . Inoltre (cfr.
Proposizione 1.9 e Remark 6 in [3])
⊥
V⊥ =V,
⊥
W⊥ ⊇ W.
Se X è riessivo (in particolare, se X è spazio di Hilbert) risulta l'uguaglianza.
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 95
• y ∗ ∈ ker T ∗ ,
• T ∗ y ∗ = 0,
• hT ∗ y ∗ , xiX ∗ ,X = 0 ∀x ∈ X ,
• hy ∗ , T xiY ∗ ,Y = 0 ∀x ∈ X ,
• y ∗ ∈ [Im T ]⊥ .
(T ∗ y, x) = (y, T x) ∀x, y ∈ H.
ε
kTk − T kB(X;Y ) < .
2
Poiché Tk è compatto possiamo selezionare un numero nito di elementi
y1 , y2 , . . . , yN ∈ Y tali che
N
[ ε
Tk (BX (0, 1)) ⊂ BY yi , . (5.2)
i=1
2
Se kxkX < 1, allora kTk x − T xkY < 2ε . Per (5.2) esiste un punto yi con
kTk x − yi kY < 2ε . Per la disuguaglianza triangolare,
kT x − yi kY < ε.
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 97
Ciò prova che il numero nito di palle aperte di raggio ε, BY (yi , ε),
ricopre T (BX (0, 1)) .
F (X; Y ) ⊂ K(X; Y ).
Allora T ∈ K (X; Y ).
Proposizione 5.2.7. Siano (X, k·kX ), (Y, k·kY ), (Z, k·kZ ) tre spazi di Ba-
nach su K. Se T ∈ B (X; Y ) e S ∈ K (Y ; Z) (rispettivamente T ∈ K (X; Y )
e S ∈ B (Y ; Z)) allora S ◦ T ∈ K (X; Z).
Dimostrazione. Sia U un sottoinsieme limitato di X; poiché T è continuo,
T (U ) è un sottoinsieme limitato di Y, e quindi, per la compattezza di S, si
ha che S (T (U )) è relativamente compatto in Z .
Se T è compatto e S è continuo, la dimostrazione è analoga.
98 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Teorema 5.2.8. Sia (H, (·, ·)) uno spazio di Hilbert, xn * x, T ∈ K (H).
Allora (T xn )n converge fortemente a Tx in H, cioè
lim kT xn − T xk = 0. (5.3)
n→+∞
lim kT xn − T xk = 0.
n→+∞
n∈I2
Sia allora (xn )n∈I una sottosuccessione di (xn )n . Poiché per ipotesi xn * x,
1
risulta per il punto (iii) della Proposizione 3.1.7 kxn k ≤ c per ogni n ∈ I1 .
Essendo T compatto, da questa sottosuccessione limitata possiamo estrarre
una ulteriore sottosuccessione (xn )n∈I2 , con I2 ⊆ I1 , tale che l'immagine
converge fortemente, cioè
lim kT xn − yk = 0,
n→+∞
n∈I2
per qualche y ∈ H.
Rimane da provare che y = T x. Detto T∗ l'aggiunto di T, si ha
(v, T xn − T x) = (T ∗ v, xn − x) → 0
per ogni v ∈ H, e questo prova la convergenza debole
T xn * T x.
Poiché il limite debole è unico, questo implica che T x = y, completando la
dimostrazione.
2 Più in generale, vale il seguente risultato.
Teorema. Siano (X, k·kX ), (Y, k·kY ) spazi di Banach, T ∈ K (X; Y ). Se xn converge
debolmente ad x ∈ X , allora (T xn )n converge fortemente a T x.
Il viceversa è valido se X è riessivo.
In virtù di questo teorema, in uno spazio di Hilbert H risulta comoda la seguente
denizione di compattezza di un operatore:
T trasforma successioni debolmente convergenti
T ∈ K(H) ⇔
in successioni fortemente convergenti.
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 99
T ∈ K(X; Y ) ⇔ T ∗ ∈ K(Y ∗ ; X ∗ ).
Proposizione 5.2.10. Sia (H, (·, ·)) uno spazio di Hilbert. Se T ∈ K(H),
∗
allora T ∈ K(H).
Dimostrazione. Sia (xn )n una successione limitata in H e sia (per il Teorema
3.3.5) una sua sottosuccessione debolmente convergente a x ∈ H . Per
(xnk )k
∗
conseguire la tesi, proviamo che (T xnk )k è fortemente convergente in H . In
particolare, proviamo che
T ∗ xnk → T ∗ x (5.4)
kT ∗ xnk −T ∗ xk2 = (T ∗ xnk −T ∗ x, T ∗ (xnk −x)) = (T (T ∗ xnk )−T (T ∗ x), xnk −x).
(5.5)
Ora, poiché T∗ è lineare, si ha
T ∗ xnk * T ∗ x. (5.6)
T (T ∗ xnk ) → T (T ∗ x).
3. Sia, ora, ε > 0 ssato. Scegliamo δ > 0 tale che valga (5.7). Se
|x̃ − x| ≤ δ , allora per ogni n ∈ N si ha
Z b
|(T fn ) (x) − (T fn ) (x̃)| ≤ |K (x, t) − K (x̃, t)| · |fn (t)| dt
a
≤ (b − a) ε · M.
Per l'arbitrarietà di ε > 0, questo prova che la successione (T fn )n è
uniformemente equicontinua. Per concludere la dimostrazione, basta
quindi applicare il Teorema di Ascoli-Arzelà 3.4.3.
Ax = b
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 101
3
T iniettivo ⇔ T suriettivo . (5.9)
Osserviamo che, nella equivalenza (5.9), per il Teorema 1.6.3, RN può essere
sostituito con un qualunque spazio normato di dimensione nita N.
In generale, operatori lineari continui su uno spazio X a dimensione inni-
ta non hanno la proprietà (5.9). Infatti, si possono costruire operatori lineari
4
e limitati T :X→X che sono iniettivi, ma non suriettivi, o viceversa.
e
T− : l2 → l2 ,
x = (x1 , x2 , . . . , xn , . . .) 7→ T− x := (x2 , x3 , . . . , xn+1 , . . .),
| {z }
(T− x)n
Teorema 5.4.1 (di Fredholm). Sia (H, (·, ·)) uno spazio di Hilbert reale e
sia K ∈ K(H). Allora
1. Per provare il punto (i), supponiamo per assurdo che dim ker(I −K) sia
innita. In tal caso, potremmo trovare una successione (en )n di vettori
ortonormali contenuti in ker(I − K)6 per i quali si avrebbe
Ken = en ∀ n ∈ N.
5 Deniamo indice dell'operatore I − K il numero
ind(I − K) := dim (ker(I − K)) − dim (ker(I − K ∗ )) .
I punti (i) e (v) del Teorema 5.4.1 aermano che l'indice degli operatori della forma I − K
è zero.
6 cfr. 2.4.
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 103
posto
zn := un − ũn ,
risulta zn ∈ ker(I − K)⊥ e vale
kvm − vn k ≥ βkzm − zn k.
x ∈ ker (I − K ∗ ) ,
(I − K ∗ ) x = 0,
(y, (I − K ∗ ) x) = 0 ∀y ∈ H,
((I − K) y, x) = 0 ∀y ∈ H,
x ∈ Im (I − K)⊥ .
ker (I − K) = {0} ⇒ Im (I − K) = H.
(I − K) (H) = H1 ( H.
H2 := (I − K) (H1 ) ( H1 .7
H ) H1 ) H2 ) . . . ) Hn ) Hn+1 ) . . . .
⊥
Per ogni n∈N scegliamo en ∈ Hn ∩ Hn+1 con ken k = 1.
Osserviamo che, se n>m si ha
Hn+1 ( Hn ⊆ Hm+1 ( Hm
e perciò
Im (I − K) = H ⇒ ker (I − K) = {0} .
ker (I − K) = Im (I − K ∗ )⊥ = H ⊥ = {0} ,
A : ker (I − K) → Im (I − K)⊥
A : H → Im (I − K)⊥
u − Ku = f (f ∈ H). (5.15)
Osserviamo che, per una matrice arbitraria A con autovalori multipli, una
tale base spettrale di autovettori di A in generale non esiste. Il risultato è,
invece, positivo, se A è simmetrica, come sopra evidenziato.
N
X
x= ci v i
i=1
e
N
X
b= (b, vi )vi ,
i=1
l'equazione Ax = b si presenta nella forma
N
X N
X N
X
Ax = ci Avi = λ i ci v i = (b, vi )vi = b,
i=1 i=1 i=1
8 Questa equazione impone al vettore Ax, trasformato di x, di risultare proporzionale
ad x stesso.
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 109
0
λ1 c1 λ 1 c1 (b, v1 )
λ2 c2 λ 2 c2 (b, v2 )
Ax = .. = .. = b = .. (5.16)
..
0 .
λN
. .
cN λ N cN
.
(b, vN )
quindi la matrice A, rispetto alla base spettrale, è ridotta in forma diagonale.
N
Di conseguenza, la soluzione x ∈ R di Ax = b, può essere ora trovata
risolvendo, invece di un sistema di N equazioni in N incognite, N equazioni
scalari, una per ognuno dei coecienti c1 , . . . , cN .
Se tutti gli autovalori di A sono non nulli, la soluzione esplicita di Ax = b
è data da
N
X 1
x= (b, vi )vi .
λ
i=1 i
Teorema 5.8.1. ( Spettro di un operatore lineare compatto) Sia (H, (·, ·))
uno spazio di Hilbert reale di dimensione innita e K ∈ K (H). Allora
lim λn = 0.
n→+∞
Dimostrazione. Per provare (i) ragioniamo per assurdo. Se 0∈/ σ (K) allora
−1 −1
K ha inverso K continuo, pertanto l'operatore identità su H , I = K ◦K ,
risulta compatto per la Proposizione 5.2.7 (in quanto composizione di un
operatore compatto e di uno continuo). Ma questo è falso, in quanto dim H
è innita.
Per provare (ii), essendo ovvia l'inclusione σp (K) \ {0} ⊆ σ(K) \ {0},
sia λ ∈ σ (K) \ {0} e proviamo che λ è un autovalore. Se, per assurdo, λ
non è autovalore di K , cioè se ker (λI − K) = {0}, per (iv) del Teorema
di Fredholm, Im (λI − K) = H . Per il Teorema 4.5.3 λI − K ha inverso
limitato, e quindi λ ∈ ρ (K), contro l'ipotesi. Questa contraddizione prova
che λ ∈ σp (K) \ {0}.
Per provare (iii), assumiamo che (λn )n sia una successione di autovalori
di K , distinti e in σp (K) \ {0} e premettiamo i seguenti risultati:
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 111
Allora risulta
n
X
Kwn+1 = ai λi wi
i=1
e
n
X
Kwn+1 = λn+1 wn+1 = ai λn+1 wi .
i=1
Pn
Per dierenza, segue che ai (λi − λn+1 ) wi = 0 e per l'ipotesi induttiva
i=1
ai (λi − λn+1 ) = 0 per ogni i = 1, . . . , n. In denitiva, essendo λi 6= λn+1 per
ogni i = 1, . . . , n, risulta ai = 0 per ogni i = 1, . . . , n; una contraddizione.
Kwn = λn wn .
kKen − Kem k =
(Ken − λn en ) − (Kem − λm em ) +
+ λn en − λm em
≥ kλn en k = |λn | .
112 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Perciò
lim inf kKen − Kem k ≥ lim |λn | = |λ| .
m,n→+∞ n→+∞
risulta
m ≤ (x, Ax) ≤ M
dove
m := min (x, Ax) ,
kxk=1
Teoria di Fredholm. Teorema spettrale di Hilbert-Schmidt 113
si ha
(ii) m, M ∈ σ (S).
Dimostrazione. 1
e quindi
(Su, u) ≤ M kuk2 ∀ u ∈ H,
pertanto
a(u, v) := (M u − Su, v)
è simmetrica e soddisfa
a(v, v) ≥ 0 ∀ v ∈ H.
1 1
|a(u, v)| ≤ a(u, u) 2 · a(v, v) 2 ∀ u, v ∈ H,
cioè
1 1
|(M u − Su, v)| ≤ (M u − Su, u) 2 · (M v − Sv, v) 2 ∀ u, v ∈ H. (5.21)
In particolare, poiché
(Su, u) ≥ mkuk2 ∀ u ∈ H,
kM u − Suk2
1 1
≤ (M u − Su, u) 2 [(M (M u − Su) − S(M u − Su), M u − Su)] 2
12
1
= (M u − Su, u) 2 M kM u − Suk2 −(S(M u − Su), M u − Su)
| {z }
≤−mkM u−Suk2
1 1
≤ (M u − Su, u) 2 (M − m)kM u − Suk2 2
1 1
= (M u − Su, u) 2 (M − m) 2 kM u − Suk.
1
Pertanto, esiste c := (M − m) 2 > 0 tale che
1
kM u − Suk ≤ c(M u − Su, u) 2 ∀ u ∈ H. (5.22)
(b) Sia
∞
! ( m )
[ X
F := span Hn = an un : m ∈ N0 , un ∈ Hn , an ∈ R .
n=0 n=0
K0 = K|F ⊥ : F ⊥ → K(F ⊥ ) ⊆ F ⊥
è compatto ed autoaggiunto su F ⊥.
Proviamo che σ(K0 ) = {0}.
Sia, per assurdo, λ ∈ σ(K0 ), λ 6= 0. Poiché λ ∈ σp (K0 )\{0}, esiste
u ∈ F ⊥ , u 6= 0, tale che K0 u = λu. Perciò λ è uno degli autovalori
di K ; supponiamo λ = λn , con n ≥ 1. Pertanto u ∈ Hn ⊆ F .
⊥
Poiché u ∈ F ∩ F , risulta u = 0, ottenendo una contraddizione.
Dunque σ(K0 ) = {0} e, per il Teorema 5.9.2, (K0 u, u) = 0 per
⊥ ⊥
ogni u ∈ F . Ma, per ogni u, v ∈ F , si ha
B0 = {v0,1 , v0,2 , . . .}
+∞
X +∞
X
Ku = (u, vn )Kvn = λn (u, vn )vn .
n=1 n=1
+∞
X
u= (u, vn ) vn ,
n=0
con vn ∈ Hn , n ∈ N0 (Kvn = λn vn , n ∈ N0 ) e
+∞
! +∞
X X
Ku = (u, vn ) Kvn = λn (u, vn ) vn .
n=1 n=1
118 Elementi di Analisi Funzionale Lineare
Rispetto alla base spettrale B del Teorema 5.10.1, possiamo quindi pensare
K come una matrice diagonale innita
λ1
λ2
..
.
0
.
0 λN
..
.
N N
!
X X
Tx = λi (x, vi ) vi x= (x, vi ) vi ∈ RN .
i=1 i=1