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Percorsi verso l'autonomia.

Pedagogia
Università degli Studi di Salerno
31 pag.

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Percorsi verso l’autonomia.
Battagliese
INTRODUZIONE
Da molti anni l’associazione “Parco del Cilento” svolge le sua attività soprattutto nel
campo del disagio.
Nel 1996 Giuseppe Battagliese ha guidato un viaggio a cavallo di 4 giornate tra
Padova e Venezia al quale parteciparono 10 cavalieri con ritardo mentale (termine
attualmente sostituito con DI-DSI disabilità intellettiva-disturbo dello sviluppo
intellettivo). Negli anni 80 gli autori si sono interessati degli stereotipi che
dominavano le menti degli operatori e con una ricerca sperimentale rivelarono che
quanto più aumentava il contato con la DI-DSI tanto più cresca il rifiuto soprattutto
negli insegnanti di sostegno.
Con la supervisione e i consigli del prof. Pedrabissi gli autori hanno effettuato una
ricerca sperimentale nel salernitano che ha evidenziato il contributo del cavallo
nelle problematiche psicofisiche.
Lo studio dei soggetti affetti da DI-DSI ha evidenziato che in essi possono essere
presenti problemi emotivi, affettivi e comportamentali anche di non lieve entità. È
stato dunque ampiamente studiato il fenomeno.
Capitoli:
1. Descrizione del passaggio dal termine ritardo mentale all’espressione
disabilità intellettiva(DS-DSI) spiegando le ragioni di questo cambiamento
così come descritte dagli esperti dell’organizzazione mondiale della sanità
(OMS). Poiché tale patologia si associa sempre ad un deficit del
COMPORTAMENTO ADATTIVO (CA) che riguarda le abilità necessarie a
vivere in modo indipendente, si chiarisce il rapporto tra CA e un altro fattore
determinante per la qualità della vista delle persone con disabilità=
2. L’AUTODETERMINAZIONE (AD). Teorie degli studiosi che la sostengono e
poiché essi chiamano in causa le agenzie educative che la debbono
promuovere
3. Qui sono stati descritti i ruoli e le mansioni della famiglia, della scuola e della
società. Dall’analisi è emerso che sia l’inadeguatezza di questa agenzia sia
altre patologie che si associano aumentano le problematiche che possono
riscontrarsi nei soggetti con DI_DSI
4. Si analizzano i disturbi emotivi, affettivi e comportamentali che possono
essere associati alla disabilità intellettiva, oltre ad evidenziare il danno che
stili educativi inadeguati possono causare alla crescita.

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5. Vengono descritte le esperienze e le teorie di Bowlby e della Anisworth
sull’attaccamento. I primi 3 anni di vita sono fondamentali per l’equilibrio
emotivo affettivo e comportamentale del minore, anche in assenza di
disabilità.
6. Sono stati analizzati in modo specifico i diversi contesti sociali che
frequentano e nei quali questi soggetti vivono. Quindi si è evidenziato
l’efficacia e le insufficienze del sistema scolastico e degli operatori che
debbono prendersi cura di questi soggetti. Coloro che sono assunti come
educatori in alcuni casi commettono azioni irripetibili (fatti di cronaca recenti
ne sono la più chiara conferma). A questo si deve aggiungere il
comportamento inadeguato dei coetanei quando la DA_DSI comporta anche
inadeguate abilità sociali. Molto spesso la persona affetta da DA-DSI non
riesce a potenziare le sue abilità residue perché non ha un’appropriata
autostima che è assente a causa di un attaccamento insicuro o altre
condizioni socio-educative-ambientali che possono danneggiare il cammino
verso l’autonomia.
Percorsi verso l’autonomia vuole dunque raccontare i progressi che si possono
porre in essere grazie al coinvolgimenti degli animali (pet therapy o IAA-interventi
assistiti da animali.)
Nel 9 capitolo si descrive il significato e le prerogative del rapporto uomo animale e
nel 10 è strato trattato il tema della presenza del cane quale promotore di
attaccamento
L’11 capitolo esamina la violenza domestica e l’abuso sugli animali. Quando i
ragazzini manifestano crudeltà sugli animali è possibile che essi stessi abbiano
subito violenza fisica o sessuale. Anche in questo caso il cane da terapia inserito
nelle aule scolastiche favorisce la pro-socialità e l’empatica ed elimina o riduce il
comportamento aggressivo dei bambini.
Nel 12 si è evidenziato come svolgere compiti impegnativi e difficili (quale mungere
le mucche, costruire finimenti per i cavalli, tosare le pecore e altro) consente a
questi soggetti di fronteggiare l’ansia e la depressione.
Nei capitolo 13 e 14 si sono descritte le attività che si effettuano con il cavallo. Nel
13 viene descritta la riabilitazione equestre (RE) come trattamento attivo nel quale
la persona coinvolta da oggetto diviene soggetto attivo protagonista del suo
percorso riabilitativo. L’attività equestre favorisce l’autostima e soprattutto
l’autoefficacia. Quando il soggetto con DI-DSI impara a condurre un cavallo
autonomamente riesce in un compito difficile anche per i normodotati. Nel 14
capitolo si descrive la psicoterapia assistita dal cavallo (EFP). Per quanto riguarda
i problemi emotivi più gravi e soprattutto gli abusi e le violenza occorre un aiuto più
articolato che punti molto anche sull’ascolto e su di una maggior sostegno
psicologico, laddove il QI lo consenta.

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Capitolo I: Dal ritardo mentale alla
disabilità intellettiva.
Il concetto di ritardo mentale (RM) deve essere ben distinto da quello generale di
disabilità, che comprende una articolazione ben più complessa ed ampia. Il ritardo
mentale in questi ultimi tempi ha cambiato definizione e anche alcuni criteri
diagnostici.
Nel mese di maggio 2013 è stato pubblicato il DSM-V nel quale sono evidenziato le
innovazioni.
Nei confronti del ritardo mentale diversi autori hanno tentato di eliminale la
confusione concettuale che lo caratterizzava. In particolare il fatto che vi sia un uso
dei termini ed espressioni uguali intesi però in modo differente. L’espressione
disabilità intellettiva è usata in molti Paesi per descrivere ciò che negli Usa è
spesso definito come RM. In Gran Bretagna la stessa espressione è ritenuta simile
a disabilità dell’apprendimento.
Secondo Bertelli l’espressione ritardo mentale, riportata ancora nei principali
manuali diagnostici internazionali indicherebbe una vera e propria alterazione delle
funzioni mentali.
La stessa definizione disabilità intellettiva indica un limite (disabilità) presente nel
soggetto che non gli consente fi raggiungere alcune prestazioni intellettive.
Per il ricercatore, quindi, entrambe le precedenti denominazioni presenterebbero
limiti descritti anche da altri studiosi che ribadiscono che:
• Il termine ritardo mentale indica un generale e completo deterioramento della
funzioni mentali. Inoltre, alle persone che ne sono affette non sarebbe
riconosciuta dignità e rispetto, ma sarebbero vittime di un vero e proprio
deprezzamento;
• L’espressione disabilità intellettiva presume che il soggetto presenti
un’incapacità nel raggiungimento di alcuni obiettivi (disabilità) relativi
all’intelligenza. Questa condizione comprometterebbe i processi logico-
deduttivi essenziali per il rapido apprendimenti di nuove nozioni.
Coren sottolinea che RM non è l’unico termine che si utilizza a livello internazionale
per definire una disabilità che coinvolge l’area cognitiva, ve ne sono molti altri:
disabilità mentale, handicap mentale etc.
Questi limiti sembrano essere le principali motivazioni che hanno orientato lo studio
e la ricerca degli esperti al dine di eliminare le possibili confusioni derivanti
dall’impiego di termini diversi per definire la stessa cosa. Tutto ciò in linea con gli
obbiettivi che hanno determinato la nascita del MANUALE DIAGNOSTICO E
STATISTICO DEI DISTURBI MENTALI (DSM) realizzato per definire i criteri
diagnostici che possano evitare equivoci.

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Il lavoro di Salvador-Carulla ha descritto l’attività svolta per raggiungere questo
obiettivo. Nel quartier generale dell’OMS, il gruppo di lavoro sulla classificazione
delle disabilità intellettive, e i ricercatori che hanno lavorato alla definizione
dell’ICD-11 (CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MALATTIE-11
STAGIONE) hanno ritenuto più adeguata la denominazione di DISTURBI DELLO
SVILUPPO INTELLETTIVO
COSÌ NEL DSM-V IL TERMINE RITARDO MENTALE È STATO UFFICIALMENTE
SOSTITUITO CON DISABILITÀ INTELLETTIVA (DI). A QUESTA DEFINIZIONE
PERÒ SI DEVE ASSOCIALRE ANCHE L’ESPRESSIONE DSI (DISTURBO DELLO
SVILUPPO INTELLETTIVO.
I ricercatori dell’APA evidenziano che nel DSM-V:
• Ogni patologia mentale viene classificata su un singolo asse e tutti gli aspetti
hanno lo stesso peso. Si elimina la valutazione multiassiale che valuta le
varie condizioni della patologia
• La disabilità intellettiva (DI_DSI) comporta una menomazione delle abilità
mentali generali che condizionano 3 aree del funzionamento adattivo, le quali
costituiscono il prerequisito delle modalità adeguate a fronteggiare le varie
situazioni della vita quotidiana e sono:

L’AREA CONCETTUALE. L’AREA SOCIALE. L’AREA PRATICA.


Comprende la abilità di
Si riferisce ad empatica, Comprende autogestione in
linguaggio, di
giudizio sociale, settori come la cura
ragionamento, conoscenza
comunicazione personale, il lavoro,
e memoria
interpersonale, capacità di gestione del denaro,
fare e mantenere nuove ricreazione, organizzazione
amicizie etc. scolastica e dei
comportamenti necessario
alla vita di relazione.

I sintomi devono iniziare durante il periodo evolutivo e sono diagnosticati in base


alla gravità dei deficit di funzionamento adattivo. La disabilità intellettiva è spesso
associata ad altre patologie, come depressione, deficit dell’attenzione e iperattività
e disordini dello spettro autistico.
L’American Association on Intellectual and Development Disabilities (AAIDD)
evidenzia che il DI-DSI è caratterizzato da:
▲ Limitazioni significative del funzionamento intellettivo;

▲ Scarso comportamento adattivo nelle abilità intellettive e sociali;

▲ Un esordio prima dei 18 anni.

Reynolds et al affermano che sono presenti deficit delle funzioni intellettive che si
possono manifestare:

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Nel Nella Nella pianificazione Nelle capacità di apprendimento
ragionamento soluzione di delle attività tramite sperimentazione e
problemi osservazione
Nel pensiero Nelle Nelle capacità di QUESTE ABILITÀ SONO
astratto capacità di apprendimento MISURATE CON TEST DI
esprimere mediante la INTELLIGENZA.
giudizi e scolastica
QUESTA ANOMALIA INTERSSA
valutazioni tradizionale
IL 2,5% DELLA POPOLAZIONE

1. DEFICIT DEL FUNZIONAMENTO ADATTIVO


Questo aspetto riguarda le abilità necessarie a vivere in modo indipendente e
responsabile. I test che misurano questa abilità devono essere standardizzati e
culturalmente adeguati all’ambiente in cui vive il soggetto. I livelli di gravità non
vengono più misurati in base al QI ma solo dal funzionamento adattivo. È
soprattutto questo, infatti, nelle aree della concettualizzazione, della socializzazione
e delle abilità pratiche, a determinare il livello di supporto che garantisce una
condizione di vita accettabile.
Si manifesta con un mancato raggiungimento:

Degli standard dello Delle abilità socio- Dell’indipendenza Della responsabilità


sviluppo culturali personale sociale.

Senza un supporto continuativo i deficit adattivi limitano il funzionamento in una o


più attività della vita quotidiana.
2. La definizione del comportamento adattivo
I tempo meno recenti questo termine è stato utilizzato soprattutto per indicare
inadeguate risposte dell’individuo alle richiesta della società e quindi all’ambiente in
cui vive
Doll, Greenspan e Granfield e Nihira affermavano che il CA riguarda le attività che il
soggetto deve svolgere quotidianamente per essere sufficiente e autonomo e per
realizzare in modo adeguato i compito conseguenti al proprio ruolo sociale.
Grossman dichiara che per Ca si debba intendere l’efficacia e il grado con cui il
soggetto arriva ad raggiungere gli standard di indipendenza personale e
responsabilità sociale.
Sparrow= il Ca è lo svolgimento delle attività quotidiane richieste per il
raggiungimento di un’autosufficienza personale e sociale.
È correlato all’età, aumenta a diviene più complesso con la crescita;

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È definito dalle aspettative delle persone che devono valutare l’adeguatezza del
comportamento nell’ambiente;
Risulta inadeguato se, nello svolgimento delle attività, il soggetto non possiede le
abilità adatte per il fronteggiare le situazioni sociali o comunque non le esibisce
quando richieste.
Luckasson et al definiscono il Ca come l’insieme delle abilità concettuali, sociali e
pratiche apprese dalle persone per un adeguato funzionamento nella vita
quotidiana, influiscono sulle capacità di rispondere a particolari situazioni o stimoli
provenienti dall’ambiente. Pertanto, il CA si riferisce sia a comportamenti
riguardanti l’autonomia personale sia ad azioni che coinvolgono i rapporti con gli
altri.

Ferri e Soldi precisano che il comportamento adattivo fa riferimento alle abilità


dell’individuo di vivere in maniera indipendente che sono:

Lo sviluppo psicofisico L’orientamento del sé La responsabilità personale


Le attività economico- Le abilità cognitive e
professionali scolastiche.

3. Comportamento adattivo e disabilità intellettiva DI_DSI


Rapporto tra comportamento adattivo (CA) e disabilità intellettiva DI-DSI.

Rodrigue et al= studio finalizzato a rilevare eventuali differenza nei punteggi del CA
tra 20 soggetti con diagnosi di disturbi dello spettro autistico, 20 con sindrome di
Down e 20 con sviluppo nella norma.
Sia i soggetti autistici che quello down hanno ottenuto punteggi inferiori rispetto ai
“normodotati”
La DI_DSI si correla negativamente con la CA
Henderson= la vita delle persone con DI.DSI è spesso controllata da altri che in
alcuni casi non garantiscono il potenziamento della CA
Fitts= i soggetti con DI_DSI presentano un concetto di s più basso rispetto a
qualsiasi altro gruppo (non confermata da nessun altra ricerca
Reiter e Bendov= le figure educative non sempre riescono a relazionarsi e a
comunicare in modo adeguato con il soggetto affetto da DI_DSI perché tendono a
evidenziare la disabilità più che potenziare le potenzialità residue
Heller et al.= l’autonomia di 58 adulti con DI_DSI, che vivono in residenze per
persone con disabilità dello sviluppo, fosse associata con il loro CA. i risultati della
ricerca indicano che le opportunità di autonomia nei setting residenziali sono
collegata al Ca dei residenti e all’integrazione nella collettività. Il CA nei residenti si
associa a un maggior abilità nell’assumere decisioni e a un più effettivo valido

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inserimento sociale.
Sadrossadat (2010). Ha tracciato le possibili differenze tra gli aspetti del Ca che
caratterizzano i soggetti con e senza DI_DSI.
Campione di 246 giovani normali e 74 soggetti con DI_DSI tra i 7 e i 18 anni.
Le aree oggetto dello studio erano: il funzionamento autonomo, la capacità di far di
conto, lo sviluppo del linguaggio, le attività domestiche, la responsabilità, la
socializzazione e il coinvolgimento sociale, risultate deficitarie nelle persone con
DI_DSI.
Non sono stati rivelate differenza nello sviluppo fisico, stereotipie, comportamento
iperattivo e attività sessuale.
A giudizio dell’autore per migliorare la qualità di vita di questi osggetto, sono
necessario interventi e strategie adeguati a potenziare il loro CA

Il nuovo DMS_V raccomanda di testare, sì, il QI ma soprattutto di descrivere gli


eventuali deficit dal CA che rappresentano i prerequisiti necessari per la
determinazione dell’indipendenza personale e della responsabilità sociale della
persona con disabilità.
DOLL fu il primo ad anticipare quanto ora affermato dal DSM-V. Anche per lui
sarebbe molto più importante la qualità delle relazioni sociali che il soggetto riesce
a realizzare più che il punteggio dei QI. Elaborò una scala, la Vineland Social
Maturity Scale, utilizzata a questo scopo.
L’impegno educativo e riabilitativo, a parere degli autori, devi realizzarsi con la
sincera convinzione che in ognuno di questi soggetti esistono delle potenzialità
residue su cui far leva per la loro crescita cognitiva, affettiva e sociale. D’altro
canto non tenere debito conto la gravità della disabilità intellettiva può spingere
l’operatore a richiedere al soggetto ciò che le sue potenzialità non possono
esprimere, producendo stress.
Un’accurata diagnosi dovrebbe includere una considerazione equilibrata tra la
valutazione espressa dal test del QI e la consistenza delle abilità adattive (CA)
Lickasson e al. Affermano che una revisione più recente del manuale dalla AAMR
(MENTAL RETARDATION: DEFINITION, CLASSIFICATION AND SYSTEMS OF
SUPPORTS) indica che il CA comprende:
• Abilità concettuali, cognitive, di comunicazione e scolastiche, quali ad
esempio: linguaggio ricettivo/espressivo, lettura/scrittura, conoscenza del
denaro, autodeterminazione;
• Abilità sociali e abilità collegate alla competenza sociale, come rapporti
interpersonali, responsabilità sociale, autostima, credulità, ingenuità,
capacità di adeguarsi alle regole, rispettare le leggi;

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• Abilità pratiche e abilità di vita indipendente come le attività della vita di ogni
giorno, attività strumentali della vita quotidiana, abilità lavorative.
Per quanto concerne la misurazione B&B riportano gli strumenti più usati
attualmente:
• Le Vineland Adaptive Behavior Scale (Sparrow, Balla e Chicchetti) che
valutano l’autonomia personale e la responsabilità sociale della persona
dalla nascita fino all’età adulta. Vi sono 3 versioni di questa scala:
1. Intervista-forma breve; 261 item, fornisce una visione generale del CA

2. Intervista-forma completa; 540 item in Italia, 577 negli Usa

3. Versione per la scuola. 244 item e permette la valutazione del CA in classe.

Queste scale vengono compilate da uno sperimentatore competente insieme a una


persona che conosca approfonditamente il soggetto.
Le versioni differiscono nel numero di item e di materiali e nel metodo di
somministrazione.
Ogni versione misura i livelli di sviluppo del CA in 4 scale relative a:
Comunicazione. Abilità quotidiane Socializzazione Abilità motorie.
Composta da Item
Valuta diversi Considera: Valuta:
che valutano:
aspetti a livello:
• Le relazioni • Grosso-
• Ricezione,
• Personale, interpersonali; motorie, come
ciò che il
come il soggetto usa
soggetto • Il gioco e il
mangia si braccia e
comprende tempo libero;
veste e gambe per il
• Espressione, l’igiene; • Le regole movimento e la
cioè che dice; sociali, come il coordinazione
• Domestico,
soggetto
• Scrittura quali lavori • Fini-motorie,
manifesta
domestici come il
senso di
compie soggetto usa
responsabilità
mani e dita per
• Della e sensibilità
manipolare
comunità, verso gli altri
oggetti
come si
orienta a
livello
spazio-
temporale,
usa denaro,
telefono,
capacità
lavorative.

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Permette una valutazione analitica del Ca tale da consentire la preparazione di
programmi individuali educativi o riabilitativi.
1.5. La qualità delle cure per le persone con DI-DSI.
Esiste un ampio divario tra la disponibilità dei servizi e i bisogni di salute delle
persone con disabilità intellettiva. Inoltre questi soggetti si presentano con tassi
decisamente più elevati di obesità, patologie mentali e livelli più bassi di idoneità
cardiovascolare. Uno stato di salute più povero e una inadeguata assistenza
determinano, ovviamente, anche un aumento della mortalità.
L’assistenza a questi soggetti si può definire eccellente solo in Danimarca e Svezia,
dove si coniugano in modo eccellente le cure, la qualità dei servizi sociali e
l’organizzazione capillare e adeguata delle strutture comunitarie che li accolgono.
Chou et Al. Evidenziano che in paesi come la Cina persone con problemi cognitivi
e mentali che vivono in piccole strutture, presentano una qualità della vita migliore
e con minori costi rispetto a chi vive in ambienti più grandi e più affollati. Sono
quindi stati realizzati programmi di deistituzionalizzazione che hanno trasformato gli
istituiti in strutture alternative, con grande beneficio.
Purtroppo in altri paesi l’uscita dagli istituiti di questi soggetti non ha dato i risultati
sperati, lasciando troppo spesso sole le famiglie nella cure dei soggetti con DI_DSI.
Questo è ciò che è avvenuto anche nel nostro paese, che si classifica agli ultimi
posti in Europa per le risorse destinate alla disabilità.
La permanenza in istituti molte volte può associarsi anche a interventi non
specializzati, soprattutto quando i professionisti non sono adeguatamente preparati
per assistere le persone con disabilità
Martìnez-Leal et el. Riportano che dal 1980 in poi oltre 170 studi hanno rilevato nei
soggetti de-istituzionalizzati notevoli miglioramenti nei CA, nella crescita personale,
nella partecipazione alla vita comunitaria, nel coinvolgimento in attività significative,
nelle interazioni con lo staff, nella soddisfazione personale, nei rapporti con la
famiglia e gli amici etc.
CAPITOLO 3
IL RUOLO DELLE AGENZIE EDUCATIVE E DEL TEMPO LIBERO PER
REALIZZARE L’AD.
Rapporto tra comportamento adattivo (CA) e Autodeterminazione(AD)
3.1. La famiglia
È la prima fondamentale agenzia educativa e deve garantire un supporto ai
soggetti affetti da DI-DSI. Per incrementare la loro dipendenza è, dunque,
indispensabile compiere un lavoro con la famiglia (o con chi se ne prende cura) per

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evitare soprattutto un comportamento eccessivamente iperprotettivo, che potrebbe
ledere all’autostima dalla quale dipendono i diversi fattori che possono favorire o
danneggiare molteplici aspetti che determinano l’autonomia e la qualità di vita di
soggetti con difficoltà. Se un bambino è incoraggiato nei primi tentativi di
autonomia, svilupperà abilità proprie che gli faranno interiorizzare la percezione di
controllo personale e degli eventi. Se il minore viene iper-protetto svilupperà uno
spasmodico bisogni di approvazione esterna, ostacolando il percorso che conduce
al controllo degli eventi. Si sentirà, quindi, meno competente e più controllato
dall’esterno. Aumenterà anche le reazioni ansiogene spingendo il soggetto a
evitare le situazioni di apprendimento.
Poiché i minori con DI_DSI possano compiere validi e continui passi verso
l’autonomia occorre attivare e potenziare le abilità pedagogiche presenti nei
caregiver, grazie ad una consulenza qualificata che li aiuti ad attivare risorse ed
energie educative adeguate al raggiungimento di obiettivi formativi validi per la
qualità della vita dei minori loro affidati.
Negli Usa sono stati organizzati programmi finalizzati a prevenire la DI-DSi e a
intervenire sullo svantaggio socio-culturale che comporta.
I bambini vengono coinvolti in esperienze educative nell’età compresa tra i 3 e i 6
anni in ambito scolastico. I risultati ahnno evidenziato che questi bambini hanno
fornito prestazioni migliori rispetti a quelli che non erano stati coinvolti nel
programma, anche se tali risultati erano temporanei.
Quando l’intervento era effettuato nelle abitazioni, prevedendo attività formative e di
consulenza sia per i bambini che per i genitori, i risultati hanno evidenziato che:

L’interventi centrato I risultati positivi Più precoce era Tale intervento sui
sulla madre tendevano a l’interventi maggiori genitori amplificava
produceva aumenti perdurare nel erano gli effetti anche i risultati
in termini di QI tempo positivi ottenuti a scuola,
uguali o maggiori soprattutto se la
rispetto a quelli consulenza veniva
centrati offerta nel primo
sull’intervento anno di vita del
prescolastico o sul bambino.
lavoro in casa
(senza coinvolgere
la madre)

VIANELLO et al. Hanno condotto un esperimento della durata di 5 anni, che si


incentrava su una esperienza di counseling alle famiglie con bambini e adolescenti
affetti da sindrome di Down. La ricerca prevedeva le seguenti attività.

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OBIETTIVO PRIMARIO: fornire sostegno psicologico ai genitori al fine di
potenziare le loro competenze educative.
Gli interventi erano posti in essere dai genitori.
I ricercatori erano impegnati a raggiungere i seguenti obiettivi per e con i genitori:

Fornire una diagnosi e una Valorizzare ciò che i Promuovere la formazione


valutazione dello sviluppo genitori già sapevano fare di atteggiamenti
del figlio con sindrome di complessivamente
down adeguati nel confronti del
problema
Aiutarli a strutturare e Dare loro informazioni e Dargli strumenti di
attuare un progetto conoscenze sul problema osservazione e di
educativo complessivo interventi.

Vi è stato poi un intervento a livello operativo-organizzativo.


1. Impegno a seguire la famiglia del minore per almeno un anno.

2. Venti sedute annuali, di 45-60 minuti, in almeno 10 incontri diversi così


articolati:
♦ Un incontro tra genitore, minore e psicologo che aveva il compito di seguire la
famiglia
♦ 6 incontri con lo psicologo
♦ 3incontri con piccoli gruppi di genitori.

3.2. La scuola.
La seconda agenzia educativa è rappresentata dalla scuola. Wehmeyer sottolinea
la scarsa importanza che viene data all’AD nella compilazione dei PEI. Anche
quanto sono attuati interventi finalizzati a promuovere L’AD, spesso è assente la
verifica dei suoi effetti. Diversi possono essere i fattori che determinano questa
situazione:
-i pregiudizi degli insegnanti secondo i quali gli studenti con disabilità sono incapaci
di avvantaggiarsi di simili interventi;
-l’assenza di una specifica formazione degli insegnanti sull’AD e su come
promuoverla;
- la mancanza di tempo per pianificare interventi di questo tipo e per metterli in atti
a scuola.

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Occorre identificare gli elementi che influiscono sull’AD per costruire interventi
mirati. Tra questi la competenza comunicativa è fondamentale affinché gli individui
possano compiere scelte esprimere preferenze, bisogni e interessi che
promuovono e favoriscono un comportamento autodeterminato.
Un aspetto non trascurabile sono le osservazioni sul livello di interesse, sulla
motivazione e sul comportamento della persona con disabilità, che sono indicatori
dei suoi gusti e delle sue preferenze, necessario per il controllo personale degli
eventi e l’acquisizione delle competenze di AD. (autoconsapevolezza, auto-
regolazione, problem solving)
La ricerca scientifica ha messo in evidenza l’efficacia di interventi volti
all’insegnamento e all’implementazione di queste competenze, sebbene sia stato
anche rilevato che il rafforzamento di tali abilità non si traduce necessariamente in
un immediato comportamento autodeterminato.
Wehmeyer e coll. Hanno sviluppato strumento di autovalutazione e un modello di
insegnamento. Sulla base di questa logica dovrebbero essere strutturati sia i pei,
sia i curricula scolastici, sua la pianificazione della transizione scuola-lavoro.
CURRICULUM NEX S.T.E.P. Favorisce l’autoconsapevolezza negli studenti con
disabilità in modo che essi possano sapere chi sono, i loro limiti, le loro risorse, le
loro simpatie e antipatie e possono esprimete le loro speranze e i logo sogni e
imparare le modalità di adeguate a prendere decisioni e risolvere problemi e come
stabilire obiettivi da perseguire.
Una strategia da adottare per accrescere l’integrazione sociale dei soggetti con
disabilità è quella di programmare incontri a cadenza fissa tra i componenti del
gruppo classe. Possono condividere i loro interessi, i traguardi ottenuti e molti altri
aspetti di sé. Il confronto con i compagni permette ai ragazzi di conoscersi e farli
conoscere, modificando la percezione negativa che gli studenti hanno dei
compagni con disabilità.
Rispetto alla pianificazione della transizione scuola-lavoro sono stati sviluppati dei
metodi centrati sulla persona come il MAPS O IL PATH che tengono conto delle
preferenza e degli interessi dello studente.
Il lavoro con i genitori rappresenta la punta di diamante degli interventi possibili. Se
i genitori sono iperprotettivi questo atteggiamento è in contrasto con l’AD dei minori
con DI-DSI.
È chiaro che il contributo e la collaborazione con i propri simili sono necessari, ma
ad oggi tale contribuito molto spesso non è fornito perché la condizione psicologica
della persona con DI_DSI viene danneggiata da pregiudizi e spesso da ignoranza
associata all’espressione peggiore dell’aggressività umana, che si manifesta
nell’isolare questi soggetti.
MATSON&REISS hanno denunciato l’oscuramento diagnostico che ha
caratterizzato per tantissimo tempo la conoscenza errata delle persone con

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disabilità. La ridotta ricchezza emotiva dei soggetti con DI-DSI potrebbe essere
causata proprio dall’assenza di rapporti sociali. Questi soggetti oltre ai loro disturbi
generici soffrono di attacchi di panico, di momenti depressivi e di forme di
autolesionismo che non hanno risposte adeguate ed efficaci. Dunque è
l’emarginazione sociale che non permette a questi soggetti di esteriorizzare tutte le
loro potenzialità.
È necessario fornire ai genitori, agli insegnanti e a chiunque si prende cura del
minore una nuova visione del minore disabile. Ciò può avvenire nel momento in cui
si verifica che egli è in grado di padroneggiare situazioni nuove, anche complesse.
3.3. Il ruolo del tempo libero.
Il tempo libero riveste un ruolo determinante per l’autonomia del soggetto.
Numerosi studi hanno dimostrato come sia scarso il coinvolgimento dei soggetti
con di-dsi nelle attività legate al tempo libero. Questa mancanza non favorisce
l’interazione sociale e quindi l’inserimento.
Dattillo afferma che il tempo libero dovrebbe essere parte integrante di una
ricreazione terapeutica,
Duvdevany ha analizzato l’importanza del tempo libero per la crescita personale e
sociale dei pazienti. Una strategia efficace è favorire della attività nel tempo libero,
poco valorizzate dagli enti assistenziali e da chi si prende cura di loro.
BAT-HAEE, per quanto riguarda l’autonomia di queste persone, suggerisce una
strategia efficace.
Dopo i primi 5 anni i soggetti miglioravano le loro abilità in 5 aree generali:
° vestirsi, °pulirsi,°mangiare,°comunicazione,°interazione sociale;
Dopo altri 5 anni, i soggetti mantenevano le abilità precedentemente acquisite ed
era presente un miglioramento significativo nell’uso del bagno.
Alla fine dello studio il loro comportamento adattivo, rispetti ai dati iniziali,
migliorava e rimaneva costante.
Dunque curricoli e programmi focalizzati su specifici deficit e condotti con
competenza possono conseguire obiettivi validi.
3.4. Rapporto tra comportamento adattivo (CA) e autodeterminazione
(AD).
Rodrigue- la DI-DSI correla negativamente con il CA. i soggetti con questi
problemi incontrano notevoli difficoltà nel raggiungere un’adeguata autonomia
personale e soddisfacenti relazioni sociali.
Heller. Sarebbe il CA dei residenti in strutture adeguate ad associarsi a una
maggiore abilità nell’assumere decisioni a un più effettivo valido inserimento
sociale.

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Nel momento in cui nei soggetti è presente un buon livello adattivo, probabilmente
si può dare per scontato che possa esservi presente anche l’autodeterminazione.
Weymeyer- afferma che nel processo che determina l’AD sono distinguibili
La caratteristiche personali, come il QI il Le abilità e competenze che sono
CA, comportamenti problema (CP) e richieste per realizzare una opportuna AD
abilità comunicative.

Le caratteristiche personali accompagnano fin dalla nascita il soggetto con DI-DSI


e queste possono essere aggravate da inappropriate situazioni familiari. È allora
necessario implementare strategie che consentano di costruire un attaccamento
sicuro che in genere consente al soggetto di affrontare le situazioni della vita
perché conscio di avere un porto sicuro dove tornare. Solo quando queste
condizioni si sono realizzate è possibile passare alla seconda fase che prevede di
implementare programmi e curricola che consentano ai soggetti con DI-DSI di
apprendere e impadronirsi delle abilità e delle competenze necessario per
realizzare una adeguata AD.
3.5.Conclusioni.
Dunque, a parere degli autori, il CA promuove l’AD.
Altre variabili rivestono un ruolo determinante per l’autonomia del soggetto con DI-
DSI: gli stili educativi e i tipi di attaccamento, il supporto dell’ambiente sociale.
Dunque il ruolo dei caregiver è fondamentale per l’influenza che lo stesso esercita
sull’attaccamento. Solo dopo vengono tutte le iniziative scolastiche ed
extrascolastiche.
CAPITOLO 4- I DISTURBI EMOTIVI, AFFETTIVI E COMPORTAMENTI
PROBLEMA NEI SOGGETTI CON DI-DSI.
Alcuni ricercatori hanno evidenziato come i soggetti con DI-DSI possono
manifestare molto spesso la presenza di problemi che ostacolano l’autonomia,
quali:

Disturbi ansiosi. Disturbi depressivi. Comportamenti Scarse o assenti


problema abilità sociali.

4.1 Disabilità intellettiva e ansia.


Alcuni studiosi hanno effettuato un’analisi dei disturbi dell’ansia presenti nei
soggetti con di-dsi.
Cgraft- 10,8% dei soggetti esaminati.

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C’è da dire che solo alla fine degli anni 70 si è verificata una certa attenzione ai
disturbi emotivi di questi soggetti, prima di allora si riteneva che le disabilità
intellettive non permettessero i problemi emotivi.
Sternlich ha studiato la paura nei soggetti affetti da di-dsi, adulti ed istituzionalizzati,
evidenziando che in loro le paure erano molto simili a quelle presenti nei bambini
con la stessa età mentale.
Richardson et all- RILEVAZIONE DEI PROBLEMI EMOTIVI IN 222SOGGETTI
DALLA NASCITA FINO AI 22 ANNI:
IL 26% Aveva problemi Il 20% problemi Quando il QI era inferiore a
nevrotici; comportamentali; 50 i problemi emotivi
aumentavano.

Il 25% dei bambini con DI-DSI erano interessati da problemi emotivi nell’età adulta
(mentre nella popolazione normale tale percentuale si aggirava tra il 2 e il 5%).
I disturbi dell’ansia, così presenti nei soggetti con DI-DSi possono influire sulla
qualità delle vita e sul benessere, rendendo il riconoscimento e la diagnosi
essenziali a livello individuale.
Alcuni studiosi affermano che l’ansia è una normale risposta adattiva allo stress o
alla minaccia. Quanto il livello di ansia, però, supera la reale pericolosità della
minaccia o dura più a lungo del tempo in cui la stessa è presenta, la risposta
diviene patologica. L’ansia innesca una spirale di iperattività psicologica che
produce sintomi spaventosi che aggravano l’esperienza iniziale favorendo
preoccupazione e apprensione.
4.2 Disabilità intellettiva e disturbi depressivi (DD)
4.2.1 Premessa.
Meazzi e Battagliese affermano che diverse teorie hanno cercato d’identificare le
cause dei disturbi depressivi presenti in soggetti con sviluppo tipico. Sono stati così
definiti modelli interpretativi che, a volte, hanno fatto derivare la depressione da
fattori strettamente biologico, a volte chiamavano in causa l’apprendimento.
Seligman e Lewinsohn sono stati i primi ricercatori che hanno elaborato un
modello teorico riguardante l’eziologia della depressione, che può caratterizzare i
soggetti con DI-DSI.
Seligman: ha formulato l’ipotesi dell’impotenza appresa. Il soggetto cade in
depressione nel momento in cui si rende conto di non riuscire più a controllare gli
stimoli ambientali.
Esperimento sui cani: essere sottoposto a una serie di situazioni ed esperienze
negative determina una condizione psicologica analoga alla disperazione, dalla
quale scaturisce l’immobilità.

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L’impotenza appresa verrebbe rinforzata negativamente, determinando deficit a
livello motivazionale ed emozionale o condizionando, spesso negativamente,
anche il processo percettivo.
Matson e Barret hanno visto che la condotta scolastica dei soggetti con DI-DSI ha
molto in comune con l’impotenza appresa: l’insufficienza delle stimolazioni
cognitiva impedisce un fluido sviluppo intellettivo che, nel caso della persona con
DI-DSI genera uno stato di profonda apatia. Questa problematica è caratterizzata
da:
Apatia, regressione, autocommiserazione;
• Depressione come risultante di meccanismi psicologici generati da limitazioni
nell’attività fisica, isolamento sensoriale, separazione dalle persone
significative e dai coetanei.

Durgoni ha sintetizzato la teoria dell’inautabilità (impotenza) appresa in questi


punti:

Lewinsohn. (secondo modello teorico della depressione applicato ai soggetti con


DI-DSI.
Si rifà alla teoria dell’apprendimento sociale e poggia sul paradigma dell’isolamento
del soggetto nell’ambiente in cui vive.
Anche in questo caso erano presenti: indolenza, apatia, anoressia e altre
espressioni comportamentali e psicologiche tipiche della depressione. Inoltre
l’assenza di contatti sociali viene aggravata dalle inadeguate abilità verbali-
La presenza di stati depressivi in questi soggetti danneggia le loro relazioni sociali,
emotive e scolastiche che sono già compromesse dalla carenza di abilità
comunicative.
Alto aspetto rilevante è costituito dalle abilità sociali. I soggetti con DI-DSI lieve e
moderato, diagnosticati come depressi, mostrano deficit nel comportamento sociale
molto più consistenti di quelli non depressi.
Quando il soggetto è incapace di rapportarsi in modo soddisfacente con i propri
simili, difficilmente riceverà manifestazioni di stima e di affetto. Le continue
esperienza sociali negative favorirebbero l’allontanamento del soggetto
dell’ambiente sociale, fino ad isolarlo e a farlo cadere vittima del disturbo
depressivo.
Reiss e Benson hanno verificato che un basso livello di supporto sociale si associa
alla depressione nei soggetti adulti con DI-DSI. La possibili spiegazioni posso
essere ricercate nei seguenti punti:

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• La solitudine è presente nei soggetti con DI-DSI perché hanno poche
possibilità di relazioni sociali intime, il che causa depressione;
• I soggetti sottoposti a numerose situazioni stressanti, se non
riceveranno l’aiuto di persone emotivamente significative, non saranno
in grado di superare possibili ostacoli, perché incapaci di risolvere i
problemi della vita;
• La depressione è una condizione che causa la perdita di sostegno
sociale.
Un altro punto importante della teoria di Lewinsohn è rappresentato dalla quantità
e dalla qualità dei rinforzi positivi. Nei soggetti depressi spesso si riscontano
esperienze di perdita causate da una riduzione dei rinforzi, soprattutto di natura
sociale, in grado di attivare la sindrome depressiva. La depressione assume sia
una caratteristica di stato (rappresenterebbe una situazione affettiva temporanea,
di intensità diversa, legata ad un particolare periodo della vita) sia una
configurazione di tratto (aspetto caratteristico e costante nel tempo).
La teoria di Lewinsohn può essere così sintetizzata:

4.2.4 La self-efficacy
Quando i rinforzi sono scarsi si viene a determinare una continua riduzione
dell’autostima che porta il soggetto a pensare che: è il principale responsabile di
quelli che gli accade (locus of control interno), situazioni e avvenimenti sono
determinati da forza ingovernabili (locus of control esterno).
Lo studio di Bybee e Zigler suggerisce che uno stile cognitivo che comporta una
maggiore dipendenza dagli altri è una caratteristiche delle persone con DI-DSI e
può diventare più pronunciato quando passano dall’infanzia all’età adulta.
Battagliese M. precisa che non solo i problemi emotivi e affettivi possono essere
presenti in soggetti con DI-DSI e inadeguate abilità sociali ma anche
comportamenti problema (CP) tra i quali soprattutto le condotte aggressive.
4.3 Disabilità intellettiva e comportamenti problema.
I comportamenti problema sarebbero tutti quelli che, in diversi modi, determinano
disagi e difficoltà all’individuo e/o alla relazione che lo stesso potrebbe realizzare
con i propri simili nell’ambiente in cui vive.
Molti studiosi ritengono le cause dei CP manifestati dai soggetti con disabilità
intellettiva vadano ricercate nell’inadeguatezza del funzionamento di questi soggetti
nel contesto sociale.
Spesso le condotte problematiche sono incoraggiare e promosse involontariamente
da coloro che si prendono cura e che interagiscono con loro in ambito riabilitativo

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ed educativo. Alla base della condotta problematica, comunque, sarebbe presente
un vissuto di disagio, preoccupazione, difficoltà o paura da parte del genitori o di
chi interagisce con il soggetto.
La categoria dei comportamenti disadattivi include:
1. Autolesionismo;

2. Comportamento aggressivo;

3. Comportamento sessuale inappropriato;

4. Comportamento diretto al danneggiare la proprietà e le cose;

5. Comportamenti stereotipati.

L’opposizione può anche includere la deliberata messa alla prova dei limiti importi
dai coregiver (ignorando gli ordini, litigando, non accettando i riproveri)
Dunque le condizioni che favoriscono questi comportamenti sono interne ed
esterne.
4.4 Disabilità intellettiva e abilità sociali (AS).
I soggetti affetti da DI-DSI generalmente mancano di AS e questo deficit genera
ansia, paure e fobie.
Matson= campione comporto da bambini senza DI. I risultati hanno evidenziato che
i soggetti con deficit delle abilità sociali, nell’età adulta, fallivano nella scelta del
lavoro, diventavano alcolizzati, erano interessati da una percentuale di divorzio
maggiore.
Per quanto riguarda la DI, le abilità sociali rappresentano una componente rilevante
del comportamento di un individuo. È necessario accordale alle abilità sociali un
ruolo determinante per il benessere della persona con DI-DSI , poiché quando
mancano si verificano rilevanti difficoltà per la vita emotiva del soggetto.
Alcuni studiosi hanno analizzato i motivi per cui le persone con disabilità intellettiva
sperimentano diffusi defict nelle abilità sociali. 6 gli aspetti individuati, essi
affermano che questi deficit:
1. Sono concepiti come un risultato della disfunzione neurologia. Tale anomalia
è in grado di determinare lo sviluppo delle persone con carenza nella abilità
scolastiche;
2. Comportano problemi scolastici e intellettivi nei bambini con DI. Ciò comporta
un rifiuto e/o isolamento da parte dei coetanei determinando così un basso
livello di autostima. Le difficoltà scolastiche abbassano lo sviluppo delle
abilità sociali.
3. Non consentono ai bambini e/o adolescenti con DI di sviluppare o di
mostrare AS a causa del fatto che l’ambiente offre limitate opportunità per
apprendere, mettere in pratica o rinforzare queste abilità;

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4. Limitano il sistema di supporto sociale domestico del bambino in via di
sviluppo. Tale sistema può essere influenzato dallo stress e dall’ansia di
interagire con un bambino con bisogni speciali.
5. Si correlano alla co-morbidità psicopatologica di questi minori (teoria poco
studiata)
6. Possono influire notevolmente sullo sviluppo e sulle prestazioni di adeguate
abilità sociali e causare la presenza di comportamenti disadattivi o difficili,
come l’aggressività.
QUINDI IL SOGGETTO CON DI-DSI AVRÀ SCARSE POSSIBILITÀ DI SENTIRSI
ADEGUATO E LA SUA BASSA AUTOSTIMA NON GLI CONSENTIRÀ DI VIVERE
SERENAMENTE LA PROPRIA VITA E DI AFFRONTARE GLI OSTACOLI CHE LA
STASSE GLI PUÒ PRESENTARE.
CAPITOLO 9- IL RAPPORTO UOMO ANIMALE.
9.1 Premessa.
Le controindicazioni che possono derivare da un rapporto non adeguato con gli
animali avvengono se non sono rispettate le caratteristiche ambientali in cui essi
devono vivere e la qualità delle relazioni che caratterizzano il rapporto uomo-
animale.
9.2 il rapporto con gli animali nella famiglia.
Grier afferma che negli ultimi decenni gli animali da compagnia sono diventati
sempre più importanti nella vita degli americani. Vengono considerati come amici
e/o come familiari, vengono organizzati per loro feste, pasti speciali, i loro padroni
si assentano da lavoro per curarli. Anche la quantità di danaro speso per essi è
raddoppiato. A tutto questo pare abbia contribuito anche il comportamento dei
soggetti in primo piano, come quelli vissuti nella casa bianca.
Gli studiosi usano il termine animale da compagnia per connotare un legame
psicologico che caratterizza il rapporto uomo-animale.

9.3 Un’espressione usata a sproposito: ma è solo un animale!


Walsh sostiene che i legami uomo-animale meritano una maggiore attenzione nella
teoria, nelle ricerca e negli interventi per il benessere psicofisico e della persona. I
legami uomo-animale non sono menzionati nei programmi di ricerca e formazione
clinica nonostante le abbondanti prove della loro importanza nel corso dei millenni.
Levinson, padre fondatore delle TAA, “adoperava” il suo cane, Jingles, come co-
terapeuta nella cura dei minori, notando notevoli benefici soprattutto tra i bambini
muti e distaccati. Ha così teorizzato che gli animali potrebbero rimediare
all’alienazione dalla natura che caratterizza l’essere umano dei tempo moderni.

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Infatti, sebbene il dominio sulla natura pare che la sua emotività non abbia
raggiunto livelli di sicurezza adeguati, generando ansie e paure.
Walsh evidenzia l’impossibilità di ignorare che gli esseri umani sono soggetti
relazionali e gli animali da compagnia sono in grado di soddisfare i bisogni
psicosociali di base e arricchire la loro vita.
I vantaggi dei rapporto uomo-animale:

Piacere e Relax; Profondo affetto. Fedeltà costante Maggiore sicurezza


nella persona.

Gli anziani con animali domestici hanno minori problemi di salute, vanno meno dal
medico, si rilassano molto più facilmente, aderiscono ai programmi giornalieri di
terapie riabilitative, si muovono più facilmente.
Inoltre i cani vengono usati dai fisioterapisti per aumentare la motivazione nelle
attività e nelle terapie dei pazienti, favoriscono l’equilibrio dei ricoverati a causa di
ictus, sono anche addestrati per segnalare il bisogno di assistenza per i soggetti
con diabete o epilessia
I ragazzi che frequentano la scuola i cani:
• Ottengono un notevole successo con bambini e adolescenti con gravi disturbi
nella condotta, suscitando una vasta gamma di comportamenti pro-sociali
quali nutrimento, affetto, gioco, minore aggressività, cooperazione tra pari,
responsabilità e altro;
• Sono efficaci nel disturbo da deficit dell’attenzione e altre difficoltà
dell’apprendimento.
Nelle scuole gli animali, e soprattutto i cani, aiutano i bambini a superare la
timidezza, l’ansia, l’aggressività e le difficoltà di apprendimenti. I programmi sono
forniti da formatori professionale con animali da compagnia certificati. Sono poste
in essere visite regolari negli ospedali, nelle case di cura e nelle strutture di
assistenza per lungo degenti. Quando i cani sono in visita i residenti sono più
attenti, responsabili e felici.
Walsh descrive l’impegni di altri animali con le loro specifiche caratteristiche:

i benefici dell’ Dimostrato il valore Soggetti a contatto Molti programmi per


equitazione delle interazioni con con animali da adolescenti
terapeutica sono i delfini nel fattoria per 12 forniscono
stati riscontrati in trattamento della settimane hanno opportunità di creare
persone con depressione. ottenuto un un legame con un
disabilità miglioramento nelle animale e assumersi
psichiatriche. abilità di coping, la responsabilità del
nell’autostima e suo benessere.
nella qualità della

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vita.

L’esperienza nelle carceri gli animali scelti vengono addestrati dai detenuti per
essere idonei a lavorare con i portatori di disabilità. L’impegno che richiede la
preparazione presenta molte implicazioni psicologiche: diminuisce l’aggressività e
contribuisce a creare un clima morale nuove nel sistema carcerario. Altri programmi
prevedono che i detenuti si prendano cura dei cavalli che hanno subito dei traumi,
questo ha ridotto i tacci di recidività.
Casa di cura di Bollate-Milano attività con i cavalli della FISE che ha visto i cavalli
promotori non solo di compagnia ma anche di inserimento nel mondo del lavoro.
Ha previsto l’apprendimento della gestione e della guida dell’animale. Alcuni
detenuto hanno potuto inserirsi nel mondo del lavoro. Infatti il programma è
finalizzato anche a formare gli artieri equestri e gli assistenti tecnici della
riabilitazione equestre.
Geist= utilizza la teoria dell’attaccamento per chiarire perché la TAA possa essere
efficace per migliorare il funzionamento socio-emotivo e comportamentale dei
soggetti con disturbi emotivi. Gli studenti con DI-DSI godono di poca
considerazione nelle scuole anche perché spesso presentano diagoni di salute
mentale o situazioni familiari poco adeguate. Lo studioso pensa che sarebbe più
utile, in campo scolastico, creare classi di piccole dimensioni che prevedono
interventi terapeutici nel programma didattico.
Lo studioso cita il programma di sostegno emotivo effettuato in Pennsylvania
presso la Hill Top Academy, che fornisce servizi educativi per gli studenti della
scuola materna fino al 12° grado in classi di piccole dimensioni. Tutti gli studenti
hanno un Pei che ha obiettivi educativi e comportamentali. I ragazzi lasciano la
scuola solo quando raggiungono gli obiettivi. A rendere unico questo programma è
la presenza di 5 cani che per l’intera giornata scolastica affiancano il personale
come co-docenti o co-terapeuti. Gli animali possono ridurre la reazione fisiologica
dello stress.
Geist riporta alcuni studi per avvalorare la sua teoria:
1. Allen et al. Studio di donne che hanno accusato livelli di stress causati dalle
loro professioni di aiuto. È stato chiesto loro di risolvere mentalmente un
difficile compito di aritmetica in 3 condizioni diverse:

Da sole con lo Con la loro migliore amica Con il loro cane.


sperimentatore.
Le donne accettavano il
compito come un sfida da
Sono stati misurati di vincere. Inoltre le donne
seguenti parametri: la hanno svolto il difficile
pressione, la risposta della compito di aritmetica molto
conduttanza cutanea, la meglio rispetto agli altri 2
gruppi. Non hanno avvertito

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frequenza cardiaca.
la paura di essere
giudicate.

2. Friedman- in uno studio simile ha coinvolto i bambini che leggevano ad alta


voce o facevano esami medici. La presenza del cane calmo e attento
modera le risposte allo stress.
3. Kogan- TAA nel bambini con disturbi emotivi. Due ragazzi di 12 e 11 anni
collocati in una classe, seguiti con terapie settimanali singole o di gruppo,
che non hanno sortito risultati. Sono stato coinvolti in sessioni individuali,
videoregistrate, con un terapeuta di TAA per 14 sessioni, culminata nella
presentazione in classe del cane. I primi 20 minuti per parlare con gli studenti
mentre spazzolavano il cane, i secondi 20 minuti erano di lavoro con il cane
e utilizzazione di vari comandi e tecniche formative. I risultati hanno
evidenziato un incremento dei comportamenti positivi, una diminuzione della
distrazione, un aumento del contatto, un miglioramento del topo di voce e
l’aumento della sensazione di controllo sulla persona e sull’ambiente,
miglioramento della relazione con i compagni.
4. Katcher e Wilkins. Hanno valutato il contributo degli animali nel contatto con
di soggetti con ADHD e disturbi della condotta (CD). 50 bambini assegnati a
caso a una delle due esperienze volontarie.
Gruppo di controllo: attività di arrampicata, escursioni, esperienze dirette per
apprendere competenze per la sicurezza in acqua e nelle zone selvagge.
Gruppo sperimentale: 5 ore di educazione sulla natura e in uno zoo venivano a
diretto contatto con gli animali, imparando a prendersene cura prima di poterli
adottare. Dopo l’adozione dovevano imparare diverse altre cose, per esempio
pesarli e misurarne la crescita. I compiti educativi sono così paragonabili ai compiti
scolastici che gli studenti affrontavano con apatia. Questo programma ha registrato
una partecipazione molto più massiccia e la formazione è progredita rapidamente.
Si sono registrati diminuzione dei problemi comportamentali, una migliore
cooperazione con gli educatori ed entusiasmo per l’apprendimento. Nel giro di 6
mesi i progressi sono stati generalizzati in ambito scolastico, ma non nella vita di
tutti i giorni.
5. Grandegeorge e Hausberger hanno realizzato uno studio sul rapporto uomo-
animale. Gli uomo hanno una lunga storia di relazione con gli animali che
molto speso rappresentano validi surrogati dei rapporti sociali. La capacità
degli animali di interagire con gli essere umani genera un benessere nella
persone e alcuni animali favoriscono l’arricchimento dei legami sociali.
Gli animali da allevamento come i cavalli sono in gradi di distinguere gli essere
umani noti e non, e di dare un significato e un valore al rapporto con essi. Ogni
incontro produce una traccia nella memoria dell’animale (positiva o negativa).

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CAPITOLO 10- IL CANE QUALE PROMOTORE DI ATTACCAMENTO.
10.1 Le caratteristiche comportamentali dei cani da terapia.
I cani della Hill Top Academy sono coinvolti anche nella terapia espressiva, molti
degli studenti dell’Hill hanno subito eventi traumatici.
In uno studio sui soggetti affetti da disturbo post-traumatico da stress (PTSD)
l’accertamento diagnostico ha dimostrato che quando si presentano le cause
dell’evento traumatico, l’area del linguaggio dell’emisfero sinistro si spegne mentre
c’è un aumento dell’attività dell’area destra. Queste potrebbe essere una
spiegazione neurobiologica per la difficoltà dei pazienti nel raccontare il proprio
vissuto. È necessario utilizzare i trattamento terapeutici non verbali. L’uso dei cani
idonei per la terapia può essere la modalità adeguata.
I cani guardano gli studenti che interagiscono con loro negli occhi e mostrano un
comportamento simile al loro, creando così una sintonia e quindi un vero e proprio
attaccamento. I ragazzi possono utilizzare questa relazione come un modo sicuro
per esercitare il loro desiderio di dominare, amare o altro.
10.2 L’attaccamento favorito dai cani nella letteratura
L’intervento del cane può essere usato per arginare i danni di un attaccamento
insicuro, grazie ad una relazione efficace che favorisce un rapporto capace di
riparare gli effetti negativi di stili genitoriali fallimentari e di promuovere ottimismo e
fiducia. Ricerche:

Stuuart-Russel. La crescita del minore può Kurdek. Studio per capire se i


essere caratterizzata da stress per stile proprietari si rivolgessero ai cani per
genitoriale inadeguato. L’attaccamento ad alleviare lo stress. 975 adulti tra i 19
un animale può rendere gestibili le situazioni e gli 82 anni. In presenza di situazioni
stressanti. Nei periodi di forte tensione un emotive stressanti i soggetti erano
cane da terapia può aiutare a fornire propensi a rivolgersi ai cani più che a
sincronia e quindi la consapevolezza del sé. familiari e/o amici
Un aspetto importante che caratterizza
l’attaccamento sicuro è l’entità della sintonia
tra l’individuo e la sua figura di
attaccamento.
Hanselman. Ha voluto verificare se i cani potessero Lange. Ricerca sugli
aiutare gli adolescenti a gestire l’ira. 7 adolescenti che adolescenti inseriti in un
avevano subito da un genitore qualche forma di programma per la gestione
violenza. Tutti avevano anche, per qualche modo, dell’ira con le TAA. I cani
maltrattato gli animali. Sono stati presentati loro due hanno un effetto calmante,
cani addestrati che erano stati maltrattati. I cani erano danno buon umore e una
disponibili alle interazioni con l’adolescente. Sono poi condizione emotiva più
stati proiettati video sul maltrattamento di animali. serena, forniscono un
Nella scala del legame con l’animale somministrata ai aumento della sicurezza e

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ragazzi i loro punteggi medi hanno mostrato un una motivazione per
miglioramento significativo. La presenza dei cani ha partecipare alle attività di
aumentato i sentimenti di felicità, sicurezza e gruppo.
autostima, ridotto la solitudine l’isolamento e lo stress.

I cani della TAA sono addestrati a mantenere il contatti visino e ad appoggiare


delicatamente le loro teste sulle gambe dei padroni. Molti ragazzi, soprattutto con
disturbi emotivi, diventano completamente isolati se stressati. Il cane, in queste
occasioni, sembra adattarsi magicamente allo stato d’animo del ragazzo.
Generalmente i giovani cercano in silenzio un contatto visivo con i cani e gli animali
domestici. I loro corpi di rilassano. Tramite la scrittura creativa molti studenti hanno
riportato che i cani sembrano capire il loro stato d’animo. I ragazzi si sentono al
sicuro dal momento che il cane non sarà mai indifferente o lo spaventerà.
Schore afferma che un’emozione positiva sul volto di una madre innesca un alto
livello di oppioidi nel cervello in vita di sviluppo del bambino. Queste endorfine
connettono biochimicamente le interazioni sociali e l’attaccamento che
rappresentano fattori necessario per il sano sviluppo del minore. Il semplice gesto
con cui un cane porta un giocattolo rumoroso al minore sofferente e cerca di
metterlo nelle sue mani facilita un sorriso.
Il comportamento di attaccamento al cane può essere di aiuto e di esempio di
caragiver per un comportamento più funzionale alla qualità della vita elle persone di
cui si prendono cura.
Beets= il cane costituisce un supporto sociale e consente il controllo dello stress da
parte di minori con attaccamento insicuro. Esperimento: suddiviso 3 gruppi
assegnano al primo la presenza di un cane, al secondo quella dell’operatore, al
terzo un cane giocattolo. Nella saliva dei soggetti sono stati rilevati i livelli di
cortisolo (che denota la presenza di maggiore o minore stress). Risultati: i livelli di
stress erano significativamente più bassi nel gruppo con il cane; il livelli di cortisolo
erano correlati negativamente con la quantità del contatto tra il bambino e il cane.
(più tempo con il cane, meno cortisolo). Dunque i bambini con attaccamento
insicuro-evitante e disorganizzato traggono maggior beneficio dalla presenza di un
cane che da quella di un caragiver. L’interazione con il cane favorisce il rilascio di
ossitocina, diminuendo la produzione di cortisolo.
Zilcha-Mano et al. Hanno esaminato:

Le esigenze affettive Le differenze Il modo in cui Il grado di


insoddisfatte nei individuali nelle affrontano i problemi risposta alla
pazienti. problematiche terapia.
emotive.
L’animale riveste un ruolo determinante nel trattamento che si svolge in una sala
terapeutica dove si realizzano interazioni paziente-animale-terapeuta. L’obiettivo è
quello di migliorare gli esiti della cura.

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Il cane deve:

Essere sottoposto a un Seguire un corso di Partecipare ad un


test iniziale sul obbedienza per imparare i addestramento
temperamento comandi base programmato di TAA, e
deve godere di uno stato di
salute accelente.

L’uso delle TAA è notevolmente aumentato negli ultimi 40 anni.


Un animale domestico può favorire l’attaccamento perché possiede funzioni in
comune con le figure di attaccamento umane. Le interazioni sociali con le figure di
attaccamento sono interiorizzate sotto forma di rappresentazioni mentali consce e
inconsce di sé e degli altri. Influenzano le strategie di regolazione delle emozioni e
i comportamenti nelle relazioni intime. Le interazioni con le figure di attaccamento
favoriscono lo sviluppo dell’attaccamento sicuro (sensazione di sicurezza). I modelli
operativi interni positivi contribuiscono:
• Ad accrescere l’autostima;
• A elaborare strategia di regolazione delle emozioni;
• A promuovere un efficace funzionamento psicosociale;
• A favorire un buono stato di salute mentale.
Numeroso ricerche relative ai legami dell’uomo mostrano che spesso essi
soddisfano i 4 presupposti per un legame di attaccamento: ricerca della vicinanza,
rifugio sicuro, base sicura e stress da separazione. Gli animai domestici possono
essere considerati figure di attaccamento, poiché i loro proprietari si sentono
emotivamente vicini a essi e hanno la sensazione che essi forniscano un rifugio
sicuro a livello emotivo, siano fonte di sostegno nelle difficoltà. Possono favorire
l’autostima e la fiducia nei soggetti che potranno esplorare il mondo in modo più
appropriato.
Zilcha-Mano et al. Hanno esaminato la possibilità che le differenze individuali nelle
relazioni uomo-animale domestico possono essere organizzate attorno alle due
dimensioni di attaccamento ansioso ed evitante. Hanno costruito un sistema di
misurazione, il questionario sull’attaccamento degli animali domestici che
comprende subscale per misurare le due dimensioni dell’attaccamento insicuro.
Una sub scala evidenzia la misura in cui: La seconda sub-scala è relativa all’ansia
da attaccamento all’animale domestico e
-le persone si sentono a disagio nella
valuta fino a che punto il proprietario
vicinanza fisica ed affettiva con i proprio
dell’animale ha preoccupazioni assillanti
animali domestici;
relative:
- i soggetti tentano di mantenere una
-ad eventi negativi che possono accadere

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distanza emotiva da esso e non
all’animale
permettono di invadere il proprio spazio
personale. - al forte desiderio di vicinanza
-alla quantità di affetto che l’animale nutre
per lui.

L’attaccamento ansioso per un animale domestico presenta una correlazione


positiva con lo stress psicologico e quindi si correla negativamente con il
benessere. gli studiosi vogliono evidenziare che le persone:
• Hanno riportato elevati livelli di ansia da attaccamento o di evitamento e
hanno aspettative più negative per quanto riguarda il loro animale
• Presentano un maggior livello di attaccamento evitante dell’animale in
quanto lo associano alla sensazione di non essere molto accettato dall’amico
a 4 zampe.
• Sono convinte di avere un minor successo in presenza di esso.
Gli individui che hanno riportato i più alti livello di attaccamento evitante hanno
anche espresso meno dolore dopo la morte.
Gli individui con attaccamento ansioso hanno dimostrato una maggiore probabilità
di vivere in lutto cronico.
10.3 Conclusioni.
L’attaccamento sicuro viene favorito e sostenuto dagli animali da compagnia,
soprattutto i cani. Il ruolo fondamentale nell’insegnare la pro-socialità e l’empatia
quando viene inserito nelle aule scolastiche in compagnia di ragazzi vittime di
prepotenza.

CAPITOLO 13- LA RIABILITAZIONE EQUESTRE (RE)


13.2 Definizione e discipline della RE
Il termine RE fa riferimento a quella tecnica riabilitativa che utilizzando in vario
modo il rapporto che si instaura tra la persona e il cavallo determina il benessere
psicofisico nel soggetto migliorandone l’autonomia e la qualità della vita. Grazie
all’attività ludico sportiva che si realizza con il cavallo il soggetto è stimolato a livello
motorio, psichico, intellettuale e sociale.
La RE si articola nelle seguente discipline principali:

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Attività prettamente Comporta la partecipazione È l’attività Il soggetto non
riabilitativa. Il attiva del soggetto con agonistica monta, ma
movimento del disabilità che conduce vera e conduce una
cavallo è utilizzato autonomamente l’animale. propria. Il carrozza. Trova
come strumento Scopo è quello di raggiungere ruolo la sua
terapeutico e non è obiettivi specifici stabiliti principale è applicazione
previsto una dall’equipe nel programma quello con i soggetti
partecipazione attiva terapeutico. È indicata per dell’istruttore che presentano
da chi è in sella. quelle persone che hanno le di equitazione disabilità
capacità indispensabili per che deve psichica o
L’animale viene
comprendere le indicazioni essere neuromotoria di
condotto a mano da
dell’operatore (disabilità specializzato diverso grado.
un assistente. In
neuro-motorie medio-lieve, in sport per i Poco diffusa in
base agli obiettivi
DI-DSi live, con problemi soggetti con Italia
l’operatore decide i
cognitivi o comportamentali, disabilità.
movimenti che deve
con difficoltà di
seguire il cavallo e
apprendimento e/o disturbi
analizza le risposte
del linguaggio.
del soggetto.
Dà al soggetto la
L’ippoterapia è rivolta
consapevolezza di poter agire
ai soggetti affetti da
su una realtà complessa,
disturbi neurologici e
sperimentando che ogni suo
psichici medio-gravi.
gesto suscita una risposta
immediata dell’animale.
Nel volteggio uno o più
soggetti eseguono esercizi LE PRIME 3
ginnici a corpo libero. Trova DISCIPLINE
applicazione solo nei soggetti POSSONO
con disabilità lievi e sviluppa ESSERE
lo spirito di gruppo e la fiducia VISTE COME
nei compagni. TAPPE.

13.3 Meccanismi di base e benefici della RE.


Con la Re i soggetti sono incoraggiati a dare i giusti comandi al cavallo per farlo
fermare, avanzare o girare. Le persone che hanno problematiche che investono la
sfera della produzione verbale possono comprendere quali sono i vantaggi di usare
un discorso appropriato-
Il valore terapeutico della cavalcata nasce dalla relazione che si sviluppa tra cavallo
e cavaliere. Imparare a condurre un cavallo può essere stimolante e promuovere la
fiducia e l’autostima.

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Becker- il cavallo è terapeutico già solo per il fatto che quando una persona sale
sulla groppa la sua prospettiva del mondo può cambiare favorendo un senso di
potenza. Esercitare il potere e il controllo, poi, sono aspetti fondamentali per coloro
che soffrono di depressione, ansia, disturbi alimentari e per i soggetti che hanno
una storia di abuso. Lavorare con i cavallo permette a una persona di vedere un
problema più chiaramente.
Per lavorare con i cavalli è necessario modulare il proprio atteggiamento in modo
che l’animale risponda positivamente al soggetto che deve interagire con calma,
fiducia e controllo della paura. Questo può offrire l’opportunità di apprendere nuove
modalità comportamentali.
Se il soggetto nutre timore verso il cavallo la desensibilizzazione sistematica può
eliminare il problema.
Gli operatori spesso fanno partecipare i ragazzi alla preparazione dei cavalli poiché
questo compito serve a sviluppare maggiormente il vincolo affettivo.
Per essere efficace un programma terapeutico deve attivare le capacità residue
presenti nell’utente. Pertanto il soggetto, per raggiungere la massima autonomia
nelle attività quotidiana e di relazione deve avere un motivo che lo inciti a
impegnarsi nel processo riabilitativo.
Un altro meccanismo alla base della Te è l’accrescimento dell’autostima, perché
montando a cavallo il soggetto percepisce un’immagine di sé più valida e positiva.
Alcuni autori riassumono i benefici psicologici della Re in più punti:

fiducia in sé stessi Auto-efficacia. Imparare a comunicare in


sintonia con un grande animale può
favorire l’esperienza di auto-efficacia
Fiducia. Fidarsi di un animale può Riduzione dell’ansia.
insegnare al soggetto ad avere fiducia
degli altri
Diminuzione dell’isolamento. Accettazione di sé.
Modulazione degli impulsi, il cavallo Maggiore assertività- in quanto il soggetto
richiede una comunicazione tranquilla e deve modulare i suoi comandi in base al
pacata feedback dell’animale.
Esperienza interiore. Il soggetto cresce a livello emotivo perché aumenta la sua
autoefficacia e di conseguenza l’autostima, migliore l’empatia e, quindi, il rapporto
con gli altri.

13.4 Analisi della letteratura internazionale sull’efficacia della RE


Ricerche che hanno valutato gli effetti della RE.

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Lundquist Wanneber- esaminare l’influenza dell’equitazione sulla costruzione
dell’identità di perone con disabilità fisiche.
Partecipanti: 15 soggetti tra i 15 e i 65 anni, con diverse disabilità fisiche.
Attività di equitazione e sono stati sottoposti a interviste semi-strutturate.
Risultati: i partecipanti, montando a cavallo, sembravano acquisire una identità
nuova- riuscivano a rivivere il senso di identià che li caratterizzava nel periodo
precedente la malattia/incidente. L’equitazione li aiutava a focalizzarsi sulle azioni
che potevano compiere e non su quelle che non potevano compiere.
AUTORI: DE ARAUJO ET AL

AUTORI: BEIONETTI ET AL

AUROTI: KWON ET AL.

Conclusioni: il Re può essere utilizzata insieme alla fisioterapia tradizionale per


migliorare la deambulazione e l’equilibrio.
13.4.2 Ricerche sugli effetti della RE in soggetti con altre problematiche.
Anestis et al studio sistematico in merito alle investigazioni empiriche esistenti che
valutano l’efficacia della RE su soggetti con disturbi mentali. Sono stati identificati
lavori più o meno strettamente relativi alle applicazioni della RE per il trattamento
dei disordini mentali. Tutti gli studi analizzati presentano delle pecche tanto da non
poter dimostrare la validità scientifica di tale strategia.
È importante che si sviluppi una maggiore ricerca scientifica sui benefici terapeutici
che possono derivare da tale strategia di intervento.

Ricerche:
AUTORI: BORIONI ET AL.

AUTORI: MACAULEU E GUITERREZ

AUTORI: Cerino et Al.

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Soggetti: 24 pazienti tra i 18/40 con schizofrenia.
Obiettivi: verificare se il programma produce degli effetti sui sintomi negativi e
cognitivi nei pazienti schizofrenici.
Metodologia: 24 mesi con una seduta di RE alla settimana, per un numero totale di
40 sessioni.
Risultati: miglioramento apprezzabile nella maggior parte dei sintomi in tutti i
gruppi.
AUTORI: CORRING ET AL.

AUTORI: HOLM ET AL.

AUTORI: WARD ET AL.

Autori: KERN ET AL.

Autori: BASS ET AL

13.5 la RE quale strategia attiva.


Nel salernitano Battagliese e Battagliese hanno condotto uno studio che ha
evidenziato gli esiti positivi della Re in soggetti di DI-DSI.
Due mesi di RE hanno prodotto un aumento medio dei punteggi di tutte le scale
e sub-scale del test VABS (che valuta il comportamento adattivo). In particolare
ha migliorato:
• Le capacità di espressione, ricezione e scrittura,
• Le abilità personali, domestiche e di comunità,
• Le relazioni interpersonali, il gioco e il tempo libero e l’utilizzo delle regole
sociali,
• Le abilità grosso motorie e fini.
La Re è un trattamento attivo perché chi ne usufruisce diviene da oggetto a
soggetto attivo, protagonista del suo percorso riabilitativo. Infatti il progetto di

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intervento è finalizzato a migliorare l’interazione tra il corpo e le attività mentali,
intellettive e affettive ed esprimere tali capacità in un contesto sociale.
Nel presente lavoro si è evidenziato che:
1. La Re nelle sue diversa fasi va intesa come un metodo terapeutico globale in
cui l’individuo viene attivato nel suo intero complesso motorio, psichico
intellettivo e sociale;
2. Il soggetto non va assistito e curato, è necessario, facendo leva anche sulle
sue emozioni, farle emergere
3. Stimola le capacità residue e favorisce una prestazione che pone il soggetto
al centro dell’attenzione degli altri, in un ruolo nuovo e diverso che gli
consente di vivere un’emozione fortissima e di ottenere una considerazione
positiva da parte dei suoi simili.
4. Il rapporto uomo-cavallo parliamo di un trattamento attivo in quanto la Re
insegna alcune abilità che consentono di influenzare il comportamento di un
altro essere vivente.
5. Quando il soggetto con DI-DSI impara a condurre un cavallo autonomamente
riesce in un compito molto spesso difficile anche per un “normodotato”
13.6 Conclusioni.
La RE ha dimostrato che i soggetti con disabilità mentale e problematiche
psicofisiche possono essere capaci di gestire un animale imponente come il cavallo
producendo un nuovo entusiasmo in questi ragazzi. Anche insegnanti e genitori
sono entusiasti per le nuove abilità acquisite. Alcune volte a causa della gravità
della condizione psicofisica i risultati sono più modesti, anche se comunque il
contatto con gli animali tranquillizza.
.

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