La letteratura italiana ha uno sfasamento rispetto alla situazione reale del paese. Attinge elementi dalla letteratura straniera ed è in anticipo se confrontata con la situazione politico sociale. L’Italia era ancora in sviluppo rispetto agli altri stati, ma, per quanto riguarda la letteratura non c’era questo ritard.- La letteratura precedeva gli avvenimenti, i problemi e i fatti. In Italia e soprattutto in Sicilia (più precisamente da autori siciliani) si avverte in maniera sensibile quest’aria nuova che spira e riguarda il naturalismo, lo studio dell’uomo. Si forma la scuola del verismo di cui l’iniziatore fu il Capuana, il continuatore e il maggior esponente fu il Verga che produsse opere che si possono inquadrare nel verismo. Giovanni Verga nasce nel 1840 a Catania, di estrazione aristocratica è un giovane con molti interessi che come molti giovani del sud sogna un “continente” affascinante e pieno di lusinghe. Ha certi presupposti che lo portano alla fuga da Catania, arriva a Firenze nel 1865 quando Firenze è la capitale d’Italia. Comincia a scrivere delle opere che si possono avvicinare al romanzo di Dumas. I carbonari della montagna, Amore e patria, romanzi che hanno in sé elementi e che si possono ricollegare al romanticismo decadente arcadicheggiante. Siamo nel 1865, è un tentativo di romanzo storico. Dal 1871 si trasferisce a Milano e qua inizia una nuova fase che possiamo inquadrare nella tendenza al reale. Scrive 5 romanzi Eros, Eva, Tigre reale, Una peccatrice e Storia di una capinera che raggruppano anch’essi lementi di varia natura ma con un indirizzo preciso, sono compresenti elementi di basso romanticismo e un fatto autobiografico. Il poeta crea situazioni straordinarie che on vive ma avrebbe voluto vivere. Grandi amori fallimentari, c’è l’eco di Madame Bovary. Il romanzo è proiettato in ambienti di caffè, avanspettacolo, artisti, pittori, letterati, nobildonne con passioni romantiche (romanticismo decadente). Il romanzo Eva narra la storia di un pittore siciliano il quale va a Milano, grande citàà del nord, e qua si innamora di Eva, un’attricetta; questa passione lo porta al duello con antagonista un altro innamorato di Eva. Il pittore viene ferito e ritorna in famiglia, in Sicilia, dove poi morirà. C’è il teatro, l’artista, il duello, la grande passione che si annulla, c’è come elemento nuovo la famiglia che viene inserita come elemento positivo in contrapposizione alle passioni negative passeggere. Il sentimentalismo è il basso romanticismo, parte deteriore del sentimento che non porta alla morte (Iacopo Ortis), in sostituzione dell’avventura galante la famiglia seria capace di accogliere. Questo presuppone e ci ricorda I Malavoglia, , romanzo in cui la famiglia è il centro. All’inizio di eva c’è l’introduzione in cui l’autore si scaglia contro la borghesia “voi criticate l’arte che ha solo la colpa di denunciare le vostre malefatte, parlate di moralità voi che fate chiudere gli occhi al pianto che generano i vostri piaceri” La contraddizione è proprio in questo, l’autore si proietta nei personaggi che descrive, conosce bene gli ambienti che descrive, non si può parlare di verismo bensì di tendenza al vero. Ne La storia di una capinera il poeta tratta di una ragazza costretta a diventare monaca dai genitori. La ragazza muore in convento, qua ci sono elementi di romanticismo ma c’è la gravità della morte. La letteratura che tende al reale del primo Verga è infarcita di sentimentalismo. La prima produzione del Verga non si inquadra nel verismo classico dell’autore. Le prime opere avevano in sé elementi vari, confluiti da diversi punti. Abbiamo identificato un romanticismo decadente, un tentativo di autobiografismo. Il passaggio al verismo nasce da una sazietà e nausea dei motivi che il poeta già aveva narrato. Il poeta cercava una nuova via, cercava novità nella vita di quel periodo. c’è stato un momento in cui c’è stata l’unione di due fattori: Il poeta che già nel romanzo Eva aveva visto la nota più positiva di tutto il romanzo nel ritorno in Sicilia, ora parla solo della sua Sicilia, del mondo dei pescatori, dei contadini, dei solfatari. Tutto il mondo delle classi meno abbienti diventa protagonista. Non perché il poeta è un socialista, perché non ebbe una ideologia politica ben chiara e coerente. Quando si esaurirà la fase verista il poeta cambierà totalmente posizione. C’era stata un’anticipazione nella prima fase di polemica confusa. Nella seconda fase c’è un’adesione morale alle condizioni di vita dei ceti meno abbienti, aderisce con solidarietà alla vita miserrima di questi. Già in due autori, il Prati e l’Aleardi) c’era stato un tentativo di trattazione di un mondo con difficoltà molto gravi, ma la cosa era stata trattata con molto paternalismo, con un atteggiamento falso e ipocrita, borghese. La verità non era stata vista ancora in piena luce. Il Verga riesce ad avere gli strumenti tecnici del naturalismo francese da Capuana ed ha una memoraia storica notevole. La Questione Meridionale era tornata alla ribalta anche in politica. La novella Nedda parla di una ragazza madre che vive di stenti. Dopo questa novella tenta di scrivere altri romanzi ma subito dopo riprende il filone di Nedda, con altre novelle raccolte in due collane, Vita dei campi e Novelle Rusticane. Siamo già negli anni ‘80 quando si propone di scrivere il cilclo dei vinti sotto l’esempio del naturalismo francese. Zola voleva esaminare la società a tutti i livelli e così vuole fare Verga. Un esame dei fallimenti esteso a tutte le classi sociali. Il Verga, pur credendo nel progresso, a differenza del Leopardi, non lo disdegna e pensa lasci ai lati della strada tanti derelitti che non riescono a procedere. Vuole parlare di quelli che , per motivi diversi sono stati sconfitti. Ne I Malavoglia prende in esame quelli che cercano di risolvere i problemi di ogni giorno ma non ci riescono. In Mastro don Gesualdo la sconfitta è di un rappresentante di una classe sociale che ha risolto il problema della sopravvivenza ma ha quello del salto di casse. Le altre tre opere del ciclo dei vinti non sono state scritte. La duchessa di Leyra, L’uomo di lusso, L’Onorevole Scipioni. Questi romanzi sono testimoni di un certo momento storico e ci danno la misura della serietà di queste classi. In contrapposizione alla società che aveva perso i valori il Verga esalta invece i valori che provengono dalle classi meno abbienti. I valori della famiglia e della solidarietà che non erano più usuali in un certo tipo di ambiente . L’Addio di ‘Ntoni che va via dal paese è diverso dall’Addio monti di Lucia, sono due distacchi diversi. Nel primo non esiste la provvidenza ‘Ntoni va via perché ha trasgredito delle leggi morali e il suo è un addio molto amaro ed è quasi una spinta da parte di tutti ad allontanarlo. In Mastro don Gesualdo il protagonista, a furia di sacrifici, mette insieme un patrimonio e riesce a comprare poderi grandissimi per cui diventa il più ricco del paese a dispetto dei nobili. Per nobilitare la sua roba sposa Bianca appartenente ad una famiglia di nobili decaduti. Il matrimonio non fu un affare. La sua vita fallisce fallisce quando lui spera di ricevere amore dalla moglie e dalle figlie, persone a lui estranee. Alla fine, la morte di Mastro don Gesualdo lontano da tutti, assistito da uno che non ne può più di lui. Per fare un raffronto col romanzo di Manzoni possiamo dire che il pessimismo di Manzoni è superato dalla Provvidenza mentre quello del Verga non si supera: non c’è provvidenza, religione né politica. Ne I Malavoglia i punti positivi sono la solidarietà della famiglia che diventa religione (dita di una mano). In Mastro don Gesualdo il punto positivo è il lavora e la serietà. Ne l’Addio di ‘Ntoni, tutti i componenti della famiglia ricordano il passato in momenti di vita familiari ormai scomparsi, dalla sconfitta si salva solo Alessi che torna alla casa del Nespolo, ma la sua famiglia è ormai dispersa. La fine è tragica. In Mastro don Gesualdo il protagonista si deve arrendere alla prima sconfitta della sua vita: l’insensibilità della figlia a cui lui, in punto di morte dà dei consigli che lei non ascolta perché lontana ed estranea a lui. La scena è malinconica, patetica è la colonna portante dell’edificio che crolla mentre ci si rende conto che bisogna aprire la porta ad una nuova realtà. Le ultime parole sono molto pesanti. L’ultima fase del Verga, quella dopo gli anni ‘80 fa sì che vena del Verga si interrompa. c’è un’eclissi di volglia di condurre a termine quel programma che aveva delineato i 15 anni prima. Negli anni ‘90 in Europa inizia un periodo nuovo, di profondissima crisi: Il decadentismo. La società europea degli anni ‘90 abbandona i valori in cui credeva, motivi nuovi si affacciano, ideologie nuove, non ultime il nazionalismo. L’inconscio, qualcosa che l’animo umano non percepisce, nascono le teorie di Freud, nasce la psicoanalisi. La borghesia arricchitasi nei decenni che vanno dal ‘60 al ‘90 comincia a vacillare di fronte al mistero della morte, dell’aldilà. Socialmente c’è paura perché gli anni ‘90 sono anni caldi. Nasce il partito socialista e, per le classi meno abbienti, una speranza data dal fatto che esse sono persone che si sono rese conto che devono difendere i loro diritti. La società meno abbiente cambia pelle perché finalmente capisce quali sono i diritti della gente e tutto ciò che ottiene lo ottiene a costo di grandi sacrifici. I Malavoglia e Mastro don Gesualdo non sono più visti come prima, il Verga capisce che dalla gente come I Malavoglia ora arriva il pericolo per la sua classe. Egli si ritira e nella sua arte arriva un riflusso che lo allontana da quel mondo caro a lui un tempo, entra nella torre d’avorio, nella fortezza, per difendersi dagli attacchi di questa gente. All’inizio del ‘900 si rafforza e si impone il sindacato. Un’opera dal Tuo al Mio ci narra di uno zolafataro che partecipa alla lotta sindacalista contro il padrone, è uno di quelli che conducono la battaglia. Non è più l’operaio contro il padrone ma, l’operaio che diventa padrone, che non esita a comportarsi come tale nei confronti dei vecchi compagni. L’uomo è legato più alla proprietà che alle cose dell’animo. Dopo quest’opera l’autore si allontana sempre più dai problemi sociali fino ad arrivare alla Prima guerra mondiale che si conclude il 4 novembre 1918 e da cui l’Italia esce vincitrice, ma le cose cambiano ancora in peggio. In mezzo al malcontento gli operai furono licenziati, le terre non davano più frutti, nasce Mussolini che, con il fascismo della retorica imbroglia i proprietari terrieri. Si formano le squadracce e quest’uomo appare come il Salvatore della Patria. Il Verga si schiera a fianco del Duce, forse per incapacità di analizzare obiettivamente la situazione gravissima dei ceti dei lavoratori a cui prima si era trovato vicino.