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Christina Dalcher: “Dalla

parte delle donne cattive”


di Ilaria Zaf no

Dopo "Vox" in cui toglieva loro la parola ora la


scrittrice femminista torna con il romanzo "La
sorellanza" e ci racconta: "Le mie eroine hanno
gli stessi difetti degli uomini”

Ha raccontato che cosa accade in una società in cui le donne


non perdono solo i diritti ma la possibilità stessa di far
sentire la loro voce, letteralmente. Vox è infatti il titolo -
"l'unico rimasto uguale in tutto il mondo, perché non ha
bisogno di traduzioni" - del romanzo distopico d'esordio con
cui Christina Dalcher si è fatta conoscere e apprezzare, nel
2018, da pubblico e critica partendo da una provocatoria
premessa: che cosa accadrebbe se le donne non potessero
pronunciare più di cento parole al giorno? Adesso arriva in
Italia il suo terzo libro, La sorellanza, in cui l'autrice
americana, un passato da linguista e un altro romanzo al suo
attivo intitolato La classe, torna alle tematiche femministe
che le sono care. E dove - ci racconta con un entusiasmo
coinvolgente quando l'abbiamo raggiunta via Zoom - "ho
fatto un esperimento per vedere quanto potevo spingere in
là un'idea molto semplice, che è alla base del femminismo:
qualsiasi cosa può fare un uomo, anche una donna può farlo.
Così ho pensato: se un uomo è capace di fare cose orribili
perché non dovrebbero farlo anche le donne? E ho provato a
giocare con questa idea di uguaglianza. Mi piace prendere
un concetto e vedere quanto puoi spingerlo alle estreme
conseguenze. In Vox sono partita dall'idea che gli uomini
fi

non vogliono sentir parlare le donne e inventano uno


strumento che conta le parole dette ogni giorno. Qui ho
creato un'utopia: una società autosufficiente di sole donne".

Christina Dalcher ha lavorato a lungo come linguista e docente prima di esordire nella
narrativa con Vox nel 2018. Il suo secondo romanzo si intitola La classe. In Italia sono tutti
editi da Nord (foto: Laurens Arenas) 

In effetti Femlandia è una comune femminista dalla quale


gli uomini sono banditi: a chi è ispirato il personaggio della
sua battagliera fondatrice, Win?
"Non c'è un modello concreto, come potrebbe essere Bella
Abzug, piuttosto un ideale astratto, forse un amalgama di
più persone. Negli anni '70 capitava spesso di vedere donne
che salivano su un palco gridando e mi sembravano sempre
molto arrabbiate. Se un uomo pensa a una femminista
famosa gli viene subito in mente una donna arrabbiata, è
uno stereotipo che ho ripreso anch'io quando ho introdotto
Win al lettore e l'ho messa su un palco mentre gridava... ma
non è sempre così, ci sono tanti tipi di femminismo".

Accanto a questa società di sole donne, l'altro tema è la


devastante crisi economica che ha messo in ginocchio il
Paese: tema a cui siamo più sensibili in questo momento.
Che avvertimento ci vuole dare?
"La crisi economica è un fantasma che è sempre intorno a
noi. Nel romanzo ho menzionato la crisi dei fondi pensione
che in America è una realtà, non c'è abbastanza denaro in
questi fondi e questa è una bomba pronta a esplodere
nessuno sa quando. I lockdown e la guerra in Ucraina non
hanno fatto che aggravare la situazione".


Nei suoi libri non mancano certo riferimenti all'attualità.


"Vox" per esempio è stato scritto sotto la presidenza Trump:
quanto ha influito questo sul romanzo?
"Un po', è inutile negarlo. Però quel che mi ha spinto a
scrivere il libro non è stato Trump di per sé, ma ciò che è
successo dopo le elezioni, le proteste a Washington, le marce
delle donne... È da lì che mi sono immaginata questi uomini
che impongono alle donne di stare zitte".

Una bella provocazione. Nei suoi libri ne lancia sempre di


forti: perché? E soprattutto perché ce l'ha tanto con gli
uomini?
"Ce l'ho con tutti! (ride, ndr). Con i miei libri vorrei spingere
i lettori a pensare, porsi delle domande. Per esempio,
leggendo La classe vorrei si chiedessero se è giusto mandare
un figlio in una scuola dove non ci sono alunni con un
quoziente intellettivo più basso, e a che costo, se è giusto
segregare i ragazzi meno intelligenti: sono domande che i
genitori si fanno, penso. Ma se spingiamo un po' quest'idea
ecco che arriviamo all'eugenetica. Mi piace prendere un
concetto che sembra positivo e creare una situazione in cui
lo stesso concetto positivo non lo è più. Sì, mi piace
provocare! Se un romanzo non provoca, allora a cosa serve?
Io voglio scrivere un libro che resti con il lettore, che sia
indimenticabile, o almeno non immediatamente
dimenticabile (ride ancora, ndr)".

Qui però sono le donne a essere cattive: perché? Non è che


con questo libro voleva inconsciamente vendicare le vittime
di "Vox"?
"Potrebbe essere una spiegazione, però credo che dopo il
MeToo, dopo Vox e dopo il successo del Racconto
dell'ancella, le persone iniziavano a pensare che solo gli
uomini potevano essere cattivi e questo mi sembra ridicolo.
Quando parliamo di esseri umani non possiamo separare in


due gruppi distinti uomini da una parte donne dall'altra e


dire questi sono i buoni quelli i cattivi".

Le sue protagoniste femminili - Jean in "Vox", Elena nella


"Classe" e ora Miranda - hanno qualcosa di simile tra di loro
e anche con lei...
"C'è un po' di me in ciascuna di loro, è vero, uno scrittore
non può fare altro. Hanno quasi sempre la stessa età che è,
più o meno, la mia. Anche dietro ai loro lavori, che hanno a
che fare con la lingua e la linguistica, ci sono io: perché è
qualcosa che conosco! Mi piace creare personaggi credibili,
in cui io mi posso identificare; avrei difficoltà a mettermi nei
panni di una ragazza di 17 anni... A parte questo tutte le mie
protagoniste hanno figli e io no, e questo è interessante".

Quando è uscito "Vox" è stato accostato a "1984" di Orwell e


al "Racconto dell'ancella" di Margaret Atwood: li considera
suoi modelli?
"Leggendo un romanzo distopico, e non parlo solo di Vox, si
pensa subito al Racconto dell'ancella o a 1984, perché sono
due icone del nostro immaginario. Io amo Orwell, è un
gigante della letteratura. Ho letto 1984 quando avevo 13
anni e lo rileggo ogni cinque anni perché lo ritengo
fondamentale. È ovvio che considero anche Margaret
Atwood un modello, ho letto il suo libro appena è uscito
negli anni Ottanta. Se fossi capace di scrivere come lei
sarebbe fantastico, ma non so se ho il suo talento, lei ha
scritto romanzi tutta la vita, io ho appena cominciato!".

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