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Il laboratorio chimico ha un ruolo molto importante nell’apprendimento della chimica perchè è il luogo dove è possibile attuare il
METODO che sta alla base dell’insegnamento della disciplina e dove è possibile appurare la validità dei principi fondamentali della
materia.
Durante lo svolgimento delle attività in laboratorio, l’operatore è sottoposto a una serie di rischi che derivano sia dall’impiego di
sostanze chimiche di varia natura, sia dall’uso di numerosi apparecchi e utensili.
Le sostanze chimiche impiegate sono da considerarsi POTENZIALMENTE PERICOLOSE, vanno quindi trattate con cautela ed attenzione
onde preservare la propria incolumità e quella delle altre persone che operano vicino a noi.
In laboratorio è obbligatorio muoversi attenendosi a regole e comportamenti rigorosamente disciplinati e mai dettati
dall’improvvisazione.
L’obbiettivo fondamentale di chi vi opera è quello di sapersi muovere con autonomia e sicurezza.
Le regole per la sicurezza applicate nel laboratorio chimico sono una guida per l’applicazione dei principi contenuti nella normativa
relativa alla sicurezza negli ambienti di lavoro Dlg 81 del 2008 – TESTO UNICO SULLA SICUREZZA SUL LAVORO - T.U.S.L.
Questo prescrive, infatti, tutte le misure che devono essere adottate per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sul luogo di
lavoro, in tutti i settori di attività, sia pubblici che privati.
Secondo questa norma, il datore di lavoro (Il Responsabile di questo Dipartimento e in primis il Dirigente Scolastico) deve
provvedere a tutelare la sicurezza e la salute degli addetti (noi, voi!), mentre l’addetto deve prendersi cura non solo della propria
sicurezza ma anche di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro su cui potrebbero ricadere gli effetti delle sue azioni
(o omissioni) conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro. A tutti gli effetti, gli allievi di un
istituto scolastico frequentanti i laboratori sono considerati LAVORATORI dello stesso con diritti e doveri ben precisi.
13. NON tenere nelle tasche forbici, spatole di acciaio, provette di vetro o materiale contundente.
14. NON si deve portare lo zaino all'interno del laboratorio, va lasciato in classe o all’interno dello spogliatoio
15. NON si devono eseguire esperienze diverse da quelle indicate dall’insegnante
16. MANTENERE sempre pulito e ordinato il piano di lavoro, rimuovi prontamente vetreria e attrezzature quando non
servono più rimettendole nell’armadietto. Non introdurre sostanze ed oggetti estranei all'attività lavorativa.
17. EVITA di appoggiare vicino al bordo del bancone reagenti, vetreria e attrezzature
18. NON abbandonare la tua postazione durante lo svolgimento dell’esperienza se non autorizzato dall’insegnante
19. NON lasciare incustoditi reazioni in corso e apparecchi in funzione
20. RIFERIRE sempre prontamente all'insegnante eventuali incidenti o condizioni di non sicurezza
21. ETICHETTARE correttamente tutti i contenitori in modo da poterne riconoscere in ogni momento il contenuto
22. LAVA la vetreria sporca subito dopo l’uso, questo ne facilita la pulizia
23. LAVA accuratamente le mani dopo l’eventuale contatto con qualsiasi sostanza chimica
PER ELIMINARE I RIFIUTI IN LABORATORIO OSSERVA LESEGUENTI REGOLE:
Gettare plastica, vetro e carta negli appositi contenitori. Tutto ciò che non è differenziabile deve essere smaltito nei contenitori del
SECCO
NON rimettere i prodotti non utilizzati nei recipienti di provenienza, possono essere stati inquinati da altre sostanze, chiedere
all’insegnante come gestirli
NON versare nel lavandino i prodotti ottenuti (solidi o liquidi) dalle varie attività, l’insegnante darà le indicazioni necessarie per lo
smaltimento dei rifiuti (utilizzo di taniche apposite poste in fondo al laboratorio)
1. Gli studenti devono eseguire solo ciò che è stato indicato dal docente responsabile
2. Gli studenti sono collegialmente responsabili dei danni provocati al materiale di uso comune, fatto salvo i casi di
palese responsabilità individuale
3. In caso di sottrazione, mancata riconsegna o scarsa diligenza nell’utilizzo del materiale
e delle attrezzature date in consegna all’alunno o da lui utilizzate durante
l’esercitazione, l’insegnante farà rapporto alla Dirigenza per i necessari provvedimenti
4. Gli studenti non possono manovrare macchine, usare attrezzature e/o prodotti chimici se non dietro personale
controllo dell’insegnante
5. All’inizio di ogni esercitazione ciascuno studente deve controllare che il proprio posto di lavoro sia in condizioni
normali e che le varie attrezzature siano funzionali; se riscontra anomalie è tenuto ad informare l’insegnante
6. Al termine dell’esercitazione le varie attrezzature e utensilerie vanno riconsegnate in perfetta efficienza e pulizia,
posto banco pulito, rubinetti del gas chiusi
1. NON toccare con le mani: preleva i reagenti solidi con spatole o cucchiai
2. EVITARE di pulire sul camice le spatole, i cucchiai, le bacchette ecc… sporchi di prodotti chimici
3. NON maneggiare recipienti di grosse dimensioni, soprattutto se contenenti acidi o basi concentrati.
4. NON aprire più di un contenitore alla volta e fare attenzione a non scambiare i tappi dei vari recipienti.
5. NON utilizzare mai la bocca per aspirare liquidi con una pipetta: utilizza un contagocce oppure pipette munite di
aspiratore
6. NON aggiungere mai acqua ad un acido (reazione fortemente esotermica), ma aggiungi lentamente l’acido all’acqua
7. NON usare acidi e basi concentrate: l’insegnante predisporrà soluzioni opportunamente diluite per te
8. NON annusare mai una sostanza direttamente ma spingere con la mano un po’ del vapore verso il naso
9. NON assaggiare MAI le sostanze utilizzate
4) DA SEGUIRE NEL RISCALDARE UNA SOSTANZA
1. EVITA di rivolgere l’apertura di una provetta verso il tuo viso o quello dei vicini mentre si riscalda una sostanza
2. USA le apposite pinze per evitare scottature quando devi scaldare un recipiente
3. NON operare MAI con materiali infiammabili come alcool e carta, vicino a un bunsen acceso
4. NON riscaldare mai sostanze infiammabili alla fiamma.
5. CONTROLLA sempre che i rubinetti del gas vengano richiusi ogni volta c h e termini di usare il bunsen
6. NON aprire il rubinetto lasciando uscire il gas incombusto, né accendere il gas direttamente dai rubinetti
7. NON lasciare mai il posto di lavoro mentre stai scaldando una sostanza
8. RACCOGLI sempre i capelli lunghi con un elastico
.
1. Controlla che gli apparecchi siano spenti quando si inserisce la spina nella presa elettrica e che il piano di lavoro e
le mani siano asciutti
2. DISPONI i cavi di un apparecchio elettrico in modo tale che non intralcino il lavoro
3. Spegnere gli apparecchi alla fine del lavoro
4. Prestare particolare attenzione quando usi apparecchi elettrici in prossimità di liquidi conduttori (acqua) o facilmente
infiammabili (alcool)
Gli infortuni che più comunemente si presentano possono provocare le seguenti lesioni:
TIPI DI RISCHI
RISCHIO CHIMICO
Molti reagenti e prodotti chimici che si utilizzano durante le esercitazioni in laboratorio sono PERICOLOSI, costituiscono un RISCHIO e,
se manipolati senza le adeguate cautele, possono conseguentemente produrre un DANNO alle persone e alle cose.
Il rischio chimico è legato alla tossicità dei composti chimici, cioè alla capacità di portare danno interferendo nel metabolismo dei
diversi tessuti. Può essere distinta in ACUTA e CRONICA.
Una sostanza presenta una TOSSICITA’ ACUTA se causa danno anche in seguito a una lieve esposizione (può causare rapidamente e
anche in piccolissime quantità gravi danni o morte), una TOSSICITA’ CRONICA se, causa danno dopo ripetute esposizioni o una
esposizione prolungata o il danno risulta evidente solo dopo un lungo periodo di latenza.
EFFETTI ACUTI: caratterizzati in genere da brevi esposizioni a concentrazioni massicce, con presenza di disturbi, quali mancanza di
respiro, bruciori agli occhi e prime vie respiratorie, nausea e vomito, fino alla perdita di conoscenza, che impongono l’allontanamento
immediato dall’area a rischio.
EFFETTI CRONICI: di solito dopo lunghe esposizioni a basse concentrazioni di inquinante; spesso i disturbi sono molto lievi, o assenti
del tutto, per lungo tempo e si aggravano poi progressivamente.
Gli EFFETTI CRONICI sono particolarmente insidiosi, dato il tempo intercorrente tra l’esposizione all’agente e il manifestarsi del danno.
Molte sostanze possono manifestare effetti acuti per brevi esposizioni ed elevati dosaggi, ma anche effetti cronici per esposizioni a
bassi dosaggi e per tempi sufficientemente prolungati.
RISCHIO FISICO
MECCANICO
La maggior parte dei contenitori in uso nel laboratorio è di vetro. Il vetro è un materiale fragile: in caso di rottura schegge e frammenti
possono provocare ferite talvolta anche di una certa gravità.
TERMICO
Il laboratorio dispone di alcuni apparecchi riscaldanti (piastre, muffole....) che raggiungono temperature fino a 350°C. Una
manipolazione superficiale di questi strumenti e dei contenitori sottoposti a riscaldamento può causare delle ustioni.
RISCHIO ELETTRICO
Gli apparecchi elettrici presenti in laboratorio sono conformi alle norme di sicurezza: non va tuttavia sottovalutato il rischio legato al
loro uso. Particolare attenzione bisogna prestare quando si opera in prossimità di buoni conduttori come l’acqua o di liquidi facilmente
infiammabili.
RISCHIO BIOLOGICO
E’ quello derivato dall’uso di sostanze di natura biologica per questo viene anche chiamato BIORISCHIO.
Si tratta di rischi particolarmente insidiosi in quanto gli agenti biologici sono spesso di dimensioni microscopiche (batteri, virus, ecc..)
e quindi non visibili a occhio nudo perciò fonte di pericolo maggiore.
5. in caso di incendio?
Staccare la corrente e chiudere il gas agendo sugli interruttori generali.
prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la
tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente
esterno
protezione: si intendono il complesso delle misure finalizzate a limitare le conseguenze dannose di un evento, una volta che
questo si è manifestato
I DPI devono essere prescritti solo quando non sia possibile attuare misure di prevenzione dei rischi (riduzione dei rischi alla fonte,
sostituzione di agenti pericolosi con altri meno pericolosi, utilizzo limitato degli stessi), adottare mezzi di protezione collettiva, metodi
o procedimenti di riorganizzazione del lavoro.
Il lavoratore è obbligato a utilizzare correttamente tali dispositivi, ad averne cura e a non apportarvi modifiche, segnalando difetti o
inconvenienti specifici.
OCCHIALI DI SICUREZZA
La funzione primaria degli occhiali di sicurezza è quella, ovviamente, di prevenire i lcontatto tra prodotti chimici e l’occhio durante
tutte le operazioni che possono generare schizzi di liquido, schegge o altro durante la manipolazione di materiali flessibili. I modelli
possono essere diversi; in ogni caso devono riportare la sigla EN 166 oppure EN 172 ed il marchio CE
CAMICE
Il camice è la prima difesa contro schizzi o versamenti di sostanze chimiche. Deve soddisfare determinati requisiti di sicurezza:
deve essere realizzato in materiale idoneo a garantire igiene, resistenza meccanica e termica, resistenza agli agenti chimici,
confort e traspirazione (cotone 100%)
deve scendere fino alle gambe coprendo integralmente la parte superiore del corpo
deve avere le maniche lunghe per la protezione delle braccia e l’elastico ai polsi per garantire un rapido sfilamento in caso di
necessità
GUANTI
La protezione delle mani (quando necessaria) avviene mediante i guanti.
Possono essere:
in lattice monouso: proteggono dalle sostanze pericolose durante le normali operazioni analitiche
in neoprene: proteggono nelle operazioni di pulizia e bonifica dell’ambiente dopo spargimenti importanti di sostanze
caustiche e
solventi
antiacido: pesanti rivestiti in pvc usati per il travaso di liquidi concentrati corrosivi o tossici
anticalore: usati in presenza di stufe, muffole, forni, ecc…
Da notare che alcuni soggetti possono essere allergici al caucciù, in tal caso possono indossare dei sottoguanti in cotone leggero o
usare guanti in gomma nitrilica.
Non rispettare gli obblighi relativi ai DPI porta a sanzioni specifiche che variano in base all'entità della mancanza e a chi la commette
(arresto e ammenda pecuniaria nel mondo del lavoro, richiami e note disciplinari o altro nel mondo della scuola).
SCARPE
Le scarpe di sicurezza possono avere varie caratteristiche in base alla protezione che devono conferire (con il puntale rinforzato in
metallo nel caso di rischio da schiacciamento, a sfilatura rapida, con lamina antiforo in caso di rischio da perforazione della pianta del
piede, ecc…) di solito comunque, devono essere chiuse e antiscivolo.
MASCHERINE
Una mascherina è un dispositivo destinato a essere indossato dagli operatori in ambiti sanitari o biologici al fine di evitare la dispersione
di agenti patogeni (quali ad esempio batteri o virus) dispersi in goccioline respiratorie e aerosol che possono fuoriuscire dalla bocca e
dal naso di chi la indossa. Al momento sono diventate di uso comune e ne esistono di diversi tipi.
Dispositivi per l'estrazione di fumi o vapori (ad esempio cappe da cucina e cappe aspiranti da laboratorio)
Lavaocchi
Docce di sicurezza
Cassetta pronto soccorso
Corrimano delle scale
Messa a terra elettrica
Rivelatore di incendio con allarme
Sprinkler
Porta tagliafuoco
Armadi ventilati di sicurezza per le sostanze nocive
Autoclave
Estintori
Cartelli segnaletici
Uscite di sicurezza
CAPPE CHIMICHE
Le cappe d’aspirazione da laboratorio sono considerate lo strumento principale per la protezione sia dai rischi di incendio e d’esplosione
causati da reazioni chimiche incontrollate, sia dal rischio legato alla tossicità delle sostanze chimiche utilizzate. Esse costituiscono
quindi il sistema più importante di protezione collettiva nei laboratori, l’installazione di questi dispositivi permette di isolare l’emissione
di inquinanti e di intervenire alla fonte del rischio. La cappa rappresenta normalmente la z ona di maggiore pericolo in un laboratorio e
quindi deve rispondere ai requisiti di sicurezza definiti nelle normative tecniche (Norma UNI EN 14175), deve essere periodicamente
controllata e mantenuta
efficiente. Le cappe chimiche possono essere ad espulsione d’aria o a ricircolo d’aria.
ARMADI VENTILATI
L’armadio di sicurezza aspirato è concepito ed utilizzato per lo stoccaggio di prodotti chimici nocivi e infiammabili nei laboratori come
previsto nella normativa UNI14470.
Il ventilatore, posto nella parte superiore dell’armadio di sicurezza, recupera l’aria dall’ambiente tramite griglie d’aerazione site sul
portellone d’apertura, creando una depressione nel vano di deposito. Le molecole nocive e i cattivi odori saranno quindi attratti verso il
sistema di filtrazione, che affinerà l’aria e ne permetterà la corretta espulsione in ambiente esterno.
Si fa notare che in commercio esistono anche modelli con espulsione a ricircolo ambientale, dove le molecole nocive e i catti vi odori
sono trattenuti dal filtro molecolare e l’aria espulsa, priva di qualsiasi agente inquinante, viene re-immessa nel locale; e modelli ad
estrazione totale senza filtrazione, dove le molecole nocive e i cattivi odori vengono espulsi tramite il sistema di canalizzazione
nell’ambiente esterno.
AUTOCLAVI
Le autoclavi vengono in genere utilizzate per sterilizzare piccole attrezzature da laboratorio o i rifiuti prodotti, essa funziona infatti
uccidendo i microrganismi mediante vapore surriscaldato. Le autoclavi con capacità superiore ai 24 litri
devono essere soggette, in base alla normativa vigente, a collaudo al momento dell'installazione, ogni qualvolta vengano spostate da un
laboratorio all'altro e dopo ogni intervento di manutenzione. Inoltre devono essere sttoposte annualmente a manutenzione ordinaria. E’
opportuno che le autoclavi siano utilizzate solo da personale esperto e in possesso di adeguata formazione.
ESTINTORI
Gli estintori rappresentano i mezzi di primo intervento più impiegati per spegnere i principi di incendio.
Vengono classificati in base alla loro capacità estinguente, il Comitato Europeo di Normazione (CEN) ha infatti sancito una classificazione
delle varie classi di fuoco a seconda del tipo di combustibile, oppure in base al peso dell'agente estinguente che determina anche
la durata minima di funzionamento dello stesso in caso spegnimento e suddivide gli estintori in due classi principali: i portatili ed i
carrellati oppure secondo l'agente estinguente dell'estintore: polvere, CO2 (o biossido di carbonio), schiuma.
DOCCE DI EMERGENZA E LAVAOCCHI
Le docce e i lavaocchi d’emergenza vengono realizzati per generare un getto d’acqua immediato in volume sufficiente in modo da
garantire un primo intervento di pulizia e di soccorso sulle parti del corpo esposte a sostanze dannose o ad eccessivo calore. Una volta
ottenuto questo risultato, la persona ferita dovrà comunque ricevere cure mediche immediate.
Sono realizzate per essere installati in prossimità delle persone che lavorano in qualsiasi ambiente potenzialmente pericoloso,
in luogo facilmente accessibile e senza ostacoli di sorta.
Un incendio può essere provocato da diverse cause sia naturali (gas derivante da decomposizione di materia organica sottoposto ad
alte temperature, fulmini, ecc) che per mano dell'uomo per motivi casuali, leciti o illeciti (fortuito, provocato o doloso).
Per far sì che avvenga un incendio è necessario che siano presenti tre elementi fondamentali (le "tre C" o triangolo del fuoco):
il combustibile: i materiali infiammabili sono classificati in base alla loro reazione al fuoco in 7 classi da 0 (incombustibile) a 6
il comburente: ruolo svolto usualmente dall'ossigeno
il calore: è necessaria la presenza di un'adeguata temperatura affinché avvenga l'innesco
Combustibile e comburente devono essere presenti in proporzioni adeguate definite dal campo di infiammabilità (definisce un range di
massima e minima concentrazione in cui deve essere presente il combustibile). Se non sono presenti tutti e tre gli elementi, la
combustione non può avvenire e – se l'incendio è già in atto – si determina l'estinzione del fuoco.
Si dice combustione qualunque reazione chimica nella quale un combustibile reagisce con un comburente liberando energia, in genere
sotto forma di calore, che innalza la temperatura dei partecipanti alla reazione e molto spesso la porta a valori tali per cui essi
irradiano energia elettromagnetica con lunghezze d’onda comprese nel campo del visibile: le fiamme.
Oltre alle fiamme e al calore, la combustione crea due prodotti molto pericolosi: il fumo e i gas tossici.
I fumi sono formati da piccolissime particelle solide (aerosol) e liquide (nebbie o vapori condensati) disperse nei gas prodotti durante la
combustione. Normalmente sono prodotti in quantità tali da impedire la visibilità ostacolando l’attività dei soccorritori e l’esodo delle
persone. E’ quindi il fumo il primo ostacolo che si deve evitare nei locali ove si sviluppa l’incendio.
Le particelle solide dei fumi sono costituite da sostanze incombuste: particelle di carbonio, catrami e ceneri. Queste, trascinate dai gas
prodotti dalla combustione, formano il fumo di colore scuro.
Le particelle liquide, invece, sono costituite essenzialmente da vapore d’acqua proveniente dall’umidità dei combustibili, ma soprattutto
dalla combustione dell’idrogeno. Al di sotto dei 100°C, quando i fumi si raffreddano, il vapore d’acqua condensa dando luogo a fumo di
colore bianco. Negli incendi l’eccesso d’aria non è mai assicurato, quindi vi è una notevole possibilità che all’interno dei fumi siano
presenti gas tossici con effetto irritante sulle mucose degli occhi e sulle vie respiratorie.
La sorgente di innesco è l’elemento che deve essere in grado di fornire alla miscela esplosiva una quantità di energia sufficiente affinché
la combustione superi quel punto critico oltre il quale è in grado di autosostenersi, permettendo al fronte di fiamma di propagarsi da
solo senza apporto di energia dall’esterno.
PROVE DI EVACUAZIONE
Le prove di evacuazione a scuola (o azienda) sono un ottimo strumento per testare le procedure da seguire in caso di pericolo e
prendere dimestichezza con le misure di sicurezza contenute nel piano di emergenza. Il piano di emergenza è uno strumento operativo
in cui vengono definiti compiti e ruoli in caso di emergenza, sono indicati i percorsi da seguire e i comportamenti da adottare per
abbandonare in sicurezza l’edificio scolastico, corredate da misure specifiche per le persone che richiedono assistenza speciale e le
disposizioni per disposizioni per chiedere l’intervento dei vigili del fuoco e fornire le necessarie informazioni al loro arrivo.
In base all’art. 5 del D.M. 10/03/1998 (“Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro ”) il
datore di lavoro deve adottare le "necessarie misure organizzative e gestionali da attuare in caso di incendio", da riportare nel
piano di emergenza. Tra queste misure è prevista anche la prova di evacuazione, che è obbligatoria per legge.
Per simulare le scosse in caso di terremoto, si effettuano suoni brevi e intermittenti con la campanella, per dare il pre-allarme. A
questo segnale, bisognerà cercare riparo nei luoghi più prossimi, sotto i banchi o sotto pareti portanti/angoli tra pareti, architravi e
vani delle porte. Dopo 30 secondi, verrà emesso un suono lungo continuo che indicherà di abbandonare immediatamente l’edificio.
In caso di incendio o qualsiasi altra emergenza che richieda un’evacuazione immediata dell’edificio, verrà emesso un suono lungo e
continuo che indicherà l’esodo immediato verso l’uscita di sicurezza prevista.
Come si svolgono?
Appena avvertito l’ordine di evacuazione, tutti i presenti nell’edificio dovranno abbandonare la struttura il prima possibile, in maniera
ordinata, in fila indiana e con la mano sulla spalla del compagno che sta davanti.
In ogni classe sono individuati alcuni studenti che avranno degli incarichi specifici: alunni “apri-fila”, l’alunno al primo banco vicino alla
porta, e “alunni chiudi-fila”, l’alunno all’ultimo banco.
L’alunno apri-fila dovrà aprire la porta e guidare i compagni verso il luogo di raccolta più sicuro, l’alunno chiudi-fila aiuterà eventuali
compagni in difficoltà, controllerà che in aula non ci sia più nessuno e chiuderà la porta.
Gli alunni seguiranno le indicazioni del docente presente in aula, che accompagnerà la classe verso il punto di raccolta individuato nel
piano di emergenza.
Al termine dell’evacuazione, ogni classe si riunirà, il docente farà l’appello e compilerà l’apposito modulo di evacuazione.
Il coordinatore dell’emergenza raccoglierà i moduli dei docenti e verificherà che siano tutti presenti e che la prova si sia svolta
correttamente.
È importante effettuare con cadenza periodica le prove di evacuazione, in modo da acquisire più familiarità e prevenire eventuali
problemi in caso di reale emergenza.
Al punto 12 del DM 26/08/92 si riporta che devono essere effettuate almeno due prove di evacuazione nel corso dell’anno scolastico.
A queste, secondo l’ultima nota n. 5264 del 18/04/18 dei VVF, bisogna aggiungere almeno altre due esercitaz ioni antincendio.
Durante la prova di evacuazione è prevista la partecipazione non solo del personale scolastico e degli allievi, ma anche di tutte
le persone presenti all’interno dell’istituto durante l’esercitazione.
Una volta conclusa la prova, il datore di lavoro è tenuto a documentarne i risultati nel verbale di prova di evacuazione, riportando:
L’Addetto Antincendio è una figura espressamente prevista dal Testo Unico per la sicurezza e la prevenzione degli infortuni.
Il D.Lgs. 81/08, all'art. 37 co. 9, specifica: “I lavoratori incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione
dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione
dell’emergenza devono ricevere un’adeguata e specifica formazione e un aggiornamento periodico”.
All'interno della scuola sono collocati, in maniera ben visibile i seguenti cartelli:
All’inizio dell’anno in ogni classe saranno identificati dal coordinatore in collaborazione con i docenti:
Un alunno apri-fila (e un sostituto in caso di sua assenza) con l'incarico di apertura delle porte e guida della classe
al punto di raccolta
Un alunno chiudi-fila (e un sostituto in caso di sua assenza) con l'incarico di controllare che nessuno dei compagni di
classe rimanga indietro
Due alunni per aiuto disabili, due alunni per aiuto disabili con difficoltà motorie
Addetti alla chiusura delle finestre e del gas (un gruppo per bancone)
I nominativi di tali incaricati saranno riportati all'interno della porta della classe.
L'ordine di evacuazione dell'edificio, a seguito del verificarsi di un incendio, terremoto o di altre situazioni di pericolo, sarà dato dal
Dirigente, dai suoi collaboratori e, in assenza di questi, dal docente individuato e segnalato come responsabile dell'Istituto in quel
particolare giorno ed ora.
Appena avviato il segnale d’allarme, contraddistinto dal suono intermittente e poi continuo della campanella o dalla sirena, ha inizio la
fase di evacuazione, durante la quale l’edificio dovrà essere abbandonato velocemente, con ordine e senza panico, raggiungendo le aree
esterne di raccolta prestabilite seguendo il percorso indicato dai cartelli a fondo verde.
Al momento dell'allarme il personale di segreteria comunicherà immediatamente i fatti alle centrali di soccorso (Vigili del fuoco,
Pronto soccorso, Ambulanze, Vigili urbani, Carabinieri, ecc.)
Al momento dell'allarme il personale ausiliario sarà tenuto controllare il regolare deflusso delle file, che nessun alunno sia
rimasto nei servizi e che tutte le porte del piano, usciti gli alunni, siano chiuse (controllo delle aule).
GHS
A causa dei possibili effetti negativi che i prodotti chimici possono avere sull’uomo e sull’ambiente, nel mondo alcuni stati hanno
regolamentato la loro classificazione (identificazione della pericolosità dei prodotti chimici) ed etichettatura.
In Europa la classificazione ed etichettatura di sostanze chimiche è regolamentata dal 1967, quella dei preparati dal 1988. Nonostante le
similitudini tra le diverse legislazioni nei vari paesi, le differenti classificazioni ed etichettature potevano generare confusione.
Lo stesso prodotto chimico per esempio, poteva essere etichettato tossico in alcuni stati e non in altri.
Considerando che il commercio di sostanze chimiche era ormai globalizzato, era internazionalmente riconosciuto il vantaggio che sarebbe
derivato da una classificazione ed etichettatura armonizzate.
Nel 2003 le Nazioni Unite hanno promosso ed organizzato il cosiddetto “Globally Harmonized System of Classification and Labelling of
Chemicals” (sistema armonizzato di classificazione ed etichettatura dei prodotti chimici) - GHS.
Lo scopo del GHS era di aumentare la protezione della salute e dell’ambiente armonizzando in tutto il mondo:
i criteri di classificazione dei prodotti chimici
la loro etichettatura, ovvero la comunicazione dei potenziali pericoli, attraverso etichette e schede di sicurezza (SDS) destinate
a lavoratori e consumatori
Il GHS non era una norma operativa ma un accordo internazionale vincolante, che doveva essere implementato dai vari stati attraverso
legislazioni locali. In Europa la Commissione Europea ha implementato il GHS attraverso il Regolamento CLP (Classification, Labelling and
Packaging).
CLP
L’acronimo CLP sta ad indicare il Regolamento 1272/2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e
delle miscele entrato in vigore ufficialmente il 20 gennaio 2009.
Il rischio deriva dal fatto che i prodotti pericolosi a contatto con l’organismo sono in grado di provocare un danno.
Un prodotto è pericoloso quando ha uno o più effetti nocivi sull’organismo vivente.
E’ tanto più pericoloso se con dosi o esposizioni brevi sono in grado di provocare effetti dannosi.
E’ compito delle aziende produttrici stabilire la pericolosità di sostanze e miscele prima che vengano immesse sul mercato (classificazione)
e informare lavoratori e consumatori di questi pericoli attraverso etichette e schede di sicurezza (etichettatura) in modo che essi siano
a conoscenza dei possibili effetti prima del loro utilizzo.
1. Sono state definite tre principali tipologie di pericoli, queste sono identificate come classi di pericolo definite per la loro natura:
Per alcune classi di pericolo esistono anche delle distinzioni in funzione della via di esposizione (orale, dermale, inalatoria) o la
natura dell’effetto causato (es. irritazione del tratto respiratorio, effetto narcotico, ecc…).
2. Vengono introdotti nuovi simboli di riconoscimento, I PITTOGRAMMI, caratterizzati da un rombo con cornice rossa su sfondo
bianco (i vecchi simboli si presentavano come un quadrato con cornice nera su sfondo arancione).
Questi simboli vengono stampati sulle etichette dei prodotti chimici e servono a informare immediatamente riguardo ai tipi di
pericoli connessi all’uso, alla manipolazione, al trasporto e alla conservazione degli stessi.
3. Le frasi di rischio R e di prudenza S vengono sostituite con le INDICAZIONI DI PERICOLO H e con i CONSIGLI DI PRUDENZA P
Ad ogni indicazione di pericolo corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera H seguita da tre numeri
Ad ogni consiglio di pericolo corrisponde un codice alfanumerico composto dalla lettera P seguita da tre numeri
Vengono aggiunte, alle Indicazioni H e P, “Ulteriori informazioni sui pericoli EUH” cioè frasi associate a sostanze o miscele
pericolose con proprietà chimico-fisiche o tossicologiche specifiche.
4. Altra novità introdotta dal CLP è l’Avvertenza, una parola che indica il grado relativo di gravità del pericolo per segnalare al
lettore un potenziale pericolo, “Attenzione” avvertenza per le categorie di pericolo meno gravi e “Pericolo” avvertenza per le
categorie di pericolo più gravi.
Nella pagina che segue potete trovare una Tabella di comparazione tra la precedente classificazione Europea ed il CLP.
Lo scopo della tabella è quello di dare una prima indicazione dei cambiamenti da un sistema all’altro, ma non può essere utilizzata per una
traslazione al CLP da precedente sistema.
Vecchi Nuovi
pittogrammi pittogrammi
di pericolo e di pericolo e Significato
Cosa indica Esempi
denominazione denominazione (definizione e precauzioni)
(direttiva (regolamento CE
67/548/CEE) 1272/2008)
Letale se inalato.
Sostanze o preparati che
Letale se ingerito.
possono causare, in piccole
Letale se a contatto quantità, la morte o gravi
con la pelle. danni alla salute.
Metanolo
Tossico se ingerito. PRECAUZIONI: evitare ogni Nicotina
contatto con la sostanza
Tossico se inalato.
utilizzando le necessarie
Tossico a contatto con precauzioni.
la pelle.
Ipoclorito di
sodio
Fosforo
Altamente tossico per Cianuro di
gli organismi acquatici Sostanze o preparati che potassio
Molto tossico per gli possono causare danni a Nicotina
organismi acquatici lungo termine per gli Benzina
con effetti di lunga organismi acquatici. Gasolio
durata PRECAUZIONI: non Petrolio
N
PERICOLOSO Tossico per gli disperdere il prodotto negli Solfato rameico
PER L'AMBIENTE organismi acquatici scarichi e non superare le Cromati
GHS09 dosi indicate.
con effetti di lunga Bicromati
durata
Composti del
mercurio
Composti del
piombo
OCCHIO ALLE ETICHETTE DEI PRODOTTI CHIMICI: SONO CAMBIATE!
Le etichette dei prodotti chimici sono un’importante fonte di informazione sulla loro pericolosità.
Come già visto, i prodotti chimici sono etichettati allo scopo di informarci sui rischi a cui siamo esposti e sui
danni a cui possiamo andare incontro per la nostra salute, per l’ambiente e per i nostri beni.
Oltre che i pericoli, le etichette ci indicano anche le precauzioni da prendere per il loro utilizzo,
conservazione e smaltimento e su cosa fare in caso di incidente o infortunio causati dal loro uso.
Precise norme stabiliscono quali informazioni vanno poste sull’etichetta e quale formato questa deve
avere. Queste regole si sono via via evolute e adeguate nel tempo in base alle nuove conoscenze della
scienza e della tecnica.
Finora l’Etichetta di Pericolo sulle confezioni dei prodotti chimici domestici o industriali si presentava
come il modello che segue:
Con l’emanazione del CLP (Classification, Labeling, Packaging) le informazioni che appaiono sull’ etichetta sono state
modificate per uniformarsi al sistema di comunicazione dei pericoli globale GHS (Globally Harmonized System) valido cioè in
tutti i paesi del mondo.
Questo cambiamento è stato progressivo nel tempo per permettere alle aziende di applicare il nuovo regolamento e di
smaltire i prodotti già etichettati secondo ilvecchio ordinamento (tutt’ora nei laboratori si trovano ancora prodotti, poco
utilizzati, che riportano ancora la vecchia classificazione).
Alcuni dei nuovi pittogrammi assomigliano ai vecchi simboli, attenzione però che non rappresentano per forza gli stessi pericoli e
che non sono sistematicamente associati agli stessi prodotti chimici (vedi tabelle).
RIEPILOGHIAMO
Nella nuova etichetta oltre ai nuovi pittogrammi compaiono le parole di avvertimento o “avvertenze”:
- pericolo;
- attenzione;
dove la scritta “pericolo” sta ad indicare i prodotti chimici più pericolosi.
Le “Frasi R di rischio” e le “Frasi S o Consigli di prudenza” vengono sostituite rispettivamente dalle “Indicazioni di pericolo H” e
dai “Consigli di prudenza P”, che come in precedenza hanno il compito di indicare i pericoli e le misure di prevenzione da
mettere in atto per la conservazione, la manipolazione, lo smaltimento e cosa fare in caso di incidente. Nella nuova etichetta inoltre
vengono aggiunte alle Indicazioni H e P “Ulteriori informazioni sui pericoli EUH” cioè frasi associate a sostanze o miscele
pericolose con proprietà chimico-fisiche o tossicologiche specifiche.
LA NUOVA ETICHETTA
Alcuni pericoli non sono indicati da un pittogramma ma vengono segnalati dalle Frasi H
Attenzione certi pericoli non (Indicazioni di Pericolo) o dalle Frasi EUH (Ulteriori informazioni di pericolo).
sono indicati da un
E’ il caso della miscelazione di prodotti incompatibili, quali per esempio la Varechina
pittogramma.
con sostanze acide, che provoca lo sviluppo di un gas tossico, il Cloro. Questo è un
Per questo è importante tipico incidente chimico, comune sia in ambiente domestico che lavorativo.
leggere tutta l’etichetta! Tale rischio viene segnalato dalla frase:
SIMBOLO SIMBOLO
PERICOLI
VECCHIO NUOVO
Pericolo di esplosione
Questi prodotti possono esplodere a contatto di una fiamma, di una scintilla, dell’elettricità statica, sotto l’effetto
del calore, di uno choc, di uno sfregamento.
Pericolo d’incendio
Questi prodotti possono infiammarsi: a contatto di una fiamma, di una scintilla,di elettricità statica, sotto l’effetto
del calore, o di sfregamenti.
Prodotti comburenti
Questi prodotti possono provocare o aggravare un incendio, o anche provocare un’esplosione se sono in
presenza di prodotti infiammabili o combustibili.
Pericolo di corrosione
Questi prodotti sono corrosivi perché attaccano o distruggono i metalli e corrodono la pelle e/o gli
occhi in caso di contatto o di proiezione.
Se l’etichetta serve a comunicare il pericolo dei prodotti chimici a colpo d’occhio, maggiori informazioni possono essere
acquisite tramite la Scheda dei dati di sicurezza.
La scheda di sicurezza SDS (Safety Data Sheet) è un documento legale che riporta le informazioni che devono accompagnare
i prodotti chimici lungo tutta la catena di approvvigionamento: dal produttore o importatore del prodotto fino all’utilizzatore
finale.
Tali documenti contengono in particolare tutte le informazioni sulle proprietà fisico–chimiche, tossicologiche e
di pericolo per l’ambiente necessarie per un corretto e sicuro utilizzo delle sostanze e miscele.
Le schede consentono infatti:
al datore di lavoro di determinare se sul luogo di lavoro vengono manipolate sostanze chimiche pericolose e di valutare quindi
ogni rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori derivanti dal loro uso;
agli utilizzatori di adottare le misure necessarie in materia di tutela della salute, dell’ambiente e della sicurezza sul luogo di
lavoro.
Le disposizioni normative per la redazione delle SDS sono presenti nell’Allegato II del Regolamento 18/12/2006, n° 1907
(REACH) dove sono specificate le prescrizioni concernenti la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e le restrizioni delle sostanze
chimiche.
La struttura della scheda di sicurezza deve essere composta dai seguenti 16 punti obbligatori:
Nei laboratori inglesi ed americani è molto diffuso il sistema cosiddetto “a diamante” nel quale un rombo regolare viene diviso in quattro
sezioni identiche, colorate diversamente e con segnato un numero che indica la pericolosità. Questo sistema è conosciuto con il nome di
“NFPA diamond” e i quattro colori servono a:
indicare l’infiammabilità della sostanza con il colore ROSSO
indicare la reattività della sostanza con il colore GIALLO
indicare la velenosità della sostanza con il colore BLU
indicare particolari caratteristiche pericolose con il colore BIANCO
All’interno di ogni settore colorato vengono poi inseriti numeri o lettere per indicare il grado di pericolosità o le caratteristiche della
sostanza