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Le prove dell’esistenza di Dio:

↪La “prova ontologica” di Sant’Anselmo:


Il maggior rappresentante di questa prospettiva fu Anselmo D’Aosta.
Nato ad Aosta nel 1033 e le sue opere principali sono il Monologion (letteralmente
“Soliloquio”) e il Proslògion ( letteralmente “Discorso rivolto ad altri”).
Il motto si Anselmo è credo ut intelligam, cioè “credo per capire”: non si può intendere
nulla se non si ha fede.
La verità fondamentale su cui si fonda la religione è l’esistenza di Dio, la quale secondo
Anselmo è pura verità di ragione, il che significa che la ragione può dimostrarla con le
sue forze. Nel Monologion il filosofo dimostra che Dio esiste utilizzando l’argomento detto
“dei gradi”. Egli afferma che vi sono molte cose buone nel mondo, ma tutte sono buone
“più” o “meno” e dunque presuppongono un bene assoluto: è Dio.
Le prove “dei gradi” sono a posteriori (“da ciò che viene dopo”), per “risalire” a qualcosa di
superiore, ma di cui non si può fare esperienza.
Invece nel Proslogion Anselmo ricorre a un’argomentazione a priori (“da ciò che è prima”),
che muove il concetto di Dio per raggiungere a dimostrare l’esistenza.
Questo argomento, detto prova ontologica, è rivolto a chi nega risolutamente che Dio
esista. Ora , il concetto di Dio è il concetto di un essere «di cui non si può pensare nulla di
maggiore» (quo maius cogitari nequit).
Ma ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore non può esistere nel suo
intelletto, poiché se fosse nell'intelletto, si potrebbe pensare a qualcosa che esiste nella
realtà : in tal caso ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore sarebbe qualcosa di cui
si può pensare qualcosa di maggiore.
È dunque impossibile che ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore, ovvero Dio,
esista nel solo intelletto e non nella realtà.

L’argomento ontologico si fonda su due punti:


↪sull’assunzione del fatto che ciò che esiste nella realtà sia “maggiore”, cioè “più perfetto”,
di ciò che esiste solo nell’intelletto.
↪sulla conseguente convinzione secondo cui negare che ciò di cui non si può pensare
nulla di maggiore esista nella realtà significhi contraddirsi, perché vorrebbe dire
ammettere nello stesso tempo che si può pensarlo maggiore, cioè esistente nella realtà.

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