a cura di
RINALDO FALSINI - ANGELO LAMER!
A, EDIZIONI
MESSAGGERO
PADOVA
Prefazione
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La (eliee aeeoglienza riservata al/a precedente lettura dei
Principi enorme per ¡'uso del Messale Romano. Istruzione
general e, eurata da R. Falsini ne/1996 sulla seeonda edizio-
ne italiana del Messale Romano, ci ha suggerito di ri(ondere,
aggiornando e integrando, que/lavoro a partire dalla terza
edizione tipiea (2002). Ne euseito un testo pratieamente nuo-
vo volu/amente agile, sempliee e ehiaro, pensato per tutti, in
partieolare per coloro che sono ehiamati ad animare e guida-
re le eelebrazioni della messa.
Lieenziamo questo lavoro nel/a speranza di rendere un ser- ORDINAMENTO GENERALE
vizio al/a pastorale del/a eelebrazione euearistiea, perché le
nostre eelebrazioni possano essere sempre pitA. serie, sempliei
e belle, eosi come auspieato dai Veseovi italiani negli orienta-
DEL MESSALE ROMANO
menti pastorali per il primo deeennio del nuovo millennio.
RINALDO F ALSlNI
Commento
ANCELO LAMER!
SIGlE
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Introduzione
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l'altra sono complementari: non si comprende il rito della quando si vide l' esigenza di presentare in forma precisa il
Messa, né si puo attuare con verita ed efficacia, senza una significato di certi aspetti della riforma dell'Ordo Missae e
corrispondente conoscenza dell'lnstitutio, e questa trae si- di guidare ad una loro comprensione, oltre che ad una esat-
gnificato dallo stesso rito. ta realizzazione »3. Il documento e nato quindi all'intemo
della riforma, si e formato assieme alla costituzione dell'Or-
do Missae, e stato preparato da coloro che avevano lavorato
IL NOME: ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO al nuovo ordinamento rituale come un documento comple-
to, organico e separato dal rito della Messa che, per sua na-
Il titolo Institutio ha avuto varie traduzioni, delle quali tura, non poteva contenere indicazioni pastorali né tanto-
nessuna esprime in modo pieno e fede!e il significato: Istru- meno precisazioni di carattere dottrinale. Nell'autunno del
zione, Presentazione generale, Principi e nonne per ['uso del 1967 si procedette alla raccolta del materiale: un testo di 47
Messale Romano (cosi fino alla seconda edizione ufficiale pagine, in cui confluirono, assieme a tematiche nuove, non
italiana del Messale del 1983). La ricchezza e la varieta del pochi elementi delle rubriche de! Messale di Pio V. A segui-
suo contenuto non sono traducibili in un termine esatto. to di una consultazione tra i vari collaboratori fu possibile
Quello di Principi e nonne coglie senza dubbio il SUD conte- la stesura di una prima redazione all'inizio del dicembre
nuto, ma rischia di operare una divisione all'intemo e di 1967.
non fame percepire l'afflato pastorale. Il termine Istruzio- Il nuovo testo veniva inviato per una seconda consulta-
ne, pratico nel suo uso e in assonanza con l'espressione la- zione, le cui risposte permisero una seconda redazione,
tina Institutio, richiama pero solo l'aspetto informativo e pronta nel febbraio 1968. Nel marzo successivo, utilizzan-
normativo, facendo passare in secondo piano quello fon - do i vari pareri scritti, fu composta una terza redazione,
dante e orientativo. La traduzione italiana della terza edi- con un testo ormai quasi definitivo, per essere sottoposto
zione dell'Institutio ha preferito l'espressione Ordinamento nel mese di aprile all'esame della riunione plenaria del
Generale del Messale Romano, che se ha il pregio di evitare «Consilium», le cui proposte e osservazioni, opportuna-
la divisione tra «principÍ» e <<fiorme», ha pero l'evidente li- mente vagliate, condussero alla quarta redazione nelluglio
mite di orientare la lettura del testo sul versante prevalente- 1968, cui segui la definitiva approvazione del testo, ulte-
mente giuridico-rubricale'. Nel corso del presente studio riormente ritoccato nella riunione plenaria del mese di no-
utilizzeremo preferibilmente il termine latino lnstitutio o vembre.
la sigla OGMR.
LA VARIE EDIZIONI
LA SUA GENESI
Il cammino non facile della redazione dell'lnstitutio do-
«L'idea di un documento ampio e articolato che introdu- veva ripetersi a proposito della sua edizione. Troppi aspetti
cesse l'Ordo Missae e l'intero Messale si ando concretando entravano in gioco e d'altra parte, per lo stretto legame tra
J 1 vocabolari della lingua italiana, infatti, altre che con il generico ( di.
sposizione ordinata », definiscono il termine «orwnamento>l come «com- l C. BRAGA, Ptmti qualificanti della «Institutio Generalis Missalis Roma-
plesso di disposizioni , leggi o nerme in generale che reggono o regalano ni», in AA.W., Liturgia opera divina e umana, CLV Edízioni liturgiche . Ro-
qualcosa» (cf. ad esempio lo Zingarelli). ma 1982, p. 244.
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Ordo e Instilulio, ogni ritocco del primo e ogni ulteriore LA TERZA EDIZIONE TIPICA
passo delIa riforma rituale obbligava alIa revisione della se-
conda. All'inizio dell'estate dell'anno 2000 la Congregazione per
Alla prima edizione del 3 aprile 1969 del volume separa- il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti divulgava una
to dell'Ordo Missae seguiva una ristampa del 18 novembre nuova edizione dell'Inslitulio Generalis Missalis Romani ,
1969 con una dichiarazione delIa Congregazione per il Cul- quale estratto e anticipo della terza edizione tipica del Mes-
to Divino nella quale si affermava che la citata Institutio, sale Romano, che avrebbe poi conosciuto la sua pubblica-
preparata dal "Consilium» con la collaborazione di emi- zione due anni piu tardi (2002), anche se il decreto della
nenti persone, esperte in teologia e in pastorale, e stata ap- sua promulgazione porta la data del 20 aprile 2000 ' .
provata dopo un accurato esame dai Cardinali e dai Vescovi La nuova edizione dell'OGMR, pur presentandosi come
dello stesso «Consilium» ' . Con la dichiarazione si intende- una redazione interamente rivista', non presenta novÍta
va dissipare i dubbi circa alcuni punti dottrinali del docu- sensazionali. Ne segnaliamo in particolare due. E stato ag-
mento, precisame la natura (non dogmatica, ma pastorale giunto un capitolo, il IX, dedicato all'adattamento. Questo
e rituale) e preannunciare qualche eventuale ritocco, che capitolo, interamente nuovo, applica all'adattamento del
awenne con l'edizione tipica del Messale Romano del 25 Messale le possibilita offerte dall'istruzione Varielates legiti-
marzo 1970. In tale edizione all'Inslilutio veniva premesso mae sull'inculturazione nella liturgia romana ' . La seconda
un «Proemio» a giustificazione dell'ortodossia e della legit- novita di rilievo e l'estensione della possibilita della Comu-
timita del nuovo Messale. nione sotto le due specie, fino a farla diventare una discipli-
Altri ritocchi venivano apportati dalla Congregazione na comune o quasi: al Vescovo e infatti data la facolta di
per il Culto Divino il 23 dicembre 1972, dopo l'abolizione permettere la Comunione sotto le due specie ogni volta
delI'ordine del suddiaconato. Furono soppressi tutti i riferi- che sembri opportuno al sacerdote al quale e affidata la co-
menti alla figura del suddiacono e meglio esplicitati i com- munita (n. 283). Vi sono poi aleune sottolineature che se-
piti dellettore e dell'accolito, la cui nuova disciplina, stabi- gnaliamo in modo sintetico e che emergeranno nel corso
lita da Paolo VI il 15 agosto 1972 con il molu proprio Mini- della nostra analisi del testo: la raccomandazione della ce-
sleria quaedam, entro in vigore il1 o gennaio 1973. lebrazione quotidiana dell'Eucaristia rivolta a ogni sacer-
Il 27 marzo 1975 veniva promulgata l'editio Iypica altera dote, l'insistenza sul valore sacramentale ed esemplare del-
del Messale, nella quale il testo dell'Institulio risultava rive- le celebrazioni presiedute dal Vescovo nella sua Chiesa par-
duto non solo per le varianti del 1972, ma anche per una ticolare, l'insistenza sul valore del canto nella celebrazione,
minuziosa ripulitura del testo. Una nuova revisione venne
effettuata il 12 settembre 1983 con l'inserimento delle va-
rianti a seguito della promulgazione del nuovo CIC. s Missale Romanum ex decreto sacrosancti Oecumenici Concilii Vatical1i
Per I'ltalia la prima versione ufficiale e quella pubblicata II instauratum, auctoritate Pauli PP. VI promulgatum, loanni5 Pauli PP. II
cura recognitum, editio typica tenia, A.D. 2002. Possiamo notare una qualche
nell'edizione del Messale del 197 3 e la seconda con la nuova confusione di date: la pubblicazione del Messale awiene ne12002 , il decreto
edizione del Messale del 1983, seguita da alcune «Precisa- di approvazione risale al 20 aprile 2000, in esso si dice che il papa Giovanni
zioni» della CEI. Paolo TI lo approvó illO aprile dello stesso anno, mentre nell'estratto dell'In·
stitutio si dice che l'approvazione pontificia avvenne 1'11 gennaio 2000.
6 Anche la numerazione dei paragrafi e variata, passando da 341 a 399.
• er.• Notitiae, 6 (1970), pp. 225-229. zione Vanetates legitimae , 25 gennaio 1994, AAS 81 (1 995), pp. 288·314.
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iI richiamo al valore della preghiera dei fedeli e allo stile Prologo
della sua fonnulazione, la valorizzazione del silenzio, una
piu adeguata presentazione del ministero del diacono e dei Celebrare iI mistero
«ministri laici », eliminando ogni distinzione tra uomini e
donne, compreso l'incarico di distribuire la Comunione ad
della salvezza
actum.
NATURA E VALORE
Senso del mistero, sacralita della celebrazione, raccogli-
«Questo Ordinamento - si legge al n. 21 - si propone di mento, preghiera: sono termini spesso associati alla cele-
esporre i principi generali per lo svolgimento della celebra- brazione eucaristica e a volte sottolineati con enfasi, quasi
zione dell'Eucaristia, e di presentare le norme per regolare contrapponendoli a partecipazione attiva, assemblea cele-
le singole fonne di celebrazione». Duplice e pertanto il SUD brante, corporeita. Un'intelligente lettura dell'Ordo Missae
carattere: una propost'l dottrinale e una nonnativa discipli- scaturito dalla rifonna liturgica conciliare e presentato dal-
nare per la celebrazione eucarística. I'OGMR, giunto ora alla sua terza edizione, ci consentira di
Non una dottrina astratta, ma concreta, diretta alla sua trovare equilibrio tra diverse sensibilita e di comprendere
applicazione pastorale, né una nonnativa di tipo giuridico, nel modo corretto i termini della questione, soprattutto ri-
ma vivificata e sostenuta da motivazioni di fede e orientata guardo a quanto si riferisce al «senso del mistero », da piu
a dare migliore espressione al rito e avente .come obiettivo parti legittimamente invocato.
la costante edificazione dell'assemblea. In questa stretta
simbiosi tra dottrina e prassi rituale si avverte l'importanza
EUCARISTIA E «SENSO DEL MISTERO»
e l'attualita dell'OGMR, che ha aperto la serie dei nuovi
Praenotanda ai libri liturgici del Vaticano Il, un genere let- Il tennine mistero e spesso utilizzato, ma non sempre in
terario meritevole della piu grande attenzione. modo pertinente. Mistero infatti non e qualcosa da indaga-
Complessivamente considerata, I'Institutio e da ritenersi re, da capire, da spiegare, da risolvere, oppure qualcosa da
uno dei documenti migliori se non il migliore della rifonna nascondere, da occultare, da tenere appunto «misterioso»
liturgica, la cui conoscenza condiziona sia una corretta e per salvaguardame la sacralita.
pastoralmente efficace celebrazione, sia un rinnovato stile Il mistero, secondo I'uso che ne fa l'apostolo Paolo, e
di celebrazione del piu alto mistero della nostra fede. sempre legato alla sua rivelazione, al suo svelamento. Il mi-
stero di Dio infatti e Gesu Cristo stesso, nel quale sono na-
scosti tutti i tesori della sapienza e dena scienza (cf. Col
2,3), mistero rivelato ai suoi apostoli e profeti per mezzo
dello Spirito (cf. Ef 3,4-5), mistero da confessare nena fede:
«Grande e il mistero della pieta: Egli si manifesto nella car-
ne, fu giustificato neno Spirito, apparve agli angeli, fu an-
nunziato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nena
gloria» (lTm 3,16).
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TI mistero di Dio e quindi una persona: Gesu Cristo. Una Appare chiaro come la salvezza non sia iI tisultato di una
persona che svela e attua iI disegno di Dio che «vuole che conquista umana, guadagnata con le «buone opere », ma un
tutti gli uomini siano salvati e arrivino alIa conoscenza del- esclusivo dono di Dio, un dono che pero trasforma la vita.
la verita» (lTm 2,4). Una persona che ha compiuto questa Lo stesso Spirito Santo e invocato sul pane e sul vino, per-
«opera della redenzione umana e della perfetta glorificazio- ché diventino iI Corpo e Sangue di Cristo, e insieme su co-
ne di Dio ... specialmente per mezzo del mistero pasquale loro che si nutrono di questo Corpo e Sangue perché in Cri-
della sua beata passione, risurrezione da morte e gloriosa sto diventino un solo corpo e un solo spirito, affinché co-
ascensione, mistero col quale egli morendo ha distrutto la struiscano la Chiesa rendendo la propria vita come quella
morte e risorgendo ha ridato a noi la vita» (SC 5). di Cristo. Il comando del Signore: «Fate questo in memoria
Quindi, quando affermiamo che nella liturgia, e in modo di me», invita non solo alla ripetizione rituale delle azioni
particolare nella celebrazione eucaristica, la Chiesa celebra dell'ultima Cena, ma anche a lasciarsi trasformare dall'a-
il mistero di Cristó intendiamo dire proprio questo: la Chie- zione dello Spirito Santo. Comprendiamo bene allora cosa
sa celebra il mistero/disegno di Dio che vuole la salvezza intenda l'apostolo Paolo quando mette in guardia i Corinti:
degli uomini e che ha rivelato e donato questa salvezza nel- «Chiunque in modo indegno mangia iI pane o beve iI calice
la Pasqua del SUD Figlio. E infatti questo che si realizza del Signore, sara reo del corpo e del sangue del Signore »
quando noi celebriamo l'Eucaristia. (lCor 11,27).
Sono illuminanti in proposito due testi del Canone roma-
no, utilizzati al Giovedi santo nella Messa in Cena Domini, L'AZIONE LlTURGICA COME ATTO DI OBBEDIENZA
nella quale viene commemorata l'istituzione dell'Eucaristia: A UN DISEGNO CHE CI PRECEDE E CI SOVRASTA
«In comunione con tutla la Chiesa, mentre celebriamo iI
giomo santissimo nel quale Gesu Cristo fu consegnato Alla luce di quanto sopra affermato, leggiamo cio che
[pro nobis est traditus] a1la morte per noi...». sctive Giovanni Paolo II nell'enciclica Ecclesia de Euchari-
stia: «Se la logica del convito ispira familiatita, la Chiesa
«Accetta con benevolenza, o Signore, l'offerta che ti pre- non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa di-
sentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia, nel
mestichezza col suo Sposo dimenticando che Egli eanche iI
giomo in cui Cristo nostro Signore affido ai suoi discepo-
suo Signore e che iI convito resta pur sempre un convito sa-
li [tradidit discipulis suis] il mistero del suo corpo e del ctificale, segnato dal sangue versato sul Golgota» (EE 48).
suo sangue perché lo celebrassero in sua memotia».
La celebrazione eucaristica e si celebrazione festiva e
Ogni Eucaristia e memoria di una duplice consegna:
gioiosa della famiglia dei figli di Dio, ma mai puo essere ba-
• quella di Cristo alla morte: la sua consegna, la sua incon- nale o banalizzata. Il Papa qui vuol ricordarci che l'Eucati-
dizionata dedizione a1la volonta del Padre, fino alla mor- stia non e a disposizione del prete e neppure di ogni singola
te di Croce; comunita, ma e un dono di Dio alla Chiesa intera e che la
stessa Eucaristia mantiene la sua grandezza solo se la rice-
• quella che Cristo fa a1la Chiesa, a11a quale ha consegnato viamo come dono.
il mistero del SUD corpo e del SUD sangue. Se non ci lasciamo guidare da questa convinzione e ci
Partecipando al pane e al vino eucaristici, quindi, parte- affidiamo solo alla nostra fantasia, raggiungeremo dei suc-
cipiamo al mistero della consegna che Cristo fa di se stesso cessi solo parziali che finiranno per nascondere iI fatto che
al Padre e insieme consegniamo noi stessi con luí. nella vera Eucatistia accade molto di piu tispetto aquello
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che noi stessi possiamo inventarci volta per volta. Nell'Eu- Non e quindi solo questione di rispondere a voce alta, di
caristia accade molto di piu! Questo e il senso del rnistero: cantare o di compiere movimenti, ma soprattutto di farsi
la consapevolezza che nell'azione liturgica la semplicita dei introdurre alla recezione del dono di grazia. Sara quindi
segni nasconde l'abisso della santita di Dio (cf. EE 48). Il una celebrazione attiva, ma al tempo stesso «passiva».
mistero, quindi, e custodito dallinguaggio simbolico-ritua- «Percio, mentre costruisce e celebra il culto divino in
le. Il rito custodisce infatti la priorita dell'agire di Dio sull'a- modo da esprimervi tutto il proprio mistero, la Chiesa si la-
gire dell'uomo. Ma al tempo stesso e un linguaggio che va scia modellare dalle realta celebrate per essere essa stessa
custodito, perché ha una sua fragilita, che non puo soppor- degna di celebrarle e di annunciarle agli uominÍ» (CEI, Il
tare manipolazioni che ne sconvolgano la grarnmatica e la rinnovamento liturgico in Italia [21.9.1983]. n. 12).
sintassi, la struttura fondante e la logica interna.
Tra le giustificazioni che vengono addotte per certi in- LA «CURA» DELLA CELEBRAZIONE
terventi, a volte arbitrari, vi sono quelle legate alla promo-
zione della partecipazione attiva dei fedeli. Si tratta di una Custodire il rito perché esso custodisca a sua volta la
preoccupazione sacrosanta, richiesta dalla natura della li- priorita dell'agire di Dio, significa aver cura della celebra-
turgia, perché i fedeli hanno diri tto e dovere in forza del zione. Cio implica attenzione e rispetto per la dinamica del
Batlesimo ad essere condotti a una partecipazione piena, linguaggio simbolico-rituale prima ancora che per le rubri-
consapevole e attiva (SC 14). che del Messale e dei vari libri liturgici. Va ricordato che il
Che cosa vuol dire pero partecipazione attiva? Nell'inter- linguaggio simbolico-rituale ha aleune caratteristiche im-
pretazione di questa affermazione siamo storicamente pas- preteribili:
sati attraverso alcune tappe: a) affonda le sue radici nella sacra Scrittura;
Capire - far capire: sono le prime intuizioni sul versante
b) e simbolo che entra «in azione »;
pastorale del Movimento liturgico e i primi momenti
della riforma liturgica. Tutto sembrava concentrato sul- c) esige la «verita» dei segni e dei gesti: sono essi che, pri-
lo «spiegare» i riti e i simboli. ma ancora di essere spiegati, devono parlare, sono le
azioni simboliche a dover parlare, non coloro che le
E arrivato poi il tempo «dell'animazione», identificata compiono;
con lo stimolare l'assemblea perché si agiti, salti, applau-
da ... Questa seconda modalita ha avuto il pregio di diri- d) attenzione all'alternanza dei vari codici comunicativi: la
gere l'attenzione verso l'azione rituale, ha pero anche preparazione delluogo della celebrazione, la musica, il
manifestato l'evidente limite di identificare, in modo ri- canto, la proclamazione della parola di Dio, le irnmagini
duttivo, l'aggettivo «attiva» esclusivamente con un coin- e la loro bellezza ... ;
volgimento puramente esteriore ed emozionale. e) implica una ministerialita diffusa;
Oggi si sottolinea maggiormente l'attenzione al «cele- f) richiede non solo la catechesi, ma anche la mistagogia.
brare», che e un capire e un fare del tutto peculiare. In L'OGMR che ci apprestiamo a leggere con attenzione
SC 48, infatti, la partecipazione attiva e declinata attor- costituisce un'ottima guida per tutti coloro che con umilta
no ad aleune azioni fondamentali: essere istruiti dalla e intelligenza desiderano mettersi a servizio del mistero di
parola di Dio, nutrirsi alla mensa del Corpo del Signore, Cristo e del popolo di Dio, radunato per celebrarlo con fede.
rendere grazie a Dio, offrire il sacrificio insieme al sacer-
dote, offrire se stessi.
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Proemio SUD amore verso iI mistero eucaristico, mai venute meno
nena sua bimilIenaria tradizione. La riforma liturgica del
Ortodossia e legittimita Messale si pone infatti in una linea di fedelta ai valori di fe-
de, di continuita a1la tradizione ininterrotta, di novita, ossia
del nuovo Messale di adeguamento aBe esigenze pastoralL E, in altre para le:
ortodossa, legittima, rinnovata.
ORTODOSSIA
Il proemio e una ferma difesa dell'ortodossia e della le- La riforma del Messale disposta dal Concilio Vaticano JI
gittirrtita della riforma liturgica del Messale, in particolare resta fedele all'immutata dottrina eucaristica deIla Chiesa,
dell'Ordo Missae del 1969 e deIla relativa Institutio. propriamente aquella definita nel Concilio di Trento. Que-
II testo non compare nella prima edizione dell'Ordo Mis- sto si verifica a praposito di tre punti dottrinali, definiti a
sae del 1969. Fu composto infatti a seguito deIle gravi accu- Trento, i quali a qualcuno sembrano negati o messi in om-
se contra iI nuovo ordinamento deIla Messa contenute in bra: la natura sacrificale della Messa, la presenza reale, la
un opuscolo anonimo di 29 pagine dal titolo Breve esame natura del sacerdozio.
critico del Novus Ordo Missae (Roma, 5 giugno 1969). L'o- La natura sacrificale della Messa, affermata dal Concilio
puscolo ebbe una vasta eco neIla Chiesa perché iI suo con- di Trento (Sessione 22), e stata ripresa esplicitamente da]
tenuto incontro la piena adesione di due cardinali (Bacci e Concilio Vaticano II (SC 47; LG 3,28; PO 2, 4, 5). La stessa
Ottaviani), che in una lettera del 21 agosto inviata al Papa dottrina si ritrova sia negli antichi testi liturgici, come iI Sa-
se ne fecera i paladini. Essi dichiaravano che iI nuovo Ordo cramentario Leoniano (detto oggi Veronese), sia nene attua-
«rappresenta, sia nel suo insieme che nei particolari, un im- Ii formule del Messale, propriamente nelle preghiere euca-
pressionante aIlontanamento dalla teologia cattolica della ristiche III e IV. Secondo I'ininterrotta fede ecclesiale la
santa Messa». La teologia cattolica, anzi la fede cattolica a Messa «e - sottolinea iI praerrtio - insieme sacrificio di lode,
cui ci si appeIla, e queIla definita dal Concilio di Trento e di azione di grazie, di propiziazione e di espiazione» (n. 2).
conceme la presenza reale, la natura sacrificale deIla Mes- Si propone cosl l'ampio e ricco significato di sacrificio qua-
sa, la figura del rrtinistro. le si addice a quello cristiano.
II proemio, pur senza nominarle, si presenta come una Anche la dottrina deIla presenza reale vera e sostanziale
puntuale confutazione deIle singole accuse e una documen- del Signore nene specie eucaristiche, definita dal Concilio
tata dimostrazione dena conformita deIla riforma aIla fede di Trento (Sessione 13), e ripraposta con lo stesso significa-
e ana tradizione deIla Chiesa, negando di conseguenza to dal Vaticano JI (SC 7, 47; PO 5,18) e dai successivi inter-
qualsiasi frattura con iI passato, particolarmente con iI venti magisteriali (Mysterium fidei di Paolo VI del 1965 ed
Concilio di Trento. Eucharisticum mysterium della Congregazione dei Riti del
Le nuove disposizioni rituali per la celebrazione eucari- 1967). Nella celebrazione eucaristica sono le parole stesse
stica si riallacciano al comando di Gesu , dato agli apostoli, deIla consacrazione con I'epíclesi a metterIo in luce, oltre
di preparare la sala del banchetto pasquale e comprovano ai segní liturgici di venerazione (es. genuflessione). Né va
la costante sonecitudine dena Chiesa, della sua fede e del dimenticato iI culto di adorazione previsto dopo la celebra-
20 21
zione della Cena del Signore al Giovedl santo e nella solen- A DATTAMENTO ALLE NUOVE CONDIZIONI
nim del Corpo e Sangue di Cristo.
La natura del sacel·dozio ministeriale, poi, propria del Ve- II nuovo Messale, pur nell'identita della fede e nella con-
scovo e del presbitero quali agenti nella persona di Cristo e tinuita della tradizione, e una tappa decisiva della storia li-
presidenti dell'assemblea liturgica, appare chiara sul piano turgica. 11 Concilio di Trento si distinse per la difesa del
rituale dalla funzione che esercitano e dalluogo di presi- dogma, ma non dimentico di dare suggerimenti in campo
denza. I compiti specifici sono delineati nel prefazio della pastorale che oggi appaiono profetici. Riconobbe, tra I'al-
Messa crismale del Giovedi santo, giorno dedicato anche tro, il valore catechetico della celebrazione eucarística: an-
alla memoria dell'istituzione del sacerdozio. che se proibi, per ragioni contingenti, la lingua parlata, or-
Il sacerdozio ministeriale, a sua volta, non esclude ma dino ai pastori di supplire con un'opportuna catechesi e
reclama il sacerdozio regale dei fedeli che assieme, con di- prescrisse l' omelia domenicale e festiva.
versa e complementare funzione, celebrano I'Eucaristia, 11 Concilio Vaticano II, indetto all'insegna dell'aggiorna-
azione di tutta la Chiesa. A! sacerdozio del popolo santo di mento nella missione apostolica, ha riconosciuto e precisa-
Dio si e inteso oggi prestare maggiore attenzione durante il to la «natura didattica e pastorale della liturgia» (SC 33-36),
rito rispetto a una certa trascuratezza manifestata, per certi concedendo I'uso della lingua parlata per l'utilita del popolo
aspetti, nel corso dei secoli. cristiano (SC 36) ed estendendola a tutte le celebrazioni li-
turgiche. Ha ripreso e portato a compimento a\cuni voti del
Concilio di Trento (dall'omelia alla Comunione sacramen-
FEDELTÁ ALLA TRAD IZIONE tale durante la celebrazione). Ha riesaminato, al di fuori di
ogni contesto polemico, la questione della Comunione al
E sorprendente e non meno significativo che la revisione calice, concedendone l'uso in casi determinati.
del Messale sia stata predisposta dal Vaticano II con gli Senza rinnegare il passato, conservando il deposito au-
stessi criteri, anzi con le stesse parole usate da san Pio V tentico della tradizione, la Chiesa si e aperta al nuovo ve-
nella bolla Quo primum (1570), con la quale promulgo il nendo incontro alle esigenze del popolo cristiano. Cosi
cosiddetto Messale di Trento. Tra i due libri, nonostante la una parte del Messale e stata adeguata ai bisogni del nostro
distanza di quattro secoli, si riscontra una medesima e tempo, specie nelle Messe rituali e in quelle per varie neces-
identica tradizione. sita: ora conservando antichi testi, ora rivedendoli e ora
Le diversita rituali, giustificate dalla diversa situazione componendone ex novo.
ecclesiale, sono pertanto da considerarsi complementari. Tra il Messale Tridentino e quello del Vaticano II vi e
A! tempo di Pio V per salvaguardare i valori di fede, aperta- dunque in parte continuita e in parte sviluppo e integrazio-
mente mes si sotto accusa, premeva ridurre al minimo i neo Il Messale si presenta davvero come illibro della fede e
cambiamenti liturgici. Né d'altra parte la ricerca storico- della vita della Chiesa, ossia della fede orante sempre ugua-
critica consentiva di andare al di la del medioevo. le e sempre nuova nel cammino della sua storia.
Oggi, invece, con lo sviluppo e il progresso degli studi sto- Perfettamente legittima, anzi necessaria e stata la rifor-
rici e patristici, con le numerose edizioni degli antichi libri ma, richiesta dalla stessa fedelta alla tradizione. Non si e fe-
liturgici, si dispone di una larga possibilita per arricchire la deli alla tradizione restando immobili, bensi adattando il
tradizione immediata con il ricorso alle Oliginaríe e succes- deposito al proprio tempo. Il Messale di Trento fu fedele al
sive espressioni dell'unica fede nelle varíeta delle culture. passato, prendendo posizione contro gli errori del suo tem-
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po e clifendendone i valori di fede. Il Messale del Vaticano Il Capitolo I
e fedele al Concilio cli Trento proprio rispondendo alle esi-
genze pastorali di questa generazione, adattando o ade- Importanza e dignita
guando i valori di fede ereditati da Trento.
della celebrazione eucaristica
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non si colloca soltanto al momento fondante dell'Eucari- Vescovo. 11 Vescovo diocesano e infatti definito «primo di-
stia, ma e presente in vari modi e operante nella celebrazio- spensatore dei misteri di Dio nella Chiesa particolare a lui
ne: I'Eucaristia e iI «memoriale» della sua passione e risur- affidata» . Ne deriva come immediata conseguenza pratica,
rezione, il suo sacrificio. La Chiesa non viene dopo Cristo, ma anche densa di significato ecclesiologico, che <<nelle ce-
non e solo depositaria della sua volonta «fate questo », ma lebrazioni che si compiono sotto la sua presidenza, soprat-
opera con lui, si unisce al suo comando e al suo gesto, com- tutto in quella eucaristica, celebrata con la partecipazione
pie visibilmente I'azione di Cristo tanto da poterla conside- del presbiterio, dei diaconi e del popolo, si manifesta il mi-
rare sua: la sua azione di grazie, il suo sacrificio. In ogni ca- stero della Chiesa. Percio questo tipo di celebrazione euca-
so la Messa e azione di Cristo e della Chiesa, in modo diver- ristica deve fungere da modello per tutta la diocesi».
so ma indivisibile.
Alla dignita della Messa, quale opera di Cristo e della
Chiesa, segue l'affermazione della sua massima importan- SCOPO E MODALlTÁ DELLA PARTECIPAZIONE
za. Non un'azione, sia pure la massima, ma il centro, punto
di convergenza, anzi, nucleo di tutta la vita cristiana per la L'importanza tende alla concretezza: rendere la Chiesa
Chiesa sia universale che locale e per i singoli fedeli. partecipe dei frutti del sacrificio eucaristico affidatole da
L'affermazione e subito giustificata rispetto a Dio e ri- Cristo. La Chiesa e destinataria diretta dell'evento redento-
spetto aIla Chiesa. 11 disegno divino di salvezza raggiunge re, compiuto da Cristo sulla croce, reso presente nel rito
qui il suo culmine e qui converge il culto di adorazione commemorativo della Messa perché ne sia pienamente be-
che gli uomini rendono al Padre: Cristo presente e operante neficiaria. In altre parole, la Messa e per la Chiesa il dono
nell'Eucanstia e il punto di incontro del movimento discen- consegnatole da Cristo, non da conservare in uno scrigno
dente e del movimento ascendente, mediatore tra Dio e ma da accogliere.
l'uomo, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo. Partecipando ordinatamente al rito eucaristico, cioe nel-
La Messa e la sintesi della volonta divina santificatrice e la diversita dei suoi ministeri, la Chiesa puo raggiungere lo
dell'impegno umano di adorazione. Di piu, la Chiesa ha col- scopo inteso dal suo Signore.
locato nella Messa, lungo il corso dell'anno, la memoria dei . Alla partecipazione di tutta l'assemblea e delle singole
singoli misteri della redenzione. Tutte le alu'e azioni sacra- componenti in modo proprio e ordinato, non confuso e uni-
mentali, liturgiche e di altro genere, si troyano in stretta re- forme, dovra corrispondere un ordinamento rituale appro-
lazione con I'Eucaristia: o derivano da essa come dalla loro priato, adatto alla natura e alle esigenze di ogni assemblea
sorgente o nucleo, o sono ordinate alla medesima. La Mes- liturgica. La concordanza tra rito e assemblea consentira ai
sa appare cosi quale sintesi dell'opera redentiva e della vita fedeli di inserirsi nel movimento celebrativo con una parte-
della Chiesa in tutti i suoi aspetti, del suo passato e del suo cipazione piena, cioe: consapevole, attiva, estema e inter-
presente. na, animata da fede, speranza e carita. Partecipazione e la
Proprio per questo il n. 22 definisce la celebrazione del- parola chiave della riforma liturgica conciliare: essa si fon-
l'Eucaristia come I'atto piu importante nella Chiesa parti- da sulla natura della celebrazione, che e funzionale all'as-
colare. Facendo eco alle affermazioni di SC 2 e 26 questo semblea, e fondata su! diritto-dovere del popolo cristiano,
para grafo - aggiunto nella terza edizione - mostra l'assem- che e popolo sacerdotale in forza del Battesimo (SC 14).
blea liturgica come epifania della Chiesa, a partire dalla sua Una partecipazione non riducibile ad aspetti tecnici e a for-
realta local e, di popolo di Dio radunato attomo al proprio me esteriori esige pero una profonda adesione interiore ,
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richiede un clima teologale. Vi e quindi omogeneitA tra rito sere iI servitore della sacra liturgia e che nella celebrazione
e assemblea. Tuttavia in casi eccezionali I'assemblea puo della Messa a lui non e consentito aggiungere, togliere o
venire a mancare e la celebrazione non manifesta la sua na- mutare nulla a proprio piacimento». Lo scopo della cele-
tura ecclesiale. Anche in questi casi la Messa - ci meriamo brazione eucaristica e infatti «il bene dei fedeli» secondo
aquella celebrata senza popolo - conserva la sua natura di una formula tradizionale, che in questo caso coincide con
azione di Cristo e della Chiesa. Il sacerdote non agisce a ti- il coinvolgimento pili completo nell'azione per la crescita
tolo individuale né a scopo personale, ma per la salvezza della fede.
del popolo di Dio. La celebrazione non si improvvisa. La conoscenza del
Messale non e pili sufficiente né tantomeno I'esecuzione
inappuntabile delle cerimonie. L'altra realtA e costituita
CONDIZIONI PER UNA PARTECIPAZIONE FRUTTUOSA dall'assemblea liturgica, vera destinataria del libro.
28 29
Capitolo 11 STRUTTURA GENERALE (nn.27-28)
11 rito eucaristico Che cos'e la Messa, come si presenta nella sua fonna ri-
tuale, quali sono gli elementi essenziali, le sue parti fonda-
(struttura, elementi e parti della Messa) mentali? .
Questi interrogativi trovano puntuale rispo sta nei nn.
27-28 delI'OGMR che offre una visione globale e unitaria e
ne spiega iI significato di fede. Merita attenzione iI n. 27 per
la novita del Iinguaggio e iI rilievo dato ad alcuni e1ementi.
Il capitolo e dedicato alI'analisi strutturale delIa Messa, Due tennini di origine biblica entrano nellinguaggio uf-
owero alIa celebrazione eucaristica nelIa sua fonna globa- ficiale: Cena del Signare e memoriale. II primo non e mutua-
le, nei suoi e1ementi, nelIe sue fasi o parti celebrative. L'Eu- to dalla tenninologia protestante (santa Cena), ma si ispira
caristia non e qui considerata astrattamente, come un dato alCor 11 ,20; il secando riprende un termine del rito pa-
teorico-dottrinale, ma concretamente, nel SUD svolgimento squale, delI'ultima Cena e deIla prece eucaristica. E owio
celebrativo, non come una teoria ma come una prassi, un'a- che la scelta dei due termini esprime la volonta di qualifica-
zione, come di fatto si compie. E un complesso rituale orga- re la Messa nel suo valore teologico-biblico, superando la
nico e ordinato, con un proprio significato, non un insieme parola Messa, priva di utile significato, e di ampliare iI con-
di riti o di cerimonie, di nonne esteriori. Ogni singolo rito, cetto di sacrificio con queIlo di memoriale che si riferisce a
come I'insieme rituale, ha un preciso significato di fede: e tutta I' opera salvifica e in particolare aIla morte e risurre-
quanto I'OGMR, seguendo iI criterio suggerito da SC 47- zione di Cristo.
48, intende mettere in luce. L'aspetto conviviale dell'Eucaristia e stato sottolineato
L'analisi del capitolo si presenta pertanto di grande utili- nei testi conciliari e sviluppato nei documenti delIa riforma
ta catechetica e pastorale, ma anche dottrinale, poiché una Iiturgica: convito, ma con I'aggettivo pasquale (SC 47) che
dottrina sulI'Eucaristia non puo prescindere dalI'azione eu- va ben oltre iI carattere fraterno, poiché richiama I'evento
caristica: cio che si dice sulI'Eucaristia esige che corrispon- salvifico e il carattere sacrifica le. L'evocazione di «cena»
da a cio che si fa nella celebrazione eucaristica. Si ha quin- non riconduce di per sé solo al momento istituzionale del-
di una dottrina a partire dal rito, anzi fatta emergere dal I'Eucaristia, cioe alI'ultima Cena, ma tende a sottolineare
rito. Se la c1assica trattazione dottrinale peccava di astrat- questo «segno » dal forte spessore umano e cristiano (si
tezza, di staticita e perfino di settorialita (si pensi a1la tripli- pensi aIle cene del Signore riferite dai Vangeli). Qualcosa
ce distinzione di presenza reale, sacrificio e comunione), di piti, quindi, dei semplici segni conviviali di pane e vino.
questa esposizione rituale rischia di essere frammentaria, Ben piti ricco e iI tennine «memoriale» che ricorre con fre-
spezzettata, priva di dinamica interiore, incapace di far ri- quenza nellinguaggio Iiturgico (preci eucaristiche e orazio-
levare le grandi idee che la sorreggono e ne guidano iI mo- ni) e che larga accoglienza ha incontrato nel dialogo ecu-
vimento. Bisogna quindi ricomporre i «pezzi» e sapervi co- menico: la sua origine biblica e iI suo ampio significato al-
gliere il dinamismo vitale interiore. II nostro capitolo ci of- largano I'orizzonte rispetto a quelIo di «sacrificio», a cui era
fre in proposito una visione organica e unitaria, un stata data un'accentu azione polemica nelIa controversia
complesso logico e vivo, una felice sintesi tra dottrina e con i protestanti. Memoriale inelude «sacrificio», che nel
prassi, un'esposizione chiara e completa. nostro testo viene specificato con «sacrificio eucaristico»,
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ma il SUD significato evocativo, di memoria soggettiva e og- circa I'unita intrinseca tra la «Liturgia della Parola » e la
gettiva del Signore, pervade l'intera celebrazione eucaristi- «Liturgia eucaristica» (SC 56). Dopo secoli di svalutazione
ca. Non meno importanti sono gli elementi che entrano a della prima parte della Messa, indicata con vari nomi (Mes-
far parte di questa descrizione morfologica dell'Eucaristia sa dei catecumeni, Messa didattica), si egiunti con il Conci-
e che pertanto la strutturano, la costituiscono in una realta lio a rivalutare questa fase celebrativa, contrassegnata dalla
di fede: essi sono il popolo di Dio, chiamato a riunirsi per parola di Dio, dichiarandola un tutt'uno inscindibile con la
celebrare il memoriale del Signore; la presidenza del sacer- seconda fase, detta Eucaristia o sacrificio eucaristico. Vi-
dote che agisce nella persona di Cristo; il memoriale dell'o- sione unitaria, unico atto di culto, unica «liturgia» della Pa-
pera redentrice, in specie il sacrificio eucaristico; il segno rola e dell'Eucaristia, unica mensa della Parola e del corpo
conviviale, espresso nel termine «Cena del Signore». ti fatto di Cristo, come si esprime la costituzione conciliare DV 2l.
piu rilevante e illegame della Cena del Signore con la Chie- Non sono due parti che si succedono o si aggiungono mate-
sa locale riunita in assemblea, di cui il sacerdote e parte in- rialmente, ma intrinsecamente unite per I'unitarieta del mi-
tegrante, in qualita di presidente che agisce <<llella persona» stero (Cristo parola e pane di vital che si sviluppa sul piano
di Cristo. La presenza del popolo di Dio entra nella defini- rituale: parola come annuncio di salvezza, compiuta poi nel
zione di Messa, ne condiziona la forma. Parlare di Eucari- segno eucaristico. Una parte non dovra essere valorizzata a
stia con riferimento al solo rito non corrisponde alla sua scapito dell'altra. E tutto in funzione del bene dei fedeli, che
piena verita liturgica: il rito presuppone ed esige l'assem- «ne ricevono istruzione e ristoro»,
blea del popolo di Dio. E infatti questo popolo chiamato a
riunirsi insieme, corpo di Cristo, capo e membra, il soggetto
che «celebra» il memoriale; il sacerdote svolge la sua fun- GLI ELEMENTI DELLA MESSA (nn. 29-45)
zione sacerdotale come presidente della celebrazione.
In questa adunanza viene realizzata la promessa di Cri- Dopo ayer indicato lo schema strutturale, I'OGMR passa
sto, quella di una presenza fra i suoi quando si riuniscono in rassegna gli elementi che compongono la celebrazione:
in suo nome (Mt 18,20). ti carattere ecclesiale dell'assem- lettura della parola di Dio e sua spiegazione (omelia); orazioni
blea liturgica impone il richiamo alla presenza operante di e parti riservate al sacerdote; formule varie che ricorrono nella
Cristo che si manifesta in modi molteplici durante la cele- celebrazione; canto; gesti e atteggiamenti del carpo; silenzio.
brazione: dall'assemblea, al ministro, alla Parola, alle spe-
cie eucaristiche come segno culminante. o L'elenco colloca al primo posto, come elemento essen-
La presenza di Cristo diventa un criterio di unitariem del ziale e valido per tutti, la parola di Dio , distinguendo in pari
fatto celebrativo, I'elemento che collega le persone (assem- tempo cio che appartiene al sacerdote e cio che spetta a tut-
blea, sacerdote e ministril e i due segni costitutivi della ce- ta I'assemblea: nell'atto comunitario resta inalterata la fun-
lebrazione: parola, pane e vino. Cosi Cristo appare I'invisi- zione gerarchica o ministeriale.
bile, ma presente, capo e guida della celebrazione: egli pre- I vari elementi non hanno un valore in se stessi.né sono
siede e agisce per mezzo dello Spirito. rivolti primariamente al rito conviviale, quasi afame rile-
Dopo questa premessa che abbraccia in forma globale la vare i contorni e le linee, ma si troyano chiaramente in fun-
celebrazione, si passa col n. 28 alla descrizione del rito: due zione dell'assemblea: hanno lo scopo di aiutarla a prendere
parti costitutive con riti di introduzione e di conclusione. coscienza di sé, ad esprimerla, a farla agire, a introdurla nel
All'Institutio preme ricordare l'insegnamento del Concilio mistero e aderirvi.
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Si tratta quindi di elementi non accessori né secondari, mazione e di stretta spettanza del sacerdote presidente. Le
ma indispensabili per la verita del rito e per la vitalita del- altre tre c1assiche orazioni - colletta od orazione di inizio,
I'assemblea. La soppressione di un elemento sarebbe una sulle offerte e dopo la Comunione - esprimono Ja sua fun-
stonatura e comprometterebbe iI ·ritmo e iI funzionamento zione di portavoce e presidente dell' assemblea.
della celebrazione. Dedichiamo un breve cenno a ognuno. Poiché le suddette preghiere - alle quali sono da aggiun-
La lettura della parola di Dio rappresenta owiamente per gere a1tre parti presidenziali di cui diremo subito - sono
la Liturgia della Parola una parte essenziale. Lettura che proferite dal sacerdote a nome della Chiesa e della comuni-
equivale ad annuncio del messaggio divino rivolto alla co- ta riunita, egli dovra adottare uno stile appropriato nei ge-
munita riunita in assemblea. Anzi e Dio stesso che si rende sti, nei movimenti, soprattutto nelle paroJe con una dizione
presente nella sua Parola, che parla al suo popolo e Cristo chiara, distinta ed elevata perché tutti possano comprende-
annuncia iI suo Vangelo. Ne consegue un ascolto nella fede re. Per contro, nessuno dovra intralciare o coprire la sua vo-
da parte dell'assemblea: tutti, a cominciare dal presidente, ce, con canti o altre orazioni e gli strumenti musicali, orga-
ascoltano la proclamazione della ParoJa effettuata dalletto- no compreso, «devono tacere» (n. 32). Questa disposizione
re. Si stabilisce in tal modo iI dialogo vivo tra Dio e iI suo tassativa tende a salvaguardare la funzione presidenziale
popolo, una personale comunicazione anche di tipo senso- contro abusi introdotti con il motivo specioso di sottolinea-
riale. L'attualita della Parola - sta qui la differenza qualifi- re mediante iI suono dell' organo la parte centrale della pre-
cante della Jettura biblica nella liturgia - come pure la sua ce eucaristica o di richiamarne il rnistero: in realta e un af-
pili piena comprensione ed efficacia e favorita da quell'e- fronto al carattere presidenziale e un reale intra\cio al dirit-
sposizione viva che e I'omelia. L'omelia fa corpo con la pa- to di ascolto, vanificando in parte lo scopo della traduzione
rola di Dio, costituisce la sua concreta applicazione alla de- della grande preghiera.
terrninata assemblea: percio fa parte della Liturgia della Pa- Lo stesso principio vale anche per gli a1tri interventi pre-
rola, ne e un elemento integrante non aggiuntivo. Se ne sidenziali che vengono puntualmente descritti (monizioni,
comprende, come sara ricordato pili sotto, I'obbligo nei formule di introduzione e di conclusione, all'inizio e alla
giomi festivi e la raccomandazione nei giomi feriali. conclusione della celebrazione, prima della Liturgia della
Parola e della prece eucaristica, ecc.): a1cune previste dal ri-
o Le orazioni che spettano al sacerdote lo rivelano nella to, altre lasciate alla libera scelta del sacerdote. Liberta di
sua insostituibile funzione di ministro di Cristo e di presi- scelta per a\cune, liberta di formulazione per a!tre, onde
dente dell'assemblea liturgica. Si sviserebbe la sua funzio- evitare mono tone e stanche ripetizioni. L'adattamento di
ne se l'assemblea facesse proprie le orazioni che a lui ap- questi testi ai fedeli riuniti richiede tuttavia attenta cura
partengono in qualita di presidente e di portavoce della da parte del presidente: sobrieta, proprieta di Iinguaggio.
medesima. contro ogni banalizzazione ed eccesso di parole.
Delle preghiere «presidenziali» la prima, tipicamente sa- Il rito prevede a\cune orazioni «segrete» o da dirsi sotto-
cerdotale, e la Preghiera eucaristica o canone, con la quaJe voce che I'OGMR considera personali del sacerdote e giudi-
egli esercita iI suo specifico ministero e agisce in nome di ca utili all'esercizio pili raccolto e devoto del suo rninistero.
Cristo. Anche se questa preghiera comporta l'adesione di Questo sdoppiamento della persona del sacerdote e il rico-
tutta l'assemblea, che interviene ben quattro volte (al prefa- noscimento a brevi orazioni segrete per favorire una mag-
zio, al Santo, al termine del racconto dell'istituzione con giore pieta potrebbero lasciare alquanto perplessi. Si spiega
l'acclamazione, al solenne assenso finale: Amen), la procla- sul piano storico: si tratta di residui di antiche «apologie»
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che costellavano nell'alto medioevo l'intera celebrazione, un'imposizione - nel qual caso sarebbe innaturale - ma na-
ma potrebbero anche essere utilí per ricordare al sacerdote sce come un'esigenza del clima gioioso della celebrazione.
che in quel momento non sta solo svolgendo un ruolo a ser- Non si devono tuttavia ignorare o sottovalutare le capacita
vizio delJ'assemblea, quasi un funzionario che esercita la e le esigenze delle varie assemblee, e quindi non si richiede-
sua professione, ma che egli stesso per primo e chiamato al- ra che siano cantati tutti i testi destinati al canto, ma la sua
la preghiera. totale assenza priverebbe la celebrazione eucruistica di un
elemento qualificante. Tra i canti la scelta deve tener conto
O Le formule o gli interven ti dell'assemblea, in particolare i per un verso dena loro importanza oggettiva (salmo respon-
dialoghi e le acclamazioni, esprimono e favoriscono sia J'a- soriale, Santo, Padre nostro, anamnesi, ecc.) e per altro ver-
spetto comunitario dena celebrazione, sia iJ rapporto dialo- so dene parti assegnate al sacerdote con la risposta del po-
gico o la comunione tra iJ sacerdote e il popolo. 11 popolo polo o al sacerdote e popolo assieme. 11 canto assembleare e
cristiano non e muto spettatore e la celebrazione gli appar- dunque da privilegiare rispetto aquello dena schola, perché
tiene in proprio: a dimostrazione di questo principio, cioe favorisce J'unione interiore ed esprime la partecipazione
la partecipazione attiva dei fedeli, concorrono in particola- unanime, in perfetta sintonia con il senso del rito. 11 canto
re le acclamazioni e le risposte di tutta l'assemblea alle pre- dena schola non puo né deve contrapporsi aquello dell'as-
ghiere del sacerdote. / semblea, proprio perché ne e parte integrante. Altrimenti la
Altre parti che spettano a tutta l'assemblea e che ne ma- celebrazione si trasforma in concerto o in spettacolo, perde
nifestano la partecipazione sono l'atto penitenziale, 1" pro- la sua autenticita di azione di fede compiuta dalla Chiesa
fessione di fede, la preghiera universale (detta anche dei fe- riunita in preghiera. Un'assemblea costretta al silenzio su-
deli), il Padre nostro. Appartengono ugualmente a tutta l'as- bisce una mortificazione e la celebrazione viene stravolta.
semblea, sebbene abbiano una diversa destinazione, i canti Varie disposizioni sono state emanate dall'episcopato
o le formule funzionali che accompagnano cioe un rito - italiano in merito ai canti e agli strumenti musicali. In pri-
come i canti di ingresso, di preparazione dei doni, della fra- mo luogo e doveroso ricordare che la seconda edizione ita-
zione del pane (Agneno di Dio) e di Comunione - e le for- liana del Messale contiene tre tipi di melodie facili per il sa-
mule autonome che costituiscono cioe un rito a sé stante cerdote e i fedeli (canti comunitari delle parti fisse delJa
quali il Gloria, iJ salmo responsoriale, l'acclamazione dell'a- Messa, risposte e acclamazioni): due tipi per i canti in lin-
namnesi (dopo iI racconto den'istituzione), iI canto di rin- gua italiana, uno per i testi latini. E, soprattutto, si e passati
graziamento dopo la Comunione. a valorizzare i canti propri e comuni dell'Eucaristia dopo
L'OGMR suggerisce anche il criterio per interpretare le tanto spazio riservato a quelli periferici e funzionali come
espressioni rubricali «dire» o «proclamare», relativam,ente i canti di nuova e libera composizione per l'ingresso, per la
ai vari tes ti secondo illoro genere letterario (n. 38). E un Comunione, per la conclusione e, talora, per la preparazio-
suggerimento inteso non solo ad ovviare all'appiattimento ne dei doni od offertorio.
dena celebrazione ma a dare autentico significato e valore Quanto alla scelta dei canti per J'assemblea la CEI sug-
ai singoli testi. gerisce due criteri fondamentali: il contenuto del testo e il
valore musicale. Un canto di ispirazione religiosa, pur
o Un altro elemento, che per il passato sembrava riservato espressivo della fede e perfettamente ortodosso, non e
a un tipo particolare di Messa, ritenuto invece proprio di per se stesso degno della celebrazione. Invece per J'uso in
ogni celebrazione e il canto. Esso non va considerato come concreto, si raccomanda un'«opportuna collocazione nei
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vari momenti celebrativi secondo i tempi liturgici» (Preci- Seduti durante la prima e la seconda lettura e il salmo re-
sazioni; n. 13: qui a p. 230). Un canto di Comunione, ad sponsoriale; all'omelia e durante la preparazione dei do-
esempio, non puo essere usato indifferentemente per i riti ni; durante il silenzio dopo la Comunione. Si offre anche
di ingresso o di conclusione; un canto per il tempo di Qua- la possibilita di rimanere seduti per una parte della lettu-
resima non e adatto al tempo pasquale. ra della Passione del Signore e durante il canto del Glo-
Circa il «sostegno» degli strumenti musicali, la preferen- ria, se questo comportasse uno sviluppo musicale di una
za viene attribuita all'organo a canne, senza escluderne certa ampiezza.
altri, purché adatti e adattabili all'uso liturgico. Si esclude In ginocchio, qualora non lo impediscano la ristrettezza
invece in modo tassativo, con giusta durezza, la musica re- delluogo, lo stato di salute o altri motivi ragionevoli,
gistrata sia strumentale che vocale (utile invece per la pre- dall' epiclesi prima del racconto dell'istituzione fino al-
parazione dell'assemblea), poiché «il canto e espressione l'acclamazione «mistero della fede».
della viva voce di quel determinato popolo di Dio che erac- Tra i gesti vengono segnalate anche le azioni o movi-
coito in preghiera». menti (processioni) del sacerdote e dei fedeli: all'ingresso,
quella del sacerdote o del diacono verso l'ambone con l'E-
o Anche i gesti e gli atteggiamenti del corpo rientrano nel vangeliario prima della proclamazione del Vangelo, quella
complesso strutturale, in quanto significano l'azione comu- per la presentazione dei doni, quella di Comunione (cf. Pre-
ne e l'unita dell'assemblea e sono l' espressione di una parte- cisazioni, n. 1: qui a pp. 225-226).
cipazione interiore. Ogni persona nella sua totalita, quindi
anche nella sua corporeita, e impegnata nel mistero eucari- o TI richiamo al silenzio, quale elemento strutturale, puo
stico, e la comunita, fatta di persone viventi, ha bisogno di suscitare sorpresa. Esso invece, raccomandato da SC 30 co-
un segno esteriore che la manifesti e insieme ne favorisca me mezzo di partecipazione, e parte della celebrazione: le
l'accordo interiore. Una celebrazione statica e un'assem- pause di siJenzio previste nel rito non sono tempi vuoti ma
blea immobile contrastano con il carattere del rito euca- momenti di ascolto, di interiorizzazione, di contemplazio-
ristico. ne. Tacere non e la stessa cosa che far silenzio, perché iJ si-
Diversi sono gli atteggiamenti del corpo: lo stare in piedi lenzio liturgico non e solo assenza di parole o di bisbigli né
o seduti, mettersi in ginocchio, fare un profondo inchino. vuoto dello spiri to che favorisce l'evasione e che si risolve in
Spetta al diacono o a un altro ministro dare le indicazioni un vuoto di celebrazione, ma e un autentico valore religio-
per ottenere l'unanimita dei gesti, ma il nostro documento so, un invito alla contemplazione.
suggerisce il comportamento piu appropriato, lasciando al- Certi momenti rituali, quattro in totale, acquistano la lo-
le Conferenze Episcopali ogni decisione secondo la cultura ro pienezza in base alla concentrazione dell'assemblea: nel-
dei vari popoli. Le indicazioni suggerite, fatte proprie dalla l'atto penitenziale (sguardo interiore e impegno di con-
CEI, sono: versione), dopo !'invito alla preghiera, «preghiamo» (per
In piedi, dal canto di ingresso fino alla colletta compre- raccogliere i voti personali), dopo la lettura e l'omelia (mo-
sa, durante il canto dell'Alleluia e la proclamazione del mento di assimilazione e di adesione), dopo la Comunione
Vangelo, durante il Credo e la preghiera universale; dal- (raccoglimento e adesione a Cristo, pane di vital. La terza
l'orazione sulle offerte fino alla Comunione inclusa, sal- edizione raccomanda anche iJ silenzio in chiesa e in sagre-
vo la possibilita di stare in ginocchio durante il racconto stia prima della celebrazione per favorire il raccoglimento e
dell'istituzione. la preparazione.
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12 LE SINGOLE PARTI DELLA MESSA fede (assemblea dei fedeli, riunione festosa), di legame fra-
terno e gioioso (canti), di presa di coscienza dei propri limi-
OGMR si addentra infine nella descrizione particolareg- ti e della condizione di peccato, di preghiera di lode e di do-
giata del rito della Messa, con un commento essenziale dei manda (Gloria e orazione).
momenti piu importanti. La celebrazione eucaristica viene Un canto dovrebbe aprire la celebrazione, sia per favori-
presentata seguendo il suo svolgersi rituale dall'inizio al re I'unione dei presenti, sia per disporre l'animo allo spirito
termine, con costante richiamo al contenuto e al significato del mistero del giorno o del tempo, sia infine per accompa-
delle singole fasi e al loro legame intrinseco. Non una de- gnare la processione del sacerdote e dei ministri. Il reperto-
scrizione cerimoniale o rubricale, ma un'esposizione ragio- rio musical e italiano purtroppo non e né abbondante né
nata, con emergenza del contenuto dottrinale e dello scopo qualificato, ma esiste la possibilita di adattamenti e di nuo-
pastorale. Solo leggendo attentamente questi paragrafi si ve composizioni, secondo le disposizioni della CEI che ne
puo cogliere lo spirito e il valore, il significato e lo scopo richiede tuttavia l'approvazione almeno diocesana (cf. Pre-
dei singoli momenti e dell'intera celebrazione eucaristica. cisazioni, n. 2: qui a p. 226). In questi ultimi anni l'Ufficio
L'Ordo Missae trova in questi paragrafi il criterio interpre- Liturgico nazionale della CEI ha anche proposto un reper-
tativo piu sicuro, al di la di ogni tentazione rubricale. torio nazionale di canti per la liturgia, dal quale si puo at-
La celebrazione e suddivisa in quattro parti, due centra- tingere e soprattutto ispirarsi per discernere la validita delle
Ji , una di inizio e l'altra di conclusione: Riti di introduzione, tante composizioni circolanti. L'esecuzione, in via norrna-
Liturgia della Parola, Liturgia eucaristica, Riti di conclusio- le, non puo escludere l'assemblea e venire riservata alla sola
ne. Non e possibile svolgere un commento particolareggia- schola. In caso di mancata esecuzione, viene letta l'antifona
to, data la sua ampiezza, né d'altra parte possiamo farne proposta dal Messale, possibilmente da un fe dele o dallet-
una sintesi, perché illettore non si dispensi da un accosta- tore e anche dal sacerdote, dopo il saluto, che nel caso po-
mento personale e prolungato. Sara sufficiente indicare i trehbe trasformarla in una monizione introduttiva alla
punti degni di maggiore attenzione. Messa.
Dopo il saluto all'altare, simbolo di Cristo, mediante un
1. Riti di introduzione (nn.46-54) profondo inchino e la sua venerazione con il bacio (even-
tualmente anche con l'incensazione), il sacerdote prende
Dopo l'elenco degli elementi che compongo no questa contalto con l'assemhlea con un saluto tra quelli indicati
prima fase celebrativa, ne viene precisato lo scopo generale nel Messale. Con il saluto e la risposta si ha la manifestazio-
e quindi si passa alla rassegna dei singoli elementi che so- ne visihile dell'assemblea, mistero della Chiesa radunata, in
no: l'introito, il saluto all'altm'e e al popolo radunato, ratto cui si realizza la presenza di Cristo.
penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l'orazione colletta . Puo aver luogo a questo momento una breve monizione
Questa parte ha un carattere di «inizio, di introduzione e introduttiva all'Eucaristia del giorno, specie in giorno di
di preparazione»: apre cioe la celebrazione, introduce nel domenica e nelle feste dei santi, per i quali la seconda edi-
suo spirito, dispone interiormente. Piu in concreto, lo sco- zion e del Messale italiano offre utili introduzioni, un otti-
po di questo complesso rituale e quello di costruire una co- mo materiale da adattare.
munita, di fare di quanti si sono raccolti un'«ecclesia», una L'atto penitenziale sottolinea un'esigenza di fondo: sia il
santa assemblea, di disporre all' astolto della parola di Dio e hisogno di essere salvati dal sacrificio pasquale non senza
al convito eucaristico, creando cioe un clima di gioia e di la nostra disposizione interiore, quindi il riconoscimento
40 41
della nostra reale e costante condizione di peccatori, sia la Oltre ai diciassette paragrafi dedicati da OGMR occorre ri-
dimensione comunitaria nella colpa, nel pentimento e nel cordare i Praenotanda della seconda edizione dell'Ordina-
perdono. Per accostarsi al Dio tre volte santo e offrire il sa- mento delle letture della Messa (OLM) del 1981, in cui l'inte-
crificio di Cristo ci vuole il sacrificio del cuore contrito. ro materiale e ripreso, precisato e sviluppato nei nn. 11-37,
L'atto penitenziale comprende: un invito del sacerdote, ai quali si sono ispirati i ritocchi poi apportati nella terza
una pausa di silenzio,la confessione o supplica,l'assoluzio- edizione dell'OGMR.
ne. Si e discusso a lungo sul suo valore assolutorio e sulla Il nucleo essenziale di questa parte e costituito dall'an-
possibilita di conferirgli una capacita sacramentale: il n. nuncio della parola di Dio, cioe dalle letture bibliche con i
51 esclude che l'assoluzione pronunciata dal sacerdote ab- canti che le accompagnano; l'omelia, la professione di fede
bia lo stesso valore del sacramento della Penitenza. Il vero e la preghiera universale o dei fedeli ne sono lo sviluppo.
problema e di creare una consapevolezza personale ed ec- Infatti, <<llelle letture che poi vengono spiegate nell'ome-
clesiale del peccato e una sincera e pro fonda conversione. lia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il mistero della re-
L'atto penitenziale, la domenica especialmente nel tempo denzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale;
pasquale, puo essere sostituito con la benedizione e l'asper- Cristo stesso e presente, per mezzo della sua Paro la, tra i fe-
sione dell'acqua in memoria del battesimo, con un rito pro- deli. Il popolo fa propria quesla parola divina con i canti e
prio riportato nell'Appendice del Messale. vi aderisce con la professione di fede; cosi nutrito, prega
Il Gloria e un antichissimo canto di origine orientale. nell'orazione universale per le necessita di tutla la Chiesa e
Viene cantato o recitato dall'assemblea nelle domeniche per la salvezza del mondo intero» (n. 55). n complesso ri-
del tempo pasquale e ordinario, nelle solennita e feste. Esso tuale appare streltamente unito e organico. Al centro e la
presenta in sintesi la lode e la supplica al Padre e al Figlio paroIa di Dio, ovvero Dio che parla oggi all'assemblea del
nello Spirito Santo. suo popolo. E alto di culto, e dialogo interpersonale (alla
L'orazione, detta colletta, conclude i riti di introduzione. Parola segue l'ascolto e la risposta), e nutrimento, adesione
Di struttura tipicamente romana, per la sua sobrieta e con- di fede, risposta di preghiera. Non semplice parola verbale,
cettosita e per l'orientamento trinitario, questa preghiera ma parola-evento. E memoria verbale di quanto Dio ha
presidenziale esprime il carattere della celebrazione e racco- compiuto nella sloria, ed e mistagogia, introduzione e in-
glie (dacolligere-collecta) i voti dell'assemblea che prima e in- gresso alla liturgia eucaristica a cui offre i contenuti.
vitata dal sacerdote alla preghiera, poi a una pausa di silen- Circa le letture bibliche, disposte in abbondanza dal
zio, quindi all'ascolto, infine all'acclamazione con l'Amen. Concilio per nutrire la mensa della Parola, l'Institutio si li-
La seconda edizione del Messale italiano presenta in ap- mita a due precisazioni: iJ ministro e il rispetto per il Van-
pendice una serie di orazioni per le domeniche secondo il gelo. n compito di proclamare le letture «non e competenza
triplice ciclo annuale del Lezionario, ispirate alle letture specifica di colui che presiede». Ognuno deve svolgere la
del giorno. E un notevole arricchimento eucologico, una fe- sua parte, quella di leggere spetta allettore, possibilmente
lice sintesi in termini di preghiera delle letture bibliche. «istituito», oppure, in sua assenza, a un fedele ben prepara-
to. La lettura del Vangelo, secondo un'antichissima e uni-
versale tradizione, e di competenza del diacono; in sua as-
2. Liturgia della Parola (nn.55-71)
senza, un altro sacerdote e, mancando questi, lo stesso pre-
Questa parte, come gia abbiamo osservato, e stata am- sidente.
piamente rivalutala dal Concilio e dalla riforma liturgica. «La lettura del Vangelo costituisce iJ culmine della Litur-
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gia della Parola» (n. 60) a cui la tradizione Iiturgica riserva la vita cristiana» (n. 65). Si aggiunge che puó essere anche
«iI massimo rispetto»: iJ rniIÚstro proprio si prepara con la la spiegazione di qualche testo liturgico della Messa del
preghiera o la benedizione, i fedeli si alzan o in piedi accla- giomo, oltre s'intende delle letture bibliche. Al richiamo
mando a1J'inizio e al termine, illibro e (o puó essere) porta- dell'obbligatorieta nei giomi domenicali e festivi con par-
to in processione, specie se e a disposizione I'Evangeliario, tecipazione di popolo, si stabilisce che «sia tenuta di solito
incensato e baciato. Nella parola del Vangelo Cristo stesso personalmente dal sacerdote celebrante». La disposizione
si fa presente e parla oggi al suo popolo (SC 7). Viene infine non si riferisce primariamente a11'esclusione dei laici, per
precisata la necessita di rispettare l' ordine delle letture bi- i quali si dice in modo chiaro che non sono ammessi alla
bliche, con il quale e messa in evidenza I'uni tarieta dei due predicazione liturgica , ma piuttosto ad evitare J'intervento
Testamenti e della storia della salvezza e soprattutto si di a1tri sacerdoti per sottolineare I'unita della presidenza
esclude I'inserimento di testi non biblici. nelle due parti della celebrazione, che formano un unico
I canti fra le letture comprendono il salmo responsoriale, atto di culto: colui che spezza il pane eucaristico spezzera
che segue la prima lettura, e I'Alleluia o, secondo il tempo anche il pane della Parola. Significativa e la raccomanda-
liturgico, il versetto prima del Vangelo. Ambedue i canti, gui- zione di creare alcuni momenti di silenzio prima che ab-
dati da un salmista o cantore, devono coinvolgere J'intera bia inizio la stessa Liturgia della Parola, dopo la prima e
assemblea che sta seduta al primo e in piedi al secondo per la seconda lettura e al termine dell'omelia. n silenzio, uni-
acclamare iI Signore. to all'esclusione di ogni forma di fretta, e finalizzato a fa-
n salmo responsoriale e il piu antico canto, con valore vorire nei fed eli, con I'aiuto dello Spirito Santo, I'acco-
autonomo (rito a sé stante), parte integrante della Liturgia glienza della parola di Dio e la preparazione a una risposta
della Parola. E contenuto nel Lezionario, perché scelto in orante (n. 56).
relazione a1la lettura che lo precede. Pur eseguito dal salmi- La professione di fede o simbolo, anche se entrata tardi-
sta o cantore, prevede sempre !'intervento dell'assemblea vamente nella Messa romana, ha nondimeno il suo valore:
mediante il ritomello (responsum-risposta). Qualora non di simbolo ... ha come fine che tutto il popolo riUIÚtO ri-
venga cantato, il che e di gran lunga preferibile, il salmo sa- sponda alla parola di Dio .. . e perché, recitando la regola
ra letto ad alta voceoEsso rappresenta il momento di acco- della fede, con una formula approvata per I'uso liturgico,
glienza e di assimilazione della Parola ascoltata. tomi a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima
Alla seconda lettura segue I'Alleluia, che puó essere ripe- della loro celebrazione nell'Eucaristia» (n. 67). Tanto nelIa
tuto tra cantore e assemblea: in tempo di Quaresima esosti- recita come nel canto, I'assemblea deve intervenire: non e
tuito da altra acclamazione. Associato all'Alleluia troviamo ammesso il canto in esclusiva della schola.
il versetto prima del Vangelo, il cui testo dispone a1la pagi- n simbolo niceno-costantinopolitano - secondo le dispo-
na evangelica. Poiché I'Alleluia e un'acclamazione gioiosa, sizioni della CEI contenute nella seconda edizione italiana
un grido festoso, qualora non sia possibile cantarlo puó es- del Messale (cf. Precisazioni, n. 2: qui a p. 226) - puó essere
sere tralasciato, specie quando vi e una sola lettura prima a1temato con quello detto «degli Apostoli», «che e pure pa-
del Vangelo (n. 63). OgIÚ elemento ha il suo scopo: se non trimonio del popolo di Dio e appartiene aIla veneranda tra-
lo raggiunge, perde il suo significato. dizione della Chiesa». TI tempo piu opportuno per il suo uso
Dell'omelia viene ripetuto e ulteriormente chiarito e il tempo di Quaresima e di Pasqua, <mel contesto catecu-
quanto e stato detto sopra: «fa parte della liturgia ed e menaJe e mistagogico dell'irúziazione cristiana». Ambedue
molto raccomandata; e infatti necessaria per alimentare provengono dal rito battesimale, il primo dall'Oriente (Ge-
44 45
1
rusalemme) con gli sviluppi decretati dai Concili di Nicea e 3. Liturgia eucaristica (nn. 72-89)
di Costantinopoli; il secondo dalla liturgia romana. Ora an-
La Liturgia eucaristica si modella sullo schema dell'ulti-
che la terza edizione latina del Messale romano recepisce
ma Cena e ne dipende quanto al significato fondamentale.
questa doppia possibilita.
Questa duplice affermazione, anche se richiama i nn. 17
La preghiera universale o dei fede li fa da cerniera tra le
e 27, merita un attento esame. Non pochi teologi dogmatici
due parti della celebrazione, conclude la prima e introduce
si mostrano critici sul carattere conviviale dell'Eucaristia
alla seconda. Detta universale per il suo contenuto (inten-
mutuato dall'ultima Cena e mettono in guardia dal pericolo
zioni relative ai problemi della Chiesa e del m ondo) e "dei
di una identificazione tra l'ultima Cena e la nostra Eucari-
fedeli » perché riservata ai battezzati (con esclusione dei ca-
stia, tendono cioe pili a rilevare la differenza che la concor-
tecumeni), essa rappresenta l'esercizio "del sacerdozio bat-
danza. TI n. 72 afferma la tesi dell'istituzione nell'ultima Ce-
tesi(nale» del popolo cristiano che prega per tutti gli uomi-
ni. E percio un elemento di grande importanza teologica e na del sacrificio e del convito pasquale, con la precisazione
pastorale, perché apre la preghiera alla dimensione univer- che il sacrificio attualizzato e quello compiuto sulla croce.
sale e manifesta il carattere sacerdotale dell'assemblea, la Vengono ripresi i temi dottrinali dei racconti dell'ultima
quale, invitata dal sacerdote con una breve monizione, ri- Cena: evocazione della morte sacrificale di Cristo, sua "ri-
sponde o con un'invocazione o pregando in silenzio alle va- presentazione» nel rito presieduto dal sacerdote, partecipa-
rie intenzioni. OGMR liporta la successione delle intenzio- zione mediante il convito.
ni, che dovrebbero riguardare: le necessita della Chiesa, i OGMR aggiunge poi che l'attuale celebrazione eucaristi-
governanti e la salvezza di tutto il mondo, quelli che si tro- ca corrisponde ai gesti e alle parole esplicative del Signore:
vano in difficolta, la comunita locale. 1 Praenotanda al- prese il pane e il calice = preparazione dei doni; rese grazie
l'OLM (n. 30) prevedono la possibilita che le intenzioni pos- = preghiera eucaristica; spezzo il pane e li (calice e pane)
sano ispirarsi alle letture bibliche e sottolineano il dinami- diede ai suoi discepoli = frazione e comunione.
smo della preghiera in rapporto alla liturgia eucaristica. In parole semplici, qui si afferma che tra ultima Cena ed
Molto opportuna anche l'introduzione di qualche indica- Eucaristia vi e piena corrispondenza rituale. Certo, non si
zione circa lo stile di queste preghiere: "siano sobrie, for- puo dire che l'Eucaristia riproduca e ripeta l'ultima Cena,
mulate con sapiente liberta e con poche parole, ed esprima- celebrata nel quadro di un pasto d'addio o della festa pa-
no le intenzioni di tutta la comunita» (n. 71). squale ebraica, con un proprio carattere fondante e profeti-
Nella seconda edizione italiana del Messale, la CEI ne co, ma non si puo negare che, modellandosi sugli atti essen-
prescrive la recita nelle Messe domenicali e festive e la rac- ziali e propri compiuti da Gesli e riportati nei quattro rac-
comanda nei giorni feriali con la partecipazione del popolo. conti neotestamentari, essa possiede un carattere convi-.
Aggiunge poi un'esortazione ad evitare abusi e a un uso se- viale, la forma di un pasto. Non si ha, ovviamente, l'identita,
rio e sobrio: "Perché la preghiera universale sia veramente poiché tra l'ultima Cena e la nostra Eucaristia si colloca l'e-
rispondente al suo spirito e alla sua struttura, si richiama vento risurrezione-effusione deBo Spirito, ma e indubbio
l' esigenza di disporne precedentemente l' esatta formulazio- che la nostra Eucaristia riprende dall'ultima Cena lo sche-
ne e di rispettare la successione e la sobrieta delle intenzio- ma essenziale, che e queBo di un pasto. Non e riducibile al
ni, tenendo presenti il momento liturgico, le emergenze ec- solo tema (teorico) del rendimento di grazie e della presen-
clesiali e sociali, e il suffragio per le anime dei pastori e dei za. L'Eucaristia esiste come ripresa, con un significato pili
fratelli defunti» (Precisazioni, n. 3: qui a p. 227). esplicito, dei tratti essenziali dell'ultima Cena. La riflessione
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dogmatica non dovrebbe prescindere da questo quadro ope- vita liturgica. In essa viene portato proprio di tutto, con
rando una indebita separazione. Il dato liturgico merita ri- l'accompagnamento di didascalie a volte ben mírate, a volte
spetto in quanto traduce il dato di fede. molto simili alle fantasiose associazioni degli allegoristi
medievali. Queste spiegazioni allegoriche sono la rivelazio-
- La preparazione dei do ni (nn. 73-77) ne dell'evidente imbarazzo di chi deve spiegare, e quindi
Questa prima fase celebrativa della Liturgia eucaristica rendere ragione ai presenti, del perché per la celebrazione
viene deliberatamente denominata «preparazione dei do- dell'Eucaristia, che elementari nozioni bibliche associano
ni», in sostituzione della vecchia dizione «offertorio ». L'in- immediatamente al pane e al vino, sia necessario portare
tento e chiaro: abbandonare ogni idea di offerta o di sa- all'altare palloni, scarpe o sandali, magliette, catechismi,
crificio degli elementi pane e vino, cui si aggiungerebbe bibbie, mattoni, cemento, megafoni o quant'altro.
l'offerta del corpo e del sangue di Cristo. L'offerta dell'Euca- Anche la lavanda delle mani ha un semplice valore evoca-
ristia e una sola: quella di Cristo nei segni di pane e vino, tivo di purificazione interiore, non rispondendo ad alcuna
anche se non dissociata dalla nostra. In questa fase si pre- necessita (n. 76).
parano e «si portano all'altare i doni, che diventeranno il Ben piu importante e l'orazione sulle offerte - preceduta
corpo e il sangue di Cristo» (n. 73): quindi, semplice presen- dall'invito «Pregate fratelli», sostituibile con una formula
tazione (processione offertoriale) e preparazione dei do ni, equivalente presente nel Messale - con la quale «si conclu-
pane e vino. de la preparazione dei doni e ci si prepara alla Preghiera eu-
In realta, la preoccupazione di ridimensionare il valore caristica» (n. 77). Questa preghiera, di cui sono stati con-
teologico e di snellire l'efflorescente apparato rituale non servati gli antichi testi che parlano un linguaggio sacrifica-
ha avuto il risultato atteso. L'antica processione delle offer- le, domanda ben piu che un semplice gradimento dei doni e
te e oggi ridotta, e non sempre praticata, al simbolico tra- di noi stessi: include la santificazione e i frutti della parteci-
sferimento del pane e vino (calice, acqua e vino, particole) pazione eucaristica. Il pane e il vino son o presentati come
dall'aula della chiesa all'altare: altre offerte (in denaro o al- simbolo del corpo e del sangue del Signore, dell'offerta per-
tri doni per i poveri o la Chiesa) vengono portate dai fedeli e sonale, della Chiesa intera. Si puo pensare pertanto a una
deposte fuori della mensa eucaristica. L'Institutio insiste «oblatio Ecclesiae» espressa nel medesimo segno sacra-
pero nell'affermare che «quantunque i fedeli non portino mentale del corpo e del sangue di Cristo (avvertiti come
piu, come un tempo, illoro proprio pane e vino destinati al- presenti secondo lo stile liturgico che prescinde da ogni ra-
la liturgia, tuttavia il rito di presentare questi doni conserva zionalizzazione e puntualizzazione dei vari momenti) e fa-
il suo valore e il suo significato spirituale». E un segno cioe cente unita con quella di Cristo. Nei doni pane-vino si intra-
di partecipazione sia materiale che spirituale, come di soli- vedono gia i doni del corpo e sangue di Cristo.
darieta per i poveri e le necessita della Chiesa. I doni sono In ogni caso, la «preparazione dei doni» resta una fase
quindi «presentati» a Dio (cosi suona la versione italiana preparatoria, anche se ovviamente orientata all'offerta sa-
della preghiera mentre il testo latino parla di «offerimus») crificale, quin di adatta a suscitare le convenienti disposi-
dal sacerdote con una felicissima formula sul tipo della zioni. Soprattutto si vuole sottolineare il valore delle realta
«benedizione» biblica. Il rito offertoriale puo essere accom- terrestri (doni creati e lavoro umano), la partecipazione an-
pagnato da un canto. che esteriore all'offerta di Cristo (processione offertoriale),
Purtroppo oggi, in non rari casi, la processione dei doni in particolare (nella questua) la carita fraterna verso i pove-
aH'altare diventa uno degli sfoghi di una male intesa creati- ri e il dovere di contribuire alle opere del culto.
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- La Preghiera eucaristica (nn.78-79) tradizione giudaica della preghiera di benedizione del pa-
Siamo al «momento centrale e culminante dell'intera ce- sto, la birkat ha-mazon, che ne sarebbe il modello origina-
lebrazione •• . Questi due paragrafi riassumono quanto di rio. Nonostante la varieta degli elementi, comuni alla tradi-
meglio e di piu esatto si puo dire a proposito della fase cen- zione di tutte le Chiese, svolge un tema unitario: parte dal
trale dell'Eucaristia chiamata, nel passato, «canone •• o rendimento di grazie per quanto Dio ha compiuto nella sto-
«consacrazione» e ora, con un termine appropriato, «Pre- ria della salvezza con al suo vertice la persona storica di Ge-
su, per poi chiedeme il compimento nel corpo ecclesiale.
ghiera eucaristica ••.
Gli elementi o i temi principali sono infatti: l'azione di gra-
Al n. 78 viene spiegato iI senso globale della preghiera e
zie (espressa nel prefazio) seguita dall'acclama zione del
al n. 79 il SUO contenuto, con l'elenco degli elementi prin-
Santo; l'epiclesi, in duplice forma, per la quale si chiede
cipali. che i doni del pane e del vino siano trasformati nel corpo e
Il documento tiene a sottolineare che la preghierá e «di sangue di Cristo e che, ricevuti dai comunicandi, apportino
azione di grazie e di santificazione •• , e proclamata dal sa- salvezza, trasformandoli in un solo corpo e in un solo spiri-
cerdote che la rivolge a Dio per mezzo di Gesu Cristo nello to; iI racconlo dell'istiluzione (detto anche «consacrazio-
Spirito Santo, ma «a nome di tutta la comunita •• , a cui per- ne •• ), che rievoca l'ultima Cena e ne attualizza il significato;
tanto appartiene come dimostra iI fatto che essa viene asso- l'antlmnesi che forma un tutt'uno col racconto, in tesa ad
ciata fin dall'inizio e ne ratifica la conclusione. «Il significa- esplicitare'l~ memoria di Cristo; l'offerla, sviluppo dell'a-
to di questa preghiera e - insiste l'Institulio - che tutta l'as- namnesi, per cui il memoriale sacramentale o il sacrificio
semblea si unisca insieme con Cristo nel magnificare le di Cristo attualizzato, nei segni conviviali, viene offerto al
grandi opere di Dio e nell'offrire il sacrificio ••. Padre; le intercessioni, in cui si esplicita la comunione del-
Di conseguenza non si entra con la prece eucarística in l'assemblea celebrante con tutta la Chiesa, celeste e terre-
una zona riservata in modo esclusivo al sacerdote, ma nella stre, e si invocano i frutti del sacrificio; infine la dossologia,
fase di piu intensa ed esplicita partecipazione da parte del- la ripresa del tema iniziale, in espressione di lode, con l'ac-
l'assemblea, di cuí il sacerdote non cessa di essere il porta- clamazione di ratifica del popolo, cioe con l'Amen.
voceo Egli mentre svolge la funzione propriamente sacerdo- Il n . 78 invita tutti i presenti ad ascoltarla con riverenza e
tale, a nome di Cristo, agisce anche a nome di tutta la co- silenzio (e con le acclamazioni previste dal rito). Richiamo
munita. Preghiera ecclesiale, la mas sima preghiera della davvero opportuno, a cui fa eco la disposizione della CEI
Chiesa, e dunque la prece eucaristica che comprende sia l'a- (Precisazioni, n. 5: qui a p. 227): «La dossologia conclusiva
zione di grazie per le opere mirabili di Dio, sia la santifica- e proclamata dai soli sacerdoti celebranti. .. il popolo ratifi-
zione dei doni (si noti la terminologia «santificare •• e non ca con l'Amen ••. Ci sembra importante quanto il nostro do-
«consacrare», secondo illinguaggio <;Ji tutte le rispettive cumento asserisce a proposito dell'offerta, cioe la parte e il
preghiere), sia l'offerta del sacrificio. E una preghier:a che significato riconosciuto all'assemblea: «La Chiesa, in modo
dice e che fa: si dice e si compie quanto viene detto. E pre- particolare quella radunata in quel momento e in quelluo-
ghiera e azione. go, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacola-
Vengo no quindi enumerati gli e1ementi costitutivi di ta ... i fedeli imparino ad offrire se stessi •• (79 f). L'offerta
ogni preghiera eucaristica. L'assenza di uno metterebbe in della vittima immacolata non e demandata al sacerdote
discussione la sua autenticita. La preghiera si ispira all'a- (per suo mezzo) ma coinvolge l'assemblea: «offriamo •• e
zione compiuta da Gesu nell'ultima Cena (rese grazie) e alla un plurale effettivo, non maiestatico del sacerdote.
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- Riti di comunione (nn. 80-89) da Cristo e che sin dal tempo apostolico ha dato il nome a
tutta I'azione eucaristica, ha perduto gran parte della sua
I riti di comunione manifestano pienamente il carattere ragione pratica, poiché in genere, da molti secoli, la frazio-
conviviale della celebrazione eucaristica, dicono che essa e ne riguarda il «pane» per il sacerdote e i concelebranti, non
«un convito pasquale» e quindi «conviene che, secondo iI per i fedeli. Ma conserva un significato simbolico, cioe che
comando del Signore, i fedeli ben disposti ricevano iI suo noi, pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella co-
Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale» . La Comunio- munione a un solo pane, che e Cristo (d. 1Cor 10,17).
ne dei fedeli, e non solo del sacerdote, e parte integrante L'episcopato italiano esorta a valorizzare questo gesto:
della celebrazione eucaristica. «Conviene che il pane azzimo, confezionato nella forma
Il complesso rituale, piuttosto ricco e vario, tende per un tradizionale, sia fatto in modo che iI sacerdote possa davve-
verso a disporre (frazione del pane e riti preparatori) e per ro spezzare I'ostia in piu parti, da distribuire almeno ad al-
altro verso ad accompagnare la Comunione (canto di Co- cuni fedeli» (Precisazioni, n. 7 qui a p. 228). Legata alla fra-
munione). Di ogni rito viene offerta la giustificazione, cioe zione del pane e I'immixtio, o la mescolanza di una piccola
il significato che assume nel contesto dei riti di Comunione. porzione dell' ostia nel calice, che viene spiegata con il rife-
Padre nostro o preghiera del Signore (n. 81): introdotta e rimento all'unita del Corpo e del Sangue di Cristo nell'ope,,!,-
sviluppata (embolismo) dal sacerdote, la preghiera e orien- della salvezza, cioe del Corpo di Cristo vivente e glorioso. E
tata alla Comunione soprattutto per la domanda del pane quindi un richiamo all'unita del Corpo e del Sangue nell'u-
quotidiano (inteso dalla tradizione patristica come pa- nico Cristo, il Cristo vivo e risorto. L'uso e antichissimo e
ne eucaristico, Cristo Signore) e per la purificazione dai comune a tutte le liturgie. Durante la frazione del pane si
peccati. canta I'Agnello di Dio che puo essere ripetuto piu volte. L'ul-
Rito della pace, preghiera e gesto fraterno (n. 82): vuole tima invocazione termina sempre con le parole «dona a noi
invocare la pace ed esprimere I'amore vicendevole. Come la pace».
gia Tertulliano e Origene sottolineavano, il gesto richiama La Comunione (nn. 84-88). n sacerdote si prepara con la
i presenti allo spirito di riconciliazione e di fraternita, ne- preghiera silenziosa (due i formulari a scelta, da recitare a
cessario per accostarsi alla Comunione eucaristica. 11 gesto bassa voce), COSI pure i fedeli.
fraterno di pace viene dato in modo sobrio a chi sta piu vi- Dopo la presentazione del pane eucanstico ai fedeli (ve-
cino, secondo gli usi locali e le disposizioni delle Conferen- ra ostensione), che comprende !'invito al banchetto, con I'e-
ze Episcopali. Per l'Italia la CEI non ha dato disposizioni spressione di sentimenti di umilta e di fede, viene distribui-
particolari: «Si puo dare in vari modi secondo le consuetu- ta la Comunione. Perché sia vera partecipazione al sacrifi-
dini e la qualita dei partecipanti. Scambiandosi il segno di cio in atto, dovrebbe avvenire - raccomanda l'Institutio -
pace si puo dire: La pace sia con te» (Precisazioni, n. 6: qui a con le ostie consacrate nella stessa celebrazione e, quando
p. 227). Anche la terza edizione del Messale ha conservato e consentito, anche al calice. COSI iI segno e completo. La
l'inciso «pro opportunitate» nella rubrica che introduce I'in- forma processionale e quella prevista e appare la piu ri-
vito del diacono allo scambio della pace. Esso non indica la spondente per accedere in modo ordinato e fraterno alJ'uni-
facoltativita del rito, quanto piuttosto fa riferimento ad al- camensa.
cune situazioni particolari nelle quali esso non sembra op- La Comunione puo essere ricevuta sulla lingua, secondo
portuno. la tradizione del secondo millennio in Occidente, oppure
Lafrazione delpane (n. 83), che ricorda il gesto compiuto sulla mano secondo la comune tradizione del primo millen-
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nio ripristinata anche in Italia dal nostro episcopato con il Dopo la Comunione sono previsti due momenti rituali. Il
Decreto del 19luglio 1989. primo comprende una pausa di silenzio o un canto eseguito
n fedele che desidera ricevere la Comunione sulJa mano da tutta l'assemblea (n. 88). Il secondo ela classica «orazio-
presenta al ministro entrambe le mani, una sull'altra (la si- ne dopo la Comunione» (n. 89), detta dal sacerdote e ratifi-
nistra sopra la destral, rispondendo «Amen» alJe parole «Il cata dal popolo, nelIa quale si chiedono i frutti del mistero
corpo di Cristo », e facendo un leggero inchino. Quindi da- celebrato. In genere e una preghiera orientata al dopo,
vanti al ministro, o appena spostato a lato per far avanzare guarda al futuro che spesso si identifica con quello escato-
il fedele che segue, mette in bocca l'ostia prendendola con logico.
le dita dal palmo delJa mano, facendo attenzione a non la-
sciar cadere nessun frammento. Se la Comunione avviene 4. Riti di conclusione (n. 90)
sotto le due specie e distribuita per intinzione, si seguira
1 riti di conclusione, di grande sobrieta secondo lo stiJe
l'uso della Comunione sulla lingua; se ci si comunica al ca-
delIa liturgia romana, comprendono iJ saluto, la benedizio-
lice sara il ministro a porgere il calice. Non e mai consen-
tito ai fedeli di prendere con le proprie mani il pane euca-
ne, il congedo. Essi possono essere preceduti da eventuali
brevi comunicazioni o avvisi al popolo, se necessari (cf.
ristico direttamente dalla patena, di intingerlo nel calice
nn. 166, 184).
del vino, di passare le specie eucaristiche da una mano al-
l'altra. Il saluto finale evoca quelIo iniziale: alI'inizio e al termi-
ne il sacerdote rivolge parole di saluto secondo la consueta
L'antica catechesi eucaristica si diffondeva nelIa spiega-
formula cristiana. Segue la benedizione che in alcuni casi
zione del gesto di recarsi all'altare per ricevere il corpo del
puo essere arricchita dall'orazione sul popolo (riportata
Signore: un andare lento, dignitoso, con lo sguardo abbas-
nel Messale al termine dell'Ordo Missae) o con un'altra for-
sato, con le mani pulite e tese, quasi a sottolineare la gran-
mula piu solenne. Infine il congedo propriamente delto,
dezza del dono che si sta per ricevere. «Ricevi il dono di Cri-
che comporta lo scioglimento dell'assemblea. La formula
sto dicendo Amen», scrive san Cirillo di Gerusalemme,
italiana «La Messa e finita, andate in pace", che non tradu-
«prendilo e fai attenzione a non perderne nulla. Dopo esser-
ce correttamente il testo latino (<<missa», da «dimissio »,
ti comunicato al corpo di Cristo, avvicinati anche al calice
vuol dire «congedo, fine delIa riunione»), puo essere sos ti-
del suo sangue. Poi rendi grazie a Dio che ti ha stimato de-
tuita con altre, di cui la nuova edizione del Messale offre va-
gno di cos] grandi misteri».
rie esemplificazioni.
Il rito di Comunione e accompagnato da un canto: «con
Il bacio alI'altare da parte del sacerdote e del diacono e
esso si esprime, mediante l'accordo delIe voci, l'unione spi-
l'inchino profondo concludono la celebrazione. Non si fa
rituale di coloro che si comunican o, si manifesta la gioia
alcuna menzione di un canto finale.
del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere "co-
munitario" della processione di coloro che si accostano a ri-
cevere l'Eucaristia» (n. 86). E chiaro il carattere comunita-
rio ed ecclesiale - non intirnistico e personalistico - delIa
Comunione che iJ nostro documento, in armonia con tutti
i testi liturgici, vuole mettere in evidenza. Qualora non ven-
ga eseguito iJ canto, l'antifona di Comunione viene recitata
prima della Comunione.
54 55
I Capitolo 111 La precedenza e riconosciuta al Vescovo in quanto «ogni
legittima celebrazione dell'Eucaristia e diretta dal Vescovo,
Uffici e ministeri o personalmente, o per mezzo dei presbiteri suoi collabora-
tori» (n. 92). L'affermazione non e nuova - ricorre gia in
nella celebrazione eucaristica sant'lgnazio di Antiochia - ma non inutile poiché ridona al
Vescovo in modo piu visibile la sua funzion e di primo litur-
go, sacerdote del suo gregge, come aveva ricordato SC 42 e
LG 26 e 28. E giusto quindi che, quando e presente, presie-
da I'assemblea eucaristica con partecipazione del popolo e
Dopo I'analisi del rito si passa alla presentazione delle fi- associ i presbiteri alla concelebrazione. Se poi I'Eucaristia e
gure ministeriali, che nella celebrazione sono a servizio del presieduta dal presbitero, conviene che il Vescovo presieda
popolo di Dio radunato. Partendo dal presupposto che la la Liturgia della Parola e dia la benedizione finale. Non de-
celebrazione eucaristica e azione di Cristo e della Chiesa, ve meravigliare questa posizione di rilievo attribuita al Ve-
che appartiene quindi all'intero corpo della Chiesa, lo ma- scovo, dal momento che egli e il simbolo vivente dell'unita
nifesta e lo implica, si precisa che i singoli membri di que- della Chiesa locale, la quale trova nell'Eucaristia la forma
sto corpo ecclesiale sono coinvolti e interessati in diverso espressiva e il momento di realizzazione. Non e questione
modo nella celebrazione, secondo la diversita degli sta ti, di solennita esteriore del rito ma della sua verita. 11 concet-
dei compiti e dell'attiva partecipazione (n. 91) . to era gia stato anticipato al n. 22, nel quale il Vescovo dio-
I compiti particolari di ogni ministero saranno minuzio- cesano era stato definito «primo dispensatore dei misteri di
samente descritti nei capitoli seguenti. Qui interessa una Dio nella Chiesa particolare a lui affidata».
presentazione essenziale in rapporto ai singoli rninisteri e In seconda istanza e quale collaboratore del Vescovo,
all'intera assemblea. ma in forza dell'ordinazione che lo designa a tale ufficio, il
Il principio dell'esistenza di vari ministeri dipende dal presbitero o sacerdote «presiede il popolo fedele radunato in
diritto e dovere di ciascuno alla partecipazione, a seconda quelluogo e in quel momento, ne dirige la preghiera, an-
della «diversita degli stati e dei compitÍ». Percio, nel rispet- nuncia ad esso il messaggio della salvezza, lo associa a sé
to degli altri, ciascuno compia «tutto e soltanto cio che e di nell'offerta de! sacrificio a Dio Padre per Cristo nello Spiri-
sua competenza». Questa norma, ripresa da SC 28, mentre to Santo, distribuisce ai fratelli il pane della vita eterna e lo
ridona dignita e funzionalita a ogni ministero, conferisce condivide con loro» (n. 93). Questo elenco degli atti princi-
piena espressivita e verita alla celebrazione e dimostra I'au- pali della funzione sacerdotale pone il sacerdote in rappor-
tenticita e la ricchezza dell'assemblea, cioe manifesta la to diretto con I'assemblea e, possiamo dire, entro la stessa
Chiesa nel suo coerente e gerarchico ordine. Cosl diventa assemblea: associa, distribuisce, partecipa. Manca un ac-
comprensibile partire dai ministeri ordinati. cenno all'ascolto della Parola, gia suggerito ne! n. 29.
«Quando celebra I'Eucaristia, deve servire Dio e il popo-
UFFICI DELL'ORDINE SACRO (nn.92-94) lo con dignita e umilta, e, nel modo di comportarsi e pro-
nunziare le parole divine, deve far sentire ai fedeli la pre-
La triade dei ministeri ordinati e pienamente rispettata e senza viva di Cristo» (n. 93). Duplice e quindi l'orientamen-
presentata nella sua gerarchicita: Vescovo, presbitero e dia- to del sacerdote: verso Dio e verso il popolo. Da qui due
cono. caratteristiche nel suo atteggiamento: dignita e umilta, op-
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portunamente abbinate in cm presta un simile servizio. Lo La coscienza di essere «gente santa, popolo che Dio si e
stile di servizio nel comportamento (movimento, pronun- acquistato e sacerdozio regale» fonda e determina la parte-
cia) tendera a rilevare la presenza di Cristo (servitore, pa- cipazione comune di tutti i fedeli aU'Eucaristía (rendere
store) , di cui egli e il segno. Non un segno di potere e di do- grazie, offrire la vittima e offrirsi) e ne specifica l'atteggia-
minio, ma di umile e limpido servizio. Ci si avvia verso un mento interiore, «profondo senso religioso e carita verso i
nuovo stile di presidenza delI'Eucaristia: a un secolare iera- fratell;" .
tismo esclusivamente proteso verso l'alto dovrebbe seguire Sulla partecipazione unitaria si insiste con forza , indi-
un dignitoso e umile servizio pastorale al popolo di Dio per- cando prima il fondamento teologico (unico Padre e percio
ché, unito in Cristo, sia orientato verso l'alto e diventi la glo- tutti fratelli : sono la «familia Dei»), poi i momenti di parte-
ria vivente di Dio. cipazione (ascolto delIa Parola, associazione alle preghiere
Terzo, rispetto aU'ordine sacro, e primo, rispetto ai vari e al canto, comune offerta del sacrificio e comune parteci-
ministeri, eil diacono, il cui nome dice appunto servitore. Il pazione alla mensa del Signore), quindi la forma esteriore
diaconato ha svolto un efficace servizio e fu tenuto in gran- mediante i comuni gesti e atteggiamenti. Il pericolo che si
de onore nelIa Chiesa antica. Ridotto a figura di contorno, e puo insinuare e che I'Institutio denuncia e <d'individuali-
stato ripristinato dal Concilio neUa sua specifica funzione, smo e la divisione» (n. 95).
con la possibilita di essere esercitato anche da uomini spo- Dall'impegno comune scaturisce il servizio da rendere
sati. Il servizio del diacono neU'Eucaristia eduplice: verso il con gioia al popolo di Dio, secondo le esigenze della cele-
sacerdote e verso il popolo. Rimandando a indicazioni piu brazione, che nessuno, qualora venga richiesto, deve rifiu-
particolareggiate (cf. nn. 171-186), qui viene riassunto il tare. Si tratta, infatti, di servizio e non di privilegio o di ri-
suo ufficio proprio: «Annunciare il Vangelo e talvolta predi- vendicazione, e presuppone la capacita e l'esperienza di
care la parola di Dio, proporre ai fedeli le intenzioni delIa una fraterna partecipazione. 1 diversi compiti e uffici litur-
preghiera universale, servire il sacerdote, preparare l'altare gici non si sovrappongono, ma nascono dall'assemblea del
e prestare servizio alIa celebrazione del sacrificio, distribui- popolo di Dio e si pongono al suo servizio.
re ai fedeli l'Eucaristia, specialmente sotto la specie del vi-
no, ed eventualmente indicare al popolo i gesti e gli atteg-
giamenti da assumere» (n. 94). MINISTERI PARTICOlARI E DISTRIBUZIONE DEI COMPITI
Vedremo come , presentando gli altri ministri, alcuni (nn.98-111)
compiti qui ricordati non sono affatto riservati al diacono,
La terza sezione del capitolo presenta l'elenco dei mini-
il cui specifico compito tradizionale consiste neUa lettura
steri particolari (persone e funzioni) in ordine di impor-
del Vangelo e nel servizio al calice.
tanza o di maggiore vicinanza aU'altare, suddivisi in due
gruppi. Il primo gruppo comprende i ministeri istituiti del-
COMPITI DEL POPOlO DI DIO (nn. 95-97) l'accolito e dellettore. Il secondo i ministri non istituiti e
altri compiti inerenti al dignitoso svolgimento deUa cele-
Dai ministeri ordinati lo sguardo si sposta sull'intero po- brazione.
polo di Dio - del quale anche i primi fanno parte - che e de- L'accolito e illettore sono i due ministeri istituiti, cioe
scritto nella sua unita di popolo sacerdotale, in unione con ufficialmente riconosciuti e designati stabilmente secondo
il sacerdozio ministeriale, e neUa varieta dei ministerio un rito particolare, quindi non occasionali.
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L'accolito e istituito per iI servizio all'altare e per aiutare la partecipazione attiva dei fedeli al canto. Questa e non al-
iI sacerdote e iI diacono nella preparazione dell'altare e dei tra e la funzione del cantore: «dirigere e sostenere il canto
vasi sacri. Come ministro straordinario, distribuisce l'Eu- del popolo ... facendo partecipare iI popolo per la parte che
caristia ai fedeli . Nel capitolo successivo saranno descritti gli spetta» (n. 104).
in modo piu minuzioso i suoi compiti nella celebrazione Tra gli altri ministri meritano di essere ricordati: il com-
(nn. 187-193). mentatore, i ministri per l'accoglienza e per la raccolta delle
Illettore, iI piu antico dei ministeri laicali, e istituito per offerte, il maestro delle celebrazioni liturgiche.
proclamare la parola di Dio, eccetto il Vangelo. Poiché la Il commentatore e una figura introdotta con l'Istruzione
lettura e un servizio di grande importanza per l'assemblea sulla musica sacra e la sacra liturgia del 3 settembre 1958,
liturgica - invitata all'ascolto e all'accoglienza della Parola citata dalla stessa SC 29, affermatosi negli anni '60 e oggi
- si richiede un'idoneita e una seria preparazione, spiritua- in declino anche per taluni eccessi, oltre che per la migliore
le e tecnica, dellettore. Si dovra evitare ogni improvvisazio- preparazione dei fedeli. Il suo compito e duplice: spiegare,
ne, invitando alla lettura senza discemimento: ne seguireb- con sobri interventi o didascalie, i riti o i momenti celebra-
be una mancanza di rispetto per la parola di Dio e un danno tivi ed esortare i fedeli, guidandoli alla comprensione e alla
spirituale per i fedeli. Allettore compete, sempre e in ogni partecipazione. Il suo posto e quello piu adatto all'ufficio,
caso, la proclamazione delle letture: egli puo anche propor- di fronte all'assemblea, non presso l'ambone riservato alla
re le intenzioni della preghiera universale e recitare il sal- parola di Dio e al suo commento.
mo interlezionale in mancanza del salmista. Come per l'ac- 1 ministri per l'accoglienza ricordano l'antico ministero
colito, anche per i1lettore si rimanda al capitolo successivo dell'ostiariato. Illoro ufficio si presenta delicato e utile.
per la descrizione dei suoi compiti (nn. 194-198). L'accoglienza dei fedeli alla porta della chiesa e un gesto di
In mancanza dell'accolito o dellettore istituito si posso- squisita ospitalita e fratemita, mentre l'accompagnamento
no designare per il servizio all'altare, in aiuto al sacerdote e ai propri posti favorisce l'ordinata disposizione e partecipa-
al diacono, e per la proclamazione delle letture anche altri zione.
laici, purché ben preparati. Coloro che svolgono i compiti 1 ministri per la raccolta delle offerte (questuanti), data
dell'accolito (portare la croce, i ceri, il turibolo, il pane, il l'impossibilita di ripristinare l'antica processione offerto-
vino e l'acqua) possono anche essere incaricati per la distri- riale, si rendono necessari per questo servizio (partecipa-
buzione della Comunione come ministri straordinari (nn. zione del popolo all'Eucaristia e aiuto ai poveri) che do-
100-101). vrebbe essere concluso prima della Preghiera eucaristica.
Tra i ministri non istituiti e messo al primo posto il sal- La figura del maestro delle celebrazioni liturgiche e previ-
mista (n. 102). Egli e stato definito un «Iettore specializza- sta per le cattedrali e le grandi chiese. Il suo ufficio non pa-
to». La sua figura e apparsa o riapparsa per la rivalorizza- re affatto quello di dirigere in primo piano la celebrazione,
zione dei salmi e del salmo responsoriale in particolare. A ma semplicemente «di predisporre con cura le celebrazioni
lui si richiede «l'arte del salmodiare, una buona pronuncia e di preparare i ministri sacri e i fedeli laici a compierle con
e una buona dizione». decoro, ordine e devozione» (n. 106). Del resto la prepara-
Tra i servizi di rilievo in aiuto all'assemblea sono ricor- zione non e affidata a lui in esclusiva: il n. 111 stabilisce
dati poi la schola cantorum o coro e un cantore (nn. 103- che si faccia di comune intesa fra i collaboratori e il rettore
104). Delia prima e ricordata con chiarezza la funzione: della chiesa, sen tito il parere dei fedeli.
eseguire in proprio le parti di sua spettanza e promuovere La nuova edizione annovera tra i compiti liturgici anche
60 61
quello del sacrista, «che prepara diligentemente i Iibri Iitur- Capitolo IV
gici, le vesti liturgkhe e le altre cose che sono necessarie
per la celebrazione» (n. lOSa). Le forme celebrative
II capitolo termina con alcune norme generali.
a) Tutti i ministeri inferiori al diacono possono essere affi-
dell'Eucaristia
dati, con la benedizione liturgica o con incarico tempo-
raneo, a laici idonei, scelti dal palTOCO o dal rettore della
chiesa (n. 107). Cade definitivamente la distinzione, pre-
vista dal vecchio n. 70, tra uffici da svolgersi nel presbi- Alla desctizione del rito (capitolo II) e dell'assemblea nei
terio, riservati agli uominí, e uffici fuori del presbiterio, suoi vari ministeri (capitolo lII) segue ora la descrizione
ai quali potevano essere ammesse anche le donne. A se- delle forme celebrative dell'Eucaristia. II capitolo, piuttosto
guito dell'interpretazione autentica del can. 230, §2 (cf. diffuso e prevalentemente rubricale, dopo una premessa
AAS 86 [1994], p. 541) anche alle donne e permesso iI sulla diversita delle assemblee, esamina le due forme fon-
servizio alI'altare, che deve pero essere regolato dalle di- damentali della celebrazione: con iI popolo o senza iI popo-
sposizioni date dal Vescovo diocesano. lo, aggiungendo iI rito della Messa concelebrata e termi-
b) E opportuno che l'unico e medesimo sacerdote svolga nando con alcune norme relative a tutte le forme di Messa.
l'ufficio presidenziale in tutte le sue parti (n. 108). La presenza o meno del popolo e iI criterio disctiminan-
c) Nel caso di piu persone per lo stesso ministero, nulla im- te e determinante della celebrazione: ecco iI grande princi-
pedisce che si possano distribuire a ciascuno le varie pio, gia affermato nel capitolo 1, ora concretamente appli-
partí, a patto che piu persone non si dividano tra loro cato. II tito e per l'assemblea e ad essa viene adattato. Non
un unico elemento della celebrazione. Una stessa lettu- solo. La varieta delle assemblee si riflette sulla stessa forma
ra, tranne nel caso della Passione del Signore, non puo tituale che assume di conseguenza proptie modalita cele-
essere proclamata da due lettori (n. 109). brative.
d) Nel caso della presenza di un solo ministro nella Messa
con iI popolo egli potra compiere piu di un ufficio. Que- PREMESSA: DIVERSITÁ DI ASSEMBLEE (nn. 112-114)
sta disposizione viene incontro a situazioni di necessita
che non dovrebbero diventare troppo frequenti e tende a Tre sono i tipi accennati, in modo assai rapido , da
non accentrare tutto nella persona del sacerdote. OGMR: quella presieduta dal Vescovo con iI suo presbite-
tio, i diaconi e gli altti ministri, a cui partecipa iI popolo di
Dio, che possiamo chiamare «episcopale» (n. 112); quella
composta da una comunita genetica, particolarmente dalla
comunita «parrocchiale» (n. 113); quella che si ha in deter-
minate comunita, particolarmente nella comunita «con-
ventuale» (n. 114).
La celebrazione presieduta dal Vescovo occupa un posto
ptivilegiato, anzi rappresenta il vertice e !'ideale di ogni Eu-
catistia, in quanto in essa si ha una «speciale manifestazio-
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ne della Chiesa». Ogni assemblea legittima - qui sta la sua tuale» in quanto parte dell'ufficio corale. Queste assemblee,
importanza e iI valore della stessa celebrazione - e una ma- se differiscono per iI caratlere c1ericale o religioso-c1ericale
nifeslazione di Chiesa, ma nel nostro caso la Chiesa locale dei loro membri, mantengono una loro omogeneita, sono
appare nella pienezza della sua espressione: il Vescovo, cioe qualificate su! piano sociologico e religioso.
grande sacerdote, i presbiteri, i diaconi e i ministri suoi La triplice classificazione e esemplificativa e poggia su
cooperatori, tutlo iI popolo affidato alle sue cure. La Chie- un fondamento teologico e sociologico, ma e tutt'aJtro che
sa, convocazione dei credenti, si forma e si manifesta attor- esaustiva. Restano fuori quelle assemblee di «libera scelta»,
no al Vescovo che presiede la Cena del Signore, convito pa- corrispondenti a gruppi particolari, di categoria, di eta, di
squale del suo sacrificio. Questo tipo di assemblea, unico determinata collocazione sociale o professionale. Questi
nei primi quattro secoli, si e andato poi lentamente sgreto- raduni non sono regolari, o comunque non sempre dome-
lando e oggi e previsto in un solo caso, nella Messa crismale nicali, né sempre si awalgono del medesimo sacerdote e
del Giovedi santo. Ma I'Eucaristia presieduta dal Vescovo, luogo, ma la loro presenza ha acquistato credito e favore.
attomiato dal suo presbiterio e popolo, o nella propria sede Pensiamo alle assemblee di giovani, a quelle composte di
(la cattedraJe) o in singole chiese, e un obiettivo a cui si de- partecipanti ai ritiri, convegni, ecc. Queslo tipo di assem-
ve tendere per comprendere il pieno significato dell'assem- blea non e preso in esame daJl'Institutio che pero sembra
blea di cui il Vescovo e elemento primario. accennarvi nel n. 358, quando parla della Messa per gruppi
n secondo tipo di assemblea rappresenlalo nella sua particolari. E indubbio che l' esperienza degli ultimi anni ha
espressione peculiare - non unica, poiché si parla di «co- dimostrato illoro peso nella dinarnicita della celebrazione,
munita specialmente parrocchiale» - e l'assemblea parroc- provocando la composizione perfino di proprie preghiere
chiale. Qui la parrocchia e concepita a partire non dall' ele- eucaristiche: quelle per le Messe per i fanciulli, ora entrate
mento territoriale O geografico, ma daJl'elemento teologico- definitivamente afar parte del Messale Romano nella sua
sociologico: come gruppo di appartenenza o, meglio, di ri- terza edizione tipica. .
ferimento. L'assemblea parrocchiaJe e quella che manifesta Cio che preme far rilevare nelle varie tipologie e la diver-
in modo sociologicamente completo, ma teologicamente sa manifestazione della struttura dell'assemblea, in partico-
incompleto, per I'assenza del Vescovo, la Chiesa locale O lare dei ministeri, che incidera notevolmente nella forma di
diocesana e di rimando il mistero della Chiesa universaJe: celebrazione. La nota distintiva va quindi riconosciuta pri-
in un luogo concreto, in un giomo proprio (ricorrenza do- mariamente nell'elemento teologico. Percio nell'assemblea
menicaJe), in un ministro diretto delegato del Vescovo (par- presieduta dal Vescovo, oltre alla sua presenza di capo e re-
roco). Ogni comunita eucaristica, aperta a tutte le compo- sponsabile della Chiesa locale, si puntera sulla strutturazio-
nenti sociologiche, beneficia delle proprieta dell'assemblea ne sacramentale della stessa assemblea, cioe su! reale e sa-
parrocchiaJe, anche se ad essa non viene attribuito l'agget- cramentale esercizio dei ministeri. In tal modo si raggiunge
tivo: cosi ogni assemblea eucaristica nella chiesa o rettoria nell'assemblea eucaristica la vera «epifania » della Chiesa
non c1assificate come parrocchie. (cf. SC 26 e 28).
n terzo tipo di assemblea e piuttosto di carattere istitu-
zionale: si riferisce alle comunita strettamente dette, cioe LA MESSA CON IL POPOLO (nn. 115-198)
di vita comune o aJle persone legate da vincoli piu o meno
stretti, che si raccolgono regolarmente per la celebrazione Messa con iI popolo e «quella celebrata con la partecipa-
eucaristica. Prende rilievo in questo caso la Messa «conven- zione dei fedel;" (n. 115). Sembra owio, eppure questa af-
64 65
I
fermazione e decisarnente rivoluzionaria rispetto alla cele- livello si dovra partire per una crescita progressiva. La pre-
brazione eucaristica praticata almeno dal Concilio di Tren- senza regalare di un diacono, come di altri ministri oltre a
to al Concilio Vaticano I1, ridotta al sacerdote e a un mini- quelli elencati, non e un lusso ma la normale espressione
stro. Il testo non determina il numero dei partecipanti, per dei ministeri esistentÍ in una comunita e rientra nella fun-
non cadere nella casistica, ma e chiaro che il numero e la zionalita propria del rito.
reale condizione dell' assemblea incidono sulla forma cele- Dopo aleune disposizioni circa le cose da preparare (alta-
brativa. Per sé basta che venga superato il duetto sacerdo- re. ambone, sede del celebrante, credenza, sagrestia, Evan-
te-ministro, perché in questo caso si attua la forma celebra- geliario, croce con l'immagine di Cristo crocifisso), viene
tiva «senza il popolo •• , ora defínita «Messa a cui partecipa descritto in primo luogo lo svolgimento rituale della Mes-
un solo ministro», sa senza il diacono (nn. 120-170), a cui segue quella con la
L'OGMR aggiunge invece due precisazioni che conferi- presenza del diacono (nn. 171-186) e la descrizione dei
scono verita e vivacita al complesso rituale: un congruo nu- compiti dei ministeri principali che in via normale do-
mero di ministri e ['elemento del canto. Non e un grande vrebbero essere presenti: accolito (nn. 187-193), lettore (nn.
obiettivo, almeno per le domeniche e per le feste di precet- 194-198).
to, ma capita di avere un solo ministro e puo venire a man- Dalla lettura delle disposizioni rituali - che qui ovvia-
care il canto. mente non possiarno seguire - risulta con chiarezza la con-
La forma tipica, cioe lo schema fondamentale di ogni ce- naturalita tra il dispiegamento rituale e !'intervento dei vari
lebrazione che viene descritta nel capitolo, comporta in via ministri, la verita «funzionale» di ogni singolo rito determi-
normale «un accolito, un lettore e un cantore •• che assista- nata da colui che e chiamato a realizzarla. In altre parole, la
no il sacerdote celebrante. Tutte le disposizioni rituali ac- Messa non appare come un rito precostituito in tutti i suoi
quistano illoro significato entro questo schema, mentre ri- particolari da applicarsi tassativamente in ogni circostan-
sultano sacrifícate in assenza del citato numero di ministri. za, ma e un complesso ritual e concepito e disposto in vista
Anzi, <di rito prevede la possibilita di usare un numero an- di un'assemblea liturgica che agisce con la diversita dei
che maggiore di rninistri •• e la partecipazione di un diacono suoi ministerio Si assiste cosi a una piena convergenza tra
(n. 116). Suscita qualehe perplessita la scelta della terza rito e assemblea. Siamo alla forma tipica della celebrazio-
edizione típica di titolare «Messa senza diacono •• i paragra- ne, che diminuisce nella sua espressivita con la diminuzio-
fi che prima ~rano raggruppati sotto il titolo di «forma tipi- ne dei ministri.
ca •• , premettendoli alla «Messa con il diacono •• , prima piu Cosi alcuni riti particolari acquistano tutto illoro signi-
coerentemente indicata con «Ministeri del diacono ». Di ficato con la presenza dei rninistri o ministran ti: la proces-
per sé forma «tipica •• dovrebbe essere quella che dispiega sione d'ingresso del sacerdote con i ministri, la croce, i ceri,
tutta la ministerialita, compreso quindi il diacono. illibro dei Vangeli, ecc. (n. 120); la scelta fra le varie possi-
La Messa «típica», ora «senza diacono», diventa il metro bilita (monizioni introduttive, n. 124; canto, n. 121; procla-
di misura per dare piena verita ai singoli riti, per manifesta- mazione del Vangelo, n. 134; processione offertoriale, n.
re la vitalita di un'assemblea e per determinare il clima cul- 140), ecc.
tuale di una comunita. Tutto quanto viene fatto in meno de- La descrizione del compito dei ministri, sopra ricordati,
ve preoccupare, perché sintomo di una situazione d'emer- segue opportunamente lo svolgimento della celebrazione,
genza. La forma «típica •• infatti e, nel progetto rituale, un anche a conferma del loro pieno inserimento nel dinami-
punto di partenza, non una situazione ottimale. Da questo smo dell'intera azione.
66 67
Una disposizione dell'episcopato italiano stabilisce che piu volte in uno stesso giorno (n. 204). L'orientamento eper
<<nelle Messe celebrate con il popolo si usa la lingua italia- una prassi aperta, per favorire J'unita e la fraternita sacer-
na» (Precisazioni, n. 12). Nulla pero impedisce che si possa- dotale (n. 200). La terza edizione ha pero riconosciuto an-
no eseguire canti delJ'ordinario ed eventualmente del pro- che il «diritto » di un sacerdote alla celebrazione dell'Euca-
prio in Iingua latina. ristia in modo individuale, naturalmente non in contempo-
ranea con una concelebrazione e mai al Giovedi santo e aBa
Veglia pasquale (n. 199).
MESSE CONCELEBRATE (nn. 199-251)
La descrizione del rito non si differenzia molto da quella
Anziché passare all'analisi della Messa senza il popolo, del testo ufficiale del 1965 e da alcune successive precisa-
l'Institutio tratta della Messa concelebrata, sintetizzando zioni. Tra le varie disposizioni ricordiamo: la possibilita di
con quaJche modifica quanto disposto in precedenza, 50- utilizzare solo la stola in caso di mancanza di un numero
prattutto nel Ritus servandus in concelebratione del 1965. sufficiente di paramenti (n. 209), la vicinanza all'altare du-
La Messa concelebrata non e propriamente una forma pro- rante la Preghiera eucaristica (n. 215), la voce sommessa
pria di celebrazione, distinta o media tra quella con il popo- durante questa preghiera in modo che «venga udita chiara-
lo e quella senza il popolo, ma piuttosto una particolarita mente la voce del celebrante principale» (n. 218), J'uso del
rituale che rientra sia nella prima che nella seconda. Puo canto, preferibilmente per la parte centrale e finale del ca-
rientrare nella forma con il popolo, anche se questo occa- none (n. 218); le quattro varie possibilita della Comunione
sionalmente puo non essere presente. Infatti non solo non sotto le due specie: direttamente al calice, per intinzione,
escJude il popolo né sottrae alcunché ai compiti dei fedeli con la cannuccia o con il cucchiaino (n. 245). In pratica si
e nemmeno al ruolo dei ministri (cf. n. 208), ma lo contem- sono affermate solo le prime due.
pla sia per la sua espressione teologica (cf. n. 199: manife-
sta J'unita di tutto il popolo di Dio), sia perché nessun ele-
mento rituale di quella forma viene soppresso. L A MESSA A CUI PARTECIPA UN SOLO MINISTRO
Il tema e trattato in due momenti: premesse (nn. 199- (nn.252-272)
209) ed esposizione del rito (nn. 210-251).
Le premesse raccolgono alcune indicazioni di carattere «Nella Messa celebrata dal sacerdote con la sola presen-
teologico, giuridico e pastorale. Circa il significato della za di un ministro che gli risponde, si osserva il rito della
concelebrazione si ripete quanto e affermato in altri docu- Messa con il popolo» (n. 252). Cosi recita oggi la riformula-
menti conciliari e postconciliari: essa esprime opportuna- zione del vecchio n. 209. Scompare la dizione negativa
mente J'unita del sacerdozio, del sacrificio e del popolo di «senza il popolo» e nemmeno si ritorna alla tradizionale
Dio (n. 199); particolare valore va riconosciuto aquella pre- espressione «Messa privata», che gia l'Istruzione sulla musi-
sieduta dal Vescovo nei giorni piu solenni dell'anno liturgi- ca sacra nel 1958 e poi la SC avevano respinto perché «le
co, in occasione dell'ordinazione episcopale del Vescovo azioni Iiturgiche non sono azioni private». :El stata abban-
diocesano, della Messa crismale, della Messa vespertina donata inoltre anche la dizione di «Messa privatamente ce-
del Giovedi santo, del santo Patrono, in occasione del Sino- lebrata», presente nel Ritus servandus del 1965 e nella MF
do O della visita pastorale (n. 203). In alcuni casi la concele- di Paolo VI del 1965. Si ribadisce il concetto fondamentale
brazione e richiesta dal rito stesso, in altri e raccomandata dell'Eucaristia come celebrazione effettiva della comunita
(nn. 199 e 203), in altri e concesso celebrare o concelebrare cristiana riunita in assemblea. Il testo non pronuncia una
68 69
valutazione di merito, accetta il fatto ormai acquisito. Que- sue parti vengo no compiute dal fe dele che partecipa, che
sto tipo di Messa non e lasciato all'arbitrio del sacerdote, assume anche funzioni ministeriali e, se diacono, compie
ma - come r ecita il n . 19 - dal fatto che «non sempre si anche gli uffici che gli sono propri (n. 253).
puo avere la presenza e la partecipazione dei fedeli , che ma- La descrizione del rito (nn. 256-272) tiene conto della
nifestano piu chiaramente la natura ecclesiale della cele- particolare situazione. Significative sono le varianti intro-
brazione». L'enciclica MF aveva consentito questo tipo di dotte dalla terza edizione: nei riti di introduzione il sacer-
celebrazione «per una giusta causa» ene aveva anche preso dote non rimane piu ai piedi dell'altare fino all'atto peniten-
le difese. Nello stesso modo si pronunciano anche il decreto ziale (come nella Messa preconciliare), ma vi si accosta su-
PO 13 e I'EM 44. Quindi la sola impossibilita o la difficolta bito, come nella forma tipica; l'altare non e piu l'unico
per la presenza di piu fedeli permette la celebrazione senza «Iuogo» della celebrazione, salvo lo spostamento dal centro
popolo, non la semplice pieta personale del sacerdote che a sinistra, come era previsto dal vecchio n. 214, ma si affer-
lo induce magari a scegliere volutarnente orari eccezionali. ma che le letture, per quanto possibile, si fanno dall'ambo-
Non e ¡nvece permessa la celebrazione «senza la parteci- ne o da un leggio (n. 260); la preghiera dei fedeli, possibile
pazione di un ministro o senza almeno qualche fedele se anche in questa Messa, e introdotta dal sacerdote, ma le in-
non per giusto e ragionevole motivo» (n. 254). E aperta l'in- tenzioni sono formulate dal ministro, a differenza del vec-
terpretazione su cosa debba considerarsi giusto e ragione- chio n . 220, nel quale il ministro aveva solo il compito di ri-
vole motivo: solo una necessita di origine estema? L'impos- spondere.
sibilitil pratica di avere la presenza di almeno un fedele pro- In questa Messa, infine, si tralascia il congedo (n. 272).
tratta per piu giomi? O solo la devozione personale, per
soddisfare la raccomandazione espressa al n. 19 di celebra-
re ogni giomo il sacrificio eucaristico, in orari e modalita ALCUNE NORME DI CARATTERE GENERALE
piu comode? Notiamo pero che lo stesso n. 19 subordina PER TUTTE LE FORME DI MESSA (nn. 273-287)
la raccomandazione all'inciso «avendone la possibilita».
Non si puo negare comunque che la preferenza di alcuni sa- L'ultima sezione del capitolo comprende alcune norme
cerdo ti per la celebrazione abituale senza il popolo dimo- generali valide per tutte le forme celebrative, cioe i gesti di
stra scarso senso ecclesiale e incapacita di cogliere la sfasa- venerazione verso l'altare e illibro dei Vangeli (n. 273), le
tura di un' azione essenzialmente comunitaria e dialogica genuflessioni e l'inchino (nn. 274-275), l'incensazione (nn.
compiuta da una sola persona o al massimo due. 276-277), la purificazione (nn. 278-280), la Comunione sot-
Nella celebrazione solitaria o senza ministro, «si trala- to le due specie e relativo rito (nn. 281-287). Eccetto que-
sciano i saluti, le monizioni e la benedizione al termine del- st'ultimo caso, si tratta di norme esclusivamente rubricali,
la Messa» (n. 254), perché non rispondenti alla verita ogget- piu minuziosamente descritte nella terza edizione, anche
tiva, quindi fittizi, mentre la preghiera al plurale ne sottoli- se hanno un valore espressivo di fede o di rispetto verso il
nea il carattere ecclesiale. mistero eucaristico o quanto lo conceme in modo diretto.
Invece la Messa a cui partecipa un solo ministro si ispira L'uso tradizionale riserva all'altare e all'Evangeliario,
alla Messa tipica. Questa resta pertanto la forma fonda- simboli della persona di Cristo, il gesto del bacio. Le Confe-
mentale di ogni celebrazione eucaristica, tanto da far scri- renze Episcopali, con il consenso della Sede apostolica,
vere che la proposta conciliare della celebrazione eucaristi- possono sceglieme un altro corrispondente, qualora sia ri-
ca e una sola: quella con il popolo. In assenza del popolo, le chiesto da particolari situazioni culturali (n. 273).
70 71
La genuflessione e indicata in tre momenti della celebra- si nei quali epossibile, fino a concedere al Vescovo diocesa-
zione: dopo la rispettiva presentazione al popolo dell'o- no la facolta «di permettere la Comunione sotto le due spe-
stia e del callee durante il racconto della Cena, e prima cie ogni volta che sembri opportuno al sacerdote al quale,
della Comunione. Se il tabemacolo fosse in presbiterio, come pastore proprio, e affidata la comunita, purché i fede-
il sacerdote e i ministri genuflettono solo quando giun- Ji siano ben preparati e non ci sia pericolo di profanazione
gono all'altare o quando si allontanano, non durante la del Sacramento o la celebrazione non risulti troppo diffi-
stessa celebrazione della Messa (n. 274). coltosa per il gran numero di partecipanti o per altra cau-
L'inchino del capo e del corpo, con il quale si indicano la sa» (n. 283). Le disposizioni rubricali riprendono quanto
riverenza e l' onore che si danno alle persone o ai loro se- gia detto a proposito della concelebrazione. Molto opportu-
gni, e previsto per determinate preghiere (n. 275). namente nella terza edizione sono rimaste solo due moda-
L'uso dell'incenso, che esprime riverenza e preghiera, re- Jita: bevendo direttamente al calice e per intinzione. Sono
sta in ogni caso facoltativo, anche se puo essere usato al- scamparsi cucchiaini e cannucce.
l'ingresso, per la venerazione dell'altare, per la procla-
mazione del Vangelo, dopo la presentazione delle offerte
per la loro incensazione assieme all'altare, al sacerdote e
al popolo, per la presentazione al popolo dell'ostia e del
calice (nn. 276-277).
La purificazione e prevista per le mani e i vasi sacri (ca-
!ice e patena) a contatto con i doni santificati (nn. 278-
280).
Alla Comuniane salto le due specie sono dedicati vari pa-
ragrafi: e trattata nel suo significato teologico (nn. 281-
282), nella sua disciplina canonica o nei casi in cui e
consentita (n. 283), nella sua descrizione rituale (nn.
284-287).
Degno di attenzione e il richiamo al SUD significato teo-
logico, ripreso dall'Istruzione EM 32, che consiste nella
maggior pienezza del segno (pane e calice), cioe dell'Euca-
ristia come convito, del riferimento all'alleanza nel sangue
di Cristo, del rapporto con il convito escatologico. Poiché la
Comunione al ca!ice era stata vietata dal Concilio di Trento
per motivi disciplinari e con argomentazioni dottrinali, e
comprensibile l'invito a introdurre la prassi mediante una
conveniente catechesi (n. 282). L'orientamento dell'Institu-
tia e decisamente favorevole alla diffusione della prassi -
«esortino i fedeli perché partecipino piu intensamente al
sacro rito, nella forma ... » - e lo dimostra l'estensione dei ca-
72 73
Capitolo y brazione dene azioni sacre e all'attiva partecipazione dei fe-
deli», siano cioe pienamente funzionali. E, in secondo luo-
11 luogo go, che siano anche «degni, belli, segni e simboli delle real-
ta celest;". TI n . 289 prende posizione dinanzi al problema
per la celebrazione eucaristica den'arte, con tre verbi di uguale intensita: conservare, adat-
tare, promuovere le forme architettoniche. Nessun rigetto
del pass ato, anzi impegno a conservare "le opere d'arte e i
tesori che i secoli passati ci hanno trasmesso», ma anche ri-
sposta alle nuove esigenze, quindi adattamento; infine pro-
Dall'analisi della forma celebrativa l'attenzione si sposta mozione di nuove forme, proprie di ogni epoca, consone al-
alluogo della celebrazione. Sono anzitutto ricordati i prin- l'indole e cultura dei vari popoli. I principi artistici sono
cipi generali (nn. 288-294); quindi sono descritti i vari set- salvaguardati, ma vanno salvaguardate le esigenze di fede
tori: presbiterio (n. 295), altare (nn. 296-308), ambone (n. e di pieta. Su questa linea si muoveranno gli organismi dio-
309), sede per il sacerdote celebrante (n. 310), posti dei fe- cesani e regionali per l'arte sacra, per la formazione di arti-
deli e della schola (nn. 311-313), custodia eucaristica (nn. sti e la produzione di opere degne di valore e ricche di si-
314-317) e irnmagini sacre (n. 318). gnificato.
Questo capitolo e stato giudicato fin dall'inizio con mol- Esplicito compito inerente alla costruzione, al restauro e
to favore: aperto e dinarnico, sensibile alla nuova situazio- al riordinamento delle singole chiese e affidato alla com-
ne culturale, rispettoso in pari tempo della tradizione, nel missione diocesana di liturgia e arte sacra. Ad essa ricorre-
soleo del Vaticano II. ranno tutti gli interessati , compreso il Vescovo diocesano
Due recentissime Note pastorali della CEI, alle quali ri- (n.291).
mandiamo, trattano della Progettazione di nuove chiese (18 Tutte le chiese dovranno essere o dedicate con rito so-
febbraio 1993) e den'Adeguamento delle chiese secondo la ri- lenne, cattedrali e parrocchiali, o almeno benedette, le altre
forma liturgica (31 maggio 1996): sono un completamento e (n.290).
uno sviluppo di questo capitolo. Al n. 294 viene dichiarato in modo esplicito il rapporto
tra assemblea liturgica e luogo, che non e di puro ordine ri-
tuale: illuogo e irnmagine dell'assemblea riunita. Nella di-
PRINCIPI GENERALI (nn. 288-294) sposizione delle varie parti, come nell'insieme, deve offrire
l'immagine concreta della natura organica e gerarchica del-
Luogo proprio di riunione del popolo di Dio per la cele- l'assemblea, consentire l'ordinata partecipazione, favorire
brazione eucaristica e la «chiesa» (detta anticamente «do- lo svolgimento del compito di ciascuno. Non e concepibile
mus ecclesiae», casa della riunione o chiesa). Non viene un luogo di culto che prescinda dall'assemblea che vi si rac-
tuttavia assolutizzata: in mancanza di questa, ma anche in coglie. La diversita dei compiti, in particolare dei fedeli , del-
particolari circostanze, come l'insufficienza den'edificio sa- la schola e del sacerdote con i ministri, esige una diversa e
cro a contenere tutti i fedeli, si puo scegliere «un altro luogo propria collocazione logistica. Ma anche l'unita dell'intero
decoroso » (n. 288). popolo di Dio deve essere manifestata e, di conseguenza,
L'importante e che - ecco un principio di grande valore salvaguardata. Né va dimenticata la santita della celebrazio-
pastorale - le chiese o altri luoghi siano idonei «ana cele- ne, che illuogo deve in certo modo evocare e favorire.
74 75
Ci si domanda se l'immagine di Chiesa puo andare oltre: quando I'Eucaristia viene celebrata fuori della chiesa o luo-
una Chiesa che sia non estranea ma ospitale, non statica go sacro (n. 297). L'altare mobile él quello che si puo tra-
ma pellegrina, non impersonale ma fraterna. Non si puo sportare: gli deve essere di norma preferito quello fisso,
chiedere tutto, ma e comprensibile che il rapporto tra as- puo essere costruito con materiale diverso dalla pietra, vie-
semblea e luogo ten da alla ricerca di forme sempre pili ne benedetto ma non dedicato (n. 301). Questo tipo di alta-
espressive. Anzi il n. 293 accenna all'opportunita che si ten- re si él diffuso nel periodo della riforma, in attesa di una si-
ga conto delle esigenze di un'assemblea, accanto e al di fuo- stemazione dei vecchi altari addossati alla parete. Se esi-
ri della celebrazione, prevedendo cio che contribuisce alla genze particolari, come l'impossibilita di una rimozione o
comodita dei fedeli e che abitualmente si trova nei luoghi adattamento del vecchio altare, ne richiedono I'uso, si do-
dove il popolo si raduna. vrebbe provvedere a un nuovo altare «realizzato con arte e
debitamente dedicato», togliendo pero dal vecchio aItare
retrostante ogni segno di onore e di ornamento che lo tra-
PRESBITERIO E AL TARE (nn. 295-308) sformerebbe in un contro-aItare (n. 303). La CE! precisa:
«La forma e le dimensioni del nuovo altare dovranno essere
Il presbiterio e, secondo la stessa etimologia, lo spazio differenti da quelle dell'altare preesistente, evitando riferi-
riservato al sacerdote (presbitero) con i suoi ministri: su po- menti formali e stilistici basati sulla mera imitazione. Per
sizione sopraelevata, ben visibile e in diretta comunicazio- evocare la duplice dimensione di mensa del sacrificio e del
ne con I'aula o navata, sufficientemente spazioso per iI co- convito pasquale, in conformita con la tradizione, la mensa
modo svolgimento dei riti. Non él quindi un palco verso il del nuovo altare dovrebbe essere preferibilmente di pietra
quale si rivolge lo sguardo di una platea immobile, ma il naturale, la sua forma quadrangolare (evitando quindi ogni
luogo di convergenza, di incontro e di scambio tra Dio e il forma circolare) e i suoi lati tutti ugualmente importanti.
suo popolo. Per non compromettere I'evidenza e la centralita dell'altare
n posto central e del presbiterio él occupato dall' altare, a non e ammesso I'uso di materiaJi trasparent;" (Adeguamen-
cui spetta il massimo onore per i valori che assomma: men- to delle chiese, n. 17). Verso I'altare fisso - di cui ogni chiesa
sa sulla quale si rende presente nei segni del pane e del vino deve essere do tata (n. 298) - sono indirizzate tutte le dispo-
il sacrificio della croce, mensa alla quale il popolo partecipa sizioni. Fisso nel senso che «e costruito in modo da aderire
cibandosi dei doni sacrificati. «L'altare - precisa iI Rito de/- al pavimento e non poter quindi venir rimosso» (n. 298).
la dedicazione di un altare, n. 155 - él pertanto, in tutte le Tre sono le caratteristiche che deve possedere: stabilita o
chiese, iI centro dell'azione di grazie che si compie con I'Eu- inamovibilita, autonomia, essere cioe separato dalla parete
caristia: a questo centro sono in qualche modo ordinati tut- in modo da potervi girare intorno e celebrare rivolti al po-
ti gli altri riti della Chiesa». La tradizione cristiana, anche polo (e dunque un dato acquisito, fuori discussione, la cele-
in riferimento al valore biblico della «pietra» che lo costi- brazione di fronte al popolo); centralita, cosicché sponta-
tuisce, lo ha identificato con Cristo: I'altare e Cristo. neamente vi converga I'attenzione dei fedeli (n. 299). Se-
Sono percio ben comprensibili le varie disposizioni che condo I'uso tradizionale e iI suo valore simbolico, la mensa
ten dono a mettere in evidenza la sua dignita e importanza: dell'altare dovrebbe essere di pietra, possibilmente natura-
gli sono dedicati ben tredici paragrafi. Si distingue anzitut- le. Yerra dedicato secondo iI proprio rito, con la collocazio-
to in altare fisso o mobile e perfino provvisorio. Quest'ulti- ne sotto la mensa delle reliquie dei santi secondo un'antica
mo, ridotto a semplice tavolo, él usato in casi eccezionali, consuetudine (n. 302).
76 77
La suppellettile per il suo ornamento comprende una to- too Si tratta di un luogo, non di un leggio mobile; di una co-
vaglia distesa sulla mensa, in segno di rispetto per il convito struzione solida, fissa, dignitosa. Esso e illuogo proprio per
eucaristico, i candelieri in segno di gioia (collocati sopra la Liturgia della Parola: serve per proclamare le letture, il
ovvero accanto, da un minimo di due a un massimo di salmo responsoriale, per il preconio pasquale; eventual-
sei), la croce con l'immagine di Cristo crocifisso (sopra o mente per l'omelia e per la preghiera universale. «La digni-
accanto, ben visibile all'assemblea) . Opportune raccoman- ta dell'ambone esige che ad esso salga solo il ministro della
dazioni provengono dalla CEI: «Si faccia attenzione a non Parola» (n. 309). Per a1tre indicazioni piu precise si veda la
ridurre l'a1tare a un supporto di oggetti che nulla hanno a nuova introduzione all'OLM 33-34. La nota pastorale CEI
che fare con la liturgia eucaristica. Anche i candelieri e i sull'Adeguamento delle chiese precisa ulteriormente: «L'am-
fiori siano sobri per numero e per dimensione. 11 microfo- bone va collocato in prossimita dell'assemblea, in modo da
no, per la dimensione e la collocazione, non sia tanto in- costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio e la navata;
gombrante da sminuire il valore delle suppellettili sacre e e bene che non sia posto in asse con l'a1tare e la sede, per
dei segni liturgici » (Precisazioni, n. 14: qui ap. 230). rispettare la specifica funzione di ciascun segno» (n. 18).
Anche il nuovo paragrafo 306 ricorda che sopra I'altare La sede del sacerdote celebrante e funzionale al suo ruo-
«possono disporsi solo le cose richieste per la celebrazione lo (non e un «trono»), deve cioe mostrare il suo compito di
della Messa: l'Evangeliario ... il calice con la patena, la pissi- presiedere J'assemblea e di guidare la preghiera (n. 310).
de, se e necessaria, il corporale, il purificatoio, la palla e il Perció la collocazione piu adatta e quella rivolta al popolo,
Messale siano disposti sulla mensa solo al momento della non troppo distante dall'assemblea dei fedeli in modo da fa-
presentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi». A vorire la facile comunicazione con essa. La CEI sottolinea
proposito dell'ornamento floreale si suggerisce opportuna- questa esigenza: «Per la sua collocazione, essa deve essere
mente che sia sempre misurato «e, piuttosto che sopra la ben visibile da tutti e in diretta comunicazione con l'assem-
mensa dell'a1tare, si disponga attorno ad esso» (n. 305). blea, in modo da favorire la guida della preghiera, il dialogo
e l'animazione» (Adeguamento delle chiese, n. 19). Nel pre-
sbiterio devono inoltre essere collocate le sedi per i sacer-
L'AMBONE E IL LUOGO DELLA PRESIDENZA (nn.309-31O) doti concelebranti e per gli altri ministri. La sede del diaco-
no deve trovare la propria collocazione vicino a quella del
Due luoghi sono connessi con il presbiterio ma non ne- sacerdote celebrante.
cessariamente collocati entro la sua area: l'ambone, dal
quale si annuncia la parola di Dio e la sede per il sacerdote
celebrante e i ministri. POSTI DEI FEDELI E DELLA «SCHOLA» (nn. 311-313)
L'ambone deve la sua importanza e la sua forma a1la fun-
zione di luogo adatto dal quale viene annunciata la parola Un accenno infine a1l'aula della chiesa sotto l'aspetto 10-
di Dio e verso il quale si rivolge spontaneamente l'attenzio- gistico, occupata dall'assemblea dei fedeli. Viene anzitutto
ne dei fedeli. Deve essere quindi un luogo sopraelevato (su ribadito il divieto (SC 32) di posti privilegiati: si esclude
cui si sale, dal greco anabaino, o perché cinge chi vi entra, ogni favoritismo a persone private. Seguono due suggeri-
dallatino ambio), un «Iuogo alto» della Parola. Ció per con- menti pratici di particolare rilievo ai fini della partecipazio-
sentire che i ministri ordinati e i lettori siano «comodamen- ne con lo sguardo e con lo spirito: le sedie O banchi siano
te visti e ascoltati dai fedel;,,: la parola di Dio scende dall'al- disposti in modo che i fedeli pos sano con comodita assu-
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mere gli atteggiamenti richiesti (seduti, in piedi, in ginoc- le ragioni di questa conservazione» (n. 20). TI tabemacolo
chio) e muoversi per qualche percorso processionale, in comunque deve essere unico, inamovibile, solido e inviola-
particolare per la Comunione. Non senza motivo si esorta bile, non trasparente e chiuso (n. 314). Presso di esso deve
a curare l'impianto di sonorizzazione e di illuminazione. ardere una lampada alimentata a olio o a cera con cui si in-
La schola canlorum fa parte della comunita dei fedeli: que- dichi e si onori la presenza di Cristo (n. 316).
sto principio, richiamato con forza, determina illuogo del-
la sua collocazione per favorire l'esercizio del SUD ministero
liturgico e facilitare la partecipazione piena alla Messa di LE IMMAGINI SACRE (n.318)
tutti i suoi membri. TI luogo non puo essere quindi che quel-
lo tra aula e presbiterio. Lo stesso criterio vale per l'organo Un breve ma denso numero ededicato alle immagini del
e per gli al tri strumenti: hanno la funzione di sostenere il Signore, della Madonna e dei santi. Se ne riafferma la legit-
canto della schola e del popolo e, se vengono suonati da so- timita; si invita alla misura (numero non eccessivo e di un
li, dovranno essere facilmente ascoltati da tutti. La colloca- santo una sola immagine!) e alla vigilanza (non distolgano
zione piu adatta e quella ben visibile, vicino alla schola e al- l'attenzione dei fedeli dalla celebrazione); si consiglia una
l'assemblea. ricerca tesa alla qualita e alla capacita evocativa.
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Capitolo VI deve essere esclusivamente di frumento, fresco e azzimo (n.
320) - si presenti veramente come cibo (n. 321). Il richiamo
Cose necessarie alla sua evidenza di yero pane, non apparente ed evane-
scente come sono le sottilissime «ostie» bianche, e senza
per la celebrazione eucaristica dubbio un omaggio alla verita degli elementi rituali, la valo-
rizzazione del segno. Vero pane che rievochi le parole e il
gesto di Gest¡; «lo sono il pane vivo ... prese il pane ... lo spez-
zo e lo distribui».
Ma yero pane anche in vista della valorizzazione del ge-
sto della frazione: «Conviene che il pane eucaristico, sebbe-
Prosegue lo sviluppo logico dell'Institutio: dalluogo agli ne azzimo e confezionato nella forma tradizionale, sia fatto
alimen'ti e agli oggetti necessari per la celebrazione eucari- in modo che il sacerdote nella Messa celebrata con il popo-
stica. Le indicazioni si riferiscono agli alimenti di pane e vi- lo possa spezzare davvero l' ostia in pii1 parti e distribuirla
no, quindi - dopo un accenno alla suppellettile in genere- almeno ad alcuni fedeli» (n. 321). Spezzare l'unico pane, di-
ai vasi e alle vesti liturgiche. Sono qui raccolte in forma stribuirlo fra i cornmensali e mangiarlo insieme e anche per
espositiva, nelloro significato e valore pastorale, quelle di- noi, non solo per l'uomo biblico, un segno di comunione
sposizioni legislative che in un linguaggio giuridico e rubri- fraterna. «TI gesto della frazione del pane - continua lo stes-
cale erano collocate nel vecchio Messale sotto il titolo «De so paragrafo - con cui l'Eucaristia veniva semplicemente
defectibus in celebratione Missarum occurrentibus»: la lo- designata nel tempo apostolico, manifestera sempre pii1 la
ro lettura non presenta difficolta interpretative, e tuttavia forza e l'importanza del segno dell'unita di tutti in un unico
utile fissare l'attenzione su alcuni punti di questo comples- pane e del segno della carita, per il fatto che un unico pane
so normativo. e distribuito tra i fratell;". Sacrificando la frazione del pa-
ne, come regolarmente avviene con l'uso del pane eucaristi-
co di dimensioni ridotte, si sacrifica il segno dell'unita e
PANE E VINO (nn.319-324) della carita, al quale tanta importanza veniva riconosciuta
al tempo apostolico.
«Fedele all'esempio di Cristo, la Chiesa ha sempre usato L'impoverimento dei gesti rituali comporta sempre un
pane e vino con acqua per celebrare la Cena del Signore» impoverimento della nostra catechesi. Sacrificando il se-
(n. 319). La frase non ha puro valore descrittivo, ma com- gno si rende sempre meno comprensibile la realta del mi-
porta una chiara presa di posizione di fronte a proposte, an- stero eucaristico, perché questo si svela «attraverso i riti e
che recenti, di usare altri alimenti propri di determinate le preghiere» (SC 48). Purtroppo ['invito non e stato accolto
culture (arncane e asiatiche), quali il riso, il te, ecc. La con- che in rarissimi casi, in qualche celebrazione di gruppo. E
tinuita della tradizione, contro i tentativi verificatisi fin dai diventata invece norma generale [' eccezione, prevista sem-
primi secoli, ha una sua chiara motivazione. Non si tratta pre nel nostro testo: «Le ostie piccole non sono comunque
di semplici alimenti conviviali, di cibo e di bevanda, ma di affatto escluse, quando il numero dei comunicandi, o altre
pane e vino ritenuti e usati quali simboli per indicare il Cor- ragioni pastorali lo esigono».
po e il Sangue di Cristo. Il vino, sempre per il suo simbolismo biblico (cE. Lc 22,
Cio non toglie che il pane - secondo la tradizione latina 18), deve essere tratto dal frutto della vite, naturale e genui-
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no (o. 322). Per ragioni pratiche si e introdotto il vino bian- Non e richiesta la doratura iotema, se si tratta di metallo
co, anche se il colore rosso evoca piu da vicino il sangue. ioossidabile e piu pregiato dell'oro.
L'OGMR esorta alla diligeoza oella conservaziooe del lo relazione al gesto della frazione del pane, il n. 331 in-
pane e del vino (n. 323) e da alcuni suggerimeoti per la so- culca J'uso di un'unica patena: «Si puo convenientemente
luzione di qualche difficolta in cui il sacerdote puo venire a usare uo'unica patena grande, sopra la quale si pone il pane
trovarsi, come, ad esempio, se al momento della Comuoio- sia per il sacerdote e il diacono, sia per gli altri ministri e i
ne si accorge di ayer usato acqua, anziché vino. In questo fedeli».
caso, svuotato il calice dalJ'acqua e messovi il vino, deve ri-
petere solo la parte del racconto evangelico che riguarda la
coosacrazione del calice (n. 324). LE VESTI LlTURGICHE (nn.335-347)
84 85
AL TRE SUPPELLETTILI (nn. 348-351) Capitolo VII
Un cenno viene infine risenlato all'altra suppellettile de- La scelta
l' ata direttamente all'uso Iiturgico. In particolare si rac-
s l~anda la digru·ül. e la bellezza dei Iibri destinati aIIa pro- delle parti della Messa
00 . h .
azione della parola di DlO, c e per questo mentano
c Iamparticolare venerazione (Evange l"lano e LeZlOnano,
' ' )
;~:ché siano davvero segni e simboli delle realta sopranna-
turali (n. 349). . , . .
Un richiamo alla dignita, alla nobtlta, al valore artlstlco, Sarebbe eccessivo qualificare questo capitolo come «ri-
come alla pulizia, dell'altra suppellettile ad uso Iiturgico voluzionario», ma e certo che esso si distingue per la sua no-
conclude il capitolo (nn. 350-351). vita, per la forte tensione pastorale, per la volonta di valoriz-
zare al massimo iI complesso rituale, di adattare concreta-
mente iI rito (gesti, orazioni, letture, canti, monizioni, ecc.)
alle singole assemblee. Esso segna iI passaggio piu clamoro-
so dal fissismo e dal rubricismo alla piena flessibilita rituale,
a quell'adattamento che rappresenta oggi uno dei punti caldi
del rinnovamento Iiturgico. Anzi, segna iI passaggio dalla vi-
sione c1ericale a quella comunitaria, da un sacerdote preoc-
cupato dell'esecuzione materiale della nonnativa aII'impe-
gno responsabile e diligente di coinvolgere ]'jntera assem-
blea Iiturgica nella stessa programmazione rituale.
Dopo una premessa generale (n. 352) seguono i criteri
per la scelta di una Messa (nn. 353-355) , quindi delle singo-
le parti: letture, orazioni, Preghiera eucarística, canti (nn.
356-367).
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Sono tre linee operative sulle quali si gioca l'efficacia, la LA SCELTA DELLA MESSA (nn. 353-355)
verita, la vivacita, la concretezza della celebrazione. Quan-
to era stato detto dal Concilio Vaticano II sullo scopo della Intendiamo per «Messa» i formulari completi o propri di
riforma liturgica (SC 48-49) ed esplicitamente raccoman- una celebrazione. La scelta di una Messa, percio, ha dei li-
dato nel n. 20 della nostra Institutio come principio orienta- miti ben precisi, comunque non puo essere compiuta in
tivo, viene ora ricordato e proposto come criterio per ogni modo indiscriminato senza tener conto dell'importanza
celebrazione. L'efficacia pastorale della celebrazione euca- del rnistero celebrato (una solennita) e della chiesa partico-
ristica non dipende soltanto dalle disposizioni interiori di lare in cui si colloca l'assemblea. Di qui la graduatoria delle
ciascuno e di ogni assemblea, ma dalla rispondenza dei varie possibilita di scelta.
testi (Ietture, orazioni, cantil alle necessita, alla preparazio- Nelle solennita si segue il calendario della chiesa in cui
ne e alla capacita dei partecipanti. Tutti i formulari sono si celebra (n. 353); ugualmente nelle domeniche, nelle ferie
preordinati, ma esiste una molteplicita di testi la cui scelta di Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua, nelle feste e nelle
opportuna contribuira non poco all'utilita spirituale dell'as- memorie obbligatorie (n. 354).
semblea. L'abbondanza dei testi, prevista dalla riforma li- Per la celebrazione delle memorie facoltative vengono
turgica, non deve rimanere inutilizzata. classificati tre casi. Il primo, costituito dalle ferie di Avven-
La scelta dovra essere dettata dal bene spirituale comu- to (da117 al 24 dicembre e dell'ottava di Natale) e di Quare-
ne dell'assemblea, non dall'accondiscendenza ai suoi gusti sima, prevede solo la possibilita di usare la colletta della
né tantomeno a quelli del sacerdote. Si richiede una valuta- memoria segnata in quel giomo. Nel secondo gruppo, ferie
zione responsabile, un atto di discemimento, perché la ce- di Avvento prima del 17 dicembre, tempo natalizio dal 2
lebrazione contribuisca alla eres cita di fede e di carita dei gennaio, tempo pasquale, si puo scegliere o la Messa della
partecipanti. Percio, recita il n. 352, da scelta di queste par- feria o la memoria del santo. Per il terzo gruppo, ferie del
ti si deve fare insieme con i ministri e con coloro che svol- tempo ordinario, si puo scegliere tra feria, santo del giomo,
gono qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i Messa per varie necessita e votiva.
fedeli in cio che li riguarda direttamente». Sembra una con- Dopo aver ripetuto l'esortazione che il sacerdote eviti di
cessione demagogica e una dimissione di responsabilita; e imporre i propri gusti e si preoccupi del bene spirituale dei
invece la logica applicazione del principio che l'assemblea fedeli, I'OGMR aggiunge tre importanti raccomandazioni.
radunata e soggetto celebrante. Il sacerdote non e l'esclusi- Prima: «Non si omettano troppo spesso e senza motivo
vo responsabile, ma il coordinatore e promotore di un di- sufficiente le letture assegnate per i singoli giomi dal Le-
versificato e comune coinvolgimento. Viene proposto un . zionario feriale; la Chiesa infatti desidera che venga offerta
modo nuovo di celebrare: una programmazione celebrati- ai fedeli una mensa sempre piu abbondante della parola di
va, un incontro di analisi dei testi e di distribuzione dei Dio». Si sconsiglia quindi di ricorrere alle letture dei comu-
compiti ai vari ministri. ni per le memorie dei santi, eccetto quelle strettamente
Varrebbe a ben poco una programmazione, se poi i sin- proprie. La tentazione di tralasciare le letture del giomo
goli ministri prima della celebrazione non fossero messi a perché ritenute difficili deve essere combattuta mediante
conoscenza delle rispettive competenze e non si impegnas- la catechesi e, all'occorrenza, con una didascalia introdut-
sero nelloro esercizio, in modo da ottenere un'armonica tiva. 1 fedeli hanno diritto al nutrimento vario e abbondan-
esecuzione rituale. Il nemico piu pericoloso e costituito dal- te della parola di Dio e, se questo appare indigesto, si dovra
Ia faciloneria e dalla improvvisazione. provvedere con un'azione catechetica e pastorale accura-
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ta non eliminando per principio ogni difficolta del brano secondo la mirabile pedagogia divina» (n. 357). La loro pro-
biblico. clamazione, raccomandata dal nostro documento, e pre-
Seconda: non si «ricorra troppo spesso alle Messe dei de- scritta come norma dalla CEI: «Per una maggiore organici-
funti: tutte le Messe sono offerte per i vivi e per i defunti, e ti!. e ricchezza della Liturgia della Parola» (Precisazioni, n.
dei defunti si fa memoria in ogni Preghiera eucaristica» . II 19: qui a p. 231). Quando si puo scegliere tra le due prime
problema ritomera al capitolo VIII, ma intanto qui si rileva letture si osservera la disposizione del Lezionario, senza ca-
da una parte I'inopportunita di ricorrere con frequenza ai dere nella preferenza aprioristica per la lettura neotesta-
formulari delle Messe dei defunti - la Messa non ha una de- mentaria né tantomeno per il testo piu breve.
stinazione univoca, e offerta sempre per i vivi e i defunti - e TI Lezionario feriale propone due letture per ogni giomo
dall'altra si ricorda la possibilita di far memoria esplicita della settirnana, che hanno in genere un carattere continua-
dei defunti in ogni Messa. In questa memoria generale si tivo. Percio, salvo una solennita o una festa, si consiglia di
puo includere quella particolare di un defunto (nelle tre pri- non interrompere il corso della lettura e, se e il caso, di ri-
me Preghiere eucaristiche). Aquesto proposito si deve os- prendere o di aggiungere quella forzatamente omessa. A
servare l'eccessiva accondiscendenza verso i gusti dei fede- proposito dei criteri di scelta delle letture vengono riporta-
Ji, fino ad e1encare regolarmente piu nomi di defunti persi- ti, quasi alla lettera, i paragrafi 80-81 dei Praenotanda del-
no nelle celebrazioni domenicaJi, anziché adoperarsi per I'OLM (nn. 360-361).
una corretta educazione all'Eucaristia e alla pieta per i de- I Lezionari per le Messe rituali propongono letture in
funti. stretto rapporto con il mistero sacramentale celebrato e ne
Tena : si venga incontro alla legittima pieta dei fedeli facilitano percio sia la comprensione che la partecipazione
verso la beata Vergine Maria o un santo locale, quando nel da parte dei fedeli.
calendario sono indicate le relative memorie facoltative. Le orazioni. Al gruppo delle orazioni o preghiere appar-
Per una migliore educazione alla pieta mariana e consiglia- tengono: i prefazi, le Preghiere eucaristiche, le orazioni
bile anche un sapiente utilizzo del volume delle Messe della proprie di ogni Messa.
beata Vergine Maria con I'annesso Lezionario. Iprefazi - il cui numero gia abbondante nell'edizione la-
tina (oltre ottanta) e stato ampliato di un'altra ventina dalla
seconda edizione del Messale italiano del 1983 - mirano «a
LA seELTA DELLE PARTI DELLA MESSA (nn. 356-367) mettere piu pienamente in evidenza i motivi dell' azione di
grazie» e contribuiscono a mettere maggiormente in luce i
Tre sono le parti o i formulari propri di ogni Messa: le vari aspetti della storia della salvezza, offrendone in tal mo-
letture, le orazioni, i canti. A ognuna I'OGMR dedica dili- do un quadro completo. Sara quindi opportuna una scelta
gente attenzione. oculata e varia a seconda del mistero celebrato e delle par-
Le letture. Occorre distinguere tra le letture per le dome- ticolari assemblee.
niche e feste (Lezionario festivo) e per i giorni feriali (Le- Le Preghiere eucaristiche, tra le quali oggi e possibile sce-
zionario feriale), oltre ai Lezionari speciali per i singoli sa- gliere, sono: le quattro fondamentaJi, a cui la terza edizione
cramenti o rituali. II Lezionario festivo prevede tre letture: tipica del Messale ha aggiunto una riveduta formulazione
dall'Antico Testamento o Profeta, dal Nuovo Testamento o della quinta (ex Sinodo svizzero, con quattro varianti), col-
Apostolo e dal Vangelo. Le tre letture hanno lo scopo di locandola tra le Messe per varie necessita; le due della ri-
«educare al senso della continuim dell'opera della salvezza, conciliazione e le tre per le Messe per i fanciulli. La loro
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scelta deve seguire determinate norme. La Preghiera eucari- corren te. Nelle ferie del tempo ordinario non e necessario
stica prima, detta anche Canone romano, puo essere usata ricorrere sempre all'orazione della domenica precedente,
sempre, preferibilmente nei giomi che prevedono Commu- anzi e possibile, e talora perfino opportuno, dire le orazioni
nicantes e Hanc igitur propri e nelle fes te degli apostoli e di un'altra domenica oppure un'orazione tra i formulari per
santi di cui si fa menzione nella pregWera stessa. La secon- varie necessita, oppure - come nelJa seconda edizione del
da e indicata per i giorni feriali o in circostanze particolari. Messale italiano - dalla raccolta delle orazioni per il tempo
Ha un prefazio proprio che tuttavia puo essere sostituito ordinario poste in appendice (un totale di trentaquattro 01-
con un altro che presenti in sintesi il ITÚstero della salvezza, tre a dieci nuove orazioni per la beata Vergine Maria).
come ad esempio i prefazi delle domeniche ordinarie e i n vasto repertorio di orazioni permette di rinnovare i te-
prefazi comuni. Quando la Messa e offerta per un defunto mi delle medesime e di adattarle alle necessita dei fedeli,
si puo inserire la formula indicata. Questa seconda preghie- della Chiesa e del mondo. Nei tempi piil importanti delJ'an-
ra che riprende, adattato, il formulario della Traditio Apo- no, l'Appendice del Messale italiano propone una serie di
stolica (IlI secolo), per l'uso troppo frequente a causa della orazioni sulle offerte e dopo la Comunione,riprese dai for-
sua brevita non e in grado, se non mediante una riflessione mulari dei Comuni e delle Messe ad diversa.
approfondita, di rivelare la sua notevole ricchezza dottrina- Per la scelta dei canti propri, cioe tra le letture, di ingres-
le. La terza preghiera, di composizione moderna con spic- so, di offertorio e di Comunione, si rimanda al capitolo II e
cati accenti teologici, puo essere utilizzata con qualsiasi al tempo stesso si ribadisce che i canti stabiliti nell'ordina-
prefazio (ne e infatti priva) e viene suggerita per le domeni- rio della Messa (ad esempio l'Agnello di Dio) non possono
che e i giomi festivi. Anche in questa vi e una formula per la essere sostituiti da altri canti.
memoria di un defunto. La quarta pregWera - anch'essa di
composizione moderna, ispirata a formulari orientali e ric-
ca di afflato biblico, con la presentazione del disegno stori-
co della salvezza - ha un prefazio invariabile e quindi puo
essere usata quando la Messa manca di un prefazio pro-
prio. Sarebbe auspicabile un uso piu frequente sia per il
suo valore ecumenico e contenuto biblico sia per il suo lin-
guaggio narrativo e relativamente facile. Non e previsto
l'inserimento di una formula per la memoria di un defunto,
a causa della stessa struttura. Le due preghiere per la ricon-
ciliazione vengono suggerite per i tempi penitenziali (so-
prattutto in Quaresima), mentre la quinta, come abbiamo
detto sopra, e riservata alle Messe per le varie necessita.
Le orazioni proprie di ogni Messa - colletta, orazioni sul-
le offerte e dopo la Comunione - devono essere regolar-
mente recitate, salvo indicazioni in contrario (n. 363). Nelle
Messe delle memorie si dice la colletta propria (o del Comu-
ne), le altre due orazioni, che in genere non sono proprie,
possono essere scelte dal Comune o dalle ferie del tempo
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Capitolo VIII momenti piil solenni le necessid del mondo contempora-
neo in tutte le sue fonne. Di esse si puo dire che celebrano
Messe per diverse circostanze la vita, inseriscono cioe nel mistero di Cristo, attualizzato
dall'Eucaristia, gli avvenimenti lieti e tristi della vita sociale
e per i defunti di ogni giomo, eccIesiale e civile: da un raduno di spiritua-
Jita alla elezione di un presidente della Repubblica, al so-
pravvenire di una alluvione.
Nonostante questa lusinghiera premessa,l'Institutio non
mostra eccessiva simpatia per I'uso di tali Messe, sia perché
TI capitolo VIII, breve e di carattere nonnativo, e dedi-
esiste gia «una maggiore facolta di scegliere le letture e le
cato all'ultima sezione del Messale, cioe alle Messe per
orazioni», come abbiamo gia visto nel capitolo precedente,
diverse circostanze e per i defunti. Sono due raccolte di for-
sia forse perché nel passato si e ecceduto nell'uso delle mes-
mulari di uso non molto frequente, almeno per le grandi
se votive, percio «e bene che si faccia un uso moderato, cioe
assemblee, specie festive, ma non senza importanza pasto-
quando lo esige I'opportunita pastorale» (n. 369). Anche qui
rale. Il gruppo delle Messe per diverse circostanze solita-
la scelta non e motivata da gusti personali ma dal yero bene
mente risulta trascurato, anche perché e poco conosciuto,
del popolo cristiano.
mentre quello delle Messe per i defunti viene uti!izzato, a
differenza dell'uso quasi quotidiano nel periodo preconci- La particolarita di queste celebrazioni consiste pratica-
liare, quasi esclusivamente in occasione di funerali. mente nelle orazioni (e nelle antifone di cui molte sono state
Eppure questa sezione del Messale sottolinea due aspetti introdotte nella recente rifonna), poiché «salvo indicazioni
molto attuali dell'Eucaristia: iI suo rapporto con la realta in contrario, si possono usare le letture feriali con i loro canti
quotidiana (i! dialogo con iI mondo e i suoi problemi) e i! responsoriali se si accordano con la celebrazione» (n. 370).
legame con i defunti. Non a caso questa sezione del Messa- Tre sono i gruppi o tipi di Messe per diverse circostanze:
le e stata oggetto da parte della rifonna liturgica di un dili- a) Messe rituali, collegate con la celebrazione di aleuni sa-
gente lavoro di revisione e di arricchimento. cramenti O sacramentali. Per queste si osservera quanto
e prescritto nei rispettivi rituali. In ogni caso sono vieta-
MESSE E ORAZIONI PER DIVERSE CIRCOSTANZE te nelle domeniche dei tempi cosiddetti forti (Avvento,
(nn. 368-378) Quaresima e Pasqua), nelle solennita e in a1tri giorni co-
me la Settimana Santa e ['ottava di Pasqlla (n. 372).
Il n. 368 fa da premessa, presentando la giustificazione
teologica della presenza di fonnulari di Messe per diverse b) Messe per varie necessita, celebrate in aleune occasioni
circostanze: la grazia che fluisce dal mistero pasquale, san- sia saItuariamente sia in tempi determinati. Per eventualí
tifica per mezzo della liturgia dei sacramenti e dei sacra- necessid Pllbbliche la scelta del fonnulario come del gior-
mentali, con al vertice I'Eucaristia, tutti gli avvenimenti del- no esllggerita dalla competente alltOrita ecclesiastica: Or-
la vita. Di qui la raccolta di orazioni che si possono usare dinario delluogo o Conferenza Episcopale (nn. 373-374).
per le diverse circostanze della vita cristiana e per le neces- e) Messe votive e di devozione che vengono scelte Iibera-
sita della Chiesa e del mondo. Le Messe e le orazioni ad di- mente secondo la devozione dei fedeli per commemora-
versa sono un gruppo di fonnulari in cui si manifesta la vo- re i misteri del Signo re, o per onorare la beata Vergine
lonta della Chiesa di far entrare nella stessa liturgia e nei Maria o qualche santo o tutti i santi (n. 375).
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Queste Messe (pervarienecessita, votive e di devozione) non ricorrere troppo spesso alle Messe per i defunti». La
sono vietate quando vi e una memoria obbligatoria, salvo Messa per i defunti non e perció un semplice rito di suffra-
«un'autentica necessita o un'utilita pastorale» (n. 376). 1n- gio, né garanzia per la salvezza eterna del defunto: e una ce-
vece nelle ferie del tempo ordinario o quando ricorre una lebrazione ecclesiale, che tutti coinvolge, anche se spesso
memoria facoltativa si puó celebrare qualunque Messa, ec- raccoglie il gruppo di familiari , e sottolinea un aspetto par-
cetto quella rituale, che viene logicamente scelta solo quan- ticolare, propiziatorio e di intercessione.
do si celebra il corrispondente sacramento. Tra le Messe a La classificazione deBe Messe per defunti e triplice (tre
scelta viene raccomandata in particolare la memoria di sono del resto le sezioni del Messale): nelle esequie, nell'an-
santa Maria in sabato, «perché nella Liturgia della Chiesa niversario, nelle diverse commemorazioni. La Messa ese-
viene venerata in modo speciale e prima di tutti i santi la quiale ha il primo posto e puó essere celebrata tutti i giorni,
Madre del Redentore» (n. 378). eccetto le solennita, il Triduo pasquale e le cosiddette do-
meniche privilegiate. La Messa del primo anniversario (o
MESSE PER I DEFUNTI (nn.379-385) alla notizia della morte o sepoltura definitiva) puó essere
celebrata anche nei giorni con memoria obbligatoria. Le al-
Anche di questo gruppo di Messe viene data prima la tre Messe per i defunti o «quotidiane», applicate veramente
giustificazione teologica e quindi la classificazione, con per essi, possono essere celebrate neBe ferie del tempo ordi-
una serie di utili indicazioni pastorali. nario, anche se ricorre una memOlia facoltativa. La restri-
Molto opportuna e la precisazione iniziale: «La Chiesa zione rispetto al passato e evidente.
offre il sacrificio eucaristico della Pasqua di Cristo per i de- 1 suggerimenti pastorali riguardano soprattutto la Messa
funti, in modo che, per la comunione esistente fra tutte le esequiale, ma si estendono a ogni celebrazione per i defun-
membra di Cristo, gli uni ricevano un aiuto spirituale e gli ti. L'omelia e proposta come «normale» per la Messa ese-
altri il conforto della speranza» (n. 379). Non esiste propria- quiale. Non deve avere «la forma di elogio funebre» come
mente una Messa riservata ai soli defunti: essa riguarda tut- troppo spesso accade, anche se nulla impedisce un breve
ti, congiunge i vivi e i morti in Cristo. TI vincolo di comunio- accenno. Il ricordo esplicito del defunto e previsto nel rito
ne con i vivi e con i morti raggiunge nell'Eucaristia la sua di commiato, al termine dell'Eucaristia (nn. 382-384). Sem-
massima espressione e si rafforza in profondita. Ai defunti pre per questa celebrazione, alla quale spesso sono presenti
viene offerto un aiuto spirituale, lacui misura spetta esclu- persone che raramente frequentano e persino non cattolici
sivamente alla misericordia di Dio non senza il nostro ap- e non credenti, si suggerisce una scelta oculata di testi (let-
porto di fervida supplica. Ai vivi viene donato il conforto ture, orazioni, preghiera universale) adatti alla circostanza
della speranza, il nutrimento della fede, l'accrescimento e all'assemblea: defunto, famiglia, presenti.
della carita. Ogni Messa per i defunti esige il personale coinvolgi-
Difatti i formulari si muovono su due piani: le letture bi- mento. «Si invitino i fedeli - raccomanda il n. 383 - special-
bliche proclamano la vittoria di Cristo sulla morte, il miste- mente i familiari del defunto a partecipare con la santa
ro della sua Pasqua, nucleo centrale della nostra fede; le Comunione al sacrificio eucaristico offerto per il defunto
orazioni elevano a Dio la supplica della Chiesa per la piena stesso». Far celebrare una Messa senza partecipare sacra-
redenzione dei defunti. Proprio per questo duplice caratte- mentalmente e come porre le condizioni senza trame le ne-
re, cioe che tutte le Messe sono offerte per i vivi e per i de- cessarie conseguenze, e come restare a meta deB'impegno e
funti, il n . 355 del precedente capitolo aveva ammonito «di del desiderio di suffragare i defunti.
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Capitolo IX zione VL', «e illuogo privilegiato dell'incontro dei cristiani
con Dio e con colui che egli ha inviato, Gesu Cristo. E, ad
GIi adattamenti che competono un tempo, azione di Cristo sacerdote e azione della Chiesa
suo corpo ... la natura della liturgia e intimamente legata al-
ai Vescovi diocesani la natura della Chiesa, al punto che e soprattutto nella litur-
e alle Conferenze Episcopali gia che si manifesta la natura della Chiesa» (nn. 21-22).
Il capitolo IX rappresenta la novita piu consistente e si- Per prima cosa vengono indicati quegli adattamenti che
gnificativa della terza edizione tipica dell'OGMR. Novita competono al Vescovo diocesano ' , «che e da considerare
peraltro a noi ormai familiare, in quanto tutti i Praenotanda come iI grande sacerdote del suo gregge» e che ha iI compi-
dei libri liturgici scaturiti dalla riforma conciliare prevedo- to di «promuovere, guidare e vigilare sulla vita Iiturgica nel-
no un capitolo finale dedicato agli adattamenti. La terza la sua dioces;". Infatti, «la Chiesa di Cristo e resa presente e
edizione del Messale, molto opportunamente, ha recepito significata, in un dato luogo e momento, dalle Chiese locali
questa novita e l'ha introdotta anche nell'Institutio. o particolari, che nella liturgia ne manifestano la vera natu-
ra» (VL 26). Al Vescovo diocesano e affidato iI compito di
regolare la disciplina della concelebrazione (nn. 202 e
ADATTAMENTI E SPIRITODELLA LITURGIA (n.386) 374), stabilire le norme circa iI compito di servire iI sacer-
dote all'altare (n. 107), circa la Comunione sotto le due spe-
Il capitolo e introdotto da un paragrafo che giustifica e cíe (n. 283), circa la costruzione e l'adeguamento delle chie-
fonda la legittimita e la necessita degli adattamenti nella ce- se (n. 291). In modo particolare spetta al Vescovo coltivare
lebrazione eucaristica. Tale fondamento e ricondotto al di- e promuovere lo spirito della liturgia nella Chiesa a lui affi-
ritto-dovere dei fedeli, in forza della loro condizione di bat- data.
tezzati, di essere in tutto favoriti nell'esercitare «quella pie-
na, cosciente e attiva partecipazione, che e richiesta dalla
natura stessa della Liturgia» (SC 14). La citazione della co- ADATTAMENTI CHE COMPETONO
stituzione liturgica conciliare fonda la legittimita e la ALLE CONFERENZE EPISCOPALI (nn. 388-394)
necessita dell'adattamento sia sul versante pastorale (parte-
cipazione dei fedeli), sia sul versante teologico-liturgico Gli adattamenti che superan o i confini di ogni singola
(natura della liturgia). Gli adattamenti proposti in questo diocesi e che necessitano di un maggiore coordinamento
capitolo e quelli affidati al giudizio del Vescovo o delle Con- sono affidati alle Conferenze Episcopali nazionali o, in al-
ferenze Episcopali nazionali sono, quindi, non tanto una
concessione della Sede Apostolica, quanto piuttosto un mo- I CONGREGAZIONE PER IL CULTO DMNO E LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI Istru-
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cuni specifici casi, a piu Conferenze Episcopali in accordo essere fatta con grande diligenza, in modo da rendere pie-
tra loro (nn. 388 e 394). Anche per le Conferenze Episcopali namente e fedelmente il senso dell'originale latino nel ri-
viene fomito un elenco di adattamenti da apprestare, con la spetto del carattere proprio di ogni lingua. Attenzione deve
conferma della Sede Apostolica: approntare le traduzioni essere posta ai diversi generi letterari che si trovano nella
dei testi liturgici e di quelli della sacra Scrittura destinati al- Messa (orazioni presidenziali, antifone, acclamazioni, re-
¡'uso liturgico; decidere circa i gesti dei fedeli e gli atteggia- sponsori, litanie ... ), a un linguaggio che possa essere com-
menti del corpo (venerazione verso l'altare e I'Evangeliario, preso dai fedeli, adatto alla proclamazione o al canto, e alla
modalita dello scambio di pace); proporre i testi dei canti qualita letteraría dei testi (n. 392). Vanetates legitimae cosi
all'ingresso, all'offertorio e alla Comunione e le letture bi- sintetizzava queste esigenze: d traduttori devono essere at-
bliche da usare in particolari circostanze; stabilire norme tenti al rapporto tra testo e azione liturgica, alle esigenze
per la distribuzione della sacra Comunione; offrire indica- della comunicazione orale e alle qualita letterarie della lin-
zioni circa la materia dell'altare e della sua suppellettlle ~ gua viva del popolo. Queste qualita richieste alle traduzioni
circa la forma e il colore delle vestí liturgiche (n. 390). E liturgiche devono ritrovarsi nelle nuove composizioni,
inoltre compito delle Conferenze Episcopali preparare un quando sono previste» (VL 53).
calendario proprio della nazione, nel quale stabilire i giorni Un paragrafo e dedicato al canto, considerato il posto
delle Rogazioni e delle Quattro Tempora (n. 394). Infine, se eminente che esso occupa nella celebrazione (n. 393). Qui
lo si riterra utile, viene offerta la possibilita di introdurre compito delle Conferenze Episcopali e approvare melodie
nel Messale Romano un Direttorio O un'Istruzione pastora- adatte per i testi dell'Ordinario della Messa, per le risposte
le, previo il riconoscimento della Sede Apostolica (n. 390). del popolo, per le acclamazioni. Inoltre devono giudicare
Due tipi di adattamento sono trattati con maggior am- quali forme e melodie musicali e quali strumenti ammette-
piezza: la traduzione e il canto. re nel culto divino. La CEI, da alcuni anni, sta lavorando in
Non deve meravigliare che la traduzione dei test;' per questa direzione: il Messale Romano del 1983 offre delle
quanto integra e fedele, sia considerata «adattamento». melodie per il rito della Messa; e stato proposto un reperto-
Gia I'Istruzione sulla liturgia romana e l'inculturazione ave- rio nazionale di canti per la liturgia con l'indicazione dei
va osservato che «la prima e piu notevole misura d'incultu- criteri fondamentali che ne hanno ispirato la scelta; inizia-
razione e la traduzione dei testi nella lingua del popolo» tive a carattere nazionale sono ormai in atto da un decen-
(VL 53). Per prima cosa ci si occupa della traduzione dei te- nio a favore della formazione degli operatori del canto e
sti biblici, «dalla sacra Scrittura infatti sono desunte le pe- della musica (cf. il Corso di perfezionamento liturgico-musi-
ricopi che si leggono e che si spiegano nell'omelia e i salmi cale) .
che si cantano; inoltre dalla sua ispirazione e dal suo conte-
nuto sono nate le preghiere, le orazioni e i canti liturgici ,
come pure da essa prendono significato le azioni e i segni» AOATTAMENTI PIU PROFONOI (nn.395-396)
(n. 391). Nella traduzione dei testi biblici i traduttOli devo-
no essere attenti ad utilizzare un linguaggio che risponda La partecipazione dei fedeli e illoro bene spirituale pos-
alla capacita dei fedeli e che sia adatto alla proclamazione sono esigere variazioni e adattamentí piu profondi. E il ca-
pubblica, naturalmente «osservando cio che e proprio dei so previsto da SC 40, nel quale non si tratta piu di adatta-
diversi modi di parlare nei libri biblici» (n. 391). Dalla tra- menti previsti nei libri liturgici, ma di interventi piu radica-
duzione dei testi biblici aquella dei testi liturgici. Essa deve li in ragione delle tradizioni e della mentalita dei vari
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popoli. Per questo delicato aspetto dell'adattamento - me-
glio sarebbe parlare di inculturazione - I'OGMR rimanda
in tato alle disposizioni contenute nella gia citata Istruzione
VL (nn. 63-69): esposizione particolareggiata alla Sede
Apostolica, elaborazione di singoli adattamenti, congruo
periodo di sperimentazione, nuova formulazione degli
adattamenti da sottoporre al giudizio della Sede Apostolica
(n.395).
102
Proemio
104 lOS
tomo, il sacrificio della croce, e di affidare cosi alla sua di- Chiesa ', nel medesimo senso e con la medesima dottrina
letta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risur- con cui il Concilio di Trento l'aveva proposto alla nostra fe-
rezione»2, de ' . Nella celebrazione della Messa, questo mistero e posto
Questo stesso insegnamento del Concilio si ritrova co- in luce non soltanto dalle parole stesse della consacrazione,
stantemente nelle formule della Messa. Tale dottrina infat- che rendono Cristo presente per mezzo della transustanzia-
ti, enunciata con precisione in questo testo dell'antico Sa- zione, ma anche dal senso e dall'espressione esteriore di
cramentario detto Leoniano: «Ogni volta che celebriamo il sommo rispetto e di adorazione di cuí e fatto oggetto nel
memoriale di questo sacrificio, si compie l'opera della no- corso della Liturgia eucaristica. Per lo stesso motivo, il Gio-
stra redenzione» 3, e sviluppata con chiarezza e con cura vedi santo, nella celebrazione della Cena del Signore, e nel-
nelle Preghiere eucaristiche: in queste Preghiere, quando il la solennita del Corpo e del Sangue del Signore, il popolo
sacerdote fa l'amimnesi, rivolgendosi a Dio in nome di tutto cristiano e chiamato a onorare in modo particolare, con l'a-
il popolo, gli rende grazie e gli offre il sacrificio vivo, santo, dorazione, questo mirabile Sacramento.
cioe l'oblazione della Chiesa e la vittima immolata per la
nostra redenzione ' , e prega perché il Corpo e il Sangue di 4 (=pr. 4). La natura del sacerdozio ministeriale, che e pro-
Cristo siano un sacrificio accetto al Padre per la salvezza prio del Vescovo e del presbítero, in quanto offrono il sacri-
del mondo intero '. ficio nella persona di Cristo e presiedono l'assemblea del
Cosi, nel nuovo Messale, la norma della preghiera (lex popolo santo, e posta in luce, nella forma stessa del rito,
orandi) della Chiesa corrisponde alla sua costante regola dal posta eminente del sacerdote e dalla sua funzione. I
di fede (lex credendi); questa ci dice che, fatta eccezione compiti di questa funzione sono indicati e ribaditi con mol-
per il modo di offrire, che e differente, vi e piena identita ta chiarezza nel prefazio della Messa crismale del Giovedi
tra il sacrificio della croce e la sua rinnovazione sacramen- santo, giomo in cui si commemora l'istítuzione del sacer-
tale nella Messa, che Cristo Signore ha istituíto nell'ultima dozio. Il testo sottolinea la potesta sacerdotale conferita per
Cena e ha ordinato agli Apostoli di celebrare in memoria di mezzo dell'imposizione delle mani e descrive questa mede-
luí. Ne consegue che la Messa e insieme sacrificio di lode, sima potesta enumerandone tutti gli uffici: e la continua-
d'azione di grazie, di propiziazione e di espiazione. zione della potesta sacerdotale di Cristo, Sommo Sacerdote
della Nuova Alleanza.
3 (=pr. 3). Anche il mistero mirabile della presenza reale
del Signore sotto le specie eucaristiche e affermato dal Con- 5 (= pro5). Questa natura del sacerdozio ministeriale mette
cilio Vaticano lI' e dagli altri documenti del magistero della a sua volta nella giusta luce un'altra realta di grande impor-
tanza: il sacerdozio regale dei fedeli, il cui sacrificio spiri-
1 CoNC. E CUM. VATICANO lI, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanc- tuale raggiunge la sua piena realizzazione attraverso il mi-
114m Concilium, n. 47; Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium,
nn. 3, 28; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbylerorum Ordi·
nistero del Vescovo e dei presbiteri, in unione con il sacrifi-
nis, nn. 2, 4 , 5.
J Messa vespertina «Nena Cena del Signare», orazione suUe offerte. Cf.
Cf. PIOXII, Lett. ene. Humanigeneris, 12 agosto 1950: AAS 42 (1950),
7
Sacramenlanum Veronense, ed. L.e. MohJberg, n. 93. pp. 570~57 1 ; PAOLO VI ,
Lett. ene. Myscerium fidei, 3 settembre 1965: AAS 57
4 Cf. Preghiera eucaristica 111. (1965), pp. 762-769; Sale/me professione di ferie, 3 giugno 1968, nn . 24-26:
5 Cf. Preghiera eucaristica IV. AAS 60 (1968), pp. 442-443; SACRA CONGREGAllONE DEI R.m , Istruzione Eucha-
6 CONC. ECUM. VATICANO 1I, Costituzione suIJa sacra Liturgia, Sacrosanc- risticum mysterium, 25 maggio 1967, nn. 3f, 9: AAS 59 (1967), pp. 543, 547 .
tum Concilium, nn. 7, 47; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale. a CONC. ECUM. TRIDENTINO, Sess. XIII, 11 ottobre 1551 , Denz .-Schonm.
Presbyterorum Ordinis, nn. 5, 18. 1635-1661.
106 107
cio di Cristo, unico Mediatore '. La celebrazione dell'Euca- 7 (=pr. 7). In tempi dawero difficili, nei quali la fede catto-
ristia e infatti azione di tutta la Chiesa. In essa ciascuno lica era stata messa in pericolo circa la natura sacrificale
compie soltanto, ma integralmente, quello che gli compete, della Messa, il sacerdozio ministeriale, la presenza reale e
tenuto conto del posto che occupa nel popolo di Dio. E il pennanente di Cristo sotto le specie eucaristiche, a san Pio
motivo per cui si presta ora maggiore attenzione a certi V premeva anzitutto salvaguardare una tradizione relativa-
aspetti della celebrazione che, nel corso dei secoli, erano mente recente ingiustamente attaccata, introducendo meno
stati talvolta alquanto trascurati. Questo popolo e il popolo cambiamenti possibili nel sacro rito. E in verita, il Messale
di Dio, acquistato dal Sangue di Cristo, radunato dal Signo- del 1570 si differenzia ben poco dal primo Messale stampa-
re, nutrito con la sua Parola; popolo la cui vocazione e di 10 nel 1474; e questo, a sua volta, riprende fedelmente il
far salire verso Dio le preghiere di tutta la famiglia umana; Messale del tempo di Innocenzo III. Inoltre i manoscritti
popolo che, in Cristo, rende grazie per il mistero della sal- della Biblioteca Vaticana, anche se avevano permesso di
vezza, offrendo il suo Sacrificio; popolo infine che, per adottare in certi casi delle lezioni migliori, non consentiro-
mezzo della Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, raf- no, in quella diligente ricerca di «antichi autori degni di fe-
forza la sua unita. Questo popolo e gia santo per la sua ori- de», di andare al di la di quanto s'era fatto con i cornmentari
gine; ma in forza della sua partecipazione consapevole, at- liturgici del Medioevo.
tiva e fruttuosa al mistero eucaristico, progredisce conti-
nuamente in santita JO. S (=pr. S). Oggi, invece, questa «tradizione dei santi Padri »,
tenuta presente dai revisori responsabili del Messale di san
Pio V, si e arricchita di innumerevoli studi di eruditi. Dopo
Prava di una tradizione ininterrotta la prima edizione del Sacramentario detto Gregoriano nel
1571, gli antichi sacramentari romani e ambrosiani sono
stati oggetto di numerose edizioni critiche; lo stesso si dica
6 (=pr.6). Nell'enunciare le norme per la revisione del Rito
degli antichi libri liturgici ispanici e gallicani, che hanno
della Messa, il Concilio Vaticano II ha ordinato, tra l'altro,
fatto riscoprire un buon numero di preghiere fino allora
che certi riti venissero «riportati all'antica tradizione dei
sconosciute, ma di non poca importanza sotto l'aspetto spi-
santi Padri » ": sono le stesse parole usate da san Pio V nella
rituale.
costituzione apostolica Qua primum, con la quale nel 1570
promulgava il Messale di Trento. Anche da questa corri- Le tradizioni dei primi secoli, anteriori alla formazione
spondenza testuale e facile rilevare come i due Messali ro- dei riti d'Oriente e d'Occidente, sono ora meglio conosciute,
mani, benché separati da quattro secoli, conservino una grazie alla scoperta di un buon numero di documenti litur-
medesima e identica tradizione. Se poi si tengono presenti gici.
gli elementi profondi di tale tradizione, non e difficile ren- Inoltre, il progresso degli studi patristici ha permesso di
dersi conto come il secondo Messale completi egregiamen- approfondire la teologia del mistero eucaristico attraverso
te il primo. l'insegnamento di Padri eminenti nell'antichita cristiana,
come sant'Ireneo, sant'Ambrogio, sao Cirillo di Gerusalem-
9 CONC. E CUM. VATICANO n, Decreto sulla víta e sul ministero sacerdotaJe,
me, san Giovanni Crisostomo.
Presbyterorum Ordinis, n. 2.
9 (=pr. 9). La «tradizione dei santi Padri» esige dunque che
10 CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanc-
tum Concilium, n. 11. non solo si conservi la tradizione trasmessa dal nostri pre-
11 Ibídem , n. 50. decessori immediati, ma che si tenga presente e si appro-
108 109
fondisca fin dalle origini tutto il passato della Chiesa e si stintamente in lingua volgare »12. E condanno chi osasse af-
faccia un'accurata indagine sui modi molteplici con cui l'u- fermare che <mon si deve ammettere il rito della Chiesa ro-
nica fede si e manifestata in forme di cultura umana e pro- mana, in forza del quale una parte del canone e le parole
fana cosi diverse tra loro, quali erano quelle in uso nelle della consacrazione vengono dette a bassa voce; o che la
regioni abitate da Semiti, Greci e Latini. Questo approfon- Messa si deve celebrare sol tanto in lingua volgare» 13. Non-
di mento piu vasto ci permette di constatare come lo Spirito dimeno, se da una parte proibi I'uso della Iingua parlata
Santo accordi al popolo di Dio un'ammirevole fedelta nel nella Messa, dall'altra ordino ai pastori di supplirvi con
conservare immutato il deposito della fede, per quanto va- un'opportuna catechesi: "Perché il gregge di Cristo non sof-
rie siano le preghiere e i riti. fra la fame ... iI santo Concilio ordina ai pastori e a tutti
quelli che hanno cura d'anime di soffermarsi frequente-
mente, nel corso della celebrazione della Messa, o personal-
Adattamento alle nuove condizioni mente o per mezzo di altri, su questo o quel testo della Mes-
sa, e di spiegare, tra le altre cose, il mistero di questo san-
10 (=pr. 10). II nuovo Messale, mentre attesta la norma del- tissimo Sacrificio, specialmente nelle domeniche e nei
la preghiera della Chiesa romana e salvaguarda il deposito giorni festivh 14.
della fede trasmesso dai recenti Concili, segna a sua volta 12 (= pro12). Convocato perché la Chiesa adattasse ai nostri
una tappa di grande importanza nella tradizione Iiturgica. tempi i compiti della sua missione apostolica, il Concilio Va-
Quando i Padri del Concilio Vaticano Ir ripresero le for- ticano II ha, come quello di Trento, esaminato profonda-
mulazioni dogmatiche del Concilio di Trento, le loro parole mente la natura didattica e pastorale della Liturgia " . E poi-
risuonarono in un'epoca ben diversa nella vita del mondo. ché non ve ormai nessun cattolico che neghi la legittimita e
Per questo in campo pastorale essi hanno potuto dare sug- l'efficacia del rito compiuto in Iingua latina, il Concilio ha
gerimenti e consigli che sarebbero stati impensabili quattro ammesso senza difficolta che "ruso della Iingua parlata
secoli prima. puo riuscire spesso di grande utilita per il popolo » e I'ha
quindi autorizzato 1'. L'entusiasmo con cui questa decisione
11 (=pr. 11). II Concilio di Trento aveva gia riconosciuto il estata dovunque accolta, ha portato, sotto la guida dei Ve-
grande valore catechistico contenuto nella celebrazione scovi e della stessa Sede Apostolica, alla concessione che
della Messa, ma non poteva trarne tutte le conseguenze tutte le celebrazioni liturgiche con partecipazione di popolo
pratiche. In realta molti chiedevano che venisse concesso si possono fare in lingua viva, per rendere piu facile la piena
I'uso della Iingua volgare nella celebrazione del sacrificio intelligenza del mistero celeb~ato.
eucaristico. Ma dinanzi a tale richiesta il Concilio, conside-
rate le circostanze di allora, riteneva suo dovere riaffermare
la dottrina tradizionale della Chiesa, secondo la quale il sa-
crificio eucaristico e anzitutto azione di Cristo stesso: ne 12 CONC. ECUM. TRIDENTINO, Sess. XXlI, Dottrina sul santissimo Sacrificio
consegue che la sua efficacia non dipende affatto da come della Messa, cap. 8, Denz.-Schónm. 1749.
B lbidem , cap. 9, Denz.-Schónm. 1759.
vi partecipano i fedeli. Ecco perché si espresse con queste
t· lbidem. cap. 8. Denz.-Schónrn. 1749.
parole decise e insieme rnisurate: .. Benché la Messa conten- 15 CÚNC. E CUM. V ATICANO 11, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanc-
ga un ricco insegnamento per il popolo dei fedeli, i Padri tum Concilium , n. 33 .
non hanno ritenuto opportuno che venga celebrata indi- 16 lhidem , n. 36.
110 111
13 (=pr. 13). Tuttavia, poiché J'uso della llngua parlata nella suo compito di esaminare e adottare con prudenza «le cose
sacra Liturgia e soltanto uno strumento, anche se molto nuove» (cf. Mt 13,52).
importante, per esprimere piu chiaramente la catechesi Una parte del nuovo Messale adegua piu visibilmente le
del mistero contenuto nella celebrazione, il Concilio Vati- preghiere della Chiesa ai bisogni del nostro tempo. Tali so-
cano II ha insistito perché si mettessero in pratica certe no specialmente le Messe rituali e quelle per varie necessi-
prescrizioni del Concilio di Trento che non erano state do- ta, nelle quali si fondono felicemente tradizione e novita.
vunque osservate, come il dovere di fare J'omelia nelle do- Pertanto, mentre sono rimaste intatte molte espressioni at-
meniche e nei giorni festivi 17; e la possibilita di intercalare tinte alla piu antica tradizione della Chiesa e rese familiari
ai riti determinate monizioni 18. Soprattutto, pero, il Conci- dallo stesso Messale Romano nelle sue varie edizioni, molte
lio Vaticano I1, nel consigliare «quella partecipazione per- altre sono state adattate alle esigenze e alle condizioni at-
fetta alla Messa, per la quale i fedeli, dopo la Comunione tuali. Altre infine, come le orazioni per la Chiesa, per i laici,
del sacerdote, ricevono il Corpo del Signore dal medesimo per la santificazione dellavoro umano, per J'unione di tutti
sacrificio» lO, ha portato al compimento di un altro voto dei i popoli e per certe necessita proprie del nostro tempo, sono
Padri tridentini, che, cioe, per partecipare piu pienamente state interamente composte ex novo, traendo i pensieri e
all'Eucaristia, <melle singole Messe i presenti si comunicas- spesso anche i termini dai recenti documenti conciliari.
sero non solo con l'intimo fervore dell' anima, ma anche con Cosi pure, in vista di una presa di coscienza deDa situa-
la recezione sacramentale dell'Eucaristia »20 . zione nuova del mondo contemporaneo, e sembrato che
non si recasse offesa alcuna al venerabile tesoro deDa tradi-
14 (=pr. 14). Mosso dal medesimo spirito e dallo stesso zelo zione, modificando alcune espressioni dei testi antichi, allo
pastorale, il Concilio Vaticano II ha potuto riesaminare le scopo di meglio armonizzare la lingua con quella deDa teo-
decisioni di Trento a proposito della Comunione sotto le logia attuale e perché esprimessero in verita la presente si-
due specie. Poiché attualmente nessuno mette in dubbio i tuazione della disciplina della Chiesa. Per questo motivo
principi dottrinali sul pieno valore della Comunione sotto sono stati cambiati alcuni modi di esprimersi, che risenti-
la sola specie del pane, il Concilio ha permesso in alcuni vano di una certa mentalita sull'apprezzamento e suD'uso
casi la Comunione sotto le due specie, con la quale, grazie dei beni terrestr;, e altri ancora che mettevano in rilievo
alla forma piu chiara del segno sacramentale, si ha modo di una forma di penitenza esteriore propria deDa Chiesa di al-
penetrare piu profondamente il mistero al quale i fedeli tri tempi.
partecipano 21 • Le norme liturgiche del Concilio di Trento sono sta te,
dunque, su molti punti, completate e integrate dalle norme
15 (=pr. 15). In questo modo, mentre la Chiesa rimane fede- del Concilio Vaticano II; il Concilio ha cosi condotto a ter-
le al suo compito di maestra di verita, conservando ,de cose mine gli sforzi fatti per accostare i fedeli alla Liturgia, sforzi
vecchie» cioe il deposito della tradizione, assolve pure il condotti per quattro secoli e con piu intensita in un'epoca
recente, grazie soprattutto allo zelo liturgico promosso da
17 Cf. ibidem, n. 52. san Pio X e dai suoi successori.
18 Cf. ibidem, n . 35, § 3.
19 Ibidem, n. 55.
10 CONC. ECUM. TRlDEI\'l1NO, Sess. XXII, Oottrina sul santissimo Sacrificio
della Messa, cap. 6, Denz.-Schonm. 1747.
21 Cf. CONC. ECUM. VATICANO JI, Costituzione suUa sacra Liturgia, Sacro-
sal1ctum COl1cilium, n. 55.
112 113
Capitolo primo quei frutti " , per il conseguimento dei quali Cristo Signore
ha istituito il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo
Importanza e dignita Sangue e lo ha affidato, come memoriale della sua passione
e risurrezione, alla Chiesa, sua dilettissima sposa 27,
della celebrazione eucaristica
18 (=3), Si potra ottenere dawero questo risultato, se, te-
nuto conto della natura e delle altre caratteristiche di ogni
assemblea liturgica, tutta la celebrazione verra ordinata in
modo tale da portare i fedeli a una partecipazione consape-
vole, attiva e piena, esteriore e interiore, ardente di fede,
16 (=1). La celebrazione della Messa, in quanto azione di
speranza e carita; partecipazione vivamente desiderata dal-
Cristo e del popolo di Dio gerarclúcamente ordinato, costi- la Clúesa e richiesta dalla natura stessa della celebrazione,
tuisce il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa uruver- e alla quale il popolo cristiano ha diritto e dovere in forza
del battesimo ".
sale, per quella locale, e per i singoli fedeli". Nella Messa,
infatti, si ha il culmine sia dell'azione con cui Dio santifica 19 (=4), Non sempre si possono avere la presenza e l'attiva
il mondo in Cristo, sia del culto che gli uomini rendono al partecipazione dei fedeli, che manifestano piu cruaramente
Padre, adorandolo per mezzo di Cristo Figlio di Dio nello la natura ecclesiale della celebrazione 29, Sempre pero la ce-
Spirito Santo". In essa inoltre la Chiesa commemora, nel lebrazione eucaristica ha l' efficacia e la dignita che le sono
corso dell'anno, i misteri della redenzione, in modo da ren- proprie, in quanto e azione di Cristo e della Chiesa, nella
derli in certo modo presentj24. Tutle le altre azioni sacre e quale il sacerdote compie il suo ministero specifico e agisce
ogni attivita della vita cristiana sono in stretta relazione sempre per la salvezza del popolo,
con la Messa, da essa derivano e ad essa sono ordinate" . Percio a lui si raccomanda di celebrare anche ogni gior-
no, avendone la possibilita, il sacrificio eucaristico '.,
17 (= 2). JO: percio di SQrnma importanza che la celebrazio-
ne della Messa, o Cena del Signare, sia ordinata in modo 20 (=5), Poiché inoltre la celebrazione dell'Eucaristia, co-
tale che i sacri ministri e i fedeli, partecipandovi ciascuno me tutta la Liturgia, si compie per mezzo di segru sensibili,
secondo il proprio ordine e grado, traggano abbondanza di mediante i quali la fede si alimenta, s'irrobustisce e si espri-
me '!, si deve avere la massima cura nello scegliere e nel di-
2l ef. CoNC. E CUM. V ATICANO n, Costituzione suUa sacra Liturgia, Sacro- sporre quelle forme e quegli elementi che la Chiesa propo-
sanctum Conciliwn , n . 4 1; Costituzione dogmatica sulla Chiesa. Lumen Gen- ne, e che, considerate le circostanze di persone e di luoghi,
(¡um , n. 11; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbyterorum
Ordinis, nn. 2, 5. 6; Decre to sull'ufficio pastorale dei Vescovi, Christus Domi·
nus, n . 30; Decreto sull'ecumenismo, Unitatis redintegratio, n. 15; SACRA CON. 26 Cf. CONC. ECUM. V ATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
GREGAZIONE DEI R.m, Istruzione Eucharisticum mysleriwn, 25 maggio 1967, sanctum Concilium, TIn. 14, 19, 26, 28,30.
nn. 3e, 6: AAS 59 (1967), pp. 542 , 544-545. 27 Cf. ibidem, n. 47.
23 CE. CONC. ECUM. VAncANo n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- 28 Cf. ibidem, n. 14.
sanctum COllciliu1n, n. 10. 29 Cf. ibidem , n. 4l.
2~ Cf. ibidem, n. 102 . JO Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Decreto sulla vita e sul ministero sacerdo-
25 Cf. CoNC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- tale, Presbyrerorum Ordinis, n. 13; CIC, can. 904.
sanClum Concilium, n . 10; Decreto suBa vita e sul ministero sacerdotaJe, JI CL CONC. E CUM. VATICANO 11, Costituzione s ulla sacra Liturgia, Sacro-
Presbyterorum Ordinis, n.5. sanClum Concilium, n. 59.
114 115
possono favorire piu intensamente la partecipazione altiva 23. Inoltre, perché la celebrazione conisponda maggior-
e piena, e rispondere piu adeguatamente al bene spirituale mente alle norme e allo spirito della sacra Liturgia e se ne
dei fedeli. awantaggi l'efficacia pastorale, in questo Ordinamento ge-
21 (= 6). Pertanto questo Ordinamento si propone di nerale e nel Rito della Messa vengono esposti le scelte e gli
esporre i principi generali per lo svolgimento della celebra- adattamenti possibili.
zione dell'Eucaristia, e di presentare le norme per regolare 24. Questi adattamenti, che per lo piu consistono nella
le singole forme di celebrazione". scelta di alcuni riti o testi, cioe di canti, letture, orazioni,
22. Ora, nella Chiesa particolare, la celebrazione dell'Eu- monizioni e gesti che siano piu rispondenti alle necessita,
caristia e l'atto piu importante. alla preparazione e alla capacita di comprensione dei par-
TI Vescovo diocesano infatti, primo dispensatore dei mi- tecipanti, spettano al sacerdote celebrante. Tuttavia, il sa-
steri di Dio nella Chiesa particolare a lui affidata, e la guida, cerdote ricordi di essere il servitore della sacra Liturgia e
il promotore e il custode di tulta la vita liturgica 33 • Nelle che nella celebrazione della Messa a lui non e consentito
celebrazioni che si compiono solto la sua presidenza, so- aggiungere, togliere o mutare nulla a proprio piacimento".
prattutto in quella eucaristica, celebrata con la partecipa- 25. Inoltre, nel Messale, a suo luogo (cf. nn. 387, 388-
zione del presbiterio, dei diaconi e del popolo, si manifesta 393) sono indicati alcuni adattamenti che, secondo la Co-
il mistero della Chiesa. Percio questo tipo di celebrazione stituzione sulla sacra Liturgia, competono rispettivamente
eucaristica deve fungere da modello per tUlla la diocesi. al Vescovo diocesano o alla Conferenza Episcopale" .
Deve essere quindi impegno del Vescovo fare in modo
26. Per quanto riguarda le variazioni e gli adattamenti
che i presbiteri, i diaconi e i fedeli comprendano sempre
piu il senso autentico dei riti e dei testi liturgici e cosi siano piu profondi, rispondenti alJe tradizioni e alla cultura di po-
condotti ad una altiva e fruttuosa celebrazione dell'Eucari- poli e regioni, e da introdurre per utilita o necessita secon-
stia. Allo stesso fine presti attenzione perché cresca la di- do l'art. 40 delJa Costituzione sulla sacra Liturgia, si osservi
gnita delle medesime celebrazioni. Aquesto scopo risulta quanto e stabilito nell'Istruzione «Liturgia Romana e incul-
di grande importanza promuovere la cura per la bellezza turazione»3ó e ai numeri 395-399 del presente documento.
delluogo sacro, della musica e dell'arte.
116 117
Capitolo secondo mensa della parola di Dio quanto la mensa del Corp d '
Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro 41 • Ci s~n~
Struttura, elementí Jiloltre alcum ntl che iniziano e altri che concludono la ce-
lebrazlOne.
e partí della Messa
n. 1 diversi elementi della Messa
Lettura della parola di Dio e sua spiegazione
1. Struttura, elementi e parti della Messa
.29 (=9). Quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura,
27 (=7). Nena Messa o Cena del Signo re, il popolo di Dio e DIO stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua
chiamato a riunirsi insieme sotto la presidenza del sacerdo- parola, annunzia il Vangelo.
te, che agisce nena persona di Cristo, per celebrare il me- Per questo tutti devono ascoltare con venerazione le let-
moriale del Signore, cioe il sacrificio eucaristico" . Per que- ture dena parola di Dio, che costituiscono un elemento im-
sto raduno locale deIla santa Chiesa vale percio in modo portantlsslmo della Liturgia. E benché la parola di Dio nel-
eminente la promessa di Cristo: «La dove sono due o tre le letture dena sacra Scrittura sia rivolta a tutti gli uo . . d'
"d mlmI
radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt ogm epoca e SI~ a essi intelligibile, tuttavia una sua piu
18,20). Infatti neIla celebrazione della Messa, nena quale si p.le.na comprenslOne ed e,ffica~ia viene favorita da un'espo-
perpetua il sacrificio dena croce", Cristo e realmente pre- S1Z10ne ~va e attua!e, ClOe dal! omelia, che e parte dell'azio-
sente nell'assemblea riunita in suo nome, nena persona del ne hturglca 42 •
ministro, nena sua parola e in modo sostanziale e perma-
nente sotto le specie eucarístiche 39 • Le orazioni e le altre parti che spettano al sacerdote
28 (=8). La Messa e costituita da due parti, la «Liturgia 30 (= 10). Tra le parti proprie del sacerdote, occupa il pri-
deIla Parola» e la «Liturgia eucaristica»; esse sono cosi mo posta la Preghlera eucarística, culmine di tutta la cele-
strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto brazlOne. Seguono poi le orazioni, cioe: l'orazione di inizio
di culto 40 • Nena Messa, infatti, viene imbandita tanto la (o coIletta),1'orazione sulle offerte e 1'orazione dopo la Co-
m~~ne. Qu~ste preghiere, dette dal sacerdote nena sua
37 Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Decreto sulla vita e su! ntinistero sacerdo- qualIta dI preSIdente dell'assemblea neIla persona di Cristo
tale, Presbyterorum Ordinis, n . 5; Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- sono nv~!te a DI? a.nome deU'intero popolo santo e di tutti;
sanctum Conciliurn, n. 33. pres~nti . PerclO glUstamente si chiamano «orazioni presi-
38 CONC. ECUM . T RIDENTINO, Sess. XXII, Dottrina sul santissimo Sacrificio denzlah» .
della Messa, cap . 1. Denz.-Sch6nm. 1740; d. PAOLO VI, Solenne pro{essione di
{ede, 3 giugno 1968. n. 24: AAS 60 (1968), p. 442.
19 ef. CONC. ECUM. VATICANO 1I, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
S 41 Cf. CONC: ~CUM. VATICANO lI t Costituzione sulla sacra Liturgia Sacro-
sancWm Concilium, n. 7; PAOLO VI, Lett. ene. Mysterium fidei, 3 settembre ~nctum C;:0nczlw.m, nn. 48,5 1; Costituzione dogmatica sulla divina'Rivela_
1965: AAS 57 (1965), p. 764; SACRA CONGREGAZIONE DEI Rrrr, IstruzioneEucha- ,one
zb , Del Verbt~~, n . 21; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale Pre-
risticu m mysterium. 25 maggio 1967. n. 9: AAS 59 (1967), p . 547. s yterorum OrdlntS, n. 4. ' .
40 Cf. CONC. ECUM. VATICANO 1I, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
42 Cf. CONC: ~CUM. VATICA NO lIt Costituzione suJla sacra Liturgia Sacro-
sanctum Conciliwn, n. 56; SACRA CoNGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Euchari- sanClum Conctllum, nn. 7, 33, 52. '
sticum mysterium, 25 maggio 1967, n. 3: AAS S9 (1967). p. 542. 4j Cf. ibidem, n . 33.
118
119
31 (= 11). Spetta ugualmente al sacerdote, per il suo ufficio dialoghi tra il sacerdote e i fedeli riuniti e le acclamazioni "
di presidente dell'assemblea radunata, formulare aleune !nfatti questi elementi non sano soltanto segni esteriori del:
moruzioni previste nel rito medesimo. Quando e previsto la celebrazione comunitaria, ma favoriscono e realizzano
dalle rubriche, al celebrante e permesso adattarle in parte la comunione tra il sacerdote e il popolo.
affinché rispondano alla comprensione dei partecipanti.
35 (= 15). Le acclamazioni e le risposte dei fedeli al saluto
Tuttavia il sacerdote faccia in modo di conservare sempre
il senso della monizione proposta nel Messale e la esprima del sac:erd?te e al~e orazioni, costituiscono quel grado di
con poche parole. Cosi pure spetta al sacerdote che presie- pa:teclpazlOne a.tt~va che i fedeli riuniti devono porre in at-
de guidare la proclamazione della parola di Dio e impartire to m ogru forma di Messa, per esprimere e rawivare l' azio-
ne di tutta la comuruta 47.
la benedizione finale. Egli pub inoltre intervenit·e c~n bre-
vissime parole, per introdurre i fedeli alla Messa del giomo, 36 (= 16). Altre parti, assai utili per manifestare e favorire
dopo il saluto iruziale e prima dell'atto penitenziale; alla Li- la partecipazione attiva dei fedeli, spettano all'intera as-
turgia della Parola, prima delle letture; alla Preghiera euca- semblea convocata; sono soprattutto l'atto perutenziale, la
ristica, prima di iniziare il prefazio, naturalmente mai nel professlOne di fede, la preghiera universale (detta anche
corso della Preghiera stessa; prima del congedo, per con- preghiera dei fedeli) e la preghiera del Signore (cioe il Padre
cludere !'intera azione sacra. nos/ro).
32 (= 12). La natura delle parti «presidenziali» esige che es- 37 (= 17). Infine, tra le altre formule:
se siano proferite a voce alta e chiara e che siano ascoltate a) aleune costituiscono un rito o un atto a sé stante come
da tutti con attenzione 44 • Percib, mentre il sacerdote le dice, !'inno Gloria, il salmo responsoriale, l'Alleluia e il ~erset
non si devono sovrapporre altre orazioni o canti, e l'organo to prima del Vangelo (canto al Vangelo), il Santo l'accla-
e a!tri strumenti musicali devono tacere. mazione dell'anamnesi e il canto dopo la Com'uruone;
b) a!tre, mvece, accompagnano qualche rito, come i canti
33 (= 13). Il sacerdote infatti, in quanto presidente, formu- dmgresso, di offertorio, quelli che accompagnano la fra-
la le preghiere a nome della Chiesa e della comunita riuru- zlOne del pane (Agnello di Dio) e la Comunione.
ta, talvolta invece anche a titolo personale, per poter com-
piere il proprio ministero con maggior attenzione e pieta. Il modo di proclamare i vari testi
Tali preghiere, che sono proposte prima della proclamazio-
ne del Vangelo, alla preparazione dei doni, prima e dopo la 38 (=18). Nei tes ti che devono essere pronunziati a voce
Comunione del sacerdote, si dicono sottovoce. alta e chiara dal sacerdote, dal diacono, dallettore o da tut-
ti, la voce deve corrispondere al genere del testo secondo
Altre fonnule che ricorrono nella celebrazione che si tr~tti di una lettura, di un'orazione, di una'monizio-
ne, di un acclamazione, di un canto; deve anche corrispon-
34 (= 14). Poiché la celebrazione della Messa, per sua natu- dere alla forma di celebrazione e alla solennita della riunio-
ra, ha carattere «comunitario» 45, grande rilievo assumono i ne liturgica. Inoltre si tenga conto delle caratteristiche delle
diverse lingue e della cultura specifica di ogni popolo.
44 Cf. S ACRA CONGREGAZIONE DEI Rm , Is truzione Musicam sacram , 5 m arzo
1967, n. 14: AAS 59 (1967), p. 304. 046 Cf. C ONC. ECUM. V ATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacro-
45 Cf. CONe. ECUM. VATICANO Il, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- sanctum Conciliwn, n. 30. '
sanctum Concilium, nn. 26-27; SACRA CONGREGAZIONE DEl R.m, Istruzione Ell- 47 Cf. S ACRA CONGREG AllONE DEl Rm, Istruzione Mus icam sacram S marzo
charisticwl1 mysteriu m, 25 maggio 1967. n. 3: AAS 59 (1967), p. 542 . 1967, n. 16.: AAS 59 (1967), p. 305. '
120
121
Nelle rubriche e nelle norme che seguono, le parole «di- Poiché sono sempre piu frequenti le riunioni di fedeli di
re» oppure «proclamare» devono essere intese in riferimen- diverse nazionalita, e opportuno che sappiano cantare in-
to sia al canto che alla recita, tenuto conto dei principi so- sieme, in lingua latina, e nelle me!odie piu facili, almeno le
pra esposti. parti dell'Ordinario della Messa, specialmente il Simbolo
della fede e la preghiera del Signore S! .
lmportanza del canto
39 (=19). I fedeli, che si radunano nell'attesa della venuta Gesti e atteggiamenti del carpo
del loro Signore, sono esortati dall'apostolo a cantare insie- 42. I gesti e l'atteggiamento del corpo sia del sacerdote,
me salmi, inni e cantici spirituali (cf. Col 3,16). Infatti il del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a
canto e segno della gioia del cuore (cf. At 2,46). Percio dice far si che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per
molto bene sant'Agostino: «JI cantare e proprio di chi nobile semplicita, che si colga il yero e pieno significato
ama»", e gia dall'antichita si formo il detto: «Chi canta be- delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tut-
ne, prega due volte» . ti " . Si dovra prestare attenzione affinché le norme, stabilite
40 (= 19). Nella celebrazione della Messa si dia quindi da questo Ordinamento generale e dalla prassi secolare del
grande importanza al canto, ponendo attenzione alla diver- Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del
sita culturale delle popolazioni e alle possibilita di ciase una popolo di Dio, piu che al gusto personale o all'arbitrio .
assemblea liturgica. Anche se non e sempre necessario, per (=20). L'atteggiamento comune del corpo, da osservarsi
esempio nelle Messe feriali, cantare tutti i testi che per loro da tutti i partecipanti, e segno dell'unita dei membri della
natura sono destinati al canto, si deve comunque fare in comunita cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta
modo che non manchi il canto dei ministri e de! popolo infatti e favorisce l'intenzione e i sentimenti dell'animo di
nelle celebrazioni domenicali e nelle feste di precetto. coloro che partecipano.
Nella scelta delle parti destinate al canto, si dia la prefe-
renza a quelle di maggior importanza, e soprattutto a quelle 43 (=21). 1 fedeli stiano in piedi dall'inizio del canto di in-
che devono essere cantate dal sacerdote, dal diacono o dal gresso, o mentre il sacerdote si reca all'altare, fino alla con-
lettore con la risposta del popolo, o dal sacerdote e dal po- clusione dell'orazione di inizio (o colletta), durante il can-
polo insieme". to dell'Alle/uia prima del Vangelo; durante la proclamazio-
ne del Vangelo; durante la professione di fede e la
41 (= 19). A parita di condizioni, si dia la preferenza al can- preghiera universale (o preghiera dei fedeli); e ancora dal-
to gregoriano, in quanto proprio della Liturgia romana. Gli l'invito Pregate fratelli prima dell'orazione sulle offerte fino
altri generi di musica sacra, specialmente la polifonia, non al termine della Messa, fatta eccezione di quanto e detto in
sono affatto da escludere, purché rispondano allo spirito seguito.
dell'azione liturgica e favoriscano la partecipazione di tutti
i fedeli so.
SI Cf. ibidem, n. 54; d. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rrrr, Istruzione lnter oe-
48 AGOSTINODJ!PPONA, SemlO 336,1: PL 38,1472. cumenici, 26 settembre 1964, n. 59: AAS 56 (1964), p. 891; d. SACRA CONGRE.
-19 Cf. SACRA CONGREGAZlONE DEI Rrn, lstruzione Musicam sacram, 5 marzo GAlIONE DEl RlTI, Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 1967, n. 47: AAS 59
1967, nn. 7, 16: AAS 59 (1967), pp. 302,305. (1967), p . 3 14.
50 ef. CoNC. ECUM. VATICANO lI, Costituzione suBa sacra Liturgia, Sacro- ~ Cf. CoNC. ECUM. VATICANO rr, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sonctwn Concilium, n. 116; d . anche il n. 30. sanctum Corzcilium, nn. 30, 34; d. anche il n. 21 .
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Stiano invece seduti durante la proclamazione delle let- JI silenzio
ture prima del Vangelo e durante iI salmo responsoriale; 45 (=23). Si deve anche osservare, a SUD tempo, iI sacro si-
a1l'omelia e durante la preparazione dei doni a1l'offertorio; lenzio, come parte della celebrazione". La sua natura di-
se lo si ritiene opportuno, durante iI sacro silenzio dopo la pende dal momento in cui ha luogo nelle singole celebra-
Comunione. zioni. Cosi, durante I'atto penitenziale e dopo I'invito a1la
S'inginocchino poi alla consacrazione, a meno che lo preghiera, iI silenzio aiuta iI raccoglimento; dopo la lettura
impediscano lo stato di salute, la ristrettezza delluogo, o iI o I'omelia, e un richiamo a meditare brevemente cio che si e
gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi. Quelli ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera inte-
che non si inginocchiano alla consacrazione, facciano un riore di lode e di supplica.
pro fondo inchino mentre iI sacerdote genuflette dopo la Anche prima della stessa celebrazione ebene osservare iI
consacrazione. silenzio in chiesa, in sagrestia, nelluogo dove si assumono i
Spetta pero alle Conferenze Episcopali adattare i gesti e paramenti e nei locali annessi, perché tutti possano prepa-
gli atteggiamenti del corpo, descritti nel Rito della Messa, rarsi devotamente e nei giusti modi alla sacra celebrazione.
alla cultura e alle ragionevoli tradizioni dei vari popoli se-
condo le norme del diritto 53 • Nondimeno si faccia in modo
che tali adattamenti corrispondano al senso e al carattere di III. Le singole parti della Messa
ciascuna parte della celebrazione. Dove vi ela consuetudine
che iI popolo rimanga in ginocchio dall'acclamazione del A) RITI DI INTRODUZIONE
Santo fino alla conclusione della Preghiera eucaristica e 46 (=24). I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioe
prima della Comunione, quando iI sacerdote dice Ecco /'A- J'introito, iI saluto, J'atto penitenziale, iI Kyrie eleison, iI Glo-
gnello di Dio, tale uso puo essere lodevolmente conservato. ria e I'orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di
Per ottenere I'uniformita nei gesti e negli atteggiamenti introduzione e di preparazione.
del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le in- Scopo di questi riti e che i fedeli, riuniti insieme, formi-
dicazioni che iI diacono o un altro ministro laico o lo stesso no una comunita, e si dispongano ad ascoltare con fede la
sacerdote danno secondo le norme stabilite nel Messale. parola di Dio e a celebrare degnamente I'Eucaristia.
44 (=22). Fra i gesti sono comprese anche le azioni e le In alcune celebrazioni, connesse con la Messa secondo
processioni: quella del sacerdote che, insieme al diacono e le norme dei Iibri liturgici, si omettono i riti iniziali o si
ai ministri, si reca a1l'altare; quella del diacono che porta svolgono in maniera particolare.
all'ambone J'Evangeliario o iI Libro dei Vangeli prima della
proclamazione del Vangelo; quella con la quale i fedeli pre- L'introito
sentano i doni o si recano a ricevere la Comunione. Convie- 47 (= 25). Quando iI popolo e radunato, mentre iI sacerdo-
ne che tali azioni e processioni si ano fatte in modo decoro- te fa iI suo ingresso con iI diacono e i ministri, si inizia iI
so, mentre si eseguono canti appropriati, secondo le norme canto d'ingresso. La funzione propria di questo canto e
stabilite per ognuna di esse. quella di dare inizio alla celebrazione, favorire I'unione dei
5J Cf. ibidem, n. 40; CONGREGAZrONE PER IL CULTO D M NO E LA D ISCIPUNA DEI 54 Cf. CONC. ECUM. VATICANO lI, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
SACRAMENTI, Istruzione Varietates legitimae, 25 gennaio 1994, n . 41: AAS 87 sanctum COllcilium, n. 30; d. SACRA CoNGREGAZlONE DEI RlTI, Istruzione Musi -
(1995), p. 304. cam sacram , 5 marzo 1967, n. 17: AAS 59 (1967), p. 305.
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fedeli riuniti, introdurre illoro spirito nel mistero del tem- tutta la comunita mediante una formula di confessione ge-
po liturgico o della festivita, e accompagnare la processione nerale, e si conclude con l'assoluzione del sacerdote, che tut-
del sacerdote e dei ministri. tavia non ha lo stesso valore del sacramento della Penitenza.
48 (=26). Il canto viene eseguito alternativamente dalla
La domenica, specialmente nel tempo pasquale, in cir-
schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto costanze particolari, si puo sostituire il consueto atto peni-
quanto dal popolo o dalla sola schola. Si puo utilizzare sia tenziale con la benedizione e l'aspersione dell'acqua in me-
l'antifona con il suo salmo, quale si trova nel Graduale ro- moria del Battesimo " .
manum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adat-
to all'azione sacra, al carattere del giorno o del tempo ", e il Kyrie eleison
cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale. 52 (=30). Dopo l'atto penitenziale ha sempre luogo il Kyrie
Se all'introito non ha luogo il canto, l'antifona proposta eleison, a meno che non sia gia stato detto durante l'atto
dal Messale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di penitenziale. Essendo un canto col quale i fedeli acclamano
essi, o dallettore, o altrimenti dallo stesso sacerdote che puo il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene
anche adattarla a modo di monizione iniziale (cf. n . 31). eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un
cantore.
Saluto all'altare e al popolo radunato Ogni acclamazione viene ripetuta normalmente due vol-
49 (=27). Giunti in presbiterio, il sacerdote, il diacono e i te, senza escluderne tuttavia un numero maggiore, in con-
ministri salutano l'altare con un profondo inchino. siderazione dell'indole delle diverse lingue o della composi-
Quindi, in segno di venerazione, il sacerdote e il diacono zione musicale O di circostanze particolari. Quando il Kyrie
lo baciano e il sacerdote, secondo l'opportunita, incensa la eleison viene cantato come parte dell'atto penitenziale, alle
croce e l' altare. singole acclamazioni si fa precedere un «tropo».
50 (=28). Terminato il canto d'ingresso, il sacerdote, stan-
Gloria
do in piedi alla sede, con tutta l'assemblea si segna col se-
gno di croce. Poi il sacerdote con il saluto annunzia alla 53 (=31). Il Gloria e un inno anticrussimo e venerabile con
comunita radunata la presenza del Signore. Il saluto sacer- il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e
dota!e e la risposta del popolo manifestano il mistero della supplica Dio Padre e l'Agnello. Il testo di questo inno non
Cruesa radunata. puo essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal sacer-
(=29). Salutato il popolo, il sacerdote, o il diacono o un dote o, secondo l'opportunita, dal cantore o dalla schola,
ministro laico, puo fare una brevissima introduzione a!la ma viene can tato o da tutti simultaneamente o da! popolo
Messa del giorno. alternativamente con la schola, oppure dalla stessa schola.
Se non lo si canta, viene recitato da tutti, o insieme o da due
Atto penitenziale cori che si alternano.
51 (=29). Quindi il sacerdote invita all'atto penitenziale, Lo si canta o si recita nelle domeniche fuori del tempo di
che, dopo una breve pausa di silenzio, viene compiuto da Awento e Quaresima; e inoltre nelle solennita e feste, e in
celebrazioni di particolare solennita.
~~ Cf. GIOVANNI PAOLO TI, Lett. Ap. Dies Domini, 31 maggio 1998, n. 50:
AAS 90 (1998), p. 745. 56 Cf. MESSALE ROMANO, Appendice Ir.
126 127
Co/letta festa il mistero della redenzione e della salvezza e offre un
nutrimento spirituale; Cristo stesso e presente, per mezzo
54 (=32). Poi il sacerdote invita il popolo a pregare e tutti
della sua Parola, tra i fedeli 59. Il popolo fa propria questa
insieme con lui stanno per qualche momento in silenzio, Parola divina con il silenzio e i canti, e vi aderisce con la
per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e po- professione di fede. Cosi nutrito, prega nell'orazione uni-
ter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera. versale per le necessita di tutta la Chiesa e per la salvezza
Quindi il sacerdote dice J'orazione, chiamata comunemen- del mondo intero.
te «colletta», per mezzo della quale viene espresso il carat-
tere della celebrazione. Per antica tradizione della Chiesa, Ji silenzio
J'orazione colletta e abitualmente rivolta a Dio Padre, per
56. La Liturgia della Parola deve essere celebrata in mo-
mezzo di Cristo, nello Spirito Santo" e termina con la con-
clusione trinitaria, cio€o piu lunga, in questo modo: do da favorire la meditazione; quindi si deve assolutamente
evitare ogni forma di fretta che impedisca il raccoglimento.
- se e rivolta al Padre: Per il nostro Signare Gesu Cristo, tuo In essa sono opportuni anche brevi momenti di silenzio,
Figlio, che eDio, e vive e regna con te, nel/'unita dello Spi- adatti all'assemblea radunata, per mezzo dei quali, con
rito Santo, per tutti i secoli dei secoli; l'aiuto dello Spirito Santo, la parola di Dio venga accolta
- se e rivolta al Padre, ma verso la fine dell'orazione mede- nel cuore e si prepmi la risposta con la preghiera. Questi
sima si fa menzione del Figlio: Egli eDio e vive e regna con momenti di silenzio si possono osservare, ad esempio, pri-
te, nel/'unita dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli; ma che inizi la stessa Liturgia della Parola, dopo la prima e
- se e rivolta al Figlio: Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, la seconda lettura, e terminata l'omelia 60 •
nell'unita del/o Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Le /etture bibliche
Il popolo, unendosi alla preghiera, fa propria J'orazione
57 (=34). Nelle letture viene preparata ai fedeli la mensa
con l'acclamazione Amen. Nella Messa si dice sempre una
della parola di Dio e vengono loro aperti i tesori della Bib-
sola colletta. bia'l
Conviene quindi che si osservi l'ordine delle letture bibli-
B) LITURGIA DELLA PAROLA
che, con il quale e messa meglio in luce l'unita dei due Te-
stamenti e della storia della salvezza; non e permesso quin-
55 (=33). Le letture scelte dalla sacra Scrittura con i canti di sostituire con altri testi non biblici le letture e il salmo
che le accompagnano costituiscono la parte principale del- responsoriale, che contengono la parola di Dio ''.
la Liturgia della Parola; l'omelia, la professione di fede e la 58. Nella celebrazione della Messa con il popolo,le lettu-
preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e re si proclamano sempre dall'ambone.
concludono tale parte. Infatti nelle letture, che vengo no
poi spiegate nell'omelia, Dio parla al suo popolo" , gli mani- 59 Cf. ibidem , n. 7.
bO M ESSALE ROMANO, Lezionario, seconda edizione tipica, Introduzione,
51 Cf. TERTULlIANO, Adversus Marcionem, IV, 9: CCSL 1, 560; ORlGENE, n.28.
Dispu.tatio cum Heracleida, n. 4, 24: SCh 67. 62; Statuta COl1ci/ii Hipponens is 61 Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
Breviata, 21: CCSL 149,39. sanctum Concilium, n. 51.
ss Cf. CONe. ECUM. VATICANO Il, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- 62 Cf. GIOVANN I PAOLO II, Lett. Ap. Vicesinzus quintus annus, 4 dicembre
sanctum Concilium, n. 33. 1988, n. 13: AAS 80 (1988), p. 910.
128 129
59 (=34). Il compito di proclamare le letture, secondo la comuni di ritomelli e di salmi per i diversi tempi dell'anno e
tradizione, non e competenza specifica di colui che presie- per le diverse categorie di Santi. Questi testi si possono uti-
de, ma di altri ministri. Le letture quindi siano proclamate lizzare al posto di quelli corrispondenti alle letture ogni vol-
da un lettore, il Vangelo sia invece proclamato dal diacono ta che il salmo viene can tato. Se il salmo non puo essere
o, in sua assenza, da un altro sacerdote. Se non e presente cantato, venga proclamato nel modo piu adatto a favorire
un diacono o un altro sacerdote, lo stesso sacerdote cele- la meditazione della parola di Dio.
brante legga il Vangelo; e se manca un lettore idoneo, il sa- Al posto del salmo assegnato nel Lezionario si puo can-
cerdote celebrante proclami anche le altre letture. tare o il responsorio graduale tratto dal Graduale romanum,
Dopo le singole letture illettore pronuncia l'acclamazio_ oppure un salmo responsoriale o alleluiatico dal Graduale
ne e il popolo riunito con la sua risposta da onore alla paro- simplex, cosi come sono indicati nei rispettivi libri.
la di Dio, accolta con fede e con animo grato.
60 (=35). La lettura del Vangelo costituisce il culmine del- L'acclamazione prima della lettura del Vangelo
la Liturgia della Parola. La stessa Liturgia insegna che si 62 (=37). Dopo la lettura che precede immediatamente il
deve dare ad essa massima venerazione, poiché la distingue Vangelo, si canta l'Alleluia o un altro canto stabilito dalle
dalle altre letture con particolare onore: sia da parte del mi- rubriche, come richiede il tempo liturgico. Tale acclama-
nistro incaricato di proclamarla, che si prepara con la be- a
zione costituisce un rito o atto sé stante, con il quale l'as-
nedizione o con la preghiera; sia da parte dei fedeli, i quali semblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per
con le acclamazioni riconoscono e professano che Cristo e parlare nel Vangelo e con il canto manifesta la propria fede.
presente e parla a loro, e ascoltano la lettura stando in pie- Viene cantato da tutti stando in piedi, sotto la guida della
di; sia per mezzo dei segni di venerazione che si rendono schola o del cantore, e se il caso lo richiede, si ripete; il ver-
all'Evangeliario. setto invece viene cantato dalla schola o dal cantore.
a) L'Alleluia si canta in qualsiasi tempo, tranne in Quaresi-
JI salmo responsoriale ma. 1 versetti si scelgono dal Lezionario oppure dal Gra-
duale.
61 (=36). Alla prima lettura segue il salmo responsoriale,
che e parte integrante della Liturgia della Parola e che ha b) .In tempo di Quaresima, al posto dell'Alleluia si canta il
grande valore liturgico e pastorale, perché favorisce la me- versetto posto nel Lezionario prima del Vangelo. Si puo
ditazione della parola di Dio. anche cantare un altro salmo o tratto, come si trova nel
Il salmo responsoriale deve corrispondere a ciascuna let- Graduale.
tura e deve essere preso normalmente dal Lezionario. e
63 (=38). Quando vi una sola lettura prima del Vangelo:
Conviene che il salmo responsoriale si ese gua con il can- a) nel tempo in cui si canta l'Alleluia, si puo utilizzare o il
to, almeno per quanto riguarda la risposta del popolo. Il salmo alleluiatico, oppure il salmo e l'Alleluia con il SuD
salmista, quindi, o cantore del salmo canta o recita i verset- versetto;
ti del salmo all'ambone o in altro luogo adatto; tutta l'as- b) nel tempo in cui non si canta l'Alleluia, si puo eseguire
semblea ascolta restando seduta, e partecipa di solito con o il salmo e il versetto prima del Vangelo o il salmo sol-
il ritomello, a meno che il salmo non sia cantato o recitato tanto;
per intero senza ritomello. Ma perché il popolo possa piu e) (=39) l'Alleluia e il versetto prima del Vangelo, se non si
facilmente ripetere il ritomello, sono stati scelti alcuni testi cantano, si possono tralasciare.
130 131
64 (=40). La Sequenza, che, tranne nei giorni di Pasqua e La professione di fede
Pentecoste, e facoltativa, si canta prima dell'Alleluia. 67 (=43). Il Simbolo, O professione di fede, ha come fi-
ne che tutto il popolo riunito risponda alla parola di Dio,
L'omelia proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nel-
l'omelia; e perché, recitando la regola deBa fede, con una
65 (=41). L'omelia fa parte deBa Liturgia ed e vivamente formula approvata per l'uso liturgico, torni a meditare e
raccomandata 63: e infatti necessaria per alimentare la vita professi i gnindi misteri della fede, prima della loro celebra-
cristiana. Essa deve consistere nella spiegazione o di qual- zione nell'Eucaristia.
che aspetto deBe letture deBa sacra Scrittura, o di un altro
testo dell'Ordinario o del Proprio deBa Messa del giorno, 68 (=44). TI Simbolo deve essere can tato o recitato dal sa-
tenuto conto sia del mistero che viene celebrato, sia delle cerdote insiemes on il popolo nelle-domeniCl:i.e ti neBe so-
particolari necessita di chi ascolta". lennita; si puo dire anche in particolari celebrazioni piu so-
lennf
66 (=42). L'omelia di solito sia tenuta personalmente dal
Se si proclama in canto, viene intonato dal sacerdote o,
sacerdote celebrante. Talvolta, potra essere da lui affidata secondo l'opportunita, dal cantore o dalla schola; ma viene
a un sacerdote concelebrante e, secondo ]'opportunita, an- cantato da tutti insieme o dal popolo alternativamente con
che al diacono; mai pero a un laico " . In casi particolari e la schola.
per un giusto motivo]' omelía puo essere tenuta anche dal Se non si canta, viene recitato da tutti insieme o a cori
Vescovo o da un presbitero che partecipa alla celebrazione alterni.
anche se non puo concelebrare.
Nelle domeniche e neBe feste di precetto l'omelia si deve
tenere e non puo essere omessa se non per un grave motivo La preghiera universale
in tutte le Messe con partecipazione di popolo. Negli altri 69 (=45). Nella preghiera universale, o preghiera dei fede-
giorni e raccomandata, specialmente nelle ferie di Awento, ]j, il popolo risponde in certo modo alla parola di Dio accol-
di Quaresima e del tempo pasquale; cosi pure nelle altre ta con fede e, esercitando il proprio sacerdozio battesimale,
feste e circostanze nelle qualí e piu numeroso il con corso offre a Dio pregruere per la salvezza di tutti. E conveniente
del popolo alla chiesa " . che nelle Messe con partecipazione di popolo vi sia normal-
E opportuno, dopo 1'0melía, osservare un br~ve momen- mente questa preghiera, nella quale si elevino suppliche per
to di silenzio. la santa Chiesa, per i governanti, per coloro che portano il
peso di varie necessita, per tutti gli uomini e per la salvezza
63 Cf. CONC. E CUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- di tutto il mondo ''.
sanctum Concilium, n. 52; CIC. can. 767, § 1.
604 Cf. SACRA CoNGREGAZIONE DEI Rm, Istntzione ¡nter oecumen ici , 26 set· 70. La successione delle intenzioni sia ordinariamente
tembre 1964. n. 54: AAS 56 (1964). p. 890. questa:
M Cf. CIC, can. 767 . § 1; PONTIFICIA CoMMI SSIONE PER L'lNTERPRETAZIONE AU·
TENTICA DEL CIC, risposta al dubbio cÍTCa il can . 767, § 1: AAS 79 (1987), p.
al per le netessita deBa Chiesa;
1249; Istruzione interdicasteriale su aleune questioni circa]a coUaborazione b) per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo;
dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Ecclesio.e de mysterio, 15 agosto
1997.art. 3:AAS 89 (1997) , p. 864.
66 Cf. SACRA CoNGREGAZIONE DEI RITI, Istruzione Inter oecumellici. 26 se t- 67 Cf, CONC. E CUM . VATICANO lI, Costituzione suUa sacra Liturgia. Sacro-
Iembre 1964, n . 53: AAS 56 (1964), p. 890. sanctum Concilium , n. 53 .
132 133
e) per quelli che si troyano in difficolta; caristica in vari momenti, che cornspondono aqueste pa-
d) per la comunita lo·cale. role e gesti di Cristo. Tnfatti:
Tuttavia in qualche celebrazione particolare, per esem- 1. NelJa preparazione dei doni, vengono portati all'altare
pio nella Confermazione, nel Matrimonio, nelle Esequie, la pane e vino con acqua, cioe gli stessi elementi che Cristo
successione delle intenzioni puo venire adattata maggior- prese tra le sue mani.
mente alla circostanza particolare. 2. Nella Preghiera eucaristica si rendono grazie a Dio per
71 (=47). Spetta al sacerdote celebrante guidare dalla sede tutta l'opera della salvezza, e le offerte diventano il Cor-
la preghiera. Egli la introduce con una breve monizione, po e il Sangue di Cristo.
per invitare i fedeli a pregare, e la conclude con un'orazio- 3. Mediante la frazione del pane e per mezZQ della Comu-
neo Le intenzioni che vengono proposte siano sobrie, for- nione i fedeli, benché molti, si cibano del Corpo del Si-
mulate con una sapiente liberta e con po che parole, ed gnore dall'unico pane e ricevono il suo Sangue dall'uni-
esprimano le intenzioni di tutta la comunita. co calice, allo stesso modo con il quale gli ApostoJi Ji
Le intenzioni si leggono dall'ambone o da altro luogo hanno ricevuti dalle mani di Cristo stesso.
conveniente, da parte del diacono o del cantore o dellettore
o da un fedele laico 68 • La preparazione dei doni
Il popolo invece, stando in piedi, esprime la sua supplica
73 (=49). All'inizio delJa Liturgia eucaristica si portano
con una invocazione comune dopo la formulazione di ogni
sin gola intenzione, oppure pregando in silenzio. all'altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di
Cristo.
Prima di tutto si prepara l'altare, o mensa del Signore,
e) LITURGIA EUCARlSTICA che e il centro di tutta la Liturgia eucaristica 70, ponendovi
sopra il corporale, il purificatoio, il Messale e il calice, se
72 (=48). Nell'ultima Cena Cristo istitui il sacrificio e con- non viene preparato alla credenza.
vito pasquale per m ezzo del quale e reso continuamente
presente nella Chiesa il sacrificio delJa croce, allorché il sa- Poi si portano le offerte: e bene che i fedeJi presentino il
cerdote, che rappresenta Cristo Signore, compie cio che il pane e il vino; il sacerdote, o il diacono, Ji riceve in luogo
Signore stesso fece e affido ai discepoJi, perché lo facessero opportuno e adatto e Ji depone sulJ'altare. Quantunque i fe-
in memoria di lui " . deJi non portino piu, come un tempo, illoro proprio pane e
Cristo infatti 'prese il pane e il calice, rese grazie, spezzo vino destinati alla Liturgia, tuttavia il rito della presentazio-
il pane e Ji diede ai suoi discepoli, dicendo: «Prendete, man- ne di questi doni conserva il suo valore e il suo significato
spirituale.
giate, bevete; questo e il mio Corpo; questo e il caJice del
mio Sangue. Fate questo in memoria di me». Percio la Si possono anche fare offerte in denaro, o presentare al-
Chiesa ha disposto tutta la celebrazione della Liturgia eu- tri doni per i poveri o per la Chiesa, portati dai fedeJi o rac-
colti in chiesa. Essi vengono deposti in luogo adatto, fuori
della mensa eucaristica.
61 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione ¡nter oecumenici, 26 set·
!embre 1964, n. 56: AAS 56 (1964). p. 890.
69 Cf. CoNC. ECUM. VATICANO 11, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- 70 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DE I R.m, Istruzione lruer oecumenici, 26 set-
sanctum Concilium, n. 47; SACRA CONGREGAZIONEDEI R.m, IstruzioneEuchari- tembre 1964, n. 91: AAS 56 (1964), p. 898; Istruzione Eucharisticum myste-
slicum mysterium, 25 maggio 1967, n. 3a, b: AAS 59 (1967), pp. 540-541. rium, 25 maggio 1967, n. 24: AAS 59 (1967), p. 554.
134 135
74 (= SO). TI canto an' offertorio (d. n. 37, b) accompagna la ca, ossia la preghiera di azione di grazie e di santificazione.
processione con la quale si portano i doni; esso si pro trae n sacerdote invita il popolo a innalzare il cuore verso il Si-
almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull'altare. gnore nella preghiera e nell'azione di grazie, e lo associa a
Le norme che regolano questo canto sono le stesse previste sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la co-
per il canto d'ingresso (d. n. 48). munita, rivolge a Dio Padre per mezzo di Gesu Cristo nello
E sempre possibile accompagnare con il canto i liti of- Spirito Santo. Il significato di questa Preghiera e che tutta
fertoriali, anche se non si svolge la processione con i doni. I'assemblea dei fedeli si unisca insieme con Cristo nel ma-
gnificare le grandi opere di Dio e nelI'offrire il sacrificio. La
75 (= 51). Il sacerdote depone il pane e il vino sull' al tare Preghiera eucaristica esige che tutti l'ascoltino con riveren-
pronunciando le formule presclitte; egJi puo incensare i do- za e silenzio.
ni pos ti sun'altare, quindi la croce e lo stesso altare, per si-
gnificare che l'offerta dena Chiesa e la sua preghiera si in- 79 (=55). GIi elementi principali di cui consta la Preghiera
nalzano come incenso al cospetto di Dio. Dopo l'incensa- eucaristica si possono distinguere come segue:
zione dei doni e den'altare, anche iI sacerdote, in ragione a) L'azione di grazie (che si esplime particolarmente nel pre-
del sacro ministero, e il popolo, per la sua dignita battesi- fazio): il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glori-
male, possono ricevere l'incensazione dal diacono o da un fica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l'opera della
altro ministro. salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda
della diversita del giorno, dena festa o del tempo.
76 (=52). Quindi il sacerdote si lava le mani a lato dell'al-
b) L'acclamazione: tutta I'assemblea, unendosi alle creature
tare; con questo rito si esprime il desiderio di purificazione celesti, canta ilSanto. Questa acclamazione, che fa parte
interiore. della Preghiera eucaristica, e proclamata da tutto il po-
polo col sacerdote.
L 'oraúone s ulle offerte c) L 'epielesi: la Chiesa implora con speciali invocazioni la
77 (=53). Deposte le offerte sun'altare e compiuti i riti che potenza dello Spirito Santo, perché i doni offerti dagli
accompagnano questo gesto, il sacerdote invita i fedeJi a uomini siano consacrati, cioe diventino il Corpo e il San-
unirsi a lui nena preghiera e pronunzia l'orazione sulIe of- gue di Cristo, e perché la vittima immacolata, che si ri-
ferte: si conclude cosi la preparazione dei doni e ci si pre- ceve nelIa Comunione, giovi per la salvezza di coloro che
para alla Preghiera eucaristica. vi parteciperanno.
(=32). Nena Messa si dice un'unica orazione sune offerte, d) Il racconto dell'istituzione e la consacrazione: mediante le
che si conclude con la formula breve: Per Cristo nostro Si- parole e i gesti di Cristo, si compie iI sacrificio che Cristo
gnore; se invece essa termina con la menzione del Figlio: stesso istitui nelI'ultima Cena, quando offri il SUD Corpo
Egli vive e regna nei secoli de; secoli. e iI SUD Sangue sotto le specie del pane e del vino, li diede
Il popolo, unendosi ana preghiera, fa propria l'orazione a mangiare e a bere agli Apostoli e lascio loro iI mandato
di perpetuare questo mistero.
con I'acclamazione Amen.
e) L'anamnesi: la Chiesa, adempiendo il comando ricevuto
da Cristo Signore per mezzo degli Apostoli, celebra il
La Preghiera eucaristica memoriale di Cristo, cornmemorando specialmente la
78 (=54). A questo punto ha inizio il momento centrale e sua beata passione, la gloriosa risurrezione e I'ascensio-
culminante den'intera celebrazione, la Preghiera eucaristi- ne al cielo.
136 137
f) L'offerta:. nel corso di questo stesso memoriale la Chiesa, ferimento al pane ellcaristico, e si implora la purificazione
in modo particolare quella radunata in quel momento e dai peccati, cosi che realmente «i santi doni vengano dati ai
in quelluogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vitti- santi». II sacerdote rivolge l'invito alla preghiera, che tutti i
ma immacolata. La Chiesa desidera che i fedeli non solo fedeli dicono insieme con lui; ma soltanto il sacerdote vi
offrano la vittima immacolata, ma imparino anche ad aggiunge l'embolismo, che il popolo conclude con la dosso-
offrire se stessi 7l e cosi portino a compimento ogni gior- logia. L'embolismo, sviluppando l'ultima domanda della
no di piti, per mezzo di Cristo Mediatore, la loro unione preghiera del Signore, chiede per tutta la comunita dei fe-
con Dio e con i fratelli, perché finalmente Dio sia tutto in deli la Iiberazione dal potere del male.
tutti 72. L'invito, la preghiera del Signore, I'embolismo e la dos-
g) Le intercessioni: con esse si esprime che l'Eucaristia vie- sologia, con la quale iI popolo conclude l'embolismo, si
ne celebrata in comunione con tutta la Chiesa, sia cele- cantano o si dicono ad alta voceo
ste che terrena, e che l'offerta e fatta per essa e per tutti i
suoi membri, vivi e defunti, i quali sono stati chiamati a Rito della pace
partecipare alla redenzione e alla salvezza ottenuta per
mezzo del Corpo e del Sangue di Cristo. 82 (=56, b). Segue il rito della pace, con il quale la Chiesa
h) La dossologia finale: con essa si esprime la glorificazione implora la pace e I'unita per se stessa e per l'intera farniglia
di Dio; viene ratificata e conclusa con l'acclamazione del umana, e i fedeli esprimono la comunione ecclesiale e I'a-
popolo: Amen. more vicendevole, prima di comunicare al Sacramento.
Spetta alle Conferenze Episcopali stabilire il modo di
compiere questo gesto di pace secondo l'indole e le usanze
Riti di Comunione dei popoli. Conviene tuttavia che ciascuno dia la pace sol-
80 (= 56). Poiché la celebrazione eucaristica e un convito tanto a chi gli sta piti vicino, in modo sobrio.
pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i
fedeli ben disposti ricevano il suo Corpo e il suo Sangue Frazione del pane
come cibo spirituale. Aquesto mirano la frazione del pane
e gli altri riti preparatori, che dispongono immediatamente 83 (=56, e). Il sacerdote spezza il pane eucaristico, con
i fedeli alla Comunione. l'aiuto, se e necessario, del diacono o di un concelebrante.
II gesto della frazione del pane, compiuto da Cristo nell'ul-
tima Cena, che sin dal tempo apostolico ha dato il nome a
Preghiera del Signare tutta I'azione eucaristica, significa che i molti fedeli, nella
81 (= 56, a). Nella Preghiera del Signore si chiede il pane Comunione dall'unico pane di vita, che e il Cristo morto e
quotidiano, nel quale i cristiani scorgono un particolare ri- risorto per la salvezza del mondo, costituiscono un solo
corpo (1 Cor 10,17). La frazione del pane ha inizio dopo lo
scambio di pace e deve essere compiuta con il necessario
71 Cf. CONC. E CUM. VATI CANO lI, Costituzione suIla sacra Liturgia, Sacro 8
sanctum Concilium, n. 48; SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Euchari~ rispetto, senza pero che si protragga oltre il tempo dovuto
slicum mysterium, 25 maggio 1967, n. 12 : AAS 59 (1967), pp. S48 ~S49 . e le si attribuisca esagerata importanza. Questo rito e riser-
71 Cf. CoNC. ECUM. VATICANO 1I, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- vato al sacerdote e al diacono.
sanctum Concilium, n. 48; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale,
Presbyteromm Ordinis, n. 5; SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Eucha- (=56, d·.). TI sacerdote spezza il pane e melte una parte del-
rislicum mysterium, 25 maggio 1967, n. 12: AAS 59 (1967), pp. 548-549 . l'ostia nel calice, per significare I'unita del Corpo e del San-
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gue di Cristo nell'opera della salvezza, cioe del Corpo di Cri- ai fedeli 74 Se pero e previsto che dopo la Comunione si ese-
sto Gesu vivente e glorioso. Abitualmente I'invocazione gua un inno, il canto di Comunione s'interrompa al mo-
Agnello di Dio viene cantata dalla schola o dal cantore, con mento opportuno.
la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voceo Si faccia in modo che anche i cantori possano ricevere
L'invocazione accompagna la frazione del pane, percio la si agevolmente la Comunione.
puo ripetere tanto quanto e necessario fino alla conclusio- 87 (= 56, ¡). Per il canto alla Comunione si puo utilizzare o
ne del rito. L'ultima invocazione termina con le parole Do- l'antifona del Graduale romanum, con o senza salmo, o l'an-
na a noi la pace. tifona col salmo del Graduale simplex, oppure un altro can-
to adatto, approvato dalla Conferenza Episcopale. Puo es-
Comunione sere cantato o dalla sola schola, o dalla schola o dal cantore
insieme col popolo.
84 (=56, n. Il sacerdote si prepara con una preghiera silen- Se invece non si canta, l'antifona alla Comunione propo-
ziosa a ricevere con frutto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lo sta dal Messale puo essere recitata o dai fedeli, o da alcuni
stesso fanno i fedeli pregando in silenzio. di essi, o dallettore, altrimenti dallo stesso sacerdote dopo
(=56, g). Quindi il sacerdote mostra ai fedeli il pane euca- che questi si e comunicato, prima di distribuire la Comu-
ristico sulla patena o sul calice e li invita al banchetto di nione ai fedeli.
Cristo; poi insieme con loro esprime sentimenti di umilta,
88 (=56,j). Terminata la distribuzione della Comunione, il
servendosi delle prescritte parole evangeliche.
sacerdote e i fedeli, secondo l'opportunita, pregano per un
85 (= 56, h).
Si desidera vivamente che i fedeli, come anche po' di tempo in silenzio. Tutta l'assemhlea puo anche can-
il sacerdote e tenuto a fare, ricevano il Corpo del Signore tare un salmo, un altro cantico di lode o un inno.
con ostie consacrate nella stessa Messa e, nei casi previsti, 89 (=56, k; 32). Per completare la preghiera del popolo di
facciano la Comunione al calice (cf. 'n. 284), perché, anche Dio e anche per concludere tutto il rito di Comunione, il
per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come sacerdote recita l'orazione dopo la Comunione, nella quale
partecipazione al sacrificio in atto 73 invoca i frutti del mistero celebrato.
86 (=56, ¡). Mentre il sacerdote as sume il Sacramento, si Nella Messa si dice una sola orazione dopo la Comunio-
inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante ne, che termina con la conclusione breve, cioe:
l'accordo delle voci, l'unione spirituale di coloro che si co- - se e rivolta al Padre: Per Cristo nostro Signo re;
municano, si manifesta la gioia del cuore e si pone mag- - se e rivolta al Padre, ma verso la fine dell'orazione mede-
giormente in luce il carattere «comunitario» della proces- sima si fa menzione del Figlio: Egli vive e regna nei secoli
sione di coloro che si accostano a ricevere l'Eucaristia . Il dei secoli;
canto si pro trae durante la distribuzione del Sacramento - se e rivolta al Figlio: Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
Il popolo fa sua l'orazione con l'acclamazione Amen.
140 141
D) RITI DI CONCLUSIONE Capitolo terzo
90 (= 57). I riti di conclusione comprendono: Uffici e ministeri
a) brevi avvisi, se necessari;
b) i1 saluto e la benedizione q.el sacerdote, che in alcuni
nella Messa
giomi e in certe circostanze si puo arricchire e sviluppa-
re con l'orazione sul popolo o con un' altra formula piu
solenne;
el il congedo del popolo da parte del diacono o del sacerdo- 91 (=58). La celebrazione eucaristica e azione di Cristo e
te, perché ognuno ritomi alle sue opere di bene lodando della Chiesa, cioe del popolo santo riunito e ordinato sotto
e benedicendo Dio; la guida del Vescovo. Percio essa appartiene all'intero Cor-
d) il bacio dell' altare da parte del sacerdote e del diacono e po della Chiesa, lo manifesta e lo implica; i suoi singoli
poi I'inchino profondo all'altare da parte del sacerdote, membri poi vi sono interessati in diverso modo, secondo
del diacono e degli altri ministri. la diversita degli stati, dei compiti e dell'attiva partecipazio-
ne " . In questo modo il popolo cristiano, «stirpe eletta, sa-
cerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si e acqui-
stato», manifesta il proprio coerente e gerarchico ordine ".
Tutti percio, sia ministri ordinati sia fedeli laici, esercitan-
do illoro ministero o ufficio, compiano solo e tutto cio che
e di loro competenza 77
78 Cf. CoNC. E CUM . VATICANO lIt Costituzione dogmati ca sulla Chiesa, Lu-
men Genzium , nn. 26, 28; Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum
Conciliu rn, n . 42 .
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chiarezza il rnistero della Chiesa, «sacramento di unita» ". 11. 1 compiti del popolo di Dio
Se il Vescovo non celebra l'Eucaristia, ma ne affida il
compito ad altri, allora e bene che lui stesso,. indossa!i la 95 (; 62). 1 fedeli nella celebrazione della Messa fonnano
croce pettorale, la stola e il piviale sopra il ca~.lce, presl~da la gente santa, il popolo che Dio si e acquistato e il sacerdo-
la Liturgia della Parola e impartisca la bened¡z¡one alla fine zio regale, per rendere grazie a Dio, per offrire la vittima
della Messa so. immacolata non soltanto per le mani del sacerdote ma an-
che insieme con lui, e per imparare a offrire se stessi 83. Pro-
93 (;60). Anche il presbitero, che nella Chiesa ha il potere
curino quindi di manifestare tutto ció con un profondo sen-
di offrire il sacrificio nella persona di Cristo in virtu della
so religioso e con la carita verso i fratelli che partecipano
sacra potesta dell'Orcline", presiede il popolo fedele radu- alla stessa celebrazione.
nato in quelluogo e in quel momento, ne dirige la preghl~
ra annuncia ad esso il messaggio della salvezza, lo aSSOCla Evitino perció ogni fonna di individualismo e di divisio-
ne, tenendo presente che hanno un unico Padre nei cieli, e
a ~é nell'offerta del sacrificio a Dio Padre per Cristo nello
perció tutti sono tra loro fratelli.
Spirito Santo, distribuisce ai fratelli il pane della vit:' eterna
e lo conclivide con loro. Pertanto, quando celebra I Eucan- 96 (;62). Fonnino invece un solo corpo, sia nell'ascoltare
stia deve servire Dio e il popolo con dignita e urnilta, e, nel la parola di Dio, sia nel prendere parte alle preghiere e al
modo di comportarsi e di pronunziare le parole divine, de- canto, sia specialmente nella comune offerta del sacrificio
ve far percepire ai fedeli la presenza viva di Cristo. e nella comune partecipazione alla mensa del Signore.
94 (;61). TI diacono, in forza della sacra ordinazione rice- Questa unita appare molto bene dai gesti e dagli atteggia-
vuta, occupa il primo posto dopo il presbitero tra c:,l?ro che menti del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme.
esercitano un ministero nella celebrazione eucanstlca. In- 97 (; 62). 1 fedeli non rifiutino di servire con gioia il popo-
fatti il sacro Ordine del diaconato gia nella primitiva eta lo di Dio, ogni volta che sono pregati di prestare qualche
apostolica fu tenuto in grande onore nella Chiesa 82 •• Nell~ ministero o compito particolare nella celebrazione.
Messa il diacono h a come ufficio proprio: annunClare 1I
Vangelo e talvolta predicare la parola di Dio, proporre ai fe-
deli le intenzioni della preghiera universale, servire il sacer- 111. Ministeri particolari
dote, preparare l'altare e prestare servizio alla celebrazione
del sacrificio, distribuire ai fedeli l'Eucaristia, specialmente Il ministero deU'accolito e dellettore istituiti
sotto la specie del vino, ed eventualmente indicare al popolo
98 (;65). L'accolito e istituito per il servizio all'altare e per
i gesti e gli atteggiamenti da assumere.
aiutare il sacerdote e il diacono. A luí spetta in modo parti-
colare preparare l'altare e i vasi sacri, e, se necessario, distri-
79 Cf. CONC. E CUM . V ATICANO n. Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- buire l'Eucaristia ai fedeli di cui e ministro straordinario 84 •
salle/um Concilium, n. 26.
80 Cf. Caeremoniale Episcoporum, nn. 175-186.
8\ Cf. CONC. ECUM. VATICANO 11, Costituzione dogmatica suBa Chiesa, Lu- 83 Cf. CONe: ~CUM. VATICANO n. Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
nzen Gentium, n. 28; Decreto suBa vita e sul ministero sacerdotale, Presbyte- sanctum Co/'/cdw1n. n. 48; SACRA CONGREGAZlONE DEI RlTI, Istruzione Euchari-
roru.m Ordinis, n. 2. sticum mysteriul11, 25 maggio 1967, n . 12: AAS 59 (1967), pp. 548-549.
S2 PAOto VI, Lett. Ap. Sacrum Diaconatus Ordinem, 18 giugno 1967: AA~ . u Cf. Cle, can. 910, § 2; lstruzione interdicasteriaJe su alcune questioni
59 (1967), pp. 697-704; PONTIFlCALE ROMANO, Ordinazione del Vescovo, del Cll'Ca l~ collaborazione dei fedeli laid al ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de
Presbiteri e de; Diaconi, seconda edizione, 1992, n. 191 . mysteno, 15 agosto 1997, arto 8: AAS 89 (1997). p. 871.
144 145
Ne! ministero dell'altare, l'accolito ha compiti propri che opportuni adattamenti, vale anche per gli altri musicisti,
egli stesso deve esercitare (d. nn. 187-193). specialmente per ['organista.
99 (= 66). Illettore e istituito per proclamare le letture del- 104 (= 64). E opportuno che vi sia un cantore o maestro di
la sacra Scrittura, eccetto il Vange!o; puo anche proporre le coro per dirigere e sostenere il canto de! popolo. Anzi, man-
intenzioni della preghiera universale e, in mancanza del cando la schola, e compito del cantare guidare i diversi can-
salrriista, proclamare il salmo interlezionale. ti, facendo partecipare il popo lo per la parte che gli spetta".
Nella celebrazione eucaristica illettore ha un SUD ufficio
105 (=68). Esercitano un servizio liturgico anche:
proprio (d. nn. 194-198), che egli stesso deve esercitare.
a) TI sacrista, che prepara diligentemente i libri liturgici, le
vesti liturgiche e le altre cose che sono necessarie per la
Gli altri compiti
celebrazione della Messa.
100. Se manca l'accolito istituito, si possono designare,
b) Il commentatore, che, secondo l'opportunita, rivolge
per il servizio dell'altare in aiuto al sacerdote e al diacono, brevemente ai fedeli spiegazioni ed esortazioni per in-
altri ministri laici che portano la croce, i ceri, il turibolo, il trodurli nella celebrazione e meglio disporli a compren-
pane, il vino, l'acqua. Essi possono essere anche incaricati derla. Gli interventi del commentatore siano preparati
per distribuire la Comunione come ministri straordinari 85. con cura, siano chiari e sobrio Nel compiere il SUD uffi-
101 (=66). Se manca illettore istituito, altri laici, che siano cio, il cornmentatore sta in un luogo adatto davanti ai
pero adatti a svolgere questo compito e ben preparati, siano fedeli, non pero all'ambone.
incaricati di proclamare le letture della sacra Scrittura, af- e) Coloro che raccolgono le offerte in chiesa.
finché i fedeli maturino nelloro cuore, ascoltando le letture d) Coloro che, in alcune regioni, accolgono i fedeli alla por-
divine, un soave e vivo amore alla sacra Scrittura". ta della chiesa, li dispongono ai propri posti e ordinano i
102 (=67). E compito del salmista proclamare il salmo o loro movimenti processionali.
un altro canto biblico che si trova tra le letture. Per adem- 106 (=69). E bene che, almeno nelle chiese cattedrali e nel-
piere convenientemente il suo ufficio, e necessario che il le chiese maggiori, vi sia un ministro competente o maestro
salmista possegga ['arte de! salmodiare e abbia una buona delle celebrazioni liturgiche, incaricato di predisporre con
pronuncia e una buona dizione. cura i sacri riti, e di preparare i ministri sacri e i fedeli laici
103 (=63). Tra i fedeli esercita un proprio ufficio liturgico a compierli con decoro, ordine e devozione.
la schola cantorum o coro, il cui compito e quello di esegui- 107 (=70). 1 compiti liturgici, che non sono propri del sa-
re a dovere le parti che le sono proprie, secondo i vari gene- cerdote o del diacono, e di cui si e detto sopra (nn. 100-106),
ri di canto, e promuovere la partecipazione attiva dei fede!i possono essere affidati, con la benedizione liturgica o con
nel canto 87 • Quello che si dice della schola cantorum, con gli incarico temporaneo, anche a laici idonei, scelti dal parro-
co o dal rettore della chiesa" . Riguardo al compito di servi-
85 CE. SACRA CONGREGAZlONE PER LA DISCIPLINA DEI SACRAMENTl, Istru zione re il sacerdote all'altare, si osservino le disposizioni date dal
lmmensae caritatis, 29 gennaio 1973, n. 1: AAS 65 (1973), pp. 265~266; Cle. Vescovo per la sua diocesi.
can. 230, § 3.
86 eL CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanctum Concilium. n. 24. ~ ef. ibidem, n. 21: AAS 59 (1967), pp. 306-307.
17 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rrrl, lstruzione Musicam sacram, 5 marzo 89 Cf. PONTIFICIO CoNSIGUO PER L'lNTERPRETAZIONE DEl TESTI LEGTSLATM, rispo-
1967,n. 19:AAS59( 1967), p.306. sta al dubbio circa il can. 230, § 2: AAS 86 (1994), p. 541.
146 147
IV. La distribuzione dei compiti Capitolo quarto
e la preparazione della celebrazione
Diverse forme di celebrazione
108. L'unico e medesirno sacerdote deve sempre esercita-
re I'ufficio presidenziale in tutte le sue parti, tranne cio che della Messa
eproprio della Messa in cui epresente il Vescovo (cf. n. 92).
109 (=71). Se sono presenti piu persone che posso~o ~ser
citare lo stesso ministero, nulla impedisce che SI dlstnbU!-
scano tra loro le varie parti di uno stesso ministero o ufficio
e ciascuno svolga la sua. Per esempio, un diacono puó .esse- 112 (=74). Nella Chiesa locale si deve davvero dare il pri-
re incaricato delle parti in canto e un altro del servlzlo al- mo posto , come lo richiede il SUD significato, alla Messa
I'altare' se vi sono piu letture, converra distribuirle tra piu presieduta dal Vescovo circondato dal SUD presbiterio, dai
lettori: e COSI via. Non e affatto opportuno che piu persone diaconi e dai ministri laici 91 con la partecipazione piena e
si dividano fra loro un unico elemento della celebrazlOne: attiva del popolo santo di Dio. Si ha qui infatti una speciale
manifestazione della Chiesa.
per es. che la medesima lettura sia proclamata da due letto-
ri, uno dopo l'altro, tranne che si tratti della PasslOne del Nella Messa che viene celebrata dal Vescovo, o presiedu-
Signore. ta dal Vescovo senza che celebri I'Eucaristia, si osservino le
norme che si trovano nel Cerimoniale dei Vescovi 92.
110 (=72). Se nella Messa con partecipazione di popolo vi
e un solo ministro, egli compia diversi uffici. 11j (=75). Grande importanza si deve dare anche alla Mes-
sa celebrata con una comunita, specialmente parrocchiale;
111 (= 73). La preparazione pratica di ogni celebrazione Ji- essa, infatti, soprattutto nella celebrazione comunitaria
turgica si faccia di comune e diligente intesa, secondo JI della domenica, manifesta la Chiesa universal e in un mo-
Messale e gli altri libri Jiturgici, fra tuttI coloro che sono mento e in un luogo determinato " .
interessati rispettivamente alla parte rituale,. pastoral: e
musicale sotto la direzione del rettore della chlesa e sentIto 114 (=76). Tra le Messe celebrate da determinate comuni-
anche il ~arere dei fedeli per quelle cose che li riguardano ta, particolare importanza ha la Messa conventuale, che e
direttamente. Al sacerdote che presiede la celebrazione parte dell'Ufficio quotidiano, come pure la Messa detta del-
spetta pero sempre il diritto di disporre cio che a lui com- la «comunita» . E, sebbene queste Messe non comportino
pete 90 • nessuna forma particolare di celebrazione, tuttavia e quan-
to mai conveniente che siano celebrate con il canto e so-
prattutto con la piena partecipazione di tutti i membri della
91 Cf. CONC. ECUM. VATICANO lIt Costituzione' sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanelum Concilium, n. 41.
91 Cf. Caeremoniale Episcoporum, nn. 11 9-1 86.
93 CE. CONC. E CUM. VATICANO 11, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanctum Concilium, n. 42; Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gen-
tium, n. 28; Decreto sulla vita e sul ministero sacerdotale, Presbyteroru m
!Xl Cf. CoNC. ECUM. VATICANO n. Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro· Ordinis, n. 5; SACRA CONGREGAZlONE DEI Rm, Istruzione Eucharisticum nzyste-
sanctum Concilium, n. 22. numo 25 maggio 1967, n. 26: AAS 59 (1967), p. 555.
148 149
comunita, sia di religiosi che di canonici. In queste Messe si pongano almeno due candelahricon i ceri accesi,o anche
percio ognuno eserciti la sua funzione, secondo l'Ordine o il quattro o sei, specialmente se si tratta della Messa dom~nj
ministero ricevuto. Anzi, conviene che tutti i sacerdoti non cale o festiva diprec:etto; se celebra il Vescov()-délla-d¡o~esi,
tenuti a celebrare individualmente per l'utilita pastorale dei slUSihoseüe candelabri. Inoltre; sull'altare, (, vicino ad es-
fedeli, per quanto e possibile concelebrino in queste Messe. so, SI coIlochi la croce con l'immagine di Cristo crocifisso. I
Inoltre tutti i sacerdoti membri della comunita, tenuti a ce- candelabri e la croce con l'immagine di Cristo crocifisso si
lebrare individualmente per il bene pastorale dei fedeli, possono portare nella processione di ingresso. Sopra l'alta-
possono, nello stesso giomo, ,?oncelebrare anche la Messa re si puo collocare I'Evangeliario, distinto dallibro delle al-
conventuale o di comunita 94 • E preferibile infatti che i pre- tre letture, a meno che non venga portato nella processione
sbiteri presenti alla celebrazione eucaristica, se non sono d'ingresso.
scusati da una giusta causa, esercitino normalmente il mi- 118 (=80). Si preparino pure:
nistero del proprio Ordine e quindi partecipino come con- a) accanto alla sede del sacerdote: il Messale e, se necessa-
celebranti, indossando le sacre vestí. Diversamente indos- rio, illibro dei canti;
sano il proprio abito corale o la cotta sopra la veste talare. b) sull'ambone: il Lezionario;
c) sopra la credenza: il calice, il corporale, il purificatoio e,
1. Messa con il popolo secondo l'opportunita, la palla; la patena e le píssidi, se
sono necessarie; il pane per la Comunione del sacerdote
115 (=77). Per Messa con il popolo si intende quella cele- che presiede, dei diaconi, dei ministri e del popolo; le
brata con la partecipazione dei fedelí. Soprattutto nene do- ampolle con il vino e l'acqua, a meno che tutte queste
meniche e nene feste di precetto, conviene, per quanto e cose non vengano presentate dai fedeli all'offertorio; un
possibile, che la celebrazione si svolga con il canto e con vaso con I'acqua da benedíre se si compie il rito dell'a-
un congruo numero di ministri 95; si puo fare pero anche spersione; il piatteno per la Comunione dei fedeli; inol-
senza canto e con un solo ministro. tre il necessario per lavarsi le maní.
Il calice sia lodevolmente ricoperto da un velo, che puo \
In ogni celebrazione d,ella Messa, se e presente
j
116 (=78).
essere o del colore del giomo O bianco.
il diacono, compia il suo ufficio. E bene inoltre che un ac-
colito, un lettore e un cantore assistano il sacerdote cele- 119 (=81). In sagrestia, si preparino, secondo le varíe for-
brante. Il rito qui sotto descritto prevede tuttavia la possibi- me di celebrazione, le vesti sacre (cf. nn. 337-341) del sacer-
lita di usare un numero anche maggiore di ministri. dote, del diacono e degli altri ministri:
a) per il sacerdote: camice, stola, casula o pianeta;
b) per il diacono: camice, stola e dalmatica; in caso pero di
Cose da preparare necessita o di minor solennita, la dalmatica si puo omet-
117 (=79). L'altare sia rícoperto da almeno una tovaglia tere;
bianca. In ogni celebrazione sun'altare, o accanto ad esso, e) per gli altri ministri: camici o altre vesti legittimamente
approvate".
94 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rrn, Istruzione Eucharisticum mysterium,
25 maggio 1967, n. 47: AAS 59 (1967), p. 565. 96 Cf. Istruzione interdicasteriale su aleune questioni circa la collabora- \
95 CE. ibidem. n. 26: AAS 59 (1967), p. 555; Istruzione Musicam sacram , 5 zione dei fedeli laici al ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio, 15
marzo 1967, nn. 16, 27: AAS 59 (1967), pp. 305, 308. agosto 1997, art. 6: AAS 89 (1997), p. 869.
150 151
Tutti coloro che indossano il carnice, usino il cingolo e 123 (=85). TI sacerdote accede all'altare e lo venera con il
l'amitto, a meno che per la forma stessa del camice non sia- bacio. Poi, secondo l' opportunita, incensa la croce e l'altare,
no necessario girandogli intomo.
Ouando si fa la processione d'ingresso, vengano prepa- 124 (=86). Fatto questo, il sacerdote si reca alla sede. Ter-
rati anche l'Evangeliario; nelle domeniche e nelle feste, il minato il canto d'ingresso, tutti, sacerdote e fedeli, rima-
turibolo e la navicella con !'incenso, se si usa !'incenso; la nendo in piedi, fanno il segno della croce. Il sacerdote dice:
croce da portare in processione, i candelabri con le candele Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; il popolo
accese. risponde: Amen.
Poi, rivolto al popolo, e allargando le braccia, il sacerdo-
A) MESSA SENZA DIACONO
te lo saluta con una delle formule proposte. Egli stesso O un
altro ministro puo anche introdurre brevemente i fedeli alla
Riti di introduzione Messa del giomo.
125 (=87]. Segue l'atto penitenziale. Poi si canta o si recita
Ouando il popolo eradunato, il sacerdote e i mi-
120 (=82).
nistri, rivestiti delle vesti sacre, si awiano all'altare, in que- il Kyrie eleison secondo le mbriche (d. n. 52).
st'ordine: 126 (=87; 53). Nelle celebrazioni in cui e stabilito, si canta o
a) il turiferario con il turibolo fumigante, se si usa l'in- si recita il Gloria (d. n. 53).
censo; 127 (=88). Ouindi il sacerdote invita il popolo alla preghie-
b) i ministri che portano i ceri accesi e, in mezzo a loro, ra, dicendo a mani giunte; Preghiamo. E tutti insieme con il
l'accolito O un altro ministro con la croce; sacerdote pregano, per breve tempo, in silenzio. Poi il sa-
c) gli accoliti e gli altri ministri; cerdote, con le braccia allargate, dice la colletta; al termine
d) illettore, che puo portare l'Evangeliario un po' elevato, di questa, il popolo acclama: Amen.
ma non il Lezionario;
e) il sacerdote che celebra la Messa. Liturgia del/a Parola
Se si usa !'incenso, prima di incamminarsi, il sacerdote
pone !'incenso nel turibolo e lo benedice con un segno di 128 (=89). Terminata la colletta, tutti siedono. Il sacerdote
croce senza dire nulla. in modo molto breve puo introdurre i fedeli alla Liturgia
della Parola. Illettore va all'ambone e proclama la prima
121 (=83). Durante la processione all'altare, si esegue il lettura dal Lezionario, la collocato gia prima della Messa.
canto d'ingresso (d. nn. 47-48). Tutti ascoltano.
122 (=84). Arrivati all'altare, il sacerdote e i ministri fanno Alla fine illettore pronuncia l'acclamazione Parola di
un inchino profondo. Dio e tutti rispondono Rendiamo grazie a Dio.
La croce con !'immagine di Cristo crocifisso, se portata Ouindi si puo osservare, secondo l'opportunita, un breve
in processione, viene collocata presso l'altare perché sia la momento di silenzio affinché tutti meditino brevemente cío
croce dell'altare, che deve essere una soltanto, altrimenti si che hanno ascoltato.
metta in disparte in un luogo degno. 1 candelabri invece si 129 (=90). Ouindi, il salmista, o lo stesso lettore, proclama
mettano sull'altare o accanto ad esso; e bene che l'Evange- i versetti del salmo, mentre il popolo risponde abitualmente
liario sia collocato sull'altare. con il ritomello.
152 153
130 (=91). Se c'e una seconda lettura prima de! Vange!o, il 137 (=98). Il simbolo (Credo) viene cantato o recitato dal
lettore la proclama dall'ambone, tutti stanno in ascolto, e sacerdote insieme con il popolo (cf. n. 68), stando tutti in
alla fine rispondono con l'acclamazione come e detto sopra piedi. Alle parole: E per opera dello Spirito Santo ... e si efatto
(n. 128). Poi, secondo l'opportunita, si puo osservare un uomo, tutti si inchinano profondamente; nelle solennita
breve momento di silenzio. dell'Annunciazione (25 marzo) e de! Natale de! Signore (25
dicembre) tutti genuflettono.
131 (=92). Poi tutti si alzano e si canta l'Alleluia o un altro
canto, come richiesto dal tempo liturgico (d. nn. 62-64). 138 (=99). Terminato il canto o la proclamazione della
132 (=93). Mentre si canta l'Alleluia o un altro canto, se si
professione di fede, il sacerdote stando alla sede, a mani
usa !'incenso, il sacerdote lo mette nel turibolo e lo benedi- giunte, con una breve monizione invita i fedeli alla preghie-
ce. Ouindi, a mani giunte, e inchinato profondamente da- ra universale. Ouindi il cantore, illettore o un altro mini-
vanti all'altare, dice sottovoce: Purifica il mio cuore. stro, dall'ambone o da un altro luogo conveniente, rivolto al
popolo propone le intenzioni, mentre il popolo risponde
133 (=94). Poi, se l'Evangeliario e sull'altare, lo prende e, supplicando. Alla fine il sacerdote, a braccia aperte, conclu-
preceduto da ministri laici, che possono portare il turibolo de la preghiera con un'orazione.
e i ceri, si reca all'ambone, tenendo un po' e!evato l'Evange-
I liario. 1 presenti si rivolgono verso I'ambone, per manifesta- Liturgia eucaristica
re una particolare riverenza al Vangelo di Cristo.
139 (= 100). Terminata la preghiera dei fedeli , tutti siedono
134 (=95). All'ambone il sacerdote apre illibro e, a mani e ha inizio il canto di offertorio (cf. n. 74).
giunte, dice: Il Signare sia con voi, mentre il popolo rispon- L'accolito o un altro ministro laico colloca sull'altare il
de: E con il tuo spirito; quindi: Dal Vangelo secando N., trac- corporale, il purificatoio, il calice, la palla e il Messale.
ciando con il pollice il segno di croce sullibro e sulla pro-
pria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto, gesto che 140 (= 101 ). E bene che la partecipazione dei fedeli si mani-
compiono anche tutti i presenti. Il popolo acclama, dicen- festi con l' offerta de! pane e del vino per la celebrazione
do: Gloria a te, o Signore . Il sacerdote, se si usa il turibolo, dell'Eucaristia, sia di altri doni, per le necessita della Chiesa
incensa illibro (d. nn. 276-277). Ouindi proclama il Vange- e dei poveri.
lo, concludendo con l'acclamazione: Parola del Signare, alla Le offerte dei fedeli sono ricevute dal sacerdote, aiutato
quale tutti rispondono: Lode a te, o Cristo. Il sacerdote bacia dall'accolito o da un altro ministro . Il pane e il vino per
il libro, dicendo sottovoce: La parola del Vangelo cancelli i l'Eucaristia sono consegnati al celebrante, che li depone
nostri peccati. sull'altare, mentre gli altri doni sono deposti in un altro luo-
go adatto (cf. n. 73).
135 (=96). Ouando m anca illettore, il sacerdote stesso pro-
clama tutte le letture e il salmo stando all'ambone. Oui, se All'altare il sacerdote riceve la patena con il pa-
141 (= 102).
lo si usa, pone l'incenso nel turibolo, lo benedice e, inchi- ne, e tenendola con entrambe le mani un po' sollevata sul-
nandosi profondamente, dice: Purifica il mio cuore. l'altare, dice sottovoce: Benedetto sei tu, Signare. Ouindi de-
pone la patena con il pane sopra il corporale.
136 (=97). Il sacerdote, stando alla sede o allo stesso ambo-
ne, o, secondo l'opportunita, in un altro luogo idoneo, pro- 142 (= 103). Poi il sacerdote, stando a lato dell'altare, dalle
nuncia l' omelia, al termine della quale si puo osservare un ampolline presentate dal ministro, versa il vino e un po'
momento di silenzio. d'acqua ne! calice, dicendo sottovoce: L'acqua w1Íta al vino.
154 155
Ritomato al centro dell'altare, prende il calice e, tenendolo E assai converÜ~nte cel:!,,,)L~ª-c!;rdote.ca!l.tUe_pru:ti.-della
un po' soHevato con entrambe le mani, dice sottovoce: Be- Preg1ifer:a_euc~ticª-che
- - sono.-. indicate
_o. - _ .. _ - in musica.
_ ____ _ - -
nedetto sei tu, Signare; quindi depone il calice sul corporale 148 (: 108). II sacerdote, quando inizia la Preghiera eucari-
e, se occorre, lo copre con la palla. stica, allargando le braccia, canta o dice: Il Signore sia con
Se non si fa il canto all'offertorio o non si suona I'organo, voi; mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito . Prose-
iI sacerdote, nella presentazione del pane e del vino, puo gue: In alto i nos/ri cuori, e intanto innalza le maní. II popo-
dire ad alta voce le formule della benedizione, aHe quali iI lo risponde: Sano rivolti al Signare. Poi iI sacerdote, con le
popolo risponde: Benedetto nei secoli il Signare. braccia aperte, soggiunge: Ren4iamo grazie al Signare, no-
143 (: 104). Deposto il calice sull'altare, iI sacerdote, inchi-
stro Dio, e il popolo risponde: E cosa buona e giusta. Poi iI
nandosi profondamente, dice sottovoce: Umili e pentiti. sacerdote, con le braccia aIlargate, continua iI prefazio; al
termine di esso, a mani giunte, canta o dice ad alta voce,
144 (: 105). Se si usa !'incenso, il sacerdote lo infonde nel insieme con tutti i presenti: Santo (cf. n. 79 b).
turibolo, lo benedice senza nulla dire e incensa le offerte, la
149 (: 109). II sacerdote prosegue la Preghiera eucaristica,
croce e I'altare. Il ministro, stando a lato dell'altare, incensa
secondo le rubriche indicate in ogni formulario della Pre-
iI celebrante, poi il popolo.
ghiera stessa.
145 (: 106). Dopo la preghiera Umili e pentiti, oppure dopo Se iI celebrante e un Vescovo, neIle Preghiere, dopo le pa-
I'incensazione, iI sacerdote, stando a lato deIl'altare, si lava role: il nostro Papa N. soggiunge: me, indegno tuo servo. O
le mani con I'acqua versatagli dal ministro, dicendo sottovo- dopo le parole: del nostro Papa N., aggiunge: di me indegno
ce: Lavami, Signare, da ogni colpa. tuo servo. Se invece il Vescovo celebra fuori deIla sua dioce-
si, dopo le parole: il nostro Papa N. aggiunge: e me indegno
146 (: 107). Ritomato al centro dell'altare, iI sacerdote, ri-
tuo servo, e il mio fratello N., Vescovo di questa Chiesa N., o
volto al popolo, allargando e ricongiungendo le mani, lo in-
dopo le parole: del nostro Papa N., aggiunge: di me indegno
vita a pregare dicendo: Pregate, fratelli. Il popolo si alza e
tuo servo, e del mio fratello N., Vescovo di questa Chiesa N.
risponde: Il Signare riceva. Dopo la risposta del popolo, iI
sacerdote, con le braccia allargate, dice I'orazione sopra le
II Vescovo diocesano o colui che e ad esso equiparato a
norma del diritto, si deve nominare con questa formula:
offerte. Al termine, iI popolo acclama: Amen.
con il tuo servo il nos/ro Papa N. e il nostro Vescovo (o Vica-
147 (: 108). Quindi iI sacerdote inizia la Preghiera eucari- rio, Prelato, Prefetlo, Aba/e) N.
stica. Secondo le rubriche (d. n. 365) ne sceglie una fra Nella Preghiera eucaristica e permesso nominare i Ve-
quelle che si troyano nel Messale Romano o che sono ap- scovi Coadiutori e Ausiliari, non invece altri Vescovi even-
provate dalla Santa Sede. La Preghiera eucaristica esige, tualmente presentí. Quando si dovessero fare pili nomi, si
per sua natura, di essere pronunciata dal solo sacerdote, in dice con formula generale: e con il nostro Vescovo N. e i Ve-
forza dell'ordinazione. Il popolo invece si associ al sacerdo- scovi suoi collaboratori.
te con fede e in silenzio, ed anche con gli interventi stabiliti In ogni Preghiera eucaristica tali formule si devono adat-
nel corso della Preghiera eucaristica, quali son o le risposte tare, secondo le esigenze grammaticali.
nel dialogo del prefazio, il Santo, I'acclamazione dopo la
consacrazione e I'Amen dopo la dossologia finale, ed altre 150 (: 108). Poco prima deIla consacrazione, iI ministro, se
acclamazioni approvate dalla Conferenza Episcopale e e opportuno, awerte i fedeli con un segno di campanello.
Cosi pure suona il campan ello alla presentazione al popolo
confermate dalla Santa Sede.
157
156
dell' ostia consacrata e del calice secondo le consuetudini 10- la schola e il popolo cantano o dicono: Agnello di Dio (cf.
cali. Se si usa J'incenso, quando, dopo la consacrazione, si n.83).
mostrano al popolo l'ostia e il calice, il ministro Ji incensa. 156 (=114). Quindi il sacerdote dice sottovoce e con le ma-
151. Dopo la consacrazione, il sacerdote dice: Mistero ni giunte la preghiera alla Comunione: Signore Gesu Cristo,
della {ede e il popolo risponde con un'acclamazione, sce- Figlio del Dio vivo, oppure: La Comunione con il tuo Corpo.
gliendo una formula fra quelle prescritte. 157 (=115). Terrninata la preghiera, il sacerdote genuflette,
Al termine della Preghiera eucaristica, il sacerdote, prende l'ostia consacrata nella stessa Messa e, tenendola al-
prendendo la patena con l'ostia insieme al calice, ed elevan- quanto sollevata sopra la patena o sopra il calice, rivolto al
doJi entrambi, pronuncia, lui solo, la dossologia: Per Cristo. popolo, dice: Ecco I'Agnello di Dio, e, insieme con il popolo,
n popolo al termine acclama: Amen. Poi il sacerdote depo- prosegue: O Signore, non sono degno.
ne sopra il corporale la patena e il calice.
158 (=116). Poi, rivolto all'altare, il sacerdote dice sottovo-
152 (= 110). Conclusa la Preghiera eucaristica,il sacerdote, ce: II Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e con
a mani giunte, dice la monizione che precede l' orazione del riverenza si ciba del Corpo di Cristo. Quindi prende il cali-
Signore e recita poi il Padre nostro, con le braccia allargate, ce, dicendo sottovoce: II Sangue di Cristo mi custodisca per
insieme con il popolo. la vita eterna, e con riverenza beve il Sangue di Cristo.
153 (= 111). Al termine del Padre nostro, il sacerdote, con le 159 (= 119). Mentre il sacerdote si comunica, si inizia il
braccia allargate, dice da solo l'embolismo: Liberaci, o Si- canto alla Comunione (cf. n. 86).
gnore, dopo il quale il popolo acclama: Tuo e il regno.
160 (= 117). Poi il sacerdote prende la patena o la pisside e
154 (= 112). Quindi il sacerdote, con le braccia allargate, di- si reca dai comunicandi, che normalmente si avvicinano
ce ad alta voce la preghiera: Signore Gesu Cristo; terminata processionalmente.
la preghiera, allargando e ricongiungendo le mani, annun- Non e permesso ai fedeJi prendere da se stessi il pane
cia la pace, dicendo verso il popolo: La pace del Signore sia consacrato o il sacro calice, tanto meno passarselo di mano
sempre con voi. n popolo risponde: E con il tuo spirito. Poi, . in mano. 1 fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, co-
secondo l'opportunita, il sacerdote soggiunge: Scambiatevi il me stabilito dalla Conferenza Episcopale. Quando pero si .
dono della pace. comunicano stando in piedi, si raccomanda che, prima di
n sacerdote puo dare la pace ai ministri, rimanendo tut- ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da sta-
tavia sempre nel presbiterio, per non disturbare la celebra- bilire dalle stesse norme.
zione. Cosi ugualmente faccia se, per qualche buon motivo, 161 (=117·118). Se la Comunione si fa sotto la sola specie
vuol dare la pace ad alcuni fedeli. Tutti pero, secondo quan- del pane, il sacerdote eleva alquanto l'ostia e la presenta a
to e stabilito dalla Conferenza Episcopale, si manifestano ciascuno dicendo: Il Corpo di Cristo. 11 comunicando ri-
reciprocamente pace, comunione e carita. Quando si da la sponde: Amen, e riceve il Sacramento in bocca o, nei luoghi
pace, si puo dire: La pace del Signore sia sempre con te, a cui in cpi e stato permesso, sulla mano, come preferisce. 11 co-
si risponde: Amen. municando, appena ha ricevuto l'ostia sacra, la consuma
155 (=1 13). 11 sacerdote prende l'ostia, la spezza sopra la totalmente.
patena e ne mette una particella nel caJice, dicendo sot- Se invece la Comunione si fa sotto le due specie si segue
tovoce: II Corpo e il Sangue ... uniti in questo calice . Intanto il rito descritto a suo luogo (d. nn. 284-287).
158 159
162. Nel caso siano presenti altri presbiteri, essi possono 165 (=122). Poi, stand o alla sede o all'altare, il sacerdote,
aiutare il sacerdote nella disttibuzione della Comunione. rivolto al popolo, dice a mani giunte: Preghiamo, e, a brac-
Se non ve ne sano a disposizione e il numero dei comuni- cia allargate, dice l'orazione dopo la Comunione, alla quale
candi e molto grande, il sacerdote puo chiamare in aiuto puo premettere una breve pausa di silenzio, a meno che sia
ministri straordinari, cioe l'accolito istituito, o anche altri gia stato osservato subito dopo la Comunione. Al termine
fedeli a cio deputati secando il diritto 97. In caso di necessi- dell' orazione il popolo acclama: Amen.
ta, ilsacerdote puo incaricare volta per volta fedeli idonei 9'.
Questi ministri non salgano all'altare prima che ilsacer- Riti di conc/usione
dote abbia fatto la Comunione e ricevano sempre dalla ma-
no del sacerdote il vaso in cui si custodiscono le specie della 166 (=123). Detta l'orazione dopo la Comunione, si posso-
SS.ma Eucaristia da distribuire ai fedeli. no dare, se occorre, brevi comunicazioni al popolo.
167 (= 124). Poi il sacerdote, allargando le braccia, saluta il
163 (= 120). Terminata la distribuzione della Comunione, il
sacerdote all'altare consuma subito e totalmente il vino popolo, dicendo: JI Signore sia con voi; il popolo risponde: E
consacrato rimasto; invece le ostie consacrate, che sono con il tuo spirito. Il sacerdote congiunge ancora le mani e
avanzate, o le consuma all'altare o le porta alluogo destina- subito, tenendo la mano sinistra sul petto e alzando la de-
to alla conservazione dell'Eucaristia. stra, soggiunge: Vi benedica Dio onnipotente, e, tracciando
n sacerdote, ritomato all'altare, raccoglie i frammenti, il segno di croce sopra il popolo, prosegue: Padre e Figlio e
se ce ne fossero; poi, stando all'altare o alla credenza, puri- Spirito Santo . Tutti rispondono: Amen.
fica la patena o la pisside sopra il calice, purifica poi il cali- In giomi e circostanze particolari, questa benedizione,
ce dicendo sottovoce: JI Sacramento ricevuto, e lo asterge secondo le rubriche, viene espressa e arricchita con l'ora-
zione sul popolo o con un'altra formula piu solenne.
con il purificatoio. Se i vasi sacri sono stati astersi al!' altare,
il ministro li porta alla credenza. 1 vasi sacri da purificare,
n Vescovo benedice il popolo secondo la formula a lui
propria, tracciando tre voIte il segno di croce 99 .
soprattutto se fossero molti, si possono anche lasciare, op-
portunamente ricoperti, sull'altare o alla credenza, sopra il 168 (= 124). Subito dopo la benedizione, il sacerdote, a ma-
corporale; la purificazione si compie subito dopo la Messa, ni giunte, aggiunge: La Messa e finita: anda te in pace; e tutti
una volta congedato il popolo. rispondono: Rendiamo grazie a Dio.
164 (=121). Compiuta la purificazione, il sacerdote puo ri- 169 (= 125). Infine il sacerdote venera l'allare con il bacio e,
tomare alla sede. Si puo osservare, per un tempo conve- fatto un profondo inchino all'altare insieme con i ministri
niente, il sacro silenzio, oppure cantare un salmo, un altro laici, con loro si ritira.
canto di lode o un inno (cf. n. 88). 170 (=126). Se alla Messa segue un'altra azione liturgica, si
tralasciano i riti di conclusione, cioe il saluto, la b enedizio-
97 Cf. SACRA CoNGREGAZIONE PER 1 SACRAMENTI E IL CULTO D IVlNO, Istruzione ne e il congedo.
Inestimabile donum, 3 aprile 1980, n. 10: AAS 72 (1980), p. 336; lstruzione
interdicasteriale su aleune questioni circa la collaborazione dei fedeli laid al
ministero dei sacerdoti, Ecclesiae de mysterio, 1S agosto 1997, arto 8: AAS 89
(1997), p. 87 1.
91 Cf. MESSALE R OMANO, Appendice m, Rito per incancare valla per volla
U/t {edele per /0 distribuzione dell'Eucaristia. 99 Cf. Caeremoniale Episcopontm, nn. 1118·J 121 .
160 161
B) MESSA CON IL DIACONO quindi, inchinandosi profondamente dinanzi al sacerdote
chiede la benedizione dicendo a bassa voce: Benedicimi, ;
171 (= 127). Il diacono, quando e presente alla celebrazione
padre. Il sacerdote lo benedice con la formula: 11 Sig'1Ore sia
eucaristica, rivestito delle sacre vesti, eserciti il suo ministe-
nel tua cuare. Il diacono si segna con il segno di croce e ri-
ro. Egli infatti:
sponde: Amen. Poi, fatta la debita riverenza a1l' a1tare, prende
a) sta accanto al sacerdote e lo aiuta;
l'Evangeliario che vi e stato collocato sopra e va all'ambone,
b) all'altare, svolge il suo servizio al calice e al libro;
portando il libro un po' elevato; lo prececlº-no. iI turiferario
e) proclama iI Vangelo e puó, per incarico del sacerdote
celebrante, tenere l'omelia (cf. n. 66); con il !!!DhQ!oJumigante_eJ-Illinistri con-iceri·accesi. Qui
saluta il popolo dicendo, a mani giunte, Il Signare sia can
d) guida iI popolo dei fedeli con opportune monizioni ed
voi, quindi, alle parole Dal Vangelo secondo N., con il pollice
enuncia le intenzioni della preghiera universale;
segna il libro e poi se stesso sulla fronte, sulla bocea e sul
e) aiuta iI sacerdote celebrante nella distribuzione della
petto, incensa illibro e proclama il Vangelo. Terminata la
Comunione, purifica e ripone i vasi sacri;
lettura, acclama: Parola del Signare; tutti rispondono: Lode
f) compie lui stesso gli uffici degli altri ministri, secondo la
a te, o Cristo. Quindi venera il libro con il bacio, dicendo sot-
necessita, quando nessuno di essi e presente.
tovoce: La parola del Vangelo, e ritorna presso il sacerdote.
Quando il diacono serve iI Vescovo, gli porta illibro da !
Riti di intraduziane badare o lui stesso lo bacia, dicendo sottovoce: La parola I
172 (= 128). Il diacono precede iI sacerdote nella processio- del Vangelo. Nelle celebrazioni piu solenni iI Vescovo, se-
ne verso l'altare portando l'Evangeliario un po' elevato; al- condo l'opportunita, imparte al popolo la benedizione con
trimenti incede al suo fianco. l'Evangeliario. L'Evangeliario infine puo essere portato alla
credenza o in a1tro luogo adatto e degno.
173 (=129). Il diacono, se porta l'Evangeliario, quando e
giunto all'altare, vi si accosta, omettendo la reverenza. 176 (=34). Se manca un altro lettore idoneo, iI diacono
Quindi, deposto l'Evangeliario sull'a1tare, insieme con iI sa- proclami anche le altre letture.
cerdote venera l'altare con iI bacio. 177 (= 132). Alla preghiera dei fedeli, dopo I'introduzione
Se invece non porta l'Evangeliario, fa con iI sacerdote del sacerdote, il diacono propone le varie intenzioni, stando
nel modo consueto un profondo inchino all'altare e con lui abitualmente all'ambone.
lo venera con il bacio.
Infine, se si usa !'incenso, assiste iI sacerdote nell'infu-
sione dell'incenso nel turibolo e nella incensazione della Liturgia eucaristica
croce e dell'a1tare. 178 (= 133). Terminata la preghiera universal e, mentre iI
174 (=130). Incensato l'a1tare, insieme con il sacerdote si sacerdote rimane a1la sede, iI diacono prepara l'altare con
reca alla sede; qui rimane accanto al sacerdote, prestando- l'aiuto dell'accolito; spetta a lui la cura dei vasi sacri . Sta
gli servizio secondo le necessita. accanto al sacerdote e lo aiuta nel ricevere i doni del popo-
lo. Presenta al sacerdote la patena con il pane da consacra-
re; versa iI vino e un po' d' acqua nel calice, dicendo sottovo-
Liturgia della Para/a
ce: L'acqua unita al vina, e lo presenta poi al sacerdote.
175 (=131). Mentre si canta l'Alleluia o un altro canto, se si Que~ta pre'pa~Ee de!..~~ic.eé.~~_puo f~e ~I!a_ c:.r:edenza. 1
usa il turibolo, aiuta il sacerdote nell'infusione dell'incenso, Se SI usa l mcenso, asslste Il sacerOote nel! incensazione
162 163
delle offerte, della croce e dell'altare, poi lui stesso, o l'acco- Riti di conclusione
lito, incensa il sacerdote e il popolo.
184 (= 139). Detta l'orazione dopo la Comunione, il diacono
179 (= 134). Durante la Preghiera eucaristica, il diacono sta da al popolo brevi comunicazioni, a meno che il sacerdote
accanto al sacerdote, ma un po' indietro, per attendere, preferisca darle personalmente.
quando occorre, al calice e al Messale.
Quindi dall' epiclesi fino all' ostensione del calice il diaco- 185 (= 140). Se si usa l'orazione su! popolo o la formula del- f
no abitualmente sta in ginocchio. Se sono presenti piu dia- la benedizione solenne, il diacono dice: lnchinatevi per la
coni, uno di essi, al momento della consacrazione, puo benedizione. Dopo la benedizione del sacerdote, il diacono
mettere !'incenso nel turibolo e incensare durante l'osten- congeda il popolo dicendo, a mani giunte e rivolto verso il
sione dell' ostia e del calice. popolo: La Messa e finita, andate in pace. Tutti rispondono:
\ Rendiamo grazie a Dio.
180 (= 135). Alla dossologia finale della Preghiera eucaristi-
ca, stando accanto al sacerdote, tiene sollevato il calice, 186 (=141). Quindi, insieme con il sacerdote, venera l'alta-
mentre il sacerdote eleva la patena con l'ostia, finché il po- re con il bacio e, fatto un profondo inchino, ritoma ano
polo non abbia acclamato l'Amen. stesso modo come era venuto.
181 (= 136). Dopo che il sacerdote ha detto la preghiera per
la pace e rivolto l'augurio: La pace del Signore sia sempre C) COMPITl DELL'ACCOLITO
con voi, al quale il popolo risponde: E con il tuo spirito, il
diacono, secondo l'opportunita, invita a darsi scambievol- 187 (= 142). 1 compiti che l'accolito puo svolgere sono di va-
mente la pace, dicendo, a mani giunte e rivolto verso il po- rio genere; molti di essi si possono presentare contempora-
~ polo: Scambiatevi il dono de/la pace. Riceve dal sacerdote la neamente. Conviene quindi distribuire i vari compiti tra
i pace, e la puo dare agli altri ministri a lui piu vicini. piu accoliti; se pero e presente un solo accolito, svolga lui
Dopo che il sacerdote si e comunicato, il diaco-
182 (= 137). stesso gli uffici piu importanti, e gli altri vengano distribuiti
no riceve la Comunione sotto le due specie dallo stesso sa- tra piu ministri.
cerdote, quindi aiuta il sacerdote a distribuire la Comunio-
n e al popolo. Se la Comunione viene distribuita sotto le due Riti iniziali
specie, porge il calice a quanti si comunicano; poi, termina-
ta la distribuzione, all' altare devotamente consuma subito 188 (=143). Nena processione all'altare, l'accolito puo por-
.¡ I\ il S~ue di Cristo che e rj~lo, con l'aiuto, se il caso lo
richiede, degli altri diaconi e presbiterio
tare la croce, affiancato da due ministri con i ceri accesi.
Giunto an'altare, colloca la croce presso l'altare, affinché
183 (= 138). Terminata la distribuzione della Comunione, il
sia la croce deU'altare, altrimenti la lipone in un luogo de-
diacono ritoma all'altare con il sacerdote, raccoglie i fram- gno. Quindi va al suo posto in presbiterio.
menti, se ve ne fossero, quindi porta alla credenza il calice e 189 (= 144). Durante l'intera celebrazione, e compito del-
gli altri vasi sacri, dove li purifica e riordina, come di nor- l'accolito accostarsi, all'occorrenza, al sacerdote o al diaco-
J ) ma, mentre il sacerdote ritoma alla sede. 1 vasi sacri da pu- no p er presentare loro illibro o per aiutarli in tutto cio che
rificare si possono anche lasciare opportunamente ricoper- e necessario. Conviene pertanto che, per quanto possibile,
ti alla credenza, sopra il corporale; la purificazione si com- occupi un posto dal quale possa svolgere comodamente il
pia subito dopo la Messa, una volta congedato il popolo. suo compito, sia alla sede che all'altare.
164 165
Liturgia eucaristica 195 (=149). Giunto all'altare, fa con gJi altri un profondo
inchino. Se porta l'Evangeliario, accede all'altare e ve lo de-
190 (= 145). In assenza de! diacono, tenninata la preghiera pone. Quindi va a occupare il suo posta in presbiterio con
universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l'accolito gli altri ministri.
dispone sull'altare il corporale, il purificatoio, il calice, la
palla e il Messale. Quindi , se necessario, aiuta il sacerdote Liturgia della Parola
ne! ricevere i doni de! popolo e, secondo l'opportunita, por-
ta all'altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si 196 (= 150). Proclama dall'ambone le letture che precedono
usa !'incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste il Vangelo. In mancanza del salmista, pub anche proclama-
poi nell'incensazione delle offerte, della croce e dell'altare. re il salmo responsoriale dopo la prima lettura.
Quindi incensa il sacerdote e il popolo. 197 (= 151). In assenza del diacono, dopo l'introduzione del
sacerdote, pub proporre dall'ambone le intenzioni della
191 (=146). L'accoJito istituito, se necessario, pub, come mi-
preghiera universale.
nistro straordinario, aiutare il sacerdote nella distribuzione
della Comunione al popolo loo. Se si fa la Comunione sotto le 198 (= 152). Se all'ingresso o alla Comunione non si fa un
due specie, in assenza de! diacono, l'accoJito presenta il cali- canto, e se non vengono recitate dai fedeli le antifone indi-
ce ai comunicandi, o tiene lui stesso il cal ice, se la Comunio- cate nel Messale, le pub dire illettore al tempo dovuto (cf.
ne si da per intinzione. nn. 48,87).
192 (=147). L'accolito istituito, tenninata la distribuzione
della Comunione, aiuta il sacerdote o il diacono a purifica- 11. Messa concelebrata
re e riordinare i vasi sacri. In assenza de! diacono, l'accolito
istituito porta i vasi sacri alla credenza e Ji, come si usa abi- 199 (= 153). La concelebrazione, nella quale si manifesta
tualmente, Ji purifica, Ji asterge e Ji riordina. assai bene l'unita de! sacerdozio, del sacrificio e di tutto il
popolo di Dio, e prescritta dal rito stesso: nell'ordinazione
193. Tenninata la ce!ebrazione della Messa, l'accolito e de! Vescovo e dei presbiteri, nella benedizione dell'abate e
gJi altri ministri, insieme al sacerdote e al diacono, ritoma- nella Messa crismale.
no in sagrestia processionalmente nello stesso modo e ordi- E invece raccomandata, se l'utilita dei fedeli non richie-
ne con il quale erano arrivati. de o suggerisce altro:
a) nella Messa vespertina «Nella Cena del Signore»;
D) COMPm DEL LEITORE b) nella Messa celebrata in occasione di Concili, di raduni
di Vescovi e di Sinodi;
Riti iniziali c) nella Messa conventuale e nella Messa principale nelle
194 (= 148). Nella processione all'altare, in assenza del dia- chiese e negli oratori;
cono, illettore, indossata una veste approvata, pub portare d) nelle Messe in occasione di incontri di sacerdoti, secola-
l'Evangeliario un po' elevato; in tal caso procede davanti al ri o religiosi, qualunque sia il carattere di tali incontri lO'.
sacerdote; altrimenti, incede con gli altri ministri. Al singolo sacerdote sia tuttavia permesso celebrare
100 Cf. P AOLO VI, Lett. Ap. Ministeria quaedam, 15 agosto 1972: AAS 64 101 Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro~
166 167
I'Eucaristia in modo individuale, non pero nel tempo in cui 204 (= 158). Per motivi particolari, suggeriti dal significato
nella stessa chiesa od oratorio si tiene la concelebrazione. del rito o della festa, e concesso celebrare o concelebrare
Ma iI Giovedi della Settimana santa nella Messa vespertina piu volte nello stesso giomo nei seguenti casi:
«Nella Cena del Signore» e nella Messa della YegUa Pasqua- al chi ha celebrato o concelebrato al Giovedi della Settima-
le non e permesso celebrare in modo individuale. na santa la Messa crismale, puo celebrare o concelebra-
200. 1 presbiteri pellegrini siano accolti volentieri nella re anche la Messa vespertina «Nella Cena del Signore»;
concelebrazione eucaristica, purché sia riconosciuta la loro bl chi ha celebrato o concelebrato la Messa della Veglia Pa-
condizione di sacerdoti. squale puo celebrare o concelebrare la Messa del giomo
di Pasqua;
201 (= 154). Quando vi e un numero considerevole di sacer-
doti, se la necessita o l'utilita pastorale lo suggerisce, si pos-
el nel Natale del Signore tutti i sacerdoti possono celebrare
o concelebrare le tre Messe, purché lo facciano nelle ore
sono svolgere anche piu concelebrazioni nello stesso gior-
corrispondenti;
no; si devono tuttavia tenere in tempi successivi o in luoghi
d) nel giomo della Commemorazione di tutti i fedeli defun-
sacri diversP 02.
ti, tutti i sacerdoti possono celebrare o concelebrare tre
202 (=155). Spetta al Vescovo, a norma del diritto, regolare Messe, purché le celebrazioni avvengano in tempi diver-
la disciplina della concelebrazione nella sua diocesi. si e osservando cio che estato stabilito per l'applicazione
203 (= 157). Particolare imp0l1anza si deve dare aquella
della seconda e terza Messa 104;
concelebrazione, in cui i presbiteri di una diocesi concele- e) chi in occasione del Sinodo, della visita pastorale O di
brano con iI proprio Vescovo, nella Messa stazionale so- incontri sacerdotali concelebra col Vescovo o con un
prattutto nei giorni piu solenni dell'anno liturgico, nella suo delegato, puo di nuovo celebrare, per I'utilita dei fe-
Messa dell'ordinazione del nuovo Vescovo diocesano o del deli. La stessa possibilita e data, con gli opportuni adat-
suo Coadiutore o Ausiliare, nella Messa crismale, nella tamenti, anche per le riunioni dei ~eUgiosi.
Messa vespertina «Nella Cena del Signore», nelle celebra- 205 (= 159). La Messa concelebrata, in qualunque forma si
zioni del santo Fondatore della Chiesa locale o del Patrono svolga, e ordinata secondo le norme che comunemente si
della diocesi, negli anniversari del Vescovo e infine in occa- devono osservare (cf. nn. 112-198), tenute presenti le va-
sione del Sinodo o della visita pastorale. rianti qui sotto indicate.
Per lo stesso motivo si raccomanda la concelebrazione 206 (= 156). Nessuno mai vada o sia ammesso a concele-
tutte le volte che i sacerdoti si radunano insieme con iI pro- brare quando la Messa e gia iniziata.
prio Vescovo, sia in occasione di esercizi spirituaU, sia per
qualche altro convegno. In tali circostanze viene manifesta- 207. In presbiterio si preparino:
to in modo piu evidente quel segno dell'unita del sacerdo- al le sedi e i sussidi per i sacerdoti concelebranti;
zio, come pure della Chiesa stessa, che e proprio di ogni bl sulla credenza: un calice di sufficiente capacita o piu ca-
concelebrazione 103. licio
208 (= 160). Se non e presente iI diacono, i compiti a lui
propri sono svolti da alcuni concelebranti.
102 Cf. SACRA CONGREGAZTONE DEI RlTl. Istruzion e Euchansticum mysle·
rium. 25 maggio 1967, n. 47: AAS 59 (1967), p. 566. 104 Cf. BENEDETTO XV. Cose Ap. Incruelltum altaris sacrificium, 10 agosto
101 Cf. ibidem, p. 565. 1915: AAS 7 (1915). pp. 401-404.
168 169
Se non vi sono gli altri ministri, le partí loro proprie si Liturgia eucarística
possono affidare ad altri fedeli idonei, altrimenti vengono
assolte da alcuni concelebranti. 214 (=166). La preparazione dei doni (cE. nn. 139-146) vie-
ne compiuta dal celebrante principale; gli altri concele-
209 (= 161). I concelebranti, in sagrestia o in altro luogo branti restano al loro posto.
adatto, indossano le vesti sacre che abitualmente si utiliz-
zano nella celebrazione individuale. Tuttavia per un ragio- 215 (= 167). Dopo che iJ celebrante principale ha recitato
nevole motivo, come ad esempio un numero notevole di l'orazione sulle offerte, i concelebranti si avvicinano all'al-
concelebranti e la mancanza di paramenti, i concelebranti, tare disponendosi attorno ad esso, in modo pero da non in-
fatta sempre eccezione per iJ celebrante principale, posso- tralciare lo svolgimento dei riti, da permettere ai fedeli di
no fare a meno della casula o pianeta e usare soltanto la vedere bene l'azione sacra e al diacono di avvicinarsi facil-
stola sopra il camice. mente all'altare per svolgere il SUD ministero.
11 diacono eserciti il suo ministero all'altare, servendo
Riti di introduzione quando e necessario al calice e al Messale. Tuttavia, per
quanto e possibile, egli sta abbastanza arretrato, un po' in-
210 (= 162). Preparata ogni cosa in modo ordinato, si fa, co-
dietro rispetto ai sacerdoti concelebranti che si dispongono
me di consueto, la processione attraverso la cruesa fino al-
attorno al celebrante principale.
l'altare. I sacerdoti concelebranti precedono il celebrante
principale.
Giunti all'altare, i sacerdoti concelebranti e il
211 (= 163).
Modo di dire la Preghiera eucarística
sacerdote celebrante principale, fatto un profondo incruno, 216 (= 168). 11 prefazio viene cantato o detto dal solo sacer-
venerano l'altare con il bacio, quindi si recano al posto loro dote celebrante principale; il Santo viene cantato o recitato
assegnato. 11 sacerdote celebrante principale, secondo l'op- da tutti i concelebranti insieme con il popolo e la schola.
portunita, incensa la croce e l'altare; si reca poi alla sede.
Terminato il Santo, i sacerdoti concelebran ti
217 (=169).
Liturgia della Parola proseguono la recita della Preghiera eucaristica, nel modo
sotto indicato.
212 (= 164).Durante la Liturgia della Parola, i sacerdoti
Soltanto il celebrante principale compie i gesti, salvo in-
concelebranti stanno al loro posto e nel sedersi e nell'alzar-
si si uniformano al sacerdote celebrante principale. dicazioni contrarie.
Iniziato il canto dell'A/leluia, tutti si alzano, tranne iJ Ve- 218 (= 170). Le parti che sono pronunciate da tutti i conce-
scovo, che impone !'incenso senza nulla dire e benedice iJ lebranti, in modo particolare le parole della consacrazione,
diacono o, se questo e assente, il concelebrante che procla- che tutti sono tenuti ad esprimere, si devono recitare sotto-
mera il Vangelo . Tuttavia nella concelebrazione presieduta voce, in modo che venga udita chiaramente la voce del cele-
da un presbitero, il concelebrante che proclama il Vangelo brante principale. In tal modo le parole sono piu facilmente
in assenza del diacono né chiede né riceve la benedizione intese dal popolo.
del celebrante principale. Le parti che devono essere dette insieme da tutti i conce-
213 (=165). L'omelia e tenuta normalmente dal sacerdote lebranti, se sul Messale sono musicate, e bene che vengano
celebrante principal e o da uno dei concelebranti. cantate.
170 171
• Preghiera euearistica 1 o Canone romano • Preghiera euearistica II
219 (= 171). Nella Preghiera euearistica 1 o Canone roma- 226 (= 179). Nella Preghiera eucaristica JI solo il celebrante
no, solo il celebrante principale, con le braccia allargate, principale, con le braccia a11argate, dice il Padre vera mente
dice il Padre clementissimo. santo.
220 (= 172). TI ricordo dei vivi: Ricordati, Signore e il In co- 227 (= 180). Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le
munione conviene siano affidati all'uno o all'a1tro dei sacer- formule da Santifica qw!sti doni fino a Ti preghiamo umil-
doti concelebranti, che dice queste preghiere da solo, con le mente, in questo modo:
braccia allargate e ad alta voceo al Santifica questi doni: con le mani stese verso le offerte;
221 (= 173). TI solo celebrante principale, con le braccia a1- bl Egli, offrendosi liberamente e Dopo la cena: a mani giunte;
largate, dice I'Accetta con benevolenza, o Signore. el le parole del Signore: con la mano destra stesa verso il
pane e il calice, se cio sembra opportuno; alla loro presen-
222 (=174). Da Santifica, o Dio fino a Ti supplichiamo, Dio tazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l'ostia
onnipotente il celebrante plincipale compie i gesti, tutti i consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;
concelebranti pero recitano insieme tutte le formule, in dl Celebrando i/ memoriale e Tí preghíamo umi/mente: con
questo modo: le braccia a1largate.
al Santifica, o Dio: con le mani stese verso le offerte;
228 (= 181). Le intercessioni per i vivi: Ricordati, Padre e
bl La vigilia e Dopo la cena : a mani giunte;
per i defunti: Ricordati dei nostri fratelli, conviene siano af-
el alle parole del Signore, con la mano destra stesa verso il fidate all'uno o a11'a1tro dei sacerdoti concelebranti, che di-
pane e il callce, se cio sembra opportuno; alla loro presen- ce queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta
tazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso 1'0stia voceo
consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;
dl In questo sacrificio e Volgi sulla nostra offerta: con le • Preghiera euearistica III
braccia allargate;
el Ti supplichiamo, Dio onnipotente: stando inchinati e a 229 (= 183). Nella Preghiera eucaristica III solo il celebran-
mani giunte fino alle parole: perché su tutti noi che parte- te principale, con le braccia a1largate, dice il Padre veramen-
cipiamo di questo altare; poi, eretti, i concelebranti fanno te santo.
il segno di croee a1le parole: scenda la pienezza di ogni 230 (=184). Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le
grada e benedizione del cielo. formule da Ora ti preghiamo umi/mente fino a Guarda con
223 (=175). Il ricordo dei morti Ricordati, o Signore eAnche amore, in questo modo:
a noi, tuoi ministri, peccatori, conviene siano affidati all'u- al Ora ti preghiamo umi/mente: con le mani stese verso le
no o all'altro dei concelehranti, che dice queste parti da so- offerte;
lo, con le braccia a1largate e ad alta voceo bl Nella notte ín cuí fu tradito e Dopo la cena a mani giunte;
el le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il
224 (= 176). Alle parole Anche a noi, tuoi ministri, peccatori,
pane e il calice, se do sembra opportuno; alla loro pre-
tutti i concelebranti si battono il petto. sentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso
225 (= 177). Solo il celebrante principale dice: Per Cristo, I'ostia consacrata e il calice, poi si inchinano pro fonda-
nostro Signo re, tu, o Dio. mente;
172 173
d) Celebrando il memoriale e Guarda con amare: con le Riti di Comunione
braccia allargate.
237 (= 192). Quindi il celebrante principale, a mani giunte,
231 (= 185). Le intercessioni: Egli faccia di noi, Per questo dice la monizione prima della preghiera del Signore; poi,
sacrificio di riconciliazione e Accogli nel tuo regno, conviene con le braccia allargate, recita il Padre nostro insieme con
siano affidate all'uno o all'altro dei sacerdoti concelebranti, gli altri sacerdoti concelebranti, i quali pure allargano le
che recita queste parti da solo, con le braccia allargate e ad braccia, e con il popolo.
alta voceo
238 (= 193). Il solo celebrante principale, con le braccia al-
• Preghiera eucaristica IV largate, prosegue: Liberaci. Al termine, tutti i concelebranti,
insieme con il popolo, acclamano: Tuo eil regno.
232 (= 187). Nella Preghiera eucaristica IV il celebrante
239 (= 194). Dopo !'invito del diacono o, se questo e assente,
principale, da solo, con le braccia allargate, dice Noi ti 10-
di uno dei concelebranti: Scambiatevi il dono della pace, tut-
diamo, Padre santo, fino a compiere ogni santificazione.
ti si scambiano tra loro la pace. Coloro che sono piu vicini 11
233 (= 188). Tutti i concelebranti dicono insieme tutte le al celebrante principale ricevono da lui la pace prima del I
formule da Ora ti preghiamo, Padre, fino a Guarda con ama- diacono.
re, in questo modo:
240 (=195). Mentre si canta o si dice I'Agnello di Dio, i dia-
a) Ora ti preghiamo, Padre: con le mani stese verso le of-
coni o alcuni dei concelebranti possono aiutare il celebran-
ferte;
te principal e nello spezzare le ostie per la Comunione dei
b) Egli, venuta tora e AUo stesso modo: a mani giunte;
concelebran ti e del popolo.
e) le parole del Signore: con la mano destra stesa verso il
pane e il calice, se cio sembra opportuno; alla loro pre- 241 (= 196). Compiuta la immixtio, soltanto il celebrante
sentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso principale recita sottovoce, a mani giunte, la preghiera Si-
l'ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profonda- gnare Gesu Cristo, Figlio del Dio vivo, oppure La Comunione
mente; con il tuo Corpo e il tuo Sangue.
d) In questo memoriale e Guarda con amare: con le braccia 242 (= 197). Terminata la preghiera prima della Comunio-
allargate.
ne, il celebrante principale genuflette e si scosta un poco
234 (= 189). Le intercessioni: Ora, Padre, ricordati e Padre dall'altare. 1 concelebranti, uno dopo l'altro, si accostano
misericordioso conviene siano affidate alternativamente a al centro dell'altare, genuflettono, prendono con devozione
uno dei sacerdoti concelebranti, che dice queste parti da il Corpo di Cristo e, tenendo la mano sinistra sotto la destra,
solo, con le braccia allargate e ad alta voceo ritornano al loro posto. 1 concelebranti possono anche ri-
235. Per quanto riguarda le altre Preghiere eucaristiche manere al loro posta e prendere il Corpo di Cristo dalla pa-
approvate dalla Sede Apostolica, si osservino le norme sta- tena presentata ai singoli dal celebrante principale o da uno
bilite per ciascuna di esse. o piu concelebranti; possono anche passarsi l'un l'altro la
patena.
236 (= 191). La dossologia finale della Preghiera eucaristica
viene recitata solamente dal sacerdote celebrante principa- 243 (= 198). Poi il celebrante principale prende]'ostia con-
le e, se sembra opportuno, insieme agli al tri concelebranti, sacrata nella stessa Messa e, tenendola un po' sollevata so-
non invece dai fedeli. pra la patena o sopra il calice, rivolto al popolo dice: Ecco
174 175
I'Agne/lo di Dio e prosegue insieme con i sacerdoti concele- 248 (=205). La Comunione dei concelebranti puó anche es-
branti e il popolo, dicendo: O Signore, non sono degno. sere ordinata in modo che i singoli comunichino al Corpo
e, subito dopo, al Sangue del Signore presso l'altare.
244 (= 199). Quindi il celebrante principale, rivolto verso
In questo caso, il celebrante principale si comunica sotto
l'altare, dice sottovoce: Il Corpo di Cristo mi custodisca per
le due specie, come di consueto (cf. n. 158), attenendosi tut-
la vita eterna, e devotamente si comunica al Corpo di Cristo.
tavia al rito scelto nei singoli casi per la Comunione al cali-
Allo stesso modo si comunicano i concelebranti. Dopo di
ce: rito al quale devono conformarsi tutti gli altri concele-
loro il diacono riceve dal celebrante principale il Corpo e il
branti.
Sangue del Signore.
Dopo che il celebrante pdncipale si e comunicato, il ca-
245 (= 200). La Comunione al Sangue di Cristo si puó fare lice viene deposto al lato destro dell'altare, sopra un altro
bevendo direttamente dal calice, per intinzione, con la can- corporale. 1 concelebranti, uno dopo l'altro, si portano al
nuccia o con il cucchiaino. centro dell'altare, genuflettono e si comunicano al Corpo
del Signore; successivamente, al lato destro dell'altare, si
246 (=201). Se si fa la Comunione direttamente al calice, si
comunicano al Sangue del Signore, secondo il rito adottato
puó fare in uno di questi modio
per la Comunione al calice, come e detto sopra.
a) il celebrante principale, stando in mezzo all'altare, pren- La Comunione del diacono e la purificazione del calice
de il calice, dicendo sottovoce: JI Sangue di Cristo mi cu- si svolgono secondo le modalitit sopra indicate.
stodisca per la vita eterna e beve al calice, che consegna
poi al diacono o a un concelebrante; quindi distdbuisce 249 (=206). Se la Comunione dei concelebranti si fa per in-
la Comunione ai fedeli (cf. nn. 160-162). tinzione, il celebrante principale si comunica al Corpo e al
¡ concelebranti, uno dopo l'altro, oppure a due a due, se Sangue del Signore nel modo consueto, facendo peró atten-
~i sono due calici, si accostano aH'altare, genuflettono, zione a lasciame nel calice una quantitit sufficiente per la
assumono il Sangue, astergono il labbro del calice e ri- Comunione dei concelebranti.
iomano al loro posto. Poi il diacono, oppure uno dei concelebranti, dispone
b) Il celebrante principale, stando in mezzo all'altare, fa la opportunamente il calice insieme con la patena che contie-
Comunione al Sangue del Signore nel modo consueto. ne le ostie, in mezzo all'altare o a un suo lato sopra un altro
1 concelebranti possono rimanere al loro poste e fare la corporale.
Comunione al Sangue del Signore bevendo al calice che 1 concelebranti, uno dopo l'altro, si accostano all'altare,
viene loro presentato dal diacono o da uno dei concele- genuflettono, prendono l'ostia, la intingono nel calice e, te-
branti; oppure anche passandosi il calice l'un l'altro. Il nendo il pudficatoio sotto il mento, si comunicano; ritoma-
labbro del calice viene sempre asterso da colui che beve no poi al loro posto, come all'inizio della Messa.
o da chi lo presenta ai singoli. Dopo essersi comunicato, Anche il diacono riceve la Comunione per intinzione e
ognuno ritoma al suo posto. risponde Amen quando un concelebrante dice: Il Corpo e il
247 (=204). Il diacono devotamente consuma all'altare tut- Sangue di Cristo. Quindi il diacono, se eil caso con l'aiuto di
to il Sangue di Cristo che e rimasto, con l'aiuto, se e il caso, alcuni concelebranti, all'altare, beve quanto e rimasto nel
di alcuni concelebranti, quindi porta il calice alla credenza, calice, poi lo porta alla credenza, dove egli stesso o l'accoli-
dove lui stesso o l'accolito istituito compie la purificazione, to istituito compie la purificazione, asterge il calice e lo
asterge il calice e lo riordina come di consueto (cf. n. 183). riordina come di consueto.
176 177
Riti di conclusione 258 (=215). Poi compie l'atto penitenziale e, secondo le ru-
briche, dice il Kyrie e il Gloria.
250 (=207). Il celebrante principale compie i riti di con-
clusione nel modo consueto (cf. nn. 166-169), mentre i con- 259 (=216). Poi, a mani giunte, dice Preghiamo e, dopo una
celebranti rimangono al loro posto. conveniente pausa, dice, con le braccia allargate, la colletta,
al termine della quale il ministro risponde: Amen.
251 (=208). 1 concelebranti, prima di allontanarsi dall'alta-
re, fanno un profondo inchino. Il celebrante principale, in- Liturgia della Parola
vece, con il diacono venera l'altare con il bacio.
260. Le letture, per quanto e possibile, si fanno dall'am-
bone o da un leggio.
111. Messa a cui partecipa un solo ministro 261 (=217). Dopo la colletta, il ministro legge la prima let-
tura e il salmo e, quando si deve ·dire, la seconda lettura e il
252 (=209-210). Nella Messa celebrata dal sacerdote con la
versetto alleluiatico, o un altro canto.
sola presenza di un ministro che gli risponde, si osserva il
Rito della Messa con il popolo (cf. nn. 120-169). 262 (=218). Quindi, il sacerdote, profondamente inchinato,
Il ministro secondo l' opportunita pronuncia le parti che dice: Purifica il mio cuore, poi legge il Vangelo. Alla fine di-
spettano al popolo. ce: Parola del Signore, a cui il ministro risponde: Lode a te, o
Cristo. Poi il sacerdote venera illibro con il bacio, dicendo
253. Se tuttavia il ministro le un diacono, egli compie gli
sottovoce: La parola del Vangelo.
uffici che gli sono propri (cf. nn. 171-186) e svolge le altre
263 (=219). Il sacerdote recita poi, secondo le rubriche, il
parti del popolo.
Simbolo insieme con il ministro.
254 (=211). La celebrazione senza ministro o senza almeno
264 (=220). Segue la preghiera universale, che si puo dire
qualche fedele non si faccia se non per un giusto e ragione-
vole motivo. In questo caso si tralasciano i saluti, le moni- anche in questa Messa. Il sacerdote introduce e conclude la
preghiera, mentre il ministro formula le intenzioni.
zioni e la benedizione al termine della Messa.
255 (=212). Prima della Messa i vasi sacri necessari si pre- Liturgia eucaristica
parano o alla credenza o sull'altare al lato destro. 265. Nella Liturgia eucaristica tutto si svolge come nella
Messa con il popolo, tranne ciD che segue.
Riti di introduzione
266 (=225). Dopo l'acclamazione al termine dell'emboli-
256 (=213). Il sacerdote si accosta all'altare e, fatto con il smo che segue il Padre nostro, il sacerdote dice la preghiera:
ministro un pro fondo inchino, venera 1'altare con il bacio Signore Gesu Cristo, che hai detto; quindi soggiunge: La pa-
e si reca alla sede. Se lo preferisce, il sacerdote puo rimane- ce del Signore sia sempre con voi, e il ministro risponde: E
re all'altare: in questo caso n si prepara anche il Messale. con il tuo spirito. Se lo ritiene opportuno, il sacerdote offre
Allora il ministro o il sacerdote recita l'antifona d'ingresso. la pace al ministro.
257 (=214). Quindi il sacerdote con il ministro, stando in 267 (=226). Quindi, mentre dice l'Agnello di Dio insieme
piedi, si segna con il segno della croce e dice: Nel nome del con il ministro, il sacerdote spezza l'ostia sopra la patena.
Padre; rivolto al ministro lo saluta, scegliendo una delle for- Terminato l'Agnello di Dio, compie l'immixtio dicendo sot-
mule proposte. tovoce: 11 Corpo e il Sangue ... uniti in questo caUce.
178 179
268 (=227). Dopo I'immixtio, il sacerdote dice la preghiera pero questo gesto simbolico non corrispondesse pienamen-
Signo re Gesu Cristo, Figlio del Dio vivo, oppure La Comu- te alle tradizioni e alla cultura di una determinata regio-
nione con il tuo Corpo e il tuo Sangue; quindi genuflette, ne, spetta alla Conferenza Episcopale determinare, con il
prende l' ostia e, se il ministro fa la Comunione, si volta ver- consenso della Sede Apostolica, un gesto che sostituisca il
so di lui. Tenendo I'ostia un po' sollevata sopra la patena o bacio.
sopra il calice, dice: Ecco I'Agnello di Dio e continua con lui:
O Signore non sono degno. Rivolto poi verso I'altare, si co- Genuflessione e inchino
munica al Corpo di Cristo. Se invece il ministro non riceve 274 (=233). La genuflessione, che si fa piegando il ginoc-
la Comunione, il sacerdote prende l' ostia e, stando rivolto chio destro fino a terra, significa adorazione; percio e riser-
all'altare, dice sottovoce: O Signore, non sono degno, e JI vata al SS.mo Sacramento e alla santa Croce, dalla solenne
Corpo di Cristo mi custodisca e quindi assume il Corpo del
adorazione nell'Azione liturgica del Venerdi nella Passione
Signore. Quindi prende il calice e dice sottovoce: Il Sangue
del Signore fino all'inizio della Veglia pasquale.
di Cristo mi custodisca e assume il Sangue. Nella Messa vengono fatte dal sacerdote celebrante tre
269 (= 228). Prima di dare la Comunione al ministro, il mi- genuflessioni, cioe: dopo I'ostensione dell'ostia, dopo 1'0-
nistro o lo stesso sacerdote legge I'antifona alla Comunione. stensione del calice e prima della Comunione. Le particola-
rita da osservarsi nella Messa concelebrata sono indicate a
270 (=229). Il sacerdote purifica il calice alla credenza o al-
suo luogo (d. nn. 210-251).
I'altare. Se il calice viene purificato all'altare, puo essere
Se nel presbiterio ci fosse il tabemacolo con il SS.mo Sa-
portato alla credenza dal ministro o essere riposto sopra
cramento, il sacerdote, il diacono e gli altri ministri genu-
I'altare a lato. flettono quando giungono all'altare o quando si allontana-
271 (=230). Dopo aver purificato il calice, conviene che il no, non invece durante la stessa celebrazione della Messa.
sacerdote osservi una pausa di silenzio; poi dice I'orazione Inoltre genuflettono tutti coloro che passano davanti al
dopo la Comunione. SS.mo Sacramento, se non procedono in processione.
1 ministri che portano la croce processionale o i ceri, al
Riti di conclusione posto della genuflessione fanno un inchino col capo.
272 (=232). 1 riti di conclusione si svolgono come nella 275 (= 234). Con l'inchino si indicano la riverenza e l' onore
Messa con il popolo, tralasciato il congedo. 11 sacerdote che si danno alle persone o ai loro segni. Vi sono due specie
nel modo solito venera I'altare con il bacio e, fatto un pro- di inchino, del capo e del corpo:
fondo inchino, insieme al ministro si allontana. a) L'inchino del capo si fa quando vengono nominate insie-
me le tre divine Persone; al nome di Gesu, della beata
Vergine Maria e del Santo in onore del quale si celebra
IV. Aleune nonne di earattere generale per tutte la Messa.
le fonne di Messa b) L'inchino di tutto il corpo, o inchino profondo, si fa: al-
l'altare; mentre si dicono le preghiere Purifica il mio cuo-
Venerazione del/'altare e del/'Evangeliario re e Umili e pentiti; nel Simbolo (Credo) alle parole: E per
273 (=232). Secondo I'uso tramandato, la venerazione del- opera dello Spirito Santo; nel Canone romano, alle paro-
I'altare e dell'Evangeliario si esprime con il bacio. Qualora le: Ti supplichiamo, Dio onnipotente. Il diacono compie
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lo stesso inchino mentre chiede la benedizione prima di La croce, se e sopra l'altare o accanto ad esso, viene in-
proclamare il Vangelo. Inoltre il sacerdote, alla consa- censata prima dell'altare; altrimenti quando il sacerdote le
crazione, si inchina leggermente mentre proferisce le passa davanti.
parole del Signore. Il sacerdote incensa le offerte prima deU'incensazione
deUa croce e dell'altare con tre colpi di turibolo, oppure fa-
cendo col turibolo il segno cli croce sopra le offerte.
L'incensazione
276 (=235). L'incensazione esprime riverenza e preghiera, La purificazione
come e indicato nella sacra Scrittura (cf. Sal 140,2; Ap 8,3). 278 (=237). Ogni volta che qualche frammento di ostia ri-
L'uso dell'incenso in qualsiasi forma di Messa e facolta- mane attaccato alle dita, soprattutto dopo la frazione o do-
tivo: po la Comunione dei fedeli, il sacerdote asterga le clita sulla
a) durante la processione d'ingresso; patena, oppure, se necessario, lavi le dita stesse. COSI pure
b) aU'inizio deUa Messa, per incensare la croce e l'altare; raccolga eventuali frammenti fuori della patena.
c) alla processione e alla proclamazione del Vangelo; 279 (=238). 1 vasi sacri vengono purificati dal sacerdote,
d) quando sono stati posti suU'altare il pane e il calice, per dal diacono o dall'accolito istituito, dopo la Comunione,
incensare le offerte, la croce e l'altare, il sacerdote e il oppure dopo la Messa, possibilmente alla credenza. La pu-
popolo; rificazione del calice si fa con acqua o con acqua e vino, che
e) alla presentazione dell'ostia e del calice dopo la consa- poi quello che purifica beve. La patena si asterge normal-
crazione. mente con il purificatoio.
277 (= 236). Il sacerdote quando mette !'incenso nel turibolo Si presti attenzione a che si consumi subito e totalmente
lo benedice tracciando un segno di croce, senza nulla dire. aU'altare quanto per caso nmane del Sangue di Cristo dopo
Prima e dopo I'incensazione si fa un pro fondo inchino la distribuzione della Comunione.
alla persona o alla cosa che viene incensata, non pero all'al- 280 (=239). Se un'ostia o una particola scivolasse via, si
tare e alle offerte per il sacrificio della Messa. raccolga con rispetto; se poi si versasse qualche goccia del
Con tre colpi del ttuibolo si incensano: il SS.mo Sacra- Sangue del Signore, si lavi illuogo con acqua, e l'acqua si
mento, la reliquia_dell-ª...santa Croce e le immaginiOeJSi- versi nel sacrario che si trova in sagrestia.
gn-;re espost~ aUa.pubbli~~v~rieEazione, le offerte per il sa-
crificio della Messa,la croce dell'altare,l'Evangeliario, il ce- La Comuniane satto le due specie
r.9~ü~)~,:[~~t;rdot<:.~2!!0polo.:· . . .. . 281 (=240). La santa Comunione esprime con maggior pie-
Con due colpi si incensandie-rehqUle e le lrnmaglm del nezza la sua forma cli segno, se viene fatta sotto le due spe-
Santi esposte alla pubblica venerazione, unicamente all'ini- cie. Risulta infatti piii evidente il segno del banchetto euca-
zio della celebrazione, quando si incensa l'altare. ristico e si esprime piii chiaramente la volonta divina di ra-
L'altare si incensa con singoli colpi in questo modo: tificare la nuova ed eterna alleanza nel Sangue del Signore
a) se l'altare e separato dalla parete, il sacerdote lo' incensa ed e piu intuitivo il rapporto tra il banchetto eucaristico e il
girandogli intorno; convito escatologico nel regno del Padre lOS
b) se invece l'altare e addossato alla parete, il sacerdote lo
incensa passando prima la parte destra dell'altare, poi la lOS Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI RITI, Istruzione Eucharisticum myste-
numo 25 maggio 1967, n . 32: AAS 59 (1967), p. 558.
sinistra.
182 183
282 (=241). I pastori d'anime si facciano un dovere di ricor- comunita, purché i fedeJi siano ben preparati e non ci sia
dare, nel modo piu adatto, ai fedeli che partecipano al rito o pericolo di profanazione del Sacramento o la celebrazione
che vi assistono, la dottrina cattolica riguardo alla forma non risulti troppo difficoltosa per il gran numero di parte-
della Comunione, secondo il Concilio Ecumenico di Tren- cipanti o per altra causa.
too In particolare ricordino ai fedeli quanto insegna la fede Circa il modo di distribuire ai fedeli la sacra Comunione
cattolica: che, cioe, anche sotto una sola specie si riceve il sotto le due specie e circa l'estensione delle facolta, le Con-
Cristo tutto intero e il Sacramento in tutta la sua verita; di ferenze Episcopali possono stabilire delle norme, approva-
conseguenza, per quanto riguarda i frutti della Comunione, te dalla Sede Apostolica.
coloro che ricevono una sola specie, non rimangono privi
284. Quando si distribuisce la Comunione sotto le due
di nessuna grazia necessaria alla salvezza 106 .
specie:
Inoltre insegnino che nell'amministrazione dei Sacra-
al per il caJice solitamente compie il servizio il diacono, o,
menti, salva la loro sostanza, la Chiesa ha il potere di deter-
in sua assenza, il sacerdote; o anche l'accolito istituito o
minare o cambiare cio che essa ritiene piu conveniente per
un altro ministro straordinario della sacra Comunione;
la venerazione dovuta ai Sacramenti stessi e per l'utilita di
o un fedele a cui, in caso di necessita, viene affidato que-
coloro che Ji ricevono secondo la diversitil delle circostanze,
sto compito per l'occasione;
dei tempi e dei luoglú 10'. Nello stesso tempo pero esortino i
bl cio che rimane del Sangue viene consumato all'altare dal
fedeli perché partecipino piu intensamente al sacro rito,
sacerdote, dal diacono o dall'accolito istituito che ha
nella forma in cui e posto in maggior evidenza il segno del
prestato servizio per il calice e che poi, nel modo solito,
banchetto.
purifica, asterge e ordina i vasi sacri.
283 (=242). La Comunione sotto le due specie e permessa, Ai fedeli che vogliono comunicarsi solo sotto la specie
oltre ai casi descritti nei libri rituali: del pane, la sacra Comunione si dia in questa forma.
al ai sacerdoti che non possono celebrare o concelebrare; 285 (=243). Per distribuire la Comunione sotto le due spe-
bl al diacono e agli altri che compiono qualche ufficio nella cie, si devono preparare:
Messa; al se la Comunione si fa bevendo direttamente dal calice, o
cl ai membri delle comunita nella Messa conventuale o in un caJice di sufficiente grandezza o piu calici, con atten-
quella che si dice "della comunita», agli alunni dei semi- zione tuttavia nel prevedere che la quantita del Sangue
nari, a tutti coloro che attendono agli esercizi spirituali O di Cristo da consumare alla fine della celebrazione non
partecipano ad un convegno spirituale o pastorale. rimanga in misura sovrabbondante;
Il Vescovo diocesano puo stabiJire per la sua diocesi nor- bl se si fa per intinzione, ostie né troppo sottili né troppo
me riguardo alla Comunione sotto le due specie, da osser- piccole, ma un poco piu consistenti del solito, perché si
varsi anche nelle clúese dei religiosi e nei piccoli gruppí. possano convenientemente distribuire, dopo averle in-
Allo stesso Vescovo e data facolta di permettere la Comu- tinte parzialmente nel Sangue del Signore.
nione sotto le due specie ogni volta che sembri opportuno
al sacerdote al quale, come pastore proprio, e affidata la Se la Comunione al Sangue si fa bevendo dal
286 (= 244, d).
calice, il comunicando, dopo ayer ricevuto il Corpo di Cri-
106 Cf. CONC. ECUM. TRIDENTINO, Sess. XXI, 16 luglio 1562, Decreto sulla
sto, va dal ministro del calice e si ferma davanti a luí. Il
Comunione eucaristica, capp. 1-3, Denz.-Schónm. 1725-1729. ministro dice: Il Sangue di Cristo; il comunicando rispon-
101 CE. ibidem, cap. 2, D enz.-Schonm. 1728. de: Amen, e il ministro gli porge il calice, che lo stesso co-
184 185
municando accosta alle labbra con le sue mamo Il comuni- Capitolo quinto
cando beve un po' dal calice, lo restituisce al ministro e si
allontana; il rIÚmstro asterge con il purificatoio il labbro Disposizione e arredamento
del calice.
287 (=246,b). Se la Comunione al calice si fa per intinzione,
delle chiese per la celebrazione
il comunicando, tenendo la patena sotto il mento, va dal dell' Eucaristia
sacerdote che tiene il vaso con le particole, al cui fianco
sta il mimstro che tiene il calice. JI sacerdote prende J' ostia,
ne intinge una parte nel calice e mostrandola dice: JI Corpo
e il Sangue di Cristo; il comunicando risponde: Amen, dal
sacerdote nceve in bocca il Sacramento e poi si alJontana. 1. Principi generali
l(l! Cf. CaNC. E CUM . VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanctum Concilium, nn. 122- 124; Decreto sulla vita e suJ ministero sacerdo-
tale, Presbyteroru m Ordinis , n . 5; SACRA CONGREGAZIONE DEI R.m, Is truzio ne
¡mer oecumenici, 26 settembre 1964, n. 90: AAS 56 (1964), p . 897; Istruzione
Eucharisticw n mysterium, 25 maggio 1967, n. 24: AAS 59 (1967), p . 554; CIC.
can. 932. § 1.
109 Cf. CONC. E CUM. V ATICANO lI, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanctum Concilium , n. 123.
11 0 Cf. S ACRA CONGREGAZIONE DEI R.m, Istruzione Eucharisticum myste·
num , 25 maggio 1967, n. 24: AAS 59 (1967). p. 554.
11 1 Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro·
186 187
Percio nella formazione degli artisti come pure nella compiti e nel diverso comportamento secondo le singole
scelta delle opere da ammettere nella chiesa, si ricerchino parti deJla celebrazione, Pertanto e necessario che la dispo-
gli autentici valori dell' arte, che alimentino la fede e la de- sizione generale delluogo sacro sia tale da presentare in
vozione e corrispondano alla verita del loro significato e al certo modo l'immagine dell'assemblea riunita, consentire
fine cui sono destinate 112 . l'ordinata e organica partecipazione di tutti e favorire il re-
golare svolgimento dei compiti di ciascuno ,
290 (= 255). Tutte le chiese siano dedicate o almeno bene-
1 fedeli e la schola avranno un posta che renda piu facile
dette. Le chiese cattedrali e parrocchiali siano dedicate con
la loro partecipazione attiva 11 ' ,
rito solenne. Il sacerdote celebrante, il diacono e gli altri ministri
291 (=256). Tutti coloro che sono interessati alla costruzio- prenderanno posto nel presbiterio, Li si preparino le sedi
ne, alla ristrutturazione e all'adeguamento delle chiese, dei concelebranti; se pero illoro numero e grande, si di-
consultino la Commissione diocesana di Liturgia e Arte sa- spongano le loro sedi in altra parte della chiesa, ma vicino
cra. Il Vescovo diocesano, poi, si serva del consiglio e del- aJl'altare,
l'aiuto della stessa Commissione quando si tratta di dare Queste disposizioni servono a esprimere la struttura ge-
norme in questa materia o di approvare progetti di nuove rarchica e la diversiffi dei compiti, ma devono anche assi-
chiese o di definire questioni di una certa importanza !l3 . curare una piu profonda e organica unita, attraverso la
292 (=279). L'arredamento della chiesa si ispiri a una nobi-
quale si manifesti chiaramente l'unita di tutto il popolo san-
le semplicita, piuttosto che al fasto. Nella scelta degli ele- to, La natura e la beJlezza delluogo e di tutta la suppellettile
menti per l'arredamento, si curi la verita delle cose e si ten- devono poi favorire la pieta e manifestare la santita dei mi-
da all'educazione dei fedeli e alla dignita di tutto illuogo steri che vengono celebrati.
sacro.
293 (=280). Una conveniente disposizione della chiesa e n. Ordinamento del presbiterio
dei suoi accessori, che rispondano opportunamente alle per la celebrazione eucaristica
esigenze del nostro tempo, richiede che non si curino solo
le cose piu direttamente pertinenti alla celebrazione delle 295 (=258; 257). Il presbiterio e illuogo dove si trova l'altare ,
azioni sacre, ma che si preveda anche cio che contribuisce viene proclamata la parola di Dio, e il sacerdote, il diacono
aJla comodita dei fedeli e che abitualmente si trova nei luo- e gli altri ministri esercitano illoro ufficio. Si deve opportu-
ghi dove il popolo si raduna. namente distinguere dalla navata della chiesa per mezzo di
294 (=257). Il popolo di Dio, che si raduna per la Messa, ha
una elevazione, o mediante strutture e ornamenti partico-
una struttura organica e gerarchica, che si esprime nei vari lari, Sia inoltre di tale ampiezza da consentire un cornodo
svolgimento della celebrazione deJl'Eucaristia e da favorire
la sua visione" 5.
sanctum Concilium, nn. 123, 129; SACRA CONGREGAZIONE DEI RlTI, Istruzione
[mer oecumenici . 26 settembre 1964, n. 13 e: AAS 56 (1 964), p. 880.
112 Cf. CO NC. EC UM. V ATICAN O n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro~
sanctum Concilium , n. 123. 114 Cf. SACRA CONGREGA ZIONE DEI RITI, Istruzione Inter oecumenici, 26 set-
113 Cf. ibidem, n . 126; SACRA C ONGREGAZIONEDEI RtTI, Istru zione ln ter oecu- Iembre 1964, nn, 97-98: AAS 56 (1964), p . 899.
menici, 26 settembre 1964. n . 91 : AAS 56 (1964), p . 898. B> Cf. ibidem , n. 9 1: AAS 56 (1964), p. 898.
188 189
L'altare e le sue suppellettili base per sostenere la mensa possono essere di qualsiasi ma-
teriale, purché conveniente e solido.
296 (=259). L'altare, sul quale si rende presente nei segni L'altare mobile puo essere costruito con qualsiasi mate-
sacramentali il sacrificio della croce, e anche la mensa del riale di un certo pregio e solido, confacente all'uso liturgi-
Signore, alla quale il popolo di Dio e chiamato a partecipa- co, secondo lo stile e gli usi locali delle diverse regioni.
re quando e convocato per la Messa; l'altare e il centro del- 302 (=266). Si mantenga l'uso di deporre sotto I'altare da
l'azione di grazie che si compie con l'Eucaristia. dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Pero si
297 (=269). La celebrazione dell'Eucaristía, nelluogo sa- curi di verificare l'autenticita di tali reliquie.
cro, si deve compiere sopra un altare; fuori delluogo sacro, 303 (=267). Nelle nuove chiese si costruisca un solo altare
invece, si puo compiere anche sopra un tavolo adatto, pur- che significhi alla comunita dei fedeli l'unico Cristo e l'uni-
ché vi siano sempre una tovaglia e il corporale, la croce e i ca Eucaristia della Chiesa.
candelabn. Nelle chiese gia costruite, quando il vecchio altare e col-
locato in modo da rendere difficile la partecipazione del po-
298 (=261). Conviene che in ogni chiesa ci sia l'altare fisso ,
polo e non puo essere rimosso senza danneggiare il valore
che significa piu chiaramente e permanentemente Gesu
artistico, si costruisca un altro altare fisso, realizzato con
Cristo, pietra viva (cf. lPt 2,4; Ef 2,20); negli altri luoghi,
arte e debitamente dedicato. Soltanto sopra questo altare
destinati alle celebrazioni sacre, l'altare puo essere mobile.
si compiano le sacre celebrazioni. Il vecchio altare non ven-
L'altare si dice fisso se e costruito in modo da aderire al ga ornato con particolare cura per non sottrarre l'attenzio-
pavimento e non poter quindi venir rimosso; si dice invece ne dei fedeli dal nuovo altare.
mobile se lo si puo trasportare.
304 (= 268). Per rispetto verso la celebrazione del memoria-
299 (=262). L'altare sia costruito staccato dalla parete, per le del Signore e verso il convito nel quale vengono presen-
potervi facilmente girare intorno e celebrare rivoltí verso il tati il Corpo e il Sangue di Cristo, si distenda sopra l'altare
popolo: la qual cosa e conveniente realizzare ovunque sia sul quale si celebra almeno una tovaglia di colore bianco,
possibile. L'altare sia poi collocato in modo da costituire che sia adatta alla struttura dell'altare per la forma, la mi-
realmente il centro verso il quale spontaneamente converga sura e Yomarnento.
l'attenzione dei fedeli 11 6. Normalmente sia fisso e dedicato.
305. Nell'ornare I'altare si agisca con moderazione.
300 (=265). L'altare, sia fisso che mobile, sia dedicato se- Nel tempo d' Awento l'altare sia ornato di fiori con quel-
condo il rito descritto nel Pontíficale Romano; tuttavia ['al- la misura che conviene alla natura di questo tempo, evitan-
tare mobile puo essere solamente benedetto. do di anticipare la gioia piena delIa Nativita del Signore.
301 (=263·264). Secondo un uso e un simbolismo tradizio-
Nel tempo di Quaresima e proibito ornare l'altare con fiori.
nali nella Chiesa, la mensa dell'altare fisso sia di pietra, e Fanno eccezione tuttavia la domenica I,Laetare» (IV di
piu precisamente di pietra naturale. Tuttavia, a giudizio Quaresima), le solennita e le feste.
della Conferenza Episcopale, si puo adoperare anche un'al- L'ornamento dei fiori sia sempre misurato e, piuttosto
tra materia degna, solida e ben lavorata. Gli stipiti pero e la che sopra la mensa dell' altare, si disponga attorno ad esso.
306. Infatti sopra la mensa dell'altare possono disporsi
11 6 Cf. ivi. solo le cose richieste per la celebrazione della Messa: l'E-
190 191
vangeliario dall'inizio della celebrazione fino alla procla- sono proferire I'omelia e le intenzioni della preghiera uni-
mazione del Vangelo; il calice con la patena, la pisside, se versale o preghiera dei fedeli. La dignita dell'ambone esige
enecessaria, il corporale, il purificatoio,la palla e il Messa- che, ad esso salga solo il ministro della Parola,
le siano disposti sulla mensa solo dal momento della pre- E conveniente che il nuovo ambone sia benedetto, prima
sentazione dei doni fino alla purificazione dei vasi. di esser destinato all'uso Iiturgico, secondo il rito descritto
Si collochi pure in modo discreto cio che puo essere ne- nel Rituale Romano Il ',
cessario per amplificare la voce del sacerdote.
307 (=269). 1 candelabri, richiesti per le singole azioni li- La sede per il sacerdote celebrante e le altre sedi
turgiche, in segno di venerazione e di celebrazione festiva
310 (= 271), La sede del sacerdote celebrante deve mostrare
(d. n . 117), siano collocati o sopra l'altare, oppure accanto
il compito che egli ha di presiedere l'assemblea e di guidare
ad esso, tenuta presente la struttura sia dell'altare che del
la preghiera, Percio la collocazione piu adatta e quella ri-
presbiterio, in modo da formare un tutto armonico; e non
volta al popolo, al fondo del presbiterio, a meno che non vi
impediscano ai fedeli di vedere comodamente cio che si
si oppongano la struttura dell'edificio e altri e1ementi, ad
compie o viene collocato sull'altare.
esempio la troppa distanza che rendesse difficile la comu-
30B (= 270). Inoltre vi sia sopra l'altare, o accanto ad esso, nicazione tra il sacerdote e i fedeli riuniti, o se il tabernaco-
una croce, con l'immagine di Cristo crocifisso, ben visibile lo oc~upa un p~sto centrale dietro l'altare, Si eviti ogni for-
allo sguardo del popolo radunato. Conviene che questa cro- ma dI trono'''. E conveniente che la sede sia benedetta, pri-
ce rimanga vicino all'altare anche al di fuori delle celebra- ma di esser destinata all'uso liturgico, secondo il rito
zioni liturgiche, per ricordare alla mente dei fedeli la salvi- descritto nel Rituale Romano '''.
fica Passione del Signore. Nel presbiterio siano collocate inoltre le sedi per i sacer-
doti concelebranti e quelle per i presbiteri che, indossando
L'ambone la veste corale, sono presenti alla celebrazione, senza con-
celebrare.
309 (=272). L'importanza della parola di Dio esige che vi La sede del diacono sia posta vicino alla sede del cele-
sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga an- brante, Per gli altri ministri le sedi siano disposte in modo
nunciata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, che si distinguano dalle sedi del clero e che sia permesso
spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli 117. loro di esercitare con facilita il proprio ufficio 12 ',
Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone
fisso e non un semplice leggio mobile. L'ambone, secando
la struttura di ogni chiesa, deve essere disposto in modo ta-
le che i ministri ordinati e i lettori possano essere comoda-
mente visti e ascoltati dai fedeli. 118 Cf. RlTUALE ROMANO, Benedizionale, 1992, Benedirione di un nuovo
ambone, nn. 1238-1266.
Dall'ambone si proclamano unicamente le letture, il sal- 119 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, lstruzione l nter oecumenici, 26 set.
mo responsoriale e il preconio pasquale; ivi inoltre si pos- lembre 1964, n. 92: AAS 56 (1964),p, 898.
110 CE. RrruALE R OMANO, Benedizionale, 1992, Benedizione di una cattedra
o sede presidenziale, nn. 1214-1237.
117 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI R.m, Istruzione 1l1ler oecumenici, 26 set·
121 Cf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rrrr, Istruzione Inter oecumenici. 26 set-
lembre 1964, n. 96: AAS 56 (1964), p. 899, Iembre 1964, n. 92: AAS 56 (1964), p. 898.
192
193
TII. La disposizione della chiesa In tempo d'Avvento l'organo e altri strumenti musicali
siano usati con quella moderazione che conviene alla natu-
1 posti dei fedeli ra di questo tempo, evitando di anticipare la gioia piena
311 (=273). Si curi in modo particolare la collocazione dei della Nativita del Signore.
posti dei fedeli, perché possano debitamente partecipar~, In tempo di Quaresima epermesso il suono dell' organo e
con lo sguardo e con lo spirito, alle sacre celebrazioni. E di altri strumenti musicali soltanto per sostenere il canto.
bene mettere a loro disposizione banchi e sedie. Si deve pe- Fanno eccezione tuttavia la domenica «Laetare» (IV di
ro riprovare l'uso di riservare dei posti a persone private "'. Quaresimal, le solennita e le feste.
Le sedie o i banchi, specialmente nelle nuove chiese, venga-
no disposti in modo che i fedeli possano assumere comoda- 11 posto per la custodia della SS.ma Eucaristia
m ente i diversi atteggiamenti del corpo richiesti dalle diver-
se parti della celebrazione, e recarsi senza difficolta a rice- 314 (=276). Tenuto conto della struttura di ciascuna chiesa
vere la santa Comunione. e delle legittime consuetudini dei luoghi, il SS.mo Sacra-
Si abbia cura che i fedeli possano non solo vedere, ma mento sia conservato nel tabemacolo collocato in una par-
anche ascoltare comodamente sia il sacerdote, sia il diaco- te della chiesa assai dignitosa, insigne, ben visibile, omata
no che i lettori grazie ai mezzi tecnici moderni. decorosamente e adatta alla preghiera 12'-
(=277). Il tabernacolo sia unico, inamovibile, solido e in-
11 posto della «schola cantorum» e degli strumenti musicali violabile, non trasparente e chiuso in modo da evitare il pili
312 (=274). La schola can /orum, tenuto conto della dispo- possibile il pericolo di profanazione 126 • E conveniente inol-
sizione di ogni chiesa, sia collocata in modo da mettere tre che venga benedetto prima di esser destinato all'uso li-
chiaramente in risalto la sua natura: che essa cioe e parte turgico, secondo il rito descritto nel Rituale Romano 127.
della comunitit dei fedeli e svolge un SUD particolare ufficio; 315 (=276). In ragione del segno, e pili conveniente che il
sia agevolato percio il compimento del suo ministero litur- taberna colo in cui si conserva la SS.ma Eucaristia non sia
gico e sia facilitata a ciascuno dei membri della schola la
collocato sull'altare su cui si celebra la Messa 128.
partecipazione sacramentale piena alla Messa 1"-
Conviene quindi che il taberna colo sia collocato, a giu-
313 (=275). L'organo e gli altri strumenti musicali legitti- dizio del Vescovo diocesano:
mamente ammessi siano collocati in luogo adatto, in modo
da poter essere di appoggio sia alla schola sia al popolo che
m Gf. SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Eucharisticum myste-
canta e, se vengono suo ~ati da soli, possano essere facil- rium, 25 maggio 1967, n . 54; AAS 59 (1967), p . 568; Istruzione / nteroecume-
m ente ascoltati da tutti. E conveniente che l'organo venga nicí, 26 setiembre 1964, n. 95: AAS S6 (1964), p. 898.
benedetto prima di esser destinato all'uso liturgico, secon- 126 Cf. S ACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Eucharislicum myste ~
do il rito descritto nel Rituale Romano 12'. rium, 25 maggio 1967, n . 52: AAS S9 (1967), p. 568; Istruzione In teroecume-
nici, 26 settembre 1964, n . 95: AAS S6 (t 964), p. 898; SACRA eONGREGAZIONE
PER 1 SACRAMENTI, Istruzione Nullo umq«am tempore, 28 maggio 1938. n. 4:
122 ef. CONC. E CUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- AAS 30 ( 1938), pp. 199-200; cf. RITUALE ROMANO, Rito de/la Comunione fuori
sancltlm Corzcilium, n. 32. della Messa e Culto eucaristico. 1979. nn. 10-11 ; ele, can. 938. § 3.
IH ef. SACRA CONGREGAZrONEDEl Rm, Istruzione Musicam sacram, 5 marzo 121 Cf. RrrUALE R OMANO, Benedizionale. 1992, Benedizione di un taberna~
nn.1478-1494.
rium. 25 maggio 1967, n . 55: AAS 59 ( 1967), p. 569.
194 195
a) in presbiterio, non pero sull'altare della celebrazione,
O misten della fede che vi si celebrano. Si presti attenzione
nella forma e nelluogo piu adatti, non escluso il vecchio che illoro numero non cresca in modo eccessivo, e che la
altare che non si usa piu per la celebrazione (cf. n. 303); loro disposizione non distolga l'attenzione dei fedeli dalla
b) o anche in qualche cappella adatta all'adorazione e alIa celebrazione ,". Di un medesimo Santo poi non si abbia
preghiera privata dei fedeli ''', che pero sia unita struttu- abitualmente che una sola immagine. In generale, ne]]'or-
ralmente con la chiesa e ben visibile ai fedeli. namento e nella disposizione della chiesa, per quanto ri-
316. Secondo una consuetudine tramandata, presso il ta- guarda le immagini, si cerchi di favorire la pieta di tutta la
bemacolo rimanga sempre accesa una lampada particola- comunita oltre che la bellezza e la dignita delle irnmagini.
re, alimentata da olio o cera, con cui si indichi e si onori la
presenza di Cristo 13".
317. Si osservino rigorosamente anche tutte le altre di-
sposizioni previste dal diritto per la conservazione della
SS.ma Eucaristia 13'.
Le immagini sacre
318 (=278). Nella Liturgia terrena, la Chiesa partecipa, pre-
gustando la, a quella celeste che viene celebrata nella santa
citta di Gerusalernme, alla quale tende come pellegrina e
nella quale Cristo siede alla destra di Dio, e, venerando la
memoria dei Santi, spera di avere parte con essi 132.
Percio, secondo un'antichissima tradizione della Chiesa,
negli edifici sacri si espongano alla venerazione dei fedeli le
irnmagini del Signore, della beata Vergine Maria e dei San-
ti 133; Ji siano disposte in modo che conducano i fedeli verso i
129 Cf. ibidem, n. 53: AAS S9 (t 967), p . 568; RrrUALE R OMANO, Rito della
Comunione fuon' della Messae Culto eucarislico, 1979, n. 9; ele, can. 938, § 2;
GIOVANNI PAOLO 11, Lett. Dominicae Cenae, 24 febbraio 1980, n. 3: AAS 72
(1980),pp. 11 7-1l9.
130 Cf. Cle, can. 940; SACRA CONGREGAZIONE DEI Rm, Istruzione Eucharl-
sricum mysrerium, 25 maggio 1967, n. 57: AAS 59 (1967), p. 569; cf. RlTUA·
LE ROMANO, Rito della Comunione {uari della Messa e Culto eucaristico ,
1979, n. 11.
1lI cr. soprattutto SACRA CoNGREGAZIONE PER I SACRAMENTI, Istruzione Nullo
umquam rempore, 28 maggio 1938: AAS 30 (1938). pp. 198-207; cre. cann.
e dell'altare, 1980, n. 161 ; RlTUALE ROMANO, Benedizionale, 1992, Benedizione
93 4-944.
per l'esposizione di nllove irnmagini alla pubblica venerazione, nn. 1358-
m Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- 1406.
sallctum Concilium, n . 8.
134 Cf. CoNC. E CUM. VATICANO II , Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
III Cf. P ONTIFICALE R OMANO, Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa sanctum Concilium , n . 125.
196 197
Capitolo sesto che iI vino non diventi aceto e che iI pane non si guasti o
diventi troppo duro, cosi che solo con difficolta si possa
Cose necessarie spezzare.
per la celebrazione della Messa 324 (= 286). Se dopo la consacrazione, o al momento della
Comunione, iI sacerdote si accorge di ayer usato acqua, an-
ziché vino, metta l'acqua in un recipiente, versi nel calice
vino con acqua e lo consacri, ripetendo la parte del raccon-
to evangelico che riguarda la consacrazione del calice, sen-
za dover nuovamente consacrare iI pane.
l. Il pane e il vino per celebrare I'Eucaristia
11. Le suppellettili sacre in genere
319 (=281). Fedele an'esempio di Cristo, la Chiesa ha sem-
pre usato pane e vino con acqua per celebrare la Cena del 325 (=287). Come per la costruzione delle chiese, anche
Signore. per ogni tipo di suppellettile sacra, la Chiesa ammette il ge-
TI pane per la celebrazione den'Eucaristia deve
320 (=282). nere e lo stile artistico di ogni regione, e accetta quegli adat-
essere esclusivamente di frumento, confezionato di recente tamenti che corrispondono alle culture e alle tradizioni dei
e azzimo , secondo l'antica tradizione della Chiesa latina. singoli popolí, purché ogni cosa sia adatta all'uso per iI qua-
le e destinata 135.
321 (=283). La natura di segno esige che la materia dena
celebrazione eucaristica si presenti veramente come cibo. Anche in questo settore si curi quella nobile semplicita
Conviene quindi che iI pane eucaristico, sebbene azzimo e che si accompagna tanto bene con l'arte autentica.
confezionato nena forma tradizionale, sia fatto in modo 326 (=288). Neno sceglíere la materia per la suppellettile
che iI sacerdote nella Messa celebrata con iI popolo possa sacra, oltre a quena tradizionalmente in uso, si possono
spezzare davvero l' ostia in piu parti e distribuirle almeno ad adoperare anche quelle che, secondo la mentalitil del no-
alcuni dei fedeli. Le ostie piccole non sono comunque affat- stro tempo, sono ritenute nobili, durevoli e che si adattano
to escluse, quando iI numero dei comunicandi o altre ragio- bene all'uso sacro. In questo settore, il giudizio spetta alla
ni pastorali lo esigano. Il gesto dena frazione del pane, con Conferenza Episcopale delle singole regioni (cf. n. 390).
cui I'Eucaristia veniva semplicemente designata nel tempo
apostolico, manifestera sempre piu la forza e l'importanza
del segno dell'unita di tutti in un unico pan e e del segno 111. I vasi sacri
dena carita, per iI fatto che un unico pane e distribuito tra
i fratelli. 327 (= 289). Tra le cose richieste per la celebrazione della
Messa, sono degni di particolare rispetto i vasi sacri; tra
322 (= 284). Il vino per la celebrazione eucaristica deve es-
questi, specialmente il calice e la patena, nei quali vengono
sere tratto dal frutto della vite (cf. Lc 22,18), naturale e ge-
offerti, consacrati e consumati il pane e iI vino.
nuino, cioe non misto a sostanze estranee.
323 (= 285). Con la massima cura si conservino in perfetto 135 Cf. CONC. ECUM. VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro.
stato iI pane e il vino destinati all'Eucaristia; si badi cioe sanctwn Concilium, n. 128.
198 199
328 (= 294). 1 vasi sacri siano di metallo nobile. Se sono co- IV. Le vesti sacre
struiti con metallo ossidabile o meno nobile dell'oro, venga-
no dorati almeno all'intemo. 335 (=297). Nella Chiesa, corpo mistico di Cristo, non tutte
le membra svolgono lo stesso compito. Questa diversita di
329 (=290; 292). A giudizio della Conferenza Episcopale,
compiti, nella celebrazione dell'Eucaristia, si manifesta
con atti riconosciuti dalla Sede Apostolica, i vasi sacri pos-
esteriormente con la diversita delle vesti sacre, che percio
sono essere fatti anche con altre materie solide e nobili, se-
devono essere segno dell'ufficio proprio di ogni ministro.
condo la comune valutazione di ogni regione, per es. ebano
Conviene pero che tali vesti contribuiscano anche al decoro
o altri legni pili duri, purché siano materie adatte all'uso
dell' azione sacra. Le vesti che indossano i sacerdoti e i dia-
sacro. In questo caso siano da preferire sempre materie
coni e gli altri ministri laici, prima di essere destinate all'u-
che non si spezzino o si rovinino facilmente. Questo vale
so liturgico, vengono opportunamente benedette secondo il
per tutti i vasi che sono destinati a custodire le ostie, come
rito descritto nel Rituale Romano 137.
la patena, la pisside, la teca, l' ostensorio e altri vasi analo-
ghi. 336 (=298). La veste sacra comune a tutti i ministri ordina-
il
330 (=291). 1 calici e gli altri vasi, destinati a contenere
e il camice stretto ai fianchi
ti e istituiti di qualsiasi grado
dal cingolo, a meno che non sia fatto in modo da aderire al
Sangue del Signore, abbiano la coppa fatta di una materia
corpo anche senza cingolo. Prima di indossare il camice, se
che non assorba i liquidi. La base del calice puo essere fatta
questo non copre l'abito comune attomo al eolio, si usi l'a-
con materie diverse, solide e decorose.
mitto. Il camice non puo essere sostituito dalla cotta, nep-
331 (=293). Per la consacrazione delle ostie, si puo conve- pure sopra la veste talare, quando, secondo le norme, si in-
nientemente usare un'unica patena piu grande, nella quale dossano la casula o la dalmatica, oppure quando si deve
si pone iI pane sia per il sacerdote e iI diacono, sia per gli indossare la stola, senza la casula o la dalmatica.
al tri ministri e i fedeli. 337 (= 299). Nella Messa e nelle altre azioni sacre diretta-
332 (=295). Per quanto riguarda la forma dei vasi sacri, e mente collegate con essa, veste propria del sacerdote cele-
compito dell' artista confezionarli nel modo piu convenien- brante e la casula o pianeta, se non viene indicato diversa-
te, secondo gli usi delle singole regioni, purché siano adatti mente; la casula s'indossa sopra il camice e la stola.
all'uso liturgico cui sono destinati, e si distinguano chiara- 338 (=300). Veste propria del diacono ela dalmatica, da in-
mente da quelli destinati all'uso quotidiano. dossarsi sopra iI camice e la sto la; tuttavia la dalmatica, o
333 (= 296). Per la benedizione dei vasi sacri, si osservino i per necessita o per il grado minore di solennita, si puo tra-
riti prescritti nei libri liturgici 13'. lasciare.
334. Si conservi la tradizione di costruire in sagrestia il 339 (=301). Gli accoliti, i lettori e gli altri ministri laici pos-
sacrario per versarvi l'acqua per l' abluzione dei vasi sacri e sono indossare il camice o un'altra veste legittimamente ap-
dellabiancheria (cf. n. 280). provata nella loro regione dalla Conferenza Episcopale (cf.
n.390).
136 Cf. PONTIFICALE ROMANO, Benedizione degli oli e dedicazione della chiesa
e dell'altare, t 980 , Benedizione del calice e della patena, un. 260-279; RITUALE
ROMANo,Benediúonale, 1992, Beneruzione degli oggetti per il culto, nn. 1495- 137 Cf. RITUALE ROMANO, Benedizionale, 1992, Benedizione degli oggetti
1505. per il culto, n. 1497.
200 201
340 (=302). La stola indossata dal sacerdote gira attorno al a) Il colore bianco si usa negli Uffici e nelle Messe del tem-
collo e scende davanti, diritta. La stola indossata dal diaco- po pasquale e del tempo natalizio. Inoltre: nelle celebra-
no poggia sulla spalla sinistra e, pass ando trasversalmente zioni del Signore, escluse quelle della Passione; nelle fe-
davanti al petto, si raccoglie su! fianco destro. ste e nelle memorie della beata Vergine Maria, dei Santi
341 (=303). Il piviale viene indossato dal sacerdote nelle
Angeli, dei Santi non Martiri, nelle solennita di Tutti i
Santí (1 0 novembre) e di san Giovanni Battista (24 giu-
processioni e nelle altre azioni sacre, secondo le rubriche
gno), nelle feste di san Giovanni evangelista (27 dicem-
proprie dei singoli riti.
bre), della Cattedra di san Pietro (22 febbraio) e della
342 (=304). Riguardo alla forma delle vestí sacre, le Confe- Conversione di san Paolo (25 gennaio).
renze Episcopali possono stabilire e proporre alla Sede b) Il colore rosso si usa nella domenica di Passione (o delle
Apostolica adattamenti richiesti dalle necessita e dagli usi Palme) e nel Venerdi santo, nella domenica di Penteco-
delle singole regioni 1l8. ste, nelle celebrazioni della Passione del Signore, nella
festa natalizia degli Apostoli e degli evangelisti e nelle
343 (=305). Per la confezione delle vesti sacre, oltre alle
celebrazioni dei Santi Martiri.
stoffe tradizionali, si possono usare altre fibre naturali pro-
c) Il colore verde si usa negli Uffici e nelle Messe del tempo
prie delle singole regioni, come pure fibre artificiali, rispon-
ordinario.
denti alla dignita dell'azione sacra e della persona. In que-
d) Il colore viola si usa nel tempo di Avvento e di Quaresi-
sta materia e giudice la Conferenza Episcopale 139 •
ma. Si puo usare negli Uffici e nelle Messe per i defunti.
344 (=306). La bellezza e la nobilta delle vesti si devono e) Il colore nero si puo usare, dove e prassi consueta, nelle
cercare e porre in risalto piu nella forma e nella materia Messe per i defunti.
usata, che nella ricchezza dell'ornato. Gli ornamenti posso- f) Il colore rosaceo si puo usare, dove e traclizione, nelle
no presentare figurazioni, o immagini, o simboli, che indi- domeniche «Gaudete» (III di Avvento) e «Laetare» (IV
chino l'uso sacro delle vesti, con esclusione di cio che non di Quaresima).
vi si addice. g) Nei giorni piu solenni si possono usare vesti festive piu
preziose, anche se non sono del colore del giorno.
345 (=307). La differenza dei colori nelle vesti sacre ha lo
Per quanto riguarda i colori liturgid, le Conferenze Epi-
scopo di esprimere, anche con mezzi esterni, la caratteristi-
scopali possono pero stabilire e proporre alla Sede Aposto-
ca particolare dei misteri della fede che vengono celebrati e lica adattamenti conformi alle necessita e alla cultura dei
il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso del- singoli popoli.
l'anno liturgico.
347 (=310). Le Messe rituali si celebrano con il colore ad
346 (=308). Riguardo al colore delle sacre vesti, si manten- esse proprio, oppure con colore bianco o festivo. Le Mes-
ga l'uso tradizionale, e cioe: se per varie necessita con il colore proprio del giorno o
del tempo, oppure con colore viola se hanno carattere pe-
nitenziale (ad es. le Messe in tempo di guerra o di disor-
clini; in tempo di fame; per la remissione dei peccati). Le
138 Cf. CONC. ECUM. VATICANO II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
Messe votive si celebrano con il colore adatto alla Messa
sanctum Conciliwn, n. 128. che si celebra o anche con il colore proprio del giorno o
119 Cf. ivi. del tempo.
202 203
V. Altre suppellettili destinate all'uso della chiesa Capitolo settimo
348 (=311). Oltre ai vasi sacri e alle vesti liturgiche, per cui La scelta delle parti
viene prescritta una detenninata materia, anche l'altra sup-
pellettile, destinata direttamente a11'uso liturgico 140, o in della Messa
qualunque altro modo ammessa nella chiesa, deve essere
degna e rispondere al fine a cui ogni cosa e destinata.
349. Si curi in modo particolare che i libri liturgici, spe-
cialmente 1'Evangeliario e iI Lezionarlo, che sono destinati
alla proclamazione della parola di Dio e quindi meritano 352 (=313). L'efficacia pastorale della celebrazione aumen-
una particolare venerazione, nell'azione liturgica siano ta se i testi delle letture, delle orazioni e dei canti corrlspon-
davvero segni e simboli delle realta soprannaturali, siano dono iI meglio possibile alle necessita, a1la preparazione
quindi degni, omati e belli. spirituale e alle capacita dei partecipanti. Questo si ottiene
usando convenientemente quella molteplice facolta di scel-
350. Inoltre si deve avere ogni cura per le cose che sono ta che sara descritta piu avanti.
direttamente collegate con 1'altare e la celebrazione eucari- NeI preparare la Messa iI sacerdote tenga presente piu iI
stica, come la croce dell'altare e quella processionale. bene spirituale del popolo di Dio che la propria personale
351 (=312). Si curi in modo particolare che anche nelle co- inclinazione. Si ricordi anche che la scelta di queste parti si
se di minore importanza le esigenze dell'arte siano oppor- deve fare insieme con i ministri e con coloro che svolgono
tunamente rispettate e che una nobile semplicita sia sem- qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i fedeli
pre congiunta con la debita pulizia. in ciD che li riguarda direttamente.
DaI momento che e offerta un' ampia possibilita di sce-
gliere le diverse parti della Messa, e necessario che prima
della celebrazione iI diacono, illettore, il salmista, il canto-
re, il commentatore, la schola, ognuno per la sua parte, sap-
piano bene quali testi spettano a ciascuno, in modo che
nulla si lasci all'improvvisazione. L'annonica disposizione
ed esecuzione dei riti contribuisce moltissimo a disporre lo
spirito dei fedeli per la partecipazione all'Eucaristia.
204 205
a) se la Messa si celebra con il popolo, il sacerdote segua i1 defunti, e dei defunti si fa memoria in ogni Preghiera euca-
Calendario della chiesa in cui si celebra; ristica.
b) se la Messa si celebra con la partecipazione del solo mi- La dove le memorie faeoltative della beata Vergine Ma-
nistro, il sacerdote puo scegliere tra il Calendario del ria, o di un Santo, sono care alla pieta dei fedeli , si soddisfi
luogo e il Calendario proprio. la loro legittima devozione.
355 (=316). Nelle memorie facoltative:
Quando poi c'e possibilita di scelta tra una memoria
iscritta nel Calendario generale e una memoria del Calen-
a) Nelle ferie di Awento dal 17 al 24 dicembre, tra l'ottava
dario diocesano o religioso, si dia la precedenza, a parita di
di Natale, e nelle ferie di Quaresima, fatta eccezione per
importanza e secondo la tradizione, alla memoria del Ca-
il Mercoledi delle Ceneri e per le ferie della Settimana
santa, si celebra la Messa del giomo liturgico corrente; lendario particolare.
pero dalla memoria eventualmente segnata in quel gior-
no sul Calendario generale si puo prendere la colletta,
purché non occorra il Mercoledi delle Ceneri o una feria 11. La scelta delle partí della Messa
della Settimana santa. Nelle ferie del tempo pasquale e
356 (=317). Nello scegliere i testi delle diverse parti della
possibile celebrare integralmente le memorie dei Santi.
Messa, sia del tempo che dei Santi, si osservino le norme
b) Nelle ferie di Awento prima del!7 dicembre, nelle ferie
seguenti.
del tempo natalizio dal 2 gennaio e in quelle del tempo
pasquale, si puo scegliere o la Messa della feria o la Mes-
sa del Santo o di uno dei Santi di cui si fa la memoria o la Le letture
Messa di un Santo ricordato quel giomo nel Martirolo- 357 (=3,18). Alla domeniea e nelle solennita vi sono tre let-
gio. ture: il Profeta, l'Apostolo e il Vangelo; la loro proclamazio-
e) Nelle ferie del tempo ordinario, si puo scegliere o la Mes- ne educa il popolo cristiano al senso della eontinuita nell'o-
sa della feria o la Messa di un'eventuale memoria facol- pera di salvezza, secondo la rnirabile pedagogia divina. Que-
tativa, o la Messa di qualche Santo ricordato in quel ste letture siano scrupolosamente utilizzate. Nel tempo
giomo nel Martirologio, o una Messa per le varie neces- pasquale, secondo la tradizione della Chiesa, al posto del-
sita o una Messa votiva. l'Antico Testamento, la lettura viene tratta dagli Atti degli
Se celebra con partecipazione di popolo, il sacerdote si Apostoli.
preoccupera di non omettere troppo spesso e senza moti- Per le feste invece sono assegnate due letture. Se tuttavia
vo sufficiente le letture assegnate per i singoli giomi dal la festa, secondo le norme, viene elevata al grado di solen-
Lezionario feriale: la Chiesa desidera infatti che venga of- nita, si aggiunge la terza lettura, che si prende dal Comune.
ferta ai fedeli una mensa sempre piu abbondante della pa- Nelle memorie dei Santi, se non vi sono letture proprie,
rola di Dio 14'. si proclamano normalmente le letture assegnate alla feria.
Per lo stesso motivo, non ricorra troppo spesso alle Mes- In alcuni casi si propongono letture appropriate, che pon-
se dei defunti: tutte le Messe sono offerte per i vivi e per i gono in luce un particolare aspetto della vita spirituale o
dell'azione del Santo. Non si deve pero esagerare con l'uso
141 Cf. CaNC. ECUM. VATICANO n, Costituzione suJla sacra Liturgia, Sacro- di queste letture, se non lo suggerisce una autentica ragione
sal1ctum Concilium , n . 51. pastorale.
206 207
358 (=319). Nel Lezionario feriale sono proposte delle let- 361 (ef. Praenotanda de/l'OLM, n. 81). Ouando e data la possibilita
ture per ogni giorno della settimana, lungo tutto il corso di scelta tra due testi gia stabiliti o proposti come facoltati-
dell'anno: pertanto proprio queste letture si dovranno abi- vi, si dovra tenere presente l'utilita dei partecipanti: si sce-
tualmente usare nei giorni a cui sono assegnate, a meno gliera quindi il testo pili facile o pili adatto ai fedeli riuniti,
che non ricorra una solennita o una festa, o una memoria oppure si ripetera o si tralascera un testo indicato come
che abbia letture proprie dal Nuovo Testamento, nelle quali proprio per una data celebrazione e facoltativo per l'altra,
si faccia la menzione del Santo celebrato. tenendo conto dell'utilita pastorale l 43 •
Ouando la lettura continua venisse interrotta durante la Ció puo avvenire o quando il medesimo testo si dovesse
settimana da una qualche solennita, o una festa o da qual- rileggere a distanza ravvicinata, per esempio di domenica e
che celebrazione speciale, il sacerdote, tenendo presente illunedl seguente, o quando si ha il fondato timore che il
l'ordine delle letture di tutta la settimana, puó aggiungere testo presenti difficolta in qualche gruppo di fedeli. Si eviti
alle altre letture quella omessa o decidere quale testo sia da tuttavia che, nella scelta dei testi della sacra Sctittura, alcu-
preferire. ne parti siano costantemente escluse.
Nelle Messe per gruppi particolari, il sacerdote potra
362 (=325). Oltre alle possibilita di cui si e parlato nei nu-
scegliere le letture piu adatte aquella particolare celebra-
zione, purché tratte dai testi del Lezionario approvato. meri precedenti per la sceha dei testi piu adatti, le Confe-
renze Episcopali hanno la facolta di indicare, per particola-
359 (=320) . Una scelta speciale di testi della sacra Scrittura ri circostanze, alcuni adattamenti per le letture, a condizio-
e fatta nel Lezionario per le Messe rituali, nelle quali e inse- ne eh", i testi vengano scelti da un Lezionatio debitamente
rita la celebrazione di Sacramenti o di Sacramentali, o per approvato.
le Messe che vengono celebrate per diverse necessita.
Ouesti Lezionari sono stati composti in modo che i fede- Le orazioni
li, attraverso l'ascolto di una lettura piu adatta, comprenda-
no meglio il mistero a cui prendono parte e aumentino il 363 (=323). In ogni Messa, salvo indicazioni in contrario, si
loro amore per la parola di Dio. dicono le orazioni proprie di quella Messa.
Ouindi i testi da leggersi nella celebrazione si devono Nelle memorie dei Santi si dice la colletta propria o, se
scegliere in base a un'opportuna considerazione pastorale, questa manca, quella del Comune adatto; le orazioni sulle
e tenuta presente la liberta di scelta prevista per questi casi. offerte e dopo la Comunione, se non sono proprie, si posso-
no scegliere dal Comune o dalle ferie del tempo corrente.
360 (el. Praenotanda deJI'OLM, n. 80). Si da a volte una forma piu
Nelle ferie del tempo ordinario, oltre all'orazione della
lunga e una forma pili breve dello stesso testo. Nella scelta domenica precedente, si possono dire le orazioni di un'altra
fra le due stesure si tenga presente il criterio pastorale. Bi- domenica del tempo ordinario, oppure un'orazione scelta
sogna essere cioe attenti alla capacita dei fedeli di ascoltare tra i formulati per «varie necessita» che si troyano nel Mes-
con frutto una lettura piu lunga o pili breve e alla loro ca-
sale. Di queste Messe si puó sempre comunque scegliere
pacita di ascohare il testo pili completo, da spiegare poi con anche la sola colletta.
l'omelia 142 .
208 209
In tal modo viene proposta una maggior ricchezza di te- funto, inserendola a suo luogo, cioe dopo le parole Ri-
sti, con i quali viene nutrita piii abbondantemente la pre- congiungi a te, Padre misericordioso, tutti i tuoi figli
ghiera dei fedeli. ovunque dispersi.
Nei tempi piu importanti dell'anno, questo adattamento d) La Preghiera eucaristica IV ha un prefazio invariabile e
gia avviene mediante l'orazione propria del tempo, che si offre un compendio piu completo della storia della sal-
trova per ogni giorno nel Messale. vezza. Si puo usare quando la Messa manca di un prefa-
zio proprio e nelle domeniche del tempo ordinario. In
La Preghiera eucaristica questa Preghiera, in ragione della sua struttura, non si
puo inserire una particolare formula per un defunto.
364 (=321). I numerosi prefazi, di cui e arricchito il Messa-
le Romano, mirano a mettere piu pienamente in evidenza i
1 canti
motivi dell'azione di grazie nella Preghiera eucaristica e a
porre maggiormente in luce i vari aspetti del mistero della 366. Ai canti stabiliti nell'Ordinario della Messa, come
salvezza. ad esempio I'Agnello di Dio, non si possono sostituire altri
canti.
365 (=322). La scelta tra le Preghiere eucaristiche, che si
trovano nel Rito della Messa, e regolata dalle norme se- 367 (=324). Nello scegliere i canti Ira le letture, e i canti di
guenti: ingresso, di offertorio e di Comunione, si osservino le
a) La Preghiera eucaristica 1 o Canone romano, si puo sem- norme stabilite a suo luogo (cf. nn. 40-41,47-48,61-64,74,
pre usare; il suo uso tuttavia e piu indicato nei giorni ai 86-88).
quali e assegnato un In comunione proprio, O nelle Mes-
se con l'Accetta con benevolenza proprio, oltre che nelle
celebrazioni degli Apostoli e dei Santi di cui si fa men-
zione nella Preghiera stessa; cosi pure nelle domeniche,
a meno che, per ragioni pastorali, non si preferisca la
Preghiera eucaristica IIl.
b) La Preghiera eucaristica Il, per le sue particolari caratte-
ristiche, e piu indicata per i giorni feriali o in circostanze
particolari. Quantunque abbia un prefazio proprio, puo
essere collegata con altri prefazi, specialmente con quel-
li che presentano in sintesi il mistero della salvezza, co-
me ad esempio i prefazi comuni. Quando si celebra la
Messa per un defunto, si puo inserire la formula partico-
lare proposta a SUD luogo, cioe prima del Ricordati dei
nostri frate/li.
e) La Pre~hiera eucaristica III si puo dire con qualsiasi pre-
fazio. E preferibile usarla nelle domeniche e nei giorni
festivi. Se questa Preghiera viene usata nelle Messe per i
defunti, si puo usare la formula particolare per un de-
210 211
Capitolo ottavo nelle domeniche di Awento, Quaresima e Pasqua, nelle so-
lennita, nei giomi fra l'ottava di Pasqua, nella Commemo-
Messe e orazioni razione di tutti i fedeli defunti, nel Mercoledi delle Ceneri e
nelle ferie della Settimana santa; si devono inoltre osserva-
per diverse circostanze re le nonne indicate nei libri rituali o nei fonnulari delle
Messe stesse.
e Messe per i defunti
373 (=331). Le Messe per varie necessita o per diverse cir-
costanze si utilizzano in alcuni particolari momenti, in
tempi stabiliti o anche di tanto in tanto . Tra queste, la com-
petente autorita puo scegliere Messe per eventuali suppli-
che pubbliche, stabilite dalla Conferenza Episcopale nel
l. Messe e orazioni per diverse circostanze corso dell'anno.
368 (=326). Poiché la Liturgia dei Sacramenti e dei Sacra- 374 (=332). Nel caso di una necessita particolannente gra-
mentali offre ai fedeli ben disposti la possibilita di santifi- ve o di una utilita pastorale, si puo celebrare una Messa
care quasi tutti gli awenimenti della vita pero m~z~o dell~ adatta, per ordine o con il consenso del Vescovo diocesano,
grazia che fluisce dal rnlstero pasquale 144, e pOlche I Eucan- in qualsiasi giomo, eccetto le solennita e le domeniche di
stia e il sacramento per eccellenza, il Messale presenta for- Awento, Quaresima e Pasqua, i giomi fra I'ottava di Pa-
mulari di Messe e orazioni che si possono usare nelle diver- squa,la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, il Merco-
se circostanze della vita cristiana, per le necessita di tutto il ledi delle Ceneri e le ferie della Settimana santa.
mondo o della Chiesa universale e locale.
375 (=329). Le Messe votive dei misteri del Signore o in
369 (=327).Essendovi una maggiore facolta di scegliere le onore della beata Vergine Maria o degli Angeli o di qualche
letture e le orazioni, e bene che delle Messe per diverse cir- Santo o di tutti i Santi, si possono celebrare per la pieta dei
costanze si faccia un uso moderato, cioe quando lo esige fedeli nelle ferie del tempo ordinario, anche se ricorre una
]' opportunita pastorale. memoria facoltativa. Tuttavia non si possono celebrare co-
me votive le Messe che si riferiscono ai misteri della vita del
370 (=328). In tutte le Messe per diverse circostanze, salvo
Signore o della beata Vergine Maria, eccetto la Messa della
espresse indicazioni in contrario, si possono usare le letture
sua Irnmacolata Concezione, perché la loro celebrazione e
feriali con i loro canti responsoriali, se si accordano con la
in annonia con il corso dell'anno liturgico.
celebrazione.
376 (=333). Nei giomi in cui ricorre una memoria obbliga-
Fra queste Messe vengono annoverate le Messe
371 (=329).
toria o una feria di Awento fino al 16 dicembre, del tempo
rituali, le Messe per le varie necessita, quelle per diverse
natalizio a cominciare dal 2 gennaio, e del tempo pasquale
circostanze e le votive. dopo l'ottava di Pasqua, sono per sé proibite le Messe per
372 (=330). Le Messe rituali sono collegate con la celebra- varie necessita e quelle votive. Se pero lo richiede un'auten-
zione di alcuni Sacramenti o Sacramentali. Sono proibite tica necessita o un'utilita pastorale, nella Messa con parte-
cipazione di popolo si puo usare il fonnulario corrispon-
144 Cf. CoNC. E CUM. V ATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- dente aquesta necessita o utilita, a giudizio del rettore della
sanctum Concilium , n. 61. chiesa o dello stesso sacerdote celebrante.
212 213
377 (=334). Nelle ferie del tempo orclinario nelle quali ri- 382 (=338). Nella Messa esequiale si tenga normalm ente
corrono memorie facoltative o si fa J'ufficio della feria, si una breve omelia, escludendo pero la forma dell'elogio fu-
puo celebrare qualunque Messa o utilizzare qualunque ora- nebre.
zione per diverse circostanze, fatta eccezione per le Messe
rituali. 383 (=339). Si invitino i fedeli, specialmente i familiari del
defunto, a partecipare anche con la santa Comunione al sa-
378. Si raccomanda particolarmente la memoria di santa
crificio eucaristico offerto per il defunto stesso.
Maria in sabato, perché nella Liturgia della Chiesa viene
venerata in modo speciale e prima di tutti i Santi la Madre 384 (=340). Se la Messa e il rito delle esequie vengono cele-
del Redentore 145 • brati insieme, recitata J'orazione dopo la Comunione, si tra-
lasciano i riti di conclusione e si compie l'ultima raccoman-
dazione o commiato. Questo rito si fa soltanto quando il
n. Messe per i defunti cadavere e presente.
379 (=335). La Chiesa offre il sacrificio eucaristico della 385 (=341). Nell'ordinare e scegliere le parti variabili della
Pasqua di Cristo per i defunti, in modo che, per la comunio- Messa per i defunti (come le orazioni, le letture, la preghie-
ne esistente fra tutte le membra di Cristo, gli uni ricevano ra universalel, specialmente nella Messa esequiale, si ten-
un aiuto spirituale e gli altri il conforto della speranza. gano presenti, come e giusto, gli aspetti pastorali che inte-
380 (=336). Tra le Messe per i defunti ha il primo posto la ressano il defunto, la sua famiglia e i presenti.
Messa esequiale, che si puo celebrare tutti i giomi, eccetto Inoltre i pastori d'anime abbiano un tiguardo speciale
le solennita di precetto, il Giovedi della Settimana santa, il per coloro che in occasione del funerale assistono alla ce-
Triduo pasquale e le domeniche di Avvento, Quaresim a e lebrazione liturgica o ascoltano la proclamazione del Van-
Pasqua, osservando inoltre tutto quello che prescrive il cli- gelo, siano essi acattolici o cattolici che non partecipano
ritto l 46 . mai o quasi mai all'Eucaristia, o che sembrano ayer perdu-
to la fede; i sacerdoti sono per tutti i ministri del Vangelo
381 (=337). La Messa dei defunti alla notizia della morte cli
di Cristo.
una persona, o nel gionlO della sepoltura definitiva, o nel
primo anniversario, si puo celebrare anche fra J'ottava di
Natale, nei giorni nei quali occorre una memoria obbliga-
toria o una feria, che non sia il Mercolecli delle Ceneri o una
feria della Settimana santa.
Le altre Messe per i defunti, o Messe «quotidiane» , si
possono celebrare nelle ferie del tempo ordinario, nelle
quali occorrono memorie facoltative o si fa I'Ufficio della
feria, purché siano veramente applicate per i defunti.
145 ce. CONC. E CUM. VATICANO n, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lu-
men Gentium, n. 54; PAOLOVI, Esort. Ap. Marialis cultus , 2 febbraio 1974, n.
9: AAS 66 ( 1974). pp. 122-123.
1"6 Cf. soprattutto Cle, cann. ] 176-11 85; RrrUALE ROMANO. Rito delJe ese·
quie, 1974.
214 21 5
Capitolo nono chiese (cf. n. 291). Ma a lui spetta prima di tutto coltivare
nei presbiteri, nei diaconi e nei fedeli lo spirito della sacra
Gli adattamenti che competono Liturgia.
ai Vescovi diocesani 388. Gli adattamenti sotto descritti, che esigono maggio-
re coordinamento, sono da stabilirsi, secondo il diritto, dal-
e alle Conferenze Episcopali la Conferenza Episeopale.
..
389. Alle Conferenze Episcopali spetta anzitutto prepara-
re e approvare l'edizione di questo Messale Romano nelle
lingue modeme approvate, affinehé, dopo la conferma del-
la Sede Apostolica, si usi poi nelle rispettive regioni 149.
386. Ai nostri tempi, nel riformare il Messale Romano se-
Il Messale Romano, sia nel testo latino che nelle tradu-
condo i deereti del Concilio Ecumenico Vaticano n, ci si e zioni nazionali legittimamente approvate, si deve pubbliea-
re integralmente.
sempre preoccupati che tutti i fedeli, nella celebrazione eu-
caristica, possano esercitare quella piena, coseiente e attiva 390. E proprio delle Conferenze Episcopali, dopo la con-
partecipazione, che e richiesta dalla natura della stessa Li- ferma della Sede Apostolica, definire e introdurre nel Mes-
turgia e alla quale gli stessi fedeli, in forza della loro condi- sale gli adattamenti che sono indicati in questo Ordina-
zione, hanoo diritto e dovere 147. mento generale del Messale Romano e nel Rito della Messa,
Perché la celebrazione risponda piu pienamente alle come:
norme e allo spirito della sacra Liturgia, in questo Ordina- - i gesti dei fedeli e gli atteggiamenti del corpo (cf. n. 43);
mento generale del Messale Romano e nel Rito della Messa - i gesti di venerazione verso I'altare e I'Evangeliario (cf. n .
vengono proposti aleuni ulteriori adattamenti, che sono af- 273);
fidati al giudizio o del Vescovo diocesano o delle Conferen- - i testi dei canti all'ingresso, all'offertorio e alla Comunio-
ze Episcopali. ne (cf. nn . 48, 74, 87);
387. Il Vescovo diocesano, che e da considerare come il
- le letture della sacra Scrittura da usare in particolari cir-
costanze (cf. n. 362);
grande sacerdote del suo gregge, dal quale in qualche misu-
ra deriva e dipende la vita dei suoi fedeli in Cristo ''', deve - la modalita dello scambio di pace (cf. n. 82);
promuovere, guidare e vigilare sulla vita liturgica nella sua - il modo di ricevere la sacra Comunione (cf. no. 160, 283);
diocesi. A lui, in questo Ordinamento generale del Messale - la materia dell'altare e della sacra suppellettile, special-
Romano, e affidato il compito di regolare la disciplina della mente dei vasi sacri, e anche la materia, la forma e il co-
concelebrazione (cf. nn. 202, 374), stabilire le norme circa lore delle vesti liturgiche (cf. no. 301 , 326, 329, 339, 342-
il compito di servire il sacerdote all'altare (cf. n. 107), circa 346).
la distribuzione della sacra Comunione sotto le due specie 1 Direttori o le Istruzioni pastorali, che le Conferenze
(cf. n. 283), circa la costruzione e la ristrutturazione delle Episcopali riterranno utili, previo il riconoscimento della
Sede Apostolica, potranno essere introdotte nel Messale
Romano in luogo opportuno.
147 ef. CONC. ECUM. VATICANO 11, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro-
sanctum Concilium, n. 14.
148 ef. ibidem, n. 41. '" ef. ele. can. 838, § 3.
216 217
391. Alle stesse Conferenze Episcopali spetta di dedicare 393. Considerando il posta eminente che il canto ha nella
una cura particolare alla traduzione dei testi biblici che si celebrazione, come parte necessaria e integrale della Litur-
usano nella celebrazione della Messa. Dalla sacra Scrittura gia 152 , e compito delle Conferenze Episcopali approvare
infatti sono desunte le pericopi che si leggono e che si spie- melodie adatte, specialmente per i testi dell'Ordinario della
gano nell'omelia e i salmi che si cantano; inoltre dalla sua Messa, per le risposte e le acclamazioni del popolo e per riti
ispirazione e dal suo contenuto sono nate le preghiere, le particolari che ricorrono durante l'anno liturgico.
orazioni e i canti liturgici, come pure da essa prendono si- E loro competenza, inoltre, giudicare quali forme musi-
gnificato le azioni e i segni ISO. cali, quali melodie e quali strumenti musicali sia lecito am-
Si usi illinguaggio che risponda alla capacita dei fedeli e mettere nel culto divino, perché siano veramente adatti al-
che sia adatto a una proclamazione pubblica, osservando l'uso sacro o possano adattarvisi.
tuttavia cio che e proprio dei diversi modi di parlare nei
394. E necessario che ogni diocesi abbia il suo Calenda-
libri biblici.
rio e il Proprio delle Messe. La Conferenza Episcopale poi
392. Spetta inoltre alle Conferenze Episcopali preparare prepari il Calendario proprio della nazioneo, con le altre
con grande diligenza la traduzione degli altri testi, cosic- Conferenze, un Calendario per una piu vasta regione, da
ché, nel rispetto anche del carattere proprio di ciascuna lin- approvarsi dalla Sede Apostolica 15J .
gua, venga reso pienamente e fedelmente il senso del testo Nel fare questo lavoro, si deve rispettare e difendere la
originale latino. Nel compiere questo lavoro, conviene pre- domenica, come festa primordiale, quindi ad essa non sia-
stare attenzione ai diversi generi di espressioni che si usano no anteposte altre celebrazioni, se non sono davvero di
nella Messa, quali le orazioni presidenziali, le antifone, le grandissima importanza 154. Inoltre si presti attenzione che
acclamazioni, i responsori, le invocazioni litaniche, ecc. l'anno liturgico, rinnovato per volere del Concilio Vaticano
Si tenga presente che la traduzione dei testi non ha come n, non sia oscurato da elementi secondari.
primo scopo la meditazione, ma piuttosto la proclamazio- Nel preparare il Calendario della nazione, si stabiliscano
ne o il canto nell'atto della celebrazione. i giomi delle Rogazioni e delle Quattro Tempora, facendo
Si usi un linguaggio adatto ai fedeli della regione; tutta- particolare ·attenzione alle forme e ai testi per la loro cele-
vía sia dignitoso e dotato di qualita letteraria, ferma restan- brazione 155 e ad altre particolari disposizioni.
do la necessita di una catechesi sul senso biblico e cristiano Conviene che, nella edizione del Messale, le celebrazioni
di alcune parole ed espressioni. proprie di tutta la nazione o territorio siano inserite a SUD
E opportuno che, nelle regioni che hanno la stessa lin- luogo nel Calendario generale, quelle invece proprie di una
gua, per quanto possibile, si abbia la stessa traduzione dei particolare regione o diocesi siano poste in appendice.
testi liturgici, soprattutto dei testi biblici e del Rito della
Messa 1S I • Cf. ibidem, n. 112.
l 52
218 219
395. Infine, se la partecipazione dei fedeli e illoro bene quanto alla dottrina della fede e ai segni sacramentali, ma
spirituale esigono variazioni e adattamenti piu profondi, anche quanto agli usi universalmente accettati dalla inin-
perché la sacra celebrazione risponda allo spirito e alle tra- terrotta tradizione apostolica, che devono essere osservati
dizioni delle diverse popolazioni, le Conferenze Episcopali non solo per evitare errori, ma anche per trasmettere l'inte-
potranno proporle alla Sede Apostolica a norma dell'art. 40 grita della fede, perché la legge della preghiera della Chiesa
della Costituzione sulla sacra Liturgia, per introdurle, col corrisponde alIa sua legge di fede 15'.
suo consenso, a favore specialmente di quelle popolazioni II Rito romano costituisce una parte notevole e preziosa
a cui e stato annunziato il Vange!o piu recentemente l 56 • Si del tesciro e de! patrimonio liturgico della Chiesa Cattolica;
osservino attentamente le norme particolari che sono state le sue ricchezze giovano al bene di tutta la Chiesa, tanto che
stabilite nella Istruzione "La Liturgia romana e l'incultura- la loro perdita le nuocerebbe gravemente.
zione» 157. Questo Rito nel corso dei secoli non solo ha conservato
Ne! modo di procedere in questo lavoro si osservi quanto gli usi liturgici che hanno avuto origine nella citta di Roma
segue. ma in modo profondo, organico e armonico ha integrato i~
Anzitutto si faccia una previa esposizione particolareg- sé alcuni altri usi che derivavano dalle consuetudini e dalla
giata alla Sede Apostolica, affinché, dopo ayer ottenuta la cultura dei diversi popoli e delle diverse Chiese particolari
debita facolta, si proceda ad elaborare i singoli adatta- de!I'Occidente e dell'Oriente, acquisendo in tal modo un ca-
menti. rattere che supera i limiti di una sola regione. Nel nostro
Dopo l'approvazione delle proposte da parte della Santa tempo l'identita e J'espressione unitaria di questo Rito si
Sede, si facciano esperimenti per i tempi e nei luoghi stabi- trova nelle edizioni tipiche dei Iibri Iiturgici, promulgati
liti. Se e il caso, terrninato il tempo dell'esperimento, la dall'autorita de! Sommo Pontefice e nei Iibri Iiturgici ad es-
Conferenza Episcopale stabiliril la prosecuzione degli adat- si corrispondenti, confermati dalle Conferenze Episcopali
tamenti e sottoporra al giudizio della Sede Apostolica la lo- per i loro territori e riconosciuti dalla Sede Apostolica 160
ro ultima formulazione 158. 398. La norma stabilita dal Concilio Vaticano II 161, che
396. Tuttavia, prima di arrivare a nuovi adattamenti, spe- cioe le innovazioni nel rinnovamento Iiturgico non avven-
cialmente se molto profondi, ci si dovra dedicare con cura a gano se non lo esige una vera e certa utilita della Chiesa, e
promuovere saggiamente e ordinatamente una debita istru- usando quella cautela per cui le forme nuove in qualche
zione del clero e dei fedeli, a condurre ad effetto le facolta modo scaturiscano organicamente dalle forme che gia esi-
gia previste e ad applicare pienamente le norme pastorali stono, deve essere applicata per operare J'inculturazione
rispondenti allo spirito della ce!ebrazione. anche dello stesso Rito romano 1". L'inculturazione inoltre
397. Si osservi anche il principio per cui ogni Chiesa par-
", ef ibidem, nn. 26-27: AAS 87 (1995). pp. 298-299.
ticolare deve concordare con la Chiesa universale, non solo 160 Cf. GIOVANNl P AOLO 11. Lett. Ap. Vicesim us quintus armus,4 dicembre
1988, n. 16: AAS 8 1 (1988), p. 912; CONGREGAZIONE PER [L CULTO DIVJNO E LA
ISb er. CÚNC. E CUM. V ATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacro- DISCIPLINA DEI SACRAMENTI, lstruzione Varietates legitimae , 25 gennaio 1994,
nn. 2. 36: AAS 87 (I 995), pp. 288, 302.
sanctum Concilium, nn. 37-40. 161 Cf. CONC. ECUM . VATICANO n, Costituzione sulla sacra Liturgia Sacro-
151 Cf. CONGREGAZIONE PER IL CULTO D IVINO E LA D lSCIPUNA DEI SACRAMENTI,
sanctum Concilium, n. 23. '
Istruzione Varietates legicimae , 25 gennaio 1994, nn. 54, 62-69: AAS 87
162 Cf. CoNGREGAZIONE PER IL CULTO DNINO E LA DISCIPliNA DEl SACRAMENTr
(1995). pp. 308-309, 3\1-313.
Istruzione Varietates legicimae, 25 gennaio 1994, n. 46: AAS 87 (1995), p. 306:
". er. ibidem, nn. 66-88: AAS 87 (1995), p. 313.
220 221
esige un congruo periodo di tempo, perché nella fretta e
nella disattenzione non venga poi compromessa J'autentica
tradizione liturgica.
La ricerca dell'inculturazione infine non tende affatto
aBa creazione di nuove famiglie rituali , ma a provvedere
alle esigenze di una data cultura, in modo pero che gli adat-
tamenti introdotti sia nel Messale sia negli altri libri litur-
gici non rechino pregiudizio all'indole propria del Rito ro-
mano 163 .
399. Percio il Messale Romano, anche nella diversita del- PRECISAZIONI CIRCA
le lingue e in una certa varieta di consuetudini 164 , si deve
conservare per il futuro come strumento e segno eccellente LA NORMATIVA LITURGICA
di integrita e di unita del Rito romano 165 .
Testo
222
Precisazioni
224 225
_ Durante il canto o la recita del Padre nostro, si possono 3. Preghiera universale (cf. nn. 45-47)
tenere le braccia allargate; questo gesto, purché opportu- La preghiera universale o preghiera dei fedeli e di norma
namente spiegato, si svolga con dignita in clima fraterno nelJe Messe domenicali e festive . Dato tuttavia il suo rilievo
di preghiera. In piedi dalJ' orazione dopo la comunione si- pastorale, anche perché offre l'occasione di collegare la Li-
no alJa fine. turgia delJa Parola con la situazione concreta, e evidente
N.B. Durante l'ascolto delJa Passione del Signore (00- l'opportunita di farla quotidianamente nelJe Messe con la
menica delJe Palme e Venerdi Santo) si puo rimanere seduti partecipazione del popolo.
per una parte delJa lettura. Perché la preghiera universale sia veramente rispondente
Anche qualora il canto del Gloria comportasse uno svi- al suo spirito e alJa sua struttura, si richiama l'esigenza di di-
luppo musicale di una certa ampiezza, in casi particolari, ci sporne precedentemente l'esatta formulazione e di rispettare
si potra sedere dopo J'intonazione . la successione e la sobrieta delle intenzioni, tenendo presenti
il momento liturgico, le emergenze ecclesiali e sociali, e il
suffragio per le anime dei pastori e dei fratelli defunti.
2. Canti di ingresso, di offertorio e di comunione
(cf. nn. 26, 50 e 56) 4. Presentazione dei doni (cf. nn. 48,3 e 293)
In luogo dei canti inseriti nei libri liturgici si possono usa- Per sottolineare la partecipazione alJ'"unico pane e all'u-
re altri canti adatti alJ'azione sacra, al momento e al caratte- nico calice» si abbia cura di preparare, per quanto possibile,
re del giorno o del tempo, purché siano approvati dalla Con- un'unica patena e un unico calice.
ferenza Episcopale nazionale o regionale o dall'Ordinario
delluogo. 5. Dossologia finale delJa Preghiera eucarística
Si esortano i musicisti e i cantori a valersi dei testi anti- (cf. nn. 55h e 135)
fonali del giorno con qualche eventuale adattamento.
La dossologia conclusiva dell'anafora, Per Cristo, con Cri-
Professione di fede (cf. n. 43) sto e in Cristo e proclamata dai soli sacerdoti celebranti. Il
sacerdote che presiede e il diacono ministrante tengano sol-
Quando e prescritta la professione di fede, si potra alter-
levati la patena e il calice fino aH'Amen compreso con il qua-
nare il simbolo niceno-costantinopolitano con quelJo detto le il popolo ratifica la grande preghiera sacerdotale:
«degli Apostol;", proclamando con diverse formule la stessa
unica fede. Sara il criterio delJ'utilita pastorale a suggerire
l'uso di questo secondo simbolo, che pure e patrimonio del 6. Segno di pace (cf. n. 56b)
popolo di Dio e appartiene alJa veneranda tradizione delJa Il segno di pace che i partecipanti alJa celebrazione si
Chiesa. scambiano con i fedeli che sono al loro fianco, nello spirito
Esso richiama la professione di fede fatta nelJa celebra- di riconciliazione e di fraternita cristiana necessario per ac-
zione del Battesimo e si inserisce opportunamente nel tem- costarsi alJa Comunione eucaristica, dopo che a tutti l'ha
po di Quaresima e di Pasqua, nel contesto catecumenale e espresso con il gesto e con la paro la il sacerdote celebrante,
mistagogico delJ'iniziazione cristiana. si puo dare in vari modi secondo le consuetudini e la qualita
Per una piu facile memorizzazione nelJa lettera e nel con- dei partecipanti.
tenuto, e opportuno che il simbolo apostolico sia usato per Scambiandosi il segno di pace si puo dire: La pace sia
un periodo piuttosto prolungato. con te.
226 227
7. Frazione del pane .(cf. nn. 56c e 283) a) a tutti i membri degli istituti religiosi e secolari, maschili e
femminili e a tutti i membri delle case di educazione e for-
Perché il segno della partecipazione "all'unico pane spez- mazione sacerdotale o religiosa, quando partecipano alla
zato» abbia chiara evidenza e bene compiere il gesto della Messa della comunita (d. "Principi enorme", n. 76);
"frazione del pane» in modo veramente espressivo e visibile b) a tutti i partecipanti alla Messa comunitaria in occasione di
a tutti. Conviene quindi che il pane azzimo, confezionato un incontro di preghiera o di un convegno pastorale;
nella forma tradizionale, sia fatto in modo che il sacerdote e) a tutti i partecipanti a Messe che gia comportano, per alcu-
possa dawero spezzare l'ostia in piu parti da distribuire al- ni dei presenti, la Comunione sotto le due specie, a norma
meno ad alcuni fedeli . del n. 242 di "Principi enorme,,;
Al momento dell~ "frazione» si dispongano, se necessa- d) in occasione di celebrazioni particolarmente espressive del
rio, le specie consacrate in varie patene e in vari calici per senso della comunita cristiana raccolta intomo aU'altare.
una piu agevole distribuzione, nel rispetto delle norme htur-
giche e dell' opportunita pastorale. 11. Rito della Comunione sotto le due specie per intinzione
(cf. n. 247)
8. Uffici particolari (cf. n. 71 e CIC, can. 230 § 2) Nella Comunione l'Eucaristia e sempre consegnata dal
ministro e non presa direttamente dai fedeli. Se la Comunio-
1 lettori - uomini e donne - che in mancanza di ministri ne viene fatta per intinzione, il sacerdote celebrante puo far
istituiti proclamano dall'ambone le letture o propongono le sorreggere il calice (o la pisside), da un accolito o da un mi-
intenzioni della preghiera universale o dei fedeli, siano ben nistro straordinario della Comunione o da un fedele debita-
preparati ed edifichino l'assemblea con la proprieta dell'at- mente preparato.
teggiamento e dell'abito.
12. Uso della lingua nella celebrazione dell'Eucaristía
9. PossibiJita di comunicarsi due volte nello stesso giomo
(vedi CIC, can. 917) Nelle Messe celebrate con il popolo si usa la lingua italia-
na. Si potranno inserire nel repertorio della Messa celebrata
La piena partecipazione alla Messa si attua e si manifesta in italiano canti dell'ordinario ed eventualmente del proprio
con la Comunione sacramentale. in lingua latina.
Chi pertanto, pur essendosi gia accostato alla mensa eu- eli Ordinari del luogo, tenuto presente innanzi tutto il
caristica, partecipera nello stesso giomo ad un'altra Mes.sa: bene del popolo di Dio, possono stabilire che in alcune chie-
potra, anche nel corso di essa, ricevere nuovamente, clOe se frequentate da fedeli di diverse nazionalita si possa usare
una seconda volta la Comunione. o la lingua propria dei presenti, se appartenenti al m edesimo
gruppo linguistico, o la lingua latina avendo cura di procla-
mare le letture bibliche e formulare la preghiera dei fedeli
10. La Comunione sotto le due specie (cf. n . 242)
nelIe varie lingue dei partecipanti.
Oltre ai casi e alle persone di cui al n. 242 di "Principi e In altri casi previsti in base a una vera motivazione va-
norme», e salvo il giudizio del Vescovo di permettere la Co- gliata dalI'Ordinario delluogo, si deve comunque usare I'e-
munione sotto le due specie, la CEI ha stabilito di allargare dizione tipica del «Missale Romanum".
la concessione della Comunione sotto le due specie ai casi e Ogni chiesa abbia a disposizione la forma abbreviata del
alle persone qui sotto indicate: Messale latino, "Missale parvum ".
228
229
13. 1 canti e gli strumenti musicali 15. La sede per il sacerdote celebrante e i ministri
(cf. n. 271)
Nella scelta e nell'uso di altli canti si tenga presente che
essi devono essere degni della loro adozione nella liturgia, La sede del sacerdote celebrante e dei ministli sia in di-
sia per la sicurezza di fede nel contenuto testuale, sia per il retta comunicazione con l'assemblea.
valore musicale e anche per la loro opportuna collocazione
nei vari momenti celebrativi secondo i tempi liturgici. 16. L'ambo.ne (cf. n. 272)
Non si introduca in modo permanente alcun testo nelle
celebrazioni liturgiche senza previa approvazione della , L'ambo.ne o. I~o.go della Parola, sia co.nveniente per digni-
competente autoritiL t~ e ~nzlOnahta; no.n Sla ndotto. a un semplice leggio., né
Ogni diocesi abbia cura di segnalare un elenco di canti da dlventl suppo.rto. per altli libri all'infuo.ri delJ'Evangelario. e
eseguire nelle celebrazioni diocesane tenendo presenti le in- del Lezio.nario..
dicazioni regionali e nazionali per la formazione di un re- .
pertorio comune. Anche per l' esecuzione dei canti si curi 17. Materia pe~ la co.struzio.ne dell'altare (cf. n. 263), per
con attenzione l'uso dell'impianto di diffusione. la p~eparazlOne delle suppellettili (cf. n. 268), dei vasi
Per quanto riguarda il sostegno strumentale si usi prefe- sacn (cf. n. 294) e delle vesti sacre (cf. n. 305)
ribilmente l'organo a canne o con il consenso dell'Ordinario,
sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altli stru- Si possono. usare materiali diversi da quelli usati tradizio.-
menti che siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare. nalmente, purché co.nvenienti per la qualita e funzio.nalita
all'uso. liturgico..
La musica registrata, sia strumentale che vocale, non puo
essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di In partico.lare, per quanto. attiene la co.ppa del calice e da
escludere I'impiego. di metalli facilmente o.ssidabiÚ (ad
essa per la preparazione dell'assemblea. Si tenga presente, co-
esempio., alpacca, rame, o.ttone, ecc.), anche se do.rati da
me norma, che il canto liturgico e espressione della viva voce
cui, o.ltre l'alterazione delJe sacre specie, possono deri~are
di quel determinato popolo di Dio che e raccolto in preghiera. effetti no.civi.
NelJ'impiego. dei vari mat~riali si tengano presenti le indi-
14. L'altare (cf. n. 262) cazi~mi date in «Prindpi e no.rme», perché rispecchino. quel-
L'altare fisso della celebrazione sia unico e rivolto al po- la dlgmto.sa e austera belJezza che si deve sempre ricercare
polo. Nel caso di difficili soluzioni artistiche per l'adattamen- nelle opere dell'artigianato a servizio. del culto..
to di particolari chiese e presbiteri, si studi, sempre d'intesa
con le competenti Commissioni diocesane, l'opportunita di 18. Co.lo.re delle vesti sacre (cf. n. 308)
un altare «mobile» appositamente progettato e definitivo.
Si seguano. le indicazio.ni date in "Principi e nOlme ».
Se l'altare retrostante non pUO essere rimosso o adattato,
non si copra la sua mensa con la tovaglia.
Si faccia attenzione a non ridurre l'altare a un supporto di 19. Numero. delle letture nelle do.meniche e nelle so.lennita
oggetti che nulla hanno a che fare con la liturgia eucaristica. (cf. n. 318)
Anche i candelieri e i fiori siano sobri per numero e dimen- La CEI dispone nelJe domeniche e nelle so.lennita la pro-
sione. Il micro fono per la dimensione e la collocazione non c1a:nazlOne dI tutte e tre le letture, per una maggio.re organi-
sia tanto ingombrante da sminuire il valore delle suppelletti- CIta e ncchezza della Liturgia della Paro.la che secondo. la
li sacre e dei segni liturgid. tradizio.ne co.mprende iI Pro.feta, l'Apo.sto.lo. e l'Evangelista.
230 231
20. Stazioni quaresimali
In Quaresima, secondo l'antica tradizione romana delle
stazioni quaresimali, si raccomandano nelle Chiese localHe
nunioni di preghiera spedalmente intorno al Vescovo, al-
meno in alcuni centri e nei modi piu indicati.
Oltre che in domenica queste assemblee - con celebrazio-
ne dell'Eucanstia o del sacramento della Penitenza o con Li-
turgie della Parola o con altre fOlme, che nchiamino anche
il carattere pellegnnante della Chiesa locale - possono esse-
re celebrate, evidenziando maggiormente il carattere peni-
tenziale del cammino verso la Pasqua, nei giomi piu adatti
INDICI
della settimana (in particolare il venercli o il mercoledl) o
presso il sepolcro di un martire o nelle chiese o santuan piu
importan ti.
232
INDICE DELLE VOCI PRINCIPALI
(I numeri corrispondono ai paragrafl del/'OGMR; quelli
in corsivo si riferiscono aUe ({Frecisazioni» delta CE!)
Acclamazioni deJl'assemblea
- significato, 34-35;
- modo di proclamare, 38;
- momenli: dopo le letture, 89-91; al Vangelo, 60, 62-63; dopo il
Vangelo, 60, 134; dopo il racconto dell'istituzione deJl'Eucan-
stia, 37a, 151; al termine della Messa, 168,233; singole accla-
mazioni: Amen, 54, 79h, 89,124,127,146, 161, 165, 175, 180,
249, 259, 286-287; Kyrie eleison, 52, 125, 258; A/leluia, 62-63,
131,261; al termine dell'embolismo, 153,238,266.
Accoglienza dei fedeli
- persone incaricate, l05d.
Accolito
- funzione, 98;
- compito specifico, 187;
- compiti: nei rití di introduzione, 188-189; durante la Liturgia
eucaristica, 190-193.
Adattamenti
- fondamento della loro legittimita e necessid, 386;
- spettano al presbitero, 23-24;
- spettano al Vescovo diocesano, 387;
- spettano aJle Conferenze Episcopali, 388-394;
- adattamenti e variazioni piu profondi, 395-396;
- limili degli adattamenti, 397-398.
AgneJlo di Dio
- canto per la frazione del pane, 37b, 83, 155,240,267.
Alleluia
- acclamazione che segue la seconda lettura, 62-63, 131,261;
- modo di eseguirlo, 62;
- quando vi e una sola lettura prima del Vangelo, 63a;
- durante il tempo di Quaresima, 63b;
- se non viene cantato, puo essere tralasciato, 63c.
Altare
- significato: mensa del sacrificio e del convito, 296;
- matena, 301;
- fisso o mobile, 297-298;
- caratteristiche, 299;
235
- dedicato o benedetto, 300; - nei vari momenti della celebrazione 43 '
- suppellettile, 297, 304-308; - Precisazioni CE!, 1. ' ,
- bacio, incensazione, 123; Atto penitenziale
- preparazione dell'altare, 73; - fa parte dei riti di introdu zione, 46;
- altri altari, 303; - suo svolg imento, 51;
- Precisaúoni CE!, 14, 17. - nelia Messa con il popolo, 87; in quella a cui partecipa un solo
Ambone ministro, 258.
- luogo di proclamazione della parola di Dio, 309; Awento
- caratteristiche, 309; - calendario da seguire, 354;
- si proclamano le letture, 128, 130, 134, 175,260; il salmo re- - si raccomanda l'omeha neBe ferie, 66;
sponsoriale, 61, 96, 175; l'omeJia, 136; la preghiera universale, - nelle domeniche non si recita il Gloria , 53;
138, 177; - neBe domeniche e proibita la Messa per necessita particolari,
- Precisazioni CEI, 16. 374; ed esequiale, 380.
Amen: -+ Acclamazioni. Avvisi al popolo
Amitto - al termine dell'orazione dopo la Comunione, 166; detti dal cUa-
- e opportuno quando si indossa il camice, 119, 336. cono o dal sacerdote, 184.
Anamnesi Bacio
- parte dell a Preghiera eucaristica, 7ge. - dell'altare: segno di venerazione, 49, 272; all'inizio della Messa,
Antifona 123, 173; al termine deUa Messa, 169, 186,272;
- dell'Evangeliario, 273 .
- di introito, 47-48, 256;
- di offertOlio, 74; Benedizione
- di Comunione, 86-87, 269. - al termine della Messa, 90b, 92, 167, 170, 254;
- spetta al sacerdote, 31;
Apologie - episcopale, 167;
- preghiere segrete del sacerdote durante la Messa, 38;
- fa parte dei tití di conclusione, 90b;
- momenti: prima del Vangelo, 60, 132, 135,262; dopo il Vange-
lo, 134; all'offertorio, 143; mentre si lava le mani, 145; all'im- - co~ formulario proprio in alcuni g iomi e circostanze partico-
lan,90b;
muria, 155; prima della Comunione, 156, 269.
- delle suppellettili e delle vesti liturgiche, 333, 335.
Arredamento della chiesa Calendario
- caratteristiche, 288, 292;
- nene solennita si segue il calendario della chiesa in cui si cele-
- a servizio della celebrazione e dei fedeli, 293. . bra, 353;
Arte sacra - in altre circostanze, 354.
- ammesse tutte le forme artistiche, 289; Calice
- conservare e adattare le opere ¿'arte, 289; - degno di rispetto, 327;
- promuovere le nUQve forme, 289; - materia, 328-330;
- formazione degJi artisti, 289; - forma, 332;
- commissione d'arte sacra, 291. - benedizione, 333;
Assemblea liturgica - si prepara sulla credenza, ll 8c; si porta all'altare all'inizio della
- assemblea ed Eucaristia, 27, 91 ; Liturgia eucaristica, 73, 139;
- parti assegnate all'assemblea, 34-36; - Comunione al calice: neBe Messe concelebra te, 245-249; dei
- atteggiamenti,42-43; fedeli,284-287.
- luogo e assemblea, 294. Camice
Atteggiamento del corpo (gesti) - veste comune di tutti i ministri, 336, 119,300,339;
- significato, 42; - forma, 342; materia, 343; decorazioni , 344.
236 237
Candelieri Colori delle vesti Iiturgiche
- significato, 307; - finalitá, 345;
- sopra o accanto all'altare, 11 7, 122,307; - neU'uso tradizionale, 346;
- numero, 117; - bianco, rosso, verde, viola, nero, rosaceo, 346;
- si possono portare nelle processioni d'ingresso, 117, 120b, 138; - nei giorni piu solenni, 346g; nelle Messe per varie necessita
e nella processione con I'Evangeliario, 133, 175. votive, rituali, 347. '
Canone romano Conunentatore
- modo di recitarlo, 219-225; - compito, 105b;
- quando si usa, 365a. - deve conoscere le partí che gli spettano prima della celebrazio-
Canto ne, 352 .
- importanza, 39; Comrnissione diocesana di liturgia e di arte sacra
- quali le palti da preferire in canto, 40; - deve essere consu ltata in merito al restauro costruzione e
- accompagna alcuni movimenti, 44; nelIa Messa domenicale, adattamento delle chiese, 291. '
115; Comunione (canto o antifona di)
- norme per la scelta dei canti, 41. 366-367; - accompagna il rito di Comunione, 37b;
- momenti: ingresso, 47-48; tra le letture, prima del Vangelo, 61- - come si esegue, 86-87;
64; offertorio, 74; allo spezzare del pane, 83; Comunione, 86- - quando si legge, 87.
87; di lode dopo la Comunione, 88; Comunione (rito della)
- gregoriano, 41; - elementi costitutivi, 80;
- Precisazioni CEI, 2 e 13 .
- nella Messa con iI popolo, 84-89, 157-165 , 182-1 83, 191-192;
Cantore concelebrata, 237-249; a cui partecipa un solo ministro 268-
- compito, 104; 271. '
- deve conQscere quali testi gli spettano prima della celebrazio- Comunione sotto le due specie
ne,352. - scopo, 28 1;
Cappella - catechesi ai fedeli, 282;
- per la custodia eucaristica, 315b. - quando e permessa, 283;
Casula (o pianeta) - rito, 284-287;
- veste propria del sacerdote per la Messa e per le aziani diretta- - nelle Messe concelebra te, 245-249;
mente connesse, 119a, 337; - Precisazioni CEI, 10-11.
- si indossa sopra il camice e la stola, 337; Concelebrazione
- nelIa concelebrazione e obbligatoria per il celebrante principa- - manifesta l'unita del sacerdozio 199·
le, 209; - quando epennessa o raccomandata, '114, 199; pili volte al gior-
- materia, forma, ornato, colore, 343-347. no, 204;
Cingolo - rito, 210-251.
- uso, 119, 336. Conferenza Episcopale
Colletta - sue competenze, 388-398.
- preghiera presidenziale, 30; Congedo dei fedeli
- fa parte dei riti di introduzione, 46; - significato, 90c;
- schema, 54; - compito del diacono, 185;
- scopo, 54; - si tralascia nelle Messe a cui partecipa un solo ministro, 273.
- nelle varie Messe, 363; Consacrazione
- norme relative aUa coUetta, 54, 127, 259. - parte della Preghiera eucanstica, 79d.
238 239
Donna
Cotta
_ non pUO sostituire il camice nelia celebrazione della Messa, - compiti che puo svolgere, 107;
- Precisaúoni CEI, 8.
336.
Dossologia
Credenza
- cose da preparare, l1 Se; - conclude la Preghiera eucaristica, 79h;
_ vi si compie la purificazione dei vasi sacri, 183, 247, 279. - conclude l'embolismo, 81;
- nena Messa con il popolo, 153; nella concelebrazione, 236;
Credo (professione di fede o simbolo) - Precisaziol1i CEI, 5.
_ sua fu nzione. 143;
_ modo di eseguirlo, 68, 137,263; Embolismo
- sviluppa il Padre nostro, 81;
- Precisaziorti CEI , 2 .
- si conclude con l'acclamazione dei fedeli, 153;
Croce - nella Messa con il popolo, 153; concelebrata, 238.
_ suppenettile den'altare, 117, 308;
_ nena processione d'ingresso, 120b, 122, 188. Epiclesi
- parte della Preghiera eucatistica, 79c.
Custodia dellJEucaristia
Eucaristia (o Messa o Cena del Signore)
- luogo, 315; - centro della vita cristiana, 16;
_ tabemacolo, 314, 316.
- parti della sua celebrazione, 28;
Dalmatica - diretta dal Vescovo, 92;
_ veste propria del diacono, 338. - forme della celebrazione, 112-114;
Defunti - luogo della celebrazione, 288;
_ sano ricordati nella Preghiera eucaristica, 355, 365b-d; - ha carattere comunitario, 34;
_ Messe per i defunti, 379-385. - si offre per i vivi e per i defunti, 355;
Denaro - luogo per la custodia dell'Eucaristia, 314-317.
_ per i poveri o per la Chiesa, 73. Evangeliario
Diacono - distinto dal Lezionario, 117;
_ importanza e funzione, 94; - puo essere portato nelIa processione d'ingresso, I20d; e portato
_ compiti nella Messa, 171-186; dal diacono, 172; o, in sua assenza, dallettore, 194;
_ nella Messa concelebrata, 212, 215, 239, 244, 246a, 247, 249; - si colloca sulla mensa dell'altare, 117, 122;
_ nella Messa a cui partecipa un solo ministro, 253; - oggetto di venerazione, 60, 273, 349.
_ deve conoscere le parti che gIi spettano prima della celehrazio- Fedeli: -> Assemblea
ne,352; - partecipano aIla celebrazione eucaristica secondo la propria
_ vestí proprie, 298, 338, 340. condizione, 17,91;
Domenica - elementi che favoriseono la loro partecipazione, 34-36;
_ si dice il Gloria, eccetto nel tempo di Avvento e di Quaresima, - devono essere consultati nella preparazione rituale, 111 , 352;
53; il Credo, 68; - loro disposizione, 294;
_ si raccomanda che le letture siano tre , 357; Precisazioni CE! , 19; - compiti specifici: presentano i doni, 73; prendono parte alla
_ si deve tenere l'omelia nelle Messe con il popola, 66; preghiera universale, 138;
_ per quanto possibile la Messa si svolga in canto, 115; - partecipano alla Comunione sotto le due specie, 282 .
_ calendario da seguire, 353-354. Festa(e)
- si dice il Gloria, 53;
Doni
_ pane e vino con acqua partati aU'altare in forma processionale, - quale calendario si deve seguire, 354;
72,74-75, 140; - feste di precetto: tre letture, 357;
- incaricati, lOSe;
- omelia, 66;
_ incensazione, 75, 144. - canto, 115.
240 241
Fonnulario della Messa (scelta del) - modo di esecuzione, 48;
- nelle solennita, 314; nelle domeniche, ferie di Awento e Quare- - se non viene cantata si legge l'antifona, 48;
sima, nelle feste e memorie obbligatorie, 354; nelle memorie - nella Messa a cui partecipa un solo minístro, 256.
facoltative, 355; della beata Vergine Maria, 355; Intercessioni
- criteri, 352; per le letture, 357-358; per le orazioni, 323.
- parte della Preghiera eucaristica, 79g;
Frazione del pane - nelIe Messe concelebrate, 223, 228, 231, 234.
- significato, 72/3; Laico
- pane adatto, 321 ;
- puó compiere l'ufficio di lettore, 10 1;
- nella Messa con il popolo, 155; concelebrata, 240; a cuí parte-
- altri compiti nella ceIebrazione, 107;
cipa un solo ministro, 267;
- quando e arnmesso al caUce, 283 .
- Precisazioni CEl, 7.
Lavanda delle mani
Genuflessione
- significato, 76;
- momenti: dopo l'elevazione deH'ostia e del calice e prima della
Comunione, 157, 274; - suBa credenza il necessario per lavare le maní, 1I8c;
- dei fedeli, 43; - nelIa Messa con il popolo, 145.
- alla recita del Credo (Annunciazione e Natale), 137; Lettore
- al Ss.mo Sacramento nel tabernacolo, 274; - suo ufficio, 59;
- netle Messe concelebrate, 242. - compiti, 129, 194-198;
Gloria - quali parti gli spettano, 48, 87, 129;
- fa parte dei riti di introduzione, 46, 126; - proclama la parola di Dio daU'ambone, 309;
- costituisce un rito a sé stante, 37a; - deve conoscere i testi prima della celebrazione, 352.
- sua funzione, 53; Letlure bibliche
- quando si canta o si recita, 53. - scopo, 29, 55, 57;
Irnmagini sacre - come si proclamano, 38;
- esposte alla venerazione dei fedeli, 318; - devono essere aseoltate da tutti, 29, 43, 130;
- in numero non eccessivo, 31 S; - criteri di scelta, 357-362.
- legittimita, 318; Lezionano
- cura del loro valore artístico, 318. - si prepara all'ambone, lIBe;
Irnmixtio - domenicale e festivo, 357; feriale, 358;
- significato, 83; - Lezionari particolari, 359.
- neIle varie forme di Messa, 155,241 , 267. Liturgia della Parola
Incensazione - prima parte della Messa, 28;
- significato, 75; - importanza ed elementi costitutivi, 55~7l;
- e facoltativa, 276; - nelle varie forme di Messa, 128-138, 212-213,260-264.
- dell'Evangeliario, 134; Liturgia eucanstica
- riguarda inoltre: le persone, 276d; J'allare, 277; la croce, 277; - seconda parte delIa Messa, 28;
- momenti: all'inizio della Messa, 49, 123, 211; alJ'offertorio, 75, - struttura, 72-89;
144; durante la Preghiera eucaristica, 150. - nelle varie forme di Messa, 139-165,2 14-249,265-271.
Inchino Memorie
- del capo,275a; delcorpo, 275b. - obbligatorie, 315;
Ingresso (antifona e canto di) - facoltativa, 316;
- accompagna la processione del sacerdote e dei ministri, 37b, - di santa Maria in sabato, 378.
47, 121; Mensa dell' altare
- sua funzione, 47; - dí pietra, possibilmente naturale, 301.
242
243
Messa - e orazione presidenziale, 30;
- con il popolo, importanza e significato, 115; - si dice dalla sede o dall'altare, 165;
- schema rituale, 120-170; - possibilita di scelta, 363;
- concelebrata, 199-215; - modo di proferirla, 32;
- a cui partecipa un solo ministro, 252-272; - nella Messa con la sola presenza di un ministro, 271.
- conventuale, 114; Orazione sopra il popolo
- esequiale, 380; - fa parte dei titi con conclusione, 90b, 167.
- per diverse circostanze, 371, 373;
Orazione sulle offerte
- per i defunti, 381;
- per varie necessitit, 371, 373-374; - e un'orazione presidenziale, 30;
- rituale, 372; - modo di proferirla, 32;
- votiva, 375. - possibilita di scelta, 363;
- nella Messa con il popolo, 146.
Messale
- si prepara alla sede del sacerdote, 118a; Organista/organo
_ sulI'altare all'inizio della Liturgia eucaristica, 73, 139; - ufficio dell'organista, 103;
- nelIa Messa a cui partecipa un solo ministro, 256. - collocazione deH'organo, 313;
Ministro - non deve interferire con le preghiere presidenziali, 32;
- ministeri particolari, 98-99; - in Avvento e in Quaresima, 313.
- altri compiti, 100-107; Pace
- Precisazioni CE!, 8. - rito, 82;
Monizioni - fa parte dei titi di Comunione, 80;
- come si proferiscono, 38; - nelle varie forme di Messa, 152, 237, 266;
- nei vari momenti della celebrazione, 31; - segno di pace, 82;
- loro adattamento all'assemblea, 31; - Precisazioni CEI, 8.
- del sacerdote, 31, 51, 124; Padre nostro
- del diacono, 94; - significato, 81;
- degli altri ministri, SO, 124. - fa parte dei riti di Comunione, 80;
Natale del Signore - nella varie forme di Messa, 152, 237,266.
- si possono celebrare o concelebrare tre Messe, 204c; Pane
- genuflessione al Credo, 13 7. - usato sull'esempio di Cristo, 319;
Offertorio (canto di) - sia esclusivamente di frumento e azzimo 320·
_ accompagna la processione offertoriale, 37b, 74; menO'e i mi- - appaia come ciba, 321; , ,
nistri preparano l'altare, 139; - possa essere spezzato, 321;
- modo di esecuzione, 74. - sia ben conservata, 323.
Omelía Partecipazione dei redeli
- importanza e significato, 29, 65; - qualita, 17-20;
- dall'ambone o dalla sede, 66; - formule che la favoriscono, 34-36;
- fa parte deUa Liturgia della Parola, SS; - scopo ultimo degli adattamenti, 386.
- quando e obbligatoria, 66; Pasqua (domenica di)
- e seguita da una pausa di silenzio, 23; - e obbligatoria la sequenza, 64;
- nelle Messe concelebrate, 213; - e pennesso concelebrare alla Veglia e alla Messa del giorno
- nella Messa esequiale, 382. 204b; ,
Orazione dopo la Comunione - e vietata la Messa per una grave necessita, 374; e la Messa ese-
- contenuto, 89; quiale, 336.
244 245
Preghiera eucaristica Sacerdote. celebrante
- culmine dena celebrazione, 30, 72/2, 78; - presiede l'assemblea radunata, 27, 30, 31;
- e una preghiera presidenziale, 30, 148; - sua funzione, 93;
- elementi costitutivi, 79; - a lui spettano le orazioni presidenziali, 30, 147;
- criteri di scelta, 363-365; - le monizioni, 31;
_ modo di recitare le preghiere eucaristiche nene Messe concele- - come deve comportarsi nelia celebrazione, 93;
brate, 216-236. - tenga presente iI bene spirituale dell'assemblea, 352 .
Preghiera universale (o dei fedeU) Sacrista
- conclude la Liturgia della Parola, 55; - prepara quanto e necessario per la celebrazione della Messa
- sua funzione, 69; 105a. '
- luogo dena proclamazione, 138, 177; Salmista
_ intenzioni proposte dal diacono, cantore, accolito, lettore, 71, - requisiti, 102;
94, 109, 197; - compito, 61, 102, 129;
- successione delle intenzioni, 70; - luogo per la lettura o il canto, 61, 309;
_ nella Messa con la sola presenza di un ministro, 264; - deve conoscere le parti che gli spettano prima della celebrazio-
- Precisazioni CEI, 3. ne,352.
Preparazione dei doni Salmo
- significato, 72/1; - alleluiatico, 63a;
- nena Messa con il popolo, 140-146. - responsoriale, 61;q
Presbiterio - dopo la Comunione, 88, 164.
- luogo del sacerdote e dei ministri, 295; Schola cantorum
- separato dalla navata, 295. - funzione, 103;
Processione - luogo, 294, 312;
- d'ingresso, 47, 49; - deve conoscere i testi prima della celebrazione, 352·
_ nena Messa con il popolo, 120, 122; concelebrata, 210; - c,?mpiti: esegue con l'assemblea il canto d'ingresso ~ di Cornu-
- per il Vangelo, 133, 175; mone, 48, 86-87; alterna con i fedeli: il Kyrie eleison 52 125· il
_ per la presentazione dei doni, 74, 140; Precisazioni CE!, 4; Gloria, 53; I'Alleluia, 62; I'Agrzello di Dio, 83, 155. ' , ,
- alla Comunione, 86. Sede del sacerdote celebrante e dei ministri
Quaresima - collocazione, 310;
- calendario da seguire, 352; - del diacono e degli altri ministri, 310;
- non si canta l'Alleluia, 62a; - Precisazioni CE!, 15.
_ e raccomandata l'omelia anche nei giorni feriali, 66; Segno di croee
- nene domeniche non si dice il Gloria, 53; - dopo il canto d'ingresso, 50, 124, 256;
_ sono vietate le Messe per una grave necessita, 374; e la Messa - neJl'infusione dell'incenso, 277;
esequiale, 336. - prima del Vangelo, 134.
Racconto dell'istituzione (e consacrazione) Silenzio
- fa parte della Preghiera eucaristica, 79d; - importanza, natura e momenti, 45, 56;
- atteggiamenti del sacerdote, 274; - dopo l'atto penitenziale, 45;
- i fedeli si inginocchiano, 43. - dopo l'invito aJla preghiera, 45, 54.
Riti SolennitA
- di introduzione, 46-54, 120-127,210-211,256-259; - calendario da seguire, 353;
_ di Comunione, 80-89, 152-165,237-249, 266-267; Precisazioni - si canta o si dice il Gloria, 53; e il Credo, 68;
CEI , 11; - sono vietate le Messe per gravi necessita, 374· ed esequiale
_ di conclusione, 90,166-170,250-251. 272. 336. "
246 247
Stola INDICE GENERALE
_ uso: per il sacerdote. 119a; per il diacono. 119b;
- modo di portarla. 340;
_ materia. 343; forma. 342; colore. 345-347.
Suppellettile sacra per le elúese
- stile artistico, 325;
_ materia: per i vasi sacri, 328-330; per le vesti liturgiche, 343;
- ahra suppeHettile. 348; Prefazione . . . . .. . . . . . . . . . . . . . .. . . .. . .. . . . . . .. . . . 5
- Precisazioni CE! , 17.
Sigle ........ .... . .. .... . .. . ...... ... ........... 6
Tabemaeolo
- luogo, 315;
- deve essere unico, 314;
- genuflessione, 274. ORDlNAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO
Vasi sacri Commento
- benedizione. 333;
Introduzione .. . . .. . . .. . .. .. .. . . .. . .. .. . .. . .. . . .. 9
- purifieazione. 163;
- materia. 328-330; forma. 332. Il nome: Ordinamento generale del Messale Romano. . . . 10
Vescovo La sua genesi . ........... . ......... ..... ... . .... . 10
_ primo dispensatore dei misteri di Dio. 22. 92. 112;
La varie edi zioni ... . ... . . . . .. .. .. . .............. . 11
_ suoi eompiti. 107.202.283.291.374.387;
_ compiti delle Conferenze Episcopali. 43. 48. 74. 82. 87. 160. La terza edizione típica . ...... . ... . .. . ... .. ....... . \3
273. 283.301.326.329.339.342-346.362,388-394. Natura e valore 14
Vesti liturgiehe
- seopo. 335; Prologo
_ vesti pro prie dei singoli ministri, 336-341; Celebrare il mistero deIla salvezza 15
- neHe solennitá. 346g; Eucaristia e «senso del mistero » ......... ........... . 15
_ si preparano in sacrestia, 119;
- per la concelebrazione, 209; L'azione liturgica come atto di obbedienza a un disegno
- materia. forma. colore. 342-347. che ci precede e ci sovrasta .................... . 17
Vino La «cura» della celebrazione . . . ... ...... ....... ... . . 19
_ uso costante dall'ultima Cena, 319;
- proprietá. 322; Proemio
_ viene presentato al sacerdote dai fedeli, 73 , 140. Ortodossia e legittimitá del nuovo Messale . ...... • .. 20
Ortodossia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Fedeltá alla tradizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . . 22
Adattarnento alle nuove condizioni 23
Capilolo 1
Importanza e dignita della celebrazione eucaristica 25
Messa: centro di tuUa la vita cristiana . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Scopo e modalita della parteeipazione . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Condizioni per una partecipazione fruttuosa . . . . . . . . . . . 28
248 249
Capitolo II Capitolo VI
n rito eucaristico (strettura, elementi e partí Cose necessarie per la celebrazione eucaristica . . . . . . 82
della Messa) ................................... . 30 Pane e vino (nn. 319-324) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82
Struttura generale (nn. 27-28) ....... . ......... . ... . 31 Suppellettile in genere (nn. 325-326) ... , ..... , .. ,.... 84
Gli elementi dena Messa (nn. 29-45) ............ . ... . 33 Vasi sacri (nn. 327-334) .......... .. .. , .. _ . . . . . . . . . . 84
Le singole parti della Messa .... . .......... . ....... . 40 Le vesti liturgiche (nn. 335-347) . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . . 85
1. Riti ru introduzione (nn. 46-54) ...... . . ... .. .. . 40 A1tre suppellettili (nn. 348-351) .... _ . . . . . • . . . . . . • . . . . 86
2. Liturgia dena Parola (nn. 55-71) ......... .. . . .. . 42
Capitolo VII
3. Liturgia eucaristica (nn. 72-89) .............. . . 47 La scelta delle partí della Messa ....... , .... . . _ . . . . 87
La preparazione dei doni (nn. 73-77) ... .•...... . . 48
Premessa generale (n. 352) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87
La Preghiera eucanstica (nn. 78-79) .. ... . . ..... . 50
La scelta della Messa (nn. 353-355) ............•.. ". 89
Riti di comunione (nn. 80-89) ......... . ... . ... . 52
La scelta delle parti della Messa (nn. 356-367) . ..• . . . , . 90
4. Riti di conclusione (n. 90) ............... . .. . . 55
Capitolo VIII
Capitolo III Messe per diverse circostanze e per i defunti . . . . . . . . 94
Uffici e ministeri nella celebrazione eucaristica 56
Messe e orazioni per diverse circostanze (nn. 368-378) . . . 94
Uffici dell'Ordine Sacro (nn. 92-94) ............ ..... . 56
Messe per i defunti (nn. 379-385) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 96
1 compiti del popolo ru Dio (nn. 95-97) ............. . . 58
Ministeri particolari e rustribuzione dei compiti Capitolo IX
(nn. 98-111) ............................. .... . 59 Gli adattamenti che competono ai Vescovi ruocesani
e alle Conferenze Episcopali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98
Capitolo N AdattamentÍ espirito della liturgia (n. 386) . . . . . . . . . . . . 98
Le fonue celebrative dell'Eucaristia . . ...........•. 63 Adattamenti che competono al Vescovo ruocesano (n. 387) 99
Premessa: ruversim di assemblee (nn. 112-114) ...... . 63 Adattamenti che competono alle Conferenze Episcopali
La Messa con il popolo (nn. 115-198) ... . .... .. ..... . 65 (nn. 388-394) . . ............. .. ................ 99
Messe concelebrate (nn. 199-251) ............. ..... . 68 Adattamenti piu profondi (nn. 395-396) . . . . . . . . . . . . . . . 101
La Messa a cui partecipa un solo ministro (nn. 252-272) 69 Limiti dell'adattamento (nn. 397-399) ..... • .....•... . 102
Aleune norme di carattere generale per tutte le forme di
Messa (nn. 273-287) .............. . ........... . 71
ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO
Capitolo V Testo
n luogo per la celebrazione eucaristica ..... . ..... • . 74
Principi generali (nn. 288-294) ..................... . 74 Proemio ..... . ... . .................. . .. ,. . •. .. . . 105
Presbiterio e altare (nn. 295-308) ..................•. 76 Testimonianza ru una fede immutata . ...... , . . . . . . . . . 105
L'ambone e illuogo dena presidenza (nn. 309-310) ... • . 78 Prava di una tradizione ininterrotta . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108
1 posti dei fedeli e dena «schola» (nn. 311-313) ....... ,. 79 Adattamento ane nuove condizioni ............. . . ... 110
La custodia eucaristica (nn. 314-317) ... ... . ....... . . 80 Capitolo primo
Le immagini sacre (n. 318) .... .. ....... , .. .... , . . . . 81 Importanza e dignita della celebrazione eucaristica . . 114
250 251
Capitolo secondo Capitolo terzo
Struttura, elem en ti e p arti delIa Messa .... . ....•... 118 Uffici e ministeri nella Messa ..................... 143
l. Struttura, elementi e parti deBa Messa ........ . .. . 118 l. Uffici deU'Ordine Sacro ......... . . . ........ .... . 143
n. 1 diversi elementi deBa Messa ............. . ..... . 119 n. 1 compiti del popolo di Dio ................. . ... . 145
Letlura del/a parola di Dio e sua spiegazione ........ . 119 IIL Ministeri particolari .......................... . . 145
119 Il ministero dell'accolito e delletlore istituiti . .. .... . . 145
Le orazioni e le altre parti che spetlano al sacerdote .. .
A/cre formule che ricorrono nel/a celebrazione ....... . 120 Gli altri compiti .............................. . 146
Il modo di proclamare i vari testi . ............. .•.. 121 IV. La distribuzione dei compiti e la preparazione deBa
celebrazione ..... .... , ..... . ................. . 148
Importanza del canto . . . .. .. . ......•.... .. .. . ... 122
Gesti e atteggiamenti del corpo .. ... ..... . ..... . . . 123 Capitolo quarto
Il silenzio ........ .. . .. ..... . ........ ......•.. 125 Diverse fonne di celebrazion e de lIa Messa ....... .. . 149
IIL Le singole parti deBa Messa ...... . . •.. . . . ..... . . 125 1. Messa con il popolo .. . ... . ...............•..... 150
A) Riti di introduzione ......................... . 125 Cose da preparare ........ . .. . .........•...... . . 150
L'introito .. . ............... . ............. . . 125 A) Messa senza diacono ... . ................... . . 152
Saluto altaltare e al popolo radunato ... . . ...... . 126 Riti di introduzione . . .. . .. . . . . ... . ... . ... .. .. . 152
Atlo penitenziale ............... . ....• . .. . .... 126 Liturgia della Parola ....... . ...... ......• ... . . 153
Kyrie eleison ........ . ... . . ....... .. . ..... . . . 127 Liturgia eucanstica ........ . . . .............. . . 155
Gloria . ............. . •......... • .. . .. .. .. .. 127 Riti di conclusione .......... . . . . . .. ... . . ... . . 161
Col/etla ........ . ..... . . . .. . . . . ...... .. .... . 128 B) Messa con il diacono .... . ... . . .. . ........... . 162
Riti di introdu zione ..................... . .. . . . 162
B) Liturgia deBa Parola ........ .. ............ . . . 128
Liturgia della Parola .... . .. . .. . .............. . 162
Il silenzio ...... .... .. . .. . . ............ . ... . 129
Liturgia eucanstica .... . .. . ............. . .... . 163
Le letture bibliche ... . ............. . ...... . .. . 129 Riti di conclusione ..... . ........ . ........... . 165
Il salmo responsoriale ............... . ....... . 130
e) Compiti dell'accolito ...... . .... . .. . . ........ . 165
L'acclamazione prima de/la lettura del Vangelo .... . 131
Riti iniziali .. . ................. . ..... ...... . 165
L'omelia ....................... . .......... . 132 L"tturgza ! ucansttca
. . ....... . ... . ..... . ........ . 166
La professione di fede ....... . ... . . . ... . . .. . .. . 133
D) Compiti dellettore .... .. ........ .. . .. . •...... 166
La preghiera universale .. . ..... . .. .• . .... . •. .. 133
Riti iniziali . .. ... . ....... .. ....... . ..•... . .. 166
e) Liturgia eucaristica . . ... . . . ........ ....... .. . 134 Liturgia de/la Parola ...... ... .. ..... . ..•...... 167
La preparazione dei doni ............. . ... . •... 135 11. Messa concelebrata ..................... . ... . . . 167
L'orazione sul/e offerte ....... . .. ... ..... . .... . 136 Riti di introduzione . ....................... . . . . . 170
La Preghiera eucaristica ..... . .. .... . ... ..... . . 136 Liturgia del/a Parola .....................•..•... 170
Riti di Comunione ................ . .. . . . .. .. . 138 Liturgia eucanstica . ....... .. . ................. . 171
Preghiera del Signore ." . . .... . .. .. . •.... . .... 138 Modo di dire la Preghiera eucaristica .............. . 171
Rito della pace ..... . ............. . .. . ... . .. . 139 • Preghiera eucaristica 1 o Canone romano ........ . 172
Frazione del pane .... . .. . .. . .. . .. .. .. ....... . 139 • Preghiera eucaristica II .... . ... . ........ . .... . 173
Comunione .... . ............. . . ..... . .. . .. . 140 • Preghiera eucaristica 111 .........•.........•... 173
D) Rili di conclusione .... . ... . .. . .............. 142 • Preghiera eucaristica IV . ...... . . ... . . . . . ..... . 174
252 253
Riti di Comuniane ............. .. .... . •...... . . 175 Capitolo settimo
Riti di conclusione ........ .. .... .. .. .. ... .... . . 178 La scelta delle parti della Messa . .. .. •. . •.......... 205
m. Messa a cui partecipa un solo ministro ........... . 178 l. La scelta della Messa .......... ...... . ....... .. . 205
Riti di introduzione ..... .. ............. .. . .. .. . 178 11. La scelta delle parti della Messa ... . ..•...... . .... 207
Liturgia del/a Parola .. .. . •... ...•.......... . .... 179 Le letture .. . ........ . ......... . .. . . . ... .. .... . 207
Liturgia eucaristica .... . . . .. . ................. . 179 Le orazioni ................. . ... . • . .. . . .. .. . .. 209
Riti di conclusione ............. . . .... .. .. ..... . 180 La Preghiera eucaristica .... . . ......... . .. .. ... . . 210
IV. Aleune norme di carattere generale per tutte le forme 1 canti . . .. .. ............... . .. ......... . .... . 211
di Messa ...... . ... . . . ..... . .. . ....... ...... . . 180
Venerazione deltaltare e del/'Evangeliario ..... . .... . Capitolo ottavo
180
Messe e orazioni per ruverse circostanze
Genuflessione e inchino ......... . ....... . .. .. . . . 181
e Messe per i defunti ...................... . •..... 212
L'incensazione ................. . . . .. ... .. .. •.. 182
I. Messe e orazioni per diverse circostanze ....... .. . . 212
La purificazione ............ ... . ... .. •... . . .... 183
La Comunione satto le due specie . ... ...... . . .... . 183 IJ. Messe per i defunti ..... . .. . .............•.. . . . . 214
Capitolo nono
Capitolo quinto Gli adattamenti che competono ai Vescovi diocesani
Disposizione e arredamento delle chiese e alle Conferenze Episcopali . .. ..... .. .... . ...... .
per la celebrazione deIYEucaristia ......... . . ..... . 187 216
l. Principi generali ........... .. ... . ..... .. . . ... . 187
IJ. Ordinamento del presbiterio per la celebrazione euca- PRECISAZIONI CIRCA LA NO RMATIVA LITURGICA
ristica ........................... .. . .. .. .. .. . 189 Testo
L'altare e le sue suppel/ettili ...... . .............. . 190
Pr' ..
L'ambone .. .. ...................... . .... .. .. . 192 eClSazIoru . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 225
La sede per il sacerdote celebrante e le altre sedi ..... . 193 1. Ge~ti e atteggiamenti durante la celebrazione eucari-
ID. La disposizione della chiesa .. : .. . .... . ........ . . 194 stica (cf. n . 21) . ............... . ............. . 225
1 posti dei fedeti .... . ............. .. . .. ....... . 194 2. Canti di ingresso, di offertono e di comunione
Il po~to del/a «schola cantorum» e degli strumenti mu- (cf. nn. 26, 50 e 56) .... ................. . .... . . . 226
slcah . .. ......... .. .. .... .. .. .. .. .. ...... . 194 Professione di fede (cf. n. 43) . .. . ... . ........ . ... . 226
Il posta per la custodia del/a Ss.ma Eucaristia ... . .. . 195 3. Preghiera universale (cf. nn. 45-47) . ........... .. . 227
Le immagini sacre ....... . ... . ......... .. ... . . . 196 4. Presentazione dei doni (cf. nn. 48,3 e 293) . ..... . . . 227
5. Dossologia finale della Preghiera eucaristica
Capitolo sesto (cf. nn. 55h e 135) ...... . ............ .... . .... . 227
Cose necessarie per la celebrazione della Messa . .. . . 198 6. Segno di pace (cf. n. 56b) ....... . ............ . . . 227
l. n p ane e il vino p er celebrare l'Eucaristia ...... . .. . 198 7. Frazione del pane (cf. nn. 56c e 283) ............. . 228
IJ. Le suppellettili sacre in genere .. .. . ... .... ... . .. . 199 8. Uffici particolari (cf. n. 71 e crc, can. 230 § 2) .... . 228
III. 1 vasi sacri ..... . ........ . ...... ...... ....... . 199 9. Possibilita di comunicarsi due volte nello stesso giomo
IV. Le vesti sacre ............ . ... .. .... .. ... .. . . . . 201 (vedi ClC, can. 917) ..................... . .... . . 228
V. Altre suppellettili destinate all'uso della chiesa 204 10. La Comunione sotto le due specie (cf. n. 242) . .. ... . 228
254 255
11. Rito della comunione sotto le due specie per intinzione
(cf. n. 247) ........ .. ......... .. .... . ... .. .... 229
12. Uso deUa lingua neUa celebrazione deU'Eucaristia . . . 229
13. I canti e gli strumenti musicali. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 230
14. L'altare (cf. n. 262) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 230
15. La sede per il sacerdote celebrante e i ministri
(cf. n. 271) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231
16. L'ambone (cf. n. 272) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 231
17. Materia per la costruzione deU'altare (cf. n . 263),
per la preparazione deUe suppellettili (cf. n. 268),
dei vasi sacri (cf. n. 294) e delle vesti sacre (cf. n. 305) 231
18. Colore delle vesti sacre (cf. n. 308) . . . . . . . . . . . . . . . . 231
19. Numero delle letture nelle domeniche e nelle solennita
(cf. n . 318) .... . ..... . .... . .......... . ... . .... 231
20. Stazioni quaresimali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 232
21. Velazione delle craci e delle immagini (cf. «Missale
Romanum », p. 215) .. .... ... . . . ... . . .... . ... ... 232
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