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SHINING ed i suoi significati

1 Significati sociali

Il tema principale della storia è probabilmente quello dell’ossessione (si tratta forse del tema chiave, o di
uno dei temi chiave, del cinema di Stanley Kubrick), anche se in questo caso si dovrebbe parlare di una
doppia ossessione (rispetto alla quale si evidenziano rispettivamente le dicotomie “successo/fallimento” e
“amore/odio”) che affligge il protagonista, Jack Torrance. La prima è costituita dal desiderio (destinato a
fallire) di avere successo, precisamente di diventare uno scrittore famoso, motivo per cui Jack cerca di
scrivere il suo primo romanzo mentre aumenta in lui il terrore del fallimento, acuito anche dal cosiddetto
“blocco dello scrittore” da cui egli sembra essere affetto; mentre la seconda è rappresentata dalla paura
(del tutto infondata) che moglie e figlio siano coloro che lo intralciano nella strada verso il successo, paura
che gli viene instillata dagli spettri dell’Overlook Hotel e che lo spinge quindi a cercare di sterminare la sua
famiglia.

Le sue assenze mentali, le sue ambizioni letterarie e i suoi «rancori di ogni genere» sono ciò di cui la
“personalità” dell’albergo, impregnato di memorie di violenza e di corruzione, si serve per assorbirlo
progressivamente nella storia dell’edificio. Alla fine della vicenda ciò che resta di Jack Torrance è soltanto il
corpo, un involucro privo di mente e di anima, congelato nel labirinto del giardino.

i tre spettri con cui egli si relaziona rappresentano un diverso tipo di fallimento: Lloyd, il barman personifica
il fallimento nel controllo di sé (la resistenza al vizio, in questo caso all’alcolismo), la donna nella camera
237 costituisce il fallimento nella vita privata (l’amore che si tramuta in morte) e Grady, l’ex custode
rappresenta il fallimento in ambito lavorativo (l’incapacità o comunque la mancanza di volontà nello
svolgere l’incarico che gli è stato assegnato). Si tratta in questo senso della storia di un individuo
ossessionato dall’idea del successo personale (che non ha mai o crede di non avere mai veramente avuto
nella vita), che di fronte allo “spettro” del fallimento si lascia travolgere dalla follia arrivando a cercare di
eliminare moglie e figlio, visti dall’uomo come i veri responsabili della sua sconfitta personale.

Un altro tema è quello del controllo, o meglio dell’opposizione “controllo/perdita di controllo”. Jack ritiene
da sempre di avere il controllo su ogni aspetto della propria vita (nonostante lo abbia perso più volte in
passato a causa dell’alcolismo) e sulla propria famiglia: crede in altre parole di essere il cosiddetto “homo
faber fortunae suae”, l’uomo artefice del proprio destino. E quando si occupa dell’Overlook Hotel (il
termine stesso “overlook” significa anche “controllare”) come custode è convinto di poterne sovrintendere
ogni aspetto. Ma le forze del male all’interno dell’hotel riescono invece progressivamente a soggiogarne la
mente fino a manipolarlo, e dunque a controllarlo, per raggiungere i loro obiettivi. Questo concetto trova
una geniale rappresentazione nel labirinto del giardino al di fuori dell’hotel. Esso costituisce un perfetto
simbolo della condizione del protagonista il quale, dapprima convinto (o meglio illuso) del totale controllo
della situazione, finisce poi per perdere ogni cosa, smarrendosi letteralmente nel labirinto dal quale non
uscirà mai più ( Il modello del labirinto, osservato da Jack dall’alto: e l’inquadratura successiva che mostra
una panoramica dall’alto verso il basso del vero labirinto (anche se all’inizio logicamente si è indotti a
credere che sia il plastico nella stanza), dando così l’impressione, o meglio l’illusione, che la presenza di Jack
domini su tutto nell’hotel.

In campo morale, filosofico, si tratta quindi della storia di un individuo che è sempre stato convinto di
muoversi lungo un percorso da lui tracciato, ma nel percorrere questo cammino finisce per perdersi
(metaforicamente nella vita e letteralmente nel labirinto), fino ad arrivare alla propria fine.
In chiave socio-politica, attraverso uno dei primi dialoghi del film, Kubrick presenta l’Overlook Hotel come
costruito sopra un antico cimitero indiano. La storia degli ultimi tre secoli consente di dire che gran parte
dell’intera area nordamericana sia un immenso cimitero di Pellerossa: questo è un primo elemento tramite
il quale l’albergo può apparire un’allegoria tridimensionale di tutte le operazioni, ambigue o improntate
cinicamente alla «ragion di Stato», compiute da alcune strutture di potere, finanziarie, politiche o
strategico-militari statunitensi. Nell’albergo, geometria allegorica degli Stati Uniti, le terrificanti ondate di
sangue possono quindi alludere alle macchie morali della classe dirigente del Paese, cioè le sue iniziative
strategico-militari dichiarate od occulte: il quasi totale sterminio dei Pellerossa
I temi della psicoanalisi

Il tema della rivelazione della verità, insieme al tema del guardare oltre le apparenze (il nome stesso
dell’hotel allude a questo: “overlook” significa letteralmente “guardare oltre”, sebbene abbia più
significati).

Un evidente simbolo di questo tema è costituito dallo specchio, o meglio dai vari specchi che appaiono
all’interno dell’hotel. Ciascuno di essi mostra la verità riguardo a una situazione passata, presente o futura:
si pensi, all’inizio della storia, a Danny che “dialoga” con Tony in modo da avere le prime visioni
sull’Overlook Hotel davanti allo specchio del bagno del loro appartamento; alla giovane donna che nello
specchio viene rivelata come l’orrendo cadavere nel bagno della camera 237; al termine “REDRUM”
mostrato capovolto nel suo vero significato, cioè “MURDER” (“omicidio”), nell’appartamento dei Torrance
all’interno dell’hotel. La storia di un individuo dotato della facoltà straordinaria di apprendere soltanto con
il pensiero la verità riguardo a eventi anche molto remoti, e in grado così di disporre della conoscenza
necessaria per cercare di opporsi al male.

Nella trama di Shining alcune scene e, in particolare, alcune immagini evocano alcuni famosi temi della
psicologia e, in modo specifico, della psicoanalisi. I concetti di Eros e Thanatos, cioè Amore e Morte, sono
omaggiati in una determinata scena, quella in cui Jack entra nella famigerata camera 237. Questi temi
furono concepiti e approfonditi da Sigmund Freud, il celebre psicologo austriaco e fondatore della
psicoanalisi, nel saggio dal titolo “Al di là del principio di piacere” (Jenseits des Lustprinzips), pubblicato nel
1920: in esso Freud si riferisce a tali temi con le definizioni di Pulsione di vita e di Pulsione di morte. La
prima concerne concetti come il desiderio sessuale e l’istinto di autoconservazione, mentre la seconda
riguarda temi come la distruzione rivolta verso sé stessi e verso gli altri. Infatti Eros possiede una tendenza
costruttiva, mentre Thanatos all’opposto possiede una tendenza distruttiva. Il perenne conflitto tra le due
pulsioni rappresenta il costante contrasto tra l’atto di preservare e l’atto di annientare la società, e al
tempo stesso costituisce il nucleo del carattere di contraddittorietà e di senso di colpa dell’individuo.

Non appena entra nel bagno della stanza 237, Jack si accorge di non essere solo. Infatti da dietro la tenda
della vasca da bagno appare una giovane e bella donna completamente nuda (la personificazione di Eros).

Dopo un bacio appassionato pero’ la donna che stringe tra le braccia non è la stessa: ora quello che ha
davanti a sé non è altro che l’orrendo cadavere in decomposizione di un’anziana signora (la
personificazione di Thanatos),
Il tema del Doppio .

Secondo Freud, nel tema del Doppio è centrale il concetto di rimozione. Il Soggetto, o meglio l’Io, per
mezzo della separazione dall’Altro, proietta su di esso i desideri rimossi e le pulsioni inconsce, motivo per
cui percepisce la propria diversità rispetto all’Altro. Questo tema si fonda anche sulla dicotomia
“conosciuto/sconosciuto”, espressa dai termini tedeschi “Heimliche/Unheimliche”: il primo è riferito a tutto
ciò che l’individuo conosce e che gli dà sicurezza, mentre il secondo, inteso come Perturbante, si riferisce a
tutto ciò che è o che dovrebbe essere sconosciuto per l’individuo, a tutto ciò che dovrebbe restare
nascosto, segreto, ma è invece riemerso e che pertanto perturba, cioè preoccupa e genera incertezza.

L’incontro tra Jack e Mr Brady. L’immagine che mostra i due uomini nel bagno, in piedi uno di fronte
all’altro, è quella che più di ogni altra evoca il tema del Doppio: il protagonista, cioè il Soggetto, l’Io, osserva
e parla con l’Altro, il precedente guardiano dell’hotel (che si potrebbe vedere anche come la
personificazione del Perturbante), il quale, rivelandogli che è sempre stato lui ad avere tale compito, fa
riemergere ciò che era stato rimosso, nascosto nelle profondità dell’inconscio, e turba profondamente
l’uomo. Ed è questo il punto di non ritorno per Jack, ciò che gli assesta il definitivo tracollo psicologico e lo
induce in seguito a cercare di eliminare Wendy e Danny.

Altri esempi di doppi nella storia:

Danny e Tony, il suo amico immaginario (il modo elementare in cui egli definisce lo “shining”, il suo potere)

il termine “REDRUM” che nello specchio diventa “MURDER”, “omicidio”;

le figlie gemelle di Grady (vedi riferimento alle gemelline della fotografa americana Diane Arbus)

la donna affascinante che si trasforma nel cadavere in decomposizione nel bagno della camera 237

lo stesso Overlook Hotel che si può considerare anche un secondo labirinto, con i suoi infiniti corridoi e le
sue infinite stanze popolate dagli spettri.
Appendice

Riflessione sulla foto di Diane Arbus (tema del doppio)

Osservando il ritratto che più di tutti è l’emblema della sua arte, è impossibile non notare
come le due bimbe siano vestite e disposte in modo da sembrare identiche, pur risultando
assolutamente diverse. Se una sorride in maniera angelica, l’altra sembra guardarci mestamente.
Una è ben pettinata, l’altra no, quasi come se una nascondesse la personalità segreta dell’altra. Il
tema della dualità, come quella perfettamente rappresentata dalle gemelline, era infatti molto caro
a Diane Arbus. Prima di lei altri avevano ritratto coppie di gemelli identici, come il grande fotografo
August Sander, ma lo scopo era diverso. Diane Arbus voleva cogliere i misteri profondi dell’identità
umana e per farlo si spingeva in territori socialmente “estremi”. Le gemelline Wade, come lei le
aveva fotografate, sembravano uscire da una storia di fantasmi. Eppure il loro era un ritratto
tecnicamente classico, senza montaggi e manipolazioni, proprio come una foto di famiglia. Quando
lo inviò ai genitori, non ottenne una reazione positiva. Gli Wade nascosero la foto e, anni dopo,
ammisero di aver pensato che fosse “il peggior scatto mai realizzato delle due gemelle”. Maestra
dell’unheimlich, l’espressione tedesca che indica una sensazione di disagio provata quando non ci si
sente in un contesto familiare, Diane Arbus aveva imparato che era necessario entrare nelle case
altrui per riuscire a raccontare delle storie.

Kubrick conosceva Diane Arbus, iniziando da giovani a fotografare insieme .


Il tema del doppio: Carl Gustav Jung e l’Ombra

Secondo Jung, la personalità umana è caratterizzata da una parte di Luce e una di Ombra, che
corrispondono al bene e al male e che andrebbero integrate.
La psiche umana è “una totalità conscia e inconscia allo stesso tempo”. La coscienza individuale (che è il
prolungamento di quella collettiva) è indissolubilmente legata e stabilisce un rapporto di reciproca
interazione con l’Io; quest’ultimo ha un posto di estremo rilievo nella totalità della psiche e assume la
funzione fondamentale di rapportarsi col mondo interiore e con quello esterno.
Jung, nelle sue teorizzazioni, non parla quindi di Doppio, ma introduce nella psicologia analitica il
concetto di “Ombra“, che classifica anche come archetipo.
Ll’Ombra è vicina all’uomo e ne cela l’inaccettabile; l’Ombra, la figura proiettata sulla
parete, che insegue l’individuo anche quando si allontana, è uguale nella forma ma opposta nei movimenti
e direzione. L’Ombra è qualcosa che esiste solo in presenza della luce, poiché un corpo immerso nel buio
non ha parti oscure, non ha Ombra. Luce e Ombra sono quindi considerati come metafore del Bene e del
Male, Positivo e Negativo.

Soprattutto attraverso i sogni, il soggetto viene messo in contatto con questi


aspetti della propria personalità che, per varie ragioni, egli tende a ignorare o a disconoscere. L’uomo
civile tende a dimenticare la sua faccia oscura, convinto che essa appartenga ad uno stadio infantile,
passato.
Un soggetto è spinto, poi, a scorgere negli altri quegli impulsi, quelle mancanze e quei difetti che in realtà
sono suoi (appartengono alla sua Ombra) e che egli nega di possedere. Il riconoscimento dell’Ombra,
quindi affrontare il proprio negativo, accettare che il Male può essere presente anche dentro di noi, non
proiettarlo solo all’esterno, su altre persone, ma accettare la propria intima natura duale, sembra essere la
meta desiderata, il risultato di ogni efficace processo di individuazione.
Dato che essa è però per la gran parte inconscia, sarà necessario ricorrere all’analisi del materiale onirico
per portare progressivamente alla luce gli aspetti inferiori e nascosti della personalità.
Naturalmente questo processo potrà dare all’inizio esiti negativi o comunque difficili.
Spesso può accadere che, durante questa fase di riconoscimento dell’Ombra, l’Io non riconosca questa sua
parte oscura, e nel caso di Jack, che ne venga sopraffatto.
Per Jung infatti l’Ombra occultata e allontanata risulta realmente minacciosa, solo l’Ombra riconosciuta e
accettata, invece, è positiva, stimolante e fonte di nuova energia psichica.
L’immediata conseguenza difatti è il rifiuto più o meno totale della propria Ombra. In questo caso si verifica
una scissione. Incapace di riconoscerla e quindi di integrarla in sé, l’Io allontana la propria Ombra, la
condanna a vivere un’esistenza autonoma, senza alcuna relazione con il resto della personalità. Facendo
questo, però, l’Io conduce una vita psichica parziale, ridotta solo alla parte in luce della sua psiche.
E’ proprio questo il processo che porta alla nascita della maggior parte delle patologie di Doppio.

Gli Archetipi nel film. Per archetipo s’intende, in narratologia, un modello originario ed è un concetto
chiave nella stesura di un testo narrativo o di una sceneggiatura, perché l’archetipo è il narratore, il
portatore del messaggio che un autore vuole veicolare.
Jung sostenne che le storie macabre e dell’orrore sono collegate ad “archetipi primordiali sepolti nel
profondo del nostro subconscio collettivo – dove immagini come la madre e l’ombra giocano un ruolo
essenziale”.
In realtà l’archetipo della madre è in Shining presente sotto molteplici figure, ma andando ad analizzare
quella rappresentata dalla madre effettiva, Wendy, è chiaro che sia collegata al percorso di Danny.
Proprio Danny, e non Wendy, compie un percorso alla volta della scoperta-creazione del Sé quando scopre
di dover sconfiggere il Male (il “drago”) per salvare la madre (“la fanciulla”).
Danny (l’Eroe) prende consapevolezza del suo obbligo morale verso se stesso e della sua “missione” per
crescere e affermarsi come individuo.
Le Ombre. L’Overlook Hotel è a tutti gli effetti il castello della storia e, come in ogni castello di fantasmi,
è infestato da spettri materici e non, da ombre metaforiche e reali.
La poetica originaria di Stephen King è interamente, o quasi, fondata sulla correlazione fra proiezione della
mente e realtà, vale a dire fra la dimensione psicologica interiore e quella terrificante appartenente alla
realtà esterna, che finisce con il rispecchiare proprio quelle immagini personali e gli incubi individuali.
Il passato dell’albergo è esso stesso protagonista della storia di King, ed è un concetto che viene da Kubrick
riproposto mediante la metaforica (e atmosferica) compresenza di piani temporali a cui si fa
continuamente allusione, soprattutto nei dialoghi con mr. Grady e nel controverso finale in cui Jack
Torrance appare in una foto d’epoca appesa da sempre su un muro dell’albergo.

Per ombre s’intende anche il doppio, un concetto archetipico ricorrente nel film di Kubrick perché
preesistente proprio nella struttura del romanzo e che possiamo ritrovare nella lotta fra padre e bambino,
l’uno il doppio dell’altro. Molto importante in tal senso è l’introduzione di un simbolo profondamente
connesso a quello del doppio, il labirinto, dove padre e figlio si sfidano in un meccanismo di fuga e
inseguimento che termina con la sconfitta definitiva del padre, e con il doppio del figlio che si afferma sul
padre.
Il concetto di doppio è basilare, continuamente simboleggiato dal tipo di regia simmetrica e dalle immagini
speculari di cui Kubrick si serve.
Si presenta anche nella comunicazione che si stabilisce fra Danny e la sua voce interiore, “l’amico”
Tony, e che si tenta di spiegare con la razionalità della psicologia, tentativo che fallisce però dinanzi
all’evidenza dei poteri di Danny e delle sue capacità di comunicare mentalmente con Dick Hallorann
(doppio di Danny, anch’egli dotato di “luccicanza”).

Altri archetipi fondamentali in Shining sono la stanza proibita (la Room 237), quasi la traduzione di un
subconscio in cui si desidera “entrare”.
Quella della stanza nascosta, addirittura proibita, è un’immagine ricorrente e fondante del genere horror
(basti pensare al “Profondo Rosso” dell’omonimo film di Dario Argento; altro non è che il subconscio, il
trauma rimosso), e qui è chiaramente la stanza di Jack, in cui a Jack è “concesso” entrare, ed è dove Jack
farà la conoscenza della misteriosa e terrificante donna nella vasca. Quando Danny entra nella stanza ci
viene proposta la metafora di una scoperta, quella della vera natura di suo padre, a cui l’Overlook sta
dando possibilità di esprimere l’Es (la stanza più arcaica della nostra mente, l’inconscio) al posto dell’Io (la
stanza della mente che contiene la maggior parte degli elementi consci), tentandolo con la sua influenza
negativa. Non è Wendy a entrare nella stanza 237/217, bensì Danny, che ha sulla sua pelle subito il trauma
rimosso dalla famiglia e in primis dai buoni propositi di Jack: è stato proprio Danny, infatti, la vittima fisica
delle aggressioni di Jack a seguito dei suoi problemi di alcolismo e il “male” custodito nella 237/217, a cui
accedono padre e figlio, altro non è che il rimosso che torna a galla, perché irrisolto.

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