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ITALIANO - Ciências Humanas, Ciências Sociais Aplicadas, Linguística, Letras e Artes - EDITAL 03/2021 – NOV

TEXTO 1

LA DIVERSITÀ AIUTA L’ECONOMIA, LA SEGREGAZIONE NO


“Gli opposti si attraggono”. Così recita il detto popolare. Non è sempre così, anzi, a dire il vero, quasi
mai gli opposti si attraggono. La legge fondamentale della dinamica delle interazioni sociali, infatti,
vede i simili attrarsi, non i diversi.

È il cosiddetto principio dell'omofilia, dell'amore (philia) per il simile (omo), secondo la definizione
introdotta negli anni cinquanta da Paul Lazarsfeld e Robert Merton. Dalle antiche società di cacciatori-
raccoglitori fino alla nostra vita nell'infosfera digitale, l'omofilia guida le nostre scelte: i compagni con i
quali intraprendere una battuta di caccia nella savana, gli amici con cui condividere le foto delle
vacanze sui social; il quartiere nel quale andare ad abitare, fino alla scuola materna dove iscrivere i
nostri figli. In questo senso si direbbe che quanto a realismo, il detto “moglie e buoi dei paesi tuoi”,
batte “gli opposti si attraggono” dieci a zero.

Negli Stati Uniti meno dell'un per cento dei cittadini bianchi sposa un ragazzo o una ragazza di colore,
nonostante i neri rappresentino circa il dieci per cento della popolazione totale. Analogamente, meno
del cinque per cento dei neri si sposa con bianchi, benché questi rappresentino più del sessanta per
cento della popolazione. Al di là di questi fatti quasi banali, la questione dell'omofilia può produrre
ulteriori conseguenze, profonde e pervasive. Pensiamo per esempio alla struttura dei quartieri delle
nostre città, soprattutto quelle che hanno subito, nel passato, intense ondate migratorie. In ogni
grande centro degli Stati Uniti, per esempio, è possibile trovare una “Little Italy” o una “China Town” e
innumerevoli altri quartieri di matrice irlandese, germanica o nordica.

Negli anni delle grandi immigrazioni questi centri sono cresciuti numericamente molto in fretta
attirando immigrati europei che si sono stabiliti in luoghi differenti delle stesse città, in genere i più
poveri e malfamati. Nelle ondate successive, anno dopo anno, i nuovi immigrati sono stati
naturalmente attirati verso quei quartieri dove più frequentemente si parlava la loro lingua, si
festeggiavano gli stessi santi patroni, si mangiava lo stesso cibo, dove maggiore era la probabilità di
avere un amico o un parente. In questo modo, l'omofilia ha plasmato le grandi città e le abitudini di
milioni di persone, ma anche, spesso, i loro pregiudizi e le loro paure.

Un fenomeno simile è in corso da qualche anno anche qui da noi. Quartieri che si svuotano degli
indigeni “sciur” e delle originali “madamin” e che progressivamente vengono occupati da immigrati
provenienti dall'Africa o dall'Asia, in un processo cumulativo che il Nobel per l'economia Thomas
Schelling ha definito “tipping-in / tipping-out”. La conseguenza è una forma di segregazione nella
maggior parte dei casi involontaria. Basta un livello anche molto basso di omofilia (tra il cinque e il
venti per cento, secondo alcune stime empiriche), per attirare una famiglia straniera in un vicinato
dove c'è già una famiglia della stessa nazionalità e per far sì che una famiglia indigena decida di

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lasciare il suo quartiere d'origine. Questa famiglia immigrata che arriva, ha affittato la casa da una
famiglia italiana.

Effetto netto: una famiglia italiana in meno ed una famiglia straniera in più. Al crescere del numero
delle famiglie straniere diventa sempre più conveniente, in quel quartiere, aprire attività commerciali
a matrice etnica: un ristorantino, un piccolo supermarket, magari al posto della vecchia pizzeria e del
vecchio pizzicagnolo. E così il processo di modificazione procede, non per una volontà segregante o
per un complotto di sostituzione etnica finanziato da Soros, ma sulla base di una preferenza, anche
limitata, per il simile, sia da parte dei vecchi residenti, che tenderanno a trasferirsi lasciando case e
attività (tipping-out), ma anche da parte dei nuovi residenti che troveranno nuovi spazi e vicini affini
(tipping-in). Ecco che, nel giro di pochi anni, quartieri e intere zone delle nostre città, avranno assunto
una struttura etnicamente, religiosamente e spesso anche linguisticamente, segregata.

Questo avrà un effetto importante anche sulle scuole, perché le scuole di quei quartieri avranno una
maggioranza di alunni stranieri, che quindi interagiranno più frequentemente con bambini stranieri,
rendendo la segregazione ancora più profonda. Non è necessario che una società sia razzista affinché
questo accada; è una conseguenza naturale della nostra, anche ridottissima, preferenza per il simile,
della nostra, anche sottile e quasi impercettibile, omofilia. Chi cerca di far credere il contrario è in
malafede e spera di utilizzare la paura, l'insicurezza, la mancata comprensione dei fenomeni, a fini
elettorali. Essenzialmente per conquistare e gestire potere. Detto questo, è legittimo, però, chiedersi
cosa ci sia di male in una società nella quale i simili stanno coi simili, quando questa segregazione non
sia frutto di discriminazione, ma di una naturale tendenza a voler interagire con coloro che ci appaiono
più simili a noi? Di male, da un punto di vista morale, niente. Sarebbe un'etica-patetica, come ogni
tanto sottolinea mio figlio adolescente.

Però qualche controindicazione potrebbe effettivamente esserci. Per esempio, società con un livello
più elevato di segregazione, tendono ad essere più diseguali; società che forniscono opportunità di
mobilità sociale solo ad alcuni e non a tutti; società dove troppo spesso i destini sono segnati dalla
fortuna e non dall'impegno e dal merito. Sono, inoltre, società dove i gruppi di interesse economico-
politico la fanno da padrone, influenzando in maniera rilevante, la vita di tutti. Diversi studi hanno
mostrato, tra le altre cose, come un elevato livello di segregazione sia correlato negativamente con la
qualità dei governi (Alesina, A., Zhuravskaya, E. “Segregation and the Quality of Government in a Cross
Section of Countries.” American Economic Review, 2011, 101(5): 1872-1911) e come a livelli maggiori
di segregazione corrispondano performance economiche, espressa in termini di PIL pro-capite,
decisamente peggiori (Jackson, M., 2019. The Human Network. Pantheon Books). A leggerli bene,
questi risultati sembrano metter in luce un interessante paradosso: da una parte vediamo società
segregate, incapaci di cogliere tutti i potenziali benefici della cooperazione sociale, che si danno
istituzioni meno efficienti e ottengono risultati economicamente inferiori rispetto alle società meno
segregate.

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Dall'altra, però, osserviamo anche nazioni, pensiamo agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna, per esempio,
che sono estremamente frammentate da un punto di vista sociale, ma che hanno istituzioni politiche
solide e performance economiche invidiabili. La soluzione a questo apparente paradosso sta nel fatto
che la variabile rilevante, la cui azione questi studi provano ad isolare, non è tanto la diversità etnica,
religiosa o linguistica all'interno dei vari paesi, quanto piuttosto il modo in cui ciascun paese,
storicamente, è riuscito a gestire tale diversità. In altre parole, i dati mostrano che a parità di
frammentazione, società meno segregate possono avere performance economiche molto differenziate,
ma ciò che è certo è che paesi molto segregati hanno tutti livelli di PIL pro-capite più bassi.

Sembra emergere questo messaggio, dunque: la diversità “può” essere una grande opportunità di
crescita economica e politica, ma deve essere gestita in maniera tale da ridurre al minimo il livello di
segregazione o, che è lo stesso, da favorire al massimo il livello di inclusione e integrazione. Come
questo obiettivo si ottenga è, per molti versi, una questione aperta. In Italia si erano avviate, negli anni
scorsi, interessanti sperimentazioni, due per tutte: la grande tradizione nostrana dell'inclusione
scolastica. Classi miste, dove la lungimiranza di alcuni dirigenti, ha evitato la ghettizzazione su base
etnica, reddituale o culturale delle famiglie di origine. E poi il modello SPRAR, fatto di piccoli gruppi di
immigrati richiedenti asilo, integrati nel tessuto sociale e nelle comunità accoglienti, su base
volontaria. Modelli a basso impatto, a basso costo e potenzialmente capaci di trasformarsi, in breve,
tempo in una risorsa soprattutto per i territori più fragili, quelli, per esempio, a rischio invecchiamento
e spopolamento.

Mentre la prima esperienza è sempre soggetta alla discrezionalità del dirigente, ma, in qualche modo,
tutelata, la storia degli SPRAR è stata forzatamente interrotta, senza che da essa potesse emergere un
vero e proprio modello e senza che ad essa potesse essere sostituita una proposta alternativa
altrettanto credibile. Politiche attive ed efficaci per l'integrazione al momento non ce ne sono e, come
ci ha spiegato Schelling, senza una politica attiva di contrasto, la tendenza sarà quella naturale verso
una maggiore segregazione, con tutto ciò che questo implica. E' questo quello che vogliamo? Quelli
migratori sono fenomeni epocali che non potranno essere fermati, tanto più da uno singolo Paese che
opera in maniera ideologica e isolata. Occorrerebbe, invece, iniziare a gestirli con intelligenza e
mettendo a frutto le migliori conoscenze che al momento abbiamo. Il paradosso frammentazione-
segregazione, in questo senso, ci indica una via interessante. Occorre avere il coraggio e la
lungimiranza per perseguirla. Chissà se il nuovo assetto politico che sembra affacciarsi all'orizzonte,
avrà la volontà e la forza per procedere in questa direzione? Chissà? Il Paese, certamente, potrebbe
averne un grande beneficio. Sempre che questo sia l'obiettivo ultimo dei nostri governi.

Fonte: ITALIA, La diversità aiuta l’economia, la segregazione no. Disponível em: <https:/
https://www.ilsole24ore.com/art/la-diversita-aiuta-l-economia-segregazione-no-ACRqW4e> Acesso em: 12 fev.
2020.

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As questões de 01 a 10 referem-se ao TEXTO 1.

1) De acordo com o texto, é CORRETO afirmar que a homofilia


(A) é um fenômeno que ganhou maior destaque nos últimos dez anos, sobretudo após o aumento dos
movimentos migratórios nos países europeus.
(B) engloba os movimentos do período imediatamente anterior à libertação gay, a partir do final da
Segunda Guerra Mundial ao final dos anos de 1960.
(C) é um movimento que tem sido descrito como "politicamente conservador", embora proponha a
aceitação social do amor entre pessoas do mesmo sexo.
(D) é uma tendência comportamental encontrada tanto entre os tradicionais agrupamentos de
caçadores-coletores quanto nas mais avançadas sociedades atuais.

2) Qual a relação feita pelo autor entre o termo homofilia e o provérbio “moglie e buoi dei paesi
tuoi”, destacado no segundo parágrafo do texto?

3) Segundo as informações constantes no texto, a segregação


(A) acontece, geralmente, de maneira involuntária por conta do rearranjo das famílias (estrangeiras
ou não) que viviam em um determinado bairro.
(B) é uma consequência colateral e não intencional da implementação de políticas sociais e de
planejamento urbano sendo, na maioria das vezes, estimulada pelas classes detentoras do capital.
(C) é promovida por conta do “tipping-in/tipping-out”, que prioriza as famílias estrangeiras que
decidem residir em um determinado bairro.
(D) é a causa do “tipping-in/tipping-out”, que prioriza as famílias estrangeiras que decidem residir em
um determinado bairro.

4) Considerando as informações constantes no texto, analise as afirmativas a seguir:

I. O modelo de segregação racial de Thomas Schelling é reconhecido como o primeiro modelo baseado
em agentes para um estudo de dinâmicas sociais.
II. A preferência das pessoas por conviverem em uma região formada majoritariamente por
vizinhos da mesma etnia que a sua pode fazer com que surjam áreas totalmente segregadas
etnicamente.
III. O fluxo migratório proveniente da Ásia e da África em direção à Itália nos últimos anos fundamenta
o modelo de segregação estabelecido por Thomas Schelling.
IV. Thomas Schelling defende em sua teoria que a segregação étnica ocorre sempre de forma
involuntária e natural por parte dos indivíduos.
V. O modelo de segregação racial proposto por Thomas Schelling é completamente controverso nos
dias atuais, por apresentar padrões relacionados ao racismo.

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É CORRETO o que se afirma em

(A) I, II e III, apenas.


(B) II e III, apenas.
(C) II e IV, apenas.
(D) III e V, apenas.

5) Segundo o autor, a segregação étnico-racial está relacionada ao racismo? Justifique a sua


resposta.

6) Considere as informações constantes no texto e analise as afirmativas a seguir, empregando


(V) para as verdadeiras e (F) para as falsas.

( ) O alto grau de segregação está intimamente relacionado à qualidade dos governos.


( ) Sociedades com maiores índices de segregação tendem a ser menos desenvolvidas
economicamente.
( ) É impossível que países com ampla diversidade cultural sejam economicamente desenvolvidos.
( ) A segregação ético-racial, se bem administrada, favorece o fomento da economia mesmo em altas
escalas.

A sequência CORRETA de afirmativas verdadeiras (V) e falsas (F), de cima para baixo, é:

(A) V,F,V,F.
(B) V,V,F,V.
(C) V,V,F,F.
(D) F,V,F,F.

7) O que explicaria, segundo o texto, o paradoxo econômico entre países muito segregados e
pouco segregados?

8) Observe os seguintes excertos do texto:

I. Detto questo, è legittimo, però, chiedersi cosa ci sia di male in una società nella quale i simili stanno coi
simili(...)

II. Però qualche controindicazione potrebbe effettivamente esserci.

III. Politiche attive ed efficaci per l'integrazione al momento non ce ne sono e (...)

Sobre os elementos destacados acima, é CORRETO afirmar que:

(A) Apenas os elementos destacados em I e II possuem a mesma função.


(B) Apenas o elemento destacado em II se distingue dos elementos destacados em I e III.
(C) Apenas os elementos destacados em II e III substituem um termo anteriormente citado.
(D) Todos os elementos destacados possuem a mesma função.

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9) De acordo com o texto, explique os dois modelos de integração escolar já adotados pela
Itália.

10) A expressão “mettere a frutto”, destacada no último parágrafo do texto, pode ser traduzida
como
(A) esclarecer.
(B) tirar proveito.
(C) tomar partido.
(D) expor.

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RASCUNHO

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