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Paese che vai, usanza che trovi: se siete dei viaggiatori per affari o per piacere, meglio non
arrivare impreparati e conoscere il galateo dei paesi che visitate: il rischio è di incorrere in
spiacevoli maleducazioni involontarie che potrebbero rovinarvi il gusto di viaggiare (e
offendere chi vi ospita).
di Anita Rubini
Per il viaggio in Corea vi portate le vostre inseparabili infradito: giusto o sbagliato? Avete
imparato come si dice “Dov’è il bagno?” in russo per usarlo alla prima occasione nel vostro giro
a Mosca: educato o cafone? Avete sporcato la tavola in Cina: screanzati o… riconoscenti?
Per orientarci nella complicata galassia delle buone maniere nel mondo ci aiuta Barbara Ronchi
della Rocca, esperta di storia del galateo e autrice di libri di grande successo dedicati al bon
ton. Perché comportamenti accettati e garbati nella nostra cultura possono essere
incomprensibili (e maleducati) in altre.
Cosa mi metto?
La partenza si avvicina. In valigia c’è tutto: i jeans preferiti, la canotta e le infradito
colorate, ma siamo sicuri che la nostra “divisa” da turista sia gradita nei paesi che ci
apprestiamo a invadere? Le donne sono abituate alle rigide regole che alcuni paesi
impongono loro, ma nei paesi islamici e arabi, canottiere e pantaloni corti sono un
insulto al buon gusto anche se indossati dai maschi.
La stessa cosa succede in Estremo Oriente, dove la nudità è prerogativa delle classi più
umili. Il “fuori casta” in passato aveva il divieto di indossare la camicia, affinché la sua
inferiorità fosse evidente. «L’occidentale, che nell’immaginario è ricco e per questo
stimabile, arriva sbracato e perciò indegno: questo provoca un vero e proprio cortocircuito
mentale in chi lo accoglie nel suo paese», ci spiega Barbara Ronchi della Rocca.
Neanche il casual è molto apprezzato. Se i jeans da noi sono ormai sdoganati come
abbigliamento per tutte le occasioni, in molti paesi non vengono compresi. In Australia
sono considerati una divisa da lavoro, destinata ai lavori più umili della campagna: guai a
indossarli anche per un’informale cena da amici. Iran, Siria e molti paesi islamici
percepiscono il jeans come l’abbigliamento del diavolo (vista la l’origine americana).
Indossandoli potrebbe succedere che qualcuno per strada ci insulti e ci sputi davanti ai
piedi.
Se invece non riuscite a separarvi dalle vostre fresche e comode infradito… attenti a “dove”
mettete i piedi. In suolo coreano questa è il segno di riconoscimento delle prostitute,
mentre il piede nudo in Cina è un vero e proprio oggetto sessuale. «Pensate che in
passato i cartelloni dei film pornografici ritraevano attori e attrici nude, ma con i
calzettoni» ci racconta Barbara Ronchi della Rocca. Sempre in Cina ricordate anche di preferire
abiti a tinta unita se non volete, voi e la vostra camicia a fiori, essere accolti con ilarità.
Bando a camice e pantaloni stile militare: sono assolutamente vietati alla popolazione civile in
Zimbawe, Zambia e Botswana (Africa).
Allora meglio affidarsi all’eleganza classica della cravatta? Dipende. La cravatta in alcuni paesi
islamici per esempio è bandita: il gesto di annodarsela infatti ricorda quello della croce,
l’osteggiato simbolo cristiano. Si pensi che al nostro arrivo in Arabia Saudita si viene
perquisiti e qualsiasi croce requisita e sequestrata.
Fatti più in là
Viaggiate in coppia e vivete incollati l’uno all’altra per tutto il tempo? Nel Brunei questo
comportamento è considerato disdicevole e può causare l’arresto. In Africa qualsiasi effusione
è scandalosa, tenersi per mano riprovevole.
Bando anche alle galanterie: aiutare una signora ad attraversare prendendola per un braccio
avrà notevoli e nefaste conseguenze sulla sua reputazione. Qualsiasi contatto fisico fa infatti
della sventurata una donna pubblica, una prostituta.
In molti paesi del Sud Est asiatico anche la semplice stretta di mano è malvista. «Il consiglio
è di rispettare lo spazio vitale dell’altro e aspettare sempre che siano i padroni di casa a fare la
prima mossa», raccomanda la nostra esperta di galateo internazionale.
Ricordate d'altronde che in questi luoghi l’eleganza richiede che la donna non venga proprio
vista: solo così le si porta il massimo rispetto. Nei paesi islamici non si chiedono informazioni
e non si manda a salutare le donne di famiglia: semplicemente, non vanno mai menzionate.
Se poi entriamo nelle case dei nostri nuovi amici d'oltre confine, conoscere le regole dello stare
a tavola e perfino dell'andare alla toilette diventa d'obbligo, come vi spieghiamo più avanti.
Se qualcuno vuole convincervi che nei paesi islamici a fine pasto è di prassi un “sonoro
ringraziamento”, sappia che in realtà queste libertà sono accettate, ma non particolarmente
apprezzate.
In questi paesi fate piuttosto attenzione alla mano con cui passate le portate al vostro vicino o
con cui prendete il cibo: va fatto sempre con la destra perché la mano sinistra è destinata
alle azioni più umili e alla pulizia del corpo. Stessa cosa nel sud dell’India e in Indonesia
dove la sinistra si usa per incombenze molto meno nobili: lì d’altronde la carta igienica non
esiste…
Scusi, dov'è il bagno?
In alcuni paesi le funzioni fisiologiche devono rimanere un mistero. Vi scappa un bisognino in
Russia o Ucraina? Meglio non farne parola con nessuno ed eclissarsi alla ricerca della
toilette: da queste parti l’argomento suscita infatti grande imbarazzo.
Negli Stati Uniti invece, è maleducato bussare alla porta per chiedere se è occupato: se è
chiusa significa che qualcuno è dentro, se è aperta via libera. Perciò è buona educazione
lasciarla aperta quando si esce, contrariamente alle nostre abitudini.
Se invece bussate alla porta in Corea, chi è dentro busserà a sua volta per avvertirvi della
sua presenza.
Nelle campagne dell’Indocina le donne fanno i propri bisogni per strada: sicure che l’uomo
segua il precetto “le donne non si devono vedere”, non si preoccupano di doversi
nascondere. Anche voi turisti sappiate non vedere.
Mancia sì o no?
Sempre a proposito di mance è giusto premettere che si tratta di un sistema
complicatissimo e anche dove i compensi extra erano sconosciuti sono sbarcati insieme al
turismo. «Laddove è gradita, il consiglio di massima è di non offrirla in modo sproporzionato
(tenendo presente il salario medio mensile), per non umiliare chi ne beneficia» puntualizza la
Ronchi della Rocca.
I londinesi non lasciano nessun sovrapprezzo ai tassisti: per loro sarebbe come lasciarlo al
ferroviere del treno, per noi turisti… a discrezione. Neanche in Svizzera usa, ma chi la dà
compie un anacronismo gradito.
In generale, nei paesi del Nord Europa il servizio è compreso nel prezzo (anche sui taxi) e non
si aggiunge nulla. Pure nel continente australiano sono molto poco usate, anche in taxi (dove
ricordatevi di sedere davanti insieme all’autista se viaggiate da soli).
Nei paesi ispano-americani, gli italiani sono conosciuto per le loro mance spropositate e un
po’ cafone: l’importo giusto è del 10 per cento sul conto di bar e ristoranti.
Negli Stati Uniti la mancia è invece un obbligo perché dappertutto sul prezzo da pagare non
viene mai incluso il servizio: regoliamoci sul 15 per cento e non abbiamo timore di scordarcene,
qualcuno ce lo ricorderà sempre. Anche in Cina la mancia è sempre gradita, ma al bar, al
ristorante o in albergo non dite mai “grazie”.